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il Podologo
in medicina
Rivista bimestrale dell’Associazione Italiana Podologi
Unità dei podologi:
dalle troppe parole
occorre passare ai fatti
Verbaro: “Governare
la Sanità ma
razionalizzare
la pubblica
amministrazione”
La polemica: con
gadget e “ammuine”
non si difendono
gli interessi della
professione
Podologia e
Posturologia.
Una formazione
per curare insieme
piede e corpo
settembreottobre2008
Anno XXXI • n. 5 • Tariffa R.O.C.: Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv.in L. 27/02/2004 n°46 art. 1, comma1, DCB (Roma) • Italy • prezzo di copertina: E 0,60 • Editore: Associazione Italiana Podologi
numero
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il Podologo
in medicina
Rivista bimestrale dell’Associazione Italiana Podologi
DIRETTORE RESPONSABILE
Mauro Montesi Presidente Aip
DIRETTORE SCIENTIFICO
Francesco Fallucca Docente di diabetologia della II Facoltà di Medicina
e Chirurgia, Università “La Sapienza” di Roma.
VICEDIRETTORE SCIENTIFICO
Marco Cavallini Docente e Direttore del Master “Diagnosi e cura del piede diabetico”, II Facoltà di
Medicina e Chirurgia, Università “La Sapienza” di Roma. Presidente del Corso di Laurea in Podologia.
VICEDIRETTORE SCIENTIFICO
Giovanni Pepé Vicepresidente Aip
VICEDIRETTORE SCIENTIFICO
Antonio D’Amico Consigliere Aip
DIRETTORE EDITORIALE
Benedetto Leone Responsabile comunicazione Aip
COORDINAMENTO EDITORIALE
Giuseppe Raffa Giornalista
CONSULENTI SCIENTIFICI
Joseph B. Addante Podoiatra - Francesco Albo Chirurgo del piede
Alberto D’Ari Dermatologo - Tara Giorgini Chirurgo podoiatrico
Gilberto Grossi Neurochirurgo - Arcangelo Marseglia Podologo
Fabio Moro Podologo - Francesco Papa Specialista radiologia diagnostica
Guglielmo Pranteda Dermatologo
Abbonamento annuo: Euro 3,00 per gli associati Aip. I versamenti vanno effettuati tramite vaglia postale o assegno bancario
non trasferibile, intestato all’Istituto Podologico Italiano. Via dei Berio 91, 00155 Roma. Prezzo di Copertina: Euro 0,60. È
vietata la riproduzione anche parziale degli articoli senza autorizzazione. La responsabilità di quanto espresso negli articoli
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Tribunale di Roma n. 17397 del 26 settembre 1978. Iscrizione al R.O.C. n.10606/2004.
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ITALIANA
PODOLOGI
PRESIDENTE
Mauro Montesi
VICEPRESIDENTI
Arcangelo Marseglia
Giovanni Pepè
CONSIGLIO DIRETTIVO
Giovanni Antonacci, Takis Capitini,
Bruno Cordazzu, Marco Costantini,
Antonio D’Amico, Erica Marini,
Mauro Montesi, Arcangelo Marseglia,
Linda Passaro, Giovanni Pepè,
Enrico Bertoncelli (Rapp. Studenti)
COLLEGIO DEI PROBIVIRI
Isabella Bianco, Catia Filippi,
Stefano Mella, Gerardo Russo,
Luigi Ursida
COLLEGIO DEI REVISORI DEI CONTI
Fabio Bascherini, Carlo Bruziches,
Amalia Carpinella, Antonietta Meloni,
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COMUNICAZIONE
E RAPPORTI ISTITUZIONALI
Benedetto Leone
INDIRIZZO SITO AIP
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Direzione e redazione Via E. Longoni, 81 - 00155 Roma Tel. 06/2282023,
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In tipografia il 27 ottobre 2008
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associato all’Uspi (Unione Stampa Periodica Italiana)
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CORSO DI LAUREA
IN PODOLOGIA
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ilPodologoinmedicina
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Vitale e impegnata
nella società: la comunità
dei podologi vuole crescere
ma rifiuta facili scorciatoie
B
editoriale
asta dare un veloce sguardo alle pagine che seguono per rendersi facilmente conto di come oggi la comunità
dei podologi italiani, e in particolare quella vicina all’Aip, sia viva, coinvolta in tanti progetti ed attività che hanno un denominatore comune: la voglia di difendere il proprio ruolo, faticosamente conquistato in tre decenni di
battaglie politiche condotte dall’Associazione e, contemporaneamente, crescere adeguatamente per adempiere ai compiti che spettano ad una professione sanitaria inserita a pieno titolo nel mondo dell’assistenza e della
cura alle persone.
I tanti articoli che seguono ci raccontano di una voglia di migliorare le proprie competenze con una formazione d qualità,
della curiosità di fare esperienze importanti fuori dai confini nazionali, di un forte impegno nel sociale attraverso il volontariato, dell’orgoglio di far conoscere a tutti il valore e l’importanza del proprio lavoro.
È una bellissima fotografia di una categoria che è convinta di poter dare il proprio contributo, fattivo, per incrementare la
qualità della salute di tutti i cittadini, dai bambini agli anziani. E più di qualcuno se ne sta accorgendo.
In Veneto, come potrete leggere all’interno della rivista, un nostro collega, Leonardo Moretto, è stato invitato dall’assessore
alle politiche sociali della Città di Spinea ad illustrare le potenzialità dell’intervento del podologo nella cura del piede geriatrico. Un’opportunità importante per far conoscere il nostro ruolo, nell’assistenza alle persone anziane, utile a sensibilizzarli ad osservare regole semplici per una corretta cura quotidiana ed uno stile di vita adeguato, in un territorio dove ancora la
presenza dei podologo è poco diffusa.
A Folgaria, in provincia di Trento, invece, due podologi volontari, Enrico Bertoncelli e Serena Taddei, si sono offerti per dare
una mano ad una Casa di cura per anziani. Un esperienza straordinaria, sia per loro, che hanno potuto svolgere un importante tirocinio, sia per gli ospiti, i quali nella loro vita non hanno mai ricevuto un’assistenza podologica. Un contributo fortemente apprezzato e testimoniato con una lettera della responsabile della struttura.
Altre esperienze, in questo caso formative, descrivono la soddisfazione di poter crescere professionalmente grazie all’apporto dell’Aip. Dallo studente, Marco Spinelli, che con il progetto “Erasmus” ha vissuto alcuni intensi mesi di formazione a
Madrid, dove ha potuto osservare tecniche ed approcci terapeutici avanzati, al corso di Posturologia, organizzato a Roma
dall’Ipi in collaborazione con l’Associazione, nel quale un gruppo di podologi ha potuto arricchire le proprie competenze studiando le catene muscolari e il sistema dell’equilibrio e della postura.
Ma anche noi abbiamo voluto fare la nostra parte. In un’ottica di interazione con le istituzioni pubbliche, la redazione ha
chiesto un’opinione al Segretario generale del Ministero del Lavoro, della Salute e della Previdenza Sociale sulla questione
del ritorno ad un dicastero dedicato esclusivamente alle politiche della sanità.
Queste storie assumono un rilievo particolare se le confrontiamo con i “misfatti” di qualche “brillante” collega che pensa di
essere più furbo degli altri e di usare qualche scorciatoia per accrescere la propria popolarità. L’Aip risponde con un no netto e chiaro a tutti quei comportamenti in contrasto con un applicazione rigida delle regole etiche e che rischiano di danneggiare il ruolo della professione all’interno della sanità italiana.
E non si lascia certamente convincere da qualche premio offerto come specchietto per le allodole.
Se qualcuno vuole realmente l’unità dei podologi deve impegnarsi, con serietà, sui vari temi che l’Associazione ha portato
avanti nel tempo. Si pensi alla modifica del profilo professionale, all’inserimento nei LEA di alcune prestazioni, alle numerose iniziative di formazione professionale, alla posizione conquistata nei vari Consessi internazionali, a ruolo del podologo nell’assistenza al malato diabetico.
Esiste da parte di chi chiede unità lo spirito di corpo che finora ha contraddistinto l’Associazione?
In tal senso e su tali basi l’Aip ha intenzione di convocare una grande Convention, nel corso della quale tutti, associati e
non, potranno contribuire alla definizione di un piano serio e realizzabile di unificazione.
Altre strade sarebbero delle inutili e dannose scorciatoie. I
05
ilPodologoinmedicina
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sommario
IL PERSONAGGIO
Governare la Sanità, razionalizzare l’amministrazione dello Stato __07
07
AIP
Unità dei podologi. Parole o fatti _________________________09
L’Aip rifiuta congressi e premi all’insegna del “volemose bene” ___10
A Spinea un convegno dedicato alla salute del piede geriatrico ___11
13
PROFESSIONE
Gli incerti programmi della politica
e il futuro delle professioni sanitarie ______________________12
AIP
Padre Luigi Galvani, 40 anni di sacerdozio _________________13
FORMAZIONE
Posturologia e Podologia insieme
per la buona salute di tutto l’organismo ___________________15
Workshop dell’Ipi sulla micosi del piede ___________________17
17
Il progetto Erasmus in Spagna.
Un’esperienza tutta da raccontare ________________________22
AIP
Con gadget e “ammuine” varie non si difende la professione ___23
PARLANO I PODOLOGI
Per me fare il podologo è garantire ai pazienti
il massimo dell’assistenza ______________________________24
24
28
AIP
Assistenza ad anziani indigenti.
Apprezzata l’opera dei podologi a Folgaria _________________27
L’ARCHIVIO RACCONTA
1980, la Regione Lazio punta sulla formazione in podologia____28
FORMAZIONE
XI Conferenza dei corsi universitari:
ipotizzata una laurea sperimentale in podologia _____________29
CONGRESSO AIP ’08
Il Piede piatto da disfunzione del tendine tibiale posteriore _____31
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ilPodologoinmedicina
Intervista a Francesco Verbaro, Segretario Generale del Ministero
del Lavoro, Salute e Politiche sociali, sul tema dell’eliminazione
di un dicastero dedicato esclusivamente alle politiche sanitarie.
Per l’alto dirigente la priorità, in questa fase, è di coniugare
la riduzione della spesa con l’efficiente gestione amministrativa.
il personaggio
Benedetto
Leone
Responsabile
comunicazione Aip
Governare la Sanità, razionalizzare
l’amministrazione dello Stato
ell’ultimo numero abbiamo sollevato, con chiarezza e senza remore, come da tradizione per questa rivista, una questione che riteniamo di assoluta importanza per l’intera sanità italiana: l’eliminazione dall’articolazione del governo del Ministero della
Salute a seguito della riforma introdotta dal Decreto Legge n. 85 del 2008.
In pratica le strutture, dipartimenti ed uffici, che fino allo scorso maggio facevano capo ad un
dicastero - autonomo dal punto di vista amministrativo - sotto l’indirizzo politico di un ministro, oggi fanno riferimento ad un’organizzazione molto articolata e vasta, che comprende
anche l’amministrazione dei temi del lavoro e delle politiche sociali.
Lo ribadiamo, si tratta di una materia, quella della Sanità pubblica, per la quale anche l’osservatore meno esperto non può non auspicare l’assoluta esigenza di un Ministero forte, soprattutto in un’ottica di avvio del processo federalista, che la nuova maggioranza sta portando avanti con grande determinazione. E senza un ministero autonomo come potrà essere gestita questa partita?
Sull’argomento abbiamo voluta ascoltare l’opinione di Francesco Verbaro, uno dei più importanti dirigenti pubblici italiani e, dallo scorso luglio, Segretario Generale del Ministero del
Lavoro, Salute e Politiche sociali e, dunque, coordinatore dell’azione della più grande amministrazione pubblica italiana.
N
Dott. Verbaro, ad oggi, è possibile uno “spacchettamento” dell’attuale struttura e, dunque, un ritorno al Ministero, e ad un Ministro, esclusivamente dedicato alla Salute?
L’attuale legislazione impone un assetto istituzionale diverso rispetto al passato, maggiormente rispondente alle esigenze di razionalizzazione delle strutture e di riduzione della spesa pubblica.
Questo Governo ha preso atto di una norma che era stata varata nella passata legislazione,
con l’ultima finanziaria, la legge n.244 del 2007, dalla vecchia maggioranza di centro-sinistra, in cui si prevedeva per il futuro di ridurre il numero dei ministeri a dodici. E il modello istituzionale adottato è quello che era stato già disegnato dalla
riforma Bassanini, con la legge n. 300 del 1999, in cui il Ministero del Lavoro era unito a quello della Sanità in un dicastero definito del “Welfare”.
Dunque ci si è limitati a dare attuazione alle norme vigenti assumendo, responsabilmente, un indirizzo di politica generale
che chiede alle Amministrazioni dello Stato di saper rispondere, con efficacia ed efficienza, alle proprie missioni con organizzazioni del lavoro più snelle, meno impegnate a svolgere funzioni interne e più orientate a dare servizi di qualità ai cittadini e alle imprese. Per il contesto appena descritto credo che l’intenzione del Governo, almeno in questa prima fase della
legislatura, sia quello di confermare con questo tipo di struttura ministeriale.
Francesco
Verbaro,
Segretario
Generale del
Ministero del
Lavoro, Salute
e Politiche
sociali
Ma perché si è ritenuto di tutelare temi essenziali per la vita del Paese, come la sicurezza, l’ordine pubblico e la
giustizia, ma non la Salute dei cittadini?
Lo schema è quello già adottato dalla legge 300 del 1999, in cui si aggregavano le funzioni del Ministero del Lavoro e quelle della Salute in quanto tra loro coerenti e capaci, insieme, di rispondere meglio alla domanda di protezione sociale che
proviene soprattutto dalle fasce più deboli della popolazione. Dunque, non è vero che le questioni della sanità italiana non
sono tutelate da un ministro di riferimento. Al contrario, hanno un titolare di un dicastero in grado di affrontare problemi e
criticità con strumenti più efficienti ed una visione più ampia, capace, cioè, di rispondere in modo efficace a problemi che
presentano profili di forte disagio sociale insieme ad altri di tipo sanitario. Con politiche di welfare più ampie ed integrate
sarà possibile tutelare meglio la salute e la sicurezza sociale dei cittadini.
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ilPodologoinmedicina
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il personaggio
Dunque, secondo lei, questa organizzazione è in grado di svolgere a pieno il suo compito di gestire le politiche primarie, quali sono quelli inerenti la salute pubblica?
Certamente. E lo ha già dimostrato sul tema del rientro dal debito da parte delle regioni che presentavano un deficit sanitario fuori dai parametri del Patto di Stabilità. Ricordo che l’85% del disavanzo complessivo italiano si concentra in tre regioni: Sicilia, Lazio e Campania. Il controllo è stato fatto con rigore e serietà, senza sconti per nessuno.
D’altronde la verifica sulla qualità dei servizi sanitari, che è erogata dalle singole amministrazioni regionali, passa inesorabilmente dal controllo della qualità della spesa che deve essere fatta a livello centrale, soprattutto in un modello istituzionale che guarda al federalismo.
Se un giorno di degenza in ospedale in Sicilia costa mediamente duecento euro in più rispetto al dato della Lombardia, occorre sapere il perché ed intervenire per omogeneizzare gli standard e i costi.
Occorrono, dunque, all’interno dei Dipartimenti dell’area della Salute, strutture che siano sempre più orientate alla programmazione, al monitoraggio degli standard di qualità delle prestazioni e della spesa pubblica. Si sta lavorando a questo scopo: per dotare di strutture e risorse adeguate una funzione che deve guardare maggiormente all’indirizzo e al controllo.
Come si articolerà la nuova organizzazione degli uffici dedicati alla Salute?
Molto probabilmente si opterà per una struttura Dipartimentale, riducendo, come prevede il Decreto Legge n.85 del 2008,
le direzioni generali della Salute del 20% circa. Questo comporterebbe un’organizzazione basata su due Dipartimenti esclusivamente tecnici e dedicati a funzioni e servizi orientati all’esterno. L’attenzione sarà focalizzata soprattutto sulla programmazione sanitaria, sul monitoraggio dei servizi, sulle professioni e sulla ricerca scientifica. Non secondario sarà anche il tema dell’adeguamento dei profili delle professioni sanitarie alle direttive dell’Unione Europea.
Per questo obiettivo sarà importante coinvolgere tutte le componenti del mondo della medicina, dai medici alle professioni
sanitarie, come i podologi.
Secondo lei, dopo l’attenzione ai costi della sanità e al rientro del debito da parte delle Regioni che non hanno rispettato il Patto di stabilità interno, si passerà ad una fase in cui verrà posto al centro dell’azione del Governo la
qualità delle prestazioni o la nuova domanda di salute pubblica che viene da una società italiana in veloce trasformazione?
Nel Libro Verde del Ministro Sacconi si evidenzia che l’invecchiamento e la bassa natalità determinano un cambiamento nelle priorità del sistema sanitario. I dati epidemiologici fanno emergere come primarie le aree
delle malattie cardiovascolari, dei tumori, delle patologie dell’invecchiamento e della infanzia,
diabete e malattie metaboliche. Le patologie dell’invecchiamento, in particolare quelle croniLa SCHEDA di Francesco Verbaro
che, sono aumentate del 50 per cento negli ultimi dieci anni e incidono, a seconda di come
Nato a Messina 39 anni fa, è dal 19 luvengono prevenute e trattate, sul livello e sui tempi della disabilità. Il consumo di risorse soglio 2008 il Segretario Generale del
cio-sanitarie per le persone oltre i 75 anni è 11 volte superiore alla classe di età 25-34 anMinistero del Lavoro, della Salute e
ni. I pazienti cronici rappresentano già il 25 per cento della popolazione e assorbono il 70 per
delle Politiche Sociali.
cento della spesa.
Dal 2002 è stato designato a capo
Questo è il contesto sul quale lavorare e nel quale poter costruire un’alleanza tra i soggetti,
dell’Ufficio per il personale delle pubpubblici e privati, protagonisti nell’erogazione di servizi sanitari.
bliche amministrazioni del Dipartimento della Funzione Pubblica presso
Adottando quali soluzioni?
la Presidenza del Consiglio dei Ministri
L’indirizzo di intervento è verso un passaggio al Welfare positivo. Si tratta di sviluppare un
(nomina che lo ha fatto diventare il dimodello dinamico di integrazione socio-sanitaria-assistenziale, caratterizzato da un’offerta di
rigente pubblico più giovane della stointerventi rivolti alla persona e alla famiglia lungo tutto il percorso della vita e che sostenga
ria della Repubblica ad essere nomile fragilità, favorendo la promozione e lo sviluppo di capacità individuali e di reti familiari.
nato Direttore generale).
Gli interventi che si adotteranno terranno conto dei mutamenti intervenuti nel rapporto tra
Collaboratore e coordinatore di diverse
prevenzione, cura e assistenza, del nuovo equilibrio che si è creato tra la cura formale ed inriviste scientifiche specializzate nel setformale. Si deve puntare allo sviluppo dell’integrazione tra i molteplici servizi sul territorio al
tore dell’Amministrazione pubblica e
fine di migliorare la qualità della vita.
della gestione del personale, dal 2004 è
Le criticità prioritarie che deve affrontare questo modello sono la continuità assistenziale tra
anche componente del Comitato direttiterritorio e ospedale; l’identificazione delle patologie a gestione prevalentemente territoriale;
vo dell’Agenzia per la rappresentanza
la formazione geriatrica per le figure professionali coinvolte.
negoziale della Regione Siciliana (ARAN
In sostanza, si tratta di favorire l’integrazione delle politiche sanitarie, socio-sanitarie e sociaSicilia). È, inoltre, docente al Master di II
li; l’integrazione tra i soggetti istituzionali e con i soggetti sociali; l’integrazione operativa tra
livello in Management dell'Università e
servizi; l’alleanza tra soggetti erogatori pubblici e privati.
della Ricerca, organizzato dal PolitecniIn questo, credo, l’apporto di professionisti, come i podologi, possa dare un prezioso sosteco di Milano, e all’Università degli Studi
Roma 3. I
gno al raggiungimento di questi obiettivi. I
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ilPodologoinmedicina
Allo studio una grande Convention per tracciare la linea unitaria
di azione per i prossimi anni.
AIP
Unità dei podologi.
Parole o fatti?
on passa convegno, workshop o incontro, senza che si parli diffusamente di unità dei podologi. Una parola,
unità, che ricompare sempre in ogni discussione, in ogni accordo, in ogni progetto. “Se
non si perviene all’unità”; “solo sulla base dell’unità”; “l’unità è necessaria per raggiungere
gli obiettivi”, e via dicendo: queste le frasi più
gettonate quando si incontrano due o più podologi o anche
trecento podologi partecipanti ad un Congresso. Il termine
merita quindi qualche riflessione, qualche commento, qualche proposta.
Primo. Occorre tenere ben presente che l’Aip riconosce
l’unità come risorsa fondamentale per la crescita della professione.
Secondo. Unità non significa semplice crescita degli iscritti all’Aip, bensì la condivisione senza se e senza ma di un
progetto comune fondato su contenuti concreti e non parole, altisonanti quanto si vuole, ma prive di ogni aderenza alla realtà.
È facile allora percepire quali siano le fondamenta auspicate dalla nostra associazione per concorrere a realizzare l’unità: onestà di intenti; serietà di comportamenti; chiari obiettivi di difesa della professione; sviluppo della formazione e
della comunicazione; massimo impegno nelle iniziative di ricerca applicata e di base. D’altra parte è stato più volte
espresso dalla stragrande maggioranza dei podologi un ampio riconoscimento su quanto ha realizzato l’Aip per la valorizzazione della professione. In occasione della Convention di
Dicembre 2006, convocata proprio per operare una verifica
volta alla realizzazione dell’unità è stato registrato unanime
consenso circa il conseguimento di grandi obiettivi utili a tutta la categoria. A titolo di esempio, basterà ricordare l’esortazione di Daniele Palla a fare “un passo indietro per il bene
della podologia italiana” e le sue parole sull’opera fondamentale dell’associazione.
Ma torniamo a parlare di unità. Non deve essere solo una parola priva di contenuti ma deve significare piena adesione ad
una linea politica, strategica ed operativa che venga unanimemente decisa in seno all’Associazione. Si vuol dire, insomma, che chi giustamente predica unità deve poter condividere e impegnarsi sui vari temi che l’Associazione ha portato
avanti con straordinario impegno. Si pensi alla modifica del
profilo professionale, all’inserimento nei LEA di alcune prestazioni, alle numerose iniziative di formazione professionale,
alla posizione conquistata nei vari Consessi internazionali, a
ruolo del podologo nell’assistenza al malato diabetico.
N
Benedetto
Leone
Responsabile
comunicazione Aip
Esiste da parte di chi chiede unità lo spirito di
corpo che finora ha contraddistinto l’Associazione? È disponibile, chi chiede unità, ad un
impegno analogo a quello che ha portato la
nostra professione ai livelli di altri Paesi europei più evoluti?
Ma altre aree di importanza vitale risultano
scoperte a causa dell’assoluta limitatezza delle risorse associative. Perché l’ unità come già detto, non resti solo una parola, occorre un ulteriore impegno per dare un
diverso spessore alla ricerca scientifica, nonché per verificare e realizzare altre iniziative di formazione. Sono disponibili
ad impegnarsi quanti dall’esterno dell’Associazione invitano
all’unità? Come è possibile coinvolgere, con qualche possibilità di successo, gli attuali undici corsi di Laurea affinché
l’insegnamento della podologia diventi ovunque una cosa
seria, strutturato in maniera uniforme sul territorio nazionale, adeguato alle esigenze di chi vuole seriamente imparare,
non solo sui libri, ma anche attraverso un tirocinio pratico
svolto effettivamente sul paziente?
I problemi quindi non mancano e l’unità può essere realizzata a condizione che i numerosi validi professionisti che la richiedono siano in grado d’impegnarsi per la valorizzazione
della professione. Il discorso è rivolto oltre che ai colleghi attualmente associati ad altre sigle, a tutti i professionisti italiani che hanno a cuore le sorti della nostra professione. Si
dice che alcuni sostengono che il costo dell’iscrizione all’Aip
è troppo elevato. Ma è vero o non è vero che la professione
è cresciuta in termini esponenziali proprio per le iniziative e
le realizzazioni dell’Aip?
È vero o non è vero che la quota associativa ammonta a
1,50 Euro al giorno, quanto cioè un cornetto e un cappuccino? Occorre quindi riflettere su un tema fondamentale. È
giusto che i risultati di cui tutti godono ed usufruiscono si basino solo sull’impegno anche economico di pochi?
Su questo interrogativo possiamo chiudere. La risposta non
può essere che questa: unità può attuarsi con l’impegno di
tutti per la realizzazione di un unico, grande, condiviso progetto. In tal senso e su tali basi l’Aip sta riflettendo sull’opportunità di convocare una grande Convention, nel corso
della quale tutti i podologi, associati e non, saranno in grado
di contribuire a mettere a punto un piano serio e realizzabile di unificazione.
Le indicazioni, le idee, le richieste che perverranno dai colleghi saranno attentamente esaminate al fine di perfezionare un incontro che tracci effettivamente un percorso comune nel breve, medio e lungo periodo. I
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ilPodologoinmedicina
153setott08
AIP
Il rifiuto a partecipare al II congresso della Sipo ed a ritirare
un premio assegnato da uno strano comitato sono giustificati
dalla volontà, da parte dell’Associazione e del suo presidente,
di difendere i principi etici della professione.
L’Aip rifiuta congressi e premi
all’insegna del “volemose bene”
Giuseppe Raffa
coordinatore
editoriale
n no netto e chiaro a tutti i tentativi di coinvolgere
l’Associazione italiana podologi in manifestazioni finalizzate solo ad accreditare all’esterno sigle e organizzazioni e prive di una qualsiasi base sia dal punto di vista associativo che da quello tecnico e scientifico.
Queste poche righe sintetizzano il pensiero del vertice dell'Aip
in merito ad una serie di episodi che si ricollegano alla questione dei rapporti tra l’organiz-
U
zazione che guida e altre strutture che aspirano (e ad oggi si sono fermate solo alle buone intenzioni) a rappresentare il mondo
della podologia italiana. Ma non è solo una bega interna alla podologia.
Infatti, la polemica che si è accesa è intorno al “come” si rappresenta la categoria, all’attenzione che occorre sempre porre
circa i comportamenti corretti ed ispirati a valori deontologici ed
etici che non possono essere mai messi in secondo piano.
Quest’ultima vicenda prende il via da un invito, giunto a
Montesi, a partecipare alla seconda edizione del Congresso
della Sipo, la neo-comparsa Società italiana di podologia guidata da Luca Avagnina. Lo stesso Avagnina propone una sorta di
“tregua” in vista del suo convegno al fine di “vedere insieme
crescere la nostra categoria unitariamente”.
Contemporaneamente giunge alla segreteria dell’Aip un messaggio e-mail, firmato da Riccardo Bernabei e Lucio Cappelletti,
i quali, a nome del “Comitato esecutivo dell’Ufficio internazionale Riconoscimento Meriti Particolari dell’International Foot
Club” comunicano che a Mauro Montesi è stato assegnato, all’unanimità, il Premio per l’anno 2008.
Il riconoscimento, ovviamente, sarà consegnato durante i lavori dell’imminente Congresso Sipo…
“Vi sia chiaro, in ogni caso, che l’Associazione italiana podologi non aderirà mai a mosse studiate
per avere la sua benedizione”, risponde a stretto
giro di posta il presidente Montesi, il quale sottolinea che solo riconoscendo i meriti dell’Aip e di
fronte a fatti concreti, che dimostrino la reale volontà di unire le forze da parte di tutti gli attori in
campo, l’Associazione è disponibile a definire
obiettivi comuni da conseguire con la coesione e
l’impegno di tutti.
Il premio, poi, è rimandato al mittente, al quale si
ricorda che non rientra nell’etica della professione
distribuire riconoscimenti che altro non sono che
“specchietti per le allodole”. Se si vuole premiare
chi ha profuso tutte le sue energie per la crescita
della professione, allora sarebbe meglio appoggiare le sue battaglie dentro le fila dell’Aip.
Che l’evento della Sipo, comunque, pecchi di cattiva comunicazione lo si può desumere anche dal tono dei messaggi che sono arrivati agli indirizzi di posta elettronica di molti podologi a firma di Giada
Marabotto, della CCI-Sea, società a cui è stata affidata l’organizzazione del convegno.
Affermare, come è stato fatto, che la quota di adesione al Congresso della Sipo avrebbe contemplato anche “la
possibilità di iscriversi a Convegni internazionali aperti solo ai
membri della Sipo ed, in particolare, ai corsi organizzati con
l’Università di Madrid”, suona curioso e anche un po’ offensivo
verso i podologi non aggregati alla struttura di Avagnina.
A questo punto i dubbi ci pervadono e fanno crescere in noi più
di una domanda.
Ma quali sono i “Convegni internazionali aperti solo ai membri
della Sipo”? Chi fa parte di questa ristretta cerchia podologica
dal sapore un po’ “carbonaro”? Ma, soprattutto, chi a livello internazionale, organizza eventi in cui i partecipanti italiani devono essere esclusivamente targati Sipo?
Evidentemente degli autolesionisti. I
10
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ilPodologoinmedicina
Il Comune in provincia di Venezia ha voluto coinvolgere l’Aip
sul tema della prevenzione e della cura delle malattie invalidanti
che colpiscono gli arti inferiori e dell’importanza di conservare
l’autosufficienza grazie alla capacità di camminare bene.
Incaricato dal presidente Montesi, ha partecipato Leonardo Moretto.
AIP
Giuseppe Raffa
coordinatore
editoriale
A Spinea un convegno dedicato
alla salute del piede geriatrico
n’iniziativa di grande valore sociale, che dimostra come negli enti locali stia crescendo l’attenzione verso
le politiche rivolte a migliorare la qualità della vita degli anziani, cittadini che nelle nostre comunità non possono
e non devono essere marginalizzati.
Ma l’incontro che si è tenuto a Spinea, in provincia di
Venezia, sull’importanza della salute del piede per la vita sociale degli “over 65”, è l’ennesima riprova di come il podologo si stia ritagliando un ruolo importante nell’ambito delle
attività socio assistenziali dedicate agli anziani e del credito
che acquisisce nell’ambito delle equipe multidisciplinari.
Lo scorso 10 ottobre, infatti, l’Associazione italiana podologi è
stata invitata dall’assessore alle politiche sociali del Comune
di Spinea, Carmelo Sebastiano Ruggeri, a partecipare all’iniziativa che si inseriva all’interno di un ambizioso programma
di manifestazioni ed incontri rivolti alla terza età e che ha ottenuto il patrocinio della Regione Veneto, dell’ASL 13 ed il riconoscimento del Presidente della Repubblica. Alla conferenza, in rappresentanza dell’Aip, ha partecipato Leonardo
Moretto, podologo di Treviso, il quale ha brillantemente sostituito il presidente Montesi, impossibilitato a essere presente
all'iniziativa. A completare il tavolo dei relatori Patrizio Sedona,
primario Unità Operativa Dermatologia Asl 12 e l’assessore
Ruggeri, il quale è medico geriatra.
In una sala gremita di cittadini ed “addetti ai lavori”, dopo
una breve introduzione di Ruggeri, il quale ha illustrato l’operato dell’Amministrazione comunale nelle numerose iniziative intraprese a favore della cittadinanza, e in special modo
verso gli anziani, si è entrati nel vivo del tema.
Il dott. Sedona ha presentato la sua relazione sul piede dal
punto di vista dermatologico, molto apprezzata sia dai partecipanti, che sono poi intervenuti con domande molto pertinenti, sia dai correlatori, in quanto ha dato spunto per le argomentazioni trattate poi da Leonardo Moretto.
La relazione del podologo, molto apprezzata dalla platea, si è
concentrata sulla tematica dell’invecchiamento ed ha sottolineato quanto fondamentale sia il movimento autosufficiente
per la qualità della vita dell’anziano, una componente fondamentale per ogni attività personale e di relazione sociale.
È stata l’occasione per ribadire il concetto di piede come
“specchio della salute” e, quindi, l’importanza del podologo
come punto di riferimento per individuare patologie sistemiche come il diabete o le vasculopatie. La relazione ha poi
U
proseguito con la presentazione di alcune delle più importanti patologie del piede e, quindi, sui fattori di rischio. Si sono affrontati alcuni aspetti importanti, ma spesso trascurati,
in merito a quanto i podologi possono fare in termini di prevenzione e di cura con semplici interventi ortesici che allontanano il paziente dal rischio chirurgico e, dunque, di allettamento, o sull’importanza di conservare l’autosufficienza grazie alla capacità di camminare bene.
L’obiettivo dei podologi, è stato spesso sottolineato, è quello
di sensibilizzare gli anziani ad osservare regole semplici per
una corretta cura quotidiana ed uno stile di vita adeguato.
Si è passati al confronto diretto con il podologo ed il dermatologo i quali hanno poi risposto a domande inerenti la salute del piede, offrendo spunti interessanti sull’importanza della collaborazione tra le varie figure mediche sul fronte della
cura e dell’assistenza al piede geriatrico.
Infine, uno spunto interessante è stato fornito dai cittadini, i
quali si sono giustamente chiesti come mai la nostra professione sia cosi poco diffusa nel territorio lasciando, quindi, facile spazio all’abusivismo. Qui, giustamente, la palla è passata all’assessore al quale è stata strappata la promessa di
impegnarsi per creare i presupposti affinché vi sia una formazione universitaria in podologia, di eccellenza ed adeguata ai compiti richiesta dalla professione, anche in una regione importante come il Veneto. I
La platea
di Spinea
e, sotto,
il podologo
Leonardo
Moretto mentre
illustra la sua
relazione
11
ilPodologoinmedicina
153setott08
professione
Lo scorso 19 settembre si è svolto un convegno,
organizzato dall’Associazione nazionale dei Tecnici
di Laboratorio, sul tema della Legge 43 del 2006.
Gli incerti programmi
della politica e il futuro
delle professioni sanitarie
Marco Croce
Legale AIP
e professioni sanitarie si sono ritrovate insieme il 19
settembre scorso nella sede della Croce Rossa Italiana
di Via Toscana, a Roma, in un Convegno organizzato
dall’ANTeL, l’Associazione rappresentativa dei Tecnici di
Laboratorio.
Come di consueto nelle attività di confronto e di impulso che
vedono coinvolte da un lato le professioni sanitarie e dall’altro le istituzioni, era presente anche una delegazione
dell’Aip.
Hanno partecipato all’evento quali relatori, tra gli altri, l’onorevole Stefano Zappalà, parlamentare europeo, protagonista
del processo di integrazione normativa ed operativa tra i professionisti dei 27 Paesi dell’Unione Europea (soprattutto attraverso l’introduzione della Direttiva 2005/36/CE, nota, appunto, come Direttiva Zappalà), la senatrice Rossana Boldi e
l’onorevole Paola Binetti.
L
A sinistra:
la senatrice
Rossana Boldi.
A destra:
l’onorevole
Paola Binetti
Tutti gli esponenti politici presenti, appartenenti sia alla maggioranza che all’opposizione, si sono dichiarati fortemente interessati alle tematiche sanitarie e ai processi di evoluzione
della normativa: processi tuttora, però, non completati. Anche
da questo dibattito è emerso il chiaro impegno dei parlamentari a venire incontro alle esigenze di autogoverno, di vigilanza e di tutela manifestate dalle professioni sanitarie.
Ciascuno dei relatori, infatti, ha dato ampiamente atto della
specificità dell’attività curativa, che rende certamente auspicabili apposite limitazioni, ad esempio in campo pubblicita-
rio, e soprattutto al fine di garantire il raggiungimento e il
mantenimento di adeguati standard di effettuazione delle
prestazioni, nonché la massima tutela contro il gravissimo
fenomeno dell’abusivismo.
Ancora una volta si è concordato sul fatto che parlare di “liberalizzazioni” nella materia sanitaria è del tutto fuori luogo,
considerato che, quando si tratta di salute, la priorità è garantire in maniera apprezzabile la protezione del paziente,
collocato di per sé in una posizione di inferiorità e sempre,
in misura più o meno rilevante, esposto a rischi di danno.
L’onorevole Zappalà ha formulato l’invito a tutte le professioni a non dimenticare la dimensione europea del loro ambito
di attività e a coltivare il percorso per la definizione delle
“piattaforme comuni” europee delle singole figure professionali, volte a dare chiarezza e uniformità dei profili nei ventisette Paesi membri, e, in definitiva, ad assicurare soddisfacenti livelli qualitativi su tutto il territorio continentale, modellati sui parametri più elevati di sviluppo riscontrabili nei diversi Stati.
La senatrice Boldi, raccogliendo il consenso degli altri parlamentari intervenuti, ha osservato come sia pacifica l’opinione secondo cui la Legge n. 43 del 2006 non ha perduto efficacia, ma continua a imporre allo Stato di istituire organismi di gestione delle professioni in conformità ai principi di
autonomia e di responsabilità.
L’onorevole Binetti ha richiamato ciascuno a coltivare, sì, la
specializzazione propria del singolo profilo sanitario praticato, ma a collaborare generosamente con gli altri professionisti delle differenti branche sanitarie, dal momento che la
persona è una e, al di là dei proclami fatti pro forma, davvero è il perno di tutto il sistema sanitario nazionale. Perciò, secondo la Binetti, il compito essenziale dei nuovi Ordini non
dovrà essere la protezione delle varie categorie professionali, quasi si trattasse di nuove “caste” desiderose di aggiungersi a quelle già vituperate, ma garantire qualità e vigilanza sul bene operare professionale da parte dei singoli.
Gli obiettivi dei politici, appaiono, quindi largamente condivisibili, anzi encomiabili.
Occorrerà, tuttavia, verificare, nella quotidianità del futuro
che ci attende, se la dedizione delle istituzioni alle vitali questioni affrontate in occasione del convegno, sarà stata effettiva, continuativa e coesa per il raggiungimento del traguardo: una Sanità sempre più ispirata a scienza e coscienza,
sempre più efficiente ed efficace su tutto il territorio. I
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ilPodologoinmedicina
Valgatara - frazione del piccolo comune di Marano di Valpolicella,
in provincia di Verona - in festa per ricordare l’importante anniversario
di un prete impegnato da trentaanni nelle missioni dell’Asia.
AIP
Padre Luigi Galvani,
40 anni di sacerdozio
Benedetto
Leone
Responsabile
comunicazione Aip
“I
n particolare, dico grazie all’Aip, che
con la presenza del suo Presidente,
dott. Mauro Montesi assieme ad alcuni amici, mi hanno rinnovato la loro amicizia,
vicinanza e solidarietà per realizzare il piccolo
coraggioso sogno della prima scuola di podologia nelle Filippine”. Così si è espresso Padre
Luigi Galvani nell’omelia al centro della messa
del 28 settembre, da lui stesso celebrata per i
suoi quaranta anni di sacerdozio.
È inutile ricordare quanto e perché il valoroso
missionario sia al centro dell’attenzione dei podologi italiani. Per i più
giovani basti ricordare
che Padre Luigi ha trascorso in missione oltre trenta anni del suo
sacerdozio e che a
breve riprenderà la sua
attività nelle Filippine e
probabilmente, subito
dopo in Indonesia.
Il primo incontro con i
podologi lo ha avuto al
Congresso di Sanremo
del 2005; è tornato poi
a quello di Chianciano
del 2006, dove ha avuto
modo di raccontarci i
progressi delle sue iniziative a Manaoag. È
qui, infatti, che ha portato a conclusione un
grande progetto di solidarietà: la scuola per infermiere e ostetriche e una scuola elementare e
media con più di 300 bambini. Ed è proprio in
quest’ambito che verrà attivata una scuola di
podologia ed un ambulatorio podologico, che,
con la collaborazione dell’Aip, consentiranno
l’assistenza soprattutto ai bambini nonché la
creazione di altre occasioni di lavoro per la povera gente al limite della sopravvivenza che abita l’isola.
Tutto ciò con il notevole contributo di molti podologi che hanno ben compreso il rilievo che assume l’attività missionaria di Padre Luigi, che,
fra l’altro, ha recentemente benedetto la posa
della prima pietra del nuovo ospedale - maternità e
un poliambulatorio - sempre Manaoag.
Valgatara - frazione del comune di Marano di Valpolicella, in provincia di Verona - è un piccolo paese di
poco più di mille abitanti,
che offre al visitatore tranquillità, ampie zone verdi,
una veduta da mozzare il
fiato, una miriade di vigne, di quelle ben note
per la produzione del
“Valpolicella”. Ma Valgatara è anche la terra nella quale molti anni fa hanno scoperto la loro vocazione ben dieci sacerdoti tutti presenti alla celebrazione: quasi, come ha detto Padre Luigi, “a
formare con me una squadra di calcio”.
La chiesa era gremita; numerose persone sono dovute rimanere fuori; tutta Valgatara era
presente, così come tutte le principali vie erano addobbate con grandi manifesti con l’immagine di Padre Luigi con in braccio un bambino. Significativa, in tal senso, la presenza del
Sindaco, Ing. Simone Giuseppe Venturini, che
ha portato il saluto di tutta la cittadinanza e il
ringraziamento a quanti venuti da lontano hanno voluto partecipare alla ricorrenza.
Padre Luigi
Galvani e
Mauro Montesi
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ilPodologoinmedicina
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AIP
Padre Luigi Galvani
e il Sindaco di Marano
di Valpolicella Ing. Simone
Giuseppe Venturini
Padre Luigi Galvani
e la sua “squadra di calcio”
Non è facile raccontare quanto Padre Luigi ha
detto nella sua omelia, sia per la profondità di
pensiero e altezza di valori più volte espressi, sia
per le dotte citazioni di S. Giuseppe Cottolengo,
di S. Paolo, di Santa Teresa del Bambino Gesù,
di Pio XI, sia infine per la profonda fede che traspariva dalle sue parole. Basti dire che temi profondi e difficili sono stati resi da Padre Luigi del
tutto intelleggibili, anche per quella rara semplicità e facilità di espressione che hanno sempre
contraddistinto i suoi interventi.
“Il Signore mi ha fatto tre grandi grazie nella vita”, ha concluso Padre Luigi “essere Camilliano,
Sacerdote e Missionario”. Quanto alla prima (essere Camilliano), il “Gigante della Carità”, come
era denominato S. Camillo, ha sempre attratto
Padre Luigi, fin dal primo giorno dell’entrata in
Seminario: il Santo infatti, dopo la conversione
ha dedicato quaranta anni della sua vita a servire i malati con grande amore e dedizione.
La seconda (essere Sacerdote) perché, come
diceva San Gregorio Magno, il Sacerdote è colui che parla di Dio agli uomini e, nella sua preghiera parla a Dio degli uomini.
La terza (essere Missionario) non richiede
spiegazioni: per capire, basta parlare qualche
attimo con Padre Luigi, basta guardare la luce
che si accende nei suoi occhi.
Che dire poi di Fratel Angelino. La sua grande
barba bianca spiccava nitida in mezzo a tanti
sacerdoti e a tanti fedeli: quasi a ricordare a
tutti il suo grande contributo alle opere missionarie, ma anche la sua simpatia, la sua giovialità, la sua allegria. Ed anche a far sorgere un
dubbio: forse davvero toccare la sua barba
porta fortuna, come dicono i bambini delle
Filippine?
Alla celebrazione è seguito un pranzo al quale
hanno partecipato circa 300 persone.
Buonissime le varie portate, ma soprattutto testimonianza della capacità organizzativa di
quella gente, semplice, determinata, amante
del lavoro e del fare.
La bella giornata è stata resa ancor più bella
dagli ospiti venuti da lontano: da Milano,
Trento, Bolzano, Vicenza, Roma e Modena.
Quanto a quest’ultima città non si può non ricordare Vanda Carra con i suoi figli Riccardo e
Davide che, a sostegno delle opere missionarie
di Padre Luigi, hanno creato la Onlus intestata
proprio al compianto Vittorino Carra, al cui nome sono dedicate l’Ospedale e la Scuola. Né
mancano gli amici più stretti come Raffaele e
Gilda d’Ari, oltre a chi scrive questa nota insieme alla moglie Graziella.
Una bella giornata, dunque; una giornata di riflessione anche per i podologi e, in particolare,
per Mauro Montesi, attento ad ogni parola di
Padre Luigi, al quale ha espresso un grande
augurio unitamente a una profonda stima, rinnovando l’impegno per la scuola di podologia a
Manaoag.
Per l’Aip una profonda riflessione sulle iniziative prese e da prendere in seria considerazione
in una terra così lontana, ma così vicina ai nostri cuori. I
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ilPodologoinmedicina
formazione
Lo scorso 26 e 27 settembre si è svolto, presso la sede
dell’Istituto podologico italiano, un corso dedicato allo studio
del sistema umano della postura e dell’equilibrio e la sua
applicazione nella professione podologica.
Posturologia e Podologia
insieme per la buona salute
di tutto l’organismo
n’occasione per tanti professionisti di
arricchire le proprie competenze con
informazioni utili per un avere un approccio diverso e più “globale” nell’analisi delle patologie podaliche. Per imparare a considerare le malattie non come una disfunzione di
una piccola parte del corpo, ma come informazione capace di influenzare l’intero sistema
complesso dell’organismo.
Questo l’obiettivo che si sono posti i docenti
del corso dedicato al tema “Podologia e
Postura”, organizzato dall’Istituto podologico
Italiano, in collaborazione con l’Associazione
italiana podologi, svolto il 26 e il 27 settembre
scorso. E il risultato è stato più che soddisfacente, sia in termini di partecipazione di podologi, curiosi di ampliare le loro conoscenze verso metodi di analisi diversi da quelli della medicina più “tradizionale”, che sul piano dell’interesse che hanno suscitato le varie relazioni
che sono state proposte all’aula.
In particolare, all’interno del programma formativo, si è voluto dare spazio allo studio delle
catene muscolari il quale è propedeutico alla
precisa e coerente collocazione dello stimolo
propriocettivo plantare, ambito in cui l’applicazione della posturologia offre spazi molto interessanti per l’intervento del podologo. Proprio
l’analisi delle catene muscolari è un po’ il punto debole dei corsi di posturologia che generalmente vengono proposti ai podologi. Dunque si
è voluto dare un servizio ai professionisti per
colmare eventuali lacune nella preparazione
specifica in posturologia.
Ma, è doveroso puntualizzare, che le competenze proposte nel workshop dell’Ipi non sono
meramente teoriche, ma trovano facilmente
spazio, per esempio, nella realizzazione di
plantari e in un differente approccio con il paziente, più olistico e non concentrato solo sul
piede.
“In queste due giornate - ha affermato Fabio
Moro, uno dei docenti del corso, podologo e
Giovanni Pepè
Vicepresidente Aip
U
I partecipanti al corso di posturologia
posturolo - abbiamo spiegato soprattutto come
il sistema piede è una parte di un sistema più
ampio e complesso, quello dell’equilibrio e della postura il quale è composto, appunto, da
una molteplicità di sistemi che collaborano,
tutti insieme ad una stessa funzione. Per capire questo occorre che comprendere che l’organismo funziona secondo regole complesse. Il
sistema umano è un sistema complesso, aperto, dinamico e con capacità di autorganizzazione, composto da un numero elevato di parti interagenti in modo “non lineare”, che danno
luogo a comportamenti globali che non è possibile spiegare con una singola legge fisica.
Le due giornate di formazione, molto impegnative, hanno affrontato molti argomenti: dalla
storia della posturologia all’epistemologia dei
sistemi complessi, con le sue leggi e regole. Lo
stesso Moro nella prima giornata ha dedicato
spazio al piede nella catena cinetica dell’arto
inferiore, alla biomeccanica e alla fisiologia,
con riferimenti ai momenti starter, direzionali e
vincolari.
La sessione si chiusa analizzando i rapporti
struttura e funzione e il substrato geometrico
15
ilPodologoinmedicina
153setott08
formazione
Fabio Moro
del piede e concentrando l’attenzione sulle linee di forza del macro e del micromovimento.
Nella prima parte della seconda giornata
Ferruccio Montesi e Alessandro Russo hanno
relazionato sulle catene muscolari, affrontando
la statica posteriore, l’apertura, la chiusura, la
flessione, e l’estensione.
I due docenti, poi, hanno approfondito l’argomento della biomeccanica del bacino e quello dei rapporti tra contenente e contenuto.
Infine ci si è dedicati allo studio del ginocchio
nelle catene muscolari. Infine la parola è passata a Fabio Moro e all’autore di questa nota,
i quali hanno dedicato le conclusioni del corso all’anamnesi del paziente, affrontando
l’aspetto dei test neuro-posturali e kinesiologici, della congrua collocazione degli elementi propriocettivi e della costruzione della suoletta posturale.
Il workshop, come da programma, si è chiuso
con una sessione dedicata alla pratica.
“Siamo partiti - spiega Fabio Moro - dalla constatazione che caratteristica comuni ai sistemi
complessi è la possibilità di amplificare un piccolo fenomeno locale portando tutto il sistema
in uno stato qualitativamente nuovo. Tale possibilità di amplificazione si effettua, a fini terapeutici, attraverso l’Informazione, nel senso che
Gregory Bateson sottolineava: «L’informazione
è una differenza che genera una differenza». Lo
stimolo propriocettivo plantare rappresenta
quella «diversità» che, raggiungendo i centri superiori attraverso traduzione recettoriale, genera, a sua volta, una «differenza» nel tono della
postura eretta”.
Come per gli eventi che l’hanno preceduta,
questa attività formativa è stata fortemente voluta dai vertici dell’Associazione che sulla preparazione tecnica e scientifica vogliono il futuro della podologia.
“L’Associazione - ha commentato il presidente
dell’Aip Mauro Montesi - anche con l’impegno
dell’Istituto podologico italiano, da tempo ha
avviato un progetto che guarda alla formazione, quella di qualità, per elevare le competenze dei podologi, anche in ambiti innovativi e
sperimentando metodi e trattamenti al fine di
rispondere al meglio ad una domanda di salute ed assistenza in continua trasformazione”. I
L’Aip augura buon lavoro a Luigi Frati
nuovo rettore dell’Università “La Sapienza”
l prof. Luigi Frati è stato eletto Rettore dell’Ateneo romano “La Sapienza”. Lo
scorso 3 ottobre ha superato nettamente i docenti rimasti in corsa raccogliendo 2.220 voti, pari al 53% dei voti complessivi, e rendendo così inutile il ricorso al ballottaggio.
Frati, 65 anni, senese, succede a Renato Guarini e guiderà fino al 2012 l'ateneo più grande d'Europa, con i suoi circa 145 mila studenti.
Alle tante congratulazioni inviate al prof. Frati si è aggiunta anche quella dell’Associazione italiana podologi. Il presidente
Mauro Montesi, a nome dell’intero direttivo, si è così espresso: “Al nuovo Rettore dell'Università La Sapienza, Luigi Frati,
rivolgo i nostri più sinceri auguri di buon lavoro e le più vive felicitazioni per il prestigioso ruolo che è stato chiamato a ricoprire. È atteso da un compito di alto profilo e impegnativo, ma conoscendo le sue qualità e la sua preparazione, siamo
certi che riuscirà a svolgerlo nel migliore dei modi”. I
I
16
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ilPodologoinmedicina
L’appuntamento è per prossimo 13 dicembre, presso la sede
dell’Istituto podologico italiano, a Roma. Organizzata in collaborazione
con l’Aip, la giornata formativa sarà dedicata ai vari aspetti della cura
della malattia, dalla diagnosi alla terapia antibiotica, fino all’importanza
del trattamento ortesico realizzato dal podologo per i giocatori di calcio.
formazione
Giuseppe Raffa
Workshop dell’Ipi
sulla micosi del piede
coordinatore
editoriale
Istituto Podologico Italiano - Gruppo Health Care Italia, in collaborazione con
l’Aip, ha in programma per il prossimo 13 dicembre, presso la sede di via
Longoni 81 a Roma, un workshop dedicato al tema “Le micosi del piede, ruolo
ed operatività del podologo”.
Come per le iniziative che l’hanno preceduta, l’attività formativa mira ad arricchire le
competenze dei podologi su un aspetto specifico dell’attività professionale in cui è ancora debole, nel nostro paese, l’offerta formativa universitaria.
L’appuntamento si aprirà, dopo la registrazione dei partecipanti prevista per le 8.30, con
il tradizionale saluto del presidente dell’Associazione italiana podologi, Mauro Montesi, il
quale non manca di sottolineare come “l’iniziativa sia il frutto di uno sforzo non indifferente messo in campo dall’Associazione e dall’Istituto podologico italiano finalizzato a
migliorare ed ampliare le competenze dei podologi italiani che sono chiamati, oggi, ad
interpretare un ruolo rilevante e di notevole responsabilità nella cura e nell’assistenza del
piede malato. A fronte di ambiti di intervento più ampi rispetto al passato, l’offerta formativa universitaria, nel panorama italiano, tranne poche eccezioni, rimane troppo limitata ed ancorata a schemi vecchi in cui la preparazione è esclusivamente teorica e generica.
Il primo intervento, previsto alle 9.00, sarà quello del prof. Guglielmo Pranteda, Vicedirettore
Scuola di Specializzazione in Dermatologia e Venerologia al S. Andrea di Roma, e di Miriam
Grimaldi su “Aspetti clinici delle micosi podaliche e indagini diagnostiche”. Lo stesso docente, a
seguire, interverrà con la collaborazione di Antonella Tammaro, su “Diagnosi microbiologica” e alle 10.50, insieme a Giorgiana Feliziani affronterà il tema della “Diagnosi microscopica”.
Alle 11.30 il prof Marco Cavallini, presidente del corso di laurea in podologia presso la seconda
facoltà di medicina dell’ateneo “La Sapienza”, discuterà delle
“Micosi nelle ulcere cutanee”.
Dopo il coffee break, alle 12.30, Alfredo Pennica relaziona su
Congresso Aip 2009.
“Nuove prospettive nella terapia antibiotica del piede diabetico”,
Al via i preparativi
mentre alle 13.10 il vicepresidente dell’Aip, Arcangelo Marseglia,
far da moderatore nella discussione con i partecipanti sui temi tratl momento di andare in stampa apprendiatati nella prima parte della giornata.
mo che i vertici dell’Associazione italiana
Dopo il pranzo, alle 14.30, lo stesso Marseglia interverrà su un
podologi stanno decidendo in merito alla sede e
aspetto molto importante per la professione: “Nuove prospettive per
alla struttura delle giornate del XXIV Congresso
il podologo nella diagnosi e trattamento delle infezioni fungine del
nazionale di Podologia. Sulla città che ospiterà
piede”, a cui seguirà l’interessante relazione del podologo Maurizio
l’evento si sa solo che dovrà essere facilmente
Contorto su “L’importanza del trattamento orto podologico nel calraggiungibile da ogni parte di’Italia e in grado di
ciatore”. Alle 16.10 Antonio D’Amico parlerà dei rischi professionaassicurare economicità e un’ospitalità di livello
li in podologia nel trattamento della micosi e, a seguire, modererà
eccellente. Il periodo sarà quello, presumibilmenil dibattito con la platea su quanto affrontato nella seconda parte
te, quello di fine aprile 2009.
dell’evento formativo.
Per la conferma di queste “indiscrezioni” rimanLa partecipazione al workshop è a titolo gratuito e saranno accetdiamo alla lettura delle news sul sito www.asso
tate le prime settanta adesioni che perverranno in ordine di tempo.
ciazionepodologi.it
Chi vuole aderire all’iniziativa deve inviare all’indirizzo e-mail
I colleghi che avessero intenzione di presentare
[email protected] la domanda di partecipazione indicando, per i soci, nome
una relazione scientifica al Congresso, invece,
e cognome, mentre per i podologi non associati occorre aggiungepotranno già contattare la segreteria dell’Aip per
re i dati anagrafici. I
inviare un abstract. I
L’
A
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ilPodologoinmedicina
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Micosi del piede?
1 sola applicazione,
1 volta soltanto.
Per liberare i tuoi piedi
dalle micosi.
È un medicinale indicato solo per adulti. Leggere attentamente il foglio illustrativo. Autorizzazione su domanda del 27/5/2008.
Master universitario di I Livello
“Diagnosi e cura del piede diabetico”
ANNO
ACCADEMICO
2008-2009 - V EDIZIONE
Direttore
Coordinatore attività formativa
Coordinatore attività pratica
Prof. Marco Cavallini
Prof. Francesco Fallucca
Prof. a.c. Mauro Montesi
Il Master intende promuovere e divulgare le conoscenze epidemiologiche, nosografiche, fisiopatologiche, diagnostiche, sociosanitarie, cliniche e terapeutiche che concorrono al trattamento
del piede diabetico complicato, patologia ad alto impatto sulla
popolazione diabetica.
I partecipanti al Master potranno acquisire competenze multidisciplinari che li metteranno in grado di relazionarsi al problema
del paziente con piede diabetico con competenze scientifiche
globali ed interculturali.
SCADENZA
PER LA DOMANDA DI AMMISSIONE
- 5 Dicembre 2008
Segreteria amministrativa
Presidenza della II Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Roma “La Sapienza”
Piazza Sassari, 3 - 00161 Roma
Tel. 06 49973170/2 - 06 49979799 Fax 06 49973171
e-mail: [email protected] - [email protected]
II FACOLTÀ
DI MEDICINA
E CHIRURGIA
www.associazionepodologi.it - http://w3.uniroma1.it/masterpd
formazione
La permanenza per alcuni mesi nell’Ateneo della capitale iberica
ha permesso un confronto con la formazione, le tecniche
di assistenza e gli strumenti utilizzati dai podologi italiani.
Il progetto Erasmus in Spagna.
Un’esperienza tutta da raccontare
Marco Spinelli
studente del III anno
del corso di laurea
in podologia Università “La
Sapienza” Roma
R
iceviamo, e con piacere pubblichiamo, questa nota a
firma di Marco Spinelli, studente dell’ultimo anno del
Corso di laurea in podologia de “La Sapienza”, il
quale ci ha voluto descrivere la sua esperienza di formazione all’estero avvenuta nel quadro del progetto di scambio internazionale “Erasmus”. Sono questi e non i “viaggi della
speranza”, ne siamo convinti, i percorsi corretti e ricchi di
conoscenza utili per accrescere seriamente dal punto di vista tecnico-scientifico e professionale.
La sala chirurgica della clinica universitaria, con i professori spagnoli. A destra
il preside del corso di podologia, Prof. Josè Louis Moreno De la Fuente,
a sinistra il medico di anestesia generale, al centro lo studente Marco Spinelli.
Nel secondo semestre di questo anno accademico ho avuto
l’opportunità di poter partecipare al progetto “Erasmus”: un
programma di scambio di studio tra Università, a livello internazionale.
La mia meta è stata la Spagna, e precisamente Madrid.
Avevo voglia di vedere cosa e come fosse la podologia al di
fuori del mio paese e del mio Ateneo, “La Sapienza”. Posso
dire con certezza, che è stata un’esperienza di formazione
sotto tutti punti di vista, a cominciare dalla mia partenza,
cercar casa, vivere in un altro paese, al mondo universitario.
Giunto a Madrid, una volta superato l’ostacolo della lingua,
grazie ad un corso intensivo di spagnolo, e della sistemazione logistica, mi sono recato presso la mia nuova sede univer-
sitaria dove ho regolarmente svolto il mio corso di studi. Ciò
che mi ha particolarmente sorpreso sono state le strutture
dell’università: dei veri e propri College, con a disposizione
tutto per gli studenti; dalle abitazioni, alle mense, ai campi
sportivi e biblioteche.
Le lezioni si svolgevano presso la sede centrale del campus
universitario, situato a Villanueva de la Cañada, a circa 30 minuti dalla capitale, mentre il tirocinio in una clinica polispecialistica situata a Madrid.
Durante le ore del tirocinio ho potuto assistere ad interventi
di chirurgia sul piede, perché ricordiamo che in Spagna i podologi possono effettuare anestesie locali e interventi, come
previsto dal loro profilo professionale, ed io partecipavo attivamente a quella che era la podologia di mia competenza,
con assistenza podologica, effettuata dallo studente direttamente sul paziente, sempre controllato da un tutor.
Ho potuto osservare che i colleghi, per quanto riguarda lo
strumentario e il riunito podologico, non sono all’avanguardia come in Italia e, parlando, è emerso che noi disponiamo
di attrezzature più conformi alle esigenze lavorative. Loro lavorano usando tronchesi e bisturi e si sono mostrati interessati e incuriositi nell’apprendere la diversità dei nostri strumenti. Per quanto riguarda le ortesi plantari, invece, ho visto
che utilizzano sempre e solo i termoformabili e non plantari
a lievitazione.
I podologi spagnoli hanno molte opportunità di lavoro seguendo le attività sportive di qualsiasi genere. Infatti ogni
società, oltre alla figura del medico, ha introdotto anche
quella del podologo.
Per quanto riguarda la quotidianità, ogni cittadino, oltre a
disporre di un medico di base, si può avvalere della figura
del podologo che segue costantemente le problematiche
legate alle varie patologie che coinvolgono il piede, svolgendo sul territorio un’importante funzione di filtro e indirizzando il paziente che necessita di altre competenze, allo specialista del caso.
Credo che questo sia possibile poiché la figura sanitaria
del podologo esiste in questo paese ormai da più di venti
anni. Sono convinto che in Italia siamo sulla giusta strada
grazie ai successi dell’Aip.
Ci tenevo a far sapere a tutti che la nostra associazione
viene molto rispettata e che il Prof. Mauro Montesi è il simbolo della qualità della podologia italiana, stimato per ciò
che ha fatto sino ad oggi e che continuerà a fare, per la
sua tenacia, nel riuscire a far emergere questa professione del nostro paese. I
22
153setott08
ilPodologoinmedicina
Alcuni recenti episodi devono suonare come un campanello
d’allarme per tutti i podologi che hanno a cuore il proprio
ruolo all’interno del mondo sanitario.
AIP
Con gadget e “ammuine” varie
non si difende la professione
a qualche anno, come ormai è noto, nella comunità della podologia italiana si discute spesso - e
lo si è fatto anche in questo numero della rivista di unità di intenti e di superamento delle divisioni.
Ma alle parole, anche questo ormai è noto, non seguono
mai i fatti. Anzi, ultimamente, alle belle intenzioni seguono
dei “misfatti”.
Nelle poche righe che seguono, dunque, vorrei proporre, ai
tanti podologi e non podologi che, ci leggono, una riflessione che partendo da
qualche episodio apparentemente marginale (ma solo ad un occhio ingenuo o disattento), arriva al cuore della questione:
quale modello di associazionismo merita la
nostra professione?
Una prima vicenda, che ci ha lasciato di po’
stucco, è quella che viene documentata da
una delle foto che qui pubblichiamo.
Vedendo la borsa in tela blu, più simile ad un
gadget da parrucchiere che da congresso
scientifico, con il nome di un nostro collega
podologo, posturologo, podoiatra, specialista
del piede sportivo, presidente di una società
scientifica (e qui ci fermiamo perché non basterebbe lo spazio che ci ha concesso il tipografo) non credevamo ai nostri occhi.
Al di là delle considerazioni sull’opportunità e sulla correttezza per un professionista sanitario di farsi della pubblicità con
strumenti di marketing che poco hanno a che vedere più con
il commercio che con il settore della medicina, i dubbi si
moltiplicano in merito all’altisonante denominazione “Clinica
del piede” utilizzata per un normale studio podologico.
Se il nostro gestisce una “Clinica del piede”, quali sono i dati epidemiologici delle patologie riscontrate durante la sua
attività; quanti casi chirurgici sono stati effettuati e con quali risultati, quanti e quali tipi di trattamenti per la cura del piede doloroso sono state utilizzati nella struttura, e con quali risultati? E volendo rimanere nell’ambito della podologia sportiva sarebbe curioso conoscere i dati sul numero degli atleti
curati ed assistiti, quali discipline svolgevano, per quali patologie e, anche in questo caso, dato che di una “Clinica”
che stiamo parlando, sarebbe utile tirare fuori dei numeri,
dei dati e degli studi.
Non vorremo mancare di rispetto al collega, ma ci sembra
che dal punto di vista tecnico-scientifico si faccia tanta ammuina. Per chi non lo sapesse, o per chi vive al nord, il “fa-
Giovanni Pepè
Vicepresidente Aip
D
cite ammuina” era l’ordine
che veniva impartito, al tempo
dei Borboni, nelle navi militari
del Regno delle Due Sicilie quando c’erano visite a bordo da
parte di alte autorità. Per far vedere che ci si impegnava, a
quel comando i marinai si mettevano a correre su e giù per
la nave, anche se non c’era da fare nulla.
Ci sembra, per concludere, che al di là dei titoli autoreferenziali, non si fa niente di più di quello che svolgono ogni giorno,
onestamente e con impegno, centinaia di podologi italiani.
Invece, coloro che dicono di volersi impegnare per far crescere la categoria, di cose da fare ne avrebbero tante. A cominciare dalla lotta all’abusivismo, che dilaga sia su internet
che per le vie delle nostre città. Ve ne proponiamo due
esempi: un sito che propone servizi per gli anziani in provincia di Vercelli e, tra questi, insieme, “Parrucchiere, Barbiere
e Podologo”. Tanto con le forbici si taglia via tutto…
Infine, in un comune alle porte di Roma, un’estetista si “allarga” anche all’attività podologica.
Ma, a parte l’Aip, chi difende ogni giorno i podologi da tutto
questo? Chi segnala ai Nas gli abusi e ne segue le vicende
giudiziarie, con non pochi costi legali?
Certamente non chi suona la tromba e grida a squarciagola
“facite ammuina”. I
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ilPodologoinmedicina
153setott08
parlano i podologi
Per me fare il podologo
è garantire ai pazienti
il massimo dell’assistenza
Giuseppe Raffa
coordinatore
editoriale
L’intervista a Giuseppe Bello, giovane podologo a Miggiano, in provincia di Lecce,
che ha scelto la professione dopo una discussione polemica con un tecnico ortopedico.
“Tre - dice - sono le cose da fare per far migliorare la podologia: combattere l’abusivismo,
puntare sulla formazione e inserirla nel Sistema Sanitario Nazionale”
L
a seconda puntata della rubrica dedicata alla podologica italiana e ai protagonisti di questa professione, fa
tappa a Miggiano, in provincia di Lecce, dove
Giuseppe Bello, giovane podologo di 27 anni ci ha raccontato la sua esperienza.
In quel momento mi resi conto dell’assoluta necessità di intraprendere un percorso formativo di livello universitario.
Una volta tornato, durante una ricerca sulle facoltà italiane,
mi sono imbattuto nel sito de “La Sapienza” e ho letto il profilo sanitario del podologo che mi colpii da subito per la sua
estrema specificità. Successivamente ho approfondito la ricerca e i dubbi sono diventate certezze: avevo trovato una figura professionale che mi incuriosiva molto e mi permetteva di avere una forte autonomia. Dunque, ora approfitto di
quest’occasione per ringraziare quel tecnico ortopedico che
quel giorno ha scosso il mio orgoglio e mi ha fatto capire che
la strada giusta da seguire era quella della podologia.
Dove ti sei laureato?
Ho conseguito la laurea in Podologia nel 2006 presso la II
Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università “La Sapienza”
di Roma. Quest’anno ho conseguito un Master in Posturologia
presso la I Facoltà di Medicina e Chirurgia de “La Sapienza”.
Giuseppe Bello
Cosa ti ha spinto a fare il podologo?
L’arroganza di un tecnico ortopedico mi ha spinto ad intraprendere la strada della podologia. Lavoravo nell’azienda di
famiglia - un’officina ortopedica - e in occasione di un corso ECM tenutosi a Bologna nel 2003, a cui doveva partecipare mio fratello in qualità di tecnico ortopedico, mi capitò di
parlare con un suo collega e dovendolo, ahimè, contraddire
in più occasioni alla luce dell’esperienza vissuta nella mia
impresa, mi invitò a non esprimere la mia opinione in quanto non titolato a farlo.
Cosa ti è rimasto dentro di quel periodo di formazione?
Sono già passati quasi due anni dalla laurea, ma ricordo il primo giorno di università come se fosse ieri. In nostro è stato un
corso frequentato da ottimi studenti, ma spesso soggetto a
sane rivalità all’interno del gruppo. Questo, paradossalmente,
ha giocato a nostro vantaggio perché ci ha permesso di avere a fine percorso un’ottima preparazione teorica e pratica.
In quegli anni i momenti di difficoltà non sono mancati: le incomprensioni e le incertezza sono state tante, ma anche i bei
ricordi, che non dimenticherò mai, non sono certo mancati. Ho
ancora in mente il primo periodo, forse quello più duro: mi chiedevo se sarei mai riuscito ad arrivare fino in fondo. Poi, grazie
al sostegno di persone a me care e anche grazie all’aiuto dei
miei colleghi di corso, che con l’occasione voglio ringraziare,
sono riuscito a centrare l’obiettivo che mi ero prefissato.
Quando hai aperto il tuo studio e quali ostacoli hai incontrato?
Ho aperto lo studio a dicembre 2007 e, fortunatamente, non
ho incontrato grossi problemi burocratici per ciò che riguarda le autorizzazioni igienico-sanitarie. L’Asl del territorio, per
mia buona sorte, ben conosceva le normative e le procedu-
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ilPodologoinmedicina
parlano i podologi
Gli interni
dello studio
di Giuseppe
Bello
re da seguire, al contrario di quanto mi ero immaginato.
Alcune difficoltà, anch’esse superate, si sono presentate con
l’Agenzia delle Entrate in quanto riteneva che la mia era
un’attività artigianale, dando alla figura del podologo un inquadramento non appropriato. In quel caso l’Aip - che ringrazio - mi ha supportato dandomi i riferimenti legislativi che
mi hanno permesso di risolvere il problema.
Ci descrivi il tuo studio?
Il mio studio ha una superficie totale di circa 120 mq, composto da sala d’attesa, un ufficio, due bagni, di cui uno attrezzato per disabili, laboratorio e un ambulatorio di podologia.
L’ambulatorio è provvisto di varie strumentazioni di indagine
quali: podoscopio, pedana baropodomtrica e stabilometrica,
spinal mouse, mini doppler, biotesionmetro.
Sono presenti all’interno una zona dedicata all’attività podologica ed alle medicazioni, una alle visite e un’altra alla sterilizzazione, attrezzata di imbustatrice e autoclave. Per concludere è presente un ufficio provvisto di un programma di
gestione delle attività podologiche.
Considerato che lo studio è attivo da poco tempo non mi è
necessario il supporto di un assistente in quanto riesco a
svolgere da solo tutte le attività dell’ambulatorio.
Raccontaci la tua giornata quotidiana da podologo?
Apro lo studio alle 8.00 e, in attesa del primo paziente delle
9.00. preparo la strumentazione ed eseguo la lavorazione in
laboratorio delle ortesi. Trascorsa la prima parte della giornata che si conclude alle 12.30 si ricomincia l’attività alle 15.00
fino alle 18.30. Come detto in precedenza considerato che il
mio è un ambulatorio attivo da meno di un anno, si alternano periodi di calma che mi consentono di fare quelle attività
di preparazione necessarie a svolgere al meglio il mio lavoro
come la sterilizzazione dello strumentario o preparare le consegne della giornata. Nonostante ciò gli imprevisti non mancano e qualche volta la giornata si prolunga oltre il previsto.
Ma va bene così: l’assistenza al paziente prima di tutto.
La tua città e la podologia. Che rapporto c’è con il luogo dove lavori, con i tuoi pazienti, con i medici di famiglia e con gli altri professionisti sanitari?
La figura del podologo nella mia città e nel Salento era del
tutto sconosciuta o quasi. Spesso chi aveva sentito parlare
del podologo lo inquadrava come colui che nella sua attività
svolgeva essenzialmente le escissioni delle ipercheratosi, a
cominciare dai medici di famiglia.
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ilPodologoinmedicina
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parlano i podologi
Per questo sto cercando di sensibilizzare la classe medica,
iniziando dai medici di base, fino ai dirigenti delle Asl.
Compito abbastanza arduo visto che, spesso, finisco per
scontrarmi con qualche medico che cerca di limitare la mia
autonomia professionale e cerca di sminuire, senza riuscirci, la figura del podologo.
Quello che a me sta più a cuore è il rapporto con i miei pazienti perché, alla fine, sono loro a scegliere dove curasi. Il
mio compito è garantirgli il massimo dell’assistenza, anche,
là dove si renda necessario, in collaborazione con altri professionisti sanitari. Questi sforzi, tuttavia, stanno incominciando a dare i primi frutti e questo mi rincuora e mi sprona
a proseguire e a guardare sempre avanti.
Secondo te l’Aip quale iniziativa potrebbe avviare per
migliorare la podologia in Italia?
Per migliorare la podologia in Italia le cose da fare da fare sono tre. La prima cercare di eliminare l’abusivismo che dilaga,
Centro storico di Miggiano
ovviamente questo anche con il supporto
attivo di noi professionisti che abbiamo
l’obbligo morale di segnalare i casi sospetti all’Associazione ed intervenire nel
momento in cui si viene a conoscenza di
anomalie o abusi; questo nell’interrese
della categoria e dei nostri pazienti.
La seconda è di puntare molto sulla formazione, requisito, secondo me, fondamentale per poter far emergere la figura
del podologo, assicurandogli sempre più
autonomia.
Miggiano - Piazza Giovanni Paolo II
Terza e ultima cercare il convenzionamento degli ambulatori con il Sistema sanitario nazionale. Questo, a mio avviso, permetterebbe a noi nuove opportunità, ai pazienti porterebbe il vantaggio di avere una migliore assistenza podologica, oggi in alcune parti
d’Italia del tutto inesistente, e al SSN di ottimizzare le risorse attraverso la prevenzione, con la possibilità concreta di
risparmiare.
Dai dei suggerimenti agli studenti in podologia che vogliono intraprendere la tua strada dopo la laurea.
Il consiglio che mi sento di dare agli studenti di podologia è
quello di sfruttare al massimo il
percorso universitario e le risorse messe a loro disposizione
perché, cosi facendo, pongono
solide basi alla propria competenza, presupposto fondamentale per affrontare con sicurezza le problematiche della
vita professionale futura.
Inoltre, si deve fare particolare attenzione, dopo la laurea, all’aggiornamento ECM, considerato
che la medicina è una scienza in
continua evoluzione. I
La “Cunella” di Miggiano
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ilPodologoinmedicina
La responsabile di un Istituto religioso della provincia di Trento
ha ringraziato pubblicamente l’Associazione per le cure che sono
state prestate da alcuni giovani volontari agli ospiti della struttura.
AIP
Assistenza ad anziani indigenti.
Apprezzata l’opera
dei podologi a Folgaria
azione dell’Associazione mirata a diffondere la figura professionale del podologo ha conseguito un
altro importante risultato.
Lo scorso settembre è giunta negli uffici dell’Aip una lettera di ringraziamento, che pubblichiamo qui integralmente, a firma della responsabile dell’Istituto Suore Sacra
Famiglia “Casa S.Maria” di Colpi di Folgaria, in provincia di
Trento. Un attestato di grande affetto e riconoscenza da
parte della religiosa, Suor Fidalma Parpagiola, la quale, a
nome di tutte le sorelle, ha voluto ringraziare l’Associazione
per avere inviato come volontari due studenti dell’ultimo
anno in podologia, Enrico Bertoncelli e Serena Taddei.
La missiva, indirizzata al Presidente Mauro Montesi, è una
chiara testimonianza della bontà del lavoro impostato
dall’Associazione. Come per gli Special Olimpics, fa conoscere all’esterno la podologia e la qualità dei suoi giovani,
coinvolti in esperienze di volontariato, e allo stesso tempo li
gratifica facendo ben emergere quanto sia necessaria ed
utile questa professione per il benessere degli anziani e di
tutti quei soggetti più fragili o maggiormente esposti a patologie podaliche.
“Ancora una volta - commenta il presidente Mauro Montesi l’iniziativa dell’Aip. ha colto nel segno. Si tratta di una testimonianza non banale ma di grande rilievo sull’ottima formazione che i giovani ricevono all’Istituto Podologico, ma anche
sull’entusiasmo, attaccamento alla professione e spirito di
sacrificio che essi acquisiscono. Un grazie, quindi, alle Suore
della Casa Santa Maria per le cortesi parole, ma un grazie
anche ai due studenti - Enrico Bertoncelli e Serena Taddei che nel mese di agosto hanno passato buona parte delle loro ferie lavorando ed anche perfezionando il loro tirocinio”.
È più utile questa piccola storia a illustrare l’utilità della podologia, soprattutto in quella provincia italiana che ancora
non conosce bene chi è e cosa fa il podologo, rispetto alle
tante manifestazioni e convegni pseudo scientifici che mirano soltanto a raccogliere iscrizioni ed euro in cambio di punti Ecm.
Questa lettera dimostra ancora una volta che ci si deve “sporcare le mani”, che la podologia potrà avere un ruolo da protagonista in una nuova sanità, più vicina al cittadino, solo se sarà in grado di calarsi in quelle esperienze in cui vi è bisogno e
sofferenza. Solo così potrà farsi conoscere e, soprattutto, potrà misurarsi con una domanda di salute e benessere che proviene dalla parte della popolazione più debole. I
Benedetto
Leone
Responsabile
comunicazione Aip
La lettera di
Suor Fidalma
e, sotto,
un’immagine
della Casa
S.Maria
L’
Il testo della lettera
Gentilissimo Prof. Mauro
Montesi, voglio ringraziarla
per averci mandato i suoi due
studenti, Enrico Bertoncelli e
Serena Taddei, presso la nostra struttura a mettere in pratica ciò che hanno appreso a
Roma.
La necessità di avere sul territorio professionisti preparati è
tanta perché purtroppo, finora, i nostri ospiti e noi suore non
abbiamo potuto curare adeguatamente le patologie del piede che ci affliggono da anni. Fino ad ora non conoscevamo
la figura del podologo.
Auspico che si possa continuare questo tipo di esperienza
utilissima e preziosa soprattutto per gli anziani ospiti di questa casa.
Con riconoscenza La ricorderemo nelle nostre preghiere.
Suor Fidalma Parpagiola
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ilPodologoinmedicina
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l’archivio racconta
1980, la Regione Lazio punta
sulla formazione in podologia
L’iniziativa sembra essere piaciuta a tanti lettori, giovani
e non. La nuova rubrica dedicata all’archivio fotografico
dell’Associazione italiana podologi, inaugurata nell’ultimo
numero nella rivista, ha riscosso elogi sia dai podologi
“di lungo corso” sia da chi si è affacciato alla professione
da pochi anni.
È stato apprezzato, crediamo, lo sforzo della redazione
di condividere, con chi ci legge, la storia di questa giovane
professione e di un’organizzazione, l’Aip, che si è spesa
in più di trent’anni di attività per collocarla nell’ambito
della sanità italiana e difenderla da chi voleva
marginalizzarla. Una storia ancora poco conosciuta,
ma che merita di essere diffusa e “resa comune”
(e, dunque, comunicata).
Continuiamo, allora, a sfogliare l’album di “famiglia”
dell’Associazione
per fermarci al 1980,
anno in cui viene
raggiunto un grande
traguardo: la nascita
della Scuola triennale
in podologia.
In quel periodo,
infatti, la Regione Lazio,
sotto la spinta dell’Aip,
trasforma il ciclo
annuale di formazione
in un percorso lungo
tre anni, più complesso
ed articolato, con
le sue tremila ore
di lezioni teoriche e pratiche.
Le foto che pubblichiamo si riferiscono
alla visita dell’on. Giulio Santarelli,
all’epoca presidente della Giunta regionale
Lazio, ai “gloriosi” locali di via Tuscolana,
che ospitavano la Scuola di podologia.
Da queste immagini traspare l’orgoglio
e la soddisfazione del presidente
dell’Associazione, Mauro Montesi,
e degli altri podologi, già allora
consapevoli di aver fatto un primo, grande, passo verso la costruzione
di un profilo di professionista sanitario moderno e al servizio dei cittadini. I
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ilPodologoinmedicina
Nell’appuntamento di Portonovo di Ancona, svolto lo scorso 3 e 4
ottobre, si sono discussi anche le questioni legate all'integrazione
degli insegnamenti e all'efficacia della didattica.
formazione
XI Conferenza dei corsi
universitari: ipotizzata una
laurea sperimentale in podologia
Angelo
Marseglia
Vicepresidente Aip
er l’undicesimo anno si è celebrata la Conferenza permanente delle classi di laurea delle
professioni sanitarie, meeting di riflessione e di dibattito nato negli anni ’90 grazie all’intuizione dei centocinque soci fondatori, tra cui Mauro Montesi in rappresentanza dell’Aip,
che avvertivano, all’epoca, l’esigenza d’incontrarsi e costruire insieme i nuovi corsi di studio universitario, consapevoli dell’inesperienza di molti docenti nell’ambito della formazione delle professioni sanitarie e della necessità di indicare linee di comportamento a tutte le sedi formative
perché nascesse un insegnamento il più omogeneo possibile.
Nel tempo sono state oggetto di quest’azione di coordinamento i Diplomi universitari prima, i Corsi
di laurea poi e, successivamente, quelli di Laurea specialistica, ora magistrale, numerosi Master, i
Dottorati di ricerca, i concorsi per ricercatore e per professore dei settori dedicati alle professioni
sanitarie, sino alla formazione di alcune società scientifiche e di alcuni Collegi di docenti.
La Conferenza, presieduta dal nuovo Rettore dell’Ateneo “La Sapienza”, il prof. Luigi Frati, è articolata in Commissioni nazionali, una per ogni tipologia di corso di laurea, ed i rispettivi Presidenti,
docenti universitari, e vicepresidenti, provenienti dal Servizio sanitario nazionale, costituiscono la
Giunta nazionale che si caratterizza quale cabina di regia dell’azione di coordinamento.
P
L’edizione 2008
Anche quest’anno la Conferenza permanente delle classi di laurea delle professioni sanitarie si è riunita nello splendido scenario di Portonovo
di Ancona per discutere di alcuni dei temi centrali della formazione universitaria come l’integrazione degli insegnamenti e l’efficacia della didattica.
Nella mattinata del venerdì, 3 ottobre, si è lasciato spazio alle varie
Commissioni nazionali dei corsi di laurea delle professioni sanitarie.
Purtroppo la commissione nazionale dei podologi quest’anno ha riscontrato una scarsa presenza dei rappresentanti dei undici Atenei italiani
dove si svolgono i corsi di laurea. Basti pensare che i presenti erano soltanto il prof. Marco Cavallini in qualità di presidente e chi scrive questa
nota, in qualità di rappresentante dell’Associazione italiana podologi.
Nell’incontro si è discusso in particolar modo in merito alla distribuzione dei sessanta crediti formativi universitari (CFU) che spettano ad ogni
corso di laurea e sulla loro suddivisione:
• I anno: 10 cfu per le attività professionalizzanti; 5 cfu per il tirocinio e 45 cfu per le attività formative di base;
• II anno: 30 cfu per le attività professionalizzanti; 20 cfu per il tirocinio e 10 cfu le attività formative di base;
• III anno: 20 cfu per le attività professionalizzanti; 35 cfu per il tirocinio e 5 cfu per le attività formative di base.
L’esterno del
Centro Congressi
“La Fonte” di
Ancona
Una laurea specialistica in podologia realmente utile alla qualità della salute della popolazione
La Commissione si è soffermata su un tema ultimamente molto dibattuto quale quello della laurea specialistica di secondo livello. Nell’analisi è emerso che, in generale, è poco professionalizzante per tutte le classi di laurea e troppo improntata sul profilo manageriale e di coordinamento.
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ilPodologoinmedicina
153setott08
formazione
L’esterno del
Centro Congressi
“La Fonte” di
Ancona
In teoria l’acquisizione di tale titolo, secondo la legge n.270 del 2004, consentirebbe al professionista di accedere ai master di II livello, non ancora attivati, e di intraprendere la carriera universitaria, iniziando dal dottorato di ricerca, come previsto anche dalla Legge finanziaria 2007, n. 244.
Il prof. Cavallini, dal canto suo, ha proposto un biennio
sperimentale di laurea specialistica sulla base di quelli
che sono il core competence ed il core curriculm del podologo, valorizzando, quindi, quelle che sono le abilità
della figura professione di podologo.
Si è allegato alla proposta anche un modello di piano di
studi. Probabilmente non è questo il momento politico
migliore per avanzare questa proposta, visto che i fondi
universitari sono insufficienti per nuovi docenti destinati alla formazione di master e lauree specialistiche, ma
certamente era indispensabile avviare un processo di
confronto allargato su un’articolazione di formazione
specialistica per il settore della podologia che possa essere, speriamo un giorno non molto lontano, realmente
utile per migliorare la qualità della salute dei cittadini.
Da sottolineare, purtroppo, la scarsa partecipazione alla
discussione anche degli altri colleghi coordinatori dei corsi di laurea in podologia.
Ricordiamo la Conferenza è composta esclusivamente dai presidenti dei corsi di laurea e dai coordinatori. Incontrarsi significa confrontarsi e tirar fuori nuove proposte strategiche insieme a tutte le altre commissioni.
Le altre proposte
La sessione pomeridiana è stata ricca di relazioni e di discussioni di alto livello. La dott.ssa Luisa
Saiani, segretaria generale della CPCLPS e coordinatrice degli infermieri dell’Università di Verona
ha centrato un problema importante relativo ai corsi integrati dei diversi corsi di laurea e, cioè, il
fatto che la verifica degli insegnamenti in comune e, quindi, integrati non viene effettuata nello
stesso giorno dall’insieme dei docenti, ma al contrario, ognuno, singolarmente stabilisce delle
specifiche prove. Ed, essendo queste verifiche spesso dei semplici quiz, l’interdisciplinarità dell’insegnamento è praticamente assente.
Dopo, esaustivo e carico di contenuti, vi è stato l’intervento del prof. Andrea Lenzi, presidente del
Consiglio Universitario Nazionale (CUN), il quale ha sottolineato l’importanza della propedeuticità
degli insegnamenti, proponendo lo sbarramento obbligatorio degli esami proprio per evitare che
gli studenti possano trascinarsi negli anni finali gli esami fondamentali.
Nella mattinata di sabato, 4 ottobre, è stata di straordinaria arricchimento la relazione del prof.
Alfred Terone dell’Università di Udine, il quale si è soffermato sull’efficacia dei “Progress Tests”
(PBL) già attivi negli Stati Uniti dal 1970 e solo dal 2004 utilizzati in Italia.
È un modo unitario e progressivo per valutare l’apprendimento degli studenti sia in ambito didattico che di tirocinio. Nella facoltà di medicina della sua università viene effettuato un test ogni fine anno comprendente trecento quesiti a risposta multipla - cinque di solito - di cui uno esatto.
Considerando ogni risposta sbagliata con un punto di penalità si evitano, così, risposte casuali e
fortuite. Questo metodo consentirebbe di verificare la reale preparazione dello studente perché lo
obbligherebbe a dare esclusivamente risposte esatte. Sulla base di questo esempio nasce la proposta, da parte del dott. Paolo Pillastrini, presidente della Commissione dei fisioterapisti, di adottare questo metodo anche per le professioni sanitarie, partendo da un numero minimo di domande pari a 150. Infine, si è passati agli interventi preordinati tra cui è opportuno segnalare quello
del prof. Cavallini, il quale ha analizzato la reale situazione della laurea specialistica e l’inquadramento del podologo, terminando la sua relazione con la proposta, già discussa in commissione
e illustrata prima, di improntare una laurea specialistica sperimentale per podologi.
La Conferenza ha accolto le iniziative discusse nelle due giornate e ha deciso di inserire tra i primi punti dell’ordine del giorno del prossimo meeting questa iniziativa che susciterà, certamente,
grande interesse in tanti podologi italiani che guardano alla laurea di secondo livello come un’occasione di crescita culturale e professionale nell’ambito della ricerca e dell’insegnamento universitario. I
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ilPodologoinmedicina
Lo studio analizza una serie di casi in cui la patologia è stata trattata
attraverso la realizzazione ed applicazione di ortesi plantari funzionali.
congresso AIP ‘08
Il Piede piatto da disfunzione
del tendine tibiale posteriore
Giulio V. Zanetti
podologo Aip
elle “linee guida” dell’American College of Foot and
Ankle Surgery (A.C.F.A.S.) la definizione di Piede piatto viene indicata come quella condizione che, a seconda degli stadi in cui viene diagnosticata, può dare luogo a sintomatologia con intensità da grado lieve a grado medio negli
stadi di Piede piatto flessibile (non rigido), sino ad essere di
grado invalidante negli stadi Piede piatto rigido. Il Piede piatto
è spesso accompagnato da alterazioni e dolore dei tessuti
molli, in particolare della fascia plantare, della zona retro-malleolare mediale e posteriore del calcagno, nonchè metatarsalgie. La diagnosi differenziale nel piede piatto dell’adulto comprende la distinzione fra piede piatto rigido e non rigido con o
senza alterazioni del tendine tibiale posteriore, deformità posttraumatiche, artritiche o iatrogene, coalescenza tarsale, piede
di Charcot e piede piatto neuro-muscolare. Per definire un
Piede piatto è necessario riscontrare la presenza di uno o più
dei segni seguenti nell’esame obiettivo e radiografico:
1. diminuzione della volta longitudinale con sprofondamento
o verticalizzazione dell’astragalo, rilevabile con esame radiografico. (Figura 1)
N
Figura 1. Immagine radiografica di Piede piatto, con sprofondamento dell’astragalo, aumento dell’angolo astragalo calcaneare (TC), abbassamento della volta mediale e del 1° metatarsale (TMT) e conseguente diminuzione dell’inclinazione al suolo del calcagno.
2. eversione o valgismo del calcagno con una curvatura del
Tendine di Achille (sindrome di Helbing), espansione dei
tessuti molli con esposizione laterale delle dita e abduzione dell’avampiede. (Figura 2)
Figura 2. Esame obiettivo nella visita podologica in ortostatismo su podoscopio, con riscontro del segno di Helbing, allargamento dei tessuti molli lateralmente e parziale esposizione delle dita con abduzione dell’avampiede.
Piede Piatto o Piede pronato?
La definizione di Piede piatto è stata recentemente sostituita da alcuni autori con il termine di Piede iperpronato o con
Pronazione anomala, altri autori considerano il Piede piatto
nel contesto delle Sindromi pronatorie. In sintesi nel Piede
piatto vi è una anomala pronazione, ricordando che la pronazione è un momento fisiologico nello svolgimento del passo, nelle cui fasi l’articolazione sotto-astragalica si muove su
tre piani di movimento dando luogo a pronazione e supinazione, che si susseguono in modo armonico. Nel Piede piatto questo movimento di alternanza non si evidenzia in quanto l’unico movimento che esegue il retropiede è quello della
pronazione durante la fase di appoggio al suolo con assenza o diminuzione della posizione supinatoria.
Testi di riducibilità del Piede piatto
La riducibilità o meno del Piede piatto è un dato importante
che necessita di essere rilevato per la scelta del trattamento sia esso ortesico oppure chirurgico. È un’eventualità che
viene rilevata con il Jack test (o manovra di Windlass ) e consiste nell’estensione dorsale dell’alluce forzata sottocarico
per verificare l’innalzamento della volta mediale e la funzione di scorrimento articolare.
Piede Piatto da disfunzione
del Tendine Tibiale Posteriore
Una delle cause che concorrono ad instaurare un Piede piatto doloroso è la cosiddetta disfunzione del tendine tibiale posteriore, affezione di tipo degenerativo tipicamente monola-
31
ilPodologoinmedicina
153setott08
congresso AIP ‘08
Figura 5. L’ingrossamento del tendine tibiale posteriore è visibile nella regione
retromalleolare e lungo il decorso distale in sede mediale.
52% dei soggetti esaminati con Piede piatto da disfunzione
del tendine tibiale posteriore vi erano pazienti con diabete,
obesità e ipertensione arteriosa.
Classificazione della disfunzione
del tendine tibiale posteriore.
La classificazione secondo Mueller della disfunzione del tendine tibiale posteriore prevede quattro cause eziopatogenetiche: 1) evento traumatico, 2) evento patologico di tipo reumatico, 3) rottura idiopatica, 4) alterazione funzionale secondaria principalmente da sinovite, stenosi, elongazione delle
fibre di collagene.
Figura 3. Test di Kirby per la valutazione del tendine tibiale posteriore.
terale e con diversi stadi di alterazione tendinea. Questa affezione è generalmente progressiva e secondaria ad alterazioni di varia natura e che tende con frequenza, se non viene instaurato un trattamento adeguato, a progredire da una
situazione di Piede piatto non rigido ad una di Piede piatto
rigido. Alcuni autori ritengono che questa diagnosi dovrebbe
essere posta con cautela e comunque non disgiunta dalla ricerca di eventuali alterazioni biomeccaniche, inoltre in uno
studio del 1992 di Holmes e Mann hanno riportato che nel
Figura 4. L’osservazione del retropiede evidenzia il collasso mediale del piede
sinistro ed un allargamento dei tessuti molli lateralmente.
Test di valutazione dell’integrità
del tendine tibiale posteriore.
Può essere necessario oltre che utile un riscontro dell’integrità del tendine tibiale posteriore che si effettua eseguendo
il test proposto da Kirby. L’esaminatore afferra il retropiede
posizionando il dito indice ed il dito medio lungo il decorso
retro-malleolare del tendine e premendo nel contempo medialmente con l’altra mano l’avampiede, al fine di percepire
il grado di contrazione o di lassità tendinea. Se correttamente eseguito questo test può avere significato prognostico di
lesioni tendinee.
Trattamento del Piede piatto da disfunzione del
tendine tibiale posteriore con ortesi plantari funzionali
Numerosi sono gli autori che pongono come indicazione le
ortesi plantari funzionali per il trattamento conservativo del
Piede piatto da disfunzione o meno del tendine tibiale posteriore.
Secondo la nostra esperienza le ortesi plantari funzionali introdotte da Root e le successive integrazioni proposte da
Kirby consentono di ottenere buoni risultati per la regressione di questa patologia. Merton Root e colleghi podoiatri
U.S.A. hanno il merito di avere introdotto a partire dagli anni ‘60 una precisa metodologia per l’esame biomeccanico,
basata sui cosiddetti criteri di bionormalità. Merton Root con
i colleghi del California College of Podiatric Medicine ha allo
stesso tempo introdotto la teoria della “posizione neutra”
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al piede sinistro, all’esame obiettivo in carico evidenzia sul
piano frontale le deformità delle dita con abduzione dell’avampiede Sinistro. L’osservazione del retropiede in carico
consente di rilevare un collasso mediale nel piede sinistro,
con una prominenza del malleolo mediale ed una espansione dei tessuti molli lateralmente.
Figura 6. Medial Heel Skive Technique di Kirby. La sfaccettatura del calcagno può variare in base al grado di spinta che le ortesi plantari funzionali devono esercitare sul retropiede. Nella prima fila in alto raffigurazione dei calchi con
sfaccettature rispettivamente di 2, 4, 6, 8 mm. Nella seconda fila in basso si
evidenzia la speculare angolazione riprodotta all’interno dell’alloggiamento calcaneare nelle ortesi plantari funzionali.
dell’articolazione sotto-astragalica nei concetti di ricerca di
cause di alterazioni patologiche del piede.
Ortesi Plantari Funzionali di Root
Come è ampiamente noto le ortesi plantari funzionali di Root
devono essere realizzate con un calco tridimensionale del
piede ottenuto mantenendo il piede in sospensione, ricercando la posizione neutra dell’articolazione sotto-astragalica
e forzando l’articolazione medio-tarsica in pronazione.
Presentazione di un primo caso
Paziente di sesso femminile, età 75, deformità delle dita con
alluce valgo e 2° dito sub-lussato sovrapposto al 1° bilateralmente. Alla visita viene riferita diagnosi medica di teno-sinovite confermata dal referto di una risonanza magnetica,
tarsalgia con dolore acuto in sede retro-malleolare mediale
Presentazione di un secondo caso
Paziente di sesso maschile, età 18, riferisce tarsalgia mediale acuta al piede destro insorta dopo un trauma sportivo.
L’esame obiettivo consente di rilevare una pronazione anomala con segno di Helbing bilaterale e l’espansione dei tessuti molli lateralmente. È rilevabile obiettivamente un parziale ingrossamento del tendine tibiale posteriore, con parziale
ridotto scorrimento percepito con il test di Kirby.
Trattamento con Ortesi Plantari funzionali di Root
e con modificazioni di Kirby
Per entrambi casi presentati sono state ritenute valide le indicazioni per un trattamento con ortesi plantari funzionali,
confortato successivamente dai risultati e benefici riscontrati per entrambi i pazienti. Per la paziente di 75 anni l’indicazione consentiva il trattamento con ortesi plantari funzionali
di Root, essendo il piede piatto secondario ad una chiara alterazione biomeccanica e che successivamente deponeva
per un evento artritico stante le deformità strutturate nell’avampiede e la tenosinovite insorta nel del tendine tibiale
posteriore nel piede sinistro.
Per il paziente più giovane l’evento della disfunzione tendinea era chiaramente secondario all’episodio di origine trau-
Figura 7. Calchi per la realizzazione delle ortesi plantari funzionali di Root e modificazioni di Kirby. A sinistra fotografia dei calchi di cui al caso n. 2 con
la modificazione secondo Kirby, la riga verticale sul calcagno indica la posizione in cui è stata eseguita la sfaccettatura. A destra fotografia dei calchi di cui al caso n. 1 con il normale contorno del bordo mediale calcaneare.
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medicina
Figura 8. Caso n. 1. Comparazione obiettiva dopo l’applicazione di ortesi plantari
funzionali di Root per il caso n. 1, con l’esame di cui alla precedente Figura 4.
matica nel piede destro, instauratosi su una situazione di alterazione funzionale, riscontrata con l’esame obiettivo e rilevata con un esame biomeccanico. Per questo secondo caso
essendo evidente l’indicazione per le ortesi plantari funzionali venne prescelta la metodica di Kirby. Le ortesi plantari
funzionali nei 2 casi qui presentati sono state realizzate con
materiale termoformabile in composito di carbonio con un
elemento esterno posto inferiormente nel retropiede per
coadiuvare la supinazione ed un maggior appoggio di stabilità nel retropiede.
Ortesi plantari funzionali con metodica di Kirby
Kevin Kirby già docente del California College of Podiatric
Medicine ha introdotto una modificazione nella realizzazione
delle ortesi plantari funzionali di Root, sviluppando una nuova tecnica definita “Medial Heel Skive Technique” che consiste nel modificare il calco tridimensionale con una “sfaccettatura mediale del calcagno” (Medial Heel Skive).
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1, Piccin Editore, 1999
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Piccin Editore, 2002
- L. Dragonetti, Il piede piatto, definizione e classificazione - Il Piede Piatto, Progressi in medicina e chirurgia del piede, Aulo Gaggi Editore, 1993
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Practice Guidelines Adult Flat Foot Panel American College of Foot and Ankle Surgery, 2005
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- B.M. Ribotsky, G.K. Young, Prescription Custom Foot Orthoses, Practice Guidelines
American College of Foot and Ankle Orthopedics & Medicine, 2004
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- G.V. Zanetti, Verso un protocollo di visita podologica, dall’Esame obiettivo all’Esame biomeccanico e funzionale, il Podologo in Medicina n. 85, Luglio - Agosto 1997
- G.V. Zanetti, Definizione e criteri per la realizzazione di Ortesi Plantari Funzionali con materiali compositi, 11° Congresso nazionale Aip. Il Podologo n. 5 (80), Settembre Ottobre 1996
- K.A. Kirby, Technique for testing of the Posterior Tibial/Muscle Tendon complex Foot and Lower
Extremities Biomechanics - A ten years of Precision Intricast Newsletter, Volume 2, 2002
- K.A. Kirby, The Medial Heel Skyve Technique, Improving Pronation Control In Foot Orthoses,
Journal Of American Podiatric Association - Volume 82, n. 4, April 1992
- I.Bagnoli, G. Peretti, Quale il ruolo delle indagini strumentali nella scelta terapeutica per la
patologia da anomala pronazione, Atti del Convegno “Patologia da anomala pronazione e
medicina basata sull’evidenza”, Torino 30 Novembre 2007
Figura 9. Caso n. 2. Rilevazione dopo l’applicazione di ortesi plantari funzionali con modificazioni di Kirby. Si noti l’inclinazione in varismo dell’arto inferiore con la scomparsa del segno di Helbing a destra.
Indicazioni e contro-indicazioni
delle Ortesi Plantari Funzionali
Le linee guida dell’American College of Foot and Ankle
Orthopedics & Medicine (A.C.F.A.O.M.) indicano le ortesi plantari funzionali quale trattamento nelle condizioni patologiche
indotte da numerose alterazioni biomeccaniche che siano clinicamente compatibili a questa metodica, fra queste quella
del Piede piatto da disfunzione del tendine tibiale posteriore.
Le principali contro-indicazioni sono dovute principalmente
alle richieste caratteristiche di rigidità che sono insite nei
materiali da utilizzare, in quanto le uniche ad essere ritenute efficaci per migliorare l’escursione articolare e la conseguente normale mobilità del piede, nonché attenuare o impedire il più possibile lo stress da sovraccarico e relativo
traumatismo dei tessuti molli sulle strutture scheletriche.
Le contro-indicazioni alle ortesi plantari funzionali di Kirby
sono principalmente dovute alla spinta che viene generata
sulla superficie mediale del calcagno. Sono pertanto controindicate in presenza di borsiti e talalgie, spine calcaneari e
nevriti compartimentali. In generale le ortesi plantari funzionali sono contro-indicate, stante l’evidente spinta laterale,
nelle instabilità croniche della caviglia fatto salvo l’opportuno uso di calzature appropriate che debbono contenere la
regione tibio-tarsica sino al terzo distale della gamba.
Considerazioni conclusive
Sulla base delle esperienze riportate in letteratura e della sia
pur limitata casistica dei 2 casi presentati appare evidente la
necessità di un protocollo e di una sua uniforme osservanza
che indichi chiaramente la imprescindibile integrazione dell’esame clinico con l’esame biomeccanico nella individuazione delle patologie podaliche. Sulla base delle esperienze riportate in letteratura e delle nuove tecnologie impiegate per
la realizzazione di nuovi materiali, è possibile poter indicare
l’efficacia comprovata del trattamento con ortesi plantari funzionali quale scelta terapeutica di elezione del Piede piatto da
disfunzione del tendine tibiale posteriore, sopratutto negli
stadi iniziali di questa patologia o, comunque, quando non è
necessario o possibile un intervento chirurgico. I
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