Spiritualità di coppia per una vita integrale. Cosa muove il mondo del nostro quotidiano? Breve anteprima Siamo stati a Brasilia, all’undicesimo raduno internazionale delle END, e nel luogo dove si tenevano al pomeriggio le equipe miste fra membri di diverse nazionalità (un enorme padiglione fieristico organizzato per contenere 500 e più gruppi di coppie e cs) c’era una libreria con testi scritti in brasiliano e non solo, testi quasi tutti con la coppia come tema. Erano tutti o quasi, scritti da preti e suore (con tutto il rispetto per loro, ovviamente), e la cosa ci ha fatto riflettere. Anche in Italia, provate ad andare in libreria e cercate testi scritti da coppie che parlino della spiritualità coniugale, della spiritualità di coppia, o addirittura di coppia sposata. Nell’ambito cristiano cattolico in cui più o meno convinti gravitiamo, esiste la pastorale della famiglia, quella del lavoro, quella del creato…ma non esiste la pastorale della coppia. Perché le coppie sposate non scrivono, non parlano, non testimoniano la propria vocazione, non sentono il bisogno di annunciare il proprio amore? E perché delegano questa cosa ai preti che sono celibi, e che vivono una diversa vocazione? Forse non sentono che Cristo vive nel loro amore? Risulta prezioso a questo proposito, ancora una volta, il pensiero di padre Caffarel, che in una Lettera END del 1971, parlando della comunione carnale scrive: «Riconoscere il ruolo del corpo nell’unione dell’uomo e della donna è essenziale; disprezzarlo con il pretesto di una più grande spiritualità non è una reazione autenticamente cristiana, non più peraltro dell’esaltarlo o di rinunciare ad integrare le sue esigenze». (Citazione non casuale.) SPUNTI di Riflessione per il DOVERE DI SEDERSI La coppia sposata può scoprire una propria spiritualità, e orientare la propria vita secondo questa. Con quale spirito di coppia viviamo il nostro quotidiano? I due coniugi si appassionano a questa graduale scoperta, e ne fanno il carburante del proprio percorso. Orientiamo, in modo deciso, le nostre scelte quotidiane secondo l’etica di Gesù? Le coppie scoprono che la loro spiritualità è innestata nel quotidiano, ed è sacra proprio per questo. Su questa spiritualità si fonderà anche l’amore familiare. La nostra spiritualità di coppia ci aiuta a orientare la vita familiare secondo i principi del vangelo? Infine, la coppia può comprendere che il pieno compimento dell’idea di amore cristiano è quello che lega l’intimità della coppia al destino del mondo. Quale idea di coppia e di famiglia abbiamo io e te rispetto ai dolori del mondo che ci circonda? 1 Cosa muove il mondo del nostro quotidiano? Quando ci siamo sposati, pur avendo una fede in Cristo non avevamo idea di cosa potesse essere la spiritualità di coppia, così come poi l’avremmo gradualmente scoperta. Un orizzonte che non si finisce mai di esplorare. Non esiste una vita quotidiana e, separatamente, degli spazi per la spiritualità. Esiste una sola vita ed è spirituale, nel senso che ciò che facciamo, pensiamo, diciamo ogni giorno viene dallo spirito, e secondo lo spirito và orientato. Tutto ciò che riusciamo a comprendere e a sperimentare è un dono che ci viene dato perché diventi dono da noi verso gli altri, e solo in questo caso troverà il suo pieno compimento. Parliamo di spiritualità nella concretezza e per noi due non esiste spiritualità che non sia innestata nella nostra esistenza di tutti i giorni. La spiritualità cristiana, come le scritture rappresentano ampliamente, tende a saldare cielo e terra, infatti contempla l’incarnazione di Dio in un Uomo, che dell’umanità ha assunto tutto, compresa la libertà di scelta e la ragione. Questo tema è come un’autostrada con tante uscite. Ogni uscita ci porterebbe a vedere luoghi che meritano di essere esplorati, ma ovviamente non abbiamo il tempo. Perciò il nostro itinerario è a carattere generale. Cosa intendiamo per spiritualità? L’attitudine a vivere secondo lo spirito. E cos’è lo spirito? Il termine spirito ha una etimologia complessa e stratificata nel tempo che lo definisce un principio immateriale attivo, spesso considerato immortale o di origine divina, ma possiamo ricondurne il significato più aderente al nostro linguaggio odierno con lat. spiritu(m) (da spirare ‘spirare, soffiare’), intendendo il soffio come l’essenza che dà vita e anima le persone, le idee, le relazioni. L’uomo, non c’è dubbio, è un essere vivente fatto per essere spirituale. Per avvicinarci gradualmente all’idea di spirito, potremmo citare Dante, secondo il quale è una disposizione d’animo da cui deriva un modo di essere e d’agire. Lo abbiamo sperimentato in questi anni : c’è in giro un sacco di gente che fa le scelte della propria vita perché è orientata dallo spirito, uno spirito che molti preferiscono definire etica; sarebbe a dire che ci sono molte persone che adottano comportamenti, di vita, condotte quotidiane orientate da quell’insieme di principi morali per cui l’uomo è nobile, votato al bene, incline alla giustizia e alla dignità, all’uguaglianza e alla reciprocità. Secondo questa visione non occorre necessariamente aderire ad una religione, per esempio, per essere onesti, solidali, altruisti. Per fortuna. Tuttavia, per quanto riguarda la spiritualità, la caratteristica più importante è il fatto che la persona è orientata verso Dio: l’uomo non è confinato nei suoi limiti; per natura deve uscire fuori da se stesso entrando in dialogo con gli altri esseri, e attraverso la relazione scopre Dio. Creato da Dio, è dunque attraverso di Lui che egli può giungere alla pienezza. Evidentemente uno degli ambiti dove la carenza di valori spirituali si è fatta grave, è proprio il rapporto tra uomo e donna, grazie anche al fatto che accettiamo supinamente che i giovani si formino un’idea dell’amore alla scuola di certi “guru” 2 televisivi, che passano con disinvoltura dal gossip alle aule universitarie. E nessuno dice loro che dopo l’attrazione, l’amore si educa. Tutte le relazioni interpersonali – da quelle affettive a quelle sociali – risentono di uno squilibrio profondo, e generano sempre più spesso comportamenti egoistici e chiusi, o peggio cinici e violenti. Scrive lo psicologo Ezio Aceti in un libretto intitolato “Amarsi e capirsi”: L’umanizzazione del vivere è il vero problema dell’uomo contemporaneo alle prese con molte cose da fare, con comunicazioni, con innumerevoli stimoli, ma con pochi legami veri e autentici. La tendenza però non sembra quella di investire sui legami, anzi se ne constata sempre più la fragilità e la frammentarietà.” Ciò che viene messo in discussione inoltre, non è solo il valore della relazione ma anche la sua durata nel tempo. Non sappiamo di che orientamento politico siate, ma non abbiamo timore di dirvi che la degenerazione etica di cui siamo vittime e responsabili, si è aggravata da quando la politica ha fatto proprio un terribile messaggio, e l’ha inoculato come un veleno nelle coscienze delle persone: il privato è una cosa, il pubblico è un’altra cosa! Ma come può un cristiano assumere un simile principio? Perché allora celebriamo i matrimoni (quelli religiosi come quelli civili) davanti alla comunità? Insistere continuamente sul valore dell’individuo e non della persona (etim. Individuum indivisibile, mentre persona significa essere umano), spingere all’equazione Io voglio=Io posso, contro il naturale bisogno di correlazione e di condivisione della propria natura intima, è un sistema molto subdolo ed efficace per ridurci tutti ad essere “consumatori”. Dai primi anni novanta è cominciata l’ubriacatura che ha trasferito la filosofia del business all’americana nelle relazioni umane, come se si trattasse non di know-how ( di tecniche appunto), ma di valori. E da qui il mito dello stato come azienda, della scuola come azienda, persino della famiglia come azienda. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti! La competizione per essere vincenti si è trasferita in ogni livello di rapporto, contaminando anche quelli familiari e di coppia. Non è più importante essere brave persone ( è d’uso comune la parola “buonista” che disprezza la bontà), ma vincenti. Sono vincenti le persone sicure di sé, quelli che sanno risolvere i problemi, che trovano soluzioni funzionali e pragmatiche a qualunque costo, e gli altri sembrano condannati al gregariato. Non vogliamo polemizzare su tutto, ma semplicemente segnalare l’assenza dello spirito in certi aspetti della nostra vita sociale. Andiamo a cercare la competizione e la gara nel Vangelo, forse una espressione c’è! E la merito-crazia cos’è oggi, il dominio del merito? I migliori comandano e dominano? I migliori in cosa? Ma siamo sicuri che competizione e meritocrazia siano principi cristiani? Storditi dal mito della soddisfazione dei desideri, stritolati dal rapporto produttivitàdenaro-consumo, allontanati dalla centralità del Vangelo, anche noi cristiani abbiamo dimenticato il valore che Gesù ha dato alla comunità, è necessario ammetterlo. Qual è la differenza tra una comunità tenuta insieme dall’osservanza delle regole civili, e una comunità cristiana ( nel senso che pratica l’etica di Cristo)? Qual è il valore aggiunto della comunione? 3 Tempo di crisi, crisi nel lavoro, crisi economica, crisi di valori, crisi dell’ecosistema, crisi del matrimonio, ecc. La parola assume per noi il significato di una fase della vita individuale e collettiva, particolarmente difficile da superare e suscettibile di sviluppi più o meno gravi. Eppure viene dal gr. krísis da cui vengono ‘separazione, scelta, giudizio’. Significa che quando siamo in crisi occorre fare discernimento e operare delle scelte che ci portino fuori dal disagio, verso un orizzonte nuovo. Significa che la crisi si può utilizzare per riesaminare cosa è bene e cosa è male. Possiamo immaginare che lo spirito possa tornare a guidare il nostro cammino? Sì, a condizione che riusciamo a fare una lettura sapienziale della crisi. Ogni crisi può diventare un’opportunità, un’occasione, l’inizio di un nuovo ciclo. La crisi mette a nudo la nostra fragilità, ci costringe a mostrarci come realmente siamo, evidenziando i nostri limiti. Pensiamo ai momenti di crisi in coppia, quando il confronto – a volte lo scontro – rende palesi i nostri limiti. Una volta evidenti i nostri difetti, possono emergere finalmente libere e vere, le nostre qualità. E si può ripartire. Come dopo un litigio in coppia. La crisi ridimensiona. Pensiamo ancora al nostro rapporto con l’ambiente, la natura, il paesaggio: è evidente che abbiamo sbagliato a considerarci la parte più preziosa della creazione, esseri superiori a tutto il resto, capaci di gestire con la coscienza umana le sorti della natura. Non è così, se vogliamo salvare il salvabile dobbiamo umilmente affrettarci a considerare che siamo un tassello di un mosaico. La crisi rivela l’essenziale. Obbligandoci a rinunciare al superfluo, restituisce l’essenziale alla nostra vita, e ci fa riconsiderare le cose materiali secondo il loro valore vero, gli errori di valutazione enormi, fatti nel dare centralità all’effimero per tenere in piedi l’economia dell’avidità senza limiti. Perché per dirvi cos’è per noi la spiritualità di coppia, vi stiamo parlando di crisi? Perché è questo il naturale percorso per dichiarare di quale spiritualità stiamo parlando, da quale spirito è animata e da dove viene questo spirito. Stiamo parlando della spiritualità di una coppia cristiana, vale a dire tutta l’esperienza che abbiamo fatto fino ad ora nella storia del nostro matrimonio, ed è proprio rileggendo il percorso fatto dal giorno delle nozze che scaturisce, in modo naturale, la lettura di tutte le crisi alla luce della fede. La stessa Parola di Dio è, per il credente, parola che mette in crisi, che ci chiama alla scelta, alla decisione, alla corresponsabilità. Secondo voi Padre, Figlio e Spirito Santo che tipo di società umana sognano? Che qualità di relazioni ha immaginato il Creatore per il mondo? Qual è, per esempio, l’idea di famiglia di Gesù di Nazaret? Citiamo al volo un passaggio di un articolo di C. Magris sul corriere della sera del 3/5/2012 che vi invitiamo a leggere … La liberazione dell’uomo – il senso del Cristianesimo – non può non liberare pure la famiglia; anche da se stessa, se occorre. E allora la famiglia può diventare veramente un Teatro del mondo e dell’universale-umano: quando, giocando con i propri fratelli e amandoli, facciamo il primo e fondamentale passo verso una fraternità più grande, che senza la famiglia non avremmo imparato a sentire così vivamente; Per ricominciare occorre ridare centralità al nostro principio ispiratore, al Figlio dell’Uomo come egli stesso si è definito, significando un Dio talmente innamorato dell’uomo da tentare in tutti i modi – fino a dare la vita - di innalzarlo al Suo livello divino. Gesù ha voluto – questo in sintesi abbiamo capito noi due – divinizzare l’uomo, cercando di umanizzarlo pienamente. 4 Concludendo Abbiamo cercato brevemente di dirvi qual è la nostra idea di “spiritualità” dopo oltre vent’anni di appartenenza alle END. Le cose che abbiamo detto sono pienamente condivise dal coniuge, anzi spesso sono scoperte e comprese grazie al coniuge e la rapporto che abbiamo. Perciò parliamo di “spiritualità di coppia”. Proviamo a suggerire un approccio alla spiritualità di tipo “laico”, dal basso, per dire che questa dimensione non è da relegare in appositi spazi della nostra agenda quotidiana come questione alta e astratta. Riconsideriamo che essere cristiani significa essere umani. Crediamo che la nostra spiritualità è intrecciata con le vicende di tutti i giorni, nelle azioni, nelle scelte, e nelle relazioni con il mondo vicino e lontano. Questo ci pare l’unico modo autenticamente possibile per seguire, avvicinare e incontrare Gesù e quindi Dio. Per questo parliamo di concretezza e vita quotidiana. Riteniamo noi stessi e voi tutti, fortunati per aver ricevuto il dono dell’incontro con questo Movimento, che non è affatto ”uno dei tanti”. Esso ci permette infatti di affrontare i cambiamenti e le crisi, muovendoci alla ricerca di ciò che conta di più per noi. Non facciamo l’errore di nasconderci dietro le scuse facili tempo-figli-lavoro-società ecc, ma consideriamo che abbiamo solo una vita da vivere, tanto concreta proprio perché piena di Spirito. Cerchiamo di capire cosa conta di più per noi, facciamolo in coppia, cerchiamo Il nostro tesoro . Proprio come dice l’evangelista Matteo “Perché, dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore. Grazie. Bruno e Dora CONVERTINI SPUNTI di Riflessione per i GRUPPI DI FORMAZIONE Qual è la differenza fra una comunità con regole civili e una comunità cristiana ? Qual è l’idea di famiglia che ha Gesù, secondo voi ? Qual è il nostro “tesoro” di coppia sposata ? 5