SPIRITUALITÀ MERICIANA
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Pr i m a di addentr a r m i nel tema c he mi è stato assegnato, mi sembr a doveroso
precisa re i l li vel lo del mio i nter vento: io non sono né u no stor ico, né u n
teologo, né un esperto di spir it ua l i tà, ma semplicemente u na donna c he h a
a v uto la fortu na di “ i mbatters i “ i n questa donna speci a le, qua le è sta t a
A n gela Meric i e di r i ma ner ne affasc i na ta. Il m io sar à, perta nto, sola mente
u n r i flettere ad a lta voce1 .
Premessa
Sul l’iti ner a r io spir it ua le di A ngela ha i nf l u ito, senza dubbio, i l tempo i n
cui lei ha viss uto. A ngela ha respir ato i problem i del s uo tempo non i n modo
astr atto, ma i m mers a i n u n a rea ltà cittadi na ben precis a, quell a di Bresc i a,
nel l a qua le, come i n un piccolo microcosmo, sono ri flesse i n modo
ecceziona l mente nitido le vicende pi ù gener a li della vita ita l i a n a del l a
seconda metà del 400 e la pri ma metà del 500. Su l l a s ua s i ntesi spi r itu a le h a
i nf l u i to i n modo si g ni fic ati vo a nc he l’hu m us reli gioso di quegli a n n i:
l’Eva ngeli s mo i n modo particola re2, di cui A n gela sembr a essere una delle
m a n i festazioni pi ù profonde, ma a nc he i movi menti e le n uove rea lt à
spir it ua l i (i Teati ni, i Somasc hi, i Ba r na biti, i Gesuiti, solo per cita r ne
a lc u n i) nati per i n izi a ti v a di la ic i e chier ic i a l l a r icerca di u n ca m m i no di
perfezione adatto ai tempi moder ni 3 . La Spir itua l i tà di questi nuov i
movi menti r isente, a l meno fi no agl i a n n i Trenta e Qua r a nta del
Cinquecento, di elementi e s uggestioni di deri va zione er as m i a n a da i qu a l i
non sembr a no essere estra nee la stessa Fondazi one e la Regola di A ngela 4.
A n gela è i noltre la pi ù conosci uta e forse la pi ù gr a nde di u na sc hier a d i
donne che, nel pr i mo Ci nquecento, ebbero un certo riconosci mento per i loro
i ntens i percors i di vita spi r itu a le 5. Per queste donne, a nc he vi venti ne l
mondo, vi è tutto un fiori re di predicazioni, di produzione di testi devoti,
d’i nd icazioni di nor me di vita e di comporta mento c he plas ma no la loro
persona l ità e i nc idono su l l a loro spir it ua l i tà 6. La Spi r itua l i tà e l’oper a
mer ic i a na r isentono, senz’a ltro, a nc he di queste ista nze, c he tutta v i a n u l l a
tolgono a ll a s ua ori gi n a l ità.
La v i a d i A nge la Merici
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L’i nizio del ca m m i no di appropri azione credente di A ngela a ffonda le s ue
r ad ici nel l’a mbiente fa m i l i a re car atter izzato da forte reli gios ità.
Success i va mente,dopo la morte dei genitor i ed il tr asfer i mento da Desenza no
a Sa lò presso gli zi i mater ni, u na s i g ni fic ati v a i nf l uenza s u l l’evolvers i del
s uo iti ner a r io spir it ua le proviene da l l’a mbiente dei Frati Mi nor i
dell’Osser va nza di Sa lò. Qui A ngela decide di fa rs i Terzi a r i a Fra ncesca na per
a vere u na g uid a spi r itua le, u na regola di vita e la poss ibi li tà di accosta r s i
a l la Comu n ione e a l la Confess ione con ma gg iore frequenza. Da Fra ncesco
m ut uer à a lc u n i orienta menti di fondo che ca r atterizzer a n no a nc he la s u a
Spi r itu a l ità.
La svolta decis i v a e fonda nte del la s ua vita spir itu a le e uma n a è tutta v i a
r icollegabi le a l l a esperienza di «senti rs i eletta » da Dio ad «u n’i mpres a», c he
lei stessa defi n i r à di tale importanza che non potrebb e ess erv ene una di
importanza maggiore (Reg. prologo, 15)7: l’imp resa di s eminare piante di
verginità spars e tra le spine del mondo 8 e, nel contempo, di senti rs i eletta, Lei
e le s ue Figl ie (lei c hi a m a così i membr i del l a s ua istituzione), «ad ess er e
ver e e intatte spos e del Figliol di Dio» (Reg. prol., 7).
L’esperienza del l’elezione sar à così deter m i na nte da porta r la a chiedere
a l le s ue Figl ie, qua ndo sar a n no elette a loro volta, che pr i m a di tutto,
vogli a no «conosc er e che cosa comporta una tale elezione e che nuova e
stupenda dignità essa sia»(Reg. prol., 8). Conoscere, nel li ng u a gg io spir it ua le,
è u n fatto assa i comp lesso: i n c ui è i mpl ic ata non solo la propr i a
i ntell i genza, ma a nc he la propr i a libertà, i l proprio desiderio, la propr i a
sens ibi li tà, i l senso globa le della propri a vita. Cozza no sottoli nea c he «ta le
conoscenza» a vv iene «per via di fede e di interiore esperienza spirituale»9.
L’elezione di A ngela viene da i biogr a fi e da l l a tr ad izione contestua l i zza t a
nel l a vis ione del Br ud azzo e rappresentata con i l s i mbolo dell a sca la c he
da l l a terr a si eleva verso i l Cielo 10 . Neg li scr itti di A ngela né i n quell i d i
Cozza no non vi sono i nd ic azioni per u na decodificazione certa di questo
si mbolo che p uò fa re r ifer i mento sia a l sogn o di Giacobbe di Gn. 28,10-22,
si a a l percorso ascetico da attua re per gi u n g ere a l l’u n ione con Dio, come
descritto da a lc u n i a utor i spir it ua l i del tempo11 .
L’elezione, se da u na pa rte dar à u ni tà, or ienta mento e moti v azioni fort i
a l la
es istenza di A ngela, da l l’a ltr a non l a esi mer à da l lo sforzo di
comprendere, c he durer à oltre qua r a nta a n n i, ciò c he i l Si gnore vuole da Lei.
Di una cosa El la sembr a a vere la certezza: la concretizzazione dell’i mp res a,
a l la qua le è stata c hi a m ata, dovr à a v veni re a Bresci a. Ed è a Bresci a c he
A n gela r itor ner à dopo i va r i pel legr i na gg i compi uti, come ta nti a lt r i
pellegr i n i, per devozione, ma con tutta probabi l ità a nc he per ricerca re luce.
Né la proposta del Papa Clemente VII di ri ma nere a Roma, né quel la di a lc u n i
notabi l i venezi a n i di resta re nell a La gu n a a beneficio dei l uoghi pi i, l a
distoglier a n no da l l a i nter iore convi nzione c he Bresci a sa r à la città dove lei
dovr à vi vere, sa nti fic ars i, agi re, mori re 12.
Via n uov a e v i a a n t ica: tra le spi ne de l mondo
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A n gela vi ve con sofferenza la rea ltà soci a le, pol itic a, reli giosa di Bresci a i n
quegl i a n n i bui. La stori a e la vita del l’uomo le si presenta no come u n
combatti mento di sapore apoca li ttico che, nel prologo a ll a Regola, cos ì
descri ve : “Qui siamo poste in mezzo a insidie e pericoli. E così si armeranno
contro di noi l’acqua, l’aria e la terra, con tutto l’inferno per il fatto che la carn e
e la s ensualità nostra non sono morte. ” È consapevole del la situ azione di cr i s i
e di tras for ma zione dei monaster i, sottoposti da un la to a l la esi genza di u n a
r i for ma discip li na re i n senso r i goristico e, da l l’a ltro, a l la necessità d i
accogliere donne di dubbi a vocazione, per rispondere a l le ista nze delle
fa m i g l ie nobi li c he si a v vi a no verso l’adozione gener a li zzata del l a
pr i mogenit ur a nel dir itto s uccessor io13. È a ltr esì pa rtecipe del desti no del l a
donna c he, sa l vo r are eccezioni, si comp ie, entro gli spazi control la ti e
protetti del monastero e della fa mi g l i a, senza rea l i poss ibi li tà di scelte
l ibere 14.
In ri fer i mento a l la Chiesa opera u n l uc ido discer n i mento: nel Ricordo VII
a l lerta le Respons abi l i dell a Compa gn i a perché difenda no le Fig lie da du e
sorta di persone pestifere: dagli inganni della g ente mondana o falsi religiosi e
dagli eretici, senza ass u mere tutta vi a atteggi a menti di denu nc i a, di rottu r a
come ta nti far a n no, perc hé, pur non nega ndo i l ma le, è testi mone della fede e
dell’i mpegno di ta nte persone e soprattutto è certa c he i l Si g nore non
abba ndonerà la s ua Chiesa. Per questo conti n u erà ad obbedire e a ric hiedere
l’obbedienza da parte delle Figl ie, «a ciò che comanda la Santa Madre Chiesa
perch é, dic e la V erità: ‘chi ascolta voi, ascolta me e chi disprezza voi disprezza
me’» (Reg. cap. VIII, 8).
Come ben dice De Lubac 15, Angela «…con u na condotta s i m i le a quel la d i
Ignazio prover à c he la ‘mond a n ità’, che mi n acci a la Chiesa, può essere vi nt a
non dispera ndo della Chiesa roma na, ma a l contr ar io consacr a ndosi a l l a s u a
ca us a con pi ù a rdore, non con ar m i a ncor a mond a ne che non fa rebbero c he
a ggr a va re i l ma le, bens ì con le ar m i del lo Spi r ito. Entr a mbi comprendono
perfetta mente c he la fa ls a ri for ma non sa r à vi nta c he da un a Ri for m a
cattolica e che questa è opera di s a ntità. In l u ogo di opporre i l V a n gelo a l l a
Chiesa presc i ndendo da l V a n gelo, essi s i i mpegna no a promuovere i n seno
a l la Chies a u n r i n novato spir ito eva ngelico»-. Nel Setti mo Ricordo, di r à
esplic ita mente: Pregate e fate pregare perché Dio non abbandoni la sua
Chiesa, ma la voglia riformare come a Lui piac e e come v ede ess er e meglio per
noi, e per più onore e gloria Sua. Ed a ltretta nto esplic ita mente raccoma nder à
:Tenete l’antica strada e usanza della Chiesa ordinate e confermate da tanti
Santi per ispirazione dello Spirito Santo e fate vita nuova (Ric. VII,22).
La vita n uova che A ngela propone non è a ltro che: «quel modello di vita ch e
Gesù Cristo, usc endo dal s eno del Padre portò dal Cielo. E la volle viver e; [ è
quel modello di vita] che i suoi Apostoli s eguirono. Così i martiri. Così tante
belle v ergini nella Chiesa primitiva»16. Da questa affer ma zione di Cozza no
emer gono a ltr i
fonda menta li conten uti della spi r it ua l ità mer ici a n a .
Inna nzi tutto i l particola re aspetto dell’ass i mi l a zione del Cristo che Ange l a
v i ve: Cristo che si fa uomo, c he si i nc a r na per sa l v a re l’uomo attr a verso l a
s ua tota le dedizione a l Padre e c he procla ma, con le parole e le opere, la Buon a
Novel l a c he è venuto a porta re. Scatur isce da qui i l bisogno di ritor na re
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a l l’Eva ngelo nel la s ua a utentic ità, a l va ngelo sine glossa. La moda li tà con l a
qua le rea l i zza re questa assi mi l a zione la ritr ova nell’esempio della pri m a
comu n i tà cristi a na. A questo esempio lei si rifa r à per la s ua persona le
sequela del Cristo e per la rea li zzazione del la Comp a g n i a . Cozza no è, a questo
proposito, molto esp licito: «questa via è s econdo il viver e degli Apostoli e della
primitiva Chiesa, rinnovato da Dio ora» 17 , ed è altresì esplic ito nell’affer ma r e
che la Compa g ni a è la n uova vi a, la nuova maniera, con la qua le Dio risponde
a i bisogni di r ifor ma del la Chiesa e del mondo, “Perché Dio in tempi diversi,
negli estremi bisogni, s empre soccorre il mondo in qualche nuova maniera,
perch é i vecchi modi giovano poco, ess endo v e nuti in scandalo nella maggior
parte 18 E soggi u n ge: Alla santa Chiesa mancava questa regola di vita [per la
pres enza della quale], ora, negli ultimi bisogni, [la Chiesa] respira come di uno
tra i doni più belli che mai Dio abbia donato al mondo 19.
Questo ritor no a l modello dell a pr i ma comu n ità cr isti a na costitu isce u n a
novità rad ica le, a nc he se condi v is a i n qua lc he mis ur a ma i n modo non cos ì
coerente, dai cenacoli spir it ua l i del l’epoca20 . Ed è s u questo aspetto che vorrei
soffer ma r m i.
La v i a n uov a secondo i l mode l lo de l l a Com u n i t à crist i a n a
de l le orig i n i
La vita del la pri ma comu n i tà cristi a na è diffus a mente descr itta neg li Att i
degli Apostoli. V i è tutta vi a u na s i ntesi (Atti 2,42-47;4,32) che di vent a
par adi g m atic a. I pr i m i cr isti a ni era no assid ui: nel l’ascolto deg l i
i nseg na menti degli Apostoli; nel la preghier a e nel l a fr azione del pa ne; nel l a
condi v i s ione dei beni secondo i l bisogno di ci a sc u no; a veva no u n c uor solo e
u n’a ni m a sola; vi veva no con letizi a e sempl ic ità di c uore loda ndo Dio,
godendo della s i mpati a di tutto i l popolo. Senza voler fa re forzat ure i ndebite,
m i sembr a che tutti questi elementi, a nc he se non sempre esp licita mente
tematizzati, s i a no r i ntr acci abi li nel la vita di A n gela e nel la Regola di vi t a
che ha donato a l la Compa g ni a. Nel la loro rea li zzazione sta i l ca m m i no
ascetico che A ngela ha percorso ed ha proposto.
La frequentazione della Parola
La vita di A ngela è rad icata nel la Pa rola: ne sono prova le esplic ite citazio n i
del Vecc hio e Nuovo Testa mento e, soprattutto, i conti n u i r i fer i menti a l l a
Scrittur a, sottes i a l s uo ar gomenta re, che tr ovi a mo nei s uoi Scr itti. Ne l
prologo a l la Regola espressa mente dir à «Beati qui audiunt Verbum Dei et
custodiunt illud» (Reg. prol., 12), e a ltrove non trover ete altro ricorso ch e
rifugiarvi ai piedi di Gesù Cristo, perch é s e è Lui che vi governerà e vi
ins egnerà, sarete istruite (Ric. VII ,27-28).
Dal la testi moni a nza del contempora neo Agosti no Ga l lo, apprend i a mo che
non ess endogli mai ins egnato pur l’alphabeto, et non di meno, non solo legg eva
una quantità di libri santi, ma anco ho veduto assai volte andar da lei più
religiosi, et in specialità predicatori et theologhi a domandarli la dichiaration e
sopra molti passi de Psalmi, de Propheti, dell’Apocaliss e. et di tutto il
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Testamento Novo et V ecchio, et s entire da lei tale espositione che n e
rimanevano stupefatti21. La Pa rola doveva di ven ta re nor ma di r ifer i mento per
l a vita n uova.
La preghiera e la frazione del Pane
È sempre Agosti no Ga l lo c he ci descr i ve la vi ta di pregh ier a di A ngela: si
poteva dire che questa donna haveva più tosto del divino che dell’umano; […] si
comunicava tutti quei dì che poteva, stando al Sacramento più hore della
mattina ad udire le mess e; et così, perché era di pochissimo sonno, è da
creder e che la maggior parte della notte fac ess e orationi contemplando
speculando quelle cos e divine che a pochissime persone sono conc ess e 22.
Qua nto sia i mporta nte per An gela la preghier a lo scopr i a mo da l le
i nd icazioni che dà nell a Regola: bisogna pregare s empre con lo spirito e con
la mente, dato il continuo bisogno che si ha dell’aiuto di Dio, per cui dic e la
V erità ‘oportet s emper orare’ cioè: bisogna pregare s empre (Reg. cap. V, 5).
Del s uo modo di pregare, c he è nel lo stesso tempo una ma n i festazione
esemp la re del la s ua i nter iorità, abbi a mo uno splend ido esempio nel l a
preghier a c he lei stessa compone per le s ue Figl ie per dare materia e qualch e
avvio anche all’orazione mentale (Ibidem,15) Soprattutto chiederà a l le Sue
Figl ie di a nda re a Messa ogni gior no perc hé nella Santa Messa si ritrovano
tutti i meriti della Passione del Signore nostro (Reg. cap. VI, 3).
La condivisione dei beni s econdo il bisogno di ciascuno
A n gela nel la Regola i ndic a S e per volontà o liberalità di Dio accadess e che ci
foss ero denari o altri beni in comune, si ricorda che devono ess er e ben e
amministrati, e che vanno dispensati con prudenza, specialmente in aiuto dell e
sorelle e s econdo gli ev entuali bisogni (Reg. cap. XI, 22-24). Cozza no descri ve
u lter ior mente ed i n modo i nequi vocabi le questo aspetto: S e hanno del proprio
[…] lo distribuiscono tanto a s e stess e, come ad altri, non come loro proprio ma
come di Dio; [il quale] s econdo il suo voler continuamente lo dispensa, tanto
pronte ad accontentarsi non poss edendo, come poss edendo pronte ad agir e
s econdo i consigli dello Spirito Santo23. Ed a ncora sono c hi a ma te ad ess er e
giusti dispensatori s econdo il volere di Dio anche delle loro cos e avute con
grande fatica24.
Il cuor solo e l’anima sola
È si g ni fic ati vo ri leva re come, a questo proposito, A ngela facc i a
esplic ita mente r ifer i mento a l la citazione di Atti 4,32 e specialmente abbiate
cura che siano unite e concordi nel voler e, come si legg e degli Apostoli e degli
altri cristiani della Chiesa primitiva ‘Erat autem eorum cor unum’: cioè eran
tutti d’un sol cuore (Leg. 10°, 7). La vi a nuova non comporta va u na vita i n
comu ne, r ic hiedeva tutta vi a la cons apevolezza di fare pa rte di u na rea l t à
sovr a i nd i v id ua le, con u na propr i a orga ni zzazi one, a nc he se molto semp lice,
necessa r i a per un a identi ficazione persona le ed u n r iconosci mento ester no:
l a Compa g ni a. Il senso di appartenenza, fond ato s ul l a cond i vi s ione de l
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comu ne idea le ess er e spos e del Figliol di Dio er a sosten uto da ll a volontà d i
cerca re e volere tutti quei mezzi e quelle vie che sono nec essarie p er
progredire fino alla fine (Reg. prol., 10). A ngela ,i noltre, mi r a a che vi si a u n
«i ns ieme», oggi direm mo di tipo relaziona le
con profondi conten ut i
spir it ua l i: insiem e, possano vedersi come care sorelle e così ragionando
insieme spiritualmente, possano rallegrarsi e consolarsi insieme, cosa ch e
sarà loro di non poco giovamento (Leg. 8°, 3-6). L’essere i ns ieme, è di ta le
i mporta nza, da costitu i re l’u lti m a s ua r accoma ndazione a l le Colonnel le che
va le la pena r isenti re: L’ultima raccomandazione mia che vi faccio, e con la
quale fin col sangue vi prego, è che siate concordi, unite insieme tutte d’un
cuore e d’un volere. Siate legate l’una all’altra col legame della carità,
apprezzandovi, aiutandovi, sopportandovi in Gesù Cristo. Perché, s e vi
sforzer ete di ess er e così, s enza dubbio il Signore Dio sarà in mezzo a voi. [...]
Considerate dunque quanto è importante tale unione e concordia. Allora
desideratela, c ercatela, abbracciatela, cons ervatela con tutte le vostre forz e. E
io vi dico che, stando voi tutte così insieme unite di cuore, sarete come una
fortissima rocca e torre inespugnabile contro tutte le avv ersità e pers ecuzioni e
inganni diabolici. E ancora vi do la c ertezza che ogni grazia che domanderete a
Dio vi sarà conc essa infallibilmente. E io s empre sarò in mezzo a voi, aiutando
le vostre preghier e (Ric. Ultimo,1-20). Le citazion i potrebbero conti n u a re.
La letizia e la s emplicità di cuore
A n gela, Terzi a r i a Fra ncesca n a, a veva nel suo progr a m m a spir it ua le l a
letizi a e la semp lic ità di c uore e di vita, di cui Fra ncesco era stato oltre che
predicatore, espress ione vi vente. El la dar à ta le i mporta nza a l la letizi a d a
porla come condizione per entr a re e resta re va lid a mente nel la Compa gn i a:
entri lietamente e di propria volontà (Reg. cap. 1, 3-4) e Sia lieta, e s empr e
piena di carità, di fede e di speranza in Dio (Reg. cap. IX, 11), con la certezza
che anche s e, alle volte, avranno qualche tribolazione ed affanno, tuttavia
pass eranno presto e si volg eranno in allegrezza e gaudio (Ric. V, 29).
La semp lic ità di c uore e l’essenzi a l ità di vita sono elementi costa nti de l
s uo i nseg na mento. Il Qui nto Ricordo presenta , i n questo senso, i ndicazio n i
precise e pu nt ua l i: nelle cas e si comportino bene, con buon criterio, con
prudenza e modestia, siano ris ervate e sobrie in ogni cosa. Mangino e bevano
non per il gusto […] ma solamente per il bisogno di sostener e la natura così da
poter meglio s ervire Dio. Siano sobrie anche nel dormire, dormendo
solamente quanto richiede la nec essità; anche nel ridere siano garbate e
sobrie. Nell’ascoltare, non si dilettino di udire s e non cos e oneste, lecite e
nec essarie. Nel parlare, tutte le loro parole siano sagg e e misurate; non aspre,
non crude, ma umane e induc enti a concordia e a carità (Ric. V, 6-12)
Il riconoscimento di tutto il popolo
Sembrerebbe essere questo un aspetto, non così i mporta nte i n u n iti ner a r io
ascetico. Ma è i n forza di questo r iconosci m ento, oltre che per la Graz i a
Divi n a, c he a ltre persone, nel la pri ma comu n ità, di venta no discepoli. Anc he
per A ngela a v viene questo. Il s uo modo di essere, plas mato da l l’Eva n gelo,
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i nd ucente a concordi a e car ità, la s ua pr udenza, sap ienza, pi acevolezza,
a ffabi li tà, la s ua disponibi li tà nel soccorrere ed ai uta re, i l s uo mettere pace e
soprattutto la s ua fede nel Sommo Iddio, note a tutti, s i a a Bresc i a c he oltre i
confi ni del la città, atti r a no le persone, le spron a no a ca mbi a re vita ed a nc he
a segu i re la vi a da Lei tr acc i ata. A ngela di venta così apostola per i l s uo
tempo e per la s ua città, non orga ni zza ndo, come a ltr i s uoi contempora nei,
opere di apostolato, ma diffondendo, attr a verso la s ua vita la forza
rinnovatric e del Vang elo25. Per questo dar à come miss ione a l le s ue fi g l ie, no n
a ltro e non di vers a mente da ciò che Lei ha fatto, di amma estrare ed edificar e
con la vita, nel la quotidi a ni tà: Ma tutte le parole, gli atti e i comportamenti
nostri siano s empre di amma estramento e di edificazione per chi avrà a ch e
fare con noi, avendo noi s empre nel cuore un’ardente carità (Reg. cap. IX, 2122)
A n gela, dopo aver lo sper i mentata per u na i ntera vita, fa r is a l i re l’effica c i a
dell’a m m aestr a mento e dell’edific azione, a l la possibi li tà che si oper i, i n
pieno mondo,
contemp la ndo.
Cozza no esplic iter à ta le di na m i s mo
a ffer ma ndo: E così stando in mezzo al mondo e nella vita attiva gustano della
contemplativa. E in modo mirabile vivono unitamente nell’una e nell’altra.
L’altezza della contemplazione non toglie le facc ende, né le facc end e
impediscono il gusto c eleste. Né la luc e c eleste toglie le opere. Così gli Apostoli,
tanti altri martiri e vergini e confessori, in mezzo alle facc ende alle quali
attendevano a motivo del solo e puro amore divino erano in Dio di maggior e
altezza, di quanta mai furono altri che, liberi dagli impacci umani, si dedicavano
alla sola contemplazione26. La si ntesi contemplazione azione è opera del lo
Spi r ito, res a poss ibi le da l lo Spir ito della c ui presenza ed azione A ngela h a
fatto, nel la s ua vita, un a esperienza deter m i n a nte e c he, perta nto, potev a
addita re a l le s ue Fig lie come fonte sorgi va e sicur a del la vi a n uova27
La ri v is i t az ione profet ica de i Consig l i Eva nge l ic i
Se la vi a proposta da Angela, secondo i l modell o della Chiesa pri m iti va, con
l a prospetti v a di a m m aestr a re e edific a re, potrebbe essere viss uta da tutti, i n
qua ls i a s i stato di vita, El la v uole tutta v i a porre «ver gi n i»( consacr ate ) i n
pieno mondo. Questo è espresso chi a r a mente nel l a Regola: Prima di tutto si
ricorda come ognuna che starà per entrare o ess er e ammessa in questa
Compagnia, debba ess er e vergine e debba aver e la ferma intenzione di
s ervire Dio in tale sorta di vita (Reg. cap. 1,1-2).
Per descr i vere questa
sorta di vita us a u na for m u l a i nc i s i v a : Dio vi ha conc esso la grazia di
s epararvi dalle tenebre di questo mis ero mondo e di unirvi insieme a s ervir e
sua Divina Ma està (Reg., prol. 4). La separ azione è quel la dalle ten ebre del
mondo, non da l mondo, nel qua le, come abbi a m o visto, vuole s eminare piante
di verginità. La separ azione da l le tenebre, identific ate nel la tr adizione del l a
Chiesa, con gli idoli del potere, del piacere, dell’a vere, poteva a v veni re,
attr a verso la profess ione, con voto pubblico, dei Consi g li Eva ngelic i d i
obbedienza, castità, povertà. poss ibi le, in quegl i a n n i, solo con l’entr ata nei
monaster i e la conseguente rottur a con i l mondo.
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Angela, vuol dar vita ad un a vi a n uova c he conser v a sse i l va lore i ntr i nseco
della donazione tota le e defi n iti va a Dio attr a verso la profess ione dei cons i g l i
eva ngelic i ma ri ma nendo nel mondo . V i a n u ova c he doveva costitu i re u n
effetti vo nuovo stato di vita c he doveva essere riconosci uto come ta le. Per
s uper a re gli ostacoli gi ur idico-ca nonic i, propone di vi vere i consi g l i
eva ngelic i non con voto, ma con «i l fer mo proposito». Prodi defi n isce questa
for m u l a come «geni a le a mbi g u ità»28, un a a mbi g u ità da v vero geni a le e
profetica c he ha per messo di apr i re u na vi a n u ova di Sequela Chr i sti non solo
per i l X VI secolo, ma a nc he per quell i s uccessi vi, se pens i a mo, ad esempio,
a l la for ma di vita degli Istituti Secola r i Che si stesse seguendo una n uov a
str ada a nc he s u l pia no gi ur id ico-ca nonico. è provato da l la decis ione d i
A n gela di doma nda re a l l a Chiesa la confer ma della n uova Istituzione e del l a
Regola.
La n uova vi a r ic hiedeva a nc he u na n uova m oda lità di vi vere i Consi g l i
Eva ngelic i, con la necess a r i a va lorizzazione della li bertà e responsabi li t à
persona l i propr ie di coloro che sono nel mondo. A ngela dà u na r isposta
geni a le e profetic a a nc he a questa esi genza.
Inna nzi tutto mette i n l uce la necess ità di las ci ars i g uid a re da l lo Spir ito
Sa nto. condizione e nel lo stesso tempo mezzo per vi vere, con fedeltà i Cons i g l i
Eva ngelic i i n pieno mondo, così come sar a n no condizione e mezzo per
gover na re la Compa g ni a da parte del le Respons abi li. Se si è attenti a l lo
Spi r ito non sono necess a r ie molte nor me, a n che se da queste non si può
presci ndere, così come non s i p uò presci ndere da l l’i mpegno di for ma re l a
propr i a coscienza, renderla cioè purificata e monda, i n modo che possa senti re
chi a r a me nte la voce dello Spi r ito, che ins egna ogni verità.
Le nor me che
A n gela dar à, espressione del la s ua esper ienza, del la s ua r iconosci u t a
concretezza e del s uo equi l ibr io, i nd ic her a n no, sempre, non solo ciò c he s i
deve evita re, ma sopr attutto ciò che positi va m ente occorre fa re. Per qua nto
concer ne l’obbedienza, ad esempio, elenc her à chi a r a mente a c hi s i deve
obbedi re secondo una precisa gera rc hi a: a Dio, a l la Chiesa, a l proprio
Vescovo, a l Padre Spir it ua le, a i gover nator i e gover natr ic i del la Compa gn i a ,
a l padre e a l la madre, a l le leggi dello stato, e a tutte le creature per a more di
Dio, purché non ci sia comandata cosa alcuna contraria all’onore di Dio e alla
propria onestà (Reg. cap. VIII,18). Per qua nto concer ne la Ver gi n ità, c he è
purezza di tutto l’essere, oltre che r accoma nda re di non commetter e né in s e
stessa, né nei confronti del prossimo cosa alcuna che sia indegna di Spos e
dell’Altissimo, (Reg. cap. IX, 6) i ndic her à che occorre tener e il cuore libero da
invidie e malevolenz e, da cattivi sospetti, cattivi desideri, non rispondendo
superbamente, non fac endo le cos e malvolentieri, non restando adirata, [ma]
avendo noi s empre nel cuore una ardente carità. (cfr. ibidem 7-20, 22). E cos ì
per la povertà per la qua le sa r à necessa r io spog li a r s i di tutto, non mettendo
bene, a more e pi acere negli averi, nei cibi, nelle golosità, nei parenti e negli
amici, in s e stessa, né in alcuna sua risorsa e saper e, ma in Dio solo e nella sua
sola benevola ed ineffabile provvidenza (cfr. Reg. cap. X,9-12).
V i è un a ltro aspetto i mporta nte, c he car atter i zza la «ri v i s itazione» dei
cons i gl i eva ngelic i : A ngela pone come fi n a l ità non ta nto e non solo la
r icerca del la perfezione persona le, cioè la lotta a l la tr ip lice conc up iscenza,
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qua nto la poss ibi l ità di segui re Cristo come Sposo e Amatore29. In questo modo
l’obbedienza è fondata s u l des iderio di conform a r s i a Cristo, il quale non è
venuto per fare la propria volontà, ma quella del Padre che l’ha mandato (cfr.
Reg. cap.VII I, 3), la Ver gi n ità è mezzo e conseguenza del l’a vere accolto
l’elezione ad essere Spose dell’Altiss i mo, e la povertà è distacco da tutto ciò
che i mpedisce di a vere Gesù Cristo come unico tesoro (Ric. V, 43).
Questo orienta mento cristocentr ico è presente i n tutti gl i scr itti di Angela .
Da essi emer ge con estrema c hi a rezza i l s uo desider io e la s ua preoccup azione
a ffi nc hé le Fi gl ie abbi a no consapevolezza e cerchi no i n tutti i modi di vi vere
l a relazione sponsa le che costitu i sce, oltre che u n a n uova e mi r abi le di gn it à ,
i l pri nc ipio uni fic atore dell’i nter a esistenza: Cristo Sposo di venta l’u ni c a
m i s ur a del la propri a ver ità, del proprio esistere, del propr io comporta rs i
V i è un u lter iore aspetto di questa «ri vi s itazi one»: la spera nza e l’attes a
di u n fut uro assoluto. A ngela certa m ente a veva la percezio ne
dell’i mpossibi li tà per l’uomo, di stabi li re i n questo mondo e nel corso del l a
stor i a, con le proprie forze, i l regno eter no dell a ver ità, del la libertà, del l a
felic ità come le nuove teorie u ma n i stic he and a v a no prospetta ndo. Inv i t a
perta nto, i ns i stentemente a mettere lassù le loro speranze e non sulla terra
(Ric. V,42), e a desiderare le allegrezz e ed i beni c elesti, a bramare quelle feste
allegre e nuove del Cielo, quei trionfi beati ed eterni (Ibidem, 3). I Consi g l i
Eva ngelic i sono di ai uto per porsi i n questa prospetti va c he non è evas ione,
m a confessione del vero fonda mento e del vero fi ne dell a vita i l l u m i n a t a
da l l a fede che el la i nd ic her à r ipetendo le parole di Paolo (Col.3,1-2): S e siet e
risorti con Cristo c ercate le cos e di lassù, pensate alle cos e di lassù non a quell e
della terra (cfr. Ric.V, 44).
I l governo spir it u a le: tra tt i a mo con soa v i t à come Dio
Per fa re i n modo che la nuova sorta di vita fosse r iconosci uta come u n vero e
propr io nuovo stato di vita, come er a i l ma tr i monio e la consacr azione
monastica, era necessa r io prevedere un mi n i mo di str uttur a orga ni zzati v a
che A ngela c hi a mer à Gover no. Un Gover no di tipo la ica le, con u na preci s a
disti nzione di r uoli e compiti: quattro Ver gi ni o Colonnel le (cfr Ric, prol, 2)
che doveva no ess er e come ma estre e guide nella vita spirituale, a l meno
quattro matrone, vedove e di vita onesta c he doveva no essere come madri
nell’ ess er e sollecite circa il bene e l’utilità delle sor elle e figlie spirituali e
quattro uomi n i di età matur a e di esper ienza come ag enti, e anche padri, per
gli ev entuali bisogni della Compagnia (Reg. cap. XI)30 .
A l le Ver gi n i Colonnel le e a lle Matrone consegner à le s ue u lti me volont à
s u come deve essere guidata la Compa g ni a, conten ute nei Ricordi e nei
Legati. Questi scr itti ci presenta no, i n modo semp l ice, ma pregna nte, la s u a
concezione del gover no (A ngela non us a ma i i l ter mi ne a utor ità), le moda li t à
con le qua li esercita r lo, ma soprattutto ci ri vela no la s ua profonda mater ni t à
che costitui sce un a ltro aspetto fonda nte del la su a Spir it ua l i tà.
Per A ngela l’esercizio del gover no è, una grazia che i l Si g nore ha donato a
Lei e a l le responsabi li c he dovr a n no, i ns ieme a Lei e dopo di Lei, prender s i
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cur a delle Figlioline, (Ric. II,1) Sue Spos e (Ric. prol. 5). Occorre perta nto
r i ngr a zi a rLo sommamente che si sia degnato di mettervi nel numero di coloro
che Lui vuole che si affatichino a governare e custodire simile suo tesoro
(Ibidem,12). Occorre pregarLo perc hé illumini e diriga e ins egni quello che [s i
deve] fare per amor suo in tale compito e dia le forze per poterlo es eguire (cfr.
Ric. prol., 7.16); occorre u m i l i a rs i sotto la s ua potente ma no, non r itenendos i
degne di ta le compito. c he è un s ervire s u l l’esemp io del Cristo, il quale mentr e
era in questo mondo vi fu come s ervo (Ric. I, 6) .Ta le ser vizio, e qui sta i l
gr a nde i nseg na mento di A ngela, deve essere svolto con un a moda l ità ed uno
sti le ben preciso: lo sti le di Dio i l qua le ordina e governa tutte le cos e
soavemente (Leg. 3°, 5).
Questo sti le trova concretizzazione nel modo di essere e di oper are di u n a
m adre nei confronti dei propr i fi g l i o del pastore rispetto a l le proprie
pecorel le 31 È cioè uno sti le mater no e pater no ins ieme, come Dio c he è Padre e
Madre nel lo stesso tempo, a nc he se A ng ela porr à u na particola re
accent ua zione s ul l a mater ni tà.
Inna nzi tutto l’essere Madre fa parte del progetto di elezione c he Dio h a
a v uto a s uo r i g ua rdo: Gesù Cr isto nella sua immensa bontà, mi ha eletta ad
es s er e madre viva e morta di così nobile Compagnia, benché dal canto mio, ne
fossi indegnissima, e avendomi eletta mi ha dato anche la grazia di poterla
governare s econdo la sua volontà (Ric. III, 4-5). Di questa mater n ità ha pie n a
consapevolezza e vuole che l’abbi a no pure coloro che sar a n no c hi a ma te a
collabora re con Lei: vorrei che risvegliaste il vostro intelletto per considerar e
la grande grazia e la fortuna vostra e cioè che Dio si sia degnato di farvi madri
di tante vergini e che abbia messo le stess e sue spos e nelle vostre mani e
affidate al vostro gov erno (Leg. prol. 14-16).
Essere madr i si g ni fic a porta re dentro di sé le proprie fi gl ie e a ma r le d i
a more sviscerato come a vv iene per le madr i secondo la ca r ne: si vede nell e
madri s econdo la carne che s e av ess ero mille figli e figlie, li avrebbero tutti nel
cuore, totalmente fissi uno per uno perch é il vero amore fa così (cfr Leg. 2°, 511).
Essere madr i v uol di re prenders i c ur a e fa r crescere i propr i fi gl i: dovet e
es s er e piene di desiderio e di ardore nel mettere ogni impegno e cura per far sì
che le vostre foglioline siano adornate di ogni virtù e di ogni regale e bella
maniera (Leg. 4°, 1-2).
- vuol dire offr i re loro possibi li tà di identificazioni positi ve per s vi l uppa re
persona l ità a utentic he Voi vivete e comportatevi in modo che le vostr e
figlioline possano specchiarsi in voi e quello che volete loro facciano, fatelo voi
per prime (Ric. VI, 1-2);
vuol dire proteggere, vi gi la re, custodi re: avete da difendere e
salvaguardare le vostre pecorelle da lupi e dai ladri cioè da due sorta di
persone pestifere: dagli inganni della g ente mondana, o falsi religiosi e dagli
er etici (Ric. VII, 1);
- vuol dire correggere qua ndo è necess ar io: Non di meno fate la vostra parte
corregg endo con amore e carità s e le vedrete cader e in qualche error e p er
qualche fragilità umana (Ric.VII I, 7-); correggere ma con la consapevolezza
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che otterrete di più con l’affettuosità e l’affabilità che non con la durezza e gli
aspri rimproveri (Ric. II, 3);
- vuol dire i ncor a ggi a re, apr i re i l c uore a l l a spera nza: abbondate nell e
promess e specialmente a quelle che vedrete sconsolate, dubbios e e timide»
(Ric.V,40),. ma vuol di re a nc he fare tutto con buon disc ernimento e maturità di
giudizio (Ric. III, 15).
A n gela dà i noltre i ndicazioni concretiss i me su l le moda li tà di esercita re l a
m ater ni tà. c he va n no da l r ispetto della libertà del la persona: soprattutto
guardatevi dal far fare per forza, perché Dio ha dato il libero arbitrio ad
ognuno e non vuole forzare nessuno, ma solamente dimostra, invita, consiglia
(Leg. 3°, 8-11), da l n utr i re aspettati ve positi ve c he i ncora ggi a no: dovet e
apprezzarle, perché più le apprezz er ete, più le amerete, e tanto più cure e
attenzioni avrete per loro (cfr. Ric. prol., 9-10), da ll a necess ità d i
i nd i v id ua l i zza re gli i nter venti bas ati s u u na conoscenza a morosa e precis a:
sarà cosa impossibile che notte e giorno non le abbiate nel cuore e scolpite tutte
una per una perché il vero amore fa ed opera così (Ibidem, 11); non dico però
che non si debba talvolta usare qualche rimprovero, qualche asprezza, a luogo
e tempo, s econdo l’importanza, la condizione e il bisogno delle persone (Leg.
3°,13-14), da l l’evita re preferenze o discr i m i na zioni Amatele le vostr e
Figlioline ugualmente e non vogliate parteggiare più per l’una che per l’altra
(Ric. VIII, 1-2).
A nc he la mater ni tà 32 trova i l s uo fonda mento nell’Eva ngelo: Guardate a
Gesù Cristo che dic e […] “imparate da me che sono affabile e mansueto di
cuore ”. E ancora Gesù Cristo dic e “il mio giogo e la mia s ervitù sono legg eri e
soavi”. Così anche voi vi dovete sforzare di fare e usare ogni possibil e
piac evol ezza (cfr. Leg. 3°1-7)
Concl usione
Vor rei conc l udere questo mio convers a re su a lc u n i aspetti del l a
spir it ua l i tà mer ic i a na, con u n’i m m a g i ne: un quadro di Fra nçoise Gi lot49
r a ffi g ur a u na cas a bassa con un a gr a nde porta aperta, una cas a tutta bi a nc a
contro l’ocra della terr a che gr ida i l ca lore e l’i ntens ità delle cose. U na luce
i m mens a viene percepita a l l’i nter no della ca sa: essa si ir r adi a fi no s ul l a
sogli a. Ai d ue lati della porta d ue donne da i tr atti non molto marc ati senz a
nome ma vis ibi l i e presenti, piene di di gn ità, raccolgono i n loro la vita, c he s i
a n n u nc i a tu m u lt uosa a l l’ester no, e la l uce c he esplode a l l’i nter no dell a cas a.
Il titolo del quadro è: «custodi del la sogli a». A n gela, mi pare, si a stata una d i
queste donne. Semp lice, um i le, ma piena di dign i tà, presente a i problemi de l
s uo tempo, vis ibi le per i l s uo a m m aestr a mento e la s ua mater ni tà, ha accolto
i n sé la vita tu m u lt uos a della Bresc i a di fi ne Qu attrocento-i ni zi ci nquecento,
e la l uce del s uo A ma tore, «i l s uo lu m i nosiss i mo volto»; ha c ustodito
entr a mbe le rea ltà senza nega r le, senza sovr aespor le, senza confonder le,
opera ndo i n modo che le tenebre del la Città, ma anc he dell a Chies a, potessero
essere a ncora i l l u m i n a te da l l a l uce dell’Eva ng elo e l’Eva n gelo potesse a ncor a
essere vi a, verità e vita per la Chiesa e per la Città 33.
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NOTE
1
Per una ricognizione delle fonti storiografiche, e inquadramento generale vedi L. MARIANI-E. T AROLLIM. SEYNAEVE, Angela Merici, Contributo per una biografia, Milano, 1986.
2
P. PRODI,Vita religiosa e crisi sociale nel tempo di Angela Merici, Incontro di studio presso la Facoltà
Teologica Interregionale di Milano, 27-1-1974, in Supplemento al periodico «Responsabilità» n. 2, 1974.
3
P. PRODI, Nel mondo o fuori dal mondo:la vocazione alla perfezione all’inizio dell’età moderna, in
PRODI-ZARRI-MEZZADRI-CASTENETTO, Angela Merici, a cura di Cataldo Naro, Studi del Centro «A.
Cammarata», Caltanissetta-Roma, 1998.
4 L’interessante studio della prof. Gabriella Zarri, Ambiente e Spiritualità Mericiani,(in PRODI-Z ARRI MEZZADRI-CASTENETTO, Angela Merici, op.cit) con la ricca bibliografia, utilissimo per i necessari
approfondimenti, mette inoltre in luce, oltre a questi e altri aspetti, l’influenza su Angela dell’ambiente
francescano e, negli anni della Fondazione della Compagnia, della Spiritualità dei canonici Lateranensi, attivi
propagatori della vita contemplativa ispirata ai principi della devotio moderna e fautori di un nuovo modello di
vita religiosa femminile.
5 e 6 G. ZARRI, Ibidem, pp. 35-52, ma anche: G. ZARRI, Le sante vive. Cultura e religiosità femminile
nella prima età moderna,Torino1990; S.F. MATTEHEWS GRIECO, Modelli di santità femminile nell’Italia
del Rinascimento e della Controriforma, in Donne e fede, a cura di L. SCARAFFIA e G. ZARRI, Bari 1994.
7 Per i testi di Angela Merici – la Regola, I Ricordi, il Testamento – ci si avvale della traslazione in italiano
moderno e divisione in versetti a cura di L. MARIANI e E. T AROLLI in Sant’Angela Merici, Gli Scritti,
Regola, Ricordi, Testamento, II Edizione aggiornata da E. T AROLLI, Brescia, 2001.
8 Cfr. Angela Merici, Lettere del Segretario 1540-1546, Testi antichi, traslazione in italiano moderno a
cura di E. T AROLLI, Milano, 2000.
9 G. COZZANO, Epistola Confortatoria in Angela Merici Lettere del Segretario, cit., p.31.
10 Cfr. L. MARIANI-E. T AROLLI-M. SEYNAEVE , Angela Merici, cit., p. 105.
11 Cfr., ad es., il libro Scala del Paradiso di frate Antonio de Meli da Crema, in G. ZARRI, Modelli di
santità femminile nel primo Cinquecento, cit., p. 43.
12 Con una supplica del 1532 Angela chiederà di essere sepolta nella Chiesa di S. Afra, cfr., L. MARIANI-E.
T AROLLI-M.SEYNAEVE, Angela Merici, cit., pp. 192-193.
13 Cfr. G. ZARRI, Modelli di santità femminile nel primo Cinquecento, in PRODI, ZARRI, MEZZADRI,
CASTENETTO, Angela Merici,cit., p. 41.
14Per approfondimenti cfr. G. ZARRI, Recinti Donne, clausura e matrimonio nella prima età
moderna,Bologna 2000
15 H. DE LUBAC, Lo Spirito di S.Angela, in Meditazioni sulla Chiesa, Milano 1979.
16 G. COZZANO, Risposta contro quelli [che] persuadono la clausura alle Vergini di Sant’Orsola in
Angela Merici, Lettere del Segretario. cit. p. 105. Molti altri simili riferimenti sono presenti nelle lettere
di Cozzano a testimoniare la volontà precisa di rifarsi a questo modello.
17 Ibidem, p. 61.
18 Ibidem, p. 103.
19 Ibidem,p. 105.
20 P. PRODI, Vita religiosa e crisi sociale nei tempi di Angela Merici ,cit. p. 18.
21 Cfr. Processo Nazari, in L. MARIANI-E. T AROLLI-M. SEYNAEVE , Angela Merici, cit. p. 539.
22 Ibidem p. 539
23 G. COZZANO, Risposta contro quelli [che] persuadono la clausura alle Vergini di Sant’Orsola in
Angela Merici, Lettere del Segretario. cit., p. 105.
24 Ibidem p. 93.
25 Cfr., Oremus della Messa della Memoria di S. Angela, 27 gennaio.
26 G. COZZANO, Risposta contro quelli [che] persuadono la clausura alle Vergini di Sant’Orsola in
Angela Merici, Lettere del Segretario, cit., p. 107.
27 Per un approfondimento cfr. P. P. G. CABRA, Angela Merici e lo Spirito Santo, in Atti XXIII Convegno
della Conferenza Italiana Mericiana, 1998.
28 Cfr. P. PRODI, Nel mondo o fuori dal mondo: la vocazione alla perfezione all’inizio dell’età moderna,
in PRODI, ZARRI, MEZZADRI, CASTENETTO, Angela Merici, cit., pp. 13-33
29 Cfr. G. COZZANO, Dichiarazione della Bolla, in Angela Merici Lettere del Segretario, cit. p. 111:
«Sposo immacolato», «Figliol di Dio», «tante volte da lei non in spirito umano, né in spirito di fallacia
e vanità, ma nella fortezza dello Spirito Santo era detto il suo Amatore, talmente quella generosa e
sublime anima era con Dio in amore legata». Cfr., inoltre, Ric. V,38 e Legato 11°,18.
30 Nel Governo, come descritto nella Regola, non era prevista una figura che rappresentasse la nuova
Istituzione. Angela era la Madre conosciuta e riconosciuta della Compagnia e non sembrava necessario
ulteriormente specificarlo. Ma dopo l’approvazione della Regola da parte di Lorenzo Muzio, si rese
necessario procedere a designare una rappresentante della nuova istituzione, il che avvenne con
l’elezione di Angela a Madre, ministra e tesoriera, il 18 Marzo 1537.
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31 Per alcuni approfondimenti dell’aspetto «pastorale» vedi A. BIAZZI, I Ricordi: il carisma pastorale, in
G. GALLINA, A. BIAZZI, S. Angela Merici e la sua Compagnia a Cremona, Storia e spiritualità, Cremona
1990,
32 A buon ragione Barsotti dirà che “poche tra le sante italiane hanno avuto il carisma della maternità
come sant’Angela. Altre possono essere più grandi di Lei come mistiche o come fondatrici di famiglie religiose,
altre hanno lasciato un solco più profondo nella storia, ma non trovo in nessun’altra donna, nella Chiesa Italiana,
così evidente il carisma della maternità, come in questa nostra santa 48. D. BARSOTTI, La spiritualità di
sant’Angela Merici, cit., p. 7.
33 Citato da M. DE LOURDES PENTASILGO, Custodi della soglia, in M. A. MACCIOCCHI, Le donne secondo
Wojtyla, Milano 1992, p
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Allegato pdf: Spiritualità mericiana, a cura di Luciella