Nasce a Desenzano del Garda (Brescia) in una casa di fianco al Castello circa nel 1474. Cresce in una famiglia di radicati principi cristiani e di modesta condizione sociale, anche se imparentata con persone influenti. Ha tre fratelli e una sorella. Risiede a Desenzano fino alla giovinezza in una località denominata "Le Grezze". Sull'esempio dei genitori, acquisisce una solida formazione spirituale. A 18 anni Angela resta sola, esposta ai pericoli di quegli anni turbolenti, e viene accolta nella casa di un agiato zio materno, a Salò, dove frequenta persone raffinate e colte e impara a leggere. Diventa Terziaria francescana per seguire Cristo più da vicino e per poter frequentare liberamente i Sacramenti della Confessione e della Comunione. D’ora in poi sarà per tutti “Sur Anzola”. A 26 anni ritorna a Desenzano, col desiderio di poter meglio decidere della sua vita: qui possiede alcuni beni a lei pervenuti in eredità. Vi conduce una vita silenziosa, casa e campi, dedita all'orazione e alle opere di carità, mentre matura lentamente la sua vocazione. Tale permanenza è segnata dall'esperienza di una visione in località Brudazzo (1506): raccolta in preghiera le pare che il cielo si apra e vede scendere angeli e vergini: si tratta di una prefigurazione della Compagnia. Nel 1516 si stabilisce a Brescia; dapprima presso la famiglia Patengola, dove reca conforto alla signora Caterina rimasta vedova ed in lutto per la morte dei due figli; poi in contrada Sant’Agata, in due stanzette offertele dal ricco mercante Antonio Romano. Diventa il riferimento e la consigliera più ricercata della città. In questo periodo Angela si reca in pellegrinaggio a Mantova (1520), per pregare sulla tomba della beata Terziaria Domenicana Osanna Andreasi, in Terra Santa (1524), a Roma (1525), per acquistare il Giubileo, e al Sacro Monte di Varallo (1529) per meditare la passione e la morte di Cristo. Di ritorno è costretta a riparare per qualche tempo a Cremona, essendo Brescia occupata da truppe spagnolo-tedesche, e la salute è così precaria che sembra vicina alla morte. Rinfrancatasi, torna a Brescia, ospite di Agostino Gallo, ricco mercante e letterato. A circa 60 anni, ricca di esperienza e di virtù, pensa di proporre anche ad altre donne lo stile di vita maturato nella preghiera e nella riflessione. A quei tempi, per la donna sono aperte soltanto due vie: il matrimonio e il monastero di clausura. La famiglia naturale decide il suo destino. Angela pensa alla vita consacrata a Dio non chiusa entro le mura di un chiostro, ma immersa nel tessuto sociale, per essere più a diretto contatto con i bisogni materiali e spirituali del mondo. I monasteri femminili, al tempo di Angela, sono 11 con circa 3.000 suore e alcuni di essi, di fatto, sono ospizi a servizio dell'aristocrazia, che vi rinchiude le figlie non collocate socialmente. Nasce, con la Compagnia, un nuovo stato di vita: quello delle vergini consacrate nel mondo. Nel 1531 raccoglie un gruppo di 12 amiche di ogni classe sociale, con l'impegno di vivere in verginità: “santificare se stesse per santificare le famiglie e la società restando nel secolo, incredulo e sensuale, come elementi di reazione e di conservazione cristiana”. Nel 1532 Angela, con le 12 compagne, compie un pellegrinaggio al Sacro Monte di Varallo, per formarsi alla scuola di Gesù Crocifisso. Al ritorno pone la sua abitazione presso la Chiesa di S.Afra, dove rimarrà fino alla morte. Il 25 novembre 1535, giorno di Santa Caterina d’Alessandria, Angela Merici dà avvio ufficiale alla Compagnia di S. Orsola. 28 vergini si riuniscono nella chiesa di S. Afra, ricevono l'Eucaristia e si consacrano a Dio. A testimonianza del fatto depongono la loro firma nel "libro generale" della Compagnia. Angela detta la Regola al fedele Gabriele Cozzano che la presenta al Vescovo, card. Cornaro. Essendo stata giudicata degna ed ispirata, la Regola viene approvata l'8 agosto 1536 da Lorenzo Muzio, Vicario Generale dell'Ordinario diocesano card. Francesco Cornaro. Il 18 marzo 1537 Angela viene eletta "Superiora e Madre Generale" a vita. Alla fine del 1539 detta i Legati ed i Ricordi quale Testamento spirituale indirizzato alle Madri e Governatrici della Compagnia. Angela muore il 27 gennaio 1540, attorniata dalle sue 150 figlie. Dopo le esequie solenni, il corpo rimane esposto, per un mese intero nella chiesa di S.Afra, senza subire corruzione alcuna; viene sepolta nella stessa chiesa. Nel luogo dove furono inumati i primi martiri bresciani sorgeva anticamente la cappella di San Faustino ad sanguinem, che divenne Sant’Afra nel ‘200, ovvero la chiesa - ora per noi sotterranea, rifatta in cemento armato - alla quale, nel 1580, Pier Maria Bagnadore sovrappose il tempio poi distrutto dai bombardamenti nel 1945, e presto ricostruito con la ridedicazione a Sant’Angela. Il 9 giugno 1544 il papa Paolo III approvò la nuova istituzione con la Bolla "Regimini Universalis Ecclesiae". Il Decreto, con il riconoscimento del titolo di Beata, è emesso il 30 aprile 1768 da Clemente XIII. Pio VII proclama Angela Merici Santa, il 24 maggio 1807. Pio IX nel 1861 ne estende il culto alla Chiesa universale. La Compagnia di S. Orsola, più comunemente conosciuta come Compagnia di Sant'Angela, è stata fondata da Angela Merici il 25 novembre 1535 a Brescia. Nel 1818 ha subito la soppressione decretata dalle leggi napoleoniche, ma nel 1866 è rinata a Brescia grazie al vescovo Gerolamo Verzeri e alle sorelle Girelli. Brescia è il centro spirituale nel quale le Figlie di Sant’Angela si ritrovano, per vivere insieme momenti importanti di spiritualità e di formazione. Nella chiesa di Sant’Afra a Brescia, oggi Santuario a Lei dedicato, è esposto il corpo incorrotto di Sant’Angela alla venerazione dei fedeli. A Desenzano è stato allestito il Museo Mericiano Il carisma è ben delineato dalle parole che Angela stessa propone nel proemio della Regola: le sue Figlie sono state “... elette ad essere vere e intatte spose del Figlio di Dio...” e lo spazio in cui vivono questa luminosa chiamata - che afferma il primato dell'amore - non è la solitudine di un chiostro ma il mondo, il luogo vasto e complesso del convivere umano nel quale sono chiamate a servire il Regno di Dio con responsabilità propria, ma nella fedeltà e sottomissione alla Santa Madre Chiesa. Le Figlie di Sant'Angela (dette Orsoline o Angeline) vivono nelle proprie famiglie, esercitano un lavoro con il quale si sostengono, partecipano alla vita sociale e civile, non si distinguono esternamente dagli altri, né accentuano questa distinzione in alcuna altra forma. Sono presenti nelle realtà del mondo con l'intento di portarvi lo spirito evangelico, perché non prevalga la logica dell'uomo egoista, ma la logica di Dio e quindi dell'amore, della solidarietà, della pace, della giustizia. Vivono intensamente la loro appartenenza alla Chiesa locale, ponendosi al servizio della Parrocchia e/o nelle varie realtà sociali. Gli scritti di Sant'Angela sono tre: Regola, Ricordi, Testamento. Angela Merici dettò i suoi scritti a Gabriele Cozzano, suo fedele segretario e cancelliere della Compagnia. I suoi scritti erano destinati alla Compagnia di S. Orsola come norme di vita: hanno orientato la spiritualità ed animato la pedagogia dei diversi rami di Orsoline diffuse nel mondo intero. I testi più antichi oggi conosciuti provengono dalla copia notarile stesa dagli originali e conservata nell'Archivio Segreto Vaticano e da un codice manoscritto rinvenuto presso la Biblioteca Trivulziana al Castello Sforzesco di Milano (il "Codice Trivulziano" databile tra il 1545 e il 1546). Dei Ricordi e del Testamento ne parlano gli Atti processuali di canonizzazione di Angela Merici. La Regola, secondo il Codice Trivulziano, è costituita da un Prologo e undici Capitoli. È diretta ai membri della "Compagnia di Sant'Orsola“ e indica alla Figlie la strada per diventare "vere e intatte spose del Figlio di Dio". Il documento spicca per la sensibilità tutta femminile, nelle espressioni linguistiche, in alcuni particolari della descrizione del contesto del tempo e nella spiritualità di totale fiducia in Dio. …è necessario essere accorte e prudenti, poiché quanto più un’impresa ha valore, tanto più è normale che comporti fatica e pericolo… (lett. proemiale) …poiché, come la gola fu origine di tutti i nostri mali, così conviene che il digiuno e l’astinenza siano principio e mezzo di tutti i nostri beni e progressi spirituali. (cap. IV) Si ricorda ancora che ognuna sia sollecita all’orazione così mentale come vocale… (cap. V) Perciò, Signore mio, unica vita e speranza mia, ti prego: degnati di ricevere questo mio cuore vilissimo ed impuro… Ti prego: ricevi il mio libero arbitrio… Ricevi ogni mio pensare, parlare ed operare... Tutto io offro ai piedi della tua divina Maestà. E ti prego, degnati di riceverlo, benché io ne sia indegna. Amen (Cap. V) Si esorta inoltre a frequentare la confessione, necessaria medicina delle piaghe delle nostre anime… (Cap. VII) E sopra tutto: obbedire ai consigli e alle ispirazioni che di continuo lo Spirito Santo ci suscita nel cuore; sentiremo la sua voce tanto più chiaramente quanto più purificata e monda avremo la coscienza. (cap. VIII) Ma tutte le parole, gli atti e i comportamenti nostri siano sempre di insegnamento e di edificazione per chi avrà a che fare con noi, avendo noi sempre nel cuore un ardente carità. (cap. IX) Esortiamo finalmente ognuna ad abbracciare la povertà, non solamente quella effettiva…. ma soprattutto la vera povertà di spirito… (cap. X) I Ricordi sono rivolti alle Responsabili della Compagnia (dette Le Colonnelle). Si tratta di un complesso di consigli e indicazioni utili per aiutarle a guidare le figlie loro affidate nella vita spirituale. Non vi perdete d’animo per non sapere e non poter fare quello che giustamente si richiede per un così singolare Governo. Abbiate speranza e ferma fede in Dio: lui vi aiuterà in ogni cosa. Pregatelo, umiliatevi sotto il suo grande potere, perché senza dubbio, avendovi affidato tale impresa, vi darà anche le forze per poterla eseguire, purché non si manchi da parte vostra. (lett.proemiale) Imparate dal Signore nostro il quale, mentre stava in questo mondo, vi fu come servo, obbedendo al Padre eterno fino alla morte. (ric. 1°) Siate affabili ed umane con le vostre figlioline. E sforzatevi di agire solamente mosse dal solo amore di Dio e dal solo zelo per le anime allorché le ammonirete e le consiglierete, o le esorterete a qualche bene e le allontanerete da qualche male. Infatti otterrete di più con l’affettuosità e l’affabilità che non con la durezza e gli aspri rimproveri; questi si devono riservare solamente a casi di necessità… (ric. 2°) Sarete sollecite e vigilanti per conoscere, e capire il comportamento delle vostre figliole, e rendervi conto dei loro bisogni spirituali e temporali. (ric. 4°) Siano sobrie anche nel dormire, dormendo solamente quanto richiede la necessità… (ric. 5°) Nel parlare, tutte le loro parole siano sagge e misurate… Dite loro che, in qualunque luogo si trovino, diano buon esempio. E che siano per tutti un profumo di virtù. (ric. 5°) Abbiano Gesù Cristo come unico loro tesoro, perché così avranno in lui anche il loro amore. (ric. 5°) Vivete e comportatevi in modo che le vostre figlioline possano specchiarsi in voi. E quel che volete che loro facciano, fatelo voi per prime. (ric. 6°) Il Testamento (comprendente 11 legati) è indirizzato ad alcune nobili vedove di Brescia, che si dedicavano alla Compagnia, tutelandola e sorreggendola nei suoi interessi formativi e spirituali e rappresentandola davanti alle autorità religiose e civili. E sopra tutto guardate dal voler far fare per forza, perché Dio ha dato il libero arbitrio ad ognuno, e non vuole forzare nessuno, ma solamente dimostra, invita e consiglia… (leg. 3°) E specialmente dovete essere sollecite e premurose affinché si conservino integre e caste, e in ogni loro atto e gesto si comportino con onestà e prudenza, e tutto facciano con pazienza e carità. (leg. 4°) Questo infatti è il vero fine, e a Dio gradito, del fare elemosina e dell’usare cortesia: che grazie a ciò si rimuova la creatura dal male e dal vizio, e la si induca al bene e ai buoni costumi, ovvero almeno a un maggior profitto spirituale. (leg. 9°) E considerate che il demonio non dorme mai, ma in mille modi cerca la nostra rovina. Allora state in guardia… (leg. 10°) Perché così senza dubbio Gesù Cristo sarà in mezzo a voi, e vi illuminerà, e vi istruirà come vero buon maestro su ciò che dovrete fare. Tenete questo per certo: che questa Compagnia è stata piantata direttamente dalla sua santa mano, e lui non abbandonerà mai questa Compagnia fin che il mondo durerà. Infatti se lui principalmente l’ha piantata, chi mai la potrà sradicare? Credetelo, non dubitate, abbiate ferma fede che sarà così. Io so quello che dico. Beati coloro che veramente se ne prenderanno cura. (leg. 11°) E guardatevi, guardatevi dico, dal perdere il fervore… (leg. 11°)