Info Media Basket Saison 2014-2015 3 avril 2015 Nyon qualifié sur le tapis vert LNB DAMES Nyon disputera les quarts de finale du championnat de LNB dames. Battues à deux reprises par Lucerne en 8e de finale, les Vaudoises ont décroché leur ticket sur le tapis vert. Leurs adversaires ont en effet aligné une joueuse non qualifiée lors du match retour. ● LNA dames. Demifinales (best of 5). 2e match: Hélios VS Bellinzone 9266 (4433). 20 dans la série. BASKET Hélios plus qu’à une marche de la finale Hélios se dirige tout droit vers sa cinquième finale de championnat consécutive. Hier soir à Bresse, les Vétrozaines n’ont fait qu’une bouchée de Bellinzone, lors de l’acte II des demi-finales. Déjà vainqueur 84-42 le weekend dernier, celles-ci se sont cette fois-ci imposées 92-66 (4433). Le troisième duel, au Tessin, est agendé ce lundi à 16 heures. Ensuite, place à la finale de la Coupe de Suisse samedi à Fribourg, contre l’équipe locale. } JM LNAF Play-off. Demi-finales (au meilleur des 5) Hélios - Bellinzone . . . . . . . . . . .92-66 (2-0) BasketSuisse 03 avril 2015 16:59; Act: 03.04.2015 17:03 Touré, Marko Mladjan et Cotture à l'honneur Les lauréats des titres de MVP de la saison de LNA sont connus. Babacar Touré a été élu meilleur joueur non formé en Suisse. (photo: Keystone/Laurent Gillieron) L'intérieur sénégalais d'Union Neuchâtel Babacar Touré (17,7 points et 10,8 rebonds en moyenne en championnat) est le meilleur joueur non formé en Suisse, alors que l'ailier de Fribourg Olympic Marko Mladjan est le meilleur joueur formé en Suisse. Auteur de 13,7 points et 5,1 rebonds en moyenne, Marko Mladjan a également terminé en tête du vote pour le meilleur joueur de moins de 23 ans formé en Suisse. Un joueur ne pouvant être récompensé à deux reprises, c'est le deuxième, son équipier Arnaud Cotture (8 points et 4 rebonds de moyenne cette saison), qui hérite du titre. (ats) Clint Capela enchaîne NBA Deux jours après avoir inscrit ses premiers points en NBA, le Genevois a réussi deux paniers lors de la victoire 115111 de Houston devant Sacramento. Capela a, par ailleurs, cueilli trois rebonds et a réussi trois blocs. Basketball NBA 03 avril 2015 09:04; Act: 03.04.2015 09:06 13 secondes de jeu pour Clint Capela Le Genevois n'a eu droit qu'à 13 secondes de jeu à Dallas lors d'un derby texan remporté 108101 par Houston face aux Mavericks. Il doit composer avec le retour aux affaires de Dwight Howard. Capela a été introduit lors du second quarter. Il a raté deux lancers francs avant de capter un rebond offensif. Il a enfin commis un foul pour retourner bien trop rapidement sur le banc. Auteur de 24 points, James Harden a été, une fois encore, le joueur le plus percutant des Houston Rockets. Aligné durant 18 minutes, Howard a inscrit 8 points et a cueilli 7 rebonds. L'ancien pivot d'Orlando et des Lakers souffre cette saison de douleurs chroniques au genou. (ats) Playoff lna femminile Bellinzona battuto, ma a testa alta Sconfitta preventivata, ma ieri il Bellinzona è uscito dalla Bress di Sion a testa alta. Dopo 8’ del 1° quarto pinkies in avanti 12-13, poi break 12-0 dell’Heélios (privo fra l’altro della Dotson), ed 11 punti di ritardo tenuti fino al terzo quarto, prima dell’allungo finale delle locali. Un bel match che fa ben sperare per la sfida di lunedì alle Scuole Medie 2 di Bellinzona (16.30). Sempre lunedì ma al Palasangiorgio sarà di scena (m.G.) anche il Riva in gara-3 con l’Elfic. HÉLIOS SION - BELLINZONA 92-66 (24-13, 44-33, 66-55) HÉLIOS: Constantin 5, Gur 2, James 33, Carron, Kershaw 11, Giroud 17, Rol 24, Ambrosio. BELLINZONA: Avila Lopez 12, Mattarelli 2 Fora 10, Zilic, Lacalamita, Magnetti, Bianda, Seabrook 23, Darrett 19, Menafoglio. NOTE: 150 spett., arbitri De Martis e Bovard. lna femminile, semifinali Elfic - Riva/Muraltese Hélios - Bellinzona martedì, 75-62 (s: 2-0) ieri, 92-66 (s: 2-0) lna mascHile, masterroUnD Ginevra - Lugano Starwings - Friborgo Neuchâtel - Monthey calcio domani 17.30 domani 17.30 domani 17.30 Torneo di Bellinzona Il Team Ticino è partito col piede giusto GrUppo a Atletico Madrid (3) - Tottenham (0) 2-1 marcatori: Siverio Toro, Harrison, Almagro del Val. Team Ticino (3) - Lokomotiv Mosca (0) 1-0 rete: 87’ Veseli 1-0. Team Ticino: Pavic, Barella, Di Gianbattista, Lurati, Roguljic, Hadzi (Lagrotteria), Guerchadi (Milosavljevic), Calic (Abedini), Da Silva Jaculi, Belometti, Mozzetti (Veseli). Lokomotiv - Atletico Tottenham - Team Ticino Tottenham - Lokomotiv Team Ticino - Atletico M. Bellinzona, oggi 19.00 Chiasso, oggi 19.00 Bellinzona, domani 14.30 Lugano, domani 14.30 GrUppo B Inter (1) - Slavia Praga (1) Midtylland (3) - Tijuana (0) marcatori: Vazquez, Lyngsø, Akintola, Frankoch. Midtylland - Inter Slavia Praga - Tijuana Tijuana - Inter Slavia Praga - Midtylland fase finale semifinali finali 0-0 3-1 Bellinzona, oggi 20.30 Chiasso, oggi 20.30 Bellinzona, domani 16.00 Paradiso, domani 16.00 domenica 16.00/17.30 lunedì 11.00/14.00/18.30/20.30 BASKET | LNA FEMMINILE Pinkies battute ma con onore Seconda uscita e seconda sconfitta per il Bellinzona in Vallese. Le ticinesi, però, non hanno per nulla sfigurato, uscendo sì sconfitte, ma dopo aver dignitosamente tenuto testa alle rivali per trenta minuti. E se è vero che le vallesane erano prive della Dotson, è altrettanto vero che l’Hélios ha almeno 5-6 giocatrici in grado comodamente di segnare una ventina di punti a testa. Bene nel primo quarto, con le Pinkies addirittura avanti 12-13 dopo 8 minuti. Poi reazione delle romande, con un veemente break di 12-0. Gli undici punti di margine sono rimasti invariati fino al terzo quarto (durante il quale le ticinesi sono andate sotto anche di 15 punti, prima di recuperare fino a -9). Nell’ultimo tempo l’Hélios ha allungato, forte di una maggiore compattezza offensiva. Lunedì (alle 16) la terza sfida, alle Medie 2 di Bellinzona. G.F. Hockey Berra titolare ma sconfitto Titolarizzato per la seconda volta in stagione a difesa della porta di Colorado, Reto Berra è stato sconfitto per 5-1 a San José. Mark Streit ha invece colto un’inutile vittoria per 4-1 con i suoi Philadelphia a Pittsburgh, visto che i Flyers sono già eliminati dalla corsa ai playoff. Basket Capela ancora a canestro Il ginevrino Clint Capela ha messo a segno altri due canestri nella vittoria per 115-111 di Houston contro Sacramento, due giorni dopo aver marcato i suoi primi punti in NBA. Il suo compagno di squadra James Harden è stato l’uomo della partita: con i suoi 55 punti ha anche stabilito un nuovo record personale. motociclismo GIORNALEdelPOPOLO la storia La rivoluzione di Haskins e del suo quintetto di soli neri Il coach che gettò il razzismo nel... cesto Cinquant’anni or sono, Don Haskins, con i suoi Texas Miners sfidò tutti e vinse il titolo collegiale NCAA di basket. di massimiliano castellani L’inverno del 1955 a Montgomery (Alabama) per sempre rimarrà quello del “boicottaggio dei bus”. Una straordinaria afroamericana, Rosa Parks, passerà alla storia per il “gran rifiuto” all’uomo bianco che gli intimava di cedergli il posto, in quanto donna di colore. L’inverno di dieci anni dopo, a El Paso (Texas), profondo Sud degli Stati Uniti, il bianco Don Haskins, il coach della squadra universitaria di Texas Western, intraprese quella che al suo direttore parve una “mission impossible”. Con pochi dollari in tasca, il 35enne ex allenatore delle formazioni di basket femminile (nei licei di Benjamin e Hedley) perlustrò in lungo e in largo il Paese alla ricerca di “talenti neri”, classe 1943, per la rifondazione della sua squadra. Il 21 febbraio del 1965, a New York, era stato assassinato Malcom X, uno dei maggiori difensori dei diritti civili della comunità afroamericana, l’uomo che aveva illuminato il cammino del futuro “Re dei pesi massimi”, Mohammed Ali. E mentre Don Haskins setacciava tutte le palestre degli USA, il Nobel per la pace Martin Luther King avanzava con le sue marce di protesta non violenta e lo speranzoso I have a dream (gridato fino alla morte: venne assassinato a Memphis il 3 aprile del 1968) che condusse al “Voting Rights Act”: la legge che riconosceva il diritto di voto ai neri d’America. Fu sull’onda emotiva di quello spirito di rinnovamento universale che il coach della Texas Western venne folgorato dall’idea di allestire una squadra nella quale accogliere quei ragazzi neri che – come lui – non avevano ancora ricevuto la “big chance”. Alla Summer League del ’65 gli bastarono due minuti di match – tanti ne concedevano nel suo team a quel ragazzo di Detroit, «perché nero» –, per capire che la pietra miliare del nuovo quintetto dei Miners (i “Minatori”) sarebbe stato lui, il “genio ribelle” Bobby Joe Hill. «Verresti a giocare a El Paso?», gli chiese un entusiasta Don Haskins, ma Bobby Joe scuotendo la testa rispose: «No grazie. Sono stanco di allenarmi come una bestia per poi non giocare mai». Il sorriso beffardo del coach che ribatté convincente: «Se vieni da noi potrai giocare tutto il tempo che meriterai». Fu così che iniziò la favola di Bobby Joe Hill, il trascinatore dei Miners. Da Gary, la suburra di Chicago, lo seguirono i “fratelli” colored Harry Flournoy e Orsten Artis. Flournoy è un ragazzone di 195 centimetri, diplomato, che ha rinunciato all’ingresso al college e per aiutare la famiglia lavora da operaio in acciaieria. Era un metallurgico anche Artis, diplomato alla Froebel High School e guardia nella squadra del liceo. Don Haskins convinse, non senza fatica, le famiglie a lasciare andare i loro figli con «lo sconosciuto coach bianco». E lo stesso accadde con i tre del playground di New York: il “ragazzo del Bronx” Nevil Shed, Willie Cager e il playmaker Willie Worsley. Dalla Grande Mela a Houston, dove il coach riportò a El Paso il gigante buono (2 metri d’altezza per 110 chilogrammi di peso) “Big Daddy” David Lattin. Con Lattin, Haskins completava la prima parte della missione impossibile: il reclutamento dei magnifici sette, i «seven niggas». Così li salutò il direttore della Texas Western University trovandosi, incredulo, dinanzi alla «squadra più colorata» mai vista fino ad allora nel basket americano. L’unica rosa in cui i bianchi erano scesi in minoranza, cinque: i fuori sede Dick Myers, strappato alle fattorie del Kansas, Louis Baudoin, il “professore” Jerry Amstrong, e i due indigeni di El Paso, Dave Palacio e Togo Railey. Un gruppo di “irregolari” con quei «sette indisciplinati», ma ricchi di fantasia e affamati di un riscatto sociale che, chiedevano, non Coach Don Haskins (1930-2008) tiene a rapporto il suo quintetto nel corso della finale NCAA del 1966 contro Kentucky. rimanessero solo parole lanciate al vento di quella calda estate texana. L’allegria del loro basket spensierato, di ventenni alla riscossa, gettata lì sul parquet per cancellare, almeno il tempo di una sfida sotto canestro, un secolo e più di “apartheid” americana. Specie in quel Sud razzista in cui i demoni incappucciati del Ku Klux Klan, dal 1882 ai primi anni ’50, senza pietà avevano ucciso quasi cinquemila afroamericani, molti dei quali giovani come Bobby Joe Hill e compagni. La loro era più che mai una battaglia civile da perseguire attraverso i successi di una squadra ancora tutta da forgiare. Era il dicembre del 1965 quando si accese la mina vagante dei Miners guidata da quel coach idealista, paladino convinto di una società democratica che, una volta per tutte, mediante lo sport metteva al bando la segregazione razziale. Don Haskins prima degli schemi insegnò loro il profondo valore «dell’unione e della condivisione». Questo il segreto di una delle sette formazioni inserite nella gloriosa Naismith Memorial Basketball Hall Fame. Una squadra che, da pronostico, partiva nettamente svantaggiata, specie rispetto ai munifici college di Kansas, Ohio State, Duke e ai favoriti per il titolo, i favolosi di Lexington, i Kentucky Wildcats. I “gatti selvatici”, esclusivamente bianchi, allenati per più di 40 anni dal granitico sergente di ferro Adolph Rupp. Ma i “niggas” di El Paso, dopo una preparazione matta e a tratti disperata, il 4 dicembre 1965 si presentarono tirati a lucido per la prima davanti al loro pubblico: debutto contro l’Eastern New Mexico. I pochi presenti sulle gradinate del Memorial Gym accolsero con freddezza l’ingresso in campo della volley Questa strana pattuglia di casa e addirittura, pare, applaudivano ai canestri della squadra avversaria, salutando infine la prima vittoria dei ragazzi di Don Haskins come un «casuale colpo di fortuna». Ma quando la “Miners band” mise assieme una sonante serie di 23 vittorie, nessuno osò più tirare in ballo la buona sorte. La stampa era stregata dall’invincibile armata di El Paso che, successo dopo successo, conquistò il suo pubblico, mentre ad ogni trasferta i ragazzi di Don Haskins venivano salutati con disprezzo, come la «squadra degli sporchi negri». Temuti in tutti i palazzetti, odiati dai tifosi degli altri college, derisi e umiliati come quella volta che dovettero lasciare l’albergo perché le loro camere erano state distrutte e le pareti imbrattate di sangue. A Tempe, dopo l’ennesima vittoria sugli Arizona State, i Miners uscirono scortati dalla solita pioggia di sputi e insulti e Nevil Shed, entrato in un bagno pubblico, subì un’aggressione. Ma nemmeno l’onda razzista fece naufragare il loro sogno. In quella leggendaria stagione subirono una sola, ininfluente sconfitta (di soli due punti a Seattle) e tra lo stupore dell’intera nazione approdarono alla finalissima NCAA contro la corazzata Kentucky. Il 19 marzo 1966 fu il giorno che negli Usa venne riscritta la storia, e non soltanto quella del basket. Alla finale del Cole Fields House di College Park (Maryland), assistettero in quindicimila e il Paese incollato alla tv non credeva ai suoi occhi. Alla vigilia, dopo l’ennesima provocazione razzista, Don Haskins convocò la squadra nel cuore della notte per annunciarle: «Io sono stufo, e ho preso una decisione che metterà un freno a tutto questo, per sempre. Cin- que in campo, due cambi, quaranta minuti di gioco, farò giocare soltanto i sette giocatori neri nella finale di domani». Todd, Armstrong, Palacio, Myers e Bodwin, da futuri uomini verticali quali sarebbero diventati, grazie anche a quella giornata, condivisero a pieno la decisione coraggiosa ed epocale. I Miners, il giorno dopo, punto su punto sgretolarono la superbia di Kentucky, chiudendo sul 72 a 65 e con Bobby Joe Hill miglior realizzatore con 20 punti. Con un ultimo atto di discriminazione verso i vincitori nessuno portò la scaletta per il taglio simbolico della retina del canestro, e allora Shed salì sulle spalle di Worsley e la strappò via. Uno strappo che sancì la definitiva vittoria della libertà anche nella pallacanestro. Gli afroamericani nella NBA allora erano appena il 5%, oggi rappresentano tre quarti della popolazione professionistica. Merito di Don Haskins, che con l’umiltà dei grandi fino all’ultimo ha ripetuto: «Io non ho fatto niente di strano: quel giorno misi in campo semplicemente i migliori giocatori della squadra. E risultò che erano tutti neri». sera (20.00) il Lugano ospita il Losanna al Palamondo per gara-1 della finalis Che la caccia al titolo abbia inizio! Parte questa sera al Palamondo (ore 20.00) con gara-1 la finalissima per il titolo della stagione 2014/15. Una stagione particolare per il Lugano, che ha dovuto fare fronte a mille difficoltà e parecchie partenze. Nonostante ciò i bianconeri però ritrovano l’atto conclusivo del campionato per la quarta volta consecutiva e lo fanno investiti del ruolo di campioni svizzeri, di vincitori della stagione regolare e dei playoff. L’avversario è quel Losanna con il quale hanno a lungo fatto la staffetta per la leadership in inverno nella prima fase e ad inizio primavera nella seconda. I vodesi sono squadra solida, coi giocatori che si conoscono alla perfezione e che ora saranno galvanizzati per il successo ottenuto in coppa una settimana fa. Il titolo sfugge in casa-Losanna dal 2008, per loro il 2015 potrebbe essere l’anno della doppietta. I Dragoni però non vogliono mollare lo scettro così facilmente, per cui la sfida sarà sicuramente all’ultimo respiro, ad immagine dell’ultimo incontro giocato quindici giorni fa a Cadempino per l’ultimo turno dei playoff. In quell’occasione i ticinesi si erano imposti per 3-1 ed avevano ottenuto la garanzia del vantaggio casalingo nella serie per la finale-scudetto. In queste due settimane di pausa l’allenatore dei bianconeri Mario Motta e il suo assistente Matteo Bonacina hanno avuto un po’ di tempo per apportare i correttivi ad una formazione che,