LINGUA STRANIERA: UN METODO PER POTENZIARE LE ABILITÀ DI APPRENDIMENTO DELLA LINGUA INGLESE Marcella Ferrari, Paola Palladino Dipartimento di Psicologia, Laboratorio di psicologia dell’Apprendimento, Università di Pavia Abstract A partire dall’esame delle più diffuse difficoltà di apprendimento della lingua inglese da parte dei bambini italiani, il presente contributo intende illustrare una serie di attività di potenziamento per la didattica della lingua inglese per le classi terza, quarta e quinta della scuola primaria. Le attività di potenziamento sono state pensate con la finalità di impostare una riflessione metacognitiva e metalinguistica in classe e fornire agli insegnati spunti per pianificare un percorso mirato di intervento e recupero di abilità carenti nello studio della lingua straniera. L’approccio metacognitivo è inteso a stimolare nell’allievo la riflessione sui propri processi di pensiero e di apprendimento, sulle proprie caratteristiche di studente e di persona che impara, promuovendo un atteggiamento attivo e consapevole verso lo studio. Le attività di potenziamento sono suddivise in quattro aree. La prima area è finalizzata ad avviare la riflessione sulla propria esperienza con la lingua Inglese la seconda area intende far riflettere sulle caratteristiche fonologiche della lingua straniera, la terza area include attività pensate per supportare le strategie di ascolto e comprensione, infine, la quarta area di potenziamento è finalizzata a motivare il bambino sull’apprendimento di vocaboli, forme ed espressioni della lingua Inglese, rappresentando uno modello utile per ideare ulteriori attività. Saranno illustrati e discussi i possibili benefici dell’ approccio meta-cognitivo per il singolo o per l’intera classe. Apprendere la lingua straniera L’insegnamento della lingua straniera, previsto sin dai primi anni della scuola dell’obbligo, mira a formare un individuo con una competenza plurilingue e pluriculturale adeguata ad un inserimento attivo nell’attuale contesto comunitario. Per coloro che sono nati e cresciuti in un contesto linguistico non anglofono imparare una lingua straniera diventa una priorità se non un’ urgenza. Nell’imparare una lingua straniera gioca un ruolo critico fattori linguistici,attitudinali e cognitivi. L’ attitudine dell’individuo all’apprendimento specifico della lingua straniera è stato definito da Carroll (1962) come un insieme di attributi, in parte strutturali, che possono essere migliorati grazie a specifici programmi di apprendimento. Egli propone quattro attitudini per l’apprendimento della lingua straniera: l’abilità di codifica fonetica, la sensibilità grammaticale, l’abilità di formare associazioni in memoria, l’abilità di ragionare e apprendere in maniera induttiva. L’abilità di codifica fonetica è intesa come l’abilità di identificare e discriminare fra suoni diversi, di formare e ricordare associazioni tra suoni e simboli scritti. La sensibilità grammaticale si riferisce all’abilità di riconoscere le funzioni grammaticali delle parole in una frase, ad esempio, soggetti, verbi o oggetti. L’abilità di formare associazioni in memoria consiste nell’abilità di apprendere e ricordare le associazioni tra suoni e significati in modo rapido ed efficace. Una verifica semplice di questa abilità è chiedere di studiare a memoria una lista di parole senza senso (o in una lingua sconosciuta e distante dalla lingua da imparare, es. afro e italiano) ed i rispettivi significati nella lingua madre. Infine, l’abilità di apprendere il linguaggio in modo induttivo si riferisce all’abilità di inferire le regole che governano l’organizzazione linguistica, a partire da un campione di materiale che permette tale inferenze (Carroll, 1967). Questa abilità-attitudine viene esercitata da chi pur non conoscendo perfettamente la lingua si sforza di comprenderne il significato. Queste quattro principali attitudini sono state individuate attraverso studi sperimentali che le hanno messe in relazione con le prospettive di successo nell'apprendimento della lingua straniera. In ambito psicologico, la ricerca ha permesso recentemente di individuare abilità cognitive di base che se carenti comporterebbero delle difficoltà nell’imparare con successo una lingua straniera. Le difficoltà di apprendimento della lingua straniera In una serie di studi con bambini italiani con difficoltà di apprendimento dell’Inglese come lingua straniera, le capacità di ricordare ed elaborare la fonologia di una nuova lingua si sono dimostrate cruciali. Questi studi sono stati condotti con il metodo di confronto di due gruppi di studenti, gli uni con difficoltà nell’ apprendere la seconda lingua-Inglese e gli altri selezionati con caratteristiche comparabili ai primi ma un apprendimento della seconda lingua-Inglese nella norma (Palladino & Cornoldi, 2004; Ferrari & Palladino, 2007; Palladino & Ferrari, 2008). Sono state esaminate in particolare le differenze tra i gruppi nell’abilità di ricordare i suoni di una lingua (memoria fonologica) accanto all’abilità di manipolare le unità o i suoni che costituiscono una parola, come per esempio i fonemi e le sillabe. Quest’ultima, detta consapevolezza fonologica, si riferisce anche alla capacità di operare manipolazioni sulla parola, quali fusione, delezione e sintesi di fonemi. Per valutarla si chiede per esempio al bambino di ascoltare attentamente una parola o una nonparola da cui dovrà eliminare un suono, per esempio da /macerzi/ si chiede di toglier il suono centrale /cer/. La risposta esatta è /mazi/. Sulla base di questi studi abbiamo osservato che bambini italiani con difficoltà ad imparare l’Inglese hanno problemi in entrambi i tipi di compiti proposti. Infatti i risultati ottenuti evidenziano che memoria dei suoni della nuova lingua e consapevolezza fonologica sono indipendentemente coinvolte nelle difficoltà di apprendimento della L2 ma dimostrano anche che sono competenze sovra-linguistiche ovvero che le difficoltà dei bambini esaminati emergono sia che si valutino nella lingua madre (Italiano) sia che il compito venga proposto nella lingua straniera (Inglese). Alcuni studi hanno dimostrato che per gli studenti con difficoltà in lingua inglese come lingua straniera anche la lettura e la scrittura in lingua madre possono essere aree di criticità (Ferrari & Palladino, 2007). Più recentemente, altre indagini da noi condotte o ancora in corso, hanno anche evidenziato un legame tra l’abilità di lettura nella lingua madre e l’abilità nella lingua straniera in studenti con dislessia. Uno studio in collaborazione con Isabella Bellagamba, Cesare Cornoldi e Patrizio Tressoldi (Università di Padova) sembra indicare che nei bambini dislessici ci siano sistematiche difficoltà di apprendimento della lingua straniera, sia nella componente di lettura che in quella di scrittura. Per comprendere le difficoltà che il più delle volte i bambini dislessici incontrano con la lingua Inglese dobbiamo ricordare che il meccanismo deficitario alla base del disturbo di lettura è l’abilità di riconoscere in modo automatico le parole scritte e convertirle senza particolare carico d’attenzione dalla forma scritta al codice fonologico (operando cioè la conversione grafema –fonema). Le difficoltà dei bambini dislessici sono dunque riconducibili specialmente per la lingua inglese alla difficoltà di decifrare correttamente le parole in una lingua nuova, tanto più se si tratta della lingua Inglese, che presenta un’ortografia opaca, dove cioè i fonemi possono essere pronunciati i vari modi a seconda della parola in cui si trovano, ad esempio per la /a/ come in /at/- /all/ –/ate/ ecc., a differenza di quella Italiana, considerata trasparente poiché “si legge come si scrive”. Nell’esame dei profili di a bilità di alunni on DSA, un dato particolarmente interessante riguarda altre competenze linguistiche risultate adeguate. E’ il caso per esempio di alcuni alunni che pur manifestando difficoltà nella decifrazione delle parole scritte rivelano un buona conoscenza lessicale in lingua Inglese, ed un uso adeguato delle regole sintattiche. Ricerche recenti (vedi ad esempio Helland e Kaasa, 2005) sembrano anche indicare che le difficoltà nella lingua straniera possano caratterizzarsi come un Disturbo specifico dell'apprendimento e comparire quando la didattica della lingua straniera pone obiettivi di apprendimento più consistenti. Inoltre come emerge anche dai nostri studi (Ferrari e Palladino, 2007) l'apprendimento dell'Inglese come seconda lingua sembra essere in relazione anche con le abilità di comprensione del linguaggio e della lettura. Tutti i risultati raccolti finora sembrano quindi condurci alla conclusione che per promuovere l’apprendimento della lingua straniera sia importante lavorare su variabili linguistiche di memoria e di sensibilità alla lingua, fonologia in primis. Un metodo per potenziare le abilità di apprendimento della lingua Inglese Considerata le evidenze circa l’importanza degli aspetti linguistici, attitudinali e cognitivi nell’, uno strumento utile per favorire l’apprendimento della lingua straniera è la riflessione meta-cognitiva sulle caratteristiche della lingua, sulle somiglianze e differenze a livello fonologica, morfologica, sintattica e semantica con la lingua madre. La metacognizione ovvero l'insieme delle conoscenze e del controllo che ogni individuo possiede ed esercita sui propri processi cognitivi, come ad esempio le conoscenze sul processo di lettura e il controllo della comprensione del testo, sono da tempo oggetto di ricerche sistematiche per gli Psicologi che si occupano di apprendimento. In particolare numerose ricerche hanno dimostrato che la metacognizione ha un ruolo causale sulle acquisizioni del bambino (Brown, Bransford, Ferrara, e Campione, 1983;Cornoldi, De Beni, Palladino e Pazzaglia, 2000; Flavell, 2000). L’atteggiamento meta cognitivo è un’attitudine più attiva, strategica e consapevole allo studio e all’assimilazione delle competenze. I bambini che hanno seguito attività di tipo metacognitivo mostrano di essere più motivati verso le attività proposte e quindi oltre ad imparare di più sembrano anche imparare ‘meglio’, riconoscendo il ruolo dell’impegno e della riflessione strategica sui risultati ottenuti. Il lavoro che intendiamo illustrare (English Time, Ferrari e Palladino, 2011) nasce dall’esigenza di coniugare il contributo della ricerca sull’apprendimento della lingua straniera con la didattica tradizionale. Esso raccoglie numerose attività di potenziamento dell’Inglese come lingua straniera rivolte agli insegnanti e agli alunni delle scuole primarie (dal terzo al quinto anno) che possono offrirsi come un elemento di novità motivante sia per lo studente che ha già mostrato interesse per lo studio della lingua Inglese sia per chi sta incontrando qualche difficoltà. Proprio il carattere metacognitivo delle attività di potenziamento offre agli insegnati la possibilità e la flessibilità di predisporre interventi ed attività non solo limitati all'acquisizione di specifiche competenze ma più in generale di un atteggiamento e di un metodo per studiare la lingua i cui effetti sono generalizzabili a diverse aree di apprendimento. Le attività di potenziamento della lingua straniera sono pertanto ispirate ad un approccio meta cognitivo. Tale approccio si differenzia dalla didattica tradizionale poichè intende avviare ad una riflessione orientata alla maggiore consapevolezza del bambino dei propri processi di pensiero e di apprendimento, delle proprie caratteristiche di studente e di persona che impara. “English time”) raccoglie 55 attività di intervento metacognitivo per il potenziamento delle abilità di apprendimento delle lingua Inglese. Uno dei vantaggi per il bambino è quello di avvicinarsi allo studio dell'Inglese per una strada attiva che lo sollecita a diventare protagonista dell'imparare. Imparerà in questo modo a riflettere su aspetti della lingua Inglese cruciali per l'apprendimento e lo farà a partire da attività semplici e divertenti, ad esempio di ascolto o di soluzione di giochi linguistici. Le attività di potenziamento sono divise in quattro aree di lavoro sulla base della distinzione didattica tra produzione orale e scritta, comprensione orale e abilità strategiche di apprendimento. “La mia esperienza con l’inglese”: Un primo passo verso l’approccio metalinguistico sull’apprendimento della lingua straniera è l’avvio di una riflessione sulla propria esperienza con l’inglese. Le attività della prima area di potenziamento prevedono domande che invitano l’allievo a richiamare alla mente il proprio percorso nell’apprendimento della lingua inglese, offrendogli la possibilità di ricostruire la propria esperienza di apprendimento e di acquisire consapevolezza della propria attitudine verso la lingua straniera. Queste schede sono intese anche come spunto operativo per un momento di discussione collettiva in cui gli alunni prendono coscienza delle proprie esperienze e si confrontano con quelle degli altri. Queste schede non prevedono un livello di difficoltà; l’unico accorgimento potrebbe riguardare l’età dei bambini: se questi si trovano in terza classe, infatti, è possibile che la loro esperienza dell’inglese sia troppo limitata per potere compilare le schede dettagliatamente. Per questo motivo sono indicate per i bambini di casse quarta e quinta. Queste attività sono destinate all’intera classe, a prescindere dal risultato ottenuto alle prove di valutazione: una riflessione di questo tipo, infatti, è utile a tutti gli allievi nonché all’insegnante, perché possono emergere indicazioni interessanti sul rapporto fra i bambini e l’inglese. Le seconda aree di lavoro “Metalinguaggio: parlare e scrivere” intende allenare il bambino a soffermarsi sulla “forma “ della parola e sui suoni in essa contenuti come strategia efficace per ampliare il proprio vocabolario e memorizzare suoni poco frequenti se non inesistenti, nella lingua italiana; l’area di potenziamento“ Metalinguaggio: ascoltare e capire” si basa su attività mirate ad avviare una riflessione sulle caratteristiche specifiche della lingua inglese. Considerata l’ampiezza dell’ambito e il livello scolastico dei bambini, si è ritenuto opportuno concentrare la riflessione metalinguistica in particolare sulle caratteristiche fonologiche. Per questo motivo molte attività sono organizzate in modo da prevedere una serie di esercizi di grammatica seguiti dalla richiesta di individuare la regola che accomuna o diversifica gruppi di vocaboli. L’obiettivo è quello di portare il bambino a scoprire alcune peculiarità ortografiche delle lingua inglese rispetto all’italiana, sempre in un’ottica di riflessione metalinguistica. Infine, le attività proposte nella sezione “Metalinguaggio: l’abilità di imparare” si propongono come occasioni di apprendimento a partire dall’ascolto di dialoghi o filastrocche, esercitazioni nell’abilità di studio e nell’apprendimento di termini organizzati per aree tematiche familiari, e. il natale, il campeggio, una festa tra amici). L’insegnante può scegliere attività di potenziamento rivolte all’intera classe come anche a casi singoli. Per esempio, nel caso di bambini con una buona competenze lessicale, ma difficoltà ortografiche nel dettato in Inglese il lavoro potrà riguardare la riflessione sugli aspetti fonologici, per potenziare la capacità di riflettere su alcuni suoni della lingua inglese e su nuove strategie per impararne la pronuncia e la corretta forma scritta. Operativamente, pertanto, si dovranno scegliere attività di riflessione ed esercizio sulla morfologia delle parole Inglesi, e sulle peculiarità dell’ortografia della lingua inglese rispetto a quella italiana. In conclusione, la natura metacognitiva delle attività di potenziamento offre ai bambini la possibilità di acquisire strategie di apprendimento ed esercitare capacità di riflessione su caratteristiche della lingua trasversali a diverse competenze, ortografiche, lessicali e sintattiche, favorendo così la generalizzazione delle strategie più efficaci e la promozione di un atteggiamento attivo anche agli altri apprendimenti. Bibliografia Bellagamba, I. Ferrari, M., Palladino, P. Tressoldi, P. Cornoldi, C. (2011). La valutazione delle difficoltà di apprendimento dela lingua straniera. XX Congresso Nazionale AIRIPA. Bernhardt, E. B. (2000). Second-language reading as a case study of reading scholarship in the 20th century. In M. L. Kamil, P. D. Pearson, & R. 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