Il miglioramento delle risorse umane nel settore della ricerca e dello sviluppo tecnologico: il contributo del Rapporto Attività 2002-04 ★★★ ★ ★ ★ ★ ★ ★ ★★★ Unione Europea Fondo sociale europeo Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia Direzione Regionale della Formazione Professionale A tutti coloro che, a vario titolo, hanno contribuito alla riuscita del Progetto e alla predisposizione del presente volume, un forte ringraziamento e l’auspicio di future, costruttive collaborazioni come quella che ha contraddistinto il D4. Il presente volume è stato realizzato grazie al finanziamento della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia ed è proprietà della stessa. Sono vietate la riproduzione, la pubblicazione e la divulgazione integrali o parziali non autorizzate preventivamente. Tutti i diritti sono riservati. Finito di stampare nel mese di settembre 2004 presso la Tipografia Filacorda - Udine Progetto grafico e impaginazione: Mariangela Paludo - Udine Progetto e realizzazione CD Rom: Prospero - Trieste Per un’Amministrazione Regionale fortemente determinata a perseguire una strategia di grande innovazione, sia nell’economia, sia, più in generale, in tutto ciò che può contribuire allo sviluppo della nostra comunità e a più elevati livelli di coesione sociale, l’esperienza realizzata con il Progetto D4 nell’ambito del Programma Regionale dell’Obiettivo 3 del FSE rappresenta un test ed un punto di riferimento decisamente importanti per una serie di ragioni. La prima è quella di aver collocato il tema della qualità delle risorse umane in una posizione assolutamente centrale in una prospettiva di questo tipo, nella consapevolezza che sarà soprattutto la qualità del capitale umano a determinare il livello di trasformazione che il nostro sistema Regione sarà in grado di perseguire, e di aver operato con efficacia per favorire ulteriori momenti formativi di alto livello e importanti esperienze in ambienti nuovi, tra cui le imprese, ai giovani in uscita dalle nostre Università. La seconda sta nell’aver promosso e perseguito un rapporto di collaborazione fra diversi soggetti del mondo della ricerca e dell’alta formazione, riunitisi nell’ATI che gestisce il D4, e poi tra questi e il mondo dell’economia regionale, realizzando, sia pure dentro un progetto limitato, quei principi di integrazione e di scambio così indispensabili per valorizzare i fattori di competitività presenti nella nostra Regione ed aggredire i punti di debolezza. La terza ragione, infine, sta nell’aver sperimentato utilmente tipologie e metodologie d’intervento per il miglioramento delle risorse umane nel settore della ricerca e dello sviluppo tecnologico, che vengono ora riprese e introdotte nell’intervento regionale in materia di formazione e di politica delle risorse umane a favore del sistema economico del Friuli Venezia Giulia. Nel momento in cui ci apprestiamo a varare la nuova legge regionale sull’innovazione, esperienze di questo tipo sono senz’altro utili per una più mirata definizione dei contenuti. D4 è quindi sicuramente un’esperienza importante, il cui esito può senz’altro dirsi positivo: ora ci aspettiamo che a conclusione di questa esperienza si creino le effettive condizioni per realizzare nuovi posti di lavoro di elevata professionalità come eredità di questo progetto e contribuire perciò al processo di innovazione della nostra economia. Roberto Cosolini Assessore regionale al Lavoro, alla Formazione, all’Università e alla Ricerca 3 Premessa La nuova strategia della Commissione Europea, lanciata nel 2000 a Lisbona, punta alla creazione di uno Spazio Europeo che assegna alla Ricerca un ruolo chiave nella crescita economica e nella coesione sociale del Continente. In questa prospettiva le risorse umane, la loro qualità e mobilità, assumono rilevanza strategica e il loro adeguamento diviene d’importanza cruciale per le future esigenze della ricerca europea. Assicurare una maggiore mobilità dei ricercatori rappresenta un obiettivo prioritario per consentire un effettivo trasferimento delle conoscenze e della tecnologia verso il mercato. La mobilità dei ricercatori contribuisce a questa osmosi, attribuendo nel contempo dimensione europea alla carriera scientifica e incentivando l’arrivo di ricercatori dal resto del mondo. Si tratta, è evidente, di un presupposto indispensabile alla creazione di un vero e proprio mercato europeo della ricerca, capace di competere con i Paesi più avanzati, a cominciare da Stati Uniti e Giappone. Un mercato la cui attuazione servirebbe anche ad invertire la tendenza, da tempo in atto, che vede l’abbandono dell’Europa da parte di molti ricercatori, attratti da realtà meglio in grado di rispondere alle loro aspettative professionali. In occasione del Consiglio Europeo di Barcellona nel marzo del 2002, l’Unione Europea ha fissato l’obiettivo di raggiungere il 3% del prodotto interno lordo di investimenti in ricerca entro il 2010. Attualmente la percentuale è del 2%, sensibilmente inferiore rispetto agli Stati Uniti (2,8 %) e al Giappone (3%). Per contribuire al conseguimento di questo risultato, è stato valutato in 700mila nuove unità il numero aggiuntivo di ricercatori da formare, tenendo conto che, negli ultimi anni, il numero di ricercatori in Europa ha registrato un incremento non ancora sufficiente. Il rapporto tra ricercatori e popolazione attiva è infatti passato dal 5,4/1000 del 1999 al 5,7/1000 del 2001, rimanendo tuttavia ancora lontano dall’8,1 degli USA e dal 9,1 del Giappone. Per questa ragione la Commissione Europea ha di recente proposto l’obiettivo di conseguire un rapporto pari a 8 ricercatori ogni 1000 unità di forza lavoro come punto di arrivo delle politiche di ricerca dell’Unione nel prossimo futuro. È stata manifestata la consapevolezza che, per stimolare i giovani (dei Paesi membri o provenienti dall’estero) ad avviarsi alla carriera di ricercatore in Europa, occorra tenere conto dell’effettiva attrattività che un simile sbocco rappresenta, fattore questo condizionato dall’individuazione di concreti percorsi professionali di dimensione veramente europea. Questo processo, secondo la Commissione, può essere alimentato agendo su due linee d’azione complementari: la prima che preveda consistenti e specifici finanziamenti per programmi di sviluppo delle risorse umane e della mobilità; la seconda che si basi sull’adozione di misure politiche, legali e amministrative atte a rimuovere tutti gli ostacoli alla mobilità, creando un vero mercato del lavoro europeo della ricerca. A tale proposito, va evidenziato con soddisfazione come in Friuli Venezia Giulia oggi, grazie alla straordinaria concentrazione di istituzioni scientifiche sul territorio, il personale impiegato in R&S registri una media estremamente significativa nel contesto nazionale. La problematica della mobilità internazionale si arricchisce anche di ulteriori aspetti legati alla mobilità tra università e impresa, di particolare interesse per la crescita dell’Europa. In effetti, il consolidamento di una collaborazione costruttiva tra accademia e industria si connota come un dato necessario nei percorsi di trasferimento delle conoscenze e delle innovazioni, ancorché risulti difficile trovare un comune denominatore organizzativo e culturale a livello continentale. In questa direzione, i Parchi Scientifici, insieme alle Università, possono giocare un ruolo determinante nel fornire contesti qualificati e stimolanti nei quali promuovere la mobilità internazionale di studenti e ricercatori, favorendo un legame stabile tra mondo accademico e produttivo. AREA Science Park è da tempo impegnato su questo fronte e lo è stato in particolare negli ultimi due anni con l’attuazione del Progetto D4, il programma di formazione per il miglioramento delle risorse umane nel settore della ricerca e dello svi- 5 luppo tecnologico in Friuli Venezia Giulia, realizzato in collaborazione con le Università di Trieste e di Udine, CRES, Agemont, IRES FVG e DGR Consulting. Un Progetto molto articolato che, accanto a corsi di specializzazione post laurea e agevolazioni per l’aggiornamento di personale occupato, ha consentito, come viene illustrato dettagliatamente nelle pagine seguenti, l’erogazione di assegni di ricerca per laureati su progetti di specializzazione raccordati con lo sviluppo tecnologico delle imprese del territorio, il conferimento di borse di formazione per attività di ricerca, specializzazione o aggiornamento presso imprese, enti di ricerca e università, lo stanziamento di finanziamenti a favore di ricercatori del Mezzogiorno per la specializzazione in imprese della regione. Non sono mancate, inoltre, borse a ricercatori per la specializzazione in centri di ricerca esteri, con esperienze significative che stanno maturando in prestigiose istituzioni di ricerca americane, australiane, tedesche, olandesi, spagnole e inglesi. Come si vede, un insieme di interventi sulla mobilità intesa in un’accezione ampia (internazionale, nord-sud, università-impresa) che ha coinvolto complessivamente 356 persone, perlopiù giovani di età compresa tra i 25 e i 30 anni e oltre 200 imprese del territorio. Un contributo importante alla creazione di figure professionali qualificate, in grado di dare un apporto allo sviluppo tecnologico e ai processi di innovazione della regione, che il mercato del lavoro del Friuli Venezia Giulia avrà l’opportunità di valorizzare. In questo senso i primi dati relativi all’occupazione di quanti hanno beneficiato del Progetto D4 sono incoraggianti. In conclusione, il Progetto ha rappresentato un’esperienza dagli esiti significativi, che AREA è interessata ad approfondire nel futuro e che, soprattutto, si colloca perfettamente nel solco delle linee guida indicate dall’Unione Europea per l’auspicata, imprescindibile attuazione di uno Spazio Europeo della Ricerca, casa comune dei ricercatori e volano di uno sviluppo economico basato sulla conoscenza. Prof. Maria Cristina Pedicchio Presidente AREA Science Park - Trieste 6 Parte prima Descrizione degli interventi a cura di: Marta Formia AREA Science Park - Direttore Progetto D4 Alessandro Deltreppo, Paola Stuparich AREA Science Park - Coordinatori Progetto D4 Bruno Tellia Università degli Studi di Udine - Comitato di Direzione e Tecnico Scientifico del Progetto D4 1. Presentazione Nell'ambito del Piano Operativo Regionale dell’Obiettivo 3 2000-2006, la Regione Friuli Venezia Giulia ha deciso di attuare la misura D4, finalizzata al "miglioramento delle risorse umane nel settore della ricerca e dello sviluppo tecnologico", utilizzando lo strumento della Sovvenzione Globale, previsto dall’Unione Europea per la realizzazione di particolari azioni di sviluppo locale. La Regione ha, quindi, affidato la gestione dell’intera azione (che ha preso il nome di Progetto D4) ad un’Associazione Temporanea di Imprese (A.T.I.) costituita da: Consorzio per l'AREA di ricerca scientifica e tecnologica di Trieste (capofila); Università degli Studi di Trieste; Università degli Studi di Udine; AGEMONT S.p.A. Agenzia per lo Sviluppo Economico della Montagna; CRES S.p.A. Centro Regionale Servizi per la piccola e media industria; IRES Istituto di Ricerche Economiche e Sociali del Friuli Venezia Giulia; DGR Consulting S.r.l.. Formazione di personale addetto alla ricerca (intervento A) È prevista la realizzazione di corsi di breve e di lunga durata per occupati e inoccupati, destinati alla formazione di figure professionali innovative capaci sia di gestire lo sviluppo e il trasferimento delle innovazioni tecnologiche, sia di affrontare le problematiche aziendali di gestione e di crescita del business. Incentivi per la ricerca e l’innovazione tecnologica (intervento B) Sono previsti cinque distinti sotto interventi volti a favorire la collaborazione tra università, centri di ricerca e imprese: assegni di ricerca per laureati (sotto intervento B1); borse di formazione per attività di ricerca, specializzazione o aggiornamento presso imprese, enti di ricerca e università (sotto intervento B2); contributi per la realizzazione di tesi sperimentali (sotto intervento B3); finanziamenti a ricercatori per la specializzazione presso strutture di ricerca estere (sotto intervento B4); finanziamenti a ricercatori del Mezzogiorno per la specializzazione in imprese della regione Friuli Venezia Giulia (sotto intervento B5). Il Progetto D4 si pone l’elevato obiettivo di favorire, con attenzione al coinvolgimento della presenza femminile, lo sviluppo dell’occupazione in ambito regionale; opera a favore di un forte consolidamento dei rapporti tra Università, Ricerca ed Impresa per stimolare nuove sinergie e ricadute nel mondo del lavoro; si propone, attraverso analisi mirate, di approfondire la conoscenza del territorio e delle sue potenzialità nei settori della ricerca e dello sviluppo tecnologico. Animazione territoriale e sensibilizzazione del contesto (intervento C) È prevista un’attività di informazione rivolta alle aziende e all’intera popolazione regionale sulle opportunità offerte dal Progetto D4 e, in generale, sui temi della ricerca, dello sviluppo tecnologico e del loro raccordo con il mondo produttivo. Il Progetto si articola su vari interventi che, al fine di una più agevole lettura e di una migliore comprensione delle pagine che seguono, si è ritenuto opportuno, in questa sede, riassumere. Si tratta di: Studi e ricerche (intervento D) Sono previsti studi e ricerche per approfondire la conoscenza del sistema regionale della ricerca e dello sviluppo tecnologico e, in modo particolare, delle caratteristiche, potenzialità e fabbisogni delle 7 Rapporto Attività 2002-04 imprese, enti, istituti, impegnati in tali attività e delle strategie e delle azioni più efficaci per la valorizzazione delle risorse umane. È inoltre prevista un’indagine volta all’individuazione di strategie e buone prassi, a livello europeo, per la formazione e la valorizzazione delle risorse umane operanti nella R&S. della lavorazione dei metalli e delle materie plastiche; Nell’attuazione degli interventi sopra elencati particolare attenzione è stata riservata ad alcune aree tematiche ritenute prioritarie per lo sviluppo e la competitività delle piccole e medie imprese regionali. Le aree individuate, comuni a tutti gli interventi, sono: nuove tecnologie nel campo della comunicazione, dell'informazione e della multimedialità; nuovi materiali; nuove tecniche nel campo della produzione e nuove metodologie nel settore delle biotecnologie; tele e radiocomunicazioni; management dell'innovazione; emissioni elettromagnetiche e compatibilità ambientali. La parte che segue si pone l’obiettivo di illustrare, nel maggior dettaglio possibile, i contenuti e le attività realizzate dal Progetto D4. 2. Le attività relative al periodo aprile - dicembre 2002 2.1. La stesura del Progetto 8 Nel mese di aprile 2002, la Regione Friuli Venezia Giulia, avendo destinato la misura D4 dell’Asse D al rafforzamento del potenziale umano nella ricerca, nella scienza e nella tecnologia e ritenendo che per la realizzazione di tale misura lo strumento più adeguato fosse quello della Sovvenzione Globale gestita da un Organismo Intermediario, ha avviato, con relativo Avviso, la procedura per l’individuazione del progetto e del soggetto attuatore. L’AREA di ricerca scientifica e tecnologica di Trieste, le Università di Trieste e di Udine, l'AGEMONT - Agenzia per lo Sviluppo Economico della Montagna, il CRES - Centro Regionale Servizi per la Piccola e Media Impresa, la DGR Consulting e l'IRES - Istituto di Ricerche Economiche e Sociali del Friuli Venezia Giulia, fortemente motivate per le rispettive capacità, competenze e finalità alla realizzazione di tale iniziativa, hanno quindi provveduto nel successivo mese di maggio a presentare il relativo progetto, risultato vincitore ed ammesso a finanziamento con decreto del Direttore Regionale della Formazione Professionale il 24 giugno 2002. 2.2. La costituzione dell’A.T.I. Con atto notarile registrato il 15 luglio successivo, i soggetti sopra citati hanno, quindi, formalmente costituito un’Associazione Temporanea di Imprese, divenendo in tal modo, a tutti gli effetti, Organismo Intermediario e creando conseguentemente la condizione base per l’attuazione del Progetto. 2.3. La prima Assemblea Immediatamente dopo, il 19 luglio 2002, ha avuto luogo la prima Assemblea dei Soci, organo "politico" di riferimento di tutto il sistema di gestione, dando il via ad un complesso lavoro di approfondimento sugli indirizzi generali e sulle priorità del D4, nonché provvedendo alla nomina dei componenti degli altri organi (Comitato di Direzione e Comitato Tecnico Scientifico) del Progetto. La nascita del Progetto D4, con l’avvio operativo degli interventi in esso contenuti è avvenuta pertanto, il 1° settembre 2002. Tutte le attività si concluderanno entro il 30 settembre 2004. 2.4. Il convegno di apertura La conoscenza e la divulgazione delle caratteristiche e delle opportunità di un’azione formativa, qualunque essa sia, costituiscono la base del suo futuro successo. Con la certezza che i contenuti del D4 avrebbero suscitato ampio interesse, si è deciso, come prima azione, di organizzare un convegno illustrativo che si è svolto a Udine il 26 settembre 2002, presso l’Auditorium della Presidenza della Giunta della Regione Friuli Venezia Giulia. L’iniziativa, dal titolo "Le risorse umane nella ricerca e nella tecnologia come fattore strategico di sviluppo della regione", ha visto la partecipazione di circa 130 persone provenienti dal mondo accademico, imprenditoriale e della formazione e ha riconfermato il particolare interesse e la sempre più sentita esigenza, sia da parte delle aziende sia da quella dei giovani ricercatori, alla realizzazione di interventi formativi, corsuali o individuali, sul grande tema dell'innovazione e del trasferimento tecnologico. Parte prima - Descrizione degli interventi 2.5. La costituzione degli Organi di gestione del Progetto Il trimestre ottobre - dicembre 2002 è stato dedicato al perfezionamento di tutti quegli atti ed adempimenti necessari e propedeutici all’avvio operativo delle attività. Nei mesi di ottobre e novembre forte impegno si è dedicato alla costituzione e definizione degli organi gestionali del D4; al di là dell’Assemblea dei Soci, infatti, cui si è già accennato, l’ATI ha provveduto ad avviare i lavori, nel rispetto delle competenze e dei ruoli così come descritti nel Progetto, del Comitato di Direzione (C.D.) e del Comitato Tecnico Scientifico (C.T.S.). In particolare, il C.D. (che assolve il compito di gestione complessiva dell’esecuzione del Progetto, fornendo indirizzi precisi e puntuali agli altri organi in merito alle linee guida sulle quali ognuno di questi deve impostare le proprie azioni successive) si è riunito nelle giornate del 24 ottobre e 27 novembre 2002; il C.T.S. (che agisce su delega diretta del Comitato di Direzione ed indirizza la gestione pratica dei singoli interventi) si è incontrato nella giornata del 6 novembre 2002. In tali occasioni, i componenti dei due organismi sopra citati hanno focalizzato gli adempimenti da avviare nel breve-medio periodo, individuando nell’intervento B (Assegni di ricerca e borse di studio) il primo step di attività da realizzare. Il 31 ottobre si è insediato anche il Comitato di Valutazione dell’Esecuzione (C.V.E.), organo di garanzia composto da tre componenti di comprovata esperienza in materia di gestione di interventi formativi cofinanziati FSE. Il C.V.E. ha il compito di valutare la corretta esecuzione di ogni atto proprio del D4 e la sua congruità con gli obiettivi prefissati; nell’incontro di ottobre e nella successiva riunione del 18 novembre i componenti il C.V.E. hanno definito le linee-guida di comportamento da adottare nel corso dello svolgimento delle varie attività. 2.6. La stesura dei regolamenti di mandato Il mese di dicembre è stato sostanzialmente dedicato alla stesura e sottoscrizione delle convenzioni per regolare il rapporto di mandato con ogni Socio dell’A.T.I.; in tal modo sono stati chiaramente definiti i rispettivi ruoli, i compiti e gli impegni finanziari per l’attuazione del Progetto nella sua totalità. 2.7. Il primo bando: il sotto intervento B1 L’anno 2002 si è concluso con la definizione, l’approvazione e l’avvio dell’iter di pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione FVG del primo bando relativo al sotto intervento B1. 3. L’intervento B 3.1. Il Nucleo di Selezione Il Nucleo di Selezione è l’organismo deputato alla valutazione di tutti i progetti dell’intervento B: è responsabile della definizione delle graduatorie, preliminari al conferimento degli assegni, delle borse, delle agevolazioni o finanziamenti previsti dall’intervento stesso. Insediatosi formalmente il 19 febbraio 2003, il Nucleo di Selezione si compone di 13 componenti effettivi, espressione di tutti i soci dell’ATI, e, per quanto attiene al solo sotto intervento B1, di tre componenti "esperti", aggregati con ruolo esclusivamente consultivo (si tratta di tre docenti universitari provenienti, rispettivamente, dalla facoltà di ingegneria, di medicina e chirurgia e di psicologia). Alla luce delle caratteristiche e dei contenuti di alta formazione del Progetto D4, il Nucleo ha deciso di procedere nell’iter di valutazione delle domande basandosi sempre su un principio di "eccellenza", atto a riconoscere meritevoli di agevolazioni esclusivamente i progetti di elevato profilo tecnico scientifico. 3.2. Sotto intervento B1: il bando di concorso Il 2 gennaio 2003, sul Bollettino Ufficiale della Regione FVG n. 1, è stato pubblicato il bando per l’erogazione di "agevolazioni finanziarie (assegni di ricerca) per persone interessate a sviluppare progetti di specializzazione raccordati allo sviluppo tecnologico delle imprese del territorio regionale, in collaborazione con università da un lato ed imprese dall’altro". In lieve discordanza con la previsione progettuale, che prevedeva il riconoscimento di 45 assegni di 24 mesi ciascuno, ferma restando la disponibilità finanziaria, il bando, aderendo alle indicazioni del Comitato di Direzione, consentiva il riconoscimento di 60 assegni di ricerca di durata compresa tra i 12 e i 18 mesi. È opportuno evidenziare, sin d’ora, che il bando è stato chiuso per esaurimento delle risorse nel mese di marzo 2003. La gestione dell’intervento è stata affidata alle Università regionali di Trieste e Udine. Queste le caratteristiche principali del bando: 9 Rapporto Attività 2002-04 destinatari: laureati, giovani ed adulti, inoccupati o disoccupati, domiciliati nel territorio regionale; durata: da un minimo di 12 ad un massimo di 18 mesi con conclusione entro il 30 settembre 2004; valore e caratteristiche dell’assegno: € 1.166,66 al mese, al lordo di tutti gli oneri previsti dalla legge. Incompatibilità e non cumulabilità con altri assegni o borse di studio o sovvenzioni di analoga natura; modalità di presentazione delle domande: a sportello mensile, fino al 31 luglio 2003, salvo esaurimento anticipato dei fondi, esclusivamente presso gli sportelli appositi delle Università di Trieste e di Udine; modalità di valutazione: vaglio formale (fase di pre-istruttoria) presso gli sportelli universitari, valutazione tecnico-scientifica del progetto di ricerca, del curriculum, dei titoli e del candidato attraverso un colloquio motivazionale, a cura del Nucleo di Selezione. Per rendere più efficace l’intervento sopra descritto, domenica 19 gennaio 2003 si è provveduto a pubblicizzare il bando sui principali quotidiani regionali; la risposta e l’interesse suscitati sono facilmente desumibili dai numeri che di seguito vengono riportati. 3.2.1. Gli sportelli operativi di gennaio, febbraio e marzo 2003 Di seguito evidenziamo il numero delle domande presentate, suddivise per Ateneo di provenienza, agli sportelli di gennaio, febbraio e marzo 2003: Domande Domande Tot. Vincitori pres. Univ. TS pres. Univ. UD TS Vincitori Tot. Rinunce Assegnisti UD finali Sportello di gennaio 39 42 81 17 31 48 1 47 Sportello di febbraio 35 5 40 16 3 19 2 17 Sportello di marzo 4 1 5 1 1 2 0 2 10 126 Come già accennato, per una migliore e più approfondita analisi dei contenuti, il Nucleo di Selezione si è avvalso della competenza di tre docenti universitari esterni. La valutazione dei progetti presentati allo sportello di gennaio si è svolta nelle giornate del 3, del 19 e del 20 marzo 2003. La graduatoria finale è stata approvata dal Comitato di Direzione nella seduta del 25 marzo u.s.. La valutazione dei progetti presentati allo sportello di febbraio si è svolta nelle giornate del 31 marzo e del 17 aprile 2003 e, nella medesima giornata del 17, il Comitato di Direzione ha approvato la graduatoria finale. La valutazione dei progetti presentati allo sportello di marzo si è svolta nelle giornate del 19 maggio e 4 giugno 2003; nella giornata immediatamente successiva, il Comitato di Direzione ha approvato la graduatoria finale. 3.2.2 Analisi finale sotto intervento B1 Con la conclusione dell’iter di selezione delle domande presentate agli sportelli universitari di 69 66 marzo, è possibile elaborare un’analisi finale relativa all’andamento complessivo del sotto intervento in esame. Sono stati finanziati complessivamente 66 progetti di ricerca, di durata variabile da un minimo di 12 ad un massimo di 18 mesi. I progetti sono stati avviati rispettivamente ad aprile, a maggio, a giugno e ad ottobre 2003; in tutti i casi termineranno entro settembre 2004. Va evidenziato come, in coerenza con il criterio di eccellenza adottato in sede di valutazione dal Nucleo di Selezione, su un totale di 126 domande di partecipazione al B1 presentate nei tre mesi esaminati, sono risultate ammesse a finanziamento 66, pari al 52,3%. I titoli dei progetti finanziati e una sintesi dei loro contenuti sono riportati e consultabili nel CD Rom allegato al presente volume. Di seguito si riporta il dato relativo alla partecipazione femminile al sotto intervento in esame: Parte prima - Descrizione degli interventi Partecipazione femminile (42,5%) Totale Percentuale Uomini 38 57,5% Donne 28 42,5% Totale 66 100% Risulta interessante analizzare anche il coinvolgimento aziendale regionale. Le ricerche finanziate, infatti, si sviluppano in collaborazione con 55 aziende, di cui 26 in provincia di Udine, 19 in provincia di Trieste, 3 in provincia di Pordenone, 5 in provincia di Gorizia. Sono 2 le aziende che, pur collaborando con aziende del 1. 2. 3. 4. 5. BioStrands S.r.l. Bracco S.p.A. Eurand S.p.A. I.B.S. S.r.l. ICGEB (International Centre for Genetic Engineering and Biotechnology) 6. ITAL TBS S.p.A. 7. S.E.T. S.r.l. 8. Shoreline S.c.a.r.l 9. Sincrotrone Trieste S.c.p.a. 10. Tecna S.r.l. 11. AC.E.GA.S. S.p.A. 12. A.I.B.S. S.r.l. 13. Fondazione Callerio 14. INSIEL S.p.A. 15. Nuovo Arsenale Triestino S.r.l. 16. Pittway Tecnologica S.p.A. 17. Protos research institute 18. Syac S.r.l. 19. Tecnsider S.a.s. 20. A.B.S. S.p.A. 21. Alexander S.r.l. 22. Amga S.p.A. 23. API - Associazione Piccole e Medie Imprese 24. Apogeo S.r.l. 25. Automazione Macchine S.r.l. 26. Azienda Agricola Le gru 27. Azienda Agricola Mangilli 28. B&P Alto Lumini S.n.c. 29. Caffaro S.p.A. 30. Casa di Cura "Città di Udine" 31. Centro di Ricerche Comunità 32. Conecta S.r.l. 33. Danieli & Officine Meccaniche S.p.A. territorio regionale, si collocano fuori dal Friuli Venezia Giulia. Va rilevato che il numero delle aziende risulta lievemente inferiore a quello dei progetti finanziati in quanto il bando, pur privilegiandolo, non obbligava ad indicare specificatamente la collaborazione con un’impresa; a ciò va peraltro aggiunto che, nell’elenco che segue, alcune aziende sono coinvolte in più progetti. AREA Science Park AREA Science Park AREA Science Park AREA Science Park AREA Science Park (sedi di Trieste) (sedi di Trieste) (sedi di Trieste) (sedi di Trieste) (sedi di Trieste) AREA Science Park (sedi di Trieste) AREA Science Park (sedi di Trieste) AREA Science Park (sedi di Trieste) AREA Science Park (sedi di Trieste) AREA Science Park (sedi di Trieste) Trieste Trieste Trieste Trieste Trieste Trieste Trieste Trieste Trieste Pozzuolo del Friuli (UD) Udine Udine Udine Pradamano (UD) Udine Claunicco di Camino al Tagliamento (UD) Torsa di Pocenia (UD) Sauris (UD) Torviscosa (UD) Udine Martignacco (UD) Tavagnacco (UD) Buttrio (UD) 11 Rapporto Attività 2002-04 34. @Dria.web S.p.A. 35. Eidon S.p.A. 36. EuroTech S.p.A. 37. Gesteco S.p.A. 38. Ittica Risorgive dello Stella S.n.c. 39. Lima Lto S.p.A. 40. Ornitalia Product Service S.a.s. 41. Policlinico Universitario a gestione diretta 42. Società agricola Sterpo S.p.A. 43. Tecnest S.r.l. 44. Tellus S.r.l. 45. Test - Sistemi per telecomunicazioni S.p.A. 46. CRO 47. Electrolux home products italy S.p.A. 48. INOSSMAN S.p.A. 49. Air Dolomiti S.p.A 50. Cantina Produttori di Cormons 51. CETA Centro di Ecologia Teorica e Applicata 52. ERSA 53. General Services S.r.l. 54. Ca'ViVA 55. Neuricam S.p.A. Udine Udine Amaro (UD) Povoletto (UD) Udine Villanova di San Daniele (UD) Udine Udine Sterpo di Bertiolo (UD) Udine Udine Udine Aviano (PN) Pordenone Maniago (PN) Ronchi dei Legionari (GO) Cormons (GO) Gorizia Gorizia Monfalcone (GO) Montebelluna (Treviso) Trento 12 Aziende Trieste Udine Pordenone Gorizia Totale Area Science Park Numero 19 26 3 5 531 10/53 3.3. Sotto intervento B3: il bando di concorso Il 19 febbraio 2003, sul Bollettino Ufficiale della Regione FVG n.8, è stato pubblicato il bando volto alla concessione di "interventi finanziari a sostegno della realizzazione, da parte di laureandi, di tesi sperimentali da svolgersi in impresa". Come da Progetto, la disponibilità finanziaria consentiva il riconoscimento di 40 tesi; è opportuno evidenziare, sin d’ora, che il bando è stato chiuso per esaurimento delle risorse nel mese di settembre 2003. È stato possibile finanziare, con un trasferimento di risorse, 51 tesi. Anche in questo caso, la gestione del sotto intervento è stata affidata alle Università di Trieste e Udine. 1 Percentuale 35,8% 49% 5,7% 9,5% 100% 18,8% Queste le caratteristiche principali del bando: destinatari: laureandi, senza limitazioni di età o cittadinanza, iscritti presso un corso di Laurea delle Università del Friuli-Venezia Giulia, interessati a realizzare una tesi sperimentale (da discutere entro il 31.07.2004), in collaborazione con un’impresa operante nel territorio regionale; valore e caratteristiche dell’intervento finanziario: € 1.840, al lordo di tutti gli oneri previsti dalla legge. Tale importo verrà erogato entro 60 giorni dalla data di discussione della tesi; modalità di presentazione delle domande: a sportello mensile, fino al 31 marzo 2004, salvo esaurimento anticipato dei fondi, esclusivamente presso gli sportelli delle Università di Trieste e di Udine; Non sono state considerate le due aziende localizzate fuori regione. Parte prima - Descrizione degli interventi modalità di valutazione: vaglio formale (fase di pre-istruttoria) presso gli sportelli universitari; valutazione tecnico-scientifica del progetto di tesi (con particolare attenzione al carattere innovativo e sperimentale dello stesso nonché alla collaborazione con l’impresa ed alle ricadute nel tessuto produttivo regionale), del curriculum, dei titoli del laureando, a cura del Nucleo di Selezione. Non è prevista l’effettuazione di un colloquio. lizzazione e distribuzione di circa cinquecento manifesti di varie dimensioni, che sono stati affissi presso tutte le sedi dei soci, con particolare attenzione alle Università ed alle loro sedi staccate, nonché presso i centri regionali di orientamento organizzati e gestiti dalla Regione. Per rendere più efficace l’intervento sopra descritto, si è provveduto, nei mesi di marzo ed aprile, a pubblicizzare l’iniziativa attraverso la rea- Di seguito evidenziamo il numero di domande presentate, suddivise per Ateneo, negli sportelli da febbraio a settembre 2003: Sportello di febbraio 2003 Sportello di marzo 2003 Sportello di aprile 2003 Sportello di maggio 2003 Sportello di giugno 2003 Sportello di luglio 2003 Sportello di agosto 2003 Sportello di settembre 2003 3.3.1. Gli sportelli operativi da febbraio a settembre 2003 Università Trieste 2 4 16 11 8 12 5 3 61 Università Udine 0 0 0 8 15 6 5 4 38 Totale 2 4 16 19 23 18 10 7 99 13 La valutazione delle 99 domande è stata curata dal Nucleo di Selezione in cinque sessioni, svoltesi il 19 maggio, il 4 giugno, l’8 settembre, l’11 settembre e il 13 novembre 2003. Le graduatorie finali sono state approvate dal Comitato di Direzione il 28 maggio, il 5 giugno, il 9 luglio, il 10 ottobre e il 18 novembre 2003. Sportello di febbraio 2003 Sportello di marzo 2003 Sportello di aprile 2003 Sportello di maggio 2003 Sportello di giugno 2003 Sportello di luglio 2003 Sportello di agosto 2003 Sportello di settembre 2003 2 Progetti presentati 2 4 16 19 23 18 10 7 3.3.2. Analisi finale sotto intervento B3 Complessivamente negli otto mesi in esame, sono stati riconosciuti finanziabili 56 progetti di tesi (il 56,5% delle domande presentate), su una originaria disponibilità, da Progetto, pari a 40 (ciò si è reso possibile a seguito di un trasferimento di risorse derivanti da una disponibilità finanziaria maturata sul sotto intervento B2 a seguito di 10 rinunce di avvio progetti. Tale decisione è stata assunta dal Comitato di Direzione il 10 ottobre 2003). Progetti idonei 2 2 9 11 12 6 7 7 56 Univ. TS Univ. UD 2 2 9 7 4 2 3 3 32 4 8 4 4 4 24 Progetti finanziati 2 2 9 9 10 6 7 6 512 Cinque laurendi, i cui progetti di tesi erano risultati idonei e finanziabili, non si sono laureati entro il 31 luglio 2004 perdendo, in tal modo, il riconoscimento finanziario. Rapporto Attività 2002-04 I titoli delle tesi sperimentali finanziate e una sintesi dei loro contenuti sono riportati e consultabili nel CD Rom allegato al presente volume. Dato relativo alla partecipazione femminile al sotto intervento in esame: Partecipazione femminile (21,6%) Uomini Donne Totale Totale 40 11 51 Anche in questo caso risulta interessante analizzare il coinvolgimento aziendale in regione. 14 1. A.P.E. Research S.r.l. 2. CRES S.p.A. 3. Eurand S.p.A. 4. GreenLab S.r.l. 5. ICGEB 6. Insiel S.p.A. 7. Labor S.r.l. 8. Poiesys S.r.l. 9. Ratios S.r.l. 10. S.E.T S.r.l. 11. Sincrotrone Trieste S.c.p.a. 12. Acegas S.p.A. 13. Audiolinea 14. Autovie Venete S.p.A. 15. Cosnav Engineering S.r.l. 16. Ecodomus S.r.l. 17. Elcon Elettronica S.r.l. 18. Genertel S.p.A. 19. Laboratorio dell'immaginario scientifico 20. Stock S.p.A. 21. Studio Naos 22. Studio Starkel 23. Alfacon S.a.s. 24. API 25. Az. Ospedaliera S. Maria della Misericordia 26. Beantech S.n.c. 27. B&P Altro lumiei S.n.c. 28. CATAS S.p.A. 29. Coop Consumatori Nordest 30. Eidon S.p.A. 31. Fantoni S.p.A. 32. Lima LTO S.p.A. Medical System 3 Percentuale 78,4% 21,6% 100% I 51 progetti ritenuti idonei si sono attuati in collaborazione con le seguenti aziende3: AREA Science Park (sedi di Trieste) AREA Science Park (sedi di Trieste) AREA Science Park (sedi di Trieste) AREA Science Park (sedi di Trieste) AREA Science Park (sedi di Trieste) AREA Science Park (sedi di Trieste) AREA Science Park (sedi di Trieste) AREA Science Park (sedi di Trieste) AREA Science Park (sedi di Trieste) AREA Science Park (sedi di Trieste) AREA Science Park (sedi di Trieste) Trieste Trieste Trieste Trieste Trieste Trieste Trieste Trieste Trieste Trieste Trieste Udine Udine Udine Colloredo di Monte Albano (UD) Sauris (UD) San Giovanni al Natisone (UD) Udine Udine Rivoli di Osoppo (UD) Villanova di S. Daniele (UD) Va rilevato che, anche in questo caso, il numero delle aziende risulta lievemente inferiore a quello dei progetti finanziati in quanto alcune aziende hanno collaborato a più progetti di tesi sperimentali. Parte prima - Descrizione degli interventi 33. MarMax S.r.l. 34. Policlinico Universitario a gestione diretta 35. Prosciuttificio Wolf Sauris S.p.A. 36. Rhoss S.p.A. 37. Self Group S.n.c. 38. Test S.p.A. 39. Electrolux Home products Italy S.p.A. 40. Electrolux logistics Italy S.p.A. 41. Leochimica S.n.c. 42. Air Dolomiti S.p.A. 43. Az. Sanitaria Isontina n. 2 Centro studi malattie metaboliche dell'osso 44. Keratech S.r.l. 45. Metalpack S.r.l. Aziende Trieste Udine Pordenone Gorizia Totale Area Science Park Amaro (UD) Udine Sauris di Sotto (UD) Codroipo (UD) Rivignano (UD) Udine Porcia (PN) Porcia (PN) Orcenico Inferiore (PN) Ronchi dei Legionari (GO) Gorizia Romans d’Isonzo (GO) Gorizia Numero 22 16 3 4 45 11/45 Percentuale 48,9% 35,5% 6,7% 8,9% 100% 24.4% 15 3.4. Sotto intervento B4: il bando di concorso legge. È previsto un rimborso per le spese di viaggio per un importo massimo di € 650; Il 9 aprile 2003, sul Bollettino Ufficiale della Regione FVG n. 15, è stato pubblicato il bando per l’ottenimento di "agevolazioni finanziarie a favore di ricercatori per la loro specializzazione presso strutture di ricerca estere". La disponibilità finanziaria espressa dal Progetto consentiva il riconoscimento di circa 10 contributi; il primo sportello per la presentazione delle domande è stato operativo dal mese di maggio. La gestione dell’intervento è stata affidata all’AREA di ricerca. Queste le caratteristiche principali del bando: modalità di presentazione delle domande: a sportello mensile (operativo dal mese di maggio) fino al 29 febbraio 2004, salvo esaurimento anticipato dei fondi; destinatari: residenti, senza limitazioni di età o cittadinanza, nel Friuli Venezia Giulia, in possesso di una laurea conseguita in Italia, impegnati in attività di ricerca presso strutture pubbliche e private situate in Regione, e interessati a specializzarsi presso strutture di ricerca estere; durata: da un minimo di 3 a un massimo di 6 mesi; i soggiorni all’estero dovranno concludersi entro il 30 settembre 2004; valore e caratteristiche del contributo: € 1.500 al mese, al lordo di tutti gli oneri previsti dalla modalità di valutazione: Lo sportello dell’AREA di ricerca svolge il vaglio formale delle domande, mentre la valutazione tecnico-scientifica viene effettuata dal Nucleo di Selezione con partiolare attenzione a: sede del centro dove il candidato intende specializzarsi, rilevanza dell’attività di perfezionamento che intende svolgere, supporto di eventuali tutor, settore della ricerca/progetto, suoi contenuti tecnici e scientifici, eventuali ricadute della specializzazione nella realtà economica regionale, potenziali sbocchi occupazionali o miglioramenti delle competenze professionali derivanti dall’attività di specializzazione. È necessario presentare una lettera di accettazione della struttura estera ospitante. I risultati delle valutazioni e le relative graduatorie sono poi sottoposti all’approvazione del Comitato di Direzione. 3.4.1. Gli sportelli operativi di maggio, giugno, luglio 2003 giugno 2003; 7 e 28 luglio 2003; 15 settembre e 7 ottobre 2003. Le graduatorie finali sono state approvate dal Comitato di Direzione il 25 giugno, il 28 luglio, il 10 ottobre 2003. La valutazione delle 31 domande è stata curata dal Nucleo di Selezione nelle giornate del 9 e 23 Maggio 2003 Giugno 2003 Luglio 2003 Totale Domande presentate 18 12 1 31 3.4.2. Analisi finale sotto intervento B4 Complessivamente nei tre mesi in esame sono stati riconosciuti idonei 19 progetti di specializzazione su 31 domande presentate ma sono stati Domande presentate 31 Ammessi a colloquio 13 10 1 24 Vincitori 9 9 1 19 finanziati, come da disponibilità di Progetto, soltanto 10 candidati. Con riferimento alle 31 domande di partecipazione, i 10 progetti finanziati rappresentano soltanto il 32,2%. Vincitori 19 Progetti finanziati 10 I titoli dei progetti finanziati e una sintesi dei loro contenuti sono riportati e consultabili nel CD Rom allegato al presente volume. Dato relativo alla partecipazione femminile al sotto intervento in esame: 16 Partecipazione femminile (60%) Uomini Donne Totale Totale 4 6 10 Percentuale 40% 60% 100% Di seguito, le strutture di ricerca estere coinvolte: 1. Ludwig - Maximilians Universität 2. Massachusset Institute of Technology MIT 3. Faculty of Civil Engineering and geoscience Dep. of applied earth science DELFT University of Tecnology 4. National Institutes of Health Department of health & Human Services 5. Genome Damage and Stability Centre University of Sussex 6. Royal Free and University College Medical School 7. Departamento de Nutriciò y Bromatologia Universitat de Barcelona 8. Leiden Institute of Chemestry 9. Department of medicine, Division of Gastroenterology University of Washington 10. Laboratoire des Materiaux et des structures Du Genie Civil Monaco Cambrige MA Germania Stati Uniti Delft Olanda Bethesda Maryland Stati Uniti Brighton Regno Unito Londra Regno Unito Barcellona Leiden Spagna Olanda Washington Seattle Stati Uniti Champs sur Marne Francia Parte prima - Descrizione degli interventi 3.5. Sotto intervento B2: il bando di concorso durata: da un minimo di 4 e un massimo di 12 mesi; le borse dovranno concludersi entro il 30 settembre 2004; Il 25 giugno 2003, sul Bollettino Ufficiale della Regione FVG n. 26, è stato pubblicato il bando per il riconoscimento di "Borse di formazione, da quattro a dodici mesi, per attività di ricerca, specializzazione o aggiornamento". Difformemente dalla previsione progettuale, che prevedeva il riconoscimento di 60 borse di 12 mesi ciascuna, il bando, aderendo alle indicazioni del Comitato di Direzione, consentiva il riconoscimento di circa 40 work experience di durata compresa tra i 12 e i 18 mesi, stanziando risorse pari ad € 365.500. Il C.D., infatti, in data 28 maggio 2003, riteneva opportuno "riservare" parte delle risorse per la realizzazione di ulteriori 40 borse di formazione a favore degli allievi che avrebbero partecipato ai corsi di specializzazione post laurea (intervento A, descritto nelle pagine che seguono)4. L’intervento si è concluso, per scadenza dei termini, con l’analisi delle domande presentate allo sportello di agosto. La gestione dell’intervento è affidata all’AREA di ricerca. Queste le caratteristiche principali del bando: valore e caratteristiche del contributo: € 671 al mese, al lordo di tutti gli oneri previsti dalla legge. L’importo sale ad € 1.136 e 1.395 al mese qualora la borsa si svolga fuori dal Friuli Venezia Giulia od all’estero. Almeno il 50% della borsa deve svolgersi in regione; destinatari: laureati, senza limitazioni di età o cittadinanza, inoccupati o disoccupati, interessati a svolgere un periodo di formazione presso enti di ricerca, università, imprese e loro consorzi situati in regione; Giugno 2003 Luglio 2003 Agosto 2003 Totale Domande presentate 27 52 33 112 modalità di valutazione: la valutazione tecnicoscientifica dei Piani viene effettuata dal Nucleo di Selezione, nella domanda il candidato deve redigere un Piano di intervento Formativo che descriva attività, obiettivi e tempistica; deve, inoltre, allegare una lettera di accettazione da parte della struttura ospitante. I risultati delle valutazioni e le relative graduatorie sono poi sottoposti all’approvazione del Comitato di Direzione. 3.5.1. Gli sportelli operativi di giugno, luglio e agosto 2003 Di seguito evidenziamo il numero delle domande presentate agli sportelli di maggio, giugno e luglio 2003: Vincitori 12 25 18 55 La valutazione delle 112 domande è stata curata dal Nucleo di Selezione nelle giornate del 9 e 23 giugno 2003; 7 e 28 luglio 2003; 15 settembre e 7 ottobre 2003. Le graduatorie finali sono state approvate dal Comitato di Direzione il 25 giugno, il 28 luglio, il 10 ottobre 2003. 3.5.2. Analisi finale del sotto intervento B2 Risulta importante, in primis, sottolineare l’ampia partecipazione all’intervento con 112 domande presentate in tre mesi, su una disponibilità al finanzia- 4 modalità di presentazione delle domande: a sportello mensile (operativo nei mesi di giugno, luglio ed agosto), salvo esaurimento anticipato dei fondi; Rinunce 3 4 3 10 Avvii 9 21 15 45 mento, prevista dal Bando, di circa 40 borse (36%). Complessivamente nei tre mesi in esame sono stati riconosciuti idonei 55 progetti su 112 domande (pari al 49%); sono, peraltro, intervenute 10 rinunce che hanno reso possibile l’avvio e il conseguente finanziamento di 45 borse di formazione (40%). L’elevato numero di rinunce può trovare parziale spiegazione nel limitato compenso economico (€ 671,00 lordi mensili); ciò anche tenuto conto dell’elevata scolarizzazione dei borsisti (molti dei quali titolari di specializzazioni post laurea), della durata e degli alti contenuti dei progetti finanziati. Il Bando ha stanziato risorse pari a € 365.500; ulteriori € 96.625 sono stati stanziati per il riconoscimento di 40 borse di formazione da tre mesi ciascuna da attivare al termine dei corsi di specializzazione post laurea di cui all’intervento A. 17 Rapporto Attività 2002-04 Domande presentate 112 Vincitori 55 Rinunce 10 Il finanziamento e l’avvio di progetti presentati da utenza femminile al sotto intervento in esame è pari al 53,3%. Borse finanziate 45 I titoli dei progetti finanziati e una sintesi dei loro contenuti sono riportati e consultabili nel CD Rom allegato al presente volume. Dato relativo alla partecipazione femminile al sotto intervento in esame: Partecipazione femminile (53,3%) Uomini Donne Totale Totale 21 24 45 Percentuale 46,7% 53,3% 100% Risulta altrettanto importante analizzare il dato del coinvolgimento delle imprese. Le imprese di Area Science Park (sedi di Trieste) coinvolte: 18 1. Bracco Imaging S.p.A. 2. Dr Schär S.p.A. 3. Ergoline’s Lab S.r.l. 4. Eurand S.p.A. 5. Geokarst S.r.l. 6. Green Lab S.r.l. 7. Insiel S.p.A. 8. Labor S.r.l. 9. Ratios S.r.l. 10. Servizi Qualità e Sicurezza S.r.l. 11. Sincrotrone Trieste S.c.p.a. 12. Synaps Technology S.r.l. Le altre imprese regionali coinvolte: 13. Ass. Italiana Alberghi per la Gioventù Ostello Tergeste 14. Civil Progetti Studio Tecnico Associato 15. EcoScreen S.c.a.r.l. 16. Francesco Parisi Casa di Spedizioni S.p.A. 17. INCIPIT S.r.l. 18. Intech S.r.l. 19. Istituto Naz. di Oceanografia e Geofisica Sperimentale O.G.S. 20. L’isolachenonc’è 21. Noiza S.r.l. 22. AGEMONT S.p.A. 23. Associazione Piccole e Medie Industrie di Udine 24. Cirmont S.c.r.l. 25. Cons. per lo Sviluppo Industriale della Zona dell’Aussa - Corno 26. Asirobicon S.p.A. 27. Azienda per i Servizi Sanitari N 2 Isontina 28. Brava S.r.l. 29. Metalpack S.r.l. 30. Wave Net S.r.l. 31. Arpa F.V.G. Dip. di Pordenone 32. Brew Pub Befed Soc. Paradise Trieste Trieste Trieste Trieste Trieste Trieste Trieste Trieste Trieste Amaro (UD) Udine Amaro (UD) Udine Gorizia Gorizia Cormons (GO) Gorizia Gorizia Pordenone Aviano (PN) Parte prima - Descrizione degli interventi 33. G.M.E. S.r.l. 34. IRCCS E.MEDEA - La Nostra Famiglia, Polo regionale FVG Azzano Decimo (PN) S. Vito al Tagliamento (PN) Le imprese nazionali coinvolte5: 35. Eurand S.p.A. 36. Dr Schär S.p.A. 37. Ratios S.r.l. 38. Tecnovia Studi e Progetti per l’Ambiente S.r.l. Milano Bolzano Milano Bolzano I dipartimenti universitari coinvolti: 39. Università degli Studi di Trieste - Dip. di Ingegneria Civile 40. Centro di eccellenza per la Ricerca in telegeomatica e Informatica Spaziale 41. Università degli studi di Trieste DICAMP - Dip.Ingegneria Chimica, dell'Ambiente e delle materie prime 42. Dip. di scienze degli alimenti Univ. degli Studi di Udine 43. Dip.di Scienze della Produzione Animale Univ. degli Studi di Udine 44. Dip. di Scienze e Tecnologie Biomediche Univ. degli Studi di Udine 45. Centro Polifunzionale Univ. degli Studi di Udine sede di Gorizia Gli enti di ricerca e gli istituti esteri coinvolti6: 46. Laboratoire Des Materiaux et des Structures du Genie Civil 47. Hopital Xavier Bichat Faculté de Médicine Sede a Parigi 48. Instalaciones Y Turismo Joven Albergue Juvenil Aziende Trieste Udine Pordenone Gorizia Fuori regione Totale Area Science Park Numero 21 4 4 5 4 38 12/38 3.6. Sotto intervento B5: il bando di concorso Il 23 luglio 2003, sul Bollettino Ufficiale della Regione FVG n. 30, è stato pubblicato il bando volto alla concessione di "finanziamenti per incentivare la mobilità di giovani ricercatori del Mezzogiorno presso imprese del Friuli Venezia Giulia". La disponibilità finanziaria espressa dal bando, in linea con la previsione progettuale, ha consentito il riconoscimento di circa 15 contributi; l’intervento si è aperto con lo sportello di settembre. La gestione dell’intervento è affidata all’AREA di Ricerca. Queste le caratteristiche principali del bando: 5 6 Trieste Trieste Trieste Udine Udine Udine Gorizia Marne France Parigi Francia Malaga Spagna Percentuale 55,3% 10,5% 10,5% 13,2% 10,5% 100% 31,6% destinatari: imprese del Friuli Venezia Giulia che intendano ospitare giovani laureati di età inferiore ai 32 anni, residenti da almeno 6 mesi delle regioni comprese nelle aree di cui all’Obiettivo 1; durata: il ricercatore potrà permanere in azienda da un minimo di 3 a un massimo di 6 mesi; valore e caratteristiche del contributo: al ricercatore verrà riconosciuto un importo di € 750 al mese, al lordo di tutti gli oneri previsti dalla legge. È previsto un rimborso per le spese di viaggio per un importo massimo di € 545; Le imprese citate hanno sedi distaccate in regione FVG o collaborano con aziende localizzate nel territorio regionale. Gli enti di ricerca o gli istituti esteri citati hanno collaborato al perfezionamento dei progetti. 19 Rapporto Attività 2002-04 modalità di presentazione delle domande: a sportello mensile (operativo dal mese di settembre 2003) fino al 31 gennaio 2004, salvo esaurimento anticipato dei fondi; modalità di valutazione: la valutazione tecnicoscientifica viene effettuata dal Nucleo di Selezione. Le aziende, utilizzando lo schema predisposto e allegando la documentazione richiesta, devono redigere un progetto che descriva il programma e le finalità dell’esperien- Sportello di settembre 2003 Sportello di ottobre 2003 za formativa del ricercatore. I risultati delle valutazioni e le relative graduatorie sono poi sottoposti all’approvazione del Comitato di Direzione. 3.6.1. Gli sportelli da settembre 2003 a gennaio 2004 Di seguito evidenziamo il numero delle domande presentate agli sportelli di settembre, ottobre, novembre e dicembre 2003, nonché gennaio 2004: Domande presentate Progetti idonei Progetti non idonei Progetti idonei Progetti idonei non finanziabili finanziati 7 4 3 - 3 3 - - 4 2 (intervenuta 1 rinuncia) Sportello di novembre2003 Sportello di dicembre 2003 Sportello di gennaio 2004 1 1 - - 1 2 - 2 - - 16 29 14 22 2 7 6 6 8 15 20 La valutazione delle 29 domande è stata curata dal Nucleo di Selezione in quattro sessioni svoltesi il 6 ottobre 2003, il 13 novembre 2003, il 27 gennaio 2004 e il 10 febbraio 2004. Le graduatorie finali sono state approvate dal Comitato di Direzione il 10 ottobre 2003, il 27 gennaio 2004 e il 20 febbraio 2004. Domande presentate 29 Progetti idonei 22 3.6.2. Analisi finale del sotto intervento B5 Complessivamente, quindi, nei cinque mesi in esame, sono stati riconosciuti idonei 22 progetti su 29 domande presentate; è stato possibile finanziare, nel rispetto delle previsioni del Bando, 15 progetti (il 51,7% delle 29 domande presentate). Progetti finanziati 15 Progetti idonei non finanziabili 6 Rinunce 1 (considerato anche l’unica rinuncia) Si riporta, quindi, il dato relativo alla partecipazione femminile, anche in questo caso, come nel sottointervento B4, posizionato su una percentuale del 60%. Partecipazione femminile (60%) Uomini Donne Totale Totale 6 9 15 Percentuale 40% 60% 100% Parte prima - Descrizione degli interventi Risulta interessante analizzare il coinvolgimento aziendale in regione. Le imprese coinvolte: 1. A.P.E. Research S.r.l. 2. Bracco Imaging S.p.A. 3. Consorzio Centro Medicina Biomolecolare 4. E-maze Networks S.p.A. 5. Ergoline’s Lab S.r.l. 6. Geokarst Engineering S.r.l. 7. LLG - Lay Line Genomics S.p.A. 8. Shoreline S.c.r.l. 9. Sicom Test S.r.l. 10. Sincrotrone Trieste Scpa 11. SQS S.r.l. 12. Alutec S.p.A. 13. Contento Trade S.r.l. 14. Istituto di Genetica APUGD Aziende Trieste Udine Pordenone Gorizia Totale Area Science Park AREA Science Park AREA Science Park AREA Science Park AREA Science Park AREA Science Park AREA Science Park AREA Science Park AREA Science Park AREA Science Park AREA Science Park AREA Science Park Trieste Udine Udine Numero 12 2 14 11/14 3.7. Analisi finale dell’intervento B Risulta importante, dopo aver valutato nel dettaglio l’andamento di ogni singolo sotto intervento (B1, B2, B3; B4, B5), elaborare una sintesi com- Percentuale 85,7% 14,3% 100% 78,6% plessiva sui risultati ottenuti a seguito della realizzazione del macro intervento B. Occorre, innanzi tutto, evidenziare gli scostamenti, per ciascun sotto intervento, dalle originarie previsioni progettuali. Sotto intervento B1 Indicazioni previste dal Progetto 45 ass. di ricerca x 24 mesi B2 60 borse x 12 mesi B3 40 finanziamenti alla realizzazione di tesi sperimentali 10 borse con durata variabile tra i 3 e i 6 mesi 15 borse con durata variabile tra i 3 e i 6 mesi 170 B4 B5 Totale 7 (sedi di Trieste) (sedi di Trieste) (sedi di Trieste) (sedi di Trieste) (sedi di Trieste) (sedi di Trieste) (sedi di Trieste) (sedi di Trieste) (sedi di Trieste) (sedi di Trieste) (sedi di Trieste) Risultati effettivi realizzati 66 ass. di ricerca con durata variabile tra i 12 e i 18 mesi 45 borse7 con durata variabile tra i 4 e i 12 mesi e con possibilità di soggiorno anche all’estero 51 finanziamenti realizzati 10 finanziamenti di durata pari a 6 mesi ciascuno 15 finanziamenti di durata pari a 6 mesi ciascuno 187 Il numero delle borse effettivamente realizzate con il sotto intervento B2 risulta inferiore a quello indicato dal Progetto in quanto sono state trasferite risorse pari a € 96.625 all’intervento A per la realizzazione di 40 borse di tre mesi ciascuna da effettuare al termine dei corsi di specializzazione post laurea. Vedasi anche nota n° 4. 21 Rapporto Attività 2002-04 Il dato riscontrabile nella tabella sopra riportata evidenzia che gli scostamenti intervenuti nelle varie fasi di realizzazione del Progetto hanno consentito un allargamento dell’utenza coinvolta a 22 187 persone, rispetto alle 170 previste (+ 10%). È utile soffermarsi sui dati relativi al numero delle domande presentate e dei progetti effettivamente finanziati. Sotto intervento B1 Numero domande presentate 126 Numero progetti finanziati 66 Percentuale B2 112 45 40,1% B3 99 51 51,5% B4 31 10 32,2% B5 29 15 51,7% Totale 397 187 47,1% 52,4% Emerge che, su complessive 397 domande di partecipazione, ne sono state finanziate 187 (47,1%). finanziati), è stato il B4 "agevolazioni finanziarie a favore di ricercatori per la loro specializzazione presso strutture di ricerca estere". Emerge, inoltre, che il sotto intervento maggiormente "penalizzato" (con il differenziale maggiore tra domande presentate e progetti Dalla lettura dei dati riportati nelle pagine precedenti, si evidenzia, inoltre, il dato di partecipazione femminile complessiva sull’intervento B, pari al 41,7 %. Partecipazione femminile (41,7%) Sotto N° persone/progetti intervento B1 66 Uomini Donne 38 28 Percentuale di partecip. femminile 42,5 B2 45 21 24 53,3 B3 51 40 11 21,6 B4 10 4 6 60 B5 15 6 9 60 Totale 187 109 78 41,7% Vale la pena sottolineare che i sotto interventi B2, B4, e B5, che hanno registrato un maggior coinvolgimento delle aziende, presentano una partecipaDato sul coinvolgimento aziendale: Sotto N° aziende Trieste Udine intervento B1 55 19 26 B2 38 21 4 B3 45 22 16 B4 B5 14 12 2 Totale 152 74 48 Considerate singolarmente 122 55 41 zione femminile media del 58%, i sotto interventi B1 e B3, con maggiore connotazione universitaria, hanno una percentuale femminile pari al 32%. Gorizia Pordenone 3 4 3 10 Fuori regione 2 4 6 AREA Science Park 10 12 11 11 44/152 5 5 4 14 11 9 6 26/122 Parte prima - Descrizione degli interventi Vale la pena precisare che le 152 aziende segnalate, se considerate singolarmente (molte di esse, infatti, hanno partecipato a più sotto interventi) sono pari a 122; analoga consideraDato sul coinvolgimento universitario Sotto N° progetti Univ. Trieste intervento B1 66 31 zione va fatta per i laboratori e le imprese localizzate in AREA Science Park, laddove il dato di partecipazione assunto singolarmente è pari a 26 su 44. Univ. Udine Univ. estere Totale 35 - 66 B2 10 3 4 3 10 B3 51 31 20 - 51 B4 10 - - 10 10 B5 - - - - - Totale 137 65 (47,4%) 59 (43,1%) 13 (9,5%) 137 Alla luce di tutto quanto sopra si può senz’altro riconoscere che l’intervento in esame ha soddisfatto appieno gli obiettivi originariamente previsti. Ha favorito ed intensificato i rapporti tra i mondi della ricerca, dell’impresa e dell’università; ha contribuito alla mobilità, sia in entrata che in uscita, di persone e conoscenze; ha sviluppato nei giovani ricercatori e laureandi capacità e competenze utili per far loro comprendere meccanismi e processi di concezione e di realizzazione dell’innovazione tecnologica all’interno delle aziende. L’intervento ha rafforzato, inoltre, i rapporti con istituzioni scientifiche estere e con atenei localizzati al di fuori del Friuli Venezia Giulia. Le agevolazioni erogate e l’attuazione dei relativi progetti di ricerca hanno significativamente contribuito alla formazione di esperti capaci di portare un importante valore aggiunto alle piccole medie imprese regionali; le indicazioni di stabilizzazione occupazionale dei beneficiari degli interventi (che si concluderanno - come noto - il 30 settembre 2004) risultano già oggi soddisfacenti. 23 Rapporto Attività 2002-04 4. L’intervento A L’intervento A si è concretizzato in due Avvisi, il primo rivolto agli Enti di formazione accreditati e finalizzato alla realizzazione di corsi di lunga durata (specializzazione post laurea) per disoccupati; il secondo destinato a personale occupato nelle imprese del territorio regionale e volto all’incentivazione, attraverso il riconoscimento alle imprese stesse di bonus formativi (voucher), di azioni di formazione continua. 4.1. Il Nucleo di Valutazione Progetti 24 Il Nucleo di Valutazione Progetti è l’organismo deputato alla valutazione di tutti i progetti dell’intervento A: è responsabile della definizione delle graduatorie, preliminari al conferimento delle risorse previste dall’intervento stesso. Insediatosi formalmente il 2 dicembre 2003, il Nucleo di Valutazione Progetti si compone di 14 componenti (7 effettivi e 7 supplenti), espressione di tutti i soci dell’ATI. Alla luce delle caratteristiche e dei contenuti di alta formazione del Progetto D4 e, in particolare, delle caratteristiche e degli obiettivi dell’intervento A, il Nucleo di Valutazione Progetti, aderendo al modus operandi del Nucleo di Selezione (vedi par. 3.1), ha deciso di procedere nell’iter di valutazione delle domande basandosi sempre su un principio di "eccellenza", atto a riconoscere meritevoli di agevolazioni esclusivamente i progetti di elevato profilo tecnico scientifico. 4.2. Avviso per la presentazione di interventi di specializzazione post laurea per la formazione di "Esperti della Ricerca" L’Avviso per la presentazione di interventi di specializzazione post laurea per la formazione di "Esperti della Ricerca" è stato pubblicato sul BUR del Friuli Venezia Giulia n. 47 del 19 novembre 2003. L’Avviso: 1. si rivolge esclusivamente, quali unici soggetti ammessi alla presentazione degli interventi, agli Enti di formazione accreditati dalla Regione Friuli Venezia Giulia; 2. finanzia corsi di specializzazione post laurea rivolti a laureati disoccupati; 3. i corsi devono avere un numero di partecipanti compreso tra 12 e 15; la durata prevista va da un minimo di 300 ad un massimo di 500 ore; 4. al fine di valorizzare ulteriormente l’esperienza formativa degli allievi, l’Avviso mette a disposizione degli Enti, come già indicato nelle pagine che precedono, un numero massimo di 10 borse di formazione trimestrali8, da effettuarsi al termine degli stage. Il 28 novembre 2003, termine ultimo per la presentazione delle proposte, sono state consegnate all’AREA sette candidature; nelle giornate del 2, dell’11 e del 15 dicembre il Nucleo di Valutazione Progetti ha esaminato le proposte e redatto la graduatoria (approvata il 15 dicembre dal Comitato di Direzione del D4). Sono risultati idonei e finanziabili sei corsi su sette. Di seguito l’elenco e la descrizione dei corsi idonei, finanziati e realizzati: 1. Titolo del progetto NUOVE TECNOLOGIE NELLA SIMULAZIONE DEI PROCESSI DI STAMPAGGIO AD INIEZIONE Ente proponente IAL FVG sede di Pordenone Numero borse effettuate 09 Numero partecipanti 10 Data di avvio corso 16 febbraio 2004 Data di fine corso (aula e stage) 26 maggio 2004 Contenuti dell’attività formativa Sicurezza nei luoghi di lavoro: 28 ore; Società dell'Informazione: 16 ore; Identificazione, scelta e lavorazione dei polimeri Definizione dei Polimeri termoplastici; trasformazione polimeri: 109 ore Simulazione dei processi di stampaggio e project work Progettazione di materiali termoplastici; progettazione di 8 La dotazione finanziaria prevista dall’Avviso per la realizazione delle borse era pari a € 96.625,00. Parte prima - Descrizione degli interventi Contenuti dell’attività formativa (segue) circuiti di condizionamento e di canali di alimentazione di uno stampo;controllo della deformazione di un articolo in materiale polimerico;controllo dei sistemi di assemblaggio: 152 ore Stage: 160 ore Gestione didattica ed esame finale: 35 ore Figura professionale in uscita Conosce i materiali plastici, le attrezzature, le tecnologie e i processi di trasformazione degli stessi. Questa figura professionale si occupa della progettazione di prodotti industriali con l'ausilio delle tecnologie informatiche di simulazione, partendo dalla documentazione di specifica dei requisiti forniti, del monitoraggio della simulazione e della rilevazione delle anomalie di processo. Si occupa, inoltre, di scegliere il tipo di materiale da utilizzare per la produzione dei manufatti e di offrire consulenza di tipo tecnologico quali, ad esempio, le analisi degli sforzi imposti e la durabilità del materiale. Aziende/Enti coinvolti per stage e borse 1. Acqua San Benedetto S.p.A. TV; 2. Ats di Zambon Pietro S.r.l. PN; 3. Gmp S.p.A. BS; 4. Incos S.r.l. TV; 5. Nuova impronta S.r.l. PN; 6. Plastal S.p.A. PN 2. Titolo del progetto ESPERTO DI SISTEMI INFORMATIVI TERRITORIALI Ente proponente ENAIP FVG sedi di Amaro e di Tolmezzo Numero borse effettuate - Numero partecipanti 10 Data di avvio corso 24 febbraio 2004 Data di fine corso (aula e stage) 22 luglio 2004 Contenuti dell’attività formativa Rilevamento dei dati territoriali Topografia; Teoria delle rappresentazioni cartografiche; Cartografia numerica, catastale e fotogrammetria digitale; Telerilevamento: 100 ore Elaborazione dei dati Informatica; Analisi dei sistemi urbani, territoriali e governo dello sviluppo del territorio; Analisi delle valutazioni delle risorse e dei rischi naturali e ambientali; Teoria, analisi comparata, integrazione e multimedialità dei GIS: 120 ore Interrogazione dei dati Basi dati spaziali; Processi stocastici e geostatistica: 80 ore Stage: 150 ore Sicurezza, Gestione didattica ed esame finale: 50 ore Figura professionale in uscita L’esperto in Sistemi Informativi Territoriali si può collocare sia presso la Pubblica Amministrazione o la Piccola e Media Impresa, sia all’interno di Studi di consulenza o Centri di ricerca. Ha il compito di offrire un supporto decisionale alla complessa attività di gestione del territorio, presiedendo le 25 Rapporto Attività 2002-04 26 Figura professionale in uscita (segue) seguenti fasi di processo relative all'area geografica di sua competenza: - rilevamento dei dati; - elaborazione dei dati; - interrogazione dei data-base implementati. Si tratta di una figura ad alto profilo professionale con responsabilità, autonomia e discrezionalità nelle scelte di tipo elevato. Aziende/Enti coinvolti per stage 1. DB Informatica S.n.c. (Tolmezzo) 2. Deimos Engineering S.r.l. (Udine) 3. Net S.p.A. (Udine) 4. Regione FVG - Servizio per la selvicoltura e antincendio boschivo (Udine) 5. Regione FVG - Servizio per il territorio montano e le manutenzioni (Udine) 6. Università degli studi di Udine - Centro interdipartimentale Cartesio (Udine) 3. Titolo del progetto ESPERTO IN LEAN PRODUCT DEVELPMENT – ESPERTO IN METODOLOGIE INNOVATIVE DI SVILUPPO DI PROCESSO Ente proponente ENAIP FVG sede di Pasian di Prato Numero borse effettuate 6 Numero partecipanti 8 Data di avvio corso 16 febbraio 2004 Data di fine corso (aula e stage) 23 giugno 2004 Contenuti dell’attività formativa Società dell'informazione Videoscrittura, comunicazione in rete: 10 ore Gestire cliente, prodotto, sistema Dinamiche di mercato fondamenti delle scelte gestionali: 46 ore Progettare e ingegnerizzare Soluzioni costruttive funzionali/ergonomiche; tecniche del Concurrent Enginering Quality, prototipo con CAD 3D; funzionalità e prestazioni richieste con software CAE; gestire dati di prodotto con software PDM: 200 ore Stage: 150 ore Produrre il bene Compilare programmi CN con software CAM: 60 ore Gestione didattica ed esami finali: 34 ore Figura professionale in uscita L' esperto LPD che svolge un'attività gestionale, è inserito nel processo di fabbricazione di un prodotto. Ha il compito di far dialogare tutte le funzioni aziendali coinvolte nella realizzazione del prodotto, coordina le risorse ed integra i processi. La progettazione del prodotto la espande sia come sviluppo dell'idea (fase commerciale e marketing) che di produzione, di vendita e assistenza post-vendita. È il riferimento interno per la gestione del processo progettuale senza mai allentare i collegamenti con il mondo della ricerca. Parte prima - Descrizione degli interventi Aziende/Enti coinvolti per stage e borse 1. Acciaierie Bertoli S.p.A (UD) 2. Ansaldo Caldaie Gallarate (VA) 3. Cons. Friuli Innovaz (UD) 4. Danieli Automation S.p.A. Buttrio (UD) 5. Friulmac S.p.A. Pavia di Udine (UD) 6. In.De S.p.A. Pradamano (UD) 7. Palazzetti Lelio S.p.A. Porcia (PN) 8. Raco S.p.A. Attimis (UD) 9. Rhoss S.p.A. Codroipo (UD) 10. Studio Maritan Bovolenta (PD) 4. Titolo del progetto ESPERTO NELLA GESTIONE DELL’INFORMAZIONE AZIENDALE COMPUTER BASED. IL MODELLO JUST IN TIME Ente proponente IAL Fvg sede di Udine Numero borse effettuate 10 Numero partecipanti 15 + 2 uditori Data di avvio corso 26 gennaio 2004 Data di fine corso (aula e stage) 19 maggio 2004 Contenuti dell’attività formativa Principi di organizzazione aziendale Metodi di pianificazione dei processi produttivi: 44 ore La società dell’informazione: 20 ore Organizzazione dei processi industriali: 48 ore Base di dati Basi di dati aziendali, ERP,CRM,MES, schedulatori a capacità finita; funzionalità e conoscenza degli algoritmi principali che stanno alla base dei sistemi informatici di supporto alla gestione industriale:40 ore Modelli e metodi di ricerca operativa applicata alla gestione industriale Competenze specifiche nell’ambito della ricerca operativa: 76 ore Sistemi informativi per la produzione: 60 ore Stage: 180 ore Gestione del processo formativo, sicurezza sul lavoro ed esame finale: 32 ore. Figura professionale in uscita L’esperto della gestione dell'informazione aziendale computer based è un tecnico esperto nel controllo dei dati produttivi aziendali. Possiede una buona conoscenza di base delle tematiche economiche aziendali, conosce il bilancio civilistico e ha basi di contabilità analitica. Ha ottime conoscenze degli impianti industriali, delle tipologie di processo, così come delle varie attività produttive, nelle loro problematiche principali. Conosce inoltre i più importanti metodi di pianificazione dei processi produttivi, dispone di eccellenti conoscenze informatiche, che gli permettono di usare con facilità tutti gli strumenti di automazione d’ufficio (Excel, Access etc.), anche nelle modalità più avanzate. Aziende/Enti coinvolti per stage e borse 1. Agemont S.p.A. UD 2. Automotive S.r.l. UD 3. Beantech S.n.c. UD 4. Coveme S.p.A. BO 5. Eaton S.p.A. GO 27 Rapporto Attività 2002-04 Aziende/Enti coinvolti per stage e borse (segue) 6. Eidon S.p.A. UD 7. Fantoni S.p.A. UD 8. Friulparchet S.r.l. UD 9. Galvene S.p.A. Noale VE 10. Hypo Alpe Adria Bank S.p.A. UD 11. Irpinia Zinco AV 12. Officina Pittini S.p.A. UD 13. Simulware S.r.l. TS 14. Sweet UD 15. Zincatura Polesana UD 16. Zincheria Ponterosso PN 5. Titolo del progetto KNOWLEDGE WORKER DELLA COMUNICAZIONE MULTIMEDIALE Ente proponente OPERA SACRA FAMIGLIA sede di Pordenone Numero borse effettuate 7 Numero partecipanti 14 Data di avvio corso 26 febbraio 2004 Data di fine corso (aula e stage) 22 giugno 2004 Contenuti dell’attività formativa Organizzazione aziendale: 14 ore; Società dell’informazione: 24 ore; Comunicazione d'impresa Progettare e gestire le forme di comunicazione istituziona le e commerciale; progettare e gestire le forme di comunicazione digitale: 48 ore; Project management Gestire programmi aziendali di rinnovo tecnologico; gestione di progetti organizzativi, informatici: 43 ore; Strumenti per la produzione multimediale Elaborare semplici disegni in formato vettoriale utilizzando uno dei più diffusi software; effettuare le operazioni relative alla ottimizzazione dell’immagine; effettuare fotoritocchi, fotomontaggi; implementare un sito rispettando requisiti di professionalità; implementare, anche attraverso autocomposizione, semplici database; utilizzare i principali dispositivi per l’acquisizione digitale del suono e per l’integrazione in un prodotto multimediale; utilizzare i principali dispositivi per l’acquisizione e la manipolazione digitale di filmati: 90 ore Laboratorio di sperimentazione: 45 Stage: 200 Gestione didattica ed esame finale: 36 ore. Il knowledge worker sa progettare le informazioni in modo che possano contribuire all'esecuzione di azioni capaci di generare valore; è in grado di trasformare le proprie idee in prodotti, servizi o processi; lavora in modo collaborativo attivando sistemi di apprendimento all’interno di un team. La figura professionale è orientata alla gestione del processo di integrazione delle nuove tecnologie della comunicazione multimediale, nella realtà imprenditoriale delle PMI. L’impresa per essere competitiva non può 28 Figura professionale in uscita Parte prima - Descrizione degli interventi Figura professionale in uscita (segue) prescindere dal far propri sistemi di comunicazione informatizzati e multimediali; nello stesso tempo ciò comporta dei cambiamenti strutturali importanti che spesso trasformano procedure consolidate. È dunque in questa fase, che il "KNOWLEDGE WORKER DELLA COMUNICAZIONE MULTIMEDIALE" interviene trasferendo le proprie conoscenze significative attraverso un processo di integrazione sempre attento alla gestione e alla soluzione del problema. Aziende/Enti coinvolti per stage e borse 1. Centro regionale di catalogazione e restauro dei beni culturali; 2. C.c.i.a.a. di Pordenone; 3. Comitato promotore progetto Patriarcato di Aquileia archivium forojuliense; 4. Comuni di Pordenone; Cavasso Nuovo, Arba, Tramonti di Sopra, Tramonti di Sotto; 5. Elad S.r.l. PN; 6. Julia arredamenti S.p.A. PN; 7. Polo tecnologico di Pordenone; 8. Provincia di Pordenone; 9. Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia; 10. Riz office S.p.A. PN; 11. San Marco imaging S.r.l. PN; 12. Sim2 multimedia S.p.A. PN; 13. Università degli Studi di Udine. 6. Titolo del progetto PROGETTAZIONE E COSTRUZIONE DELL’ARCHITETTURA BIOCOMPATIBILE Ente proponente ASSEFORM sede di Trieste Numero borse effettuate 8 Numero partecipanti 11 Data di avvio corso 8 marzo 2004 Data di fine corso (aula e stage) 24 giugno 2004 Contenuti dell’attività formativa Conoscenze tecniche di base: 30 ore; Direttive e legislazione: 16 ore; Analisi della qualità globale dell’habitat: 16 ore; Materiali e tecniche costruttive biocompatibili: 38 ore; Impianti e sistemi biotecnologici: 38 ore; Progettazione e/o ristrutturazione di edifici in chiave bioecocompatibile: 38 ore; Pianificazione e progettazione urbana: 24 ore; Società dell’informazione: 18 ore; Stage: 230 ore Gestione del processo formativo, sicurezza sul lavoro ed esame finale: 52 ore. Figura professionale in uscita Il corso ha fornito ai partecipanti gli strumenti adeguati per lo sviluppo della consapevolezza del biocompatibile. L’obiettivo principale era fornire ai partecipanti gli strumenti adeguati per la comprensione del fenomeno che giorno dopo giorno sta diventando sempre più attuale, consentendo l’acquisizione di competenze necessarie per l’offerta di una professionalità difficile da reperire sul territorio. 29 Rapporto Attività 2002-04 Aziende/Enti coinvolti per stage e borse 1. ATER - Azienda Territoriale per l’edilizia residenziale della Provincia di Trieste 2. Cimtec Lab - Trieste 3. Comune di Trieste 4. DPAU - c/o Studio Arch. Aldo Scarpa - Portogruaro (VE) 5. DPAU - Dipartimento di Progettazione Architettonica e Urbana - Trieste 6. Greenlab S.r.l. - Trieste 7. Labor S.r.l. - Trieste 8. Laboratorio di Architettura arch. Enzo Angiolini - Trieste 4.2.1. Analisi finale Sono stati finanziati 6 corsi per complessive 3.000 ore di formazione. Complessivamente 70 allievi hanno beneficiato Titolo corso Nuove tecnologie nella simulazione dei processi di stampaggio ad iniezione 30 dell’azione esaminata; 40 di loro hanno inoltre potuto proseguire lo stage con una borsa di formazione di tre mesi. Dato inerente la partecipazione femminile ai corsi: Tot. partecipanti finali Uomini Donne Percentuale 10 8 2 20 Esperto di sistemi informativi territoriali 10 6 4 40 Esperto in Lean Product Development Esperto in metodologie innovative di sviluppo di processo 8 6 2 20 Esperto nella gestione dell’informazione aziendale Computer Based. Il modello Just in Time 15 + 2 uditori 12 5 29,5 Knowledge Worker della comunicazione multimediale 14 2 12 85,5 Progettazione e costruzine dell’architettura biocompatibile 11 5 6 54,5 TOTALE 70 39 31 44,2% Tematiche e contenuti tecnici affrontati, nonché la tipologia di laurea e di competenze richieste in alcuni corsi hanno contribuito ad una presenza maschile maggiore; risulta comunque soddisfacente il dato finale di partecipazione femminile fissato al 44,2%. Parte prima - Descrizione degli interventi 4.3. Avviso per la presentazione, da parte delle imprese del Friuli Venezia Giulia, di progetti di formazione continua di "Esperti della Ricerca" È utile precisare che l’azione attuata differisce significativamente dalla previsione progettuale che contemplava finanziamenti per la realizzazione, da parte degli Enti di formazione accreditati dalla Regione, di 16 corsi di formazione permanente per gruppi omogenei della durata media di 80 ore e con un’utenza mista (occupati e non) di 15 partecipanti. La Direzione Centrale del Lavoro, Formazione, Università e Ricerca, chiedendo all’A.T.I. un rinvio della pubblicazione dell’Avviso così come predisposto ed approvato dal Comitato di Direzione del Progetto D4 già nel settembre 2003, invitava la stessa ad individuare interventi che assicurassero il pieno raccordo e l’integrazione con le finalità della Legge Regionale 30 aprile 2003, n.11 "Disciplina generale in materia di innovazione", con particolare riguardo all’art. 12 "Progetti di formazione di ricercatori e tecnici della ricerca" e all’art. 16 "Interventi per favorire l’occupazione di soggetti ad elevata qualificazione e di personale da impiegare in attività di ricerca". La rielaborazione dei contenuti ha quindi comportato un inevitabile ritardo nella pubblicazione sul Bollettino Ufficiale del "nuovo" Avviso e un conseguente ridimensionamento delle risorse ad esso assegnate. Non risulta nessuna partecipazione ad attività formative di personale assunto ai sensi del citato art. 16, in quanto non ancora presenti nelle aziende a seguito dello sfasamento temporale tra l’Avviso e l’esecutività del Regolamento attuativo della normativa in questione. L’Avviso per la presentazione, da parte delle imprese del Friuli Venezia Giulia, di progetti di formazione continua di "Esperti della Ricerca" è stato pubblicato sul B.U.R. del Friuli Venezia Giulia n.9 del 3 marzo 2004. L’Avviso mette a disposizione delle imprese regionali buoni formativi (voucher) per la formazione individuale di dipendenti e collaboratori. Il valore massimo di ogni buono è di 5.000 € per intervento formativo, fino ad un totale di 10.000 € al mese. I buoni sono utilizzabili per: 1 la partecipazione a corsi di formazione "a catalogo" di breve durata; 2 l'iscrizione a Master universitari o accreditati; 3 la realizzazione di percorsi di specializzazione e di mobilità professionale, in Italia o all'estero, presso enti di ricerca, imprese o università. L'avviso è scaduto il 30 giugno 2004. Le risorse stanziate sono pari a 125.000 €. La raccolta e la valutazione delle domande hanno cadenza mensile; il primo termine per la presentazione delle domande è scaduto il 31 marzo 2004. Anche in questo caso le operazioni di valutazione sono state affidate al Nucleo di Valutazione Progetti. Lo sportello di marzo Dall’esame dei verbali delle riunioni del Nucleo di Valutazione Progetti, svoltesi il 7 ed il 20 aprile 2004, si evince che: hanno partecipato all’Avviso, nel mese di marzo, 13 imprese localizzate in FVG; sono stati richiesti 45 voucher per la partecipazione di dipendenti/collaboratori a 21 corsi a catalogo, 2 master e 2 percorsi di mobilità professionale e geografica; sono stati ritenuti idonei 15 corsi a catalogo, 2 master, 1 percorso di mobilità geografica e territoriale per un totale di destinatari pari a 29 dipendenti/collaboratori ; sono stati considerati non idonei 6 corsi a catalogo e 1 percorso di mobilità geografica e professionale per un totale di destinatari pari a 3 dipendenti/collaboratori. 31 Lo sportello di aprile Dall’esame del verbale della riunione del Nucleo di Valutazione Progetti, svoltasi il 10 maggio 2004, si evince che: hanno partecipato all’Avviso, nel mese di aprile, 15 imprese localizzate in FVG; sono stati richiesti 45 voucher per la partecipazione di dipendenti/collaboratori a 16 corsi a catalogo e 2 percorsi di mobilità professionale e geografica; sono stati ritenuti idonei 11 corsi a catalogo e 1 percorso di mobilità geografica e territoriale per un totale di destinatari pari a 21 dipendenti/collaboratori ; sono stati considerati non idonei 5 corsi a catalogo e 1 percorso di mobilità geografica e professionale per un totale di destinatari pari a 23 dipendenti/collaboratori. Lo sportello di maggio Dall’esame del verbale della riunione del Nucleo di Valutazione Progetti, svoltasi il 14 giugno 2004, si evince che: hanno partecipato all’Avviso, nel mese di maggio, 14 imprese localizzate in FVG; Rapporto Attività 2002-04 sono stati richiesti 57 voucher per la partecipazione di dipendenti/collaboratori a 19 corsi a catalogo e 6 percorsi di mobilità professionale e geografica; sono stati ritenuti idonei 14 corsi a catalogo e 5 percorsi di mobilità geografica e territoriale per un totale di destinatari pari a 28 dipendenti/collaboratori ; sono stati considerati non idonei 2 corsi a catalogo e 1 percorso di mobilità geografica e professionale per un totale di destinatari pari a 5 dipendenti/collaboratori ; non sono stati valutati, in quanto non conformi alle previsioni dell’Avviso, 3 corsi a catalogo per un totale di 12 dipendenti /collaboratori Lo sportello di giugno Dall’esame del verbale della riunione del Nucleo di Valutazione Progetti, svoltasi l’8 luglio 2004, si evince che: Sportello 32 Aziende Aziende richiedenti beneficiarie 13 12 15 11 14 10 5 5 47 38 hanno partecipato all’Avviso, nel mese di giugno, 5 imprese localizzate in FVG; sono stati richiesti 22 voucher per la partecipazione di dipendenti/collaboratori a 7 corsi a catalogo e 1 percorso di mobilità professionale e geografica; sono stati ritenuti idonei 7 corsi a catalogo e 1 percorso di mobilità geografica e territoriale, per un totale di destinatari pari a 21 dipendenti/collaboratori. 4.3.1. Analisi finale dell’Avviso "Voucher" L’azione descritta, che ha contribuito all’aggiornamento di 99 persone occupate nelle aziende del Friuli Venezia Giulia, ha riscontrato particolare interesse ed attenzione da parte del mondo imprenditoriale. Le aziende, infatti, che singolarmente hanno partecipato all’Avviso (sviluppatosi in soli quattro mesi) sono pari a 34. Voucher richiesti 45 45 57 22 169 Voucher N° dipendenti Aziende erogati beneficiari beneficiarie* 38 29 12 21 21 10 39 28 9 22 21 3 120 99 34 Marzo Aprile Maggio Giugno TOTALE *considerate singolarmente, nel caso abbiano partecipato a più sportelli Anche in questo caso, risulta interessante analizzare il coinvolgimento aziendale in regione. Le imprese coinvolte: 1. Dr. Schär S.r.l. AREA Science Park Trieste 2. Ergoline's Lab S.r.l. AREA Science Park Trieste 3. Eurand S.p.a. AREA Science Park Trieste 4. Green Lab S.r.l. AREA Science Park Trieste 5. Ital Tbs S.p.a. AREA Science Park Trieste 6. Prospero S.r.l. AREA Science Park Trieste 7. Shoreline S.c.a.r.l. AREA Science Park Trieste 8. Sincrotrone Trieste S.c.p.a. AREA Science Park Trieste 9. Euris Solutions S.r.l. Trieste 10. Gesta Consulting S.p.a. Trieste 11. Simulware S.r.l. Trieste 12. Tergeste On Line Piccola Società Cooperativa a.r.l. Trieste 13. Top Level Informatica S.r.l. Trieste 14. Trieste Terminal Cereali S.r.l. Trieste 15. Vodopivec Giovanni & C S.r.l. Trieste 16. Blue Service S.r.l. Udine 17. Danieli S.p.a. Buttrio (UD) 18. Futura S.a.s. Amaro(UD) 19. Friulmac S.p.a. Pavia di Udine (UD) 20. Geass S.r.l. Pozzuolo Friuli (UD) 21. In.de S.p.a. Pradamano (UD) Parte prima - Descrizione degli interventi 22. I.P.E.M S.r.l. 23. LIF S.p.a. 24. Lima LTO S.p.a. 25. M.M. S.r.l. 26. Moroso S.p.a. 27. Pilosio S.p.a. 28. Salumificio Dentesano S.p.a 29. Sistema Sosta e Mobilità S.p.a. 30. Di Bi Consult S.r.l. 31. Elaborazione Casagrande S.a.s. 32. Microstamp S.r.l. 33. Pietro Rosa TBM S.r.l. 34. Sacma S.r.l. Aziende Trieste Udine Pordenone Gorizia Totale AREA Science Park Magnano (UD) Pradamano (UD) San Daniele (UD) Udine Tavagnacco (UD) Tavagnacco (UD) Percoto (UD) Udine Gradisca d'Isonzo(GO) Gradisca d'Isonzo(GO) San Quirino (PN) Maniago (PN) Pasiano (PN) Numero 15 14 3 2 34 8/34 Emerge una sostanziale parità di partecipazione delle aziende localizzate nelle province di Trieste e Udine; scarso il coinvolgimento delle N°dipendenti beneficiari Marzo Aprile Maggio Giugno Totale Percentuale 44,1% 41,2% 8,8% 5.9% 100% 23,5% restanti province di Gorizia e Pordenone. Non soddisfacente appare il dato relativo alla partecipazione femminile: Totale Uomini Donne 29 21 28 21 99 16 18 23 17 74 13 3 5 4 25 Percentuale di partecipazione femminile 44,8 14,2 17,9 19,1 25,5% 33 Rapporto Attività 2002-04 5. Considerazioni conclusive sugli interventi A e B Per trarre le conclusioni del Progetto D4 si deve necessariamente partire dagli obiettivi che ci si era proposti, per valutare se sono stati completamente o solo in parte raggiunti. In secondo luogo, occorre approfondire gli eventuali problemi sorti nella realizzazione di ciascuna azione formativa, di modo da ricavarne suggerimenti utili per il futuro. Ogni intervento, infatti, diventa fonte preziosa di informazioni per migliorare quelli successivi. Gli obiettivi del Progetto possono essere così sintetizzati: i bisogni delle aziende (rilevati attraverso indagini o suggeriti dagli esperti del settore o interpretati partendo dall’evoluzione dei settori produttivi); consolidamento dei rapporti fra università, enti di ricerca e imprese; Tenne anche inevitabilmente conto delle legittime manifestazioni di interesse espresse da singole imprese, da ricercatori, da strutture di ricerca. In breve, si costruì una offerta tarata su una ipotetica domanda, che si assumeva riflettesse la situazione reale ma che in verità poteva essere stata letta in modo non del tutto corretto. Sono, infatti, gli stessi strumenti di ricerca usati per definire bisogni e rilevare richieste, siano essi espressi da individui o aziende o soggetti collettivi, che possono dare luogo a sfasature fra manifestazione di interessi, attese, intenzioni e comportamenti effettivi. Per chiarire meglio, nel corso di una intervista, un individuo può dichiarare disponibilità per specifici comportamenti, ma questo non garantisce che tali comportamenti siano poi adottati. Allo stesso modo, la valutazione positiva di una iniziativa non implica che, se avviata, veda la partecipazione di quanti l’avevano sostenuta. Molto spesso, poi, non è sempre chiaro ciò di cui si ha effettivamente bisogno, anche perché natura ed espressione del bisogno sono legate alle esperienze fatte, alle informazioni di cui si dispone, alle situazioni che cambiano nel tempo. Per progettare interventi, soprattutto se innovativi, occorre necessariamente e correttamente partire da dati relativi alla realtà sulla quale si vuole incidere, ma occorre avere ben chiara la consapevolezza che tali dati possono essere parziali, incompleti, distorti. Per ridurre il rischio conseguente di intraprendere azioni che possono rilevarsi non adeguate a quanto richiesto dalla situazione, è indispensabile prevedere strumenti che permettano di rilevare quasi in tempo reale le eventuali sfasature fra quanto previsto e quanto in realtà si verifica e per correggere subito gli interventi. Tale rischio era implicito nel D4 perché si calava in aree conosciute solo attraverso indagini con i limiti sopra accennati o le attività di lobby di imprese, ricercatori, associazioni. A posteriori, si deve riconoscere che il punto di forza del D4, per non restare ingabbiato in rigidi schemi che l’avrebbero inevitabilmente soffocato, potenziamento della ricerca finalizzata all’innovazione tecnologica; sostegno all’attività di ricerca nelle imprese; crescita delle competenze dei giovani ricercatori; attenzione per la componente femminile. 34 Le considerazioni che seguiranno sono conclusive rispetto alle informazioni disponibili, ma non definitive sull’attuazione del Progetto perché mancano i dati relativi alla ricaduta occupazionale degli interventi, dati disponibili solo più avanti nel tempo e, soprattutto, gli elementi di analisi che saranno prodotti nel rapporto di valutazione che compete al Nucleo di Valutazione dell’Esecuzione. Lo schema di esposizione seguito dovrebbe permettere di giungere a formulare giudizi sintetici di corrispondenza fra risultati attesi e risultati ottenuti, analizzando ciascun obiettivo partendo dai dati disponibili e riferiti ai soggetti coinvolti. Qualsiasi progetto, infatti, va visto per quello che produce sulle persone e sulle strutture. 5.1. La realizzazione del Progetto come fonte di informazione Prima di entrare nel dettaglio del Progetto è opportuno ricordare che, dalla stesura originaria, esso ha subito alcune modifiche, talché alla fine gli interventi effettivamente attuati risultano, in qualche caso, parzialmente diversi da quelli previsti. Questo va messo in evidenza subito per sgomberare il campo da erronee conclusioni. Ad una prima impressione, infatti, tale discrepanza sembrerebbe denunciare una debolezza progettuale iniziale oppure una gestione approssimata del Progetto stesso. Nessuna delle due conclusioni in verità regge. Con riferimento alla prima, va detto che il Progetto fu costruito sulla base delle conoscenze al momento disponibili riguardo a: gli interessi (anche in questo caso espressi o supposti) dei giovani disoccupati; le tendenze evolutive dei vari settori merceologici; gli orientamenti della ricerca scientifica e tecnologica; le linee di innovazione che sembrava utile spingere. Parte prima - Descrizione degli interventi è da ricercarsi nel particolare rapporto intercorso fra Regione Friuli Venezia Giulia e Associazione Temporanea di Imprese cui la Regione stessa ha affidato la gestione dell’intera misura, prevista nel POR dell’Obiettivo 3 2000-2006 per migliorare "le risorse umane nel settore della ricerca e dello sviluppo tecnologico". Per questa misura, infatti, la Regione ha utilizzato lo strumento della Sovvenzione Globale che, rispetto ad altri, assicura maggiore flessibilità (adeguamento degli interventi previsti - offerta - alla effettiva domanda) e rapidità (linea decisionale corta - pochi passaggi e adeguamenti tempestivi). È stato proprio grazie allo strumento della Sovvenzione Globale che si è potuta avere una gestione del progetto in grado di rilevare immediatamente il reale manifestarsi dei bisogni e di apportare in corso d’opera tutti gli aggiustamenti richiesti. La preoccupazione di fondo, infatti, non era quella di attuare ad ogni costo azioni perché previste, ma di dare avvio ad interventi effettivamente richiesti. Il Progetto, quindi, si è trasformato anche in una raccolta di informazioni preziosa perché derivate non da mediazioni interpretative o da indicazioni più o meno attendibili ma da comportamenti effettivi di imprese e di persone. In questo senso, le indicazioni emerse possono essere di grande utilità per decisioni future. 5.2. Le persone Complessivamente 356 persone hanno beneficiato degli interventi del Progetto o per realizzare specifici progetti di ricerca o per partecipare ad attività corsuali. È un numero elevato, che conferma l’interesse per le azioni offerte. 5.3. La variabile genere Uno degli obiettivi del Progetto, che recepiva in questo senso sia le indicazioni della Regione espresse nel documento di programmazione dell’Obiettivo 3 sia l’enfasi posta dalla Commissione sulle pari opportunità, come ricordato all’inizio, è stato quello di favorire la partecipazione e la cresci- Azione Totale B1 - Assegni di ricerca 66 B2 - Borse di formazione per laureati 45 B3 - Sostegno a tesi di laurea sperimentali 51 B4 - Specializzazione all’estero 10 B5 - Ricercatori dal Mezzogiorno 15 Corsi di specializzazione 70 Voucher formativi 99 Totale 356 ta della componente femminile nel settore strategico della ricerca. Le donne hanno rappresentato, nel complesso, il 37,6% dei beneficiari delle azioni del progetto. Questo dato può essere giudicato interessante o positivo o negativo, a seconda dei personali criteri di giudizio, ma non fornisce molte informazioni. Dall’analisi di ogni singola azione, invece, si ricavano indicazioni molto più puntuali sulla presenza femminile nel settore della ricerca. Le percentuali sulle quali occorre soffermarsi sono il 21,6% e il 25,5% di partecipazione femminile rispettivamente all’azione di sostegno a tesi di laurea sperimentali e ai voucher formativi, perché evidenziano (o confermano) la posizione più marginale delle donne nella ricerca. Tale marginalità ha origini lontane, e non necessariamente è il risultato di processi discriminanti, come conferma il dato relativo alle tesi: è più basso il numero delle donne per il semplice motivo che nelle facoltà tecniche (in particolare ingegneria) la presenza femminile è molto bassa. Salvo alcune eccezioni, come per esempio nel caso della facoltà di medicina, le donne tendono a privilegiare percorsi di studi umanistici (in alcuni corsi di laurea sono oltre il 90%) e a trascurare gli studi tecnici e scientifici. Essendo più ristretta la base di partenza, è ovvio che un numero minore di donne potrà poi occupare posizioni significative nella ricerca. Come conferma anche il dato relativo ai voucher formativi, che costituiscono l’unica azione del D4 rivolta a personale occupato: nelle aziende sono prevalentemente i maschi ad occuparsi di aspetti legati alla ricerca, all’innovazione, alla tecnologia. La stessa alta partecipazione femminile ad alcune azioni (60% nelle specializzazioni all’estero e fra i ricercatori provenienti dalle regioni incluse nell’Obiettivo 1, tutte del Sud Italia; 53,3% delle borse di formazione per laureati) può essere letta come maggiore propensione per la ricerca e maggiore capacità progettuale delle donne rispetto ai maschi, ma anche, e forse più correttamente, come ulteriore indicatore di debolezza della componente femminile che trova più difficile l’inserimento nel mercato del lavoro. Uomini Donne 38 21 28 24 % di partecipazione femminile 42,5% 53,3% 40 4 6 39 74 222 11 6 9 31 25 134 21,6% 60% 60% 44,2% 25,5% 37,6% 35 Rapporto Attività 2002-04 In sintesi, quindi, l’analisi dei dati dei beneficiati dal progetto mette in evidenza le difficoltà dell’inserimento delle donne nel mondo della ricerca e dell’innovazione tecnologica, sia perché molto più basso è il numero di esse che sceglie percorsi universitari di indirizzo scientifico e tecnologico, sia perché nel mercato del lavoro scontano comunque la loro condizione di genere. Con riferimento all’obiettivo di favorire la pari opportunità fra i generi anche in questo settore cruciale e sempre più rilevante, si può dire che il progetto non solo ha evidenziato una situazione di svantaggio per le donne, ma ha offerto loro concrete possibilità di accrescere competenze e acquisire conoscenze e abilità che dovrebbero favorirne l’inserimento nel mercato del lavoro. Sarà interessante, perciò, controllare nel tempo i dati sulle assunzioni delle donne che hanno partecipato alle varie azioni per avere la conferma dell’utilità di un supplemento di formazione e di esperienze in contesti lavorativi in cui farsi apprezzare. 5.4. Le valutazioni dei beneficiari Il monitoraggio delle azioni previste nei progetti risponde a diversi obiettivi: verificare l’efficacia dell’attività così come essa è stata percepita dai suoi attori principali; 36 dosare, sviluppare e ritarare contenuti e metodologie nella loro concreta implementazione; trarre informazioni utili per successive azioni, sia (a) a favore dei soggetti attuatori per definire meglio ulteriori progetti, sia (b) a favore di altri soggetti, sotto forma di "best practices". Per raggiungere tali obiettivi, si sollecita l’acquisizione di informazioni provenienti "dal basso", ovvero direttamente dai beneficiari stessi dell’attività. Nel corso delle attività del Progetto D4, al fine di acquisire queste informazioni, in applicazione di specifiche procedure di qualità adottate da AREA, sono stati utilizzati questionari a domande aperte e chiuse da somministrare direttamente ai beneficiari degli assegni di ricerca, delle borse di formazione, dei contributi per la realizzazione di tesi sperimentali, e ai ricercatori interessati ai finanziamenti per la specializzazione di cui ai sottointerventi B4 e B5. I dati raccolti, riportati di seguito, forniscono spunti per alcune riflessioni. 5.4.1. Assegni di ricerca per laureati (sotto intervento B1) Agli assegnisti di cui al sotto intervento B1 sono state somministrate schede di valutazione a domande aperte. Dalla lettura delle stesse sono desumibili indicazioni, senza riferimenti a scale, sul grado di sod- disfazione rispetto all’inserimento nella struttura: 1. dal punto di vista delle relazioni con il personale; 2. sul raggiungimento degli obiettivi prefissati; 3. sull’eventuale crescita professionale. In tutti i casi è stata espressa ampia soddisfazione e sono stati sottolineati aspetti positivi dell’esperienza. In particolare gli assegnisti hanno evidenziato: la crescita culturale, professionale e tecnica dovuta ad inserimenti in contesti di ricerca di elevata specializzazione e professionalità; un ottimo utilizzo di strumentazioni presenti negli atenei; costanti contatti con gruppi di ricerca, anche esterni alle università; maggiore possibilità di partecipazioni a congressi e workshop; significativi approcci e conoscenze del mondo imprenditoriale regionale impegnato nella ricerca; ampia disponibilità dei tutor universitari e dei referenti aziendali coinvolti nella realizzazione dei progetti. Unico elemento di difficoltà espresso (in alcuni casi) è stata l’impossibilità, per la complessità e la peculiarità di alcune ricerche, di rispettare le tempistiche originariamente prefissate; da qui l’auspicio di una prosecuzione dell’intervento. 5.4.2. Borse di formazione per attività di ricerca, specializzazione o aggiornamento presso imprese, enti di ricerca e università (sotto intervento B2) Sono stati somministrati ai borsisti questionari composti da una batteria di domande aperte e chiuse. L'analisi di questo materiale ha consentito una ricostruzione di insieme della percezione che i diretti interessati hanno sviluppato rispetto alle attività di cui sono stati oggetto. Si è ritenuto di focalizzare queste informazioni in particolare attorno ai seguenti punti: 1. relazioni con il personale dell’azienda; 2. acquisizione di contenuti formativi; 3. affiancamento del tutor aziendale; 4. aspetti positivi dell’esperienza; 5. aspetti negativi dell’esperienza. Al fine di poter ottenere informazioni comparabili (sincronicamente e diacronicamente) i primi tre punti sopra indicati sono stati trattati con domande a risposta chiusa affiancate a una scala autoancorante (a quattro posizioni, onde evitare la rispo- Parte prima - Descrizione degli interventi sta di fuga costituita dalla alternativa intermedia): da (1) "scarso", a (4) "ottimo". Per non preordinare il ventaglio di possibilità di risposta, e di lasciare al partecipante la massima possibilità di commento, le domande relative agli aspetti positivi e negativi dell’esperienza sono invece state lasciate in forma aperta. In questo modo è stato possibile ottenere alcuni dati di sintesi che, presumibilmente, rappresentano in maniera fedele la percezione dell’esperienza formativa così come essa emerge "dal basso", ovvero da parte dell’utente finale. A consuntivo, sono state compilate 45 schede di valutazione da parte dei borsisti. L'analisi dei risultati permette di stilare delle osservazioni relative alla misura in cui, dal punto di Figura 1 vista dei borsisti, sono stati raggiunti gli obiettivi inerenti il rapporto tra i destinatari dell’attività e l'organizzazione aziendale interessata, l’acquisizione di contenuti e il giudizio complessivo sull’esperienza effettuata. L’inserimento nella struttura dal punto di vista delle relazioni con il personale è stato giudicato "ottimo" dal 77% dei borsisti, "buono"dal 23%. Il fatto che non si sia riscontrata alcuna opinione dubbiosa o di senso negativo, e la grande polarizzazione delle risposte nel lato massimamente positivo, permettono di ritenere che l’apprezzamento di questo aspetto dell’attività da parte dei partecipanti sia risultato effettivamente elevato. Relazioni con il personale aziendale 37 L’aspetto relazionale di rapporto con l’azienda risulta estremamente positivo anche quando ai precedenti dati vengono contrapposti i risultati delle domande riguardanti l’affiancamento del tutor aziendale. La totalità dei beneficiari giudica infatti "ottimo" questo affiancamento, e non si riscontrano né risposte negative né opinioni positive più sfumate. Si può dunque concludere che dal punto di vista relazionale l’inserimento dei beneficiari all’interno delle aziende è risultato estremamente positivo, per ammissione degli stessi partecipanti. La positività dell’iniziativa si riscontra anche a fronte dello stimolo riguardante l’acquisizione dei contenuti formativi. Il 66,6% dei partecipanti la giudica "ottima", il 31,1% "buona" e soltanto il 2,3% "discreta". La maggiore dispersione delle risposte, unita alla contestuale diminuzione di quelle dell’estremo positivo "ottimo", spinge a ritenere che la percezione di questo aspetto sia maggiormente critica rispetto al semplice dato relazionale. Non va comunque dimenticato che nessun beneficiario connota negativamente la sua risposta, indicando un livello di soddisfazione comunque particolarmente elevato. Rapporto Attività 2002-04 Figura 2 38 Acquisizione dei contenuti formativi In conclusione, comparando questi dati, (a) la relazione con il tutor aziendale è stata per tutti ottima; (b) la relazione con il personale aziendale ottima o buona; (c) anche l’acquisizione dei contenuti appare ottima o buona, secondo quanto percepito dai beneficiari, ma in questo caso le risposte appaiono meno entusiaste, e dunque lasciano intendere che, da questo punto di vista, gli utenti abbiano voluto indicare in forma generica qualche parziale aspetto di perfettibilità dell’esperienza in seno all’azienda. L’incrocio di questi dati con le risposte alle domande aperte permette di chiarificare meglio la percezione dell’esperienza formativa da parte dei partecipanti. Richiesti espressamente di indicare gli aspetti che ritengono positivi dell’esperienza, i beneficiari si focalizzano sulle seguenti risposte: 1. possibilità di vivere una significativa esperienza "sul campo" all’interno di un’azienda; 2. inserimento lavorativo e acquisizione delle dinamiche del lavoro di squadra; 3. acquisizione di nuove competenze e abilità professionali; 4. superamento del divario università/impresa. Come si può notare, le prime due risposte sottolineano ancora una volta la positività degli aspetti relazionali dell’esperienza effettuata, rinforzando i risultati già indicati. Anche la quarta risposta ("superamento della dualità Università-azienda"), seppur aggiungendo un elemento di giudizio più ampio, sottolinea ugualmente la positività dell’esperienza in azienda. La terza risposta, invece, aggiunge un elemento ai dati sopra riportati, sottolineando in modo positivo l’acquisizione dei contenuti e dunque aumentando la percezione di utilità formativa delle esperienze aziendali nel loro complesso. Alla richiesta di indicare gli aspetti che ritengono negativi dell’esperienza, i beneficiari si focalizzano sulle seguenti risposte: 1. precarietà dello strumento della "borsa di formazione"; 2. eccessiva lunghezza (12 mesi); 3. compenso non adeguato; 4. rigidità di orario e di gestione; 5. assenza di ruolo in azienda. Come si può notare, i punti da 1 a 4 sottolineano aspetti non strettamente inerenti all’esperienza formativa in sé stessa; sono infatti considerazioni che investono gli aspetti organizzativi (o "di contesto") nei quali si svolge concretamente l’iniziativa (lunghezza, posizione contrattuale, insoddisfazione per orari e compensi). Il quinto punto, invece ("assenza di ruolo in azienda") connota negativamente l’esperienza di qualcuno, che evidentemente non ha ritenuto soddisfacente l’inserimento all’interno dell’attività aziendale. Questo aspetto, piuttosto comune nelle esperienze di contatto formazione - azienda, va comunque considerato assieme alla generale positività con cui tutti i partecipanti hanno descritto il valore dell’iniziativa nel suo complesso. Parte prima - Descrizione degli interventi Percezione dell’esperienza da parte dei beneficiari Aspetti positivi possibilità di vivere una significativa esperienza "sul campo" all’interno di un’azienda; inserimento lavorativo e acquisizione delle dinamiche del lavoro di squadra; acquisizione di nuove competenze e abilità professionali; superamento del divario università/impresa. 5.4.3. Finanziamenti a ricercatori per la specializzazione presso strutture di ricerca estere (sotto intervento B4) e finanziamenti a ricercatori del Mezzogiorno per la specializzazione in imprese della regione (sotto intervento B5) L’acquisizione di informazioni provenienti dai borsisti del sotto intervento B2, è stata integrata con le informazioni raccolte presso i ricercatori dei sottointerventi B4 e B5. Sono stati somministrati ai 10 ricercatori del sotto intervento B4 e ai 15 del sotto intervento B5 questionari composti da una batteria di domande aperte, riguardanti il grado di soddisfazione rispetto all’inserimento nella struttura riscontrato in particolare sui seguenti aspetti: 1. relazioni con il personale dell’azienda; 2. realizzazione dell’attività di ricerca; 3. raggiungimento degli obiettivi prefissati; 4. eventuale crescita professionale. L’analisi di questi dati qualitativi è risultata estremamente agevole. In tutti i casi, infatti, è stata espressa ampia soddisfazione e sono stati sottolineati, con enfasi, molteplici aspetti positivi dell’esperienza. Non si riscontrano nelle risposte aspetti negativi. Unica parziale differenziazione riguarda il sotto intervento B4 (Finanziamenti a ricercatori per la specializzazione presso strutture di ricerca estere), dove in alcuni casi è stata suggerita, come unico elemento di possibile miglioramento, la possibilità di allungare il periodo di permanenza presso la sede estera che, come noto, era previsto per un massimo di sei mesi. Come si può notare già dalle sintesi precedenti, la qualità e quantità dei dati disponibili per l’attività di monitoraggio è fortemente diseguale: ampia per quanto riguarda il sotto intervento B2, molto meno per quanto riguarda gli altri sottointerventi. Si può notare che questa diseguaglianza è Aspetti negativi precarietà dello strumento della "borsa di formazione"; eccessiva lunghezza (12 mesi); compenso non adeguato; rigidità di orario e di gestione; assenza di ruolo in azienda. dovuta soprattutto alla presenza, o mancanza, di domande chiuse all’interno dei questionari. La presenza delle domande chiuse permette infatti di generare dati comparabili, e "obbligando" la risposta entro canoni predefiniti, stimola la reale dichiarazione delle opinioni. Si può anche ipotizzare che la presenza di domande chiuse, portando l’intervistato a "sbilanciarsi", genera l’effetto aggiuntivo di stimolare la presenza di risposte aperte significative (a giustificazione o controbilanciamento delle opinioni espresse nei quesiti chiusi). Passando agli aspetti di contenuto, la soddisfazione espressa dall’utenza appare estremamente elevata. Pur non avendo la possibilità di confronti puntuali, questa soddisfazione appare maggiore da parte dei ricercatori del sotto intervento B4 e da parte dei laureati residenti in aree del Mezzogiorno (sotto intervento B5). In entrambi i casi appare evidente come l’esperienza costituisca effettivamente una importante opportunità offerta a questo tipo di utenze: per una persona già impegnata in attività di ricerca in strutture regionali, infatti, la possibilità di un periodo di specializzazione presso strutture di ricerca estere appare sicuramente importante come esperienza personale e come perfezionamento del curriculum individuale; e per i residenti nel Mezzogiorno che hanno presentato la domanda per potersi specializzare in attività di ricerca in strutture regionali, l’attività svolta ha rappresentato inoltre una possibilità di tipo occupazionale, perlomeno in prospettiva futura, incrociandosi in modo virtuoso con le necessità di aree del Paese ancora in deficit di sviluppo. Entrambe queste tipologie di attività possono essere proposte come trasferibili ad altre realtà e a futuri progetti, e rappresentare forme di best practice di cui è opportuno a consuntivo segnalare il successo. Successo prevedibile quasi in anticipo, in virtù della loro natura multidimensionale e della loro costruzione sulla base di domande che appaiono essere effettive nell’utenza interessata. 39 Rapporto Attività 2002-04 Completa soddisfazione viene espressa anche dai beneficiari degli assegni di ricerca del sottointervento B1. Esperienza sicuramente trasferibile e riproponibile nel tempo, anche a giudicare dall’elevato numero di domande che, come già visto, sono state presentate. Un discorso di segno parzialmente differente può essere condotto sulle esperienze del sottointervento B2. I borsisti che hanno ricevuto borse di formazione per attività di ricerca, specializzazione e aggiornamento presso imprese, enti di ricerca e università della regione, hanno sottolineato la complessiva utilità e positività dell’esperienza, ma non hanno mancato anche di indicare qualche motivo di riflessione, a riguardo in particolare di: aspetti organizzativi dell’esperienza (situazione contrattuale, livello di "compenso" non adeguato, lungo periodo di svolgimento, rigidità organizzativa) aspetti contenutistici dell’esperienza formativa (assenza di un ruolo preciso, in particolare nelle aziende, e una minore soddisfazione degli aspetti formativi rispetto alla soddisfazione per gli aspetti relazionali del rapporto con l’azienda e il tutor aziendale). 40 È opportuno sottolineare ancora come l’espressione maggiormente sfumata dei giudizi positivi nel caso del sotto intervento B2 rispetto agli altri risulti anche dal tipo di strumento utilizzato per la rilevazione (in questo caso, anche domande chiuse) e dal numero più elevato di persone intervistate. Azione Assegni di ricerca 9 Ciononostante non si può non rilevare come emerga, dai dati sopra riportati e riscontrati in iniziative simili, l’esigenza di un coordinamento molto stretto tra la gestione del Progetto e le aziende coinvolte nelle attività. A differenza delle strutture di ricerca e delle università, infatti, le aziende fanno genericamente maggiore resistenza nel condividere appieno, e di fatto, le esigenze formative di chi viene inserito per brevi periodi nella propria struttura. E una certa rigidità strutturale, dovuta agli obiettivi legati ai fini di lucro delle società private, può portare, in alcuni casi, al mancato inserimento effettivo della persona nel meccanismo di lavoro e di ricerca. Queste attività appaiono comunque utili e interessanti alla totalità dei beneficiari, indipendentemente dalla espressione di commenti solamente positivi o più sfumati. Questo spinge a considerarle attività riproponibili, in particolare quando sia possibile, come attuato nell’ambito del D4, favorire e operare connessioni effettive tra la struttura di gestione progettuale e le aziende coinvolte, attraverso il monitoraggio continuo dell’attività. 5.5. Le azioni finanziate Complessivamente sono stati realizzati 7 distinti sotto interventi (assegni di ricerca, borse di formazione, sostegno alle tesi sperimentali, mobilità verso l’estero, mobilità dal Mezzogiorno, corsi di specializzazione post laurea e voucher formativi) tradottisi in 353 azioni finanziate che hanno coinvolto, come riportato, 356 persone. Totale 66 Borse di formazione 859 Sostegno tesi sperimentali 51 Mobilità estero 10 Mobilità Mezzogiorno 15 Corsi di specializzazione 6 Voucher formativi 120 Totale 353 45 borse di formazione sono state attivate nell’ambito del sotto intervento B2; ad esse vanno aggiunte le 40 borse che sono state avviate al termine dei corsi di specializzazione post laurea di cui all’intervento A. Parte prima - Descrizione degli interventi Vale la pena soffermarsi anche sulla totalità delle domande presentate sulle varie azioni. Queste sono state complessivamente 612. Nell’insieme, quindi, le domande accolte e finanziate sono state pari al 57,6 % di quelle inoltrate. Per la verità non tutte le domande rispondevano compiutamente ai criteri (sicuramente pesanti e selettivi) posti dai vari bandi. Ed infatti quelle dichiarate idonee sono state 387, vale a dire il 63,2 % delle presentate. Considerando solo le domande idonee, quelle finanziate sono state il 91,2 %. Da questi dati emerge che, anche consideran- do solo le domande presentate e valutate idonee dai nuclei di selezione e valutazione, il Progetto non ha potuto soddisfare, per indisponibilità delle risorse finanziarie necessarie, il bisogno effettivamente espresso. Se dal dato complessivo si passa ai singoli sotto interventi, emergono alcune interessanti indicazioni. La maggior percentuale di domande accolte e finanziate, rispetto alle presentate, escludendo gli interventi previsti dall’intervento A, si è avuta per gli assegni di ricerca (52,4%). La minore, invece, si è registrata nella specializzazione all’estero (32.2%). Domande presentate, idonee e finanziate per azione Azione Totale domande B1 - Assegni di ricerca B2 - Borse di formazione per laureati B3 - Sostegno a tesi di laurea sperimentali B4 - Specializzazione all’estero B5 - Ricercatori dal Mezzogiorno Corsi di specializzazione Borse di formazione int. A Voucher formativi Totale Finanziate 126 Idonee rispetto ai criteri dei bandi 69 66 % di domande accolte e finanziate sul tot. 52,4% 112 55 45 40,2% 99 56 51 51,5% 31 19 10 32,2% 29 22 15 51,7% 6 6 6 100,0% 40 169 612 40 120 387 40 120 353 100% 71% 57,6% 41 La semplice estensione di alcune azioni del Progetto garantirebbe già una significativa base operativa, senza contare la nuova domanda nel frattempo formatasi sia per il completamento dei percorsi formativi superiori da parte di altri giovani sia per la diffusione all’interno del sistema delle imprese di informazioni più attendibili perché riferite ad esperienze realizzate e controllate da altri imprenditori. L’unica azione per la quale non si è avuta la copertura dei posti teoricamente disponibili sono stati i corsi di lunga durata, sulla cui utilità forse andrebbe fatta qualche riflessione. 5.6. Le aziende Il coinvolgimento del comparto industriale e produttivo della Regione ha rappresentato uno degli aspetti di maggiore rilevanza nell’ambito del Progetto D4. Le 230 aziende che hanno collabo- rato e/o ospitato laureati, laureandi e ricercatori, utenti del Progetto, rappresentano, senza dubbio, un dato estremamente soddisfacente. La tabella che segue, riportante la localizzazione delle imprese coinvolte a vario titolo nel Progetto, ha messo in evidenza una diseguale ricaduta territoriale del D4. Se si considera l’insieme dei progetti cui hanno partecipato le imprese, appare chiaramente come la provincia di Pordenone sia rimasta sostanzialmente estranea al progetto e ne sia stata coinvolta principalmente per ospitare i tirocini dei corsi di specializzazione post laurea realizzati in quel contesto. Risulta infatti che solo il 10% dei progetti con partecipazione di aziende è stato realizzato nella provincia di Pordenone, contro il 41% della provincia di Trieste (AREA Science Park da sola il 22%) e il 36% della provincia di Udine. Rapporto Attività 2002-04 Localizzazione aziendale in Regione Friuli Venezia Giulia Sotto N° aziende intervento B1 55 B2 38 B3 45 B4 B5 14 Totale B 152 A Corsi 44 A Voucher 34 Totale A 78 Totale A+B 23010 PERCENT. 100% 42 Trieste Udine Gorizia Pordenone 19 21 22 12 74 5 15 20 94 40,9% 26 4 16 2 48 20 14 34 82 35,6% 5 5 4 14 1 2 3 17 7,4% 3 4 3 10 10 3 13 23 10% Tale esito è per alcuni aspetti quasi inevitabile, data la distanza del Pordenonese dal centro del progetto, ma per altri è il risultato di fattori culturali che si sono sedimentati nel tempo. Come ben noto, per qualsiasi attività si realizza una sorta di effetto "rarefazione" mano a mano che ci si allontana dal centro che gestisce l’attività stessa. E ciò si è verificato anche in questo caso, con un numero di imprese beneficiarie molto elevato nell’ambito dell’AREA Science Park di Trieste e una progressiva rarefazione mentre ci si allontana da esso fino ad arrivare alle poche imprese della provincia di Pordenone. La scarsa presenza di imprese pordenonesi, oltre alla variabile geografica, può essere anche imputata a più profonde ragioni culturali. Come registrato anche in altre occasioni, il sistema produttivo di Pordenone sente meno il legame di dipendenza dalle opportunità offerte dalla regione. Forse per essere maggiormente orientato al Fuori regione 2 4 6 8 8 14 6,1% AREA Science Park 10 12 11 11 44 8 8 52 22,6% Veneto, per tutta una serie di fattori logistici, produttivi e di mercato, avverte meno di altri sistemi produttivi del Friuli Venezia Giulia l’utilità di mantenere contatti con il centro decisionale, di beneficiare di quanto mette a disposizione. 5.7. Le Università La gestione del D4 ha visto la esemplare collaborazione fra soggetti molto diversi fra loro per natura, struttura, dimensione, i quali hanno partecipato, in modo paritetico, a tutte le fasi. Trattandosi di azioni a favore delle risorse umane che operano nella ricerca, è stato naturale che un ruolo importante venisse svolto dalle università, luoghi istituzionali per la ricerca. La rete di rapporti con le aziende ha facilitato il raggiungimento di uno degli obiettivi del D4, vale a dire quello di favorire il trasferimento dei risultati della ricerca dalle prime alle seconde. Coinvolgimento strutture universitarie intervento B1 B2 B3 B4 Totale % 10 N° progetti 66 10 51 10 137 100% Università Trieste 31 3 31 65 47,4% Università Udine 35 4 20 59 43,1% Università estere 3 10 13 9,5% Vale la pena precisare che le 230 aziende segnalate, se considerate singolarmente (molte di esse, infatti, hanno partecipato a più sotto interventi) sono pari a 177; analoga considerazione va fatta per i laboratori e le imprese localizzate in AREA Science Park laddove il dato di partecipazione assunto singolarmente è pari a 27. Parte prima - Descrizione degli interventi Attraverso le università regionali, in particolare, sono passati due terzi dei 187 progetti realizzati con l’intervento B. Da segnalare come le università regionali, attraverso l’esperienza del D4, abbiano costruito sinergie e sviluppato forme di collaborazione che non possono che arrecare vantaggi all’intero sistema regionale. Del resto la ricerca, per le modalità con cui si svolge e le energie che richiede, impone azioni cooperative. imprese regionali. Le aree individuate, comuni a tutti gli interventi, sono: nuovi materiali; nuove tecniche nel campo della produzione e della lavorazione dei metalli e delle materie plastiche; nuove metodologie nel settore delle biotecnologie; tele e radiocomunicazioni; management dell'innovazione; 5.8. Le aree tematiche prioritarie Il Progetto ha riservato particolare attenzione ad alcune aree tematiche ritenute prioritarie per lo sviluppo e la competitività delle piccole e medie nuove tecnologie nel campo della comunicazione, dell'informazione e della multimedialità; emissioni elettromagnetiche e compatibilità ambientali. Area Assegni Borse Tesi tematica di ricerca di formazione sperimentali Nuovi materiali 9 6 6 Nuove tecniche nel campo della produzione e della lavorazione dei metalli e delle materie plastiche 3 2 6 Nuove metodologie nel settore delle biotecnologie 30 9 8 Tele e radiocomunicazioni 1 3 0 Management dell'innovazione 5 4 5 Nuove tecnologie nel campo della comunicazione, dell'informazione e della multimedialità 14 13 8 Emissioni elettromagnetiche e compatibilità ambientali 2 0 1 Altro 2 8 17 Totali 66 45 51 Risulta interessante notare la netta prevalenza (30,5%) di progetti che hanno riguardato il settore delle biotecnologie (in particolar modo per quanto attiene agli assegni di ricerca). Nell’ambito delle borse di formazione (la cui durata ed il compenso erano significativamente inferiori) il settore maggiormente affrontato si è rivelato quello della comunicazione, dell'informazione e della multimedialità. Pochi sono stati i progetti di ricerca nelle aree delle emissioni elettromagnetiche e compatibilità e delle tele radiocomunicazioni. Mobilità Mobilità estero Mezzogiorno TOTALE % 2 1 24 12,8 0 0 11 5,9 5 5 57 30,5 0 2 6 3,2 1 1 16 8,5 0 0 35 18,8 1 1 10 0 6 15 4 34 187 2,1 18,2 100 43 5.9. Sintesi conclusiva In attesa di avere il dato definitivo sulla ricaduta occupazionale del Progetto D4 (che già dalle prime rilevazioni risulta buono), si può senz’altro affermare il completo successo dell’iniziativa. Infatti, obiettivo del D4 era consentire, implementare e sostenere l’avvio e la realizzazione di progetti di ricerca e di sviluppo tecnologico a livello regionale, favorendo il miglioramento delle risorse umane impegnate nella ricerca e una loro più facile collocazione presso le aziende del territorio. Rapporto Attività 2002-04 Tutte le informazioni disponibili confermano, infatti, un consolidamento dei rapporti fra Università ed Impresa, il potenziamento della ricerca finalizzata all’applicazione industriale, il miglioramento del livello di competenze del personale impiegato nell’innovazione, la crescita delle competenze dei giovani ricercatori. Ma questa certificazione sarebbe sterile e sostanzialmente autogratificante se non fosse accompagnata da una puntuale ricognizione dei problemi emersi e da un convinto sforzo per migliorare interventi successivi. Parafrasando quanto diceva un noto imprenditore, abituato a innumerevoli successi, "il risultato più bello è quello che deve ancora arrivare". Volendo ricapitolare le informazioni che il progetto ha prodotto, si possono evidenziare i seguenti punti: 44 è emersa (o ha trovato conferma) la difficoltà delle donne ad inserirsi nel mondo della ricerca e dell’innovazione tecnologica, sia perché la componente femminile è ancora poco orientata verso i percorsi formativi tecnici e scientifici, sia perché nel mercato il genere agisce ancora in modo discriminante. Accanto all’offerta di opportunità di accrescere competenze ed abilità e di contatto con le imprese, sarebbe opportuna un’azione di sensibilizzazione delle donne verso percorsi formativi più orientati in senso tecnologico e scientifico; l’inserimento dei giovani nelle aziende è fondamentale. È determinante quindi, nell’attuazione delle borse di formazione, un costante e stretto contatto con le aziende per seguire i giovani in modo da sostenerli nel rapporto formativo con l’impresa; l’impatto del Progetto sul territorio regionale non è stato omogeneo, nel senso che ne hanno maggiormente beneficiato le imprese più vicine al centro gestionale del progetto. Il problema riguarda in particolare la provincia di Pordenone, dove le imprese sono state scarsamente coinvolte; sulla base delle domande presentate, idonee e finanziate, si può concludere che tutte le azioni dell’intervento B hanno avuto successo e potrebbero venire riproposte, con gli aggiustamenti suggeriti dall’esperienza conclusa. Per l’intervento A si può esprimere qualche riserva sui corsi lunghi, per la maggior parte dei quali i livelli di partecipazione sono stati decisamente bassi. Probabilmente però non è un problema specifico del D4, ma dei corsi lunghi in sé. Per come si è modificato il sistema della formazione superiore e per le nuove tendenze in atto, le ragioni che avevano portato alla loro introduzione hanno perso molto della loro validità. Molto positivamente sono stati accolti i voucher formativi; occorre una certa cautela nel prevedere aree tematiche prioritarie, perché si rischia di sfasarsi rispetto alla realtà; le aziende che hanno maggiormente beneficiato degli interventi sono quelle già orientate alla ricerca: sarebbe pertanto opportuno fare uno sforzo ulteriore per raggiungere anche le imprese che ancora non condividono appieno tale cultura. Parte prima - Descrizione degli interventi 6. L’intervento C 6.1. Il piano di comunicazione: obiettivi e risultati Il piano di comunicazione del Progetto D4 si è posto l’obiettivo di trasmettere ai destinatari delle singole azioni e all’intera popolazione del Friuli Venezia Giulia (e non solo, come nel caso dei finanziamenti indirizzati a giovani ricercatori residenti nelle regioni del Mezzogiorno) il significato e la valenza del Progetto per il sistema regionale della R&S, oltre a informazioni puntuali sui vari interventi ed eventi. L’attività di comunicazione ha coperto l’intero biennio 2002-2004, dal convegno di presentazione del 26 settembre 2002 alle manifestazioni conclusive del mese di settembre 2004. Le azioni di pubblicizzazione e di sensibilizzazione territoriale effettuate hanno utilizzato tutti i media a disposizione, dalla stampa al web, ed hanno visto una grande partecipazione ed impegno di tutti i partner, coinvolti ognuno secondo le caratteristiche della propria attività ed ambito territoriale di riferimento, oltre che una collaborazione fattiva e sostanziale con le strutture della Direzione Centrale del Lavoro, Formazione, Università e Ricerca della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia cha ha predisposto numerose iniziative per promuovere i progetti supportati dal Fondo Sociale Europeo, eventi nei quali il Progetto D4 ha trovato sempre grande rilevanza e spazio. Grazie all’impegno delle strutture del Progetto D4, in primis degli sportelli informativi, ai diversi mezzi di comunicazione utilizzati e alle sinergie attivate con gli interventi predisposti dagli uffici regionali competenti, l’attività di pubblicizzazione ed informazione ha potuto essere costante ed efficace, contribuendo in maniera sostanziale al raggiungimento di quei dati così significativi ed importanti sulla partecipazione di ricercatori e imprese illustrati puntualmente nei capitoli precedenti. 6.2. Il convegno di presentazione del Progetto Le attività di pubblicizzazione e sensibilizzazione territoriale hanno preso avvio il 26 settembre 2002 con la presentazione del Progetto presso l’Auditorium della sede della Regione Friuli Venezia Giulia a Udine. Il convegno, dal titolo "Le risorse umane nella ricerca e nella tecnologia come fattore strategico di sviluppo della Regione", ha visto la presenza di un numeroso e qualificato pubblico, più di 130 persone, formato da autorità, esponenti del mondo accademico e scientifico, e dei centri di ricerca, incubatori d’impresa, poli tecnologici e scientifici regionali. Il dibattito ha messo in evidenza le necessità di misure di incentivo e supporto alle attività di R&S, sia sotto forma di benefici finan- ziari, quali l’erogazione di assegni di ricerca, borse di formazione, contributi per la mobilità, sia come attività di formazione espressamente rivolte ai ricercatori, elementi questi che hanno caratterizzato tutti gli interventi del Progetto. 6.3. La rete degli sportelli informativi L’istituzione di una rete di sportelli informativi ha permesso di disporre di strutture diffuse nel territorio regionale, dalla zona montana fino al mare, gestite da partner che ben conoscono le caratteristiche e le esigenze del contesto in cui operano. Da gennaio 2003 sono attivi cinque sportelli, localizzati presso l’AREA Science Park di Trieste, l’Università degli Studi di Trieste, l’Università degli Studi di Udine, le due sedi Agemont di Amaro e di Maniago. In occasione dell’avviso per la concessione alle imprese del Friuli Venezia Giulia di "voucher formativi" per i propri dipendenti e collaboratori, il CRES Centro Regionale Servizi per la piccola e media industria ha istituito uno sportello presso la propria sede di Udine. Gli sportelli, aperti durante tutto l’arco della settimana, hanno svolto un’intensa attività d’informazione sulle finalità e sulle modalità di accesso alle azioni del Progetto, distribuendo materiale informativo e i bandi di concorso; inoltre sono stati punti di raccolta delle domande di partecipazione ai vari interventi e di consulenza e supporto alla compilazione delle stesse. 6.4. Pubblicità, comunicati stampa, brochure e depliant La promozione del Progetto D4 sulla stampa regionale e la distribuzione di brochure e depliant appositamente realizzati, oltre alla rete degli sportelli informativi, sono stati elementi cardine del piano di comunicazione. Su quotidiani e periodici locali sono stati pubblicizzati i convegni, tutti i bandi e le opportunità offerte dal Progetto; comunicati stampa ed articoli sono stati regolarmente pubblicati sui maggiori quotidiani e periodici regionali e nazionali (quali Il Sole 24 Ore e Corriere Lavoro). Esaminando nel dettaglio le azioni effettuate, vi è innanzitutto da segnalare cinque importanti campagne pubblicitarie che hanno avuto come oggetto: il convegno iniziale (24 settembre 2002 - Il Piccolo, Il Messaggero, Il Gazzettino); gli assegni di ricerca (19 gennaio 2003 - Il Piccolo, Il Messaggero, Il Gazzettino); le borse di formazione, i contributi per le tesi 45 Rapporto Attività 2002-04 sperimentali, i finanziamenti per i ricercatori del Mezzogiorno (dal 6 luglio 2003 - Il Piccolo, Il Messaggero, Il Gazzettino, Trieste Oggi, Primorski Dnevnik, Il Friuli, Presenza Industriale); i voucher formativi (dal 9 marzo 2004 - Il Piccolo, Il Messaggero, Il Gazzettino, Trieste Oggi, Primorski Dnevnik, CNA Notizie, Presenza Industriale, Udine Economica, Realtà Industriale, API Informa, Il Sole 24 Ore Nord-Est); il convegno conclusivo (19 settembre 2004 - Il Piccolo, Il Messaggero Veneto; Il Gazzettino, Trieste Oggi, Primorski Dnevnik). La pubblicizzazione del contributo per la realizzazione delle tesi sperimentali, viste le caratteristiche del bando e l’utenza di riferimento, è stata condotta anche con la diffusione di manifesti in tutte le sedi delle Università di Trieste e di Udine. I sei corsi di formazione di lunga durata finanziati dal Progetto D4 ed organizzati da Enaip Friuli Venezia Giulia, IAL Friuli Venezia Giulia, Asseform, Opera Sacra Famiglia sono stati promossi in forme diverse (stampa, depliant, web, ecc.) direttamente dagli enti organizzatori. 46 Nel mese di febbraio 2003 è iniziato il lavoro di predisposizione di una brochure e di un depliant. La brochure consiste in una cartella al cui interno hanno trovato posto un fascicolo di descrizione generale del Progetto e le schede particolareggiate dei singoli interventi; la modalità "a cartella" consente di inserire, qualora se ne presenti la necessità, materiale aggiuntivo realizzato ad hoc per determinate occasioni (fiere specialistiche, seminari, convegni, ecc.). Il depliant fornisce in forma immediata e sintetica una descrizione dei contenuti dell’iniziativa e dà indicazioni precise per l’accesso al sito web del Progetto. In occasione dei convegni e dei workshop sono stati realizzati dei depliant specifici con i programmi dettagliati delle manifestazioni. Completato l’iter di progettazione e di stampa (sono stati realizzati 9000 depliant e 4000 brochure), i due elaborati sono stati distribuiti attraverso le sedi e gli sportelli informativi attivati dai partner e la rete di sportelli dei Centri Risorse per l’Orientamento della Regione Friuli Venezia Giulia, oltre che in ogni occasione (fiera, manifestazione pubblica, ecc.) utile alla divulgazione dei contenuti del Progetto. Inoltre, è stata posta particolare attenzione all’invio della brochure e dei depliant alle associazioni di categoria e imprenditoriali e agli enti economici in generale, e ciò in considerazione dell’importante ruolo che questi ultimi hanno nella promozione delle opportunità formative e delle attività di R&S nel territorio regionale. 6.5. Promozione via web e telefono Il web è stato utilizzato ampiamente per promuovere gli interventi del Progetto D4, creando un sito apposito, collocando link e informazioni sui siti dei partner, istituzionali, e specialistici, effettuando azioni mirate di mailing. Il sito web (http://www.progettod4.fvg.it) ha lo scopo di offrire ai destinatari degli interventi e all’intera popolazione regionale notizie aggiornate sulle attività in corso. Oltre a descrivere le varie azioni, permette la consultazione ed il download dei bandi di concorso, della modulistica necessaria per la presentazione delle domande e del rapporto conclusivo con i risultati degli studi sul sistema regionale della R&S; offre l’opportunità ai partecipanti alle selezioni di conoscere l’esito delle stesse; evidenzia gli eventi pubblici del Progetto quali seminari, convegni, manifestazioni; consente la raccolta di indicazioni e suggerimenti da parte di imprese e di singoli utenti. All’interno del sito è presente anche un’area riservata ai partner del progetto, attraverso la quale è possibile caricare ed aggiornare costantemente tutti i dati necessari alla rendicontazione delle spese, dall’erogazione dei finanziamenti a favore degli assegnatari ai contributi per i servizi di coordinamento e di segreteria. Descrizioni del Progetto D4 sono presenti all’interno della sezione "Formazione" del sito della Regione Friuli Venezia Giulia (http://www.formazione.regione.fvg.it) e dei siti dei partner, sia in forma testuale che attraverso link specifici. In occasione della pubblicazione del bando "Finanziamenti per ricercatori del Mezzogiorno", con la collaborazione del sito www.jobonline.it, è stata effettuata un’azione promozionale mirata che ha visto l’utilizzo di un apposito banner (visualizzato circa 170.000 volte) e tre azioni di direct mailing (link commentati e pubblicazione di un breve articolo) verso i circa 85.000 utenti registrati alla mailing list di jobonline.it. Il bando in questione è stato anche oggetto di una specifica attività di calling telefonico e mailing elettronico indirizzata a tutti i parchi scientifici e tecnologici ed alle università del Mezzogiorno, per un totale di circa 30 soggetti coinvolti. L’azione ha permesso di diffondere la notizia attraverso mailing list, newsletter, siti web dei soggetti contattati (in modo particolare, i siti dell’Università di Messina e del Politecnico di Bari), emittenti radiofoniche locali. Il grande lavoro svolto per sensibilizzare residenti in regioni così lontane dal Friuli Venezia Giulia ha prodotto vivo interesse da parte di molti giova- Parte prima - Descrizione degli interventi ni laureati: le numerose domande ricevute hanno permesso di erogare tutti i 15 finanziamenti previsti. In alcuni casi, inoltre, alla fine del periodo di attività finanziata dal Progetto D4 si è registrato un seguito positivo in termini di collocazione lavorativa degli assegnatari. 6.6. Manifestazioni promosse da Regione, Università, AREA Science Park, altri enti Numerose sono state le occasioni di divulgazione dei contenuti del Progetto in occasione di manifestazioni ed iniziative promosse dalla Regione Friuli Venezia Giulia, dall’Università di Trieste e da AREA Science Park. Nell’ambito delle azioni promosse dalla Direzione Centrale del Lavoro, Formazione, Università e Ricerca, si deve innanzitutto segnalare la già ricordata eccellente collaborazione con i Centri Risorse per l’Orientamento, istituiti nell’ambito del Progetto Ri.T.M.O, e con il call-center creato per promuovere la conoscenza delle opportunità formative finanziate dal Fondo Sociale Europeo. Nel primo caso, i centri hanno veicolato informazioni su tutti gli interventi del progetto, distribuito brochure e depliant, inserito periodicamente articoli all’interno della newsletter "Orientamento News"; nel secondo, attraverso il numero verde 800-855056, è stata data notizia degli interventi, in modo particolare i corsi di formazione. La fattiva collaborazione con gli uffici regionali si è estesa anche ad altre importanti iniziative da questi promosse o supportate, nello specifico: l’esibizione della cantante Elisa a Palmanova (28 giugno 2003); la manifestazione velica internazionale "Barcolana" (9-12 ottobre 2003); il Salone Imprenditorialità Giovanile, Lavoro Autonomo e Formazione (S.I.G.L.A., Fiera di Udine 2-4 dicembre 2003); lo speciale televisivo Progetto D4 inserito nella serie di trasmissioni "Work-up: la formazione per il tuo lavoro". In occasione dei primi tre eventi, materiale informativo sul Progetto D4 era presente negli stand appositamente allestiti per promuovere le attività del Fondo Sociale Europeo nel Friuli Venezia Giulia; al S.I.G.L.A., oltre che con il proprio materiale informativo, il Progetto D4 ha partecipato anche in qualità di sponsor contribuendo alla realizzazione della campagna pubblicitaria (uscite stampa, manifesti, programma dei convegni). Nell’ambito dello stesso salone, già nel 2002 era disponibile un fascicolo descrittivo del Progetto presso lo stand di Agemont. Lo speciale televisivo, della durata di circa 25 minuti, è andato in onda a partire dal 24 ottobre 2003 sulle principali emittenti regionali (Tele4, Telepordenone, Telefriuli) ed ha visto i responsabili del Progetto D4 illustrare le finalità dello stesso, oltre a riportare tre testimonianze di giovani laureati inseriti in azienda grazie alle borse di formazione erogate. Vi è da aggiungere, infine, che una descrizione del Progetto D4 è presente all’interno della "Guida alla Formazione Professionale" realizzata dalla Direzione Centrale al Lavoro, Formazione, Università e Ricerca, oltre che sul suo sito web, come già ricordato. Il Progetto D4 ha avuto grande spazio nell’ambito dello stand allestito in occasione della "Job Fair" promossa dalla Facoltà di Economia e Commercio dell’Università degli Studi di Trieste (7 maggio 2003). In tale occasione, gli studenti hanno manifestato forte interesse per gli interventi del Progetto, e in particolare per il sostegno finanziario alla realizzazione di tesi sperimentali. Tra le molte manifestazioni organizzate da AREA Science Park, brochure e depliant sono stati diffusi in occasione di due "Open Day" organizzati nei mesi di giugno 2003 e 2004. Oltre a ciò, costante è stata l’attenzione e la promozione del Progetto D4 da parte dei vertici e di tutte le strutture operative di AREA Science Park nel corso di convegni, seminari, incontri istituzionali e scientifici, esibizioni e fiere specialistiche. 6.7. Presentazioni sul territorio e al Comitato di Sorveglianza del Fondo Sociale Europeo In occasione della pubblicazione del bando per l’erogazione alle imprese della regione di contributi (voucher formativi) per la formazione di propri dipendenti e collaboratori, sono stati organizzati due incontri con i rappresentanti delle organizzazioni economiche e produttive del territorio. I due eventi si sono tenuti nel mese di aprile 2004, rispettivamente presso la sede della Camera di Commercio Industria Artigianato Agricoltura di Udine e la sede dell’Unione Industriali della Provincia di Gorizia; le presentazioni hanno contribuito in maniera determinante al grosso successo registrato dai voucher formativi, tanto che è stato possibile organizzare dei corsi di formazione ad hoc cui i partecipanti, nella quasi totalità dei casi, hanno usufruito dei contributi messi a disposizione dal Progetto D4. Il bando voucher formativi è stato illustrato anche ai vertici del Polo Tecnologico di Pordenone e alle aziende in esso insediate nel corso di un’incontro/presentazione tenutosi nel mese di maggio 2004. 47 Rapporto Attività 2002-04 L’attività del Progetto D4 e i risultati raggiunti sono stati presentati in occasione di due riunioni del Comitato di Sorveglianza dell’Obiettivo 3 del Fondo Sociale Europeo tenutesi rispettivamente a Udine (11 dicembre 2002) e a Trieste (22 giugno 2004). Nel primo incontro sono state delineate le azioni del biennio 2002-2004, mentre nel secondo è stato possibile tracciare un’esaustiva panoramica degli interventi effettuati e di quelli ancora in corso e fornire dati quasi conclusivi sulla partecipazione di giovani laureati, ricercatori, imprese, anche in termini di coinvolgimento femminile e di distribuzione geografica dei beneficiari. Tutti elementi questi che saranno utili nella fase di riprogrammazione del Progetto D4 per il biennio 2004-2006. 6.8. Le informazioni alle aziende di AREA Science Park 48 Le aziende insediate nei due campus di AREA Science Park (Padriciano e Basovizza) sono state costantemente informate sui contenuti del Progetto D4. In occasione della pubblicazione dei bandi di concorso sono state effettuate azioni di mailing, supportate da ampie descrizioni degli stessi all’interno del periodico AREA Magazine (n. 26, dicembre 2002; n. 27, giugno 2003; n. 28, settembre 2003; n. 30 aprile 2004); nello stesso modo è stata data notizia di convegni e incontri, quali la presentazione del Progetto tenutasi il giorno 27 marzo 2003 presso il Centro Congressi di AREA. 6.9. Convegno e workshop conclusivi del biennio 2002-2004 Per tracciare un bilancio conclusivo dell’attività svolta e dei risultati conseguiti sono stati organizzati tre eventi coordinati, rispettivamente due workshop e un convegno: 2 settembre 2004, Università di Trieste: Workshop e poster session "La ricerca universitaria regionale e l’innovazione tecnologica"; 9 settembre 2004, Università di Udine: Workshop e poster session "La risorsa umana motore dell’innovazione nell’impresa"; 23 settembre 2004, AREA Science Park: Convegno "Le risorse umane nella R&S: risultati del Progetto D4 ed analisi del contesto regionale". A questi appuntamenti il compito di offrire un’ampia descrizione delle azioni effettuate: sia di quelle che hanno interessato prevalentemente università, centri di ricerca, enti di formazione, sia degli interventi indirizzati alle imprese del territorio; si tratta di importanti occasioni di confronto per creare sinergie e legami operativi tra il mondo accademico e quello dell’impresa, oltre che per proporre nuove azioni ed interventi specifici a vantaggio del sistema regionale della R&S e, di conseguenza, dell’intera regione Friuli Venezia Giulia in termini di ricadute occupazionali ed economiche. Parte prima - Descrizione degli interventi 7. L’intervento D L’intervento ha ad oggetto la realizzazione di studi e ricerche per la conoscenza delle caratteristiche, potenzialità e fabbisogni del sistema regionale della ricerca, nonché delle strategie e azioni più efficaci per la qualificazione dei ricercatori. Si propone, quindi, di fornire informazioni specifiche ed aggiornate sul sistema della R&S regionale non solo in termini quantitativi, ma soprattutto in termini qualitativi, tali cioè da permettere di orientare i prossimi interventi formativi. L’intervento offre inoltre attraverso uno specifico studio, un quadro aggiornato di come il sostegno e la valorizzazione delle risorse umane nel settore della R&S venga realizzato in altri paesi, con l’indicazione di buone prassi dei paesi europei a livello di eccellenza. Nella seconda parte del presente volume sono state inserite le due indagini; la prima, curata da IRES, si è posta l’obiettivo di delineare caratteristiche quantitative e di distribuzione geografica dell’universo delle imprese regionali impegnate nella tematica della ricerca e dello sviluppo tecnologico, analizzando le tipologie di attività di R&S realizzate, i fabbisogni formativi del personale occupato, le competenze richieste, le esigenze occupazionali per il futuro, i rapporti con il sistema esterno di R&S. La seconda, predisposta da Agemont, ha voluto individuare strategie e buone prassi per la formazione e la valorizzazione delle risorse umane operanti nella R&S a livello europeo ed extra europeo, nella consapevolezza che un confronto con esempi di buone prassi possa contribuire all’adozione di strumenti e di procedure sempre più efficaci. 8. L’intervento E 8.1. Gli organi di gestione del Progetto L’intervento E individua le modalità organizzative e i costi che conseguono per la complessa gestione della Sovvenzione Globale. La realizzazione del Progetto e delle azioni sin qui descritte hanno comportato un notevole impegno e sono il risultato di un significativo lavoro di squadra che ha coinvolto numerose persone. Questa la struttura degli organi di gestione del Progetto: 49 Rapporto Attività 2002-04 L’ASSEMBLEA DEI SOCI, organo di riferimento di tutto il sistema di gestione, ha individuato gli indirizzi generali, ha nominato il Comitato di Direzione e approverà il rendiconto finale. Il COMITATO DI DIREZIONE (C.D.) è il vero organo esecutivo della Sovvenzione Globale. Ha assolto il compito di gestione complessiva dell’esecuzione del Progetto. Ha fornito indirizzi precisi e puntuali agli altri organi in merito alle linee guida sulle quali ognuno di questi ha impostato le proprie azioni successive. Si compone di sette persone, espressione dei Soci dell’A.T.I.: AREA DI RICERCA prof. Mauro Melato UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI TRIESTE prof. Gianni Sava UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI UDINE prof. Bruno Tellia CRES - Centro Regionale Servizi per La Piccola e la Media Impresa- S.p.a. dott. ssa Barbara Terenzani DGR Consulting S.r.l. dott.ssa Mia Cappellari 50 IRES - Istituto di Ricerche Economiche del Friuli Venezia Giulia dott. Marco Pascolini AGEMONT - Agenzia per lo Sviluppo Economico della Montagna - S.p.a. ing. Pier Antonio Varutti Il COMITATO TECNICO SCIENTIFICO (C.T.S.) ha agito su delega diretta del Comitato di Direzione ed indirizzato la gestione pratica dei singoli interventi e sotto interventi. Ha individuato e indirizzato i componenti del Nucleo di Valutazione Progetti (N.V.P.) dell’intervento A ed il Nucleo di Selezione (N.S.) dell’intervento B, definendone le competenze e calibrandone gli interventi sulla base di quanto disposto dai singoli bandi e avvisi. Ha gestito le fasi di realizzazione degli interventi di animazione territoriale e sensibilizzazione del contesto e di studi e ricerche identificati come interventi C e D. Si compone di quattordici componenti: AREA DI RICERCA dott. Roberto Ferretti ing. Paolo Cattapan UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI TRIESTE prof. Gianni Sava prof. Renato Gennaro UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI UDINE prof. Bruno Tellia prof. Guido Nassimbeni CRES S.p.a. dott. Tiziano Venier ing. Bruno Baldi DGR Consulting S.r.l. dott. Antonio Dalla Mora dott. Antonio Gargano IRES dott. Domenico Tranquilli dott. Marco Pascolini AGEMONT S.p.a dott. Luigi Valan ing. Michele Manazzone Il COMITATO DI VALUTAZIONE DELL’ESECUZIONE (C.V.E.) ha rappresentato un organo di ulteriore garanzia, di cui l’A.T.I. di gestione del Progetto si è voluta autonomamente e volontariamente dotare. Ha valutato la corretta esecuzione del progetto ed il rispetto delle norme vigenti in materia. Ha vagliato, in maniera assolutamente autonoma ed indipendente, la stesura e l’esecuzione di ogni atto confermandone la correttezza procedurale e la congruità con gli obiettivi prefissati. Sono componenti del Comitato di Valutazione dell’Esecuzione: il dott. Graziano Lorenzon (Presidente), l’ing. Paolo Rosso e la prof.ssa Nidia Batic Parte prima - Descrizione degli interventi IL NUCLEO DI SELEZIONE, deputato alla valutazione di tutti i progetti dell’intervento B e di cui si è già ampliamente parlato nel terzo capitolo della presente parte, hanno collaborato in qualità di componenti: IL NUCLEO DI VALUTAZIONE PROGETTI, deputato alla valutazione di tutti i progetti dell’intervento A e di cui si è già ampliamente parlato nel quarto capitolo della presente parte, hanno collaborato in qualità di componenti: AREA DI RICERCA dott. Pierpaolo De Pazzi dott.ssa Eva Vessel AREA DI RICERCA dott. Pierpaolo De Pazzi sig. Mario D’Amato UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI TRIESTE prof. Paolo Linda prof. Ireneo Kikic UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI TRIESTE prof. Orfeo Sbaizero prof. Piergiorgio Gabassi UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI UDINE prof. Cristiana Compagno prof. Moreno Falaschi UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI UDINE prof. Luciano Ceccon prof. Michele Midrio CRES S.p.a. dott. Alberto Toffolutti geom. Giovanni Maran CRES S.p.a. dott. Claudio Hauser dott. Aldo Pellis DGR Consulting S.r.l. dott. ssa Marcella Paulon dott. Antonio Dalla Mora DGR Consulting S.r.l. dott. ssa Simone Vicki Peri dott. Antonio Dalla Mora IRES dott. Luca Dordit dott. Marco Pascolini IRES dott. Massimiliano Di Luca dott. Marco Pascolini AGEMONT S.p.a dott. Luigi Valan AGEMONT S.p.a dott. Maurizio Bianchin Ing. Michele Manazzone Sono stati designati esperti per la valutazione dei progetti di cui al sotto intervento B1: prof. Segio Meriani Area ingegneristica - tecnologica Univ. Trieste prof. Giuseppe Damante Area sanitaria – biologica Univ. Udine prof. Walter Gerbino Area psicologia, comunicazione, marketing Univ. Trieste 51 Parte seconda Gli studi e le ricerche Ricerca e risorse umane in Italia e nel Friuli Venezia Giulia a cura di IRES FVG Introduzione Il capitolo è una sintesi del più ampio rapporto di ricerca sulla condizione e le prospettive delle risorse umane addette alla R&S in Friuli Venezia Giulia. L’indagine condotta è parte integrante del Progetto D4 e costituisce uno strumento in grado di offrire elementi conoscitivi ed interpretativi sullo stato delle risorse umane impegnate in attività di ricerca e sviluppo, anche nell’ottica di future progettazioni ed interventi in tale ambito. L’analisi sviluppata si è basata da un lato su dati di fonte amministrativa e di istituti di statistica (ISTAT ed Eurostat, principalmente) dall’altro sulle informazioni raccolte direttamente attraverso un’indagine sul campo. Quest’ultima ha individuato le caratteristiche dell’universo delle imprese e degli enti operanti nell’ambito della R&S, delle tipologie di attività di R&S realizzate sul territorio regionale, dei fabbisogni formativi e delle competenze richieste ai ricercatori, dei rapporti con il sistema esterno di R&S. La lettura congiunta del presente lavoro e di quello condotto in parallelo da Agemont (capitolo successivo), che ha individuato strategie e buone prassi per la valorizzazione delle risorse umane a livello europeo ed internazionale, fornisce dunque una panoramica aggiornata sulla condizione e sulle prospettive delle risorse umane nel sistema della R&S regionale. Prima di procedere alla sintesi dei risultati ottenuti è bene fornire una breve indicazione sulla metodologia adottata per la ricerca sul campo. L’attività di ricerca è stata suddivisa in due sottofasi. Nella prima, basata su 500 interviste telefoniche, si è individuato l’universo di riferimento, la seconda, caratterizzata da interviste dirette, ha invece condotto alla vera e propria raccolta ed alla successiva analisi dei dati. Nel luglio 2003 sono cominciate le attività di ricerca per individuare i soggetti che potenzialmente fossero in qualche modo impegnati in attività di ricerca (fosse questa ricerca di base, ricerca applicata o sviluppo tecnologico) in Friuli Venezia Giulia. Al fine di costruire l'universo di riferimento sono state utilizzate diverse fonti. In primo luogo sono stati esaminati gli elenchi ufficiali delle Camere di Commercio regionali. Da questi sono state selezionate le aziende di maggiori dimensioni in termini di numero di occupati (oltre i 50 addetti) ed alcune più piccole ma che risultavano essere, per la loro attività primaria, dei potenziali soggetti operanti in attività di ricerca. L'ISTAT è stata utilizzata come fonte di dati di controllo. Un altro prezioso strumento si è rivelato l'Annuario 2003 DOC-Italia, che raccoglie un elevato numero di enti, associazioni, istituti che hanno tra le loro finalità attività di ricerca. Inoltre sono stati consultati gli elenchi e le banche dati relative a imprese ed enti che hanno usufruito di contributi pubblici per il finanziamento di attività di ricerca. Infine, si sono rilevate preziose le segnalazioni pervenuteci da partner del progetto (Consorzio per l'AREA di ricerca scientifica e tecnologica di Trieste e Agemont S.p.a.) relativamente alle aziende insediate nei rispettivi comprensori. Il risultato finale di queste operazioni è consistito in una lista di 656 soggetti eterogenei tra di loro. In seguito si è avviata la fase strettamente operativa consistente nelle interviste telefoniche volte a individuare i soggetti impegnati sistematicamente in attività di ricerca. Le aziende rispondenti alle caratteristiche previste hanno costituito l'universo di riferimento vero e proprio, costituito da 244 soggetti (208 appartenenti al settore privato business e 36 appartenenti al privato no-profit e pubblico governativo). La corposa scrematura rispetto al numero iniziale di soggetti è connessa strettamente agli obiettivi del Progetto D4: non si è voluto cioè rilevare informazioni sui processi di innovazione presenti in regione, bensì si è mirato a concentrare l’analisi sull’attività di R&S vera e propria. La costruzione stessa del questionario sottoposto ad enti ed imprese ha tenuto conto del problema di definire i confini dell’attività di R&S. La questione non è di poco conto e indubbiamente costituisce uno dei limiti principali all’interpretazione delle informazioni raccolte. È sufficiente, infatti, pensare che la definizione di R&S non è 53 Rapporto Attività 2002-04 omogenea fra gli intervistati (si è infatti osservato che molti confondono ricerca e innovazione); per ridurre al minimo gli errori derivanti da tali problemi si è cercato il più possibile di rimanere fedeli alle definizioni utilizzate a livello internazionale per misurare l’attività di R&S (in particolare si è fatto riferimento ai Manuali di Frascati e di Canberra). Per gli stessi motivi anche altre scelte sulle modalità di rilevazione dei dati, che in alcuni casi possono sembrare eccessivamente semplificatrici, sono state fatte nell’ottica di ridurre al minimo errori di stima dei fenomeni esaminati. La fase finale ha dunque visto la realizzazione tra la fine del 2003 ed i primi mesi del 2004 di circa 200 interviste dirette, faccia a faccia con il responsabile di ricerca delle singole aziende/enti (o in alternativa, a fronte dell’indisponibilità del primo, con il responsabile del personale o il responsabile di produzione) e la successiva elaborazione delle informazioni raccolte. 54 La sintesi che segue si compone di due parti: la prima fornisce uno sguardo sul contesto internazionale e nazionale della ricerca basandosi su dati statistici di fonte istituzionale, la seconda è invece una raccolta delle indicazioni più significative emerse dalla ricerca sul campo. Per la consultazione della Rapporto di ricerca completo si rimanda al sito del Progetto D4 www.progettod4.fvg.it. È possibile ottenere una copia del rapporto contattando l’Ufficio Progetto D4 del Servizio Formazione e Sviluppo Risorse Umane di AREA Science Park Trieste o la sede principale dell’IRES Friuli Venezia Giulia a Udine. Gli indirizzi di riferimento sono: Consorzio per l’AREA di ricerca scientifica e tecnologica di Trieste Servizio Sviluppo Risorse Umane e Formazione Ufficio Progetto D4 Padriciano, 99 - 34012 Trieste tel. 040 3755272 mail: [email protected] IRES FVG - Istituto di Ricerche Economiche e Sociali del Friuli Venezia Giulia via Manzini, 35/41 33100 Udine tel. 0432 505479/229216 mail: [email protected] L’indagine è stata curata dai seguenti ricercatori dell’IRES-FVG: Michele Flaibani, Morena Mauro, Roberta Molaro, Marco Pascolini, Alessandro Russo, Cinzia Scontrino. Parte seconda - Gli studi e le ricerche 1. Il settore della ricerca: uno sguardo complessivo 1.1. L’attività di ricerca e sviluppo in Italia In questa parte introduttiva viene delineato un quadro generale relativo all’attività di ricerca e sviluppo1 nazionale, tenendo presenti, come contesti di riferimento, l’ambito dell’Unione Europea e, a livello internazionale, USA e Giappone; nella sezione successiva, invece, si scenderà maggiormente in dettaglio, analizzando il sistema della ricerca in Friuli Venezia Giulia, alla luce della specifica situazione italiana. Per quanto riguarda gli aspetti metodologici, nel corso dell’analisi verranno utilizzati soprattutto i dati diffusi dall’AIRI2, che raccoglie in larga misura le serie storiche dell’ISTAT e di EUROSTAT. La deliberazione del Consiglio Europeo di Barcellona del marzo 2002 ha posto come obiettivo per il 2010 una convergenza della spesa per la ricerca e sviluppo per l’Unione Europea nel suo complesso pari al 3% del PIL (rispetto al dato di partenza dell’1,9% nel 2000), con il vincolo che due terzi siano finanziati dalle imprese. La necessità di intervenire in questo ambito dell’Unione Europea è ascrivibile alla significativa correlazione osservabile tra l’attività di ricerca e sviluppo e la crescita economica, e al coerente orientamento programmatico che attribuisce alla ricerca un valore strategico di volano dello sviluppo sociale ed economico. Nel contempo l’intento è quello di colmare il divario, dovuto in massima parte al deficit di investimenti in ricerca e sviluppo da parte del settore delle imprese dell'Unione Europea (ma senza dimenticare la maggiore intensità dei rapporti tra il mondo scientifico e il comparto industriale, e la maggior capacità di attrarre investimenti stranieri degli Stati Uniti), che allontana l’UE non solo dagli USA ma anche dal Giappone3. In ambito italiano le Linee Guida varate dal MIUR nell’aprile 2002 contengono indicazioni che vanno nello stesso senso, anche se sono un po’ meno ambiziose, mirando a conseguire un rapporto tra spesa in R&S e PIL pari all’1,75% nel 2006 (bisogna comunque tenere presente che, a livello nazionale, il dato di partenza relativo al 2001 è pari a 1,11%). L’intervento a livello nazionale, data la posizione arretrata dell’Italia sia nel contesto internazionale che in quello europeo, si rende sempre più urgente, anche se gli obiettivi di Barcellona, ma anche quelli proposti dal MIUR, appaiono sempre più difficilmente raggiungibili4. La persistente inadeguatezza delle risorse dedicate all’attività di R&S in Italia, infatti, non costituisce un fenomeno di carattere transitorio, bensì strutturale, essendo la prosecuzione di un trend ormai storicamente consolidato. L’indicatore primario che viene utilizzato in questo tipo di analisi è la spesa intramuros per ricerca e sviluppo in percentuale del PIL, ossia quella svolta all'interno di un'unità di ricerca con proprio personale e con proprie attrezzature, indipendentemente dalla fonte del finanziamento5. L’attività di ricerca e sviluppo è definita dall’OCSE nel "Manuale di Frascati" (al quale nel testo si farà costante riferimento), come il complesso di lavori creativi intrapresi in modo sistematico sia per accrescere l’insieme delle conoscenze, sia per utilizzare tali conoscenze in nuove applicazioni. Essa viene distinta in: a) ricerca di base ovvero lavoro sperimentale o teorico intrapreso principalmente per acquisire nuove conoscenze sui fondamenti dei fenomeni e dei fatti osservabili, non finalizzato ad una specifica applicazione; b) ricerca applicata ovvero lavoro originale intrapreso al fine di acquisire nuove conoscenze e comunque finalizzato principalmente ad una pratica e specifica applicazione; c) sviluppo sperimentale ovvero lavoro sistematico basato sulle conoscenze esistenti acquisite attraverso la ricerca e l’esperienza pratica, condotta al fine di completare, sviluppare o migliorare materiali, prodotti e processi produttivi, sistemi e servizi. Frascati Manual. Proposed Standard Practice For Surveys On Research And Experimental Development, OECD, 2002, p. 30. 2 L’AIRI, l’Associazione Italiana per la Ricerca Industriale, dal 1997 predispone la pubblicazione "R&S-Dati statistici", con lo scopo di raggruppare le principali informazioni disponibili sulla ricerca e sviluppo per l’Italia, per i principali Paesi europei (Francia, Germania, Regno Unito), per gli USA e per il Giappone, utilizzando principalmente i dati ISTAT ed EUROSTAT (ma anche OECD, EPO, ecc…). 3 Si veda Più ricerca per L'Europa, Obiettivo: 3% del PIL, Comunicazione della Commissione delle Comunità Europee, Bruxelles, 11/9/2002. 4 Si veda in proposito G. Sirilli, Gli ambiziosi traguardi di Barcellona-Natura non facit saltus, ISPRI-CNR, Aprile 2003, dove si ipotizza il raggiungimento dell’1,55% (rapporto tra spesa in R&S e PIL) nel 2010. 5 Frascati Manual. Proposed Standard Practice For Surveys On Research And Experimental Development, OECD, 2002, p. 111. 1 55 Rapporto Attività 2002-04 Il confronto con i principali paesi industrializzati relativo al periodo 1991-2000 non solo evidenzia un forte divario, ma anche la tendenza alla stabilizzazione se non all’allargamento di tale disparità, dato il decremento abbastanza netto registrato nel decennio. Le risorse nazionali destinate alla R&S, infatti, dal 1991 al 2000 hanno subito una flessione in termini relativi, passando dall’1,20% all’1,07% del PIL; la diminuzione più sensibile si è registrata tra il 1992 e il 1994, in cui si è passati da 1,19% a 1,06%, scontando le tendenze recessive che hanno caratterizzato l’economia italiana in tale periodo e che hanno interrotto il trend di crescita del decennio precedente6. Nei cinque anni successivi si rilevava una sostanziale stabilità dell’indicatore in questione, mentre dal 1999 si evidenzia una ripresa che ha portato a registrare nel 2001 un valore pari all’1,11%. La disponibilità di risorse umane altamente qualificate è essenziale per la produzione e il trasferimento di nuova conoscenza; in questo senso Tabella 1 56 i dati relativi agli addetti alla ricerca e sviluppo in Italia forniscono delle indicazioni analoghe a quelle desumibili dai livelli di spesa. Nella Tabella 1 sono presentate le serie storiche relative ai ricercatori (è escluso in questo caso il personale tecnico) rapportati a 1.000 unità di forza lavoro, negli stessi paesi utilizzati precedentemente come termini di confronto; l’Italia non solo si colloca saldamente all’ultimo posto, ma è anche l’unica a non aver incrementato ma anzi diminuito (scendendo sotto quota 3 ricercatori per mille unità di forza lavoro) nel corso degli anni ’90 il proprio stock relativo. Il numero di ricercatori in relazione alla forza lavoro, infatti, in Italia nel 2000 era inferiore ad un terzo di quello rilevato in Giappone e meno della metà di quello francese e tedesco. Anche in questo caso i valori più alti sono comunque quelli relativi agli USA e al Giappone, quest’ultimo vicino a quota 10. Considerando anche i tecnici di ricerca, il dato nazionale rimane comunque molto lontano da quello degli altri paesi (nel 2000 era pari a 6,5 a fronte di valori doppi registrati in paesi quali Francia, Germania e Giappone7). Ricercatori8 per mille unità di forza lavoro nei principali Paesi industrializzati (unità in equivalente a tempo pieno9), 1991-2000 Italia Francia Germania Regno Unito Stati Uniti Giappone 1991 3,3 5,7 6,3 4,6 7,7 9,1 1992 3,0 5,6 5,9 4,6 n.d. 9,5 1993 3,2 5,8 n.d. 4,7 7,4 9,7 1994 3,3 5,9 n.d. 5,0 n.d. 9,9 1995 3,4 6,7 6,2 5,3 7,3 10,1 1996 3,5 6,8 6,2 5,2 n.d. 9,2 1997 3,0 6,8 6,3 5,2 8,2 9,2 1998 2,9 6,7 6,3 5,5 n.d. 9,7 1999 2,9 6,8 6,7 n.d. 8,6 9,9 2000 2,9 7,1 6,7 n.d. n.d. 9,7 Fonte: AIRI Nel 1980, infatti, la percentuale della spesa totale (intra-muros + extra-muros) sul PIL era pari allo 0,75%, mentre dieci anni più tardi, nel 1990, tale incidenza si attestava all’1,29%, con un percorso di crescita lineare lungo tutto il decennio (Fonte: AIRI su dati ISTAT). 7 Anche in questo caso la fonte è l’AIRI. 8 Secondo la definizione del Manuale di Frascati i ricercatori sono impiegati nella concezione o nella creazione di nuove conoscenze, prodotti, processi, materiali e sistemi, nonché nella gestione dei progetti di ricerca, mentre i tecnici partecipano alle attività di R&S svolgendo compiti scientifici e tecnici, di norma sotto la supervisione di un ricercatore. Frascati Manual. Proposed Standard Practice For Surveys On Research And Experimental Development, OECD, 2002, pp. 93-94. 9 Secondo il Manuale di Frascati le "unità in equivalente a tempo pieno" corrispondono al personale addetto alla R&S considerato solo per il tempo dedicato specificatamente alla R&S (in genere nel corso dell'anno solare), e si calcolano moltiplicando il tempo globale per la percentuale del tempo dedicato alla R&S (lo stesso vale per la spesa relativa). Frascati Manual. Proposed Standard Practice For Surveys On Research And Experimental Development, OECD, 2002, pp. 99-101. 6 Parte seconda - Gli studi e le ricerche 1.2. L’attività di ricerca e sviluppo nel Friuli Venezia Giulia Negli ultimi anni le regioni, anche grazie al processo in atto di trasferimento di poteri e competenze verso gli organi di governo locali, stanno contribuendo sempre più al finanziamento pubblico della ricerca e alla promozione dell’innovazione nel loro ambito di competenza territoriale, e saranno in misura crescente responsabili dello sviluppo economico e produttivo. Questo orientamento è riscontrabile a maggior ragione nel caso del Friuli Venezia Giulia che, in quanto regione Autonoma a Statuto Speciale, gode già da molto tempo di una notevole indipendenza amministrativa. Le dinamiche di internazionalizzazione dell’economia, inoltre, implicano sempre più che le decisioni delle imprese multinazionali relative sia alla localizzazione delle attività produttive che alla cooperazione con altri soggetti vengano prese in base a strategie globali di allocazione delle risorse. I sistemi locali di innovazione stanno dunque assumendo un ruolo sempre più importante, anche per via dell’elevata efficacia delle politiche locali per l’innovazione tecnologica rispetto a quelle nazionali10. La competitività nei mercati globalizzati non si palesa infatti solo nella capacità di esportare o di ridurre i costi tramite il ricorso a strategie di delocalizzazione, ma anche nella capacità di attrarre capitali ed investimenti dall’estero; in questo senso si può affermare che le carenze del contesto in parte compromettono tale capacità di attrazione, come è stato già messo ampiamente in risalto in precedenza. In tale ottica il potenziamento della ricerca scientifica e tecnologica e le sue ricadute a livello locale dovrebbero costituire uno degli obiettivi chiave dell’intervento pubblico. Le PMI del Friuli Venezia Giulia, come è noto, si distinguono a livello internazionale in settori cosiddetti "tradizionali", quali ad esempio la produzione di mobili, di sedie, di macchinari, il settore agroalimentare; in questi comparti assumono rilevanza i fattori competitivi non legati al prezzo, come la qualità del prodotto, l’ampiezza della gamma, il marchio, i servizi post-vendita. Le ridotte dimensioni prevalenti nelle imprese del Friuli Venezia Giulia e l’importanza dei distretti industriali hanno dei riflessi significativi sul sistema innovativo e della ricerca regionale, tanto che solo in minima parte le piccole imprese presenti nei settori tradizionali riescono ad essere competitive grazie alle innovazioni tecnologiche introdotte, in termini di 10 11 12 13 nuovi materiali utilizzati, nuovi prodotti inventati, nuovi processi introdotti. È possibile perciò rilevare anche in ambito regionale la cosiddetta "capacità di innovazione senza ricerca", o meglio senza una funzione formalizzata di ricerca e sviluppo. Sono infatti molto diffuse le innovazioni di tipo incrementale che spesso derivano da processi di apprendimento basati sull’esperienza (tipici dei contesti distrettuali), dallo sviluppo di capacità di problem solving, dall’interazione con gli utilizzatori, da innovazioni di tipo non tecnologico ma organizzativo, da innovazioni non brevettate11. In particolare sono risultate finora molto importanti per le imprese regionali le innovazioni di tipo organizzativo, in altre parole si è dimostrato determinante il modo di produrre e la flessibilità produttiva è divenuta un fattore decisivo per determinare il vantaggio competitivo a livello internazionale12. Con queste modalità e adottando queste strategie, le PMI regionali sono ad oggi riuscite a resistere alla concorrenza di prezzo, proveniente sia da alcune regioni italiane ed europee, sia soprattutto dai paesi in via di sviluppo, e a quella tecnologica proveniente dalle regioni europee più industrializzate. Nel confronto con queste ultime, che sono specializzate soprattutto nei settori high-tech, e che quindi utilizzano principalmente fattori competitivi di tipo tecnologico, le PMI regionali risultano evidentemente penalizzate. Le piccole e medie imprese che caratterizzano il tessuto produttivo regionale, inoltre, presentano in diversi casi maggiori difficoltà a collaborare con le istituzioni di ricerca pubbliche rispetto alle imprese di grandi dimensioni che, in quanto tali, sono in grado di assicurarsi più facilmente il costante mantenimento di solide relazioni e l’acquisizione di contributi pubblici13. Per quanto riguarda la spesa pubblica e privata in R&S intra-muros (normalizzata rispetto al PIL), con un’incidenza pari a 1,24% nel 2001, il Friuli Venezia Giulia si collocava al terzo posto in Italia dopo il Lazio (2,07%) e il Piemonte (1,74%), e praticamente allo stesso livello della Lombardia (1,22%). Si tratta pertanto di un ottimo risultato per una "piccola" regione, che è ascrivibile però soprattutto all’elevata incidenza della spesa dell’Università e della Pubblica Amministrazione, la più alta tra le regioni del Nord; ciò avvicina il Friuli Venezia Giulia alle regioni del Centro e del Sud Italia dove l’intervento pubblico è maggior- Si veda in proposito G. Vitali, Il sistema innovativo regionale del Friuli Venezia Giulia, in S. Rolfo-M. Sancin (a cura di), Ricerca e tecnologia nel Friuli Venezia Giulia, AREA Science Park, 2001, p. 10. Si veda M. Giacomello, L’innovazione nelle imprese del Friuli Venezia Giulia, in Congiuntura n° 3, 1999, p. 45. Si veda G. Vitali, Il sistema innovativo regionale del Friuli Venezia Giulia, in S. Rolfo-M. Sancin (a cura di), Ricerca e tecnologia nel Friuli Venezia Giulia, AREA Science Park, 2001, p. 46. P. Del Fabbro-I. Trodella, La R&S nelle imprese del Friuli Venezia Giulia, in S. Rolfo-M. Sancin (a cura di), Ricerca e tecnologia nel Friuli Venezia Giulia, AREA Science Park, 2001, p. 84. 57 Rapporto Attività 2002-04 mente avvertibile. Bisogna inoltre considerare che il Friuli Venezia Giulia è una regione connotata da una presenza manifatturiera (si tratta del settore a più alta intensità di ricerca) inferiore sia a quella del Nord Est nel suo complesso, come pure del Nord Ovest. Al Friuli Venezia Giulia, in ogni caso, è attribuibile poco più del 2,5% della spesa totale italiana, mentre Lazio, Piemonte e Lombardia danno conto complessivamente di oltre il 50% della spesa intra-muros nazionale. Quando si operano questo genere di confronti occorre anche precisare che il Lazio, in quanto sede dei principali Enti di ricerca nazionali (come CNR ed ENEA) costituisce un elemento senza dubbio distorsivo14; infatti fa registrare l’incidenza più alta di spesa intra-muros in R&S della Pubblica Amministrazione e delle Università sul PIL, pari a 1,54% (di gran lunga superiore alla media nazionale dello 0,57%), mentre nessuna delle restanti regioni nel 2001 superava lo 0,70%. La spesa delle imprese vede invece nettamente al primo posto il Piemonte (1,41%), seguito dalla Lombardia (0,88%); il Friuli Venezia Giulia si colloca al quinto posto, esattamente in linea con la media nazionale. Quanto alla spesa della Figura 1 58 14 15 Pubblica Amministrazione e dell’Università, in questo caso ai primi posti troviamo gran parte delle regioni del Centro (in primis il Lazio come si è detto) e Sud Italia, mentre il Friuli Venezia Giulia è la prima tra le regioni del Nord. L’elevato peso dell’impresa pubblica nel determinare l’input tecnologico regionale, comunque, alla luce della ristrutturazione del sistema nazionale della ricerca e dei processi di privatizzazione in corso, evidenzia la necessità di dare maggiore impulso all’attività di ricerca dell’impresa privata, allo scopo di compensare la possibile riduzione futura del peso delle imprese pubbliche anche in Friuli Venezia Giulia15. I dati sugli addetti rapportati alla popolazione riflettono quelli relativi alla spesa: ai primi posti troviamo nell’ordine: Lazio (5,2 addetti ogni mille abitanti) e Piemonte (4,1 addetti) seguiti dall’Emilia-Romagna (con 3,7). Il Friuli Venezia Giulia, con 3,4 addetti ogni mille abitanti, nel 2001 si collocava al quarto posto, davanti anche alla Lombardia, ponendosi comunque decisamente al di sopra della media italiana di 2,7. A conferma della buona posizione evidenziata, nello European Innovation Scoreboard 2003 Spesa intra-muros e addetti alla R&S per Regione (anno 2001). Fonte: Elaborazione IRES-FVG su dati ISTAT Dall’analisi dei flussi intra-regionali delle spese di R&S relative al Lazio, a riprova di quanto detto, emerge un basso livello di spese in R&S che rimangono nell’ambito regionale, mentre gran parte è destinata ad imprese localizzate in altre regioni. Si veda in proposito G. Vitali, Il sistema innovativo regionale del Friuli Venezia Giulia, in S. Rolfo-M. Sancin (a cura di), Ricerca e tecnologia nel Friuli Venezia Giulia, AREA Science Park, 2001, p. 21. Si veda G. Vitali, Il sistema innovativo regionale del Friuli Venezia Giulia, in S. Rolfo-M. Sancin (a cura di), Ricerca e tecnologia nel Friuli-Venezia Giulia, AREA Science Park, 2001, p. 21. Parte seconda - Gli studi e le ricerche approntato dalla Commissione Europea16 (si tratta dello strumento di verifica annuale, in ambito di innovazione, della strategia del Consiglio Europeo di Lisbona del 2000), il Friuli Venezia Giulia risulta tra le regioni più innovative dopo Lazio e Piemonte, anche se viene puntualmente fatto notare che non si tratta di regioni leader in campo europeo, data la posizione di retroguardia dell’Italia di cui si è detto in precedenza. Sempre secondo i dati ISTAT, il personale addetto alla ricerca e sviluppo in Friuli Venezia Giulia nel 2001 era concentrato per quasi il 50% nelle università, per il 36% nelle imprese e per il rimanente 16% nelle amministrazioni pubbliche. Bisogna in conclusione considerare la peculiare posizione geografica della regione, alla luce dell’allargamento dell’Unione Europea. Il Friuli Venezia Giulia è la regione italiana geograficamente più prossima ai paesi ex-PECO che hanno recentemente fatto il loro ingresso nell’Unione Europea17; per questo motivo sarà probabilmente una delle regioni che subiranno maggiormente gli effetti dell’allargamento, sicuramente minori sulle regioni più distanti. Studi commissionati dall’UE indicano infatti che il numero di settori esposti alla concorrenza sarà maggiore nelle regioni confinanti con i paesi candidati, anche in comparti per i quali altrove in Europa l’impatto sarà minimo18. In particolare il rischio nel medio periodo è quello dell’espulsione dal mercato delle aziende maggiormente labour-intensive, penalizzate dai differenziali relativi al costo del lavoro (la disponibilità di mano d’opera a minor costo continua ad essere la principale fonte di vantaggi comparativi per i paesi candidati); viceversa, le aziende ad alto contenuto di innovazione saranno in misura maggiore al riparo da questi effetti. Bisogna poi tenere conto, sempre rimanendo in tema di rapporti con l’Europa Centrale ed Orientale, dei fenomeni di delocalizzazione che hanno interessato le imprese regionali. Molto spesso l’output della ricerca e sviluppo delle imprese del Friuli Venezia Giulia, invece di essere venduto, viene ceduto sotto forma di know-how, incorporato in impianti e stabilimenti delocalizzati all’estero, e necessario a mantenere adeguatamente elevati i livelli qualitativi della produzione trasferita. In questo modo, in termini di bilancia tecnologica dei pagamenti, si assiste ad uno sfruttamento dell’output innovativo al di sotto delle potenzialità; al contrario, si predilige la gestione del know-how tramite l’invio di tecnici ed esperti, che rappresenta perciò un saldo fortemente attivo (per oltre 15 milioni di euro nel 2002)19. Fra le voci passive troviamo invece quelle concernenti studi tecnici ed engineering, i diritti di sfruttamento di brevetti e i diritti di sfruttamento di marchi di fabbrica, modelli e disegni20. Dalla breve analisi svolta il Friuli Venezia Giulia appare come una regione nel complesso caratterizzata da apprezzabili potenzialità scientifiche, con un sistema locale di ricerca in grado di supportare le imprese nelle sfide competitive a cui sono sempre più intensamente sottoposte. La regione, infatti, nel panorama italiano della ricerca si situa ad un buon livello sia in termini di investimenti che di risorse umane, anche se, giova ribadirlo, il contesto italiano rimane poco competitivo in ambito internazionale. Le carenze più evidenti a livello regionale riguardano la ricerca privata, che permane a livelli quantitativamente inferiori a quella pubblica (e che quindi dovrebbe essere adeguatamente incrementata), e che tende a riproporre gli stessi limiti della ricerca italiana, quali la scarsa attività di ricerca e sviluppo formalizzata (ad esempio risulta scarsa l’attività brevettuale). Inoltre la ricerca soffre di un’osmosi insufficiente con le imprese locali, in quanto orientata verso tematiche spesso distanti dalle esigenze del sistema produttivo regionale, formato soprattutto da piccole e medie imprese operanti nei settori tradizionali. Appare quindi evidente l’importanza di potenziare le attività di trasferimento tecnologico, sia nella direzione del sostegno dei settori produttivi tradizionali, sia della creazione di nuove imprese nei settori high-tech21 e nell’effettivo trasferimento dei risultati della ricerca svolta in regione. Si veda il Quadro di Valutazione dell’Innovazione in Europa 2003, Executive Summary, a cura del Centro Studi MIT, Commissione delle Comunità Europee, Bruxelles, Novembre 2003 e 2003 European Innovation Scoreboard: Technical Paper n° 3 - Regional innovation performances, European Commission-Enterprise Directorate General, Novembre 2003. 17 Tali paesi, lo ricordiamo, sono: Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Slovacchia, Slovenia, Repubblica Ceca, Ungheria. 18 Si veda Impact of the Enlargement of the European Union on Small and Medium-sized Enterprises in the Union, Final Report to the European Commission DG Enterprise, Rheinisch-Westfälisches Institut für Wirtschaftsforschung, Essen, in Cooperation with European Policies Research Centre, University of Strathclyde Glasgow, Novembre 2000. 19 Si veda G. Vitali, Il sistema innovativo regionale del Friuli Venezia Giulia, in S. Rolfo-M. Sancin (a cura di), Ricerca e tecnologia nel Friuli Venezia Giulia, AREA Science Park, 2001, pp. 40-41. 20 Si veda la Bilancia dei Pagamenti della Tecnologia curata dall’Ufficio Italiano Cambi. 21 Si veda M. Coccia e S. Rolfo, Le strutture di ricerca pubblica in FVG: un grande potenziale scientifico e tecnologico, in S. RolfoM. Sancin (a cura di), Ricerca e tecnologia nel Friuli Venezia Giulia, AREA Science Park, 2001, pp. 74-75. 16 59 Rapporto Attività 2002-04 2. Le risorse umane nell’ambito della ricerca e sviluppo in Friuli Venezia Giulia 2.1. Le caratteristiche delle imprese e degli enti di ricerca In questa sezione inizia l’analisi dei risultati del questionario con la descrizione delle principali caratteristiche strutturali dei soggetti intervistati che svolgono l’attività di ricerca e sviluppo nell’ambito della regione Friuli Venezia Giulia. Nello specifico, si concentrerà l’attenzione sulla loro collocazione geografica nel territorio, sulle dimensioni, sugli investimenti in ricerca e sviluppo e sulla tipologia di attività di ricerca prevalente. L’obiettivo è quello di fornire una prima descrizione complessiva del campione e di introdurre alcune chiavi interpretative che verranno utilizzate nel corso dell’analisi. 60 In base alla classificazione dell’OCSE contenuta nel Manuale di Frascati, alle 200 unità oggetto dell’indagine è stato inizialmente chiesto di definire la propria appartenenza ad uno dei seguenti settori istituzionali22: 1. Settore privato23, costituito dalle imprese la cui attività primaria è la produzione di beni e servizi per il mercato; 2. Settore privato no-profit; 3. Settore pubblico governativo; 4. Istruzione superiore (oltre alle università e agli altri istituti d'istruzione superiore comprende anche gli istituti di ricerca che operano sotto il controllo o che sono associati ad istituti d’istruzione superiore). Tali categorie sono state successivamente accorpate in due sole classi: da una parte le imprese che operano prevalentemente secondo logiche di mercato (punto 1); dall’altra gli enti e gli istituti di ricerca pubblici, le imprese no-profit, 22 23 24 nonché gli organismi e i consorzi privati assimilabili però al settore pubblico (punti 2-4). Nel corso del testo si farà dunque costantemente riferimento, salvo dove diversamente specificato, a queste due macro-classi denominate rispettivamente "imprese" ed "enti di ricerca". Ai fini della presente indagine, infatti, risulta rilevante la logica di fondo che caratterizza l’attività dei soggetti, ovvero se questa è relativa alle imprese private, che si sostengono prevalentemente con la vendita di beni e servizi sul mercato, oppure se l’attività dipende soprattutto dai finanziamenti pubblici. Come verrà rilevato in seguito, la suddivisione effettuata implica delle conseguenze anche sul tipo di ricerca svolta, in particolare si evidenzia una discrepanza tra le esigenze delle imprese, che sono necessariamente più interessate alle immediate applicazioni pratiche, e l’attività degli organismi pubblici, che tradizionalmente sono orientati in misura maggiore verso la ricerca di base. Inoltre, in merito alle risorse umane in generale, come assodato in letteratura, si può osservare per i ricercatori delle imprese una mobilità verso attività diverse ed un turnover piuttosto elevati, che di solito non si riscontrano negli enti di ricerca pubblici. In Italia la distanza esistente tra le istituzioni di ricerca e le problematiche poste dal mercato sicuramente non agevola le ricadute tecnologiche e la circolazione delle conoscenze e dei ricercatori tra il settore privato e quello pubblico, al contrario di altri paesi dove si è assistito all’avvicinamento dei due ambiti. In questi stessi paesi, inoltre, i finanziatori privati hanno accresciuto il loro ruolo sostituendosi progressivamente allo Stato in diversi campi della ricerca24. Alla luce di quanto afferma- In realtà nella classificazione del Manuale di Frascati è incluso anche il settore "Estero", comprendente imprese ed istituzioni che sono situate al di fuori dei confini nazionali, nonché le organizzazioni internazionali, che però non rientrano nell’ambito di osservazione della presente indagine. Per la precisione nel Manuale di Frascati nel settore "Business Enterprise" sono comprese anche le imprese pubbliche e noprofit che rispondono prevalentemente alla medesima logica della produzione per il mercato di beni e servizi a prezzi significativi dal punto di vista economico. Anche nel Manuale, comunque, si ribadisce che il settore è costituito essenzialmente dalle imprese private, e quindi la classificazione adottata non ne muta la sostanza. Si veda ad esempio Comitato Nazionale per la Valutazione del Sistema Universitario, Atenei. Bimestrale del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, n° 5/6, Firenze, Le Monnier, 2002, pp. 89-112. Parte seconda - Gli studi e le ricerche to, innescare un circolo virtuoso tra il sistema pubblico della ricerca, in special modo quella universitaria, e il mondo delle imprese costituisce indubbiamente un preciso obiettivo strategico25. La costruzione del campione ha portato alla fine ad avere complessivamente 28 enti di ricerca e 172 imprese. Un discorso a parte meritano l’Università di Trieste e l’Università di Udine, che sono state con- Figura 2 siderate separatamente (si aggiungono dunque al totale di 200), in quanto possibili fonti di distorsione. Si pensi solo ai dati relativi alle risorse umane, considerato che nelle università opera un numero molto elevato di ricercatori e tecnici di ricerca, naturalmente non comparabile con le altre unità che compongono il campione, oppure ai fabbisogni formativi del personale addetto alla ricerca, che variano completamente a seconda dei dipartimenti presi in esame. Distribuzione delle imprese e degli enti del campione per provincia 61 Nella Figura 2 viene evidenziata la distribuzione geografica delle 172 imprese, che non riflette evidentemente la reale importanza economica delle province del Friuli Venezia Giulia; la provincia di Trieste (che totalizza il 31%), infatti, risulta sovrastimata principalmente a causa della presenza nel suo territorio delle imprese insediate nell’AREA Science Park26, e del maggior numero di insediamenti produttivi del BIC di Trieste rispetto agli incubatori di impresa presenti a Gorizia e nella provincia di Pordenone (a Spilimbergo)27. Sia le imprese afferenti all’Area di Ricerca, che quelle dei BIC, in effetti, sono nella maggior parte dei casi imprese in cui l’attività di ricerca viene svolta in maniera sistematica. Al contrario le altre province, 25 26 27 28 in particolare quella di Gorizia con appena il 6%, risultano da questo punto di vista sottostimate. Anche il campione degli enti di ricerca è sbilanciato verso la provincia di Trieste, che ne comprende oltre il 60%. Tale valore dipende in particolare dalla presenza nella provincia di diverse strutture di ricerca pubblica di livello nazionale, come ad esempio quelle facenti capo al CNR28; in questo caso la provincia rappresentata in misura minore è quella di Pordenone (con il 4%). L’intera analisi dei risultati dell’indagine verrà condotta facendo costantemente riferimento alle due macro-classi di cui si è detto (ricordiamo che gli enti di ricerca pesano per il 14%) e, all’interno Si veda ad esempio il Patto Confindustria-CRUI (Conferenza dei Rettori delle Università Italiane) per il rilancio della ricerca e l’innovazione in Italia, Roma, Dicembre 2003. L’AREA Science Park di Trieste è uno dei principali parchi scientifici e tecnologici d'Europa, ed è il primo ad essere stato costituito in Italia, essendo operativo fin dal 1982. I BIC (l’acronimo sta per Business Innovation Centre), sono degli "incubatori" d’impresa, ossia delle strutture che sostengono la nascita, l'innovazione e la crescita delle piccole e medie imprese, in particolare quelle ad elevato contenuto tecnologico e di le imprese presenti nel BIC di Trieste è pressoché equivalente alla metà delle imprese complessivamente "incubate" nei BIC del Friuli Venezia Giulia. Il Consiglio Nazionale delle Ricerche è un Ente pubblico nazionale che ha il compito di svolgere, promuovere, diffondere, trasferire e valorizzare l’attività di ricerca nei principali settori di sviluppo delle conoscenze e delle loro applicazioni per lo sviluppo scientifico, tecnologico, economico e sociale del Paese. Le strutture del CNR sono presenti in 18 regioni italiane. Rapporto Attività 2002-04 delle imprese, ci si avvarrà della suddivisione nelle tre seguenti classi dimensionali: le piccole imprese fino a 20 addetti29, che costituiscono un quarto del campione; le medie imprese, da 21 a 200 addetti (pari al 42%); le grandi imprese con oltre 200 addetti (pari al 19%). Tale suddivisione nasce in seguito ad un processo di elaborazione dei dati raccolti ed appare quella che meglio consente di interpretare le specifiche variabili nell’indagine. Rispetto alla ripartizione delle imprese regionali per classi dimensionali risultano sottorappresentate, come è prevedibile, le imprese fino a 20 addetti30, che in realtà costituiscono oltre il 95% del totale regionale (ma anche a livello nazionale il quadro non è molto dissimile31). Questo perché la quota più rilevante della ricerca, in termini di spesa ma non solo, viene svolta all’interno delle imprese di medie e soprattutto di grandi dimensioni; i dati relativi all’intero territorio nazionale diffusi dall’ISTAT confermano, infatti, che nel 2001 la spesa per ricerca e sviluppo intra-muros32 delle Figura 3 imprese con meno di 50 addetti è stata pari ad appena il 5,6% del totale. L’incremento dell’attività di R&S nelle PMI risulta pertanto un obiettivo importante per il sistema italiano della ricerca33. Per le modalità con cui è stato costruito il campione le piccole imprese intervistate si denotano per una particolare propensione per le attività di R&S. Nell’economia del Friuli Venezia Giulia (in particolare nelle province di Udine e Pordenone), inoltre, rivestono un ruolo considerevole i distretti industriali, le cui imprese sono attive nei settori tradizionali dell’arredamento, della coltelleria e nel settore alimentare, nonché dei macchinari collegati a tali industrie. Questo implica una domanda di tecnologia influenzata, oltre che dai settori di specializzazione, dalla piccola dimensione delle imprese (nei distretti industriali prevalgono costituzionalmente le PMI) e dalle convergenze in quanto alla tipologia di tecnologia richiesta. In effetti si tratta molto frequentemente della domanda di tecnologie di processo (piuttosto che di prodotto), che consentono un incremento dell’efficienza dal punto di vista produttivo ed un maggiore contenimento dei costi34. Distribuzione del campione per classi dimensionali 62 29 30 31 32 33 34 Come numero di addetti si intende il numero totale di dipendenti e collaboratori dell’impresa o dell’ente di ricerca nell’anno di riferimento 2003. Si veda l’Introduzione per le modalità che hanno guidato la costruzione del campione. Si confrontino i dati ISTAT del 8° Censimento Generale dell'Industria e dei Servizi del 22 ottobre 2001. Ricordiamo che la spesa intra-muros per ricerca e sviluppo è quella svolta all'interno di un'unità di ricerca con proprio personale e con proprie attrezzature, indipendentemente dalla fonte del finanziamento, mentre quella extra-muros è tale se commissionata all’esterno. Si veda ad esempio il Patto Confindustria-CRUI (Conferenza dei Rettori delle Università Italiane) per il rilancio della ricerca e l’innovazione in Italia, Roma, Dicembre 2003. Si veda in proposito G. Vitali, Il sistema innovativo regionale del Friuli Venezia Giulia, in S. Rolfo-M. Sancin (a cura di), Ricerca e tecnologia nel Friuli-Venezia Giulia, AREA Science Park, 2001. Parte seconda - Gli studi e le ricerche Nel complesso del campione in esame, con riferimento ai settori di attività (prevalente), risaltano le imprese che operano nel comparto delle attività professionali (29%), pari a quasi la metà del totale in provincia di Trieste, e in quello meccanico-elettronico (25%), che costituiscono circa un terzo delle unità di indagine relativamente alle province di Udine e Pordenone. A seguire troviamo il comparto del legno-mobile (soprattutto nelle province di Pordenone e Udine) e della chimicaplastica (entrambi al 10%). Per quanto attiene il settore meccanico e quello del legno-mobile, che assieme comprendono circa il 40% delle imprese, è stato già ribadito che si tratta dei principali settori tradizionali dell’industria regionale (in particolare nelle province di Udine e Pordenone), in cui però si riscontrano livelli relativamente poco elevati di ricerca e sviluppo. In realtà l’attività di ricerca e sviluppo che viene svolta in questo genere di imprese è meno formalizzata, si tratta spesso di innovazioni di tipo non tecnologico ma organizzativo, oppure di innovazioni non brevettate, che in sostanza sono difficili da quantificare e rilevare, e per questo spesso sfuggono alle statistiche ufficiali. La quota elevata (rispetto alla modesta incidenza della spesa in R&S) di imprese appartenenti a questi due settori presente nel campione, costituisce una conferma indiretta di quanto detto in merito alla sottostima dell’attività di ricerca e sviluppo che si svolge in questi comparti essenziali per l’economia regionale. Bisogna tenere presente, comunque, che solo in parte le piccole imprese presenti nei settori tradizionali regionali riescono ad essere competitive grazie alle innovazioni tecnologiche introdotte, in termini di nuovi materiali, nuovi prodotti e nuovi processi. Alla luce delle tendenze in atto a livello internazionale, però, risulta evidente come sarà sempre più arduo competere con le economie in via di sviluppo in termini di costi di produzione. In una prospettiva di lungo periodo sarà dunque sempre più pressante anche per le PMI regionali l’esigenza di puntare sull’innovazione, sulla tecnologia e sulle risorse umane. Relativamente alle province di Gorizia e soprattutto di Trieste, invece, dove le imprese del com- 35 36 prensorio dell’Area di Ricerca e dei rispettivi BIC hanno un peso preminente, si possono osservare frequenze più alte in corrispondenza di comparti che implicano una maggiore attività di ricerca e sviluppo, come quello delle attività professionali e della chimica-plastica35. Ricordiamo che sono incluse nel settore delle attività professionali settori quali l’informatica e le attività connesse, la ricerca e lo sviluppo sperimentale nel campo delle scienze naturali e dell’ingegneria, le attività di consulenza, i collaudi e le analisi tecniche36. La ripartizione delle imprese e degli enti di ricerca per settore e per dimensione permette di aggiungere alcune osservazioni a quanto appena sostenuto. Le "tipiche" imprese regionali (delle province di Pordenone e Udine) che operano nei comparti del legno-arredo e della meccanica sono concentrate nelle due classi dimensionali più elevate (da 21 a 200 addetti e oltre 200), mentre le imprese che operano nei settori più "innovativi", come quello delle attività professionali (soprattutto nelle province di Trieste e Gorizia come si è detto), risultano essere in prevalenza anche quelle di dimensioni più contenute (fino a 20 addetti). Da rilevare inoltre che le grandi imprese si concentrano, oltre che nel settore meccanico (52,6%), anche in quello della chimica-plastica (15,8%). Il quadro che sembra delinearsi, dunque, vede una contrapposizione tra un nucleo (25% del campione) di piccole e piccolissime imprese attive soprattutto nei settori a più alta intensità di ricerca e sviluppo, e il "blocco" (42% del campione) delle medie imprese, che operano prevalentemente nei comparti tradizionali, e la cui attività di ricerca è caratterizzata, come è stato evidenziato, da una minore formalizzazione e sistematicità. Ci sono poi le grandi imprese, nelle quali sicuramente, per via delle caratteristiche strutturali, l’attività di ricerca assume un considerevole peso, anche quando viene condotta nei settori "meno innovativi". Infine, gli enti denotano una situazione peculiare, in quanto realizzano l’attività di ricerca anche in settori trascurati dalle imprese, come ad esempio nell’area economico-sociale. Nel 2001, secondo i dati ISTAT, il settore della chimica generava circa il 13% della spesa nazionale delle imprese per R&S intramuros. Sulla base del Manuale di Frascati, in particolare per quanto riguarda le ultime due tipologie, è necessario porre molta attenzione al confine che delimita l’attività di ricerca vera e propria. 63 Rapporto Attività 2002-04 Figura 4 Percentuale degli addetti alla ricerca sul totale degli addetti (media per classe) 80,0 70,0 60,0 50,0 40,0 30,0 20,0 10,0 0,0 piccole imprese medie imprese La connotazione delle piccole imprese del campione come imprese ad alta intensità di ricerca è suggerita anche dall’indicatore che esprime l’incidenza degli addetti alla ricerca e sviluppo37 sul totale degli addetti delle unità del campione. Tale valore può essere considerato un indice di intensità della ricerca38, e nella Figura 4 ne viene riportata la media per ogni classe dimensionale delle imprese e per gli enti di ricerca39. Le piccole imprese, così come gli enti di ricer- grandi imprese enti di ricerca ca, presentano dei valori prossimi al 70%, mentre le imprese medie e grandi non raggiungono in media il 20%; questo risultato conferma come in linea generale nelle imprese di dimensioni maggiori l’attività di ricerca sia complementare e funzionale rispetto all’attività principale. La Tabella 2 scende maggiormente nel dettaglio, scomponendo in tre classi l’indicatore relativo all’intensità dell’attività di ricerca e sviluppo delle imprese. 64 Tabella 2 Percentuale degli addetti alla ricerca sul totale degli addetti media per classe) intensità di R&S piccole imprese medie imprese grandi imprese enti di ricerca totale bassa intensità 0,0 59,5 73,7 7,7 40,4 media intensità 32,0 32,1 21,1 19,2 28,3 alta intensità 68,0 8,3 5,3 73,1 31,3 totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,040 È interessante notare come non ci sia nessuna impresa al di sotto dei 20 addetti che presenta un’incidenza del personale impegnato nella R&S inferiore al 10% (al contrario delle imprese mediograndi, dove tale valore si colloca tra il 60% e il 75%), e che per meno di un terzo delle unità della medesima classe si registri una percentuale compresa tra il 10% e il 50%. La "specializzazione" 37 38 39 40 nell’attività di ricerca e sviluppo delle piccole imprese del campione è tale, che ben il 68% denota un valore dell’indicatore in esame superiore al 50%; solo gli enti di ricerca fanno registrare un’incidenza maggiore e pari al 73,1%. Indicazioni analoghe derivano dall’analisi della destinazione dell’attività di ricerca e sviluppo (Tabella 3). È degno di nota, infatti, che ben il 32% Sono stati considerati sia i ricercatori che i tecnici che nell’anno 2003 operavano esclusivamente all’interno della regione Friuli Venezia Giulia. È stato invece escluso, nonostante il Manuale di Frascati suggerisca di comprenderlo, il personale amministrativo coinvolto nell’attività di R&S (nonché l’eventuale ulteriore personale di supporto), poiché si tratta di un dato di difficile acquisizione. Tale indice, inoltre, non è correlato alla qualità e al livello della ricerca condotta, ma indica solamente il grado di specializzazione nell’attività di R&S, anche perché la quota di ricercatori necessari varia da settore a settore. Nel testo si utilizzerà la seguente ripartizione in base al valore dell’indicatore in questione: bassa intensità di R&S (fino al 10%); media intensità di R&S (valore compreso tra l’11% e il 50%); alta intensità di R&S (oltre il 50%). Il totale delle unità del campione per le quali è stato possibile calcolare tale indicatore è pari a 198 su 200. Si ricorda che il totale in valore assoluto corrisponde a 198. Parte seconda - Gli studi e le ricerche delle unità dell’indagine con meno di 20 addetti alla ricerca conducano tale attività su commissione; quindi l’attività precipua di queste imprese consiste nel vendere un servizio di R&S. Sia per le imprese di dimensioni medio-grandi che per gli enti, viceversa, la percentuale di unità che svolgono l’attività di R&S per conto terzi è decisamente marginale. Come verrà sottolineato più avanti, una simile vocazione delle piccole e piccolissime imprese del campione comporta anche delle conseguenze Tabella 3 sulla tipologia di ricerca svolta e sulle caratteristiche e sulle esigenze formative delle risorse umane impegnate nella ricerca. Nelle altre classi, dunque, l’attività di ricerca viene svolta ad uso e consumo interno, ad eccezione (molto parziale) delle grandi imprese, che nell’8% dei casi svolgono tale attività per le altre imprese del medesimo gruppo, e degli enti di ricerca, che nel 90% dei casi svolgono l’attività di ricerca con finalità istituzionali, proprie degli enti pubblici. Classificazione dell’attività di ricerca in base alla destinazione e alla dimensione piccole imprese medie imprese grandi imprese enti di ricerca totale per l'impresa/ ente di ricerca 66,0 91,7 86,8 7,1 72,5 per altre imprese del medesimo gruppo 2,0 2,4 7,9 0,0 3,0 per conto terzi 32,0 4,8 5,3 3,6 11,5 viene svolta prevalentemente da altre imprese del medesimo gruppo 0,0 1,2 0,0 0,0 0,5 ricerca istituzionale 0,0 0,0 0,0 89,3 12,5 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 totale Il ricorso all’indicatore relativo all’incidenza degli addetti impegnati nella ricerca e sviluppo sull’orga- Tabella 4 nico complessivo (Tabella 4), permette di ottenere nuove conferme in merito a quanto sostenuto. Classificazione dell’attività di ricerca in base alla destinazione e alla appartenenza ad un gruppo bassa intensità di R&S media intensità di R&S alta intensità di R&S totale41 per l'impresa/ ente di ricerca 92,5 78,6 43,5 73,2 per altre imprese del medesimo gruppo 3,8 1,8 3,2 3,0 per conto terzi 1,3 8,9 25,8 11,1 da altre imprese appartenenti al medesimo gruppo 0,0 1,8 0,0 0,5 ricerca istituzionale 2,5 8,9 27,4 12,1 100,0 100,0 100,0 100,0 totale 41 La lieve differenza rispetto alla Tabella 3 nella colonna dei totali è dovuta al fatto che in questo caso il totale in valore assoluto è di 198 unità e non 200. 65 Rapporto Attività 2002-04 Infatti la pressoché totalità (92,5%) delle unità del campione che presentano un indicatore inferiore al 10% svolgono l’attività di ricerca per l’impresa o per l’ente di ricerca. Si tratta quindi in prevalenza delle imprese medie e grandi che contemplano la funzione di R&S come accessoria rispetto all’attività principale. Per quanto riguarda la fascia intermedia, che include le unità che mostrano un valore compreso tra il 10% e il 50%, si riscontra tuttavia una parte non proprio trascurabile, ma tutto sommato limitata (pari al 9%), che opera su commissione. Infine, nell’ultima classe si collocano quasi esclusivamente le piccole imprese e gli enti di ricerca, e quindi in corrispondenza delle modalità "per conto terzi" e "ricerca istituzionale" si ritrovano le frequenze in confronto più elevate (rispettivamente 25,8% e 27,4%). A completamento della presente parte introduttiva, che mira ad una primaria descrizione del campione, si riportano le risposte relative alla sezione del questionario dedicata alle previsioni sugli investimenti futuri nell’attività di ricerca e sviFigura 5 luppo. Anche l’analisi di tali prospettive ripropone una difformità nei comportamenti delle imprese e degli enti di ricerca e, nell’ambito delle imprese, si rileva un atteggiamento difforme di quelle fino a 20 addetti rispetto a quelle di dimensioni maggiori. La distribuzione delle risposte vede infatti da un lato le piccole imprese, che per quasi l’80% prevedono un incremento, dall’altro le imprese mediograndi che si dimostrano decisamente meno ottimiste. È possibile, tuttavia, anche una lettura alternativa; la previsione di un flusso costante di risorse da investire nella ricerca (da parte delle imprese medio-grandi) potrebbe sottintendere che nel recente passato sono stati già effettuati dei rilevanti investimenti o che, comunque, per il momento si è raggiunto un assetto ottimale e non è in vista né un potenziamento delle risorse umane42 né delle strutture. Per quanto riguarda gli enti di ricerca la situazione appare più equilibrata, in quanto la metà prevede un incremento, il 39% un andamento costante, mentre poco più del 10%, percentuale comunque da non sottovalutare, si attende una diminuzione. Previsione sugli investimenti delle imprese (suddivise per classi dimensionali) e degli enti di ricerca43 100% 5,4 , 5, 1 ,0 66 80% 39,3 51,8 42,4 56,8 60% 40% 78,0 50,0 43,4 52,0 37,8 20% 0% picco le e i p r se m d ie e im In aumento g ra d i im p res Costante Nel complesso solo il 5,6% delle unità prevede un decremento e il 52% prospetta un incremento; il campione risulta dunque leggermente sbilanciato verso l’aumento degli investimenti in ricerca sviluppo. Anche in questo contesto si può pertanto osservare come le piccole imprese dimostrino tendenzialmente un maggiore dinamismo, e risultino quelle con le più interessanti prospettive per il futuro; nelle strutture più grandi, anche per motivi di carattere per così dire strutturale, prevale invece la cautela. 42 43 n ti d i r icer a t o t al In diminuzione La suddivisione delle imprese in base alla dimensione, e più in generale quella tra imprese ed enti di ricerca, come è stato già in parte messo in evidenza, risultano tra le variabili interpretative più rilevanti. Un’importante verifica di questo assunto si ottiene dall’esame della tipologia di ricerca prevalente all’intero delle imprese e degli enti di ricerca, che verrà condotto nella parte conclusiva del presente capitolo. A tale proposito è stato chiesto agli intervistati di stimare la ripartizione percentuale della propria attività di ricerca (condotta nel 2002) nelle tre tipo- Per un approfondimento in merito si rimanda al capitolo relativo alle risorse umane. Alla presente domanda hanno risposto 198 unità su 200. Parte seconda - Gli studi e le ricerche logie definite dall’OCSE44: a) ricerca di base, ovvero lavoro sperimentale o teorico intrapreso principalmente per acquisire nuove conoscenze sui fondamenti dei fenomeni e dei fatti osservabili, non finalizzato ad una specifica applicazione; b) ricerca applicata, ovvero lavoro originale intrapreso al fine di acquisire nuove conoscenze e comunque finalizzato principalmente ad una pratica e specifica applicazione; Tabella 5 c) sviluppo sperimentale, ovvero lavoro sistematico basato sulle conoscenze esistenti acquisite attraverso la ricerca e l’esperienza pratica, condotta al fine di completare, sviluppare o migliorare materiali, prodotti e processi produttivi, sistemi e servizi. Per quanto concerne la ricerca di base (Tabella 5), emerge una prima netta distinzione tra gli enti di ricerca e le imprese. Percentuale di ricerca di base svolta dalle unità del campione piccole imprese medie imprese grandi imprese enti di ricerca totale fino a 25% 72,0 89,3 86,1 35,7 76,8 da 26% a 50% 24,0 8,3 11,1 35,7 16,7 da 51% a 75% 4,0 1,2 2,8 14,3 4,0 76% e oltre 0,0 1,2 0,0 14,3 2,5 100,0 100,0 100,0 100,0 100,045 totale Poco meno del 30% degli enti, infatti, afferma che la ricerca di base costituisce oltre la metà della propria attività di ricerca complessiva, dato ancora più significativo se si pensa che per il 15% circa risulta la tipologia quasi esclusiva (oltre il 75% dell’attività complessiva). Gli enti di ricerca, in particolar modo quelli pubblici, potendo esulare dalle stringenti esigenze del mercato, e quindi dalle applicazioni specifiche dell’attività di ricerca maggiormente teorica, hanno la facoltà di dedicarsi a campi della ricerca che, anche se non portano ad un ritorno economico nell’immediato, sono tuttavia molto importanti in una prospettiva di più lungo periodo. È sempre presente, comunque, il rischio che le istituzioni di ricerca pubblica abbiano la tendenza a rimanere estranee ai problemi pratici che il tessuto produttivo si trova ad affrontare. Tabella 6 Nell’ambito delle imprese, come è intuibile, la situazione è radicalmente diversa, e sono pochissime le unità intervistate per le quali la ricerca di base costituisce la tipologia principale. Deve invece essere sottolineato che le imprese più piccole, quelle fino a 20 addetti, mantengono un comportamento che si discosta dal resto delle imprese, in quanto in misura maggiore affine a quello degli enti di ricerca. Un quarto delle imprese con meno di 20 addetti, infatti, colloca la propria attività di ricerca di base tra il 25% e il 50%, mentre per il 4% (a fronte del 2,4% e del 2,8% delle altre due classi) risulta la tipologia in assoluto prevalente. Per oltre l’86% delle imprese medio-grandi, infine, la quota di ricerca non finalizzata ad una specifica applicazione risulta decisamente marginale. Percentuale di ricerca applicata svolta dalle unità del campione piccole imprese medie imprese grandi imprese enti di ricerca totale fino a 25% 24,0 38,1 19,4 39,3 31,3 da 26% a 50% 48,0 40,5 63,9 32,1 45,5 da 51% a 75% 20,0 9,5 8,3 10,7 12,1 76% e oltre 8,0 11,9 8,3 17,9 11,1 100,0 100,0 100,0 100,0 100,046 totale 44 45 46 L’attività di ricerca e sviluppo è definita dall’OCSE nel "Manuale di Frascati", come il complesso di lavori creativi intrapresi in modo sistematico sia per accrescere l’insieme delle conoscenze, sia per utilizzare tali conoscenze in nuove applicazioni. Si veda in proposito Frascati Manual. Proposed Standard Practice For Surveys On Research And Experimental Development, OECD, 2002. Per la presente domanda il totale dei rispondenti è di 198 su 200. Per la presente domanda il totale dei rispondenti è di 198 su 200. 67 Rapporto Attività 2002-04 Anche per quanto riguarda la ricerca applicata il comportamento delle piccole imprese è assimilabile in misura maggiore a quello degli enti di ricerca; in entrambi i casi per il 28% delle unità della rispettiva classe si tratta della tipologia prevalente. Nelle imprese medie e grandi, invece, la ricerca applicata assume un peso proporzionalmente più limitato. L’ipotesi formulata relativamente alle piccole imprese del campione che svolgono l’attività di ricerca in maniera sistematica, trova quindi ulteriori Tabella 7 Percentuale di sviluppo sperimentale svolta dalle unità del campione piccole imprese medie imprese grandi imprese enti di ricerca totale fino a 25% 30,0 21,4 19,4 75,0 30,8 da 26% a 50% 50,0 34,5 38,9 17,9 36,9 da 51% a 75% 14,0 9,5 33,3 3,6 14,1 76% e oltre 6,0 34,5 8,3 3,6 18,2 100,0 100,0 100,0 100,0 100,047 totale 68 dimostrazioni nella tipologia prevalente di R&S svolta. L’orientamento in proporzione più spiccato nei confronti della ricerca di base e della ricerca applicata, unito alle considerazioni espresse in precedenza, offre l’immagine di imprese piuttosto dinamiche, nelle quali prevale l’attività di ricerca (anche se non strettamente vincolata ad una immediata applicazione pratica, poiché spesso viene ceduta a dei committenti esterni), e che sono presumibilmente portatrici di esigenze ben determinate in merito alla formazione dei propri ricercatori e tecnici. Per completare il quadro, nella Tabella 7 viene riportata la quota di attività di ricerca svolta dalle unità del campione che rientra nella tipologia dello sviluppo sperimentale, quindi il segmento di ricerca più prossimo alla finalizzazione pratica. Come da copione, per tre quarti degli enti risulta una tipologia di ricerca marginale, mentre assume un ruolo maggiore per le piccole imprese, per il 20% delle quali risulta prevalente. Il discorso naturalmente cambia per le imprese medio-grandi: per oltre un terzo delle imprese da 21 a 200 addetti lo sviluppo sperimentale costituisce addirittura più del 75% dell’attività di ricerca, mentre per un terzo delle unità oltre i 200 addetti la relativa percentuale è compresa tra il 51% e il 75%. In entrambi i casi, per oltre il 40% delle unità si dimostra la tipologia maggioritaria. 47 Alla presente domanda hanno risposto 198 unità su 200. Risulta evidente in conclusione come le imprese medie e grandi, che si trovano in maggioranza nelle prime due classi, siano quelle più votate allo sviluppo sperimentale e in seconda battuta alla ricerca applicata, essendo dunque tese alla finalizzazione pratica dei risultati dell’attività di R&S. Anche l’analisi delle varie tipologie di ricerca svolta dalle unità del campione ripropone pertanto la contrapposizione esistente all’interno delle imprese, in particolare tra quelle con meno di 20 addetti e quelle di dimensioni maggiori, nonché le diversità rispetto all’attività degli enti di ricerca. Tali differenziazioni e tali linee di demarcazione si riscontreranno parimenti nei capitoli che seguono, anche se potranno assumere dei connotati parzialmente divergenti o comunque delle forme più complesse e articolate. Parte seconda - Gli studi e le ricerche 2.2. Dinamica occupazionale degli addetti alla R&S Secondo la definizione del Manuale di Frascati, tra le risorse umane occupate in attività di ricerca e sviluppo rientrano tutte le figure che sono direttamente impiegate nell’attività di ricerca, ovvero che forniscono dei servizi direttamente correlati con questa attività, come i manager di R&S, gli amministratori e lo staff d’ufficio. In accordo con la formulazione di ricerca fornita dal Manuale, i ricercatori sono quindi professionisti impiegati nella concezione o nella creazione di nuove conoscenze, prodotti, processi, metodi e sistemi nuovi, e nella gestione dei progetti interessati. Una prima problematica che si presenta nel momento in cui ci si trova a studiare questa grandezza riguarda la corretta misurazione dell’apporto della risorsa umana all’attività di ricerca; il Manuale di Frascati identifica tre diverse metodologie per il computo della grandezza in questione: la misurazione del numero totale delle risorse umane addette alla R&S, anche se parzialmente impiegate48; la misurazione dell’attività di ricerca da essi condotta in equivalente a tempo pieno (personeanno)49; la misurazione delle caratteristiche delle risorse umane. Si è scelto in questo contesto di utilizzare la prima delle tre opzioni elencate, ossia il numero medio di ricercatori e tecnici operanti all’interno delle unità del campione nel 2003, in quanto costituisce la soluzione che presenta minori difficoltà e riduce Tabella 8 dottorato laurea diploma altro totale 48 49 50 51 al minimo gli errori nella fase di raccolta dei dati. Lo studio, sempre secondo il Manuale di Frascati, può seguire due diversi approcci: gli addetti alla R&S possono essere analizzati in termini di "occupazione" che rivestono all’interno dell’unità, ovvero in termini di "qualifica". Secondo la prima direttrice, in accordo con la classificazione ISCO (International Standard Classification of Occupations), il personale può essere distinto in: ricercatori: sono tutti i professionisti impiegati nella concezione o nella creazione di nuova conoscenza; tecnici: il loro compito principale richiede delle conoscenze tecniche e dell’esperienza in uno o più campi dell’ingegneria, della fisica e delle scienze sociali e umanistiche; essi partecipano all’attività di ricerca espletando funzioni scientifiche e tecnologiche che comportano l’applicazione di concetti e metodi, solitamente sotto la supervisione dei ricercatori. amministrativi (staff di supporto): includono tutti gli addetti impiegati in attività di supporto a quella propria della ricerca e di gestione dei progetti, come lo staff di segreteria e d’ufficio50. 69 Dalle 200 interviste condotte51 emerge come il numero di ricercatori complessivamente presenti all’interno dei soggetti interpellati, pari a 1.139, superi di poco quello dei tecnici, stimati in 1.019 unità (Tabella 8); gli addetti che si dedicano all’attività di ricerca risultano quindi, nel complesso, 2.158. Numero complessivo e valore medio di ricercatori e tecnici, con specificazione della qualifica ricercatori val. ass. val. medio 178 0,89 737 3,69 217 1,09 7 0,04 1.139 5,71 tecnici val. ass. val. medio 0 0 244 1,22 711 3,56 64 0,32 1.019 5,10 Tre sono in questo ambito i possibili approcci proposti per la misurazione: numero di ricercatori impiegati in una certa data; numero medio di ricercatori impiegati in un anno; numero totale di ricercatori impiegati in un anno. Il Manuale di Frascati propone questa metodologia di calcolo per un corretto computo dell’attività di ricerca portata a termine da ciascuna risorsa umana; essa è infatti in grado di stimare il reale apporto di ciascuna risorsa all’attività di ricerca, dal momento che misura la frazione in termini di tempo pieno che il ricercatore dedica all’attività in una determinata unità (una persona che spende il 30% del suo tempo in attività di ricerca e il rimanente in altre attività, viene considerata come 0,3 in equivalente a tempo pieno; allo stesso modo, un ricercatore che risulta impiegato in un’unità di ricerca per 6 mesi in un anno, risulta 0,5 in equivalente a tempo pieno). Data l’indiretta partecipazione alla vera e propria attività di R&S, tale categoria come già specificato non sarà compresa nello studio delle risorse umane impiegate nella ricerca. Dal momento che un’unità del campione non ha risposto alla domanda in questione, il totale dei rispondenti è 199 in luogo di 200. I totali in seguito riportati faranno quindi riferimento ad un campione di 199 unità. Rapporto Attività 2002-04 All’interno delle strutture esaminate è presente un numero medio di 5,71 addetti impiegati nella creazione di nuova conoscenza, che affiancano una media leggermente più bassa (5,10) di tecnici. In sede di intervista è stato richiesto di specificare il titolo di studio posseduto da ciascun addetto alla ricerca, indicando il numero di unità in possesso di dottorato di ricerca, laurea (anche diploma di laurea o laurea breve) ovvero diploma di scuola media superiore. È stata inoltre prevista Figura 6 una categoria residuale che contemplasse la specificazione del titolo eventualmente posseduto, a posteriori risultata comunque trascurabile. All’interno della classe dei ricercatori (Figura 6), quasi il 65% è in possesso di una laurea e il 15,6% di un dottorato di ricerca. Tra i tecnici, invece, quasi il 70% risulta diplomato ed appena il 24% laureato; nessun tecnico inoltre, com’era logico aspettarsi, è in possesso di un dottorato di ricerca. Ripartizione del numero totale di ricercatori e tecnici del campione per qualifica 70 Il livello d’istruzione dei ricercatori risulta naturalmente più elevato di quello dei tecnici, il cui compito è principalmente quello di applicare concretamente i concetti elaborati dai ricercatori stessi. Si vedrà di seguito come la qualifica risulti correlata anche alla tipologia di struttura che conduce la ricerca, dal momento che la classe dei dottorati si colloca in misura maggiore all’interno della Tabella 9 nessuno da 1 a 3 da 4 a 10 oltre 10 totale classe degli enti di ricerca piuttosto che in quella delle imprese. Per facilità di comprensione, il numero dei ricercatori e dei tecnici presenti all’interno della struttura è stato accorpato in quattro classi: nessuno; da 1 a 3; da 4 a 10; oltre 10. Ripartizione dei ricercatori totali per tipologia della struttura nella quale sono collocati (valori in %) imprese 16,3 46,5 28,5 8,7 100,0 enti di ricerca 7,4 11,1 37,0 44,4 100,0 totale 15,1 41,7 29,6 13,6 100,0 Parte seconda - Gli studi e le ricerche La Tabella 9 considera come variabile discriminatoria la partizione tra imprese ed enti di ricerca, e la successiva Tabella 10 distingue il settore privato in tre macroclassi dimensionali: si palesa chiaramente quanto già accennato in precedenza, vale a dire che tra gli enti di ricerca il numero di ricercatori e, di conseguenza, il livello di istruzione sono più elevati; il 44,4% degli enti di ricerca ospita oltre 10 ricercatori, contro un valore del campione nel suo complesso del 13,6%. Tale risultato può anche essere attribuito ai legami degli enti di ricerca con le università, e al corrispondente interscambio di ricercatori, nonché alla marcata propensione verso l’attività di ricerca di base, come è stato evidenziato in precedenza. Il fatto che vi siano imprese ed enti senza ricercatori è spiegabile con la presenza esclusiva di tecnici di ricerca. Tabella 10 Ripartizione dei ricercatori totali per classe dimensionale della struttura di appartenenza (valori in %) nessuno da 1 a 3 da 4 a 10 oltre 10 totale piccole imprese 8,0 56,0 32,0 4,0 100,0 medie imprese 21,4 47,6 22,6 8,3 100,0 All’interno del gruppo delle imprese pare invece delinearsi una sorta di ripartizione che vede, da una parte, la classe dimensionale intermedia (da 21 a 200 addetti), che rappresenta le piccole e medie imprese regionali operanti nei settori tradizionali, e dall’altra, le piccole imprese, tra le quali si possono ritrovare prevalentemente "piccoli laboratori" altamente tecnologici52, e le grandi imprese, dotate spesso di una propria unità di ricerca e per le quali la ricerca è ben strutturata in funzione delle dimensioni aziendali. Le due ultime tipologie manifestano, per questa come per altre variabili considerate (come si vedrà in seguito), dei comportamenti affini e sostanzialmente in antitesi con quelli risultanti dallo studio della classe dimensionale intermedia. Nel complesso le imprese fino a 20 addetti mostrano valori più alti rispetto alla media del campione quando il numero di ricercatori presenti all’interno della struttura varia da 1 a 10 (oltre i 10 ricercatori ovviamente il valore cala per effetto del limitato numero di personale complessivamente presente nella struttura); per le grandi imprese valori più elevati si riscontrano in presenza di un numero di ricercatori superiore a quattro, e in misura maggiore quando esso supera la decina. La classe intermedia occupa, invece, un numero di ricercatori piuttosto esiguo (quasi il 70% ne impiega meno di tre). 52 53 54 grandi imprese 15,8 31,6 36,8 15,8 100,0 enti di ricerca 7,4 11,1 37,0 44,4 100,0 totale 15,1 41,7 29,6 13,6 100,0 Analizzando nello specifico il titolo di studio posseduto da ciascun addetto alla ricerca, è nella classe degli enti di ricerca che si concentrano in misura maggiore i ricercatori con un dottorato: oltre il 40% degli enti accoglie un numero di dottori di ricerca che varia da 4 a 10, mentre per il settore privato tale percentuale è appena del 3%. Dall’altra parte, l’80% delle imprese non ne ospita alcuno, e tra le rimanenti sono le piccolissime imprese (con un numero di addetti inferiore a 20) e, anche se in misura minore, quelle con un numero di addetti superiore a 200, ad occupare personale con tale qualifica53. È dunque possibile riscontrare nuovamente un comportamento analogo tra le piccole imprese e le grandi imprese. Come evidenziato anche nella Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento Europeo "I ricercatori nello Spazio Europeo della Ricerca: una professione, molteplici carriere"54, le imprese sono più propense ad assumere ricercatori sprovvisti di dottorato, in quanto ritengono che i possessori di questo titolo siano eccessivamente specializzati. Tale comportamento non è comunque attribuibile esclusivamente all’ambito della ricerca, ma è ravvisabile in generale nella gestione delle risorse umane da parte delle imprese, che preferiscono occuparsi direttamente della formazione dei propri addetti. Il complesso delle istituzioni di insegnamento superiore/ricerca, inve- Insediati principalmente nell’AREA Science Park e negli altri poli tecnologici presenti in Regione, per i quali l’attività di ricerca costituisce il core business. Considerando più nel dettaglio la classe di imprese con oltre 500 addetti, la quota di quelle che occupano ricercatori con dottorato in misura compresa tra 4 e 10 addetti è addirittura del 33%. Bruxelles, 18/07/2003. COM(2003) 436 definitivo. 71 Rapporto Attività 2002-04 72 ce, forma gli studenti laureati in una prospettiva "endogena", partendo quindi dal presupposto che la maggior parte della loro carriera di ricercatori professionisti si svolgerà in ambiente universitario o comunque all’interno di strutture pubbliche di ricerca. Anche la categoria dei ricercatori laureati si concentra in misura maggiore negli enti di ricerca (il 52% di essi occupa infatti un numero di ricercatori con laurea che oscilla tra le 4 e le 10 unità), mentre all’interno del settore privato la classe intermedia è sempre quella che evidenzia un livello inferiore di formazione degli addetti alla ricerca. La figura del ricercatore in possesso esclusivamente di diploma è quasi totalmente assente all’interno degli enti di ricerca (nell’85% dei casi non è impiegato alcun ricercatore diplomato, mentre nel 15% dei casi la figura in oggetto è presente in numero che varia da uno a tre), mentre all’interno del settore privato la presenza del ricercatore diplomato è più frequente, anche se non in maniera così netta, nelle imprese con oltre 200 addetti, che manifestano al loro interno una struttura più variegata rispetto alle piccolissime aziende (che vedono impiegato personale ai massimi gradi della formazione). La figura del tecnico (Tabella 11) risulta, com’era ragionevole aspettarsi, maggiormente presente nelle imprese: per il 40% degli enti di ricerca tale figura professionale non fa parte dell’organico, e la stessa percentuale è assegnata quando il numero di tecnici varia da uno a quattro. Per le imprese, invece, solo il 26% non occupa al suo interno dei tecnici di ricerca e cumulativamente il 36% presenta più di quattro addetti in questo campo. Dall’analisi del dettaglio dimensionale del settore delle imprese, la presenza del profilo professionale in oggetto è più marcata nella classe intermedia, se si considera un numero di tecnici fino a 10, mentre sono le imprese con oltre 200 addetti ad occupare oltre 10 tecnici nel 34% dei casi (contro una media complessiva del 12%). La figura del tecnico è riscontrabile in misura maggiore all’interno delle imprese "tradizionali", che quindi necessitano in misura maggiore di personale in grado di occuparsi dello sviluppo tecnologico piuttosto che di figure in grado di generare nuova conoscenza, ma anche nelle grandi imprese, come risorsa in grado di affiancare i numerosi ricercatori presenti all’interno della struttura. All’interno delle grandi imprese il tecnico è, in misura più frequente, un laureato, mentre considerando la classe delle medie imprese, la qualifica maggiormente diffusa per il profilo professionale in oggetto è il diploma. È piuttosto elevata, comunque, anche la presenza di un numero di tecnici diplomati superiore alla decina all’interno della classe delle imprese con oltre 200 addetti, ma tale dato è in parte influenzato dal numero di occupati complessivamente presenti nella struttura. Tabella 11 Ripartizione dei tecnici totali per classe dimensionale della struttura di appartenenza (valori in %) nessuno da 1 a 3 da 4 a 10 oltre 10 totale piccole imprese 38,0 42,0 20,0 0,0 100,0 medie imprese 22,6 39,3 28,6 9,5 100,0 Una volta analizzata la composizione delle risorse umane dedite all’attività di ricerca in termini di qualifica e occupazione, nonché la richiesta di collaborazioni con professionisti esterni, si prenderà ora in esame la dinamica del trend occupazionale dei ricercatori e dei tecnici di ricerca, considerando il biennio passato (2002-2003) e quello in corso e del prossimo futuro (20042005), al fine di valutare l’andamento della richiesta di tali figure professionali e, in un’ottica allar- 55 grandi imprese 18,4 28,9 18,4 34,2 100,0 enti di ricerca 40,7 40,7 7,4 11,1 100,0 totale 28,1 38,2 21,6 12,1 100,0 gata, il potenziale di ricerca della regione Friuli Venezia Giulia per il futuro. Quello che emerge è un quadro sostanzialmente ottimistico, che vede una contrazione delle unità55 che dichiarano un trend occupazionale decrescente nel passato (le strutture che segnalano un decremento passano da quasi il 10% ad appena il 3%) e un’espansione delle strutture che prevedono di incrementare le risorse umane occupate nella ricerca (il 31,5% prevede un leg- I rispondenti sono, per la domanda in questione, 193 per quanto attiene al biennio 2002-2003, e 196 per quello 2004-2005. Parte seconda - Gli studi e le ricerche gero incremento, contro una percentuale del 25,3% registrata nel biennio passato, mentre rimane inalterata la quota dei soggetti che optano per un forte incremento sia nel passato che nel futuro); sostanzialmente invariato rimane il numero delle unità che formulano un trend costante. In merito alla dinamica occupazionale gli enti di ricerca manifestano un trend più costante rispetto al settore privato (anche perché generalmente è previsto un concorso pubblico per accedere agli enti), non palesando in nessun caso delle situazioni di forte decremento/incremento; al contrario, le imprese dichiarano una forte espansione nel 7,8% dei casi. Dall’analisi per classe dimensionale delle aziende del campione emerge come i maggiori incrementi si riscontrino all’interno della classe delle piccole imprese (nel complesso oltre il 40% di esse segnala un incremento), mentre le altre due classi manifestano un comportamento tendenzialmente in linea con il complesso delle unità intervistate. Tabella 12 Trend occupazionale del personale addetto alla R&S nel biennio 2002-2003 per classe dimensionale della struttura oggetto d’indagine (valori in %) forte decremento leggero decremento costante leggero incremento forte incremento totale piccole imprese 0,0 8,5 51,1 29,8 10,6 100,0 medie imprese 0,0 9,9 59,3 22,2 8,6 100,0 L’evoluzione per il biennio successivo prevede una sostanziale espansione del trend delle risorse umane per il futuro (il "leggero incremento" è ora segnalato nel 31,6% dei casi, contro il 25,4% del passato) e conferma una maggior stabilità, già riscontrata nel biennio precedente, all’interno della classe degli enti di ricerca56. grandi imprese 5,3 7,9 57,9 26,3 2,6 100,0 enti di ricerca 0,0 7,4 66,7 25,9 0,0 100,0 totale 1,0 8,8 58,0 25,4 6,7 100,0 L’espansione si prospetta in misura maggiore per gli enti di ricerca piuttosto che per il settore privato, e all’interno di questa ultima categoria sono sempre le piccole imprese che prevedono maggior dinamicità nell’incremento (il 58% di essi crede in un potenziamento delle risorse umane, mentre appena il 2% risulta pessimista). Tabella 13 Trend occupazionale del personale addetto alla R&S nel biennio 2004-2005 per classe dimensionale della struttura oggetto d’indagine (valori in %) forte decremento leggero decremento costante leggero incremento forte incremento totale 56 piccole imprese 0,0 2,0 40,0 40,0 18,0 100,0 medie imprese 0,0 1,2 67,9 27,2 3,7 100,0 grandi imprese 2,6 2,6 65,8 26,3 2,6 100,0 Anche per questo periodo nessuna unità prevede forti decrementi/incrementi. enti di ricerca 0,0 7,4 55,6 37,0 0,0 100,0 totale 0,5 2,6 58,7 31,6 6,6 100,0 73 Rapporto Attività 2002-04 Considerando, infine, come variabile discriminatoria l’intensità di ricerca, la dinamica del trend occupazionale risulta correlata in maniera positiva con tale grandezza in entrambi i periodi. All’aumentare del numero di addetti alla ricerca rispetto al totale delle persone impiegate nella struttura, il trend occupazionale diventa positivo, ma questa conclusione appare abbastanza ovvia dal momento che se l’attività di ricerca rappresenta il core business della struttura, allora si è più disposti ad investire e puntare su tale attività di quanto non si farebbe se essa avesse solo carattere accessorio. Per quanto attiene allo studio delle risorse umane dedite alla ricerca all’interno delle due Università di Udine e di Trieste, questo è avvenuto con la somministrazione di un questionario semplificato elaborato ad hoc, data la particolarità di tali istituzioni rispetto al resto del campione57. Le domande relative al personale addetto alla R&S e al trend occupazionale sono rimaste comunque le medesime. Tabella 14 Trend occupazionale del personale addetto alla R&S nel biennio 2004-2005 per classe di intensità di R&S (valori in %) forte decremento leggero decremento costante leggero incremento forte incremento totale 74 bassa intensità di R&S 0,0 2,6 67,5 27,3 2,6 100,0 media intensità di R&S 1,8 3,6 60,7 28,6 5,4 100,0 Il personale addetto alla ricerca presente all’interno dell’Università di Trieste risulta nel complesso di 1.510 unità, contro le 1.045 dell’Università di Udine (Tabella 15). La quota di tecnici è molto più alta nell’Ateneo triestino, dove rappresenta il 13% del totale, mentre nell’area udinese tale figura raggiunge appena il 6% del totale. Dalle ultime rilevazioni ufficiali disponibili alta intensità di R&S 0,0 0,0 46,8 40,3 12,9 100,0 totale 0,5 2,1 59,0 31,8 6,7 100,0 dell’ISTAT, il personale addetto alla R&S nell’anno 2001 all’interno delle Università di Udine e di Trieste è pari a 1.928 unità equivalenti a tempo pieno; viene quindi confermata la dinamica in crescita di tale grandezza, che si quantifica in 2.555 unità nel 200358, anche se la previsione di entrambi gli atenei sulla dinamica del trend occupazionale per il passato e per il futuro appare stazionaria. Tabella 15 Personale addetto alla R&S per qualifica e totale dipendenti e collaboratori (compresi quelli che operano al di fuori della regione Friuli Venezia Giulia) all’interno delle Università di Udine e di Trieste, anno 2003. ricercatori tecnici totale in Fvg59 totale60 Università di Udine 985 60 1.045 1.181 Università di Trieste 1.310 200 1.510 2.500 Inoltre si sono in questo modo evitate duplicazioni nel conteggio delle risorse umane, in quanto una parte consistente dei ricercatori universitari è attivo anche presso imprese ed enti di ricerca presenti nel campione. 58 Le rilevazioni effettuate dall’ISTAT possono comunque risultare non pienamente confrontabili con i dati raccolti dalle interviste effettuate direttamente alle Università in funzione della diversa metodologia di computo degli addetti. 59 Numero di addetti alla R&S nell’anno 2003 che operano all’interno della regione Friuli Venezia Giulia. 60 Numero totale di dipendenti e collaboratori nell’anno 2003, compresi quelli che operano all’esterno della regione Friuli Venezia Giulia. 57 Parte seconda - Gli studi e le ricerche 2.3. Risorse umane e fabbisogni formativi La parte centrale dell’analisi si concentra sulle indicazioni dei soggetti intervistati in merito a fabbisogni occupazionali e formativi nell’area della R&S. In particolare si è indagato in tre direzioni: problematiche relative alla reperibilità delle risorse umane (sia legate al mercato sia dipendenti da carenza di competenze professionali), aree di richiesta di personale, modalità formative. Anche in questo caso si è utilizzata la variabile dimensionale/tipologica come elemento discriminante per giungere ad una migliore comprensione del tema. È stato chiesto agli intervistati quali fossero le problematiche riscontrate in merito alle risorse umane con un’attenzione che spaziava dai problemi relativi al mercato del lavoro a quelli strettamente formativi. La Tabella 16 rappresenta una sintesi delle risposte date, mostrando il valore della media di un indice che misura l’importanza assegnata a ciascuno dei temi individuati61. Naturalmente i risultati tendono a concentrarsi attorno al valor medio, come è tipico delle domande poste con questo metodo. Ciononostante, è possibile osservare come la differenza fra l’opinione espressa dalle imprese e gli enti di ricerca si concentri sul lato della domanda per i primi e dell’offerta per i secondi. Se infatti le questioni rilevanti per le imprese sono la carenza di risorse umane adeguatamente preparate e la distanza che separa percorso formativo ed attività lavorativa, per gli enti i problemi si concentrano principalmente su di un basso livello retributivo e sull’attrattività di soggetti stranieri per i ricercatori regionali (probabilmente collegata anche questa in parte a questioni retributive). In assoluto meno rilevante appare invece la questione della formazione successiva all’inserimento in organico dei ricercatori. Tabella 16 Problemi sulle risorse umane, valori medi delle risposte tema mancanza di risorse umane adeguatamente preparate difficoltà non nel reperimento del personale, bensì nella successiva formazione mancanza di collegamento tra sistema formativo e imprese approccio eccessivamente teorico del sistema d'istruzione lavoro poco attraente dal punto di vista retributivo attrattività costituita dalle esperienze all'estero per i ricercatori/tecnici La variabilità delle risposte fornite è però considerevole ed è strettamente connessa con gli aspetti dimensionali dei soggetti coinvolti nell’indagine. Come per altre osservazioni presenti nell’analisi svolta si può notare un interessante similarità di opinioni fra piccole e grandi imprese. Le risposte date quindi non mostrano una relazione lineare con la dimensione d’impresa. La difficoltà ad individuare risorse umane adeguate per le attività di R&S dell’azienda/ente è particolarmente sentito dalle imprese di media dimensione (infatti costituisce una questione rilevante complessivamente per il 39% delle medie imprese, come evidenziato in Tabella 17), in maniera leggermente minore dalle grandi e dalle piccole (sebbene si debba osservare che il 22,9% di queste ultime evidenzia una grave difficoltà in merito al tema). Va rilevato comunque che è elevata anche la percentuale di imprese che non ritiene di incontrare grandi difficoltà nel reclutamento degli addetti alla ricerca (solo l’11% però ritiene la questione di nessuna rilevanza). 61 imprese 3 2,6 3,3 2,8 2,3 2 enti 2,6 2 2,3 2,2 3,2 2,7 Strettamente collegato a questo aspetto è quello relativo alle criticità della formazione successiva all’inserimento in azienda/ente, considerato meno importante di altri. Infatti, solo il 20% degli intervistati nel complesso evidenzia difficoltà in merito. Si tratta di un problema meno sentito dalle grandi e piccole imprese (e per gli enti di ricerca quasi irrilevante), probabilmente grazie ad una maggiore capacità di accedere al circuito della formazione. Per le grandi imprese tale attitudine rappresenta un dato consolidato in letteratura, mentre per le piccole costituisce un'ulteriore prova della dinamicità che consente loro di sfruttare le opportunità fornite dai servizi del territorio regionale (si pensi ai legami con AREA Science Park, Agemont o gli atenei regionali). I temi successivi si pongono su un piano diverso rispetto a quelli esaminati sopra, tanto che possono fornire le motivazioni che conducono a considerare problematico il reperimento di ricercatori e tecnici adeguatamente preparati. Appare evidente come la distanza che separa la forma- Gli intervistati potevano graduare la propria risposta su di una scala da 1 a 5, dove il valore 1 indica minima importanza per il tema ed il valore 5 invece la massima. Il valore 3 indica che la questione è ritenuta di media importanza. 75 Rapporto Attività 2002-04 76 zione dal mondo produttivo, che è come noto uno degli elementi più presenti nel dibattito sul sistema formativo62, sia maggiormente sentita dalle imprese rispetto agli enti di ricerca. Lo scarso collegamento è rilevato soprattutto dalle imprese medie e grandi, mentre appare meno sentito dalla piccole imprese. L’affinità fra enti di ricerca e piccole imprese è ancora una volta spiegabile con la particolarità del campione, nel quale le ultime sono state inserite proprio per il fatto di connotarsi per un’alta "intensità di ricerca". È quindi probabile un maggiore collegamento fra piccole imprese ed enti di ricerca con il sistema formativo, in particolare con la formazione universitaria e post-universitaria, derivante da scambi di esperienze, mobilità di personale, partecipazione a progetti comuni (inoltre un maggior peso della ricerca di base rispetto alle altre attività le avvicina entrambe alla ricerca svolta negli atenei). Si deve osservare che in assoluto questo è considerato il nodo maggiormente critico nell’ambito delle risorse umane dedite all’attività di R&S (complessivamente è considerato un problema rilevante dal 44,3% delle imprese/enti). Ovviamente la distanza fra impresa/ente e mondo formativo può essere interpretata a diversi livelli: il mancato collegamento è causato dall’assenza di strumenti che consentano un incontro effettivo di domanda e offerta di addetti alla ricerca oppure dall’impossibilità di imprese ed enti di ricerca di intervenire sui percorsi e sulle modalità formative in maniera da renderli maggiormente corrispondenti alle proprie esigenze. Il problema è riconducibile solo parzialmente all’approccio eccessivamente teorico presente nel sistema formativo italiano (e regionale conseguentemente). Diminuisce infatti, sebbene rimanga complessivamente elevata, la percentuale di imprese ed enti che ritengono questa una questione rilevante (37% e 36,1% rispettivamente per le medie e le grandi imprese). Nuovamente le piccole imprese evidenziano un minore interesse per la questione (in una percentuale pari al 25%), che diventa di fatto nullo, come d’altronde è lecito aspettarsi, per gli enti di ricerca (3,8%). Gli enti di ricerca segnalano che i problemi maggiori si pongono a causa della scarsa attrattività della "professione ricercatore" in Italia. In assoluto la questione retributiva è considerata il problema principale dal 42,3% degli enti di ricerca, mentre è ritenuta di poca importanza per le imprese, soprattutto dalle grandi. Si ritrova dunque anche per gli addetti alla R&S la situazione tipica del mercato del lavoro che vede le retribuzioni aumentare al crescere della dimensione d’impresa. Per gli enti di ricerca la questione retributiva può essere vista sotto un duplice aspetto: la "professione ricercatore" in sé viene considerata sottoretribuita rispetto all’elevata qualità dell’attività svolta (e quasi sempre al termine di percorsi formativi lunghi e impegnativi) ma al tempo stesso è inferiore a posizioni professionali analoghe nel settore privato. Dunque i ricercatori sarebbero attratti poco da enti ed istituti di ricerca anche a causa della concorrenza proveniente dal mondo delle imprese (con il rischio di depauperare eccessivamente le risorse dedite alla ricerca di base). Altra forma di concorrenza per i ricercatori degli enti è rappresentata dall’attrattività di istituti ed imprese estere (indicato come problema dal 26,9% degli enti di ricerca), fenomeno ampiamente conosciuto e dibattuto nel mondo della ricerca italiano. Sulle scelte dei ricercatori italiani di svolgere la propria attività all’estero naturalmente non influisce solo il fattore economico ma anche la possibilità di applicare le proprie competenze in centri di eccellenza internazionale o semplicemente di realizzare con modalità diverse rispetto a quelle italiane l’attività di ricerca63. Ovviamente, le possibilità di intervenire a livello regionale su motivazioni di questo tipo sono piuttosto limitate, poiché coinvolgono aspetti connessi con l’intero sistema scientifico nazionale. Le imprese regionali non ritengono che la competizione straniera, sul lato delle risorse umane, costituisca un problema rilevante, specie quelle medio-grandi. Va però osservato che quasi 1/4 delle piccole imprese ha segnalato come importante il caso. Si tratta dunque di un’ennesima conferma di come sia simile il modo di vedere le problematiche relative al reperimento e la gestione delle risorse umane nel settore della R&S da parte di enti/istituti di ricerca e piccole imprese (che ricordiamo sono in prevalenza stati classificati "ad alta intensità di ricerca"). Quindi, il modo di vedere le questioni di chi fa della R&S il proprio core business o la ragione stessa della sua esistenza (è il caso degli enti di ricerca pubblici) è piuttosto differente da quello della medie e grandi imprese e, di conseguenza, sarà differente il modo con cui interverranno sul mercato del lavoro e su quello della formazione in merito a ricercatori e tecnici addetti alle attività di R&S. Si vedano ad esempio Foresti, Ricerca, capitale umano e struttura produttiva nell'economia italiana, in Analysis n° 3/2000; Del Santo-Malizia, Problemi finanziari e di risorse umane per la ricerca e lo sviluppo in Italia. Il ruolo del settore pubblico, in Analysis n° 4/2000; Centro studi Confindustria, La ricerca e l’innovazione in Italia, 2003. 63 Si veda ad esempio A report on the promotion of employment in research and innovation through indirect measures, European Technology Assessment Network, 1999. 62 Parte seconda - Gli studi e le ricerche Tabella 17 Valutazione temi relativi alle risorse umane in base alla classificazione per tipologia di soggetto intervistato (valori in %) classe per niente importante poco importante mediamente importante abbastanza importante molto importante totale mancanza di risorse umane adeguatamente preparate piccole imprese medie imprese grandi imprese enti di ricerca totale 14,6 11,0 8,1 23,1 13,0 31,3 29,3 24,3 34,6 29,5 18,8 20,7 32,4 11,5 21,2 12,5 20,7 18,9 19,2 18,1 22,9 18,3 16,2 11,5 18,1 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 difficoltà non nel reperimento del personale, bensì nella successiva formazione piccole imprese medie imprese grandi imprese enti di ricerca totale 18,8 17,1 18,9 30,8 19,7 35,4 30,5 29,7 42,3 33,2 31,3 25,6 29,7 19,2 26,9 10,4 19,5 16,2 7,7 15,0 4,2 7,3 5,4 0,0 5,2 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 mancanza del collegamento tra sistema formativo e imprese piccole imprese medie imprese grandi imprese enti di ricerca totale 14,6 7,4 8,1 30,8 12,5 18,8 13,6 16,2 26,9 17,2 22,9 28,4 27,0 23,1 26,0 31,3 32,1 35,1 15,4 30,2 12,5 18,5 13,5 3,8 14,1 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 approccio eccessivamente teorico del sistema d'istruzione piccole imprese medie imprese grandi imprese enti di ricerca totale 29,2 19,8 8,3 15,4 19,4 22,9 23,5 22,2 57,7 27,7 22,9 19,8 33,3 23,1 23,6 14,6 22,2 25,0 0,0 17,8 10,4 14,8 11,1 3,8 11,5 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 lavoro poco attraente dal punto di vista retributivo piccole imprese medie imprese grandi imprese enti di ricerca totale 31,3 28,0 22,2 11,5 25,5 22,9 39,0 33,3 15,4 30,7 25,0 13,4 38,9 30,8 23,4 16,7 13,4 5,6 26,9 14,6 4,2 6,1 0,0 15,4 5,7 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 attrattività costituita dalle esperienze all'estero per i ricercatori/tecnici piccole imprese medie imprese grandi imprese enti di ricerca totale 36,4 49,3 48,6 23,1 42,2 25,0 26,7 25,7 15,4 24,4 13,6 17,3 14,3 34,6 18,3 20,5 5,3 11,4 19,2 12,2 4,5 1,3 0,0 7,7 2,8 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 È importante rilevare che la variabile settoriale non influenza in alcun modo le opinioni espresse. Non è stato infatti osservato alcun legame fra l’appartenenza dell’impresa/ente ad un settore produttivo ed il tenore delle risposte rispetto alle tematiche di cui si sta trattando. Analoga considerazione si può fare per l’area tematica in cui si svolge l’attività di R&S. L’analisi sviluppata può, quindi, essere considerata trasversale rispetto sia ai settori economici sia nei confronti delle aree tematiche di ricerca. È invece evidente come la variabile "intensità di ricerca"64 influenzi notevolmente il tenore delle opinioni sottoposte agli intervistati. Ovviamente, essendo i soggetti classificati come ad alta inten64 sità di R&S composti soprattutto da piccole imprese e da enti di ricerca, alcuni aspetti che li accomunavano già nell’analisi sopra sviluppata, risulteranno ora ulteriormente rafforzati. È questo il caso del mancato collegamento fra percorso formativo e sistema della ricerca, che costituisce una criticità soprattutto per i soggetti a bassa e media intensità di ricerca. Si tratta evidentemente in maggioranza di imprese medio-grandi, nelle quali l’attività di R&S è accessoria alla produzione specifica dell’azienda e che rientra principalmente nelle categorie della ricerca applicata e dello sviluppo sperimentale. Va considerata comunque con attenzione anche una quota non indifferente (complessivamente pari al 37,3%) dei soggetti ad Cfr. il paragrafo 1 - Le caratteristiche delle imprese e degli enti di ricerca 77 Rapporto Attività 2002-04 alta intensità di ricerca che segnalano come rilevante il problema, a conferma che in assoluto la distanza sistema d’istruzione-mondo produttivo è un’area su cui vi sono ampi margini di miglioramento. Anche la convinzione che le retribuzioni di ricercatori e tecnici siano troppo basse è direttamente proporzionale alla variabile intensità di ricerca, essendo particolarmente presente fra i soggetti ad alta intensità di ricerca (in misura pari al 32,2%). Interessante osservare che il tema relativo alla formazione post-assunzione concerne principalmente i soggetti a bassa intensità di ricerca (in percentuale pari al 28,2%), che evidentemente più degli altri soggetti necessitano di supporto per le attività formative, mentre molto ridotta è la percentuale di soggetti classificati ad alta intensità di R&S che segnalano come aspetto critico la formazione successiva all’assunzione. Si è voluto anche indagare verso quali aree si indirizzeranno le future assunzioni di ricercatori e tecnici per la funzione di R&S65. Ovviamente c’è un forte legame con il settore in cui opera l’impresa/ente e, di conseguenza, la composizione del campione si riflette anche sulla richiesta delle competenze66. Appare però netta la distinzione fra la domanda proveniente dagli enti di ricerca e quella proveniente dalle imprese. Se i primi concentrano la loro richiesta in competenze afferenti a discipline quali la biologia, le scienze sociali, la fisica, le scienze mediche e biomediche, le scienze della terra, le seconde, al contrario, individuano fra i settori più richiesti l’ingegneria meccanica ed elettronica, la chimica e l’informatica. Queste quattro aree concentrano più del 70% delle preferenze in merito alla richiesta delle imprese; essendo il campione composto in prevalenza da imprese, a livello complessivo la domanda di ricercatori e tecnici in Friuli Venezia Giulia è di gran lunga concentrata nelle quattro aree evidenziate (inoltre la previsione di crescita occupazionale è maggiore nelle imprese rispetto agli enti di ricerca). Per queste si può facilmente individuare una corrispondenza con determinati corsi di laurea anche se, come già osservato al paragrafo precedente, la domanda di tecnici, specie nelle imprese di media dimensione, può essere legata anche a competenze maturate a livello di scuola superiore o attraverso l’esperienza lavorativa. La netta separazione che emerge dall’analisi potrebbe riproporre anche per il mercato del lavoro nell’ambito della R&S una condizione simile a quella definita come "disoccupazione intellettuale", caratterizzata da alti tassi di disoccupazione fra i laureati in particolare provenienti da facoltà 78 Figura 7 Richiesta di ricercatori e tecnici delle imprese per area di provenienza, (valori percentuali ponderati) Ingegneria meccanica Chimica Ingegneria elettronica Informatica Fisica Biologia Ingegneria civile/architettura Scienze mediche e biomediche Scienze della terra Altro Matematica/statistica Scienze sociali Scienze agricole Scienze umanistiche 0 10 20 30 40 50 60 70 80 Per gli intervistati era possibile assegnare due preferenze ordinate. Si è deciso di valutare le risposte assegnando un peso pari a 2 per la prima preferenza ed a 1 per la seconda. 66 Non c’è corrispondenza con i corsi di laurea, essendo la presente classificazione basata sugli standard internazionali presenti nel Manuale di Frascati. 65 Parte seconda - Gli studi e le ricerche Figura 8 Richiesta di ricercatori e tecnici degli enti di ricerca per area di provenienza (valori percentuali ponderati) Biologia Scienze sociali Fisica Scienze mediche e biomediche Scienze della terra Chimica Matematica/statistica Scienze agricole Informatica Ingegneria elettronica Ingegneria civile/architettura Scienze umanistiche 0 5 10 15 umanistiche. Le imprese, che rappresentano la fetta più consistente di domanda di lavoro, cercano infatti ricercatori e tecnici provenienti dalle aree ingegneristica, informatica e chimica che com’è noto mostrano, ad eccezione dell’informatica, un continuo calo di interesse da parte dei giovani entranti sul mercato del lavoro (come testimoniato anche dall’evoluzione delle immatricolazioni universitarie). Dal lato degli enti di ricerca al contrario sono privilegiate le specializzazioni in discipline che meglio si adattano alle caratteristiche dell’attività di ricerca da loro svolta (ovvero con un minor peso dello sviluppo sperimentale e una maggiore attenzione alla ricerca di base). L’esame della domanda di ricercatori e tecnici in base alla dimensione aziendale presenta alcune interessanti indicazioni. Nuovamente, è possibile rilevare un comportamento delle piccole imprese affine in molti casi a quello degli enti di ricerca. Fra le imprese la domanda di specializzazioni in matematica, biologia, geologia, scienze mediche e biomediche è infatti nettamente superiore per le piccole rispetto alle medie ed alle grandi imprese. Anche l’informatica appare più interessante come disciplina per le piccole imprese che per le altri classi (la presenza di numerosi laboratori di sviluppo software dalla ridotte dimensioni influisce notevolmente su tale dato). Al crescere della dimensione d’impresa cresce invece la domanda per ricercatori e tecnici con competenze nell’area dell’ingegneria meccanica ed elettronica. 67 20 25 30 35 40 45 50 Il secondo tema che si è cercato di analizzare è quello relativo ai fabbisogni formativi. Indagare nella direzione dei fabbisogni specialistici, relativi alle attività di ricerca delle singole imprese o degli enti, ha confermato l’ipotesi iniziale che tali fabbisogni siano estremamente differenti fra un soggetto e l’altro e che risulti complesso ed alla fine poco proficuo ogni tentativo di sintetizzarne le indicazioni (senza in questo modo cioè perdere la peculiarità di ogni singola informazione). Le esigenze formative dell’attività di ricerca sono, come è lecito d’altronde attendersi viste le sue caratteristiche intrinseche, molto varie e vanno tarate su ogni singola attività di ricerca intrapresa. Il tentativo di raggruppare gli interventi è presentato nel rapporto completo di ricerca. Appare evidente da questo esame come la difficoltà per domanda e offerta di ricercatori faccia fatica ad incrociarsi: le imprese da un lato cercano competenze iperspecialistiche, se però queste mancano (come in effetti avviene) preferiscono puntare su ricercatori ancora da formare, con solo una formazione "generale" pur evidenziando preferenze ben delimitate in alcuni ambiti (come sopra evidenziato)67. Se la formazione per gli addetti alla ricerca presenta certamente un altissimo livello di specializzazione si è voluto però puntare l’attenzione anche su competenze che non fossero necessariamente tecniche ma trasversali. Un risultato evidente è che il "pregiudizio" comune che vede il ricercatore "distaccato" dalle preoccupazioni del mercato trova una parziale conferma nelle opinio- Cfr. inoltre Commissione Europea, I ricercatori nello Spazio Europeo della Ricerca: una professione, molteplici carriere, Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento Europeo, Bruxelles, 18/07/2003. 79 Rapporto Attività 2002-04 ni dei protagonisti della ricerca in Friuli Venezia Giulia. Infatti, se competenze trasversali come l’organizzazione e la comunicazione sono considerate sufficientemente presenti nel bagaglio di ricercatori e tecnici, l’attenzione al mercato ed agli aspetti finanziari connessi con l’attività di R&S vengono giudicati carenti. Tali considerazioni derivano dall’osservazione della Tabella 18 che raccoglie i valori medi delle risposte relative alla limitatezza di alcune competenze trasversali68. Tabella 18 Giudizio sulla carenza di competenze trasversali, composizione percentuale per tipologia di soggetto intervistato Comunicare e relazionarsi Organizzare Competenze commerciali Competenze finanziarie Conoscenza delle lingue straniere 80 piccole imprese medie imprese grandi imprese enti di ricerca 2,4 2,5 2,5 2,7 2,4 2,6 2,3 2,7 3,2 3,3 3,3 3,0 3,4 3,1 3,3 3,0 2,4 2,4 2,3 2,0 Venendo esplicitamente alla questione formativa, che costituisce uno dei temi fondanti dell’intero Progetto D4, appare interessante osservare che quasi l’80% delle imprese ha fatto partecipare i propri addetti alla R&S a corsi di formazione nell’ultimo triennio. La percentuale sale all’85,7% tra gli enti di ricerca. Ovviamente questo non significa che le percentuali residue escludano attività formative, poiché la modalità con cui la domanda è stata posta non consente di misurare la formazione on the job (anche se la risposta relativa a corsi organizzati internamente comprende probabilmente anche modalità formative di questo tipo). Ciò che interessava rilevare comunque era l’attività formativa "formalizzata" nell’ipotesi che questa presupponga una volontà esplicita all’investimento in formazione per il personale addetto alla R&S. La percentuale individuata è comunque un chiaro indicatore dell’interesse fra le imprese e gli enti intervistati per il tema della formazione. Si tratta di risultati molto più elevati rispetto ad analoghe indagini, non specificamente rivolte ad imprese che svolgono attività di R&S69. Tale risultato non giunge naturalmente inaspettato. Pare ovvio che vi sia presso questi soggetti 68 69 una maggiore sensibilità al tema "formazione", che com’è noto spesso viene relegata agli ultimi posti nella scala degli investimenti, in ragione delle caratteristiche stesse delle imprese/enti intervistati: una maggiore presenza di personale con un’alta formazione, una superiore apertura ed attenzione al contesto nazionale ed internazionale, una maggiore propensione a considerare la risorsa umana come fattore rilevante per l’accrescimento della competitività (mentre in molti casi le strategie di concorrenza si basano esclusivamente sulla riduzione dei costi). Elemento significativo emergente dall’indagine è la capacità dei soggetti intervistati di ricorrere all’offerta di formazione esterna (non necessariamente proveniente dal contesto regionale). Il 64,9% delle imprese infatti è ricorso a strutture esterne per realizzare la formazione dei propri addetti alla R&S, di cui il 30,4% in via esclusiva ed il 34,5% in combinazione con interventi formativi gestiti internamente. Il ricorso all’esterno è ancora maggiore presso gli enti di ricerca, probabilmente grazie alla grande capacità degli stessi di sfruttare la rete di collaborazioni e contatti con altri istituti facenti parti del sistema nazionale della ricerca. Gli intervistati potevano graduare la propria risposta su di una scala da 1 a 5, dove il valore 1 indica una minima carenza ed il valore 5 invece la massima. Il valore 3 indica una carenza di livello medio. Ad esempio si vedano le recenti Ricerca e analisi delle strategie di ricerca e selezione del personale da parte delle imprese, Ires-FVG 2003; Orientamenti per la Programmazione degli interventi nell’ambito delle aree territoriali rientranti nell’Obiettivo 2, Ires-FVG 2003. Parte seconda - Gli studi e le ricerche Tabella 19 Frequenza di corsi di formazione nell'ultimo triennio (suddivisione percentuale per tipologia di soggetto) imprese enti totale organizzati internamente 14,3 14,3 14,3 organizzati da strutture esterne 30,4 39,3 31,6 organizzati sia internamente che da strutture esterne 34,5 32,1 34,2 nessun corso frequentato 20,8 14,3 19,9 totale 100,0 100,0 100,0 Tabella 20 Frequenza corsi di formazione nell'ultimo triennio (suddivisione percentuale per tipologia di soggetto) piccole imprese medie imprese grandi imprese organizzati internamente organizzatida strutture esterne organizzati sia internamente che da strutture esterne nessun corso totale enti di ricerca totale 14,3 14,8 13,2 14,3 14,3 36,7 29,6 23,7 39,3 31,6 22,4 26,5 100,0 30,9 24,7 100,0 57,9 5,3 100,0 32,1 14,3 100,0 34,2 19,9 100,0 81 La scelta relativa alla formazione è significativamente connessa con la variabile dimensionale/tipologica: le piccole e le medie imprese sono quelle che hanno fatto frequentare in misura minore corsi di formazione, mentre per le grandi tale connotato è quasi del tutto assente. In questo caso sembra dunque rispettata la previsione, ampiamente evidenziata in letteratura, secondo cui l’investimento in formazione è maggiore al crescere della dimensione d’impresa, sebbene la peculiarità delle piccole imprese presenti nel campione non consenta di evidenziare in tal senso una relazione lineare (la differenza infatti fra piccole e medie imprese è molto contenuta). Evidentemente però la ridotta dimensione spinge le piccole imprese che hanno nella ricerca il proprio core business a comportarsi analogamente alle altre piccole imprese del territorio regionale, riducendo l’investimento in formazione. Come noto le ragioni di tali scelte sono legate spesso a questioni di sostenibilità finanziaria e a problematiche congiunturali, prescindendo quindi 70 da un erroneo approccio culturale dell’impresa alla questione dello sviluppo delle risorse umane. Ciononostante è evidente che in questo modo si limita la crescita delle risorse umane e del sistema regionale intero della R&S, con effetti che si ripercuoteranno negativamente nel lungo periodo. Interessante è rilevare anche come le piccole imprese, scontando evidentemente la ridotta dimensione e la limitata strutturazione interna, ricorrano in maniera maggiore all’appoggio esterno. È invece nettamente coerente con la dimensione la scelta di realizzare la formazione combinando attività formative interne ed esterne (dal 22,4% delle piccole al 30,9% delle media la 57,9% delle grandi). Infine dalla Figura 9 si nota le imprese e gli enti che hanno nella ricerca la propria attività prevalente ricorrano in maniera maggiore all’offerta formativa esterna rispetto alle altre due classi di imprese/enti e siano al tempo stesso il gruppo che in assoluto ha investito in formazione70. Si deve osservare però una non perfetta linearità della variabile "intensità di ricerca" rispetto alle modalità formative. Rapporto Attività 2002-04 Figura 9 Frequenza dei corsi di formazione nell’ultimo triennio (suddivisione percentuale per intensità di ricerca) 40 35 Organizzati internamente 30 25 Organizzati esternamente 20 Organizzati sia internamente sia esternamente 15 10 No 5 0 82 L’aspetto propositivo in merito alle modalità formative è raffigurato nella Figura 1071. Nuovamente appare evidente la differenza fra imprese ed enti di ricerca. Le prime infatti ripartiscono le loro preferenze fra corsi brevi organizzati esternamente (corsi a catalogo sostanzialmente) e contributi assegnati direttamente per la realizzazione dell’attività formativa. Per gli enti invece accanto ai corsi brevi è auspicabile anche il ricorso a borse di stu- dio per esperienze da realizzarsi in altri laboratori con in subordine l’assegnazione di contributi. Quella della borsa di studio/ricerca è una modalità storicamente presente nell’ambito degli enti pubblici di ricerca e delle università, dunque non stupisce l’elevato peso che le viene assegnato. Colpisce forse di più la consistenza della segnalazione riferita a corsi brevi specialistici. Figura 10 Modalità formative preferite (valori in % per tipologia di soggetti intervistati) 100% Borse di studio presso altri soggetti 90% 80% Stage 70% 60% 50% Contributi all'impresa 40% 30% Corsi brevi specialistici 20% 10% 0% piccole 71 medie grandi enti Per gli intervistati era possibile assegnare due preferenze ordinate. Si è deciso di valutare le risposte assegnando un peso pari a 2 per la prima preferenza ed 1 per la seconda. Parte seconda - Gli studi e le ricerche La dimensione d’impresa influenza sensibilmente la scelta delle modalità formative. In particolare il finanziamento diretto è richiesto principalmente dalle piccole e medie imprese, mentre le grandi preferiscono di gran lunga la formazione a catalogo. Dalle grandi imprese meno interessante è valutata l’opportunità di inviare i propri dipendenti presso enti di ricerca o altre imprese mediante borse di studio (forse in questo caso emerge il timore di "esportare" know-how). È invece leggermente preferita l’esperienza di stage durante il percorso di studi, metodo probabilmente già ampiamente utilizzato e che invece per le piccole e medie imprese risulta di più difficile impiego. La dimensione e complessità delle grandi imprese, infatti, consente loro di ospitare stagisti a ciclo continuo (provenienti dalla scuola superiore, dall’università, scuole di dottorato o da corsi di formazione professionale). In generale il sistema dello stage durante il periodo di studi non è valutata come una metodologia interessante per la formazione dei ricercatori e dei tecnici. Tale affermazione contraddice parzialmente l’indicazione fornita dagli intervistati relativamente al difficile collegamento fra sistema formativo e mondo produttivo. È indubbio che lo stage costituisca uno strumento importante per realizzare un avvicinamento sia dal punto di vista formativo, unendo alla fase più teorica della scuola e dell’università il momento operativo dell’attività lavorativa, sia dal punto di vista del mercato del lavoro consentendo l’incontro effettivo di domanda ed offerta di lavoro. Le piccole e medie imprese invece sembrano decisamente preferire l’assegnazione di un contributo diretto per l’attività formativa, fornendo dunque un’indicazione favorevole agli interventi previsti dalla recente Legge Regionale sull’Innovazione (anche se va rimarcato che tale risposta sconta, in domande di questo tipo, un tendenziale favore delle imprese verso l’indicazione che preveda l’assegnazione di contributi finanziari). La preferenza delle piccole e medie imprese verso la formazione "autogestita" può derivare, in molti casi, anche da ragioni connesse con l’elevata specificità delle attività di ricerca avviate, che difficilmente possono trovare una corrispondenza con l’offerta formativa regionale (presupponendo che la frequenza di corsi in altre aree d’Italia o d’Europa preve- 72 dano costi difficilmente sostenibili per le ridotte risorse delle piccole e medie imprese). Interessante infine osservare come chi non ha fatto frequentare corsi di formazione ai propri dipendenti72 individui nell’assegnazione di contributi diretti per la gestione autonoma dell’attività formativa uno strumento importante; è, quindi, facile supporre che proprio la disponibilità di interventi di questo tipo possa costituire per questi soggetti un incentivo alla formazione dei propri dipendenti. È evidente, dunque, una minore fiducia sull’utilità della formazione esterna o addirittura sulla formazione in generale. Sarebbe interessante capire se la preferenza per un contributo diretto da parte di chi in effetti non investe in formazione è legato ad una questione di scarsa cultura della formazione oppure se è solo una conferma che la maggiore difficoltà delle piccole e medie imprese a realizzare la formazione è connessa a problemi economico-finanziari. Anche in questo caso comunque la scelta di limitare la formazione dipenderebbe da una strategia esclusivamente di breve periodo che non valuta i vantaggi competitivi che possono derivare dall’investimento nelle risorse umane nel lungo periodo. Se per altri settori questo ragionamento può avere una validità, comunque limitata e che certamente non procura vantaggi per il sistema economico regionale, nella specifica area della R&S difficilmente se ne intravede la sostenibilità. Infine è utile rilevare le risposte in base alla variabile che classifica le imprese in base "all’intensità di ricerca". Le imprese e gli enti che svolgono in prevalenza attività di ricerca prediligono molto più che le altre tipologie di soggetti l’effettuazione di esperienza presso laboratori esterni oppure l’effettuazione di stage nel periodo di studi (naturalmente su questo dato influisce il peso degli enti di ricerca che come già evidenziato si collocano in prevalenza nella tipologia ad "alta intensità di R&S"). Al contrario sono molto meno interessati a finanziamenti diretti all’impresa/ente affinché organizzi l’attività formativa. Va infine nuovamente fatto osservare che il settore di appartenenza di imprese ed enti non influenza in maniera significativa né le modalità formative preferite né l’avere o meno partecipato a corsi di formazione nell’ultimo triennio. Nuovamente è bene ricordare che ci si riferisce a formazione formalizzata, escludendo quindi la formazione on the job. 83 Rapporto Attività 2002-04 2.4. Rapporti con il sistema della ricerca I canali ai quali le strutture che si dedicano all’attività di ricerca e sviluppo in misura prevalente o accessoria possono accedere per ottenere dei finanziamenti sono numerosi: a seconda del livello essi si diversificano in regionali, nazionali e comunitari. Tra le strutture intervistate, ovviamente sono gli enti di ricerca che in maniera più sistematica riescono ad accedere a finanziamenti per l’attività di ricerca condotta. Il canale di finanziamento più utilizzato è quello regionale: nel complesso, il 67,7% dei soggetti intervistati dichiara di aver ricevuto contributi dalla Regione Friuli Venezia Giulia nell’ultimo quinquennio, mentre per quanto riguarda esclusivamente gli enti di ricerca, quasi l’86% ha avuto accesso a tali incentivi (per il settore privato la percentuale risulta comunque elevata, essendo pari al 64,7%). Per le imprese, seguono in ordine di importanza le erogazioni provenienti dallo Stato, mentre per gli enti di ricerca il secondo posto è occupato dall’Unione Europea, che finanzia quasi i due terzi delle unità interpellate (le imprese che riescono ad accedere agli incentivi comunitari sono, invece, appena il 34% del campione). Per quanto riguarda i finanziamenti statali, va sottolineato che la loro bassa fruizione è sicuramente in parte legata al blocco dell’erogazione dei contributi verificatosi negli ultimi anni73. Una netta distinzione tra strutture private ed enti di ricerca si riscontra, invece, per i contributi ricevuti dagli Enti pubblici di ricerca nazionali (che hanno finanziato il 64,3% degli enti ed appena il 6% del settore privato) e, in misura minore, per quelli provenienti dagli altri organismi internazionali. Se si considera il livello regionale, i contributi ricevuti per l’attività di ricerca non differiscono sostanzialmente tra settore privato e pubblico; i maggiori scostamenti si riscontrano, invece, a livello nazionale e comunitario, dove la maggioranza dei contributi è a favore degli enti di ricerca e poche sono le imprese che riescono ad accedere a tali finanziamenti. Tabella 21 Dettaglio della provenienza di contributi ricevuti per l’attività di R&S nell’ultimo quinquennio per classe dimensionale della struttura (valori in %) piccole imprese medie imprese grandi imprese 84 Stato Regione Enti pubblici nazionali di ricerca Unione europea Altri soggetti ed organismi internazionali Altro totale 30,6 65,3 28,9 66,3 51,4 60,0 60,7 85,7 37,9 67,7 12,2 41,7 2,4 25,3 5,9 44,1 42,9 64,3 11,3 38,3 6,1 2,0 1,2 0,0 11,4 0,0 17,9 14,3 6,7 2,6 All’interno del settore privato, considerando il dettaglio dimensionale (Tabella 21), le differenze che si riscontrano sono piuttosto nette: hanno accesso ai contributi nazionali (e anche comunitari comunque) soprattutto le imprese con oltre 200 addetti, mentre sono le piccole imprese a privilegiare i canali di finanziamento comunitari e quelli degli Enti pubblici di ricerca. La classe intermedia riceve, invece, in maggioranza contributi elargiti dalla Regione Friuli Venezia Giulia: le leggi regionali che inizialmente agevolavano esclusivamente il settore industriale, coprono ora anche le innovazioni condotte in altri settori, come quello artigianale ampiamente diffuso a livello regionale; per questo motivo, le unità che accedono in maggioranza a tale canale agevolativo rientrano nella classe della media impresa impiegata in settori tradizionali. La minore capa73 enti di ricerca cità delle medie imprese di accedere a contributi statali, europei o provenienti da centri di ricerca, è un indice sia probabilmente di una minore rilevanza dell’attività di ricerca intrapresa, sia della difficoltà ad ampliare la propria abilità a "fare rete" oltre il sistema locale. Viceversa grandi e piccole imprese, grazie alla qualità dei progetti di ricerca intrapresi, e ad una maggiore propensione alle collaborazioni, come verrà evidenziato nell’analisi successiva, riescono ad ottenere contributi quali quelli europei e nazionali, di maggior rilievo finanziario rispetto a quelli regionali. Un ulteriore aspetto sul quale è necessario porre l’attenzione nel momento in cui ci si trova a studiare la modalità di conduzione dell’attività di ricerca riguarda le collaborazioni che le unità del campione possono intraprendere per la realizza- Si veda in merito il capitolo relativo presente nella versione completa del rapporto di ricerca. Parte seconda - Gli studi e le ricerche zione di progetti di ricerca e sviluppo tecnologico. Dalla Tabella 22 si evince come ben il 70% delle strutture intervistate abbia sviluppato, negli ultimi tre anni, collaborazioni per portare a termine delle attività di R&S. Tra le due macroclassi più volte considerate, quella degli enti di ricerca palesa un maggior ricorso a collegamenti con altri soggetti (quasi il 93%), mentre un valore addirittura supe- riore si riscontra per le grandi imprese con oltre 200 addetti: 95 su 100 di esse realizzano progetti in partenariato con altre strutture. Valore di molto inferiore si riscontra, invece, per le altre due classi dimensionali private: solo il 68% delle piccole imprese e appena il 52% delle imprese tradizionali regionali hanno contatti con strutture esterne. Tabella 22 Ricorso a collaborazioni per la realizzazione di progetti di R&S nell’ultimo quinquennio (valori in %) piccole imprese medie imprese grandi imprese sì no totale 68,0 32,0 100,0 52,4 47,6 100,0 Tale conclusione appare piuttosto evidente, dal momento che le grosse imprese solitamente fanno parte di gruppi nazionali o esteri e di conseguenza hanno diversi contatti con strutture diverse; dall’altra parte, inoltre, la grande dimensione comporta la capacità di instaurare contatti con centri di ricerca pubblici e università. Le grandi imprese, infatti, possono sostenere strategie di lungo periodo e avviare progetti di ricerca di ampio respiro, in cui coinvolgere anche altri soggetti pubblici e privati. Le medie imprese, invece, che come detto subiscono in maniera più rilevante le pressioni concorrenziali del mercato, probabilmente sviluppano attività di ricerca di minore rilievo, gestite in prevalenza internamente o nel contesto locale. Dall’altra parte, le piccole imprese sono specializzati nella conduzione di una particolare tipologia di attività di ricerca e, come è visto nel paragrafo dedicato alle risorse umane dedite all’attività di ricerca, dispongono di personale altamente qualificato. Di conseguenza sono in grado di portare a termine la realizzazione di progetti senza dover necessariamente ricorrere a partner esterni. Analizzando, ora, nello specifico, i partner con i 94,7 5,3 100,0 enti di ricerca totale 92,9 7,1 100,0 70,2 29,8 100,0 quali le relazioni di collaborazione risultano più strette (Tabella 23), al primo posto troviamo le imprese nazionali, seguite di poco dalle altre università presenti al di fuori del territorio regionale; mentre la posizione ricoperta dalle prime appare piuttosto scontata, insolito sembra il dato riscontrato con gli altri atenei nazionali. Tra l’Università di Trieste e l’Università di Udine, quella che collabora in misura più rilevante con le unità oggetto dell’indagine è la prima, ma tale dato può essere influenzato dalla stretta vicinanza tra l’Ateneo triestino e l’AREA Science Park, e dal fatto che quasi tutte le unità presenti in tale insediamento tecnologico sono state incluse nel campione. L’Università di Udine sviluppa rapporti di collaborazione con appena il 25,5% degli intervistati, superata sia dalle imprese estere che dai centri di ricerca privati. Colpisce in particolare il fatto che imprese ed enti regionali abbiano instaurato collaborazioni con università esterne alla regione in misura superiore rispetto a quelle sviluppate con le Università di Trieste e di Udine. Tale comportamento appare in particolare rilevante presso le grandi imprese. Tabella 23 Quadro dei partner con i quali le Imprese/Enti di Ricerca hanno intrapreso collaborazioni per la realizzazione di progetti di R&S per classe dimensionale della struttura (valori in %) piccole imprese medie imprese grandi imprese Imprese italiane Imprese estere Centri di ricerca privati Università di Udine Università di Trieste Altre Università Centri di ricerca pubblici Altri enti/soggetti pubblici 58,8 47,1 58,8 18,2 64,7 61,8 38,2 20,6 60,5 32,6 30,2 18,6 23,8 26,2 9,3 7,0 50,0 61,1 44,4 25,0 33,3 58,3 13,9 5,6 enti di ricerca totale 46,2 38,5 38,5 48,0 73,1 80,8 42,3 34,6 54,7 44,6 42,4 25,5 45,7 53,6 23,7 15,1 85 Rapporto Attività 2002-04 Considerando ora il dettaglio dimensionale, gli enti di ricerca stringono ovviamente maggiori collaborazioni, rispetto al settore privato, con i soggetti a carattere pubblico, quindi con le due università regionali di Trieste e di Udine ed università nazionali (nei confronti di queste ultime la percentuale raggiunge addirittura oltre l’80%), come anche con i centri di ricerca pubblici. All’interno del settore privato, sono le piccole imprese quelle che collaborano di più con il mondo accademico (poco comunque con l’ateneo udinese), con i centri di ricerca privati e con le imprese nazionali. Come evidenziato nell’analisi sviluppata, del resto, le caratteristiche e le strategie delle piccole imprese in molti casi si sono dimostrati similari a quelli degli enti di ricerca, e dunque tale risultato non stupisce (oltre il 60% collabora con diversi atenei e centri di ricerca privati). 86 Mentre se si considera la classe dimensionale intermedia, i contatti appaiono concentrati soprattutto nei confronti di altre imprese italiane e, a conferma della scarsa capacità di fare rete, sono molto più ridotti i partenariati sviluppati con centri di ricerca privati (30,2%), pubblici (solo 9,3%) e università (con valori compresi tra il 18,6% e il 26,2%). Inoltre, anche i contatti a livello internazionale, che dovrebbe costituire un importante obiettivo di chi è impegnato in attività di ricerca, sono i più bassi tra le classi considerate. Le grandi imprese, al contrario, come già evidenziato mantengono un partenariato piuttosto attivo con il settore privato sia italiano che estero, piuttosto basso con l’Università di Udine e l’Università di Trieste e in misura maggiore con quelle del resto d’Italia. Parte seconda - Gli studi e le ricerche Parte seconda Gli studi e le ricerche Le buone prassi per lo sviluppo delle risorse umane nel settore della R&S a cura di Agemont - Centro Servizi ed animazione economica Introduzione L’Europa sta attraversando una delle fasi cruciali della sua storia: si trova infatti a doversi confrontare ogni giorno con un numero crescente di scelte, a volte estremamente conflittuali, e le diverse strade che essa decide di intraprendere portano con sé conseguenze significative per il futuro assetto della società europea e per il suo ruolo nel contesto mondiale. Ci troviamo, infatti, sullo sfondo di un ambiente completamente nuovo creato dalla globalizzazione, dai cambiamenti tecnologici e da una popolazione che sta invecchiando. La globalizzazione è in stretta relazione con la capacità di rispondere in tempo alle specifiche necessità degli utenti/consumatori finali. Tale capacità richiede l’accumulazione di una quantità sempre maggiore di conoscenza attraverso un utilizzo intensivo delle informazioni a disposizione. La conoscenza per se stessa non costituisce un fattore competitivo nuovo, in quanto è sempre stata la base per l’attività umana: quello che oggi è radicalmente mutato è la velocità della sua creazione, accumulazione e diffusione. Un cambiamento fondamentale in tal senso si è avuto grazie all’impatto di tre nuove "tecnologie chiave"1 dalle caratteristiche rivoluzionarie: le tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT); le biotecnologie; le nanotecnologie. Le ICT, in particolare, giocano un ruolo preminente nella diffusione di conoscenza codificata, rendendo lo scambio di comunicazione e di conoscenza sempre meno dipendente da limitazioni di tempo e spazio. Se appena due secoli fa l’Europa passava da 1 una società di tipo agrario ad una di tipo industriale, oggi sta evolvendo verso una società post industriale basata sulla conoscenza: fin dall’inizio degli anni Settanta, infatti, le più avanzate economie del mondo sono state sottoposte a cambiamenti strutturali che hanno determinato il loro passaggio da economie industrializzate basate prevalentemente sul lavoro, sui capitali tangibili e sulle risorse materiali, in economie basate sempre più sulla creazione, diffusione e sfruttamento della conoscenza, con una conseguente crescita nel lungo periodo degli investimenti immateriali È possibile, perciò, affermare che oggi la crescita economica dipende direttamente dagli investimenti in conoscenza. Una delle caratteristiche fondamentali di questo cambiamento è la strutturale intensificazione delle attività di ricerca; se la conoscenza diventa il fattore primario, il capitale umano e la manodopera professionale giocano un ruolo sempre più determinante: il capitale umano è, infatti, l’elemento chiave nella creazione e nella diffusione di nuova conoscenza. La conoscenza però non sta diventando solo la principale risorsa per il benessere delle persone, delle economie e delle nazioni, ma anche una delle principali fonti di disuguaglianza: in altre parole, essendo la chiave per incrementare la competitività, essa può aumentare le disparità economiche tra le regioni, i paesi e i continenti; favorendo così fenomeni di disgregazione della coesione sociale Consapevoli di queste dinamiche, i leader europei hanno riconosciuto che la transizione verso un’economia fondata sulla conoscenza implica un fondamentale mutamento strutturale, e cioè tutte le sfide a cui l’Europa si trova di fronte necessitano di essere riconsiderate alla luce di Una "tecnologia chiave" è una tecnologia che accresce le nuove tecnologie e influenza profondamente quelle esistenti; in altre parole, essa può avere un effetto "orizzontale" su numerosi settori industriali, con conseguenze positive per l’intera economia in termini di nuovi prodotti, processi e occupazione; essa può rappresentare un catalizzatore per un radicale progresso tecnologico, che non solo conduce a sostanziali cambiamenti nei processi di innovazione tecnologica delle imprese, ma che ha anche un significativo impatto sulla società. 87 Rapporto Attività 2002-04 88 questo nuovo paradigma. Per questo motivo, al Consiglio Europeo di Lisbona del marzo 2000, i leader europei si sono posti l’obiettivo di trasformare entro il 2010 l’Unione nella più competitiva e dinamica economia mondiale basata sulla conoscenza, in grado di garantire una crescita economica sostenibile accanto a sempre più numerosi e migliori posti di lavoro e una sempre maggiore coesione sociale. In questa fase di transizione verso un’economia basata sulla conoscenza, però, l’Europa sta già perdendo terreno rispetto agli Stati Uniti, paese dalla cui esperienza può apprendere molto; lo scopo non dovrebbe essere però quello di imitarli bensì quello di cercare di definire una "via europea" verso un’economia basata sulla conoscenza. In questo senso vanno analizzati attentamente gli ultimi dati disponibili sulla condizione della ricerca e dello sviluppo tecnologico in Europa (R&S), poiché essi mostrano chiaramente, sotto diversi aspetti, un incremento crescente del gap tra l’Europa e i suoi principali concorrenti: l’Unione Europea è infatti largamente dietro agli Stati Uniti (e in misura minore al Giappone); le percentuali di crescita osservate molto probabilmente non le permetteranno di raggiungerli nel 2010. Mentre questa osservazione generale nasconde significative disparità all’interno degli stati membri, con alcuni paesi che necessitano di compiere sforzi maggiori di altri, appare cruciale per tutti non solo incrementare il volume degli investimenti fatti nell’economia fondata sulla conoscenza ma anche migliorare il modo in cui vengono allocati e implementati. Scendendo nei particolari, il Consiglio europeo di Lisbona del 2000 ha fornito una lista di obiettivi concreti, tra cui l’incremento annuale degli investimenti pro capite nelle risorse umane, la creazione di una struttura europea che definisca le nuove abilità e competenze per la formazione continua al fine di promuovere la cultura digitale (IT skills, lingue straniere, cultura tecnologica, imprenditorialità e social skills, istituzione di un diploma europeo per le abilità base dell’IT) e la definizione di meccanismi per incoraggiare la mobilità degli studenti, degli insegnanti, e dei ricercatori attraverso un uso migliore dei programmi comunitari (SOCRATE, LEONARDO, YOUTH), anche attraverso la rimozione degli ostacoli al riconoscimento della qualificazione relativa al periodo di studi all’estero. Strettamente legata a quest’ultimo punto è l’iniziativa, lanciata sempre nel 2000, di creare un’Area di Ricerca Europea (European Research 2 Area ERA), che aspiri ad una ristrutturazione dei sistemi di ricerca nazionali attraverso un maggior coordinamento e cooperazione, per trasformarli in un unico "Singolo Mercato per la Ricerca"2. Una politica di crescita, basata sullo sviluppo intensivo degli investimenti intangibili, è necessaria non solo per assicurare la stabilità macroeconomica e migliorare la competitività, ma anche per venire incontro alle necessità dell’emergente economia basata sulla conoscenza e per rispondere alle sfide della popolazione che invecchia. Le sfide demografiche, economiche e sociali non sono dei problemi isolati e necessitano perciò di essere affrontate attraverso politiche coordinate e ben bilanciate. Proprio sulla base di tali considerazioni ed esigenze, il Consiglio di Lisbona del 2000 ha delineato a tal proposito un complesso integrato di politiche, misure e azioni. Innanzitutto, viene richiesto un buon coordinamento tra le politiche pubbliche macroeconomiche da un lato, e le politiche strutturali (in particolare educazione, ricerca, innovazione e occupazione) dall’altro. Le stabilità monetaria e di bilancio, infatti, sono necessarie per assicurare una crescita economica sostenibile, ma non sono sufficienti a garantire una crescita economica di lungo termine; esse devono perciò essere accompagnate e ben bilanciate con efficaci politiche che promuovano l’accumulazione di capitale umano e il progresso tecnologico e l’innovazione, fonti di competitività, crescita economica, occupazione. Secondariamente, è necessario anche un miglior coordinamento tra le politiche strutturali stesse. Ad esempio, non sembra avere senso considerare il sistema di ricerca come separato dal sistema educativo o dalle politiche di occupazione. Inoltre, le politiche pubbliche devono fare dei passi concreti per far sì che il mondo dell’industria incoraggi e faciliti le attività di R&S e il trasferimento della conoscenza in prodotti e servizi commerciabili (ad esempio tramite agevolazioni fiscali che favoriscano gli investimenti delle imprese nella ricerca e nell’innovazione). In terzo luogo, è necessario un migliore coordinamento a livello regionale, nazionale ed internazionale delle politiche e delle azioni a supporto delle attività di ricerca scientifica e tecnologica, al fine di trovare il giusto bilanciamento tra le specifiche caratteristiche ed esigenze nazionali e regionali da una parte e l’interesse comune dall’altra. Durante il Consiglio di Barcellona del marzo 2002, è stato pattuito l’obiettivo strategico di incrementare gli investimenti per R&S al 3% del Il "benchmarking" delle politiche di ricerca (primo passo per l’identificazione dei fallimenti sistemici) rappresenta uno degli strumenti per l’implementazione del nuovo "metodo aperto di coordinamento" delle politiche stabilite all’incontro di Lisbona nel marzo del 2000. Esso prende in considerazione le specifiche caratteristiche del contesto locale per scoprire le imperfezioni sistemiche; tale monitoraggio del progresso fatto nei vari campi dei sistemi di ricerca europei e la rilevazione dei loro punti di forza e delle loro debolezze attraverso indicatori attendibili è ovviamente di cruciale importanza. Parte seconda - Gli studi e le ricerche PIL entro il 2010; tale aumento avrà però poco senso se il sistema di ricerca non avrà a sua disposizione un buon numero di scienziati di alto livello qualitativo o se non sarà in grado di attrarre ricercatori dai paesi extra-europei e garantire una maggiore mobilità degli stessi. Per questo motivo, nel giugno 2002 è stato presentato il VI Programma Quadro, con l’obiettivo di rafforzare le basi scientifiche e tecnologiche dell’industria europea, sviluppando la sua competitività internazionale. Dal punto di vista delle motivazioni per incentivare la ricerca e lo sviluppo tecnologico e migliorare l’attività dei ricercatori, bisogna prendere in considerazione anche la particolare cultura d'impresa presente negli USA, che dà una grande importanza alla valorizzazione delle risorse umane e colloca il ricercatore in posizione centrale all'interno dell'azienda (ad esempio dandogli apposito spazio sul sito internet della società); tale cultura porta a prevedere anche l'assegnazione di premi/riconoscimenti ai migliori ricercatori che hanno apportato un miglioramento all'impresa per la quale lavorano (esempi: ASTD Awards - premi assegnati dall'American Society for Training & Development) e mette a disposizione dei ricercatori attraverso reti di comunicazioni una notevole massa di informazioni. 1.1. Indicatori dello stato della ricerca in Europa È stato preso in considerazione lo stato del settore della ricerca e sviluppo in Europa (raffrontato con la situazione americana e giapponese) per individuare, attraverso l’utilizzo di una serie di indicatori3, sia gli stati a livello di eccellenza sia quelli in cui si registrano difficoltà e ritardi. Tale analisi è stata condotta sia dal punto di vista degli investiTabella 1 menti in R&S compiuti da ogni paese, sia da quello dei risultati ottenuti. Nelle tabelle che seguono sono evidenziati, per ogni indicatore analizzato, i paesi con le performance migliori (colore grigio) e quelli con le performance peggiori (colore arancio). Indicatori riguardanti gli investimenti in R&S Paese INDICATORI EL FIN S UK I F E L NL D A B IRL P DK JP US EU crescita GDP reale investimenti in R&S crescita investimenti in R&S invest. in R&S (% sul GDP) e crescita fonti di finanz. alla R&S percent. GDP statale alla R&S crescita budget statale per R&S spesa ind. per R&S come % GERD evoluzione spesa R&S dell'industria crescita finanz. industriali alla R&S investimenti Venture Capital numero ricercatori crescita annua ricercatori ricercatori nel privato numero ricercatori sulla forza lavoro crescita ricercatori sulla forza lavoro ricercatrici donne spesa per ricercatore numero di laureati numero di laureati in S&E donne laureate in S&E spesa per studente crescita spesa per studente 3 Si rimanda alla versione completa del rapporto di ricerca per l’analisi dei singoli indicatori. 89 Rapporto Attività 2002-04 Tabella 2 Indicatori riguardanti i risultati della R&S Paese INDICATORI EL FIN S UK I F E L NL D A B IRL P DK JP US EU crescita pubbl. scientifiche numero pubbl. scientifiche copubblicazioni domestiche copubblicazioni internazionali brevetti EPO brevetti USPTO crescita brevetti brevetti pro capite brevetti ICT (UE) brevetti biotecnologie expo di prodotti high-tech sul tot. expo. expo prod. high-tech sul mercato glob. TBP ricevute crescita produttività del lavoro val. agg. dei settori ad alta e media tecn. impiego nei settori ad alta e media tecn. crescita impiego nei settori ad alta tecn. 1.2. R&S in Europa, Stati Uniti, Giappone 90 Nel 2001 in Europa la spesa media per la ricerca, come percentuale sul PIL,,ha raggiunto il valore record dell'1,98%. Tuttavia è presente ancora un gap con gli Stati Uniti che sembra difficile da colmare (il valore americano è pari al 2.80%); a ciò deve aggiungersi che anche il Giappone mostra un valore (2.0%) leggermente superiore alla media dei paesi dell’Unione Europea (EU 15).. Inoltre, dai dati a disposizione emerge che l'Europa impiega pochi ricercatori, nonostante il numero di laureati in discipline scientifiche ed in ingegneria sia superiore rispetto al Giappone e agli Usa; il vero problema è dato dal settore privato, che investe ancora troppo poco nella ricerca, soprattutto se confrontiamo la situazione esistente negli Stati Uniti. Per garantire il raggiungimento degli obiettivi di Lisbona, è evidente che l'Europa dovrà assolutamente incrementare i suoi sforzi sia nella ricerca che nell'istruzione, aumentando gli investimenti pubblici, necessari a creare le condizioni favorevoli e ad incoraggiare gli investimenti del settore privato. Più attenzione dovrà poi essere posta nei riguardi delle risorse umane. Questo implica intervenire in modo più incisivo nell’ambito dell'istruzione di base, di quella secondaria ed universitaria, della formazione continua dei lavoratori. È probabile che il limitato numero di ricercatori in Europa costituirà un serio problema nel futuro; bisognerà, quindi, incoraggiare studenti altamente qualificati, soprattutto in ingegneria e materie scientifiche, a dedicarsi alla ricerca, oltre a favorire l’ingresso di un maggiore numero di donne nel settore della R&S e la mobilità in entrata di ricercatori stranieri. Ciò potrà essere fatto migliorando l'ambiente e le attrezzature a disposizione di chi vuole fare ricerca (infrastrutture, regolamenti, educazione, formazione, fondi) all'interno dell'UE. Alcuni paesi del nord Europa (Svezia, Danimarca, Finlandia) hanno già raggiunto l'obiettivo del 3%, del loro PIL investito in R&S e sono ai primi posti in Europa per il numero di laureati e ricercatori. Questi paesi hanno conseguito anche un ottimo equilibrio tra finanziamento pubblico e privato dei programmi di ricerca. In altri stati membri, quali Grecia, Danimarca, Irlanda e Belgio, gli alti tassi di crescita dimostrano l'ambizione di questi Paesi di accrescere la loro integrazione nel sistema dell'innovazione europea e la loro determinazione nel voler raggiungere l'obiettivo comune. Per altri paesi, tra i quali vi è anche l’Italia, invece, l'obiettivo del 3% non è realistico in termini brevi, anche se può servire come parametro valido e target futuro. Per diventare la più dinamica economia mondiale basata sulla conoscenza, l'Unione Europea dovrà quindi rafforzare l’impegno del settore privato nella R&S attraverso misure quali ad esempio prestiti, incentivi fiscali, venture capital, sussidi pubblici e attraverso la creazione di un ambiente favorevole alla crescita; dovrà poi creare condizio- Parte seconda - Gli studi e le ricerche ni favorevoli per rafforzare la creazione di conoscenza attraverso la ricerca pubblica e implementare strategie per ottenere un sistema di ricerca pubblica più efficiente. Appare poi necessario assicurare un ambiente in grado di stimolare il processo di trasformazione della nuova conoscenza in nuove tecnologie avanzate e innovazioni e accrescere la trasmissione di conoscenza e know-how, incoraggiando la collaborazione tra i vari attori del sistema dell'innovazione e di quelli del settore dell’educazione, con particolare riguardo agli interventi di formazione continua. Dovrà inoltre essere incrementata e mantenuta l'accessibilità alle informazioni, alla tecnologia e all'istruzione, ed essere creata una European Research Area (ERA) per attrarre "the best brain" e per rimuovere gli ostacoli alla mobilità dei ricercatori e attrarne dai paesi extra-europei. Tali misure dovranno essere accompagnate da politiche macroeconomiche che migliorino le condizioni di lavoro e valorizzino le risorse umane e supportino innovazione e R&S attraverso agevolazioni fiscali, benefici, investimenti pubblici. 1.3. Buone prassi nel settore della ricerca: paesi a livello di eccellenza Lo stato del settore della R&S a livello internazionale presenta situazioni assai differenti fra i vari paesi. Si cercherà di descrivere queste differenze, analizzando i principali meccanismi adottati nei diversi stati per attrarre al loro interno i migliori ricercatori4 e per favorire, più in generale, lo sviluppo delle risorse umane attive nella R&S. Nel fare ciò, per quanto riguarda l’UE, in questa sintesi verranno presi in considerazione alcuni paesi considerati "paesi eccellenti" nelle pubblicazioni e statistiche internazionali, con particolare riferimento ai documenti dell’Unione Europea. Per presentare un quadro riassuntivo a livello mondiale, saranno analizzate anche le buone prassi adottate negli Stati Uniti e in Giappone. Per rendere più chiara e immediata la comprensione delle diverse azioni adottate nei paesi UE, queste sono state suddivise in diverse aree, a seconda che riguardino interventi di tipo fiscale, facilitino le procedure di immigrazione dei ricercatori, siano interventi finalizzati ad erogare sovvenzioni ai ricercatori in diverse forme, quali borse di studio ed assegni di ricerca, o politiche di marketing volte ad aumentare la visibilità e l’attrattività delle proprie strutture di ricerca e sviluppo tecnologico. L’analisi è preceduta da una breve panoramica generale sulle diverse politiche nazionali nell’ambito della ricerca e dello sviluppo in alcuni paesi europei considerati a livello di eccellenza; per questo motivo verrà analizzata la situazione in Svezia, Finlandia, Danimarca. il secondo è stato quello di favorire il progresso a livello regionale con l’istituzione di "Regional Growth Agreements", strumento primario per coordinare le politiche dei diversi settori e per sperimentare nuovi approcci alla promozione dello sviluppo industriale a livello regionale e locale. Il programma nazionale per lo sviluppo e l’innovazione ha posto particolare enfasi sull’importanza di fare sistema tra gli attori pubblici e quelli privati per favorire la competitività delle imprese, ad esempio sostenendo la creazione di joint venture tra università, centri di ricerca e imprese private e stimolando anche la capacità di queste ultime di acquisire tecnologie e know how attraverso la creazione di reti di imprese su progetti di ricerca comune e la realizzazione di una rete di broker tecnologici dotati di competenze eterogenee. Le aree tematiche di ricerca ritenute prioritarie dal governo svedese sono: biotecnologie; information and communication technology (ITC); microelettronica; tecnologie dei materiali. VINNOVA ha attuato diversi programmi, tra i quali è opportuno ricordare: 1.3.1. Buone prassi in Svezia VINNVÄXT: ha lo scopo di favorire la creazione di un ambiente di ricerca di alta qualità anche attraverso la realizzazione di incubatori d’impresa e la cooperazione tra imprese private, enti di ricerca e sistema politico. La politica svedese per l’innovazione si è posta due principali obiettivi: il primo è quello di migliorare il coordinamento degli interventi nell’ambito della ricerca attraverso la riorganizzazione della struttura di ricerca, con la creazione dell’Agenzia svedese per il sistema dell’innovazione (VINNOVA), VINST: finalizzato a finanziare progetti di ricerca condotti in collaborazione tra ricercatori delle università o istituti di ricerca svedesi e imprese che hanno sviluppato in proprio prodotti e intendono migliorare le proprie performance sul mercato. Le nuove conoscenze generate vanno a 4 Si rimanda alla versione completa del rapporto di ricerca per la trattazione approfondita dello stato della ricerca a livello internazionale. 91 Rapporto Attività 2002-04 beneficio delle singole imprese, dei ricercatori ma anche, più in generale, di tutto il sistema industriale. 92 Attenzione è stata posta anche all’importanza della mobilità dei giovani ricercatori sia all’interno del paese che verso l’estero e alla protezione dei diritti di brevetto per i ricercatori che operano nell’ambito degli istituti di formazione superiore, offrendo loro anche un supporto per la commercializzazione. L’"Higher Education Act" impone agli istituti di formazione superiore di cooperare con gli altri attori sociali e di informarli sulle attività di ricerca portate avanti. Prevede anche la creazione di Centri di competenza che sono joint venture tra università, industrie e VINNOVA. Per quanto riguarda i programmi di educazione vengono realizzati, a vari livelli scolastici, corsi di management dell’innovazione per creare una cultura imprenditoriale. Tra le iniziative realizzate in questo ambito vi sono i "Venture Cup Projects" nei quali gli studenti sono impegnati nella realizzazione di business plan per nuove iniziative innovative, corsi di formazione che prevedono anche l’esperienza in un ambiente lavorativo reale, e corsi di formazione continua con la possibilità di dedurre dalle tasse parte del costo. Tra i principali Istituti di ricerca in Svezia vi è il Karolinska Institutet (2.000 ricercatori, 30 dipartimenti e 15 centri), università interamente dedicata alla ricerca e alla pratica nel campo della medicina, dotata anche di una struttura ospedaliera. Posizioni leadership della Svezia, in effetti, si registrano nel campo dell’industria farmaceutica: è il caso, ad esempio, di AstraZeneca, gruppo nato dalla fusione tra la svedese Astra AB e l’inglese Zeneca Group PLC,che opera nel campo della ricerca molecolare, di quella pre-clinica e clinica per l’approfondimento farmacologico, della terapia del dolore, delle cellule staminali, della purificazione e caratterizzazione delle proteine. Una filiazione del Karolinska a sostegno e incentivazione dell’industria è il Karolinska Innovation AB che identifica e valuta le innovazioni promettenti, sostenendone l’accesso al brevetto e il potenziale commerciale, dal venture capital alla fase di start-up. La Svezia ha provveduto a cambiamenti ed interventi in tema di politica scientifica. Nel 2001 il Parlamento ha istituito il "Swedish Research Council" responsabile per le attività di ricerca di base. La struttura è un’agenzia che accorpa quattro precedenti Consigli di ricerca e lo stesso Consiglio di pianificazione della ricerca, al fine di concentrare ogni sforzo del paese nelle politiche e nelle attività di R&S. Il governo svedese ha previsto una serie di misure di carattere fiscale per attrarre i ricercatori (ricordiamo che in Svezia le aliquote fiscali sul reddito personale sono tra le più alte del mondo); a favore dei ricercatori stranieri si applica una riduzione del 25% del reddito tassabile (le tasse sul reddito sono cioè calcolate solo sul 75% del reddito imponibile) per un periodo di 3 anni; sono inoltre previsti contributi esenti da tasse per le spese di viaggio da e per la Svezia, oltre che agevolazioni per le tasse scolastiche dei figli In merito alle politiche legate all’immigrazione, i ricercatori facenti parte dell’Unione Europea non devono presentare il permesso di soggiorno e non devono dimostrare che hanno il supporto finanziario necessario per vivere in Svezia (ciò è invece richiesto agli studenti dei Paesi non UE). Gli studenti e i ricercatori nazionali godono degli stessi benefici sociali degli altri impiegati dell'istituto in cui lavorano: stipendio mensile, vacanze retribuite, pensione, assicurazione sul lavoro, assicurazione sulla salute e benefici per malattia; sono previste anche sovvenzioni per studenti e ricercatori a copertura delle spese di viaggio necessarie per partecipare a conferenze e seminari e per programmi di scambio e di cooperazione bilaterali con i paesi UE per la mobilità degli studenti. I Consigli di ricerca, fondazioni di ricerca e alcune agenzie governative finanziano borse di studio per soggiorni di studio all'estero e post dottorato per ricercatrici donne, come pure è finanziata l’istituzione di cattedre universitarie riservate a docenti donne. Per quanto riguarda le politiche di marketing attuate per aumentare la visibilità del sistema di ricerca nazionale e, di conseguenza, per attirare ricercatori, è opportuno segnalare la disponibilità di informazioni facilmente accessibili su internet per effettuare periodi di studio/lavoro in Svezia; viene inoltre fatta pubblicità per portare a conoscenza di tutti (anche stranieri) i finanziamenti a disposizione per progetti di ricerca. Un’altra misura degna di nota adottata in Svezia per attrarre i ricercatori è la possibilità per questi ultimi di disporre di alloggi a prezzo agevolato gestiti dall'Unione studenti, oltre a sconti sul trasporto interno (aerei, treni e autobus). I ricercatori e gli studenti stranieri con permesso di soggiorno superiore ad un anno (e se residenti ed iscritti ad un ufficio di assicurazione sociale) godono di una riduzione dei costi dei farmaci e delle spese per cure mediche e dentali e degenze in ospedale; agevolazioni sono comunque previste anche per l’assistenza sanitaria e le spese mediche dei ricercatori che si fermano nel paese meno di 1 anno. Parte seconda - Gli studi e le ricerche 1.3.2. Buone prassi in Finlandia La Finlandia con il 3,6% del Pil (prodotto interno lordo) destinato alla ricerca e sviluppo è all’avanguardia non soltanto per le risorse economiche destinate alla scienza e alle sue applicazioni tecnologiche, ma per i contenuti qualitativi che caratterizzano la politica della ricerca a livello pubblico. Con una popolazione di 5,2 milioni di abitanti su un territorio un po’ più vasto dell’Italia, la Finlandia occupa attualmente 70.000 ricercatori nelle università, centri di ricerca e imprese. Con 20 università e 31 politecnici ha raggiunto una media di 1.200 dottori di ricerca l’anno, dei quali il 45% è costituito da donne, segno che la formazione è la molla dello sviluppo, se si pensa che all’inizio degli anni ’90 la quota sul Pil in R&S era del 2,1%. Il Governo dopo la recessione degli anni ‘90 ha sempre considerato prioritario il sistema dell’innovazione e la società basata sulla conoscenza per lo sviluppo e la competitività del Paese. Ha quindi attuato una politica volta a: promuovere la ricerca e lo sviluppo; aumentare il livello educativo della popolazione (anche ricorrendo alla formazione continua); migliorare la produttività del settore pubblico puntando molto sulle applicazioni delle nuove tecnologie dell’informazione e sullo sviluppo regionale; favorire lo start-up di nuove imprese riducendo anche gli ostacoli amministrativi. Tradizionalmente e sino a qualche anno fa, il governo finlandese sosteneva la competitività delle imprese impegnate nell’utilizzo di tecnologie innovative e nella realizzazione di nuovi prodotti destinati al mercato internazionale. Più di recente è stata posta l’enfasi anche su altri aspetti di carattere sociale che rappresentano un requisito fondamentale per lo sviluppo del Paese. Oltre ad aumentare i fondi per la ricerca il governo si è posto tre obiettivi: 1 sostenere il livello dell’educazione, le carriere dei ricercatori e l’utilizzo dei risultati della ricerca; 2 promuovere l’innovazione tecnologica e sociale; 3 assicurare una gestione flessibile e competente dei fondi per l’innovazione. Sino agli anni ’90 le regioni finlandesi avevano scarso potere politico ed amministrativo, che era fortemente centralizzato. A partire dal 1994 l’emanazione di una legge (Regional Development Act) ha portato ad un incremento significativo dell’importanza delle regioni a cui il governo centrale ha progressivamente delegato poteri e assegnato risorse. Questo ha avuto un impatto notevole nell’ambito del settore della ricerca e dello sviluppo considerate attività fondamentali per promuovere lo sviluppo regionale. Sono stati realizzati dei centri di competenza a livello regionale e questa politica ha contribuito notevolmente ad aumentare la competitività delle regioni e il numero dei prodotti high-tech, imprese e posti di lavoro. Nell’ambito della formazione, il governo finlandese si è posto l’obiettivo di incrementare il livello di scolarizzazione attuando il miglioramento dell’efficienza del sistema educativo per renderlo flessibile e adattabile alle specifiche esigenze del mondo della ricerca e del mercato del lavoro, il supporto per i bambini e gli adolescenti, l’aumento delle iniziative formative (formazione continua) rivolte agli adulti. Per stimolare le attività di ricerca vengono inoltre riconosciuti diversi premi alle imprese ed ai ricercatori: uno dei più noti è INNOSUOMI che ha lo scopo di promuovere una cultura dell’innovazione, l’avvio di nuove imprese e la cooperazione tra imprenditori, istituti di ricerca e settore pubblico. Il premio viene attribuito annualmente. Nel 2003 è stato anche istituito il premio Millenium Technology rivolto, in particolare, ai settori dell’energia e dell’ambiente, della Communication and Information Technology, dei nuovi materiali e processi e della sanità. Attraverso il sito web www.hightechfinland.com sono promosse le imprese high tech locali, mentre il sito http://e.finland.fi è rivolto alle imprese che operano sul mercato internazionale, alle organizzazioni che si occupano di ricerca e sviluppo e, più in generale, a chi è interessato a informazioni su eBusiness, eGovernment, educazione, cultura, mobilità dei ricercatori e attività di ricerca e sviluppo. Altre iniziative nel campo dell’innovazione hanno mirato al miglioramento degli aspetti organizzativi delle imprese per renderle più flessibili ai mutamenti dall’ambiente competitivo, per aumentarne la produttività e sostenerne lo sviluppo anche creando reti di cooperazione al fine di diffondere le conoscenze e aumentare lo scambio di informazioni a livello internazionale. Anche in Finlandia, come negli altri Paesi, è ritenuto strategico favorire la diffusione delle conoscenze sviluppate dalle strutture pubbliche e il coordinamento delle attività di ricerca condotte dai diversi soggetti (università, Accademy of Finland, Technical Research Centre of Finland, ecc). A titolo esemplificativo, tra i numerosi programmi promossi si citano: The Centre of Expertise Programme è una iniziativa nazionale per sostenere la competitività delle regioni attraverso il rafforzamento dell’innovazione, il rinnovamento delle strutture produttive e la creazione di nuove professioni all’interno di aree selezionate. 93 Rapporto Attività 2002-04 The Cluster Programme, sostiene le attività di ricerca che prevedono una collaborazione tra imprese private e organizzazioni pubbliche o tra imprese private in determinati settori o aree di ricerca. TEKES Technology Programmes: finalizzati a promuovere e sostenere la cooperazione tra imprese e istituti di ricerca, il trasferimento tecnologico e l’espansione internazionale. I programmi sono stati predisposti in collaborazione con le imprese e si sono articolati in una serie di seminari che hanno coinvolto imprese, università e organizzazioni che si occupano di ricerca. Nel 2002 è stato lanciato un programma denominato ProAct per aumentare la comprensione degli effetti dello sviluppo tecnologico e della ricerca sulla società e viceversa. In Finlandia gli attori pubblici della R&S sono tre: la Academy of Finland ristrutturata nel 1995 con 4 consigli di ricerca (Bioscienze e ambiente, Cultura e società, Scienze e ingegneria, Salute); il Tekes, Agenzia tecnologica nazionale mirata all’innovazione e competitività soprattutto per le biotecnologie e le piccole/medie imprese; 94 il Sitra, il fondo nazionale per R&S istituito nel 1967, 50° anniversario dell’indipendenza finlandese, con la Bank of Finland e operativo sotto la supervisione del Parlamento, mirato a stimolare nuove iniziative come, ad esempio, il venture capital. I ricercatori stranieri, così come quelli nazionali, possono beneficiare di agevolazioni fiscali. È poi garantita un’assistenza nelle procedure di immigrazione che permette anche una velocizzazione e una semplificazione delle procedure per ottenere il visto di lavoro, tramite l’assistenza di un'organizzazione per l'impiego. Sono previsti sussidi per aumentare il numero di ricercatori e stanziamenti per l'assunzione di "scienziati senior", sovvenzioni per brevi visite di studio a favore di studenti ricercatori e per la copertura delle spese di viaggio per i professori in visita (fino ad un anno). È poi possibile disporre di sussidi per visite in Finlandia (o per l'assunzione) di ricercatori stranieri, di finanziamenti alla famiglia dei ricercatori per vivere all'estero, di sovvenzioni per programmi di scambio e di cooperazione bilaterale, di sussidi (per due o tre anni) per ricercatori post dottorato che lavorano negli Usa presso uno dei centri della rete National Institute of Health e di sovvenzioni per studenti dei paesi nordici. Il sistema prevede anche sussidi per il ritorno in Finlandia di ricerca- tori locali che si trovano all'estero. Particolarmente interessante sembra essere poi il programma di finanziamenti alla formazione di ricercatori, che si articola nelle seguenti misure: stanziamenti per l'assunzione di ricercatori postdottorato; sussidi ai corsi (universitari e non) per la formazione di ricercatori; finanziamenti iniziali, per un periodo compreso tra i due e i sei mesi, per la preparazione di progetti di ricerca da parte di giovani ricercatori; sussidi per studi di dottorato di persone che già lavorano e per ricercatori che fanno un periodo di formazione all'estero. In merito alle borse di studio, esse sono disponibili anche per studenti provenienti dall'estero e, in particolar modo, sono previste per gli studenti provenienti da paesi che abbiano particolari relazioni economiche con la Finlandia. È opportuno ricordare la disponibilità di alloggi gratuiti per i professori in visita (fino a 1 anno), i finanziamenti per conferenze e seminari scientifici nazionali, i sussidi per l'organizzazione di conferenze scientifiche internazionali in Finlandia e i finanziamenti a favore delle società scientifiche per la pubblicazione dei loro studi (per un periodo massimo di tre anni). Vanno poi segnalate una particolare flessibilità amministrativa per i ricercatori che partecipano a programmi di scambio e la predisposizione di uno speciale supporto linguistico e culturale per seguire i bambini figli dei ricercatori nella loro madrelingua e nella lingua del posto. Particolarmente interessanti sembrano essere i programmi di sicurezza sociale e di assistenza sanitaria facilmente accessibili per i lavoratori (ciò attrae esperti in alte tecnologie da Cina, India e dai paesi in via di sviluppo) e i programmi speciali che stimolano i ricercatori ad ogni livello di carriera ad una mobilità temporanea dall'università all'industria. 1.3.3. Buone prassi in Danimarca A partire dal 2002, il governo danese ha attuato una serie di riforme che hanno avuto come obiettivo: 1 la predisposizione di un sistema degli incentivi alla ricerca per assicurare un ottimale utilizzo delle risorse; 2 una gestione di tipo manageriale delle università; 3 la promozione della cooperazione tra strutture pubbliche di ricerca, imprese private e mondo della formazione. Esiste un Consiglio di ricerca, i cui membri sono designati dal Ministero, competente in materia di innovazione tecnologica, approvvigionamento di Parte seconda - Gli studi e le ricerche capitale e competenze per lo sviluppo delle imprese, promozione e commercializzazione dei risultati di ricerca, cooperazione tra imprese e tra imprese e ricercatori, istituti di ricerca e istituzioni che si occupano di servizi tecnologici nonché della cooperazione internazionale, con particolare riferimento alle piccole e medie imprese, che sono la struttura economica del paese. Le strutture pubbliche che si occupano di ricerca sono le università, gli istituti governativi di ricerca e gli ospedali. Vi sono strutture private (GTS Institutes) che offrono servizi di consulenza tecnologica, manageriale e di marketing alle imprese ed agli enti pubblici. Vi è inoltre un sistema di incubatori tecnologici localizzati in prossimità degli istituti di formazione e realizzati con fondi pubblici che collaborano con università e parchi tecnologici e ospitano aziende innovative, ricercatori e studenti. L’obiettivo è quello di creare un collegamento tra ambiente della ricerca, imprese innovative e mondo della finanza per sviluppare e trasferire ricerca e idee innovative commercialmente sostenibili. Particolare importanza è data ai temi dell’Information tecnology e delle comunicazioni, enfatizzandone l’uso nella pubblica amministrazione. È stato realizzato, ad esempio, un portale di public procurement accessibile sia ai committenti pubblici che ai potenziali fornitori. È stato inoltre predisposto un progetto di benchmarking per confrontare la politica dell’innovazione danese con quella di altri 27 paesi appartenenti all’OECD. Nell’ambito della cooperazione e in linea con il piano di azione "Strategia per la partnership pubblico-privato nel campo dell’innovazione" il governo ha dato alta priorità alla realizzazione di cluster e network per favorire lo sviluppo delle competenze e delle specializzazioni presenti nelle diverse regioni. Dal punto di vista della formazione le politiche danesi mirano a favorire la formazione continua a tutti i livelli; per supportare la mobilità dei lavoratori è stato realizzato un portale internet (www.workindenmark.dk) dove è possibile reperire informazioni su agevolazioni di carattere fiscale e finanziario, imprese e istituti di ricerca, programmi scolastici ed altro. I "gruppi di ricerca" sono localizzati in aree che hanno esigenze di sviluppare nuove conoscenze. La particolarità è che essi sono co-finanziati con risorse provenienti dal settore privato che può trovare interessante realizzare partnership nell’ambito della R&S. Sono possibili diverse forme di partecipazione quali, ad esempio, la sponsorizzazione di progetti di ricerca. Infine, per favorire la cooperazione tra pubblico e privato nell’ambito della ricerca sono stati istituiti dei Consorzi di ricerca finanziati al 50% dalle imprese private. Il programma Innovation postDoc finanzia i ricercatori più giovani (con meno di 5 anni di esperienza) che vengono inseriti sia in imprese private che in università, ospedali o istituti di ricerca pubblici. Dal punto di vista delle agevolazioni fiscali, bisogna segnalare una riduzione delle tasse per i ricercatori stranieri dal 40% al 25% (per max 3 anni). È poi prevista una velocizzazione delle procedure di visto per studenti e ricercatori e un’assistenza nelle procedure di immigrazione. Gli studenti stranieri hanno anche a disposizione dei contributi a supporto delle spese di alloggio. Il governo danese ha promosso accordi con associazioni internazionali per l’incremento della visibilità e dell’attrattività del paese per i ricercatori, creando anche, analogamente a quanto è stato fatto in Finlandia, Centri di eccellenza per la ricerca. 1.4. La R&S negli Stati Uniti Gli Stati Uniti, per disponibilità di risorse pubbliche e private e sistema educativo sono all'avanguardia nel settore della R&S. Il Governo americano ha creato due enti principali per la promozione della ricerca e dello sviluppo tecnologico: l’NSF (National Science Foundation) e il NIST (National Institute of Standards and Technology). Le azioni adottate dai due enti per incentivare la R&S possono essere classificate nelle tre seguenti categorie: finanziamenti (premi e sovvenzioni); collaborazioni tra stato, università, imprese e organizzazioni non governative; programmi internazionali. L'altissimo livello raggiunto nella R&S è dovuto anche ad una particolare cultura d'impresa presente negli Usa, la cui importanza verrà affrontata dopo aver descritto l’attività del NSF e del NIST. 1.4.1. NIST - National Institute of Standards and Technology Il NIST conduce e sostiene la ricerca scientifica in discipline che vanno dalla chimica e fisica fino alla tecnologia dell’informazione, collaborando con il Governo federale, industria, scuola, allo sviluppo di strumenti di ricerca. Il compito del NIST è quello di offrire supporto nell’ambito delle attività scientifiche e tecnologiche, inclusa la direzione dei programmi internazionali e l’interpretazione delle linee guida di politica estera disposte dal Dipartimento di Stato e del Commercio. Ma non solo: il NIST serve come ponte tra l’istituto stesso e gli uffici delle altre Agenzie di Governo, gli stati esteri e gli organismi internazionali; assicura la rappresentanza di vari 95 Rapporto Attività 2002-04 96 delegati ai meeting internazionali ed ai comitati, guida programmi di cooperazione bilaterali e multilaterali e funge da direzione nei negoziati per gli accordi internazionali. Rappresenta poi una struttura di riferimento per i visitatori stranieri e per i ricercatori ospiti, provvede ad assicurare assistenza ai ricercatori dell’istituto stesso in visita presso laboratori e istituti esteri. Il NIST incoraggia la ricerca prima di tutto tramite fondi che consentano ai ricercatori di finanziare i propri progetti. A tale scopo, l'ente mette a disposizione numerose attrezzature ed infrastrutture per la ricerca molto specializzate ed avanzate ad altre organizzazioni degli Stati Uniti. L’accesso alle infrastrutture disponibili viene stabilito, sulla base di costi rimborsabili, al primo ingresso. Il responsabile dei laboratori è incaricato di organizzare l’utilizzo delle infrastrutture in conformità con i bisogni interni del NIST e il pubblico interesse. L’utilizzo delle infrastrutture del NIST è assicurato anche ai ricercatori delle aziende che collaborano con esso. Quando un’azienda lavora in collaborazione con il NIST su di un progetto di ricerca di reciproco interesse gode degli stessi diritti d’accesso alle strutture di ricerca del NIST riconosciuti ai ricercatori di quest’ultimo. In tutti questi tipi di accordi il piano di ricerca, l’apporto delle risorse e i dettagli dell’utilizzo delle infrastrutture vengono delineati in uno specifico contratto di collaborazione. Un importante programma che eroga fondi per favorire la ricerca è l'Advance Technology Program (ATP), che finanzia progetti appartenenti a tutte le aree tecnologiche caratterizzati da alti rischi o da costi elevati. Più di 150 università hanno ricevuto circa 140 milioni di dollari grazie ai finanziamenti dell’ATP. Sebbene l’ATP fosse stato concepito specificatamente per aiutare l’attività di strutture ed enti del governo degli Stati Uniti, il suo statuto gli permette anche di partecipare ad iniziative imprenditoriali, in collaborazione con istituti universitari ed enti/strutture di ricerca indipendenti. Sin dal 1990, anno in cui l’ATP ha cominciato ad operare, il rapporto con le università è stato molto forte. Infatti, il 60% delle università sono state coinvolte nei 481 progetti di ATP ancora attivi o in via di completamento. Inoltre quando organizzazioni non profit vengono coinvolte in un progetto ATP possono prendervi parte sia come subappaltatore che come partner in una ATP-joint venture (JV). Il NIST attua anche numerosi programmi che servono a stimolare la collaborazione tra stato, università ed organizzazioni non governative, quali il "The High School Internship Program", che rappresenta un’opportunità offerta a un numero limitato di studenti statunitensi degli istituti superiori che dimostrino un serio interesse per la scienza e la tecnologia, di lavorare fianco a fianco con gli scienziati del NIST. Esiste anche il "Postdoctoral Research Associateships Program" gestito in compartecipazione tra il NIST e il Consiglio Nazionale di Ricerca; presenta due sessioni l’anno di appuntamenti interinali per eminenti scienziati ed ingegneri scelti attraverso una competizione nazionale patrocinata dal Consiglio Nazionale della Ricerca dell’Accademia Nazionale delle Scienze. Questi appuntamenti forniscono un’opportunità ai migliori scienziati, matematici ed ingegneri degli Stati Uniti per sviluppare ricerca in collegamento con i decani specialisti dell’istituto, utilizzando le eccellenti agevolazioni di ricerca offerte dal NIST. Il "Cooperative Research and Development Agreement" (CRADA) è uno strumento di collaborazione che permette ai laboratori federali di lavorare con le industrie, gli istituti scolastici e altre organizzazioni statunitensi sui progetti di ricerca e sviluppo svolti in cooperazione. Fornisce flessibilità nella strutturazione dei contributi al progetto, diritti di proprietà delle opere intellettuali e protezione delle informazioni private che dei risultati di ricerca del CRADA. La procedura di collaborazione tra il CRADA e uno specifico scienziato del NIST ha inizio quando questo manifesta l’intenzione di essere coinvolto in un progetto di ricerca. Qualora risulti che la collaborazione costituisca la migliore forma di tutela degli interessi di entrambe le parti viene stesa una dichiarazione comune di lavoro. Abbiamo poi il programma MEP che fornisce aiuto alle imprese attraverso il supporto di esperti in risorse umane per la creazione, al loro interno, di un contesto ideale per la crescita di personale qualificato nel campo della ricerca, fin dal momento del primo inserimento in azienda tramite tirocinio. Dal NIST dipende l'OIAA (Office of International and Accademic Affairs) che fornisce consulenze sugli affari internazionali riguardanti la scienza e la tecnologia, compresi programmi internazionali. Viene anche utilizzato come legame tra il NIST, i servizi internazionali degli altri Paesi e le diverse organizzazioni internazionali, come rappresentante del NIST nei convegni internazionali e come punto di riferimento per i visitatori stranieri e i ricercatori ospitati negli USA. L’OIAA agevola ed assiste scienziati e ricercatori nelle procedure per l’ottenimento dei visti che servono come primo punto di contatto al NIST per l’Ufficio dei Servizi di Cittadinanza e Immigrazione (BCIS) e Dipartimento di Stato, guida il programma J-1 per lo scambio degli ospiti, coordina l’impiego di cittadini non statunitensi al NIST, fornisce informazioni di carattere fiscali e informazioni sugli obiettivi della politica estera statunitense, sui rapporti tra il NIST, il governo e gli altri paesi e sulle opportunità di finanziamento per le attività internazionali. Parte seconda - Gli studi e le ricerche L'OIAA ha attuato vari programmi di collaborazione internazionale nel campo della ricerca e dello sviluppo tecnologico; uno di questi è il "Foreign Guest Researcher Program" (FGRP), che offre la possibilità agli scienziati di tutto il mondo di lavorare in collaborazione con gli scienziati del NIST. I ricercatori ospiti possono rientrare in una di queste tre categorie: finanziati dalle istituzioni del paese di provenienza; finanziati attraverso programmi bilaterali o da organizzazioni internazionali; titolari di una collaborazione con altri scienziati. Inoltre, il NIST qualche volta può provvedere ad attribuire contributi per le necessità giornaliere, sebbene i ricercatori ospiti generalmente arrivino grazie ad una sponsorizzazione da parte di compagnie o di organizzazioni. Una volta che si è stati accettati in un programma di ricerca NIST, il laboratorio-ospite e lo staff OIAA sono in grado di fornire tutta l’assistenza necessaria per il periodo di permanenza. L'OIAA ha poi messo in atto il "Funding Opportunities with Egypt", nato nel 1995 con un accordo tra il governo degli Stati Uniti e l'Egitto per la cooperazione scientifica e tecnologica. Secondo questo accordo Stati Uniti ed Egitto contribuiscono ogni anno equamente ad un fondo comune il quale provvede a supportare l’attività di cooperazione tra i due Paesi. È stato predisposto un tavolo comune il quale è responsabile per l’esame tecnico delle proposte comuni. I progetti meritevoli di essere finanziati vengono scelti sulla base di una competizione. Questo programma non è stato stabilito per fornire la fonte primaria dei fondi per la ricerca interna, piuttosto i fondi sono destinati per il supporto dei costi della cooperazione bilaterale, quali i trasporti e le attrezzature, e per fornire collaboratori degli Stati Uniti per le visite di scambio con gli scienziati. Ogni progetto deve avere un partecipante degli Stati Uniti e uno dell’Egitto. All’interno di questo programma molte borse di studio vengono finanziate per tre anni. L'OIAA è responsabile poi della fondazione BIRD (US-Israel Bi-national Industrial Research and Development), il cui obiettivo è stimolare, promuovere e sostenere la ricerca e lo sviluppo industriale per apportare benefici mutuati sia agli Stati Uniti che ad Israele. Il BIRD sostiene i partenariati delle compagnie statunitensi ed israeliane dedicate allo sviluppo e al commercio di prodotti e di processi innovativi, non legati al settore della difesa militare. Le sovvenzioni vengono direttamente pagate alle compagnie partecipanti; il BIRD finanzia il 50% delle spese sostenute dalle compagnie dallo svi- luppo del prodotto fino alla fase della industrializzazione. I finanziamenti del BIRD sono distribuiti nella forma di sovvenzioni condizionate e lo stesso non è autorizzato ad esercitare alcun diritto, nemmeno quello di proprietà intellettuale. Se il progetto si rivela un successo commerciale la fondazione riceve un rimborso fino ad un massimo del 150% della sovvenzione condizionata. Il sostegno finanziario al BIRD proviene da due fonti: da una parte, gli interessi guadagnati sui centodieci milioni di dollari della costituzione di dote, garantita in parti eguali dai governi di Stati Uniti e Israele e, dall’altra, dai rimborsi ottenuti dai successi delle compagnie partecipanti ai progetti finanziati dal BIRD. Un ulteriore importante accordo internazionale è il "Russian Academy of Sciences Exchange Program", sottoscritto dal NIST e dall’Accademia Russa delle Scienze, il quale prevede un programma di cooperazione scientifica tra le due parti. Si prevede lo scambio di scienziati, di informazioni e documentazioni scientifiche e tecniche, incontri collettivi, convegni e seminari e la realizzazione di progetti comuni. L'OIAA coordina e sostiene lo scambio degli scienziati per un periodo massimo di sei mesi. 1.4.2. NSF - National Science Foundation Il NSF è un'agenzia indipendente del governo americano che promuove il progresso della scienza e della sanità agevolando giovani ricercatori, donne, minoranze etniche, stranieri. L'ente eroga diversi fondi per permettere ai ricercatori che lo desiderano di finanziare i loro progetti, comprare materiale, ricevere studenti. Esiste il "Programma CAREER", che offre premi a giovani professori universitari che presentino un piano di carriera che integra effettivamente la ricerca e l'educazione nell'ambito dell’attività presso l’università di appartenenza. Il NSF è sempre favorevole a progetti che coinvolgono scienziati ed ingegneri qualificati, e invita vivamente le donne, le minoranze etniche e le persone con handicap a partecipare in tutti i programmi di ricerca, essendo questi gruppi sottorappresentati nella comunità scientifica. I due principali programmi attuati: sono il MRPG e il MCAA. Il MRPG (Minority Research Planning Grant) permette ad appartenenti a minoranze etniche di sviluppare un progetto di ricerca usufruendo di contributi; le sovvenzioni sono limitate ad un importo di 18.000 dollari per un periodo massimo di 18 mesi. Anche il MCAA (Minority Career Advancement Awards) intende ampliare le opportunità di ricerca degli scienziati ed ingegneri appartenenti a minoranze etniche. Può essere particolarmente utile a ricercatori, con esperienza almeno quinquennale, 97 Rapporto Attività 2002-04 98 per acquisire competenze in nuovi campi della ricerca e per favorire il loro aggiornamento. La sovvenzione può essere utilizzata come stipendio o per pagare viaggi professionali, onorari per consulenti, ed assistenti alla ricerca, attrezzature scientifiche. È limitata ad un importo massimo di 50.000 dollari, con una possibilità di un aumento di 10.000 dollari per l’acquisto di attrezzature. Ogni anno il NSF seleziona candidati per la "Presidential Early Career Awards for Scientist and Engineers" (PECASE) tra i partecipanti più meritevoli al programma CAREER; il premio, accompagnato da un sostanziale apporto in denaro, è il più importante riconoscimento dal Governo degli Stati Uniti a scienziati all'inizio della loro carriera. Un altro interessante programma è il "GK 12", che consiste in borse di studio e sovvenzioni che permettono ai laureandi in scienza, matematica, ingegneria e tecnologia di assistere i professori. L'obiettivo è quello di migliorare le capacità comunicative e di insegnamento dei borsisti, arricchire l'insegnamento, creare opportunità di sviluppo professionale per i professori e rafforzare la collaborazione tra gli istituti di scuola superiore e le scuole locali. Esiste anche il REU (Research Experiences for Undergraduates), che si rivolge sia a studenti che si interessano alla ricerca, sia alle università interessate ad ottenere un apporto da parte di questi. Il programma "sito REU" consiste nel finanziamento di un gruppo di studenti che lavorano su un programma di ricerca all’interno dell'istituto che li accoglie. Ogni studente è coinvolto in un aspetto specifico del progetto di ricerca, sul quale lavora in stretto contatto con l'università ed altri ricercatori. Gli studenti sono sovvenzionati attraverso l’erogazione di stipendi e, talvolta, di contributi per l'alloggio e i mezzi di trasporto. Il programma "REU Announcement", invece, fornisce una guida alla ricerca di un REU Site, cercando di estendere la partecipazione degli studenti in ogni tipo di ricerca, il che favorisce anche l'università da cui provengono che, al loro ritorno, si arricchirà di nuove competenze. L'obiettivo principale è quello di attirare un gruppo eterogeneo di studenti di talento verso carriere nella scienza e nell'ingegneria e di assicurarsi che ricevano la migliore formazione possibile. Ogni dipartimento del NSF partecipa a programmi RUI di ricerca negli istituti universitari (Research in Undergraduate Institutions), favorendo così le attività del corpo accademico con finanziamenti, finalizzati anche all’acquisto di attrezzature scientifiche. I principali obiettivi del programma RUI sono l'appoggio a ricerche di alta qualità effettuate dal corpo universitario e la promozione dell'integrazione tra ricerca e formazione. Il NSF invita le PMI con i necessari requisiti a partecipare ai programmi "Small Business Innovation Research" (SBIR) e "Small Business Technology Transfer" (STTR). I due programmi stimolano l'innovazione tecnologica nel settore privato, rafforzano il ruolo delle PMI riunendo ricerca federale e bisogni del mondo imprenditoriale, con un occhio di riguardo per imprenditori di sesso femminile o portatori di handicap. L'NSF promuove anche numerosi programmi che hanno l'obiettivo di migliorare la collaborazione tra stato, università, imprese ed organizzazioni non governative, e quindi permettere la mobilità dei ricercatori, il trasferimento tecnologico e la creazione di nuove carriere nella ricerca per i giovani. Uno di questi programmi è il "Partnership for Innovation" (PFI), che promuove l'innovazione tramite accordi ed attività comuni tra università, governo, aziende private ed associazioni non governative; lo schema favorisce l'innovazione attraverso lo sviluppo delle competenze, delle attrezzature e delle infrastrutture necessarie per collegare le nuove scoperte scientifiche con la loro utilizzazione pratica. Gli obiettivi del programma sono di stimolare la trasformazione delle conoscenze acquisite grazie alla ricerca e alla formazione in innovazioni che migliorino il livello di vita, sostenendo anche l'innovazione a lungo termine. Il "Grant Opportunities for Academic Liason with Industry" (GOALI), ha come scopo la creazione di sinergie università-industrie. I fondi messi a disposizione per questo programma servono a laureati e studenti universitari per effettuare ricerche e acquisire esperienze direttamente nelle industrie. I fondi possono essere utilizzati, ad esempio, per effettuare tirocini da tre mesi ad un anno in azienda. "Advance", invece, favorisce la partecipazione delle donne nella scienza e nell'ingegneria tramite delle opportunità di carriera nel mondo della ricerca. Il programma prevede quindi delle sovvenzioni sia per le singole persone sia per le organizzazioni di appartenenza: Fellows Awards, Institutional Transformation Awards e Leadership Awards. La National Science Foundation ha anche importanti funzioni nello stimolare i programmi internazionali di ricerca. In particolare è presente con un ufficio a Tokyo che coordina le collaborazioni tra Stati Uniti e Giappone, funge da punto di riferimento per le borse di studio e i programmi di scambio, assiste i ricercatori americani in Giappone e informa sulle politiche ed i programmi giapponesi riguardanti la R&S; tali attività creano ogni anno opportunità di collaborazione e preziosi contatti tra ricercatori e industrie giapponesi. L’'ufficio NSF di Tokio finanzia diversi programmi: uno di questi è l'EASI (East Summer Institutes for U.S. graduate students), che fornisce agli america- Parte seconda - Gli studi e le ricerche ni laureati un'introduzione alle attività di ricerca giapponesi e una formazione linguistica di 8 settimane. Vengono anche forniti agli studenti biglietti aerei, vitto, alloggio ed una remunerazione di 2.500 dollari. Merita citare anche il "Research Fellowship in Japan", che consiste in un aiuto finanziario per l'or- ganizzazione di soggiorni di ricerca in Giappone della durata compresa tra una settimana e due anni; il "Planning Visit to Japan" che consiste in borse di studio (da 1 settimana a 2 mesi); il WISC (Women International Science Collaboration) che mira a stimolare la partecipazione delle donne nella ricerca internazionale. 1.5. La R&S in Giappone Dopo la recessione economica avvenuta in Giappone negli anni '90, la classe politica giapponese ha preso coscienza dell'importanza degli incentivi a chi opera nel mondo della ricerca. Vari enti sono attivi per favorire la collaborazione tra stato-università-industrie. I principali enti e programmi di incentivazione della ricerca sono presentati di seguito. 1.5.1. MEXT Il Mext (Ministero dell'Educazione, della Cultura, della Scienza e dello Sport) presenta al suo interno l'RPB (Research Promotion Bureau), responsabile delle politiche di promozione della ricerca. Questo ente ha il compito di incoraggiare le invenzioni, promuovere l'applicazione dei risultati della ricerca e la cooperazione tra il mondo dell'industria, dell'accademia e le istituzioni pubbliche, promuovendo gli studi scientifici anche attraverso la creazione di istituzioni scientifiche ed organismi di assistenza alla ricerca. Per promuovere gli scambi e la collaborazione tra industrie, università e governo, il Mext ha promosso una misura legislativa (Law for Facilitating Governmental Research Exchange) per facilitare il trasferimento tecnologico tra ricercatori ed altri sistemi per la ricerca collettiva o commissionata. Il Mext ha anche creato il Centro per gli Istituti (Center for Institutes, a Tsukuba) per promuovere le attività di scambio tra le istituzioni scientifiche ed il Centro per la ricerca collettiva (Center for Cooperative Research) per incrementare la collaborazione tra università e industrie, utilizzando diversi strumenti quali borse di studio, incentivi fiscali a favore di queste ultime per compensare i maggiori investimenti in R&S, la creazione di Venture Business Laboratories (questi laboratori sono presenti in circa 45 università ed hanno per obiettivo la promozione della ricerca avanzata e la creazione di risorse umane che possiedono competenze specializzate avanzate) e l'accesso facilitato alle TLO (Technology Licensing Organization), che semplificano ed agevolano, anche in termini di minori costi, il rilascio di brevetti. Il Mext interviene anche con i "Grants on Aid for Scientific Research", sovvenzioni il cui scopo è favorire lo sviluppo di lavori creativi e all'avanguardia in vari settori della ricerca. Le sovvenzioni possono essere attribuite ad individui o gruppi di ricercatori che lavorano presso università o centri di ricerca. 1.5.2. JSPS Il JSPS (Japan Society for the Promotion of Science) è un'organizzazione semi-governativa, istituita con una legge nazionale e posta sotto la supervisione del Mext. Le sue attività sono rese possibili principalmente da sovvenzioni statali. Il JSP, a partire dal 1932, anno delle sua nascita, ha creato un numero notevole di commissioni su richiesta di università o di industrie per promuovere il trasferimento tecnologico. Uno dei programmi più importanti attuati dal JSPS per incentivare la ricerca in Giappone è il "Research for the Future". I fondi erogati tramite questo programma permettono di promuovere ricerche su tematiche di carattere globale, con il fine ultimo di sviluppare la società e l’economia giapponesi, contribuendo così al benessere della popolazione. Il JSPS gestisce anche sette uffici (JSPS' Liason Offices) situati al di fuori del Giappone che fungono da collegamento con la madrepatria per promuovere la cooperazione internazionale nel campo della ricerca. La funzione è quella di creare e sviluppare cooperazioni di successo tra i vari paesi e attirare i ricercatori stranieri, relazionandosi con istituzioni straniere per attuare programmi comuni, diffondere e raccogliere informazioni e materiale per la promozione delle iniziative, informare e aiutare i ricercatori che vogliono partecipare a programmi di ricerca internazionali, fornire un aiuto materiale ai ricercatori giapponesi che si recano all'estero. Sempre per incentivare la collaborazione internazionale, il JSPS favorisce l'arrivo in Giappone di ricercatori stranieri altamente qualificati mettendo a disposizione borse di studio. Nel 2002, 4296 ricercatori provenienti da 91 paesi hanno partecipato ai diversi programmi di ricerca proposti dall'Istituto, quali il "Postdoctoral Fellowship for Foreign Researchers", il "JSPS Summer Program", l’"Invitation Fellowship Programs for 99 Rapporto Attività 2002-04 100 Reseacher in Japan", il "JSPS Research Fellowship for Young Scientists" e il "Postdoctoral Fellowship for Research Abroad". Il "Postdoctoral Fellowship for Foreign Researchers" dà l'opportunità a ricercatori altamente qualificati di effettuare ricerche in cooperazione con gruppi leader nelle università giapponesi o in altri centri di ricerca; le sovvenzioni vengono attribuite per un periodo di 12-36 mesi. Sono inoltre previste borse di studio post-dottorato per giovani ricercatori stranieri (per un periodo compreso tra 15 giorni e 11 mesi) provenienti da USA, Canada e Paesi dell'Europa. Il "JSPS Summer Program" permette a giovani laureandi e laureati (del Nord America, Germania, Regno Unito e Francia) di ricevere una formazione sulla cultura e sul sistema di ricerca giapponese e di proseguire le loro ricerche con l'aiuto dei ricercatori giapponesi nelle università o nei centri di ricerca per un periodo di due mesi durante il periodo estivo. L’ "Invitation Fellowship Programs for Reseacher in Japan" è stato concepito per dare la possibilità ai ricercatori giapponesi di invitare colleghi stranieri a partecipare a programmi di collaborazione internazionale. Un altro programma di rilevante importanza attuato dal JSPS è il "Core University Program", il cui obiettivo è quello di incentivare la collaborazione tra i paesi dell'area asiatica in specifici campi e materie. Questo programma è iniziato coinvolgendo la Thailandia e l'Indonesia nel 1978, si è poi esteso alle Filippine (1979), a Singapore (1983), alla Malaysia (1984), alla Cina (1993), alla Corea del Sud (1998) e al Vietnam nel (1999). Il programma comprende scambi di scienziati, ricerca cooperativa e seminari. Il "JSPS Research Fellowship for Young Scientists" aiuta giovani ricercatori fornendo borse di studio per svolgere attività di ricerca presso università o centri di ricerca. Il "Postdoctoral Fellowship for Research Abroad", infine, attribuisce le borse di studio a giovani ricercatori giapponesi che vogliono svolgere attività di ricerca all'estero per periodi della durata fino a due anni. Il JSPS supporta la ricerca finanziando anche una parte dei costi relativi all'organizzazione sul territorio giapponese di meeting internazionali. Il JSPS attua poi dei programmi bilaterali con decine di istituzioni scientifiche nel mondo, sotto varie forme: scambi di scienziati, ricerche o seminari in cooperazione. Il più importante è il "Japan France Integrated Action Program Sakura", che, istituito nel 2003, è gestito congiuntamente dal JSPS e dal Ministero degli Esteri Francese ed ha lo scopo di promuovere la collaborazione francogiapponese tra istituti superiori di ricerca. 1.5.3. NIRO Il Niro (New Industry Research Organization) è un’organizzazione per contribuire alla creazione di nuove imprese e allo sviluppo di quelle già esistenti tramite la ricerca e lo sviluppo di tecnologie avanzate e grazie ad una rete consolidata di rapporti tra università, industrie e governo. 1.5.4. JTLOA Il JTLOA (Japan Technology Licensing Oganization Association) è stato creato nel 2000 per rafforzare la collaborazione tra industrie ed università. Le sue azioni principali consistono nell’elaborazione di progetti per una promozione più efficiente delle attività delle TLO, nella diffusione di informazioni su ricerche e studi, nell’organizzazione di gruppi di studio e seminari, nella pubblicazioni di giornali universitari e di ricerca, nella promozione della comunicazione e delle reti di lavoro con istituzioni nazionali e straniere, e nella formazione, diffusione ed elaborazione di progetti per il trasferimento tecnologico da parte delle università. Un esempio di TLO è la Tohoku Technoarch Co. Ltd, il cui scopo è brevettare le scoperte economicamente interessanti nel campo realizzate nelle università, dividendo poi i profitti tra ricercatori e strutture universitarie e stimolando così l’attività dei ricercatori stessi, oltre a fornire servizi quali: diffusione delle informazioni su come registrare un brevetto; selezione dei migliori collaboratori presenti nelle università e nelle industrie; fornitura di informazioni sulle tecnologie riguardanti la R&S; organizzazione e gestione di consulenze tecniche, letture, seminari riguardanti lo sviluppo tecnologico; consulenze sulla creazione e gestione aziendale. Parte seconda - Gli studi e le ricerche 1.6. Confronti a livello internazionale In quest’ultima parte verrà approfondita l’analisi con un confronto tra le buone prassi che hanno ottenuto maggior successo, soprattutto per ciò che attiene la mobilità dei ricercatori. Per fare ciò, è necessario innanzitutto tenere ben presente la distinzione tra le politiche che mirano ad evitare la cosiddetta "fuga dei cervelli" e le politiche volte ad attirare cittadini stranieri; in secondo luogo, è opportuno suddividere gli incentivi alla mobilità a seconda che si rivolgano a ricercatori e scienziati già operanti o a studenti laureandi potenzialmente interessati alla R&S; Il primo caso è, infatti, maggiormente influenzato dalla possibilità di lavorare in autonomia in un ambiente libero da condizionamenti politico-istituzionali, dalla natura del lavoro da svolgere, dalla qualità dello staff di ricerca nell’organizzazione ospitante, dalle condizioni di lavoro e dalla retribuzione e, infine, dalla reputazione e dal prestigio del centro di ricerca. Gli studenti sono invece condizionati maggiormente dalle politiche governative e la loro mobilità internazionale viene influenzata soprattutto dalla possibilità di usufruire di borse di studio, dalla qualità e reputazione dell’organizzazione nella quale scelgono di iscriversi, dalle opportunità post-formative esistenti nel paese ospitante, da problemi esistenti nel proprio paese e dal clima favorevole in quello ospitante, anche anche in considerazione della possibilità di vivere un’esperienza interculturale. 1.6.1. R&S: un confronto all’interno dell’Unione Europea Data la grande varietà delle azioni da essi intraprese, è possibile affermare che i paesi europei che investono maggiormente nella ricerca e che ottengono i risultati migliori (Svezia e Finlandia su tutti) sembrano tenere ben presente, nel programmare le loro politiche per attirare ricercatori, le distinzioni fatte in precedenza in merito alle diverse esigenze manifestate da scienziati e studenti e ai fattori che maggiormente li influenzano nella scelta del paese di destinazione. La Finlandia, ad esempio, ha da un lato provveduto alla creazione di centri di eccellenza5 nel campo della ricerca per aumentare la propria reputazione internazionale ed attirare così i migliori ricercatori "senior" (prevedendo agevolazioni anche per le loro famiglie); dall’altro lato, al fine di attrarre gli studenti potenzialmente interessati ad entrare nel mondo della R&S, ha predisposto un 5 articolato sistema di finanziamenti, rivolto soprattutto a studenti universitari nazionali. Un’iniziativa fondamentale è poi rappresentata dall’adozione di programmi speciali per stimolare i ricercatori ad ogni livello di carriera ad una mobilità temporanea dall’università all’industria. Anche in Svezia è possibile notare un bilanciamento tra le azioni predisposte a favore di ricercatori e scienziati già operanti e quelle a vantaggio di studenti. Nonostante non manchino le misure a favore della mobilità internazionale (particolarmente importanti sembrano essere, tra le altre, quelle relative alla possibilità di usufruire di servizi medici pubblici), bisogna comunque notare, rispetto alla Finlandia, una prevalenza di strumenti volti ad attirare e trattenere ricercatori e studenti nazionali (tra i quali spiccano gli incentivi alle ricercatrici donne). Un elemento di convergenza delle politiche di Svezia e Finlandia a favore della R&S è che esse ricorrono ad incentivi finanziari più che fiscali, sotto forma di sovvenzioni, sussidi o prestiti ad interesse agevolato, poiché queste misure possono essere indirizzate con precisione alle attività ed ai settori tecnologici considerati prioritari. I paesi al di sotto della media europea per quanto riguarda gli investimenti e i risultati ottenuti nella R&S, quali Portogallo, Spagna e Italia, hanno invece adottato programmi di incentivi fiscali, che permettono ai governi di stimolare la spesa in un’ampia gamma di attività innovative, offrendo alle istituzioni ospitanti i ricercatori la possibilità di stabilire le proprie priorità interne. Alla luce di ciò, è possibile affermare che una politica di focalizzazione su settori particolari supportata da incentivi finanziari ha finora portato risultati migliori rispetto ad azioni più generali (e forse per questo dispersive) sostenute da incentivi di tipo fiscale. Un altro punto di forza comune delle politiche adottate dai paesi del nord Europa per attirare al proprio interno ricercatori stranieri è rappresentato dalle politiche di marketing internazionale, volte a fornire informazioni dettagliate sui rispettivi sistemipaese e ad incrementare la visibilità internazionale dei loro sistemi di R&S. Infatti, i problemi principali per i ricercatori stranieri che vogliono spostarsi in un altro stato sono rappresentati da informazioni spesso insufficienti e difficili da reperire sulle opportunità di usufruire di sovvenzioni e finanziamenti, dalle procedure di immigrazione complicate e dalla difficoltà di trovare un alloggio. La presenza di centri di eccellenza rappresenta anche in Danimarca, altro Stato inserito tra quelli considerati all’avanguardia nel campo della R&S, il punto di forza delle politiche adottate per attirare ricercatori. 101 Rapporto Attività 2002-04 A tal proposito, in Finlandia sono stati creati centri specializzati per coordinare queste informazioni e per facilitare così le procedure di immigrazione; sono inoltre predisposte, così come in Svezia, facilitazioni per ottenere alloggi a prezzi agevolati. È importante poi sottolineare che in Finlandia e in Danimarca le università hanno provveduto alla creazione di network internazionali che svolgono pertanto un ruolo chiave nell’attrarre i ricercatori stranieri, rendendo il sistema accademico aperto e flessibile. 1.6.2. Un confronto con gli Stati Uniti 102 Nonostante Svezia, Finlandia e, in misura minore, Danimarca presentino le performance migliori all’interno dell’UE nel campo della R&S, ciò non significa che siano i paesi migliori in senso assoluto: non hanno un successo paragonabile a quello degli Stati Uniti in termini di attrattività del proprio sistema della ricerca e sono inoltre meno attivi di questi ultimi nel cercare di aumentarne il numero dei ricercatori operanti nel paese (in altre parole, i paesi del nord Europa puntano più ad attirare e trattenere ricercatori nazionali piuttosto che ad incentivare l’arrivo di quelli stranieri). L’enorme attrattività esercitata dagli Stati Uniti è dovuta innanzitutto alla reputazione internazionale (delle università, dei gruppi di ricerca e dei docenti) che il paese può vantare vantare e alla conseguente attrazione esercitata da molte delle sue istituzioni accademiche; un altro vantaggio non indifferente è dato dalla lingua inglese, utilizzata dagli scienziati di tutto il mondo. Rispetto a Svezia, Finlandia e Danimarca, dove i ricercatori stranieri fanno di solito parte dello staff universitario (sono cioè considerati come impiega- 6 ti dell’università), godono di riduzioni sulle tasse e ricevono una retribuzione fissa durante la loro ricerca, negli Stati Uniti, al contrario, i ricercatori stranieri pagano le tasse e devono utilizzare per la ricerca fondi propri o cercare da soli di ottenere le risorse necessarie alla loro attività dalle diverse organizzazioni pubbliche e private che offrono sussidi e stipendi (tra le quali anche le università); oltretutto, bisogna ricordare che le borse di studio del NSF sono disponibili solo per i ricercatori americani e non anche per gli stranieri. Il livello della remunerazione dei ricercatori stranieri è relativamente basso negli Stati Uniti rispetto, ad esempio, a Paesi quali la Finlandia6 e la Danimarca: ciò sta a significare che gli aspetti finanziari, seppur importanti, non rappresentano il fattore cruciale nella scelta del paese di destinazione. Azioni particolari messe in atto negli Stati Uniti sono le agevolazioni a favore delle donne, delle minoranze linguistiche e dei portatori di handicap che desiderano intraprendere la carriera di ricercatori; degna di nota è anche la possibilità offerta agli studenti universitari di far coesistere contemporaneamente studio e ricerca scientifica nel periodo antecedente al conseguimento della laurea. Anche la particolare cultura d’impresa presente nel paese risulta essere un fattore di sviluppo della R&S e, di conseguenza, positivo per l’attrattività del paese nei confronti di ricercatori stranieri. In conclusione, è possibile affermare che gli Stati Uniti per l’importanza ed il livello delle proprie attività di R&S, devono essere considerati in ambito mondiale come un esempio da seguire, soprattutto per quanto riguarda gli aspetti riguardanti la collaborazione tra stato, università, imprese e organizzazioni non governative. In Finlandia recentemente le Università hanno trovato un modo per integrare il salario minimo garantito dalla contrattazione collettiva, al fine di competere col mercato privato: ciò è stato fatto attraverso centri di ricerca privati collegati con le Università ma indipendenti a sufficienza per poter definire la propria politica salariale. Indice Premessa ..................................................................................pag 5 Parte Prima Descrizione degli interventi Presentazione ................................................................................pag. 7 Le attività relative al periodo aprile - dicembre 2002 ..........................................................pag. 8 L’intervento B................................................................................pag. 9 L’intervento A................................................................................pag. 24 Considerazioni conclusive sugli interventi A e B ....................................pag. 34 L’intervento C................................................................................pag. 45 L’intervento D ..............................................................................pag. 49 L’intervento E................................................................................pag. 49 Parte seconda Gli studi e le ricerche Ricerca e risorse umane in Italia e nel Friuli Venezia Giulia…………………… ........................................pag. 53 Le buone prassi per lo sviluppo delle risorse umane nel settore della R&S …. ..................................................................pag. 87