I Quaderni del Teatro
diretto da Antonio Calenda
in coproduzione con
Compagnia Mario Chiocchio Srl
I Quaderni del Teatro
volume n. 74
a cura di Stefano Curti
e Ilaria Lucari
Re Lear
di William Shakespeare
diretto da Antonio Calenda
Gabriele Ferzetti, Daniela Giovanetti
Prefazione a “Re Lear”
di Agostino Lombardo
La grande fortuna scenica che il Re Lear ha
così approfondito e arricchito le proprie specifi-
avuto in Europa e nel mondo negli ultimi decen-
che risorse e qualità da aver bisogno, come mai
ni costituisce la più evidente e decisa smentita
prima, del proprio elemento naturale, il teatro.
del giudizio romantico e post-romantico sulla
Ha detto Strehler in una intervista, a proposito
“irrappresentabilità” dell’opera. Alcune espressio-
del suo Lear del 1972: «È una tragedia che si
ni di tale giudizio sono note: da quella di Charles
“inteatra”. Tutte le cose del testo che ho capito, le
Lamb che, nel 1811, dichiarava che «è fonda-
ho capite giorno per giorno, sulla scena»; e parole
mentalmente impossibile rappresentare Lear sulla
non dissimili aveva usato Peter Brook commen-
scena» a quella di Henry James che nel 1883, in
tando il suo spettacolo del 1962. Ed era giusto
occasione di uno spettacolo di Tommaso Salvini,
che i due registi usassero questi termini, perché
scriveva che «Re Lear non è un dramma da reci-
nel Re Lear la parola, pur caricandosi di eccezio-
tare… è un grande e terribile poema – il più
nale intensità (basti pensare alla risonanza che vi
sublime, forse, di tutti i poemi drammatici ma
hanno certi monosillabi) è più che in ogni altra
non un dramma», fino a quello di A.C. Bradley,
opera shakespeariana legata all’azione scenica (si
fondatore della moderna critica shakespeariana,
provi, del resto, ad “antologizzarla”, e si vedrà
per il quale Re Lear è «il massimo risultato di
che si potrebbe ribaltare il giudizio e parlare
Shakespeare ma non il suo miglior dramma». Ma
non di “irrappresentabilità” ma di “illeggibilità”
evidentemente non era così se abbiamo visto e
della tragedia). La parola, cioè, pur altissima, e
vediamo quest’opera penetrare profondamente,
suggestiva, e “poetica”, è più che mai elemento
proprio in quanto “teatro”, proprio attraverso il
di quel più vasto tessuto, fatto di parole e azione,
“teatro”, nella nostra cultura e, in effetti, nella
movimenti scenici e recitazione che è l’immagine
nostra vita. E in realtà, lungi dall’essere poco tea-
teatrale – il solo luogo in cui tutti i significati del-
trale, Re Lear può ben dirsi l’opera più teatrale
l’opera trovano la loro forma compiuta. Sempre,
di Shakespeare, e ciò nel senso che in essa il lin-
certo, la parola di Shakespeare (e invero ogni
guaggio del drammaturgo raggiunge la più alta,
parola teatrale) non è parola che si possa soltanto
e specifica, intensità ed espressività. Né pote-
leggere: va recitata, detta da un attore con certi
va essere diversamente. Nel dramma, composto
toni e gesti, in una precisa situazione dramma-
intorno al 1605 (poco dopo l’Otello e pressoché
tica, in un particolare momento dell’azione; ed è
contemporaneamente al Macbeth) e dunque nel
poi parola che non è solo battuta di un dialogo
momento in cui più profonda era la sua riflessio-
ma strumento che agisce, evoca, crea una sceno-
ne sull’uomo e sulla sua condizione, Shakespeare
grafia, stabilisce rapporti interni, intesse relazioni
crea un linguaggio la cui “teatralità” è suprema
segrete tra gli uomini e le cose, intensifica i signi-
perché suprema è la funzione che ad esso viene
ficati dell’azione, li commenta, li amplia, li appro-
affidata; un linguaggio che, volendo esplorare e
fondisce; rappresenta il reale e insieme ne mostra
conoscere il movimento e le ragioni della vita, ha
la polivalenza, la ambiguità; crea una situazione
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e la rende simbolica. Ma tutto questo ancora di
ma dei personaggi s’intreccia quello del dramma-
più avviene nel Re Lear, in cui Shakespeare crea
turgo che, in un periodo di crisi quale è quello tra
veramente un linguaggio teatrale il cui segno pre-
Cinque e Seicento, s’interroga sulla validità stessa
cipuo è quello, vorrei dire, di una totalità espres-
delle parole che usa, percependo e analizzando e
siva ottenuta appunto attraverso il contempora-
tentando di sanare la frattura verificatasi tra la
neo agire di tutti gli elementi che compongono il
parola e la cosa, nel Re Lear tale dramma rag-
discorso teatrale e che sono sottoposti alla mas-
giunge una delle tappe decisive del suo percorso
sima tensione. Non c’è momento, non c’è parola
e il problema del linguaggio diventa componente
del Re Lear che possono essere avulsi da questa
centrale dell’opera.
totalità – non c’è parola che non si “inteatri”, che
«Noi dobbiamo accettare il peso / di questo tempo
non pretenda, pur nel pieno della sua intrinseca
triste. / Dire ciò che sentiamo e non / ciò che con-
forza verbale, di essere calata nella realtà scenica
viene dire», afferma Edgar alla fine della trage-
– e si pensi, come ai massimi esempi di quel che
dia. Ma per giungere a questa consapevolezza, a
peraltro avviene continuamente, alle scene della
questa distinzione tra la parola “falsa” e la parola
tempesta nel terzo atto; o a quelle della finta fol-
“vera”, occorreva passare attraverso la violenza
lia di Edgar, o della follia effettiva di Lear. Scene
e il dolore, la follia e la morte. Un tragico per-
tutte, che vivono proprio in quanto “teatro” e non
corso, scandito da quello della parola, e ciò fin
letteratura.
dall’inizio, che, infatti, con il discorso di Lear, è il
Si può già comprendere perché il Novecento, e
tangibile segno della divaricazione. Nel momento
cioè un secolo le cui espressioni artistiche (grazie
in cui Lear separa il nome di re dalla sostanza
alle avanguardie letterarie e pittoriche, al cinema,
in cui esso si invera, egli commette la colpa che
alla televisione) sono tutte lontane da un’idea di
determina la sua caduta. Il linguaggio, invece di
imitazione e verosimiglianza, abbia percepito le
illuminarlo, lo fa cieco, copre di opachi veli la
qualità non naturalistiche e simboliche del lin-
realtà. L’incapacità a distinguere rende possibile
guaggio shakespeariano assai più chiaramente
l’inganno crudele che su di lui esercitano le figlie
del Settecento e dello stesso Ottocento, cui pur
Regan e Goneril – così come, nell’intreccio secon-
si deve la riscoperta di Shakespeare, calando gli
dario in cui la vicenda di Lear specularmene si
stessi straordinari personaggi, lo stesso immenso
riflette, Gloucester si fa ingannare dalle parole
Lear, nella totalità espressiva di quel teatro e
di Edmund, dalla falsa lettera che egli crede vera
riscoprendo così la “rappresentabilità” dell’opera.
(e la sua cecità fisica sarà il simbolo della cecità
Ma ancor più, nel caso del Re Lear, tale conge-
morale, e linguistica, di Gloucester ma anche di
nialità è spiegabile se si pensa che, come in tante
Lear). E vanamente quanti stanno accanto al
opere del Novecento, il linguaggio, qui, non è solo
vecchio Re tentano di restituirgli la luce, di fargli
strumento ma oggetto di rappresentazione. Se in
“leggere” il significato del mondo, fargli intendere
tutto il teatro shakespeariano, in effetti, al dram-
le parole che davanti a lui vengono pronunciate.
Non ci riesce Cordelia, che alla parola falsa delle
il reale, quasi nemmeno lo sfiorano: esso rimane
sorelle contrappone un “niente” che ha la forza,
immutato, intoccato – la tempesta dilaga e contro
la trasparenza della parola vera. Non Kent, che lo
di essa le grandiloquenti parole di Lear nulla pos-
avverte a proprio rischio dell’errore fatale che sta
sono, rimangono meri, inconsulti suoni, preludio
commettendo, del fatale equivoco, del complotto
della follia da cui, come dalla tempesta, presto
verbale che lo sta soffocando come aveva soffoca-
sarà aggredita. E le scene della follia, appunto,
to Otello. E nemmeno il Matto, il prodigioso fool
sono anzitutto una rappresentazione della distru-
di questo dramma, la cui azione è un’azione tutta
zione della parola, e tanto più che la deflagra-
linguistica, tesa a far recuperare al Re (con la
zione del linguaggio di Lear è accompagnata dai
dissacrazione, l’ironia, la beffa, i giochi verbali) il
discorsi del Matto e di Edgar, che la mimano,
senso vero della parola – a strappargli il velo dagli
echeggiano, espandono, quasi a voler portare il
occhi, a rendere limpida la sua visione, a colmare
gesto distruttivo al suo finale compimento. Prima
il divario che la sua illusione ha creato. Otello,
ancora della morte della mente è la morte della
Macbeth non hanno questo sostegno – il loro è
parola (e ci si trova di fronte a un esempio quasi
un conflitto solitario, e la solitudine è il dato più
indicibile di arte teatrale, che solo Beckett forse
struggente della loro condizione. Lear non è solo
saprà evocare) ad essere qui messa in scena, così
ma lo diventa: malgrado i colpi che la realtà gli
come avviene nell’Otello e nel Macbeth. Ma con
impartisce, rimane ciecamente fedele alla propria
una più vasta, davvero cosmica ampiezza, una
illusione, si chiude nel proprio linguaggio come
risonanza che la presenza degli altri personaggi
Macbeth nel suo castello e ad esso consegna la
rende più complessa e universale, sì che il fran-
sua sfida agli uomini, alla natura, agli dei. Una
tumarsi di ogni disegno, di ogni progetto verbale,
sfida cosmica la cui eccezionale qualità poetica,
diventa un ritorno al magma originario (così
la cui tutta moderna tragicità, stanno proprio nel
come Edgar, denudandosi, era tornato alla condi-
suo dar corpo alla tragedia della parola. Come
zione adamitica) che non coinvolge soltanto Lear
Otello, come Macbeth, Lear assume il linguaggio
e i suoi compagni ma l’umanità tutta. E se la
dell’eroe tragico, e anzi lo porta alla massima ten-
parola-fenice rinasce delle sue ceneri, se l’emer-
sione, e a dimensioni gigantesche, titaniche – ma
gere di Lear dalla follia, alla conclusione dell’ope-
proprio queste dimensioni rendono la sua “cadu-
ra, è anche il suo riacquistare la parola vera, il
ta” più clamorosa, più memorabile, creando uno
suo imparare a leggere l’alfabeto del mondo, e
scarto persino ridicolo tra lui e la realtà, rivelando
comprendere il silenzio – e dunque il linguaggio
che egli come Don Chisciotte, è un eroe soltanto
interiore, l’amore non detto – di Cordelia, questa
all’interno del suo linguaggio, della sua illusione.
comprensione coincide con la sua morte. Lear
Non di forza i suoi discorsi impetuosi e ruggenti
non potrà più valersi di tale conoscenza: non
sono espressione ma di impotenza, inadeguatezza,
potrà, come vorrebbe, parlare con Cordelia («così
fragilità. E di fatto le sue parole non modificano
vivremo / e pregheremo e canteremo e ci raccon-
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teremo / antiche storie, e rideremo delle farfalle /
società. Ciò che è ancora più vero nel tema della
dorate, e ascolteremo poveri malviventi / parlare
violenza: in un secolo come il nostro, che ha visto
delle novità della corte»). Cordelia è morta, ucci-
le più grandi tragedie collettive della storia, come
sa dalla parola – da quella di Edmund, che ha
non riconoscere le insidie che ancor oggi ci minac-
inviato l’ordine fatale, ma prima ancora da quella
ciano nei simboli di violenza che scandiscono il Re
di Lear. Il quale allora non può che morire a sua
Lear? Non c’è tortura, qui, anche la più atroce,
volta. La grande divaricazione, la grande frattura
che non sia riprodotta, ingigantita, a Buchenwald
non può ricomporsi nel presente ma solo nel futu-
come nel Vietnam; non c’è sangue di innocenti in
ro, nel “mondo nuovo” di Edgar.
cui non sia dato di vedere quello che ha coperto
Ma un’altra ragione, oltre che la centralità del
e ancora copre il mondo; non c’è inganno che
problema del linguaggio, spinge la cultura del
non sia stato praticato in misura ben più vasta. E
Novecento – la cultura di anni travagliati e ansio-
ciò è vero del tema che ha quello della violenza è
si, crudeli e incerti – a rappresentare il Re Lear
strettamente collegato: il tema del potere. Come
con tanta frequenza e con tanto impegno, ed è
meravigliarsi se tanto spesso il Re Lear, come
il riconoscimento di situazioni e problemi affini
altre opere shakespeariane, è stato interpretato in
a quelli del nostro tempo. Ciò accadde sempre,
termini di lotta – feroce, senza esclusione di colpi,
naturalmente, di fronte alle grandi opere d’arte,
sanguinosa – per la conquista e il mantenimento
specie quando i loro protagonisti sono diven-
del potere, se questa lotta, all’interno degli stati e
tati miti, come Edipo, come Amleto o appunto
del mondo, è la cifra stessa del nostro tempo, che
Lear. E tanto più accadde di fronte ad opere che
ha visto e vede da un lato il susseguirsi impla-
appartengono, come Re Lear, a momenti storico-
cabile di dittature e dall’altro la spartizione del
culturali in cui l’affinità non è generica – e certo
mondo del mondo tra le grandi potenze?
gli anni, all’inizio del Seicento, che coincidono
Ma se la violenza e il potere sono i più evidenti tra
in Inghilterra col regno di Giacomo I, rivelano
i temi del Re Lear in cui sembrano rispecchiarsi le
un travaglio che Re Lear esprime con situazioni
situazioni storiche e politiche del Novecento (un
sceniche in cui paiono annunciati alcuni nodi cru-
rispecchiamento che trova nel Lear di Edward
ciali della nostra storia o della nostra quotidiana
Bond la sua estrema manifestazione), non c’è
vicenda. Forse il tema della ingratitudine filiale
invero momento o aspetto dell’opera che non si
ci colpisce meno di quanto avvenisse nel Sette o
presti ad una “lettura” in chiave di sentimenti,
Ottocento (che ne ha anzi fatto una sorta di gab-
stati d’animo, situazioni morali propri della nostra
bia psicologica che ha ridotto l’enorme ricchezza
storia. L’angoscia e la solitudine, la disperazione e
dell’opera) ma se ne individuiamo l’espresso e
la follia, il senso del vuoto, dell’illusorietà, della
implicito problema generazionale, il rapporto
precarietà della vita: tutto ciò che lacera la nostra
tra padri e figli, ecco che possiamo scorgervi una
coscienza, tutti i segni delle nostre contraddizioni
tensione particolarmente operante nella nostra
e nevrosi e terrori, tutti i lineamenti di quella che
Auden definiva l’”età dell’ansia”, trovano nel Re
usare le sue parole, penetrandone ogni aspet-
Lear – e si pensi alla tempesta o ai dialoghi tra
to (verbale e gestuale, scenico e visivo, reale e
il Re e il Matto – una drammatica, lancinante
simbolico) e in tal modo cogliendone la totalità
prefigurazione, tanto più efficace e dolorosa in
espressiva, Strehler ha pienamente compreso che
quanto espressa in un linguaggio molto più vicino
se in Re Lear c’è una discesa all’inferno c’è anche
a quello della drammaturgia contemporanea (che
una faticosa risalita verso la luce, verso un desti-
di esso certamente si è avvalsa): un linguaggio
no che, come Strehler scrive, «l’uomo non può
che riproduce, con la sua stessa continua mesco-
non dominare, dovesse anch’egli passare ancor
lanza di tragico e comico, quelle contraddizioni
più addentro per il dolore, fisico e morale, subire
e ironie della realtà che hanno dato origine al
il trauma della pazzia…». Se c’è una desolazio-
teatro dell’assurdo. Sì che non meraviglia che
ne e un’angoscia in cui l’uomo in assoluto può
Ian Kott abbia interpretato il Re Lear in chiave
riconoscere la propria, e l’uomo del nostro tempo
beckettiana, genialmente suggerendo un’affinità
(l’uomo del primo Eliot, o di Beckett, o del Lear
con Finale di Partita. Né che lo stesso Beckett e
di Bond) un’immaggine della propria condizione,
altri drammaturghi del Novecento abbiano tro-
c’è anche il riconoscimento di alcuni fondamenta-
vato nel dramma le “fonti” di molte loro situazio-
li valori che possono dare un senso, e una ragio-
ni, o che molti registi vedano in Shakespeare lo
ne, alla vita. «Esser maturi è tutto», dice Edgar,
Shakespeare nostro contemporaneo che campeg-
e la maturità, la ripeness che Lear e Gloucester,
gia nel libro famoso di Kott.
Edgar e Kent e Albany faticosamente conseguo-
E tuttavia, notato tutto ciò, io non credo che
no è appunto la capacità di viver e morire con la
Shakespeare sia nostro “contemporaneo” in que-
consapevolezza che l’esistenza non è, malgrado
sto senso specifico (ché, in un senso più genera-
tutto, il gioco capriccioso degli dei di cui dice
le, tutta l’arte è sempre contemporanea) e che
Gloucester, e nemmeno il «grande palcoscenico
il suo mondo si possa identificare con quello di
dei pazzi» evocato da Lear, ma un arduo, lento,
Beckett o di altri autori novecenteschi. Credo,
doloroso e fin crudele cammino verso una verità
anzi, che noi possiamo veramente capire il Re
che tutto (e in primo luogo la parola) contribuisce
Lear, e renderlo quindi veramente parte della
a oscurare e allontanare ma che pure esiste e può
nostra esperienza, solo rendendoci conto delle
essere conquistata – come l’hanno conquistata il
ragioni per cui esso è, appunto, profondamente
Matto e Cordelia. Nel Re Lear, di fatto, è ancora
diverso. Pensando, così, al Lear di Strehler, esso
possibile la tragedia proprio perché al mondo
è ammirevole proprio perché, mentre ha colto
dell’inesistente si può contrapporre quello, reale,
tutte le affinità col nostro tempo di cui si è detto,
della verità, e all’assenza di valori della “terra
ha individuato la vera natura dell’opera, e cioè
desolata” un criterio in base al quale giudicare
la visione dell’uomo che la sottende e sostanzia.
il giusto e l’ingiusto, il bene e il male, la verità e
Calandosi nel testo e tutto ”esplorandolo”, per
l’apparenza.
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Ed è qui che il consenso all’interpretazione di Kott
tutto il male e tutto il dolore del mondo – ridise-
viene meno. Egli scrive: «Il tema del Re Lear è il
gna una fisionomia dell’uomo, ritrova un ordine
disfacimento e il crollo del mondo. Come le cro-
in base al quale vivere, e in base al quale costrui-
nache, Re Lear comincia dalla divisione del regno
re una tragedia. E il Re Lear è, a mio avviso, la
e dall’abdicazione del re e, come le cronache,
prima, e la massima, tragedia moderna, perché
finisce con la proclamazione del nuovo sovrano.
quest’ordine non è fuori o al di sopra dell’uomo;
Tra il prologo e l’epilogo si svolge la guerra civile.
non è un ordine trascendente che è dato acquista-
Ma… il mondo non torna a risorgere. Nel Re Lear
re, come nel dramma medievale (o nella tragedia
non c’è un giovane Fortebraccio che non conosce
classica) attraverso un intervento soprannatura-
dubbi e che sale sul trono di Danimarca». E prima
le. Malgrado l’uso frequente di immagini attinte
aveva detto: «Questo nuovo Libro di Giobbe e
all’esperienza religiosa, quest’ordine è laico, è
questo nuovo Inferno dantesco sono stati scritti
umano, e l’uomo lo cerca nella propria coscienza
sul finire del Rinascimento. Nel Re Lear shake-
e umanità; è la verità fatta dai valori che alcu-
speariano non solo non c’è il Cielo cristiano, ma
ni personaggi del Re Lear scoprono e incarnano
non c’è neanche quel cielo che predicavano e in
per sé e per gli altri: la solidarietà , la giustizia,
cui credevano gli umanisti… Nel Re Lear crollano
l’amore, la pietà. Certo, è un ordine fondato sul
entrambi i sistemi di valori: quello medioevale
dubbio che già Amleto scopriva come essenza del
e quello rinascimentale. Quando questa gigan-
vivere; precario, fragile, da rinnovare e verificare
tesca pantomima finisce, non resta che la terra
giorno per giorno: sul paesaggio che l’opera ci
deserta e insanguinata». E certo un mondo crol-
consegna è passata la tempesta, lasciando rovine
la, qui: quello medioevale, e insieme il sistema
e sangue. Ma quei valori si scorgono, e vivono, tra
ad esso legato con cui l’età elisabettiana si era
le rovine, e alcuni personaggi li hanno riconosciuti
sostenuta per decenni. Tale mondo, in effetti, era
e fatti propri, attraverso le proprie stesse colpe ed
già crollato nelle opere – Giulio Cesare, Amleto,
errori. Collocati in una struttura da morality play
Troilo e Cressida – in cui Shakespeare aveva preso
medioevale essi sono uomini moderni che hanno
coscienza della crisi provocata dall’avvento della
dovuto conquistare con le loro forze, senza media-
nuova scienza e dell’umanesimo, dalla Riforma,
zioni trascendenti, il senso del bene e del male, del
dalla scoperta di nuovi mondi, dall’emergere di
vero e del falso. Il palcoscenico, alla fine, è coper-
nuove forze economiche, politiche e sociali. Ma
to di cadaveri ma non c’è bisogno di Fortebraccio:
nel Re Lear, mentre quel crollo di cui la vicenda
Edgar resta sulla scena, accettando il proprio
di Lear è simbolo trova la sua espressione più
destino, la propria condizione di uomo moderno.
angosciosa e fin intollerabile, anche si crea il ter-
Perché Edgar (come Malcom nel Macbeth), este-
reno su cui Shakespeare – attraverso una terribile
nuato dall’esperienza patita eppure fortificato da
lacerazione e disperazione, veramente mettendo a
essa, è appunto l’uomo moderno, consapevole dei
nudo l’anima umana, veramente rappresentando
propri limiti e della propria fragilità ma anche
della possibilità di affrontare la realtà e di agire
E lo conferma un ultimo aspetto del dramma
su di essa. È il nuovo principe che, reso maturo
che occorre porre in rilievo, e cioè il fatto che
dal dolore, e della stessa degradazione, potrà dare
tra i “valori” qui riacquistati, o salvati, e con-
un qualche precario equilibrio al «mondo fuor di
segnati al futuro c’è lo stesso teatro. La fiducia
sesto».
nel teatro era stata l’ultima a venir meno, tra le
A me sembra, insomma, che rinunciando a vedere
certezze crollate negli ultimi anni del Cinquecento
Re Lear soltanto con gli occhi di Beckett e leg-
e i primi del Seicento: se essa resisteva ancora
gendolo invece con gli occhi di un poeta che, ai
nel Giulio Cesare e in Amleto, le “commedie
primi del Seicento, indaga sul significato della
oscure” (Troilo e Cressida, Tutto è bene, Misura
vita, e dell’uomo, noi non soltanto collochiamo
per Misura), con la loro rappresentazione di un
l’opera nella sua giusta prospettiva ma possiamo
mondo dominato e distrutto dall’inganno e dalla
percepirne la straordinaria qualità: che sta nel-
finzione, implicitamente esprimevano il dub-
l’essere, a un tempo, testimonianza della nascita
bio del drammaturgo di fronte alle potenzialità
dell’uomo moderno e metafora assoluta, univer-
negative del proprio mezzo espressivo. Finchè
sale della condizione umana. Fare del Re Lear
nell’Otello il dubbio diventava esplicito, e dietro
un’opera “contemporanea” significa invero non
Iago, il grande ingannatore e mistificatore, colui
solo deformarla ma ridurla, attenuarne, come
che come Satana immette il male nella società
sempre avviene quando si elimina la “storicità”
con la sola forza di una fantasia teatrale capace
di un’opera d’arte, la portata universale. E tanto
di inventare una realtà prima inesistente, si può
più, poi, che questa “contemporaneità” è pur
ben scorgere (come faranno i Puritani chiudendo
sempre settoriale, limitata, ridotta oltre che ridut-
i teatri) il volto dell’artista drammatico. Anche
tiva. L’immagine dell’uomo che essa propone è
nel Re Lear, certo, l’inganno teatrale agisce, e il
parziale; quest’uomo non è l’uomo del Novecento,
male penetra nel mondo attraverso la “recita”,
ma è il borghese quale lo rappresenta il deca-
la “finzione” di Regan, di Goneril, di Edmund;
dentismo. Con tutto il sangue e la violenza e la
quest’ultimo anzi è un piccolo Iago che usa gli
morte che caratterizzano il nostro tempo come il
stessi mezzi del suo predecessore, a sua volta
Re Lear, c’è pur sempre, nel Novecento, un uomo
creando dal nulla la situazione che determina la
che da quel sangue e da quella violenza emerge
condanna e l’esilio di Edgar. Ma proprio Edgar
così come Edgar emerge dalle rovine del mondo.
dimostra che alla finzione, al “travestimento” che
Ed è semmai questa immagine dell’uomo come
inganna si può contrapporre una maschera che è
essere capace di superare la sofferenza, di per-
verità, al teatro che è morte un teatro che crea ed
venire alla consapevolezza, di crearsi un destino,
è la vita. Di qui l’importanza estrema della scena
di non essere soltanto vittima della storia ma di
mirabile (IV, vi) in cui Edgar inventa per il padre
modificarla e di crearla, che è più vicina a quella
che vuole uccidersi il paesaggio abissale delle sco-
disegnata dal Re Lear.
gliere di Dover. La straordinaria bellezza di que-
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sto momento (che non potrebbe essere altro che
“teatrale”) non sta solo nella creazione, davanti
alla mente di Gloucester, e alla nostra, di una vita
immaginaria che ha la stessa concretezza della
vita reale, ma sta anche, e soprattutto, nel fatto
che proprio questa “finzione” induce Gloucester,
dopo la finta caduta nel finto abisso, ad accettare
il destino di vivere: «D’ora in avanti / sopporterò
l’afflizione finchè essa stessa non gridi / “basta!
basta!”, e muoia». A questo punto il teatro, attraverso quel dramma della parola di cui si sono
indicati i salienti, ha riacquistato per Shakespeare
la sua verità e la sua grandezza: non è soltanto il
possibile strumento del male; e nemmeno soltanto
il mezzo con cui tramandare ai posteri imprese
memorabili (come nel Giulio Cesare) o soltanto la
“cronaca del tempo” e lo “specchio della natura”
(come nell’Amleto). È tutto questo, ma anche di
più: è strumento per opporsi alla morte, per sopportare il destino; ed è strumento per conoscere
la realtà e viverla, per ritrovare valori scomparsi
o crearne dei nuovi. L’espressione famosa, «tutta
la vita è un palcoscenico», acquista – in questo
momento di suprema crisi – un significato che
non aveva mai avuto, così intenso, così ricco.
tratto da William Shakespeare, RE LEAR traduzione di Agostino Lombardo, © Garzanti, 2002
Identità e regalità in Re Lear
di Giuseppina Restivo
I ‘pericoli della figlia’ nel contesto della suc-
dà tutto ma per chiedere tutto. Mentre le sorelle
cessione regale paterna hanno occupato ampio
Regan e Goneril, con machiavellico calcolo, ricor-
spazio nella mitologia come nella letteratura.
rono alla finzione retorica per soddisfare le richie-
L’ansia per il genero ha turbato non pochi padri
ste del padre e ottenere il potere, Cordelia si rifiu-
sovrani: dal caso di Enomao, re di Olimpia, che
ta di imitare le sorelle come di accettare il ricatto
sfida gli aspiranti mariti della figlia Ippodamia a
“to love my father all” (I,1,103), di amare solo
vincerlo in una gara di carri da corsa, finché non
suo padre. Contraddetto, Lear imperversa con
viene ucciso da Pelope, aiutato da Ippodamia e
improvvisa ira distruttiva, commina bandi ed esili
succedutogli sul trono (istituendo poi le famose
proprio a chi più si cura di lui. Quando Cordelia
Olimpiadi), alla vicenda (resa celebre da Euripide
si sottrae al suo gioco di onnipotenza – non a
ed Eschilo) di Agamennone, che ‘deve’ sacrificare
caso rivendicando il diritto di amare il futuro
la figlia Ifigenia alla dea Artemide, per salpare
marito – Lear non solo rinnega la figlia preferi-
con la flotta greca verso Troia. Il matrimonio di
ta, ma, disconoscendo ogni suo diritto di auto-
lei potrebbe portare, in sua assenza, a un’indesi-
nomia, cerca di annientarla. Revoca la dote già
derata successione per via femminile nel regno di
promessa per il suo matrimonio, per spingere gli
Argo, che avverrà comunque, ma tramite la stessa
aspiranti generi alla rinuncia, privare Cordelia di
moglie Clitennestra, unitasi a Egisto. Di qui la
ogni sostentamento e condizione sociale, mostrare
preferenza storica per la successione patrilineare,
che lei non conta in sè. La reazione del duca di
più direttamente controllabile, ad una matrilinea-
Borgogna, pronto a rinunciare a lei, conferma il
re, che comportava per il re-padre i rischi della
calcolo distruttivo di Lear. Ma l’intento del despo-
sfida di un genero giovane e ambizioso.
ta viene frustrato dal re di Francia, pronto non
Il Lear shakespeariano, avendo tre figlie e nes-
solo a sposare Cordelia senza dote, ma a esplici-
sun maschio, decide di predisporre anzitempo la
tare l’ideologia della sua scelta, gettando luce sui
propria successione e di assicurarsi, attraverso la
valori in discussione: sceglie Cordelia per quello
gara d’amore per lui o love test imposto alle figlie,
che è in sè, per le sue doti personali disconosciute
il controllo su di loro. La pubblica dimostrazione
dal padre. Di quale amore parlava dunque Lear
di tale assoluto vincolo affettivo e l’iperbole ver-
esigendone il tributo dalle figlie?
bale che essa richiede non sono funzionali alla
Il peggio nasce dall’imitazione del desiderio di
spartizione del territorio che le accompagna, poi-
potenza di Lear da parte di Regan e Goneril che,
ché il regno è stato già suddiviso in parti rigoro-
ottenuto tutto il regno, presto sottraggono al padre
samente uguali. Devono piuttosto fugare le paure
ogni diritto e autonomia, inizialmente alleandosi
della successione di Lear e soddisfare, con un’ap-
tra loro, ma più tardi pronte a rivaleggiare. Lear
parente transazione d’amore, il suo desiderio di
sperimenta ora una totale dipendenza, simile a
potenza nel momento stesso in cui cede il suo
quella da lui pretesa dalle figlie. Negandogli quel
potere: Lear esige la totale dedizione delle figlie,
seguito di cento cavalieri senza altra funzione che
simboleggiare il suo onore regale, per lui necessa-
tristi panni di Tom of Bedlam”). Le due vicende
rio come segno irrinunciabile della sua identità e
che si intrecciano nel dramma non sono combi-
autonomia, Regan e Goneril operano di fatto una
nate tra loro perchè accomunate da ingratitudine.
ritorsione, riversano su di lui quell’azzeramento
Questa è assente nella vicenda di Gloucester, che
sociale che lui aveva inteso infliggere a Cordelia.
perseguita il figlio legittimo, ingannato da quello
Gli si impone allora la lezione della follia, la can-
illegittimo, ansioso di eliminare il rivale con la
cellazione del suo sistema di valori. La fuga nella
sua machiavellica abilità, per ereditare al suo
tempesta senza miglior rifugio di una capanna
posto. Ad accomunare le due trame sono invece
contadina, con l’aiuto del suo lucido fool ma nella
l’errore dei due padri nei confronti dei figli in età
più totale indigenza, avvia un percorso tragico, in
di successione (complementarmente maschi in un
cui l’esito consolatorio del ritorno di Lear tra le
caso e femmine nell’altro), e i torti che due figlie
braccia di Cordelia risolverà il senso del testo, ma
o un padre infliggono rispettivamente a un padre
non eviterà un finale di morte.
o a un figlio. Parallelismo e chiasmo congiungono
Unica delle tre figlie che ha respinto la lezione
i due intrecci, che così si potenziano a vicenda,
paterna di onnipotenza regale, Cordelia agisce
rivelando l’intento che Edgar, con icastica for-
rovesciando il simbolismo totalitario di Lear:
mulazione, bene sintetizza nel confrontarsi con
ricambia la sua arroganza distruttiva con un
Lear: “he is childed as I fathered”, ovvero ai colpi
amore protettivo. Spesso letta come tragedia del-
inferti da certe figlie corrispondono quelli inferti
l’ingratitudine, l’opera è piuttosto anzitutto tra-
da certi padri. Più che l’ingratitudine, è centrale
gedia di un delirio di potenza, che costa l’esilio e
il rapporto intergenerazionale, con i possibili reci-
poi la vita anche al duca di Kent, invano deciso a
proci torti, di cui esplorare l’intima natura.
correggere le stolte pretese del re. Al tempo stesso
Alla ‘facile’ lettura incentrata sull’ingratitudine,
è anche tragedia degli spazi apertisi al machiavel-
che evitava di mettere in discussione il dominio
lismo.
del re-padre e i valori di Lear, è poi subentrata la
Che il Re Lear non sia nato come tragedia dell’in-
più raffinata lettura nichilista, tesa a scorgere nel
gratitudine è dimostrabile dalla sua struttura a
dramma quell’antiumanesimo su cui una recente
due trame parallele (o ‘double plot’) e dal suo corrispondente pieno titolo (solitamente trascurato):
fase della cultura ha cercato conferme. Nel suo
Hamlet versus Lear Reginald Foakes 1 ritiene
“Chronicle Historie of the Life and Death of King
che dopo il 1960 il ruolo dell’Amleto come ‘top
Lear and his three daughters. With the unfor-
play’, o prima opera del canone shakespearia-
tunate life of Edgar, sonne and heir to the Earle
no, sia divenuto meno ovvio, perché il Re Lear è
of Gloster, and his sullen and assumed humor of
man mano apparso più consono al nichilismo del
Tom of Bedlam” (“Storia della vita e morte di Re
dopo-Artaud e dopo-Beckett, quindi più leggibile
Lear e delle sue tre figlie. Con la sfortunata vita
in chiave di assurdo: basti pensare in tal senso
di Edgar, figlio ed erede del Conte di Gloster, nei
alla lettura di Ian Kott e di Peter Brook. Kott
15
16
addirittura accosta il Re Lear a Finale di partita
di follia, Lear si riconosce uomo e non più re, ed
di Beckett. Ma il problema interpretativo, al di
è divenuto capace di accettare la sua vecchiaia.
là dei regimi emotivo-culturali dominanti, non
Parallelamente anche Edgar rieduca il proprio
può ignorare le intuizioni psico-antropologiche
padre, il duca di Gloucester. Caduto nel tranello
shakespeariane, che infatti non sono sfuggite ad
di una superstizione astrologica che lo espone
esempio agli scrittori contemporanei che hanno
all’intrigo ordito dal figlio bastardo Edmund,
ripensato il testo: come nel caso di Edward Bond
Gloucester paga il suo errore perdendo quegli
nel suo Lear (non più King Lear), del 1971.
occhi che si sono rivelati ciechi alla realtà dei rap-
Nella sua riscrittura o reappraisal attualizzante
porti con i figli, e, appresa la verità, cede quindi
Bond registra lo scontro di sistemi di valori nel
alla tentazione del suicidio. A salvarlo e rieducar-
dramma e il gioco educativo che vi si innesta,
lo alla vita provvede proprio Edgar, il figlio cui
ma ‘contesta’ la possibilità che una delle tre figlie
ha fatto torto, parallelo maschile di Cordelia. Due
di Lear non erediti la logica del padre. Ipotizza
figli rieducano dunque i padri, e insieme scelgo-
al contrario per le figlie del re un inevitabile
no la via dell’azione per correggerne gli errori:
influsso dell’ambiente in cui sono cresciute. Nel
Cordelia conduce un esercito dalla Francia per
suo Lear – che Antonio Calenda ha realizzato
aiutare Lear, come Edgar aiuta il padre, si allea
per il Teatro Stabile dell’Aquila nel 1977, con
al duca di Albany e infine sfida a duello Edmund.
Giampiero Fortebraccio, Claudia Giannotti, e
Ma vanno incontro a diversa fortuna. Cordelia
scenografia di Mario Ceroli – il re ha solo due
– che per agire deve usare le forze francesi del
figlie, Bodice e Fontanelle, equivalenti a Regan e
marito, minacciando quindi un’occupazione stra-
Goneril, mentre compare una Cordelia diversa da
niera – è sconfitta e muore. Edgar può invece
loro, ma che non è più figlia di Lear. La differen-
restaurare l’ordine, in certo senso sostituire quel
za della soluzione narrativa di Bond consente di
figlio maschio, senza ‘rischi matrimoniali’, che
‘modernizzare’ l’intreccio shakespeariano, intro-
mancava a Lear. Pur eroina positiva, Cordelia in
ducendo esperienze storiche quali una rivoluzione
ultima analisi paradossalmente conferma ‘i peri-
di tipo sovietico e il successivo stalinismo, con la
coli della figlia’, che può superare solo con la pro-
sua costrittività. Ma ciò che qui più conta è che,
pria morte per amore del padre. Se non morisse,
al tempo stesso, Bond evidenzia, nelle metamor-
creerebbe un imbarazzante problema dinastico,
fosi con cui interviene, le implicazioni ideologiche
coinvolgendo i rapporti tra Inghilterra e Francia,
dell’originale shakespeariano, i cui elementi ven-
un problema che all’epoca di Shakespeare non
gono ‘tradotti’ o trasferiti con lucida percezione
sarebbe sfuggito a nessuno e sarebbe apparso a
delle loro implicazioni.
tutti nevralgico. È Edgar a raccogliere la logica
Nel King Lear shakespeariano Cordelia, conte-
e l’etica di Cordelia, a riprenderne i valori, non
stando le errate pretese del padre, ne rieduca la
a caso chiudendo la vicenda con la battuta “[we
psiche: al risveglio tra le sue braccia dopo la fase
must] speak what we feeel, not what we ought to
say”, “[dobbiamo] dire ciò che sentiamo e non ciò
ragioni naturali che determinino il comportamen-
che conviene dire”.
to umano, immaginando un’autopsia del corpo
Alla duplice analogia nel testo shakespeariano tra
di Regan per controllarne la regione del cuore:
i figli ‘rieducatori’ Edgar e Cordelia, e tra i padri
“Then let them anatomize Regan: see what bree-
Lear e Gloucester, parimenti in errore, corrispon-
ds about her heart. Is there any cause in nature
de nel Lear di Bond una diversa iterazione, che
that makes these hard hearts?” (“E allora si fac-
non riguarda più il rapporto padri/figli. Lear è
cia l’autopsia a Regan; vediamo che cosa le cresce
un despota anche in Bond, ma non è dominato da
intorno al cuore. C’è una qualche causa naturale
possessività, bensì da ansie paranoiche. Teme gli
che renda i cuori così duri?”: III, 6,74-6).
attacchi al suo regno dei signori dei territori vici-
In Bond questo momento di ‘processo alla creatu-
ni, a lungo combattuti e contro i quali ha eretto
ra’, di sospetto di un’inclinazione naturale al male
un muro difensivo, per mantenere il quale impo-
o villainy, viene ‘corretto’, sottolineando invece
ne tirannia e autarchia. Per contrastarlo, le figlie
la bellezza del corpo umano e dei suoi organi, e
si sposano con i suoi nemici e abbattono il muro,
spostando il processo dalla creatura alla storia. In
ma provocano una rivolta popolare, che sbocca
una scena di autopsia del corpo di Fontanelle cui
nell’esperienza staliniana capeggiata da Cordelia
Lear prigioniero assiste, l’animale umano appare
(qui una contadina con un dolente passato), con
in tutta la sua intima perfezione anatomica, in
relativa cortina di ferro difensiva. Il Lear di Bond,
contrasto con l’umiliazione shakespeariana del
compresi i suoi errori, cerca invano di convincere
corpo nudo e indifeso del ‘poor Tom’, o pazzo del
Cordelia ad abbattere quel muro che lui aveva
villaggio, tormentato da sofferenze attribuite a
voluto e Cordelia ha ricostruito: ma può solo
diavoli persecutori, realisticamente impersonato
morire opponendosi alla logica che ne impone
da Edgar per non farsi riconoscere da chi falsa-
l’esistenza. L’iterazione degli errori dei padri è
mente lo accusa.
divenuta iterazione della maledizione della logica
L’ipoteca della stora si è sostituita infatti in Bond
di stato.
al dubbio sulla creatura. Animata da ansia per il
La continua rispondenza comparativa tra i due
bene e la giustizia, la Cordelia di Bond ha finito
drammi, pur così diversi, rivela la tensione inter-
suo malgrado col trasformare la legge in crimi-
pretativa di Bond nei confronti dell’originale.
ne di stato e l’etica in violenza. Non da lei viene
Significativo in tal senso è il rilievo che il testo di
dunque rieducato il Lear di Bond, ma da un
Bond dà, ampliandola, alla scena shakespeariana
nuovo personaggio, anzi dal suo fantasma: quel-
in cui Lear, rifugiatosi in preda alla follia nella
lo del giovane che aveva sposato Cordelia ed era
capanna durante la tempesta, fantastica di istitui-
vissuto con lei in una capanna contadina, in una
re un processo alle due figlie che lo hanno ingan-
dimensione utopica, spazzata via dall’irruzione
nato per impadronirsi di tutto.
della guerra. Ucciso, il giovane è divenuto un
Il Lear di Shakespeare si interroga su possibili
fantasma, o memoria antropologica del desiderio
17
18
utopico, e come tale guida Lear accecato (come lo
delle trame del machiavellismo, con il più ampio
shakespeariano Edgar fa con il padre Gloucester
dispiegamento di saggezza, capacità di educare
cieco), aiutandolo nel suo intimo processo di auto-
(di cui è orgoglioso) e di autoeducazione (ricono-
revisione etica.
scendo anche i propri errori) e soprattutto di con-
Innestata nel suo Lear una polemica sul marxi-
trollo della pulsione di potenza. Prospero spezza
smo-leninismo mostratosi insufficiente, Edward
volontariamente la bacchetta dei suoi poteri magi-
Bond riscrive il sostrato ideologico del testo shake-
ci nel momento stesso in cui consente che la figlia
speariano per affacciarsi su un radicalismo anar-
Miranda ami Ferdinando, anche contro la sua
co-pacifista. Ma, come in Shakespeare, il suo Lear
apparente volontà, e si sposi. La potenziale rivali-
va rieducato, anche se non da Cordelia. La stol-
tà con il genero, gestita con un momento di rituale
tezza del re aveva del resto tanto irritato Tolstoj,
ostilità, diviene accettazione anche del tempo e
ai cui occhi Lear rendeva la tragedia di cui è pro-
del pensiero della morte (ogni tre suoi pensieri,
tagonista peggiore della modesta fonte cui il testo
dichiara Prospero alla fine, uno sarà di morte),
aveva attinto. La riscrittura di Bond, che impone
parallelo al superamento dell’ansia di vendetta.
una revisione della logica di Lear, rende omaggio
al tempo stesso a Tolstoj e a modelli checoviani,2
Qui il principe-filosofo di Shakespeare realizza
ma evoca condizioni storiche estranee al dramma
storia, le antitetiche pulsioni antropologiche e il
d’origine.
riconoscimento di un’universale tensione all’au-
Nel Lear shakespeariano identità e regalità coin-
tonomia e alla libertà: il grido della libertà pro-
cidono a tal punto che rieducare l’una equivale a
rompe infatti dai più diversi personaggi, da Ariel
ripensare l’altra. Questa coassialità del pubblico
come da Calibano e dai sogni utopici (nutriti dai
e del privato, della psiche e della concezione del
saggi di Montaigne) di Gonzalo, uomo di stato e
principe caratterizza Shakespeare, in cui politica e
proiezione politica euristica dello stesso Prospero,
soggettività si rimandano di continuo. Non a caso
che non a caso lo definisce ‘santo’.
il più straordinario equilibrio tra gli orrori della
il Lear folle, costretto a ripensare la sua identità e
i suoi affetti, è anche pronto a ripensare il senso
NOTE
della ‘giustizia ingiusta’ esercitata dai potenti, nel
1
celebre passo in IV, 6, 149-170.
politics and Shakespeare’s art, Cambridge
Ma a raccogliere tutto il significato della ‘lezio-
University Press 1993.
ne’ di Cordelia alla regalità del padre è in
2
Shakespeare, ben più tardi, il principe-mago pro-
Edward Bond, Einaudi, Torino 1977, pp.71-76.
tagonista della sua ultima opera, La tempesta,
quasi un ‘doppio’ del Re Lear. Rovesciando Lear,
Prospero risolve insieme i ‘pericoli della figlia’,
della successione, dei nodi psichici della regalità e
Reginald Foakes, Hamlet versus Lear. Cultural
Cfr. Giuseppina Restivo, La nuova scena inglese:
Re Lear sulla scena
di Paolo Quazzolo
19
20
Jan Kott, nel suo illuminante saggio Shakespeare
che seguono, non vi sono notizie di rappresenta-
nostro contemporaneo, analizzando Re Lear,
zioni di Re Lear, almeno fino agli anni Sessanta,
sostiene che questa tragedia, pur essendo stata
quando - tra il 1662 e il 1665 – l’opera venne
oggetto di studi in ogni epoca, tuttavia «fa l’effetto
posta in repertorio a Londra al Lincoln’s Inn Field
di un’immensa montagna che tutti ammirano, ma
Theatre, nell’interpretazione del maggiore attore
che nessuno ha voglia di scalare troppo spesso».
dell’epoca, Thomas Betterton. Un’altra rappre-
Ed effettivamente, dopo il debutto avvenuto nel
sentazione sarebbe stata infine proposta verso il
1606, poche sono le rappresentazioni che l’opera
1675. Dopo quella data, non vi sono più notizie
può contare nella storia dello spettacolo. Lungi
di allestimenti di Re Lear in territorio inglese per
dal poter offrire in questa sede una cronologia
quasi un secolo, se si fa eccezione per una versione
completa degli allestimenti (peraltro impossibile
riveduta e corretta da Nahum Tale, apparsa nel
da realizzarsi, vista la difficoltà nel reperire docu-
1681, in cui la vicenda si concludeva in modo
mentazioni, soprattutto per le epoche più lonta-
positivo, veniva eliminata la figura del Fool e si
ne), la storia del teatro shakespeariano evidenzia
poneva al centro una sorta di romanzo d’amore
immediatamente, a fronte di un capolavoro asso-
tra Cordelia e Edgar. E anche in altri Paesi euro-
luto qual è Re Lear, una esiguità di allestimenti
pei, ove Shakespeare era contrastato dalle forme
e una sorta di timore, da parte degli interpreti, a
della tragedia classicistica, non si conobbero mes-
cimentarsi con questo lavoro.
sinscena del dramma.
La prima rappresentazione, a opera della compa-
Le motivazioni di un così sorprendente ostraci-
gnia di Shakespeare, avvenne - come documen-
smo nei confronti di Re Lear vanno cercate da
ta il frontespizio del primo in-quarto - la notte
più parti: dall’obiettiva difficoltà che presenta il
di Santo Stefano a Whitehall, alla presenza di
ruolo principale, alla struttura particolarmente
Giacomo I. Non sappiamo tuttavia quante volte,
complessa del lavoro, dalla tematica spigolosa del
dopo la rappresentazione d’esordio, la compagnia
declino e del disfacimento, sino alla stupefacen-
abbia replicato il dramma per un pubblico norma-
te modernità del lavoro, che solo gli uomini del
le. Immediatamente stampata (la prima edizione,
primo Ottocento iniziarono ad apprezzare e com-
ampiamente scorretta a livello testuale, risale al
prendere appieno.
1608), la tragedia venne in seguito ripresa un’uni-
Le prime rivalutazioni e la necessità del recupera-
ca volta, prima che le leggi del 1642 decretassero
re la versione originale del Re Lear, si hanno verso
la chiusura dei teatri e la fine dell’età elisabettia-
la metà del Settecento quando David Garrick,
na: nel 1610 l’attore Christopher Simpson la pose
nel 1756 ne trascrisse una versione che, tuttavia,
in repertorio per un ciclo di recite in provincia.
mescolava ancora tra loro Shakespeare e Tale,
Di queste, l’unica documentata è quella che si
mantenendo il lieto fine. E alla stesura di Tale
tenne nel febbraio di quell’anno a Nidderdale,
si rifecero anche John Philip Kemble nel 1788 e
nel castello di sir John York. Nei cinquant’anni
Junius Brutus Booth nel 1820. Ma fu nel 1823
che Edmund Kean tentò di recuperare l’originale
tacolare, che non una rappresentazione altamente
shakespeariano proponendo al pubblico inglese
umana e dolorosa.
– probabilmente per la prima volta dopo il 1610
Si devono attendere i primi anni del Novecento,
– il quinto atto del dramma e il finale tragico.
per avere una sorta di “ritorno all’ordine” nella
Effettivamente, si deve proprio all’età roman-
messinscena elisabettiana e una visione più vici-
tica una generale rivalutazione del teatro di
na agli intendimenti di Shakespeare. In que-
Shakespeare e, in particolare del Re Lear, che
sto senso, la prima messinscena che riabilitò Re
divenne una delle opere più amate dagli interpreti
Lear fu quella firmata a Stratford dal regista
del tempo. Tempeste, lande deserte, luoghi orridi,
russo Fëdor Komissarzevskij, nel 1928. Guidato
edifici cupi e in rovina, misere capanne abbando-
da una poetica fondata sul rispetto dell’autore,
nate, erano destinati a colpire la fantasia del pub-
Komissarzevskij presentava un notevole ecletti-
blico romantico, che in questa tragedia trovava
smo, che lo conduceva ad accostare periodi sto-
una sorta di tripudio dei propri gusti. Di più, Re
rici e stili tra i più disparati, spesso facendo uso
Lear sembrava adattarsi perfettamente ai canoni
di forti metafore visive. E così le tempeste che i
della recitazione primo ottocentesca, basata su
naturalisti tanto si erano sforzati di rappresentare
una gestualità magniloquente e spesso esagerata,
in modo credibile, lasciarono il posto al concetto
su monologhi pieni di grida e di violenza, sullo
- molto più shakespeariano - di tempesta dell’ani-
scontro impari tra l’uomo e le forze della natura,
mo e della mente.
spesso rappresentate con un forte senso d’orrore.
Con l’edizione curata nel 1928 da Ernest Milton,
La definitiva restaurazione dell’originale shake-
Re Lear venne completamente riabilitato agli occhi
speariano avvenne nel 1838, a opera dell’attore
della critica e del pubblico e, pur senza conoscere
William Charles Macready, il quale reintrodusse il
un numero eccessivo di allestimenti, entrò stabil-
Fool ed espunse la vicenda d’amore tra Cordelia e
mente nei repertori, rimanendovi incontrastato
Edgar.
sino ai nostri giorni. Nel corso del Novecento molti
Dopo i fasti romantici, quelli del Naturalismo, che
fra i grandi attori hanno voluto cimentarsi con la
impose al teatro shakespeariano una interpreta-
figura del vecchio re spodestato, spesso trovan-
zione fortemente realistica e, quindi, ampiamente
do nel tema della pazzia uno degli elementi di
lontana dai canoni estetici elisabettiani: il gusto
maggiore fascino e modernità. Nonostante tutto,
archeologico, condusse i primi registi a ideare
poche sono le regie di Re Lear firmate negli ulti-
un’ambientazione scenografica di gusto celtico,
mi decenni sia all’estero, sia in Italia. Tra queste
nella quale il vecchio re Lear assumeva sempre
devono essere ricordate, per lo meno, quella di
più l’aspetto di un sovrano druido. La perfezione
Peter Brook del 1962, quella di Giorgio Strehler
raggiunta, al tempo, dalle macchine sceniche nel
del 1972 e quella di Luca Ronconi del 1995.
simulare la pioggia, il vento e le tempeste, fece
Nominato alla direzione della Royal Shakespeare
della tragedia shakespeariana più un evento spet-
Company nel 1962, Peter Brook esordì quel-
21
22
l’anno proprio con la messinscena di Re Lear,
una vicenda che, nella visione strehleriana era
che assieme al successivo Sogno di una notte
metafora della vita dell’uomo, un cammino pieno
di mezza estate (1970) resta una delle migliori
di sofferenze che conduce dall’ottusità e dalla
regie shakespeariane del teatro contemporaneo.
prepotenza, verso una rinascita alla saggezza e
Il lavoro, che più tardi Brook trasformerà in un
alla comprensione umana, una sorta di cammino
film, vide quale protagonista un ancor giovane
iniziatico che si snoda lungo un percorso di soffe-
Paul Scofield. La chiave interpretativa si rifece
renza e dolore.
all’inedito accostamento che, in quegli stessi anni,
Tra gli allestimenti più vicini a noi, quello cura-
Jan Kott andava elaborando tra Re Lear e Finale
to da Luca Ronconi per il Teatro di Roma nella
di partita di Samuel Beckett, suffragato dalla
stagione 1994/95. Nella sua interpretazione, il
comunanza dell’elemento grottesco che lo studio-
regista scelse di puntare più sulla coralità della
so polacco vedeva nei due autori. Ne venne fuori
vicenda che non sulla centralità di Lear, spesso
una messinscena estremamente scarna, giocata
sottolineando le vicende minori e i personaggi di
su un paesaggio desolato e nebbioso, in cui domi-
contorno. In ciò venne assecondato dal protago-
nava il senso del freddo e della primordialità. In
nista Massimo De Francovich, anche lui molto
questo contesto, acquistava valore la fisicità del-
lontano dall’età richiesta dal personaggio e forse
l’attore e la solitudine del protagonista, costretto
per questo incline a evitare di concentrare su
a gridare il suo dolore non più in mezzo a una
di sé tutta l’attenzione dello spettatore. Il senso
tempesta ululante, ma contro un silenzio atroce-
di declino e soprattutto di instabilità voluto da
mente significativo. In tale senso, la prodigiosa
Ronconi, venne accentuato dalla scenografia di
potenza vocale di Scofield, riusciva a mascherare
Gae Aulenti, caratterizzata da contorni incerti
l’età ancora giovane dell’attore, del tutto lontana
e da innumerevoli porte che si aprivano e chiu-
dall’ottuagenario Re Lear.
devano modificando costantemente la spazialità
A dieci anni di distanza si colloca l’altrettanto
degli ambienti. In un contesto scenografico essen-
celebre messinscena che Giorgio Strehler curò
ziale, acquistava importanza anche la dimensione
per il Piccolo Teatro di Milano, protagonista un
sonora dove vento, tuoni e latrati finivano per
indimenticato Tino Carraro. Lo spettacolo, accol-
fare parte del paesaggio.
to con grande entusiasmo da pubblico e critica,
Nell’estate 2004 ha debuttato a Verona la più
segnò il ritorno del regista triestino al Piccolo,
recente messinscena italiana di Re Lear, con la
dopo un periodo di assenza. L’interpretazione
compagnia del Teatro Stabile del Friuli-Venezia
di Strehler proponeva una scenografia assoluta-
Giulia, per l’interpretazione registica di Antonio
mente scarna, che trasformava il palcoscenico in
Calenda. Sulla scena, nel ruolo principale, quello
una sorta di pista da circo, chiusa da un pano-
che è forse oggi il maggiore interprete drammati-
rama circolare, che ne richiamava il tendone. In
co italiano: Roberto Herlitzka.
questo spazio avveniva la rappresentazione di
Note di regia
di Antonio Calenda
Immagini del primo giorno di prove
al Politeama Rossetti di Trieste
24
«Noi dobbiamo accettare il peso di que-
tare uno scudo efficace.
sto tempo triste. Dire ciò che sentiamo e
Un mondo che a Lear appare come “un grande
non ciò che conviene dire (…)»
palcoscenico di pazzi” e che proprio attraverso il
palcoscenico continua a parlarci e a muoverci alla
riflessione.
Risuona con tale forza e senso nelle coscienze
Ho affrontato quest’opera, che considero una
contemporanee il monito racchiuso nella bellis-
vetta assoluta della coscienza civile e poetica
sima battuta con cui Edgar conclude il Re Lear,
dell’occidente, con grande emozione e senso di
che questo suo appello potrebbe essere sufficiente
responsabilità forte dell’apporto intellettuale,
a sintetizzare le ragioni che ci inducono oggi ad
oltre che artistico, di una compagnia d’interpreti
affrontare l’opera.
di notevole prestigio, a partire dal protagonista,
In un mondo come il nostro, in cui sempre più
Roberto Herlitzka a cui mi lega un lungo e frut-
spesso dimentichi della realtà vera, dei valori più
tuoso rapporto di collaborazione che ci ha portati
profondi, sembriamo inclini a giustificare qual-
mettere in scena assieme testi importamti come
siasi cosa – la guerra, la violenza, la disonestà
il Prometeo, l’Edipo a Colono, recentemente La
– attraverso una ridda di parole vuote, di asser-
Mostra di Claudio Magris e a ritrovarci spesso al
zioni prive di senso, Re Lear si rivela un testo for-
Festival Shakespeariano di Verona che ha fatto
temente allusivo alla contemporaneità, capace di
da cornice anche all’esordio di questo Re Lear (un
testimoniare con sorprendente intensità l’aporia
ricordo particolarmente bello conservo del Sogno
che tuttora viviamo fra significante e significato,
d’una notte di mezza estate, nel cui cast figurava-
fra parola e sentimento, fra ciò che dichiariamo
no anche Mario Scaccia ed Eros Pagni).
per convenienza e quanto invece si agita nel-
Con gli attori e i collaboratori ho condiviso l’idea
l’oscurità del nostro animo.
di mettere al servizio di quest’opera tutte le nostre
Nella figura poetica di Lear si intuisce il protago-
precedenti esperienze, tutte le nostre potenziali-
nista d’una vicenda di dolenti contraddizioni, di
tà e tensioni, concependo veramente il mestiere
virtù punite, di saggezza che sgorga dalla follia e
del teatro – che spesso, davanti alla durezza del
dalla sofferenza, di cecità fisiche e morali che ren-
nostro presente, ci sembra quasi inadeguato e fru-
dono impossibile addirittura ai padri leggere nei
strante – in senso di grande profondità morale, e
cuori dei figli… Un uomo dunque posto al centro
affidandogli non solo il compito di rappresentare
di un universo di solitudine e illusione, in cui ogni
le dilacerazioni della realtà, il disagio esistenziale
certezza è precaria e in cui – con straordinaria
ma di farsi anche testimone di valori che debbono
precisione – si riflettono le angosce del tempo di
sopravvivere.
Shakespeare e del nostro.
Si tratta dei valori positivi incarnati da Cordelia
Angosce, sofferenze contro le quali a volte solo la
– tutta protesa a non sottoporre le parole a defor-
follia – mimata o reale – sembra poter rappresen-
mazioni di comodo, a dare a ogni verbo il valore e
25
26
il senso che le viene dal cuore – e da Edgar, la cui
delle cose umane che appartengono a ogni esi-
fiduciosa consapevolezza illumina la conclusione
stenza e che trovano nella celeberrima scena della
del testo.
tempesta – con Lear privato del suo regno e del
Nell’accingerci alla messinscena, abbiamo cercato
suo seguito, dell’amore delle figlie e in balia della
di realizzare un’utopia: quella di non scegliere fin
furia dei venti – la rappresentazione più forte,
dall’inizio una via univoca d’interpretazione che
vera e dolente.
elida tutte le altre, ma di rispettare il più possibile
la polisemia del testo, esprimendo la ricchezza
immensa di piani di lettura, di prospettive, di
nuovi orizzonti che continuamente l’opera schiude ai nostri occhi.
Ho chiesto agli interpreti di indagare a fondo nelle
scene, nelle battute, poiché ognuna – appartenga
essa agli altissimi monologhi di Lear o ai giochi
verbali del Matto, all’adamantina autenticità di
Cordelia o al partecipe contrappunto delle figure
minori – ha una propria profonda necessità, cela
qualcosa di misterioso.
È stato dunque naturale, nel passaggio dal testo
alla scena, non guardare alla stretta verosimiglianza, al realismo minuto, ma puntare sull’astrazione dei personaggi, sulla dimensione
metaforica della storia. Naturale, ancora, puntare
su riferimenti iconografici che – sia a livello di
scenografia che di costume – non rimandassero a
un preciso periodo storico, ma alludessero piuttosto a una “stratificazione” di tempi e di inquietudini: elementi che nel corso dello spettacolo, a
partire dal primo monologo di Edmund, divengono oggetto di una sorta di spoliazione, quasi si
volesse destituire questo mondo delle sue icone,
della sua ritualità.
Un teatro dunque che non intende restituire una
facile imitazione della vita, ma il senso della sua
ambiguità, di quell’imprevedibilità e incoerenza
27
“Re Lear”
le fotografie
di Tommaso Le Pera
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in coproduzione con
Compagnia Mario Chiocchio Srl
diretto da Antonio Calenda
Re Lear
31
di William Shakespeare traduzione di Agostino Lombardo
scene di Bruno Buonincontri musiche di Germano Mazzocchetti
luci di Nino Napoletano maestro d’armi Jerry Ferlan
regia di Antonio Calenda
personaggi
Lear, re di Bretannia
Cordelia, figlia di Lear
Gonerilla, figlia di Lear
Regana, figlia di Lear
Re di Francia
Duca di Borgogna
Duca di Cornovaglia, marito di Regana
Duca di Albany, marito di Gonerilla
Conte di Kent
Conte di Gloucester
Edgar, figlio di Gloucester
Edmund, figlio bastardo di Gloucester
Oswald, maggiordomo di Gonerilla
Un giovane
Matto
Ufficiale, al servizio di Edmund
Gentiluomo, al servizio di Cordelia
Cavaliere, al servizio di Lear
Uffficiali
Messaggeri
Servi
interpreti
Roberto Herlitzka
Daniela Giovanetti
Rossana Mortara
Arianna Ninchi
Sebastiano Colla
Adriano Braidotti
Marco Casazza
Stefano Alessandroni
Osvaldo Ruggeri
Giorgio Lanza
Luca Lazzareschi
Alessandro Preziosi
Francesco Benedetto
Adriano Braidotti
Claudio Tombini
Sebastiano Colla
Sebastiano Colla
Luciano Pasini
Christian Cerne, Luciano Pasini
Luciano Pasini, Adriano Braidotti
Christian Cerne, Luciano Pasini
aiuto regista Luciano Pasini, Roberta Torcello
assistente alla regia Paola Rossetto suggeritore Guido Penne
assistente ai costumi Elena Caucci assistente alla scenografia Carmen Rotunno
direttore degli allestimenti Paolo Giovanazzi addetto alla produzione Giampaolo Andreutti
direttore di palcoscenico Mauro Tognali amministratore Aldo Allegrini
capo macchinista Christian Cerne macchinista Stefano Visintin capo elettricista Claudio Schmid
fonico Umberto Fiore sarta Marina Arcion
elettricisti Massimo Carli, Antonio Di Giuseppe, Roberto Starec, Borut Vidau
macchinisti di allestimento Massimo Tatarella, Giorgio Zardini, Radivoi Zobin
elettricisti d’allestimento Massimo Carli, Roberto Starec, Antonio Di Giuseppe, Alessandro Macorig, Borut Vidau
attrezzista d’allestimento Flavio Dogani sarta d’allestimento Benedetta Schepis
realizzazione scene Spazio Scenico, Roma
sartoria Arte e Costume, Roma calzature Pompei, Roma
trasporti Globo Trasporti srl, Roma - Alfa, Trieste
prima rappresentazione Verona, Teatro Romano, 7 luglio 2004
Claudio Tombini
33
Roberto Herlitzka
Arianna Ninchi, Marco Casazza
Rossana Mortara
Stefano
Alessandroni
Arianna Ninchi
Marco Casazza
Osvaldo Ruggieri, Sebastiano Colla
Rossana
Mortara
36
Adriano Braidotti
Sebastiano Colla
Luciano Pasini
37
Luca Lazzareschi
Alessandro Preziosi
Osvaldo
Ruggieri
Giorgio Lanza
Alessandro
Preziosi
Stefano
Alessandroni
Rossana Mortara
Arianna Ninchi
Marco Casazza
Francesco Benedetto
Roberto Herlitzka
Osvaldo Ruggieri
Claudio Tombini
Marco Casazza
Giorgio Lanza
53
59
60
61
62
63
64
65
66
67
68
69
70
71
72
73
74
75
76
77
Roberto
Herlitzka
Daniela
Giovanetti
78
79
80
81
82
83
84
85
86
Re Lear
di William Shakespeare
traduzione di Agostino Lombardo
Daniela Giovanetti
88
PERSONAGGI
LEAR, re di Britannia
RE DI FRANCIA
DUCA DI BORGOGNA
DUCA DI CORNOVAGLIA, marito di Regan
DUCA DI ALBANY, marito di Goneril
CONTE DI KENT
CONTE DI GLOUCESTER
EDGAR, figlio di Gloucester
EDMUND, figlio bastardo di Gloucester
CURAN, cortigiano
OSWALD, maggiordomo di Goneril
VECCHIO, fittavolo di Gloucester
DOTTORE
MATTO
UFFICIALE, al servizio di Edmund
GENTILUOMO, al servizio di Cordelia
ARALDO
SERVI DI CORNOVAGLIA
GONERIL
REGAN
CORDELIA
}
figlie di Lear
Cavalieri al seguito di Lear, ufficiali, messaggeri,
soldati, e servi
Scena: Britannia
Re Lear
di William Shakespeare
traduzione di Agostino Lombardo
ATTO I
89
GONERIL
SCENA I (Sala nel palazzo di Re Lear)
Signore, io vi amo più di quanto
la parola possa dire, più caro voi mi siete
Squilli di tromba. Entra un cortigiano che porta
della vista degli occhi, di spazio e di libertà;
una corona. Entrano poi Re Lear, Cornovaglia,
vi amo tanto quanto mai figlio
Albany, Goneril, Regan, Cordelia e il seguito.
amò o padre scoprì: un amore
che rende povero il fiato e la lingua
incapace.Oltre ogni misura
LEAR
Gloucester, intrattieni i Signori di Francia e di
Borgogna.
Sappiate che il nostro regno noi lo abbiamo
diviso in tre – ed è nostro fermo intento
scrollare tutte le incombenze e le cure
io, padre, vi amo.
CORDELIA
(a parte)
Che dirà Cordelia? Ama, e taci.
LEAR
Di tutte queste terre, da questa linea a
quest’altra,
dai nostri vecchi anni per affidarle a forze
più giovani, mentre noi, leggeri,
ricche di foreste ombrose e di campagne,
strisciamo verso la morte. Tu,
di fiumi abbondanti e prati vasti,
nostro figlio di Cornovaglia, e tu,
rendiamo te signora. Ai discendenti tuoi
non meno amato figlio di Albany,
e di Albany rimarranno in perpetuo.
è nostra salda volontà in quest’ora
Che cosa dice la nostra seconda figlia,
di render pubbliche le diverse doti
l’amatissima Regan, sposa di Cornovaglia?
delle nostre figlie, sì da prevenire
REGAN
ogni disputa futura. I principi
Nel mio cuore sincero
di Francia e di Borgogna, grandi rivali
Trovo che lei definisce il mio stesso
nell’amore della nostra figlia più giovane,
Amore, ma con troppa parsimonia.
a lungo nella nostra corte hanno protratto
Io mi dichiaro nemica di ogni gioia
il loro soggiorno d’amore e qui
procurata dai sensi nella loro più fine armonia e
scopro
debbono avere una risposta. Ditemi,
figlie mie (poiché noi ora ci spogliamo
che trovo felicità soltanto nell’amore
del potere, d’ogni interesse
dell’amata Altezza Vostra.
di territorio, delle cure dello stato),
CORDELIA
(a parte)
quale di voi diremo che ci ama di più,
Povera Cordelia, allora. Eppure no,
sì che la nostra maggior munificenza
sono certa che il mio amore pesa più della mia
lingua.
vada dove la natura col merito gareggia?
Goneril, primogenita nostra, parla tu per
prima.
LEAR
A te e ai tuoi eredi rimanga per sempre
90
quest’ampio terzo del nostro splendido regno,
il signore la cui mano avrà il mio pegno
non inferiore per spazio, valore e bellezza
prenderà con sé metà del mio amore,
a quello assegnato a Goneril. E ora,
metà delle mie cure e del dovere;
nostra gioia, sebbene l’ultima e la più piccola,
certo non mi sposerò, come le mie sorelle,
per il possesso del cui giovane amore sono in
per amare soltanto mio padre.
lizza
le vigne di Francia e il latte di Borgogna:
cosa sai dire per guadagnarti un terzo
più opulento di quello delle tue sorelle?
Parla.
LEAR
Ma c’è il tuo cuore in questo?
CORDELIA
Sì, mio buon signore.
LEAR
Così giovane e così impietosa?
CORDELIA
Niente, mio signore.
CORDELIA
Così giovane, mio signore, e così sincera.
LEAR
Niente?
LEAR
E così sia! La tua sincerità sia dunque
CORDELIA
Niente.
la tua dote: e infatti, per i sacri raggi
del sole, per i misteri di Ecate e della notte,
LEAR
Dal niente nasce il niente: parla ancora.
per tutti gli influssi delle sfere
per cui esistiamo e cessiamo di esistere,
CORDELIA
Infelice che sono, non riesco
qui io ripudio ogni mia cura paterna,
a sollevare il mio cuore fino alla bocca.
affinità e legame di sangue, e d’ora in poi
Amo Vostra Maestà secondo il mio dovere:
ti avrò per sempre straniera al mio cuore e a
né più né meno.
me.
LEAR
KENT
Suvvia, Cordelia! Correggi un po’ il tuo
discorso
se non vuoi guastare le tue fortune.
Mio buon sovrano LEAR
Taci, Kent!
Non ti mettere fra il drago e la sua ira.
CORDELIA
Mio buon signore, voi mi avete generata,
Più di tutte la amavo, e alla sua cura affettuosa
nutrita, amata. Io vi corrispondo
pensavo di affidare ciò che resta dei miei giorni.
secondo il dovuto, vi obbedisco, vi amo
Via! Va’ lontano dalla mia vista!
e al di sopra di tutto vi onoro. Perché le mie
La tomba sia la mia pace come è vero
sorelle
che qui le tolgo il cuore di padre.
hanno un marito, se dicono di amare
Chiamate il Francia! Chi si muove?
soltanto voi? Se mai mi sposerò,
Chiamate il Borgogna! Cornovaglia e Albany,
aggiungete la terza alle doti delle mie due figlie.
91
KENT
Se la sposi l’orgoglio, che le chiama sincerità!
La mia vita l’ho sempre ritenuta una posta
Io investo congiuntamente voi del mio potere,
Da giocare contro i tuoi nemici: di perderla
della dignità e dei grandi onori
non temo, se il motivo è la tua salvezza.
che scortano la maestà. Noi ogni mese
con diritto a cento cavalieri che voi
dovrete mantenere, dimoreremo a turno
LEAR
Via dalla mia vista!
KENT
presso di voi. Del Re conserveremo
Vedi meglio, Lear, e lascia ch’io rimanga
soltanto il nome e le prerogative;
il bianco veritiero del tuo occhio.
il potere, le rendite, il governo saranno,
amati figli, vostri: e a conferma,
dividete tra voi questa corona.
LEAR
Ora, per Apollo.
KENT
Ora, per Apollo, i tuoi Dei, Re,
KENT
Regale Lear, da me come mio Re
sempre onorato, amato come mio padre,
seguito come mio signore, ed esaltato
li bestemmi invano.
LEAR
Vassallo miscredente! (mettendo mano alla
come mio grande patrono nelle mie preghiere.
LEAR
spada)
ALBANY E CORNOVAGLIA
Curvato è l’arco, la corda tesa: evita la freccia.
KENT
Amato sire, calmatevi.
KENT
Cada, piuttosto, seppur dovesse
Revoca il tuo dono
la punta forcuta invadere la regione
o altrimenti, finchè un grido mi esce dalla gola
del mio cuore. Sia Kent villano,
ti dirò che fai male.
se Lear è pazzo. Che vuoi fare, vecchio?
Credi che il dovere abbia paura di parlare
LEAR
Ascolta, rinnegato! Per l’obbedienza che mi
quando il potere si piega all’adulazione?
devi,
L’onore è tenuto alla franchezza quando
ascolta! Poiché hai cercato di farci
la maestà cede alla follia. Conserva
rompere il nostro voto, il che mai
il tuo potere, riacquista il controllo e frena
finora osammo, e di frapporti
questa furia inumana. Risponda la mia vita
con orgoglio protervo tra la nostra sentenza
del giudizio che esprimo: la tua figlia più
e il nostro potere, eccoti, con ribadita autorità,
giovane
non ti ama di meno.
LEAR
Kent, sulla tua vita, basta!
la ricompensa.
Cinque giorni ti concediamo per rifornirti
di ciò che ti difenda dalle minacce del mondo,
mentre al sesto dovrai volgere la tua schiena
odiata
92
ha offerto Vostra altezza, la quale non vorrà
al nostro regno: se al decimo giorno
offrire di meno.
troveremo nei nostri domini la tua
LEAR
carcassa esiliata, quel momento
Nobilissimo Borgogna,
sarà la tua morte. Via! Per Giove,
quando lei ci era cara, tanto valeva:
quest’ordine non sarà revocato.
ma ora il suo prezzo è calato. Signore,
eccola là: se c’è qualcosa in quella piccola
KENT
Addio, Re: se vuoi mostrarti così,
vacua sostanza, o tutto, con l’aggiunta
non c’è libertà ma solo esilio, qui.
del nostro sfavore e nulla più
(A Cordelia)
possa piacere a Vostra Grazia, eccola, è vostra.
Gli Dei ti accolgano, fanciulla, nel loro
Senza amici, con in dote la nostra maledizione,
sacro santuario, tu che pensi con giustizia
la volete prendere o lasciare?
e giustamente hai parlato
BORGOGNA
(A Goneril e Regan)
Perdonate, regale signore,
E possano le vostre azioni confermare
in queste condizioni non c’è scelta.
i vostri discorsi grandiosi, e le parole d’amore
LEAR
produrre buoni effetti. Così, Principi,
E allora lasciatela, signore;
Kent dice a tutti addio: in una terra nuova
(Al Francia) In quanto a voi, grande Re,
seguirà la strada antica.
non vorrei demeritare del vostro affetto al
(Esce)
punto
da accoppiarvi a chi odio; perciò vi prego
Trombe. Rientra Gloucester, con Francia,
di indirizzare il vostro favore ad un oggetto
Borgogna e seguito.
più degno di una sciagurata che la Natura
quasi ha vergogna a riconoscere propria.
GLOUCESTER
FRANCIA
Ecco Francia e Borgogna, mio nobile signore.
È strano che colei che appena ora
era il tema delle vostre lodi, il balsamo
LEAR
Mio signore di Borgogna, a voi per primo
della vostra vecchiaia, la migliore,
ci indirizziamo, rivale di questo re
abbia commesso un’offesa così innaturale
per nostra figlia. Qual è il minimo
da farne un mostro.
che richiedete, con lei, come dote
immediata per non rinunciare alla proposta
d’amore?
BORGOGNA
Regale Maestà, non chiedo più di quanto
CORDELIA
Supplico Vostra Maestà
(poiché mi manca l’arte loquace e untuosa
di dire senza intendere di fare, dato
che ciò intendo lo faccio prima
di dirlo), vi supplico di render noto
che non è stata macchia odiosa, delitto
tu vai in un altrove migliore.
93
LEAR
o turpitudine, azione impura o passo
Prendila, Francia; sia tua perché noi
disonorevole a privarmi della grazia vostra
non abbiamo una simile figlia né mai
e del vostro favore, ma proprio la mancanza
rivedremo il suo viso.Va’ dunque,
di quello che mi fa più ricca:
senza la nostra grazia, il nostro amore,
un occhio che seduce e una lingua che sono
la nostra benedizione! Venite, nobile Borgogna!
felice di non avere, anche se il non averla
mi ha perduto nel vostro favore.
Trombe. Escono Lear, Borgogna, Cornovaglia,
Albany, Gloucester e il seguito.
LEAR
Meglio se tu non fossi nata che non avermi meglio
compiaciuto.
FRANCIA
Congedatevi dalle vostre sorelle.
BORGOGNA
Regale Lear, datele quella parte
CORDELIA
da voi stesso offerta, e io qui prendo per mano
Gioielli di nostro padre, con occhi
Cordelia, Duchessa di Borgogna.
lavati Cordelia vi lascia. Io so
che cosa siete e, da sorella,
LEAR
Niente! Ho giurato. Non mi sposto.
mi ripugna chiamare col loro nome
le vostre colpe. Amate vostro padre!
BORGOGNA
Mi dispiace che, perduto un padre,
Lo affido ai cuori che gli avete promesso.
dobbiate perdere anche un marito.
Ma ahimè, se io fossi nelle sue grazie,
vorrei che avesse un posto migliore.
CORDELIA
Il Duca di Borgogna vada in pace.
Poiché reputazione e fortune sono tutt’uno
col suo amore, io non sarò sua moglie.
FRANCIA
Addio ad entrambe, allora.
REGAN
Non prescriverci il nostro dovere.
GONERIL
Bellissima Cordelia, tanto più ricca
Preoccupati di accontentare il tuo signore
essendo povera; più scelta perché ripudiata;
che ti ha preso come un’elemosina della
e più amata perché disprezzata! Di te
e delle tue virtù io prendo qui possesso.
Fortuna.
CORDELIA
O Re, la figlia tua gettata senza dote
Il tempo rivelerà ciò che l’astuzia
al mio destino, è ora Regina
nasconde nelle sue pieghe;
di noi, dei nostri, e della bella Francia.
alla fine deride e svergogna chi copre le colpe.
Salutali, Cordelia, pur se sono scortesi. Perdente
Possiate prosperare!
qui,
94
dell’abitudine e consentire alle convenzioni del
FRANCIA
Venite, mia bella Cordelia.
escono Francia e Cordelia
mondo
di impoverirmi solo perché ho
dodici o quattordici lune meno
GONERIL
Sorella, credo che nostro padre se ne
andrà da qui, stasera.
REGAN
Certo, e con te, il mese prossimo
starà da noi.
GONERIL
Vedi com’è capricciosa la sua
d’un fratello? Perché bastardo? Perché
basso? Quando le mie proporzioni
sono altrettanto perfette, la mia mente
altrettanto generosa e la mia forma
genuina come il prodotto d’una donna onesta?
vecchiaia. Ha sempre amato nostra sorella
Perché ci marchiano con “basso”?
più di tutte; e ora con che scarso giudizio l’ha
Con “bassezza”? “Bastardaggine”? Basso,
ripudiata.
REGAN
basso!
È la malattia della sua età.
Comunque ha sempre conosciuto poco se stesso.
GONERIL
Anche quand’era al suo meglio, è
stato sempre impulsivo.
REGAN
È probabile che avremo da lui
Noi che dalla passione clandestina della natura
riceviamo più vigore e qualità più fiera
di quelli che in uno stanco,monotono letto
stantio servono a creare un’intera
tribù di babbei generati tra un sonno
accessi improvvisi come questo della messa al
e una veglia? Ebbene, allora, legittimo
bando di Kent.
Edgar, io debbo avere la tua terra.
GONERIL
Se nostro padre esercita l’autorità in
Nostro padre ama il bastardo Edmund
questo modo, la sua recente rinuncia finirà col
quanto il legittimo (bella parola!).
danneggiarci.
Ebbene, mio “legittimo”, se questa lettera
REGAN
Ci penseremo sopra.
va a segno e la mia trama agisce,
GONERIL
Dobbiamo fare.
Edmund il basso soverchierà il legittimo.
Io cresco. Io prospero. Avanti, Dei, schieratevi
coi bastardi!.
SCENA II
entra Gloucester
(Castello del Conte di Gloucester)
GLOUCESTER
entra Edmund con una lettera.
Kent bandito così! E il Francia
partito in collera! E il re andato via
EDMUND
stanotte! E ha rinunciato al suo potere!
Sei tu, Natura, la mia dea:
S’è ridotto a un vitalizio! E tutto questo
i miei servigi sono legati alla tua legge.
in un batter d’occhio! – Che succede, Edmund?
Perché dovrei accettare la peste
Che novità?
EDMUND
Se non dispiace a Vostra Signoria,
nessuna. (Nascondendo la lettera)
GLOUCESTER
Perché tanti sforzi per nascondere
quella lettera?
essere io a svegliarlo... tu godresti per sempre
di metà delle sue rendite”. Mio figlio Edgar! Ha
avuto mano a scrivere questo? Cuore e mente
per concepirlo? Quando l’hai ricevuta? Chi l’ha
EDMUND
Non so di nessuna novità, signore.
GLOUCESTER
Che foglio stavi leggendo?
EDMUND
Niente, signore.
è l’astuzia. È stata gettata nella mia stanza
GLOUCESTER
Niente? E allora perché questa
dalla finestra.
terribile fretta di ficcartelo in tasca? Il niente
non ha tutta questa necessità di nascondersi.
EDMUND
Vi supplico signore, perdonatemi. È
portata?
EDMUND
GLOUCESTER
Non mi è stata portata, signore. Qui
La calligrafia la riconosci per quella
di tuo fratello?
EDMUND
Se si trattasse di cosa buona, signore,
una lettera di mio fratello che non ho nemmeno
oserei giurare che è la sua; ma in questo caso
letto tutta; e da quel tanto che ne ho scorso non
preferirei pensare di no.
mi sembra adatta al vostro sguardo.
GLOUCESTER
Datemi la lettera, signore.
EDMUND
Faccio male sia a trattenerla sia a
darla. Il contenuto, a quel che in parte arguisco,
è da condannare.
GLOUCESTER
È la sua?
EDMUND
È la sua mano, signore; ma spero
che nel contenuto non ci sia il suo cuore.
GLOUCESTER
Ti ha mai sondato su questa
faccenda, prima?
GLOUCESTER
Vediamo, vediamo!
EDMUND
Spero, a giustificazione di mio
dire che quando i figli hanno raggiunto la piena
fratello, che l’abbia scritta solo per sondare o
maturità e i padri sono in declino, sarebbe
mettere alla prova la mia virtù.
giusto che il padre venisse messo sotto la tutela
GLOUCESTER
(legge) Questa pratica di riverire la
vecchiaia ci rende il mondo amaro nell’età
EDMUND
Mai, signore. Ma gli ho spesso sentito
del figlio e il figlio amministrasse i suoi beni.
GLOUCESTER
Ah, canaglia, canaglia! È l’opinione
migliore; tiene le ricchezze lontane da noi fino
espressa nella lettera! Delinquente odioso!
a quando la nostra decrepitezza ci impedisce
Delinquente snaturato, detestabile, bestiale!
di gustarle. Comincio a sentire come un legame
Peggio che bestiale! Tu va’ a cercarlo: lo farò
inutile e sciocco questa opprimente tirannia
arrestare. Delinquente abominevole! Dov’è?
della vecchiaia, che domina non in quanto ha il
EDMUND
Di preciso non lo so, signore. Ma
potere ma in quanto noi la subiamo. Passa da
mi giocherei la vita che ha scritto questo per
me: ti dirò di più su questo. Se nostro padre si
saggiare la mia devozione a Vostro Onore senza
addormentasse e dovessi essere io a svegliarlo,
nessun altro fine delittuoso.
tu godresti per sempre di metà delle sue rendite,
GLOUCESTER
Lo credi?
e vivresti amato da tuo fratello Edgar.- Uh!
EDMUND
S e Vo s t ro O n o re l o g i u d i c a
Cospirazione!.... si addormentasse e dovessi
opportuno, vi farò mettere dove potrete sentirci
95
96
parlare di questo e aver così soddisfazione in
Magnifica trovata dell’uomo puttaniere, quella
base a una testimonianza auricolare; e ciò non
di mettere i suoi istinti da caprone a carico
più tardi di questa stessa sera.
d’una stella. Mio padre si accoppiò con mia
GLOUCESTER
Non può essere un tale mostro.....
madre sotto la coda del Drago e la mia natività
EDMUND
E certo non lo è.
ebbe luogo sotto la Ursa maior: ne consegue
GLOUCESTER
...verso suo padre, che lo ama in
che io sono sensuale e lascivo. Cristo! Sarei
modo così tenero e totale. Cielo e terra! Scovalo,
stato quello che sono anche se a far l’occhiolino
Edmund! Penetra per me dentro di lui, ti prego:
alla mia bastardaggine fosse stata la stella più
vedi tu come è meglio fare. Mi priverei del mio
virginale del firmamento. Edgar –
rango pur di avere una qualche certezza.
EDMUND
Lo cerco subito, signore. Porterò
Entra Edgar
avanti la cosa a seconda dei mezzi che avrò e vi
terrò informato.
eccolo che viene, puntuale come la catastrofe
Queste recenti eclissi di sole e della
nella commedia antica. Il mio ruolo è quello
luna non ci promettono niente di buono.
del furfante malinconico, con un sospiro da
L’amore si raffredda, l’amicizia si interrompe, i
manicomio alla Tom di Bedlam. Oh! queste
fratelli si dividono. Nelle città, sommosse; nelle
eclissi annunciano discordanze. Fa, sol, la, mi.
GLOUCESTER
nazioni, discordia; nei palazzi, tradimento; e
si spezza il vincolo tra figlio e padre. Questo
mio malfattore rientra nella predizione: il figlio
EDGAR
Ehi, fratello Edmund! In quale
profonda contemplazione sei immerso?
EDMUND
Sto pensando, fratello, a una
contro il padre. Il Re abbandona la traiettoria
predizione che ho letto l’altro giorno su ciò che
naturale: e abbiamo il padre contro il figlio.
dovrebbe seguire a queste eclissi.
Scova questa canaglia, Edmund! Non ci
EDGAR
Ti occupi di queste cose?
perderai niente. Fallo con prudenza. E il nobile
EDMUND
Credimi, gli effetti previsti sono
e fedele Kent bandito! Il suo delitto? L’onestà,
tremendi: odio innaturale tra il figlio e il padre;
È strano. (esce)
morte, carestia, rottura di antiche amicizie,
EDMUND
Ecco la mirabile stupidità del mondo:
divisioni nello stato.
quando le nostre fortune decadono rendiamo
Quand’è che hai visto nostro padre l’ultima volta?
colpevoli dei nostri disastri il sole, la lune e le
EDGAR
Ieri sera.
stelle, come se fossimo delinquenti per necessità,
EDMUND
Gli hai parlato?
sciocchi
EDGAR
Sì, per due ore di seguito.
EDMUND
Vi siete lasciati in buona armonia?
per coercizione celeste, furfanti,
ladri e traditori per il movimento delle sfere,
ubriaconi, bugiardi e adulteri per obbedienza
Hai notato qualche segno di risentimento nelle
forzata all’influsso dei pianeti – e tutto il male
sue parole o nei suoi modi?
che facciamo è dovuto all’imperativo divino.
EDGAR
Nessuno.
EDMUND
Pensa in che cosa puoi averlo offeso
e, ti prego, sta’ lontano da lui finchè non passi
SCENA III
97
(Sala nel Palazzo del Duca di Albany)
un po’ di tempo e si attenuti così il fuoco della
sua irritazione, che in questo momento infuria
Entrano Goneril e Oswald, suo maggiordomo.
a tal punto, in lui, che nemmeno aggredendoti
riuscirebbe a calmarsi.
GONERIL
E dunqure mio padre ha picchiato
EDGAR
È l’opera di qualche canaglia.
uno del mio seguito perché aveva sgridato il suo
EDMUND
È ciò che temo. Ti prego, sopporta
Matto?
con pazienza finchè la corsa della sua ira non
OSWALD
rallenti. Poi vieni nel mio alloggio, da dove
GONERIL
Sì, signora.
troverò il modo di farti ascoltare le parole di
Mi perseguita giorno e notte,
Sua Signoria. Ora va’, ti prego. Ecco la chiave.
non c’è ora in cui non compia azioni dissennate
Se esci, gira armato.
che ci mettono tutti in difficoltà. Non lo
EDGAR
Armato, fratello?
EDMUND
Fratello, ti consiglio per il meglio.
sopporto!
Che io non sia un uomo onesto se nei tuoi
I suoi cavalieri si fanno rissosi
E lui stesso ci sgrida per ogni sciocchezza.
confronti spirano intenzioni buone. Ti ho detto
ciò che ho visto e sentito; ma è niente rispetto
l’orrore della cosa. Ti prego, va.
EDGAR
OSWALD
Sta arrivando, signora: lo sento.
Ti farai sentire presto?
Corni all’interno
EDMUND
Sono al tuo servizio, in questa storia.
GONERIL
Esce Edgar
Assumete tutta l’aria negligente che volete,
Un padre credulo e un nobile fratello
tu e i tuoi colleghi. Bisogna
la cui natura è così lontana
arrivare al punto. Se non gli piace,
dal fare il male, che nemmeno sospetta.
se ne vada da mia sorella.
Sulla sua sciocca onestà cavalcano con agio
Vecchio rimbambito che vorrebbe
le mie trame! Vedo la cosa.
esercitare ancora il potere al quale
Se non per nascita, avrò le terre
ha rinunciato! Ora, per la mia vita,
grazie alla fantasia: per me va bene tutto
i vecchi sciocchi ridiventano bambini
purchè ai miei fini sappia renderlo adatto.
e vanno trattati non solo con le carezze
Esce
ma coi rimproveri, quando appaiono viziati.
Ricorda quel che ho detto.
OSWALD
Bene, signora.
98
GONERIL
E che i suoi cavalieri trovino tra voi
sguardi più freddi. Quel che ne seguirà,
LEAR
Che cosa sei?
KENT
Uno dal cuore molto onesto e povero
come il Re.
non ha importanza.
LEAR
Scrivo subito a mia sorella
Allora sei povero abbastanza. Che
vuoi?
di seguire la mia linea. Preparate il pranzo.
escono
SCENA IV
(Salone nello stesso Palazzo)
KENT
Servire.
LEAR
E che vuoi servire?
KENT
Voi.
LEAR
Mi conosci, amico?
KENT
No, signore, ma avete qualcosa
nell’aspetto per cui volentieri vi chiamerei
padrone.
Entra Kent, travestito.
KENT
LEAR
Che cos’è?
KENT
L’autorità.
LEAR
Seguimi: mi servirai. Se dopo pranzo
Se riesco a indossare accenti con i quali
non mi piacerai di meno non mi separerò da te.
travestire il mio linguaggio, forse potrò
Ehi, il pranzo! Il pranzo! Dov’è il mio furfante?
realizzare pienamente il buon intento
Il mio Matto? Ehi, tu, va’ a chiamare il mio
per cui ho scancellato la mia fisionomia.
Matto. (esce un servo – entra Oswald) Ehi, tu,
Ora, esliato Kent, se riesci
dov’è mia figlia?
a servire dove sei stato condannato, può darsi
OSWALD
Se non vi dispiace (esce)
che il signore che tu ami s’accorga dei tuoi
LEAR
Che dice quello? Richiamate quella
sforzi.
testa di rapa. (esce un cavaliere) Dov’è il mio
Matto? L’universo mondo è addormentato!
(Corni all’interno)
(rientra un cavaliere). Ehi! Dov’è quel cane
Entrano Lear, Cavalieri e seguito
bastardo?
CAVALIERE
LEAR
Non fatemi aspettare il pranzo
nemmeno un secondo! Avanti, andate a
prepararlo. (Esce un servo) E tu chi sei?
KENT
Un uomo, signore.
LEAR
Che professi? Che vuoi da noi?
KENT
Professo di non essere nulla di meno
di quel che sembro: di servire fedelmente chi
avrà fiducia in me, di amare chi è onesto.
Dice, signore, che vostra figlia non
sta bene.
LEAR
E perché quello zotico non è tornato
indietro quando l’ho chiamato?
CAVALIERE
Signore, mi ha risposto senza
cerimonie che non ne aveva voglia.
LEAR
Non ne aveva voglia!
CAVALIERE
Mio signore, io non so che cosa stia
succedendo ma a mio parere Vostra Altezza non
viene trattata con la devozione rispettosa cui
pure. Ma vattene, vattene via! Non ce l’hai un
eravate abituato.
po’ di buon senso? (esce Oswald) Bravo.
LEAR
Ultimamente ho osservato una
certa trascuratezza, ma l’ho attribuita alla mia
LEAR
Amico mio furfante, ti ringrazio.
Ecco un anticipo per i tuoi servizi.
(dà del denaro a Kent)
eccessiva permalosità piuttosto che ad una
vera e propria intenzione di essere scortesi.
Approfondirò la cosa. Ma dov’è il mio Matto?
Entra il Matto
Sono due giorni che non lo vedo.
CAVALIERE
Da quando la mia giovane signora
Cordelia è andata in Francia, Maestà, il Matto è
molto in pena.
LEAR
MATTO
il mio berretto. (offre a Kent il suo berretto)
LEAR
Basta così, l’ho notato. Va’ a dire a
mia figlia che voglio parlare con lei. (esce un
servo) chiama il mio Matto.(esce un servo)
Rientra Oswald
Lasciate che lo assuma anch’io. Ecco
Oh, furfante mio grazioso, come
stai?
MATTO
Ehi, amico, faresti meglio a
prendertelo tu il mio berretto.
KENT
Perché, Matto?
MATTO
Perché? Per aver preso la parti di
uno che è in disgrazia. Se non sai sorridere
Ehi, voi, signore, voi! Venite qui, signore. Chi
secondo il vento che tira ti acchiappi subito un
sono io, signore?
bel raffreddore! Su, prenditi il mio berretto.
OSWALD
Il padre della mia signora.
Costui ha messo al bando due delle sue figlie e
LEAR
“Il padre della mia signora”, tu
alla terza ha dato una benedizione contro la sua
furfante del mio signore! Figlio di puttana,
volontà! Se segui lui, devi per forza metterti il
zotico, cane bastardo!
mio berretto.
OSWALD
Io non sono nessuna di queste cose,
signore. Vogliate perdonarmi.
LEAR
Mi ribatti i colpi, mascalzone?
(lo colpisce)
OSWALD
Non mi farò picchiare, signore.
KENT
E nemmeno sgambettare, volgare
giocatore di pallone. (lo sgambetta)
LEAR
Ti ringrazio, amico; tu mi servi e io
ti avrò caro.
LEAR
Attento alla frusta, briccone.
MATTO
La verità è un cane che deve stare
nel canile. Lui dev’essere cacciato di casa con la
frusta mentre la Levriera Adulazione se ne può
stare accanto al fuoco e puzzare.
LEAR
Che veleno per me!
MATTO
Ehi, ti insegno un discorso.
LEAR
Avanti.
MATTO
Attento Zietto:
Avanti, alzati e vattene. Ti insegnerò
Abbi più di quel che mostri,
io le differenze. Via, via! Se vuoi misurare di
parla di men di quel che sai,
nuovo la lunghezza della tua carcassa, fermati
presta men di ciò che devi,
KENT
99
100
impara più di quel che credi,
Ti prego, Zietto, assumi un maestro di scuola
punta men di quel che vinci,
che sappia insegnare al tuo Matto a mentire.
Così avrai più di due dieci
Imparare a mentire mi piacerebbe proprio.
per ogni ventina.
LEAR
Questo è niente, Matto.
MATTO
Sai far uso di niente, Zietto?
LEAR
Eh, no ragazzo mio. Da niente non
nasce niente.
MATTO
LEAR
Se menti, canaglia, ti faremo
frustare.
MATTO
Mi domando che razza di parenti
siete, tu e le tue figlie. Loro mi vogliono far
frustare perché dico la verità, tu perché mento:
(A Kent) Lui a un Matto non ci
crede.
e certe volte vengo frustato perché sto zitto.
Preferirei essere qualsiasi cosa piuttosto che un
LEAR
Un Matto amaro!
Matto. Eppure non vorrei essere te, Zietto. Tu ti
MATTO
Ragazzo mio, conosci la differenza
sei rasato il cervello da tutte due le parti e non
tra un Matto amaro e uno dolce?
LEAR
No, ragazzo, insegnamela.
MATTO
Il signore che ti ha consigliato
hai lasciato niente in mezzo. Ecco che viene una
delle tue rasature.
Entra Goneril
di dar via la tua terra,
mettilo qui accanto a me
e tu mettiti al posto suo.
Il Matto dolce e quello amaro
Subito appariranno:
uno ha il vestito a colori,
l’altro si trova – lì.
LEAR
Ebbene, figlia? Perché quella fronte
aggrottata? Ultimamente sei troppo spesso di
questo umore.
MATTO
Tu eri un bel tipo quando non
avevi nessun bisogno di preoccuparti per i suoi
aggrottamenti. Ora sei uno zero senza cifre
LEAR
Mi dai del Matto, ragazzo?
davanti. Sono meglio io di te, ora; io sono un
MATTO
Tutti gli altri tuoi titoli li hai dati via.
Matto: tu non sei niente. (A Goneril) Sì, sì, terrò
Con quello ci sei nato.
KENT
Costui non è del tutto matto, mio
signore.
MATTO
la lingua a posto. Me lo comanda la tua faccia,
anche se tu non dici niente.
GONERIL
Zietto, hai fatto delle tue figlie le tue
Non solo, signore, questo vostro Matto
madri; perché quando hai dato loro la verga e ti
patentato, ma altri del vostro seguito insolente
sei calato le brache,
ogni ora si lagnano e litigano, provocando
Loro piangevano per la contentezza
e io cantavo per la tristezza
che un simile re a mosca cieca giocasse,
e in mezzo ai matti se ne andasse.
tumulti che non si possono tollerare.
Comincio a temere
c h e v o i p ro t e g g i a t e q u e s t o a n d a z z o ,
incoraggiandolo
col vostro consenso. Se così fosse, la colpa
così rissosi, debosciati e tracotanti
non sfuggirebbe alla censura, né la punizione
che questa nostra corte, infettata
dormirebbe.
dalle loro maniere, somiglia a una locanda
malfamata. E dunque fatevi persuadere
LEAR
Siete nostra figlia?
da colei che altrimenti
si prenderà ciò che chiede, a ridurre un poco
GONERIL
Su, signore, vorrei che usaste
il vostro seguito, e a far sì che coloro
il buonsenso di cui vi so provvisto e rinunciaste
che resteranno con voi siano uomini
a questi timori che ultimamente
adatti alla vostra vecchiaia e tali
vi trasportano lontano da ciò che siete.
da conoscere se stessi e voi.
LEAR
LEAR
C’è qualcuno che mi conosce? Questo
Sellate i miei cavalli; radunate il mio seguito!
non è Lear. Cammina Lear così, parla così?
Bastarda degenere, non ti disturbo più:
Dove sono i suoi occhi?
ma ho ancora un’altra figlia.
Forse il suo cervello è indebolito, la sua ragione
GONERIL
in letargo. Oh! È sveglio. Non è vero.
Voi picchiate la mia gente, e la vostra
Chi può dirmi chi sono?
Marmaglia rissosa tratta da servo
Chi le è superiore.
MATTO
L’ombra di Lear.
LEAR
Vorrei saperlo. Perché i segni
Entra Albany.
della sovranità, la conoscenza e la ragione,
vorrebbero a torto persuadermi che avevo delle
figlie.
LEAR
Guai a chi si pente troppo tardi. – Signore,
siete venuto? Sono ordini vostri? Parlate,
MATTO
Che faranno di te un padre obbediente.
signore. Ingratitudine,
demonio dal cuore di marmo, più odioso,
LEAR
Il vostro nome, bella signora?
GONERIL
quando appari in un figlio, del mostro marino.
ALBANY
Questo vaneggiamento, signore, sa molto
della altre vostre recenti bizzarrie.
Vi scongiuro di intendere al giusto i miei
propositi:
Vi prego, signore, abbiate pazienza.
LEAR
(A Goneril)
Nibbio maledetto, tu menti! Il mio seguito
è fatto di uomini scelti a dalle doti
Poiché siete vecchio e venerando dovreste
più rare, che conoscono ogni aspetto del dovere
essere savio. Voi tenete qui
e col massimo scrupolo sostengono l’onore
cento cavalieri e scudieri, uomini
del loro nome. O colpa minuscola,
101
102
come mi apparisti brutta in Cordelia,
GONERIL
sì da svellere, come una macchina da guerra,
Non curatevi di saperne di più
la struttura del mio essere dal suo luogo fisso,
ma lasciate che il suo umore abbia lo sfogo
sostituendovi il fiele. O Lear, Lear, Lear!
che gli offre il rimbambimento.
Bussa alla porta che ha fatto entrare
(battendosi il capo)
Rientra Lear
la tua follia, e uscire il tuo senno prezioso!
Andiamo, andiamo, gente mia.
LEAR
(Escono Kent e i Cavalieri)
Come! Cinquanta dei miei uomini in un colpo?
Entro due settimane?
ALBANY
Mio signore, sono tanto incolpevole
ALBANY
quanto ignorante di ciò che vi ha turbato.
Di che si tratta, signore?
LEAR
LEAR
Può darsi, signore. Ascolta, Natura,
Ve lo dirò. (A Goneril) Mi vergogno
ascolta! Ascolta, amata dea!
che tu abbia il potere di scuotere così
Sospendi il tuo proposito se mai intendevi
la mia virilità, che queste lacrime cocenti
rendere questa creatura feconda! Versa
che sgorgano a forza da me ti rendano
la sterilità nel suo ventre, dissecca in lei
degna di loro. Bufere e nebbie
gli organi della generazione, e dal suo corpo
su di te! Vecchi, stupidi occhi,
degradato
piangete ancora per questo, e io
mai non venga un bimbo ad onorarla!
vi strapperò gettandovi con l’acqua che versate
Se deve generare, fa’ che suo figlio
a temperare la calce. Ah! Siamo a questo?
sia fatto di bile, sì che viva
E sia così. Ho un’altra figlia,
solo per esserle tormento crudele
la quale, ne son certo, è buona e premurosa.
e snaturato! Stampi rughe sulla sua
Quando saprà di questo, con le unghie
giovane fronte, scavi con le lacrime
lacererà il tuo viso di lupa. Scoprirai
canali nelle sue guance, e tutte le sue pene
che saprò riprendere la forma che tu credi
e gioie di madre le volga in riso
abbia gettato per sempre via.
(Escono Lear, Kent e seguito)
e disprezzo, sì che senta
quant’è più aspro del dente del serpente
avere un figlio ingrato! Via, via!
GONERIL
(Esce)
ALBANY
Avete visto?
ALBANY
Per gli Dei che adoriamo, da dove viene tutto
questo?
Non posso essere così parziale, Goneril,
verso il grande amore che vi porto.
SCENA V
GONERIL
Tacete, vi prego. Ehi, Oswald!
103
(Cortile davanti al Palazzo di Albany)
(al Matto) E tu, più canaglia che matto, segui il
tuo padrone!
MATTO
Entrano Lear, Kent e Matto.
Zietto Lear, Zietto Lear, aspetta, e
prendi il Matto con te.
LEAR
(Esce)
Precedimi da Gloucester con questa
lettera. A mia figlia comunica, di quel che sai,
solo ciò che nascerà dalle sue domande, dopo
GONERIL
Cento cavalieri! Vi pare politico e sicuro
che l’avrà letta. Se non ti affretti sarò lì prima
che tenga pronti cento cavalieri?
di te.
Sì, perché ad ogni sogno, ogni sussurro,
capriccio, lamento, antipatia possa
KENT
Non dormirò, signore, finchè non
avrò consegnato la vostra lettera.
difendere con la loro forza la sua demenza
e mettere alla sua mercè le nostre vite!
(Esce)
MATTO
Oswald, dico!
Se un uomo avesse il cervello nei
calcagni, non rischierebbe che gli venissero i
geloni?
ALBANY
Mah, forse temete troppo.
GONERIL
È più sicuro che essere troppo fiduciosi.
Rientra Oswald
LEAR
Si, ragazzo.
MATTO
Allora sta’ allegro, per piacere. Il tuo
non andrà in ciabatte.
LEAR
Ah, ah, ah!
MATTO
Vedrai come ti tratterà bene l’altra
figlia; Sai dirmi perchè il naso sta in mezzo alla
Oswald! Hai scritto quella lettera a mia sorella?
OSWALD
Sì, signora.
faccia?
LEAR
No.
MATTO
È per tenere gli occhi da tutt’e due le
parti del Naso, così che quello che non si odora
si può vedere.
GONERIL
Via a cavallo.
LEAR
Le ho fatto torto
Informala esattamente del mio particolare
MATTO
E sai dire in che modo l’ostrica fa il
timore
guscio?
e a ciò aggiungi di tuo le ragioni
LEAR
No.
che possono meglio ribadirlo. Va’,
MATTO
Nemmeno io. Ma so perchè la
e torna in fretta.
lumaca ha la casa.
(Escono)
LEAR
Perchè?
MATTO
Ma per metterci dentro la testa. Per
104
non darla alle sue figlie e lasciare le corna allo
scoperto.
LEAR
Un padre così buono! Sono pronti i
miei cavalli?
MATTO
Sono andati a prenderli i tuoi
somari. La ragione per cui le sette stelle non
sono più di sette è una ragione sottile.
LEAR
Perchè non sono otto?
MATTO
Giusto! Faresti il Matto molto bene.
LEAR
Mostro di ingratitudine!
MATTO
Se tu fossi il mio Matto, Zietto, ti
farei picchiare perché sei vecchio prima del
tempo.
LEAR
Che vuoi dire?
MATTO
Prima di diventare vecchio avresti
dovuto aspettare d’essere savio.
LEAR
Non farmi diventare pazzo, pazzo,
dolce Cielo! Fammi conservare la ragione: non
voglio essere pazzo.
(si ferisce al braccio)
ATTO II
che ho lottato fieramente.
Padre, padre! Ferma, ferma! Aiuto!
SCENA I
(Cortile nel Castello del Conte di Gloucester)
Entrano Gloucester e servi con torce.
EDMUND
Ho saputo che il duca di Cornovaglia
e Regan Saranno qui da mio padre stasera. E
ho sentito di probabili scontri tra i Duchi di
Cornovaglia e Albany. Cornovaglia qui stasera!
GLOUCESTER
Allora, Edmund, dov’è quel criminale?
EDMUND
Bene! Benissimo!
Stava nel buio, con la spada sguainata,
Ciò s’innesta perfettamente nella trama.
biascicando incantesimi infernali e invocando
Mio padre ha ordinato di catturare mio fratello
il favore della luna.
e io ho qualcosa di scabroso
GLOUCESTER
da porre in atto. Rapidità e Fortuna,
si mettono all’opera. Fratello, una parola!
Ma dov’è?
EDMUND
Guardate, signore, sanguino!
Entra Edgar
GLOUCESTER
Dov’è il criminale, Edmund?
Mio padre è all’erta. Fuggi, fratello,
da questo posto; il tuo nascondiglio è stato
scoperto.
Ora hai il buon vantaggio della notte.
Per caso hai parlato contro il Duca di
EDMUND
È fuggito da questa parte, signore,
dopo che non è riuscito in nessun modo.
GLOUCESTER
Inseguitelo! Dietro!
(Escono alcuni servi)
Cornovaglia?
Sta venendo qui, di notte, in tutta fretta.
EDGAR
Ne sono certo, nemmeno una parola.
EDMUND
Continua. “In nessun modo” a che?
EDMUND
A persuadermi ad assassinare Vostra Signoria.
Ma, vedendo con quanto sdegno mi opponevo
Sento venire mio padre. Perdonami –
al suo proposito contro natura,
debbo far finta di sguainare la spada
con fiera mossa, la spada già pronta,
contro di te. Avanti! Fingi di difenderti.
assale il mio corpo impreparato e mi ferisce
Bene, così. Arrenditi! Presentati a mio padre!
al braccio. Ma quando vide
Ehi, luce! Qui! Fuggi, fratello !
che il mio spirito reso audace
Torce, torce! E dunque addio. (Esce Edgar)
dalla bontà della causa si ergeva
Un po’ di sangue darà l’impressione
ad affrontarlo, oppure spaventato dal rumore
105
106
che facevo, all’improvviso fuggì.
Entrano Cornovaglia, Regan e seguito.
GLOUCESTER
Fugga quanto vuole, in questa terra
non rimarrà in libertà; e una volta trovato,
CORNOVAGLIA
E dunque, mio nobile amico ho sentito notizie
a morte.
strane.
EDMUND
GLOUCESTER
Nel tentativo di dissuaderlo dal suo proposito e
trovandolo
Il mio vecchio cuore s’è rotto, rotto!
REGAN
deciso a realizzarlo, con parole dure
E dunque il figlioccio di mio padre attentava
minacciai di denunciarlo. Così rispose:
alla vostra vita? Lui al quale mio padre
“Tu bastardo spiantato, credi
diede il nome? Il vostro Edgar?
che se io parlassi contro di te, basterebbero
GLOUCESTER
fiducia, merito, virtù a rendere
Oh signora, signora, la vergogna vorrebbe
le tue parole degne di fede? No,
tenerlo nascosto.
quel che io negassi – e lo farei anche
REGAN
se tu producessi parole scritte da me –
non frequentava quei cavalieri rissosi
lo userei come prova delle tue istigazioni,
al seguito di mio padre?
delle tue trame e azioni maledette. E certo
dovresti prendere il mondo per idiota
se non pensasse che la mia morte ti darebbe
profitto,
diventando un potenziale, grande movente
per fartela cercare”
GLOUCESTER
Non so, signora. È troppo, è troppo.
EDMUND
Sì, signora, era di quella banda.
REGAN
Su di loro
proprio stasera ho avuto da mia sorella
GLOUCESTER
Delinquente incallito e mostruoso! Dice
precise informazioni, e con avvertimenti tali
che negherebbe la lettera? Non l’ho mai
che se vengono a stabilirsi a casa mia
generato.
Il nobile Duca di Cornovaglia, degno patrono e
io non ci sarò.
CORNOVAGLIA
protettore, sarà qui stasera. Con la sua autrità
E nemmeno io, Regan, te lo assicuro.
farò proclamare che chiunque lo trovi meriterà
Edmund, so che hai mostrato a tuo padre
il nostro grazie se ci aiuterà a portare al patibolo
una devozione filiale.
quel vigliacoo assassino, e per chi lo nasconde,
morte. E della mia terra, figlio leale e naturale,
troverò il modo di rendere te l’erede.
EDMUND
Era mio dovere, signore.
GLOUCESTER
Ha scoperto le sue trame e cercando di catturarlo
ha ricevuto la ferita che vedete.
CORNOVAGLIA
SCENA III
107
(Un bosco)
Lo stanno inseguendo?
Entra Edgar
GLOUCESTER
Sì, mio buon signore.
CORNOVAGLIA
EDGAR
Se verrà preso non ci sarà mai più pericolo
Ho sentito il bando e grazie alla propizia
che faccia del male. Disponete del mio potere
cavità d’un albero sono sfuggito alla caccia.
a vostro piacimento. In quanto a te, Edmund,
Nessun porto è libero, non c’è luogo
la cui virtù e obbedienza in questa circostanza
in cui guardie e una eccezionale vigilanza
tanto si raccomanda, tu sarai nostro.
non siano pronte alla mia cattura.
Avremo grande bisogno di nature dotate
Finchè posso fuggire sono in salvo.
d’una lealtà così profonda: prendiamo te per
E ho pensato di assumere la forma
primo.
più bassa e miserevole con cui la povertà,
in dispregio dell’uomo, mai lo abbia
EDMUND
Vi servirò signore, almeno con fedeltà.
portato più vicino alla bestia. Insozzerò
il mio viso di sudiciume. Intorno ai fianchi
GLOUCESTER
Per lui sono riconoscente a Vostra Grazia.
metterò stracci, mi arrufferò, come gli elfi, i
CORNOVAGLIA
capelli,
Voi non sapete perché siamo venuti a farvi
visita
GLOUCESTER
e affronterò, con scoperta nudità, i venti
e le persecuzioni del cielo.
Sarò come i mendicanti di Bedlam,
No
i poveri pazzi, che con voce ruggente
si conficcano nelle braccia nude, insensibili
REGAN
Ci ha scritto nostro padre, e così nostra sorella,
e smunte, spilli, scaglie di legno,
di divergenze alle quali ho creduto opportuno
chiodi, rametti di rosmarino, con questo
rispondere lontano dalla nostra casa.
aspetto orrendo per squallide fattorie,
O vecchio e buon amico nostro,
villaggi fatiscenti, a volte
riconfortate il cuore e offrite il vostro
con preghiere, chiedono la carità:
necessario consiglio ai nostri problemi.
Povero Tom!” Questo è ancora qualcosa; io,
Edgar,
GLOUCESTER
Al vostro servizio, signora. Le Vostre grazie
sono benvenute.
(Trombe. Escono)
non so niente.
(Esce)
108
SCENA IV
KENT
(Davanti al castello di Gloucester. Kent in ceppi)
Colui e colei: vostro genero e vostra figlia.
LEAR
No
KENT
Ahime, Punito in questo modo!
KENT
Buon Re, questo conferma il detto
che se esci dalla benedizione del cielo
trovi il sole che scotta. Avvicinati,
tu, faro di questo globo inferiore,
in modo che coi tuoi raggi confortanti io possa
scorrere questa lettera. Ormai nessuno
vede più miracoli tranne gli infelici.
So che viene da Cordelia, che per somma
fortuna
è stata informata del mio travestimento
e troverà il tempo, in questa grande crisi,
di dare alle perdite i loro rimedi.
Stanchi e da troppo insonni, approfittate,
occhi miei pesanti, per non guardare
questa dimora di vergogna. Buona notte,
fortuna.
Sorridi un’altra volta. Gira la tua ruota.
(Si addormenta)
Sì
LEAR
No, dico.
KENT
E io dico sì.
LEAR
No, no, non lo farebbero.
KENT
Sì, l’hanno fatto.
LEAR
Per Giove, giuro di no.
KENT
Per Giunone, giuro di sì.
LEAR
Non oserebbero farlo; non potrebbero,
né vorrebbero. È peggio di un assassinio
oltraggiare il rispetto con tanta violenza.
In poche parole, dimmi in che modo
hai potuto meritare questo trattamento
o perché, venendo tu da parte mia,
te l’hanno inflitto.
LEAR
KENT
Ehi! Fai di questa infamia un passatempo?
MATTO
Ah! Ah! Guardate, porta giarrettiere
Mio signore, mentre nella loro casa
consegnavo la lettera di Vostra Altezza,
pesanti. I cavalli si legano per la testa, i cani e
prima che mi rialzassi dal luogo in cui
gli orsi per il collo, le scimmie per i fianchi e gli
m’ero debitamente inginocchiato, ecco che
uomini per le gambe.
arriva un messaggero sudato
KENT
Salute a voi, nobile padrone.
per la corsa, quasi sfiatato, che rantola
LEAR
Chi è colui che ha tanto frainteso la
saluti da parte di Goneril, la sua
tua posizione da metterti in ceppi.
signora: e, senza curarsi di interrompere me,
consegna lettere, che loro leggono
questa domanda, te lo saresti meritato.
senza indugio. E dopo averle lette
KENT
Perché, Matto?
chiamano i servi, inforcano i cavalli,
ordinano a me, guardandomi freddamente,
Rientra Lear, con Gloucester.
di seguirli e di aspettare la loro risposta.
Qui, nella casa di Gloucester,
LEAR
ho incontrato l’altro messaggero
Rifiutare di parlarmi! Stanno male! Sono
di Goneril, Oswald, il cui arrivo aveva
avvelenato il mio,
e che era lo stesso individuo che ultimamente
era stato così insolente con Vostra altezza.
stanchi!
Hanno viaggiato tutta la notte!
Procurami una risposta migliore.
GLOUCESTER
Avendo in me più coraggio che cervello
Mio caro signore, voi conoscete
ho sguainato la spada; lui da vigliacco
l’indole irascibile del Duca, e sapete come sia
sveglia la casa con urla laceranti.
irremovibile e fermo quando ha preso la sua
Vostro genero e vostra figlia
strada.
hanno giudicato questa azione
LEAR
degna della vergogna che essa ora subisce.
MATTO
La fortuna, maledetta puttana,
Vendetta, peste, morte, distruzione!
Irascibile? Quale indole? Ah, Gloucester,
ai poveri non apre mai la tana.
Gloucester,
Ma dalle tue figlie avrai tanti dollari di dolori
voglio parlare al Duca di Cornovaglia e a sua
quanti potrai contarne in un anno.
moglie.
LEAR
GLOUCESTER
Ah, come questo mal della madre si gonfia
verso il cuore! Giù, histerica passio,
LEAR
dolore che monti! Il tuo elemento è in basso.
Dov’è questa figlia?
Sì, mio buon signore.
È dentro con il Conte, signore.
LEAR
Il Re vuole parlare con Cornovaglia, il padre
LEAR
Non seguitemi: aspettatemi qui.
(esce)
Che altro hai fatto, oltre ciò di cui
hai parlato?
KENT
Niente. Come mai il Re viene con un
seguito così ridotto?
MATTO
Li hai informati! Ma tu mi capisci, uomo?
GLOUCESTER
KENT
MATTO
Mio buon signore, li ho informati.
Se t’avessero messo in ceppi per
amato vuole parlare con sua figlia, lo comanda,
lo esige. Sono stati informati di questo?
Mio fiato e sangue! L’irascibile
Duca! Di’ al focoso Duca che –
No, non ancora. Può darsi che non stia bene.
Pazienterò. Condanno l’umore più ostinato
109
110
che mi aveva spinto
Sei libero?
a scambiare l’accesso di un uomo malato
Di questo un’altra volta. (Esce Kent) Amata
per l’uomo sano. Morte al mio stato!
Regan,
(guardando Kent)
tua sorella è cattiva. Oh, Regan,
Perché sta qui? Ridatemi il mio servo!
ha incatenato la malvagità del dente aguzzo
Andate a dire al Duca ed a sua moglie
qui, come un avvoltoio. (Indica il suo cuore)
che io voglio parlare con loro – immediatamente!
Posso a stento
Dite loro di venire ad ascoltarmi,
parlarti. Tu non crederai con quale
chè altrimenti alla porta della loro camera
perversità – O Regan!
suonerò il tamburo finchè il sonno non diventi
morte.
Vi prego, signore, calmatevi.
Non posso credere che mia sorella
GLOUCESTER
Spero che tra voi tutto si appiani.
(esce)
sia in alcun modo venuta meno
ai suoi obblighi.
LEAR
Ahimè, il mio cuore, il mio cuore che sale! Sta’
giù, giù.
MATTO
REGAN
Gridagli, Zietto, come quella cuoca
LEAR
Cosa? Cosa vuoi dire?
REGAN
che gridava alle anguille quando le metteva vive
Oh signore, voi siete vecchio.
nella pasta della focaccia. Le picchiava in testa
La natura in voi è all’orlo stesso
con un bastone e gridava: “Giù, canaglie, giù!”
del suo confine: dovreste essere
governato e guidato da un qualche occhio
Rientra Gloucester, con Cornovaglia, Regan e servi.
che veda il vostro stato meglio di voi.
Perciò vi prego di far ritorno da nostra sorella.
Ditele che le avete fatto torto.
LEAR
Buon giorno a tutti e due.
LEAR
Chiederle perdono?
CORNOVAGLIA
Salute a Vostra Grazia.
(Kent viene messo in libertà)
REGAN
Guarda come la scena si addice alla casa:
“Figlia cara, confesso d’essere vecchio;
la vecchiaia è innecessaria; in ginocchio ti prego
(Si inginocchia)
Sono lieta di vedere Vostra Altezza.
LEAR
Lo credo, Regan. Conosco la ragione
per cui debbo crederlo. Se tu non fossi lieta,
di concedermi vestiario, letto e cibo.”
REGAN
dovrei divorziare dalla tomba di tua madre
Basta, buon signore. Queste
come dal sepolcro di un’adultera. (A Kent) Oh!
sono bizze indecorose. Tornate da mia sorella.
LEAR
(alzandosi)
LEAR
Mai, Regan. Lei mi ha privato
Chi ha messo in ceppi il mio uomo?
di metà del mio seguito, mi ha guardato
Regan, spero proprio che tu non sappia niente.
con odio, mi ha colpito con la lingua,
come un serpente, proprio al cuore.
Entra Goneril con Oswald
Tutte le vendette che il Cielo ha in serbo
cadano sulla sua testa ingrata! Voi,
Chi viene? O Cieli! Se amate i vecchi,
arie infette, deformate in lei
se il vostro dolce potere apprezza l’obbedienza,
le ossa non nate!
se siete vecchi anche voi. Venite a prendere
le mie parti! (A Goneril) Non ti vergogni
CORNOVAGLIA
di guardare questo volto? E tu, Regan,
Vergogna, signore, vergogna!
la prendi per mano?
LEAR
Voi, fulmini veloci, scagliate
GONERIL
le vostre fiamme accecanti sui suoi occhi
sprezzanti!
E perché non per mano, signore? In che modo
ho offeso? Non è offesa tutto ciò
Voi nebbie che il sole potente
che la villania ritiene tale e che la senilità
succhia dalle paludi, infettate la sua bellezza
definisce così.
perché decada e si copra di piaghe
LEAR
O fianchi troppo forti, resisterete?
REGAN
Come mai il mio uomo in ceppi?
O Dei benedetti!
Questo augurerete a me quando sarete in
collera!
CORNOVAGLIA
Ce l’ho messo io, signore; ma era troppo poco
per il suo contegno indecoroso.
LEAR
No, Regan, tu non avrai mai
LEAR
la mia maledizione. La tua natura mite
non ti consegnerà all’asprezza. I suoi occhi
sono feroci ma i tuoi confortano e non
bruciano.
Voi? Voi?
REGAN
Vi prego, padre, siete debole, ammettetelo.
Se fino allo spirare del vostro mese
Tu conosci meglio
tornerete a risiedere da mia sorella
i doveri della natura, il legame dei figli,
congedando metà del vostro seguito,
gli effetti della bontà, i doveri della tenerezza.
verrete poi da me. Ora io sono
Tu non hai scordato la metà del regno
lontana da casa e mi mancano i mezzi
di cui ti ho fatto dote.
necessari ad ospitarvi.
REGAN
Concludete, mio buon signore.
LEAR
Tornare da lei? Congedando cinquanta uomini?
111
112
No, piuttosto rinuncio ad ogni tetto
soltanto venticinque: a non più di questi
e scelgo di affrontare l’inimicizia dell’aria,
io darò alloggio o accesso.
di essere compagno del lupo e del gufo.
Tornare da lei? Tanto varrebbe
LEAR
Io vi ho dato tutto –
inginocchiarmi davanti al trono del Francia
dal sangue caldo, che prese senza dote
la nostra figlia più giovane, e come uno scudiero
REGAN
Ed era ora.
LEAR
chiedere a lui una pensione per sostentare
Vi ho fatto mie tutrici, mie depositarie,
una vita meschina. Tornare da lei!
a condizione d’essere seguito
Persuadimi piuttosto a fare da schiavo
da questo numero di cavalieri. Come! Debbo
e da bestia a questo detestabile lacchè.
(Indica Oswald)
GONERIL
venire
da te con venticinque? Regan, hai detto questo?
REGAN
A vostra scelta, signore.
E lo ripeto, mio signore. Non di più, da me.
LEAR
LEAR
Ti prego, figlia, non farmi impazzire.
Le creature mostruose sembrano belle,
Non ti disturberò, figlia mia. Addio.
se altre sono più mostruose.
Non ci incontreremo più, non ci vedremo.
(A Goneril) Verrò da te, i tuoi cinquanta
Eppure sei mia carne, mio sangue, mia figlia.
sono il doppio di venticinque, e il tuo affetto
O piuttosto una malattia che ho nella carne
è il doppio del suo.
e che debbo per forza chiamare mia.
GONERIL
Tu sei un bubbone, una piaga, o una pustola
Ascoltate, mio signore: che bisogno avete
rigonfia nel mio sangue corrotto. Ma io
che vi seguano venticinque, o dieci, o cinque
non ti rimprovero. Venga la vergogna quando
in una casa in cui due volte tanti
vuole,
io non la chiamo. Eméndati
quando puoi, migliora a tuo piacere.
Io posso essere paziente, posso stare
con Regan, io e i miei cento cavalieri.
REGAN
hanno l’ordine di servirvi?
REGAN
Che bisogno avete di uno?
LEAR
Oh, non ragionare sul bisogno! I più umili
mendicanti hanno pur sempre il superfluo.
Non proprio, signore. Non vi aspettavo ancora
Tu sei una signora: se essere elegante
né sono pronta a un’accoglienza degna.
significasse soltanto stare al caldo,
Cinquanta cavalieri non vanno bene?
la natura non avrebbe bisogno delle vesti
Cosa fareste con più di cinquanta?
sontuose che tu porti e che ben poco
Se verrete da me vi chiedo di portarne
ti tengono calda. Quanto al bisogno
vero – voi Cieli, datemi la pazienza,
SCENA II
di pazienza ho bisogno! Se siete voi
(Un’altra parte della brughiera)
a muovere i cuori di queste figlie
Ancora temporale.
113
contro il loro padre, non prendetemi in giro
facendomi sopportare docilmente; toccatemi
Entra Lear e il Matto.
con una nobile ira, e non lasciate
che le armi delle donne, le gocce d’acqua,
LEAR
macchino le mie guance di uomo. No,
Soffiate, venti, e rompetevi le guance!
streghe snaturate, su tutt’e due
Infuriate! Soffiate! Voi, cateratte
mi prenderò vendette tali che il mondo –
e uragani, eruttate finchè non avrete
farò cose tali – quali saranno
sommerso i nostri campanili e annegato
non so ancora ma saranno il terrore
i galli sui tetti! Voi fuochi
della terra. Voi pensate che io piangerò.
sulfurei, e veloci più del pensiero,
No, non piangerò. Ho tutte le ragioni
voi avanguardie di fulmini che fendono
(si ode il temporale a distanza)
le querce, bruciate la mia testa bianca!
per piangere ma questo cuore si spezzerà
E tu, tuono che tutto scuoti,
in centomila frammenti prima ch’io pianga.
spiana la spessa rotondità del modo,
Matto: sto diventando matto.
infrangi gli stampi della natura, distruggi
(Escono Lear, Gloucester, Gentiluomo e Matto)
CORNOVAGLIA
tutti i semi che fanno l’uomo ingrato!
MATTO
Dentro, buon Zietto, e chiedi la
Ritiriamoci. Si prepara un temporale.
benedizione alle tue figlie. Queste è una notte
Chiudete le porte.
che non ha pietà né per savi né per Matti.
(Tuono – escono tutti)
LEAR
Rutta quanto vuoi! Sputa, fuoco!
Rientra Gloucester
Scroscia, pioggia! Né la pioggia, né il vento,
né il tuono, né il fuoco sono mie figlie.
Voi elementi, non vi accuso di crudeltà:
GLOUCESTER
Ahimè, scende la notte e i venti
a voi non ha mai dato un regno, non vi ho
freddi battono crudelmente. Per molte miglia
chiamato figlie. Voi non mi dovete
non c’è nemmeno un cespuglio.
sottomissione, e perciò fate cadere
CORNOVAGLIA
come vi piace il vostro orrore.
Chiudete le vostre porte, mio signore:
Io sono qui, vostro schiavo, un vecchio
È una notte dura. Ripariamoci dal temporale.
povero, infermo, debole e disprezzato.
(Escono)
Eppure vi chiamo ministri servili
perché uniti a due figlie perniciose
114
scatenate battaglioni celesti contro
c’è una capanna; vi offrirà qualche conforto
una testa vecchia e bianca come questa.
contro la tempesta.
Oh! è turpe.
MATTO
Chi ha una casa dove mettere la testa
ha un bel copricapo
LEAR
Comincio a perdere il cervello. Vieni,
ragazzo mio. Come stai, ragazzo?
Hai freddo? Ho freddo anch’io. Dov’è
Entra Kent
questa paglia, amico? L’arte del bisogno è
strana
KENT
e può rendere preziose cose vili.
Ahimè, signore, siete qui? Le cose
Andiamo. Alla tua capanna!
che amano la notte non amano notti
Povero Matto e furfante, nel mio cuore
come queste. Da quando sono uomo
c’è una parte che ancora soffre per te.
tali scoppi di orrendo tuono, tali lamenti
MATTO
Chi abbia ancora un tantino di
cervello,
di vento e pioggia urlanti non ricordo
di averli mai sentiti. La natura dell’uomo
ehi, oh, col vento e con la pioggia,
non può sopportare tanta afflizione e paura.
si accontenti di ciò che passa il
convento,
LEAR
anche se ogni giorno piove pioggia.
Che i grandi Dei che sulle nostre teste
fanno questo frastuono tremendo, scoprano
ora i loro nemici; trema,
LEAR
È vero, ragazzo. Su, portaci a questa capanna.
(Escono Lear e Kent)
tu sciagurato che hai dentro di te
delitti segreti che la giustizia non ha colpito.
Nasconditi ,tu, mano sanguinaria,
SCENA III
tu spergiuro e tu simulacro di virtù
(Sala nel Castello di Gloucester)
che sei incestuoso. Cadi a pezzi,
criminale che sotto un’apparenza onesta
Entrano Gloucester e Edmund, con torce
hai tramato contro la vita dell’uomo. Colpe
chiuse e nascoste, aprite i vostri
GLOUCESTER
Ahimè, ahimè, Edmund, questo
ricettacoli e urlando chiedete grazia a questi
comportamento innaturale non mi piace.
tremendi messaggeri. Io sono un uomo
Quando ho chiesto loro licenza di mostrargli
che ha patito più peccati di quanti
compassione, mi hanno proibito l’uso della mia
non ne abbia commessi.
stessa casa e mi hanno intimato, sotto pena di
KENT
perpetuo sfavore, di non parlare di lui, né di
Ahimè, a testa nuda?
intercedere per lui, né di aiutarlo in qualsiasi
Mio grazioso signore, qua vicino
modo.
EDMUND
Comportamento bestiale e contro
e la natura non la sopporta.
(Continua il temporale)
natura!
GLOUCESTER
115
Taci. Non dire nulla. C’è discordia
tra i Duchi; e anche di peggio. Stanotte ho
ricevuto una lettera: parlarne è pericoloso; ho
chiuso la lettera nel mio scrittoio. Queste offese
che il Re riceve ora saranno vendicate a fondo.
Parte di un esercito è già sbarcata. Dobbiamo
prendere le difese del Re. Lo cercherò e aiuterò
segretamente. Tu va’ a conversare col Duca in
LEAR
Lasciami stare.
KENT
Mio buon signore, entrate qui.
LEAR
Vuoi spezzarmi il cuore?
KENT
Preferirei spezzare il mio. Mio buon signore,
modo che non s’accorga delle mie mosse. Se
chiede di me, sto male e sono andato a letto.
entrate.
LEAR
A te sembra gran cosa questa
Anche se o debbo morirne, perché di questo
tempestafuribonda!Questa tempesta che ho
mi si minaccia, il mio vecchio signore, il Re,
nella mente toglie ai miei sensi ogni altro dolore
dev’essere aiutato. Si preparano strane cose,
che non sia quello che mi batte dentro. O
Edmund. Ti prego, sii prudente.
Regana, Gonerilla! Oh, da quella parte sta la
(Esce)
EDMUND
pazzia – debbo evitarla. Basta!
KENT
Di questo soccorso, a te proibito,
Mio buon signore, entrate qui.
sarà all’istante informato il Duca,
LEAR
e così della lettera. È un atto meritorio
Ti prego, entra tu; trovati il tuo riposo.
(Al Matto)
che porterà a me quel che mio padre
perde: nulla di meno che tutto.
Prima tu, ragazzo. Tu, povertà senza tetto –
Quando cade il vecchio, il più giovane sale.
(Esce)
entra.
Io voglio pregare e poi dormire.
(Il Matto va dentro)
SCENA IV
Poveri nudi sventurati, ovunque
(Brughiera. Davanti a una capanna)
voi siate che patite i colpi di questa
tempesta spietata, in che modo le vostre
Entrano Lear, Kent e il Matto.
teste senza casa e i vostri fianchi scarni,
i vostri stracci pieni di buchi e di finestre
potranno difendervi da tempi come questi?
KENT
Ecco il posto, mio signore; mio buon signore,
entrate.
La tirannia della notte all’aperto è feroce
Ah, me ne sono curato troppo poco!
Prendi la medicina, sfarzo regale!
Esponiti a sentire ciò che sentono i poveri,
116
per poterti scuotere di dosso il superfluo
e darlo a loro, rivelando Cieli più giusti.
sulle tue figlie!
KENT
Lui non ha figlie, signore.
Entra Edgar travestito da pazzo.
LEAR
Morte, traditore! Niente potrebbe
EDGAR
Povero Tom! Il turpe demonio mi
insegue.
MATTO
aver ridotto la natura a tanta bassezza
se non le sue figlie ingrate. È di moda
Uno spirito, uno spirito! Non entrare
che i padri ripudiati non abbiano pietà
Zietto, c’è uno spirito! Dice di chiamarsi povero
della loro carne? Giusta punizione.
Tom.
È stata questa carne a generare
KENT
Chi sei tu? Vieni fuori!
EDGAR
Sul biancospino spinoso soffiano i
venti! Uhm, va’ nel tuo letto a riscaldarti.
EDGAR
E Pillicok sedeva in cima al Pillicock:
Ahi, oh, ahi, oh!
LEAR
Hai dato tutto alle tue figlie?
E ti sei ridotto a questo?
EDGAR
quelle figlie pellicano.
MATTO
Questa notte fredda ci farà diventare
tutti pazzi e buffoni.
Chi dà qualcosa al povero Tom?
EDGAR
Attento al turpe demonio! Obbedisci
Il turpe demonio lo ha trascinato tra fuoco e
ai genitori, mantieni la parola data, non
fiamme, palude e gorgo, acquitrino e pantano;
bestemmiare, non fornicare con la sposa di un
gli ha messo coltelli sotto il cuscino, capestri
altro uomo, non bramare abiti di lusso. Tom ha
sull’inginocchiatoio, erba velenosa nella
freddo.
minestra; Tom ha freddo. Oh! do de, do de, do
LEAR
Che cosa sei stato?
de. Sii protetto contro il turbine, il malocchio
EDGAR
Un servitore, superbo nel cuore e
e le infezioni! Fate un po’ di carità al povero
nella mente; m’arricciavo i capelli, attaccavo
Tom, che il turpe demonio tormenta. Potessi
guanti alla berretta, servivo la lascivia della mia
averlo qui sotto, ora, qui sotto, qui, qui.
padrona e commettevo
con lei l’atto delle
(Continua il temporale)
tenebre; facevo tanti giuramenti quante erano
Come? Le sue figlie lo hanno ridotto
le mie parole e li infrangevo alla faccia dolce del
in questo stato? Non sei riuscito a salvare
cielo; ero uno che andava a dormire tramando
niente? Hai dato tutto?
lussuria e si svegliava per farla.Amavo il vino
LEAR
MATTO
No, si è riservato una coperta,
altrimenti ci saremmo tutti vergognati.
LEAR
appassionatamente, i dadi follemente; pigro
come il cinghiale, furbo come la volpe, avido
come il lupo, pazzo come il cane, vorace come
Tutte le piaghe che nella pendula aria
il leone. Tieni il piede lontano dai bordelli, la
sovrastano le colpe degli uomini, cadano
mano dagli spacchi delle sottane, la penna dai
libri degli strozzini, e sfida il turpe demonio. Ma
il vento freddo soffia ancora sul biancospino.
Dice uhm, uhm, ehi, oh.
EDGAR
117
Il Principe delle Tenebre è un
gentiluomo. Il povero Tom ha freddo.
(Continua il temporale)
LEAR
compagnia migliore?
E dunque l’uomo non è niente più
GLOUCESTER
Venite dentro con me. Il mio dovere non
di questo? Consideralo bene. Tu non devi seta
sopporta
al baco, pelle alla bestia, lana alla pecora,
ch’io obbedisca in tutto agli ordini crudeli
profumo al gatto. Ah! Tre di noi sono sofisticati.
delle vostre figlie. Sebbene m’abbiano ingiunto
Tu sei la cosa in sé. L’uomo non adulterato
di sbarrare le mie porte lasciando che questa
non è più di un povero, nudo, forcuto animale
notte
come te. Via, via, cose prese a prestito! Vieni,
tiranna s’impadronisca di voi, io ho osato
sbottona qui!
venir fuori a cercarvi per condurvi dove
(Strappandosi i vestiti di dosso)
MATTO
Ti prego, zietto, sta calmo: è una
fuoco e cibo sono pronti.
LEAR
brutta notte per nuotarci dentro. Guarda, arriva
Lasciatemi parlare, prima, con questo filosofo.
un fuoco che cammina.
Qual è la causa del tuono?
KENT
Entra Gloucester con una torcia
Mio buon signore, accettate la sua offerta,
andate al coperto.
EDGAR
Questo è il turpe demonio.
KENT
Come sta Vostra Grazia?
Voglio dire una parola a questo dotto Tebano.
LEAR
Chi è quello?
Che cosa studi?
KENT
Chi è là? Che cercate?
GLOUCESTER
Chi siete voi? I vostri nomi!
EDGAR
Il povero Tom, che mangia la
ranocchia che nuota, il rospo, il girino, la
lucertola e il ramarro; che nella furia del suo
cuore, quando il turpe demonio si scatena,
LEAR
EDGAR
Come prevenire il demonio e uccidere i
pidocchi.
LEAR
Lascia che ti chieda una cosa in privato.
KENT
mangia sterco di vacca al posto dell’insalata,
Insistete un’altra volta perché venga,
inghiotte il ratto vecchio e il cane morto, beve il
mio signore. La sua mente vacilla.
mantello verde dell’acqua stagnante, è cacciato
via a frustate di parrocchia in parrocchia.
Attenti a chi mi segue. Sta’ buono, Sta’ buono,
demonio.
GLOUCESTER
GLOUCESTER
Puoi fargliene una colpa?
(Continua il temporale)
Le sue figlie vogliono la sua morte. Il buon
Come? Vostra Grazia non ha
Kent
118
l’aveva detto, lui, povero esiliato!
SCENA V
Tu dici che il re impazzisce; io ti dico,
(Sala nel Castello di Gloucester)
amico, che sono quasi pazzo anch’io.
Avevo un figlio, che ora ho bandito
Entrano Cornovaglia e Edmund.
dal mio sangue, voleva la mia vita, ora,
appena ora. Lo amavo, amico,
CORNOVAGLIA
a nessun padre il figlio era più caro.
Avrò la mia vendetta prima di
lasciare la sua casa.
Per dirti il vero, il dolore mi ha toccato
È possibile mio signore, ch’io venga
EDMUND
la mente. Che notte è questa! Supplico
criticato per aver subordinato la natura alla
Vostra Grazia –
lealtà: è qualcosa che a pensarci mi spaventa.
LEAR
CORNOVAGLIA
Ora mi rendo conto che non è stata
Oh, vi chiedo pietà, signore. Concedetemi,
soltanto la malvagia disposizione di tuo fratello
nobile filosofo, la vostra compagnia.
a fargli cercare la sua morte, ma una trama
ambiziosa messa in atto da una riprovevole
EDGAR
Tom ha freddo.
malvagità anche in tuo padre.
KENT
Da questa parte mio signore.
pentirmi di essere onesto. Questa è la lettera
di cui parlava e che lo dimostra una spia
LEAR
Con lui voglio stare con il mio filosofo.
del Francia. Oh, volessero i Cieli che questo
tradimento non ci fosse, o che non fossi io a
KENT
Ehi, tu, vieni, vieni con noi.
scoprirlo.
LEAR
CORNOVAGLIA
Avanti, buon Ateniese.
Vieni con me dalla Duchessa.
Se ciò di cui si parla in questo foglio
EDMUND
è vero avete in mano una grossa carta.
GLOUCESTER
Niente parole, niente parole! Ssst.
EDGAR
Sorte maligna, la mia, se debbo
EDMUND
CORNOVAGLIA
Un cavallo per cavalcare, armi da
portare,
Vero o falso, ti ha fatto Conte di
Gloucester. Cerca di sapere dov’è tuo padre, in
modo che sia pronto per la cattura.
Topi e ratti da mangiare
EDMUND
(a parte) Se lo trovo ad aiutare Lear,
Ecco il cibo di Tom,
questo rafforzerà i suoi sospetti. (Ad alta voce)
Dan dan, sento il sangue di Britan
Persevererò nella mia linea di lealtà, anche se il
(Escono)
conflitto tra questa e il mio sangue è duro.
CORNOVAGLIA
Avrò fiducia in te, e tu troverai nel
mio affetto un padre più caro.
(Escono)
SCENA VI
119
KENT
(Stanza in una casa di campagna presso il
Come state, signore? Non rimanete in piedi
Castello)
stupefatto. Non volete stendervi?
LEAR
Entrano Gloucester e Kent
Voglio vedere il loro processo, prima.
Entrino i testimoni (A Edgar) Tu, togato
Cercherò di accrescere il conforto
GLOUCESTER
come posso. Non starò via molto.
KENT
Tutti i poteri del suo intelletto hanno
ministro di giustizia, prendi il tuo posto.
(Al Matto) E tu, suo degno collega nel giudizio,
siedigli accanto.
ceduto alla sua furia. Gli Dei ricompensino la
(A Kent) Tu fai parte
vostra bontà.
della corte: siedi anche tu.
(esce Gloucester)
EDGAR
Lavoriamo con giustizia.
Entrano Lear, Edgar e il Matto
Purr, il gatto è grigio
LEAR
EDGAR
Prega, innocente, e guardati dal
turpe demonio.
MATTO
giuro davanti a questa onorevole assemblea che
ha preso a calci il povero Re suo padre.
Ti prego, Zietto, dimmi se un pazzo
è un gentiluomo o un borghese.
LEAR
MATTO
Venite qui, madama. Vi chiamate Goneril?
LEAR
Un Re, un Re!
MATTO
Cominciamo con lei. È Goneril.Qui
Non può negarlo.
No! È un borghese che ha un
gentiluomo come figlio, perché è pazzo quel
MATTO
Vi chiedo scusa, vi avevo preso per uno
borghese che fa di suo figlio un gentiluomo
prima di lui.
LEAR
Ed eccone un’altra il cui viso distorto
LEAR
Averne mille!
dice di che stoffa è fatto il suo cuore.
Fermatela! Armi, Armi! Spada! Fuoco!
EDGAR
Il turpe demonio mi morde la schiena.
Qui c’è corruzione! Falso giustiziere,
perché l’hai lasciata fuggire?
LEAR
Le cito subito in giudizio.
EDGAR
(A Edgar) Vieni, siediti qui, dottissimo giudice.
(Al Matto) Tu, sapiente signore, siedi qui. Ora
voi, volpi!
EDGAR
sgabello.
Guardate come sta fermo e ci fissa!
Benedetti i tuoi cinque sensi!
KENT
O pietà! Signore, dov’è ora la pazienza
di cui tanto spesso vi siete vantato?
120 EDGAR
(a parte)
GLOUCESTER
Le mie lacrime cominciano a prendere a tal
punto
le sue parti, che danneggiano il mio
travestimento.
Ti prego, buon amico, prendilo tra le braccia:
ho sentito d’un complotto mortale contro di lui.
C’è una lettiga pronta; stendilo là
e muovi verso Dover, amico, dove avrai
Buona accoglienza e protezione. Solleva il tuo
LEAR
padrone:
I cagnetti tutti mi abbaiano contro.
se ritarderai di mezz’ora, la sua vita, la tua
EDGAR
Tom gli tirerà dietro la testa.
e quella di quanti si offrono di difenderlo,
Ecco gli getto dietro la testa
troveranno morte sicura. Su, su, seguimi,
Tutti i cani saltano via
ti guiderò dove potrai ricevere i primi aiuti.
Do, de, de, de Scio! Avanti in marcia verso le
KENT
veglie, le fiere e i mercati. Povero Tom il tuo
La natura oppressa dorme. Questo riposo
corno è secco.
avrebbe potuto come un balsamo lenire
LEAR
Si faccia l’autopsia a Regan, vediamo
che cosa le cresce intorno al cuore. C’è una
i tuoi nervi spezzati, che sarà arduo curare
se non soccorrono le circostanze. (Al Matto) Su,
aiuta
qualche causa naturale che renda i cuori così
duri? (A Edgar) Voi, signore, vi arruolo tra i
a trasportare il tuo padrone; non devi
miei cento. Solo che non mi piace la foggia dei
restare indietro.
vostri abiti. Voi direte che sono persiani: ma
Avanti, avanti, via!
cambiateli.
KENT
GLOUCESTER
(Escono Kent, Gloucester e il Matto,
Ora, mio buon signore, stendetevi e
trasportando via il Re)
riposate un poco.
LEAR
Non fate rumore, non fate rumore.
EDGAR
Tirate il sipario. Così, così. Andremo a cena al
Quando vediamo chi è più grande di noi
mattino.
sopportare i nostri mali, quasi non sentiamo
MATTO
nemiche
E io andrò a letto a mezzogiorno.
le nostre sventure.
Rientra Gloucester
Come la mia pena mi sembra leggera
e sopportabile quando ciò che piega me
fa curvare il Re: per lui le figlie,
GLOUCESTER
Vieni qui, amico. Dov’è il mio Re?
per me mio padre. Via, Tom!
Attento alle discordie dei grandi, e rivelati
KENT
Qui, signore; ma non disturbatelo, è fuor di
senno.
quando la falsa calunnia, i cui pensieri
ingiusti ti diffamano, sarà smentita
(Escono Goneril, Edmund e Oswald)
dalla verità delle tue prove, e tu riabilitato.
Accada stanotte quel che vuole, purchè il Re
Gloucester!
sia salvo! Nasconditi, nasconditi!
Sebbene non possiamo
(Esce)
metterlo a morte senza un processo formale,
tuttavia il nostro potere s’inchinerà alla nostra
SCENA VII
collera,
(Sala nel Castello di Gloucester)
che gli uomini possono biasimare ma non
controllare. Chi è là? Il traditore?
Entrano Cornovaglia, Regan, Goneril, Edmund e
servi
CORNOVAGLIA
Rientrano i servi con Gloucester prigioniero.
(A Goneril) Recatevi al più presto da
Monsignore vostro marito. Mostrategli questa
lettera. L’esercito di Francia è sbarcato. Cercate
il traditore Gloucester. Legatelo come un ladro.
Portatelo davanti a noi.
REGAN
Volpe ingrata, è lui!
CORNOVAGLIA
Legategli strette le braccia rinsecchite.
GLOUCESTER
(Escono alcuni dei servi)
Cosa intendono le Vostre Grazie? Ricordate,
REGAN
Impiccatelo all’istante
miei buoni amici, che siete miei ospiti.
GONERIL
Strappategli gli occhi!
Non trattatemi male, amici.
CORNOVAGLIA
Lasciatelo al mio sfavore. Edmund,
accompagna nostra cognata. Le vendette
CORNOVAGLIA
Legatelo, dico.
(I servi lo legano)
che siamo costretti a prenderci su tuo padre
traditore non sono fatte perché tu le veda.
REGAN
Stretto, stretto! Una sedia! Sporco traditore!
Entra Oswald
GLOUCESTER
Non io, spietata signora.
E allora? Dov’è il Re?
CORNOVAGLIA
Legatelo alla sedia. Canaglia, ora vedrai-
OSWALD
Il signore di Gloucester lo ha fatto fuggire
verso Dover: lì si vanta di avere amici bene
armati.
GONERIL
Addio, dolce signore, addio, sorella.
CORNOVAGLIA
Edmund, addio
GLOUCESTER
Io sono il vostro ospite;
con mani di banditi non dovreste far violenza
ai miei favori ospitali. Che intenzioni avete?
CORNOVAGLIA
Su, signore, che lettere avete
ricevuto ultimamente dalla Francia?
121
122 REGAN
CORNOVAGLIA
Rispondete con franchezza, conosciamo la
verità.
CORNOVAGLIA
Impediamo che veda di più. Via,
gelatina ignobile! Dov’è la tua lampada, ora?
GLOUCESTER
E che rapporti avete con i traditori
Tutto è buio e senza consolazione.
appena sbarcati nel regno?
Dov’è mio figlio Edmund? Accendi, Edmund,
REGAN
Nelle mani di chi avete mandato
il Re lunatico? Parlate.
GLOUCESTER
tutte le faville della natura per vendicare
questo atto orrendo.
CORNOVAGLIA
Scellerato traditore! Tu chiami
Ho ricevuto una lettera con qualche congettura
colui che ti odia. È stato lui a rivelarci
che veniva da uno di parte neutrale
i tuoi tradimenti, lui troppo buono
e non da uno a voi ostile.
per avere pietà di te.
CORNOVAGLIA
Astuto
REGAN
E falso.
CORNOVAGLIA
Dove hai mandato il Re?
GLOUCESTER
A Dover
REGAN
Perché a Dover?
GLOUCESTER
Non voleva vedere le tue unghie crudeli
strappargli i poveri vecchi occhi;
né la tua feroce sorella affondare
le sue zanne di cinghiale nella sua carne consacrata.
Ma io vedrò la vendetta alata
raggiungere tali figlie.
CORNOVAGLIA
Vederla non potrai mai. Metterò il piede
su questi tuoi occhi.
REGAN
Una parte riderà dell’altra. Anche l’altro!
GLOUCESTER
Oh, la mia follia! Allora Edgar
è stato calunniato. O Dei benigni,
perdonate me e aiutate lui!
CORNOVAGLIA
Ttrovati col naso la strada per Dover.
ATTO IV
123
GLOUCESTER
Io non ho strada e perciò non ho bisogno
di occhi; quando vedevo ho inciampato.
SCENA I (Brughiera)
Si osserva spesso che ciò che abbiamo
ci danneggia e ciò che ci manca si dimostra
utile. O caro figlio Edgar,
Entra Edgar
nutrimento dell’ira di tuo padre ingannato!
Potessi vivere tanto da vederti al tatto,
direi che ho di nuovo gli occhi.
EDGAR
Meglio così, tuttavia: sapere
EDGAR
(a parte)
d’essere disprezzato piuttosto che stare
O Dei! Chi può dire “Sono al peggio”?
ancora peggio, disprezzato senza saperlo.
Nio non siamo al peggio finchè possiamo dire
La cosa più bassa e priva di fortuna
“questo è il peggio”.
ha ancora una speranza,
VECCHIO
il mutamento più lamentevole è dal meglio:
il peggio torna al sorriso.
È il povero Tom, il pazzo. Dove vai, amico?
GLOUCESTER
E allora vieni aria senza sostanza
che qui abbraccio. Lo sventurato che
hai soffiato nel peggio, non deve nulla
alle tue raffiche.
È un mendicante?
VECCHIO
Mendicante, e anche pazzo.
GLOUCESTER
Un po’ deve ragionare, chè altrimenti
Ma chi viene?
non potrebbe mendicare. Durante il temporale
Entra Gloucester, condotto da un Vecchio.
della notte scorsa ho visto un tale
che mi ha fatto pensare all’uomo come
Mio padre, con questa scorta? O mondo,
mondo.
ad un verme. Mi è venuto in mente mio figlio;
eppure la mia mente, allora, non gli era
O mondo! Se i tuoi assurdi mutamenti
amica. Da allora ho imparato di più.
non ci spingessero ad odiarti, la vita
Noi siamo per gli Dei come le mosche per i
monelli:
non cederebbe alla vecchiaia.
GLOUCESTER
Vattene, buon amico,
ci ammazzano per il loro spasso.
EDGAR
(a parte)
a me il tuo conforto non può fare alcun bene,
Come può essere? Brutto mestiere,
a te può fare male.
quello di chi al dolore deve fare
VECCHIO
Ma voi non vedete la strada.
da buffone, facendo adirare se stesso
e gli altri. (Ad alta voce) Dio ti benedica,
padrone!
124
rende te più felice. Conosci Dover?
GLOUCESTER
È l’uomo nudo?
EDGAR
Sì, padrone.
VECCHIO
Sì, mio signore.
GLOUCESTER
C’è una scogliera il cui alto capo
GLOUCESTER
Ti prego, allora, vattene.
ricurvo guarda impaurito l’abisso
sottostante; basta che tu mi conduca
VECCHIO
Ahimè, signore, è pazzo.
all’orlo e io riparerò la miseria
che sopporti con qualcosa di prezioso che ho
GLOUCESTER
È la piaga dei tempi quando i pazzi
guidano i ciechi. Fa’ come ti ho detto, vattene.
Il povero Tom ha freddo. (A parte)
EDGAR
con tutti i loro colpi. Che io sia sventurato
con me. Da lì non avrò bisogno di una guida.
EDGAR
Dammi il braccio. Il povero Tom ti guiderà.
(Escono)
Non so più recitare questa parte.
GLOUCESTER
Vieni qui, amico.
EDGAR
SCENA II
(A parte)
Eppure devo. Benedetti i tuoi dolci occhi,
(Davanti al Palazzo del Duca di Albany)
sanguinano.
Entrano Goneril e Edmund
GLOUCESTER
Conosci la strada per Dover?
EDGAR
Ogni varco e porta, pista per i cavalli
e sentiero per uomini. Al povero Tom hanno
GONERIL
Benvenuto, mio signore. Mi stupisce che il
fatto tanta paura che è andato fuor di senno:
guardati, figlio di un uomo buono, dal turpe
nostro
mite marito non ci sia venuto incontro.
(entra Oswald)
demonio. Cinque demoni sono entrati insieme
nel povero Tom: quello della lussuria, Obidicut;
Hoberdidance, principe del silenzio; Mahu, dei
Ebbene dov’è il tuo padrone?
OSWALD
ladri; Modo, degli assassini; Flibbertigibbet,
Dentro, signora: ma un uomo non è mai
degli smorfiosi e dei damerini che da allora
cambiato tanto. Gli ho detto dell’esercito
possiede cameriere e dame di compagnia. Sii
ch’era sbarcato: ha sorriso. Gli ho detto
benedetto, padrone!
che voi stavate venendo. Ha risposto: “Tanto
peggio”.
GLOUCESTER
Ecco, prendi questa borsa, tu
Quello
che le piaghe del cielo hanno umiliato
che gli dovrebbe dispiacere sembra rallegrarlo;
quello che è giusto, offenderlo.
GONERIL
che cosa avete compiuto? Un padre,
(A Edmund) È stato un grande errore,
un vecchio gentile e buono la cui riverenza
cavati gli occhi a Gloucester, lasciarlo in vita.
persino l’orso tirato per il naso leccherebbe,
Andate a finire la sua vita di buio e controllate
voi barbare, degeneri, avete fatto impazzire un
la forza dei nemici.Prendete questo. Non
parlate.
padre.
E il mio buon Cornovaglia ha potuto
(Dandogli un pegno)
Piega il capo. Se osasse parlare,
sopportarlo?
Un uomo, un principe da lui tanto beneficato?
questo bacio tenderebbe il tuo spirito al cielo.
Pensaci, e addio.
GONERIL
Oh, uomo dal fegato di latte, che porti
una guancia per gli schiaffi e una testa per le
EDMUND
Vostro nei ranghi della morte.
offese.
Dov’è il tuo tamburo? Il re di Francia
GONERIL
Mio carissimo Edmund! (Esce Edmund)
dispiega le sue bandiere nella nostra terra
Oh la differenza tra uomo e uomo!
silenziosa, con elmo piumato prende
A te sono dovuti i servigi di una donna:
a minacciare il tuo stato, mentre tu, sciocco
Il mio corpo è usurpato da un pagliaccio.
moralista, te ne stai seduto ed esclami:
“Ahimè, perché mai fa così?”
OSWALD
Signora, viene il Duca.
ALBANY
(Esce)
Entra Albany
Guardati, diavolo! La smorfia è meno orrenda
in un demonio che in una donna.
GONERIL
GONERIL
Forse valgo ancora un fischio.
ALBANY
O Goneril! Tu non vali la polvere che il vento
soffia sul tuo viso. Temo
O inutile idiota!
ALBANY
La tua forma di donna ti protegge.
GONERIL
Al diavolo la tua maschilità – miao!
le tue inclinazioni: la natura che disprezza
la propria origine non può essere frenata.
Entra un Messaggero.
GONERIL
Basta – questa predica è insulsa.
ALBANY
Saggezza e bontà sembrano vili ai vili.
ALBANY
Che novità?
MESSAGGERO
Gli immondi gustano solo se stessi. Che cosa
Mio buon signore, il duca di Cornovaglia
avete fatto? Tigri, non figlie,
è morto. Aveva cavato a Gloucester gli occhi
125
126
e un servo lo ha ucciso.
GENTILUOMO
Sì, una volta o due ha esalato
ALBANY
Gli occhi di Gloucester!.
la parola “padre”, ansimando, come se
Gloucester, io vivrò per ringraziarti dell’amore
le opprimesse il cuore. Ha gridato: “Sorelle!
che hai mostrato al Re e per vendicare i tuoi
Sorelle! Vergogna delle donne! Padre! Come?
occhi. Vieni qui, amico, dimmi che altro sai.
Nel temporale? Di notte? Più non si abbia
(Escono)
fede nella pietà!” E lì scosse
la sacra acqua dai suoi occhi celesti,
irrorando il grido. Poi si allontanò
per trattare col dolore da sola.
SCENA III (Il campo francese vicino Dover)
KENT
Sono le stelle, le stelle lassù,
Entrano Kent e un Gentiluomo
a governare la nostra condizione. Altrimenti
la stessa coppia non potrebbe generare
KENT
La lettera ha suscitato in Cordelia
dolore?
GENTILUOMO
Sì, signore: l’ha presa, l’ha letta
in mia presenza, e di tanto in tanto
frutti così diversi. Da allora
non le avete più parlato?
GENTILUOMO
No.
KENT
una grande lacrima le scendeva lungo
Buon signore, il povero, tormentato
la guancia delicata. Sembrava
Lear è qui. A volte ricorda,
regina d’una passione che, ribelle,
nei suoi momenti migliori, perché siamo qui
cercasse di diventare il suo re.
e in nessun modo vuole vedere sua figlia.
KENT
Era commossa!
GENTILUOMO
GENTILUOMO
Perché, buon signore?
KENT
Pazienza e dolore
Una sovrana vergogna lo trattiene: la crudeltà
lottavano per chi dovesse renderla più bella.
che tolse a lei la sua benedizione,
Avete visto sole e pioggia insieme:
la spinse verso pericoli stranieri, cedendo
così le sue lacrime e i suoi sorrisi,
i suoi diritti alle figlie dal cuore di cane
ma con più grazia.
punge il suo animo
In breve, il dolore sarebbe una rarità
con tanto veleno che una vergogna cocente
da tutti amata, se a tutti si addicesse così.
lo tiene lontano da Cordelia.
KENT
Non ha parlato, non ha fatto domande?
GENTILUOMO
Povero Signore!
marciano verso di noi.
KENT
Quando potrò rivelarmi
127
CORDELIA
non vi pentirete di questa conoscenza.
Lo sapevamo. Siamo preparati
Vi prego, venite con me.
ad affrontarle. O caro padre,
(Escono)
è per causa tua che sono qui. Per questo
il grande Francia ha avuto compassione
SCENA IV (La stessa)
delle mie lacrime dolenti ed importune.
Entrano, con tamburi e stendardi, Cordelia, e
Nessuna gonfia ambizione spinge
soldati.
le nostre armi, ma amore, amore vero,
e il diritto del nostro vecchio padre. Presto
possa io sentirlo e vederlo!
CORDELIA
(Escono)
Ahimè, è lui! Proprio ora l’hanno incontrato,
pazzo come il mare in tempesta, che a piena
voce
cantava, incoronato di malerba,
SCENA VI (Campagna nei pressi di Dover)
lappole, cicuta, ortiche, loglio, e d’ogni erbaccia
che cresce nel frumento che ci nutre.
Entra Gloucester, con Edgar vestito da contadino
Cercate in ogni acro del campo erboso
e portatelo davanti ai nostri occhi.
(Esce un ufficiale)
Cosa può la sapienza dell’uomo per ridargli
il senso di cui fu privato? Chi l’aiuta
si prenda tutta la mia ricchezza.
Voi tutti, segreti benedetti, voi tutte,
virtù sconosciute della terra, sgorgate
GLOUCESTER
Quando arriverò in cima alla montagna?
EDGAR
State già salendo. Che fatica!
GLOUCESTER
Mi sembra d’essere in pianura.
EDGAR
con le mie lacrime! Siate d’aiuto
La strada è terribilmente ripida.
e rimedio alla sventura di un uomo buono!
Ascoltate! Sentite il mare?
Cercatelo, cercatelo, affinchè la sua furia
senza controllo non distrugga la vita
che manca dei mezzi per guidarla.
GLOUCESTER
Per la verità, no.
EDGAR
Gli altri vostri sensi sono resi imperfetti
Entra un messaggero
dal dolore degli occhi.
GLOUCESTER
MESSAGGERO
Novità, signora. Le forze di Cornovaglia e Albany
Può darsi che sia così. Mi sembra
che la tua voce sia mutata, e che tu parli
128
e ragioni meglio di prima.
EDGAR
(A parte)
Se gioco con la sua disperazione
EDGAR
Vi ingannate di molto. In nulla sono mutato
se non negli abiti.
è solo per guarirla.
GLOUCESTER
(Inginocchiandosi)
O Dei potenti!
GLOUCESTER
Mi sembra che tu parli meglio.
Rinuncio a questo mondo e davanti ai vostri
occhi
EDGAR
Avanti, signore, il posto è qui.
mi scuoto con pazienza di dosso la mia
Fermatevi! Gettare gli occhi così in basso fa paura
grande afflizione. Edgar,
e la testa gira! I corvi e le cornacchie
se vive, beneditelo! E ora addio, amico.
che volano a mezz’aria sembrano grandi appena
come scarafaggi. I pescatori che camminano
EDGAR
Vado, signore, addio.
(Gloucester si getta in avanti e cade)
sulla riva
sembrano topi, e il grande bastimento
E però può darsi che il pensiero lo derubi
che sta all’ancora è come una scialuppa,
del tesoro della vita, se la vita stessa
e la scialuppa una boa troppo piccola
cede al furto. Fosse stato
per la vista. L’onda mormorante che s’abbatte
dove pensava, ora il pensiero
sugli innumerevoli immobili ciottoli
sarebbe passato. Vivo o morto?
da quassù non si può udire. Non guardo più,
Signore! Amico! Mi sentite, signore?
per paura che il cervello impazzisca e la vista
Parlate – potrebbe morire davvero.
offuscata mi getti giù a capofitto.
Ma rinviene, Chi siete, signore?
GLOUCESTER
Mettimi dove stai tu.
EDGAR
GLOUCESTER
Via, lasciatemi morire.
EDGAR
Datemi la mano. Ora siete a un passo
Se fossi stato altro che ragnatela,
dal limite estremo. Per tutto ciò che esiste
piume, aria, precipitando giù per tante
sotto la luna, da lì non salterei.
tese, ti saresti rotto come un uovo.
GLOUCESTER
Ma tu respiri, hai una sostanza dura,
Lascia la mano.Vattene, ora.
non sanguini, parli, sei intero. Dieci
Dimmi addio, e fammi sentire
alberi maestri uno sull’altro
che te ne vai.
non fanno l’altezza da cui tu a perpendicolo
EDGAR
Allora addio, buon signore.
GLOUCESTER
Con tutto il cuore.
sei caduto. La tua vita è un miracolo.
Parla di nuovo.
GLOUCESTER
Ma sono caduto o no?
selvatici.
EDGAR
129
Dalla cima paurosa di questo bastione di gesso.
Guarda lassù! L’allodola stridente
Una mente sana non consentirebbe
Non si può più né vedere né sentire. Guarda su.
a chi la possedesse di vestirsi così.
GLOUCESTER
LEAR
Ahimè, io non ho occhi.
No, non possono accusarmi di battere moneta
falsa: io sono il Re.
La sventura è dunque privata del beneficio
EDGAR
O vista che spezza il cuore!
di finire se stessa con la morte?
LEAR
La natura è al di sopra dell’arte, su
quel punto. Ecco il denaro per le reclute. Quel
EDGAR
Datemi il braccio.
tipo maneggia l’arco come uno spventapasseri.
Su, così. Come va? Vi sentite le gambe?
Guarda, guarda! Un topo. Zitti, zitti. Ecco il
State in piedi.
mio guanto: mi batterò con un gigante. Fate
avanzare gli alabardieri. Bel volo, uccello!
GLOUCESTER
Troppo bene, troppo bene.
A bersaglio, a bersaglio! Iuuh! La parola
d’ordine.
EDGAR
Questo è al di là di ogni prodigio. Cos’era
EDGAR
Dolce maggiorana.
che in cima alla scogliera si staccava da voi?
LEAR
Passate.
GLOUCESTER
Quella voce la conosco.
LEAR
Ah! Goneril con la barba bianca!
GLOUCESTER
Un povero mendicante sfortunato.
Mi hanno lisciato come un cane. Dire “si” e
EDGAR
Stando quaggiù mi pareva che i suoi occhi
“no” a tutto quello che dicevo. “Si” e insieme
fossero due lune piene; aveva
“no” non era una buona teologia. Ma quando la
mille nasi, corna ritorte. Era
pioggia è venuta a bagnarmi e il vento a farmi
un qualche demonio. Padre felice,
battere i denti, quando il tuono non ha taciuto
pensa perciò che gli dei
al mio comando: allora li ho scoperti, allora li
purissimi ti hanno salvato.
ho stanati. Via, non sono uomini di parola; mi
hanno detto che ero tutto. È una menzogna.
GLOUCESTER
Ricordo, adesso. D’ora in avanti
sopporterò l’afflizione finchè essa stessa non
gridi
“basta, basta!”, e muoia.
EDGAR
Ma chi viene?
Non sono a prova di febbre.
GLOUCESTER
Il tono di quella voce lo ricordo bene.
Non è il Re?
LEAR
Sì, il Re, ogni particola un Re.
Se lo fisso, guarda come il suddito trema.
Entra Lear, fantasticamente vestito di fiori
A quell’uomo faccio grazia della vita.
130
Qual era la sua colpa? L’adulterio?
LEAR
Non morirai. Morire per adulterio?
I tuoi occhi li ricordo abbastanza bene.
Lo scricciolo lo commette, e la minuscola
Mi guardi storto? Leggi questa sfida:
mosca dorata pecca di lussuria
osserva la calligrafia.
alla mia vista. Prosperi la copula!
GLOUCESTER
Il figlio bastardo di Gloucester fu più buono
Se tutte le tue lettere fossero soli,
verso suo padre delle mie figlie generate
non li potrei vedere.
tra lenzuola legittime. Avanti, lussuria,
ammucchiatevi!
Mi mancano soldati. Guardate quella dama che
sorride
come se tra le sue gambe ci fosse neve,
che biascica virtù e scuote la testa
nell’udire il nome del piacere – nemmeno
la puzzola e lo stallone ingrassato vi si danno
con appetito più sfrenato del suo. Dalla vita in
giù
EDGAR
(a parte)
Se me lo dicessero, non ci crederei.
Ma è così; e il mio cuore si spezza.
LEAR
Leggi
GLOUCESTER
Come? Con le orbite vuote?
LEAR
Oh, sei anche tu come me? Niente
occhi nella testa, niente denaro nella borsa? E
pure vedi come va il mondo.
sono Centauri, anche se sopra sono donne.
GLOUCESTER
Lo vedo a tentoni
Ma la proprietà degli Dei arriva alla cintura:
LEAR
Sei pazzo? Come va questo mondo
sotto è tutto del demonio: lì è l’inferno,
si può vederlo senza occhi. Guarda con le
lì le tenebre, lì il pozzo
orecchie. Vedi come quel giudice rampogna quel
di zolfo – consumazione che brucia,
ladruncolo? Porgi l’orecchio: cambiamo posto
ferisce, puzza. Via, via, via! Puah, puah!
e, hoplà, qual è il giudice e qual è il ladro? Hai
Dammi un’oncia di zibetto, buon farmacista,
mai visto il cane di un contadino abbaiare a un
per profumare la mia immaginazione.
mendicante?
Ecco del denaro per te.
GLOUCESTER
Oh, lasciatemi baciare quella mano!
GLOUCESTER
Sì, signore.
LEAR
E la creatura umana che scappava davanti alla
bestia?
LEAR
Fammela pulire, prima: puzza
Lì potresti vedere
di mortalità.
la grande immagine dell’Autorità:
GLOUCESTER
un cane viene obbedito nell’esercizio
O capolavoro in rovina della Natura!
delle sue funzioni.
Questo grande mondo si consumerà nel nulla.
Tu, maledetto aguzzino, ferma
Mi riconoscete?
la mano sanguinaria! Perché frusti
quella puttana? Scopriti la schiena:
tu ardi dal desiderio di fare con lei
ammazza,
ammazza, ammazza!
quello per cui la frusti. L’usuraio
impicca l’imbroglione. I vestiti stracciati
Entra un Gentiluomo con dei servi.
fanno vedere i più piccoli vizi:
i mantelli e le pellicce nascondono tutto.
GENTILUOMO
Nessuno è colpevole, nessuno, dico,
Oh, eccolo! Prendetelo. Signore,
nessuno: li assolvo io. Credimi,
la vostra amatissima figlia
amico mio, io ho il potere
LEAR
di sigillare le labbra di chi accusa. Procurati
Nessun aiuto? Cosa? Prigioniero?
occhi di vetro e, da furbo politicante,
Sono proprio lo zimbello della Fortuna.
fa finta di vedere le cose che non vedi.
Trattatemi bene – avrete il riscatto.
Su, su, su, su!
Voglio dei chirurghi: sono ferito al cervello.
Toglietemi gli stivali! Più forte, più forte – così.
EDGAR
(a parte)
Buon senso e assurdità mischiati insieme,
ragione nella pazzia!
LEAR
GENTILUOMO
Avrete qualsiasi cosa.
LEAR
Nessun soccorso? Tutto da solo?
Questo farebbe di un uomo un uomo di sale,
Se vuoi piangere le mie fortune, prenditi
con gli occhi da usare per innaffiare le piante,
i miei occhi. Ti conosco abbastanza bene;
sì, e per bagnare la polvere dell’autunno.
il tuo nome è Gloucester. Devi aver pazienza:
Morirò bravamente come uno sposo novello.
qui siamo venuti piangendo. Tu sai
Sì! Sarò allegro! Andiamo, andiamo.
che la prima volta che annusiamo l’aria
Io sono un Re, signori, lo sapete?
gridiamo e piangiamo. Ti faccio la predica:
attento!
GLOUCESTER
Ahimè, ahimè, giorno di dolore!
GENTILUOMO
Siete regale, e noi vi obbediamo.
LEAR
Allora c’è ancora vita. Avanti, se lo volete
dovete prendervelo di corsa. Za, za, za, za.
(Esce di corsa. I servi lo seguono)
LEAR
Nascendo piangiamo perché siamo venuti
su questo grande palcoscenico di pazzi. Questo
GENTILUOMO
è un buon cappello! Che stratagemma sottile,
Spettacolo pietoso nel più umile sventurato,
ferrare di feltro uno squadrone di cavalli.
al di là d’ogni dire in un Re.
(esce il Gentiluomo)
Farò la prova, e quando di nascosto
piomberò alle spalle di questi miei generi,
allora ammazza, ammazza, ammazza,
GLOUCESTER
Voi Dei benigni, toglietemi il respiro.
131
132
Non lasciate che il mio spirito peggiore
mio bastone. Te lo dico chiaro.
mi tenti di nuovo a morire prima
OSWALD
Via, letame!
che piaccia a voi.
EDGAR
Vi stuzzico i denti, signore. Avanti,
dei vostri colpi non m’importa.
EDGAR
(combattono, e Edgar lo abbatte)
Pregate bene, padre.
GLOUCESTER
OSWALD
Dite, mio buon signore, chi siete?
Mi hai ucciso, schiavo. Prendi la mia
borsa.
Sepellisci il mio corpo
EDGAR
Un pover’uomo domato dai colpi della Fortuna,
e consegna la lettera che mi trovi addosso
che, grazie ai dolori che ha conosciuto
a Edmund, conte di Gloucester. Cercalo
e provato, è incline alla pietà.
nel campo inglese. O morte, morte
Datemi la mano, vi guiderò a un rifugio.
troppo precoce.
(muore)
GLOUCESTER
Grazie di cuore, e vi si aggiungano
la ricompensa e generosità del cielo.
EDGAR
Ti conosco bene: una canaglia servizievole,
fedele ai vizi della tua padrona
Entra Oswald
quanto il male può desiderare.
GLOUCESTER
Cosa? È morto?
OSWALD
Il fuggiasco con la taglia! Che fortuna!
EDGAR
Quella tua testa senza occhi s’è fatta carne
Sedetevi, padre, riposatevi.
Per accrescere le mia sostanze.
Mi dispiace soltanto che non abbia avuto un
E già sguainata la spada che ti deve distruggere.
altro boia
(Legge)
GLOUCESTER
Possa la tua mano amica metterci
Amato Edmund ricordiamo i nostri reciproci
abbastanza forza.
voti. Tu hai molte occasioni per liquidare mio
(Si interpone Edgar)
marito. Se torna vincitore non si è concluso
niente: io sarò la prigioniera e il suo letto il mio
OSWALD
Come osi, tu, villano sfrontato,
carcere. Liberami dal suo calore odioso e per le
aiutare un pubblico traditore?
tue fatiche prendi il suo posto. La tua – moglie,
EDGAR
Buon signore, andate per la vostra
vorrei dire – serva affezionata. GONERIL
strada e lasciate passare la povera gente. Se
O spazio smisurato delle voglie delle donne!
dovessi aver paura di un fanfarone, sarei morto
Un complotto contro la vita del suo virtuoso
da due settimane. Ehi, non ti avvicinare al
vecchio o proverò se è più dura la tua mela o il
marito,
e mio fratello in cambio! Qui nella sabbia
ti seppellirò, nel posto sconsacrato
133
KENT
di assassini lussuriosi.
Perdonate, cara ignora, ma venir riconosciuto
(Tamburi in lontananza)
(Escono)
guasterebbe il mio piano. Vi chiedo il dono
di non riconoscermi finchè il momento
e io non lo riterremo opportuno.
GLOUCESTER
Il Re è pazzo: i miei sensi sono tesi
al punto che ho chiara la percezione
dei miei enormi dolori! Meglio sarebbe
se fossi folle: i miei pensieri
CORDELIA
E allora sia così, mio buon signore.
(A Kent) Come sta il Re?
KENT
Dorme ancora, signora.
sarebbero separati dei miei mali
CORDELIA
e i mali, grazie all’illusione, perderebbero
O Dei benigni, curate voi
la coscienza di sé.
la grande breccia che si è aperta nella sua
natura
EDGAR
Datemi la mano!
offesa. Oh riaccordate i sensi
stonati e stridenti di questo padre
ridotto a bimbo.
KENT
SCENA VII (Tenda nel campo francese)
Vostra Maestà vuole
che destiamo il Re? Ha dormito a lungo.
Entrano Cordelia, Kent
CORDELIA
Fatevi guidare dalla vostra sapienza
e procedete come volete. È vestito?
CORDELIA
O tu buon Kent, come farò a vivere
Entra Lear in una poltrona portata da servi.
Tanto da poter compensare la tua bontà?
La mia vita sarà troppo breve
e ogni misura mi verrà meno.
KENT
Rimanete qui, buona signora, mentre
lo risvegliamo. So che starà calmo.
KENT
Il riconoscimento, signora, è più che
pagamento.
CORDELIA
Va bene.
Ogni notizia su di me sia la modesta
verità, né più né meno.
CORDELIA
Vestiti meglio. Questi tuoi panni
(Musica)
KENT
Vi prego, avvicinatevi. Quella musica, più forte!
CORDELIA
sono memoria di ore peggiori.
O caro padre! Il ristoro deponga
Ti prego, mettili via.
la tua medicina sulle mie labbra
134
e questo bacio ripari il male crudele
che le mie due sorelle hanno fatto
alla tua riverenza.
Sei uno spirito, lo so. Dov’è che sei morto?
CORDELIA
È ancora lontano, lontano.
KENT
KENT
Buona e cara Principessa!
S’è appena svegliato; lasciatelo stare per un
poco.
CORDELIA
Era un volto, questo,
LEAR
con cui sfidare i venti tra loro in guerra?
Dove sono stato? Dove sono?
Da opporre al cupo terrore del tuono
La luce del giorno? Che confusione tremenda.
lampeggiante? Al colpo terribile e improvviso
Morirei di pietà vedendo un altro
del fulmine veloce? E fargli fare la guardia –
in questo stato. Non so che dire.
povero disperso – con quest’elmo sottile?
Non giurerei che queste sono le mie mani.
Il cane del mio nemico, quella notte,
Vediamo. Sento questa puntura di spillo.
sarebbe stato al mio focolare
Vorrei esser sicuro della mia condizione.
anche se mi avessero morso. E tu,
CORDELIA
povero padre, dovevi rifugiarti
Oh! guardatemi, signore, e alzate la mano
in un capanno coi porci e gli sbandati
per benedirmi. No, signore,
sulla paglia mozzata ed ammuffita? Ahimè,
non dovete inginocchiarvi.
ahimè! È un miracolo che la tua vita
LEAR
non sia finita insieme alla tua mente.
Vi prego, non burlatevi di me. Io
Si sveglia. Parlategli voi.
sono un vecchio svanito e molto sciocco.
E, per parlar chiaro, temo di non avere la testa
KENT
Signora, fatelo voi; è meglio.
a posto.
Mi pare che dovrei conoscere voi
CORDELIA
Come sta il mio regale signore? Come si sente
Vosta Maestà?
e conoscere quest’uomo: eppure sono in dubbio,
soprattutto perché non so che posto è questo
né so dove ho alloggiato la notte scorsa.
LEAR
Mi fate torto a tirarmi fuori dalla tomba.
Non ridete di me, perché, quanto è vero
Tu sei un’anima in estasi, ma io
che sono un uomo, credo che questa signora
sono legato a una ruota di fuoco, e le mie
sia mia figlia Cordelia.
lacrime
scottano come piombo fuso.
CORDELIA
Mi conoscete, signore?
LEAR
CORDELIA
Lo sono, lo sono!
LEAR
Le vostre lacrime sono bagnate?
Sì, davvero! Vi prego, non piangete.
Se avete veleno per me, lo berrò.
So che non mi amate perché le vostre sorelle
mi hanno, a quel che ricordo, fatto torto.
Voi ne avete qualche motivo, loro no.
CORDELIA
Nessun motivo, nessun motivo.
LEAR
Sono in Francia?
KENT
Nel vostro regno, signore.
LEAR
Non ingannatemi.
KENT
Consolatevi, buona signora. Vedete,
in lui la grande furia è stata uccisa.
E tuttavia è pericoloso ricordargli
il tempo che ha perduto. Fatelo ritirare.
Non turbatelo, finchè non sia più calmo.
CORDELIA
L’Altezza Vostra si sente di camminare?
LEAR
Dovete aver pazienza, con me.
Vi prego, ora dimenticate e perdonate. Sono
vecchio e folle.
(Escono Lear, Cordelia, Kent e servi)
135
136
chiamare chi ve l’ha data. Se sarete sconfitto,
ATTO V
il vostro rapporto col mondo sarà chiuso
e finita ogni macchinazione. Buona fortuna.
SCENA I
(Il campo inglese vicino Dover)
ALBANY
Rimani finchè abbia letto la lettera.
Entrano, con tamburi e stendardi, Edmund, Regan,
EDGAR
Non posso. Quando sarà il momento,
ufficiali, soldati e altri.
fate l’annuncio e io riapparirò.
ALBANY
REGAN
Addio, allora. Leggerò il tuo foglio.
Ora, dolce signore, conoscete
(Esce Edgar)
il bene che m’aspetto per voi. Ditemi –
ma veramente, voglio solo la verità –
Rientra Edmund. Goneril spia
amate mia sorella?
EDMUND
EDMUND
Il nemico è in vista. Schierate le vostre forze.
D’un affetto rispettoso.
REGAN
Temo che vi siate congiunto a lei.
ALBANY
Ho udito che il Re si è ricongiunto
con sua figlia e con altri che abbiamo costretto
EDMUND
a fuggire. Quando non sono giusto non sono
No, sul mio onore.
capace di lottare.
REGAN
Non lo sopporterei; mio caro signore,
GONERIL
Dovete far presto.
non siate intimo con lei.
ALBANY
EDMUND
Ci affretteremo.
Non temete.
(Esce)
Mentre escono, entra Albany e Edgar, travestito.
EDMUND
A entrambe queste sorelle ho giurato il mio
amore.
EDGAR
Se mai Vostra Grazia ha dato udienza a un
uomo
così povero, ascoltate una parola.
ALBANY
(Escono Edmund, Regan) Parla.
Ciascuna diffida dall’altra, come
chi è stato morso diffida dalla vipera.
Quale delle due debbo prendere? Entrambe?
Una? O nessuna delle due? Non posso
avere nessuna delle due se entrambe
EDGAR
Prima di combattere la battaglia, leggete
questa lettera. Se vincerete, fate
rimangono vive. Prendere la vedova
esaspera fino a farla impazzire sua sorella
Goneril, e finchè vive suo marito non potrò
SCENA III
prendermi quest’altra. Per ora, dunque,
(Campo inglese vicino Dover)
137
useremo l’autorità di lui per la battaglia;
dopo, quella che se ne vuole liberare
Entrano vincitori, con tamburi e stendardi,
escogiti il modo per liquidarlo alla svelta.
Edmund, con Lear e Cordelia prigionieri, ufficiali,
Quanto alla misericordia che lui intende
soldati ecc.
mostrare
per Lear e per Cordelia, finita la battaglia,
EDMUND
e loro nelle nostre mani, mai
Si faccia buona guardia, finchè
vedranno la sua grazia, perché a me spetta
non siano conosciute le decisioni di coloro
difendere il mio stato, non cavillarci sopra.
che debbono giudicarli.
(Esce)
CORDELIA
Non siamo i primi che con le intenzioni migliori
hanno sofferto il peggio; sono infelice per te,
SCENA II (Pianura tra i due campi)
Re oppresso; in quanto a me
saprei affrontare il cipiglio della falsa Fortuna.
Entrano Edgar e Gloucester
Non vedremo queste figlie? Queste sorelle?
Trombe; poi squilli di ritirata.
LEAR
No, no, no, no! Vieni,
andiamo in prigione. Noi due da soli canteremo
EDGAR
Via, vecchio! Dammi la mano: via!
come uccelli in gabbia; quando tu chiederai
Re Lear ha perso: lui e sua figlia
la mia benedizione, io cadrò in ginocchio
sono prigionieri. Dammi la mano, vieni.
e chiederò il tuo perdono; così vivremo
e pregheremo e canteremo e ci racconteremo
GLOUCESTER
Basta, signore: si può marcire anche qui.
antiche storie, e rideremo delle farfalle
dorate, e ascolteremo poveri malviventi
EDGAR
Cosa? Ancora cattivi pensieri?
parlare delle novità della corte; e anche noi
Gli uomini debbono sopportare
parleremo con loro – di chi perde e di chi vince,
l’uscita da qui come la loro entrata.
di chi è dentro e di chi è fuori – e prenderemo
Esser maturi è tutto. Vieni.
su di noi
il mistero delle cose come se fossimo
GLOUCESTER
Anche questo è vero.
le spie degli Dei; e tra i muri di una prigione
(Escono)
vedremo consumarsi partiti e sette
di potenti, che s’alzano e s’abbassano come
la marea sotto l’influsso della luna.
ve ne chiedo la consegna, perché siano trattati
138 EDMUND
Portateli via.
secondo un’equa valutazione dei loro meriti
e della nostra sicurezza.
LEAR
Su simili sacrifici, mia Cordelia,
EDMUND
gettano incenso gli stessi Dei.
Signore, ho ritenuto opportuno mandare
Ti ho presa? Chi ci separa dovrà
il vecchio e sventurato Re in un luogo
portarsi un tizzone dal cielo e col fuoco
di reclusione, e sotto buona guardia.
scacciarci da qui come volpi. Asciuga
La sua vecchiaia e ancor più il suo titolo
i tuoi occhi; li divoreranno i malanni
hanno la virtù di attirare dalla sua parte
prima che ci facciano piangere.
il popolo comune e di volgere le picche
Li vedremo morire di fame,
arruolate da noi contro i nostri occhi.
prima. Vieni.
Con lui per la stessa ragione ho mandato
(Escono Lear e Cordelia, sotto scorta)
Cordelia, e domani, o anche più tardi,
sono pronti a comparire dove terrete
EDMUND
Vieni qui, capitano. Ascolta.
la vostra udienza. Per ora tutto
Prendi questo foglio; (dandogli un foglio)
è sudore e sangue.
seguili alla prigione.
ALBANY
Se agirai secondo le istruzioni, ti aprirai la
strada
Col vostro permesso, signore, vi considero
soltanto un subalterno, in questa guerra,
a nobili fortune. Sappi questo,
non un fratello.
che gli uomini sono com’è il tempo; alla spada,
REGAN
non s’addice esser teneri.
Questo dipende dal favore che noi
All’opera. Attento, io dico
intendiamo offrirgli. Generale,
“all’istante”, e tutto va eseguito
prendi i miei soldati, i prigionieri, il patrimonio;
come ho scritto qui.
disponi di loro, di me;
(Esce)
il mondo sia testimone che io
ti creo qui mio signore e padrone.
Fanfara. Entrano Albany, Goneril, Regan, ufficiali
e soldati.
GONERIL
Intendi godertelo?
ALBANY
ALBANY
Signore, oggi voi avete dimostrato
la vostra tempra valorosa e bene
la Fortuna vi ha guidato. Avete fatto prigionieri
i vostri avversari di questa giornata:
Impedirlo non sta nella vostra volontà.
EDMUND
Né nella vostra, signore.
ALBANY
Sì, mezzosangue. Edmund,
io ti arresto per alto tradimento,
potrà farti giustizia.
e, con te, questo serpente dipinto d’oro.
Io affermo che tu sei un traditore,
139
che sei falso nei confronti dei tuoi Dei,
GONERIL
È una farsa!
di tuo fratello, di tuo padre, che cospiri contro
questo nobile principe illustre, e che dalla
ALBANY
Tu sei già armato, Gloucester: suoni la tromba.
punta
Se non compare nessuno a dimostrare
estrema del tuo capo giù fino alla polvere
contro la tua persona il tuo odioso, manifesto,
sotto i tuoi piedi, sei un rospo traditore..
molteplice tradimento, ecco il mio pegno.
(Getta un guanto a terra)
EDMUND
Prudenza vorrebbe che chiedessi il tuo nome:
ma poiché i tuoi tratti esteriori sono
REGAN
Sto male! Sto male!
così fini e marziali, e poiché la tua lingua
rivela una buona educazione, quel rinvio
GONERILLA
In caso contrario, non mi fiderei del veleno.
che potrei tranquillamente ottenere in base
al codice della cavalleria, lo disdegno
EDMUND
Ecco il mio scambio
e disprezzo. Sul tuo capo rigetto queste accuse,
(Getta un guanto a terra).
e con queste menzogne infernali
travolgo il tuo cuore: ma poiché le parole
ALBANY
Chi siete? Il vostro nome il vostro titolo,
sfiorano e feriscono appena, questa mia spada
e perché rispondete a questo appello?
aprirà un varco che le porti all’istante
dove riposeranno per sempre. Parlate, trombe!
EDGAR
(Squilli. Duello. Edmund cade)
Sappiate che il mio nome s’è perduto, roso
e infettato dal dente del tradimento: eppure
GONERIL
sono nobile quanto l’avversario
È una trappola, Edmund. Per la legge di guerra
che vengo qui ad affrontare.
non sei tenuto a rispondere a un avversario
sconosciuto. Non sei stato battuto
ALBANY
Chi è questo avversario?
ma ingannato e tradito.
EDGAR
ALBANY
Chi è che parla per Edmund, conte di
Gloucester?
EDMUND
Lui stesso. Che vuoi dirgli?
EDGAR
Sguaina la spada, e se le mie parole
offendono un nobile cuore, il tuo braccio
Chiudete la bocca, madama, o ve la chiuderò io
con questo foglio. Vedo che lo riconoscete.
GONERIL
E se fosse? Le leggi sono mie, non tue.
Chi può accusarmi per questo?
(esce)
per lui, lo salvai dalla disperazione,
140 EDMUND
Ciò di cui mi avete accusato, l’ho fatto.
mai – e fu una colpa – rivelandomi fino
E di più, molto di più: il tempo
a mezz’ora fa, quando, armato,
lo renderà manifesto. È finita, e così io.
non essendo sicuro, anche se lo speravo,
Ma tu chi sei che su di me hai avuto
del successo, gli chiesi di benedirmi
questa fortuna? Se sei nobile ti perdono.
e da cima a fondo gli narrai il mio
pellegrinaggio; ma il suo cuore incrinato
EDGAR
Scambiamoci la pietà. Per sangue, Edmund,
– troppo debole, ahimè, per sopportare il conflitto
io non sono inferiore a te; se superiore,
tra i due estremi della passione, gioia
tanto di più mi hai fatto torto. Il mio nome è
e dolore – si spezzò in un sorriso.
Edgar,
e sono figlio di tuo padre.
EDMUND
Questo tuo racconto mi ha commosso, ma
L’oscuro luogo del vizio
seguita a parlare:
in cui lui ti generò gli è costato gli occhi.
EDMUND
hai l’aria d’avere altro da dire.
ALBANY
Hai parlato bene: è vero. La ruota
Se c’è altro, e di più triste, taci.
ha compiuto il suo giro: eccomi qua.
Già udendo questo sono sconvolto.
ALBANY
Entra Kent
Dove ti sei nascosto? Come
hai appreso le sventure di tuo padre?
EDGAR
KENT
Avendone cura, mio signore. Ascoltate
un breve racconto; e quando l’avrò narrato,
Dov’è il mio Re?
ALBANY
possa scoppiarmi il cuore! Per sfuggire
Che cosa grande abbiamo dimenticato!
al bando sanguinario che mi incalzava da presso
Parla, Edmund, dov’è il Re? E dov’è Cordelia?
(Vengono portati i corpi di Goneril e Regan)
- o dolcezza della vita che ci induce
a morire d’ora in ora le pene
Vedi questo spettacolo, Kent?
della morte piuttosto che a morire d’un colpo –
imparai a infilarmi negli stracci di un pazzo,
ad assumere sembianze che gli stessi cani
KENT
Ahimè, che è accaduto?
EDMUND
disdegnavano; e in questa veste incontrai
Eppure Edmund è stato amato.
mio padre, coi suoi cerchi sanguinanti che
Una ha avvelenato l’altra per amor mio
avevano
appena perduto le loro pietre preziose.
Divenni la sua guida, lo condussi, mendicai
e poi si è uccisa.
ALBANY
Coprite i loro visi.
che ho mai provato.
EDMUND
Mi manca il fiato; ma del bene voglio farlo
malgrado la mia natura. Fate presto mandate
subito
qualcuno al Castello: ho ordinato
di togliere la vita a Lear, impiccare Cordelia
e incolpare del suicidio la sua disperazione.
Su, affrettatevi!
KENT
141
(inginocchiandosi)
O, mio buon padrone!
LEAR
Vattene, ti prego.
EDGAR
È il nobile Kent, vostro amico.
LEAR
Peste su di voi, assassini, traditori,
ALBANY
Correte, correte! Oh, correte!
tutti! Avrei potuto salvarla –
Gli Dei la difendano! Portatelo via di qui.
ma se n’è andata per sempre. Cordelia,
(Edmund viene portato fuori)
Cordelia, fermati un poco. Ah!
Cos’è che dici? La sua voce è stata sempre
Rientra Lear, con Cordelia, morta, tra le braccia;
dolce, gentile e bassa – una cosa
ufficiale.
eccellente in una donna. Io ho ucciso
lo schiavo che ti stava impiccando.
LEAR
Urlate, urlate, urlate! Oh!
Siete uomini di pietra. Se avessi io
GENTILUOMO
È vero miei Signori, lo ha fatto.
LEAR
le vostre lingue e i vostri occhi, li userei
Voi chi siete?
in modo da far spezzare la volta del cielo.
I miei occhi non sono dei migliori, ve lo dico
Lei se n’è andata per sempre; io so
quand’uno è morto e quando è vivo.
Lei è morta come la terra.
francamente.
Non sei Kent?
KENT
Datemi uno specchio: se il suo fiato appanna
Proprio lui.
o macchia la pietra, allora è viva.
Che dall’inizio del vostro mutamento e declino
KENT
È questa la fine promessa?
EDGAR
O è l’immagine di quell’orrore?
ALBANY
Tutto cada e finisca!
LEAR
Questa piuma si muove: è viva! Se è così,
è un caso che redime tutti i dolori
ha seguito i vostri tristi passi.
LEAR
Sei il benvenuto qui.
KENT
Né io né nessun altro. Tutto è senza gioia,
buio e mortale. Le vostre figlie maggiori
si sono distrutte da sé e sono morte disperate.
LEAR
Sì, ci credo.
142
Entra un ufficiale
KENT
Quel che stupisce è che abbia
sopportato così a lungo. Ha usurpato la sua
UFFICIALE
Edmund è morto, mio Signore.
vita.
ALBANY
ALBANY
Questa è un’inezia. Voi, signori,
Portateli via. Il nostro primo dovere
e nobili amici, apprendete il nostro intento:
è il lutto universale. (A Kent e Edgar) Voi due,
durante la vita di questa antica Maestà, a lui
rassegneremo il nostro potere assoluto.
amici
della mia anima, governate in questo regno
(A Edgar e Kent)
Voi due restituiamo ai vostri diritti
e sanate lo stato piagato.
KENT
con quelle aggiunte che i vostri onori
Io debbo presto fare un viaggio, signore.
hanno più che meritato. Oh! guardate,
Il mio padrone mi chiama, non posso dire di no.
guardate!
EDGAR
Noi dobbiamo accettare il peso
LEAR
La mia povera creatura è morta impiccata.
di questo tempo triste.
No, no, niente vita! Perché un cane,
Dire ciò che sentiamo e non
un cavallo, un topo hanno vita e tu
ciò che conviene dire.
nemmeno un respiro? Tu non tornerai più.
I più vecchi hanno sopportato di più:
Mai, mai, mai, mai, mai più.
noi che siamo giovani non vedremo tanto
Vi prego, slacciate questo bottone. Grazie,
né tanto a lungo vivremo.
signore. Vedete questo? Guardatela!
Guardate le sue labbra! Guardate là, guardate!
Escono (con una marcia funebre)
(Muore)
EDGAR
Viene meno. Mio signore, mio signore!
lizzati per la messa in scena del “Re Lear” diretto
KENT
Spezzati, cuore! Ti prego, spezzati.
Aprite gli occhi, signore.
2004. La versione intergrale è pubblicata in
William Shakespeare, R E L EAR traduzione di
KENT
Non tormentate il suo spirito. Lasciate che
passi.
Se n’è andato veramente.
da Antonio Calenda e prodotto dal Teatro Stabile
del Friuli-Venezia Giulia nella stagione 2003-
EDGAR
EDGAR
Il testo qui pubblicato riflette gli adattamenti rea-
Agostino Lombardo, © Garzanti, 2002
i protagonisti
144
Roberto Herlitzka
Daniela Giovanetti
Re Lear
Cordelia
Si è diplomato all’Accademia d’Arte Drammatica Silvio
D’Amico e alla scuola di Orazio Costa, con cui ha realizzato spettacoli quali Dodicesima Notte di W. Shakespeare
e Tre Sorelle di Cechov, Vita nuova di Dante e Prediche di
Savonarola. Tra gli innumerevoli spettacoli teatrali ricordiamo: Otello di Shakespeare, Il nipote di Rameau di Diderot,
Zio Vania di Cechov per la regia di Gabriele Lavia; Il ventaglio di Goldoni e Misura per misura di Shakespeare per
la regia di Luigi Squarzina; La locandiera di Goldoni per
la regia di Giancarlo Nanni; Nathan il saggio di Lessing
e Broken glass di Miller per la regia di Mario Missiroli;
Il misantropo di Molière per la regia di Walter Pagliaro;
Zio Vania di Cechov per la regia di Peter Stein; Gelo di
Bernhard per la regia di Teresa Pedroni. Con Antonio
Calenda è stato un memorabile Prometeo nel testo di
Eschilo, presentato a Siracusa nell’ambito del Festival
del 1994, e sempre con la stessa regia, questa volta prodotto dal Teatro Stabile del Friuli- Venezia Giulia, protagonista dell’Edipo a Colono di Ruggero Cappuccio.
Operazione senz’altro da ricordare quella dell’ExAmleto di
cui Herlitzka è stato, oltre che l’unico protagonista, anche
il regista. Nell’edizione dell’Agamennone eschileo messa in
scena al Teatro Greco di Siracusa nel 2001, ha interpretato il toccante ruolo della Scolta. Recente e vivissimo
il successo ottenuto quale protagonista de La mostra, di
Claudio Magris, diretto da Antonio Calenda.
Con lo stesso regista ha interpretato il messaggero ne I
Persiani al Teatro Greco di Siracusa nel 2003, spettacolo
che sarà ripreso nel 2005. Lasciami andare madre lo ha
visto recentemente nel ruolo di una donna, diretto da Lina
Wertmuller. Per quanto riguarda l’attività cinematografica,
ha lavorato con molti registi tra i quali possiamo ricordare: Roberto Faenza, Salvatore Piscitelli, Luigi Magni, Paolo
Rosa, Peter Del Monte, Fabio Rosi, Marco Bellocchio, Lina
Wertmüller, Luigi Comencini. Molto premiato per il suo
Dopo un brillante esordio sul palcoscenico in qualità di
danzatrice, inizia la sua carriera di attrice con Le ragazze
di Lisistrata per la regia di Antonio Calenda. Vanno ricordati inoltre: Alta distensione di Campanile, regia di Antonio
Calenda, Zoo di vetro di Williams, regia di Vanna Polverosi,
Il sistema Ribadier di Feydeau, regia di Gigi Proietti, La tana
di Bassetti, per cui ha ottenuto il Premio IDI, Arcobaleno di
Dino Verde, regia di Gino Landi, Il volo del gallo di Bassetti,
regia di Marco Maltauro, Rosanero di Cavosi, regia di
Antonio Calenda (Premio Critica Italiana 1995) e sempre
con lo stesso regista Le due sorelle di Bassetti (Premio
Randone 1997). Nell’estate 1997 a Taormina Arte ha partecipato allo spettacolo Heroides.
In una coproduzione dell’Ente lirico Giuseppe Verdi di
Trieste con il Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia è
stata protagonista dell’oratorio Giovanna d’Arco al rogo
di Arthur Honegger e Paul Claudel, regia di Antonio
Calenda, direzione del M° Julian Kovatchev. Fra gli ultimi spettacoli teatrali di cui è stata protagonista vanno
ricordati Irma la dolce di Alexandre Breffort e Margherite
Monnot e Antigone di Jean Anouilh nella versione italiana
e regia di Furio Bordon: produzione del Teatro Stabile del
Friuli-Venezia Giulia.
Il regista Alfredo Arias l’ha scelta nel 2002 quale protagonista di Pallido oggetto del desiderio di René de
Ceccatty, interpretazione che – assieme a quelle recenti
di Cassandra nell’Agamennone e di Elettra in Coefore,
diretti da Antonio Calenda – le è valsa nel 2003 il Premio
dell’Associazione Nazionale Critici di Teatro. Il ruolo di
Corifea in Eumenidi le è valso il premio della stampa siciliana quale miglior interprete femminile dell’intero Ciclo
di Spettacoli classici al Teatro Greco di Siracusa 2003.
ultimo impegno sul grande schermo: Buongiorno notte.
Luca Lazzareschi
Alessandro Preziosi
Edgar
Edmund
Luca Lazzareschi si è diplomato alla Bottega Teatrale di
Firenze diretta da Vittorio Gassman e Giorgio Albertazzi.
Vincitore del Premio della Critica Teatrale 2002 e del
Premio Randone-Primafila 1999, è stato diretto in teatro
da registi di primo piano: da Gabriele Lavia (in Edipo Re di
Sofocle, Il Misantropo di Molière, Riccardo II, Otello, Riccardo
III e Amleto di Shakespeare), Cesare Lievi (Erano tutti miei
figli di Arthur Miller), Marco Sciaccaluga (Le tigri di G.
Bona), Gianfranco De Bosio (Edipo tiranno di Sofocle), a
Mario Missiroli (Lulù di Franz Wedekind),Vittorio Gassman
(Non Essere e Macbeth di Shakespeare), Glauco Mauri
(Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare). Ha
affrontato un notevole repertorio d’autori, alternando ai
classici greci ed elisabettiani, opere del novecento italiano
(Un marito di Italo Svevo diretto da Patroni Griffi, Vestire
gli ignudi di Luigi Pirandello) e interessanti esempi di
drammaturgia straniera (Zoo di vetro di Tennesee Williams
per la regia di Werner Schroeter, lo splendido Le affinità
elettive goethiano, diretto da Matteo Tarasco). Recente
e molto apprezzata, la sua interpretazione di Serse ne I
Persiani di Eschilo, diretto da Calenda per lo Stabile del
Friuli–Venezia Giulia. Per il cinema, ha recitato in Where
angels fear to thread, regia di Charles Sturridge e Vuoti a
perdere, regia di Massimo Costa, mentre per la televisione
è stato tra i protagonisti di Incantesimo e di diverse altre
Nato a Napoli il 19 aprile del 1973, Alessandro Preziosi si
è laureato in Giurisprudenza presso l’Università Federico
II di Napoli con 110 e lode. Lasciato lo studio legale dove
lavorava, si è trasferito a Milano, dove si è diplomato
all’Accademia dei Filodrammatici.
Ha cominciato a lavorare in teatro nel 1998: è stato scelto per il ruolo di Laerte nell’ Amleto che Antonio Calenda
ha allestito pe ril Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia;
ha poi affrontato il personaggio di Cristiano nel Cyrano
di Corrado De Liadi e, successivamente, ha prodotto e
interpretato il monologo Le ultime ore di A.I., tratto da
un testo originale di Tommaso Mattei (rappresentato in
molte città italiane, fra cui Milano, Napoli, Bari e Salerno).
Sempre con lo Stabile del Friuli-Venezia Giulia, e diretto da Antonio Calenda, ha recitato nell’Agamennone di
Eschilo ed è stato molto applaudito nel ruolo di Oreste in
Coefore, entrambi rappresentati a Teatro Greco di Siracusa
e poi in tournée nazionale. È stato protagonista anche
nella conclusione della trilogia eschilea, interpretando il
ruolo di Oreste in Eumenidi.
Dopo aver partecipato alla fiction televisiva Città sotterranee, è stato scelto per interpretare l’ispettore
Pietro Foschi nella fortunata soap di Mediaset Vivere,
diventando ben presto uno dei protagonisti più amati.
Contemporaneamente è stato richiesto come guest-star
nella seconda edizione di Una donna per amico e, sempre per la televisione, nell’estate 2000 ha condotto con
Simona Ventura “Moda Mare Capri”. Fra i suoi impegni
più recenti vanno menzionati, in ambito teatrale, Tango di
una vita per la regia di Patrick Rossi Gastaldi e Un ducato
rosso sangue di Sabina Neri, regia di Franco Martini. È stato
protagonista per Mediaset della fiction in costume Elisa di
Rivombrosa diretta da Cinzia P.H. Torrini, mentre per il
cinema ha interpretato il film Vaniglia e cioccolato, per la
regia di Ciro Ippoliti.
fiction.
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Giorgio Lanza
Rossana Mortara
Kent
Gonerilla
Debutta sul palcoscenico nel 1973 interpretando Re
Carlo nell’Adelchi di Alfieri ed avvia così un’intensissima
carriera teatrale a cui intreccia diverse esperienze cinematografiche e una interessante attività radiofonica.
Negli anni Settanta lavora a lungo con il Teatro Stabile di
Torino affrontando testi classici e moderni: dal Calderòn
de La vita è sogno a Il bagno di Majakovskij, da Nathan il
saggio di Lessing per la regia di Missiroli a La religione del
profitto di Sermonti… Ha lavorato con registi dello spessore di Gialli, Branciaroli, Marcucci, Missiroli, De Monticelli,
Guicciardini, Mauri, Sciaccaluga.
Negli anni Ottanta recita con il Gruppo della Rocca (Il
rinoceronte di Ionesco, Il Maestro e Margherita di Bulgakov,
Racconto d’inverno di Shakespeare, L’uomo la bestia e la
virtù di Pirandello); successivamente, negli anni Novanta,
inizia un lungo periodo di collaborazione con il Teatro
Stabile del Friuli-Venezia Giulia durante il quale recita
in Oblomov di Goncarov per la regia di Furio Bordon, in
Intrigo e amore di Schiller, firmato da Nanni Garella, ne
L’ora in cui non sapevamo niente l’uno dell’altro di Peter
Handke, ne L’Idiota di Dostoevskij nel ruolo di Lebedev
diretto da Glauco Mauri. Sempre per lo Stabile è un
ottimo Sosia nell’Anfitrione di von Kleist, per la regia di
Sharoo Kheradmand. Fra i successi più recenti vanno
menzionati sicuramente il ruolo di Roderigo nell’Otello
diretto da Antonio Calenda e quello in Coefore di Eschilo
con lo stesso regista; nel 2003 ha ottenuto un esito eccellente con l’interpretazione di Arlecchino nel goldoniano Il
bugiardo firmato da Glauco Mauri, che lo ha voluto nuovamente nel suo Il Volpone, l’anno successivo. Per la prova
offerta nel Re Lear nel ruolo di Gloucester ha ricevuto il
XIV Premio Provincia di Savona come miglior attore non
protagonista nell’ambito del XXXVIII Festival Teatrale di
Borgio Verezzi 2004.
Diplomata alla Scuola del Teatro Stabile di Torino diretta
da Luca Ronconi, Rossana Mortara è un’attrice di fine
sensibilità. Ha un interessante carnet di esperienze teatrali
cui ha spesso conciliato il cinema. Ha lavorato in alcuni fra
i più prestigiosi teatri italiani, diretta da registi dello spessore di Luca Ronconi e Antonio Calenda.
Ha affrontato grandissimi testi della drammaturgia classica, fra cui Misura per misura di Shakespeare (per lo
Stabile di Torino, e la regia di Ronconi), Casa di bambola di
Ibsen (per la regia di Gili), Viaggio sulla luna di Cirano de
Bergerac diretto da Ariotti, Il sogno di Strindberg (per il
Piccolo Teatro di Milano e la regia di Luca Ronconi); ma ha
anche recitato autori moderni e contemporanei fra cui va
menzionato il Calderon di Pasolini.
Con Antonio Calenda, per lo Stabile del Friuli-Venezia
Giulia, si è confrontata con tre importanti personaggi
shakespeariani, interpretando nel 1998 una memorabile
Ofelia nell’Amleto con Kim Rossi Stuart, Emilia nell’Otello al
fianco di Michele Placido e Sergio Romano e concludendo
con il Giulio Cesare di Shakespeare per Giorgio Albertazzi. Fra
gli impegni più recenti va ricordato Dinner Party di Tondelli,
per la regia di Nanni Garella.
Al cinema ha interpretato fra gli altri Regina di Carlo
Lizzani e Prima di andar via di Filippo Gili.
Osvaldo Ruggieri
Oswald
Diplomato presso l’Accademia Nazionale di Arte
Drammatica Silvio D’Amico nel 1956, debutta come
Cassio nell’Otello di Shakespeare con Gassman e Randone.
È stato Nanni Lasca ne La lupa di Verga con Anna Magnani,
Tebaldo in Giulietta e Romeo, il Conte di Leicester nella
Maria Stuarda di Schiller, per le regie di Franco Zeffirelli.
È stato inoltre Giasone nella Medea di Anouilh per la
regia di Giancarlo Menotti, Ernesto Roma nell’Arturo Ui di
Brecht, regia di Gianfranco De Bosio, Oreste nell’Elettra
di Sofocle per la regia di Franco Enriquez, il DiavoloMendoza in Uomo e Superuomo di G.B. Shaw. Da ricordare,
soprattutto, la sua intensa collaborazione con Aldo Trionfo:
Arden di Ferversham, Candelaio di Bruno, Ettore Fieramosca
di D’Azeglio. È stato diretto da registi come Visconti,
Strehler, Ronconi, Ferrero, Patroni Griffi, Salveti, Capitani,
Missiroli, Crivelli, Fenoglio, Menegatti, Brissoni, Maiano, De
Martino, Marcucci, Danza, Barino, De Ponticelli, Zanussi,
Cottafavi, Luisi, Susan Sontag, Zampieri, Blasi, Bisonti, De
Fusco, Venturi. È recente l’incontro con Antonio Calenda
e il Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia: ha interpretato
il ruolo dello spettro nell’Amleto con Kim Rossi Stuart,
andato in scena nella stagione 1998-’99, poi l’Agamennone
e le Coefore di Eschilo nel 2001, progetto realizzato al
Teatro Greco di Siracusa in collaborazione con l’INDA.
Sempre con Calenda ha interpretato nel 2003 lo Spettro
di Dario ne I Persiani ed Apollo nelle Eumenidi eschilee al
Teatro Greco di Siracusa.
Stefano Alessandroni
Studia recitazione con Vanna
Polverosi, studia canto da bassobaritono con il M° Manno, batterista e percussionista, inizia la sua
carriera teatrale con Solitudini di
P. Crepet per Riccione Arteteatro.
L’anno successivo inizia la sua collaborazione con il Teatro
Stabile del Friuli- Venezia Giulia: è il prete nell’Amleto di W.
Shakespeare per la regia di Antonio Calenda, Pietro nella
Rappresentazione della Passione, sempre per la medesima
regia, spettacolo inserito nelle manifestazioni per il grande
Giubileo 2000. Successivamente - con lo stesso regista - è
nel coro di Agamennone e Coefore di Eschilo e interpreta il
ruolo di Brabanzio nell’Otello di William Shakespeare.
È stato protagonista di una puntata della fiction di Rai
Tre La squadra, regia di A.Gaudino. Nuovamente con
Antonio Calenda è stato nel coro di Eumenidi di Eschilo,
e nel ruolo di Bottom in Riflessioni sul Sogno di una notte
di mezza estate prodotto dallo Stabile del Friuli-Venezia
Giulia. Recentemente ha recitato nel film di Filippo Gili
Prima di andar via.
Francesco Benedetto
Siciliano, si diploma all’Accademia d’Arte Drammatica di Torino.
Tra le esperienze più importanti
da ricordare quelle con EmiliaRomagna Teatro per la regia
di Giancarlo Corbelli: Troilo e
Cressida e il recente Macbeth e per la regia di Cesare
Lievi Donna Rosita nubile e Caterina di Heillbron. Importante
anche la collaborazione con Luca Ronconi: da Gli ultimi
giorni dell’umanità a Venezia salva, Sturm und Drang. Con la
regia di Cobelli ancora Vita e morte di Re Giovanni, per la
regia di Walter Pagliaro Il Timone d’Atene e per la regia di
Elio De Capitani La sposa di Messina.
Ha fatto parte del cast degli ultimi e più significativi
allestimenti del Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia:
Agamennone e Coefore di Eschilo per la regia di Antonio
Calenda e per la medesima regia, ha interpretato il ruolo
di Montano nell’Otello di Shakespeare. Sempre con lo stesso regista è stato nel coro di Eumenidi e ha recitato nello
shakespeariano Riflessioni sul Sogno di una notte di mezza
estate.
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Adriano Braidotti
Triestino, si diploma alla scuola
Galante Garrone di Bologna. I
suoi primi lavori in teatro: Elogio
al progresso di G. Motton, regia
di Walter Le Moli, Ligabue di C.
Zavattini, regia di Vittorio Franceschi, La Locandiera di C.
Goldoni, regia di Andrea Taddei, Bene finisce bene da W.
Shakespeare, regia di Alessandro Marinuzzi, Pinne di Angela
Giassi, regia di Fulvio Falzarano. È intensa la sua attività
come mimo di strada per diversi Comuni. Per il Teatro
Stabile del Friuli-Venezia Giulia è stato Pilade in Coefore
di Eschilo, ha preso parte all’Agamennone e sempre per la
regia di Antonio Calenda, nel 2002, ha interpretato Cassio
nell’Otello shakespeareiano. Ha poi recitato nel coro di
Eumenidi e I Persiani di Eschilo per la regia di Calenda. Fra
gli impegni teatrali più recenti vanno citati almeno Il tempo
e la stanza di Botho Strauss e l’Alcesti al Teatro Olimpico
di Vicenza entrambi per la regia di Walter Pagliaro. Con la
compagnia di Mariano Rigillo ha recitato in Fratelli d’Italia
firmato da Frangipane e nel 2004 è stato ancora con
Calenda in Riflessioni sul Sogno di una notte di mezza estate.
Interessante anche la sua attività cinematografica e televisiva che lo vede impegnato in alcuni film e in fiction quali
Un papà quasi perfetto, Vivere, Camera Café. Ha firmato un
cortometraggio intitolato Stai calma.
Marco Casazza
Diplomato nel 1986 presso la
Civica Scuola di Arte Drammatica
del Piccolo Teatro di Milano, si
forma con registi come Massimo
Castri, Tedeusz Kantor, Philippe
Hottier e Nanni Garella.
Debutta con Franco Parenti e Moni Ovadia all’allora
Salone Pierlombardo di Milano, oggi “Teatro Franco
Parenti”, nel Timone d’Atene di Shakespeare e nel Processo,
adattamento del romanzo di Kafka, per la regia di Andrée
Ruth Shammah. Collabora con il C.R.T. di Pontedera (Sulla
via di Paolo di Dario Marconcini e Paolo Billi) e con il CSS
di Udine (L’Aumento di G. Perec per la regia di Alessandro
Marinuzzi).
A Trieste arriva nel 1990 per L’Ospite Desiderato di P. M.
Rosso Di Sansecondo, diretto da Orietta Crispino per
la Contrada, cui seguono diverse occasioni di collaborazione sotto la direzione di Mario Licalsi, per la sezione
prosa della sede regionale RAI e il Festival Internazionale
dell’Operetta (Addio Giovinezza). Dopo un periodo di
perfezionamento sotto la guida di Philippe Hottier del
Theâtre du Soleil, a Parigi e a Marsiglia, si trasferisce a
Roma. Il teatro lo porta ancora a Trieste dove collabora con lo Stabile del Friuli-Venezia Giulia in Amleto e in
Rappresentazione della Passione con Piera degli Esposti,
sempre per la regia di Calenda. Seguono due stagioni in
compagnia con Maurizio Micheli e Benedicta Boccoli in
Polvere di Stelle per la regia di Marco Mattolini, e una partecipazione alla soap di RAI 2 Cuori Rubati.
Nel 2003 nuovamente per il Teatro Stabile del FriuliVenezia Giulia ha vestito i panni del Direttore del manicomio ne La mostra di Claudio Magris, con Roberto
Herlitzka e Mario Maranzana, sotto la direzione di
Antonio Calenda, e nel maggio 2003 – per la prima volta
nella doppia veste di attore e regista – ha diretto Sonno
– Delirio in un atto di Enrico Luttmann. Lo spettacolo è
stato un successo ed è stato riproposto in estiva al Teatro
Romano Festival di Trieste, ancora ripreso nell’autunno
successivo Trieste e in regione.
Nel settembre 2004 è andata in scena la sua seconda
regia, Il Nero chiama di Nero di Anna Mariani, presso l’Auditorium del Civico Museo Revoltella di Trieste.
Sebastiano Colla
Sebastiano Colla, nato a Velltri, si
è formato presso un laboratorio teatrale della sua cittadina nei
primi anni ‘90, sotto la guida di
Gianmaria Volontè, che ha anche
firmato la regia di uno dei suoi
primi spettacoli: Tra le rovine di Velletri dal libro P.L.La
Racca. Da tredici anni lavora in teatro, citiamo qui alcune
delle sue interpretazioni: L’agnello del povero di Zweig con
la regia di Franco Però per il Festival di Spoleto del 1997;
La voce nella tempesta di Beppe Fenoglio con la regia di
Antonio Salines; Sogno di una notte di mezza estate di
William Shakespeare con la regia di Alighiero; Chi ha paura
di Virginia Wolf? di Edward Albee, con la regia di I.Ghione.
Il suo impegno lo si riconosce anche nel mondo della
televisione: lo ricordiamo fra i protagonisti della serie di
Rai Uno:Ricominciare, ne Il Maresciallo Rocca, ne Il bello delle
donne e ancora in Incantesimo. Fra le partecipazioni cinematografiche: Compagna di viaggio di P. del Monte, L’odore
della notte di C.Calligari e Giro lune tra terra e mare di
G.Gandino in concorso a Venezia nel 1997 in cui interpretava il ruolo di Nerone.
Ha recitato nel coro di Eumenidi ed ha avuto un ruolo di
protagonista in Riflessioni sul Sogno di una notte di mezza
estate diretto da Antonio Calenda. Apprezzato il suo
impegno nella recente fiction tv Santa Rita da Cascia per la
regia di Capitani.
Arianna Ninchi
Laureata in scienze della comunicazione con una tesi sul teatro
in televisione a Bologna, Arianna
Ninchi dal 1997 segue seminari
e laboratori con attori e registi
attivi sulla scena bolognese: Maria
Maglietta, Matteo Belli, Filippo
Plancher, Marco Manchisi, Robin Arthur, Carlos Alsina.
Nel 1999 studia recitazione con Angela Malfitano presso
il DAMS. L’anno successivo incontra Anna Redi: con lei
studia teatro–danza e lavora al progetto Deaodissea che
debutta al Teatro di Leo per poi partecipare a festival e
rassegne a livello nazionale.
Diretta da Massimiliano Sassi e Paola Bacchetti è Silia ne Il
gioco delle parti di Pirandello. Nel 2001 lavora per la prima
volta con suo padre, Arnaldo Ninchi, nell’Agamennone di
Eschilo prodotto dall’ATAM.
Collabora con Radio Fujiko Bologna (94.7 FM) per letture nella trasmissione Altrimonday. Trasferitasi a Roma nel
2002 incontra Daniele Scattina, giovane allievo di Leo de
Berardinis: diretta da lui è strega nel Macbeth e Donna
Capuleti in Romeo e Giulietta.
Per due stagioni è stata Carla Gerco ne La coscienza di
Zeno di Tullio Kezich da Italo Svevo, per la regia di Piero
Maccarinelli accanto a Massimo Dapporto.
Luciano Pasini
Studia recitazione con Carla
Bizzarri al Teatro dell�Elfo, ma la
sua passione è la danza. Studia
con il M° Borsic ed è solista e
primo ballerino al Teatro Bellini
di Catania e al Comunale di
Bologna. Nel 1987 inizia la sua collaborazione con il Teatro
Verdi, ed è proprio a Trieste il suo ritorno alla prosa. Con
il Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia ha recitato in Irma
la dolce, Fin de Siècle e Rappresentazione della Passione per
la regia di Antonio Calenda; in Antigone di Anouilh per la
regia di Furio Bordon, in Agamennone e Coefore per la regia
di Calenda. Recentemente è stato assistente alla regia
di Alfredo Arias nel Pallido oggetto del desiderio messo in
scena dal Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia. Diretto
da Calenda è stato nel coro di Eumenidi di Eschilo, in scena
nel maggio 2003 al Teatro Greco di Siracusa. Nel 2004 è
stato aiuto regista di Antonio Calenda nello spettacolo ‘Na
sceneggiata, andato in scena con successo al Teatro Trianon
di Napoli, e nell’opera verdiana Falstaff in cartellone alla
Fondazione Teatro lirico “G.Verdi” di Trieste. Ha preso
parte inoltre a Riflessioni sul Sogno di una notte di mezza
estate, sempre per la regia di Antonio Calenda.
Claudio Tombini
Dal 1990 al 1994 frequenta i corsi
di recitazione presso il Transteatro
di Fano unitamente a svariati
laboratori: dal Living Theatre, a
Ferruccio Soleri, al Teatro Nô, al
teatro-danza con Marie Cool. Per
due stagioni è stato il becchino nell’Amleto di Shakespeare
con la regia di Antonio Calenda prodotto dal Teatro Stabile
del Friuli-Venezia Giulia e sempre per la stessa produzione,
la seconda guardia nell’Antigone di Anouilh con la regia di
Furio Bordon. Recentemente è stato il ricco mercante ne
Il mestiere delle armi di Ermanno Olmi, a teatro ha lavorato
in La bottega del caffè, di Fassbinder, regia di Massimo Belli,
in Agamennone, Coefore e nell’Otello shakespeareiano, ultime
produzioni del Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia, per
la regia di Calenda. Con lo stesso regista ha preso parte al
coro in Eumenidi, momento conclusivo dell’Orestea eschilea
e nel 2004 ha recitato in Riflessioni sul Sogno di una notte di
mezza estate. È stato protagonista del cortometraggio
L’assassinio di via Belpoggio di Alberto Guiducci.
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Bruno Buonincontri
Germano Mazzocchetti
Scene
Musiche
Nato a Napoli, ha frequentato l’Accademia di Belle Arti,
dove è stato allivo di Giuseppe Caporossi.
Ha cominciato la carriera di scenografo e costumista nel
1968. Dal 1973 ha collaborato con la Cooperativa Teatrale
Gli Ipocriti, della quale è socio fondatore. Nel 1987 ha
tenuto corsi speciali di scenografia per allievi registi
presso l’Accademia d’Arte Drammatica Silvio D’Amico
di Roma. Fra i registi con cui ha collaborato ricordiamo:
Bruno Cirino, Lorenzo Salvati, Gianfranco De Bosio, Enzo
Muzii, Ugo Gregoretti, Augusto Zucchi, Manlio Santarelli,
Marzio Scaparro, Giorgio Ferrara, Giancarlo Nanni, Luigi
De Filippo, Andrea Camilleri, Sergio Fantoni, Armando
Pugliese, Walter Le Moli, Marco Lucchesi, Marco Parodi,
Pietro Maccarinelli.
Notevole il suo sodalizio artistico con Antonio Calenda,
per il quale ha firmato le scenografie di spettacoli di successo, quali Prometeo incatenato di Eschilo, Musica dei ciechi
di Raffaele Viviani, Il visitatore di Eric-Emmanuel Schmitt,
Giovanna d’Arco al rogo di Honegger-Claudel, Anima e corpo
di Vittorio Gassman. Recenti, sempre per Calenda le scenografie da lui create per Agamennone e Coefore di Eschilo
e per Otello di Shakespeare.
Dapprima studia fisarmonica poi, dopo il liceo, si laurea
in Musicologia con una tesi sulla storia del jazz. Nel 1978
l’incontro con Antonio Calenda che lo avvicina alla composizione di musiche di scena e, con la sua regia, debutta
nella Rappresentazione della Passione.
Ha così iniziato così una lunga collaborazione che lo porta
a sperimentarsi nei più diversi generi teatrali, dal varietà
(Cinecittà), alla commedia musicale (Le ragazze di Lisistrata),
dai classici al teatro del Novecento e contemporaneo,
alla nuova drammaturgia italiana. Oltre a questa più che
ventennale collaborazione, vanno ricordate le musiche di
scena per spettacoli di Vittorio Gassman, Egisto Marcucci,
Beppe Navello, Vincenzo Salemme, Giancarlo Sammartano,
Attilio Corsini, Vittorio Franceschi, Renato Carpentieri,
Walter Pagliaro.
Sue le musiche degli spettacoli Otello di Shakespeare e
soprattutto Agamennone e Coefore di Eschilo, produzioni
recenti del Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia per la
regia di Calenda.
Ha scritto, su testi di Dino e Gustavo Verde, la commedia
musicale Arcobaleno per la regia di Gino Landi e l’operina
La ballata dell’amore disonesto. Per il cinema ha composto
la colonna sonora di film di Sergio Rubini (Il viaggio della
sposa presentato alla Mostra del Cinema di Venezia 1997).
Il suo concerto Musica e figure, che comprende una scelta
di musiche per il teatro è stato eseguito in vari Festival
e stagioni concertistico-teatrali. Ha pubblicato i dischi:
Musica e figure, Il viaggio della sposa e Cabaret da viaggio.
Recentemente, per le sue musiche di scena ha ricevuto il
Premio della Critica Teatrale assegnato dall’Associazione
Nazionale dei Critici di Teatro e il prestigioso Premio
“Olimpico” Eti.
Antonio Calenda
Regia
Direttore del Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia dal
maggio 1995, Antonio Calenda si è laureato in Filosofia del
Diritto e ha iniziato la propria attività teatrale nell’ambito
del Teatro Universitario di Roma. Nel 1965 ha fondato insieme a Virginio Gazzolo e Luigi Proietti il Teatro
Centouno che ha rappresentato per l’attività di ricerca
e sperimentazione di quegli anni uno dei primi punti di
riferimento. Successivamente ha lavorato per il Teatro di
Roma e ha diretto in due riprese, e per un periodo di
nove anni, il Teatro Stabile dell’Aquila le cui produzioni
hanno circuitato all’estero, in paesi quali Australia, Francia
e Canada. Ha fondato la Compagnia Teatro d’Arte per la
quale, dal 1982, ha diretto spettacoli ospitati sovente da
festival internazionali, e organizzato numerose manifestazioni culturali in Italia.
Ha curato la regia dei seguenti spettacoli
1965 Iperipotesi di Giorgio Manganelli con Virginio
Gazzolo. Scene di Franco Nonnis (Teatro
Centouno)
Il Rumore di Boris Vian con Virginio Gazzolo,
Piera Degli Esposti, Lidia Biondi, Lisa Pancrazi. Scene
di Franco Nonnis (Teatro Centouno)
Direzione memorie di Corrado Augias con Luigi
Proietti, Maurizio Gueli, Virginio Gazzolo. Scene di
Franco Nonnis (Teatro Centouno)
1966 Le conferenze di John Cage con Sylvano Bussotti
(Teatro Centouno)
1967 Il desiderio preso per la coda di Pablo
Picasso con Luigi Proietti, Paila Pavese, Manuela
Kustermann. Scene di Franco Nonnis (produzione
Centouno - Teatro Valle di Roma)
Un leggero malessere di Harold Pinter con
Francesca Benedetti e Virginio Gazzolo. Scene di
Franco Nonnis
10 minuti fino a Buffalo di G. Grass con Piera
Degli Esposti, Virginio Gazzolo. Scene di Franco
Nonnis
Le mammelle di Tiresia di G. Apollinaire con
Virginio Gazzolo, Paila Pavese, Maurizio Gueli.
Scene di Franco Nonnis (produzione Centouno Teatro Valle)
1968 La Celestina di De Rojas con Laura Adani, Luigi
Proietti, Paila Pavese, Micaela Esdra, Marisa Belli.
Scene di Franco Nonnis (Teatro Centouno)
1969
1970
1971
1975
1977
1978
Riflessi di conoscenza di Corrado Augias con
Luigi Proietti, Paila Pavese. Scene di Franco Nonnis
(Teatro Centouno)
Nella giungla della città di Bertolt Brecht con
Ferruccio De Ceresa, Paila Pavese, Luigi Proietti,
Ileana Ghione e Mino Bellei. Scene di Franco
Nonnis (Centouno in coproduzione con il Teatro di
Roma)
Il Dio Kurt di Alberto Moravia con Luigi Proietti,
Alida Valli, Luigi Diberti. Scene di Franco Nonnis
(Teatro Stabile dell’Aquila)
Coriolano di William Shakespeare con Luigi
Proietti, Mario Scaccia, Edda Albertini, Roberto
Herlitzka. Scene di Franco Nonnis (Teatro Romano
di Verona)
Operetta di W. Gombrowicz con Luigi Proietti,
Piera Degli Esposti, Virginio Zernitz. Scene di
Franco Nonnis (Teatro Stabile dell’Aquila)
Agamennone, Coefore ed Eumenidi da Eschilo
Scene di Franco Nonnis. Con Piera Degli Esposti,
Carlo Valli, Armando Bandini, Lucia Negrini e
Virginio Zernitz
La cortigiana dell’Aretino con Piera Degli Esposti,
Gabriele Lavia. Scene di Franco Nonnis (Teatro
Stabile dell’Aquila)
Il balcone di Genet con Sergio Tofano, Franca
Valeri, Mariano Rigillo, Milena Vukotic, Roberto
Herlitzka. Scene di Franco Nonnis (Compagnia
Nuovo Teatro)
Antigone di Sofocle con Claudia Giannotti e
Giampiero Fortebraccio. Scene di Nicola Rubertelli
Herr Brecht di Bertolt Brecht con Giampiero
Fortebraccio e Claudia Giannotti. Scene di G.
Gentilucci
Lear di Edward Bond con Giampiero Fortebraccio
e Claudia Giannotti. Scene di Mario Ceroli, costumi
di Ambra Danon (Teatro Stabile dell’Aquila)
A piacer vostro di William Shakespeare con
Giampiero Fortebraccio, Cloris Brosca, Roberto
Herlitzka, Andrea Giordana, Carlo Simoni. Scene di
Nicola Rubertelli, costumi di Ambra Danon (Teatro
Stabile dell’Aquila)
Rappresentazione della passione, con Elsa
Merlini. Scene di Francescangelo Ciarletta, costumi
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1979
1980
1981
1982
1983
1984
di Ambra Danon (Teatro Stabile dell’Aquila)
La madre di Bertolt Brecht con Pupella Maggio e
Giampiero Fortebraccio. Scene di Nicola Rubertelli,
costumi di Ambra Danon (Teatro Stabile dell’Aquila)
Riccardo III di William Shakespeare con Glauco
Mauri, Elsa Merlini, Giampiero Fortebraccio, Rosa
Di Lucia e Leda Negroni. Scene di Nicola Rubertelli,
costumi di Ambra Danon (Teatro Stabile dell’Aquila)
Operetta di W. Gombrowicz con Pino Micol, Maria
Monti, Cochi Ponzoni, Giampiero Fortebraccio.
Scene di Nicola Rubertelli, costumi di Ambra
Danon (Teatro Stabile dell’Aquila)
Farsa di Antonio Petito con Pupella Maggio e
Pietro De Vico. Scene di Nicola Rubertelli, costumi
di Ambra Danon (Compagnia Sala Umberto)
Enrico IV di Luigi Pirandello con Giorgio
Albertazzi, Marisa Mantovani, Luigi Pistilli. Scene di
Nicola Rubertelli, costumi di Ambra Danon (Plexus
s.r.l.)
Sogno di una notte di mezza estate di William
Shakespeare con Mario Scaccia, Eros Pagni, Roberto
Herlitzka. Scene e costumi di Paolo Tommasi
(Teatro Romano di Verona)
L’inventore del cavallo di Achille Campanile con
Pietro De Vico, Anna Campori. Scene e costumi di
Riccardo Berlingeri (Compagnia Teatro d’Arte)
‘Na sera e maggio di Antonio Calenda con
Pupella, Beniamino e Rosalia Maggio. Scene di
Nicola Rubertelli, costumi di Riccardo Berlingeri
(Compagnia Teatro d’Arte)
Sior Todero Brontolon di Carlo Goldoni
con Gastone Moschin, Maddalena Crippa. Scene
di Nicola Rubertelli, costumi di Ambra Danon
(Compagnia Teatro d’Arte)
Uno sguardo dal ponte di Arthur Miller con
Gastone Moschin, Graziano Giusti e Paila Pavese.
Scene di Nicola Rubertelli, costumi di Ambra
Danon (Compagnia Teatro d’Arte)
Cinecittà di Pier Benedetto Bertoli e Antonio
Calenda, con Pietro De Vico, Anna Campori, Rosalia
Maggio e Dino Valdi. Scene di Nicola Rubertelli,
costumi di Ambra Danon, musiche di Mario Pagano
e Germano Mazzocchetti
1985 Questa sera... Amleto di M. Prosperi e Antonio
Calenda, con Pupella Maggio, Aldo Tarantino,
Gianni Musy e Gabriella Poliziano. Scene di Nicola
Rubertelli, costumi di Riccardo Berlingeri, musiche
di Germano Mazzocchetti
1986 Le ragazze di Lisistrata di Pier Benedetto
Bertoli e Antonio Calenda, con Maddalena Crippa,
Gigi Bonos, Aldo Tarantino. Scene di Nicola
Rubertelli, costumi di Riccardo Berlingeri, musiche
di Germano Mazzocchetti e Mario Pagano
Tartufo di Molière con Anita Bartolucci, Angiola
Baggi, Antonio Maschini, Gastone Moschin. Scene di
Nicola Rubertelli, costumi di Germano Monteverdi
1987 Aspettando Godot di Samuel Beckett con Mario
Scaccia, Pietro De Vico, Pupella Maggio e Aldo
Tarantino, Fiorenzo Fiorentino, Sergio Castellitto
e Cesare Gelli. Scene e costumi di Riccardo
Berlingeri, musiche di Germano Mazzocchetti
Ti ho sposato per allegria di Natalia Ginzburg
con Maddalena Crippa. Scene di Nicola Rubertelli,
costumi di Ambra Danon
Il sindaco del rione Sanità di Eduardo de Filippo
con Turi Ferro. Scene di Nicola Rubertelli
1988 Alta distensione da Achille Campanile con Pietro
De Vico e Anna Campori. Scene e costumi di
Riccardo Berlingeri
L’aria del continente di Nino Martoglio con
Nino Frassica, Pietro De Vico e Anna Campori.
Scene di Nicola Rubertelli
Les liaisons dangereuses di C. Hampton con
Umberto Orsini. Scene e costumi di Paolo Tommasi
Amanda Amaranda di P. Shaffer con Rossella
Falk e Marina Confalone. Scene di Nicola Rubertelli,
costumi di Ambra Danon.
1989 Le sedie di Eugene Ionesco con Mario Scaccia.
Scene e costumi di Nicola Rubertelli
Svenimenti testi di Anton Cechov con Giorgio
Albertazzi. Scene di Nicola Rubertelli, costumi di
Ambra Danon
1990 Plautus ipotesi scenica di Alberto Bassetti
e Antonio Calenda. Con Pietro De Vico e Anna
Camporti. Scene e costumi di Nicola Rubertelli
Giorni felici di Samuel Beckett con Anna
1991
1992
1993
1994
1996
Proclemer. Scene di Nicola Rubertelli, costumi di
Ambra Danon
Il medico dei pazzi di Eduardo Scarpetta con
Carlo Giuffrè e Angela Pagano. Scene di Nicola
Rubertelli, costumi di Ambra Danon
Le rose del lago di Franco Brusati con Gabriele
Ferzetti, Pietro De Vico e Anna Campori. Scene di
Nicola Rubertelli. Costumi di Guido Schlinkert.
Tradimenti di Harold Pinter con Ivana Monti
e Andrea Giordana. Scene e costumi di Ambra
Danon
Madre Coraggio di Bertolt Brecht con Piera
Degli Esposti. Scene di Nicola Rubertelli, costumi di
Guido Schlinkert
Danza di morte di August Strindberg con Anna
Proclemer e Gabriele Ferzetti. Scene e costumi di
Ambra Danon
La tana di Alberto Bassetti con Sandra Collodel,
Daniela Giovanetti, Daniela Giordano, Maria Paiato
e Alvia Reale. Scene e costumi di Guido Schlinkert
L’onorevole, il poeta e la signora di Aldo
De Benedetti con Ivana Monti, Andrea Giordana
e Gianpiero Bianchi. Scene e costumi di Nicola
Rubertelli
La musica dei ciechi di Raffaele Viviani con Piera
Degli Esposti e Nello Mascia. Scene e costumi di
Bruno Buonincontri
Prometeo di Eschilo con Roberto Herlitzka, Piera
Degli Esposti e Gabriele Ferzetti. Scene di Bruno
Buonincontri, costumi di Guido Schlinkert
Rosanero di Roberto Cavosi con Daniela
Giovanetti, Alvia Reale . Scene di Bruno
Buonincontri
Il visitatore di Eric-Emmanuel Schmitt, traduzione
di Enzo Siciliano, con Turi Ferro e Kim Rossi Stuart.
Scene di Bruno Buonincontri, costumi di Elena
Mannini. Coproduzione Plexus T. Srl, Teatro Stabile
di Catania, Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia
Il maresciallo Butterfly di Roberto Cavosi,
con Virginio Gazzolo. Scene di Pier Paolo Bisleri.
Produzione Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia
Un’indimenticabile serata da Achille Campanile,
con Piera Degli Esposti. Scene e costumi di Pier
Paolo Bisleri. Produzione Teatro Stabile del Friuli-
Venezia Giulia
1997 Edipo a Colono elaborazione drammaturgica
di Ruggero Cappuccio, con Roberto Herlitzka,
Piera Degli Esposti. Scene e costumi di Bruno
Buonincontri. Produzione Teatro Stabile del FriuliVenezia Giulia
Irma la dolce di Alexandre Breffort e Marguerite
Monnot, con Daniela Giovanetti, Fabio Camilli,
Paolo Triestino, Gian. Scene e costumi di Bruno
Buonincontri. Produzione Teatro Stabile del FriuliVenezia Giulia
Riccardo III di William Shakespeare, traduzione
di Patrizia Valduga, con Franco Branciaroli. Scene
e costumi di Bruno Buonincontri. Coproduzione
Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia/Teatro de gli
Incamminati
1998 Amleto di William Shakespeare, con Kim Rossi
Stuart. Scene di Francesco Calcagnini, costumi di Nanà Cecchi. Musiche di Goran Bregovic.
Produzione Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia
Rappresentazione della passione elaborazione
drammaturgica di Antonio Calenda, con Piera Degli
Esposti. Scene e costumi di Bruno Buonincontri.
Coproduzione Teatro Stabile del Friuli-Venezia
Giulia/Teatro Stabile Abruzzese
1999 Ma che c’entra Peter Pan? di Alberto Bassetti,
con Gabriele Ferzetti, Daniela Giovanetti, Riccardo
Peroni. Coproduzione Teatro Stabile del FriuliVenezia Giulia/Compagnia Stabile Attori e Tecnici
Fin de Siècle di Gianni Borgna, spettacolo musicale con Piera Degli Esposti
2001 Bentornato Politeama spettacolo a cura di
Antonio Calenda per la riapertura del Politeama
Rossetti di Trieste. Con Giorgio Albertazzi, Max
René Cosotti, Giancarlo Giannini, Andrea Jonasson,
Kataklò, Daniela Mazzucato, Rita Pavone, Michele
Placido, Gigi Proietti, Teddy Reno; presentato da
Pippo Baudo
Agamennone di Eschilo, con Mariano Rigillo,
Piera Degli Esposti, Roberto Herlitzka, Daniela
Giovanetti, Osvaldo Ruggieri, Giampiero
Fortebraccio, Pino Michienzi, Giancarlo Cortesi,
Alessandro Preziosi
Coefore di Eschilo, con Piera Degli Esposti, Daniela
153
154
Giovanetti, Alessandro Preziosi, Osvaldo Ruggieri,
Giampiero Fortebraccio, Pino Michienzi, Giancarlo
Cortesi
2002 Otello di William Shakespeare, con Michele Placido,
e con Pino Michienzi, Giorgio Lanza, Giancarlo
Cortesi, Rossana Mortara,Valentina Valsania.
Giulio Cesare di Shakespeare per Giorgio
Albertazzi, di Nicola Fano e Antonio Calenda da
William Shakespeare, con Giorgio Albertazzi.
2003 La mostra di Claudio Magris, con Roberto
Herlitzka e con la partecipazione di Mario
Maranzana, scene e costumi di Pier Paolo Bisleri.
Persiani di Eschilo con Piera Degli Esposti,
Roberto Herlitzka, Osvaldo Ruggieri, Luca
Lazzareschi - al Teatro Greco di Siracusa
Eumenidi di Eschilo con Piera Degli Esposti,
Daniela Giovanetti, Osvaldo Ruggieri, Anita
Bartolucci, Hossein Taheri - al Teatro Greco di
Siracusa
2004 Riflessioni sul Sogno di una notte di mezza
estate di William Shakespeare – laboratorio per
giovani attori professionisti con Luca Lazzareschi
– Sala Bartoli del Politeama Rossetti
Re Lear di William Shakespeare con Roberto
Herlitzka, Daniela Giovanetti, Luca Lazzareschi,
Alessandro Preziosi, Giorgio Lanza, Rossana
Mortara, Osvaldo Ruggieri – al 56°Festival
Shakespeariano al Teatro Romano di Verona
Ha diretto inoltre le seguenti opere liriche
Herodiade di Jules Massenet con Monserrat Caballé,
José Carreras e Juan Pons (Teatro dell’Opera di Roma)
Agnese di Hohenstaufen di Gaspare Spontini, con
Monserrat Caballé, Sergio Frontali, Veriano Luchetti
(Teatro dell’Opera di Roma)
Semiramide di Gioacchino Rossini, con Monserrat
Caballè e Rockwell Blake (Teatro San Carlo di Napoli)
Il turco in Italia di Gioacchino Rossini, con R. Blake e
M. Devia (Inaugurazione stagione 1994/95 del Teatro dell’Opera di Bologna)
Giovanna d’Arco al rogo testo di Paul Claudel, musica di Arthur Honegger, direttore Julian Kovatchev, con
Daniela Giovanetti, Virginio Gazzolo (Coproduzione
Teatro Verdi di Trieste-Teatro Stabile del Friuli-Venezia
Giulia)
Le nozze di Figaro di Wolfgang Amadeus Mozart,
con Mariella Devia, Michele Pertusi (Teatro Massimo di
Palermo)
Il Trovatore di Giuseppe Verdi (Oper Frankfurt), diretore
Paolo Carignani
Attila di Giuseppe Verdi, inaugurazione della stagione verdiana 2000-2001 della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe
Verdi di Trieste, direttore Donato Renzetti, con Ferruccio
Furlanetto
Le nozze di Figaro di Wolfgang Amadeus Mozart, per la
stagione 2000-2001 del Teatro Massimo di Palermo con
Daniela Mazzuccato
Falstaff di Giuseppe Verdi, per la stagione 2003-2004
della Fondazione Teatro Lirico “Giuseppe Verdi” di Trieste,
direttore José Collaudo, con Andrea Rinaldi.
Il turco in Italia di Gioacchino Rossini, direttore
Antonino Fogliani, con Marco Vinco, Angeles Blancas Gulin,
Bruno Praticò, scene di Nicola Rubertelli, costumi di
Maurizio Millenotti (per la stagione 2003-2004 del Teatro
San Carlo di Napoli)
Ha realizzato numerose regie radiofoniche e televisive. Tra
queste, La vedova Fioravanti di M. Moretti, L’agente
segreto di J. Conrad, La signora Ava di F. Iovine.
Nel 1971 ha diretto il film Il giorno del furore, scritto
con Edward Bond e interpretato da Claudia Cardinale,
Oliver Reed e John Mc Enery.
il Teatro Stabile
del Friuli-Venezia Giulia
dal 1954 al 2004
Teatro Stabile
del Friuli-Venezia Giulia
Le produzioni dal 1954
Autore
Titolo
Stagione Regia
Interpreti principali
Accademici Intronati di Siena
Gli Ingannati
1963/64
Fulvio TOLUSSO
Adriana Innocenti, Lino Savorani,
Egisto Marcucci, Marisa Fabbri,
Vittorio Franceschi
Vittorio ALFIERI
Antigone
1960/61
Giuseppe DI MARTINO
Anna Miserocchi, Luciano Alberici,
Ottorino Guerrini, Marisa Fabbri
Antonio ANIANTE
La rosa di zolfo
1958/59
Franco ENRIQUEZ
Paola Borboni, Gianmaria Volontè,
Cesco Ferro, Ottorino Guerrini,
Enrica Corti
Jean ANOUILH
Leocadia
1954/55
G. Cesare CASTELLO
Laura Solari, Piero De Santis, Pietro
Privitera
Jean ANOUILH
Antigone
1999/00
Furio BORDON
Gabriele Ferzetti, Daniela Giovanetti,
Anita Bartolucci, Giampiero
Fortebraccio, Umberto Raho
Alexey ARBUZOV
Vecchio mondo
1978/79
Francesco MACEDONIO Lina Volonghi, Ferruccio De Ceresa
Luca ARCHIBUGI
La notte della vigilia
1995/96
Guglielmo Ferro
Federico Grassi, Fulvio D’Angelo,
Nicoletta Corradi, Maurizio Rapotec,
Luisa Vermiglio
John ARDEN
La danza del serg. Musgrave 1966/67
Luciano DAMIANI
Egisto Marcucci, Giampiero
Becherelli, Mariangela Melato, Lino
Savorani
ARISTOFANE
Le donne a parlamento
1963/64
Fulvio TOLUSSO
Marisa Fabbri, Nicoletta Rizzi,
Adriana Innocenti, Vittorio
Franceschi, Lino Savorani Giorgio
Valletta
Jean Pierre AUMONT
Incontro
1957/58
Carlo LODOVICI
Ottorino Guerrini, Antonio
Pierfederici, Enrica Corti
Alfredo BALDUCCI
I dadi e l’archibugio
1959/60
Sergio VELITTI
Leonardo Cortese, Pina Cei, Omero
Antonutti, Carlo Bagno, Lino
Savorani
Alberto BASSETTI
Le due sorelle
1996/97
Antonio CALENDA
Claudia Poggiani, Daniela Giovanetti
Alberto BASSETTI
Sopra e sotto il ponte
1996/97
Maurizio PANICI
Ivana Monti, Bruno Armando
Alberto BASSETTI
Ma che c’entra Peter Pan?
1998/99
Antonio CALENDA
Gabriele Ferzetti, Daniela
Giovanetti, Riccardo Peroni
Samuel BECKETT
Beckett concerto
1987/88
Marco SCIACCALUGA
Vittorio Franceschi
Angelo BEOLCO detto Ruzante
Parlamento de Ruzante...
1955/56
Gianfranco DE BOSIO
Cesco Baseggio, Mario Bardella,
Marisa Mantovani
Angelo BEOLCO detto Ruzante
Parlamento, Bilora
1971/72
Francesco MACEDONIO Gianfranco Saletta, Mimmo Lo
Vecchio, Lidia Braico, Luciano
D’Antoni, Orazio Bobbio
Carlo BERTOLAZZI
Lulù
1956/57
Fernando DE CERESA
Laura Solari, Ottorino Guerrini,
Cesco Ferro, Giulio Bosetti
Carlo BERTOLAZZI
L’egoista
1972/73
Fulvio TOLUSSO
Mario Feliciani, Mimmo Lo Vecchio,
AngioIa Baggi, Lino Savorani,
Gianfranco Saletta
Ugo BETTI
Il paese delle vacanze
1954/55
Carlo LODOVICI
Laura Solari, Isabella Riva, Giuseppe
Caldani
Ugo BETTI
La fuggitiva
1955/56
Ottavio SPADARO
Pietro Privitera, Marisa Mantovani,
Mario Bardella, Lino Savorani,
Renato Lupi, Micbele Riccardini
157
158
Autore
Titolo
Stagione Regia
Interpreti principali
Ugo BETTI
Una bella domenica
di settembre
1957/58
Sergio VELITTI
Enrica Corti, Antonio Pierfederici,
Carlo Bagno, Lino Troisi, Maria
Grazia Francia, Marisa Bartoli,
Rina Centa, Dario Mazzoli, Michele
Riccardini
Francesco Augusto BON
Il matrimonio di Ludro
1955/56
Gianfranco DE BOSIO
Cesco Baseggio, Lino Savorani,
Isabella Riva
Furio BORDON
Canto e controcanto
1966/67
Giovanni POLI
Mariangela Melato, Oreste Rizzini,
Werner Di Donato, Edda Valente
Furio BORDON (a cura di)
Il mio Carso (da S. Slataper) 1968/69
Francesco MACEDONIO Franco Mezzera, Mimmo Lo Vecchio,
Orazio Bobbio, Franco Jesurum,
Cip Barcellini, Marianella Lazlo,
Giampiero Becherelli, Lino Savorani
Furio BORDON (a cura di)
Il maggio francese
Furio BORDON
Furio BORDON
Le avventure di Fiordinando 1970/71
Francesco MACEDONIO Giorgio Valletta, Orazio Bobbio, Lino
Savorani, Mimmo Lo Vecchio, Lidia
Braico, Gianfranco Saletta, Saverio
Moriones, Elisabetta lonino
Furio BORDON (a cura di)
Teatro medioevale
1970/71
Furio BORDON
Elisabetta Bonino, Orazio Bobbio,
Lino Savorani, Ariella Reggio, Lidia
Braico, Mimmo Lo Vecchio
Furio BORDON
Amico Sciacallo
1970/71
Aldo TRIONFO
Giulio Bosetti, Mario Scaccia, Leda
Negroni
Furio BORDON (a cura di)
Per l’anima in tormento
che ci hai dato
1972/73
Francesco MACEDONIO Lidia Braico, Riccardo Canali, Elvia
Dudine, Franco Jesurum, Mimmo Lo
Vecchio
Furio BORDON (a cura di)
La commedia dell’arte
1973/74
Furio BORDON
Nico Pepe, Ada Prato, Franco Però
Furio BORDON (a cura di)
Lezione documento:
Trieste 1919-1945
Estate 75
Furio BORDON
Registrazione su nastro
Furio BORDON (a cura di)
Lontani da tutto
1975/76
Furio BORDON
Mimmo Lo Vecchio, Lidia Braico,
Daniele Griggio, Giorgio Valletta
Furto BORDON (testo)
Il viaggio incantato
Angelo BRANDUARDI (musiche originali)
1989/90
Francesco MACEDONIO Marionette di Podrecca
Furio BORDON
In confidenza
siamo marionette
1990/91
Furio BORDON
Nicoletta Corradi, Marionette di
Podrecca
Furio BORDON
Oblomov (da GONCAROV)
1991/92
Furio BORDON
Glauco Mauri, Tino Schirinzi,
Barbara Valmorin, Laura Ferrari,
Silvio Fiore, Giorgio Lanza, Beatrice
Visibelli, Claudio Marchione,
Nicoletta Corradi
Furio BORDON (a cura di)
Amici devo dirvi
1992/93
Poesie e prose di David Maria Turoldo
Furio BORDON
Roberto Sturno, Gianni De Lellis,
Stefania Barca
Furio BORDON
L’idiota (da DOSTOEVSKIJ) 1993/94
Glauco MAURI
Roberto Sturno, Massimo Do Rossi,
Miriam Crotti, Gianni De Lellis,
Elena Ghiaurov, Stefania Micheli,
Amerigo Fontani, Patrizia Burul,
Cesare Lanzoni, Nicoletta Corradi,
Giulia Monte, Matteo Chioatto
1969/70
Orazio Bobbio, Mimmo Lo Vecchio,
LinoSavorani, Giorgio Valletta,
Giampiero Becherelli
Autore
Titolo
Stagione Regia
Interpreti principali
Giuseppe Antonio BORGESE
L’arciduca
1957/58
Ottorino Guerrini, Enrica Corti,
Antonio Pierfederici, Lino Troisi,
Carlo Bagno
Gianni BORGNA
Fin de Siècle
1999/00 Antonio CALENDA
Viaggio nella canzone italiana del Novecento
Piera Degli Esposti
Bertolt BRECHT
Un uomo è un uomo
1962/63
Fulvio TOLUSSO
Renzo Montagnani, Marisa Fabbri,
Lino Savorani, Oreste Rizzini,
Vittorio Franceschi
Bertolt BRECHT
L’Antigone di Sofocle
1963/64
Fulvio TOLUSSO
Nicoletta Ruzi, Marisa Fabbri,
Franco Mezzera, Massimo De Vita
Bertolt BRECHT
Baal
1985/86
Roberto GUICCIARDINI Giulio Brogi, Giancarlo Dettori, Anna
Teresa Rossini, Margherita Guzzinati
Alexandre BREFFORT
Irma la dolce
1996/97
Antonio CALENDA
Franco ENRIQUEZ
Antonio CALENDA (a cura di)
Daniela Giovanetti, Fabio Camilli,
Paolo Triestino, Gian
Rappresentazione
1997/98 Antonio CALENDA
della Passione
dal Codice V.E. 361 della Biblioteca Nazionale di Roma, curato dalla copista Maria Jacoba Fioria
Piera Degli Esposti, Giampiero
Fortebraccio, Maximilian Nisi,
Giancarlo Cortesi
Andrea CALMO
Il Saluzza
1961/62
Giovanni POLI
Gino Cavalieri, Gina Sammarco,
Marisa Fabbri, Gianni Musy, Carlo
Bagno
Achille CAMPANILE
Un’indimenticabile serata
1996/97
Antonio CALENDA
Piera Degli Esposti, Stefano Galante
Albert CAMUS
I giusti
1966/67
Giuseppe MAFFIOLI
Germana Paolieri, Mariangela
Melato, Egisto Marcucci
Lino CARPINTERI
e Mariano FARAGUNA
La pignatta
1965/66
(da L’AULULARIA di Plauto)
Ugo AMODEO
Oreste Rizzini, Lino Savorani, Caria
Colosimo, Vittorio Francescbi
Lino CARPINTERI
e Mariano FARAGUNA
Le maldobrie
1970/71
Francesco MACEDONIO Lino Savorani, Orazio Bobbio, Ariella
Reggio, Giorgio Valletta, Mimmo Lo
Vecchio, Gianfranco Saletta, Lidia
Braico
Lino CARPINTERI
e Mariano FARAGUNA
Noi delle vecchie province
1972/73
Francesco MACEDONIO Lino Savorani, Orazio Bobbio, Ariella
Reggio, Giorgio Valletta, Mimmo Lo
Vecchio, Gianfranco Saletta, Lidia
Braico
Lino CARPINTERI
e Mariano FARAGUNA
L’Austria era
un paese ordinato
1974/75
Francesco MACEDONIO Lino Savorani, Giorgio Valletta, Lidia
Braico, Riccardo Canali, Franco
Jesurum, Luciano D’Antoni,
Gianfranco Saletta, Ariella Reggio,
Orazio Bobbio
Roberto CAVOSI
Il maresciallo Butterfly
1995/96
Antonio CALENDA
Virginio Gazzolo, Andreja Blagojevic,
Sergio Pierattini, Lucka Pockaj,
Silvano Torrieri
Anton CECOV
Il tabacco fa male,
1954/55
La villeggiatura, Il canto del cigno
Luchino VISCONTI
Memo Benassi
Anton CECOV
Ivanov
1968/69
Orazio COSTA
Giulio Bosetti, Ottavia Piccolo, Mario
Pisu, Massimo De Francovich, Lino
Savorani, Paola Bacci
Anton CECOV
Zio Vania
1970/71
Giulio BOSETTI
Ferruccio De Ceresa, Paola Bacci,
Mario Erpichini, Giulia Lazzarini
159
160
Autore
Titolo
Stagione Regia
Interpreti principali
Dante CICOGNANI
Il gatto con gli stivali
1956/57
Spiro DALLA PORTA
Allievi Scuola di Recitazione e Maria
Grazia Spinazzi
Tonino CONTE e Aldo TRIONFO (Vedi Aldo TRIONFO)
Roberto DAMIANI
La vita xe fiama
(da Biagio Marin)
1991/92
Furio BORDON
Gastone Moschin
Ezio D’ERRICO
L’amante in città
1954/55
Carlo LODOVICI
Mimmo Lo Vecchio, Giorgio Valletta,
Gianni Mantesi, Laura Solari
René DE CECCATY
Pallido oggetto del desiderio 2001/02
Alfredo ARIAS
Pino Micol, Daniela
Giovanetti, Francesca Benedetti
Ghigo DE CHIARA
Un capriccio
1996/97
Nino MANGANO
Valeria Ciangottini, Andreja
Blagojevic
Salvatore DI GIACOMO
Assunta Spina
1958/59
Sandro BOLCHI
Lorica Corti, Gianmaria Volonté,
Ottorino Guerrini, Margherita
Guzzinati, Lino Savorani
Feodor DOSTOEVSKIJ
Delitto e castigo
1955/56
Riduzione teatrale di Gaston Baty
Fernando DE CRUCCIATI Lino Savorani, Giorgio Valletta, Lidia
Braico, Marisa Mantovani
Mario DRSIC-DARSA
I nobili ragusei
1969/70
Coita SPAIC
Friedricb DÜRRENMATT
Romolo il Grande
1983/84
Giovanni PAMPIGLIONE Mario Scaccia, Jerzi Stuhr, CarIa
Cassola, Lidia Koslovich
Massimo DURSI
La giostra
1958/59
Massimo DURSI
Carlo Bagno, Ottorino Guerrini,
Umberto Raho, Enrica Corti,
Gianmaria Volontè
Tbomas S. ELIOT
Assassinio nella cattedrale
1956/97
Franco ENRIQUEZ
Ottorino Guerrini, Giulio Bosetti,
Lino Savorani, Cesco Ferro, Lino
Troisi, Marisa Mantovani
ESCHILO
Prometeo incatenato
Estate 65
Aldo TRIONFO
Franco Mezzera, Egisto Marcucci.
Angela Cardile, Nicoletta Rizzi,
Enrico D’Amato
ESCHILO
Agamennone
2000/01
Antonio CALENDA
Mariano Rigillo, Piera Degli Esposti,
Roberto Herlitzka, Daniela
Giovanetti, Osvaldo Ruggieri,
Giampiero Fortebraccio,
Pino Michienzi, Giancarlo Cortesi,
Alessandro Preziosi
ESCHILO
Coefore
2000/01
Antonio CALENDA
Piera Degli Esposti, Alessandro
Preziosi, Daniela Giovanetti, Osvaldo
Ruggieri, Giampiero Fortebraccio,
Pino Michienzi, Giancarlo Cortesi
ESCHILO
Eumenidi
2002/03
Antonio CALENDA
Piera Degli Esposti, Daniela
Giovanetti, Osvaldo Ruggieri, Anita
Bartolucci, Hossein Taheri
ESCHILO
I Persiani
2002/03
Antonio CALENDA
Piera Degli Esposti, Roberto
Herlitzka, Luca Lazzareschi, Osvaldo
Ruggieri, Giancarlo Cortesi
Diego FABBRI
Inquisizione
1997/98
Sergio VELITTI
Ottorino Guerrini, Antonio
Pierfederici, Enrica Corti, Lino Troisi
Gianrico Tedeschi, Franco Mezziera,
Giampiero Becherelli, Lino Savorani,
Gianni Musy, Nicoletta Rizzi,
Autore
Titolo
Stagione Regia
Interpreti principali
Diego FABBRI
Processo a Gesù
1962/63
Fosco Giachetti, Marisa Fabbri,
Mario Pisu, Lino Savorani, Oreste
Rizzini
Fulvio TOLUSSO
Mariana FARAGUNA e Lino CARPINTERI
Silvio FIORE
La coscienza di Ulisse
(Vedi Lino CARPINTERI)
1996/97 Silvio FIORE
Vittorio FRANCESCHI
Pinocchio minore
1963/64
Massimo de VITA
Vittorio FRANCESCHI
Gorizia 1916
1966/67
Francesco MACEDONIO Mimmo Lo Vecchio, Oreste Rizzini,
Lino Savorani, Vittorio Franceschi,
Nicoletta Rizzi, Alessandro Galante
Garrone
Vittorio FRANCESCHI
Scacco pazzo
1990/91
Nanny LOY
Alessandro Haber, Vittorio
Franceschi, Monica Scattini
Vittorio FRANCESCHI
Jack lo sventratore
1992/93
Nanni GARELLA
Alessandro Haber, Gianna Piaz,
Mariella Valentini, Nicola Pistoia,
Vittorio Franceschi
Carlo Emilio GADDA
Il guerriero, l’amazzone,
1996/97
lo spirito della poesia nel verso
immortale del Foscolo
Ma cos’è questa crisi?
1996/97
Virginio GAZZOLO
Virginio Gazzolo, Angela Cardile
Enrico PROTTI
Dodo Gagliarde, Sara Alzetta, Livia
Bonifazi, Paolo Fagiolo,
Maurizio Zacchigna
Vittorio GASSMAN
Anima e corpo
talk show d’addio
1996/97
Vittorio GASSMAN
Vittorio Gassman, Luciano Lucignani,
Attilio Cucari, Marco Alotto,
Emanuele Salce, Antonetta
Capriglione
Vittorio GASSMAN
Bugie Sincere
1997/98
Vittorio GASSMAN
Ugo Pagliai, Paola Gassman,
Virgilio Zernitz, Michela Cadel,
Alessandra Celi, Lamberto Consani,
Paolo Fagiolo, Gianluigi Fogacci,
Paolo Giovannucci, Tiziano Pelanda,
Enzo Saturni
Giuseppe GIACOSA
Tristi amori
1961/62
Sandro BOLCHI
Ottorino Guerrini, Marisa Fabbri,
Omero Antonutti, Carlo Bagno
Silvio GIOVANINETTI
Gli ipocriti
1956/57
Carlo LODOVICI
Giulio Bosetti, Ottorino Guerrini,
Laura Solari, Marisa Mantovani
Nikolaj GOGOL
L’ispettore generale
1959/60
Giacomo COLLI
Leonardo Cortese, Carlo Bagno,
Cesco Ferro, Pina Cei, Anna
Menichetti, Omero Antonutti
Carlo GOLDONI
La donna di garbo
1954/55
Carlo LODOVICI
Laura Solari, Luigi Almirante
Carlo GOLDONI
La donna di garbo
1978/79
Francesco MACEDONIO Lucilla Morlacchi, Gianni Galavotti,
Carlo Montagna, Franco Mezzera
Carlo GOLDONI
La bottega del caffe
1956/57
Carlo LODOVICI
Memo Benassi, Ottorino Guerrini,
Giulio Bosetti
Carlo GOLDONI
La vedova scaltra
1960/61
Giovanni POLI
Anna Miserocchi, Margherita
Guzzinati, Giorgio Valletta, Carlo
Bagno, Omero Antonutti
Carlo GOLDONI
Arlecchino
servitore di due padroni
1961/62
Fulvio TOLUSSO
Lino Savorani, Margherita
Guzzinati, Omero Antonutti, Marisa
Fabbri
Dodo GAGLIARDE
Enrico PROTTI
Giulio Pizzirani, Fernando Pannullo
Vittorio Franceschi, Sonia Gessner,
Lino Savorani, Carlo Montagna,
Adriana Innocenti
161
162
Autore
Titolo
Stagione Regia
Interpreti principali
Carlo GOLDONI
Arleccbino
servitore di due padroni
1972/73
Fulvio TOLUSSO
Lino Savorani, Giorgio Valletta,
Mimmo Lo Vecchio, Gianfranco
Saletta, Ariella Reggio
Carlo GOLDONI
Il teatro comico
1964/65
Eriprando VISCONTI
Franco Mezzera, Marisa Fabbri,
Nicoletta Rizzi, Egisto Marcucci,
Adriana Innocenti, Vittorio
Franceschi, Lino Savorani
Carlo GOLDONI
Tonin Bella grazia
1966/67
Giuseppe MAFFIOLI
Lino Toffolo, Mariangela Melato,
Fulvia Gasser, Lino Savorani
Carlo GOLDONI
Il bugiardo
1967/68
Gianfranco DE BOSIO
Paola Bacci, Elisabetta Bonino,
Leda Palma, Gabriele Lavia, Giulio
Bosetti, Claudio Cassinelli
Carlo GOLDONI
Le massere
1970/71
Giovanni POLI
Giusy Carrara, Lidia Braico,
Donatella Ceccarello, Anna Maestri,
Lino Savorani, Ariella Reggio
Carlo GOLDONI
Sior Todero Brontolon
1975/76
Francesco MACEDONIO Corrado Gaipa, Elsa Vazzoler,
Umberto D’Orsi, Marina Dolfin
Carlo GOLDONI
La famiglia dell’antiquario 1976/77
Furio BORDON
Carlo GOLDONI
Le donne gelose
1977/78
Francesco MACEDONIO Maria Dolfin, Paolo Bonacelli,
Donatella Ceccarello
Carlo GOLDONI
Il mondo della Luna
1982/83
Francesco MACEDONIO Marionette di Podrecca
Carlo GOLDONI
I Rusteghi
1985/86
Francesco MACEDONIO Giulio Brogi, Valeria Ciangottini,
Anna Teresa Rossini, Margherita
Guzzinati, Giampiero Becherelli,
Alvise Battain, Riccardo Peroni,
Barbara Cupisti
Carlo GOLDONI
L’Arcadia in Brenta
1985/86
Francesco MACEDONIO Marionette di Podrecca
Carlo GOLDONI
L’adulatore
1986/87
Giorgio PRESSBURGER
Giulio Brogi, Anna Teresa Rossini,
Anna Campori, Franco Angrisano,
Riccardo Peroni
Carlo GOZZI
L ‘augellin belverde
1962/63
Giovanni POLI
Renzo Montagnani, Marisa Fabbri,
Oreste Rizzini, Lino Savorani
Carlo COZZI
Re Cervo
1965/66
Spiro DALLA PORTA
Allievi Scuola di Recitazione
Carlo GOZZI
L’amore delle tre melarance 1984/85
Francesco MACEDONIO Marionette di Podrecca
Franz GRILLPARZER
Medea
1994/95
Nanni GARELLA
Ottavia Piccolo, Gianni De Lellis,
Dorotea Aslanidis, Graziano
Piazza, Sara D’Amario, Riccardo
Maranzana, Valeria D’Onofrio
Claudio GRISANCICH
Alida Valli che nel
Quaranta iera putela
1996/97
Mario LICALSI
Orazio Bobbio, Ariella Reggio
Slavko GRUM
Avvenimento
nella città di Goga
1971/72
Francesco MACEDONIO Franca Nuti, Gina Sammarco,
Gabriele Lavia, Franco Mezzera
Dante GUARDAMAGNA
Delitto e castigo
(da DOSTOEVSKIJ)
1972/73
Sandro BOLCHI
Regina Bianchi, Michele Abruzzo,
Gianni Galavotti, Anna Bonaiuto,
Geppy Glejeses
Ugo Pagliai, Angiola Baggi, Lino
Savorani, Orazio Bobbio, Giorgio
Valletta, Saverio Moriones
Autore
Titolo
Stagione Regia
Interpreti principali
Dante GUARDAMAGNA
e-Maria Silvia CODECASA
La breccia
1963/64
Ruggero JACOBBI
Oreste Rizzini, Nicoletta Rizzi, Lino
Savorani, Franco Mezzera, Massimo
De Vita, Vittorio Franceschi, Marisa
Fabbri
Margherita HACK
Variazioni sul cielo
2003/04
Fabio Massimo IAQUONE Sandra Cavallini
Peter HANDKE
Attraverso i villaggi
1984/85
Roberto GUICCIARDINI Marisa Fabbri, Giancarlo Dettori,
Giulio Brogi, Regina Bianchi, Anna
Teresa Rossini
Peter HANDKE
L’ora in cui non sapevamo
niente l’uno dell’altro
1994/95
Giorgio PRESSBURGER
Livio Bogatec, Patrizia Burul, Stojan
Colja, Andreina Garella, Alojz Milic,
Lucka Pockaj, Riccardo Maranzana,
Monica Samassa, Maurizio Soldà, e
con Mariano Rigillo (voce recitante)
Vaclav HAVEL
L’opera dello straccione
1975/76
Fulvio TOLUSSO
Corrado Gaipa, Marina Dolfin,
Umberto D’Orsi
Hugo von HOFFMANSTHAL
La leggenda di Ognuno
1957/58
Franco ENRIQUEZ
Ottorino Guerrini, Umberto Raho,
Carlo Bagno, Mario Verdani,
Lino Troisi, Marisa Bartoli, Lidia
Lagonegro, Lino Savorani, Mario
Adorf
Arthur HONEGGER
e Paul CLAUDEL
Giovanna d’Arco al rogo
1995-96
Antonio CALENDA
Daniela Giovanetti, Virginio Gazzolo
Odön von HORVATH
Storie del bosco viennese
1977-78
Franco ENRIQUEZ
Valeria Moriconi, Corrado Pani, Pina
Cei, Micaela Esdra, Nestor Garay
Odön von HORVATH
Fräulein Pollinger
1984-85
Giorgio PRESSBURGER
Daniela Mazzucato, Sandro
Massimini, Franco Nebbia
Bohumil HRABAL
Una solitudine
troppo rumorosa
1992-93
Giorgio PRESSBURGER
Paolo Bonacelli, Patrizia Burul,
Paolo Meloni, Franco Noè, Tiziano
Pelandi
Albert HUSSON
La cucina degli angeli
1954-55
Alessandro BRISSONI
Laura Solari, Gianni Mantesi, Pietro
Privitera
Henrik IBSEN
Il piccolo Eyolf
1967/68
Aldo TRIONFO
Giulio Bosetti, Franca Nuti, Paola
Bacci, Massimo Gridolfi
Henrik IBSEN
Casa di bambola
1973/74
Francesco MACEDONIO Ludovica Modugno, Carlo Montagna,
Mario Maranzana, Delia Bertolucci,
Franco Mezzera
Eugene JONESCO
Sicario senza paga
1968/69
Josè QUAGLIO
Giulio Bosetti, Marina Bonfigli, Alvise
Battain, Josè Quaglio
Georg KAISER
Davide e Golia
1957/58
Sandro BOLCHI
Ottorino Guerrini, Enrica Corti,
Carlo Bagno
Georg KAISER
Il funzionario Krehler
1979/80
Paolo MAGELLI
Cecilia Polizzi, Flavio Bucci, Gianni
Galavotti, Micaela Pignatelli
Tullio KEZICH
La coscienza di Zeno
(da I. SVEVO)
1978/79
Franco GIRALDI
Renzo Montagnani, Marina Dolfin,
Gianni Galavotti
Tullio KEZICH
La coscienza di Zeno
(da I. SVEVO)
2002/03
Pietro MACCARINELLI
Massimo Dapporto
Tullio KEZICH
e Luigi SQUARZINA
Bouvard e Peuchet
(da G. FLAUBERT)
1982/83
Giovanni PAMPIGLIONE Mario Maranzana, Vittorio
Franceschi
163
164
Autore
Titolo
Stagione Regia
Interpreti principali
Heinrich von KLEIST
La brocca rotta
1977/78
Giorgio PRESSBURGER
Paolo Bonacelli, Marina Dolfin,
Lino Savorani, Franco Jesurum,
Francesca Muzio
Pavel KOHOUT
Roulette
1976/77
Roberto GUICCIARDINI Regina Bianchi, Paolo Graziosi,
Lorenza Guerrieri, Daniele Griggio
Boris KOBAL e Maurizio SOLDÀ Bonjour TRIESTEsse
2003/04
Boris KOBAL
Boris Kobal, Maurizio Soldà
Franz Xavier KROETZ
Renzo e Anna
1974/75
Furio BORDON
Orazio Bobbio, Ariella Reggio
Eugene LABICHE
La Cagnotte
1959/60
Giacomo COLLI
Leonardo Cortese, Omero Antonutti,
Lino Savorani, Pina Cei
Stefano LAURI
Hänsel e Gretel
(dai F.lli Grimm)
1967/68
Ugo AMODEO
Edoardo Zammarchi, Maria Pia
Bellizzi, Mimmo Lo Vecchio, Mariella
Terragni
Vladimiro LISIANI
Un buso in mia contrada
1969/70
Francesco MACEDONIO Lidia Braico, Ariella Reggio, Cip
Barcellini, Franco Rossi, Giorgio
Valletta, Giusy Carrara, Fulvia
Gasser, Gianfranco Saletta
Enrico LUTTMANN
Sonno
2002/03
Marco CASAZZA
Paola Bonesi, Marco Casazza,
Adriano Giraldi, Enrico Luttmann,
Lorenzo Michelli, Alessandro Mizzi,
Andrea Orel, Mariella Terragni
Giuseppe MAFFIOLI
Del povaro soldato
(da RUZANTE)
1965/66
Giuseppe MAFFIOLI
Vittorio Franceschi, Oreste Rizzini,
Nicoletta Rizzi
Claudio MAGRIS
Stadelmann
1990/91
Egisto MARCUCCI
Tino Schirinzi, Barbara Valmorin,
Gianni De Lellis
Claudio MAGRIS
La mostra
2002/03
Antonio CALENDA
Roberto Herlitzka, Mario Maranzana
Curzio MALAPARTE
Das Kapital
1981/82
Franco GIRALDI
Mario Maranzana, Vittorio
Franceschi, Margherita Guzzinati
Libero MAZZI
Trieste con tanto amore
1968/69
Giulio BOSETTI
Cesco Baseggio, Giulio Bosetti,
Franca Nuti, Luigi Vannucchi
Libero MAZZI
Omaggio ai poeti triestini:
Camber Barni
1971/72
Arthur MILLER
Il crogiuolo
1974/75
Sandro BOLCHI
Marina Dolfin, Giorgio Valletta, Lino
Troisi, Ludovica Modugno, Franco
Mezzera
Sergio MINIUSSI
L’anno della peste
1959/60
Ugo AMODEO
Dario Mazzoli, Mario Licalsi, Giorgio
Valletta, Dario Penne, Franco
Jesurum
Sergio MINIUSSI
e Aldo TRIONFO
Dialoghi con Leucò
(da PAVESE)
1963/64
Aldo TRIONFO
Marisa Fabbri, Egisto Marcucci,
Nicoletta Rizzi, Franco Mezzera,
Oreste Rizzini
MOLIERE
Don Giovanni
1971/72
Giulio BOSETTI
Giulio Bosetti, Lino Savorani, Paola
Bacci, Giampiero Becherelli, Cesare
Gelli
Ferenc MOLNAR
La leggenda di Liliom
1959/60
Leonardo CORTESE
Leonardo Cortese, Anna Menichetti,
Lidia Lagonegro, Omero Antonutti,
Pina Cei, Lino Savorani
Robert MUSIL
Vinzenz e l’amica
degli uomini importanti
1963/64
Aldo TRIONFO
Marisa Fabbri, Vittorio Franceschi,
Franco Mezzera
Alfred de MUSSET
I capricci di Marianna
1956/57
Gianfranco DE BOSIO
Laura Solari, Giulio Bosetti, Cesco
Ferro, Ottorino Guerrini
Franca Nuti, Franco Mezzera
Autore
Titolo
Stagione Regia
Interpreti principali
Aldo NICOLAI
Gli asini magri
1960/61
Sandro BOLCHI
Luciano Alberici, Marisa Fabbri,
Anna Miserocchi, Margherita
Guzzinati, Omero Antonutti, Rino
Romano, Carlo Bagno
Clifford ODETS
La ragazza di campagna
1958/59
Franco ENRIQUEZ
Gianmaria Volontè, Ottorino
Guerrini, Enrica Corti
John OSBORNE
Motivo di scandalo
e riflessione
1965/66
Raffaele MAIELLO
Egisto Marcucci, Nicoletta Rizzi, Lino
Savorani, Vittorio Franceschi
John OSBORNE
Un patriota per me
1996/97
Giancarlo COBELLI
Massimo Belli
Moni OVADIA
Trieste, Ebrei e Dintorni
199798
Moni OVADIA
Moni Ovadia
Alcide PAOLINI
Lezione di tiro
1973/74
Furio BORDON
Giampiero Becherelli, Antonella
Marchi, Stefano Lescovelli
Pier Paolo PASOLINI
Calderon
1979/80
Giorgio PRESSBURGER
Paolo Bonacelli, Marina Dolfin,
Gianni Galavotti, Francesca Muzio
Pier Paolo PASOLINI
I Turcs tal Friùl
1994/95
Elio DE CAPITANI
Lucilla Morlacchi, Fabiano Fantini,
Renato Rinaldi, Giovanni Visentin
John PATRICK
Attimo fermati, sei bello!
1954/55
Gianfranco DE BOSIO
Laura Solari, Pietro Privitera, Grazia
Migneco, Gianni Mantesi
Franco PERO’
Winckelmann: “Finalmente
verrà la quiete”
1996/97
Franco PERO’
Giulio Brogi, Massimo De Rossi
Aldo PERRINI
Non si dorme a Kirkwall
1955/56
Gianfranco DE BOSIO
Pietro Privitera, Isabella Riva,
Marisa Mantovani, Mario Bardella,
Lino Savorani
Harold PINTER
Tradimenti
1988/89
Furio BORDON
Paola Bacci, Giampiero Bianchi,
Paolo Bonacelli
Luigi PIRANDELLO
Lumie di Sicilia
1955/56
Ottavio SPADARO
Pietro Privitera, Marisa Mantovani,
Isabella Riva
Luigi PIRANDELLO
Ma non è una cosa seria
1956/57
Carlo LODOVICI
Ottorino Guerrini, Giulio Bosetti,
Marisa Mantovani, Cesco Ferro, Lino
Savorani
Luigi PIRANDELLO
Questa sera
si recita a soggetto
1958/59
Franco ENRIQUEZ
Paola Borboni, Gianmaria Volontè,
Margherita Guzzinati
Luigi PIRANDELLO
Questa sera
si recita a soggetto
1986/87
Giuseppe
PATRONI GRIFFI
Mariano Rigillo, Paola Bacci,
Leopoldo Mastelloni, nella ripresa
Vittorio Caprioli, Giovanni Crippa,
Laura Marinoni
Luigi PIRANDELLO
L’imbecille-La patente
La giara
1959/60
Fulvio TOLUSSO
Carlo Bagno, Dario Mazzoli, Lino
Savorani, Mimmo Lo Vecchio, Giorgio
Valletta
Luigi PIRANDELLO
Sei personaggi
in cerca d’autore
1960/61
Giuseppe DI MARTINO
Marisa Fabbri, Anna Miserocchi,
Margherita Guzzinati, Lino Savorani,
Carlo Bagno
Luigi PIRANDELLO
Sei personaggi
in cerca d’autore
1987/88
Giuseppe
PATRONI GRIFFI
Vittoriti Caprioli, Mariano Rigillo,
Ilaria Occhini, Giovanni Crippa,
Laura Marinoni, Caterina Boratto
Luigi PIRANDELLO
Così è se vi pare
1961/62
Sandro BOLCHI
Gianni Musy, Gina Sammarco, Mario
Pisu, Margherita Guzzinati, Marisa
Fabbri, Omero Antonutti
Luigi PIRANDELLO
Enrico IV
1966/67
Giuseppe MAFFIOLI
Renzo Ricci, Eva Magni, Mariangela
Melato
165
166
Autore
Titolo
Stagione Regia
Interpreti principali
Luigi PIRANDELLO
Non si sa come
1969/70
Josè QUAGLIO
Giulio Bosetti, Anna Maria Gherardi,
Giampiero Becherelli
Luigi PIRANDELLO
Ciascuno a modo suo
1988/89
Giuseppe
PATRONI GRIFFI
Mariano Rigillo, Ilaria Occhini,
Giovanni Crippa, Laura
Marinoni,Vittorio Caprioli
Stefano PIRANDELLO
La scuola dei padri
1954/55
Ottavio SPADARO
Pietro Privitera, Carla Bizzarri,
Gianni Mantesi
PLAUTO
Anfitrione
1955/56
Ottavio SPADARO
Mario Mariani, Marisa Mantovani,
Mario Bardella
Giovanni POLI
La commedia degli Zanni
1967/68
Giovanni POLI
Franco Jesurum, Mimmo Lo Vecchio,
Orazio Bobbio, Giorgio Valletta,
Gabriele Lavia, Lidia Braico, Mario
Valgoi, Salvo Anselmo, Leda Palma
Giovanni POLI
L’alfabeto dei villani
1971/72
Giovanni POLI
Aldo Bonato, Daniela Foà, Michela e
Sandra Martni, Mario Zanotto
Marco PRAGA
Le vergini
1955/56
Ottavio SPADARO
Mario Mariani, Mario Bardella,
Marisa Mantovani, Lino Savorani
Giorgio PRESSBURGER
Karl Valentin Kabarett
1980/81
Giorgio PRESSBURGER
Vittorio Caprioli, Gianni Galavotti,
Paolo Rossi, Jole Si/vani
Giorgio PRESSBURGER
Eroe di scena
fantasma d’amore (Moissi)
1985/86
Giorgio PRESSBURGER
Carlo Simoni, Lea Padovani, Aldo
Reggiani, Claudio Gora, Lidia
Kozlovich, Gian Paolo Poddighe
Stanislawa PRZYBYZEWSKA
e Andrzej WAJDA
L’affare Danton
1982-83
Maciej KARPlNSKY
Mario Maranzana, Vittorio Franceschi
RECITAL di Paola Borboni
1958/59
RECITAL di Diana Torrieri
RECITAL di Paola Borboni
1959/69
Fantasia in nero
1959/69
RECITAL di Paola Borboni
1960/61
RECITAL di Marisa Fabbri
1963/64
Antonio RICCARDINI
L’ultimo de carneval
1971/72
Francesco MACEDONIO Mimmo Lo Vecchio, Orazio Bobbio,
Ariella Reggio, Giorgio Valletta
Franco Jesurum, Luciano Virgilio,
Marino Masè
Renzo ROSSO
Il pianeta indecente
1983/84
Roberto GUICCIARDINI Giulio Brogi, Leda Negroni, Anna
Teresa Rossini
William SAROYAN
I giorni della vita
1956/57
Franco ENRIQUEZ
Ottorino Guerrini, Marisa
Mantovani, Cesco Ferro, Camillo
Milli, Giulio Bosetti, Vittorio Congia,
Lino Troisi
Jean-Paul SARTRE
Nekrassov
1969/70
Ernesto GUIDA
Giulio Bosetti, Mario Pisu,
Marianella Laszlo, Lino Savorani,
Gianni Musy
Friedrich SCHILLER
Intrigo e amore
1993/94
Nanni GARELIA
Ottavia Piccolo, Dorotea Aslanidis,
Gianni De Lellis, Graziano Piazza,
Virginio Gazzolo
Eric-Emmanuel SCHMITT
(traduzione: Enzo SICILIANO)
Il visitatore
1995/96
Antonio CALENDA
Turi Ferro, Kim Rossi Stuart, Sabina
Vannucchi, Sergio Tardioli
Arthur SCHNITZLER
Anatol
1975/76
Roberto GUICCIARDINI Gabriele Lavia, Manuela
Kustermann, Virgilio Zernitz
Autore
Titolo
Stagione Regia
Interpreti principali
Arthur SCHNITZLER
Anatol
1992/93
Nanni GARELLA
Roberto Sturno, Gianni De Lellis,
Sara Alzetta, Monica Bucciantini,
Nicoletta Corradi, Alvia Reale,
Stefania Barca
Arthur SCHNITZLER
Casanova a Spa
1987/88
Luca de FUSCO
Mariano Rigillo, Vittorio Franceschi,
Anna Teresa Rossini, Giampiero
Becherelli
William SHAKESPEARE
Amleto
1998/99
Antonio CALENDA
Kim Rossi Stuart, Gianni Musy,
Osvaldo Ruggieri, Alvia Reale, Gia
nfranco Varetto, Rossana Mortara,
Alessandro Preziosi
William SHAKESPEARE
Come vi garba
1964/65
Eriprando VISCONTI
Marisa Fabbri, Nicoletta Rizzi,
Franco Mezzera, Lino Savorani,
Vittorio Franceschi
William SHAKESPEARE
La bisbetica domata
1958/59
Franco ENRIQUEZ
Enrica Corti, Ottorino Guerrini,
Carlo Bagno, Gianmaria Volontè,
Lino Savorani, Cesco Ferro,
Margherita Guzzinati
William SHAKESPEARE
La dodicesima notte
1960/61
Giovanni POLI
Carlo Bagno, Ottorino Guerrini,
Marisa Fabbri, Anna Miserocchi,
Margherita Guzzinati, Omero
Antonutti
William SHAKESPEARE
Macbeth
1966/67
Tino BUAZZELLI
Tino Buazzelli, Paola Mannoni,
Egisto Marcucci
William SHAKESPEARE
Molto rumore per nulla
1957/58
Franco ENRIQUEZ
Enrica Corti, Antonio Pierfederici
Lino Troisi, Ottorino Guerrini, Carlo
Bagno
William SHAKESPEARE
Otello
1965/66
Beppe MENEGATTI
Luigi Vannucchi, Nicoletta Rizzi,
Egisto Marcucci, Vittorio Franceschi,
Oreste Rizzini
William SHAKESPEARE
Otello
2001/02
Antonio CALENDA
Michele Placido, Sergio Romano,
Giancarlo Cortesi, Giorgio Lanza,
Rossana Mortara, Valentina Valsania
William SHAKESPEARE
Re Lear
2003/04
Antonio CALENDA
Roberto Herlitzka, Daniela
Giovanetti, Luca Lazzareschi,
Alessandro Preziosi, Giorgio Lanza,
Rossana Mortara, Osvaldo Ruggieri
William SHAKESPEARE
Riccardo III
1989/90
Gabriele LAVIA
Gabriele Lavia, Monica Guerritore,
Dorotea Aslanidis, Gianni De Lellis,
Barbara Valmorin, Giorgio Crisafi
William SHAKESPEARE
Riccardo II
1991/92
Glauco MAURI
Roberio Sturno, Gianni Galavotti,
Ireneo Petruzzi, Donatello Falchi
William SHAKESPEARE
Riccardo III
1996/97
Antonio CALENDA
Franco Branciaroli, Lucilla
Morlacchi, Anita Bartolucci, Giorgio
Bonino, Gea Lionello, Antonio Zanol
etti
George Bernard SHAW
L’uomo del destino
1956/57
Gianfranco DE BOSIO
Laura Solari, Giulio Bosetti, Cesco
Ferro
Georges SHEHADE
La storia di Vasco
1962/63
Aldo TRIONFO
Marisa Fabbri, Renzo Montagnani,
Vittorio Franceschi, Massimo De Vita
167
168
Autore
Titolo
Stagione Regia
Interpreti principali
Valeria SISTO COMAR
La santa calce
1965/66
Nicoletta Rizzi, Ottavio Di Donato,
Giorgio Valletta, Lino Savorani,
Tonino Pavan, Stella Migliore
SOFOCLE
Elettra
Estate ’64 Fulvio TOLUSSO
Marisa Fabbri, Fosco Giacchetti,
Adriana Innocenti, Franco Mezzera,
Egisto Marcucci, Nicoletta Rizzi,
Paola Boccardo
SOFOCLE
Edipo a Colono
Estate ’66 Edmo FENOGLIO
Tino Buazzelli, Roldano Lupi, Giulia
Lazzarini, Raul Grassilli, Paola
Mannoni, Tino Bianchi, Omero Antonutti
SOFOCLE
scrittura rievocativa
di Ruggero CAPPUCCIO
Edipo a Colono
1996/97
Antonio CALENDA
Roberto Herlitzka, Piera Degli Esposti,
Ester Galazzi, Dodo Gagliarde,
Gino Monteleone, Paolo Fagiolo,
Stefano Galante, Antonio Tallura, M
aurizio Zacchigna
SOFOCLE
Edipo Re
1967/68
Orazio COSTA
Giulio Bosetti, Franca Nuti, Mario
Valgoi, Gabriele Lavia
Marko SOSIC
Ballerina Ballerina
1996/97
Branko ZAVRSAN
Lucka Pockaj
Luigi SQUARZINA
Tre quarti di lana
1961/62
Fulvio TOLUSSO
Marisa Fabbri, Gianni Musy, Omem
Antonutti, Mario Maranzana, Omera
Lazzari
Luigi SQUARZINA
Romagnola
1964/65
Eriprando VISCONTI
Adriana Innocenti, Vittorio
Franceschi, Franco Mezzera
Anna GRUBER
Luigi SQUARZINA e Tullio KEZICH (Vedi Tullio KEZICH)
August STRINDBERG
Il pellicano
1980/81
Gabriele LAVIA
Gabriele Lavia, Lea Padovani, Carlo
Simoni, Paola Pitagora
Italo SVEVO
Inferiorità
1955/56
Ottavio SPADARO
Filippo Scelzo, Mario Bardella
Italo SVEVO
Un marito
1960/61
Sandro BOLCHI
Luciano Alberici, Anna Miserocchi,
Omero Antonutti, Marisa Fabbri,
Margherita Guzzinati
Italo SVEVO
L’avventura di Maria
1968/69
Aldo TRIONFO
Franca Nuti, Gianni Galavotti,
Massimo De Francovich, Paola Bacci
Italo SVEVO
Terzetto spezzato
1973/74
Furio BORDON
Giampiero Becherelli, Stefano
Lescovelli, Antonella Marchi
Italo SVEVO
Caro bonbon
1990/91
Marco SCIACCALUGA
Massimo De Francovich
Italo SVEVO
L’avventura di Maria
1995/96
Nanni GARELLA
Gabriele Ferzetti, Patrizia Zappa
Mulas, Gianni De Lellis, Giorgio
Lanza, Umberto Raho, Stefania
Stefanin, Riccardo Maranzana,
Barbara Trost, Daniele Bonnes
Italo SVEVO
Senilità
adattamento di Alberto BASSETTI
1997/98
Francesco MACEDONIO Roberto Herlitzka, Lucka Pockaj, Alvia
Reale
John Milhngton SYNGE
Il furfantello dell’ovest
1961/62
Fulvio TOLUSSO
Gino Cavalieri, Gianni Musy, Carlo
Bagno, Gina Sammarco, Marisa
Fabbri, Omero Antonutti
Carlo TERRON
Avevo più stima dell’idrogeno 1959/60
Mario MARANZANA
Pina Cei, Omero Antonutti, Dario
Penne
Charles THOMAS
Jenny nel frutteto
Ottavio SPADARO
Marisa Mantovani, Mario Bardella
Sergio TOFANO (Stò)
Una losca congiura
1955/56 Spiro DALLA PORTA
ovvero Barbariccia contro Bonaventura
1955/56
Allievi della Scuola di Recitazione
Autore
Titolo
Stagione Regia
Interpreti principali
Sergio TOFANO (Stò)
L’isola dei pappagalli
1956/57
Spiro DALLA PORTA
Maria Grazia Spinazzi, Cesco Ferro
Sergio TOFANO (Stò)
Bonaventura,
veterinario per forza
1957/58
Spiro DALLA PORTA
Allievi
della Scuola di Recitazione
Fulvio TOMIZZA
Vera Verk
1962/63
Fulvio TOLUSSO
Paola Borboni, Fosco Giachetti,
Marisa Fabbri, Edda Valente, Renzo
Montagnani, Lino Savorani
Fulvio TOMIZZA
La storia di Bertoldo
1968/69
Giovanni POLI
Franco Mezzera, Marina Bonfigli,
Alvise Battain, Lino Savorani
Fulvio TOMIZZA
L’idealista (da I. CANKAR)
1976/77
Francesco MACEDONIO Corrado Pani, Leda Negroni, Carlo
Cattaneo, Nestor Garay
Aldo TRIONFO e Sergio MINIUSSI (vedi Sergio MINIUSSI)
Aldo TRIONFO
e Tonino CONTE
Sandokan, Yanez e i tigrotti 1969/70
della Malesia alla conquista
della Perla di Labuan (da Salgari)
Aldo TRIONFO
Giulio Brogi, Claudia Giannotti,
Lino Savorani, Franco Mezzera,
Antonio Francioni, Franco Jesurum,
Orazio Bobbio, Saverio Moriones,
Mimmo Lo Vecchio
Aldo TRIONFO
e Tonino CONTE
Margherita Gautier:
1970/71
la dame aux camelias (da Dumas)
Aldo TRIONFO
Valeria Moriconi, Lia Zoppelli,
Gianni Agus, Ennio Balbo, Rodolfo
Baldini
David Maria TUROLDO
Il martirio di Lorenzo
1965/66
Giuseppe MAFFIOLI
Egisto Marcucci, Vittorio Franceschi,
Enrico d’Amato
Heinrich von KLEIST
Anfitrione
2001/02
Shahroo KHERADMAND Roberto Herlitzka,
Giorgio Lanza, Rossana Mortara
Franz WEDEKIND
Il Marchese von Keith
1979/80
Nino MANGANO
Luigi Diberti, Valeria Ciangottini,
Pietro Biondi, Gianni Galavotti
Tennessee WILLIAMS
Zoo di vetro
1979/80
Tatiana PAVLOVA
Tatiana Pavlova, Marisa Mantovani,
Paolo Privitera, Mario Mariani
Tennessee WILLIAMS
Lo zoo di vetro
1989/90
Furio BORDON
Piera Degli Esposti, Franco
Castellano, Diego Ribon, Beatrice
Visibelli
Carl ZUCKMAYER
Il capitano di Köpenik
1973/74
Sandro BOLCHI
Renato Rascel, Lino Savorani, Elio
Crovetto, Nino Pavese
169
Teatro Stabile
del Friuli-Venezia Giulia
170
Le pubblicazioni
«Teatro Copioni»: la prima collana di volumi del Teatro Stabile
Del Bianco Editore
1. “Il
piccolo Eyolf”
2. “La
3. “Il
4. “I
di Henrik Ibsen. Versione di Gennaro Pistilli. Note di Francesco Macedonio alla regia di Aldo Trionfo
storia di Bertoldo”
di Fulvio Tomizza (da Giulio Cesare Croce). Note di regia di Giovanni Poll
mio Carso”
nobili ragusei”
5. “Sandokan
di Marino Darsa. Prima versione italiana di Lino Carpinteri e Mariano Faraguna
Yanez e i tigrotti della Malesia alla conquista della Perla di Labuan”
6. “Margherita
7. “Don
di Scipio Slataper. Riduzione per le scene di Furio Bordon. Note di regia di Francesco Macedonio
di Aldo Trionfo e Tonino Conte (da Emilio Salgari)
Gautier la Dame aux camélias”
Giovanni”
di Aldo Trionfo e Tonino Conte (da Alessandro Dumas figlio).
Note di Alessandro Giupponi alla regia di Aldo Trionfo
di Molière. Traduzione di Giulio Bosetti.
8. “Amico
sciacallo. Canto e controcanto”
9. “Delitto
e castigo”
10.
di Henrik Ibsen. Versione di Gennaro Pistilli. Note di Francesco Macedonio alla regia di Aldo Trionfo
da Dostoevskij.
Riduzione teatrale in 2 tempi di Dante Guardamagna
“Il capitano di Köpenick”
di Zuckmayer.
Versione italiana di Lino Carpinteri e Mariano Faraguna
I «Quaderni» pubblicati dal Teatro Stabile
12. Svevo
“per noi” oggi
La coscienza di Zeno
13. Arbuzov:
14. Carlo
la santa ingenuità del teatro
Vecchio mondo
Goldoni “Una donna di garbo”
15. Georg
Kaiser
16. Franz
Wedekind “Il marchese von Keith”
17. L’uso
della vita
Il funzionario Krehler: alla ricerca dell’tiomo nuovo
Calderon di Pasolini
18. August
19. Karl
Strindberg: la bellezza tragica della vita
Il pellicano
Valentin “Cabaret”
20. Eduardo:
21. Le
vita di un attore comico
marionette di Vittorio Podrecca
22. Curzio
Malaparre “Das Kapital”
23. “L’affare
24. Le
Danton” di Stanislava Przbyzewska
marionette di Podrecca
Il mondo della luna di C. Goldoni
25. “Bouvard
e Pouchet” di Tullio Kezich e Luigi Squarzina (da Gustave Flaubert)
26. Dürrenmatt
27. “Il
“Romolo il grande”
pianeta indecente”
28. “L’amore
delle tre melarance”
29. “Fraulein
Pollinger”
30. “Attraverso
31. “I
i villaggi”
Rusteghi” di Carlo Goldoni
32. “Eroe
di scena fantasma d’amore (Moissi)”
33. “Baal”
34. “L’adulatore”
35. “Questa
sera si recita a soggetto”
36. “Casanova
37. “Beckett
38. “Sei
a Spa”
concerto”
personaggi in cerca d’autore”
39. “Ciascuno
40. Harold
a suo modo”
Pinter “Tradimenti”
41. “Riccardo
III”
I «Quaderni» del Teatro Stabile - Art& e Arti Grafiche Friulane
42. America
43. “Il
del ‘900
Lo zoo di vetro
viaggio incantato”
171
172
44. Vittorio
45. Il
Franceschi “Scacco pazzo”
pianeta degli ultimi anni
Stadelmann di Claudio Magris
45 bis. “Caro
46. William
bonbon”
dall’Epistolario e dall’Album di famiglia di Italo Svevo
Shakespeare “Riccardo II”
47. “Oblomov”
di Ivan Goncarov, adattamento teatrale di Furio Bordon
48. “Jack
lo sventratore”
49. “Una
solitudine troppo rumorosa”
di Vittorio Franceschi
di Bobumil Hrabal, versione teatrale di Giorgio Pressburger
50. “Anatol”
di Arthur Schnitzler, versione italiana di Furio Bordon
51. “L’idiota”
52. “Intrigo
di F. M. Dostoevskij, adattamento teatrale di Furio Bordon su un’ipotesi drammaturgica
di Padre D. Maria Turoldo
e amore”
53. “Medea”
54. “L’ora
55. “I
di Friedrich Schiller, traduzione di Aldo Busi
di Franz Grillparzer, traduzione di Claudio Magris
in cui non sapevamo niente l’uno dell’altro”
di Peter Handke, testi di Mario Brandolin, Peter Handke, Giorgio Pressburger, Sabrina Morena,
Rolando Zorzi
Turcs tal Friúl”
56. “L’avventura
di Pier Paolo Pasolini, testi di Pier Paolo Pasolini, Gianfranco Contini, Novella Cantarutti, Nico Naldini,
Elio De Capitani
di Maria”
di Italo Svevo, testi di Antonio Calenda, Nanni Garella, Franca Nuti, Ruggero Rimini, Italo Svevo,
Patrizia Zappa Mulas
I «Quaderni» del Teatro pubblicati dal Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia
57. “Anima e Corpo” (2 ediz.)
di Vittorio Gassman, testi di Antonio Calenda, Roberto De Monticelli, Giacomo Gambetti,
Vittorio Gassman, Maria Grazia Gregori, Rita Sala
58. Gigi
Proietti: un attore e il suo teatro
testi di Mario Brandolin, Antonio Calenda, Roberto De Monticelli, Rita Sala
59. “Un’indimenticabile serata ovvero gli asparagi e l’immortalità dell’anima”
da Achille Campanile, testi di Carlo Bo, Antonio Calenda, Oreste Del Buono, Franco Quadri,
Enzo Siciliano
60. “Edipo
a Colono”
61. “Bugie
Sincere”
62. “Irma
la dolce”
63. “Senilità”
64. “Riccardo
di Vittorio Gassman, testi di Vittorio Gassman, Ruggero Cappuccio, Peter Brown
di Alexandre Breffort - Marguerite Monnot, testi di Rita Sala, Danilo Soli, Didier C. Deutsch
da Italo Svevo, adattamento teatrale di Alberto Bassetti, testi di Italo Svevo, Alberto Bassetti,
Daniele Del Giudice, Mario Brandolin
III”
65. “Amleto”
66. “Ma
di Sofocle, scrittura rievocativa di Ruggero Cappuccio, testi di Antonio Calenda, Ruggero Cappuccio
di William Shakespeare, traduzione di Patrizia Valduga, testi di Mario Brandolin, Alessandro Serpieri,
Giovanna Mochi, Patrizia Valduga
di William Shakespeare, traduzione di Agostino Lombardo, testi di Mario Brandolin, Agostino Lombardo,
Alessandro Serpieri, Roberta Gefter Wondrich, Renzo S. Crivelli, Giuseppina Restivo, Guido Botteri
che c’entra Peter Pan?”
di Alberto Bassetti
67. “Rappresentazione
68. “Antigone”
della Passione”
elaborazione drammaturgica di Antonio Calenda, testi di Odoardo Bertani, Guido De Monticelli,
Angelo Mandorlo, Renzo Tian
di Jean Anouilh, versione italiana di Furio Bordon, testi di Furio Bordon, Antonio Calenda, Ilaria Lucari
69. I
Piccoli di Podrecca
70. “Agamennone” e “Coefore”
di Eschilo, traduzione di Manara Valgimigli, testi di Antonio Calenda, Caterina Barone, Ilaria Lucari
71. “La
Mostra”
72. “Eumenidi”
73. “Pallido
73. “Re
di Claudio Magris, testi di Guido Botteri, Cesare De Michelis, Luca Doninelli, Enzo Golino, Ilaria Lucari,
Lorenzo Mondo, Ermanno Paccagnini, Giovanni Raboni
di Eschilo, traduzione di Manara Valgimigli, testi di Antonio Calenda, Caterina Barone, Ilaria Lucari
Oggetto del Desiderio”
Lear”
adattamento teatrale di René De Ceccatty e Alfredo Arias, testi di Alfredo Arias, René De Ceccatty
di William Shakespeare, traduzione di Agostino Lombardo, testi di Antonio Calenda, Agostino Lombardo,
Paolo Quazzolo, Giuseppina Restivo
Edizioni speciali
“Il nuovo vecchio Rossetti”
a cura di Guido Botteri e Stefano Curti
173
174
Teatro Stabile
del Friuli-Venezia Giulia
Mariagiovanna ELMI
presidente
Tiziana BENUSSI
Lino CARPINTERI
Fabrizio CIGOLOT
Antonio PAOLETTI
Roberto PIAGGIO
consiglieri
L’organigramma 2004-2005
Antonio CALENDA
direttore
Sergio DOVGAN
direttore amministrazione
Stefano CURTI
direttore marketing e produzione
Paolo GIOVANAZZI
responsabile tecnico
Roberta TORCELLO
collegio dei revisori
responsabile produzione
Cosimo CECERE
presidente
Giuseppe DI BARTOLO ZUCCARELLO
Paolo MUSOLLA
Lucia DUSSI
Diego PECAR
Daniela SFERCO
ufficio amministrazione
soci
Comune di Trieste
Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia
Provincia di Gorizia
Provincia di Pordenone
Provincia di Trieste
Provincia di Udine
Camera di Commercio Industria
Artigianato e Agricoltura di Trieste
Unicredit Banca Spa
Massimo CARLI
Flavio DOGANI
Giuliano GIONCHETTI
Rosaria SCHIRALDI
Roberto STAREC
Massimo TATARELLA
Carlo TURETTA
Giorgio ZARDINI
Radivoi ZOBIN
ufficio tecnico
Emmanuele BONNES
Oriana CRESSI
Marzia GALANTE
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ufficio marketing e comunicazione
Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia
Viale XX Settembre, 45
34126 TRIESTE
tel. 040.3593511
fax 040.3593555
www.ilrossetti.it
e-mail [email protected]
Giampaolo ANDREUTTI
ufficio produzione
Ada D’ACCOLTI
Bruno BOBINI
ufficio segreteria
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