Speciale
LENTI OFTALMICHE
Dossier. Acutezza visiva
In collaborazione con Società Optometrica Italiana S.OPT.I.
Visione e computer: comfort ed efficienza
In collaborazione con Optomaster
Gli effetti della luce blu
di Paola Ferrario
Dalle APP alle lenti e trattamenti per chi usa dispositivi digitali
DAI Optical
Acuità visiva e personalizzazione, protezione e prevenzione
Essilor
Novità: le lenti Hoya Bluecontrol
Hoya
Benessere visivo in ufficio: una questione di lenti e postura
Zeiss
2013
PROFESSIONAL
In collaborazione con Società Optometrica Italiana S.OPT.I.
AV COME VALUTARE CORRETTAMENTE L’ACUTEZZA VISIVA (AV) MEDIA DI UNA POPOLAZIONE
Acutezza visiva
di Alessio Facchin
L’
acutezza visiva (AV) cioè la capacità risolutiva dell’occhio di discriminare dettagli fini
(Bailey, 2006), pur essendo una delle abilità del sistema visivo è spesso assunta come unico valore di riferimento per indicarne l’integrità
(Calossi, 1992).
L’AV è spesso sottovalutata o quantomeno valutata con
criteri poco scientifici. Ciò è inevitabile nella pratica clinica quotidiana laddove l’acutezza visiva è solamente
determinata in relazione all’ametropia presente, prima
e dopo la refrazione soggettiva; è un contesto nel quale
non è necessaria una misura raffinata ma solo una sua
stima ragionevole.
La valutazione accurata dell’AV assume invece un’importanza maggiore quando avviene a fini diagnostici, in
caso di ipovisione e, soprattutto, quando la si misura a
scopo di ricerca. In questi casi è necessario utilizzare i
mezzi, le tecniche e le tecnologie migliori, finalizzati a
ottenere dati validi e affidabili.
Purtroppo, storicamente, la corretta valutazione dell’AV
è stata vittima sia di errori storici (Calossi, 1992; Velasco, Cruz, 1990), sia di errori metodologici (Holladay,
2004; Holladay, Prager, 1991). In questa trattazione mi
riferirò a un errore metodologico riguardante il calcolo dell’acutezza visiva media, ovvero la capacità discriminativa media di una certa popolazione di soggetti.
È importante conoscerne gli aspetti teorici e clinici, poiché riguarda una delle funzioni visive di base e riveste
quindi un ruolo primario nelle competenze che ogni
professionista della visione deve possedere.
Per calcolare l’acutezza visiva media di due occhi, per
esempio di due soggetti diversi e quindi senza alcuna
relazione tra loro, è necessario andare oltre la media
aritmetica: se il primo presenta un’AV di 2/10 mentre
il secondo presenta un’AV di 8/10, la media aritmetica
sarebbe di 5/10 mentre in realtà l’acutezza visiva media di questi due occhi, calcolata nella maniera corretta,
è di 4/10, una differenza di ben una linea di acutezza!
Questa discrepanza, che è un reale errore metodologico,
deriva dalla mancata applicazione del giusto calcolo da
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utilizzare in questa e altre misure psicofisiche sensoriali
(di cui l’acutezza visiva fa parte) di cui bisogna seguirne
le regole e i principi (Westheimer, 1979).
Questo aspetto, oltre che un problema di tipo metodologico riservato ai ricercatori, riguarda anche la normale pratica clinica. In effetti, per essere precisi nella
misurazione dell’acutezza visiva è necessario ripetere
più volte la misura. Le tavole tipo Bailey Lovie, ETDRS e altre tavole con una costruzione simile presentano infatti, oltre alla singola scala con righe che vanno
da 0,05 oppure 0,1 a 2,0 (decimale), la ripetizione dei
valori di AV più elevati in altri due settori laterali della
tavola. Questa opzione è stata realizzata per consentire
l’utilizzo di sequenze di simboli diversi durante l’esame
dell’occhio destro, del sinistro e in visione binoculare;
ma può anche essere utilizzata per ripetere la misura
più di una volta. Valutando più volte l’acutezza visiva
è necessario calcolarne correttamente il valore medio.
Le premesse teoriche relative alla misurazione dell’AV
risalgono a Donders, Snellen e Monoyer, quando le tavole ottotipiche avevano simboli con dimensioni ricavate dalla frazione di Snellen (Figura 1). Gli ottotipi
in queste tavole (tutt’oggi assai diffuse) seguono una
progressione di tipo aritmetico e tipicamente coprono i valori da circa 0,1 (ovvero 1/10 o 20/200 oppure
6/60) fino a circa 1,2 (ovvero 12/10 o 20/16 oppure
6/5), con passaggi di 0,1 tra una linea all’altra. In queste tavole l’acutezza visiva viene contemporaneamente
indicata nei vari modi: come frazione di Snellen con
valori in piedi (20/x), con valori in metri (6/x) oppure,
secondo la reinterpretazione di Monoyer (definita anche pseudo-Snellen) come frazione decimale (x/10). In
realtà l’espressione più chiara è quella che si riferisce
al valore decimale diretto (esempio: 1,0) indipendente
dalla relazione con l’unità di misura di base, anche se
è molto diffuso e radicato (in Italia) il riferimento alla
frazione decimale (i famosi “dieci-decimi”).
Tabelle più recenti come le ETDRS (Early Treatment
Diabetic Retinopathy Study), ritenute il “Gold standard” per la misurazione dell’acutezza visiva (Ferris et
PROFESSIONAL
al., 1982), seguono invece un logica differente; derivano dal design delle tavole originariamente progettate
da Ian Bailey and Jan Lovie (Bailey, Lovie, 1976) ed
utilizzano le lettere Sloan come ottotipi (Figura 2) che
consistono in lettere formate da matrici 5x5 rispetto alle
precedenti British con matrice 5x4 utilizzate da Bailey
e Lovie. Sono basate su una progressione degli stimoli
di tipo geometrico o logaritmico, (il cui l’incremento è
legato al logaritmo del minimo angolo di risoluzione).
La progressione geometrica o logaritmica delle linee,
nella tavola dell’acutezza visiva, è stata scelta perché è
la funzione che segue i medesimi principi matematici di
altre abilità visive (psicofisiche); pertanto la scala LogMAR esprime il valore di acutezza visiva secondo una
scala logaritmica, in linea con le altre funzioni sensoriali.
In queste tavole, la presenza costante di 5 simboli ogni
riga permette di applicare un metodo di misurazione
più preciso; è infatti nota la difficoltà, a parità di lettura, di stabilire qual è il corretto valore finale di acutezza
visiva: la soglia psicofisica che abilita a segnalare il corretto riconoscimento di un livello di acutezza visiva è
aver riconosciuto correttamente almeno il 50% +1 dei
simboli (Bailey, 2006). Ciò corrisponde a una soglia di
riconoscimento corretto di almeno 3 simboli su 5. Questo criterio è valido per qualsiasi riga della tabella, dalla
prima all’ultima. Per migliorare la precisione bisogna
considerare la lettura (o la non lettura) di ogni simbolo
della riga in esame e di quella succcessiva, indicando
quanti simboli sono stati letti (su 5) e quanti ne sono stati correttamente riconosciuti nella riga successiva, contrassegnandoli come +1 o +2 (Holladay, 1997). Quindi,
ad esempio, 1.0 5/5 indicherà la completa lettura della
riga del valore 1.0, che rappresenta un valore superiore a 1.0 3/5, ma risulta inferiore a 1.0 5/5 +2. Questo
metodo, più dettagliato è stato definito come valutazione dell’acutezza visiva lettera per lettera (Bailey, 2006).
La compresenza di diversi tipi di tabelle e diversi tipi di
notazione, nella pratica clinica, può comunque indurre
difficoltà e creare confusione se i termini della questione non sono perfettamente chiari. Di base le tabelle a
progressione aritmetica utilizzano una scala di misurazione decimale, mentre le tavole a progressione logaritmica utilizzano la scala LogMAR, ovvero il logaritmo
del minimo angolo di risoluzione.
È necessario specificare anche che sebbene molte tavole
ricalchino il design ETDRS, solo alcune di esse possono essere definite come tali. Le originali tavole ETDRS
(standard) sono infatti retroilluminate e presentano 4
specifici set di lettere e non presentano ulteriori ripetizioni di righe ad elevata AV. Altre tavole cartacee, sebbene
riprendano il design delle ETDRS, non sono definibili
come tali in quanto primariamente non sono standard,
non sono retroilluminate e utilizzano set di lettere o altri simboli differenti. Queste tabelle possono essere definite come a spaziatura proporzionale o di tipo Bailey
Lovie. Difatti, i produttori le definiscono come: Tavola con lettere Sloan, spaziata proporzionalmente con 5
simboli per ogni riga.
Anche se da ogni tipologia di tavola è stata derivata una
Figura 1. Tavola per l’acutezza visiva secondo Snellen. Vi sono
rappresentati gli ottotipi originali di Snellen di tipo Serif e la
progressione aritmetica degli ottotipi.
Figura 2. Tavola per l’acutezza visiva ETDRS a progressione
logaritmica, con affollamento costante tra gli ottotipi e le righe e con
5 simboli per ogni riga.
PROFESSIONAL OPTOMETRY
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PROFESSIONAL
specifica scala per la notazione dell’AV, possono essere
utilizzate per la trascrizione dell’AV entrambe le scale
indipendentemente dalla tipologia di tavola utilizzata.
Le tavole più complete (tipo Bailey-Lovie) infatti riportano diverse scale di riferimento ed è quindi opportuno,
quando si trascrive l’AV, segnalare oltre al valore anche
la scala utilizzata; un valore 1.2 in scala decimale è infatti un ottimo valore di AV, ma diviene un valore diverso ed inadeguato in scala LogMAR. Nella tabella 1 è
riportata la conversione tra la scala LogMAR e la scala
decimale. Le formule generali per la conversione sono:
Come argomentato in precedenza, sarebbe ottimale utilizzare la scala logaritmica per la notazione. Diverse funzioni sensoriali presentano infatti una relazione di tipo
logaritmico tra l’intensità dello stimolo e l’entità della
risposta. Anche l’acutezza visiva fa parte di queste variabili psicofisiche e, per una sua corretta valutazione
scientifica, deve essere rappresentata con valori in scala logaritmica; ciò permette inoltre di effettuare facilmente e correttamente anche i vari calcoli matematici
e statistici necessari. Come accennato in precedenza la
valutazione dell’AV lettera per lettera ne permette una
quantificazione più precisa. Con le tavole tipo BaileyLovie o ETDRS l’attribuzione del valore specifico di AV
lettera per lettera è facilmente tramutabile nel punteggio
finale in quanto non è necessario segnare quanti simboli in più o in meno vengono letti. Ogni simbolo vale
0,02 indipendentemente dalla sua posizione nella tabella, quindi ogni lettera letta in più risulterà un valore di
0,02 da sottrarre al valore finale, mentre ogni omissione
sarà valutata con +0,02. Benché sia la più utilizzata in
ambito scientifico, la scala logaritmica è poco applicata
nella pratica clinica. Presenta però vari vantaggi: quando bisogna effettuare dei calcoli, anche semplici come
la media di due o tre valori, ciò può essere effettuato
direttamente. Inoltre sui valori in scala logaritmica è
possibile effettuare tutte le analisi statistiche possibili, comprese quelle descrittive più note come media e
deviazione standard, ma anche quelle inferenziali più
sofisticate. È da notare, visto che la scala di misura non
è lineare, che il calcolo della deviazione standard su
scala decimale è teoricamente errato (Holladay, 1997).
L’acutezza visiva decimale è infatti rappresentata secondo una scala aritmetica, quindi il corretto valore medio
dell’acutezza visiva può essere calcolato solamente con
le seguenti due modalità:
1) Trasformare i valori dalla scala decimale in scala logaritmica e calcolare poi la media dei valori in scala logaritmica con la classica formula della media aritmetica:
Infine trasformare solo il risultato finale in scala decimale.
2) Calcolare la media geometrica come radice n-esima
della produttoria da 1 a n dei valori di AV in scala decimale con la formula:
Tabella 1. Tabella per la conversione dell’acutezza visiva tra scala LogMAR, scala decimale e le notazioni Snellen in piedi, metri e Monoyer.
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PROFESSIONAL
Con un foglio di calcolo è possibile, applicando le opportune formule, trasformare i valori di acutezza visiva
e calcolare correttamente la media dell’AV utilizzando
entrambi i metodi.
Per esempio: se si hanno tre valori di AV (su scala decimale) ottenuti da una tavola ETDRS di 0.63 - 0.8- 1.0
si può operare secondo le due modalità:
Utilizzando il primo metodo si convertono i valori tramite la tabella 1 o la relativa formula:
0.63 = +0.20 LogMAR
0.8 = +0.10 LogMAR
1.0 = 0.0 LogMAR
Si calcola quindi la media aritmetica M =
= +0.10 LogMAR.
Si riconverte il risultato finale in notazione decimale:
+0.10 LogMAR = 0.8 (decimale)
Utilizzando invece il secondo metodo:
I due metodi restituiscono i medesimi risultati e sono
quindi perfettamente sovrapponibili. I tre valori difatti rappresentano esattamente i valori consecutivi di tre
righe di acutezza di una tabella ETDRS: il valore medio è rappresentato dalla riga centrale cioè quella di
0.8 (decimale). Nella pratica clinica frequentemente si
usa il proiettore di ottotipi in associazione al forottero.
L’acutezza visiva viene quindi misurata tramite il medesimo strumento. Ciò ha precluso l’utilizzo di tavole
specifiche per la sola misurazione dell’AV. L’uso clinico
delle tabelle a progressione logaritmica è difatti meno
diffuso e presenta ancora una certa resistenza. In effetti
una certa (iniziale) lentezza, è dovuta alla presenza delle tavole stesse e alla necessità di utilizzare la specifica
distanza, mentre la coppia proiettore - forottero è più
flessibile dal punto di vista pratico-organizzativo. Ciò
(generalmente) richiederebbe in uno studio l’uso di due
posizioni differenti per il soggetto o per le tavole, una
per l’esecuzione della refrazione (forottero-proiettore)
e una per la misurazione dell’acutezza visiva. Un altro
fattore potrebbe essere la complessità del sistema di
misurazione e notazione, che sebbene più sensibile, è
sicuramente meno immediato se paragonato alla classica interpretazione dei risultati in scala decimale. Ciò ha
creato una minore diffusione di queste tavole e del relativo sistema di misurazione e calcolo (Thompson, 2005).
La scala di notazione decimale è più semplice ed essendo
storicamente più utilizzata, permette una quantificazione
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più immediata dell’AV nella pratica clinica. Nel caso invece siano necessari altri tipi di analisi statistica come
la correlazione, l’analisi della varianza, ma anche la sola indicazione della deviazione standard, è necessario
che i valori siano obbligatoriamente in scala LogMAR.
Utilizzando le due tecniche di calcolo descritte, è possibile ottenere i risultati corretti anche utilizzando la scala decimale. Un altro vantaggio che deriva dall’utilizzo
delle tavole a progressione logaritmica è quello di restituire i valori (anche decimali) già presenti nella tabella
di conversione, quindi facilmente traducibili.
In definitiva, per la quantificazione dell’AV, è quindi
caldamente consigliato l’uso delle tavole ETDRS o altre tavole di tipo Bailey-Lovie con altri ottotipi (Tumbling E, HOTV, Lea Symbols, Numeri, C di Landolt)
ma sempre, a progressione logaritmica e spaziate proporzionalmente. In alternativa, con le medesime tavole, è possibile anche l’uso della più diffusa e immediata
notazione decimale: se necessario successivamente sarà
possibile convertire i valori raccolti nella scala logaritmica, per una loro valutazione matematica e statistica.
Utilizzando i consigli generali dati della cosiddetta “Evidence Based Medicine”, ovvero l’applicazione nella pratica
clinica dei risultati ottenuti dalla ricerca medico-scientifica, appare quindi conveniente utilizzare le tavole tipo
Bailey Lovie anche nella pratica clinica quotidiana, per
valutare con precisione l’acutezza visiva delle persone.
Bibliografia
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Arch Ophthalmol 97:327-330.
PROFESSIONAL
In collaborazione con Optomaster
CVS COMPUTER VISION SYNDROME
Visione e computer:
comfort ed efficienza
di Matteo Fagnola (*)
Introduzione
Sempre più spesso accade all’ottico optometrista
di rilevare in fase anamnestica una sintomatologia
che si manifesta a seguito dell’uso del computer
(PC); è una sintomatologia caratterizzata dalla
sensazione di occhi stanchi, bruciore oculare, occhi
irritati o arrossati, visione sfuocata o doppia. La
frequenza di tale reperto anamnestico è destinata
ad aumentare perché oggi sempre più persone
utilizzano il PC diverse ore al giorno, per motivi
di lavoro e personali. Il problema ha raggiunto
un’importanza tale da spingere l’American Optometric Association a definire con precisione
l’insieme dei problemi oculari e visivi associati
all’uso del videoterminale (VDT) chiamandolo
Computer Vision Syndrome (CVS).
È importante, per un professionista della visione,
avere ben chiare le cause della sintomatologia legata
all’uso del PC e quindi le possibili strategie per
prevenirla e/o risolverla. Alcuni studi riportano
che più del 90% degli utilizzatori di VDT lamenta
una sintomatologia tipica della CVS [Thomson
DW. Eye problems and visual display terminals:
the facts and the fallacies. Ophthal Physiol Opt
1998; 18: 111-119] e che i sintomi aumentano
significativamente negli individui che utilizzano
per più di 4 ore al giorno il VDT [Rossignol AM
et al. Visual display terminal use and reported
health symptoms among Massachusetts clerical
workers. J Occup Med 1987; 29: 112-118].
Secchezza oculare
Sembra che tale sintomatologia non sia solo legata
all’impegno visivo prossimale, ma sia specifica
dell’uso di VDT. È stato infatti verificato che la
sintomatologia riferita a seguito di un impegno
visivo a distanza prossimale risulta significativa-
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mente maggiore quando i soggetti devono leggere
su monitor rispetto a quando devono leggere su
carta stampata [Chu C et al. A comparison of
symptoms after viewing text on a computer screen
and paper. Ophthal Physiol Opt 2011; 31: 29-32].
Uno tra i fattori più importanti nel determinare
l’insorgenza della sintomatologia è la condizione
di secchezza oculare. È noto che durante l’utilizzo
del VDT la frequenza di ammiccamento diminuisce
drasticamente passando dai 10-15 ammiccamenti
al minuto, realizzati in condizioni normali, a 4-6
ammiccamenti al minuto [Blehm C et al. Computer
vision syndrome: a review. Surv Ophthal 2005;
50: 253-262]; come conseguenza si registra un
aumento del tempo di esposizione della superficie oculare con maggior evaporazione del film
lacrimale, diminuzione temporanea della qualità
visiva e disidratazione dell’area precorneale. Una
diminuzione della frequenza degli ammiccamenti si
registra peraltro anche durante la lettura su carta
stampata, ma quando si legge su carta lo sguardo è
generalmente rivolto verso il basso determinando
così una notevole riduzione dell’apertura palpebrale ed una conseguente riduzione della superficie
corneale esposta; al contrario, durante l’uso del
VDT lo sguardo si trova perlopiù in posizione
primaria determinando così un’ampia apertura
palpebrale ed una maggiore superficie corneale
esposta.
L’uso di sostituti lacrimali è uno dei rimedi più
diffusi per la riduzione della sintomatologia legata alla condizione di occhio secco; qualora il
professionista decida di indicarne l’uso, è bene
che selezioni il sostituto lacrimale più idoneo
sulla base del quadro lacrimale. Generalmente
risultano indicate soluzioni con mucomimetici a
medio-alta viscosità.
PROFESSIONAL
Abilità visive
La CVS è comunque una condizione composita,
determinata dalla sovrapposizione di problematiche oculari, visive e posturali. La CVS si manifesta infatti nelle persone che presentano abilità
visive inadeguate a sostenere confortevolmente
l’impegno visivo legato all’uso del VDT [http://
www.aoa.org/x5375.xml].
È possibile raggruppare i sintomi in due grandi
gruppi: sintomi interni e sintomi esterni. Il primo
include bruciore, irritazione, secchezza, lacrimazione e sembra legato a problematiche di dry eye;
il secondo comprende affaticamento oculare, mal
di testa, dolore oculare, diplopia, sfuocamento e
risulta generalmente legato a problemi rifrattivi,
accomodativi o ad anomalie nelle vergenze [Sheedy
JE et al. Is all asthenopia the same? Optom Vis
Sci 2003; 80:732-739].
La presenza di un’ametropia non corretta può aumentare l’incidenza della sintomatologia legata alla
CVS; l’ipermetropia e la miopia elevata possono
indurre uno sfuocamento dell’immagine a livello
retinico e devono quindi essere necessariamente
compensate, al fine di ridurre lo stimolo accomodativo e lo sfuocamento dell’immagine [Rosenfield
M. Computer vision syndrome: a review of ocular
causes and potential treatements. Ophthalmic &
Physiologiacl Optics 2011; 31:502-515].
Occorre prestare attenzione all’astigmatismo, in
quanto un astigmatismo non corretto di 0.50-1.00
D aumenta in modo significativo la sintomatologia durante l’uso del VDT [Wiggins NP, Daum
KM. Visual discomfort and astigmatic refractive
errors in VDT use. J am Optom Accoc 1991; 62:
680:644].
La visione sfuocata da vicino o da lontano dopo
un uso prolungato del PC è un sintomo comune
nei soggetti con CVS. È causata da un’inaccurata
risposta accomodativa durante l’uso del PC o da
un insufficiente rilassamento accomodativo nel
momento in cui il soggetto allontana lo sguardo
dal VDT [Rosenfield M. Computer Vision Syndrome: a review of ocular causes and potential
treatements. Ophthalmic & Physiologiacl Optics
2011; 31: 502-515]. Sebbene l’infacilità accomodativa sia un reperto comune nei soggetti con
CVS [Sheedy JE; Parsons SD. The visual display
terminal eye clinic: clinical report. Optom Vis Sci
1990; 67: 622-626], non vi sono chiare evidenze
cliniche che dimostrino un’associazione tra la
CVS ed un’anomalia accomodativa nei soggetti
giovani; in essi infatti non è stata trovata una
correlazione significativa tra sintomi e facilità
accomodativa. In ogni caso, quando ad un soggetto viene riscontrata un’anomalia accomodativa,
occorre considerare che la sua prestazione visiva
potrebbe migliorare notevolmente se l’anomalia
venisse trattata con esercizi per il potenziamento
delle abilità visive, con lenti oftalmiche oppure
con lenti a contatto.
Un’altra interessante evidenza sperimentale riguarda la lieve foria associata in direzione exo,
che sembra rappresentare una condizione più
confortevole rispetto ad un’ortoforia [Collier JD;
Rosefield M. Accomodation and convergence during sustained computer work. Optom Vis Sci
2006; 83: E-abstract 060034]. In effetti l’analisi
OEP indica da quasi un secolo che la presenza
di una lieve exoforia da vicino sia la condizione
da prediligere, rispetto all’ortoforia e ovviamente
all’esoforia.
Postazione di lavoro
Un inadeguato illuminamento della postazione di
lavoro rappresenta un ulteriore fattore di rischio
per la CVS; l’illuminamento eccessivo dell’area
circostante il monitor determina una maggior
difficoltà di lettura dei caratteri presentati dal
VDT, oltre a un aumento dell’abbagliamento e dei
PROFESSIONAL OPTOMETRY
| MAGGIO 2013 | 35
PROFESSIONAL
possibili riflessi. Tale situazione può certamente
anticipare ed esacerbare l’insorgenza di un affaticamento visivo. È bene quindi impostare una
condizione di illuminamento costante in tutto il
campo visivo circostante il monitor, con sorgenti luminose non al neon e non troppo intense;
se nella stanza sono presenti finestre eccessivamente illuminate è bene dotarle di tende o vetri
oscurati; quando non risulta possibile intervenire
sulle sorgenti luminose, è opportuno spostare la
postazione di lavoro.
È stato notato che un aumento della domanda
accomodativa e di convergenza produce un cambiamento nella risposta elettromiografica dei muscoli
della testa, del collo e delle spalle [Richter HO et
al. Stabilization of gaze: a relationship between
ciliary muscle contraction and trapezius muscle
activity. Vision Res 2010; 50: 2559-2569]. È importante posizionare il monitor a una distanza
compresa tra i 50 e i 100 cm (a seconda della
sua dimensione) e a un’altezza che ne permetta
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| PROFESSIONAL OPTOMETRY | MAGGIO 2013
la visione mantenendo gli assi visivi inclinati di
circa 15° verso il basso.
Una strategia importante per la prevenzione della
CVS è rappresentata dalla gestione delle pause;
il National Institute of Occupational Safety and
Health ha verificato che pause brevi ma frequenti
possono ridurre significativamente la sintomatologia degli operatori al VDT. Il suggerimento
da fornire ai videoterminalisti è quindi quello di
effettuare un paio di pause ogni ora, durante le
quali compiere un giro dell’ufficio rivolgendo
lo sguardo per alcuni secondi su oggetti posti
almeno a 6 metri di distanza.
Soluzioni ottiche
Ovviamente l’utilizzo di un occhiale ben calibrato
resta lo strumento più utilizzato per la riduzione
della CVS. Le lenti monofocali possono essere una
buona soluzione se l’addizione fornita è inferiore a
0.75-1.00D in quanto forniscono un ottimo campo
visivo, un intervallo di visione nitida sufficientemente ampio e non inducono l’assunzione di
posture forzate. Le lenti a profondità di campo
(chiamate anche occupazionali o da ufficio) hanno
la particolarità di presentare nella porzione superiore un potere meno positivo rispetto a quello
della porzione inferiore e vengono costruite in
modo tale da permettere una visione confortevole del VDT (e di oggetti posti a 2-3 metri di
distanza) con la zona medio-superiore della lente
ed una visione nitida della tastiera e dei fogli sulla
scrivania con la porzione inferiore; il vantaggio è
quello di garantire un intervallo di visione nitida
più ampio rispetto alle lenti monofocali.
Le lenti progressive presentano un intervallo di
visione nitida privo di limite distale, ma la zona di
lente che permette la visione nitida del monitor si
trova nella parte inferiore. Gli utilizzatori di lenti
progressive, pertanto, si trovano talvolta costretti
ad assumere posture inadeguate, con un’inclinazione indietro del capo con elevata probabilità
che manifesti una sintomatologia conseguente a
tale posizione. Le lenti bifocali sono certamente inadeguate per i videoterminalisti, in quanto
richiedono che l’asse visivo sia inclinato verso
il basso di almeno 20° per ottenere una visione
nitida degli oggetti vicini; tale condizione risulta
ovviamente incompatibile con il lavoro al VDT
[Blehm C et al. Computer vision syndrome: a
review. Surv Ophthal 2005; 50: 253-262].
PROFESSIONAL
Conclusioni
La strategia per risolvere una CVS può quindi comprendere indicazioni di vario genere: compensazione
ottica dell’ametropia, specifica compensazione ottica
prossimale per migliorare le prestazioni visive, gestione
dell’eventuale condizione di secchezza oculare, indicazioni riguardarti l’ergonomia della postazione di
lavoro, indicazioni riguardarti l’illuminamento della
postazione di lavoro, opportuna gestione delle pause.
Quando la CVS si manifesta in un soggetto giovane,
è anche possibile valutare un ciclo di esercizi per il
potenziamento delle abilità visive; tale soluzione si
dimostra efficace per diverse condizioni visive, ma è
attualmente quella adottata dai professionisti con la
minore frequenza.
Il PC rappresenta un insostituibile strumento di lavoro,
il suo utilizzo oggi è estremamente diffuso anche fuori
dall’ambito lavorativo e il numero dei suoi utilizzatori continua ad aumentare. In tale contesto la CVS,
nel breve periodo, potrebbe diffondersi e assumere
dimensioni numeriche davvero notevoli.
È quindi importante che il professionista della visione
riconosca segni e sintomi della CVS, ne comprenda
l’eziologia e sappia adottare la strategia più idonea
per la sua prevenzione e/o risoluzione.
(*) Matteo Fagnola
Docente di Optomaster (www.optomaster.it), originario di Bobbio (Pc), si è diplomato nel 2002
presso l’ISSO “Giuseppe Ricco” di Milano e laureato
in Ottica e Optometria presso l’Università degli
Studi di Milano-Bicocca, entrando subito a far
parte del team universitario svolgendo incarichi
didattici e attività di ricerca. Dal 2009 è Professore
a Contratto presso il Corso di Laurea in Ottica e
Optometria dell’Università degli Studi di MilanoBicocca, dove insegna contattologia.
Fagnola è relatore a congressi nazionali e si occupa
di formazione e aggiornamento professionale sul
territorio italiano su argomenti correlati all’applicazione e alla manutenzione di lenti a contatto.
È relatore del progetto CooperVision Lab, coautore dell’articolo “Hyaluronic acid in hydrophilic
contact lenses: spectroscopic investigation of the
content and release in solution” pubblicato dalla
prestigiosa rivista “Contact Lens & Anterior Eye”
e del poster “Biomimetic siloxane hydrogel polymers containing hyaluronic acid for contact lenses:
surface morphology and wear effects” esposto al
Congresso “Colloids and Nanomedicine 2012” di
Amsterdam.
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Questo mese in evidenza
FONDAMENTI DI
CONTATTOLOGIA
Il corso è tenuto da Matteo Fagnola
ed è strutturato in cinque moduli:
1.
2.
3.
4.
5.
Anatomia e fisiologia del film lacrimale
Valutazioni preapplicative
Analisi del film lacrimale
Scelta della lente a contatto disposable
Valutazione dell’applicazione
di lenti a contatto disposable
È possibile acquistare l’intero corso (135 euro)
o singoli moduli (30 euro cad.).
A fine corso potrai scaricare l’attestato
di partecipazione.
Per iscrizioni www.optomaster.it
Optomaster S.r.l. | e-mail: [email protected] | tel. 010 3514151 r.a.
optomaster.it
PROFESSIONAL
LUCE BLU L’ESPOSIZIONE CRONICA PUÒ CAUSARE IMPORTANTI DANNI OCULARI
Gli effetti della luce blu
di Paola Ferrario
l nostro modus vivendi è stato stravolto dall’introduzione dei dispositivi digitali. Al giorno d’oggi tutto è informatizzato: i PC sono presenti
in ogni ufficio, da quello delle piccola-medio
azienda alla multinazionale, la maggior parte delle
famiglie è dotata di un computer, i telefonini si sono trasformati in beni necessari e la TV purtroppo,
grazie ad un’offerta sempre più ampia e completa
di canali free, fa parte integrante della vita di tutti, indipendentemente dall’età e dal ceto sociale. Il
dato più rilevante è che la loro intromissione nella
quotidianità avviene anche nei bambini che emulano i genitori e nei ragazzini che li utilizzano sia a
scopo ludico che educativo.
La forte presenza dei dispositivi digitali nelle nostre
I
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| PROFESSIONAL OPTOMETRY | MAGGIO 2013
vite è stata testimoniata dai risultati di una ricerca
condotta dal Vision Council of America nel 2012
negli Stati Uniti dalla quale è emerso che il 30%
delle persone intervistate utilizza i dispositivi con
schermi LCD/LED per circa sei ore ogni giorno, il
14% addirittura per ben 10/12 ore.
Partendo dall’assioma che l’evoluzione della tecnologia è inarrestabile e che sarà sempre più presente
nelle vite di ciascuno di noi, è importante conoscere
le conseguenze sulla nostra salute. I dispositivi con
schermi LCD/LED (quindi smartphone, tablet, TV
e PC, e sistemi di illuminazione a basso contenuto
energetico) emettono infatti una luce particolare,
la cosiddetta luce blu, che è presente anche naturalmente nel sole. Tecnicamente è quella radiazione
PROFESSIONAL
luminosa compresa tra i 380 e i 520 nm, quindi dotata
di una lunghezza d’onda corta e ricca di energia.
I primi a studiarla furono nel 2002 Bersonm, Dunn
e Takeo, i quali, in antitesi con i comuni testi di
fisiologia oculare che affermavano che nell’occhio
esistevano solo due tipi di fotorecettori (coni e bastoncelli), rivelarono l’esistenza di un terzo tipo di
cellule retiniche sensibili alla luce blu: le cellulare
glandiari intrinsecamente sensibili alla luce (ipRGC).
La loro scoperta fu inizialmente legata al ciclo circadiano, ossia del sonno-sveglia: per addormentarsi
il corpo umano produce melatonina, un particolare
ormone secreto dalla ghiandola pineale, che ci fa
rilassare fino a condurci al sonno, la luce blu limita
la sua produzione nel cervello e quindi inibisce il
sonno. Il picco si ha intorno ai 460 nm. Se da un
lato questa scoperta aveva portato ad un consistente
utilizzo di illuminazioni con luce blu negli ambienti
lavorativi perché aveva l’effetto di tenere vigili i
lavoratori, dall’altro la scienza è unanime nell’affermare che è meglio evitare l’esposizione alla luce
blu prima di coricarsi per permettere al corpo di
produrre la quantità di melatonina necessaria per
addormentarsi. L’abbassamento del livello della melatonina è in generale pericoloso e implica anche
alcune patologie: alcuni studiosi sostengono che
data la sua natura oncostatica, nel momento in cui
viene a determinarsi una diminuzione nel sangue,
può far accelerare la crescita di alcuni tipi di cancro.
Inoltre può portare a disturbi coronarici.
A ciò si aggiungono le conseguenze dirette dei disturbi del sonno come il diabete e l’obesità.
Quali patologie oculari può provocare la luce blu?
La particolare lunghezza d’onda corta della luce blu
può trasformarsi nella causa di alcune patologie oculari, prima tra tutte la degenerazione maculare legata
all’età (DMLE), che come è noto è tra le principali
cause di cecità anche nel mondo sviluppato. La parte
colpita è la macula, la porzione centrale della retina,
ossia quella delegata alla visione distinta, alla lettura.
Inoltre la luce blu può provocare dislacrimie, cataratte precoci, congiuntiviti croniche o ricorrenti,
fotofobie, semplici bruciori o irritazioni, alterazioni
qualitative e quantitative del film lacrimale.
Come proteggerci dalla luce blu?
La protezione deve avvenire attraverso due strade:
l’introduzione nella nostra dieta di antiossidanti e
prodotti ricchi di pigmenti retinici e l’utilizzo di
lenti ad hoc, dotate di filtri speciali.
Sarà quindi necessario mangiare frutta e verdura
colorata il cui apporto di carico idrico garantirà un
corpo vitreo trasparente e sano.
Recentemente si è affacciata sul mercato una nuova
generazione di lenti da vista in grado di filtrare la
luce blu consentendo il passaggio solo delle luce
blu benefica. Queste lenti garantiscono comfort
al portatore e riduzione dell’affaticamento visivo.
Un’altra caratteristica da non sottovalutare è la loro
totale trasparenza, in antitesi alle prime lenti dedicate
lanciate sul mercato circa vent’anni fa.
Nel futuro prossimo sarà necessario che i produttori
di dispositivi digitali ripensino alle loro tecnologie
produttive e che i professionisti dell’ottica comunichino al consumatore l’importanza dell’utilizzo di
lenti protettive soprattutto per i bambini, dove la
trasparenza dei mezzi diottrici consente il passaggio
di una quantità eccessiva di radiazioni dannose, e gli
anziani dove in seguito al processo di invecchiamento
del cristallino, l’occhio presenta una lente naturale
che assorbe maggiormente le radiazioni nocive.
PROFESSIONAL OPTOMETRY
| MAGGIO 2013 | 41
Speciale
LENTI OFTALMICHE
DAI optical
Dalle APP alle lenti e trattamenti
per chi usa DISPOSITIVI DIGITALI
DAI Optical festeggia 10 anni di Blue Tech e per la
ricorrenza lancia Blue Tech 2: ben vengano le sensibilizzazioni sulla protezione dalla luce blu nociva.
Il settore dei prodotti tecnologici, Schermi LCD, smartphone e tablet, è uno dei pochi che ancora tengono con un volume di vendita in costante aumento e
DAIOptical Industries 10 anni fa è stata la prima ad
introdurre in Italia il trattamento antiriflesso riposante
BLUE TECH concepito per coloro i quali utilizzano le
moderne tecnologie a una distanza ravvicinata, oppure,
amano semplicemente distinguersi con il riflesso residuo Blu-Riposante. Nel 2013 BLUE TECH festeggia
10 anni e DAI OPTICAL lancia un nuovo trattamento:
BLUE TECH 2®. La caratteristica distintiva del trattamento BLUE TECH è la protezione dagli effetti nocivi
della luce blu, quella più vicina all’ultravioletto, senza
bloccare totalmente la luce blu in quanto necessario per
una giusta percezione dei contrasti e dei colori. L’utilizzo
sistematico a una distanza ravvicinata di tablet, smartphone e tv LCD o LED, espone continuamente i nostri
occhi alla luce emessa dai loro schermi con un maggior
affaticamento per gli occhi. La curva di trasmissione
del BLUE TECH ha una riflessione nella banda dello
spettro tra i 380 e i 500 nm e usato nelle lunghezze
d’onda comprese tra i 410-450 nm, riduce la quantità
di luce blu di circa il 12% rispetto a una lente trattata
con il Decor preservando una buona qualità di visione
e una ottimale percezione dei contrasti e dei colori.
Quindi quali sono i miglioramenti rispetto al BLUE
TECH? Vediamoli:
•
Barriera oleofobica che facilita la pulizia. Grazie a
BLUE TECH 2® le lenti saranno più brillanti, pulite
e durature.
•
Alta resistenza ai graffi (BT 15.8) e all’usura.
•
Migliore trasparenza
•
Migliore estetica. IL trattamento è filtrante ma
costituisce anche un elemento distintivo con il
riflesso residuo Blu-Riposante.
DAI EMOTIONS: DALLA SCELTA DELLA LENTE ALLA
CENTRATURA… IN REAL TIME
Le applicazioni per Ipad DAI EMOTIONS sono contrassegnate con il logo “INGEGNERIA ITALIANA - sviluppato
e prodotto in Italia” e inoltre le apps di DAI Optical
Industrie sono state premiate tra le app bussiness
maggiormente innovative allo Smau App Awards.
Dopo l’ingresso in televisione con il nuovo spot sulle
lenti progressive DAITACH PLUS, DAI Optical Industries
continua la campagna di informazione attraverso tutti i
Speciale
LENTI OFTALMICHE
canali di comunicazione (grazie alla campagna il valore
è cresciuto del 22% e il volume del 15%), DAI Optical
ha pianificato per tutto il 2013 il lancio delle 3 App
dedicate agli Ottici – Optometristi per iPad:
DAI REALITY: realtà aumentata che permette di vedere,
in real time, il mondo esterno attraverso le lenti scelte
DAI SIM: simula la realtà aumentata attraverso video
interattivi
CHECK PAD. Nuovo centratore elettronico per Ipad
DAI REALITY: la realtà aumentata per facilitare la
selezione della lente più idonea e permettere al cliente la
scelta e l’acquisto più coinvolgente e consapevole di lenti
su misura. Nell’applicazione DAI REALITY sono previste:
• Lenti progressive TOP
• Lenti Fotocromatiche
• Trattamento GREAT.TECH™
• Lenti STRESS LESS®
• Lenti Progressive da Ufficio WORK®
• Lenti Polarizzanti
DAI SIM: simulatore visivo attraverso il quale il
personale di vendita e l’ottico-optometrista sono sostenuti e accreditati per fornire spiegazioni tecniche
più esaustive ed è completato dall’innovativo sistema
I-FAST che permette l’inserimento guidato di ordini,
trattamenti e lavorazioni.
CHECK PAD: centratore elettronico. È un’applicazione per la video centratura su iPad che facilita le
misurazioni tecniche, e la rilevazione dei parametri
necessari per ordinare lenti progressive personalizzate
freeform. Un vantaggio tecnologico importante che
elimina tutti i possibili errori di misurazione. Il professionista può quindi rilevare con assoluta certezza
e tranquillità i dati e trasferirli al Centro Costruzione
Lenti di DAI Optical Industries™.
In tutte le applicazione è possibile collegarsi all’Area
I-FAST ordini online dove è tra l’altro possibile individuare il miglior prodotto di serie o di ricetta, velocizzare molte attività quotidiane e godere di promozioni
consigliate e dedicate.
RIVITALIZZA I TUOI OCCHI: STRESS LESS ®
Consigliata per persone che hanno la necessità di
focalizzare per un lungo periodo distanze diverse ha
un design innovativo calcolato per ridurre l’affaticamento visivo, causato da uno sforzo accomodativo
continuo, e migliorare di conseguenza la postura e
il comfort oculare.
Tutte le lenti STRESS LESS sono asimmetriche con
uno specifi co design per l’occhio destro e per l’occhio sinistro, disponibili con un aiuto accomodativo
di 0,5 e 0,75 D.
www.daioptical.com
Speciale
LENTI OFTALMICHE
Essilor
Acuità visiva e personalizzazione,
protezione e prevenzione
Le due grandi direttrici della ricerca Essilor: acuità
visiva e personalizzazione, protezione e prevenzione.
ACUITÀ VISIVA E PERSONALIZZAZIONE: VARILUX S
Dopo oltre 50 anni dall’invenzione della prima lente
progressiva, oggi Essilor, leader mondiale nel settore
ottico-oftalmico, presenta Varilux S, l’ultima innovazione tecnologica in grado di offrire una migliore qualità
visiva ai quasi due miliardi di presbiti al mondo.
Varilux S: la soluzione visiva rivoluzionaria alle esigenze dei presbiti
Varilux S è una lente unica che garantisce ai presbiti,
contemporaneamente, equilibrio nel movimento e un
ampio campo visivo, praticamente eliminando il bisogno di adattamento per una totale libertà di visione.
Scienza della visione e ricerca comportamentale
Fino ad oggi le lenti progressive implicavano un compromesso tra l’ampiezza del campo visivo e l’effetto
ondeggiamento, particolarmente evidente nella visione
in movimento. Grazie alle tecnologie sviluppate dai
ricercatori Essilor, oggi, è possibile eliminare questo
compromesso. Con 14 brevetti e 3 nuove tecnologie,
Varilux S rappresenta l’ultima innovazione della multinazionale francese, che combina la competenza nelle
scienze ottiche alle ricerche effettuate sui soggetti
portatori di lenti e alla produzione.
Nanoptix™ è la tecnologia che ottimizza il design della
lente, in fase di costruzione, scomponendola in migliaia
di microelementi. La base di ogni elemento è calcolata
per compensare l’effetto del potere sulla deviazione
dei raggi. Il risultato è una lente in grado di ridurre al
minimo la sensazione di perdita di equilibrio spesso
avvertita dai portatori di lenti progressive.
SynchronEyes™ integra, per la prima volta nel calcolo
delle lenti, la differenza di visione tra l’occhio destro
e l’occhio sinistro al fine di generare un unico design
nelle lenti, rispettando il comportamento binoculare
di ogni portatore, offrendo la massima ampiezza dei
campi di visione.
4D Technology™ consente, per la prima volta, di integrare il fattore tempo nella correzione della vista
tenendo conto dell’occhio dominante e permette di
mantenere la naturale velocità di reazione del portatore.
Un nuovo processo produttivo e consegna in 48
ore su tutto il territorio italiano
La complessità di produzione delle lenti Varilux S ha
richiesto l’invenzione di un nuovo processo industriale di fabbricazione che è attualmente coperto da 5
nuovi brevetti di Essilor. Inoltre, per rispondere con
tempestività alle richieste di Varilux S e garantirne
la consegna entro 48 ore, un’area del polo produttivo
italiano dell’Azienda, in via Noto a Milano, è interamente
dedicata alla produzione delle nuove lenti di Essilor.
PROTEZIONE E PREVENZIONE: CRIZAL UV
le prime lenti chiare con il più avanzato livello di
protezione dai raggi UVA e UVB
Crizal UV è la gamma di lenti chiare Essilor in grado
di assicurare il più avanzato livello di protezione dai
danni causati dalle radiazioni ultraviolette.
Speciale
LENTI OFTALMICHE
La luce UV: una minaccia importante per la vista
I raggi UV hanno un impatto diretto e irreversibile sulla
salute degli occhi: è stato dimostrato che le radiazioni
ultraviolette accelerano l’invecchiamento degli occhi e
possono essere causa dell’insorgere della cataratta oltre
che di tumori della pelle. Si stima che ogni anno circa 15
milioni di persone in tutto il mondo perdono la vista a
causa della cataratta e il 20% dei casi può essere causato
o aggravato dall’esposizione ai raggi UV. Oltre il 5-10%
dei tumori della pelle, invece, si manifesta nella zona
perioculare, particolarmente sottile e delicata e di conseguenza fortemente soggetta ai danni causati dagli UV.
L’esclusiva soluzione di Essilor: la completa protezione dai raggi UV, frontale e posteriore
Molte lenti impediscono la trasmissione di buona parte
dei raggi UV che colpiscono la superficie esterna della
lente. Tuttavia, anche le migliori lenti chiare da vista,
fino ad oggi, non hanno garantito una protezione dal
pericolo dei raggi UV provenienti dalla superficie interna della lente e gli UV riflessi possono rappresentare fino al 50% degli UV nocivi. La novità di Essilor
è costituita da un nuovo strato antiriflesso sul lato
posteriore della lente, denominato Broad Spectrum
Technology, che elimina la riflessione della luce UV
negli occhi garantendo la massima trasparenza della
lente e una protezione globale degli occhi.
Per fornire un indice affidabile della protezione UV offerta dalle lenti, Essilor ha inoltre messo a punto l’Eye
Sun Protection Factor (E-SPF), comprendente sia la
trasmissione che la riflessione. L’indice E-SPF accettato
usato da produttori, professionisti della cura degli occhi
e consumatori, consentirà di identificare e confrontare
le proprietà protettive dai raggi UV delle lenti. Queste
includono sia le lenti chiare che le lenti solari (con o senza
correzione). I valori E-SPF variano da 2 a 25 per le lenti
chiare e raggiungono E-SPF 50+ per le lenti colorate e le
lenti da sole polarizzanti. Con un E-SPF pari a 25**, le lenti
Crizal UV sono le uniche a raggiungere il miglior livello
di protezione nella categoria delle lenti chiare superando
abbondantemente le altre lenti disponibili sul mercato.
** Per tutti i materiali tranne Orma (materiale organico indice 1,5)
PROTEZIONE E PREVENZIONE: Crizal® Prevencia™
la prima lente preventiva che offre protezione selettiva dalla luce blu dannosa e dagli UV
Essilor conferma il suo impegno per la salute visiva nel
2013 con il lancio, che in Italia avverrà a settembre, delle
prime lenti preventive che offrono protezione selettiva
contro i danni causati dalla luce blu, uno dei principali
fattori di rischio per la degenerazione delle cellule della
retina, e i raggi UV che contribuiscono allo sviluppo della
cataratta. La prevenzione, quindi anche la protezione
degli occhi da fonti di luce nocive, è attualmente la prima
difesa contro il problema globale della degenerazione
maculare legata all’età (AMD) e la cataratta. Queste
condizioni interessano più di 350 milioni di persone nel
mondo e la cifra potrebbe raddoppiare nei prossimi 30
anni, considerato l’invecchiamento della popolazione.
Un’importante scoperta di Essilor e dell’Institut de
la Vision di Parigi
Dopo quattro anni di ricerca, un team congiunto di Essilor e
dell’Institut de la Vision è riuscito a identificare, con un livello
elevato di accuratezza, la porzione di spettro di luce visibile
nociva per le cellule retiniche. La luce blu, parte dello spettro
di luce visibile, emessa dal sole e da fonti di luce artificiale
come LED e computer o smartphone, ha un effetto benefico sulla salute, in particolare per la regolazione dell’orologio
biologico. Tuttavia, un intervallo specifico di questa luce,
ovvero quello compreso tra 415 e 455 nm – la cosiddetta
luce “blu-viola”- può avere effetti nocivi sugli occhi.
Una lente in grado di filtrare in maniera selettiva
la luce per ridurre i rischi di AMD e cataratta
In base a questi studi Essilor ha sviluppato Crizal®
Prevencia™, la lente in grado di proteggere l’occhio dalle
lunghezze d’onda che contribuiscono alla degenerazione
delle cellule retiniche e consentono il passaggio della
luce blu benefica. Si tratta di una nuova categoria di
lenti protettive sviluppata usando Light Scan™, una
tecnologia esclusiva che filtra la luce in modo selettivo.
Questo permette di:
•
lasciar passare la luce blu benefica;
•
filtrare i raggi blu-viola dannosi, che possono contribuire all’AMD, e i raggi UV, sia frontali sia posteriori,
una delle principali cause della cataratta;
•
mantenere la trasparenza della lente.
Speciale
LENTI OFTALMICHE
Hoya
NOVITÀ
Le lenti Hoya Bluecontrol
La Protezione dalla Luce Blu nel Mondo Digitale
VITA MODERNA
Dalla mattina presto fino a sera tardi, è sempre
di più il tempo che si passa davanti ai dispositivi
digitali (il 30% delle persone li utilizza per circa
6 ore al giorno, il 14% per circa 10 ore - Fonte:
”The Vision Council 2012”). Tutti questi dispositivi, utilizzati per lavoro o per svago, emettono
la cosiddetta luce blu.
COS’È LA LUCE BLU?
Presente naturalmente nel sole, ma emessa artificialmente da dispositivi LCD e LED di smartphone, tablet, TV e PC e dai sistemi di illuminazione
a basso consumo energetico, la luce blu ha una
lunghezza d’onda corta e quindi maggior frequenza ed energia. I dispositivi come smartphone e
tablet emettono fino al 40% in più di luce blu e
la loro diffusione è in crescita e così anche gli
effetti negativi sul benessere della vista. Sono
due le principali cause del problema: distanza di
utilizzo ravvicinata dei dispositivi multimediali e
alta emissione di luce blu.
QUALI GLI EFFETTI?
L’esposizione alla luce blu può provocare:
•
rossore e occhi irritati, perché si fissano
schermi retroilluminati per un lungo periodo
di tempo
•
secchezza degli occhi, per la minor lubrificazione data da un minor “sbattere di ciglia”
•
affaticamento: per l’eccessiva esposizione alla
luce blu e per lo sforzo nel vedere caratteri
e immagini piccole
•
visione offuscata dovuta alla luminosità degli
schermi
•
dolore alla schiena, al collo e alle spalle a
causa di una postura scorretta per il posizionamento improprio del monitor
•
mal di testa, per eccessivo affaticamento
degli occhi.
Speciale
LENTI OFTALMICHE
Le lenti Hoya BlueControl assicurano:
• FUNZIONALITÀ ED ESTETICA
• PROTEZIONE
LA SOLUZIONE: BLUECONTROL DI HOYA
Le lenti Hoya BlueControl sono la risposta ideale
ai bisogni dei moderni portatori di occhiali.
Garantiscono la giusta protezione perché riducono
la quantità di luce blu che arriva agli occhi e, anche
in condizioni di scarsa illuminazione, assicurano
comfort estremo. Inoltre, contribuiscono a ridurre
l’affaticamento visivo, migliorando la visione dello
schermo e rendendo il testo più leggibile.
La luce blu influenza inoltre il ciclo circadiano in
quanto è in grado di inibire la produzione di melatonina, responsabile dell’equilibrio sonno-veglia.
Per questo può migliorare i tempi di reazione soprattutto nelle ore serali o notturne. In alcuni casi,
la luce blu può però provocare disturbi del sonno
e della veglia. La sovraesposizione può portare
a patologie come la degenerazione maculare e
può avere conseguenze dovute a disordini del
sonno, come diabete e obesità*, fino a malattie
più importanti, anche se in questo caso i pareri
sono a volte contradditori.
Rispondono a un bisogno latente degli utenti, come dimostra una ricerca commissionata da Hoya
condotta da Millward Brown a novembre 2012 in
Europa dal titolo “L’atteggiamento dei consumatori
nei confronti di rivestimenti antiriflesso”. È stato
infatti rilevato che, in Italia, il 91% lamenta fastidi
durante l’utilizzo di dispositivi digitali.
I benefici sono immediati: le lenti trattate con
BlueControl hanno effetti rilassanti sugli occhi,
grazie ad un aumento del contrasto e alla riduzione
dell’abbagliamento, garantendo una percezione
naturale dei colori. Poiché sono trasparenti possono essere indossate sempre.
Speciale
LENTI OFTALMICHE
Zeiss
Benessere visivo in ufficio:
una questione di lenti e postura
getti e persone, ecc.) in uno spazio che va da 1
a 4 metri, impegnando così duramente la vista.
Per compensare questo ‘disagio’ spesso si assumono posture scorrette e posizioni innaturali che,
protratte nel tempo, sono causa di cefalee, mal di
schiena e di collo, nonché affaticamento visivo.
Spesso viene quotidianamente compromesso non
solo il benessere visivo ma il benessere fisico della
persona. In ufficio come a scuola, allo sportello
di un ufficio o dietro al banco di un negozio,
sono innumerevoli le attività che impegnano la
vista nella ricerca di una visione non statica.
Il progresso tecnologico ha determinato importanti cambiamenti nello stile di vita coinvolgendo diverse attività quotidiane tra le
quali la lettura.
L’interazione costante con nuovi strumenti di
comunicazione (tablet, computer, smarthphone)
coinvolge infatti una fascia della popolazione
sempre più ampia. In tempi e modi diversi il progresso tecnologico ha investito a cascata lavoro
e tempo libero, causando nuove problematiche e
particolari necessità soprattutto per coloro che
trascorrono molte ore davanti a un monitor.
Una soluzione concreta
Carl Zeiss Vision è da sempre impegnata nella
ricerca di soluzioni efficaci a garanzia di una visione nitida e rilassata e oggi può assicurare la
migliore esperienza visiva possibile attraverso le
lenti Officelens. Studiate in risposta al bisogno
di una visione dinamica che rispetti le diverse
distanze del campo visivo le lenti Officelens
sono lenti a profondità di campo che sfruttano
la tecnologia delle progressive semplificando la
vita quotidiana dei portatori di occhiali.
Visione e postura
Il rapporto con gli strumenti informatici mette a
dura prova non solo la vista, ma anche la postura.
Confrontarsi quotidianamente con un computer
è causa di stress visivo. Gli occhi si muovono
continuamente per mettere a fuoco a distanze
diverse (piano di lavoro, schermo, documenti, ogLenti non adatte possono
compromettere vista e postura
Speciale
LENTI OFTALMICHE
La nuova gamma di lenti Officelens di ZEISS: la soluzione migliore per un utilizzo in interni
L’avanguardia
della tecnologia M.I.D.
A differenza di altre aziende che calibrano le proprie
lenti sulla base della degressione con soluzioni piuttosto
interpretative, le lenti Officelens offrono un approccio assolutamente unico e innovativo.
La tecnologia M.I.D. (Maximum Intermediate Distance - Massima Distanza Intermedia) definisce
esattamente la distanza fi n dove il portatore di
lenti necessita di una visione chiara e nitida rispondendo in maniera precisa ed efficace alle sue
personali esigenze di visione. In questo modo si può
garantire al proprio cliente una correzione assoluta
catturando il giusto incremento e aggiungendo ai
parametri individuali classici la distanza di messa
a fuoco intermedia.
Una gamma ampia e completa
La tecnologia M.I.D. è adatta all’ambiente tipicamente lavorativo perché garantisce una visione
nitida e rilassata nel campo visivo a breve e medio
raggio offrendo opzioni differenti che differiscono
per il loro campo visivo massimo e la loro forma.
Le lenti Offi celens sono disponibili in tre differenti livelli di personalizzazione e design:
1. Offi celens Plus
2. Offi celens Superb
3. Offi celens Individual (top di gamma).
Tutti i modelli sono in materiali organici disponibili
per 1,5 – 1,6 – 1,7 – 1,74 e offrono la possibilità
di scegliere la distanza ideale:
•
Near per una visione ottimale fino a 2 metri.
•
Room per offrire una visione perfetta fi no
a 4 metri.
•
Individual con un campo visivo personalizzato.
Le lenti Offi celens sono inoltre disponibili nella
verisone Book. ideali per leggere e lavorare al PC
garantiscono un ampio raggio di visione rispetto
ai tradizionali occhiali da lettura che nascono per
assicurare un campo visivo che va dai 40 ai 60 cm.
La nuova gamma di lenti officelens di ZEISS garantisce una soluzione convincente per chiunque
abbia scelto un approccio personalizzato.
Le lenti offi celens di ZEISS offrono infatti una
personalizzazione sulle specifi che esigenze del
portatore, sia per il lavoro sia per le attività del
tempo libero.
www.zeiss.it/vision
Scarica

Speciale LENTI OFTALMICHE - PO Professional Optometry