LAMPONE
LAMPONE: APPUNTI PER LA COLTIVAZIONE
Il lampone è un arbusto che:
• Predilige suoli ben dotati di sostanza organica, ricchi in humus
• Si adatta a terreni con reazione sub - acida (pH 6-6,5)
• Mal sopporta ambienti asfittici: evitare i suoli argillosi o pesanti e soggetti a ristagni idrici che accentuano la sua sensibilità a marciumi radicali (Phytophtora,
ecc). Condizioni di asfissia radicale protratte per pochi giorni possono portare alla morte le piante.
• È sensibile ai danni da vento che può provocare lo
“scollamento” dei tralci fruttiferi.
I lamponi si distinguono in:
LAMPONI UNIFERI
Il ciclo produttivo può essere diviso in due fasi:
• La prima, vegetativa, durante la quale si sviluppano
e si allevano i polloni che in autunno lignificheranno
divenendo così dei tralci.
•
La seconda fase inizia nella primavera successiva
quando dalle gemme si svilupperanno delle ramificazioni fruttifere sulle quali si potrà raccogliere la produzione. Dopo la produzione i tralci seccheranno e
andranno eliminati per far spazio ai nuovi polloni.
Lampone allevato a spalliera. Distanza sulla fila
40 cm.
LAMPONI RIFIORENTI
Permette di ottenere due produzioni nello stesso anno
• I polloni nati in primavera durante l’estate fioriscono dando così origine alla prima produzione
in agosto-settembre
• In seguito alla produzione gli apici seccano e devono essere asportati.
• La primavera successiva nella parte rimasta si svilupperanno le ramificazioni laterali che daranno origine ad una produzione di tarda primavera.
IMPIANTO E FORMA DI ALLEVAMENTO
Le distanze di impianto sono:
1,50 – 3,00 metri tra le file
0,30 – 0,50 metri sulla fila
La scelta delle distanze è legata ad alcuni fattori quali:
• Terreno: in situazioni di elevata fertilità si dovranno mantenere distanze maggiori
• Pianta: l’influenza sui sesti di impianto è in funzione dell’attitudine ad emettere polloni e della
vigoria
• Forma di allevamento
•Parco macchine aziendale: le dimensioni degli attrezzi agricoli andranno tenute in considerazione per non creare intralci o danneggiare la pianta.
Per limitare i ristagni idrici è bene effettuare una leggera baulatura del terreno.
Il sistema di allevamento più diffuso è quello a spalliera. Per la struttura dell’impianto
possono essere utilizzati pali in legno o cemento aventi un’altezza fuori terra di 2,20-2,50
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metri distanziati tra loro tra i 5 e gli 8 metri. I pali di
testata dovranno essere dotati di ancoraggi al suolo
per assicurare la stabilità dell’impianto.
Per il tutoraggio delle piante sono possibili due soluzioni. La prima prevede il posizionamento di tre fili a 60,
100 e 140 centimetri dove i polloni verranno legati, evitare danni in caso di vento o rotture sotto il peso della
neve o della produzione.
Una seconda soluzione, invece, prevede il posizionamento, sempre alle stesse altezze, di coppie di fili
all’interno delle quali si faranno passare i polloni che
verranno successivamente legati.
Impianto con telo di pacciamatura in polietilene
per il contenimento delle infestanti
Nella scelta del materiale vivaistico è necessario:
• Acquistare materiale certificato
• Utilizzare piante a radice nuda per trapianti autunnali o di fine inverno
• Per i trapianti primaverili utilizzare piante da talea di radice
CONCIMAZIONE
Per razionalizzare gli apporti di elementi fertilizzanti alla coltura è utile disporre di un’analisi
chimico fisica del terreno.
• Concimazione all’impianto: prima della preparazione del terreno, è consigliabile apportare
letame maturo (max 600-1000 q/ha), ed eventualmente fosforo, potassio e calcio.
• In produzione, particolare attenzione deve essere rivolta al contenuto di sostanza organica
del suolo; in situazioni di carenza si consigliano somministrazioni con letame bovino maturo
(max 150ql/1000mq) da effettuarsi ad anni alterni in fase tardo autunnale seguite da una
leggera lavorazione del suolo (utilizzo di erpice a dischi). Non devono essere effettuate somministrazioni di letame al piede delle piante onde evitare sviluppi indesiderati di infestanti.
• In caso di necessità si può intervenire, a fine inverno, con una concimazione minerale a base
di NPK localizzata lungo la fila alla dose massima di 10-20 kg/1000mq.
• In alternativa può essere adottata la fertirrigazione con apporto frazionato durante la fase di
sviluppo vegetativo-ingrossamento frutti.
Tab. 1 - Asporti dei principali elementi indicati sulle Norme Tecniche della Regione Piemonte (kg/q di prodotto)
N
P2O5
K 2O
0,3
0,3
0,7
IRRIGAZIONE
Gli apporti idrici, effettuati mediante impiego di ali gocciolanti posizionate sulla fila, devono
essere frazionati e di modiche quantità per evitare l’asfissia radicale.
• La pianta può aver maggior esigenze idriche in fase di ingrossamento e maturazione dei frutti.
• La frequenza e la quantità dipendono dal tipo di terreno e dalla fase fenologica della coltura.
DISERBO
All’impianto può essere utile prevedere l’utilizzo della pacciamatura con biotelo o telo di polie100
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tilene per permettere lo sviluppo della coltura e limitare
la competizione con le erbe infestanti.
• Negli anni successivi è consigliabile un’ erpicatura
manuale oppure utilizzando diserbanti non residuali in
grado di contenere lo sviluppo delle infestanti senza
arrecare danno alla coltura.
•
Per evitare la competizione delle erbe infestanti è
bene che il suolo sia pulito per una larghezza lungo la
fila di 1 metro.
• L’interfila può essere inerbito dove si hanno disponibilità idriche costanti (in particolare nei mesi estivi)
adottando la tecnica dell’inerbimento dell’interfila, sia
utilizzando un apposito miscuglio di graminacee, sia
favorendo l’inerbimento spontaneo.
SPOLLONATURA
Un corretto numero di polloni permette di ottenere la
miglior resa produttiva unita a pezzature ottimali, semplificare le operazioni di raccolta e permettere un buon
arieggiamento della vegetazione con miglioramento
delle condizioni fitosanitarie dell’impianto. Per permettere il corretto sviluppo della pianta è necessario:
• Effettuare in primavera degli interventi di spollonatura
totale intervenendo quando i polloni avranno raggiunto l’altezza di 30 cm circa;
• Successivamente, nel mese di maggio, quando i polloni nuovamente emessi dalla pianta avranno raggiunto l’altezza di circa 30-50 cm, si dovrà procedere
al loro diradamento per scegliere quelli da allevare
per l’ottenimento dei futuri tralci fruttiferi.
• Preferire i polloni ben sviluppati e correttamente posizionati sulla fila.
• Lasciare tra i 12 e i 15 polloni per metro di filare.
Pianta di lampone prima dell’intervento di
spollonatura primaverile
POTATURA DEL LAMPONE UNIFERO
• Asportare, possibilmente già a fine raccolta, i tralci
che hanno prodotto
• Sfoltire i polloni per l’anno successivo lasciandone 1012 a metro lineare procedendo alla loro legatura ai fili
di sostegno
Pianta di lampone dopo spollonatura e pulizia del
tralcio
• quando si effettua la potatura è necessario che il suolo
sia in condizioni idriche ottimali onde evitare eccessi di disidratazione della massa vegetante.
• E’ buona prassi che i residui di potatura siano portati via dall’appezzamento e possibilmente
bruciati.
• Prima dell’ inverno, si esegue la cimatura ad un’altezza di circa 180-190 cm.
• Un secondo intervento andrà effettuato alla ripresa vegetativa a circa 150-160 cm (1-2 gemme sopra il filo di legatura).
POTATURA DEL LAMPONE RIFIORENTE
Nell’ipotesi della doppia produzione le operazioni di potatura andranno eseguite in due epoche:
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• A fine inverno, si procederà all’eliminazione della parte di tralcio che ha prodotto.
• Terminata la seconda raccolta, si procederà all’eliminazione dei tralci per dar spazio ai nuovi polloni.
Per la sola produzione sul ricaccio dell’anno il taglio
della vegetazione va fatto in tardo autunno (dopo le prime brinate) asportando totalmente le piante a livello del
terreno. Non essendoci nuovi polloni in accrescimento
si possono utilizzare decespugliatori o falciatrici con riduzione dei tempi di intervento.
Scelta dei polloni da allevare per ottenere i futuri
tralci fruttiferi
RACCOLTA E CONSERVAZIONE
•
Un lamponeto in piena produzione e nelle migliori condizioni può fornire una produzione di 10-12
ql/1000 m2.
• Per quanto riguarda la durata economica dell’impianto si considera compresa tra gli 8 e i 15 anni.
• La maturazione dei frutti è scalare e il periodo di raccolta si protrae per 30-40 giorni.
• Per le varietà rifiorenti si devono conteggiare anche
circa 20 giorni per la produzione primaverile
• La raccolta, è la voce che maggiormente incide sui
costi di produzione, deve essere effettuata al massimo ogni due giorni ma per evitare problemi di cascola, limitare la diffusione della Drosophila e ottenere
un prodotto più uniforme si consiglia, soprattutto nei
periodi più caldi, il passaggio giornaliero.
• La resa alla raccolta è di circa 5 kg/ora per persona.
• Il frutto è molto delicato e facilmente deperibile per
questo deve essere raccolto e direttamente confezionato. Per lo stesso motivo la refrigerazione (2-3° C)
deve iniziare entro poco tempo dalla raccolta e la conservazione non può superare gli 8-10 giorni.
COPERTURA
Pulizia del lamponeto dopo la raccolta con
eliminazione dei tralci che hanno prodotto
• L’utilizzo di coperture plastiche sui tunnel di coltivazione permette di ottenere alcuni vantaggi tra cui la protezione della vegetazione dalle piogge e dalle grandinate. A livello fitopatologico si riduce l’incidenza delle
malattie fungine, mentre per quanto riguarda i fitofagi
il microclima può favorire lo sviluppo di acari e afidi.
• I tunnel hanno generalmente una base di 6-9 metri
Frutti di Tulameen in maturazione
con altezza al colmo di circa 3 metri al di sotto del
quale possono essere disposte 3 file di lamponi.
• Il comparto delle cultivar rifiorenti, in relazione al fatto che le tecniche di allevamento sono
meno complicate, si adatta meglio a questo tipo di allevamento.
Con l’utilizzo dei teli di copertura si può attuare anche il processo di “forzatura” con l’obiettivo
di anticipare o prolungare le produzioni e arrivare sul mercato in epoche più concorrenziali.
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COLTIVAZIONE “FUORI SUOLO”
In situazioni di terreni poveri, o soggetti a ristagni idrici,
o in condizioni di reimpianto il lampone è sensibile a
patogeni tellurici, tra cui il marciume delle radici (Phytophtora fragrarie var. rubi), che compromettono la durata dell’impianto. In questi casi l’utilizzo della tecnica del
“fuori suolo” può essere la soluzione al problema. Per
ammortizzare i maggiori investimenti economici necessari si ricorre alle varietà rifiorenti per sfruttare i vantaggi della doppia produzione annuale, concentrando 5-6
produzioni nell’arco di un triennio
La coltivazione in “fuori suolo” può essere effettuata in:
• Vaso o mastello da 12-15 litri
• “Canalette” in rete metallica elettrosaldata rivestite
con telo anti-alga
• Sacchetto da “fuori suolo” adagiato sul terreno e tagliato longitudinalmente.
Frutti di Kwanza in maturazione
I substrati più utilizzati sono:
• Compost ben umificato, per non incorrere in problemi
di fitotossicità deve essere fatto maturare almeno un
anno.
• Miscela di cocco e perlite.
• Buoni risultati si ottengono anche utilizzando il substrato esausto proveniente dalla coltivazione della
fragola.
Impianto fuori suolo in canaletta elettrosaldata e
telo antialga
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