IL CALITRANO periodico quadrimestrale di ambiente, dialetto, storia e tradizioni Spedizione in abb. postale comma 27 art. 2 Legge 28.12.95 n. 549 Firenze ANNO XVI - NUMERO 2 (nuova serie) LUGLIO-AGOSTO 1996 VIA A. CANOVA, 78 - 50142 FIRENZE - TEL. 055/783936 IL CALITRANO IN ANNO XVI - N. 2 n. s. QUESTO NUMERO Periodico dell’Associazione Culturale “Caletra” Fondato nel 1981 Oltre la rassegnazione di Raffaele Salvante La giornata dell’emigrante Associazione Romana dei Calitrani IN COPERTINA: Dalla Svizzera Via Stanco, che sgusciando come un serpente fra le vecchie case di Calitri, unisce la zona Buccolo con la Piazza del paese e con via Concezione. Attualmente non ci sono più le scale, che si vedono nella foto, per agevolare il passaggio di piccoli mezzi motorizzati. (Foto Luigi Nicolais) di Giuseppe Gautieri 3 4 4 Direttore Responsabile A. Raffaele Salvante 5 Segreteria Martina Salvante Calitri nel Trecento di Gerardo Cioffari 6 Laurea 7 Direzione, Redazione, Amministrazione 50142 Firenze - Via A. Canova, 78 Tel. 055/78.39.36 Associazione Pro Loco Andretta 9 Spedizione in abbonamento postale 50% Lina Signorino e i colori della sua Sicilia È BENE PRECISARE proposito del nostro libro “CALITRI Immagini sul filo della memoria” ci A corre l’obbligo di puntualizzare alcuni fatti: in data 25 settembre 1995 abbiamo scritto una raccomandata con ricevuta di ritorno all’Amministrazione Comunale di Calitri alla Comunità Montana - al Banco di Napoli - alla Banca Popolare dell’Irpinia e alla Banca Mediterranea, per chiedere l’acquisto di un congruo numero di copie al prezzo di £.50.000, per affrontare con una certa alea di sicurezza, il costo della pubblicazione. Ad eccezione dell’Amministrazione Comunale, nessuno degli altri Istituti ha risposto; ne mai è venuto, dalle banche locali, un qualsiasi aiuto finanziario al nostro giornale che pure ha ben sedici anni di vita, ma la colpa è dei Calitrani, perché in altre parti d’Italia i grossi clienti bancari decidono delle sponsorizzazioni degli Istituti di Credito, altrimenti portano i loro quattrini ad un’altra Banca Anche la Comunità Montana sponsorizza varie attività, ma da alcuni anni le nostre richieste cadono nel nulla : è solo un caso?... Se non fosse stato per la gentile e squisita disponibilità della Casa Editrice Polistampa di Firenze, e in particolare del suo proprietario signor Mauro Pagliai, questo libro non avrebbe mai visto la luce... A buon intenditor poche parole!... Direttore Raffaella Salvante C. C. P. n. 11384500 di Irene Caterinaki 10 Orazio Tanelli 10 DIALETTO E CULTURA POPOLARE 11 La scomparsa del medico gentiluomo 13 Premio teatrale “La Fenice” 14 Concorso nazionale di poesia e narrativa “Spazio Donna” 14 La scafa di Contursi 15 Il giornale viene diffuso gratuitamente. Attività editoriale di natura non commerciale nei sensi previsti dall’art. 4 del DPR 16.10.1972 n. 633 e successive modificazioni. Le spese di stampa e postali sono coperte dalla solidarietà dei lettori. Ad Ettore Cicoira 15 Stampa: Polistampa - Firenze NECROLOGI 16 ERBE DI CASA NOSTRA 17 Autorizzazione n. 2912 del 13/2/1981 del Tribunale di Firenze Per la biblioteca di Calitri 17 Il Foro competente per ogni controversia è quello di Firenze. MOVIMENTO DEMOGRAFICO 18 SOLIDARIETÀ COL GIORNALE 19 LA NOSTRA BIBLIOTECA 20 VITA CALITRANA 22 La collaborazione è aperta a tutti, ma in nessun caso instaura un rapporto di lavoro ed è sempre da intendersi a titolo di volontariato. I lavori pubblicati riflettono il pensiero dei singoli autori, i quali se ne assumono le responsabilità di fronte alla legge. Accrediti su c/c postale n. 11384500 intestato a “IL CALITRANO” - Firenze oppure c/c bancario 61943/00 intestato a Salvante A. Raffaele c/o Sede Centrale della Cassa di Risparmio di Firenze in Firenze. Chiuso in stampa il 25 luglio 1996 Il CALITRANO N. 2 n. s. - Luglio-Agosto 1996 BISOGNA ESSERE PROTAGONISTI OLTRE LA RASSEGNAZIONE Dal Sud si attende una fecondità di iniziative contro gli artefici della società dell’intrigo, della violenza e del vuoto di valori indubbio che viviamo questo momento storico con un profonÈ do senso di disagio a causa di una crisi che investe i valori stessi su cui una nazione vive e si sviluppa. La crisi di consenso alla società esistente, la rassegnazione con cui si vive nelle istituzioni, sempre meno credibili, il sospetto che la società in cui operiamo non abbia più futuro, lo sfrenato individualismo che porta ad una corsa competitiva ed affannosa al denaro perché con esso si può fare e ottenere tutto, ieri come oggi, il mugugmo ad oltranza sulla situazione attuale, senza un alito di speranza, è ormai prassi troppo diffusa, anzi, una vera e propria patologia. Infatti, spesso si parla sui problemi a livello puramente declamatorio, enfatico, se non addirittura strumentalizzato, e in presenza di una serie di problematiche culturali, sociali e politiche che si percepiscono gravi, ma delle quali non si vede, nell’immediato, possibilità concrete di soluzioni, si fa sempre più strada lo scoramento e la tentazione del disimpegno. La nostra crisi di identità non è che un aspetto particolare, sia pure anche nodale, di una crisi ben più totale perché sotto l’involucro della sovranità popolare, rimessa a lustro nelle tornate elettorali, la generalità dei cittadini vive una vera e propria dittatura senza volto, che abolisce fin dentro gli angoli delle coscienze ogni autonomia e vi istituisce sempre nuove dipendenze, che impediscono ogni buon proposito di cambiamento ed ogni tentativo di uscire dal tunnel di una debilitante ignavia. L’indebolimento del senso di appartenenza alla società, con lo smarrimento dei suoi valori più profondi, rende non più procrastina- bile la costruzione di un “progetto” complessivo - che richiede la convergenza plurima degli sforzi e delle risorse, per offrire - senza confusione di ruoli, ma anche senza reciproche chiusure - un apporto al rinnovamento della nostra società, con l’esprimere un ruolo attivo e creativo di orientamento delle dinamiche pubbliche; sforzo, questo, che deve essere attuato, certamente, senza facili rassegnazioni, ma anche senza impazienza. E, in una società come la nostra connotata da relazioni fragili, conflittuali e di tipo consumistico, occorre esprimere relazioni gratuite, forti e durature, cementate dalla mutua accettazione, dal discernimento, dalla coerenza di vita, insomma vivificate da quell’ “Amore” che “fa nuove tutte le cose”. Amore che dev’essere, prima di tutto ed essenzialmente un animus, un atteggiamento interiore - non limitato al momento del servizio, ma una vera scelta di vita - capace di porre termine alla stagione della provvisorietà, spesso interpretata come sinonimo di improvvisazione e di casualità, e possa costituire il fermento e il principio di un autentico rinnovamento della nostra società. La vera disperazione non è forse l’aver cessato di cercare la speranza? Così guardando in faccia le nostre debolezze, i nostri marcati limiti e superando i molteplici condizionamenti che provengono dall’ambiente sociale e culturale, vorremmo - insieme ai giovani impegnati di Calitri - usare una terapia d’urto contro l’indifferenza, figlia di quella routine che finisce con lo spegnere ogni entusiasmo, ogni slancio, ogni rischio; respingere ogni atteggiamento remissivo o passivamente 3 recettivo; scuotere questo torpore che ci umilia, scrollarci di dosso questo senso di isolamento, di sfiducia, di individualismo diseducato allo stare insieme, attraverso una costante e concreta comunicazione che sia scuola di vita, di socialità, sia proposta di novità, esperienza di incontro, luogo di accoglienza e segno di unità, sradicando, infine, i germogli di chiusura che troppo spesso la storia e il costume hanno seminato nei nostri cuori. Certo occorre una singolare capacità di ascolto, una infinita pazienza nel ricercare; invece, quanta indifferenza in un paese allo sbando, con mille contraddizioni !... un’Amministrazione Comunale che, pur avendo ereditato un pesante fardello di inefficienze ed inadempienze, ci sembra - tuttavia - impigliata in uno sterile conflitto di competenze e impantanata, perciò, in una palude di scarsissima operatività; ben altro si attende la gente!... i settanta impiegati comunali sono una vera esigenza, un lusso, o che altro? Possono essere impiegati per altri compiti utili alla comunità? è vero o no che la situazione abitativa è tre volte superiore alle effettive esigenze del paese? Allora le entrate dell’ICI sono un contributo “consistente” per le economie del paese? è vero o no che fra depositi bancari e più ancora postali c’è un vero patrimonio di centinaia di miliardi? in ultimo, ma non per ultimo la chiusura della SALCA, fabbrica di laterizi che ha gettato nella costernazione centinaia di famiglie. Che fine ha fatto il cosiddetto “miracolo” delle aree industriali vere cattedrali nel deserto - che • • • • • Il CALITRANO doveva dare un consistente impulso alle zone interessate? Dove sono finiti i miliardi spesi dalle Aziende con l’impegno di creare posti di lavoro, invece hanno aggravato la situazione occupazionale? Chi ha pagato per queste ruberie? i soliti: i poveri, gli indifesi, coloro che non hanno voce. Come se tutto questo non bastasse alla già scarsissima natalità, alla lenta agonia di alcuni centri dell’Alta Irpinia si è aggiunto il nuovo esodo di circa cinquemila persone nell’ultimo anno - in cerca di lavoro; sono fatti e circostante che dovrebbero far meditare non solo i nostri parlamentari, ma anche le persone di buon senso del nostro paese, per un impegno più diretto, più responsabile e meno egoistico a favore dei propri compaesani Gli ideali di trasparenza, onestà, professionalità, benessere sociale, non si raggiungono con i gadget o con gli slogan, ma con le durezze della politica, congiunta alla generosità, al sacrificio, alla temerarietà, sempre nel più completo spirito di servizio, per non far crescere il disagio e il minaccioso dolore del silenzio. Raffaele Salvante N. 2 n. s. - Luglio-Agosto 1996 LA GIORNATA DELL’EMIGRANTE La festa dell’Emigrante si terrà a Calitri il 5 settembre con la sfilata in costumi antichi, con la partecipazione di gruppi folk e verranno rappresentate due scene di vita paesana: la “raccolta del granone” e le “lavandaie dell’Ofanto”, per concludersi con una allegra e festosa serata danzante, con giuochi vari e moltissimi premi. Il 31 agosto, invece, si terrà presso la Fiera un incontro – dibattito sulla “disoccupazione giovanile” – con relativa assegnazione del Premio istituito dall’Associazione Romana dei Calitrani – relatore sarà il dott. Roberto TITTARELLI, segretario confedereale CISL con la partecipazione, fra le altre autorità del comprensorio, dell’on. Gerardo Bianco e dell’On. Maretta Scoca. ASSOCIAZIONE ROMANA DEI CALITRANI 30 marzo 1996 presso la Fattoria di Antonio Zazzarino in quel IdilAgricola Cisterna di Latina, si è svolta l’annuale assemblea dell’Associazione Romana dei Calitrani, con una partecipazione davvero incredibile di oltre trecento persone, anche per la partecipazione dell’Associazione Romana “Figli dell’Irpinia”. Nella tarda mattinata ha avuto luogo la riunione con la relazione del presidente dottor Antonio Cicoira e il rinnovo delle cariche sociali, con il saluto del dottor Francesco Cianciulli, presidente del- Cisterna di Latina, 30 marzo 1996, nella tenuta agricola di Antonio Zazzarino si svolge l’incontro dell’Associazione Romana dei Calitrani; il presidente dottor Tonino Cicoira svolge la sua relazione annuale. 4 l’Associazione Romana “Figli dell’Irpinia” che ha rilevato come “esista in ciascuno di noi un intimo e segreto rapporto con la nostra terra di origine che non ha sapore di nostalgia, ma che richiama a noi che questo rapporto viviamo alcuni momenti significativi entro i quali scorrono immagini, ricordi, sensazioni, sentimenti che formano in definitiva l’humus della nostra identità, i cui caratteri sono fissati in una testimonianza continua di cui non possiamo liberarci”. Ha fatto inoltre presente come l’unione di tutti gli Irpini residenti a Roma circa 35 mila - realizzerebbe una forza veramente rilevante sul piano culturale ed organizzativo, capace di sviluppare una molteplicità di iniziative, di attività al servizio della nostra gente e della stessa città di Roma che ci ha accolto e di cui siamo diventati figli di adozione. Verso le due il pranzo, presso il ristorante “La Vigna”, con ottimo trattamento e nel tardo pomeriggio l’inizio delle danze intercalate dal sorteggio di numerosi premi; una lieta sorpresa è stata l’esecuzione di diversi canti popolari calitrani eseguita da un gruppo di affiatati e preparati giovani di Calitri che ha riscosso il plauso incondizionato di tutti; verso le due del mattino la sorpresa “Zazzarino” cioè la ormai tradizionale spaghettata per una cinquantina di persone fra canti e sonetti fino alle prime ore del mattino. Come sempre organizzazione ottima, ospitalità da veri mecenati da parte della famiglia Zazzarino che non ha fatto mancare niente a nessuno, stupenda festa, in una incantevole cornice verde. Il CALITRANO N. 2 n. s. - Luglio-Agosto 1996 DALLA SVIZZERA Calitrani in Italia e all’eSVitimati stero, saluto dalle pagine del “ Calitrano” in questi momenti di crisi economica e d’identità nazionale (vedi la Padania di Bossi), nella speranza di trovarvi tutti in armonia là dove siete. Vorrei parlarvi dell’ALECS (prima Associazione dei calitrani fuori Calitri), di questi 6 anni dalla fondazione e del fatto che la mentalità del Calitrano fuori Calitri è cambiata, vuole incontrarsi, discutere ed essere attivo nella vita sociale. La conferma è man mano venuta con il sorgere ovunque di nuove Associazioni di Calitrani nel mondo; ora sarà compito dei dirigenti far sì che i soci diventino più partecipi ed attivi nei dibattiti e non deleghino ad altri ciò che possono fare da se stessi. Oggi più che ieri la comunità ha bisogno di risposte precise e prese di posizione sia sul tema del lavoro che sulla sanità, sulla scuola e previdenza sociale; questo è possibile solo se si è insieme e compatti. L’ALECS è figlia dell’associazione Campana di Flawil-Uzwil che quest’anno compie il suo 10° anno di fon- dazione e come sei anni fa abbiamo voluto fare insieme una grande festa, e mentre nel 1990 si era pieni di spirito ma poveri finanziariamente, oggi grazie ai dirigenti lo spirito è rimasto vivo, ma contemporaneamente siamo cresciuti finanziariamente, e così abbiamo potuto organizzare degnamente il decennio dei Campani e il quinquennio dei Calitrani, facendo venire dall’Italia la nota cantante FIORDALISO; la serata è stata un vero successo di partecipazione, circa 500 persone hanno applaudito soddisfatti la cantante, ricevendo autografi e facendosi fotografare con lei. Grande successo ha avuto la sfilata di moda italiana organizzata dallo studio “ FABULA “ di Herisau di proprietà del nostro cassiere DI MAIO LEONARDO con la famiglia BELARDI; è stata una magnifica sfilata, oltre 20 coppie di ragazzi hanno presentato modelli eleganti per uomo, donna e sposi sotto la regia dei proprietari, che si sono dimostrati veri professionisti. Mi auguro che tali manifestazioni si possano ripetere e colgo l’occasione per esprimere allo “STUDIO FABU- Calitri 31 maggio 1996, i bambini dell’Asilo “ R. Margherita “, fanno la loro processione della Madonna. 5 LA” un ringraziamento per lo sforzo profuso. Mentre il momento ricreativo è stato sicuramente un grosso successo, dal punto di vista associativo è stata una vera delusione; non certo per colpa dei nostri soci che nonostante la distanza hanno partecipato in massa, ma per l’assenza delle Associazioni Calitrane nel mondo - eccezion fatta per quella del Venezuela, capeggiata dal presidente Zazzarino con la consorte - e dell’Amministrazione Comunale di Calitri, dovuta alla concomitanza della Festa Patronale a Calitri, era altresì presente Raffaele Salvante direttore del Calitrano, venuto da Firenze e tanti altri venuti da più parti d’Italia e dalla Svizzera. La nostra delusione è ancora più marcata, perché ci eravamo proposti una riunione generale delle Associazioni Calitrane nel mondo, per organizzare tutti insieme la ormai tradizionale festa dell’Emigrante a Calitri, nonché creare la federazione delle Associazioni Calitrane esistenti, con la partecipazione attiva del comune di Calitri. Un grosso ringraziamento a nome dei campani di Flawil-Uzwil a tutti i partecipanti al nostro decennale, mi scuso con i Calitrani rimasti il giorno seguente alla festa, perché l’escursione nel cantone Appenzello non è stata accompagnata dal bel tempo, ma speriamo di rifarci la prossima volta! Voglio ringraziare il comitato ALECS del canton San Gallo, nonché il comitato dei campani ed i collaboratori esterni per tutto il lavoro svolto durante e dopo la festa. Tengo a ringraziare il cassiere ed amico DI MAIO Leonardo per la collaborazione nello stilare tutti gli articoli scritti su questo giornale fino ad oggi; in seguito sarà il segretario CIANCI Antonio in collaborazione con il presidente ZARRILLI Antonio a continuare il rapporto con il giornale. Ringrazio affettuosamente tutti i lettori del giornale, precisando che quelle poche volte che sono stato critico con gli amici, non c’è mai stata volontà di offendere alcuno e ve ne chiedo venia; a tutti buone vacanze estive e arrivederci a Calitri. Giuseppe Gautieri Presidente onorario dell’ALECS Il CALITRANO N. 2 n. s. - Luglio-Agosto 1996 P. GERARDO CIOFFARI O. P. CALITRI NEL TRECENTO I Gesualdo, le guerre, la peste e la fine di Castiglione el corso del XIV secolo le vicende N calitrane hanno un debole supporto documentario e quindi sono meno conosciute rispetto al secolo precedente. Diversi documenti parlano del passaggio del feudo da Giovan Galeotto a Raimondo del Balzo e quindi a Mattia Gesualdo. Ma poi, come ci si inoltra nel Trecento, le fonti divengono sempre più sporadiche. I pochi elementi pervenutici si riferiscono quasi soltanto alla successione del feudo nella famiglia Gesualdo. Anzi, per certi periodi si trovano più dati su Castiglione che non su Calitri. Dalla documentazione pervenutaci si evince che, nonostante il passaggio del feudo ad una delle famiglie più in vista, Calitri non sfuggì alla tendenza generale del Regno verso una maggiore confusione e a sempre più aspri disordini. Il bisogno continuo di denaro per continuare la guerra di Sicilia e per la difesa del guelfismo in Italia costringeva il re Roberto il Saggio (1309-1343) a continui compromessi con i suoi più potenti feudatari, e quindi a non poter sempre esercitare il governo con quella saldezza di polso che avrebbe voluto. Se a questi fattori si aggiungono la peste del 1348, che infestò tutto il Regno di Napoli, nonché le guerre tra gli Angioini di Napoli e quelli d’Ungheria, e poi tra gli Angioini di Napoli e i Durazzeschi, il quadro diviene ancora più fosco, e si può ben comprendere come il Trecento sia stato per la cittadina dell’Alta Irpinia un’epoca di sacrifici e sofferenze. 1. Mattia Gesualdo (1304-1321): una nuova signorìa per Calitri. A comprare il feudo di Calitri da Raimondo del Balzo verso il 15 ottobre del 1304 fu Mattia Gesualdo. Questi era il secondogenito di Elia, che al primogenito Nicola aveva riservato il feudo di Gesualdo, cittadina non lontano da Avellino. Nicola e Mattia erano, dunque, gli ultimi rampolli della nobile famiglia che aveva preso il nome dal primo feudo ed il cui capostipite sembra essere stato Guglielmo, figlio naturale del duca Ruggero (+1111). Nicola, sul finire del Duecento, si era distinto per i suoi servigi al re. Era stato più volte giustiziere (di Basilicata nel 1284, Terra di Bari nel 1291, Abruzzo nel 1307). Ma il ramo dei Gesualdo legato al feudo d’origine era destinato ad interrompersi perché, dal matrimonio con Giovanna della Marra, Nicola ebbe soltanto figlie femmine. Simili problemi furono invece assenti nel ramo dei Gesualdo di Calitri. Anche Mattia aveva avuto una brillante carriera con Carlo I e Carlo II. Il primo attestato di gratitudine lo ebbe dal vicario di Carlo II (prigioniero degli Aragonesi) che gli donò Guardia Lombardi. Poco dopo lo stesso Carlo II dalla Provenza gli donava Laino in Calabria. Sposando Costanza di Caggiano, Mattia aggiunse quest’ultimo feudo ai suoi già numerosi possedimenti. Godeva della fiducia del re, che gli affidò diversi incarichi. Fra il 1302 ed il 1303 lo volle ad esempio giustiziere di Basilicata. In un documento del 1304, di poco anteriore alla compera di Calitri, era definito signore di Ripalonga Dopo aver ottenuto la conferma regia all’acquisto di Calitri, Mattia fece ratificare l’atto di compra-vendita in data 26 novembre dello stesso anno dal notaio Nicola di Avellino. Appena il passaggio di proprietà fu definito, Mattia si recò a Calitri e Castiglione a ricevere il giuramento di fedeltà dai nuovi vassalli. Per il momento, tuttavia, Cecilia manteneva i suoi diritti di dote su parte dei proventi di Castiglione. La vedova di Ugo del Balzo non restò però a lungo sola, poiché dopo poco più di un anno sposava il cavaliere 6 Guglielmo Bolardo. Di conseguenza, Mattia Gesualdo pensò che quello fosse il momento opportuno per entrare in possesso anche dell’usufrutto di Castiglione. Ricomprò pertanto da Cecilia il dotario. Nella conferma regia, datata 5 maggio 1306, veniva precisato che non si trattava della compera di Castiglione, che già apparteneva al Gesualdo, bensì dell’usufrutto, cioè dei proventi del dotario. Il feudo che Mattia Gesualdo aveva acquistato stava registrando una certa ripresa economica negli ultimi anni del XIII secolo. Dalle cedole di tassazione risulta che la somma annua da pagare era passata dalle sette/otto once annue alle sedici. Qualcuno ha interpretato questo dato (l’aumento delle tasse) come la causa della crisi economica di Calitri. Ciò è vero. Ma, è anche vero che la maggiorazione fiscale è indice di una maggiore produttività. La crisi vera e propria si era verificata in corrispondenza con la “rapina” di Giovan Galeotto nel 1299. Il gesto di questi, in un paese che negli ultimi anni si era impegnato allo spasimo per migliorare la produzione, simboleggiava la precarietà della condizione contadina a fronte dell’avidità dei feudatari. Le tensioni sociali sfociate in disordini e assassinii avevano portato così al crollo di un’economia che negli ultimi anni era andata a gonfie vele. Della difficile situazione dovette rendersi conto personalmente il Gesualdo. Così, meno di due anni dall’inizio del suo governo, chiese al re una riduzione delle tasse (i fiscali) per la popolazione di Calitri. Prendendo atto dei recenti rovesci economici, il 20 marzo 1307 il re dispose che dal successivo esercizio finanziario Calitri fosse tassata per otto invece che per sedici once annue. L’Acocella che ebbe modo di verificare l’ammontare delle tasse pagate da Calitri per le subventiones gene- Il CALITRANO N. 2 n. s. - Luglio-Agosto 1996 rales nel corso del secolo XIV, sostiene che tale tassa rimase inalterata con lievi oscillazioni. Con il figlio Nicola impegnato nell’esercito di Giovanni di Gravina, fratello del re, e con interessi rivolti altrove, Mattia Gesualdo non poté interessarsi direttamente al feudo di Calitri e Castiglione, ma dovette servirsi di procuratori. Del resto, questo era molto frequente a quel tempo, il che, congiunto alle suddette difficoltà di re Roberto, fa ben comprendere in tutta la valle dell’Ofanto insorgessero abusi e disordini. Che Mattia Gesualdo considerasse il feudo nel quadro di un suo più vasto progetto è dimostrato dal fatto che non esitò a smembrarlo, staccando per la prima volta nella sua storia Castiglione da Calitri. Con ogni probabilità era stato il signore di Bisaccia e Carbonara, Ruggero, a fare il primo passo, a motivo della posizione strategica di Castiglione rispetto a Bisaccia. Si è già avuto modo di vedere come Castiglione divenisse il rifugio di tutti coloro che, insofferenti dei feudatari di Bisaccia, vi si stabilivano. Forse nella mente di Ruggero c’era anche questo intento di dissuasione. In ogni caso, sul finire del 1312 Ruggero riusciva a stipulare con Mattia Gesualdo un atto di acquisto. Datato 4 dicembre 1312, fu rogato dal logoteta Bartolomeo da Capua, e Mattia era definito miles dilectus consiliarius familiaris et fidelis noster. La conferma regia venne il 13 marzo 1313. Contemporaneamente alla vendita di Castiglione, Mattia procedeva all’acquisto di Auletta. E forse nella stessa occasione diveniva signore di Roccella nel Principato, che poi assegnò come dote alla figlia Maria, andata in sposa a Landolfo d’Aquino. Altre doti assegnò alle figlie Filippa, andata in moglie ad Egidio di Mustarolo, e Francesca, che dopo la sua morte e precisamente nel 1325 sposerà Gentile di Grandinato. Intanto, la morte di Carlo II d’Angiò (1309) aveva fatto precipitare gli eventi verso maggiori disordini e abusi nei feudi. Sempre più numerosi divenivano i paesi che entravano in crisi. E le crisi dei paesi venivano controbilanciate dall’aumento delle tasse per i paesi vicini. Fu così che Calitri, in data 20 settembre 1316, fu tassata per venti tarì in più a favore della terra di Riciliano. Il testo relativo dice che la cittadinanza si offrì spontaneamente a pagare, voluntarie in se suscepit. Ma è poco credibile che i calitrani, allora così disorientati e decisi a tutto pur di procacciarsi da vivere, fossero così ben disposti verso le disgrazie altrui. Tanto più che il loro contributo non andava agli abitanti di Riciliano, ma allo stato. Come allo stato andarono l’anno successivo le cinque salme di frumento per la prepara- LAUREA Il giorno 16 aprile 1996 presso l’Università di Firenze, discutendo la tesi “I viaggi di Pietro Della Valle - La Turchia” col chiar.mo professor Riccardo Bruscagli, si è brillantemente laureata in Lettere Moderne con 110 e lode la sig.na RAFFAELLA SALVANTE che per un periodo di quattro mesi si recherà a Dublino, in Irlanda, con una borsa di studio, per un corso di formazione. Alla neo-dottoressa, ai genitori Giovanna e Raffaele, alle sorelle Michela e Martina, ai parenti tutti, giungano i nostri più fervidi auguri. zione del biscotto per la spedizione in Sicilia. Una certa quantità di farina dovette poi inviare il 27 ottobre 1319 al re per analoghi motivi. L’ultimo atto di Mattia Gesualdo concernente Calitri fu una transazione stipulata nel 1316 insieme al primogenito Nicola con Giacomo Capece e la moglie Costanza di Caggiano. L’atto riguardava Calitri ed Auletta, e la presenza della moglie porta a pensare ad un’operazione in famiglia. Purtroppo l’Acocella, che ebbe modo di vedere l’atto, non ne riportò il contenuto. Alla luce di documenti cinquecenteschi si può supporre però che da quel momento ci furono contatti sempre più stretti fra Calitri ed Auletta, almeno a giudicare 7 dai vari “cittadini” di Calitri che provenivano da questa località in provincia di Salerno. E comunque, per tutto il Trecento, Calitri, Auletta e Caggiano formeranno il trio stabile dei feudi di questo ramo della famiglia Gesualdo. Sempre nel 1316 Mattia riceveva dal fratello Nicola il feudo di Paterno. Non si sa, invece, se il feudo di S. Fele (S. Felice) gli provenisse da una donazione o da un acquisto. Certo è che in un documento del 1317 egli vi compare come il feudatario. Gli ultimi anni della signorìa di Mattia Gesualdo furono caratterizzati da una certa recrudescenza di disordini e violenze, iniziati già negli ultimi anni del regno di Carlo II (+ 1309). Ad esempio si conoscono i moti scoppiati a Lacedonia, Monteverde e Rocchetta S. Antonio contro il feudatario Giovanni de Appia nel 1307. Ma nel corso del regno di Roberto la situazione stava peggiorando. Tra le vittime più illustri di allora va annoverato il ricco e famoso monastero del S. Salvatore del Goleto, che annoverava fra i suoi possedimenti anche il Cerrutolo, territorio fra Calitri e Rapone. Fra le tante denunce inviate al re quella del 22 marzo 1316 sottolineava come gli uomini di Melfi, Monticchio dei Normanni, Castiglione, Calitri, Rapone, Ruvo e di altre località della zona, senza considerare il grave rischio per la salvezza delle loro anime, stanno violando le proprietà del monastero e molestano indebitamente, tagliando e facendo tagliare legna a piacimento, arando e seminando e facendo arare e seminare, nonostante le resistenze e i reclami dei denuncianti. Ad ovviare a questi inconvenienti, re Roberto permise al monastero di chiudere il Cerrutolo, facendolo diventare una “difesa” per le mandrie di cavalli di loro proprietà. Nel riportare questa notizia, il Mastrullo aggiungeva: Detta difesa sta tra i Polari e l’Isca di Pàstina: da una parte confina col fiume Ofanto; dall’altra parte confina con la strada pubblica che va a Castiglione ed è dove si dice la Molara; e rivolta per la strada per la quale si va al tenimento di Caravello e cala giù al vallone di Cunzo. Simile atmosfera di soprusi divenne fertile terreno al riformarsi delle masnade di banditi che cominciarono a scorrazzare nel territorio circostante, ren- Il CALITRANO dendo del tutto insicuri i trasporti delle merci. Un certo scalpore suscitò ad esempio l’avventura capitata a certi mercanti di Perugia. Questi, che trasportavano i cosiddetti panni perugini erano partiti da Barletta e attraverso le impervie zone al confine fra la Basilicata e l’Irpinia erano diretti a Salerno. Il 26 ottobre del 1318, giunti nei pressi di Pescopagano, furono assaliti da una schiera di banditi e depredati di tutte le loro mercanzie. Neppure quindici giorni dopo, era la volta dell’abate di S. Vincenzo al Volturno ad essere aggredito da banditi di Monticchio ed a sfuggire per poco all’agguato. I banditi procedettero fino al casale di S. Andrea prendendosela con i vassalli del famoso monastero. Come si è detto, ciò non capitava solo in queste zone di facili agguati, ma anche in zone piane e fertili, come la Puglia. E la causa va vista sia nella continua assenza dei feudatari che nella loro tendenza a spremere quanto più era possibile le popolazioni, senza preoccuparsi troppo di difendere la legalità e l’ordine. Poche erano le eccezioni, e probabilmente Mattia Gesualdo ed il figlio Nicola non furono fra queste. N. 2 n. s. - Luglio-Agosto 1996 nel documento in questione, anche per dare forza all’azione dello stesso fra Tommaso. In esso infatti, l’arcivescovo di Conza gli dà facoltà di compiere tutti gli atti che egli stesso aveva potere di compiere, persino di condannare o confermare i vescovi suoi suffraganei. Accadde poi che tra la fine del 1312 e gli inizi del 1313 moriva il vescovo di Monteverde, Galvano. Dopo i solenni funerali e la sua sepoltura nella cattedrale di quella città, i canonici si riunirono per tenere il trattato, vale a dire lo scambio di vedute sul candidato più idoneo a sostituirlo. Scelti quindi tre scrutatori, elessero per viam scrutinii e nemine discordante (all’unanimità) il nuovo vescovo nella persona di Giovanni, arciprete di S. Giovanni de Incarco. Successivamente il nome dell’eletto fu reso noto al resto del clero e a tutto il popolo. Quindi i canonici si recarono dall’interessato, il quale acconsentì all’elezione. L’eletto con i procuratori del capitolo si recò allora a Conza e sottopose la sua elezione al vicario generale dell’arcidiocesi, fra Tommaso. Questi, prima di confermare l’elezione fece apporre degli editti sulla porta della cattedrale di Monteverde affinché la popolazione fosse infor- mata sull’identità dell’eletto, e chiunque avesse delle perplessità o delle obiezioni, andasse a Conza e le comunicasse al vicario generale. Non presentandosi alcuno a criticare l’elezione, il 20 febbraio del 1313 il vescovo fu confermato con atto notarile rogato a Napoli. Questa fu una delle ultime elezioni episcopali popolari, in cui il clero della cattedrale eleggeva ed il popolo si pronunciava sull’elezione. Di lì a qualche anno il papa avocava a sé la nomina, privando e clero e popolo di questo antico diritto ecclesiale. Anzi, curiosamente, ci è pervenuta la lettera del papa Giovanni XXII da Avignone e diretta proprio al vescovo di Monteverde. Con questa lettera, datata 6 settembre 1330, il papa gli ordinava di avvertire i canonici di Melfi che, al momento della morte del vescovo, non procedessero all’elezione, perché riservava a sé la nomina del successore. Qualsiasi elezione fosse stata fatta, egli l’avrebbe considerata nulla. È opportuno segnalare in questo periodo (1324) il giro che il vescovo di Lacedonia Nicola stava facendo in Puglia come collettore delle decime per la chiesa romana. (continua nel prossimo numero) 2. Una elezione episcopale a Monteverde (1313) Prima di procedere nel narrare la vicenda storica di Calitri e Castiglione è opportuno soffermarsi su un documento dell’epoca in cui Mattia Gesualdo deteneva il feudo di Calitri. Anche se non direttamente legato a questa cittadina, questo documento del 1313 getta un po’ di luce sulla vita ecclesiale dell’epoca nella diocesi di Monteverde che, come Calitri, apparteneva all’archidiocesi di Conza. Come altri documenti di Monteverde, la pergamena è conservata nella cattedrale di Barletta. Essendo suffraganea di Conza, da cui ecclesiasticamente dipendeva anche Calitri, la diocesi di Monteverde era tenuta a sottoporre l’approvazione del suo vescovo all’arcivescovo conzano. Da diversi anni come arcivescovo di Conza era stato eletto il domenicano fra Consiglio di Viterbo. Questi abitava però solitamente a Viterbo, per cui nominò come suo vicario generale fra Tommaso da Viterbo, che si stabilì a Conza. L’atto della nomina, datato 1303, è contenuto Calitri, 16 marzo 1996, nel corso del Festival della Primavera, Pietro Lettieri consegna ad Antonio Zazzarino la “ Scarpetta d’oro “ per essersi distinto in campo economico in Italia e all’estero. 8 Il CALITRANO N. 2 n. s. - Luglio-Agosto 1996 ASSOCIAZIONE PRO LOCO ANDRETTA Convegno e Mostra documentaria e fotografica sulla “emigrazione transoceanica dalla Campania e dall’Irpinia 1861 - 1915”. movimenti migratori per l’estero hanno Ivincia, avuto enorme rilievo nella nostra proassumendo massicce proporzioni a cavallo dei secoli XIX e XX. Dal 1876 al 1915, circa 200.000 irpini sono, infatti, emigrati all’estero. In relazione alla rilevante importanza del fenomeno migratorio, la Pro Loco Andretta si è posto il problema di un approfondimento delle tematiche riguardanti l’Emigrazione transoceanica, soprattutto sotto l’aspetto storico e socio - statistico. Pertanto, detta Pro Loco, unitamente al Comune di Andretta, alla Società Storica Irpina ed all’Università degli Studi di Salerno, organizzerà, nella prima decade del mese di agosto 1996, un Convegno ed una Mostra documentaria e fotografica sull’Emigrazione transoceanica dalla Campania, con particolare riguardo a quella dall’Irpinia, per il periodo che va dall’Unità nazionale alla prima guerra mondiale. Sono stati interessati al riguardo la Fondazione “G.Agnelli” di Torino, la Regione Campania, L’Amministrazione Provinciale di Avellino, le Comunità Montane Irpine, diversi Istituti Superiori d’Istruzione ed altri Enti, nonché tutti i Sindaci della Provincia di Avellino ed i presidenti delle Pro Loco Irpine.Il Dipartimento di Scienze storiche e sociali dell’Università degli Studi di Salerno ha assunto la direzione scientifica dell’iniziativa. Le relazioni saranno svolte da docenti delle Università di Salerno, Napoli e Catania e da esperti e qualificati studiosi. Sono stati interessati anche studiosi stranieri e tutti gli Andrettesi emigrati nelle Americhe, ai quali è stato inviato apposito questionario. Data la difficoltà della complessa ricerca (già avviata presso l’Istituto Centrale di Statistica e gli Archivi di Stato), la Pro Loco Andretta rivolge viva preghiera a tutti gli IRPINI interessati al fenomeno migratorio di voler cortesemente collaborare all’iniziativa. A titolo orientativo, la collaborazione potrebbe svolgersi attraverso la: - ricerca di materiale documentario comunque riguardante l’emigrazione, come: documenti per l’espatrio, nulla osta, passaporti, atti notori, atti notarili, procure, atti di richiamo, biglietti di viaggio o d’imbarco, lettere, cartoline, telegrammi, atti celebrati all’estero (matrimonio, battesimo, cresima ecc.), atti costitutivi, depliants turistici dell’epoca, giornali, manifesti delle Compagnie di navigazione o delle agenzie di invito ad emigrare, atti di rinunzia alla cittadinanza italiana, carta cittadina estera, ecc.; fotografie di emigranti o del paese (all’epoca suddetta) o della nave o della località di imbarco o di sbarco o di residenza, del posto di lavoro, di riunioni di emigrati, ecc.; - esecuzione di interviste a persone emigrate, portando attenzione alle difficoltà incontrate ed all’adattamento all’estero, al lavoro quivi svolto, alla posizione economica e sociale raggiunta, alla famiglia costituita all’estero, alle rimesse inviate ai familiari in Italia ed al loro impiego, all’eventuale partecipazione alla vita politica o sindacale o ad Associazioni o Clubs di concittadini o di comprovinciali, al ritorno al paese, ecc.; - redazione di testi scritti sull’emigrazione, quali, ad esempio, esperienze vissute all’estero, memorie e ricordi, usi, costumi e tradizioni (alimentari, civili, religiose) portate dal proprio paese, ecc.; - compilazione di prospetti statistici sulla situazione del Comune nel 1861, nel 1881, nel 1901 e nel 1915: superficie, popolazione, analfabetismo, scuole, agricoltura (superficie coltivata, prodotti, bestiame, ecc.), artigianato (suddiviso possibilmente per mestieri), commercio, industria, abitazione, alimentazione, rimesse degli emigrati e loro impiego (acquisto di case e terreni, avvio di figli allo studio, svolgimento di attività agricole, artigianali, commerciali, industriali, concorso alla costruzione di opere pubbliche, religiose, sociali, ecc.), idee politiche e religiose portate dall’estero al proprio paese, con particolare riguardo a movimenti anarchici o protestanti, ecc. Possono essere trattati tutti o soltanto alcuni argomenti ed aspetti sopraelencati. Eventuali delucidazioni possono essere chieste al presidente della Pro Loco Andretta e della Società Storica Irpina, gen.le. Nicola Di Gugliemo, Galleria di Via Mancini, 17 - 83100 AVELLINO, tel. 0825/26.064. Padova, domenica 28 aprile 1996, l’Arciconfraternita Immacolata Concezione di Calitri, in pellegrinaggio verso la basilica di S. Antonio, dove ha partecipato al Primo Convegno Nazionale delle Confraternite. 9 Il CALITRANO N. 2 n. s. - Luglio-Agosto 1996 LINA SIGNORINO E I COLORI DELLA SUA SICILIA ittrice di formazione autodidatta, opera nell’ambito del figuraP tivo con affinità al realismo. Già da ragazza dimostrava una grande sensibilità per l’arte pittorica; un amore sconfinato per la natura che osservava attentamente in tutte le sue varie forme per poi imprimerla sulla tela. I suoi quadri, intensamente caldi nella tonalità, destano l’interesse della critica ufficiale ogni volta che vengono esposti al pubblico. L’artista, che manifesta raffinata sensibilità e sicura padronanza delle varie tecniche pittoriche, ha partecipato attivamente a concorsi e rassegne riportando conferme di successo e unanimi consensi. Dalle sue creazioni realistiche scaturiscono, oltre al sentimento, capacità coloristica e prospettica destinate a meglio evidenziare la profondità dei paesaggi e la presenza della case, degli alberi, del cielo. È la luce che l’attrae, sia quella che accarezza i fiori e gli alberi sui viali, sia quella che si addensa sui muri bianchi delle case di campagna e sembra accogliere con i raggi del sole la gioia di vivere, relegando nell’ombra le avversità della vita quotidiana e la contraddizione del destino. Particolarmente abile nella resa dei paesaggi autunnali dai mille riflessi di luce in una gamma di colori dal ruggine al rosso - giallo e ancora nelle nature morte riprodotte con rara maestria, nei cieli sereni sopra campagne sconfinate, nei mari e fiumi, nel manto cromatico della terra amata, toccano la sensibilità Lina Signorino con delle sue opere. dell’artista rispecchiando la sua creatività e abilità compositiva. Lina Signorino sembra possedere il segreto sacro dell’arte e con sconfinata passione, oltre a trasmettere messaggi di nobili sentimenti, scrive sulle tele, con pennellate silenziose i poemi più teneri e sinceri. Irene Caterinaki ORAZIO TANELLI Poeta e scrittore italo - americano dottore Orazio Tanelli, docente direttore de La Follia Idiluniversitario, New York e fondatore della rivista Il Ponte Italo -Americano, è nato a Macchia Valfortore (CB) il 10 marzo 1936 ed è emigrato negli Stati Uniti nel 1961. Ivi ha continuato i suoi studi ed ha ottenuto il dottorato in filosofia nell’Università Statale di Rutgers. Da ventinove anni il prof. Tanelli insegna lingue e letterature (latino, francese, spagnolo, italiano) nei licei statali e nelle università americane; abita a Verona nel New Jersey insieme alla moglie Franca e ai figli Nick e Pat. Fra i suoi numerosi saggi critici bisogna menzionare i seguenti: Miti classici nella Divina Commedia (1975), La poesia di Francesco Lalli (1980), Mito e realtà nella poesia e nella narrativa di Sabino d’Acunto (1981), La poesia di Antonio Fiorentino (1981), Domenico Defelice (1983), Alfio Arcifa (1988), Rudy De Cadaval (1988), Carmelo Aliberti (1988), Franco Calabrese (1989), Vaghe stelle dell’Orsa (saggio su d’Acunto, 1989), Vincenzo Rossi: Fedeltà alla terra (1991). La sua opera saggistica si espande al di là di ogni scuola critica e di ogni corrente estetica per evidenziare la libertà di scelta e l’autonomia di espressione sia da parte del saggista sia da parte dell’autore trattato. Il pro. Tanelli è anche considerato uno dei migliori poeti italo - americani: Peccato originale (1980), Poesie molisane (1981), Canti dell’Esule (1984), Canti del ritorno (1986), Canti del Sud (1987), Canti d’oltre oceano (1994). Fra i suoi numerosi premi bisogna menzionare per lo meno la Medaglia d’Oro conferitagli dal Presidente della Repubblica Italiana 10 Il prof. Orazio Tanelli On.le Francesco Cossiga; quasi tutte le sue poesie sono state tradotte in inglese dalla scrittrice italo- americana Catherine McCormick che abita a Spring Valley nello Stato di New York. Due monografie sono state pubblicate sulla sua poetica e saggistica : Guerino d’Alessandro, La poesia di Orazio Tanelli (1985), Ninnj Di Stefano Busà, La poetica di un rito onirico (1989). Il CALITRANO N. 2 n. s. - Luglio-Agosto 1996 DIALETTO E CULTURA POPOLARE A CURA DI RAFFAELE SALVANTE LA BBORZA R’ CARTON’ LA CARTELLA DI CARTONE robbia r’ questa v’ vogl’ raccundà: quann’ facia la terza roprio di questo vi voglio raccontare. Quando frequentavo la P elementar’, nu juorn’ na cumpagna mia m’ riss’ a la scola P 3° elementare, un giorno una mia compagna mi disse a “Fierravà, si osc’ la maiestra m’nterroga ra lu bbanch’ e tu m’ scuola: “Fierravà, se oggi la maestra m’interroga dal banco e mi s’gg’risc’ li verb’, t’ rial’ sta bborza vecchia ca mamma osc’ m’adda accattà la bborza nova. Quann’ m’ riss’ accussì m’riett’ r’ la cundandezza e faciett’ r’ p’ssibb’l’ r’ u sugg’risc’ li verb’, e a p’ n’ m’ n’ fa add’nà ra la maiestra facia a bbrè ca m’ carìa l’app’s’ o la penna, stia semp’ cu lu cuoggh’ stuort’ a la nn’ret’ (quegghia f’gliola era nn’ret’ a mmi) a p’ qquess’ quann’ la maiestra l’interrogava ij la s’gg’ria. Ij avia semp’ v’lut’ la bborza r’ carton’, ca m’ m’ttia scuorn’ cu quegghia r’ pezza chi m’avia fatt’ mamma, probbia accussì, mamma avia fatt’ roj bborz’, una a mmì e una a ssorama, p’glià lu tascappan’ chi tata avija addutt’ ra la uerra, lu uastà e n’ fec’ una apprun’. Quiggh’ juorn’ m’ parija cient’ann’ chi arr’vava l’ora a p’ assì ra la scola, ma quann’ asserm’ la cumpagna mia fec’ finta r’ nient’ (fors’ s’era scurdata); allora ij totta arrabbiata la riett’ appriess’ e arr’vaj a la casa a r’ scal’ ammont’, ndo la strata cchiù o men’ facc’ front’ a lu “scialon”. Quann’ trasiett’ ndo la casa ng’era la mamma, ij totta assal’niann’( ca avija f’sciut’) r’ciett’ “zia fè, Marianna m’adda ra la bborza vecchia ca m’ l’av’ pr’mmesa, ij osc’ l’agg’ suggerit’ li verb”. Quegghia p’v’regghia subb’t’ r’vacà li libbr’ e li quadern’ ngimma a la bb’ffetta e ddiss’ “te, te figlia mia, si t’ l’av’ pr’mmesa”. Nun p’tit’ crer’ che pr’scezza! Arr’vaj a casa, sfrattaj la bborza mia, l’accuvaj e m’ttiett’ tutt’ cos’ nda la bborza r’ carton’, pur’ ca era vecchia m’ s’mbrava chisà che. Ma la pr’scezza r’s’stì nu par’ r’ juorn’ ca r’ scibbij s’ scarp’narn’, lu manich’ cu la cap’sciola neura s’ sp’zzà e m’ v’liett’ p’glià nata vota la bborza mia. Sciett’ cinch’ann’ a la scola cu quegghia bborza r’ pezza e alut’m’ mamma poss’ na curdegghia ra nu lat’ a n’aut’ e fec’ la sacchetta a lu ciucc’ a p’ mangià l’avena. Quann’ penz’ a cum’ ierm’ p’v’riegghj, n’ t’niemm’ manch’ l’occhj p’ chiang’ e ogni cosa ra nient’ n’ pr’sciavam’, mo’ quann’ vesc’ tanta sprech’ cu sta gg’n’razzion’ m’ send’ malamend’, p’cchè n’ sann’ appr’zzà e n’ ten’n’ cura r’ nient’. M’ r’cord’ quann’ accumm’nzaj a ggì a la scola t’nija nu quadern’ a quadrett’ e l’app’s’, quann’ po’ accumm’nzamm’ a scriv’ cu la penna, mamma m’accattà lu mazzariell’ e li p’nnin’ a ttibb’ tibb’, chi custavan’ roj lir’, ng’eran’ pur’ li p’nnin’ a cavallott’, ma custavan’ tre lir’, m’accattà lu calamaj cu lu gnostr’, quann’ f’rnija o s’ str’cchiava (m’ cap’tava suggerisci i verbi ti regalo questa cartella vecchia, perché mamma oggi mi deve comprare la cartella nuova”. Quando mi disse così morii dalla contentezza e feci il possibile per suggerire. Per non farmene accorgere dalla maestra facevo finta che mi cadesse la matita o la penna, stavo sempre col collo storto all’indietro, (quella compagna era dietro di me) quando la maestra l’interrogava io suggerivo. Avevo sempre desiderato la cartella di cartone, mi vergognavo con la cartella di pezza (stoffa) che mi aveva fatto mamma, proprio così, mamma aveva fatto due cartelle una per me e una per mia sorella, dal tascapane che mio padre aveva portato dalla guerra. Quel giorno mi sembravano cento anni che arrivasse l’ora per uscire dalla scuola, ma quando uscimmo la mia compagna fece finta di niente(forse se ne era dimenticata). Allora io tutta arrabbiata la inseguii e arrivata a casa sua, su per le scale nel Corso più o meno di fronte al negozio dello “Scialone”,con tutto il fiatone che avevo per la corsa, dissi alla madre:“zia fè, Marianna mi deve dare la sua cartella vecchia perché me l’ha promessa, io le ho suggerito i verbi”: Quella poveretta, appena capì il motivo per cui io ero lì, subito svuotò la cartella sul tavolo e mi disse :“tieni, tieni, figlia mia, prendila se te l’ha promessa “. Non potete credere com’ero felice, arrivai a casa, tolsi tutto dalla mia cartella, la nascosi e misi tutto nella cartella di cartone che anche se era vecchia mi sembrava chissà che cosa e provavo tanta gioia: Ma questa grande gioia durò soltanto un paio di giorni, perché siccome era già vecchia, come ho detto, le fibbie per chiuderla si ruppero, il manico che era stato riparato con la fettuccia nera si spezzò e mi dovetti riprendere la mia cartella di pezza. Con quella mia cartella andai 5 anni a scuola, cioè fino alla 5° e alla fine mia madre mise una cordicella da una parte all’altra e fece “la sacchetta” all’asino per mangiare l’avena. Quando penso a come eravamo poveri, non avevamo neanche gli occhi per piangere e ogni cosa da niente ci rendeva felici, ora quando vedo tutti questi sprechi con questa generazione che ha tutto, soffro moltissimo, perché non sanno apprezzare tutto quello che hanno, non sono mai contenti e vogliono sempre di più e per giunta non ne hanno cura. Mi ricordo quando cominciai ad andare a scuola avevo il quaderno a quadretti e la matita, quando incominciammo a scrivere con la penna, mia madre comprò “il mazzariello” (il manico) il pennino e il calamaio con l’inchiostro; i pennini erano di due qualità a Tibb-tibb colo11 Il CALITRANO N. 2 n. s. - Luglio-Agosto 1996 spiss’) ij stess’ scazzava li car’vun’ e ccu n’ picca r’acqua re oro e costava 2 lire e quello a cavallotto colore argento costafacija l’atu gnostr’. Quann’ avija canc’llà amm’gghiava lu va 3 lire, quando finiva l’inchiostro o si rovesciava ( cosa che mi risc’t’ ngimma a la punta r’ la lenga e str’cava, ma eran’ capitava molto spesso) io stessa schiacciavo il carbone e con un cchiù r’ bot’ chi assija lu p’rtus’. po’ d’acqua facevo l’altro inchiostro. Si m’ carija la penna nderra s’ scugnava e n’ scr’vija Quando dovevo cancellare bagnavo il dito sulla punta della cchiù, ij m’ ch’rria ca si la mb’nnija totta quanta scr’vija! lingua e strofinavo, ma erano più le volte che usciva il buco sul ma eran’ cchiù r’ m’ragl’ r’ gnostr’ ngimma a lu quadern’ chi foglio; se cadeva la penna per terra si spuntava e non scriveva p’rciavan’ ra nu l’at’ a n’aut’ e pur’ ca r’assuquava cu la carta più, io credevo che se l’avessi bagnata tutta avrebbe scritto, ma assorbent’ r’stavan’ tutt’ nquacchiat’. erano più le macchie d’inchiostro sul quaderno che uscivano La homma e li culur’ Giott’ quiggh’ curt’ ndo la sckat’da un foglio all’altro e pure se li asciugavo con la carta assorlegghia ra 6 m’ r’accattaj quann’ facija la quinta e r’ausabente restavano macchiati. vam’ nzemm’r’ cu ssorama, la matina prima r’ n’ scì a la La gomma e i colori “Giotto ” quelli corti, la scatoletta da 6 scola n’app’zzavam’ l’apps’, li culur’ cu lu curtieggh’, l’apli comprai in 5° e li usavo insieme a mia sorella, la mattina pizza apps’ nun lu v’riemm’ manch’ ra luntan’!. prima di andare a scuola si appuntiva la matita e i colori col colMo’prima r’accumm’nzà, anz’ ra nda la staggion’ pr’patello, il temperamatite non lo vedevamo neanche da lontano!. ran’ tutt’ cos’: la bborza r’ “BbarAdesso prima di iniziare la scuola, bi”, l’astucc’ cu li culur’, l’astucc’ anzi dall’estate i genitori preparano cu li pennarell’, l’app’s’, r’ pennn’ tutto: la cartella di Barby, l’astuccio culurat’, queggh’ chi s’ cancellan’, coi pastelli, l’astuccio coi pennarelli, la homma p’ l’app’s’ e quegghia p’ le matite, le penne colorate, quelle la penna, lu temperin’ cu lu sckat’Calitri, cancellabili, gomme per matite e per lin’, la scolorina, la colla, lu scocc’, penne, il temperino con la custodia, la roccaforte di un tempo lontano, r’ copertin’ a p’ li quadern’, a p’ li scolorina, la colla, lo scoch’, le coperda secoli domini il mondo libbr’ e a p’ li fuogl’ accussì n’ s’ tine per i quaderni, per i libri, le erta su di un colle misterioso e strano. sciupan’, u diarij, li fuogl’ cu li p’rcustodie per i fogli, così non si sciuCon stupore e ammirazione, tus’, i raccoglitor’ e tutt’ u’ riest’; pano, il diario, i fogli coi buchi, i racti lasci guardare nui t’niemm’ sul’ lu libbr’ e li quacoglitori e tutto il resto, noi avevamo e la fantasia fai volare dern’ cu tott’ “r’aurecch’”. E po’ soltanto il libro e quaderni con tutte le indietro negli anni, che hanno visto il tuo n’ata cosa : tann’ n’ g’era mamma “orecchie”. volto mutare, chi n’ scagl’ndava r’ latt’, chi n’ rija la tua struttura crollare, Un’altra cosa molto importante non la brioscia la matina! Prima s’ n’ il tuo popolo migrare. c’era la mamma che ci scaldava il scienn’ for’ cu la lanterna, semp’ Solo la tua bellezza latte e ci dava la brioscia la mattina! non potrà mai cambiare, vietta e lu juorn’ quann’ t’rnavam’ ra La mamma se ne andava in campagna intrisa dell’amore la scola, a casa acchiavam’ r’ fuoch’ la mattina presto con la lanterna,e il che i tuoi figli, vicini e lontani, muort’ e la callara chi v’gghija; n’ giorno quando tornavamo da scuola, a sempre ti hanno saputo dare. faciemm’ nu piatt’ r’acquasala fredcasa, trovavamo il fuoco spento e la Loredana da o calla a ssecond’ r’ la staggiona pentola che bolliva, ci facevamo un e quiggh’ era lu prim’ e quiggh’ lu piatto di acquasala fredda o calda a second’. seconda della stagione e quello era il Ropp’ accumm’nzarm’ a ggì a mangià ndo r’ monach’ a primo, il secondo e il contorno. sand’ Livardin’, a l’una quann’ assiemm’ ra la scola sciemm’ Poi cominciammo ad andare a mangiare dalle Suore all’Aa casa n’ p’gliavam’ nu crusck’ r’ pan’ tuost’ e n’ lu p’rtavam’; silo a San Bernardino; all’una quando uscivamo da scuola andar’ monach’ n’ m’ttienn’ nfila, facienn’ l’appell’ e a una a una vamo a casa, prendavamo un pezzo di pane duro e ce lo portan’ rienn’ na pallina r’uogl’ r’ fecat’ r’ merluzz’ e na scutegghia vamo, le Suore ci mettevano in fila, facevano l’appello, ci davar’ pasta e fasul’, r’ pan’ chi n’aviemm’ p’rtat’ r’ faciemm’ a no una pallina di olio di fegato di merluzzo e una scodella di ppicca a ppicca nda la pasta e n’ p’l’zavam’ tutt’ cos’, cu la pasta e fagioli e col pane spezzettato dentro ci mangiavamo il fama chi t’niemm’ n’ faciemm’ storij, ma ammient’ chi arr’tutto senza fiatare, con la fame che avevamo non facevamo stovavam’ a lu Chian’ r’ S. M’chele’ t’niemm’ fama cchiù dd’ rie, ma quando arrivavamo a casa al Piano di S. Michele avevaprima. mo più fame di prima. Quanda cos’ m’ ven’n’ a mment’, sent’ ancora r’ bbott’ r’ Quante cose mi vengono in mente, sento ancora le “soffetann’, cert’ mica sul’ ij, quas’ tutt’ quanda a quigghj tiemb’ renze o malpatenze” di allora, certo non ero solo io, quasi tutti a l’ggiemm’ tutt’ a lu stess’ libbr’, ma r’ bbogl’ ric’ a quigghj quei tempi leggevamo alla stesso libro, ma voglio dirlo a quelli chi nn’ r’ ssann’; r’ scarp’ n’ r’ facija lu scarpar’, r’ t’niemm’ che non lo sanno. quatt’ann’, lu prim’ann’ nov’, lu second’ r’ p’rtavam’ ndo lu Le scarpe allora ce le faceva il calzolaio, ci dovevano durare scarpar’ a fa mett’ r’ tacc’ a li tacch’ e la ponta, lu terz’ r’ p’rquattro anni, il primo anno erano nuove, il secondo andavamo tavam’ a ffà s’là e campavan’ nat’ann’, eran’ r’ sola e quann’ dal calzolaio a far rimettere le “tacce” ai tacchi e alla punta, il ch’vija e s’amm’gghiavan’ facienn’ tost’ cum’ na preta, a terzo le facevamo risuolare e duravano ancora un anno; quando mmì po’ a la prima sc’lama cum’ s’ r’fr’ddavan’ li pier’ m’ pioveva e si bagnavano diventavano dure come una pietra, a me facienn li gg’lun’ e la matina quann’ m’avija mett’ r’ scarp’ poi con i primi geli si raffreddavano i piedi e facevano i geloni e CALITRI 12 Il CALITRANO N. 2 n. s. - Luglio-Agosto 1996 eran’ uaj ca m’ scienn’ strett’ e a p’ m’ r’ f’ccà r’ ddija cu la ponta mbiett’ a lu mur’ e po’ camm’nava cum’ scess’ ngimma a r’ stampegghj’ tant’ chi m’ facienn’ mal’, eran’ sul’ quegghj’, par’ ca m’ p’tia mett’ gghiaut’, queggh’ eran’ p’ la scola, queggh’ p’ la r’men’ca e queggh’ quann’ avija scì for’ cu mamma. Quann’ tata venn’ ra la uerra adduss’ na cuperta n’ tant’ p’santa, era r’ culor’ verdin’, mamma la taglià e n’ fec’ roj vest’ una a mmì e una a ssorama e ccu quegghia chi r’stà n’ fec’ ruj pann’tieggh’ p’ nnuj; na cumpagna nostra “cchiù ff’rt’nata r’ nuj” n’ pigliava a lu habb’ ca nuj t’niemm’ la vesta r’ cuperta e n’ m’ttiemm’ scuorn’ e chiangiemm’. Tata venn’ ra la uerra cu li pier’ cung’lat’, n’ t’nia mica r’ ddesc’t’, l’avienn’ tagliat’; t’nia li pier’ cum ruj stump’ e quann’ llu bb’riett’ la prima vota sckuppaj a chiang’ ; ij t’nia cinch’ann’, la sera quann’ m’ curquava pr’hava Ddij chi facia lu m’racul’ e llu facia cresc’ n’ata vota r’ ddesc’t’. Ch’rria a li ciucc’ chi abbolan’, a tutt’ quegghj chi m’ r’cienn’ li hruoss’, ma ogn’ bbota chi lu uardava eran’ semp’ li stess’ e facenn’ hrossa m’ v’liett’ rass’gnà... M’ ven’n’ a mment’ sul’ cos’ brutt’, fors’ p’cchè bbon’ nun ng’ n’ so’ mai stat’! la mattina quando dovevo mettermi le scarpe erano guai perché mi andavano strette e per infilarmele dovevo picchiarle con la punta contro il muro e poi camminavo come fossi sulle stampelle, tanto mi facevano male. Erano soltanto quelle, non c’era un ricambio, quelle erano per la scuola, per la domenica e per la campagna quando la mamma mi portava. Quando mio padre ritornò dalla guerra portò una coperta non tanto pesante di colore verdino senape, la mamma la tagliò e fece due vestiti uno per me e uno per mia sorella, e con la rimanenza fece pure due scialletti per noi; una nostra compagna, più fortunata di noi, ci prendeva in giro perché noi avevamo il vestito di coperta, ci vegognavamo e piangevamo. Mio padre dalla guerra ritornò con i piedi congelati, gli avevano amputato le dita, i piedi erano mozzati, sembravano due “tronchi” e quando glieli vidi per la prima volta scoppiai a piangere, io avevo cinque anni, la sera poi quando andavo a letto pregavo perché Dio gli facesse ricrescere le dita con un miracolo, ma ogni volta che li guardavo erano sempre gli stessi, credevo agli asini che volano e cioè a tutto quello che mi facevano credere i grandi, ma crescendo mi sono rassegnata ad accettare la realtà. Mi vengono in mente solo cose tristi, forse perchè belle non ce ne sono mai state nella nostra infanzia. Fierravanti Lucia ( da Olgiate) LA SCOMPARSA DEL MEDICO GALANTUOMO C om’era nel suo stile, il dottor Salvatore Cioffari, un “ragazzo del 99”, se n’è andato in punta di piedi circa un anno fa. Nato a Calitri da famiglia nobile - la madre Vincenzina Stanco, il padre Vincenzo era medico, il nonno farmacista - compie gli studi ginnasiali e liceali presso il “Convitto Nazionale” di Maddaloni, conseguendo la maturità classica nel 1917. Quasi subito viene arruolato e inviato alla Scuola allievi ufficiali di Caserta, e col grado di sottotenente di fanteria viene assegnato alla Brigata “Campania” e inviato sul Piave, dove nell’ottobre del 1918 viene gravemente ferito all’addome, ricevendo una medaglia di bronzo al valore militare. La parziale invalidità non gli impedisce di continuare gli studi medici presso l’Università di Napoli, dove è allievo del famoso Cardarelli, e dove consegue la laurea in medicina col massimo dei voti nel 1923. Consigliato dai suoi professori si trasferisce a Pavia dove presso la locale Università è assistente in Patologia chirurgica e frequenta i reparti chirurgici dell’Ospedale San Matteo. Nel 1924 a Pavia frequenta un corso di abilitazione a “Ufficiale Sanitario” e presso l’Istituto d’Igiene della stessa città consegue il diploma in radiologia e terapia fisica; nel 1925 consegue a Milano un perfezionamento in ortopedia e traumatologia, nel 1931 con il prof. Tanzini, la specializzazione in chirurgia ; varie specializzazioni che costituiranno la sua straordinaria professionalità che portava nell’esercizio della sua missione lo scrupolo e la dignità che gli derivavano dalla coscienza adamantina del dovere verso la comunità, dell’impegno civile, del rifiuto di ogni utilitarismo. Dal 1932 decide di dedicarsi a tempo pieno come medico condotto del Comune fino al 1969. Dal matrimonio con Anna Scotti 13 Il dott. Salvatore Cioffari. arrivano Enzo nel 1949, laureato in farmacia, ma perito giovanissimo nel 1975 durante un’esercitazione militare e Franca nel 1950, laureata in lettere; nel 1951 perde anche la moglie Anna, affetta da un male incurabile. L’umanità larga e profonda, la semplice cordialità con cui offriva la sua amicizia, superando barriere di età, rango ed esperienza, sono le qualità - oggi purtroppo tanto rare - che più ce lo fanno rimpiangere e rendono anche nostro il dolore della figlia e dei familiari. Il CALITRANO N. 2 n. s. - Luglio-Agosto 1996 PREMIO TEATRALE “LA FENICE” Prima Edizione 1996 REGOLAMENTO rt. 1 Il Premio è stato istituito dalA l’Associazione Teatrale e Culturale “Sipario” riconoscendo al teatro “La Fenice” di Venezia il merito di aver valorizzato la drammaturgia italiana. Art.2 Il premio ha lo scopo di sensibilizzare la comunità alla cultura del teatro, promuovendo, valorizzando, divulgando la composizione di opere teatrali inedite originali di qualunque genere. Art. 3 Le opere devono pervenire a mezzo raccomandata. entro il termine improrogabile del 30 settembre 1996, all’Associazione teatrale e culturale “Il Sipario”; via Mazzini 16 - 83045 Calitri (AV), in numero di 2 (due) copie dattiloscritte, di cui solo una copia dovrà recare le generalità dell’autore, l’indirizzo ed il recapito telefonico. Art. 4 La partecipazione è aperta a tutti i cittadini dei comuni facenti parte della Comunità Montana dell’Alta Irpinia: per i lavori in dialetto o comunque in lingua diversa dall’italiano, si richiede un allegato riportante la traduzione. Art. 5 Le opere inviate non saranno restituite e resteranno a disposizione dell’Associazione per una eventuale rappresentazione. Art. 6 La Giurìa, le cui deliberazioni saranno insindacabili ed anappellabili, sarà composta da 5 membri nominati dalla Commissione istituita del premio, scelti tra esperti di drammaturgia. CONCORSO NAZIONALE DI POESIA E NARRATIVA “ SPAZIO DONNA” l Centro Culturale PRESENZA, fonImotore dato e diretto da Luigi Pumpo, proda anni di interessanti ed affermate iniziative culturali, quali la Primavera Strianese, il Città di Pompei, il Calabria ‘79 - Riviera dei Cedri, nell’intento di apportare il proprio contributo di idee per la valorizzazione e la diffusione delle tantissime e variegate tematiche del mondo femminile, in occasione della Festa della Donna ‘97 che avrà luogo nella Sala Consiliare del Comune di Striano, in collaborazione con Enti ed Associazioni Culturali, promuove il CONCORSO NAZIONALE DI POESIA E NARRATIVA “SPAZIO DONNA” riservato solo alle donne. Il Concorso si divide nelle Sezioni: A) Lirica inedita - si concorre con un massimo di tre liriche in 5 copie dattiloscritte con nome, cognome, indirizzo. B) Libro edito di poesie - si concorre con 3 copie di un libro di poesie edito negli anni 1994-1996. C) Narrativa edita ed inedita - si concorre con 3 copie di un racconto inedito contenuto in otto cartelle e con tre copie di un libro di narrativa edito negli anni 1994-1996. Gli elaborati, accompagnati dalla quota di £. 20.000 (ventimila) a titolo di parziale concorso alle spese di segreteria ecc. vanno indirizzati entro il 30 Novembre 1996 alla Segreteria del Concorso Nazionale “Spazio Donna” Circolo Culturale “Presenza” - Via Palma, 59 - 80040 STRIANO (NA) Tel. 081/82.76.264. Sono in palio la Medaglia d’Argento del Presidente della Repubblica, Medaglie d’Oro, Coppe, Targhe, Quadri. Per l’occasione, saranno attribuite a donne che si sono distinte per la promozione e l’affermazione della cultura e 14 Art. 7 La Giurìa selezionerà le opere finaliste, alle quali verranno assegnati i seguenti premi: 1° classificato - £. 500.000 2° classificato - Targa con medaglione 3° classificato - Targa con medaglia Art. 8 La cerimonia di premiazione si terrà a Calitri, in data da stabilirsi e comunque nel mese di dicembre 1996. I vincitori verranno avvisati telefonicamente o telegraficamente. Art. 9 La partecipazione al Premio è considerata accettazione integrale del presente Regolamento. L’Associazione Teatrale e Culturale “Sipario”, nel proseguimento di un programma culturale che mira alla sensibilizzazione della nostra comunità alla cultura del teatro, ha istituito un Premio per la migliore opera teatrale originale inedita, premio cui possono partecipare i cittadini dei comuni appartenenti alla Comunità Montana “Alta Irpinia”. della socialità i Premi Speciali “Donna d’Oggi”. I nomi dei componenti la Giuria, il cui giudizio è insindacabile, saranno resi noti al momento della premiazione. La partecipazione al Premio comporta l’accettazione del presente regolamento. Il Comitato Promotore Lucia Di Napoli vedova PADALINO 18 -12 -1911 † 2 - 9 - 1995 Le figlie Lina e Franca con i generi e i nipoti la ricordano con affetto. Il CALITRANO N. 2 n. s. - Luglio-Agosto 1996 LA SCAFA DI CONTURSI l vasto bacino del Sele con la superfiIperenni cie di 3.240 kmq. e con i deflussi di notevole entità, anche dopo la captazione di Caposele per alimentare l’Acquedotto Pugliese (1906/7), rappresenta ancora oggi uno dei più importanti fiumi della penisola. È opportuno ricordare che i fiumi, oltre ad essere garanzia di una protezione naturale, hanno spesso determinato il confine fra due regioni o due diocesi, come anticamente il Sele divideva la Lucania a sud dalla Campania a nord, segnando inoltre con la sponda destra il limite dell’Ager Eburinus; con la sponda sinistra quello dell’Ager Volceianus e nel breve corso inferiore, dopo la confluenza col Calore, il limite dell’Ager Paestanus. Il suo attraversamento, nel rispetto del “ius migrandi” accordato dalle rispettive civitates confinanti, avveniva a mezzo della “scafa”, una chiatta collegata ad un cavo che si spostava da una sponda all’altra, talvolta rovesciandosi con esiti anche mortali. Questi passaggi erano situati in corrispondenza dei collegamenti principali: uno verso foce Sele a ponte Barizzo, l’altro in località Terzo del Casino, che era appannaggio feudale del Duca di Serre, al quale rendeva 400 ducati annui. Questo secondo passaggio nel 1625 fu sostituito dal ponte di fabbrica detto del Verticello, fatto costruire da Filippo IV. Nel 1779, a seguito dei restauri curati da Luigi Vanvitelli, fu inaugurato con la strada delle Calabrie, l’attuale S.S. 19, da Ferdinando IV. L’ambiente circostante e l’ansa del fiume con la scafa per il traghetto sono rappresentati in un dipinto di F. La scafa di Contursi. Hackert, pittore di Corte, che si conserva nella Reggia di Caserta. Altro attraversamento del Sele avveniva fra Persano e Paestum dove, per il trasporto settimanale del corriere insieme al AD ETTORE CICOIRA ogliamo congratularci con il nostro compaesano per la ricca V produzione di ottime poesie, in vernacolo, in lingua e in lingua straniera, che lo hanno posto all’attenzione di numerosi critici ed estimatori che gli hanno tributato lodi ed encomi. Fra i numerosi riconoscimenti ricordiamo : – il I° Concorso Nazionale di Poesia, Pittura e Grafica “Arco d’Argento 95”; – il Premio Speciale in vernacolo (napoletano), “per le immagini suo bagaglio, veniva impiegato un bufalo. Sebbene non documentati, il Sele lungo i suoi 64 km. di percorso, aveva sicuramente altri passaggi serviti da scafa in corrispondenza di insediamenti sparsi sulle aree prossime ad ambedue le sponde. Uno di questi altri passaggi doveva essere all’altezza di Contursi, vicino alla sorgente del Volpacchio sulla intense e vibranti e per i profondi concetti poetici”, svoltosi a Napoli il 16 marzo 1996 presso il Maschio Angioino; – iI° Premio di Poesia Internazionale, a Pomigliano D’Arco, il 28 aprile 1996 Diploma d’onore per le più belle liriche per una poesia in lingua francese “La balade du Pierrot triste”. All’amico Ettore un bravo di cuore, con l’augurio di tenere sempre alto il prestigio della nostra “Calitranità”. 15 sponda sinistra. Qui, all’atto della captazione, si rinvenne una masso di pietra viva di oltre due tonnellate, alla cui estremità, prospiciente il fiume, era stato praticato un foro, diametro 15 cm., che verso l’esterno si presenta slabbrato e la pietra, sul lato basso - anteriore, consumata dall’annoso attrito di qualche cavo. Cosa poteva essere legata a quel cavo se non la scafa per traghettare la gente del posto? Questa ipotesi è avvalorata dalla presenza di aree di cocciame ed altro presenti nelle vicine località Monticello e Sagginara sulla sponda destra e le località Jacone, San Pietro e Piana sulla sponda sinistra. Elementi questi che attestano la presenza di “ville rustiche con necropoli” del periodo II sec. a.C. - III - IV sec. d. C., delle quali si dirà nella “Contursi Romana”, di prossima pubblicazione, a cura della sede locale dell’Archeoclub d’Italia: Damiano Pipino ( Presidente Archeoclub Contursi) Il CALITRANO N E N. 2 n. s. - Luglio-Agosto 1996 C Maria Villani 20 -10 -1935 † 28 - 9 - 1995 La tua improvvisa scomparsa ci ha lasciati attoniti, ma il tuo ricordo è vivo fra coloro che ti amarono. R O L Franchino Stanco 5 - 7- 1927 † 19 - 6- 1964 Venezuela La moglie Lucietta lo ricorda sempre con tanto affetto. O G I Lucia Carbone Scoca 20 - 6 - 1907 † 1 - 6 - 1996 “Non si perdono mai coloro che amiamo, perché possiamo amarli in Colui che non si può perdere” (S. Agostino) Antonio Sena 15 - 8 - 1938 † 9 - 5 -1996 La moglie Maria e le figlie Michelina e Anna, insieme ai generi, nipoti e parenti tutti lo ricordano sempre con tanto affetto. Mariantonia Tetta in Lampariello 12 -7 -1924 † 30 - 10 -1994 Nel secondo anniversario della morte, il marito Francesco, insieme ai figli Serafina, Giuseppina e Giuseppe, la ricordano e la rimpiangono con immutato affetto. Giovanni Zabatta 27 - 1 - 1935 † 3 - 7 - 1995 Raffaele Maffucci 5 - 11 - 1938 † 18 - 7 -1995 Germania La tua scomparsa ci ha lasciati nel dolore e nella costernazione ma ti ricorderemo con l’amore di sempre. Francesca Fastiggi 9 - 4 -1924 † 9 - 7- 1991 Le sorelle la ricordano sempre, insieme ai nipoti e parenti tutti. 16 La sua inattesa scomparsa ha lasciato un grande vuoto, la moglie Antonia e i figli Filomena, Vincenzo, Canio, Maria, Massimo e Patrizia lo ricordano con l’affetto di sempre a coloro che lo conobbero. Il CALITRANO N. 2 n. s. - Luglio-Agosto 1996 Erbe di Casa Nostra a cura di Giovanni Nicolais IL PLATANO latanus orientalis, famiglia PlataP nacee. Per accontentare un caro amico parliamo oggi di una pianta esotica; i primi platani a Calitri vennero piantati dopo il terremoto del 1930, per cui non ha un nome dialettale; anche il Calitrano lo chiama platano. Albero di grosse dimensioni, che trova impiego in filari, in bordure lungo le strade, nei parchi, nelle piane. È molto diffuso per la sua chioma imponente che proietta un largo raggio d’ombra. Le sue grandi foglie palmate, cotonose sulla pagina inferiore, sono responsabili con gli acheni, pieni di peli ispidi (pappi pelosi) di numerosi disturbi allergici che causano ai soggetti predisposti. Da noi è poco conosciuta come pianta medicinale e contiene, fra l’altro, tan- nino e quercitina; in alcuni paesi è considerato come una vera panacea e gli si attribuiscono numerose proprietà terapeutiche: astringenti, antiflogistiche, antispasmodiche, bechiche, antinfiammatorie, vulnerarie, risolutive. Gli antichi medici usavano il decotto, in vino, delle foglie e della corteccia sui tumori, sulle infiammazioni, sui lipomi, sulla cellulite e in sciacqui anali, contro le nevralgie dentarie. L’achenio verde tritato, con eccipiente grasso non salato, veniva usato, in cataplasmi, sulle scottature. A scopi medicinali si usano: foglie, corteccia, acheni (i frutti).In alcune nazioni il platano viene largamente usato per curare : geloni, catarri, ovariti, parotite, dissenteria, tosse convulsa, nefrite, pillite, infiammazioni rettali, ferite; si consiglia di colare con panno i preparati di platano. Alcuni usi particolari : 1) macchie bianche della pelle, comunemente chiamate “funghi di mare” : 30 gr. di acheni verdi frantumati in 500 gr di acqua; bollire, a fuoco dolce, per 40 minuti; usare in bagnature, non asciugare ma risciacquarsi dopo 2 ore, 2 o 3 volte al dì (qualcuno ha trovato giovamento anche contro la vitiligine). 2) ragade anale e del capezzolo : 50 gr. di foglie tritate in 1 litro di acqua; bollire 15 minuti, impacchi frequenti con pezza bagnata nel preparato. 3) ozena (infiammazione della mucosa nasale, con secrezione purulenta, fetida): 15 gr. di foglie tritate;bollire 15 minuti in 500 gr. di acqua; inspirare i vapori dal naso e fare irrigazioni nasali (ispirare dal naso un po’ di liquido e sputarlo per bocca) 3 volte al giorno. 4) dolori di denti : 20 gr. di foglie o scorza, bollire 10 minuti in mezzo litro d’acqua o meglio vino bianco; raffreddare e colare, sciacqui orali e cataplasma, col vegetale usato, sui rigonfiamenti provocati dall’ascesso dentario, in quest’ultimo caso è molto efficace un cataplasma freddo con riso stracotto e ridotto in poltiglia. PER LA BIBLIOTECA DI CALITRI È Calitri, 31 maggio 1996, Istituto Professionale di Calitri, da sinistra il prof. L. Zarrilli, il prof. Salvatore Casillo che ha tenuto una lezione sulle nuove figure professionali, il preside prof.Vito Alfredo Cerreta e la prof.ssa Elvira De Benedictis. 17 veramente deplorevole che un lavoro di impegno scientifico o letterario, che è anche maturazione psicologica, rappresentato da una buona o anche ottima tesi di laurea, venga generalmente destinato a finire dimenticato. È per questo che vorremmo invitare tutti i laureati e laureandi a depositare una copia della loro “ Tesi di Laurea “ presso la nostra Biblioteca di Calitri - che costituirà un apposito settore - per offrire ai più giovani un’altra possibilità di crescita. Il CALITRANO N. 2 n. s. - Luglio-Agosto 1996 MOVIMENTO DEMOGRAFICO Rubrica a cura di Anna Rosania I dati, relativi al periodo 29.12.1995 al 09.06.1996, sono stati rilevati presso l’Ufficio Anagrafe del Comune di Calitri. NATI Di Muro Niko di Giuseppe Canio Claudio e di Zarrilli Maria Gaetana Maffucci Mariangela di Bernardino e di Pennella Carmina Zarrilli Giuseppe di Canio e di Rainone Nina D’Ettorre Rocco Emanuele di Angelo Raffaele e di Simone Anna Galgano Maria Concetta di Mario Pietro e di Verderosa Arcangela Zabatta Martina di Pietro e di Cerreta Angela Repole Giovanna Lucia di Pietro e di Donatiello Vincenza Sanapo Oriana di Raffaele e di Fastiggi Elisabetta Di Milia Fabio di Antonio e di Miele Felicetta Rinaldi Francesca Maria di Giovanni e di Annunziata Mirella Maffucci Marco di Vincenzo e di Zarrilli Antonietta Carlini Tina di Luca e di Di Guglielmo Margherita 05.01.1996 02.03.1996 03.03.1996 09.03.1996 16.03.1996 16.03.1966 24.03.1996 15.04.1996 20.04.1996 24.04.1996 26.04.1996 05.05.1996 MATRIMONI Iannece Donato Gerardo e De Lorenzo Giovanna Zarrilli Pasquale e Lucrezia Enza Maria Mattioli Giacomo e Fastiggi Antonella 29.12.1995 13.04.1996 27.04.1996 Don Raffaele Gentile 1 - 1 - 1926 † 3 - 4- 1996 Per trentasei anni Parroco del nostro paese. Con somma gratitudine, ma con altrettanta tristezza ti ricordiamo con S. Paolo: “È’ giunto il momento di sciogliere le vele. Hai combattuto la buona battaglia, hai terminato la tua corsa, hai conservato la fede. Ora ti resta solo la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, ti consegnerà in quel giorno”. MORTI Martiniello Canio Tornillo Emidio Cianci Gaetano Scilimpaglia Maria Gervasi Antonia Cicoira Maria Michela Russo Amedeo Vittorio Melaccio Vincenza Fatone Michele Stanco Canio Gentile Raffaele Del Cogliano Mariangela Lampariello Orazio Di Mattia Maria Concetta Zabatta Francesca Cialeo Lucia Fatone Angelomaria Stanco Giovanni Sena Antonio Zarrilli Lucia Parisi Rosa Di Milia Pasquale Antonio Cantore Vito Gervasi Vitantonio Maffucci Teresa Zarrilli Canio Lucrezia Caterina 13.19.1911 - 02.02.1996 01.01.1923 - 03.03.1996 01.01.1924 - 04.03.1996 09.07.1934 - 04.03.1996 21.06.1913 - 07.03.1996 27.05.1907 - 07.03.1996 26.06.1924 - 18.03.1996 25.09.1921 - 31.03.1996 15.11.1915 - 01.04.1996 08.02.1909 - 01.04.1996 01.01.1926 - 03.04.1996 14.09.1919 - 09.04.1996 12.01.1922 - 10.04.1996 07.02.1909 - 23.04.1996 09.01.1913 - 23.04.1996 23.01.1896 - 02.05.1996 20.10.1922 - 05.05.1996 27.04.1929 - 05.05.1996 15.08.1938 - 09.05.1996 01.11.1926 - 16.05.1996 14.03.1920 - 18.05.1996 16.01.1907 - 19.05.1996 11.04.1920 - 23.05.1996 21.10.1907 - 24.05.1996 22.12.1920 - 30.05.1996 16.10.1906 - 09.06.1996 02.01.1932 - 09.06.1996 18 Maria Antonietta MEROLA 2 - 1 - 1908 † 9 - 7 - 1995 Angelo Maria FASTIGGI 8 - 2 - 1904 † 17 - 7 - 1995 Nel primo anniversario della vostra dipartita, siete sempre in mezzo a noi. Le figlie Anna e Vincenzina con i rispettivi mariti, i nipoti e il pronipote. La sorella e cognata Concetta, i parenti tutti, vi ricordiamo con immutato affetto. Il CALITRANO N. 2 n. s. - Luglio-Agosto 1996 SOLIDARIETÀ COL GIORNALE - Gabellini Lorenzo (Firenze) - Cicoira Ester (Roma) - Cicoira Lidia (Napoli) - Di Cecca Roberto (Reggio Calabria) - Maffucci Mario (Lavaiano) - Di Napoli Giuseppe (Roseto) - Stanco Abate Angela (Montoro Inferiore) - Margotta Teodora (Poggibonsi). DA CALITRI 10.000 : Maffucci Angelomaria - Tartaglia Canio - Zazzarino Pasquale - Ungherese Vito - Zarrilli Antonio, via Nicolais - Di Cecca Maria Luigia - Cerreta Giovanni, via Manzoni 5 - Di Cecca Maria Luigia - Cestone Pina, Contrada Fontana Cavallina - Cialeo Canio Vincenzo - Immerso Pasquale - Ferri Gaetana - Cestone Giuseppina ved. Cicoira. 20.000 : Stanco Lucia (Casalgrande) - Fierravanti Vito (Lavena Ponte Tresa) - Rabasca Angela (Milano) - Toglia Canio (Poggibonsi) - Manzoli Flavia e Ascanio (Genova) - Lamanna Pasquale (S. Andrea di Conza) - Scoca Antonio (Trento) - Mignolli Carlo (Scandicci) - Zabatta Mario (Cantù) - Acocella Nicola (Soliera) Stanco Angela ved. Forgione (Lentate sul Seveso) - Cioffari Maria (Novara) - Cubelli Vito (Foggia) - Rossi Rosa (Canino) - Vitali Pietro (Casalgrande) - Di Cosmo Michele (Poggibonsi) - Gallo Vito (Treggiaia) - Cubelli Michele (Bologna) - Mastronicola Vittorio (Frosinone) - Di Cairano Domenico (Roma) - Maffucci Pietro (Roma) - Di Cairano Mario (Roma) - Russo Michele (Roma) - Maffucci Vincenzo (Vitinia) - Zarrilli Vincenzo (Castiglione delle Stiviere) - Maffucci Donato (Mariano Comense) - Cianci Salvatore (Giussano) Gautieri Antonio (Mariano Comense) - Buglione Gerardo (Cantù) Zarrilli Vito Antonio (Figino Serenza) - Bozza Gaetano (Novedrate) - Fastiggi Canio (Ponsacco) - Pipino Damiano (Contursi Terme) - Borea Vincenzo (Morrovalle) - Fatone Giuseppe (Roma) - Cianci Salvatore (Giussano) - Scoca Vincenzo (Perticato) - Maffucci Vito (Milano) - Lovecchio Paolo (Brindisi) - Fierravanti Lucia (Foggia) Romano Sabato (Bellizzi) - Zabatta Canio (Lentate sul Seveso) - Di Napoli Maria (Bollate) - Del Franco Rocco (Salerno) - Di Cairano Domenico (S.Mauro T.se) - Caprio Donato (Quarto) - Cerreta Vincenzo (Torino) - Corcione Achille (Caserta) - Di Carlo Canio (Avellino) - Codella Michele (Napoli) - Sperduto Vito (Cornaredo) Rainone Vincenzo (Lentate sul S.so) - Cantore Anna (S.Margherita Ligure) - Galgano Vittorio (Conversano) - Gargano Anna (Guidonia Montecelio) - Codella Pasqualino (Cermenate) - Ricciardi Vitale (Aversa) - Cianci Salvatore (Giussano) - Scoca Vincenzo (Perticato) - Fastiggi Canio (Ponsacco) - Di Cairano Antonio (Guidonia) - Leone Giovanni (Milano) - De Nicola Rosa (Avellino) - Del Cagliano Concettina (Leccio) - Panella Mario (Nova Milanese) - Tartaglia Giuseppantonio (Cavriglia) - Colavita Matteo (Firenze). 15.000 : Acocella Maria - Aristico Lorenzo Luciano - Maffucci Vincenzo, Sotto Pittoli 30 -Maffucci Vincenzo Nicola - Fierravanti Michele - Cesta Maria Irene - Fierravanti Michele - Galgano Domenico - Martiniello Michele - Vallario Lorenzo - Cialeo Francesco Buglione Antonietta. 20.000 : Polestra Vincenzo, F. Tedesco 161 - Scolamiero Maria Petito Antonio - Nannariello Migliorina - Della Badia Anna - Acocella Antonietta - Di Roma Antonio - Nivone Giuseppe - Di Milia Rosamaria - Cianci Alessandro - Vigorito Filomena ed Antonio Rubino Maria Celeste - Bozza Vincenzo - Zabatta Vito - Borea Vincenzo - Armiento Michelangelo - Di Napoli Canio via A. Cerrata 12 - Galgano Giovanni via C. Frucci 26 - Cerreta Mariannina Contrada Sambuco - Nigro Antonietta - Bartucci Antonio - Cianci Maria Antonia - Calà Pasquale - Stingone Antonio - Sena Antonio e Maria - Zabatta Antonia via Gagliano - Fatone Vincenza - Maffucci Antonietta vedova Codella - Mauro Giuseppe - Pasticceria Gelateria Zabatta - Stanco Angela - Cialeo Rosina. 25.000 : Di Milia Vincenzo, Prefabbricato DEPI 127 30.000 : Roselli Donato - Della Badia M. Antonietta - Nigro Vito Buldo Maria - Russo Rocco - Circolo 78 - Buldo Angelo. 50.000 : Circolo “Aletrium” - Di Maio Teresa - Di Milia Giuseppe Antonio - Paolantonio Francesco - De Rosa Eugenio - Cianci Francesco - Rosania Anna e Nigro Giuseppe. 25.000 : Di Cecca Vincenzo (Mariano Comense) - De Matteo Ersilia Di Maio (Roma) - Galgano Antonio (Novara) - Pivano Federico (Firenze) - Tozzoli Elisa (Napoli) - La Greca Amedeo (Acciaroli) - Maffucci Vincenzo (Bregnano) - Acocella Filippo (Napoli). DA VARIE LOCALITÀ ITALIANE 10.000 : Savanella Nicola (Perignano) - Salvatore Lucia (Montaione) - Gautieri Vito (Bologna) - Zarrilli Luigi (Poggibonsi) Natale Pasquale (Poggibonsi) - Metallo Vincenzina (Roma) - Codella Michele (Pavona) - Nicolais Elena (Roma) - Cerreta Giuseppe (Cambiano) - Zarrilli Giancarlo (Roma) - Cesta Angela (Bologna) Zabatta Gerardo (Nova Milanese) - Nicoletta Lucia (Monza) Araneo Rubino Vincenza (Mariano Comense) - Briuolo Lucia (S. Michele) - Covino Antonia (Lentate sul Seveso) - Briuolo Luigi (Alessandria) - Immerso Antonietta (Velletri) - Galgano Canio (Cantù). 15.000 : Mariano Emilio (Morra De Sanctis) - Bonavitacola Salvatore (Montella) - Galgano Mario (Roma) - Fierro Nicola (Salerno) 30.000 : Armiento Michelina (Alessandria) - Cappai Angelino (Roma) - Cestone Pasquale (Bologna) - Di Maio Giovanna (Roma) - Simone Vincenza (Maddaloni) - Patrissi Francesco (Rapone) - Di Napoli Luigi (Latina) - Di Napoli Attilio (Torino) - Di Cosmo Vincenzo (Poggibonsi) - Acocella Enzo (Bresso) - Galgano Giuseppe (Ancona) - Di Muro Marina (Milano) - Ciccone Rodolfo (Aprilia) Nicolais Maria (Latina) - Di Milia Benedetto (Arese) - Gautieri Canio (Mariano Comense) - Marano Gennaro (Mariano Comense) - Codella Vito (Cremona) - Diasparra Vincenzo (Mariano Comense) - Di Milia Vincenzo (Cormano) - Di Milia Mario (Milano) - 19 Il CALITRANO N. 2 n. s. - Luglio-Agosto 1996 Volpe Maria Franca (Bari) - Sica Vito (Salerno) - Miano Mario (Napoli) - Senerchia Agostino (Nova M.se) - Acocella Nicolino (Napoli) - Armiento Giulia (Casalecchio sul Reno) - Di Napoli Angelo (Porto Torres) - Di Milia Angela in Marino - (Nova M.se) Cicoira Antonio (Rimini) - Figurelli Canio (Lentate sul S.so) - Zampino Raffaele (Battipaglia) - Errico Salvatore (Carugo) - Do Maio Giuseppe (Caserta) - Di Milia Michele (Gallarate). LA NOSTRA BIBLIOTECA 35.000 : Zampaglione Gerardo (Roma) - Mollica Antonio e Maria (Novara) - Della Valva Francesco (Bollate). CALITRI - Immagini sul filo della memoria di A.Raffaele Salvante - Edizioni Polistampa Firenze 1996. 40.000 : Cestone Giuseppina (Torino). 50.000: Giannini Mario (Firenze) - Cioni Giovanni ( Montelupo F.no) - Scoca Pasquale (Ponte Tresa) - Salvante Rita e Giuseppe (Castrovillari) - Sperduto Gerardo (Cinisello Balsamo) - Minichino Anna ved. Suigo (Milano) - Ferrara Vincenzo (Abbadia S. Salvatore) - Toglia Sergio (Napoli) - Battaglia Domenico (Firenze) - Rella Giovanna (Pescopagano) - Galgano Vincenzo (Melfi) - Rabasca Vittorio (Potenza) - Armiento Michelangelo (Roma) - Messina Giuseppe (Roma) - Sacchitella Caterina (Siena) - Cestone Giuseppe (Poggibonsi) - Fierravanti Lucia (Olgiate Comasco) - Paoletta Erminio (Portici) - Leone Mario (Bari) - Cicoira Ettore (Napoli) - Toglia Lorenzo (Roma) - Metallo Salvatore (Paderno D’Ugnano) - Cestone Canio - Metallo Vito (Scandiano) - Martiniello Vincenzo (Trezzo D’Adda) - Fierravanti Nicola (Lavena Ponte Tresa) - Montagnani Roberto (Panzano) - Di Maio Giuseppe (Besano) - Gallucci Vincenza (Napoli) - Toglia Maria Teresa (Roma) - Gallo Leccese Gerardo (Ascoli Satriano) - Mazziotti Antonia (S. Marinella) - Tornillo Gaetano (Roma) - Bardi Saverio (Certaldo) -Della Badia Donato (Gallarate) - Nicolais Canio Vincenzo (Roma) - Famiglia Salvante Pompei (Bari) - Marini Lucio (Firenze) - Di Milia Luigi (Taranto). cco un libro e, insieme, un album fotografico, frutto delE l’attaccamento che l’Autore porta alla sua terra, sospingendolo a ricercare volti, luoghi, situazioni, a volte confusi nelle nebbie del passato e che egli fa rivivere nelle “immagini sul filo della memoria”, a volte ben presenti, che egli serba per se e per i posteri nel “magazzino della memoria”. Anche l’estimatore e il ricercatore di trascorse cronache, pur se di Calitri non sia, potrà frugare in quelle pagine, nella sequenza delle foto, nelle scarne didascalie, e cogliere immagini e momenti di una comune storia, attraverso i passaggi, patiti o goduti, degli eventi patrii; percorsi lungo i quali si diressero i nostri passi; e non è solo come se si riandasse per antichi sentieri, ma è un rivivere e spesse volte, purtroppo, risoffrire sentimenti sopiti, che l’indugiare sulle vedute, sull’abbigliamento, sulle case, su certi scorci paesani, sulle usanze, sul dialetto, sulle insegne pubblicitarie e dei negozi, sul riconoscimento, che si fa delle persone attraverso il soprannome, che le individua, ti scuote di colpo e spalanca entro di te, inopinata, la sequenza dolce- amara dei ricordi. Ognuno nasconde, segreti, entro di se l’immagine ed il profumo della terra natia, quando da essa è separato; e li mescola a quelli dei suoi primi anni giovani, a quei, cioè, di una aurea età, che tanto mitica non dovette poi essere, se ricostruita a posteriori e sull’onda della lontananza, che trasmuta i ricordi. Forse in ciò risiede la ragione dei sentimenti d’amore-odio verso il proprio paese, chi a questo non credesse, può andare a verificare in questo libro-album, sfogliando il quale, gli risulteranno evidenti fatti, costumi e legami alla realtà calitrana dei nativi, che impressionano le lastre dei fotografi della loro consapevole presenza; e che quando lasciano il paese natale, portano con se, gelosi, il viatico e l’orgoglio della propria calitranità. Storia dei comportamenti umani e sociali, databili all’epoca della prima diffusione della fotografia (ma non manca un excursus sulle origini, sullo sviluppo e sulle vicissitudini della città irpina), e insieme documentario: si presuppone a monte un lavoro notevole di raccolta e di raccordo. Raffaele Salvante, direttore del “Calitrano”, certo dispone di un vasto archivio fotografico. Ma a chi è pervaso dal sacro fuoco della ricerca, niente può bastare a perseguire perfezione, pur nella consapevolezza che non sia mai possibile porre la parola fine ad un argomento. Vito d’Adamo Socio dell’Associazione dei Calitrani in Germania 100.000: Mobilio Domenico (Firenze) - Di Lascio Pietro (Sabaudia) - Codella Gerardo (Brescia) - Marra Raffaele (Caserta) - Polestra Vincenzo (Bolzano) - Russo Franco (Pagani) - Zampaglione Antonio (Roma). 300.000 : Alliod Cicoira Silvia (Aosta) DALL’ESTERO VENEZUELA : Zazzarino Antonio 1.000.000 (unmilione) - Cioffari Michele 100.000 - Bozza Pasquale blv. 10.000 - Bozza Anna de Schettino blv. 10.000 - Zarrilli Canio blv. 2.000 - Galgano Vittoria 100.000 - Bozza Vito $ 50. U. S. A. : Caputo Stefano $ 100 - Pavese Angelina $ 25 - Zazzarino Antonio $ 20 - Sperduto Antonio $ 25 - Leone Theresa $ 20 Di Napoli Antonietta e Angelo $ 10 - Cubelli Rosa e Angelo $ 10 - Salvante Vincenza $ 10 - De Angelis Maria $ 10 - Cerreta Mary $ 10 - Di Maio Antonio $ 50. GERMANIA : Armiento Edoardo Vincenzo 50.000 - Salvante Giovanni 50.000. SVIZZERA : Ricciardi Francesco 50.000 - Cestone Vincenza 30.000 - Di Cosmo Canio 20.000 - Di Maio Maria 10.000 Maffucci Giovannino e Giuseppina 50.000. BELGIO : Melaccio Vito 20.000 - Tartaglia Giuseppe 100.000 Palermo-Di Maio 50.000. 20 Il CALITRANO N. 2 n. s. - Luglio-Agosto 1996 Chiude il libro la storia del nobile Carlo De Alesio (D’Alessio), e del modo singolare di sconfiggere le negatività sorte intorno a questo bel monumento del 1600 che nulla hanno a che vedere con lo “Jus primae nosctis” e con quello che i calvanicesi chiamano “Peppe r’alesio”. Dalla Introduzione di Luciano Buongiorno ESULI PENSIERI di Enrico Monti - Editrice Aetas Roma 1996 vevamo già apprezzato di Enrico Monti, magistrato di CasA sazione, il saggio su Federico II: in questo libro, Monti si rivelava a noi, storico ricco di originale penetrazione psicologica della civiltà narrata e dei suoi personaggi, che vissero con lo Svevo. Ritroviamo ora Monti come poeta, nel libro “Esuli pensieri” della editrice Aetas di Roma; opera che gode della autorevole prefazione del prof. Pompeo di Giannantonio, titolare della cattedra di letteratura italiana all’Università di Napoli. Versatile letterato, del quale ricorderemo il libro “Kappusta”, edito da Longanesi, nel quale Monti narra drammaticamente, le sue esperienze di concentramento in Germania, durante la seconda guerra mondiale. Anche il suo libro “Bozzetti Ischitani”, conseguì successo, e fu adottato quale testo di letteratura nella scuola media. Per tre volte fu assegnato a Monti il Premio della Cultura della Presidenza del Consiglio. In questa silloge, Monti si manifesta come sensibile interprete delle umane interiorità spirituali, che solo la dimensione poetica può esprimere. Il poeta Monti è attento a quelle ineffabilità dei segni dell’anima, che le cronache storiche non possono dichiarare. Percezioni ed intuizioni poetiche, rapprese in versi silenti, che percorrono le vie della fantasia e delle visioni liberatrici. Monti avverte, con rara sensibilità, nell’avvicendarsi dei segni esteriori del tempo, la presenza inquietante del mistero, nel cui regno talvolta è dato cogliere il senso trascendente del bello, che traluce spesso in condizioni di umana reificazione. Monti si può cogliere in questa essenzialità poetica, che consuma se stessa in una silente conversazione, verso l’incanto del senso dell’esistenza. L’autore, ci dice “la poesia non può essere danza o celebrazione di immagini; ma canto dell’anima...”. Mario Protano DI CHE COLORE AVREBBE AVUTO GLI OCCHI di Nino Iorlano e Vania Palmieri - Edizioni Altirpinia - Lioni (AV) 1996 ono passati quindici anni da quella domenica sera, precisaS mente del 23 novembre 1980, in cui anche la terra d’Irpinia tremò, con conseguenze disastrose e incalcolabili. Due scrittori irpini, Vania Palmieri e Nino Iorlano, raccontano, con meriti indiscussi, quello che è accaduto, i luoghi mutilati, le persone scomparse, l’inaudita potenza dell’onda sismica, le memorie tragiche, la comunanza nelle sofferenze e nella speranza. Ne vengono fuori spaccati veri e dolenti d’una società umana, illuminata dalla disposizione ideologica, emotiva e sentimentale, che nulla concede al superfluo, ne si lascia trasportare da una scrittura brutale e sciatta. Personalmente sono stato colpito dal terremoto, che a Lioni ha provocato lutti nella mia famiglia; e questo dolore vivo mi fa apprezzare maggiormente lo stile caustico e fedele alla verità interiore dei due scrittori, che non cercano le parole più ardite o più commoventi, ma quelle della chiarezza e della lucidità. Questo linguaggio, perciò, mi pare più resistente delle nostre case e cattedrali crollate e ricostruite, perché se tutti abbiamo pianto (chi in silenzio, chi col pugno chiuso, chi con rassegnazione e chi con intolleranza), non tutti abbiamo sempre capito la lezione delle cose umili. Dunque, la comprensione umana e sociale è la costante dell’opera, che non romba come muri cadenti, nè volta le spalle a precisi impegni di soluzione, ma rimargina ferite, che colavano sangue, e rifiuta di disperare o arrendersi all’irrazionalità. Dalle cruciali esperienze e dalla lettura del libro, con episodi intensamente vissuti e mirabilmente comunicati, con personaggi, tratti e scorci, figure e voci che parlano con sincerità, per dire storia ed eventi ora contrastanti ed ora concordanti, nasce l’incitamento a servirsi della propria ragione e dei propri occhi, sia per superare la visione di maledizione, sia per cogliere gli aspetti della vita meno crudeli e più accattivanti. Questo è il messaggio che gli autori lanciano, riuscendovi con equilibrio e senza sforzo apparente. Dalla presentazione di Vincenzo Napolillo CALVANICO (Alla ricerca delle origini) di Raffaella Bergamo e Vincenzo D’Alessio - Edizioni Gruppo Culturale “F.Guarini” - Solofra (AV) 1995. no degli autori, Vincenzo D’Alessio, dopo tanti studi ed U opere realizzate su Solofra, la sua città, con questo libro ha voluto rendere omaggio alla consorte Raffaella Bergamo, coadiutrice dell’opera, originaria di Calvanico. Il libro, dalla lettura scorrevole e piacevole, inizia con la cronologia del nome Calvanico, fino al 1400, unitamente alla testimonianza di documenti d’archivio. Bene articolata è la descrizione del patrimonio monumentale-architettonico come i palazzi, le chiese e le fontane. Interessante è l’analisi del Catasto Onciario del 1755, con un ritratto della vita di questo paese, delle sue attività, dei cognomi dei cittadini e delle loro professioni. Non poteva mancare un capitolo dedicato al culto di San Michele Arcangelo e alla Chiesa sull’omonimo pizzo, che unisce Solofra e Calvanico in un’unica fede. Salendo la sacra montagna, ci si imbatte nel luogo dove sono situati “i Quadrilli”: pitture rupestri di colore rosso e azzurro, opere di antichi eremiti. OCCHI SEGRETI di Nevio Nigro - Editrice Blu di Prussia - Piacenza 1996 evio Nigro è poeta raro, discreto, strenuamente attento a N cogliere e a rendere con la parola più sapientemente misurata e precisa l’esperienza della vita in quanto rispecchiata da paesaggi, stagioni, sensazioni, contemplazioni, memoria. Non c’è nulla mai nella sua poesia che non risponda a questa mirabile strategia della descrizione che sfuma immediata21 Il CALITRANO N. 2 n. s. - Luglio-Agosto 1996 La coscienza non è il giullare che recita su ordinazione, ma è una luce interiore che ci fa vedere dove è il Bene e dove è il Male e ci sprona al Bene e ci mette in allarme contro le insidie del Male sempre in agguato. Non è un attaccapanni dove si mettono in mostra soltanto gli abiti di società, ma è un occhio che fruga in profondità e tutto fa venire in superficie. È la coscienza collettiva della comunità che ci ha visto nascere e nella quale siamo stati allevati e abbiamo operato. La cultura contemporanea ha sempre concepito questo genere di cose come illusioni, ma oggi forse comincia a rendersi conto che senza il mondo dei sogni, non si potrebbe vivere. mente nella meditazione, nel ripiegamento sull’anima o sui ricordi. La Musa è, appunto, sempre “dentro”, e se guarda al di fuori, non è che per manifestare in modo più efficace e visivamente incisivo l’esperienza del cuore e la dolce passione della memoria. Direi che questo libro sia, ora, scandito sul ritorno delle immagini lunari e marine insieme, con effetti sempre fascinosi e sapientissimi, e sulla trama delle forme della comunicazione a un’interlocutrice mai nominata. ma ben lì attenta, in ascolto, davanti al dolce risonare dei versi. C’è certamente, una motivazione orfica all’origine della poesia di Nigro: voglio dire che nulla è reale, e tutto, invece è ideale in questa poesia. La felicità inventiva è proprio questo: la verità non può essere rivelata che per la poca quanto intensa luce della parola che la fonda, la fa esistere, ne accresce il mondo, lo rifà, lo continua, aggiunge altro a ciò che già c’è. (Dalla prefazione di Giorgio Bàrberi Squarotti) (L’autore) INTERVISTE CORSARE di Luigi Pumpo - Biblioteca di Presenza - 1996 Marigliano. o voluto raccogliere in questo volume il testo originale di H alcune interviste avute con scrittori e poeti del nostro tempo, già pubblicate su riviste e periodici di varia umanità. Alcuni di questi scrittori ci hanno lasciato. Hanno varcato la soglia dell’eternità, ma la loro testimonianza artistica costituisce ancora un pegno d’amore e di cultura. Queste interviste - che sono, poi, tappe di un itinerario d’arte - rappresentano i motivi di incontri cordiali, affettuosi, disinteressati con autori entro cui è facile scorgere il calore e lo slancio che sono proprio del confronto/dialogo. Alla fine, questo libro (significativo nella sua impostazione) appare come un libro diverso (e aperto) e senza prendere mai posizione contro visioni di temi scottanti o meno, si afferma come voce testimoniale di amore, di interpretazione del vivere quotidiano, di scrittura saggistica aperta a confronti e dimensioni nuove. Insomma: interviste/confessioni, ricche di una scrittura tanto diversa da quella abituale dei saggi monografici o filosofici. E LA LUCE FU di Francesco Balestrieri - Edizione Domus - Roma 1996 ettore, se ti capita tra le mani, sfoglia le pagine di questo Lreligione, libro, in esso si parla di quello che gli uomini chiamano di quei misteriosi appuntamenti che ognuno di noi deve avere, almeno una volta nella vita, con la sua coscienza e con il suo destino: chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo. Gli uomini, e in particolare noi italiani, giovani e non giovani, di una terra che, per ragioni storiche, ha avuto i più grandi riformatori, ma non ha sperimentato mai una vera riforma religiosa, abbiamo da sempre coltivato la vocazione del gregge. Nei nostri rapporti con Dio pensiamo di salvarci allineandoci al conformismo, mentre la vera religione ci chiama in causa come individualità, a confrontarci con un testimone scomodo e intransigente che è la nostra coscienza. L. P. Vita Calitrana L a Comunità Montana “ Alta Irpinia “ avvalendosi di un gruppo di giovani laureati e diplomati, ha ritenuto necessario ed urgente procedere, a partire dal 13 maggio 1996, alla raccolta dei dati utili alla elaborazione del progetto sugli itinerari turistici e alla catalogazione dei beni storici, culturali ed ambientali di tutti i Comuni membri. I l Gruppo Attivo del WWF “Valle Ofanto”, che ha sede a Calitri, ha organizzato varie iniziative, con l’obiettivo di avvicinare soprattutto i ragazzi al mondo ambientalista e offrire occasioni di incontro e di contatto con la natura; ricordiamo, in particolare, la giornata di Bird- Watching lungo il torrente Orata e la manifestazione “WWF IN FESTA”, tre giorni di giochi all’aria aperta per ragazzi. A settembre anche il Gruppo di Calitri ha partecipato all’operazione “Beniamino”, organizzata dal WWF a livello nazionale per raccogliere fondi da utilizzare per la salvaguardia delle foreste italiane. 22 Dal mese di novembre le iniziative si sono concentrate soprattutto sull’educazione ambientale, con incontri con le scuole medie ed elementari di Calitri e Bisaccia. D al 7 all’11 maggio 1996, presso l’Osservatorio Astronomico Monteporzio Catone (Roma) si è tenuta la mostra “La Fisica ...Che gioco”; l’esposizione è stata tratta da: “I Giocattoli e la Scienza” a cura del prof. V. Zanetti del Dipartimento di Fisica dell’Università di Trento. “Le ruote quadrate ed altri exhibits” a cura dei prof. di Calitri Pietro Cerreta e Canio Lelio Toglia, in collaborazione con il Gruppo di Storia della Fisica dell’Università di Napoli. Il CALITRANO N. 2 n. s. - Luglio-Agosto 1996 N ella sede dell’Istituto Professionale di Largo S. Berardino, il 31 maggio 1996, si è tenuta la lezione - dibattito sul tema “ I giovani al bivio, vecchie e nuove figure professionali in una società in continua trasformazione” a cura del prof. Salvatore Casillo, associato di Sociologia industriale presso l’ Università degli Studi di Salerno. La lezione era rivolta agli alunni dell’Istituto d’Arte e dell’IPSIA “S. Scoca” nel quadro delle attività di Orientamento scolastico e universitario. al 23 al 30 marzo di quest’anno, presso l’Istituto Tecnico ComD merciale “A. M. Maffucci” di Calitri, si è svolta la VI Settimana della Cultura Scientifica, promossa dal Ministero dell’Università con una serie di conferenze tenute da docenti di varie Università e tecnici. Nel corso della stessa settimana, nei locali dell’Istituto è restata aperta al pubblico la Mostra interattiva “Le Ruote Quadrate”. Calitri 1990, i postini Michela Cucciniello e Vito Galgano “ r’nategghia “ che è andato in pensione il 1 maggio 1996, e al quale porgiamo i nostri più sinceri auguri di ogni bene. omenica 2 giugno scorso, presso il Piccolo Teatro Comunale, ha avuto D luogo un interessante incontro dibattito sul tema “ Il commercio a Calitri, analisi e prospettive” organizzato dalla PRO LOCO; sono intervenuti il sindaco prof. Marchitto, gli assessori Gaetano Mucci e Luigi Di Maio e l’assessore provinciale alle attività produttive prof. Giovanni Acocella, che hanno ribadito la impellente necessità di organizzarsi in cooperativa per inventare nuovi posti di lavoro per le giovani generazioni. abato 22 giugno alle ore 18 nella sala ex Eca, il Comune di Calitri S ha assegnato i premi “Orlando Miele” di £. 3.000.000 circa cadauno ai signori Padre Gerardo Cioffari, domenicano nato a Calitri, studioso e storico di alta cultura, nonché direttore della rinomata rivista “Nicolaus Studi Storici” del Centro Studi Nicolaiani della Comunità dei Padri Domenicani della Pontificia Basilica di S. Nicola di Bari. Brescia, 25 aprile 1996, festa dei Calitrani: i signori Lucia Zabatta (tantasul’) e Vincenzo Cerreta (ricca recca) festeggiano i loro 47 anni di matrimonio; auguri sinceri. Un plauso a Mario Cestone, Gerardo Codella e a tutti gli organizzatori per l’ottima riuscita della festa. Ai professori Canio Lelio Toglia e Pietro Cerreta, per le attività di divulgazione scientifica e la produzione di Exhibits, e alla maestra Maria Teresa Mutti e ad Elisa Mapelli, laiche impegnate nella solidarietà del “Campo Bergamo”, giunte a Calitri subito dopo il terremoto del 23 novembre 1980 e tuttora impegnate per il catechismo e il dopo scuola dei bambini di Croce Penta. La Commissione, per espressa 23 volontà del maestro Orlando Miele era composta dal Sindaco di Calitri, dal Parroco, da tutti i Capi d’Istituto di Calitri e dal maresciallo dei carabinieri. Dopo tre anni dal generoso “lascito” di Antonio Orlando Miele, maestro ed educatore, finalmente si è arrivati alla prima premiazione, secondo il desiderio dello scomparso, dei familiari ed in particolare del figlio Carlo. Calitri anni sessanta, la stazione ferroviaria “Calitri - Pescopagano”. In caso di mancato recapito si prega rispedire al mittente che si impegna ad accollarsi le spese postali.