IL CALITRANO
periodico quadrimestrale di ambiente, dialetto, storia e tradizioni
Spedizione in abb. postale comma 27 art. 2 Legge 28.12.95 n. 549 Firenze
ANNO XVI - NUMERO 2
(nuova serie)
LUGLIO-AGOSTO 1996
VIA A. CANOVA, 78 - 50142 FIRENZE - TEL. 055/783936
IL CALITRANO
IN
ANNO XVI - N. 2 n. s.
QUESTO
NUMERO
Periodico
dell’Associazione Culturale
“Caletra”
Fondato nel 1981
Oltre la rassegnazione
di Raffaele Salvante
La giornata
dell’emigrante
Associazione Romana
dei Calitrani
IN COPERTINA:
Dalla Svizzera
Via Stanco, che sgusciando come un
serpente fra le vecchie case di Calitri,
unisce la zona Buccolo con la Piazza
del paese e con via Concezione.
Attualmente non ci sono più le scale,
che si vedono nella foto, per agevolare il
passaggio di piccoli mezzi motorizzati.
(Foto Luigi Nicolais)
di Giuseppe Gautieri
3
4
4
Direttore Responsabile
A. Raffaele Salvante
5
Segreteria
Martina Salvante
Calitri nel Trecento
di Gerardo Cioffari
6
Laurea
7
Direzione, Redazione, Amministrazione
50142 Firenze - Via A. Canova, 78
Tel. 055/78.39.36
Associazione Pro Loco
Andretta
9
Spedizione in abbonamento postale 50%
Lina Signorino e i colori
della sua Sicilia
È BENE PRECISARE
proposito del nostro libro “CALITRI Immagini sul filo della memoria” ci
A
corre l’obbligo di puntualizzare alcuni fatti:
in data 25 settembre 1995 abbiamo scritto
una raccomandata con ricevuta di ritorno
all’Amministrazione Comunale di Calitri alla Comunità Montana - al Banco di
Napoli - alla Banca Popolare dell’Irpinia e
alla Banca Mediterranea, per chiedere
l’acquisto di un congruo numero di copie al
prezzo di £.50.000, per affrontare con una
certa alea di sicurezza, il costo della
pubblicazione.
Ad eccezione dell’Amministrazione
Comunale, nessuno degli altri Istituti ha
risposto; ne mai è venuto, dalle banche
locali, un qualsiasi aiuto finanziario al
nostro giornale che pure ha ben sedici anni di
vita, ma la colpa è dei Calitrani, perché in
altre parti d’Italia i grossi clienti bancari
decidono delle sponsorizzazioni degli Istituti
di Credito, altrimenti portano i loro quattrini
ad un’altra Banca
Anche la Comunità Montana sponsorizza
varie attività, ma da alcuni anni le nostre
richieste cadono nel nulla : è solo un caso?...
Se non fosse stato per la gentile e squisita
disponibilità della Casa Editrice Polistampa
di Firenze, e in particolare del suo proprietario signor Mauro Pagliai, questo libro non
avrebbe mai visto la luce...
A buon intenditor poche parole!...
Direttore
Raffaella Salvante
C. C. P. n. 11384500
di Irene Caterinaki
10
Orazio Tanelli
10
DIALETTO E CULTURA
POPOLARE
11
La scomparsa del
medico gentiluomo
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Premio teatrale
“La Fenice”
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Concorso nazionale
di poesia e narrativa
“Spazio Donna”
14
La scafa di Contursi
15
Il giornale viene diffuso gratuitamente.
Attività editoriale di natura non
commerciale nei sensi previsti dall’art. 4
del DPR 16.10.1972 n. 633 e successive
modificazioni.
Le spese di stampa e postali sono coperte
dalla solidarietà dei lettori.
Ad Ettore Cicoira
15
Stampa: Polistampa - Firenze
NECROLOGI
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ERBE DI CASA NOSTRA
17
Autorizzazione n. 2912 del 13/2/1981
del Tribunale di Firenze
Per la biblioteca di
Calitri
17
Il Foro competente per ogni controversia è
quello di Firenze.
MOVIMENTO
DEMOGRAFICO
18
SOLIDARIETÀ COL
GIORNALE
19
LA NOSTRA BIBLIOTECA
20
VITA CALITRANA
22
La collaborazione è aperta a tutti, ma in
nessun caso instaura un rapporto di
lavoro ed è sempre da intendersi a titolo
di volontariato.
I lavori pubblicati riflettono il pensiero dei
singoli autori, i quali se ne assumono le
responsabilità di fronte alla legge.
Accrediti su c/c postale n. 11384500 intestato a “IL CALITRANO” - Firenze oppure
c/c bancario 61943/00 intestato a Salvante A. Raffaele c/o Sede Centrale della
Cassa di Risparmio di Firenze in Firenze.
Chiuso in stampa il 25 luglio 1996
Il CALITRANO
N. 2 n. s. - Luglio-Agosto 1996
BISOGNA ESSERE PROTAGONISTI
OLTRE LA RASSEGNAZIONE
Dal Sud si attende una fecondità di iniziative contro gli artefici della società dell’intrigo,
della violenza e del vuoto di valori
indubbio che viviamo questo
momento storico con un profonÈ
do senso di disagio a causa di una
crisi che investe i valori stessi su cui
una nazione vive e si sviluppa.
La crisi di consenso alla società
esistente, la rassegnazione con cui si
vive nelle istituzioni, sempre meno
credibili, il sospetto che la società in
cui operiamo non abbia più futuro,
lo sfrenato individualismo che porta
ad una corsa competitiva ed affannosa al denaro perché con esso si
può fare e ottenere tutto, ieri come
oggi, il mugugmo ad oltranza sulla
situazione attuale, senza un alito di
speranza, è ormai prassi troppo diffusa, anzi, una vera e propria patologia.
Infatti, spesso si parla sui problemi a livello puramente declamatorio,
enfatico, se non addirittura strumentalizzato, e in presenza di una serie
di problematiche culturali, sociali e
politiche che si percepiscono gravi,
ma delle quali non si vede, nell’immediato, possibilità concrete di soluzioni, si fa sempre più strada lo scoramento e la tentazione del disimpegno.
La nostra crisi di identità non è
che un aspetto particolare, sia pure
anche nodale, di una crisi ben più
totale perché sotto l’involucro della
sovranità popolare, rimessa a lustro
nelle tornate elettorali, la generalità
dei cittadini vive una vera e propria
dittatura senza volto, che abolisce fin
dentro gli angoli delle coscienze
ogni autonomia e vi istituisce sempre nuove dipendenze, che impediscono ogni buon proposito di cambiamento ed ogni tentativo di uscire
dal tunnel di una debilitante ignavia.
L’indebolimento del senso di
appartenenza alla società, con lo
smarrimento dei suoi valori più
profondi, rende non più procrastina-
bile la costruzione di un “progetto”
complessivo - che richiede la convergenza plurima degli sforzi e delle
risorse, per offrire - senza confusione
di ruoli, ma anche senza reciproche
chiusure - un apporto al rinnovamento della nostra società, con l’esprimere un ruolo attivo e creativo
di orientamento delle dinamiche
pubbliche; sforzo, questo, che deve
essere attuato, certamente, senza
facili rassegnazioni, ma anche senza
impazienza.
E, in una società come la nostra
connotata da relazioni fragili, conflittuali e di tipo consumistico,
occorre esprimere relazioni gratuite,
forti e durature, cementate dalla
mutua accettazione, dal discernimento, dalla coerenza di vita, insomma vivificate da quell’ “Amore” che
“fa nuove tutte le cose”.
Amore che dev’essere, prima di
tutto ed essenzialmente un animus,
un atteggiamento interiore - non
limitato al momento del servizio, ma
una vera scelta di vita - capace di
porre termine alla stagione della
provvisorietà, spesso interpretata
come sinonimo di improvvisazione e
di casualità, e possa costituire il fermento e il principio di un autentico
rinnovamento della nostra società.
La vera disperazione non è
forse l’aver cessato di cercare la
speranza?
Così guardando in faccia le
nostre debolezze, i nostri marcati
limiti e superando i molteplici condizionamenti che provengono dall’ambiente sociale e culturale, vorremmo - insieme ai giovani impegnati di Calitri - usare una terapia
d’urto contro l’indifferenza, figlia di
quella routine che finisce con lo spegnere ogni entusiasmo, ogni slancio,
ogni rischio; respingere ogni atteggiamento remissivo o passivamente
3
recettivo; scuotere questo torpore che
ci umilia, scrollarci di dosso questo
senso di isolamento, di sfiducia, di
individualismo diseducato allo stare
insieme, attraverso una costante e
concreta comunicazione che sia
scuola di vita, di socialità, sia proposta di novità, esperienza di incontro,
luogo di accoglienza e segno di unità,
sradicando, infine, i germogli di chiusura che troppo spesso la storia e il
costume hanno seminato nei nostri
cuori.
Certo occorre una singolare capacità di ascolto, una infinita pazienza
nel ricercare; invece, quanta indifferenza in un paese allo sbando, con
mille contraddizioni !...
un’Amministrazione Comunale
che, pur avendo ereditato un pesante
fardello di inefficienze ed inadempienze, ci sembra - tuttavia - impigliata in uno sterile conflitto di competenze e impantanata, perciò, in una
palude di scarsissima operatività;
ben altro si attende la gente!...
i settanta impiegati comunali
sono una vera esigenza, un lusso,
o che altro? Possono essere impiegati per altri compiti utili alla
comunità?
è vero o no che la situazione
abitativa è tre volte superiore alle
effettive esigenze del paese?
Allora le entrate dell’ICI sono un
contributo “consistente” per le economie del paese?
è vero o no che fra depositi
bancari e più ancora postali c’è un
vero patrimonio di centinaia di
miliardi?
in ultimo, ma non per ultimo
la chiusura della SALCA, fabbrica
di laterizi che ha gettato nella costernazione centinaia di famiglie.
Che fine ha fatto il cosiddetto
“miracolo” delle aree industriali vere cattedrali nel deserto - che
•
•
•
•
•
Il CALITRANO
doveva dare un consistente impulso
alle zone interessate?
Dove sono finiti i miliardi spesi
dalle Aziende con l’impegno di creare posti di lavoro, invece hanno
aggravato la situazione occupazionale? Chi ha pagato per queste ruberie? i soliti: i poveri, gli indifesi,
coloro che non hanno voce.
Come se tutto questo non bastasse alla già scarsissima natalità, alla
lenta agonia di alcuni centri dell’Alta Irpinia si è aggiunto il nuovo
esodo di circa cinquemila persone nell’ultimo anno - in cerca di lavoro;
sono fatti e circostante che dovrebbero far meditare non solo i nostri
parlamentari, ma anche le persone
di buon senso del nostro paese, per
un impegno più diretto, più responsabile e meno egoistico a favore dei
propri compaesani
Gli ideali di trasparenza, onestà,
professionalità, benessere sociale,
non si raggiungono con i gadget o
con gli slogan, ma con le durezze
della politica, congiunta alla generosità, al sacrificio, alla temerarietà,
sempre nel più completo spirito di
servizio, per non far crescere il disagio e il minaccioso dolore del silenzio.
Raffaele Salvante
N. 2 n. s. - Luglio-Agosto 1996
LA GIORNATA DELL’EMIGRANTE
La festa dell’Emigrante si terrà a Calitri il
5 settembre
con la sfilata in costumi antichi, con la partecipazione di gruppi folk e verranno
rappresentate due scene di vita paesana: la “raccolta del granone” e le “lavandaie dell’Ofanto”, per concludersi con una allegra e festosa serata danzante, con
giuochi vari e moltissimi premi.
Il 31 agosto, invece, si terrà presso la Fiera un incontro – dibattito sulla
“disoccupazione giovanile” – con relativa assegnazione del Premio istituito
dall’Associazione Romana dei Calitrani – relatore sarà il dott. Roberto TITTARELLI, segretario confedereale CISL con la partecipazione, fra le altre autorità
del comprensorio, dell’on. Gerardo Bianco e dell’On. Maretta Scoca.
ASSOCIAZIONE ROMANA DEI CALITRANI
30 marzo 1996 presso la Fattoria
di Antonio Zazzarino in quel
IdilAgricola
Cisterna di Latina, si è svolta l’annuale assemblea dell’Associazione
Romana dei Calitrani, con una partecipazione davvero incredibile di oltre trecento persone, anche per la partecipazione dell’Associazione Romana “Figli
dell’Irpinia”.
Nella tarda mattinata ha avuto luogo
la riunione con la relazione del presidente dottor Antonio Cicoira e il rinnovo
delle cariche sociali, con il saluto del dottor Francesco Cianciulli, presidente del-
Cisterna di Latina, 30 marzo 1996, nella tenuta agricola di Antonio Zazzarino si svolge l’incontro
dell’Associazione Romana dei Calitrani; il presidente dottor Tonino Cicoira svolge la sua relazione
annuale.
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l’Associazione Romana “Figli dell’Irpinia” che ha rilevato come “esista in ciascuno di noi un intimo e segreto rapporto
con la nostra terra di origine che non ha
sapore di nostalgia, ma che richiama a
noi che questo rapporto viviamo alcuni
momenti significativi entro i quali scorrono immagini, ricordi, sensazioni, sentimenti che formano in definitiva l’humus
della nostra identità, i cui caratteri sono
fissati in una testimonianza continua di
cui non possiamo liberarci”.
Ha fatto inoltre presente come l’unione di tutti gli Irpini residenti a Roma circa 35 mila - realizzerebbe una forza
veramente rilevante sul piano culturale
ed organizzativo, capace di sviluppare
una molteplicità di iniziative, di attività al
servizio della nostra gente e della stessa
città di Roma che ci ha accolto e di cui
siamo diventati figli di adozione.
Verso le due il pranzo, presso il ristorante “La Vigna”, con ottimo trattamento
e nel tardo pomeriggio l’inizio delle danze
intercalate dal sorteggio di numerosi
premi; una lieta sorpresa è stata l’esecuzione di diversi canti popolari calitrani
eseguita da un gruppo di affiatati e preparati giovani di Calitri che ha riscosso il
plauso incondizionato di tutti; verso le due
del mattino la sorpresa “Zazzarino” cioè
la ormai tradizionale spaghettata per una
cinquantina di persone fra canti e sonetti
fino alle prime ore del mattino. Come
sempre organizzazione ottima, ospitalità
da veri mecenati da parte della famiglia
Zazzarino che non ha fatto mancare niente a nessuno, stupenda festa, in una incantevole cornice verde.
Il CALITRANO
N. 2 n. s. - Luglio-Agosto 1996
DALLA SVIZZERA
Calitrani in Italia e all’eSVitimati
stero,
saluto dalle pagine del “ Calitrano” in questi momenti di crisi
economica e d’identità nazionale
(vedi la Padania di Bossi), nella speranza di trovarvi tutti in armonia là
dove siete.
Vorrei parlarvi dell’ALECS (prima
Associazione dei calitrani fuori Calitri), di questi 6 anni dalla fondazione e
del fatto che la mentalità del Calitrano
fuori Calitri è cambiata, vuole incontrarsi, discutere ed essere attivo nella
vita sociale. La conferma è man mano
venuta con il sorgere ovunque di nuove
Associazioni di Calitrani nel mondo;
ora sarà compito dei dirigenti far sì che
i soci diventino più partecipi ed attivi
nei dibattiti e non deleghino ad altri
ciò che possono fare da se stessi.
Oggi più che ieri la comunità ha
bisogno di risposte precise e prese di
posizione sia sul tema del lavoro che
sulla sanità, sulla scuola e previdenza
sociale; questo è possibile solo se si è
insieme e compatti.
L’ALECS è figlia dell’associazione Campana di Flawil-Uzwil che quest’anno compie il suo 10° anno di fon-
dazione e come sei anni fa abbiamo
voluto fare insieme una grande festa, e
mentre nel 1990 si era pieni di spirito
ma poveri finanziariamente, oggi grazie ai dirigenti lo spirito è rimasto
vivo, ma contemporaneamente siamo
cresciuti finanziariamente, e così
abbiamo potuto organizzare degnamente il decennio dei Campani e il
quinquennio dei Calitrani, facendo
venire dall’Italia la nota cantante
FIORDALISO; la serata è stata un vero
successo di partecipazione, circa 500
persone hanno applaudito soddisfatti
la cantante, ricevendo autografi e
facendosi fotografare con lei.
Grande successo ha avuto la sfilata
di moda italiana organizzata dallo studio “ FABULA “ di Herisau di proprietà del nostro cassiere DI MAIO
LEONARDO con la famiglia
BELARDI; è stata una magnifica sfilata, oltre 20 coppie di ragazzi hanno
presentato modelli eleganti per uomo,
donna e sposi sotto la regia dei proprietari, che si sono dimostrati veri
professionisti.
Mi auguro che tali manifestazioni
si possano ripetere e colgo l’occasione
per esprimere allo “STUDIO FABU-
Calitri 31 maggio 1996, i bambini dell’Asilo “ R. Margherita “, fanno la loro processione della Madonna.
5
LA” un ringraziamento per lo sforzo
profuso.
Mentre il momento ricreativo è
stato sicuramente un grosso successo,
dal punto di vista associativo è stata
una vera delusione; non certo per colpa
dei nostri soci che nonostante la distanza hanno partecipato in massa, ma per
l’assenza delle Associazioni Calitrane
nel mondo - eccezion fatta per quella
del Venezuela, capeggiata dal presidente Zazzarino con la consorte - e dell’Amministrazione Comunale di Calitri,
dovuta alla concomitanza della Festa
Patronale a Calitri, era altresì presente Raffaele Salvante direttore del Calitrano, venuto da Firenze e tanti altri
venuti da più parti d’Italia e dalla Svizzera.
La nostra delusione è ancora più
marcata, perché ci eravamo proposti
una riunione generale delle Associazioni Calitrane nel mondo, per organizzare tutti insieme la ormai tradizionale festa dell’Emigrante a Calitri, nonché creare la federazione
delle Associazioni Calitrane esistenti,
con la partecipazione attiva del
comune di Calitri.
Un grosso ringraziamento a nome
dei campani di Flawil-Uzwil a tutti i
partecipanti al nostro decennale, mi
scuso con i Calitrani rimasti il giorno
seguente alla festa, perché l’escursione nel cantone Appenzello non è stata
accompagnata dal bel tempo, ma speriamo di rifarci la prossima volta!
Voglio ringraziare il comitato ALECS
del canton San Gallo, nonché il comitato dei campani ed i collaboratori
esterni per tutto il lavoro svolto durante
e dopo la festa.
Tengo a ringraziare il cassiere ed
amico DI MAIO Leonardo per la collaborazione nello stilare tutti gli articoli
scritti su questo giornale fino ad oggi;
in seguito sarà il segretario CIANCI
Antonio in collaborazione con il presidente ZARRILLI Antonio a continuare
il rapporto con il giornale.
Ringrazio affettuosamente tutti i lettori del giornale, precisando che quelle
poche volte che sono stato critico con
gli amici, non c’è mai stata volontà di
offendere alcuno e ve ne chiedo venia;
a tutti buone vacanze estive e arrivederci a Calitri.
Giuseppe Gautieri
Presidente onorario dell’ALECS
Il CALITRANO
N. 2 n. s. - Luglio-Agosto 1996
P. GERARDO CIOFFARI O. P.
CALITRI NEL TRECENTO
I Gesualdo, le guerre, la peste e la fine di Castiglione
el corso del XIV secolo le vicende
N
calitrane hanno un debole supporto
documentario e quindi sono meno conosciute rispetto al secolo precedente.
Diversi documenti parlano del passaggio del feudo da Giovan Galeotto a Raimondo del Balzo e quindi a Mattia
Gesualdo. Ma poi, come ci si inoltra nel
Trecento, le fonti divengono sempre più
sporadiche. I pochi elementi pervenutici
si riferiscono quasi soltanto alla successione del feudo nella famiglia Gesualdo.
Anzi, per certi periodi si trovano più
dati su Castiglione che non su Calitri.
Dalla documentazione pervenutaci si
evince che, nonostante il passaggio del
feudo ad una delle famiglie più in vista,
Calitri non sfuggì alla tendenza generale
del Regno verso una maggiore confusione e a sempre più aspri disordini. Il
bisogno continuo di denaro per continuare la guerra di Sicilia e per la difesa
del guelfismo in Italia costringeva il re
Roberto il Saggio (1309-1343) a continui compromessi con i suoi più potenti
feudatari, e quindi a non poter sempre
esercitare il governo con quella saldezza
di polso che avrebbe voluto.
Se a questi fattori si aggiungono la
peste del 1348, che infestò tutto il Regno
di Napoli, nonché le guerre tra gli
Angioini di Napoli e quelli d’Ungheria,
e poi tra gli Angioini di Napoli e i
Durazzeschi, il quadro diviene ancora
più fosco, e si può ben comprendere
come il Trecento sia stato per la cittadina dell’Alta Irpinia un’epoca di sacrifici
e sofferenze.
1. Mattia Gesualdo (1304-1321):
una nuova signorìa per Calitri.
A comprare il feudo di Calitri da
Raimondo del Balzo verso il 15 ottobre
del 1304 fu Mattia Gesualdo. Questi era
il secondogenito di Elia, che al primogenito Nicola aveva riservato il feudo di
Gesualdo, cittadina non lontano da Avellino. Nicola e Mattia erano, dunque, gli
ultimi rampolli della nobile famiglia che
aveva preso il nome dal primo feudo ed
il cui capostipite sembra essere stato
Guglielmo, figlio naturale del duca Ruggero (+1111).
Nicola, sul finire del Duecento, si
era distinto per i suoi servigi al re. Era
stato più volte giustiziere (di Basilicata
nel 1284, Terra di Bari nel 1291, Abruzzo nel 1307). Ma il ramo dei Gesualdo
legato al feudo d’origine era destinato
ad interrompersi perché, dal matrimonio con Giovanna della Marra, Nicola
ebbe soltanto figlie femmine. Simili problemi furono invece assenti nel ramo dei
Gesualdo di Calitri.
Anche Mattia aveva avuto una brillante carriera con Carlo I e Carlo II. Il
primo attestato di gratitudine lo ebbe dal
vicario di Carlo II (prigioniero degli
Aragonesi) che gli donò Guardia Lombardi. Poco dopo lo stesso Carlo II dalla
Provenza gli donava Laino in Calabria.
Sposando Costanza di Caggiano, Mattia aggiunse quest’ultimo feudo ai suoi
già numerosi possedimenti. Godeva
della fiducia del re, che gli affidò diversi
incarichi. Fra il 1302 ed il 1303 lo volle
ad esempio giustiziere di Basilicata. In
un documento del 1304, di poco anteriore alla compera di Calitri, era definito
signore di Ripalonga
Dopo aver ottenuto la conferma
regia all’acquisto di Calitri, Mattia fece
ratificare l’atto di compra-vendita in data
26 novembre dello stesso anno dal
notaio Nicola di Avellino. Appena il passaggio di proprietà fu definito, Mattia si
recò a Calitri e Castiglione a ricevere il
giuramento di fedeltà dai nuovi vassalli.
Per il momento, tuttavia, Cecilia manteneva i suoi diritti di dote su parte dei
proventi di Castiglione.
La vedova di Ugo del Balzo non
restò però a lungo sola, poiché dopo
poco più di un anno sposava il cavaliere
6
Guglielmo Bolardo. Di conseguenza,
Mattia Gesualdo pensò che quello fosse
il momento opportuno per entrare in
possesso anche dell’usufrutto di Castiglione. Ricomprò pertanto da Cecilia il
dotario. Nella conferma regia, datata 5
maggio 1306, veniva precisato che non
si trattava della compera di Castiglione,
che già apparteneva al Gesualdo, bensì
dell’usufrutto, cioè dei proventi del dotario.
Il feudo che Mattia Gesualdo aveva
acquistato stava registrando una certa
ripresa economica negli ultimi anni del
XIII secolo. Dalle cedole di tassazione
risulta che la somma annua da pagare
era passata dalle sette/otto once annue
alle sedici. Qualcuno ha interpretato
questo dato (l’aumento delle tasse) come
la causa della crisi economica di Calitri.
Ciò è vero. Ma, è anche vero che la
maggiorazione fiscale è indice di una
maggiore produttività.
La crisi vera e propria si era verificata in corrispondenza con la “rapina” di
Giovan Galeotto nel 1299. Il gesto di
questi, in un paese che negli ultimi anni
si era impegnato allo spasimo per
migliorare la produzione, simboleggiava
la precarietà della condizione contadina
a fronte dell’avidità dei feudatari. Le
tensioni sociali sfociate in disordini e
assassinii avevano portato così al crollo
di un’economia che negli ultimi anni era
andata a gonfie vele.
Della difficile situazione dovette
rendersi conto personalmente il Gesualdo. Così, meno di due anni dall’inizio
del suo governo, chiese al re una riduzione delle tasse (i fiscali) per la popolazione di Calitri. Prendendo atto dei
recenti rovesci economici, il 20 marzo
1307 il re dispose che dal successivo
esercizio finanziario Calitri fosse tassata
per otto invece che per sedici once
annue. L’Acocella che ebbe modo di
verificare l’ammontare delle tasse pagate da Calitri per le subventiones gene-
Il CALITRANO
N. 2 n. s. - Luglio-Agosto 1996
rales nel corso del secolo XIV, sostiene
che tale tassa rimase inalterata con lievi
oscillazioni.
Con il figlio Nicola impegnato nell’esercito di Giovanni di Gravina, fratello del re, e con interessi rivolti altrove,
Mattia Gesualdo non poté interessarsi
direttamente al feudo di Calitri e Castiglione, ma dovette servirsi di procuratori. Del resto, questo era molto frequente a quel tempo, il che, congiunto
alle suddette difficoltà di re Roberto, fa
ben comprendere in tutta la valle dell’Ofanto insorgessero abusi e disordini.
Che Mattia Gesualdo considerasse il
feudo nel quadro di un suo più vasto
progetto è dimostrato dal fatto che non
esitò a smembrarlo, staccando per la
prima volta nella sua storia Castiglione
da Calitri.
Con ogni probabilità era stato il
signore di Bisaccia e Carbonara, Ruggero, a fare il primo passo, a motivo
della posizione strategica di Castiglione
rispetto a Bisaccia. Si è già avuto modo
di vedere come Castiglione divenisse il
rifugio di tutti coloro che, insofferenti
dei feudatari di Bisaccia, vi si stabilivano. Forse nella mente di Ruggero c’era
anche questo intento di dissuasione.
In ogni caso, sul finire del 1312
Ruggero riusciva a stipulare con Mattia
Gesualdo un atto di acquisto. Datato 4
dicembre 1312, fu rogato dal logoteta
Bartolomeo da Capua, e Mattia era definito miles dilectus consiliarius familiaris
et fidelis noster. La conferma regia
venne il 13 marzo 1313.
Contemporaneamente alla vendita di
Castiglione, Mattia procedeva all’acquisto di Auletta. E forse nella stessa occasione diveniva signore di Roccella nel
Principato, che poi assegnò come dote
alla figlia Maria, andata in sposa a Landolfo d’Aquino. Altre doti assegnò alle
figlie Filippa, andata in moglie ad Egidio di Mustarolo, e Francesca, che dopo
la sua morte e precisamente nel 1325
sposerà Gentile di Grandinato.
Intanto, la morte di Carlo II d’Angiò (1309) aveva fatto precipitare gli
eventi verso maggiori disordini e abusi
nei feudi. Sempre più numerosi divenivano i paesi che entravano in crisi. E le
crisi dei paesi venivano controbilanciate
dall’aumento delle tasse per i paesi vicini. Fu così che Calitri, in data 20 settembre 1316, fu tassata per venti tarì in
più a favore della terra di Riciliano.
Il testo relativo dice che la cittadinanza si offrì spontaneamente a pagare,
voluntarie in se suscepit. Ma è poco credibile che i calitrani, allora così disorientati e decisi a tutto pur di procacciarsi da vivere, fossero così ben disposti
verso le disgrazie altrui. Tanto più che il
loro contributo non andava agli abitanti
di Riciliano, ma allo stato. Come allo
stato andarono l’anno successivo le cinque salme di frumento per la prepara-
LAUREA
Il giorno 16 aprile 1996
presso l’Università di Firenze, discutendo la tesi “I viaggi di Pietro Della Valle - La
Turchia” col chiar.mo professor Riccardo Bruscagli, si
è brillantemente laureata in
Lettere Moderne con 110 e
lode la sig.na
RAFFAELLA SALVANTE
che per un periodo di quattro
mesi si recherà a Dublino, in
Irlanda, con una borsa di studio, per un corso di formazione.
Alla neo-dottoressa, ai
genitori Giovanna e Raffaele,
alle sorelle Michela e Martina, ai parenti tutti, giungano
i nostri più fervidi auguri.
zione del biscotto per la spedizione in
Sicilia. Una certa quantità di farina
dovette poi inviare il 27 ottobre 1319 al
re per analoghi motivi.
L’ultimo atto di Mattia Gesualdo
concernente Calitri fu una transazione
stipulata nel 1316 insieme al primogenito Nicola con Giacomo Capece e la
moglie Costanza di Caggiano. L’atto
riguardava Calitri ed Auletta, e la presenza della moglie porta a pensare ad
un’operazione in famiglia. Purtroppo
l’Acocella, che ebbe modo di vedere
l’atto, non ne riportò il contenuto. Alla
luce di documenti cinquecenteschi si
può supporre però che da quel momento
ci furono contatti sempre più stretti fra
Calitri ed Auletta, almeno a giudicare
7
dai vari “cittadini” di Calitri che provenivano da questa località in provincia di
Salerno. E comunque, per tutto il Trecento, Calitri, Auletta e Caggiano formeranno il trio stabile dei feudi di questo ramo della famiglia Gesualdo.
Sempre nel 1316 Mattia riceveva dal
fratello Nicola il feudo di Paterno. Non
si sa, invece, se il feudo di S. Fele (S.
Felice) gli provenisse da una donazione
o da un acquisto. Certo è che in un
documento del 1317 egli vi compare
come il feudatario.
Gli ultimi anni della signorìa di Mattia Gesualdo furono caratterizzati da una
certa recrudescenza di disordini e violenze, iniziati già negli ultimi anni del
regno di Carlo II (+ 1309).
Ad esempio si conoscono i moti
scoppiati a Lacedonia, Monteverde e
Rocchetta S. Antonio contro il feudatario Giovanni de Appia nel 1307. Ma nel
corso del regno di Roberto la situazione
stava peggiorando. Tra le vittime più
illustri di allora va annoverato il ricco e
famoso monastero del S. Salvatore del
Goleto, che annoverava fra i suoi possedimenti anche il Cerrutolo, territorio fra
Calitri e Rapone. Fra le tante denunce
inviate al re quella del 22 marzo 1316
sottolineava come gli uomini di Melfi,
Monticchio dei Normanni, Castiglione,
Calitri, Rapone, Ruvo e di altre località
della zona, senza considerare il grave
rischio per la salvezza delle loro anime,
stanno violando le proprietà del monastero e molestano indebitamente,
tagliando e facendo tagliare legna a piacimento, arando e seminando e facendo
arare e seminare, nonostante le resistenze e i reclami dei denuncianti. Ad
ovviare a questi inconvenienti, re Roberto permise al monastero di chiudere il
Cerrutolo, facendolo diventare una
“difesa” per le mandrie di cavalli di loro
proprietà. Nel riportare questa notizia,
il Mastrullo aggiungeva:
Detta difesa sta tra i Polari e l’Isca
di Pàstina: da una parte confina col
fiume Ofanto; dall’altra parte confina
con la strada pubblica che va a Castiglione ed è dove si dice la Molara; e
rivolta per la strada per la quale si va al
tenimento di Caravello e cala giù al vallone di Cunzo.
Simile atmosfera di soprusi divenne
fertile terreno al riformarsi delle masnade di banditi che cominciarono a scorrazzare nel territorio circostante, ren-
Il CALITRANO
dendo del tutto insicuri i trasporti delle
merci. Un certo scalpore suscitò ad
esempio l’avventura capitata a certi
mercanti di Perugia. Questi, che trasportavano i cosiddetti panni perugini erano
partiti da Barletta e attraverso le impervie zone al confine fra la Basilicata e
l’Irpinia erano diretti a Salerno. Il 26
ottobre del 1318, giunti nei pressi di
Pescopagano, furono assaliti da una
schiera di banditi e depredati di tutte le
loro mercanzie. Neppure quindici giorni
dopo, era la volta dell’abate di S. Vincenzo al Volturno ad essere aggredito da
banditi di Monticchio ed a sfuggire per
poco all’agguato. I banditi procedettero
fino al casale di S. Andrea prendendosela con i vassalli del famoso monastero.
Come si è detto, ciò non capitava
solo in queste zone di facili agguati, ma
anche in zone piane e fertili, come la
Puglia. E la causa va vista sia nella continua assenza dei feudatari che nella loro
tendenza a spremere quanto più era possibile le popolazioni, senza preoccuparsi
troppo di difendere la legalità e l’ordine.
Poche erano le eccezioni, e probabilmente Mattia Gesualdo ed il figlio Nicola non furono fra queste.
N. 2 n. s. - Luglio-Agosto 1996
nel documento in questione, anche per
dare forza all’azione dello stesso fra
Tommaso. In esso infatti, l’arcivescovo
di Conza gli dà facoltà di compiere tutti
gli atti che egli stesso aveva potere di
compiere, persino di condannare o confermare i vescovi suoi suffraganei.
Accadde poi che tra la fine del 1312
e gli inizi del 1313 moriva il vescovo di
Monteverde, Galvano. Dopo i solenni
funerali e la sua sepoltura nella cattedrale di quella città, i canonici si riunirono per tenere il trattato, vale a dire lo
scambio di vedute sul candidato più idoneo a sostituirlo. Scelti quindi tre scrutatori, elessero per viam scrutinii e nemine discordante (all’unanimità) il nuovo
vescovo nella persona di Giovanni, arciprete di S. Giovanni de Incarco. Successivamente il nome dell’eletto fu reso
noto al resto del clero e a tutto il popolo.
Quindi i canonici si recarono dall’interessato, il quale acconsentì all’elezione.
L’eletto con i procuratori del capitolo
si recò allora a Conza e sottopose la sua
elezione al vicario generale dell’arcidiocesi, fra Tommaso. Questi, prima di confermare l’elezione fece apporre degli editti sulla porta della cattedrale di Monteverde affinché la popolazione fosse infor-
mata sull’identità dell’eletto, e chiunque
avesse delle perplessità o delle obiezioni,
andasse a Conza e le comunicasse al
vicario generale. Non presentandosi alcuno a criticare l’elezione, il 20 febbraio
del 1313 il vescovo fu confermato con
atto notarile rogato a Napoli.
Questa fu una delle ultime elezioni
episcopali popolari, in cui il clero della
cattedrale eleggeva ed il popolo si pronunciava sull’elezione. Di lì a qualche
anno il papa avocava a sé la nomina, privando e clero e popolo di questo antico
diritto ecclesiale. Anzi, curiosamente, ci
è pervenuta la lettera del papa Giovanni
XXII da Avignone e diretta proprio al
vescovo di Monteverde. Con questa lettera, datata 6 settembre 1330, il papa gli
ordinava di avvertire i canonici di Melfi
che, al momento della morte del vescovo, non procedessero all’elezione, perché riservava a sé la nomina del successore. Qualsiasi elezione fosse stata fatta,
egli l’avrebbe considerata nulla.
È opportuno segnalare in questo
periodo (1324) il giro che il vescovo di
Lacedonia Nicola stava facendo in
Puglia come collettore delle decime per
la chiesa romana.
(continua nel prossimo numero)
2. Una elezione episcopale a
Monteverde (1313)
Prima di procedere nel narrare la
vicenda storica di Calitri e Castiglione è
opportuno soffermarsi su un documento
dell’epoca in cui Mattia Gesualdo deteneva il feudo di Calitri. Anche se non
direttamente legato a questa cittadina,
questo documento del 1313 getta un po’
di luce sulla vita ecclesiale dell’epoca
nella diocesi di Monteverde che, come
Calitri, apparteneva all’archidiocesi di
Conza. Come altri documenti di Monteverde, la pergamena è conservata nella
cattedrale di Barletta.
Essendo suffraganea di Conza, da
cui ecclesiasticamente dipendeva anche
Calitri, la diocesi di Monteverde era
tenuta a sottoporre l’approvazione del
suo vescovo all’arcivescovo conzano.
Da diversi anni come arcivescovo di
Conza era stato eletto il domenicano fra
Consiglio di Viterbo. Questi abitava però
solitamente a Viterbo, per cui nominò
come suo vicario generale fra Tommaso
da Viterbo, che si stabilì a Conza. L’atto
della nomina, datato 1303, è contenuto
Calitri, 16 marzo 1996, nel corso del Festival della Primavera, Pietro Lettieri consegna ad Antonio Zazzarino la “ Scarpetta d’oro “ per essersi distinto in campo economico in Italia e all’estero.
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Il CALITRANO
N. 2 n. s. - Luglio-Agosto 1996
ASSOCIAZIONE PRO LOCO ANDRETTA
Convegno e Mostra documentaria e fotografica sulla
“emigrazione transoceanica dalla Campania e dall’Irpinia 1861 - 1915”.
movimenti migratori per l’estero hanno
Ivincia,
avuto enorme rilievo nella nostra proassumendo massicce proporzioni
a cavallo dei secoli XIX e XX. Dal 1876
al 1915, circa 200.000 irpini sono, infatti, emigrati all’estero. In relazione alla
rilevante importanza del fenomeno
migratorio, la Pro Loco Andretta si è
posto il problema di un approfondimento
delle tematiche riguardanti l’Emigrazione transoceanica, soprattutto sotto l’aspetto storico e socio - statistico.
Pertanto, detta Pro Loco, unitamente
al Comune di Andretta, alla Società Storica Irpina ed all’Università degli Studi
di Salerno, organizzerà, nella prima
decade del mese di agosto 1996, un Convegno ed una Mostra documentaria e
fotografica sull’Emigrazione transoceanica dalla Campania, con particolare
riguardo a quella dall’Irpinia, per il
periodo che va dall’Unità nazionale alla
prima guerra mondiale.
Sono stati interessati al riguardo la
Fondazione “G.Agnelli” di Torino, la
Regione Campania, L’Amministrazione
Provinciale di Avellino, le Comunità
Montane Irpine, diversi Istituti Superiori
d’Istruzione ed altri Enti, nonché tutti i
Sindaci della Provincia di Avellino ed i
presidenti delle Pro Loco Irpine.Il Dipartimento di Scienze storiche e sociali dell’Università degli Studi di Salerno ha
assunto la direzione scientifica dell’iniziativa. Le relazioni saranno svolte da
docenti delle Università di Salerno,
Napoli e Catania e da esperti e qualificati studiosi.
Sono stati interessati anche studiosi
stranieri e tutti gli Andrettesi emigrati
nelle Americhe, ai quali è stato inviato
apposito questionario.
Data la difficoltà della complessa
ricerca (già avviata presso l’Istituto Centrale di Statistica e gli Archivi di Stato),
la Pro Loco Andretta rivolge viva preghiera a tutti gli IRPINI interessati al
fenomeno migratorio di voler cortesemente collaborare all’iniziativa.
A titolo orientativo, la collaborazione
potrebbe svolgersi attraverso la:
- ricerca di materiale documentario
comunque riguardante l’emigrazione,
come: documenti per l’espatrio, nulla
osta, passaporti, atti notori, atti notarili,
procure, atti di richiamo, biglietti di
viaggio o d’imbarco, lettere, cartoline,
telegrammi, atti celebrati all’estero
(matrimonio, battesimo, cresima ecc.),
atti costitutivi, depliants turistici dell’epoca, giornali, manifesti delle Compagnie di navigazione o delle agenzie di
invito ad emigrare, atti di rinunzia alla
cittadinanza italiana, carta cittadina estera, ecc.; fotografie di emigranti o del
paese (all’epoca suddetta) o della nave o
della località di imbarco o di sbarco o di
residenza, del posto di lavoro, di riunioni di emigrati, ecc.;
- esecuzione di interviste a persone
emigrate, portando attenzione alle difficoltà incontrate ed all’adattamento all’estero, al lavoro quivi svolto, alla posizione economica e sociale raggiunta,
alla famiglia costituita all’estero, alle
rimesse inviate ai familiari in Italia ed al
loro impiego, all’eventuale partecipazione alla vita politica o sindacale o ad
Associazioni o Clubs di concittadini o
di comprovinciali, al ritorno al paese,
ecc.;
- redazione di testi scritti sull’emigrazione, quali, ad esempio, esperienze
vissute all’estero, memorie e ricordi, usi,
costumi e tradizioni (alimentari, civili,
religiose) portate dal proprio paese, ecc.;
- compilazione di prospetti statistici
sulla situazione del Comune nel 1861,
nel 1881, nel 1901 e nel 1915: superficie,
popolazione, analfabetismo, scuole, agricoltura (superficie coltivata, prodotti,
bestiame, ecc.), artigianato (suddiviso
possibilmente per mestieri), commercio,
industria, abitazione, alimentazione,
rimesse degli emigrati e loro impiego
(acquisto di case e terreni, avvio di figli
allo studio, svolgimento di attività agricole, artigianali, commerciali, industriali,
concorso alla costruzione di opere pubbliche, religiose, sociali, ecc.), idee politiche e religiose portate dall’estero al
proprio paese, con particolare riguardo
a movimenti anarchici o protestanti, ecc.
Possono essere trattati tutti o soltanto
alcuni argomenti ed aspetti sopraelencati. Eventuali delucidazioni possono essere chieste al presidente della Pro Loco
Andretta e della Società Storica Irpina,
gen.le. Nicola Di Gugliemo, Galleria
di Via Mancini, 17 - 83100 AVELLINO, tel. 0825/26.064.
Padova, domenica 28 aprile 1996, l’Arciconfraternita Immacolata Concezione di Calitri, in pellegrinaggio verso la basilica di S. Antonio, dove ha partecipato al Primo Convegno Nazionale delle Confraternite.
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Il CALITRANO
N. 2 n. s. - Luglio-Agosto 1996
LINA SIGNORINO E I COLORI
DELLA SUA SICILIA
ittrice di formazione autodidatta, opera nell’ambito del figuraP
tivo con affinità al realismo. Già da
ragazza dimostrava una grande sensibilità per l’arte pittorica; un amore
sconfinato per la natura che osservava attentamente in tutte le sue
varie forme per poi imprimerla sulla
tela. I suoi quadri, intensamente
caldi nella tonalità, destano l’interesse della critica ufficiale ogni
volta che vengono esposti al pubblico.
L’artista, che manifesta raffinata
sensibilità e sicura padronanza delle
varie tecniche pittoriche, ha partecipato attivamente a concorsi e rassegne riportando conferme di successo
e unanimi consensi.
Dalle sue creazioni realistiche
scaturiscono, oltre al sentimento,
capacità coloristica e prospettica
destinate a meglio evidenziare la
profondità dei paesaggi e la presenza
della case, degli alberi, del cielo.
È la luce che l’attrae, sia quella
che accarezza i fiori e gli alberi sui
viali, sia quella che si addensa sui
muri bianchi delle case di campagna
e sembra accogliere con i raggi del
sole la gioia di vivere, relegando nell’ombra le avversità della vita quotidiana e la contraddizione del destino.
Particolarmente abile nella resa
dei paesaggi autunnali dai mille
riflessi di luce in una gamma di
colori dal ruggine al rosso - giallo e
ancora nelle nature morte riprodotte
con rara maestria, nei cieli sereni
sopra campagne sconfinate, nei mari
e fiumi, nel manto cromatico della
terra amata, toccano la sensibilità
Lina Signorino con delle sue opere.
dell’artista rispecchiando la sua creatività e abilità compositiva.
Lina Signorino sembra possedere
il segreto sacro dell’arte e con sconfinata passione, oltre a trasmettere
messaggi di nobili sentimenti, scrive
sulle tele, con pennellate silenziose i
poemi più teneri e sinceri.
Irene Caterinaki
ORAZIO TANELLI
Poeta e scrittore italo - americano
dottore Orazio Tanelli, docente
direttore de La Follia
Idiluniversitario,
New York e fondatore della rivista Il Ponte Italo -Americano, è
nato a Macchia Valfortore (CB) il 10
marzo 1936 ed è emigrato negli Stati
Uniti nel 1961. Ivi ha continuato i
suoi studi ed ha ottenuto il dottorato
in filosofia nell’Università Statale di
Rutgers. Da ventinove anni il prof.
Tanelli insegna lingue e letterature
(latino, francese, spagnolo, italiano)
nei licei statali e nelle università
americane; abita a Verona nel New
Jersey insieme alla moglie Franca e
ai figli Nick e Pat.
Fra i suoi numerosi saggi critici
bisogna menzionare i seguenti: Miti
classici nella Divina Commedia
(1975), La poesia di Francesco
Lalli (1980), Mito e realtà nella
poesia e nella narrativa di Sabino
d’Acunto (1981), La poesia di
Antonio Fiorentino (1981), Domenico Defelice (1983), Alfio Arcifa
(1988), Rudy De Cadaval (1988),
Carmelo Aliberti (1988), Franco
Calabrese (1989), Vaghe stelle dell’Orsa (saggio su d’Acunto, 1989),
Vincenzo Rossi: Fedeltà alla terra
(1991).
La sua opera saggistica si espande
al di là di ogni scuola critica e di
ogni corrente estetica per evidenziare la libertà di scelta e l’autonomia di espressione sia da parte del
saggista sia da parte dell’autore
trattato.
Il pro. Tanelli è anche considerato
uno dei migliori poeti italo - americani: Peccato originale (1980),
Poesie molisane (1981), Canti
dell’Esule (1984), Canti del
ritorno (1986), Canti del Sud
(1987), Canti d’oltre oceano
(1994).
Fra i suoi numerosi premi bisogna
menzionare per lo meno la Medaglia d’Oro conferitagli dal Presidente della Repubblica Italiana
10
Il prof. Orazio Tanelli
On.le Francesco Cossiga; quasi
tutte le sue poesie sono state tradotte in inglese dalla scrittrice
italo- americana Catherine McCormick che abita a Spring Valley
nello Stato di New York. Due
monografie sono state pubblicate
sulla sua poetica e saggistica : Guerino d’Alessandro, La poesia di
Orazio Tanelli (1985), Ninnj Di
Stefano Busà, La poetica di un
rito onirico (1989).
Il CALITRANO
N. 2 n. s. - Luglio-Agosto 1996
DIALETTO E CULTURA POPOLARE
A CURA DI RAFFAELE SALVANTE
LA BBORZA R’ CARTON’
LA CARTELLA DI CARTONE
robbia r’ questa v’ vogl’ raccundà: quann’ facia la terza
roprio di questo vi voglio raccontare. Quando frequentavo la
P
elementar’, nu juorn’ na cumpagna mia m’ riss’ a la scola
P
3° elementare, un giorno una mia compagna mi disse a
“Fierravà, si osc’ la maiestra m’nterroga ra lu bbanch’ e tu m’
scuola: “Fierravà, se oggi la maestra m’interroga dal banco e mi
s’gg’risc’ li verb’, t’ rial’ sta bborza vecchia ca mamma osc’
m’adda accattà la bborza nova.
Quann’ m’ riss’ accussì m’riett’ r’ la cundandezza e
faciett’ r’ p’ssibb’l’ r’ u sugg’risc’ li verb’, e a p’ n’ m’ n’ fa
add’nà ra la maiestra facia a bbrè ca m’ carìa l’app’s’ o la
penna, stia semp’ cu lu cuoggh’ stuort’ a la nn’ret’ (quegghia
f’gliola era nn’ret’ a mmi) a p’ qquess’ quann’ la maiestra
l’interrogava ij la s’gg’ria.
Ij avia semp’ v’lut’ la bborza r’ carton’, ca m’ m’ttia
scuorn’ cu quegghia r’ pezza chi m’avia fatt’ mamma, probbia
accussì, mamma avia fatt’ roj bborz’, una a mmì e una a ssorama, p’glià lu tascappan’ chi tata avija addutt’ ra la uerra, lu
uastà e n’ fec’ una apprun’.
Quiggh’ juorn’ m’ parija cient’ann’ chi arr’vava l’ora a
p’ assì ra la scola, ma quann’ asserm’ la cumpagna mia fec’
finta r’ nient’ (fors’ s’era scurdata); allora ij totta arrabbiata la
riett’ appriess’ e arr’vaj a la casa a r’ scal’ ammont’, ndo la
strata cchiù o men’ facc’ front’ a lu “scialon”.
Quann’ trasiett’ ndo la casa ng’era la mamma, ij totta
assal’niann’( ca avija f’sciut’) r’ciett’ “zia fè, Marianna m’adda ra la bborza vecchia ca m’ l’av’ pr’mmesa, ij osc’ l’agg’
suggerit’ li verb”.
Quegghia p’v’regghia subb’t’ r’vacà li libbr’ e li quadern’
ngimma a la bb’ffetta e ddiss’ “te, te figlia mia, si t’ l’av’
pr’mmesa”.
Nun p’tit’ crer’ che pr’scezza! Arr’vaj a casa, sfrattaj la
bborza mia, l’accuvaj e m’ttiett’ tutt’ cos’ nda la bborza r’ carton’, pur’ ca era vecchia m’ s’mbrava chisà che. Ma la pr’scezza r’s’stì nu par’ r’ juorn’ ca r’ scibbij s’ scarp’narn’, lu
manich’ cu la cap’sciola neura s’ sp’zzà e m’ v’liett’ p’glià
nata vota la bborza mia.
Sciett’ cinch’ann’ a la scola cu quegghia bborza r’ pezza e
alut’m’ mamma poss’ na curdegghia ra nu lat’ a n’aut’ e fec’
la sacchetta a lu ciucc’ a p’ mangià l’avena.
Quann’ penz’ a cum’ ierm’ p’v’riegghj, n’ t’niemm’
manch’ l’occhj p’ chiang’ e ogni cosa ra nient’ n’ pr’sciavam’, mo’ quann’ vesc’ tanta sprech’ cu sta gg’n’razzion’ m’
send’ malamend’, p’cchè n’ sann’ appr’zzà e n’ ten’n’ cura r’
nient’. M’ r’cord’ quann’ accumm’nzaj a ggì a la scola t’nija
nu quadern’ a quadrett’ e l’app’s’, quann’ po’ accumm’nzamm’ a scriv’ cu la penna, mamma m’accattà lu mazzariell’
e li p’nnin’ a ttibb’ tibb’, chi custavan’ roj lir’, ng’eran’ pur’ li
p’nnin’ a cavallott’, ma custavan’ tre lir’, m’accattà lu calamaj
cu lu gnostr’, quann’ f’rnija o s’ str’cchiava (m’ cap’tava
suggerisci i verbi ti regalo questa cartella vecchia, perché
mamma oggi mi deve comprare la cartella nuova”.
Quando mi disse così morii dalla contentezza e feci il possibile per suggerire.
Per non farmene accorgere dalla maestra facevo finta che mi
cadesse la matita o la penna, stavo sempre col collo storto all’indietro, (quella compagna era dietro di me) quando la maestra
l’interrogava io suggerivo.
Avevo sempre desiderato la cartella di cartone, mi vergognavo con la cartella di pezza (stoffa) che mi aveva fatto
mamma, proprio così, mamma aveva fatto due cartelle una per
me e una per mia sorella, dal tascapane che mio padre aveva portato dalla guerra.
Quel giorno mi sembravano cento anni che arrivasse l’ora
per uscire dalla scuola, ma quando uscimmo la mia compagna
fece finta di niente(forse se ne era dimenticata). Allora io tutta
arrabbiata la inseguii e arrivata a casa sua, su per le scale nel
Corso più o meno di fronte al negozio dello “Scialone”,con tutto
il fiatone che avevo per la corsa, dissi alla madre:“zia fè, Marianna mi deve dare la sua cartella vecchia perché me l’ha promessa,
io le ho suggerito i verbi”: Quella poveretta, appena capì il motivo per cui io ero lì, subito svuotò la cartella sul tavolo e mi disse
:“tieni, tieni, figlia mia, prendila se te l’ha promessa “.
Non potete credere com’ero felice, arrivai a casa, tolsi tutto
dalla mia cartella, la nascosi e misi tutto nella cartella di cartone
che anche se era vecchia mi sembrava chissà che cosa e provavo
tanta gioia: Ma questa grande gioia durò soltanto un paio di
giorni, perché siccome era già vecchia, come ho detto, le fibbie
per chiuderla si ruppero, il manico che era stato riparato con la
fettuccia nera si spezzò e mi dovetti riprendere la mia cartella di
pezza.
Con quella mia cartella andai 5 anni a scuola, cioè fino alla
5° e alla fine mia madre mise una cordicella da una parte all’altra e fece “la sacchetta” all’asino per mangiare l’avena.
Quando penso a come eravamo poveri, non avevamo neanche gli occhi per piangere e ogni cosa da niente ci rendeva felici,
ora quando vedo tutti questi sprechi con questa generazione che
ha tutto, soffro moltissimo, perché non sanno apprezzare tutto
quello che hanno, non sono mai contenti e vogliono sempre di
più e per giunta non ne hanno cura. Mi ricordo quando cominciai ad andare a scuola avevo il quaderno a quadretti e la matita,
quando incominciammo a scrivere con la penna, mia madre
comprò “il mazzariello” (il manico) il pennino e il calamaio
con l’inchiostro; i pennini erano di due qualità a Tibb-tibb colo11
Il CALITRANO
N. 2 n. s. - Luglio-Agosto 1996
spiss’) ij stess’ scazzava li car’vun’ e ccu n’ picca r’acqua
re oro e costava 2 lire e quello a cavallotto colore argento costafacija l’atu gnostr’. Quann’ avija canc’llà amm’gghiava lu
va 3 lire, quando finiva l’inchiostro o si rovesciava ( cosa che mi
risc’t’ ngimma a la punta r’ la lenga e str’cava, ma eran’
capitava molto spesso) io stessa schiacciavo il carbone e con un
cchiù r’ bot’ chi assija lu p’rtus’.
po’ d’acqua facevo l’altro inchiostro.
Si m’ carija la penna nderra s’ scugnava e n’ scr’vija
Quando dovevo cancellare bagnavo il dito sulla punta della
cchiù, ij m’ ch’rria ca si la mb’nnija totta quanta scr’vija!
lingua e strofinavo, ma erano più le volte che usciva il buco sul
ma eran’ cchiù r’ m’ragl’ r’ gnostr’ ngimma a lu quadern’ chi
foglio; se cadeva la penna per terra si spuntava e non scriveva
p’rciavan’ ra nu l’at’ a n’aut’ e pur’ ca r’assuquava cu la carta
più, io credevo che se l’avessi bagnata tutta avrebbe scritto, ma
assorbent’ r’stavan’ tutt’ nquacchiat’.
erano più le macchie d’inchiostro sul quaderno che uscivano
La homma e li culur’ Giott’ quiggh’ curt’ ndo la sckat’da un foglio all’altro e pure se li asciugavo con la carta assorlegghia ra 6 m’ r’accattaj quann’ facija la quinta e r’ausabente restavano macchiati.
vam’ nzemm’r’ cu ssorama, la matina prima r’ n’ scì a la
La gomma e i colori “Giotto ” quelli corti, la scatoletta da 6
scola n’app’zzavam’ l’apps’, li culur’ cu lu curtieggh’, l’apli comprai in 5° e li usavo insieme a mia sorella, la mattina
pizza apps’ nun lu v’riemm’ manch’ ra luntan’!.
prima di andare a scuola si appuntiva la matita e i colori col colMo’prima r’accumm’nzà, anz’ ra nda la staggion’ pr’patello, il temperamatite non lo vedevamo neanche da lontano!.
ran’ tutt’ cos’: la bborza r’ “BbarAdesso prima di iniziare la scuola,
bi”, l’astucc’ cu li culur’, l’astucc’
anzi dall’estate i genitori preparano
cu li pennarell’, l’app’s’, r’ pennn’
tutto: la cartella di Barby, l’astuccio
culurat’, queggh’ chi s’ cancellan’,
coi pastelli, l’astuccio coi pennarelli,
la homma p’ l’app’s’ e quegghia p’
le matite, le penne colorate, quelle
la penna, lu temperin’ cu lu sckat’Calitri,
cancellabili, gomme per matite e per
lin’, la scolorina, la colla, lu scocc’,
penne, il temperino con la custodia, la
roccaforte di un tempo lontano,
r’ copertin’ a p’ li quadern’, a p’ li
scolorina, la colla, lo scoch’, le coperda secoli domini il mondo
libbr’ e a p’ li fuogl’ accussì n’ s’
tine per i quaderni, per i libri, le
erta su di un colle misterioso e strano.
sciupan’, u diarij, li fuogl’ cu li p’rcustodie per i fogli, così non si sciuCon stupore e ammirazione,
tus’, i raccoglitor’ e tutt’ u’ riest’;
pano, il diario, i fogli coi buchi, i racti lasci guardare
nui t’niemm’ sul’ lu libbr’ e li quacoglitori e tutto il resto, noi avevamo
e la fantasia fai volare
dern’ cu tott’ “r’aurecch’”. E po’
soltanto il libro e quaderni con tutte le
indietro negli anni, che hanno visto il tuo
n’ata cosa : tann’ n’ g’era mamma
“orecchie”.
volto mutare,
chi n’ scagl’ndava r’ latt’, chi n’ rija
la tua struttura crollare,
Un’altra cosa molto importante non
la brioscia la matina! Prima s’ n’
il tuo popolo migrare.
c’era la mamma che ci scaldava il
scienn’ for’ cu la lanterna, semp’
Solo la tua bellezza
latte e ci dava la brioscia la mattina!
non potrà mai cambiare,
vietta e lu juorn’ quann’ t’rnavam’ ra
La mamma se ne andava in campagna
intrisa dell’amore
la scola, a casa acchiavam’ r’ fuoch’
la mattina presto con la lanterna,e il
che i tuoi figli, vicini e lontani,
muort’ e la callara chi v’gghija; n’
giorno quando tornavamo da scuola, a
sempre ti hanno saputo dare.
faciemm’ nu piatt’ r’acquasala fredcasa, trovavamo il fuoco spento e la
Loredana
da o calla a ssecond’ r’ la staggiona
pentola che bolliva, ci facevamo un
e quiggh’ era lu prim’ e quiggh’ lu
piatto di acquasala fredda o calda a
second’.
seconda della stagione e quello era il
Ropp’ accumm’nzarm’ a ggì a mangià ndo r’ monach’ a
primo, il secondo e il contorno.
sand’ Livardin’, a l’una quann’ assiemm’ ra la scola sciemm’
Poi cominciammo ad andare a mangiare dalle Suore all’Aa casa n’ p’gliavam’ nu crusck’ r’ pan’ tuost’ e n’ lu p’rtavam’;
silo a San Bernardino; all’una quando uscivamo da scuola andar’ monach’ n’ m’ttienn’ nfila, facienn’ l’appell’ e a una a una
vamo a casa, prendavamo un pezzo di pane duro e ce lo portan’ rienn’ na pallina r’uogl’ r’ fecat’ r’ merluzz’ e na scutegghia
vamo, le Suore ci mettevano in fila, facevano l’appello, ci davar’ pasta e fasul’, r’ pan’ chi n’aviemm’ p’rtat’ r’ faciemm’ a
no una pallina di olio di fegato di merluzzo e una scodella di
ppicca a ppicca nda la pasta e n’ p’l’zavam’ tutt’ cos’, cu la
pasta e fagioli e col pane spezzettato dentro ci mangiavamo il
fama chi t’niemm’ n’ faciemm’ storij, ma ammient’ chi arr’tutto senza fiatare, con la fame che avevamo non facevamo stovavam’ a lu Chian’ r’ S. M’chele’ t’niemm’ fama cchiù dd’
rie, ma quando arrivavamo a casa al Piano di S. Michele avevaprima.
mo più fame di prima.
Quanda cos’ m’ ven’n’ a mment’, sent’ ancora r’ bbott’ r’
Quante cose mi vengono in mente, sento ancora le “soffetann’, cert’ mica sul’ ij, quas’ tutt’ quanda a quigghj tiemb’
renze o malpatenze” di allora, certo non ero solo io, quasi tutti a
l’ggiemm’ tutt’ a lu stess’ libbr’, ma r’ bbogl’ ric’ a quigghj
quei tempi leggevamo alla stesso libro, ma voglio dirlo a quelli
chi nn’ r’ ssann’; r’ scarp’ n’ r’ facija lu scarpar’, r’ t’niemm’
che non lo sanno.
quatt’ann’, lu prim’ann’ nov’, lu second’ r’ p’rtavam’ ndo lu
Le scarpe allora ce le faceva il calzolaio, ci dovevano durare
scarpar’ a fa mett’ r’ tacc’ a li tacch’ e la ponta, lu terz’ r’ p’rquattro anni, il primo anno erano nuove, il secondo andavamo
tavam’ a ffà s’là e campavan’ nat’ann’, eran’ r’ sola e quann’
dal calzolaio a far rimettere le “tacce” ai tacchi e alla punta, il
ch’vija e s’amm’gghiavan’ facienn’ tost’ cum’ na preta, a
terzo le facevamo risuolare e duravano ancora un anno; quando
mmì po’ a la prima sc’lama cum’ s’ r’fr’ddavan’ li pier’ m’
pioveva e si bagnavano diventavano dure come una pietra, a me
facienn li gg’lun’ e la matina quann’ m’avija mett’ r’ scarp’
poi con i primi geli si raffreddavano i piedi e facevano i geloni e
CALITRI
12
Il CALITRANO
N. 2 n. s. - Luglio-Agosto 1996
eran’ uaj ca m’ scienn’ strett’ e a p’ m’ r’ f’ccà r’ ddija cu la
ponta mbiett’ a lu mur’ e po’ camm’nava cum’ scess’ ngimma
a r’ stampegghj’ tant’ chi m’ facienn’ mal’, eran’ sul’ quegghj’, par’ ca m’ p’tia mett’ gghiaut’, queggh’ eran’ p’ la scola,
queggh’ p’ la r’men’ca e queggh’ quann’ avija scì for’ cu
mamma.
Quann’ tata venn’ ra la uerra adduss’ na cuperta n’ tant’
p’santa, era r’ culor’ verdin’, mamma la taglià e n’ fec’ roj
vest’ una a mmì e una a ssorama e ccu quegghia chi r’stà n’
fec’ ruj pann’tieggh’ p’ nnuj; na cumpagna nostra “cchiù
ff’rt’nata r’ nuj” n’ pigliava a lu habb’ ca nuj t’niemm’ la
vesta r’ cuperta e n’ m’ttiemm’ scuorn’ e chiangiemm’.
Tata venn’ ra la uerra cu li pier’ cung’lat’, n’ t’nia mica r’
ddesc’t’, l’avienn’ tagliat’; t’nia li pier’ cum ruj stump’ e
quann’ llu bb’riett’ la prima vota sckuppaj a chiang’ ; ij t’nia
cinch’ann’, la sera quann’ m’ curquava pr’hava Ddij chi facia
lu m’racul’ e llu facia cresc’ n’ata vota r’ ddesc’t’.
Ch’rria a li ciucc’ chi abbolan’, a tutt’ quegghj chi m’
r’cienn’ li hruoss’, ma ogn’ bbota chi lu uardava eran’ semp’
li stess’ e facenn’ hrossa m’ v’liett’ rass’gnà...
M’ ven’n’ a mment’ sul’ cos’ brutt’, fors’ p’cchè bbon’ nun
ng’ n’ so’ mai stat’!
la mattina quando dovevo mettermi le scarpe erano guai perché
mi andavano strette e per infilarmele dovevo picchiarle con la
punta contro il muro e poi camminavo come fossi sulle stampelle, tanto mi facevano male. Erano soltanto quelle, non c’era
un ricambio, quelle erano per la scuola, per la domenica e per la
campagna quando la mamma mi portava.
Quando mio padre ritornò dalla guerra portò una coperta
non tanto pesante di colore verdino senape, la mamma la tagliò e
fece due vestiti uno per me e uno per mia sorella, e con la rimanenza fece pure due scialletti per noi; una nostra compagna, più
fortunata di noi, ci prendeva in giro perché noi avevamo il vestito di coperta, ci vegognavamo e piangevamo.
Mio padre dalla guerra ritornò con i piedi congelati, gli avevano amputato le dita, i piedi erano mozzati, sembravano due
“tronchi” e quando glieli vidi per la prima volta scoppiai a piangere, io avevo cinque anni, la sera poi quando andavo a letto pregavo perché Dio gli facesse ricrescere le dita con un miracolo, ma
ogni volta che li guardavo erano sempre gli stessi, credevo agli
asini che volano e cioè a tutto quello che mi facevano credere i
grandi, ma crescendo mi sono rassegnata ad accettare la realtà.
Mi vengono in mente solo cose tristi, forse perchè belle non
ce ne sono mai state nella nostra infanzia.
Fierravanti Lucia
( da Olgiate)
LA SCOMPARSA
DEL MEDICO GALANTUOMO
C
om’era nel suo stile, il dottor Salvatore Cioffari, un “ragazzo del
99”, se n’è andato in punta di piedi circa
un anno fa. Nato a Calitri da famiglia
nobile - la madre Vincenzina Stanco, il
padre Vincenzo era medico, il nonno farmacista - compie gli studi ginnasiali e
liceali presso il “Convitto Nazionale” di
Maddaloni, conseguendo la maturità
classica nel 1917.
Quasi subito viene arruolato e inviato alla Scuola allievi ufficiali di Caserta,
e col grado di sottotenente di fanteria
viene assegnato alla Brigata “Campania” e inviato sul Piave, dove nell’ottobre del 1918 viene gravemente ferito
all’addome, ricevendo una medaglia di
bronzo al valore militare.
La parziale invalidità non gli impedisce di continuare gli studi medici presso l’Università di Napoli, dove è allievo
del famoso Cardarelli, e dove consegue
la laurea in medicina col massimo dei
voti nel 1923.
Consigliato dai suoi professori si trasferisce a Pavia dove presso la locale
Università è assistente in Patologia chirurgica e frequenta i reparti chirurgici
dell’Ospedale San Matteo. Nel 1924 a
Pavia frequenta un corso di abilitazione
a “Ufficiale Sanitario” e presso l’Istituto
d’Igiene della stessa città consegue il
diploma in radiologia e terapia fisica;
nel 1925 consegue a Milano un perfezionamento in ortopedia e traumatologia, nel 1931 con il prof. Tanzini, la specializzazione in chirurgia ;
varie specializzazioni che costituiranno la sua straordinaria professionalità che portava nell’esercizio della sua
missione lo scrupolo e la dignità che gli
derivavano dalla coscienza adamantina
del dovere verso la comunità, dell’impegno civile, del rifiuto di ogni utilitarismo.
Dal 1932 decide di dedicarsi a tempo
pieno come medico condotto del Comune fino al 1969.
Dal matrimonio con Anna Scotti
13
Il dott. Salvatore Cioffari.
arrivano Enzo nel 1949, laureato in farmacia, ma perito giovanissimo nel 1975
durante un’esercitazione militare e Franca nel 1950, laureata in lettere; nel 1951
perde anche la moglie Anna, affetta da
un male incurabile.
L’umanità larga e profonda, la semplice cordialità con cui offriva la sua
amicizia, superando barriere di età, rango
ed esperienza, sono le qualità - oggi purtroppo tanto rare - che più ce lo fanno
rimpiangere e rendono anche nostro il
dolore della figlia e dei familiari.
Il CALITRANO
N. 2 n. s. - Luglio-Agosto 1996
PREMIO TEATRALE “LA FENICE”
Prima Edizione 1996
REGOLAMENTO
rt. 1 Il Premio è stato istituito dalA
l’Associazione Teatrale e Culturale “Sipario” riconoscendo al teatro
“La Fenice” di Venezia il merito di
aver valorizzato la drammaturgia italiana.
Art.2 Il premio ha lo scopo di sensibilizzare la comunità alla cultura del
teatro, promuovendo, valorizzando,
divulgando la composizione di opere
teatrali inedite originali di qualunque
genere.
Art. 3 Le opere devono pervenire a
mezzo raccomandata. entro il termine
improrogabile del 30 settembre 1996,
all’Associazione teatrale e culturale
“Il Sipario”; via Mazzini 16 - 83045
Calitri (AV), in numero di 2 (due) copie
dattiloscritte, di cui solo una copia dovrà
recare le generalità dell’autore, l’indirizzo ed il recapito telefonico.
Art. 4 La partecipazione è aperta a
tutti i cittadini dei comuni facenti parte
della Comunità Montana dell’Alta Irpinia: per i lavori in dialetto o comunque
in lingua diversa dall’italiano, si richiede
un allegato riportante la traduzione.
Art. 5 Le opere inviate non saranno
restituite e resteranno a disposizione dell’Associazione per una eventuale rappresentazione.
Art. 6 La Giurìa, le cui deliberazioni
saranno insindacabili ed anappellabili,
sarà composta da 5 membri nominati
dalla Commissione istituita del premio,
scelti tra esperti di drammaturgia.
CONCORSO NAZIONALE DI POESIA E NARRATIVA
“ SPAZIO DONNA”
l Centro Culturale PRESENZA, fonImotore
dato e diretto da Luigi Pumpo, proda anni di interessanti ed affermate iniziative culturali, quali la Primavera Strianese, il Città di Pompei,
il Calabria ‘79 - Riviera dei Cedri,
nell’intento di apportare il proprio contributo di idee per la valorizzazione e
la diffusione delle tantissime e variegate
tematiche del mondo femminile, in
occasione della Festa della Donna ‘97
che avrà luogo nella Sala Consiliare del
Comune di Striano, in collaborazione
con Enti ed Associazioni Culturali, promuove il
CONCORSO NAZIONALE DI
POESIA E NARRATIVA “SPAZIO
DONNA”
riservato solo alle donne.
Il Concorso si divide nelle Sezioni:
A) Lirica inedita - si concorre con
un massimo di tre liriche in 5 copie
dattiloscritte con nome, cognome, indirizzo.
B) Libro edito di poesie - si concorre con 3 copie di un libro di poesie
edito negli anni 1994-1996.
C) Narrativa edita ed inedita - si
concorre con 3 copie di un racconto inedito contenuto in otto cartelle e con tre
copie di un libro di narrativa edito negli
anni 1994-1996.
Gli elaborati, accompagnati dalla
quota di £. 20.000 (ventimila) a titolo di
parziale concorso alle spese di segreteria
ecc. vanno indirizzati entro il 30
Novembre 1996 alla Segreteria del
Concorso Nazionale “Spazio Donna” Circolo Culturale “Presenza” - Via
Palma, 59 - 80040 STRIANO (NA) Tel. 081/82.76.264.
Sono in palio la Medaglia d’Argento del Presidente della Repubblica,
Medaglie d’Oro, Coppe, Targhe, Quadri.
Per l’occasione, saranno attribuite a
donne che si sono distinte per la promozione e l’affermazione della cultura e
14
Art. 7 La Giurìa selezionerà le opere
finaliste, alle quali verranno assegnati i
seguenti premi:
1° classificato - £. 500.000
2° classificato - Targa con medaglione
3° classificato - Targa con medaglia
Art. 8 La cerimonia di premiazione
si terrà a Calitri, in data da stabilirsi e
comunque nel mese di dicembre 1996. I
vincitori verranno avvisati telefonicamente o telegraficamente.
Art. 9 La partecipazione al Premio è
considerata accettazione integrale del
presente Regolamento.
L’Associazione Teatrale e Culturale “Sipario”, nel proseguimento di un
programma culturale che mira alla
sensibilizzazione della nostra comunità alla cultura del teatro, ha istituito
un Premio per la migliore opera teatrale originale inedita, premio cui possono partecipare i cittadini dei comuni appartenenti alla Comunità Montana “Alta Irpinia”.
della socialità i Premi Speciali “Donna
d’Oggi”.
I nomi dei componenti la Giuria, il
cui giudizio è insindacabile, saranno resi
noti al momento della premiazione.
La partecipazione al Premio comporta
l’accettazione del presente regolamento.
Il Comitato Promotore
Lucia Di Napoli
vedova PADALINO
18 -12 -1911 † 2 - 9 - 1995
Le figlie Lina e Franca con i generi e
i nipoti la ricordano con affetto.
Il CALITRANO
N. 2 n. s. - Luglio-Agosto 1996
LA SCAFA DI CONTURSI
l vasto bacino del Sele con la superfiIperenni
cie di 3.240 kmq. e con i deflussi
di notevole entità, anche dopo
la captazione di Caposele per alimentare
l’Acquedotto Pugliese (1906/7), rappresenta ancora oggi uno dei più importanti fiumi della penisola.
È opportuno ricordare che i fiumi,
oltre ad essere garanzia di una protezione naturale, hanno spesso determinato
il confine fra due regioni o due diocesi,
come anticamente il Sele divideva la
Lucania a sud dalla Campania a nord,
segnando inoltre con la sponda destra il
limite dell’Ager Eburinus; con la sponda
sinistra quello dell’Ager Volceianus e
nel breve corso inferiore, dopo la confluenza col Calore, il limite dell’Ager
Paestanus.
Il suo attraversamento, nel rispetto
del “ius migrandi” accordato dalle
rispettive civitates confinanti, avveniva a
mezzo della “scafa”, una chiatta collegata ad un cavo che si spostava da una
sponda all’altra, talvolta rovesciandosi
con esiti anche mortali.
Questi passaggi erano situati in corrispondenza dei collegamenti principali:
uno verso foce Sele a ponte Barizzo,
l’altro in località Terzo del Casino, che
era appannaggio feudale del Duca di
Serre, al quale rendeva 400 ducati annui.
Questo secondo passaggio nel 1625 fu
sostituito dal ponte di fabbrica detto del
Verticello, fatto costruire da Filippo IV.
Nel 1779, a seguito dei restauri curati da Luigi Vanvitelli, fu inaugurato con
la strada delle Calabrie, l’attuale S.S. 19,
da Ferdinando IV.
L’ambiente circostante e l’ansa del
fiume con la scafa per il traghetto sono
rappresentati in un dipinto di F.
La scafa di Contursi.
Hackert, pittore di Corte, che si conserva nella Reggia di Caserta. Altro
attraversamento del Sele avveniva fra
Persano e Paestum dove, per il trasporto settimanale del corriere insieme al
AD ETTORE CICOIRA
ogliamo congratularci con il
nostro compaesano per la ricca
V
produzione di ottime poesie, in vernacolo, in lingua e in lingua straniera, che lo hanno posto all’attenzione
di numerosi critici ed estimatori che
gli hanno tributato lodi ed encomi.
Fra i numerosi riconoscimenti
ricordiamo :
– il I° Concorso Nazionale di
Poesia, Pittura e Grafica “Arco
d’Argento 95”;
– il Premio Speciale in vernacolo
(napoletano), “per le immagini
suo bagaglio, veniva impiegato un
bufalo.
Sebbene non documentati, il Sele
lungo i suoi 64 km. di percorso, aveva
sicuramente altri passaggi serviti da
scafa in corrispondenza di insediamenti
sparsi sulle aree prossime ad ambedue le
sponde. Uno di questi altri passaggi
doveva essere all’altezza di Contursi,
vicino alla sorgente del Volpacchio sulla
intense e vibranti e per i
profondi concetti poetici”, svoltosi a Napoli il 16 marzo 1996
presso il Maschio Angioino;
– iI° Premio di Poesia Internazionale, a Pomigliano D’Arco, il
28 aprile 1996 Diploma d’onore per le più belle liriche per
una poesia in lingua francese
“La balade du Pierrot triste”.
All’amico Ettore un bravo di
cuore, con l’augurio di tenere sempre alto il prestigio della nostra
“Calitranità”.
15
sponda sinistra. Qui, all’atto della captazione, si rinvenne una masso di pietra
viva di oltre due tonnellate, alla cui
estremità, prospiciente il fiume, era stato
praticato un foro, diametro 15 cm., che
verso l’esterno si presenta slabbrato e la
pietra, sul lato basso - anteriore, consumata dall’annoso attrito di qualche cavo.
Cosa poteva essere legata a quel
cavo se non la scafa per traghettare la
gente del posto? Questa ipotesi è avvalorata dalla presenza di aree di cocciame
ed altro presenti nelle vicine località
Monticello e Sagginara sulla sponda
destra e le località Jacone, San Pietro e
Piana sulla sponda sinistra.
Elementi questi che attestano la presenza di “ville rustiche con necropoli”
del periodo II sec. a.C. - III - IV sec. d.
C., delle quali si dirà nella “Contursi
Romana”, di prossima pubblicazione, a
cura della sede locale dell’Archeoclub
d’Italia:
Damiano Pipino
( Presidente Archeoclub Contursi)
Il CALITRANO
N
E
N. 2 n. s. - Luglio-Agosto 1996
C
Maria Villani
20 -10 -1935 † 28 - 9 - 1995
La tua improvvisa scomparsa ci ha
lasciati attoniti, ma il tuo ricordo è
vivo fra coloro che ti amarono.
R
O
L
Franchino Stanco
5 - 7- 1927 † 19 - 6- 1964
Venezuela
La moglie Lucietta lo ricorda sempre
con tanto affetto.
O
G
I
Lucia Carbone Scoca
20 - 6 - 1907 † 1 - 6 - 1996
“Non si perdono mai coloro che
amiamo, perché possiamo amarli in
Colui che non si può perdere”
(S. Agostino)
Antonio Sena
15 - 8 - 1938 † 9 - 5 -1996
La moglie Maria e le figlie Michelina e Anna, insieme ai generi, nipoti e
parenti tutti lo ricordano sempre con
tanto affetto.
Mariantonia Tetta
in Lampariello
12 -7 -1924 † 30 - 10 -1994
Nel secondo anniversario della
morte, il marito Francesco, insieme
ai figli Serafina, Giuseppina e Giuseppe, la ricordano e la rimpiangono
con immutato affetto.
Giovanni Zabatta
27 - 1 - 1935 † 3 - 7 - 1995
Raffaele Maffucci
5 - 11 - 1938 † 18 - 7 -1995
Germania
La tua scomparsa ci ha lasciati nel
dolore e nella costernazione ma ti
ricorderemo con l’amore di sempre.
Francesca Fastiggi
9 - 4 -1924 † 9 - 7- 1991
Le sorelle la ricordano sempre, insieme ai nipoti e parenti tutti.
16
La sua inattesa scomparsa ha lasciato un grande vuoto, la moglie Antonia e i figli Filomena, Vincenzo,
Canio, Maria, Massimo e Patrizia
lo ricordano con l’affetto di sempre
a coloro che lo conobbero.
Il CALITRANO
N. 2 n. s. - Luglio-Agosto 1996
Erbe di Casa Nostra
a cura di Giovanni Nicolais
IL PLATANO
latanus orientalis, famiglia PlataP
nacee. Per accontentare un caro
amico parliamo oggi di una pianta esotica; i primi platani a Calitri vennero piantati dopo il terremoto del 1930, per cui
non ha un nome dialettale; anche il Calitrano lo chiama platano.
Albero di grosse dimensioni, che
trova impiego in filari, in bordure lungo
le strade, nei parchi, nelle piane. È
molto diffuso per la sua chioma imponente che proietta un largo raggio d’ombra. Le sue grandi foglie palmate, cotonose sulla pagina inferiore, sono
responsabili con gli acheni, pieni di peli
ispidi (pappi pelosi) di numerosi disturbi allergici che causano ai soggetti predisposti.
Da noi è poco conosciuta come pianta medicinale e contiene, fra l’altro, tan-
nino e quercitina; in alcuni paesi è considerato come una vera panacea e gli si
attribuiscono numerose proprietà terapeutiche: astringenti, antiflogistiche,
antispasmodiche, bechiche, antinfiammatorie, vulnerarie, risolutive.
Gli antichi medici usavano il decotto, in vino, delle foglie e della corteccia
sui tumori, sulle infiammazioni, sui lipomi, sulla cellulite e in sciacqui anali,
contro le nevralgie dentarie. L’achenio
verde tritato, con eccipiente grasso non
salato, veniva usato, in cataplasmi, sulle
scottature.
A scopi medicinali si usano: foglie,
corteccia, acheni (i frutti).In alcune
nazioni il platano viene largamente usato
per curare : geloni, catarri, ovariti, parotite, dissenteria, tosse convulsa, nefrite,
pillite, infiammazioni rettali, ferite; si
consiglia di colare con panno i preparati
di platano.
Alcuni usi particolari :
1) macchie bianche della pelle,
comunemente chiamate “funghi di mare”
: 30 gr. di acheni verdi frantumati in 500
gr di acqua; bollire, a fuoco dolce, per 40
minuti; usare in bagnature, non asciugare
ma risciacquarsi dopo 2 ore, 2 o 3 volte
al dì (qualcuno ha trovato giovamento
anche contro la vitiligine).
2) ragade anale e del capezzolo :
50 gr. di foglie tritate in 1 litro di
acqua; bollire 15 minuti, impacchi frequenti con pezza bagnata nel preparato.
3) ozena (infiammazione della
mucosa nasale, con secrezione purulenta, fetida): 15 gr. di foglie tritate;bollire 15 minuti in 500 gr. di acqua; inspirare i vapori dal naso e fare irrigazioni
nasali (ispirare dal naso un po’ di liquido e sputarlo per bocca) 3 volte al giorno.
4) dolori di denti : 20 gr. di foglie o
scorza, bollire 10 minuti in mezzo litro
d’acqua o meglio vino bianco; raffreddare e colare, sciacqui orali e cataplasma, col vegetale usato, sui rigonfiamenti provocati dall’ascesso dentario,
in quest’ultimo caso è molto efficace
un cataplasma freddo con riso stracotto
e ridotto in poltiglia.
PER LA BIBLIOTECA
DI CALITRI
È
Calitri, 31 maggio 1996, Istituto Professionale di Calitri, da sinistra il prof. L. Zarrilli, il prof. Salvatore
Casillo che ha tenuto una lezione sulle nuove figure professionali, il preside prof.Vito Alfredo Cerreta e
la prof.ssa Elvira De Benedictis.
17
veramente deplorevole che un
lavoro di impegno scientifico o
letterario, che è anche maturazione
psicologica, rappresentato da una
buona o anche ottima tesi di laurea,
venga generalmente destinato a finire dimenticato. È per questo che vorremmo invitare tutti i laureati e laureandi a depositare una copia della
loro “ Tesi di Laurea “ presso la
nostra Biblioteca di Calitri - che
costituirà un apposito settore - per
offrire ai più giovani un’altra possibilità di crescita.
Il CALITRANO
N. 2 n. s. - Luglio-Agosto 1996
MOVIMENTO DEMOGRAFICO
Rubrica a cura di Anna Rosania
I dati, relativi al periodo 29.12.1995 al 09.06.1996, sono stati
rilevati presso l’Ufficio Anagrafe del Comune di Calitri.
NATI
Di Muro Niko di Giuseppe Canio Claudio e di Zarrilli Maria Gaetana
Maffucci Mariangela di Bernardino e di Pennella Carmina
Zarrilli Giuseppe di Canio e di Rainone Nina
D’Ettorre Rocco Emanuele di Angelo Raffaele e di Simone Anna
Galgano Maria Concetta di Mario Pietro e di Verderosa Arcangela
Zabatta Martina di Pietro e di Cerreta Angela
Repole Giovanna Lucia di Pietro e di Donatiello Vincenza
Sanapo Oriana di Raffaele e di Fastiggi Elisabetta
Di Milia Fabio di Antonio e di Miele Felicetta
Rinaldi Francesca Maria di Giovanni e di Annunziata Mirella
Maffucci Marco di Vincenzo e di Zarrilli Antonietta
Carlini Tina di Luca e di Di Guglielmo Margherita
05.01.1996
02.03.1996
03.03.1996
09.03.1996
16.03.1996
16.03.1966
24.03.1996
15.04.1996
20.04.1996
24.04.1996
26.04.1996
05.05.1996
MATRIMONI
Iannece Donato Gerardo e De Lorenzo Giovanna
Zarrilli Pasquale e Lucrezia Enza Maria
Mattioli Giacomo e Fastiggi Antonella
29.12.1995
13.04.1996
27.04.1996
Don Raffaele Gentile
1 - 1 - 1926 † 3 - 4- 1996
Per trentasei anni Parroco del nostro
paese.
Con somma gratitudine, ma con
altrettanta tristezza ti ricordiamo con
S. Paolo:
“È’ giunto il momento di sciogliere
le vele.
Hai combattuto la buona battaglia,
hai terminato la tua corsa, hai conservato la fede.
Ora ti resta solo la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, ti
consegnerà in quel giorno”.
MORTI
Martiniello Canio
Tornillo Emidio
Cianci Gaetano
Scilimpaglia Maria
Gervasi Antonia
Cicoira Maria Michela
Russo Amedeo Vittorio
Melaccio Vincenza
Fatone Michele
Stanco Canio
Gentile Raffaele
Del Cogliano Mariangela
Lampariello Orazio
Di Mattia Maria Concetta
Zabatta Francesca
Cialeo Lucia
Fatone Angelomaria
Stanco Giovanni
Sena Antonio
Zarrilli Lucia
Parisi Rosa
Di Milia Pasquale Antonio
Cantore Vito
Gervasi Vitantonio
Maffucci Teresa
Zarrilli Canio
Lucrezia Caterina
13.19.1911 - 02.02.1996
01.01.1923 - 03.03.1996
01.01.1924 - 04.03.1996
09.07.1934 - 04.03.1996
21.06.1913 - 07.03.1996
27.05.1907 - 07.03.1996
26.06.1924 - 18.03.1996
25.09.1921 - 31.03.1996
15.11.1915 - 01.04.1996
08.02.1909 - 01.04.1996
01.01.1926 - 03.04.1996
14.09.1919 - 09.04.1996
12.01.1922 - 10.04.1996
07.02.1909 - 23.04.1996
09.01.1913 - 23.04.1996
23.01.1896 - 02.05.1996
20.10.1922 - 05.05.1996
27.04.1929 - 05.05.1996
15.08.1938 - 09.05.1996
01.11.1926 - 16.05.1996
14.03.1920 - 18.05.1996
16.01.1907 - 19.05.1996
11.04.1920 - 23.05.1996
21.10.1907 - 24.05.1996
22.12.1920 - 30.05.1996
16.10.1906 - 09.06.1996
02.01.1932 - 09.06.1996
18
Maria Antonietta MEROLA
2 - 1 - 1908 † 9 - 7 - 1995
Angelo Maria FASTIGGI
8 - 2 - 1904 † 17 - 7 - 1995
Nel primo anniversario della vostra
dipartita, siete sempre in mezzo a
noi.
Le figlie Anna e Vincenzina con i
rispettivi mariti, i nipoti e il pronipote. La sorella e cognata Concetta, i
parenti tutti, vi ricordiamo con
immutato affetto.
Il CALITRANO
N. 2 n. s. - Luglio-Agosto 1996
SOLIDARIETÀ COL GIORNALE
- Gabellini Lorenzo (Firenze) - Cicoira Ester (Roma) - Cicoira Lidia
(Napoli) - Di Cecca Roberto (Reggio Calabria) - Maffucci Mario
(Lavaiano) - Di Napoli Giuseppe (Roseto) - Stanco Abate Angela
(Montoro Inferiore) - Margotta Teodora (Poggibonsi).
DA CALITRI
10.000 : Maffucci Angelomaria - Tartaglia Canio - Zazzarino
Pasquale - Ungherese Vito - Zarrilli Antonio, via Nicolais - Di
Cecca Maria Luigia - Cerreta Giovanni, via Manzoni 5 - Di Cecca
Maria Luigia - Cestone Pina, Contrada Fontana Cavallina - Cialeo
Canio Vincenzo - Immerso Pasquale - Ferri Gaetana - Cestone
Giuseppina ved. Cicoira.
20.000 : Stanco Lucia (Casalgrande) - Fierravanti Vito (Lavena
Ponte Tresa) - Rabasca Angela (Milano) - Toglia Canio (Poggibonsi) - Manzoli Flavia e Ascanio (Genova) - Lamanna Pasquale
(S. Andrea di Conza) - Scoca Antonio (Trento) - Mignolli Carlo
(Scandicci) - Zabatta Mario (Cantù) - Acocella Nicola (Soliera) Stanco Angela ved. Forgione (Lentate sul Seveso) - Cioffari Maria
(Novara) - Cubelli Vito (Foggia) - Rossi Rosa (Canino) - Vitali Pietro
(Casalgrande) - Di Cosmo Michele (Poggibonsi) - Gallo Vito (Treggiaia) - Cubelli Michele (Bologna) - Mastronicola Vittorio (Frosinone) - Di Cairano Domenico (Roma) - Maffucci Pietro (Roma) - Di
Cairano Mario (Roma) - Russo Michele (Roma) - Maffucci Vincenzo (Vitinia) - Zarrilli Vincenzo (Castiglione delle Stiviere) - Maffucci Donato (Mariano Comense) - Cianci Salvatore (Giussano) Gautieri Antonio (Mariano Comense) - Buglione Gerardo (Cantù) Zarrilli Vito Antonio (Figino Serenza) - Bozza Gaetano (Novedrate) - Fastiggi Canio (Ponsacco) - Pipino Damiano (Contursi Terme)
- Borea Vincenzo (Morrovalle) - Fatone Giuseppe (Roma) - Cianci
Salvatore (Giussano) - Scoca Vincenzo (Perticato) - Maffucci Vito
(Milano) - Lovecchio Paolo (Brindisi) - Fierravanti Lucia (Foggia) Romano Sabato (Bellizzi) - Zabatta Canio (Lentate sul Seveso) - Di
Napoli Maria (Bollate) - Del Franco Rocco (Salerno) - Di Cairano
Domenico (S.Mauro T.se) - Caprio Donato (Quarto) - Cerreta Vincenzo (Torino) - Corcione Achille (Caserta) - Di Carlo Canio (Avellino) - Codella Michele (Napoli) - Sperduto Vito (Cornaredo) Rainone Vincenzo (Lentate sul S.so) - Cantore Anna (S.Margherita
Ligure) - Galgano Vittorio (Conversano) - Gargano Anna (Guidonia Montecelio) - Codella Pasqualino (Cermenate) - Ricciardi Vitale (Aversa) - Cianci Salvatore (Giussano) - Scoca Vincenzo (Perticato) - Fastiggi Canio (Ponsacco) - Di Cairano Antonio (Guidonia)
- Leone Giovanni (Milano) - De Nicola Rosa (Avellino) - Del Cagliano Concettina (Leccio) - Panella Mario (Nova Milanese) - Tartaglia
Giuseppantonio (Cavriglia) - Colavita Matteo (Firenze).
15.000 : Acocella Maria - Aristico Lorenzo Luciano - Maffucci
Vincenzo, Sotto Pittoli 30 -Maffucci Vincenzo Nicola - Fierravanti
Michele - Cesta Maria Irene - Fierravanti Michele - Galgano Domenico - Martiniello Michele - Vallario Lorenzo - Cialeo Francesco Buglione Antonietta.
20.000 : Polestra Vincenzo, F. Tedesco 161 - Scolamiero Maria Petito Antonio - Nannariello Migliorina - Della Badia Anna - Acocella Antonietta - Di Roma Antonio - Nivone Giuseppe - Di Milia
Rosamaria - Cianci Alessandro - Vigorito Filomena ed Antonio Rubino Maria Celeste - Bozza Vincenzo - Zabatta Vito - Borea Vincenzo - Armiento Michelangelo - Di Napoli Canio via A. Cerrata
12 - Galgano Giovanni via C. Frucci 26 - Cerreta Mariannina
Contrada Sambuco - Nigro Antonietta - Bartucci Antonio - Cianci
Maria Antonia - Calà Pasquale - Stingone Antonio - Sena Antonio
e Maria - Zabatta Antonia via Gagliano - Fatone Vincenza - Maffucci Antonietta vedova Codella - Mauro Giuseppe - Pasticceria
Gelateria Zabatta - Stanco Angela - Cialeo Rosina.
25.000 : Di Milia Vincenzo, Prefabbricato DEPI 127
30.000 : Roselli Donato - Della Badia M. Antonietta - Nigro Vito Buldo Maria - Russo Rocco - Circolo 78 - Buldo Angelo.
50.000 : Circolo “Aletrium” - Di Maio Teresa - Di Milia Giuseppe
Antonio - Paolantonio Francesco - De Rosa Eugenio - Cianci Francesco - Rosania Anna e Nigro Giuseppe.
25.000 : Di Cecca Vincenzo (Mariano Comense) - De Matteo
Ersilia Di Maio (Roma) - Galgano Antonio (Novara) - Pivano Federico (Firenze) - Tozzoli Elisa (Napoli) - La Greca Amedeo (Acciaroli) - Maffucci Vincenzo (Bregnano) - Acocella Filippo (Napoli).
DA VARIE LOCALITÀ ITALIANE
10.000 : Savanella Nicola (Perignano) - Salvatore Lucia (Montaione) - Gautieri Vito (Bologna) - Zarrilli Luigi (Poggibonsi) Natale Pasquale (Poggibonsi) - Metallo Vincenzina (Roma) - Codella Michele (Pavona) - Nicolais Elena (Roma) - Cerreta Giuseppe
(Cambiano) - Zarrilli Giancarlo (Roma) - Cesta Angela (Bologna) Zabatta Gerardo (Nova Milanese) - Nicoletta Lucia (Monza) Araneo Rubino Vincenza (Mariano Comense) - Briuolo Lucia (S.
Michele) - Covino Antonia (Lentate sul Seveso) - Briuolo Luigi (Alessandria) - Immerso Antonietta (Velletri) - Galgano Canio (Cantù).
15.000 : Mariano Emilio (Morra De Sanctis) - Bonavitacola Salvatore (Montella) - Galgano Mario (Roma) - Fierro Nicola (Salerno)
30.000 : Armiento Michelina (Alessandria) - Cappai Angelino
(Roma) - Cestone Pasquale (Bologna) - Di Maio Giovanna (Roma)
- Simone Vincenza (Maddaloni) - Patrissi Francesco (Rapone) - Di
Napoli Luigi (Latina) - Di Napoli Attilio (Torino) - Di Cosmo Vincenzo (Poggibonsi) - Acocella Enzo (Bresso) - Galgano Giuseppe
(Ancona) - Di Muro Marina (Milano) - Ciccone Rodolfo (Aprilia) Nicolais Maria (Latina) - Di Milia Benedetto (Arese) - Gautieri
Canio (Mariano Comense) - Marano Gennaro (Mariano Comense)
- Codella Vito (Cremona) - Diasparra Vincenzo (Mariano Comense) - Di Milia Vincenzo (Cormano) - Di Milia Mario (Milano) -
19
Il CALITRANO
N. 2 n. s. - Luglio-Agosto 1996
Volpe Maria Franca (Bari) - Sica Vito (Salerno) - Miano Mario
(Napoli) - Senerchia Agostino (Nova M.se) - Acocella Nicolino
(Napoli) - Armiento Giulia (Casalecchio sul Reno) - Di Napoli
Angelo (Porto Torres) - Di Milia Angela in Marino - (Nova M.se) Cicoira Antonio (Rimini) - Figurelli Canio (Lentate sul S.so) - Zampino Raffaele (Battipaglia) - Errico Salvatore (Carugo) - Do Maio
Giuseppe (Caserta) - Di Milia Michele (Gallarate).
LA NOSTRA
BIBLIOTECA
35.000 : Zampaglione Gerardo (Roma) - Mollica Antonio e Maria
(Novara) - Della Valva Francesco (Bollate).
CALITRI - Immagini sul filo della memoria di
A.Raffaele Salvante - Edizioni Polistampa Firenze 1996.
40.000 : Cestone Giuseppina (Torino).
50.000: Giannini Mario (Firenze) - Cioni Giovanni ( Montelupo
F.no) - Scoca Pasquale (Ponte Tresa) - Salvante Rita e Giuseppe
(Castrovillari) - Sperduto Gerardo (Cinisello Balsamo) - Minichino
Anna ved. Suigo (Milano) - Ferrara Vincenzo (Abbadia S. Salvatore) - Toglia Sergio (Napoli) - Battaglia Domenico (Firenze) - Rella
Giovanna (Pescopagano) - Galgano Vincenzo (Melfi) - Rabasca Vittorio (Potenza) - Armiento Michelangelo (Roma) - Messina Giuseppe (Roma) - Sacchitella Caterina (Siena) - Cestone Giuseppe (Poggibonsi) - Fierravanti Lucia (Olgiate Comasco) - Paoletta Erminio
(Portici) - Leone Mario (Bari) - Cicoira Ettore (Napoli) - Toglia
Lorenzo (Roma) - Metallo Salvatore (Paderno D’Ugnano) - Cestone
Canio - Metallo Vito (Scandiano) - Martiniello Vincenzo (Trezzo
D’Adda) - Fierravanti Nicola (Lavena Ponte Tresa) - Montagnani
Roberto (Panzano) - Di Maio Giuseppe (Besano) - Gallucci Vincenza (Napoli) - Toglia Maria Teresa (Roma) - Gallo Leccese Gerardo (Ascoli Satriano) - Mazziotti Antonia (S. Marinella) - Tornillo
Gaetano (Roma) - Bardi Saverio (Certaldo) -Della Badia Donato
(Gallarate) - Nicolais Canio Vincenzo (Roma) - Famiglia Salvante Pompei (Bari) - Marini Lucio (Firenze) - Di Milia Luigi (Taranto).
cco un libro e, insieme, un album fotografico, frutto delE
l’attaccamento che l’Autore porta alla sua terra, sospingendolo a ricercare volti, luoghi, situazioni, a volte confusi nelle
nebbie del passato e che egli fa rivivere nelle “immagini sul filo
della memoria”, a volte ben presenti, che egli serba per se e per
i posteri nel “magazzino della memoria”.
Anche l’estimatore e il ricercatore di trascorse cronache,
pur se di Calitri non sia, potrà frugare in quelle pagine, nella
sequenza delle foto, nelle scarne didascalie, e cogliere immagini e momenti di una comune storia, attraverso i passaggi,
patiti o goduti, degli eventi patrii; percorsi lungo i quali si
diressero i nostri passi; e non è solo come se si riandasse per
antichi sentieri, ma è un rivivere e spesse volte, purtroppo,
risoffrire sentimenti sopiti, che l’indugiare sulle vedute, sull’abbigliamento, sulle case, su certi scorci paesani, sulle usanze, sul dialetto, sulle insegne pubblicitarie e dei negozi, sul
riconoscimento, che si fa delle persone attraverso il soprannome, che le individua, ti scuote di colpo e spalanca entro di te,
inopinata, la sequenza dolce- amara dei ricordi.
Ognuno nasconde, segreti, entro di se l’immagine ed il
profumo della terra natia, quando da essa è separato; e li
mescola a quelli dei suoi primi anni giovani, a quei, cioè, di
una aurea età, che tanto mitica non dovette poi essere, se ricostruita a posteriori e sull’onda della lontananza, che trasmuta i
ricordi.
Forse in ciò risiede la ragione dei sentimenti d’amore-odio
verso il proprio paese, chi a questo non credesse, può andare a
verificare in questo libro-album, sfogliando il quale, gli risulteranno evidenti fatti, costumi e legami alla realtà calitrana
dei nativi, che impressionano le lastre dei fotografi della loro
consapevole presenza; e che quando lasciano il paese natale,
portano con se, gelosi, il viatico e l’orgoglio della propria calitranità.
Storia dei comportamenti umani e sociali, databili all’epoca della prima diffusione della fotografia (ma non manca un
excursus sulle origini, sullo sviluppo e sulle vicissitudini della
città irpina), e insieme documentario: si presuppone a monte un
lavoro notevole di raccolta e di raccordo. Raffaele Salvante,
direttore del “Calitrano”, certo dispone di un vasto archivio
fotografico. Ma a chi è pervaso dal sacro fuoco della ricerca,
niente può bastare a perseguire perfezione, pur nella consapevolezza che non sia mai possibile porre la parola fine ad un
argomento.
Vito d’Adamo
Socio dell’Associazione
dei Calitrani in Germania
100.000: Mobilio Domenico (Firenze) - Di Lascio Pietro (Sabaudia)
- Codella Gerardo (Brescia) - Marra Raffaele (Caserta) - Polestra
Vincenzo (Bolzano) - Russo Franco (Pagani) - Zampaglione Antonio (Roma).
300.000 : Alliod Cicoira Silvia (Aosta)
DALL’ESTERO
VENEZUELA : Zazzarino Antonio 1.000.000 (unmilione) - Cioffari Michele 100.000 - Bozza Pasquale blv. 10.000 - Bozza Anna
de Schettino blv. 10.000 - Zarrilli Canio blv. 2.000 - Galgano Vittoria 100.000 - Bozza Vito $ 50.
U. S. A. : Caputo Stefano $ 100 - Pavese Angelina $ 25 - Zazzarino Antonio $ 20 - Sperduto Antonio $ 25 - Leone Theresa $ 20 Di Napoli Antonietta e Angelo $ 10 - Cubelli Rosa e Angelo $ 10
- Salvante Vincenza $ 10 - De Angelis Maria $ 10 - Cerreta
Mary $ 10 - Di Maio Antonio $ 50.
GERMANIA : Armiento Edoardo Vincenzo 50.000 - Salvante Giovanni 50.000.
SVIZZERA : Ricciardi Francesco 50.000 - Cestone Vincenza
30.000 - Di Cosmo Canio 20.000 - Di Maio Maria 10.000 Maffucci Giovannino e Giuseppina 50.000.
BELGIO : Melaccio Vito 20.000 - Tartaglia Giuseppe 100.000 Palermo-Di Maio 50.000.
20
Il CALITRANO
N. 2 n. s. - Luglio-Agosto 1996
Chiude il libro la storia del nobile Carlo De Alesio (D’Alessio), e del modo singolare di sconfiggere le negatività sorte
intorno a questo bel monumento del 1600 che nulla hanno a
che vedere con lo “Jus primae nosctis” e con quello che i calvanicesi chiamano “Peppe r’alesio”.
Dalla Introduzione di
Luciano Buongiorno
ESULI PENSIERI di Enrico Monti - Editrice Aetas Roma 1996
vevamo già apprezzato di Enrico Monti, magistrato di CasA
sazione, il saggio su Federico II: in questo libro, Monti si
rivelava a noi, storico ricco di originale penetrazione psicologica
della civiltà narrata e dei suoi personaggi, che vissero con lo
Svevo.
Ritroviamo ora Monti come poeta, nel libro “Esuli pensieri”
della editrice Aetas di Roma; opera che gode della autorevole
prefazione del prof. Pompeo di Giannantonio, titolare della cattedra di letteratura italiana all’Università di Napoli.
Versatile letterato, del quale ricorderemo il libro “Kappusta”, edito da Longanesi, nel quale Monti narra drammaticamente, le sue esperienze di concentramento in Germania, durante la seconda guerra mondiale. Anche il suo libro “Bozzetti
Ischitani”, conseguì successo, e fu adottato quale testo di letteratura nella scuola media. Per tre volte fu assegnato a Monti il
Premio della Cultura della Presidenza del Consiglio.
In questa silloge, Monti si manifesta come sensibile interprete delle umane interiorità spirituali, che solo la dimensione
poetica può esprimere. Il poeta Monti è attento a quelle ineffabilità dei segni dell’anima, che le cronache storiche non possono
dichiarare.
Percezioni ed intuizioni poetiche, rapprese in versi silenti,
che percorrono le vie della fantasia e delle visioni liberatrici.
Monti avverte, con rara sensibilità, nell’avvicendarsi dei segni
esteriori del tempo, la presenza inquietante del mistero, nel cui
regno talvolta è dato cogliere il senso trascendente del bello,
che traluce spesso in condizioni di umana reificazione.
Monti si può cogliere in questa essenzialità poetica, che consuma se stessa in una silente conversazione, verso l’incanto del
senso dell’esistenza. L’autore, ci dice “la poesia non può essere
danza o celebrazione di immagini; ma canto dell’anima...”.
Mario Protano
DI CHE COLORE AVREBBE AVUTO GLI OCCHI di
Nino Iorlano e Vania Palmieri - Edizioni Altirpinia - Lioni (AV) 1996
ono passati quindici anni da quella domenica sera, precisaS
mente del 23 novembre 1980, in cui anche la terra d’Irpinia
tremò, con conseguenze disastrose e incalcolabili. Due scrittori irpini, Vania Palmieri e Nino Iorlano, raccontano, con meriti indiscussi, quello che è accaduto, i luoghi mutilati, le persone scomparse, l’inaudita potenza dell’onda sismica, le memorie tragiche, la comunanza nelle sofferenze e nella speranza.
Ne vengono fuori spaccati veri e dolenti d’una società
umana, illuminata dalla disposizione ideologica, emotiva e
sentimentale, che nulla concede al superfluo, ne si lascia trasportare da una scrittura brutale e sciatta. Personalmente sono
stato colpito dal terremoto, che a Lioni ha provocato lutti nella
mia famiglia; e questo dolore vivo mi fa apprezzare maggiormente lo stile caustico e fedele alla verità interiore dei due
scrittori, che non cercano le parole più ardite o più commoventi, ma quelle della chiarezza e della lucidità.
Questo linguaggio, perciò, mi pare più resistente delle
nostre case e cattedrali crollate e ricostruite, perché se tutti
abbiamo pianto (chi in silenzio, chi col pugno chiuso, chi con
rassegnazione e chi con intolleranza), non tutti abbiamo sempre
capito la lezione delle cose umili.
Dunque, la comprensione umana e sociale è la costante dell’opera, che non romba come muri cadenti, nè volta le spalle a
precisi impegni di soluzione, ma rimargina ferite, che colavano
sangue, e rifiuta di disperare o arrendersi all’irrazionalità. Dalle
cruciali esperienze e dalla lettura del libro, con episodi intensamente vissuti e mirabilmente comunicati, con personaggi, tratti e scorci, figure e voci che parlano con sincerità, per dire storia
ed eventi ora contrastanti ed ora concordanti, nasce l’incitamento a servirsi della propria ragione e dei propri occhi, sia per
superare la visione di maledizione, sia per cogliere gli aspetti
della vita meno crudeli e più accattivanti.
Questo è il messaggio che gli autori lanciano, riuscendovi
con equilibrio e senza sforzo apparente.
Dalla presentazione di
Vincenzo Napolillo
CALVANICO (Alla ricerca delle origini) di Raffaella Bergamo e Vincenzo D’Alessio - Edizioni Gruppo Culturale “F.Guarini” - Solofra (AV) 1995.
no degli autori, Vincenzo D’Alessio, dopo tanti studi ed
U
opere realizzate su Solofra, la sua città, con questo libro ha
voluto rendere omaggio alla consorte Raffaella Bergamo, coadiutrice dell’opera, originaria di Calvanico. Il libro, dalla lettura
scorrevole e piacevole, inizia con la cronologia del nome Calvanico, fino al 1400, unitamente alla testimonianza di documenti d’archivio.
Bene articolata è la descrizione del patrimonio monumentale-architettonico come i palazzi, le chiese e le fontane. Interessante è l’analisi del Catasto Onciario del 1755, con un ritratto della vita di questo paese, delle sue attività, dei cognomi dei
cittadini e delle loro professioni.
Non poteva mancare un capitolo dedicato al culto di San
Michele Arcangelo e alla Chiesa sull’omonimo pizzo, che unisce Solofra e Calvanico in un’unica fede. Salendo la sacra
montagna, ci si imbatte nel luogo dove sono situati “i Quadrilli”: pitture rupestri di colore rosso e azzurro, opere di antichi eremiti.
OCCHI SEGRETI di Nevio Nigro - Editrice Blu di
Prussia - Piacenza 1996
evio Nigro è poeta raro, discreto, strenuamente attento a
N
cogliere e a rendere con la parola più sapientemente misurata e precisa l’esperienza della vita in quanto rispecchiata da
paesaggi, stagioni, sensazioni, contemplazioni, memoria.
Non c’è nulla mai nella sua poesia che non risponda a questa mirabile strategia della descrizione che sfuma immediata21
Il CALITRANO
N. 2 n. s. - Luglio-Agosto 1996
La coscienza non è il giullare che recita su ordinazione, ma
è una luce interiore che ci fa vedere dove è il Bene e dove è il
Male e ci sprona al Bene e ci mette in allarme contro le insidie
del Male sempre in agguato. Non è un attaccapanni dove si
mettono in mostra soltanto gli abiti di società, ma è un occhio
che fruga in profondità e tutto fa venire in superficie. È la
coscienza collettiva della comunità che ci ha visto nascere e
nella quale siamo stati allevati e abbiamo operato.
La cultura contemporanea ha sempre concepito questo genere di cose come illusioni, ma oggi forse comincia a rendersi
conto che senza il mondo dei sogni, non si potrebbe vivere.
mente nella meditazione, nel ripiegamento sull’anima o sui
ricordi.
La Musa è, appunto, sempre “dentro”, e se guarda al di
fuori, non è che per manifestare in modo più efficace e visivamente incisivo l’esperienza del cuore e la dolce passione della
memoria. Direi che questo libro sia, ora, scandito sul ritorno
delle immagini lunari e marine insieme, con effetti sempre
fascinosi e sapientissimi, e sulla trama delle forme della comunicazione a un’interlocutrice mai nominata. ma ben lì attenta,
in ascolto, davanti al dolce risonare dei versi.
C’è certamente, una motivazione orfica all’origine della
poesia di Nigro: voglio dire che nulla è reale, e tutto, invece è
ideale in questa poesia.
La felicità inventiva è proprio questo: la verità non può
essere rivelata che per la poca quanto intensa luce della parola
che la fonda, la fa esistere, ne accresce il mondo, lo rifà, lo
continua, aggiunge altro a ciò che già c’è.
(Dalla prefazione di
Giorgio Bàrberi Squarotti)
(L’autore)
INTERVISTE CORSARE di Luigi Pumpo - Biblioteca
di Presenza - 1996 Marigliano.
o voluto raccogliere in questo volume il testo originale di
H
alcune interviste avute con scrittori e poeti del nostro
tempo, già pubblicate su riviste e periodici di varia umanità.
Alcuni di questi scrittori ci hanno lasciato. Hanno varcato la
soglia dell’eternità, ma la loro testimonianza artistica costituisce ancora un pegno d’amore e di cultura.
Queste interviste - che sono, poi, tappe di un itinerario
d’arte - rappresentano i motivi di incontri cordiali, affettuosi,
disinteressati con autori entro cui è facile scorgere il calore e lo
slancio che sono proprio del confronto/dialogo.
Alla fine, questo libro (significativo nella sua impostazione)
appare come un libro diverso (e aperto) e senza prendere mai
posizione contro visioni di temi scottanti o meno, si afferma
come voce testimoniale di amore, di interpretazione del vivere
quotidiano, di scrittura saggistica aperta a confronti e dimensioni nuove.
Insomma: interviste/confessioni, ricche di una scrittura tanto
diversa da quella abituale dei saggi monografici o filosofici.
E LA LUCE FU di Francesco Balestrieri - Edizione
Domus - Roma 1996
ettore, se ti capita tra le mani, sfoglia le pagine di questo
Lreligione,
libro, in esso si parla di quello che gli uomini chiamano
di quei misteriosi appuntamenti che ognuno di noi
deve avere, almeno una volta nella vita, con la sua coscienza e
con il suo destino: chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo.
Gli uomini, e in particolare noi italiani, giovani e non giovani, di una terra che, per ragioni storiche, ha avuto i più grandi riformatori, ma non ha sperimentato mai una vera riforma
religiosa, abbiamo da sempre coltivato la vocazione del gregge.
Nei nostri rapporti con Dio pensiamo di salvarci allineandoci al conformismo, mentre la vera religione ci chiama in
causa come individualità, a confrontarci con un testimone scomodo e intransigente che è la nostra coscienza.
L. P.
Vita Calitrana
L
a Comunità Montana “ Alta Irpinia “
avvalendosi di un gruppo di giovani
laureati e diplomati, ha ritenuto necessario ed urgente procedere, a partire dal
13 maggio 1996, alla raccolta dei dati
utili alla elaborazione del progetto sugli
itinerari turistici e alla catalogazione dei
beni storici, culturali ed ambientali di
tutti i Comuni membri.
I
l Gruppo Attivo del WWF “Valle
Ofanto”, che ha sede a Calitri, ha
organizzato varie iniziative, con l’obiettivo di avvicinare soprattutto i ragazzi
al mondo ambientalista e offrire occasioni di incontro e di contatto con la
natura; ricordiamo, in particolare, la
giornata di Bird- Watching lungo il torrente Orata e la manifestazione “WWF
IN FESTA”, tre giorni di giochi all’aria
aperta per ragazzi.
A settembre anche il Gruppo di Calitri ha partecipato all’operazione “Beniamino”, organizzata dal WWF a livello
nazionale per raccogliere fondi da utilizzare per la salvaguardia delle foreste
italiane.
22
Dal mese di novembre le iniziative si
sono concentrate soprattutto sull’educazione ambientale, con incontri con le
scuole medie ed elementari di Calitri e
Bisaccia.
D
al 7 all’11 maggio 1996, presso
l’Osservatorio Astronomico Monteporzio Catone (Roma) si è tenuta la
mostra “La Fisica ...Che gioco”; l’esposizione è stata tratta da: “I Giocattoli e la Scienza” a cura del prof. V.
Zanetti del Dipartimento di Fisica dell’Università di Trento.
“Le ruote quadrate ed altri exhibits”
a cura dei prof. di Calitri Pietro Cerreta e
Canio Lelio Toglia, in collaborazione
con il Gruppo di Storia della Fisica dell’Università di Napoli.
Il CALITRANO
N. 2 n. s. - Luglio-Agosto 1996
N
ella sede dell’Istituto Professionale
di Largo S. Berardino, il 31 maggio
1996, si è tenuta la lezione - dibattito
sul tema “ I giovani al bivio, vecchie e
nuove figure professionali in una società
in continua trasformazione” a cura del
prof. Salvatore Casillo, associato di
Sociologia industriale presso l’ Università degli Studi di Salerno.
La lezione era rivolta agli alunni dell’Istituto d’Arte e dell’IPSIA “S. Scoca”
nel quadro delle attività di Orientamento
scolastico e universitario.
al 23 al 30 marzo di quest’anno,
presso l’Istituto Tecnico ComD
merciale “A. M. Maffucci” di Calitri,
si è svolta la VI Settimana della Cultura Scientifica, promossa dal Ministero dell’Università con una serie di
conferenze tenute da docenti di varie
Università e tecnici.
Nel corso della stessa settimana, nei
locali dell’Istituto è restata aperta al
pubblico la Mostra interattiva “Le
Ruote Quadrate”.
Calitri 1990, i postini Michela Cucciniello e Vito Galgano “ r’nategghia “ che è andato in pensione il
1 maggio 1996, e al quale porgiamo i nostri più sinceri auguri di ogni bene.
omenica 2 giugno scorso, presso il
Piccolo Teatro Comunale, ha avuto
D
luogo un interessante incontro dibattito
sul tema “ Il commercio a Calitri, analisi
e prospettive” organizzato dalla PRO LOCO; sono intervenuti il sindaco prof.
Marchitto, gli assessori Gaetano Mucci e
Luigi Di Maio e l’assessore provinciale
alle attività produttive prof. Giovanni Acocella, che hanno ribadito la impellente
necessità di organizzarsi in cooperativa
per inventare nuovi posti di lavoro per le
giovani generazioni.
abato 22 giugno alle ore 18 nella
sala ex Eca, il Comune di Calitri
S
ha assegnato i premi “Orlando
Miele” di £. 3.000.000 circa cadauno ai signori Padre Gerardo Cioffari, domenicano nato a Calitri, studioso e storico di alta cultura, nonché direttore della rinomata rivista
“Nicolaus Studi Storici” del Centro
Studi Nicolaiani della Comunità dei
Padri Domenicani della Pontificia
Basilica di S. Nicola di Bari.
Brescia, 25 aprile 1996, festa dei Calitrani: i signori Lucia Zabatta (tantasul’) e Vincenzo Cerreta (ricca
recca) festeggiano i loro 47 anni di matrimonio; auguri sinceri. Un plauso a Mario Cestone, Gerardo
Codella e a tutti gli organizzatori per l’ottima riuscita della festa.
Ai professori Canio Lelio Toglia e
Pietro Cerreta, per le attività di
divulgazione scientifica e la produzione di Exhibits, e alla maestra
Maria Teresa Mutti e ad Elisa
Mapelli, laiche impegnate nella solidarietà del “Campo Bergamo”, giunte a Calitri subito dopo il terremoto
del 23 novembre 1980 e tuttora
impegnate per il catechismo e il dopo
scuola dei bambini di Croce Penta.
La Commissione, per espressa
23
volontà del maestro Orlando Miele
era composta dal Sindaco di Calitri,
dal Parroco, da tutti i Capi d’Istituto
di Calitri e dal maresciallo dei carabinieri.
Dopo tre anni dal generoso “lascito” di Antonio Orlando Miele, maestro ed educatore, finalmente si è
arrivati alla prima premiazione,
secondo il desiderio dello scomparso, dei familiari ed in particolare del
figlio Carlo.
Calitri anni sessanta, la stazione ferroviaria “Calitri - Pescopagano”.
In caso di mancato recapito si prega rispedire al mittente che si impegna ad accollarsi le spese postali.
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