1 2 NICOLA SEVERINO BIOGRAFIE GNOMONICHE L’opera di alcuni illustri personaggi che hanno legato il loro nome alla scienza degli orologi solari ROCCASECCA 2011 3 Prima edizione Roccasecca 2011 Raccolta di saggi biografici curati da Nicola Severino nell’ambito delle ricerche di storia della gnomonica dal 1988 al 2010 4 Premessa Questo volume raccoglie alcuni dei principali articoli scritti dall’autore nell’ambito delle ricerche sulla storia della gnomonica. Essi furono divulgati in internet, nella seconda metà del primo decennio degli anni duemila, attraverso un sito creato dall’autore e dove oggi resta solo l’elenco di queste pubblicazioni. E’ bene, tuttavia, precisare che non sempre è stato possibile mantenere tutte le immagini e la risoluzione in cui furono concepite per il formato web, chiedendo venia al lettore se talvolta figure e tavole possono risultare non sempre chiaramente leggibili. Sono state omesse anche alcune immagini non necessarie alla comprensione dei testi, mentre in alcuni casi, il lettore potrà trovare disegni e figure leggermente disallineate rispetto al testo, in quanto lo stesso si presentava nelle scansioni digitali delle opere originali. Ho preferito, talvolta, riportare uno stralcio dei testi direttamente dalle scansioni originali, in modo che il significato del testo non possa subire una interpretazione troppo personalizzata. Ciò premesso, il presente volume è comunque un’opera prima nella letteratura scientifica relativa alla gnomonica in quanto tratta temi assolutamente inediti per la storia degli orologi solari che qui vengono affrontati dall’autore per la prima volta in tempi moderni. Tutti conoscono Newton, ma nessuno sa nulla della sua attività gnomonica avuta nell’adolescenza, o del fatto che egli realizzò un orologio solare catottrico; temi affascinanti come la Gnomonica Magnetica di Athanasius Kircher, sono stati una sorpresa anche per chi, come l’autore, ha reso celebre l’opera gnomnica kircheriana nel 1995. Un libro che riassume e raccoglie il genio dei principali inventori e divugatori degli strumenti gnomonici. Questo libro non copre tutto il corso di pubblicazioni realizzate dall’autore e va a costituire quindi un primo volume della collana gnomonica dedicata alle biografie e ai personaggi che hanno fatto grande questa disciplina. Nicola Severino 5 6 La storia della gnomonica di Montucla Qui prenderemo in esame solo una piccola parte della sua opera principale, cioè Histoire des Mathématiques, del 1754 che è il primo e più grande lavoro di storia delle matematiche mai pubblicato. E' inevitabile che nell'esporre la vita, gli aneddoti, gli sviluppi, i ragionamenti e le esperienze di tanti matematici, dall'antichità al 1700, Montucla abbia fatto spesso riferimento a piccole questioni anche di interesse gnomonico. Tuttavia egli stesso comprese che i tempi erano ormai maturi per scrivere la prima Storia della Gnomonica, anticipando così il sottoscritto di ben oltre due secoli! Voglio subito far notare che se il resto dei volumi della grande opera di Montucla hanno costituito la "bibbia" dello storico della scienza e in particolare di quanti hanno scritto di storia delle matematiche, il povero capitolo sulla storia della gnomonica è stato praticamente dimenticato fino ai giorni nostri, se non solamente citato qualche sporadica volta da pochissimi esperti. Questo perchè, come vado dicendo e scrivendo da ormai vent'anni, la storia della gnomonica è un capitolo nuovo oggi della storia della scienza, che va man mano arricchendosi delle innumerevoli fonti che si scoprono, si analizzano e si divulgano giorno per giorno. La storia della gnomonica di oggi, nei suoi contenuti essenziali, resta praticamente identica a quella di Montucla che è niente altro che un retaggio di ciò che scriveva Clavio nella sua Gnomonices Libri Octo, il quale ripeteva ciò 7 che si sapeva in latino degli autori dell'antichità: filosofi greci, astronomi, agronomi, architetti (Vitruvio) storici, compilatori, e via dicendo. Sulla base di ciò, possiamo affermare che un resoconto della storia della gnomonica non fu scritto per la prima volta da Montucla, ma forse proprio da Cristoforo Clavio cui seguirono autori come Oddi Muzio e, ancora prima di Montucla, dobbiamo citare quella che fu la maggiore analisi letteraria degli sviluppi dei primordi della gnomonica, analizzata con la lente d'ingrandimento del sapere di allora da due personaggi principali: Claudio Salmasio con la sua opera sulle Esercitazioni Pliniane, il Casaubon, il Graevio e soprattutto il Petavio che entrano, quest'ultimi, in competizione con il primo sugli stessi argomenti, formando diverse correnti di pensiero e schiere di simpatizzanti, dando vita a forti diatribe tra loro. In questo caso però si tratta di esercitazioni letterarie sulle fonti pliniane e quindi solo su alcuni aspetti degli orologi solari nell'antichità, senza mai sfiorare il Medioevo e la Rinascenza. Tuttavia, dobbiamo prendere atto che il capitolo di Montucla formato da 22 pagine come supplemento all'opera sulla storia delle matematiche, reca propriamente il titolo specifico di "Storia della Gnomonica antica e moderna" conquistando così il primato di prima opera specifica sull'argomento. Come è naturale, Montucla ha dato ampio spazio alla letteratura francese e alle "conquiste" gnomoniche dei suoi tempi, ovvero dettagliando sui primi ritrovamenti di orologi solari romani negli scavi archeologici e in particolare del cosiddetto "prosciutto di Portici" che valse all'epoca anche un articolo dettagliato sull'Encyclopédie di Diderot-D'Alembert, prontamente corretto, emendato ed approfondito dagli autori delle Antichità di Ercolano poco tempo dopo. La storia della gnomonica in questo libro è un supplemento. Non era prevista e l'autore non ne parla nella pur dettagliata prefazione in cui traccia un elenco delle "storie della scienza" scritte dai principali autori dall'antichità ad oggi, ricordando 8 opere classiche di Teofrasto che scrisse di storia dell'aritmetica, della geometria e dell'astronomia, passando per Gemino, Plutarco, Laerzio ed altri; opere più moderne di altrettanti autori famosi come la Chronica de' Mathematici di Bernardino Baldi, la Chronologia Clarorum Mathematicorum di Blancanus e ancora il Vossio, il Wallis, il Weidler per arrivare al grande compendio universale cronologico di Heilbronner e alla storia dell'astronomia di Bailey. L'intento di Montucla è però quello di offrire al lettore una panoramica storia delle matematiche ancora più completa e approfondita rispetto a quelle redatte dai suoi predecessori. Montucla traccia un profilo della storia della gnomonica in circa una ventina di pagine. Notiamo subito che egli dice poco o nulla di più rispetto a quanto già scrive Clavio nella sua Gnomonices, almeno per quanto riguarda l'antichità e accenna brevemente ad alcune delle opere più in vista della gnomonica del suo tempo. I riferimenti sono sempre gli stessi e la storia degli orologi solari è fatta oggi di divulgazione delle opere praticamente sconosciute, attraverso le quali si possono conoscere gli sviluppi delle idee di autori e dell'ingegno occorso per realizzarle. Sulla base della divulgazione che stiamo operando su questi siti, si possono aggiungere tanti tasselli nuovi che arricchiscono il quadro storico della gnomonica. Ma chi cercasse nell'opera di Montucla la ricchezza di informazioni che si desidera, rimarrebbe deluso dal leggere le notizie che da sempre sono state tramandate, almeno dalla Rinascenza ai suoi tempi e fino ad oggi, nonostante il suo intento di scrivere una Storia della Gnomonica "il più completa ed estesa possibile dalla sua nascita ai giorni nostri". Egli inizia a descrivere l'usanza di cominciare il giorno dei vari paesi, ricordando che gli Atenisei contavano il giorno da un tramonto all'altro detto Nechtemeron, mentre l'intervallo dal tramonto all'alba era la "notte naturale" e dall'alba al tramonto il "giorno naturale" (Emera). La suddivisione del giorno presso i popoli antichi e in special modo degli Egiziani e le origine dell'"ora", attraverso il racconto della "favola del Cinocefalo", è l'argomento principale delle prime pagine di questo supplemento. Dopo qualche riferimento ad Omero, Esiodo e Arato, è d'obbligo passare direttamente ad Anassimandro raccontato 9 Plinio e Diogene Laerzio e quindi dello "gnomone" esposto a Lacedemone. Poi, senza sapere come, dice che Talete "importò" dall'Egitto, insieme a molte altre cose, il modo di costruire una meridiana, ma senza renderlo di pubblica utilità! Anassimandro eleva il primo Gnomone per determinare il mezzogiorno ad uso di una grande città e infine Anassimene aggiunge a questo le ore!Informazioni queste date con molta superficialità e senza specificare le fonti! Erodoto racconta le cose in modo diverso per quanto riguarda l'introduzione (o l'invenzione?) della gnomonica in Grecia ricordando che dai Babilonesi furono appresi lo gnomone e il "Polo", e Montucla cerca la giustificazione e la prova in Beroso Caldeo, citato poi da Vitruvio come uno degli inventori di orologi elencati nell'Architettura. Carina la citazione di Epicuro il quale parlando degli orologi solari come ingegnosa invenzione dei matematici aggiungeva: "Bella invenzione per non dimenticarsi del pranzo!". Seguono le citazioni dell'Antologia Greca relativa all'iscrizione di un quadrante solare che riporta la scritta greca ZHOI, Vivere, la commedia Beotica di Plauto, salvata nell'opera Notti Attiche di Aulio Gellio in cui il parassita dice di essere confuso nel conoscere l'ora da tutti gli orologi solari della città e che una volta il suo ventre gli annunciava con fedele precisione l'ora del pranzo. Riferimenti ben noti a tutti oggi, ma anche nei secoli passati dalla cultura classica. La prossima citazione riguarda l'uso nell'antichità di misurare le ore attraverso la misura della lunghezza dell'ombra in "piedi" del proprio corpo, o di uno gnomone, senza peraltro fare alcuna menzione all'importantissimo "stoicheion" che potrebbe essere appunto l'orologio o il "mezzo" con il quale si misuravano le ombre con questo sistema. Egli ricorda e commenta "l'ombra dei 10 piedi" senza nulla aggiungere a quanto già conosciuto e senza riportare fonti importanti, mentre gli autori delle "Pitture Antiche di Ercolano" hanno trattato l'argomento con grande competenza e ricchezza di informazioni. Montucla, sempre restando in tema, cita Beda e dice che Rutilio Benincasa (dopo mille anni!) ripropone lo stesso orologio di Beda con il nome "HomoMetrum"! Si sa che il sistema della misura in "piedi", o altra scala, dell'ombra del proprio corpo è rimasta nella tradizione fino 10 a qualche secolo fa ed era molto in uso invece anche nel Rinascimento, ma l'orologio di Beda non era certamente l'homometrum di Benincasa il quale voleva solo ricordare questa antica tradizione con un disegno molto bello che illustra un uomo intento a misurare con i propri passi la lunghezza dell'ombra del suo corpo. Il prossimo consistente corpo di informazioni è costituito da quanto ci è pervenuto per mano di Vitruvio. Fa quindi un elenco degli inventori e degli orologi solari secondo quanto scrive Vitruvio nella sua Architettura. Alcuni nomi sono alterati o per errore di Montucla o per un errore di stampa. Egli ipotizza che l'hemicyclium di Beroso sia diverso dall'hemispherium di Aristarco di Samo e che il primo sia ricavato in un quarto di sfera tagliata nel basso secondo la latitudine e che il secondo sia il classico emisfero. In relazione a questi orologi vengono riportate le notizie riguardanti i ritrovamenti archeologici di orologi solari avvenuti da pochi anni. Il primo è quello del Tuscolo nel 1741, conservato per la prima volta nel Museo Kircheriano del Collegio Romano (fig. 89) e descritto dal Zuzzeri nel 1746 di cui Montucla da qualche dettaglio. Ricorda poi il ritrovamento dell'altro emiciclo avvenuto a Castelnuovo di Porto nello Stato 11 Pontificio e di quelli (senza alcun dettaglio) rinvenuti a Pompei. Poi spiega il Disco di Aristarco, l'Aranea di Eudosso e gli altri orologi citati da Vitruvio. Rammenta anche gli orologi rappresentati nelle splendide incisioni di Gabriele Simeoni, accenna all'Ercole Orario di Ravenna e all'orologio del Lambecio tratto dal calendario in un manoscritto del IV secolo d.C. Di tutte queste cose ci siamo occupati con ogni approfondimento possibile nel libro "Storia della Gnomonica". Un'altra menzione particolare Montucla la dedica al caratteristico orologio pensile d'altezza detto "Prosciutto di Portici" e a quello ancora più misterioso, identificato generalmente con il "prospan-clima" di Teodosio, trovato in scavi archeologici nello Stato Ecclesiastico tra il 1730 e 1740, scoperto da Baldini e da lui pubblicato in una memoria dell'Accademia di Cortona. Montucla termina la carrellata storica dell'antichità rendendo omaggio alla memoria di un paio di studi sull'argomento degli orologi solari di epoca romana, troppo importanti per non essere considerati. Egli rammenta così la pubblicazione di Martini (purtroppo solo in tedesco) la cui traduzione del titolo è "Trattato degli orologi solari degli antichi" e un'altro autore, semisconosciuto, Ernesti, che scrisse un "De Solarii" e che lo stesso Montucla lamentava di non essere riuscito a procurarsene una copia. Prima di passare alla "gnomonica moderna", l'autore vuole dare un'idea dei principi generali su cui si basa la gnomonica e la definizione è alquanto singolare, anche se corretta nel principio basilare. Ovviamente le varianti sono troppe per poterle incorporare tutte in tre righe, ma il concetto di base dell'intento gnomonico-tecnico è: "Avendo 12 piani che si tagliano tutti ad angoli uguali in una unica retta, se questi piani sono indefinitamente prolungati fino ad intersecarsi con un'altro piano che abbia un orientamento e posizione qualsiasi, si propone di determinare le linee nelle quali essi (piani) si 12 intersecano". In parole povere è la generalizzazione della proiezione della sfera celeste in un qualsiasi piano comunque orientato. Le successive 3-4 pagine espongono le definizioni degli elementi basilari della gnomonica: i tipi di quadranti solari, la sustilare, ecc. Finalmente si arriva alla gnomonica rinascimentale con una carrellata delle opere che maggiormente si sono imposte all'attenzione degli scienziati. Praticamente nulla ci dice Montucla sulla gnomonica araba e passa direttamente a quella del Rinascimento: "La gnomonica rinasce in Europa con l'astronomia". Stabius, Stiborius e Werner se ne occuparono, ma i loro studi rimasero solo manoscritti. Bisognerà attendere Giovanni Shonero per la prima pubblicazione gnomonica a stampa, nel 1515, intitolata Horarii Cylindri Canones ove si insegna la costruzione dei quadranti solari cilindrici (orologio del pastore) le cui origini in Europa iniziano con Ermanno "Contratto" nel XII secolo. Dopo Giovanni Shonero, è la volta di Sebastian Munster e Oronzio Fineo a pubblicare due trattati tra i più importanti della prima metà del XVI secolo: Compositio Horologiorum in plano, muris, truncis, annulo, etc., di Munster, pubblicato a Basilea nel 1531 e De Horologiis Solaribus et Quadrantibus Libri IV, di Fineo, pubblicato a Venezia nel 1532. Nel 1562 Andrea Shonero, figlio di Giovanni, pubblica un altro trattato molto importante dal titolo "de Gnomonice Andreae Shoneri Norimbergensis" e Montucla accenna ad una "Gnomonica Meccanica" che sarebbe stata pubblicata sempre da Shonero nello stesso anno, ma in tedesco. Dello stesso secolo vengono citati Elie Vinet, per la verità abbastanza sconosciuto, e Jean Bullant che scrissero di gnomonica in francese. La gnomonica italiana la fa da padrone nella seconda metà del XVII secolo con Giovan Battista Vimercati, "Dialogo de Gl'Horologi Solari"; Commandino, "De Horologiorum descriptione" che è la "suite" del suo trattato sull'analemma di Tolomeo; Commandino, geometra siciliano, con il libro "De Lineis Horariis"; Bernardino Baldi che pare abbia scritto un trattato di Gnomonica in latino; Giovanni Padovano di Verona con "De Compositione et usu multiformium horologiorum"; poi troviamo Giovanni Paolo Gallucci, Valentino Pini e Giovan Battista Benedetti il cui 13 trattato "De Gnomonum Umbrarumque Solarium Usu" (Torino, 1574) è considerato da Montucla molto esteso, completo, ma poco accessibile a tutta la comunità dei lettori. Infine viene ricordato Cristoforo Clavio la cui opera "Gnomonices Libri Octo", pubblicata a Roma nel 1581 e 1599 (questa seconda edizione è praticamente sconosciuta a meno che si tratti del manoscritto della Casanatense di cui abbiamo parlato in un articolo su questo sito) viene sempre considerata ostica per le lunghe e laboriose dimostrazioni, ma una delle più complete e autorevoli. Voellus e Deschales sono gli ultimi autori che Montucla cita per questo capitolo sulla gnomonica del Rinascimento. Nei paragrafi successivi vengono citati nomi e opere illustri del XVII e XVIII secolo, con brevissimi cenni o commenti ad alcune di esse, o addirittura consigli atti a preferire un'opera anziché un'altra. Si comincia da Oddi Muzio, Degli Orologi Solari, Milano, 1611 e Venezia, 1638 "interessante per diverse pratiche ingegnose derivate da concetti di profonda geometria che non sempre di si trovano in libri di questo genere"; Ars Magna Lucis et Umbrae (che in genere non veniva quasi mai citato più ai nostri giorni prima della mia pubblicazione del 1994) di Athanasius Kircher, in cui "si tratta già di diverse singolarità di questo genere"; la Perspectiva Horaria di Emanuele Maignan di cui non dice nulla; la Gnomonica latina di Deschales pubblicata nel suo Corso di Matematica, raccomandabile per la sua chiarezza espositiva; il trattato di Samuel Foster "The Art of Dyalling", 1638 e di Collins, Description and Use of a great universal quadrant, 1658; definisce molto ingegnoso il metodo di Foster descritto in The Art of Dyalling geometrically performed, che sfrutta "due regoli suddivisi in una certa maniera"; il metodo gnomonico di Desargues, la Gnomonique di de La Hire e la Gnomonique di Ozanam della quale Montucla sembra non avere una particolare stima, attribuendone la fama alle numerose edizioni anziché ai contenuti e ritenendola già un'opera obsoleta e superata ai suoi tempi! Un distinguo particolare lo fa per l'opera di de Paurcieux pubblicata nella sua Trigonometrie e la preferisce alla Gnomonique di Bedos de Celles; anche la Gnomonique di Rivard viene raccomandata al 14 posto di quella di Blaise. I due articoli "cadrans Solaires" e "Gnomonique" scritti da Lalande e comparsi sull'Encyclopédie di Diderot-D'Alembert, completano il quadro della gnomonica descritta per via geometrica. Viene accennato da Montucla il metodo trigonometrico per costruire orologi solari, definito come il più sicuro, veloce e preciso. In particolare il metodo di calcolare le distante delle linee orarie su delle scale e riportare infine queste distante sulla linea equinoziale. A proposito di ciò egli menziona l'opera di Picard, Pratique des grands Cadrans, in cui è descritto in modo particolare il metodo delle scale delle parti uguali (già comunemente usato dagli inglesi un secolo prima) utilizzando però la trigonometria sferica, usualmente invisa alla grande comunità dei lettori. Clapies, nel 1707, ha mostrato con le sue Analogies come si possano fare le stesse cose con la trigonometria applicata solo ai triangoli rettilinei. Questi metodi sono poi stati esposti da molti altri autori successivi, come Gruber nella sua Horographia Trigonometrica (Praga, 1718), Castroni nella sua Horographia Universale (Palermo, 1730) e quindi anche de Parcieux e Rivard. Infine una menzione viene fatta anche per gli autori che scrissero di gnomonica descrivendo metodi di costruzione di orologi solari per mezzo di tavole numeriche. Nota l'altezza del Polo sul piano sul quale si dovrà descrivere l'orologio solare, anziché la declinazione o l'inclinazione del muro, si trovano in parti decimali del raggio le tangenti degli angoli orari dalla linea meridiana. Su questo metodo si basano le "Tabulae Gnomonicae" di Ippolito Salò (Roma, 1617), quelle di Domenico Lucchini in "Trattenimenti Mathematici" (Roma, 1630) e quelle di Ludovico Quadri (Bologna, 1733). Quando scrissi la International Gnomonic Bibliography, nel 1997, scoprii che il primo autore a trattare estesamente di orologi solari riflessi fu il tedesco Schoenberg che era fino ad allora totalmente sconosciuto alla gnomonica italiana, mentre l'autore più noto in questo campo era Maignan. La notizia è rimasta isolata ed oggi leggo la conferma da parte di Montucla: "Le P. Schoenberg, jésuite, paroit étre le premier qui s'en soit occupé dans son livre, intitulé Demonstratio et constructio novorum 15 horologiorum radio recto, reflexo, refracto, etc., Friburgo, 1622". Menziona quindi Kircher, Maignan e Taliani, Orologi Riflessi, Macerata 1635). Sempre su questo argomento Montucla ci dice di un certo C. Thuilier, professore di matematica a Versailles, che ha realizzato sul pavimento del suo salone e con un metodo tutto personale, una linea meridiana catottrica accompagnata da alcune linee orarie più vicine al mezzogiorno e dalla meridiana del tempo medio (che l'autore non chiama ancora con il termine "lemniscata"). Una menzione viene fatta anche per l'approccio alla gnomonica per mezzo della geometria "trascendentale" ricordando che Maurolico nel suo "De Lineis Horariis", rimarcava che gli archi dei segni solstiziali sono delle sezioni coniche e che le linee orarie Italiche e Babiloniche sono delle tangenti ad una determinata sezione conica. Lo stesso approccio si trova in Kastner nel suo libro intitolato "Gnomonica Universalis Analytica", Lipsia 1754, riedito nelle Dissertazioni Fisiche e Matematiche del 1771; un'opera invece molto meno conosciuta è quella di Dionis du Sejour e Godin, dal titolo "Recherches sur la Gnomonique, les rétrogradations des Planètes, et les Eclipses du Soleil", pubblicata a Parigi nel 1761 di cui Montucla dice essere un'opera maestra di eleganza soprattutto per coloro che sono avvezzi al linguaggio analitico ed alla sua precisione. Tra le curiosità viene ricordato Vaulezard come inventore nel 1644 del quadrante analemmatico, la dimostrazione teorica dello stesso a cura di Lalande nelle Memorie dell'Accademia Reale di Science di Parigi nel 1757 e delle successive innovazioni dovute a Lambert nella sua opera Supplemento all'applicazione delle matematiche pure, pubblicata a Berlino nel 1770 in cui tratta anche di altre cose interessanti di gnomonica. Viene ricordato una particolare specie di quadrante solare realizzato da Pingrè sulla colonna de La Halle di cui si può leggere una proposta di restauro da parte delle autorità francesi nell'articolo di Denis Savoie con due belle immagini rare di questo quadrante in Projet de renovation du cadran solaire de la colonne Medicis aux Halles a Paris. Ancora tra i quadranti solari più curiosi, viene menzionata la "piramide gnomonica" di Francesco Line, realizzata nel giardino 16 botanico reale di Londra nel 1669 e che è formata da oltre 200 orologi solari (su questo orologio vedi il nostro articolo pubblicato su questo sito nel 2005 scaricabile dalla Biblioteca Digitale Gnomonica). Infine viene inserita una nota al supplemento del IV libro della Storia della Matematica sul fenomeno della retrogradazione dell'ombra sui quadranti solari con ovvio riferimento all'orologio solare del Re Achaz. Una storia della gnomonica questa di Montucla che va a colmare certamente una lacuna esistente già ai suoi tempi, nel XVIII secolo. Una storia che verrà replicata in forme più o meno simili e in modo più o meno superficiale per altri due secoli e solo in pochissimi libri (Pasini, Rohr per fare un esempio) fino al 1992, anno in cui il vostro autore pubblica per la prima volta nel mondo una nuova Storia della Gnomonica che cerca di raccogliere il maggior numero di informazioni possibili dai documenti storici, iniziando un nuovo "puzzle" di cui gli ultimi tasselli sono ancora ben lontani dall'essere sistemati, ma il cui quadro generale è certamente molto più completo e chiaro che non ai tempi di Montucla. 17 18 Gli strumenti orari di Giulio Capilupi Premessa In uno dei primi seminari nazionali di gnomonica organizzati dalla sezione Quadranti Solari dell'UAI, presentai una relazione in cui esponevo per la prima volta una sintesi dei principali strumenti gnomonici utilizzati dagli gnomonisti della Rinascenza per la costruzione degli orologi solari. Era circa il 1992 e a quei tempi la gran parte della letteratura sugli orologi solari era accessibile, con riserva, solo nelle grandi biblioteche. Quella ricerca apparve quindi come un lavoro abbastanza completo sull'argomento in quanto in essa vi erano descritti gli strumenti più conosciuti, di maggior successo i quali sono rimasti gli stessi per alcuni secoli. Ma tant' è l'estro e l'inventiva degli artigiani e degli studiosi di gnomonica che molti altri ne furono realizzati, rimanendo però in secondo piano. Alcuni ebbero forse un discreto successo, altri meno, ma tutti testimoniano il fervore delle idee degli artisti al servizio della gnomonica e della necessità, sempre impellente, di trovare il modo di migliorare e facilitare la misurazione del tempo attraverso la luce del sole. In questo contesto, gli strumenti di Capilupi, possono essere considerati una nuova e forte testimonianza del desiderio degli uomini di quel tempo di cercare nuove strade, nuove soluzioni alla misura del tempo in un sempre attento connubio tra arte e scienza, riuscendo a sorprendere e a meravigliare ancora dopo oltre quattro secoli di storia. Le notizie su Giulio Capilupi sono davvero poche. Era senz'altro un uomo di talento ed erudito, ovvero un letterato e matematico nato a Roma attorno al 1544 quale figlio naturale di Ippolito Capilupi, vissuto principalmente a Mantova e morto sul finire del XVI secolo. La sua notorietà è legata soprattutto a delle pubblicazioni di centoni virgiliani, mentre molto meno noto oggi è il suo libro sugli strumenti orari che andiamo a descrivere. Meno noto oggi, dicevamo, perchè a giudicare dalla presenza di 19 questo libro in almeno una ventina di biblioteche importanti italiane, si può dedurre che quando vide la luce dovette avere un certo successo di pubblico. Era anche un periodo in cui la gnomonica si faceva soprattutto attraverso gli strumenti per poi lasciare il passo, qualche decennio più tardi, ai metodi trigonometrici e alle tavole numeriche come quelle di Salò e del Colomboni di cui abbiamo già parlato recentemente. Gli strumenti ideati per costruire gli orologi solari, cominciano la loro grande storia verso la metà del XVI secolo con Giovanni Ferrerio Spagnolo, citato dal grande Clavio il quale sviluppò l'esemplare originale nel suo strumento descritto in "Fabrica et Usus Instrumenti ad Horologiorum descriptionem". Il concetto generale degli strumenti gnomonici rinascimentali (quindi esclusi i regoli gnomonici sviluppatisi soprattutto nel XVII secolo) era quello di trasformare la sfera celeste e parte dei sui circoli principali in una sorta di proiezione materiale sul piano. Lo strumento di Giovanni Ferrerio Spagnolo non è altro che un trigono dei Segni, che può essere costruito per una sola latitudine o reso universale. Senz'altro deriva dal Triquertum di Regiomontano, d'altronde molti strumenti matematici hanno dato l'imput agli gnomonisti per trarne da essi strumenti da applicare specificamente alla gnomonica. Abbiamo visto che anche Sandolino Cherubino era una mente fulgida per le invenzioni di questo genere, come anche Kircher alcuni decenni più tardi. Il punto di partenza era dunque la "Sfera Armillare" e Giulio 20 Capilupi lo attesta nella sua simpatica presentazione al lettore che riportiamo qui sotto integralmente: 21 Capilupi parte dalla Sfera di Daniel Barbaro, ma il suo secondo strumento è una variazione per rendere universale uno strumento descritto da Bernardino Baldi da Urbino il quale, a sua volta lo ha ripreso dal Clavio, ritornando così indietro all'autore originario che è Ferrerio Spagnuolo. Si nota anche il desiderio dell'autore di rivolgersi ad un pubblico di lettori più ampio per il quale sceglie l'Italiano invece del Latino e perchè gli strumenti descritti servono per quelle pratiche che non possono essere di interesse solo per gli uomini versati nelle scienze, ma anche per tutti gli artigiani, artisti e coloro che possono trarre gli utili vantaggi da queste invenzioni per la comoda misurazione del tempo. Nonostante tutto però, dobbiamo dire che tali strumenti descritti da Capilupi non ebbero un grande seguito nelle successive pubblicazioni di gnomonica, né furono mai ripresi e divulgati da altri autori, come anche non si conoscono edizioni del suo libro successive a quella originale del 1590. Probabilmente il motivo di un certo disinteresse postumo verso questi strumenti deve ricercarsi nel fatto che essi non dovevano essere molto facili da costruire, soprattutto se si richiedeva una certa precisione. Inoltre, la loro applicazione pratica, sebbene abbastanza diretta e risolutiva con una sola osservazione, era forse di scarso rendimento dal punto di vista della precisione. Siccome il tracciato orario bene o male era cosa abbastanza alla portata di tutti, la grande utilità strumentale veniva invece ricercata per il tracciamento delle curve diurne per le quali il "Trigono dei Segni" nelle sue numerose varianti e migliorie era certamente il più semplice e pratico, senza mai temere una vera rivalità con altri strumenti, e questo spiega la sua grande diffusione e il successo meritato fino ad almeno la metà del XVIII secolo. Capilupi descrive in questo libro alcuni "stromenti horari" dei quali il primo che descriveremo basterà per intendere il principio sul quale si basano gli altri che seguono. Principi derivati, come abbiamo detto, dalla sfera armillare. In effetti il primo strumento non è altro che una piccola sfera armillare semplificata come scrive lo stesso autore: "altro non è in somma che la sfera istessa ridotta in pochi pezzi...", ma con un interessante concetto 22 applicativo per trarne il vantaggio per la pratica esecuzione degli orologi solari. Qui sotto si vede il disegno completo del primo strumento orario di Capilupi I pezzi principali che lo compongono sono otto, ma in dettaglio l'autore fornisce il nome di ogni singolo pezzo nella didascalia seguente: “A orizzonte; B linea meridiana; C l’asse; D mezzo circolo deferente del zodiaco; E ruota horaria; F ruota piccola congiunta con l’horaria; G quadro orizontale; H bussolo della calamita; I vitarella nel bossolo; K madre vite nel capo dell’asse del polo artico; L vitarella per fermare la ruota horaria; M indice; N 23 orecchiette; O buco nel mezzo dell’Asse centro dello stromento; P vitarella per formare il mezzo circolo insieme con l’asse; Q polo antartico; R il buco del tropico di capricorno posto nella linea orizontale; S tropico di Cancro; T sostegno per fermar la rota horaria”. Egli pratica un foro nell'asse nel centro O che rappresenta il centro del mondo e funziona da traguardo osservando ad occhio nudo. Attraverso le viti K e P l'asse viene fatto ruotare sul circolo meridiano B fino alla latitudine per la quale si vuole costruire l'orologio solare. Poi si allinea il mezzo circolo deferente dello zodiaco che contiene gli altri fori di traguardo in corrispondenza dei segni zodiacali, con il circolo meridiano e, una volta posizionato correttamente lo strumento tenendo conto della lunghezza dello stilo da adottare, si tracciano la linea meridiana e le altre linee orarie semplicemente traguardando attraverso i fori del deferente passando la linea visuale attraverso il foro centrale dell'asse e posizionando man mano il deferente in corrispondenza dell'indice della ruota oraria E a seconda della linea oraria che si vuole disegnare. In pratica lo strumento di Capilupi, come anche gli altri simili successivi, è una sorta di sfera armillare dotata di trigono a traguardo. Il suo funzionamento è semplice, ma bisogna vedere nella pratica quanto possa essere preciso, sia per la non facilissima operazione di sistemazione dello strumento in corrispondenza dello stilo sul muro, sia per gli errori derivanti dall'osservazione visuale attraverso i fori. Il secondo strumento è originariamente di Bernardino Baldi da Urbino e fu presentato a Capilupi per mezzo di un disegno da un certo Curtio Arditio Pesarese. Non appena lo vide pensò di trasformarlo da strumento locale a universale in quanto sarebbe stata una operazione abbastanza facile adattarlo all'uso di diverse latitudini. Come Capilupi stesso scrive: "parendomi inventione molto bella et facile, subito mi cadde nell'animo di farlo universale, per far tutte le sorti d'Horologi, non essendo difficil 24 cosa....". Lo strumento di Bernardino Baldi viene interpretato da Capilupi in due modi diversi dando origine a due tipi di strumenti. Il primo è quello che si vede nella figura 1 Figura 1 che è composto da un piano orizzontale, da una calamita, da "cannoncini" (C) per la mira, una quarta di circolo graduata per renderlo universale, una ruota oraria mobile sopra e un'altra stabile intorno ad una piccola ruota concentrica giacenti nel piano dell'Equatore. Si vede inoltre il raggidico solare VM. LQ è l'asse del mondo e KI è il cannoncino che permette di traguardare per fissare i punti orari sul piano dell'orologio. La seconda variante invece è quella più simile allo strumento di Baldi, come si può vedere nelle due figure seguenti. La figura 2 ci mostra lo strumento nel disegno di Bernardino Baldi, mentre la fig. 3 rappresenta la trasformazione dello stesso 25 strumento in universale operata da Capilupi. Figura 2 Figura 3 Come si vede i due strumenti sono quasi identici e su questa somiglianza l'autore cita l'orologio equinoziale in Oronzio Fineo (Lib.I) e lo strumento di Padre Cristoforo Clavio nel libretto de Hrologiorum descriptione. Le aggiunte operate sono facilmente distinguibili: una ruota oraria mobile con due ordini di ore e una 26 planetaria come per lo strumento precedente; una dioptra, o traguardo, come si usano per gli astrolabi da applicare alla tavola del trigono dei segni e intorno alle mire dei traguardo si impianta un semicircolo perfetto che si posa ruotare attorno ai buchi delle mire; al centro di detto semicircolo è un piccolo archipendolo nel modo che si vede in figura (KLM) e che serve a livellare lo strumento quando l'archipendolo cade esattamente sul punto M il che si verificherà quando le due mire saranno egualmente distanti dal piano Orizzontale: "questo mezo circolo, facendo l'officio del verticale mediante la ruota mobile, fà che lo strumento diviene non solo universale per le hore dal levar, et tramontar del Sole, mà anco per le planetarie; et, può, oltre di ciò, servire ancho à molte altre operationi". Il quarto strumento di Capilupi è un anello astronomico universale, altrimenti detto "annulo orario" che l'autore riconduce quale invenzione a quello del Gemma Frisio o di Oronzio Fineo, "o di chi che sia, essendo che molti se ne fanno autori" e si dilunga sul fatto che a quei tempi era facile per chiunque diventare autore di uno strumento inventato da altri già per il fatto che se uno ha un'idea e la mette su disegno, qualcun altro può replicarla, avendo visto il disegno, nella pratica esecuzione appropriandosi dell'invenzione. E riporta un caso personale in cui collaborando con un certo Padre Domenico Paganelli, gli mostrò un disegno simile ad uno strumento che stavano realizzando e questi subito lo costruì, essendo un bravo artigiano. Capilupi vuole dire che chiunque poteva realizzare in pratica strumenti che altri avevano solamente pensato e disegnato, passando così per i veri inventori. 27 Figura 4 Dunque, facendo riferimento alla figura 4, un'armilla universale è stata trasformata da Capilupi nel suo quarto strumento composto dalle seguenti parti: 28 "Se all'annulo s'aggiungerà un'altra armilla interiore, che movendosi intorno alli pertugi per dove passano i raggi del Sole, ò intiero ò di duo pezzi, non solamente si farà universale per le hore dal levare et tramontar del Sole; mà per le Planetarie ancora...". Lo strumento si usa in sospensione, attaccato su una barra di ferro, regolato sulla latitudine del luogo per via del cursore posto sul circolo meridiano il quale va orientato in modo che giaccia nel piano della linea meridiana Nord-Sud, il che per muri declinanti si fa per mezzo di una bussola, e posto alla giusta distanza dallo gnomone nel muro. Lo stesso strumento, perfezionato e lavorato in modo più professionale lo si può vedere nella figura 5. Al capitolo XXXV del libro, Capilupi ci dà uno spunto per fare qualche ricerca. La domanda che possiamo porre come ricerca di storia della gnomonica è la seguente: Quando, come e da chi è stata inventato e realizzato il primo orologio solare universale a forma di croce che mostra le ore italiche? E' lo stesso quesito che si è posto Capilupi quando gli è venuto in mente di costruirne una. Dalla sua penna leggiamo quanto segue: 29 Figura 5 La croce di Capilupi è davvero insolita. Egli scrive nel 1590. 30 Pochi anni prima Cristoforo Clavio aveva pubblicato nella sua Gnomonices la costruzione della croce universale semplice ed è quindi probabile che Capilupi non abbia avuto a conoscenza di autori che avessero descritto quella universale ad ore italiche. Per la costruzione i questa l'autore dice di descrivere un circolo su una piattaforma piana di materia solida e di trovare l'amplitudine occasa ed ortiva del Sole sull'orizzonte per la latitudine alla quale vuole farsi l'orologio. La croce si farà come nella figura P della tavola che si vede qui sotto, fatta di piastre sottili di rame od ottone che poi si incolleranno formando uno spessore tra loro in modo che nel vuoto, al suo interno, sia possibile collocarci la bussola e lo stiletto per sospenderla. Su un lato vi è riportato lo l'arco zodiacale annuale relativo alle declinazioni del sole. per l'uso ecco la "prescrizione" di Capilupi: 31 Figura 6 Nella tavola sopra si vedono inoltre altre due croci. Quella 32 indicata con la lettera S appartiene alla tipologia di croci che portano al collo i Cavalieri, indica le ore Italiche per mezzo dei fori a, b, c, d. L'ultimo strumento di Capilupi è la croce equinoziale universale per le ore astronomiche, italiche e babiloniche. Figura 7 33 Vincent e John Wing The art of Surveying... Figura 8 Premessa Nel trattare per la prima volta la figura e l'opera gnomonica di William Leybourn (vedi oltre), ci siamo imbattuti in un campo di applicabilità della gnomonica che era ancora sconosciuto alla moderna divulgazione: quello dell'arte del "Surveyor". La parola indica, come da dizionario e nell'estensione del termine come "surveyor of land", la figura professionale di un geometra o di un agrimensore il quale, nel XVII secolo, era spesso anche 34 un matematico, costruttore di strumenti matematici, cartografo, astronomo e astrologo. Tale era John Wing, nipote di Vincent Wing, classificato ufficialmente come astronomo, astrologo e cartografo, ma che in effetti era stato anche un grande surveyor. John proseguì la professione dello zio, ma per quadrare il bilancio economico si specializzò anche come compilatore di almanacchi, scrittore, divulgatore, ingegnere, astrologo, calendarista ecc. Le loro pubblicazioni sono simili, molte delle quali furono stampate proprio da William Leybourn. Alcune di esse contengono degli inserti di gnomonica e strumentaria relativa di qualche interesse e che tra poco vedremo più in dettaglio. Vincent Wing nacque il 9 aprile del 1619 a North Luffenham, nel Rutland dove morì prematuramente il 20 settembre del 1668 all'età di 49 anni. Non si hanno notizie su eventuali corsi universitari, ma pare che egli ebbe una modesta formazione culturale accompagnata da una posizione religiosa anglicana. Si specializzò in astronomia, astrologia e cartografia e il suo primo libro a stampa fu "Urania practica" pubblicato nel 1649 in cui divulgava ancora le sue idee tolemaiche. Presto si convertì al Copernicanesimo e quindi al sistema di Keplero come esposto da Bouliiau. Come attività professionali svolse quelle dell'ingegnere, dell'astrologo, compilava calendari e almanacchi, di cui egli dice di aver venduto 50,000 copie per anno e forse, più di tutte, faceva il geodeta e il surveyor. Egli era collaboratore di William Leybourn ed ebbe corrispondenza con Flamsteed ed amicizia con John Gadbury. Bibliografia: Astronomia Britannica, Londra 1669; Astronomia Instaurata, Londra 1656; Examen Astronomiae Carolinae, Londra, 1665; Harmonicon Coeleste, Londra 1651; Olympia Domata, 16441 cui seguono decine di edizioni; Ouranizomai, Londra 1651; Speculum Uranicum, Londra, 1652; Urania Practica, Londra, 1649; Wing 1647 or Almanack..., Londra 1647; Geodaete Practicus or the Art of Surveying, Londra (stampato da Leybourn), 1664. Nulla (o quasi) siamo riusciti a scoprire sulla biografia di John 35 Wing, nipote di Vincent se non l'essenziale. Nato nel 1643 e morto nel 1726, visse 83 anni! Seguì le orme dello zio, specializzandosi nelle stesse discipline ed attività. In qualche luogo è riconosciuto come "instrument-maker", in altri (anche su alcuni suoi libri) come matematico. Figura 9 Tra le sue attività principali ricordiamo quella di surveyor e compilatore di calendari. Riprese, per affetto e per validità scientifica, il libro dello zio "Geodaete practicus", ripubblicandolo con numerose aggiunte e miglioramenti nel 1700. Tra i suoi libri: Heptarchia Mathematica del 1693 e Olympia Domata, oltre che il già citato Geodaete practicus in cui presenta un nuovo strumento generale per questa disciplina, denominato "emperial table" e un nuovo quadrante, oltre che un piccolo capitolo sull'arte di fare orologi solari. Rispettando un ordine cronologico, ci occuperemo ora del primo libro sull'arte del Surveyor di Vincent Wing in cui troviamo un primo capitoletto sugli orologi solari. Geodaetes Practicus, Londra 1664 Geodaetes Practicus, or the Art of Surveying, nella sua prima 36 edizione stampata da William Leybourn a Londra nel 1664, è un libro di 325 pagine suddiviso in dieci libri i quali, sommariamente, si possono riassumere così: 1) definizioni e problemi di geometria; 2) dimensioni dei piani, tavole delle funzioni trigonometriche naturali; 3) misura della superficie delle aree; 4) riduzione delle figure; 5) suddivisione delle figure; 6) arte del Surveying; 7) Aritmetica e misurazione di ogni genere di cose; 8) Problemi di altimetria, longimetria e distanze; 9) misurazione delle distanze sul globo terrestre; 10) rudimenti di astronomia e gnomonica. Egli scrisse la sezione sulla gnomonica nel gennaio del 1664 e costituisce l'ultima parte del trattato. Qui sotto si vedono due immagini dal libro in questione: nella fig. 10 il "protractor" con le sue "scale", strumento di misurazione e nella fig. 11 una carta in cui si vedono misurazioni nell'agro di Rutland. 37 Figura 10 38 Figura 11 Wing precisa all'inizio del testo dedicato all'horologiographia che egli non intende scrivere un trattato completo, ma vuole completare l'argomento del libro sull'Astronomia indicando le cose fondamentali relative agli orologi solari utili per l'arte del Surveyor. Egli limiterà gli argomenti quindi alla descrizione dei quadranti semplici, orizzontale, verticale e declinante e senza "furniture", ovvero senza considerare le linee di declinazione e gli altri elementi che in genere decorano un quadrante completo . Gli orologi vengono descritti per mezzo delle analogie trigonometriche per quanto riguarda il trovare il valore in gradi delle distanze angolari delle rette orarie dalla linea meridiana e 39 con l'ausilio della linea delle corde per il modo di riportare tali valori sul grafico dell'orologio. Metodo simile a quello già descritto da Leybourn. Per quanto riguarda la declinazione del piano su cui realizzare l'orologio, egli descrive tre metodi: 1) per la linea meridiana su un piano orizzontale; 2) per l'azimut del Sole; 3) con l'ausilio di una bussola magnetica. Figura 12 Nella fig. 12 si vede il disegno in cui descrive il primo metodo. SNDE rappresenta la sezione di un muro sulla cui superficie verticale si vuole realizzare l'orologio. DEVQ una tavoletta piana disposta orizzontalmente e fatta combaciare per il lato ED al piano del muro. Con un compasso centrando in A si descrive il cerchio ZbHc. Piantato verticalmente uno stilo di opportuna lunghezza nel centro A, si attende nella mattina che il vertice dell'ombra di detto stilo tocchi il cerchio e questo sia il punto B; nel pomeriggio l'ombra tocca di nuovo il cerchio nel punto C. Con il compasso si prende la metà dell'arco BC nel punto X e con una riga si traccia la linea XAK che è la linea meridiana. Prendendo la misura dell'arco XZ con il compasso e portatala sulla linea delle corde si stima essere di 18° 10' che è la declinazione Ovest del piano del muro. 40 Figura 13 Nel descrivere gli orologi meridiani Wing fa sapere che ne fece uno declinante circa 24 gradi per il signor Erasmus de la Fountain a Kerby-Bellers nella Contea di Leycester. Dopo aver descritto gli usuali orologi solari, Wing parla del modo di trovare l'ora vera del giorni per mezzo dell'osservazione dell'ombra di uno gnomone graduato in 10, 100 o 1000 parti ed eretto perpendicolarmente ad un piano orizzontale e livellato. La tabella sotto riporta i valori delle ore vere osservate con questo metodo. Mentre a destra si vede una parte di tabella che mostra l'ascensione retta e gli archi semidiurni di 80 stelle tra le principali del cielo per il metodo esposto di trovare le ore di notte per mezzo dell'osservazione delle stelle. 41 Figura 14 42 Figura 15 Figura 16 43 L'edizione del 1700 curata dal nipote di Vincent, John Wing, è rimasta sostanzialmente inalterata nella parte dedicata agli orologi solari e quindi passeremo a descrivere un'altra opera. Eptarchia Mathematica, London 1693 E' questo un piccolo trattatello sulle "sette discipline" o arti che più da vicino interessano la professione del Surveyor. La parte intitolata "Horologiographia", consta di 27 pagine, una tavola con le figure dei principali orologi solari descritti, ed è così suddivisa: Cap. 1. Descrizione ed uso di uno strumento per prendere la declinazione dei piani; Cap. 2. Calcolo e proiezione di un orologio orizzontale; Cap. 3. Calcolo e proiezione di un orologio verticale Nord e Sud; Cap. 4. Calcolo e proiezione di un orologio Meridiano Est e Ovest; Cap. 5. Calcolo e proiezione di un orologio verticale Sud, declinante; Cap. 6. Calcolo e proiezione di un orologio verticale declinante ad Est di 81 gradi; Cap. 6. (nel testo viene riportato erroneamente ancora Cap. VI) Descrizione e costruzione di uno "Spot-Dial", ovvero di un orologio a camera oscura; Cap. 7. Costruzione di uno "Staff-Dial", cioè di un orologiognomone verticale. Cap. 8. Per fare un "Cealing Dial", ovvero un orologio a riflessione "da soffitto"; Al capitolo primo l'autore descrive uno strumento quadrantale fornito di orologio solare orizzontale e indice, di cui dice esserne inventore Gunter. E' interessante in quanto un metodo poco conosciuto che si avvale per via diretta di questo strumento semplice. Ne ho discusso con l'amico gnomonista Riccardo Anselmi che con l'aiuto di uno strumento analogo proposto da John Borw nella sua Horologiographia del 1671, è riuscito a comprenderne il preciso funzionamento: 44 Traduzione: Sopra ad una tavoletta rettangolare, fornita di scala graduata, viene posizionata una meridiana orizzontale sulla quale c’è fissato un indicatore che è incernierato nell’angolo formato dai lati della tavoletta quadrata che s’incrociano nel centro del cerchio su cui è disposta la scala graduata. Pertanto meridiana e indicatore sono fissati insieme e il tutto è spostabile intorno al perno dell’angolo. L’indicatore attraversa la meridiana orizzontale lungo la linea oraria delle 12. Si appoggia un lato della tavoletta quadrata sopra ad un lato della parete di cui si vuole misurare la declinazione, quindi si fa ruotare la meridiana (e l’indicatore) sino a quando l’ora indicata (la meridiana ha un suo stilo ovviamente) è quella di un’altra meridiana vicina opportunamente posizionata. A questo punto l’indicatore fornisce la direzione geografica nord sud che sulla scala graduata da la declinazione della parete. Commento: È necessaria una meridiana orizzontale (o anche verticale, purché precisa) che fornisce il tempo vero. Funziona come un orologio da polso per uno gnomonista moderno, con la differenza che la meridiana, e questo è importante, indica l'ora vera e non il tempo medio come fa un orologio da polso. La tavoletta che si appoggia al muro ha sopra di sé una meridiana orizzontale alla quale è fissata ad un'asticella da cui non può essere separata che la attraversa lungo la retta oraria del mezzogiorno (ore 12). Questa asticella ha come fulcro l'angolo in cui si trova il centro geometrico del cerchio graduato con le declinazioni. Si appoggia al muro la tavoletta secondo uno dei due lati (questo dipende se la declinazione è positiva o negativa), si rileva il tempo vero con la meridiana separata,quindi si fa ruotare l'asticella con la meridiana orizzontale sino a quando (lo gnomone) indica, tramite il sole, la stessa ora di quella di riferimento. A questo punto l'asticella è disposta secondo la direzione del 45 nord geografico. L'angolo indicato dalla sua estremità sulla scala graduata è la declinazione cercata. Figura 17 si vede lo strumento proposto da John Wing 46 Figura 18 strumento descritto da John Brown Figura 19 Il calcolo degli orologi solari semplici descritti nei capitoli seguenti si rifà alle analogie (fig. 19). Una volta calcolati gli angoli orari, si prendono le distanze angolari con il compasso sulla linea delle Corde e si riportano sul disegno di cui è già stata tracciata la linea meridiana, la linea orizzontale delle ore 6, ecc. Notiamo che l'autore nelle analogie adotta stranamente 47 l'abbreviazione di S. per Seno e CS. per Coseno. Qui sotto, fig. 20, si vede la tavola che riporta i vari tipi di orologi solari descritti Figura 20 Nei capitoli successivi l'autore riporta alcuni stralci da un libretto sugli orologi solari a camera oscura, che gli inglesi chiamano 48 "spot dial", scritto a casa del suo caro amico Gilbert Klerk , a Stamford, nel gennaio del 1687. Parleremo di questi tipi di orologi e del lavoro di Klerk in un prossimo articolo su questo sito. Lo stesso vale per quanto riguarda gli "Staff dial" e gli orologi a riflessione che Wing riprende sempre dal libretto del suo amico. Figura 21 La parte gnomonica termina con questo inusuale desiderio di spiegare come fare praticamente un orologio solare su un cilindro o pilastro di una casa. Una trattazione semplice, come si è visto, limitata a pochi casi ed esempi di applicazione per la costruzione degli orologi solari più comuni: orizzontali e verticali giacenti nei principali piani cardinali. Non vengono presi in considerazione gli altri elementi, come le linee di declinazione, gli altri sistemi orari, le altre 49 informazioni astronomiche, ecc. Un succinto manuale gnomonico del Surveyor, o forse sarebbe meglio dire quello che è utile sapere di gnomonica ad un Surveyor per lo svolgimento della sua professione. Urania Practica, Londra 1649 Figura 22 Di Vincent Wing diremo ancora qualche parola su una sua opera scritta in collaborazione con William Leybourn e stampata da R. Leybourn a Londra nel 1649. Urania Practica è un libro di 50 astronomia pratica. Molto carino il frontespizio con l'angelo dell'Astronomia che apre il sipario dell'ignoranza. Si notano un globo terrestre, un globo celeste e un quadrante nella mano sinistra dell'uomo che tiene alzato il sipario a destra. Il libro è improntato principalmente a spiegare la calendaristica, l'astrologia, l'astronomia sferica, la geografia e le tavole astronomiche anche ad uso per la navigazione. Quindi il libro inizia proprio a spiegare il "Numero d'oro", "l'Indizione Romana", le "feste mobili" ed altre cose del computo calendariale antico e moderno; seguono quindi le effemeridi astrologiche e astronomiche e un trattato di astronomia. Immagini relative alle eclissi 51 Modo di trovare l'ora di notte dall'osservazione dell'ombra della Luna su un orologio solare 52 Nelle tre immagini che seguono, si legge del modo di trovare la lunghezza delle ore Planetarie e le altre informazioni relative che spesso vengono riportate sugli orologi solari antichi. 53 54 55 Edmund Gunter La gnomonica inglese del XVII secolo Per chi ha avuto modo di sfogliare più di qualche libro di gnomonica di autori inglesi del XVII secolo, è sicuramente evidente che la figura di Edmund Gunter si pone tra le massime autorità sia come matematico che come inventore e costruttore di strumenti matematici. Molti autori sono partiti da sue idee per sviluppare le proprie e altri hanno adottato i suoi strumenti per le proprie attività professionali, soprattutto nel campo della Gnomonica e del Surveying. Al contrario di tanti altri nomi dell'epoca, che pur nel loro piccolo contribuirono alla crescita e alla divulgazione sia dell'astronomia che degli orologi solari, Gunter è tra i più famosi e come tale ci sono pervenute maggiori informazioni sul suo conto, sia per quanto riguarda la biografia che per il suo operato scientifico. Daremo quindi solo alcuni cenni sulla sua vita, focalizzando invece la nostra attenzione in particolar modo sugli argomenti di natura gnomonica che più strettamente ci interessano. Cenni biografici Le brevi notizie biografiche che seguono sono state estrapolate traducendo liberamente parti di varie biografie da J.J. O'Connor e E. Robertson, da Wikipedia la quale ripete a piè pari parte di quella ufficiale pubblicata dall'Enciclopedia Britannica nella nella ristampa americana, nona edizione, vol. XI, Philadelphia, 1880, e da John Aubrey. La famiglia paterna proveniva da Gunterstown e quindi era di origine gallese, ma Edmund nacque ad Hertfordshire nel 1581 (quando Cristoforo Clavio pubblicava la sua monumentale Gnomonices Libri Octo...). La sua educazione culturale fu attuata alla "Royal Foundation of Westminster School" e nel 1599, all'età di 18 anni, fu eletto come studente della Christ Church a 56 Oxford (la biografia di J.J. O'Connor riporta la data del 25 gennaio 1600). Nel 1603 si laureò nei tempi regolari in lettere e scienze e rimase a Oxford fino al 1615, quando ricevette la prestigiosa nomina di "master of arts". Inoltre egli divenne prima predicatore nel 1614, poi, nel novembre del 1615, ricevette il grado di "bachelor in divinity", ovvero una laurea in teologia. Così fu "ordinato" nel 1615 primo Rettore della St. George's Church nel South Wark e della St. Mary Magdalen a Oxford, mantenendo questa prestigiosa carica fino alla sua morte. Gunter fu molto amico di Briggs e trascorse molto tempo insieme a lui, al Gresham College, a discutere di problemi di matematica. Quando fu vacante la cattedra di astronomia dello stesso collegio, nel 1620, Gunter fu indicato come il possibile successore e anche grazie alle notevoli raccomandazioni di Briggs egli ottenne questa carica che mantenne fino alla fine dei suoi giorni il 10 dicembre del 1626. Nel 1620 Gunter pubblicò un libro di sette tavole di logaritmi, di seni e tangenti, intitolato Canon Triangulorum, or Table of Artificial Sines and Tangents, estese a 7 gradi decimali per ogni grado e minuto del quadrante. Inoltre egli usa le contrazioni sin per seno e tan per tangente e i termini di co-sin e co-tangent per indicare il complemento di seno e tangente. Per quanto riguarda il suo contributo alla matematica e soprattutto agli strumenti matematici, è d'obbligo riportare la testimonianza della biografia di Aubrey che recita: "Il Capitano Ralph Greatorex, costruttore di strumenti matematici a Londra, ha detto che Gunter fu il primo che portò alla perfezione il Quadrante, il Settore e il "CrossStaff". Il suo libro sugli strumenti matematici ha fatto aprire le menti ai giovani facendoli appassionare a questi studi. Prima, la matematica era imprigionata nel difficile linguaggio greco e latino, rimanendo chiusa alle conoscenze e alla divulgazione nei pochi libri sugli scaffali delle librerie; dopo la pubblicazione del libro di Gunter, questa scienza è volata in alto ancor più che oggi (1690)..." 57 Il nome di Gunter è legato a filo doppio con varie invenzioni e strumenti che egli descrisse nel suo trattato Sector, Cross-staff, Bow, Quadrant and other Instruments. Egli realizzò il suo Settore nel 1606, all'età di 25 anni, dandone una descrizione in Latino che solo sessant'anni dopo la sua morte fu tradotta in inglese! Si ha ragione di credere anche che Gunter fu il primo a scoprire (nel 1622 o 1625) che l'ago magnetico delle bussole non assume sempre la stessa declinazione in uno stesso luogo in epoche diverse. Tra gli strumenti matematici che portano il suo nome ricordiamo: 1) Gunter's Chain, ordinariamente per la misurazione delle terre, lunga 22 yards e suddivisa in 100 anelli. Grazie alla sua suddivisione entrò in uso la grandezza di 10 quadrati di terra (10 square chains) che fanno un acre; 2) Gunter's Line, ovvero una linea logaritmica che veniva incorporata in righelli, scale e settori, anche chiamata linea delle linee o linea dei numeri che serve a risolvere problemi strumentali nello stesso modo d'uso dei logaritmi o dell'aritmetica; 3) Gunter's Quadrant, uno strumento fatto di legno, metallo o altro, che ha una sorta di proiezione stereografica della sfera nel piano dell'equinoziale con l'occhio dell'osservatore supposto piazzato in uno dei poli in modo che i circoli dei Tropici, l'eclittica e l'orizzonte formano degli archi di cerchio, ma i cerchi orari sono curve diverse disegnate dalle principali altezze del Sole per particolari latitudini. Il principale uso di questo strumento è quello di determinare l'ora del giorno, l'azimut del Sole e via dicendo insieme a molti altri problemi della sfera celeste e del globo o anche per prendere le altezze in gradi di diversi oggetti. 4) Gunter's Scale, è una larga scala piana e incisa con varie linee di numeri. Su una faccia sono poste le linee naturali delle Corde, dei Seni, delle Tangenti, ecc.) e sull'altra faccia le corrispondenti linee artificiali o logaritmiche. L'uso principale di questo strumento è nella navigazione, nella trigonometria ecc. Questa scala, che porta appunto il suo nome, fu un importante passo nello sviluppo delle future scale logaritmiche e trigonometriche, tanto da associare ancor oggi il nome di Gunter 58 all'invenzione del regolo calcolatore. Concludiamo questa breve parentesi biografica con quanto riportato da O'Connors relativamente all'influsso del suo operato scientifico nell'Inghilterra del XVII secolo: "Gunter fu un fermo sostenitore dell'uso degli strumenti di matematica per facilitare il lavoro di vari studiosi, artigiani, gnomonisti, importanti agrimensori e navigatori. I suoi strumenti furono disegnati con lo stesso intento. In particolare il suo lavoro sui logaritmi, le loro applicazioni alla trigonometria, e la loro inclusione negli strumenti facilitò grandemente il processo del calcolo matematico. I suoi libri furono popolari per molti anni dopo la sua morte: un'edizione di tutti i suoi lavori fu prodotta da Samuel Foster nel 1636 con grande successo, tanto, da avere altre tre edizioni con l'ultima nel 1680..." La Gnomonica nei libri di Gunter Il primo libro scritto da Gunter è Canon Triangulorum, pubblicato a Londra nel 1620, ma non vi troviamo nulla di particolare per il nostro interesse gnomonico. The Description and Use of the Sector "The most important work on the science of navigation to be published in the seventeenth century" Così veniva classificato questo importante lavoro da Charles H. Cotter in un suo articolo pubblicato in Journal of Navigation del 1981. E in effetti il libro di Gunter si rivelò, per lungo tempo e fino all'introduzione dei moderni calcolatori, uno strumento 59 straordinariamente innovativo ed utile ai praticanti del mare e non solo. L'invenzione vera e propria del Settore quale strumento matematico non è esente da controversie in quanto alcuni la attribuiscono a Galileo Galilei attorno al 1597, altri a Guidobaldo de Monte che fu amico e collaboratore di Galileo circa nel 1568. Sta di fatto che il Settore di Gunter si rivela in tutta la sua singolare innovazione ed utilità nel fatto che esso è il primo strumento matematico ad avere inscritte scale logaritmiche che facilitano innumerevoli problemi numerici. Insomma Gunter è l'inventore del Regolo Calcolatore. In pratica, quello che Briggs fece per i logaritmi dei numeri, Gunter lo fece per i logaritmi delle funzioni trigonometriche. Questo libro è straordinario per i contenuti e per una tipica esposizione divulgativa, semplice, che fa appassionare il lettore. L'immagine di sopra mostra la copertina della primissima edizione, pubblicata a Londra nel 1623, di 143 pagine più un secondo trattato sulla descrizione ed uso del Crosse-Staffe che consta di altre 88 pagine. Fig 23: si vede la primissima immagine del Settore di Gunter come pubblicata in seconda di copertina del libro in esame. Fig. 24: il modo di fare la proiezione della Sfera nel piano per mezzo di linee rette, come nell'analemma, con l'aiuto delle linee dei Seni nel Settore. 60 Figura 23 61 Figura 24 Figura 25 62 Figura 26 Figura 27 63 Fig. 25 il modo di fare la proiezione della Sfera nel piano dai circoli celesti, come nell'Astrolabio generale di Gemma Frisio, con l'aiuto delle tangenti sul piano del Settore; Fig. 26: il modo di fare la proiezione della Sfera nel piano dai circoli celesti, come nell'Astrolabio di Giovanni Stoflerino, con l'aiuto delle tangenti, come prima, sul Settore; Fig. 27: il modo di fare la proiezione della Sfera nel piano, dai circoli celesti, come nell'antico emisfero concavo, con l'aiuto delle tangenti sul Settore. Sebbene questa immagine riporti sempre alla mente la realizzazione dell'orologio stereografico azimutale di Oughtred, essa viene qui utilizzata per visualizzare semplicemente la proiezione della sfera nel piano e non come utilizzo di orologio solare. La linea delle Tangenti come disegnata da Gunter Figura 28 La costruzione dell'orologio solare orizzontale, verticale e verticale declinante con l'ausilio della scala delle Tangenti sul Settore di Gunter 64 Figura 29 L'esempio della figura 29 è relativo ad un orologio solare orizzontale. Rivolgendosi al lettore in modo diretto Gunter dice: Primo, disegna una linea retta AC per l'orizzonte e per l'equatore e fa in modo che il punto A sia al centro della linea AC e da A tira un'altra linea retta, AH che sarà la linea meridiana delle ore 12. Quindi prendi 15 gradi (con il compasso) sulla linea delle Tangenti del Settore e, puntando (il compasso) su A, ovvero su 12, trasporta questa distanza su ambo i lati trovando i punti orari 65 11 e 1; ancora, prendi la Tangente di 30 gradi e fai lo stesso trovando i punti delle ore 10 e 2; in questo modo trovi tutti gli altri punti. Per le mezzore devi prendere le tangenti di 7° 30' e per i quarti quelle di 3° 45', ecc. Fatto questo si considera la latitudine del luogo e il tipo di piano su cui si deve fare l'orologio solare. Tieni presente che "la secante della Latitudine sarebbe il semidiametro in un piano verticale e la secante del complemento della latitudine in un piano orizzontale". Nell'ipotesi della latitudine di Londra, di 51° 30' W, se tu prendi AV come secante di 51° e 30' sul Settore, punti in A fino a V e il punto V sarà il centro dell'orologio verticale da cui si tracciano le rette orarie passanti per i punti trovati prima; per l'orologio orizzontale, prendi la secante del complemento della latitudine, quindi di 38° 30' W per il semidiametro e punta in A trovando il punto H, centro dell'orologio orizzontale. Per disegnare l'orologio verticale declinante (fig. 30) 1) Disegna AV come linea meridiana e, ad angoli retti in A, la linea orizzontale AE; 2) Prendi AV quale secante della latitudine del luogo, supposta come prima di 51° 30' W, e riportala sulla linea meridiana da A a V; 3) Siccome si tratta di un piano declinante, supposto di 40° Est, devi fare un angolo di declinazione sul centro A, sotto la linea orizzontale e a sinistra della meridiana poichè la declinazione è Est; 4) Prendi AH pari alla secante del complemento della latitudine sul Settore e punta questa distanza sotto nella linea di declinazione AH, trovando la distanza AH, come hai fatto prima per il semidiametro del piano orizzontale; 5) Disegna una linea lunga da A, perpendicolare ad AH che fa con la linea dell'orizzonte un angolo pari alla declinazione del muro; 6) Prendi i punti orari dalla linea delle Tangenti sul Settore riportando le loro distanze sulla linea ora tracciata al punto 66 Figura 30 precedente (punto 5) in entrambi i settori (sopra e sotto la linea orizzontale) ad iniziare dal punto 12; 7) Posa la riga e disegna una linea retta tra il centro H e ognuno dei punti orari trovati; 8) Osserva le intersezioni di queste linee con la retta orizzontale AE; per questi punti di intersezione passano le vere rette orarie dell'orologio declinante partendo dal centro orario V. Gunter 67 descrive ancora un'altro modo di disegnare l'orologio declinante, simile al primo e poi conclude il suo libro. L'edizione esaminata continua con il libretto dedicato al "Crosse-Staffe" che però non presenta argomenti di particolare interesse per la gnomonica. Nella seconda parte egli descrive diversi problemi di astronomia e navigazione da risolvere con questo strumento. In fig. 31 si vede il Crosse-Staffe come descritto da Gunter con l'uso delle linee delle Tangenti per prendere gli angoli. A destra una paginetta della sezione dedicata ai problemi astronomici nella navigazione. Figura 31 68 Figura 32 La figura 32 rappresenta l'ultimo strumento descritto da Gunter in questo suo libro ed è denominato Cross-Bow ed era utilizzato principalmente per facilitare la determinazione della latitudine in mare. The description and use of the Sector, London, 1624 69 Nell'edizione del 1624, Gunter inserisce un notevole ampliamento soprattutto per quanto riguarda le applicazioni del Settore nella gnomonica, offrendoci un vero e proprio piccolo trattato di orologiografia. Queste opere maggiori di Gunter furono edite pochi anni prima della sua scomparsa (1626). Esse furono poi riprese e pubblicate in una sorta di "Opera Omnia" da William Leybourn e da Samuel Foster. Entrambi addizionarono il trattato sul "Quadrante" il cui uso venne esteso anche alla costruzione di orologi solari. Per il nostro scopo quindi prenderemo in esame la terza edizione pubblicata da Samuel Foster nel 1653 e intitolata "The Workes of Edmund Gunter". Il terzo libro di quest'opera tratta di orologi solari per 126 pagine che sommate alle 34 dedicate all'uso del Quadrante, formano un corposo trattato di gnomonica che andremo subito a descrivere in dettaglio. Il terzo libro dell'uso della linea del numeri, dei seni e delle tangenti per disegnare le linee orarie su tutti i tipi di piani. Si intitola così questa sezione dedicata alla gnomonica. Come di consueto per una trattazione sugli orologi solari, si inizia sempre dalla spiegazione dell'orientamento dei piani. Gunter stabilisce 10 principali tipologie di piani dicendo che essi traggono il loro nome dai rispettivi circoli della Sfera cui sono paralleli. La classificazione è riportata poi in un "diagramma fondamentale" ad uso del Settore in tal guisa: 1) Piano Orizzontale, parallelo all'Orizzonte, nel diagramma fondamentale (fig.33) ESWN; 2) Piano Verticale, parallelo al circolo del Primo Verticale passante per lo Zenit e i punti EST e Ovest: EZW; 3) Piano Polare, parallelo al circolo delle ore 6 il quale passa tra il Polo e i punti Est e Ovest: EPW; 4) Piano Equinoziale, parallelo all'Equinoziale: EAW 5) Piano verticale inclinato sull'Orizzonte: EIW, o ELW; 6) Piano Meridiano, parallelo al Meridiano: SZN; 7) Piano Meridiano inclinato sull'Orizzonte: SGN; 8) Piano verticale declinante: BZD; 70 9) Piano Polare declinante, parallelo ad ogni circolo massimo passante per i poli, essendo retto al circolo equinoziale ma inclinato al meridiano: HPQ; 10) Piano declinante inclinato (eccetto l'orizzontale) con due facce su cui disegnare le linee orarie. Considerando le altre facce dei piani descritti, arriviamo a 19 piani in totale. Figura 33 71 Figura 34 Quindi passa a descrivere uno strumento (fig. 34) per trovare la declinazione e inclinazione dei piani. Questo strumento è stato descritto in un recente articolo di Riccardo Anselmi, "Un antico metodo per rilevare la declinazione di un piano", pubblicato su questo sito, cui rimando il lettore per un eventuale approfondimento. Sostanzialmente il metodo delle analogie trigonometriche descritto da Gunter per disegnare gli orologi solari è quello che poi sarà demandato alle generazioni successive di gnomonisti e che costituirà la maggiore tradizione della gnomonica inglese. Dobbiamo tenere presente, infatti, che in Italia a quei tempi prevalevano a maggioranza i classici metodi geometrici e che in Francia solo nel 1707 con Clapies cominciarono a farsi strada i metodi analitici. Possiamo dunque affermare che Gunter è stato il primo e più influente autore inglese a divulgare la pratica di costruire orologi solari attraverso il metodo delle linee di numeri, dei Seni e delle Tangenti e a integrarli nel suo strumento 72 principale denominato appunto "Settore di Gunter" da cui poi sono derivati molti altri esemplari simili. Ricordiamo infatti che i lavori di Oughtred e, in special modo, quelli successivi di William Leybourn, Wing e molti altri Surveyors e matematici, si basano essenzialmente sul metodo di Gunter. Nella tabella che segue si vedono gli orologi solari descritti da Gunter con il metodo delle analogie e l'applicazione del righello gnomonico, ovvero della linea dei numeri, dei Seni e delle Tangenti. Figura 35 Equinoziale 73 Figura 36 Orologio Polare Figura 37 Orologio Meridiano 74 Figura 38 Orologio Orizzontale Figura 39Orologio Orizzontale con linee di declinazione e ore Italiche 75 Figura 40 Orologio Verticale con azimut e almicantarat Il righello gnomonico della linea dei Numeri, dei Seni e delle Tangenti da applicare per la costruzione degli orologi solari e alcune analogie scritte da Gunter. Con lo stesso metodo delle analogie e del trasporto delle distante angolari trovate sul righello gnomonico (come abbiamo già visto nel trattare i lavori di Leybourn e Wing), Gunter descrive gli altri tipi di orologi solari che vediamo raggruppati nella tabella qui sotto. Infine, ricominciando dal principio, spiega, utilizzando le stesse figure, la costruzione delle linee di declinazione, degli azimuth, almicantarat, ecc. Le analogie date sono tantissime, 76 praticamente una per ogni singolo problema (distanza della sustilare dalla linea meridiana, altezza del polo sul quadro, distanza delle linee orarie dalla sustilare, ecc.). Negli esempi delle figure tutti gli orologi sono descritti per la latitudine di Londra. Figura 41 Orologio verticale declinante con le ore Italiche 77 Figura 42 Un orologio verticale declinante 85 gradi dal Primo verticale Figura 43 Orologio nel Piano Meridiano inclinato di 50 gradi 78 Figura 44 Orologio Polare Declinante Figura 45 Orologio declinante dal Primo verticale 24° 20'; inclinazione Nord di 36° 79 Figura 46 Orologio Polare con linee di declinazione e aggiunta delle ore Temporarie 80 Figura 47 Costruzione ore Italiche nell'orologio orizzontale 81 Figura 48 Schema geometrico per la costruzione delle curve di declinazione. Lo schema è quello classico, geometrico, in cui però viene utilizzato il righello gnomonico. Figura 49 Nella fig. 49 si vede il famoso "Quadrante di Gunter" che viene 82 descritto nella parte finale del libro che stiamo esaminando. Nella fig. 50 come viene riprodotto nel testo originale e nella fig. 51 un esemplare realizzato ancora nel 1790! Una testimonianza della validità e della popolarità che ebbe tale strumento nell'uso dell'astronomia pratica, in navigazione e tra gli gnomonisti. Figura 50 Il quadrante gnomonico di Foster Una seconda appendice di questo libro ci riserva una piacevole sorpresa. La descrizione di un quadrante di Foster che mi sembra poco conosciuto: A second appendix concerning the description and uses of another quadrant. Fitted for daily practise, for finding the Hour, and Azimuth, and other things of the Suns course in reference to the Horizon, with new lines serving to the forementioned, another purpose more accurately. 83 Figura 51 Mentre molti esemplari del quadrante classico di Gunter sono conservati in diversi musei del mondo, di questo di Foster non siamo riusciti a trovarne uno. E' probabile che, nonostante 84 l'autore si sia augurato che esso avesse un discreto successo di pubblico, come si legge nella sua seguente frase: in realtà sia stato poco usato, forse per ragioni legate alla sua praticità o ad una notevole difficoltà di esecuzione delle operazioni. Potremmo davvero definirlo un quadrante "gnomonico" perchè Foster descrive con esso gli orologi solari proprio come se si trattasse di uno strumento specifico per costruire quadranti solari di ogni specie. Con la faccia superiore, dove è presente una sorta di orologio già tracciato e completo di linee orarie, egli spiega il modo di trovare la declinazione che è lo stesso descritto da Anselmi nell'articolo citato (vedi sopra). Risolve una quantità di problemi di astronomia pratica e in particolare questi di gnomonica: 1) Trovare l'ora del giorno dal Sole; 2) Su un piano verticale declinante trovare l'angolo tra le ore 12 e le 6; 3) Trovare la declinazione di un piano; 4) Come disegnare un orologio verticale declinante (nell'esempio, 28 gradi Est); 5) Degli orologi verticali esattamente a Sud; 6) Degli orologi verticali con declinazioni elevate; 7) Sulla tipologia e messa in opera dello Gnomone; 8) Degli orologi verticali Orientali e Occidentali; 9) Come prendere la deflessione negli orologi reclinanti-inclinati Est e Ovest; 10) Per trovare l'angolo tra le ore 12 e le 6; 11) Per trovare l'elevazione dello stilo; 12) Per trovare la differenza di longitudine; 85 13) Come disegnare questi orologi; 14) Per fare un orologio orizzontale a qualsiasi latitudine; 15) Per trovare le ore della notte dalle stelle; Per spiegare in dettaglio tutte o alcune di queste operazioni, bisognerebbe studiare bene e capire la costruzione e il funzionamento di questo quadrante il che esula, per il momento, dal nostro scopo che è quello di dare solo una semplice presentazione del contributo di Edmund Gunter nella gnomonica inglese del XVII secolo, attraverso una modesta descrizione delle pubblicazioni che ci ha lasciato. Nelle figg. 52 e 53 si vedono alcuni esempi di costruzione di orologi solari per mezzo del quadrante. Figura 52 Figura 53 86 Figura 54 87 L'edizione di William Leybourn del 1680, sempre intitolata "The Works of Edmund Gunter", è più piccola rispetto a quella di Samuel Foster e non contiene tutta la parte gnomonica che abbiamo visto, ma solo la prima sezione, cioè quella dove sono descritte le varie proiezioni della sfera nel piano alla quale però aggiunge il modo di utilizzarle nella costruzione degli orologi solari. Figura 55 88 In particolare, per l'uso di questa proiezione della sfera nei problemi gnomonici, egli da una regola ben precisa da tenere presente che è la seguente: Così, per l'orologio orizzontale vale la seguente regola: Se si disegnano delle linee rette dal Centro della Proiezione attraverso le intersezioni dei Circoli orari con il Circolo dell'Orizzonte, esse saranno le linee delle ore vere in un orologio orizzontale alla latitudine per la quale è stata fatta la proiezione. Per un orologio meridiano diretto a Sud o Nord, vale la seguente regola: 89 e lo stesso fa per per gli orologi verticali declinanti e/o inclinati. Nella figura sopra si vede un'altra aggiunta fatta da Leybourn il quale, avendo avvertito che Gunter aveva mostrato la proiezione della Sfera nel piano sopra i grandi Circoli della Sfera, come il Meridiano, I Tropici , l'Equinoziale e infine l'Orizzontale, ha ritenuto opportuno aggiungere anche la proiezione della Sfera nel piano sui Circoli Obliqui, siccome molti di questi circoli obliqui appartengono ai piani di molti tipi di orologi solari declinanti o inclinati/reclinati e quindi utile per la loro costruzione, con il principio delle regole date prima. L'esempio della figura presentata è relativo ad un orologio verticale Sud, declinante 24° 20' Ovest e inclinazione Nord di 36°, la cui descrizione è datata attraverso 15 operazioni ed una "synopsi", ovvero uno schema, che riassume i dati principali. L'edizione dei lavori di Gunter, sempre curata da Leybourn, ma publicata nel 1673, è più ricca di dettagli e comprende anche la parte di gnomonica che abbiamo visto nell'edizione di Foster, compresa una ottima descrizione del suo quadrante gnomonico. Anzi, è Leybourn stesso a dirci che quel quadrante è un'invenzione di Samuel Foster. L'ultima opera gnomonica da considerare di Gunter è la sua descrizione degli orologi solari da lui costruiti nel giardino reale di sua maestà a Withe Hall. E' l'unico libro che non ha avuto una ristampa. Nota: alcune immagini risultano non allineate con il testo del libro in quanto furono scansionate dalle edizioni originali che così si presentavano. 90 Gaspar Schott Erede della tradizione gnomonica di Kircher In questo articolo si esamina una corposa parte del Cursus Mathematicus di Gaspar Schott, in cui viene esposta succintamente, ma in modo mirabile e tipograficamente molto bella, l'arte gnomonica derivata dalla grande tradizione kircheriana in quanto l'autore era uno dei suoi discepoli prediletti. Brevi cenni biografici Gaspar Schott è uno dei grandi fisici e matematici della tradizione scientifica tedesca del XVII secolo. La sua biografia non rende merito al suo grande genio in quanto davvero poche sono le informazioni sulla sua vita, specie quelle relative alle sue origini ed alla sua infanzia. Nacque il 5 febbraio del 1608 a Königshofen, nei pressi di Würzburg, e morì il 12 o il 22 maggio del 1666 ad Augsburg. Nel 1627 entrò nella Compagnia di Gesù studiando all'università di Würzburg sotto la guida di Athanasius Kircher. Date le non buone condizioni politiche della Germania in quei tempi, nel 91 1631 fu spedito in Sicilia, a Palermo, dove completò i suoi studi ed insegnò matematica e teologia nel convento del suo ordine gesuita. Qui visse per altri venti anni fino a quando nel 1652 fu mandato a Roma dove gli aspettava un nuovo sodalizio scientifico con il suo maestro Kircher. Dopo tre anni ritornò in patria, a Magona e quindi a Würzburg, dove fu professore di matematica e fisica. Come insegnante e come autore si prodigò molto per risvegliare l'interesse scientifico nella sua Germania ed anche per questo fu considerato uno degli uomini più colti e moderni del suo tempo. Dal punto di vista sociale, il suo modo di condurre una vita semplice e dedita ad una profonda pietà verso il prossimo, gli valsero una immensa gratitudine e venerazione da parte delle correnti religiosi dei Protestanti e dei Cattolici di Augsburg. Egli ebbe, come Kircher, una vasta corrispondenza scientifica con uomini illustri del suo tempo, come Otto von Guericke, inventore della pompa ad aria, e del quale era un grande ammiratore, Christian Huygens e Robert Boyle. La massima notorietà di Schott è legata probabilmente al suo libro Mechanica hydraulico-pneumatica (1657), in cui egli pubblica una delle prime descrizioni degli esperimenti sul vuoto proprio grazie agli scambi epistolari con Guericke, contribuendo in modo significativo alla diffusione della conoscenza dei più avanzati sviluppi della pneumatica (in Germania fu il primo autore a dare notizia degli studi di Boyle sulla pompa ad aria). Teoricamente Schott riteneva che gli esperimenti effettuati da Guericke, Boyle e Torricelli sulla pneumatica, non avessero dato i risultati sperati sulla condizione di generazione del vuoto in quanto all'epoca c'era il problema principale della teoria dell'"etere", materia impalpabile e sottile, che avrebbe riempito lo spazio lasciato libero dall'aria. Nel suo trattato "Technica Curiosa" del 1664, vi sono descritte macchine che sembrano essere state ispirate direttamente dal demonio e, come ha scritto Giancarlo Costa ( www.hdsitalia.com/articoli/24_gasparschott.pdf ) "se non fosse stato per la sua fama e per l'appartenenza alla Compagnia di Gesù, l'autore sarebbe finito, come in uso a quel tempo, davanti ad un tribunale dell'Inquisizione. Queste macchine diaboliche rappresentavano i primi tentativi di 92 esperimenti idraulico-pneumatici: qui troviamo studi sulla camera oscura, un progetto di nave sommergibile, su un tubo specillum che diverrà poi il periscopio e sui primi scafandri. Per altri biografi uno dei suoi lavori più interessanti è la Magia universalis naturae et artis, pubblicato a Würzburg, in quattro volumi nel 1657-1659. Qui egli descrisse una collezione di problemi matematici e fisici tra cui alcuni molto importanti sull'ottica e l'acustica. Il suo trattato sulle "meraviglie cronometriche" contiene la prima descrizione di un giunto universale e la classificazione degli ingranaggi dentati. Sul suo "Cursus Mathematicus" che ebbe diverse edizioni, non si pronuncia nessuno. Lo faremo noi, almeno dal punto di vista del suo piccolo ma prezioso contenuto gnomonico che ora andremo a descrivere. 93 CURSUS MATHEMATICUS L'unica edizione del Cursus Mathematicus di Schott che ho potuto consultare è quella del 1677 in una bellissima versione digitale dal grande sito dell'Università di Manheim (vedi bibliografia). Il titolo completo e il contenuto è così riassunto: Cursus Mathematicus, Sive Absoluta Omnium Mathematicarum Disciplinarum Encyclopaedia : In Libros XXVIII. digesta. Accesserunt in fine Theoreses Mechanicae Novae : Additis Indicibus locupletissimis. Bambergae, Frankfurt, Schönwetterus, 1677. Liber I. Isagoge Mathematica, sive brevis Introductio in omnes Mathematicas Disciplinas - De Etymo, Obiecto, et Natura Mathematicae - De variis Mathematicarum Disciplinarum divisionibus - De terminis seu Vocabulis Mathematicis De praxibus Mathematicis. Liber II. De Arithmetica Practica Generali ac Speciali Pars I. De Arithmetica Practica Generali: De Elementis numerorum integrorum - De Elementis numerorum fractorum De Regulis nonnullis Arithmeticae Practicae Pars II. De Arithmetica Practica Speciali - De Arithmetica Geometrica - De Arithmetica Astronomica - De Arithmetica Politica seu Civili - De Arithmetica Rabdologica Neperi - De Arithmetica Calculari, seu Lineari - De Arithmetica Divinatoria. Liber III. De Geometria Elementari, sive Elementorum geometricorum Euclidis sex libri primi - Prolegomena Euclidis Elementum I. - Euclidis Elementum II. - Euclidis Elementum III. - Euclidis Elementum IV. - Euclidis Elementum V. - Euclidis Elementum VI. Liber IV. Trigonometria Elementaris - De Definitionibus, seu Terminis in Trigonometria Elementari usitatis - De ordine ac 94 dispositione tabularum Sinuum, Tangentium et Secantium Tabulae Sinuum, Tangentium et Secantium - De structura tabularum sinuum, tangentium et secantium - De Usu Canonis triangulorum, seu Tabularum Sinuum, Tangentium, et Secantium. Liber V. De Trigonometria Practica, sive Canones ad triangulorum dimensionem spectantes Notantur nonnulla ad Trigonometriam Practicam necessaria De Trigonometria rectangulorum De Trigonometria obliquangulorum triangulorum De dimensione triangulorum Sphaericorum Compendium Brevissimum Trigonometriae Elementaris ac Practicae Definitiones ad Trigonometriam necessariae Postulata, et Axiomata ad sequentes demonstrationes necessaria Problemata ad Trigonometriam necessaria Theoremata quindecim ad Trigonometriam necessaria De resolutione triangulorum planorum Liber VI. De Geometria Practica Pars I. De Longimetria, seu linearum rectarum dimensione De nonnullis Geometricis Instrumentis ad longimetriam necessariis De dimensione latitudinum De dimensione altitudinum verticalium De dimensione profunditatum De dimensione distantiarum diametralium De usu Quadrati et Quadrantis penduli De variis dimetiendi modis Pars II. De Planimetria, seu superficierum dimensione Pars III. De Stereometria, seu solidorum dimensionibus Pars IV. De Caelometria, seu concavorum dimensionibus Pars V. De Geodaesia, seu superficierum divisionibus Pars VI. De Metamorphosi seu transformatione planorum corporum Pars VII. De Ichnographia, seu plantarum delineationibus, et locorum planorum descriptionibus 95 Liber VII. De Astronomia Elementari, sive de Sphaera Mundi Pars I. De Sphaera Mundi in communi Pars II. De sphaera Elementari Pars III. De Sphaera Caelesti Liber VIII. De Astronomia Theorica Liber IX. De Astronomia Practica Pars I. De organica problematum astronomicorum resolutione per usum Sphaerae armillaris, Globi astronomici ac Geographici Pars II. De Geometrica problematum astronomicorum resolutione Liber X. De Astrologia Liber XI. De Chronographia, seu Temporum ratione Liber XII. De Geographia Pars I. De Terraquei Globi Divisione Pars II. De Terraquei Globi Descriptione Sectio I. Terraquei Globi totius, maiorumque ipsius partium descriptio generalis Sectio II. Europaearum Regionum peculiaris descriptio Sectio III. Regionum Asiaticarum descriptio Sectio IV. Regionum Africanarum, Americanarum, Borealium, et Australium peculiaris descriptio Pars III. De Terraquei Globi Dimensione Pars IV. De Terraquei Globi Repraesentatione Appendix: De Latitudine ac Longitudine praecipuarum Civitatum Orbis Terrarum – Catalogus Liber XIII. De Hydrographia Pars I. De Limeneuritica Pars II. De Histiodromica Liber XIV. De Horographia Pars I. Apparatus Horographicus Pars II. De Horologiis planis Geometrice describendis Pars III. De Horologiis planis Arithmetice describendis Pars IV. De Horologiis organice describendis Pars V. De Horologiis ope Quadrantis, et Regulae horographicae describendis Pars VI. De Horologiis Portalibus Pars VII. De Horologiis Reflexis Liber XV. De Mechanica 96 Liber XVI. De Statica Liber XVII. De Hydrostatica Liber XVIII. De Hydrotechnia, sive de Machinis Hydraulicis Liber XIX. De Optica Liber XX. De Catoptrica Liber XXI. De Dioptrica Liber XXII. De Architectura Militari Liber XXIII. De Polemica Offensiva ac Defensiva Liber XXIV. De Tactica hodierna, sive de Castrametatione, et acierum Instructione Liber XXV. De Harmonia, seu Musica Liber XXVI. De Algebra Pars I. De Elementis Algebrae in numeris rationalibus Pars II.De Regula Algebrae, eiusque partibus Pars III. De Exercitatione Algebraica; in qua per variorum aenigmatum solutionem, Algebrae usus ostenditur Pars IV. De Elementis Algebrae in numeris irrationalibus Pars V. Exercitationes Algebraicae, in numeris rationalibus et irrationalibus Pars VI. Specimen Algebrae speciosae Liber XXVII. De Logarithmis Liber XXVIII. Divisio nova Mathematicarum Disciplinarum, sive earundem Scientiarum Synopsis Adam A. Kochanski SJ: Analecta Mathematica, sive Theoreses Mechanicae Novae. De natura quinque fundamentalium; et de novo motionum machinalium Principio Universali et unico; nec non de Motus artificialis perpetui possibilitate Caelum Stellatum Christianum Julii Schilleri Epilogus Index I. Librorum, Aliorumque Titulorum Index II. Rerum Praecipuarum Elenchus Omnium Definitionum ac Propositionum sex priorum Librorum Euclidis Antiporta e frontespizio del libro 97 98 DE HOROGRAPHIA Schott era un allievo di Kircher e come tale il suo sapere scientifico e quindi gnomonico era molto influenzato dalle lezioni del suo maestro. Questo è facilmente deducibile nella parte del corso di matematica dedicata alla gnomonica, in particolare alla nomenclatura e quindi all'uso della terminologia che Kircher aveva già utilizzato nella sua opera Ars Magna Lucis et Umbrae. Addirittura si ritrova la stessa denominazione per le tavole che illustrano i disegni, i famosi "iconismus". Che Schott sia stato un grande maestro della divulgazione scientifica ce ne accorgiamo dalla sua maestria nel trattare in modo completo e succinto la sezione sugli orologi solari. La sua sintesi racchiude gli elementi essenziali della gnomonica espressi con una chiarezza, sebbene in latino, che lascia trasparire la grande competenza dell'autore ed il suo intento di rivolgersi ad un pubblico di lettori colti, ma anche più modesti. 99 A parte l'ampio capitolo sulla Crhonographia in cui tratta della misura del tempo in generale e sui sistemi orari, la sezione dedicata agli orologi solari è abbastanza corposa e potrebbe da sola costituire un piccolo ed ottimo manuale di gnomonica a parte. D'altra parte in quei tempi molti dei manuali intitolati "The Art of Dialling" e pubblicati da autori inglesi, pur essendo considerati manuali di gnomonica a sé stanti, non erano certo all'altezza del capitolo scritto da Schott in questo libro, né dal punto di vista dei contenuti, né per la qualità della stampa. Il piccolo De Horographia di Schott è composto di 36 pagine di grande formato, scritte su due colonne arricchite di pregevoli tavole incise in rame di ottima qualità. Il testo è suddiviso in VII parti: Liber XIV. De Horographia Pars I. Apparatus Horographicus Pars II. De Horologiis planis Geometrice describendis Pars III. De Horologiis planis Arithmetice describendis Pars IV. De Horologiis organice describendis Pars V. De Horologiis ope Quadrantis, et Regulae horographicae describendis Pars VI. De Horologiis Portalibus Pars VII. De Horologiis Reflexis Già dal proemio viene fuori tutta la vena lessicale del discepolo di Kircher. Ricorderemo qui brevemente che Kircher fu il primo ed unico autore di gnomonica a ridenominare o ad adottare una terminologia inusuale ai suoi tempi e diversissima rispetto ai normali trattati di gnomonica. Come abbiamo già spiegato ampiamente nei nostri libri "Gnomonica Kircheriana" e "Dizionario di Gnomonica", del 1994, la scelta di Kircher fu buona perchè nell'esigenza di denominare determinate tipologie di orologi solari appartenenti a branche e discipline diverse della gnomonica a seconda dei metodi costruttivi utilizzati (orologi diretti, rifratti, riflessi, ecc.), egli riuscì a trovare un lessico appropriato rispettando pienamente la grande tradizione lessicale del passato. Nel libro di Schott, già nel proemio - che per l'elevato interesse storico si riporta integralmente nell'immagine 100 qui sotto - si leggono i termini gnomonici coniati da Kircher che distinguono alcune delle principali branche della gnomonica. Inoltre Schott diventa in questo caso una seconda preziosa testimonianza dell'utilizzo alla fine del XVII secolo e fino alla fine del XVIII (come testimonia una enciclopedia del tempo) del termine "Photosciatherica", che si legge raramente nei testi. Egli definisce genericamente e in breve Horographia hoc est admirabilem illam omnis generis Photo-Sciatherica Horologia conficiendi scientiam.... Se noi oggi definissimo la gnomonica come la scienza che costruisce (o che studia) gli orologi solari, saremmo molto più approssimativi e generici rispetto alla definizione di Schott. Infatti, egli in una sola "doppia" parola, "photo-sciaterica", riuniisce, distinguendole, le due grandi categorie di orologi solari: quelli che si ottengono con la luce diretta del Sole (a camera oscura), e quelli che si ottengono dalla proiezione dell'ombra di uno gnomone (diretti, per riflessione e per rifrazione). Prima parte Il primo capitolo è dedicato alle definizioni di Hora, Horologio, Horographia e alle varie tipologie di orologi solari. Distingue i primi due grandi generi di orologi in meccanici (Mechanico artificio...) e quelli photo-sciatherici (orologi solari). E' importante notare che nella definizione di "photo-sciatherica", Schott scrive che altri autori usano la parola "gnomonica" perchè dall'ombra dello stilo dell'orologio solare conoscono l'ora. Si ha l'impressione che Schott volesse dire che ai suoi tempi il termine "gnomonica" fosse poco utilizzato quale disciplina che si occupa degli orologi solari. Altri la chiamano Sciatherica ed altri ancora "Solaria", ma ribadisce infine che secondo la sua dottrina il termine più appropriato è photo-sciatherica che comprende esplicitamente tutti i generi di orologi solari derivanti dalla luce diretta del sole e dalle ombre di uno gnomone. Nel capitolo secondo definisce i piani sui quali si possono costruire gli orologi solari, includendo pavimenti e tetti delle 101 case. Descrive la livella e le operazioni utili per stabilire le condizioni dei piani orizzontali e verticali. Nel terzo capitolo descrive lo strumento declinatorio classico e il modo di trovare la declinazione dei muri per mezzo di esso. Il quarto capitolo è dedicato ad alcune brevi definizioni teoriche che sono alla base della dottrina sciografica e il quinto alla spiegazione dei circoli orari. Seconda parte Qui Schott descrive i principali metodi geometrici per la costruzione degli orologi solari sulle superfici piane. Nel primo capitolo gli orologi orizzontali e nel secondo quelli verticali. Entrambi per i sistemi orari Astronomico, Italico, Babilonico e Temporario. I metodi descritti sono quelli classici più conosciuti e nulla viene aggiunto di personale così come nessuna informazione di tipo storica viene data sui sistemi orari. Nel capitolo terzo vengono descritti gli orologi meridiani rivolti ad Est e Ovest sempre nei rispettivi sistemi orari citati; nel capitolo quarto l'orologio polare superiore ed inferiore e nel quinto l'orologio equinoziale e nel capitolo sesto il verticale declinante. La prima tavola gnomonica in cui sono rappresentate le livelle per lo studio preliminare delle condizioni dei piani su cui devono essere costruiti gli orologi solari (figg. 362, 363); il declinometro (o strumento declinatorio) per trovare la declinazione di un muro verticale (fig. 364); la spiegazione dei circoli orari (fig. 365); la descrizione geometrica dell'orologio astronomico orizzontale (fig. 366); il metodo geometrico per trovare le linee di declinazione dei tropici nell'orologio orizzontale (fig. 367). 102 103 104 La seconda tavola (iconismus X): descrizione geometrica dell'orologio orizzontale italico e babilonico (fig. 368); orologio verticale astronomico (fig. 369); metodo geometrico per trovare le linee dei tropici nell'orologio verticale astronomico (fig. 370); descrizione dell'orologio verticale italico, metodo geometrico delle "mezzore" (fig. 371). La Tavola "Iconismus XI" riporta due metodi geometrici alternativi denominati dall'autore "fundamentum" per i due orologi astronomici orizzontale e verticale. Si tratta probabilmente del metodo del ribaltamento del triangolo stilare, molto in voga nei trattati di fine '800 (figg. 372-373); La descrizione degli orologi astronomici verticali "meridiani", ovvero rivolti ad Est e ad Ovest (fig. 374) ed il relativo metodo per tracciare i tropici (fig. 375). Tavola Iconismus XII. Descrizione dell'orologio Polare a ore astronomiche (fig. 376); metodo geometrico per trovare le linee di declinazione dei Tropici nell'orologio Polare (fig. 377); Descrizione dell'orologio equinoziale astronomico (fig. 378); metodo per i Tropici nell'equinoziale astronomico (fig. 379); equinoziale ad ore Italiche (fig. 380); la descrizione dell'orologio astronomico verticale declinante e il metodo per le linee dei Tropici (figg. 381, 382). 105 106 107 108 Nei capitoli VII e VIII accenna brevemente all'orologio verticale inclinato sull'orizzonte, Astronomico, Italico e Babilonico e agli orologi declinanti inclinati; infine descrive l'orologio orizzontale e verticale con il sistema orario Temporario. Iconismus XIII. Archi diurni relativi all'orologio temporario da descrivere (fig. 383); descrizione dell'orologio temporario per gli archi diurni di 12 e 18 ore (fig. 384); Parte Terza Qui si descrivono i metodi aritmetici per la costruzione degli orologi solari. L'autore stesso, nella piccola prefazione, confessa di preferire il metodo aritmetico, semplice e comodo nelle sue tabelle numeriche organizzate e nell'applicazione progettuale, diversamente dal metodo geometrico, reso tedioso dall'intricato sviluppo di linee e intersezioni che rende davvero poco pratica e imprecisa la realizzazione degli orologi. Nelle sue stesse parole: Negari non potest, geometricam horologiorum descriptionem, ob tot linearum et circulorum seu arcuum intersectiones, esse et taedio plenam, et errandi periculo expositam. Quam de causa aliqui praeferunt arithmeticam descriptionem, per numeros videlicet in tabulas ordinatos. Prosegue quindi con la descrizione del metodo aritmetico delle tangenti. Con riferimento alle figure 385 e 386 dell'Iconismus XIII, sul quadrante BC si prende l'arco CE uguale all'altezza dell'Equatore e si traccia la linea AP di cui la prima parte la si divide con grandezza a piacere in dieci parti uguali ottenendo AF. In F si tira la perpendicolare GH e si trasferisce sulla linea AP la distanza AF, ottenendo i punti D, I, K, L, M, N. La retta AF suddivisa come sopra, del triangolo gnomonico HGA è il "fondamento", ovvero il modulo, per mezzo del quale si riportano le linee orarie negli orologi piani. Nella figura 386 si vede l'esempio per un orologio orizzontale. Sulla linea equinoziale a partire da E si trasporta una parte del modulo per ogni linea oraria, corrispondente alla relativa tangente. Per esempio per le linee orarie I e II la tangente è 2 (7/10) che è la 109 parte del modulo AF da riportare sulla linea equinoziale da E. Qui sotto la tabella delle tangenti per gli orologi orizzontali, verticali, meridiani e polari Parte Quarta e Quinta Schott passa a descrivere in questa sezione alcuni strumenti gnomonici ausiliari che si impiegano nella costruzione pratica degli orologi solari. Con riferimento all'Iconismus XIII, nelle figure 387-392 sono riportati: lo strumento orologio orizzontale impiegato per costruire quello verticale; ancora uno strumento che impiega un piccolo quadrante equatoriale descritto nella proposizione IV ed utilizzato per la costruzione degli orologi orizzontali, verticali, meridiani e polari; segue un quadrante con doppia regola Ab e AC; uno strumento (fig 390) che incorpora un orologio verticale atto a costruire ogni genere di orologio murale. Nella fig. 391 e 392 si vede il "quadrante horografico" per la descrizione di ogni genere di orologio solare e la sua 110 applicazione (fig. 392) per un orologio orizzontale astronomico. Nella proposizione 2 della quinta parte descrive la "Regula Horographicam" simile ai righelli inglesi. Iconismus XIV. La Regula Horographicam", o righello gnomonico (fig. 393); Orizzontale Astronomico, Italico e Babilonico descritto con il righello (fig. 394); Verticale Astronomico, Italico e Babilonico (fig. 395); Orologi Meridiani e Polari (fig. 396); Orologio verticale declinante Astronomico, Italico e Babilnico (fig. 397); Quadrante Portatile "Horoscopum Horarum Astronomicarum" fig. 398 (lo stesso che si vede nel dipinto "Gli Ambasciatori" di Holbein e che ho descritto nel 2005); Quadrante "Horoscopum Horarum Italicarum" (fig. 399). 111 112 Parte Sesta. Gli orologi portatili Schott inizia a definire gli orologi portatili distinguendoli da quelli "stabilia" finora descritti. E spiega la famiglia dei "pensilia" fatta di Quadranti, Cilindri, Anelli, Armille e simili. Ma prima di descrivere tali orologi egli riporta diverse tabelle che sono necessarie per la loro realizzazione e queste sono (calcolate per la latitudine di 50 gradi e ripetute per la latitudine di 38 gradi): L'altezza del Sole sopra l'orizzonte nelle ore Astronomiche all'inizio di ciascun segno zodiacale; L'altezza del Sole sopra l'orizzonte nelle ore Italiche e Babiloniche all'inizio di ciascun segno zodiacale; L'altezza meridiana del Sole all'inizio di ciascun segno e nelle decadi; Quindi passa a descrivere la costruzione ed uso del "Quadrante Horoscopus Horarum Astronomicarum" delle linee rette, in quanto in questo caso le linee orarie sono delle rette. Questo tipo di quadrante (Iconismus XIV, fig. 398) era poco conosciuto fino a qualche tempo fa. Fu rappresentato nel quadro degli "Ambasciatori" di Holbein e da me identificato, anche grazie a questo libro di Schott, e pubblicato in un articolo inserito su questo sito nel 2005. Schott è l'unico autore conosciuto finora che denomina questo strumento come "horarum Venatorum", o dei "cacciatori" dalla tradizione antica. Ma oltre a Schott questo quadrante era già stato descritto da altri autori fino ad Ozanam, senza alcuna informazione storica circa la sua origine. Nella fig. 399 dell'Iconismus XIV è invece descritto e rappresentato il quadrante d'altezza per le ore Antiche o Temporarie ed è il classico quadrante bassomedievale. Quindi prosegue nella descrizione del quadrante per le ore Italiche a linee orarie rette (Iconismus XV fig. 398, numero erroneamente ripetuto) e del Cilindro orario. Per la descrizione degli stessi quadranti per le ore Babiloniche e Antiche a diverse latitudini, rimanda il lettore alle tabelle pubblicate da Clavio e Trotta. Nella proposizione IV della parte VI, Schott descrive il Cilindro orario denominandolo come Kircher "Cylindrum Horodicticum", precisando di intendere il cilindro costruito su una colonnetta e ricordando che altri lo costruiscono per mezzo delle altezze del 113 Sole, mentre egli consiglia il metodo delle tangenti. Più volte dice di aver approfondito alcuni dei temi qui esposti in una "Horographia Universalis": che sia un libro di Schott oggi sconosciuto? Iconismus XV. Descrizione del quadrante per le ore Italiche a linee rette (fig. 398); il Cilindro per le ore Astronomiche (fig. 400); il tracciato orario sul cilindro per le ore Italiche (fig. 401); Anello per le ore astronomiche e metodi alternativi di costruzione(figg. 402,403,404); Nella proposizione IX sempre della parte VI, descrive l'orologio orizzontale concavo emisferico per le ore Astronomiche, Italiche, Babiloniche e Antiche. Prosegue con la descrizione dell'Orologio Equinoziale Universale e quindi dell'orologio universale a forma di Croce. Poi è il turno della "Stella orologica" con il nome JESU, fatta di legno, poi dell'Anello Universale e quindi di un curioso "orologio universale orizzontale, verticale, equinoziale e polare" fatto nello stesso piano (Iconismus XVII fig. 411). Iconismus XVI. Orologio orizzontale concavo emisferico (dif. 405); Orologio Universale Equinoziale (fig. 406); altro modo di fare lo tesso orologio (fig. 407); L'orologio universale a forma di Croce con il nome JESU (fig. 409), inventato da Kircher nel 1646 in gli spigoli delle lettere sono altrettanti gnomoni per i tracciati orari ivi descritti; descrizione dell'Anello Astronomico (fig. 410). 114 115 116 Parte Settima. Gli orologi riflessi Fino ad ora sono stati descritti gli orologi per la luce ed ombra diretta del Sole. In questa parte si descrivono gli orologi solari per mezzo della riflessione della luce solare. Riflessione che può avvenire su superfici piane e su superfici non piane, per mezzo di uno specchio piano o non piano. Nelle Ipotesi per gli orologi riflessi, Schott da brevi notizie sulle proprietà della riflessione e quindi passa a descrivere la costruzione dell'orologio orizzontale per mezzo di uno specchio che riflette la luce del Sole posizionato nel piano verticale. Ancora, l'orologio verticale riflesso per mezzo di uno specchio posizionato sul piano orizzontale, consigliando ovviamente di realizzare questo tipo di orologio in un luogo semioscuro come può essere l'interno di una stanza e posizionando lo specchietto sul bordo di una finestra. Per l'orologio "meridiano", ortivo ed occaso (Est ed Ovest), lo specchietto viene posizionato nel piano dell'asse polare alla distanza dal muro pari a quella dello stilo perpendicolare. Nella proposizione IV descrive lo strumento "anacamptico" per descrivere gli orologi solari a riflessione in qualunque piano. Strumento descritto da Maignan nella sua Perpectiva Horaria e da Kircher nella sua Ars Magna del 1646. Come si vede, ricorre anche qui il termine "anacamtpico" usato da Kircher per definire gli orologi solari riflessi (si veda il mio Dizionario di Gnomonica, Roccasecca, 1994). Segue il modo di delineare gli orologi solari riflessi su ogni piano per mezzo di questo strumento "anacamptico" e per mezzo dell'orologio orizzontale riflesso inverso. Nell'epilogus finale, Schott parla dell'esistenza degli orologi "anaclastici" o rifratti e di tanti altri tipi di orologi solari catottrici, curiosi, "prodigiosi", "phantastici", che qui non può descrivere per brevità e per non uscire troppo fuori argomento, ma che dice di occuparsene nella sua "Horographia Universale", un libro che o non si conosce o che probabilmente non fu mai pubblicato. Nel frattempo rimanda ai testi di Maignan e Kircher per gli eventuali approfondimenti. Iconismus VII. Descrizione dell'orologio universale orizzontale, verticale, equinoziale e polare nel piano 117 dell'anello d'altezza (fig. 411); Orologio orizzontale a riflessione (fig. 412); Orologio verticale a riflessione (fig. 413); Orologio Meridiano a riflessione (fig. 414); Strumento Anacamptico di Maignan-Kircher per descrivere gli orologi a riflessione su ogni piano (fig. 415-416); Uso dello strumento anacamptico per gli orologi a riflessione sui muri nei locali interni. 118 Bibliografia: Mechanica Hydraulico-pneumatica, Würzburg, 1657 Magia Universalis Naturae et Artis, 4 voll. Würzburg, 1657-1659 Pantometricum Kircherianum, Würzburg, 1660 Physica Curiosa, Würzburg, 1662 Anatomia Physico-Hydrostatica fontium et fluminum, Würzburg, 1663 Technica Curiosa Sive Mirabilia Artis Libri VII Comprehenso, Norimberga, 1664 Itinerarium Extaticum (di Kircher) 119 120 Thaumalemma Cherubicum La gnomonica dimenticata di Cherubino Sandolino, il Kircher del XVI secolo C'è un libro di gnomonica, neanche tanto poco importante, di un autore italiano del XVI secolo che è stato praticamente dimenticato. Lo dico perchè ho scritto una bibliografia della gnomonica dove ho elencato quasi dodicimila titoli e penso di aver fatto abbastanza conoscenza con la gnomonica del XVI secolo per dire di aver sentito, in venti anni che mi occupo della storia di questa disciplina, non più di due o tre volte il nome di Sandolino Cherubino, monaco udinese dell'ordine dei Cappuccini. Tuttavia il suo libro, dal titolo tra i più strani che si siano letti, "Thavmalemma Chervbicvm Catholicvm Vniversalia, et Particvlaria, continens Instrvmenta ad omnes arcus, & horas Italicas, Bohemicas & Gallicas diurnas, atque nocturnas dignoscendas"...etc., si trova spesso citato negli elenchi bibliografici. Tuttavia il suo contenuto resta fino ad oggi praticamente e misteriosamente sconosciuto alla stragrande maggioranza degli appassionati di gnomonica. Il motivo può essere dato dal fatto che si tratta probabilmente di un libro raro, difficile da reperire anche nelle biblioteche. A tal proposito, una semplice ricerca nell'Istituto centrale per il Catalogo Unico (ICCU) ha restituito non più di otto biblioteche italiane che hanno un esemplare di questo volume. Sandolino ha pubblicato anche un altro libro di gnomonica, proprio l'anno seguente, nel 1599, dal titolo "Noua horologiorum inuentio, continens instrumenta vniuersalia, et particularia ad omnes arcus, & horas Germanicas, Boemicas, Italicas, Gallicas, & Hispanicas, diurnas atque nocturas dignoscendas, & ad componenda per vniuersum orbem terrarum multiformia horologia exquisitissima. Auctore F. Cherubino Sandolino Vtinense ordinis Capuccinorum. .. Venetijs : apud Rubertum Meiettum, 1599" che sembra suonare un po' come una riedizione del libro precedente o, comunque, una ripubblicazione degli strumenti già descritti nel primo. Anche questo libro è praticamente sconosciuto nei contenuti al 121 grande pubblico, credo, per lo stesso motivo e forse perchè la stella più fulgida del firmamento gnomonico del XVI secolo, Cristoforo Clavio, ha oscurato per secoli autori minori che pure si prodigarono nello studio e nella progettazione di strumentaria gnomonica. Eppure il nostro autore si colloca proprio nel momento culminante del fulgore gnomonico rinascimentale, pochi anni dopo la Gnomonices di Clavio e quasi contemporaneamente all'opera di Valentino Pini che sono tra le più famose. Come molti studiosi dell'epoca, anche Sandolino Cherubino si sforzava di dare un contributo nella gnomonica il più possibile personale ed originale, con l'invenzione di strumenti nuovi che facilitassero il compito nella costruzione degli orologi solari. La cosa più insolita è che Sandolino con il suo Thaumalemma Cherubicum, si può dire, in un certo qual modo, abbia anticipato di oltre trent'anni lo stile di Athanasius Kircher, con l'invenzione di vocaboli e macchine gnomoniche che riconducono alle idee bizzarre del gesuita, anche se da questi si discosta per tante cose, come la completezza degli argomenti trattati da Kircher. Un libro antico di gnomonica che possiamo considerare quasi "nuovo" per le nostre conoscenze e che ci accingiamo a descrivere per sommi capi, il che già comporta un notevole sforzo, lasciando a qualche volenteroso esperto traduttore dal latino nonché gnomonista il compito di sviscerarne i dettagli tecnici, certamente molto interessanti. 122 Questo libro ha avuto una sola edizione, quella del 1598. L'autore deve essere scomparso qualche anno dopo, nel primo decennio del XVII secolo. Sandolino doveva essere certamente uno studioso di metematiche, come tanti frati di allora, e ci dice che da autodidatta ha realizzato gli strumenti che compaiono in questa pubblicazione. Egli li elenca tutti, specificando che sono una sua invenzione, in una pagina all'inizio e dopo infinite dediche: 123 1) Archihorarium. Uno strumento che fa conoscere la durata degli archi diurni e notturni interi e frazioni di esso e l'ora del giorno dal Sole e della notte dalla Luna e dalle Stelle; 2) Mithrehorarium, o Thyarchorarium. Uno strumento come il precedente ma reso "universale"; 3) Archihoroscopus. Uno strumento che permette di conoscere l'ora Italica e Bohemica diurna dal Sole e notturna dalla Luna e dalle Stelle e con il quale si possono costruire gli orologi solari Italici, Bohemici e Gallici per tutte le latitudini e superfici comunque orientate; 4) Una Tabella dell'Ombra Versa; 5) Crucihorarium. Uno strumento che fa conoscere l'ora Italica diurna e notturna per la latitudine di 45 gradi; 6) Stellhorarium. Uno strumento che fa conoscere l'ora diurna e notturna per la medesima latitudine; 7) Troclhorarium o Rotaehorarium. Fa conoscere l'ora per la stessa latitudine; 8) Porzio quedam...per costruire gli orologi Italici per la stessa latitudine; 9) Hemisphaericum Instrumentum. Strumento per costruire orologi verticali murali ad ore Italiche e Bohemiche; 10) Retehorarium. Strumento che fa conoscere le ore Italiche e Bohemiche e può servire alla costruzione degli stessi orologi verticali; 11) Analemma Simplex; 12) Analemma Crucialatum; 13) Amplitudinarium Cherubicum Catholicum. Tredici strumenti che si annunciano nuovi alla letteratura gnomonica di allora, come quella moderna. Certo si tratta di varianti, di strumenti simili l'uno all'altro, che hanno come finalità le stesse funzioni, ma che vengono metodicamente rivisitati in tanti modi diversi. Si tratta comunque di una novità a livello divulgativo moderno in quanto mai si era sentito parlare di ciò prima di questo articolo. E, anzi, voglio approfittarne per scusarmi con il lettore se le mie descrizioni che seguiranno possono risultare carenti, superficiali o soggette a interpretazioni ambigue, data la difficoltà di lettura del testo latino e delle 124 descrizioni di strumenti mai visti prima. Il Libro I inizia con il descrivere il tipo di materiale con il quale preparare l'Archihorarium, ma prima di andare avanti l'autore sente il bisogno di spiegare al lettore il significato simbolico e gnomonico dei segni zodiacali: "Arietem ergo signorum omnium principem per cornua erecta huismodi caractere exprimere statuerunt"... Qui sotto riporto uno stralcio del testo in cui Sandolino spiega cosa sia e a cosa serva l'Archihorarium. Come si vede lo strumento è concepito per essere un parte una rappresentazione in piano della sfera celeste con la quale, servendosi dell'Aritmetica, è possibile calcolare le quantità degli archi diurni e notturni, semidiurni e seminotturni, ecc. Tutti dati che serviranno poi per costruire gli orologi solari con i vari sistemi di ore. L'Archihorarium è composto da sette parti principali: un'Elisse su cui è descritto lo Zodiaco Universale; uno Zodiaco Dactyliotus notturno universale, o Zodiaco anulare; da una Periphaeria, o anello Repositorium, dove vi sono descritti i dodici segni dello Zodiaco rapportati all'anno Gregoriano; Diadema Horarium Universale, che è un orologio fisso universale suddiviso in parti ineguali; Torques horaria, che è un orologio mobile intorno al Diadema Orario, ad ore Italiche e Babiloniche egualmente suddiviso; Dorsum o Sinus con il suo "manubrio" che contiene un orologio Lunare e un orologio ad ore 125 ineguali, con lo zodiaco universale in forma di vela di nave e una scala altimetrica e planimetrica; la settima ed ultima parte dei componenti principali di questo Archihorarium è lo "Scabellum" gnomonico universale che contiene una scala universale delle latitudini. Figura 56 126 Figura 57 127 Figura 58 128 Figura 59 129 Figura 60 130 Nel libro IV l'autore descrive un altro strumento denominato Archihoroscopi Catholici. Vorrei far notare che tutti gli strumenti descritti in questo libro non sono una novità nella gnomonica del '500. In effetti essi costituiscono sostanzialmente un originale assemblaggio di parti di pezzi che appartengono a strumenti usuali, come orologi equinoziali, equatoriali universali, quadranti, trigoni, ecc. e che non si dimentichi lo strumento principe del tempo che era il Triquertum. Gli strumenti qui descritti somigliano molto alle parti di un triquertum, ma mentre il primo era famosissimo avendo avuto grande successo per una evidente pratica funzionalità, di questi non sappiamo nulla, né si conoscono esemplari sopravvissuti che possano testimoniare che per qualche tempo furono in uso tra gli artigiani. L'Archihoroscopo è lo strumento che serve per costruire gli orologi solari ad ore Astronomiche, Italiche e Babiloniche. Si ponga attenzione al fatto che Sandolino scrive svariate volte ora Boemica per intendere l'ora Babilonica e Gallica per l'ora Astronomica, ma in atre parti egli ricorda anche l'ora "Germanica" che potrebbe identificarsi con l'ora di Norimberga. Nella fig. 61 si vede l'Archihoroscopo completo di tutte le sue parti. Una tavola su cui è installata una base orientabile con bussola, indice mobile e cerchio graduato, su cui è sormontato un supporto verticale che ospita la Rota Archihoraria (una sorta di piano equatoriale), ai lati ci sono gli "zodiaci fiducialis" che niente altro sono se non dei trigoni per disegnare le curve di declinazione sugli orologi murali. Sulle facce di questi piani sono descritte molte cose come calendari, le case celesti, planetari, ecc. le cui parti si vedono nelle immagini piccole riportate sotto questa figura. 131 Figura 61 132 Nel Libro VI Sandolino descrive il "Crucihorarium Cherubicum", che si vede nella figura qui sotto, che serve a conoscere e a tracciare le linee orarie italiche diurne e notturne. Nell'orologio italico orizzontale che riporta nella figura, si vedono linee orarie italiche che vanno dalle 9 alle 23. Ma lo strumento permette di conoscere l'ora italica anche di notte, come un notturlabio che egli denomina "Stellhorarium" e "Troclhorarium". Dopo questa prima parte dedicata agli strumenti di sua invenzione per delineare gli orologi italici orizzontali e murali semplicemente con delle operazioni pratiche, Sandolino si rifà all'analemma citando Vitruvio, Commandino, G.B. Benedetti e Cristoforo Clavio. I metodi successivi quindi prevedono l'applicazione speciale dell'analemma in alcune varianti da lui inventate Figura 62 Orologio Orizzontale Italico realizzato trovando le distanze dei punti orari sull'equinoziale e sulle curve dei tropici dalla linea meridiana. 133 Inoltre, l'autore inventa uno strumento che consente di costruire orologi solari polari italici per le latitudini di 15, 30 e 45 gradi. La figura 63 mostra lo strumento in alto e i tre esempi di orologi polari italici. Figura 63 Molto interessante uno strumento che permette di delineare gli orologi solari italici, babilonici e astronomici su superfici emisferiche posizionate su pareti orientate in qualsiasi modo. E' l'idea di uno "spolvero solido" nel senso di uno spolvero che invece di essere adattato alla superficie viene posizionato ad una certa distanza, fissandolo sull'estremità dello stilo, e i punti orari proiettati attraverso il passaggio di fili che si introducono negli 134 appositi fori eseguiti lungo i punti orari dello strumento sulla linea equinoziale e sulle due curve dei tropici, come si vede dalla figura 64. Figura 64 Dopo aver descritto l'orologio emisferico italico e babilonico, Sandolino realizza lo stesso come strumento per costruire orologi solari italici e babilonici murali su superfici anche declinanti. Lo strumento è denominato RETISCHORARIUM "pulcherrimi instrumenti" perchè permette con molta facilità di inscrivere le linee orarie italiche e babiloniche e il suo uso lo si può intuire dalla figura 65. 135 Figura 65 Nella fig. 66 si vede l'ANALEMMA CRUCIALATUM applicato ad un orologio orizzontale, con il quale Sandolino trova i punti orari delle ore Italiche sulle curve di declinazione dei tropici e sull'equinoziale, mediante la costruzione di analemmi su diversi punti dell'orologio solare ottenendo così una sorta di "coordinate cartesiane" dei punti orari. 136 Figura 66 Libro VIII L'ultima parte è dedicata ai metodi per fare le tabelle utili per il metodo di costruire orologi solari secondo l'insegnamento di Giovanni Padovano che ha riportano nella parte finale del libro VII. Tra le altre cose vi è descritto anche il Quadrante di Apiano, lo strumento Primi Mobilis, sempre di Apiano, il "Fondamento declinatorio" per trovare anche l'inclinazione dei piani in quanto nelle ultime pagine sono descritti anche gli orologi solari Italici su piani declinanti e inclinati. Tra le moltissime tavole di cui insegna anche il metodo di calcolo troviamo per esempio le seguenti: 1) Tavola degli archi semidiurni da 30 a 60 gradi; 2) Tavole di conversione delle ore in gradi e minuti sull'arco dell'Equatore; 3) Tavola degli Azimut del Sole; 4) Tavola delle declinazioni del Sole; 5) Tavola delle altezze del Sole per ogni ora del giorno per l'anno Gregoriano (appena riformato) con passo di circa 3 giorni; 6) Tavola delle ore Temporarie o Ineguali dedotte dalle altezze del Sole; 137 7) Tavole delle ore Ineguali del giorno artificiale per l'anno Gregoriano per la latitudine di 45 gradi; 8) Tavola delle distanze del Sole in gradi dall'equatore; 9) Tavola delle ascensioni rette del Sole per 45° di lat.; 10) Tavola delle ascensioni oblique del Sole per 45° di lat.; 11) Tavola dettagliatissima delle Longitudini e Latitudini dei paesi del mondo e che riporta anche le differenze di calcolo effettuate da Clavio, Giovanni Padovano, Oronzio Fineo, Fernelui e Valentino Pini; 12) Tavola che mostra la Longitudine e la Latitudine e la distanza di longitudine, in gradi e ore, di diverse città dal meridiano di Venezia: per esempio, Capua dista 10 min. dal meridiano di Venezia, mentre Catania dista 23 minuti. 13) Tavola dei paralleli, Climi e massima durata del giorno e della notte artificiali.... Per ognuna di queste tavole Sandolino descrive dettagliatamente i metodi per calcolarle. Tra le ultime cose vi è il metodo pratico di descrivere la linea meridiana su muri verticali declinanti e/o inclinati-reclinanti in cui riporta anche l'interessante tabella delle distanze della linea meridiana dalla verticale passante per lo stilo infisso perpendicolarmente nel muro, calcolate per diverse declinazioni del muro. 138 William Leybourn The art of dialling un grande gnomonista inglese del XVII secolo "But leaving those of the Body, I shall proceed to such Recreation as adorn the Mind; of which those of the Mathematicks are inferior to none." William Leybourn (1626-1700) from Pleasure with Profit, 1694. Premessa L'autore di cui ci occupiamo, William Leybourn, è vissuto nel bel mezzo della cosiddetta "rivoluzione scientifica", iniziata con la pubblicazione del libro De Revolutionibus Orbium Coelestium (1543) di Nicolò Copernico, e culminata con i "Principia" di Newton (1687). Il XVII secolo in particolare è stato, dal punto di vista gnomonico, un periodo in cui grandi nomi hanno dato un significativo contributo all'arte degli orologi solari, in un connubio generale di tradizioni e culture diverse. E' il periodo in 139 cui si sviluppano le teorie sull'ottica e sulla catottrica e si costruiscono i grandiosi orologi solari a riflessione. I libri di matematica ospitano quasi sempre un intero capitolo di gnomonica. L'aritmetica, la geometria e la matematica fanno passi da gigante e molti gnomonisti intrecciano le nuove teorie con le possibilità di concepire nuovi metodi di costruzione degli orologi solari. E' un fermento gigantesco che culmina verso la metà del 1600 e comincia a declinare solo dopo un secolo. I libri di gnomonica pubblicati in Europa dal 1750 al 1900 non sono nemmeno un quarto di quelli pubblicati tra il 1600 e il 1700! In questa fornace di idee gnomoniche si colloca William Leybourn che ho scoperto essere, con mia grande sorpresa, un perfetto sconosciuto alla divulgazione moderna! Non lo dico per presunzione, basta il solo fatto che una enciclopedia universale di Internet come la Wikipedia, oppure l'Enciclopedia Italiana Treccani, la Utet e via dicendo, non riportano neppure il suo nome! E poi a parte qualche riferimento bibliografico, non ho trovato altro nelle fonti moderne, meno che niente in lingua italiana. Spero quindi con questo articolo di rendere omaggio alla memoria di uno dei più importanti gnomonisti inglesi del XVII secolo. Note biografiche Leybourn all'età di 30 anni come si vede nel libro Nine geometrical exercises del 1669 e in Arithmetick vulgar del 1657. 140 Di William Leybourn non sappiamo, al momento, praticamente niente. Le uniche notizie biografiche che siamo riusciti a trovare sono le poche righe che gli dedica un dizionario biografico del 1857 dal titolo "A new general biographical dictionary" scritto da Hugh James Rose: "fu originariamente uno tipografo di Londra che pubblicò diversi scritti matematici di Samuel Foster, astronomo presso il Gresham College. Egli stesso diventò in seguito un grande matematico e pubblicò il Cursus Mathematicus; Panarithmologia..." e via elencando le altre opere che si leggono nella bibliographia. Alla fine aggiunge Rose che curò l'edizione di un lavoro di Gunther e che morì attorno al 1690. Molti altri luoghi concordano con la data di nascita del 1626, ma sulla sua scomparsa si riporta in modo indeciso quella del 1690, 1700, 1716 e 1719. Rose ha ragione nel dire che Leybourn curò l'edizione di un lavoro di Gunther. Noi precisiamo, invece, che egli curò un'opera intitolata "I lavori di Gunther", che ci interessa anche dal punto di vista gnomonico, in cui si trova principalmente la descrizione e l'uso di alcuni strumenti realizzati da Gunther come il Settore, il "cross-staff", il "bow", il quadrante ecc. Contribuì alla revisione, ampliamento e pubblicazione di diversi manuali di carpenteria, almanacchi, astrologia, astronomia, geometria, la Trigonometria Britannica di John Netwon, geografia, navigazione, militaristica, idraulica (Della misura dell'acque correnti di Benedetto Castelli), 141 geodesia e di architettura, come l'opera "Regola de li cinque ordini d'architettura" del Vignola, pubblicato a Londra nel 1665 con il contributo di Joseph Moxon. Nonché diverse opere di Samuel Foster, come già ricordato da Rose. Fu anche uno dei maggiori periti geometri nel dopo incendio di Londra del 1666 creando un'associazione con Robert Hook. Fu molto influente nella sua professione e venne spesso incaricato di esaminare i beni immobili dei ricchi proprietari inglesi. Nel 1649, insieme a Vincent Wing, scrisse il primo libro in inglese sull'astronomia dal titolo "Urania Practica". Due immagini da Urania Practica, il primo libro di astronomia in inglese come si legge in qualche luogo. Le opere gnomoniche Leybourn può essere certamente considerato un pilastro della divulgazione gnomonica nell'Inghilterra del XVII secolo. Egli fu sicuramente uno dei più prolifici autori in tal senso. Tra le pubblicazioni a suo nome troviamo ben dieci volumi che 142 contengono pagine di interesse gnomonico. Alcune di esse fondamentali e specifiche, come i manuali dell'arte di fare orologi solari, altre opere a carattere generale con capitoli dedicati alla gnomonica. Qui esamineremo brevemente i contenuti di questi dieci libri preferendo l'ordine cronologico e, mentre li sfogliamo uno ad uno, li racconteremo al nostro lettore paziente ed interessato. Innanzitutto cerchiamo di mettere un pò di ordine cronologico tra la produzione libraria di Leybourn, distinguendo tra le prime opere in cui egli ha parlato di orologi solari e le prime opere specifiche sull'argomento. La seguente cronologia non deve essere presa come riferimento assoluto perchè non ci è stato possibile vedere una bibliografia di riferimento che possa considerarsi completa. Accade per alcuni libri che Leybourn abbia trattato di gnomonica soltanto una volta o due su cinque edizioni, come per esempio per il testo "The Line of proportion" la cui prima edizione potrebbe essere quella del 1667. Ma solo dieci anni dopo, nell'edizione del 1677, aggiunge un capitolo sul nostro argomento. Per quanto riguarda le opere non specifiche di gnomonica, la prima in cui parli di orologi solari dovrebbe essere "Panorganon" del 1672 in cui si vede già un corposo capitolo. Possiamo dire che egli cominciò a scrivere e pubblicare i suoi libri attorno ai cinquanta anni. Segue a questo libro una raccolta di studi sulle opere di Edmund Gunther che si intitola appunto "The works of Edmund Gunter" di cui conosco le due edizioni del 1673 e del 1680. Stranamente l'edizione del 1673 è molto più ricca della successiva! A questo segue l'opera forse più famosa di Leybourn: "The complete Surveyor", del 1674, con una successiva edizione del 1679, basata proprio sulle competenze professionali dell'autore. Un libro in cui si insegna l'arte dell'agrimensore, del misurare ogni cosa e i beni mobili e immobili dei ricchi possidenti inglesi. Leybourn aggiunge un buon capitolo sugli orologi solari...Nel 1675 è la volta di un libretto di astronomia dal titolo "An introduction to Astronomy and Geography" con un'altro capitoletto sugli orologi solari. Nel 1690 pubblica il "Cursus Mathematicus" di cui sembra conoscersi quest'unica edizione e nel 1694 un'altra opera che lo ha reso famoso, se così 143 si può dire, "Pleasure with profit", una specie di "mathematical recreations" che contiene un altro capitolo di gnomonica. Le opere specifiche di gnomonica di Leyborn sono tre: The art of dialling permormed geometrically..., in almeno tre edizioni, del 1681, 1690 e 1700; Dialling plain, Concave, convexe, etc., in altre due edizioni del 1682 e 1700 e un supplemento al primo volume intitolato "A supplement to geometrical dialling" del 1689. Panorganon Il primo scritto sugli orologi solari di Leybourn lo troviamo nell'opera "Panorganon". E' questo un libro dedicato alla descrizione ed uso di uno strumento quadrantale, o più specificamente un "quadrante orario", universale per risolvere molti problemi inerenti la geometria, geografia, astronomia, gnomonica ecc., replicato raramente fino al 1750 circa e usato più che altro nella navigazione. Si conserva un esemplare nel National Maritim Musum di Londra, di autore sconosciuto e risalente alla metà del XVIII secolo. Le due facce dello strumento come disegnato da Leybourn 144 Leybourn nella prefazione confessa (forse ricordando le vicende accadute qualche decennio prima tra Oughtred e un suo allievo) che per diverse cose riguardanti questo strumento ha preso spunto da alcuni precetti di Samuel Foster relativamente ad un quadrante che egli realizzò nel 1644, ma che nello stesso tempo si sente libero di poter asserire che ha aggiunto diverse linee di sua invenzione personalizzandolo totalmente. Il libro inizia con alcune figure geometriche, tra cui un quadrante solare orizzontale (fig 67) ad ore astronomiche per la latitudine di 51 gradi e 30m ed una dedica a un monumento eretto in memoria dell'incendio di Londra del 1666. Lo strumento, derivato nella parte quadrantale direttamente dalla proiezione della sfera e di una parte dell'analemma, è suddiviso dall'autore in due parti principali che chiama l'una con il nome di "wings" e l'altra più propriamente "quadrant". E' dotato di scale dei seni, tangenti, secanti, corde e seno verso. 145 Figura 67 Dopo aver descritto lo strumento, passa alla spiegazione del suo uso nelle varie discipline. Nel terzo paragrafo, a pagina 133, comincia a occuparsi dei problemi preliminari per l'uso dello strumento nella costruzione degli orologi solari. Qui lo fa spiegando l'uso del "panorganon" ed esattamente della parte quadrantale dello strumento in cui sono situate le Scale, in relazione alla proiezione della sfera nel piano dell'orizzonte e in particolare nell'applicazione a 28 casi di triangoli sferici. Nel secondo paragrafo dei "problemi astronomici", riprende l'argomento con il seguente problema "data la declinazione del Sole in un dato giorno del mese, trovare l'altezza del sole in tutte le ore del dato giorno". Come dire, costruire un orologio cilindrico "del pastore" per una data località. Infatti, la prima cosa che osserva è proprio questa: "This proposition is of singular use in the making of Instrumental Dials, like Equinoctial Rings, and Cylinder Dials, as also in the making Quadrants and other instruments thet give the hour of the Day by the altitude of the Sun. It is also of special use in putting into alla sorts of reflex 146 dials and others...". A pag. 20 di questa nuova parte (con nuova numerazione delle pagine) inizia la parte più specifica dedicata agli orologi solari denominata "problems in dialling". E' interessante notare che nelle opere in latino la materia è sempre denominata "Gnomonica", mentre in inglese il termine viene costantemente sostituito da "Dialling". L'autore prima di descrivere l'uso delle linee della parte quadrantale dello strumento per fare gli orologi solari, vuole dare al lettore le necessarie spiegazioni sul significato dei piani sui quali gli orologi devono essere costruiti. Interessante la definizione di piano verticale declinante a sud-est: "If a Wall or Plain lying open towards the South, but doth not directly behold the South, it is said to decline; and if this Declination be (when you look into the Plain) towards the right hands, the Plain is said an erect Plain, declining from the South Eastward...". Nell'immagine qui affianco, si vede un disegno che rappresenta la verticalità, l'inclinazione e la reclinazione di un piano. Il testo va avanti con i seguenti paragrafi che spiegano sempre l'utilizzo dello strumento Panorganon per le seguenti operazioni: - Come trovare l'inclinazione o la reclinazione, o entrambe queste cose di un piano; - Come trovare la linea meridiana su un piano comunque orientato; Come trovare la declinazione di un piano; - Come disegnare le ore astronomiche su un piano orizzontale; L'autore spiega, in sei operazioni fondamentali e semplici, 147 l'applicazione del Panorganon per la costruzione dell'orologio orizzontale ad ore astronomiche. L'uso è simile ai righelli gnomonici. Tracciate le linee ABC (meridiana) e DBE (orizzontale delle ore VI), si leggono le relative lunghezze sulla scala degli Azimuth per la latitudine del luogo scelto, costruendo il triangolo DCE che l'autore chiama "Equirural Triangle" e sul quale si trovano le distanze dei punti orari con varie aperture di compasso. In modo simile si fanno anche gli altri orologi verticali, boreali, orientali, ecc. E' interessante notare, tra la nomenclatura adottata da Leybourn, la dicitura usata per la linea sustilare che egli chiama "Deflection", ovvero "deviazione", aggiungendo però anche il termine "sub-stilo" e descrive il modo di calcolarne la distanza dalla linea meridiana sull'orologio declinante. Il paragrafo successivo si occupa di come tracciare le linee orarie negli orologi con una declinazione tale da non poter avere il centro orario accessibile e fa l'esempio di un orologio declinante a sud-est di 83 gradi e mezzo. Anche in questo caso, insegna a trovare l'altezza dell'assostilo sul piano dell'orologio, la distanza substilare dalla linea meridiana ecc. Quindi passa a descrivere le stesse cose per gli orologi verticali inclinati o reclinati. Figura 68 Orologio orizzontale 148 Orologio verticale australe orologio boreale orologio meridiano orientale Metodo per trovare la linea meridiana su un qualsiasi piedistallo o piano orizzontale (con riferimento agli orologi orizzontali da giardino) dall'osservazione dell'ombra EOF di un filo a piombo LS, conoscendo l'altezza, declinazione e azimuth del Sole. Il luogo della linea meridiana 149 GOH lo si trova leggendo la linea della Corda dello strumento Panorganon. orologio declinante 26 gradi a sud-ovest Quattro tipi di orologi declinanti 150 Un orologio declinante sud-est di 83 gradi e mezzo. Modo di trovare le linee orarie su di un piano rivolto ad Est o ad Ovest e reclinante dallo zenit di 55 gradi per una lat. di 51° 30'. 151 La parte superiore del disegno rappresenta un orologio reclinante dal Nord di 35 gradi e quella inferiore un orologio reclinante dal Sud di 35 gradi. Nell'ultima parte dedicata agli orologi solari, Leybourn espone come poter assemblare le varie forme dei piani declinanti, inclinati e reclinanti per formare degli orologi multipli con forme geometriche come il cubo, il tetraedro, l'ottaedro, ecc. Gli orologi Est, Ovest, Nord, Sud e Orizzontale formano l'orologio cubico. Se si tagliano in modo uguale gli spigoli di questo cubo, si ottengono altri 14 piani triangolari e tale cubo viene denominato dall'autore "Canted cube", ovvero "cubo inclinato". Egli suddivide questi tipi di orologi che noi chiamiamo oggi "poliedrici" come nel riquadro che segue tratto da testo originale: 152 Vengono descritte tutte queste tipologie riportando le relative tavole numeriche di ciascun orologio per l'altezza dello gnomone sul piano, la distanza della substilare dalla meridiana e gli angoli orari dalla linea meridiana, tavole che l'autore dice di aver preso dal libro "Sciografia" di Wells (John Wells era un grande studioso teorico di orologi solari e nel 1635 pubblicò il libro "Sciographia" o "The Art of Shadowes", ndr). Interessante la descrizione di Leybourn che riassumo qui per interesse generale. Cubo. E' un corpo solido che ha sei facce uguali. Però può portare solo 5 orologi solari mentre la sesta faccia, inferiore, viene utilizzata come base di appoggio. I cinque orologi ordinari sono: Orizzontale, Verticale Australe, Verticale Boreale, Verticale Meridiano Est, Verticale meridiano Ovest. Tetraedro. E' un corpo solido formato da quattro triangoli equilateri. Quindi esso può avere 3 orologi reclinanti dal Nord di 19 gradi e 28 minuti che sommati al complemento della latitudine pari a 38 gradi e 30m, danno l'altezza dello Stilo pari a 57° 58'. Le altre due facce sono piani rivolti verso sud, reclinanti 19° 28' e declinanti uno verso Est e l'altro verso Ovest di 60 gradi. Ottaedro. E' un corpo solido formato da otto facce che formano otto triangoli equilateri uguali. Può ospitare 7 orologi ed una faccia per la base di appoggio. Girando una delle facce verso Sud, il suo piano avrà una inclinazione sud di 19° e 28' e così anche le altre facce avranno una inclinazione o reclinazione dello stesso valore e una declinazione dai rispettivi punti cardinali di 60°. Dodecaedro. E' un corpo solido formato da 12 pentagoni uguali, equiangoli ed equilateri. Può avere 11 orologi in quanto una delle facce serve da base di appoggio. Se si orienta uno degli angoli della faccia che ha il piano orizzontale verso sud, l'inclinazione e 153 reclinazione dei piani rivolti a sud e nord sarà di 26° 34'; le facce declinanti-inclinate rivolte verso sud-est e sud-ovest, e le opposte orientate a nord-est, nord-ovest hanno una declinazione di 36 gradi le prime e 72 gradi le seconde. Icoesaedro. E' un corpo solido formato da 20 triangoli equilateri uguali e può avere 19 orologi. Se si dispone uno degli angoli del piano orizzontale rivolto a Sud, si hanno tanti piani declinanti, inclinati e reclinati, come nella tabella che si vede qui sotto fatta da Leybourn stesso: Con questo argomento termina questo lungo capitolo dedicato specificamente agli orologi solari. Circa 90 pagine che vanno certamente a costituire un piccolo trattato di gnomonica, ma diverso nei canoni in quanto non si tratta di un'opera generica e completa sull'argomento. Qui gli orologi solari sono spiegati solo in base alle funzioni applicative dello strumento quadrantale orario denominato "Panorganon". Solo la spiegazione dei corpi solidi poliedrici è esente da questa applicazione. D'altra parte Leybourn tratta in modo più generale ed approfondito di gnomonica in almeno due libri che vedremo presto. Un'altra effige di Leybourn attorno ai 30 anni 154 Cronologicamente dovremmo descrivere "The Works of Edmund Gunter", la quinta edizione, pubblicata nel 1675. Ma siccome si tratta di una rivisitazione di alcuni tra i principali strumenti inventati da Gunter e le loro applicazioni, sebbene aumentata di diverse cose personali da Leybourn, la prenderemo in esame in un prossimo articolo dedicato proprio alla figura di Gunter. The Compleat Surveior, 1674 Leybourn all'età di 48 anni, come effigiato nell'edizione del 1674 155 Le due edizioni di "The Compleat Surveyor" del 1674 e del 1679 risultano essere identiche nel capitolo sulla gnomonica che descriveremo qui brevemente. Quindi useremo come palinsesto quella del 1674. The Compleat Surveyor è in pratica un manuale dell'agrimensore ufficiale di un tempo in cui si insegna l'arte del misurare gli spazi urbani delle città, gli edifici, i terreni, beni mobili e immobili e i ricchi possedimenti dei Lords, attraverso alcuni principali strumenti, quali la "Tavola Piana", il Teodolite, il "Circumferentor ", il "Peractor" e molti altri tra cui l'autore ha voluto introdurre anche l'"Arte degli orologi solari". L'opera viene suddivisa originariamente, nelle prime edizioni, in quattro libri, mentre in questa edizione si arriva a sette libri. Nel primo si insegna la geometria e l'aritmetica, nel secondo si da una generale descrizione degli strumenti sopra citati, ed usati nella pratica delle misurazioni; nel terzo si tratta della trigonometria, o della "Dottrina delle dimensioni dei triangoli piani" per mezzo dei Seni, Tangenti e Logaritmi, con aggiunte le tavole trigonometriche riferite ad ogni 10 minuti primi del quadrante; 156 nel quarto libro è descritto l'uso dei summenzionati strumenti nella pratica della misurazione. I libri 5, 6 e 7 vengono in questa edizione aggiunti per la prima volta. Anche in questo caso non siamo di fronte ad un trattato di gnomonica classico, ma ad una specifica dottrina gnomonica che insegna a fare i principali orologi solari ad uso del "Surveyor" partendo dall'applicazione della linea sopra l'Indice della "Tavola Piana". Qui sotto è riportata la tavola del Sesto libro dedicato agli orologi solari. Come abbiamo detto, essenzialmente il libro sesto spiega come fare i principali orologi solari utilizzando metodi e strumenti propri dell'arte del "Survayor". Vediamo più da vicino il contenuto dei singoli capitoli. Cap. 1. Spiega la definizione e nomenclatura degli orologi solari in base all'orientamento dei piani sui quali vengono tracciati e fa un accenno ai modi di trovare la declinazione di detti piani; segue una tavola delle declinazioni del sole per ogni giorno dell'anno e una tavola dei nomi e delle latitudini delle principali città inglesi. Cap. 2. Spiega il modo di trovare l'azimut del sole geometricamente, avendo la latitudine del luogo, l'altezza e la declinazione del sole; 157 Cap. 3. Trovare aritmeticamente l'azimut del sole, per mezzo della tavola dei Seni; Cap. 4. Trovare la declinazione di un muro o di un piano. Qui la declinazione gnomonica viene definita come l'arco di orizzonte intercettato tra i punti Nord o Sud dell'orizzonte, e la linea disegnata perpendicolarmente al piano sul quale si deve disegnare l'orologio. Oppure essa è ancora l'arco di orizzonte compreso tra il suo stesso piano e i punti Est o Ovest dell'orizzonte. Cap. 5. Come fare un orologio solare per qualsiasi latitudine. Facendo l'esempio per la latitudine di Londra egli spiega come fare l'orologio per mezzo di: a) calcolo aritmetico con le Tavole dei Seni e Tangenti; b) dalle linee dei Seni e Tangenti sopra l'Indice della "Tavola Piana" , cioè lo strumento principale del Surveyor; c) con la costruzione geometrica per mezzo delle Linee delle Corde. Una delle prime analogie utilizzate da Leybourn 158 Dal Cap. 6. al Cap. 9, spiega come fare con gli stessi metodi gli altri orologi solari nel piano meridiano (quindi orologio occidentale e orientale) e quelli rivolti a Nord (nel piano del Primo Verticale). Al Cap. 9 spiega gli orologi declinanti per qualsiasi latitudine iniziando dal come trovare l'altezza dello gnomone polare, la distanza della sustilare dalla linea meridiana e le distanze dei piani orari dalla meridiana o dalla sustilare. Cap. 10. Come disegnare un orologio su un piano verticale declinante molti gradi ad Est o ad Ovest non avendo a disposizione il centro orario dell'orologio. Cap. 11. Tratta degli orologi inclinati e /o reclinati. Cap. 12. Come trovare le ore del giorno per mezzo di un righello suddiviso in 10 o in 100 parti uguali. Cap. 13. Come trovare le ore di notte dall'osservazione delle stelle fisse. Segue una tavola delle ascensioni rette e degli archi semidiurni in ore e minuti di 80 delle principali stelle fisse; una tavola delle ascensioni rette del Sole a mezzogiorno di ogni giorno dell'anno e la spiegazione per l'uso delle stesse tavole. Nella fig 69 si vede l'unica tavola gnomonica in cui sono rappresentati i principali orologi solari descritti An Introduction To Astronomy and Geography, London, 1675 Cronologicamente viene questo simpatico libretto, in una forma divulgativa popolare, su un misto di nozioni astronomiche e geografiche in cui sono intercalati interventi di gnomonica, strumentaria e astrologia. Abbiamo visto che nei casi precedenti Leybourn tratta degli orologi solari da un determinato punto di vista, ovvero spiega la loro costruzione in funzione dell'uso di questo o di quel particolare strumento che è l'oggetto principale del contesto. Qui egli spiega come costruire i principali orologi solari con l'ausilio di un Globo, alternando però a questi i classici metodi geometrici a cui egli dedica l'intero libro IV, intitolandolo appunto "The whole Art of Dyalling demonstrated and performed two several ways". 159 Figura 69 In diversi libri di Leybourn, come anche questo non stampato direttamente da lui , ma da Robert Morden e William Berry, abbiamo notato che vi sono delle pubblicità a costruttori e venditori di strumenti scientifici. Qui è la volta degli stampatori che costruiscono e vendono globi, libri, mappe e strumenti scientifici. La parte relativa agli orologi solari va da pag. 122 a pag. 157 ed è costituita da nove "Horologiographical problems". Anche questo libretto è in effetti molto simile nei contenuti a 160 quello precedente. Diversamente dal libro precedente qui si sente che l'argomento trattato è l'astronomia e di conseguenza anche l'introduzione sulla spiegazione dei diversi piani sui quali costruire gli orologi solari è molto più dettagliata e ben strutturata nelle definizioni. Iniziando, il problema 1 parla di come fare un orologio solare orizzontale per qualsiasi latitudine. Il primo metodo insegnato incontra l'ausilio del globo sul quale, una volta settato per la latitudine per la quale si vuole fare l'orologio, con semplici operazioni si legge direttamente il valore in gradi delle distanze angolari delle ore dalla linea meridiana. Il secondo metodo è quello geometrico già visto negli altri casi per mezzo della "Linea delle Corde" e rimanda il lettore che ignori questo argomento a leggere il suo libro "Geometrical exercises"! Allo stesso modo descrive gli altri casi di orologi solari principali. Osserviamo qui che l'autore dice che al posto della Linea delle Corde si può utilizzare anche un "Radius", che noi identifichiamo con il "raggidico solare", ovvero con il Trigono dei Segni o strumento similare. 161 L'unica figura che accompagna il testo dedicato agli orologi solari The Line of Proportion, London 1677 E' dall'edizione del 1677 che compare per la prima volta in questa opera il capitolo "Dialling". Dal 1666 Leybourn pubblica questo libretto in cui spiega la teoria e l'uso di un "righello proporzionale", comunemente denominato righello di Gunter e la 162 sua applicazione nelle varie arti, tra cui quella di costruire gli orologi solari. Dobbiamo aspettarci quindi che anche in questo caso la gnomonica sia stata trattata dal punto di vista dell'applicazione di uno strumento, come il righello di proporzione. Infatti il capitolo VI del libro si intitola "The use of the proportional Lines in Dialling" e consta di meno di 30 pagine senza neppure una figura! Infatti per l'applicazione della linea di proporzione in questi casi vengono date le analogie trigonometriche per ciascun caso. Nell'esempio che si vede nella pagina riportata qui sotto si insegna a trovare l'elevazione dello stilo polare in un orologio verticale declinante verso Nord o verso Sud di 30 gradi. e così via per tutti gli altri esempi. Esempio di analogia per l'elevazione dello stilo polare e la distanza della sottostilare dalla linea meridiana. 163 The Art of Dialling, London 1681 The Art of Dialling costituisce insieme Dialling Plain, Concave, Convex... e A Supplemen of Geometrical Dialling, un'opera gnomonica corposa e completa che può essere considerata nel suo insieme la più importante pubblicazione sugli orologi solari di Leybourn e una delle più importanti, come manualistica tecnica, della seconda metà del XVII secolo. Sempre con l'interesse rivolto principalmente ai "Practioner's", come anche la sua professione di Surveyor gli imponeva, egli pubblica questi tre manuali di gnomonica nel giro di un decennio. La prima edizione, intitolata The art of dialling performed geometrically, by scale and compasses, arithmetically, by the canons of sines and tangents, 164 instrumentally, by a trigonal instrument, accommodated with lines for that purpose by William Leybourn ... viene pubblicata a Londra nel 1669 (nello stesso anno in cui nel giardino reale del Re Carlo II d'Inghilterra veniva installato il grandioso monumento gnomonico denominato "pyramidical Dyal" di cui abbiamo già trattato in un precedente articolo) e dato il successo egli stesso provvede a sostituirla con una seconda edizione che esce dalla tipografia nel 1681. La prima edizione era troppo piena di errori e sviste, come egli stesso scrive nella prefazione del 26 settembre del 1680 e forse anche per questo fu sostituita da una versione corretta e ampliata. L'autore ci tiene a precisare che è stato talmente pignolo nella revisione della seconda edizione che non ha avuto neppure bisogno di inserire una "errata-corrige". Questa prima opera specifica di gnomonica, tratta però esclusivamente di orologi piani. Così, l'anno successivo alla seconda edizione, ovvero il 1682, pubblica la continuazione di questo lavoro che si intitola "Dialling Plain, Concave, Convexe..." in cui tratta principalmente degli orologi solari non piani e conclude la trilogia con un supplemento riguardante i metodi geometrici per gli orologi solari, dal titolo "A Supplemento of Geometrical Dialling" che pubblica prima come fascicolo indipendente nel 1689 e poi lo include nella terza edizione, quella del 1690, di "The Art of Dialling", alla fine del libro. I due volumi principali avranno una ristampa nel 1700. Qui prenderemo in esame la seconda edizione, del 1681. Il libro consta di 166 pagine ed è di piccolo formato come si conviene ad un manuale portatile. Si compone di tre parti principali in cui si insegna l'arte di descrivere orologi solari in piano in tre modi: geometricamente per mezzo di scale e compassi, aritmeticamente per mezzo dei Canoni dei Seni e delle Tangenti, e strumentalmente per mezzo di uno strumento principale che l'autore denomina "Trigono orologico". L'autore specifica già nel titolo di copertina che la parte geometrica è derivata dalla proiezione della sfera nel piano stesso dell'orologio solare. Prima di trattare degli orologi solari, in circa 30 pagine viene esposta una introduzione che spiega concetti ed operazioni fondamentali della geometria e dell'astronomia che saranno poi 165 applicati nel resto del trattato. Si va dalle operazioni pratiche di come disegnare linee rette e perpendicolari, alla definizione e costruzione delle "linee delle corde", passando per le definizioni degli elementi della sfera celeste; una tavola delle declinazioni del Sole e delle latitudini delle principali città dell'Inghilterra, Gallia, Scozia, Islanda e Irlanda, completa l'introduzione. La prima parte, quella geometrica è anche la più lunga e con i suoi 28 capitoli, più la seconda parte, occupa circa un centinaio di pagine. Come di consueto viene fatta una classificazione delle varie tipologie di piani su cui si costruiscono gli orologi solari che Leybourn riassume nello schema qui sotto riportato. Egli precisa che le denominazioni di detti piani derivano dalla posizione dei loro assi nella sfera celeste e non dai circoli della sfera sui quali giacciono. E' uno strano modo di concepire le definizioni dei piani degli orologi che mi pare non sia stato successivamente mai adottato da altri autori. Egli in pratica tiene conto del polo del piano rispetto alla sfera celeste e non della direzione di esso. E' curioso quindi notare che egli denomina "verticale" il piano dell'orologio orizzontale "sebbene il piano di tale orologio giaccia nel piano del cerchio orizzontale": nelle sue stesse parole: 166 Divide i piani in 3 varietà: paralleli all'orizzonte, perpendicolari ad esso (con le relative sottocategorie) e reclinanti dallo Zenithinclinati sull'orizzonte. Viene quindi descritto lo strumento declinatorio-inclinatorio già visto in precedenza per misurare la declinazione/inclinazione di un piano e finalmente inizia la descrizione dei primi orologi solari. Il metodo geometrico adottato da Leybourn è quello già visto in precedenza che vede l'utilizzo della "linea delle corde". La linea della corde è una scala che veniva incorporata negli strumenti matematici (come quelli descritti anche da Bion) e facevano parte dei cosiddetti righelli (rules), molto utilizzati nella gnomonica inglese. A volte un solo righello poteva contenere varie scale di questo tipo, come la linea delle parti uguali, la linea delle tangenti, la linea delle corde, ecc. In fig. 70 si vede una figura che rappresenta la descrizione di un orologio verticale per la latitudine di Londra 51° 32' e declinante dal Nord verso Ovest di 60° e reclinante dallo Zenit di 54° con la proiezione dei circoli della sfera celeste e la forma dello gnomone triangolare. 167 Figura 70 Metodo geometrico della Linea delle Corde Qui sotto si vede una prima rappresentazione geometrica per la definizione della linea delle corde utilizzata dall'autore. 168 Tutta la prima parte relativa al metodo geometrico si basa però esclusivamente sulla descrizione degli orologi solari con l'utilizzo della sola scala delle linee delle corde che, come abbiamo visto, è il metodo che l'autore predilige di più almeno per quanto riguarda la divulgazione di questa materia quando si rivolge soprattutto ad un pubblico di costruttori e artisti professionisti. Non siamo pratici di questo metodo che, rispetto già a quelli più semplici ed elementari che sono stati canonicamente insegnati nei libri più famosi di gnomonica, giudichiamo essere troppo dispersivi e intricati di operazioni che possono apportare molti errori nella pratica esecuzione. Per curiosità vogliamo accennare ad uno solo, relativo alla descrizione di un orologio solare orizzontale, in modo che il lettore possa avere una vaga idea delle operazioni da compiere, rispetto al semplice ribaltamento del piano equatoriale che fa parte dei metodi geometrici classici. In riferimento alla figura 71: 1. Si disegni il circolo ESWN che rappresenterà il "Piano Verticale" (ovvero orizzontale con il suo polo verso lo zenit, nella concezione di Leybourn); per il suo centro si tirino ad angoli retti i due diametri SQN per la linea meridiana e le ore 12 e EQW per il piano del primo verticale corrispondente alle ore 6; 2) Siccome la latitudine del luogo è di 51° e 32', si prendano 51° e 32' sulla scala della "linea delle corde" e si riporti tale distanza 169 da S ad a (quadrante in alto a destra) e da W a b (quadrante in basso a destra); 3) Si posizione un righello dal punto E fino al punto a e si noti il punto P dove viene tagliata la linea meridiana SQN. Il punto P rappresenta il Polo del Mondo. Quindi la stessa riga la si posizioni da E fino a b notando il punto AE che è un punto della equinoziale che taglia la linea meridiana. Si disegni la linea AEW e la si suddivida a metà nel punto A da cui si fa partire una perpendicolare AG che taglia la linea meridiana nel punto C. E' questo punto C il centro del circolo equinoziale E-AE-W da cui, prendendo la distanza C-AE si descrive il semicircolo equinoziale E-AE-W. Figura 71 4) Si divida il semicircolo ENW in 12 parti uguali segnando i punti con dei piccoli cerchietti o,o,o,o, ecc. iniziando dal punto N (operazione che l'autore fa sempre utilizzando la "linea delle 170 corde"); 5) Si posizioni il righello in Q, centro del piano, e passante per ogni punto cerchiato, notando i punti *,*,*,* ecc. dove il righello seca il circolo equinoziale E-AE-W dividendolo in 12 parti ineguali; 6) Posizionando il righello da P, polo del mondo, fino ad ogni punto asteriscato *,*,*,..., si noteranno i punti I, I, I, I, ecc. di intersezione con il circolo ENW , dividendolo in 12 parti ineguali; 7) Infine, con i righello posizionato in Q e passante per ogni punto I, I, I... notato sul circolo ENW, si tirano le rette orarie prolungate fino alla scorniciatura del quadro in corrispondenza delle relative ore. Questo è, sostanzialmente, il metodo (di cui abbiano escluso la costruzione dello gnomone) che impiega l'uso della scala della "linea delle corde" che l'autore adotta per descrivere tutti gli altri orologi solari su superfici piane, contemplando tutti gli orientamenti previsti. Sette operazioni che diventano poco pratiche e imprecise nel caso di orologi molto declinanti e/o reclinanti-inclinati. Nella tabella che segue riportiamo alcune delle immagini più significative di questa parte geometrica. La prima parte geometrica termina con uno schema per facilitare l'identificazione dell'orientamento degli gnomoni in ogni sorta piano. La tabella è la seguente: 171 La seconda parte del metodo geometrico di questo trattato si intitola "A second way of Dialling geometrically performed" ed è basato sull'utilizzo di un grafico che Leybourn denomina "schema preparativo". Facendo riferimento alla figura72: E' data la latitudine del luogo e la declinazione del piano. Figura 72 1) Con il Raggio della Scala della Linea delle Corde (60°) si descrive la quarta di cerchio ABD e prolungando BA fino a C in modo che BA sia uguale ad AC; quindi si disegna la linea retta DC; 2) Dal punto B si tira la perpendicolare Bm; 3) Si prende 51° e 32' pari alla latitudine sulla scala delle Corde e si riporta tale distanza da B a F e da D a G e posando la riga da A a F e G, si tracciano i segmenti FK e GI; 4) Dal punto G si disegna la linea GH parallela a AD o perpendicolare a BA; 172 5) Si prendono 20 gradi di declinazione sulla scala delle Corde e si riporta tale distanza da D a E, disegnando la linea EL parallela a DA; 6) Con 60° o il raggio della scala delle Corde preso con un compasso, si punta il piede nel punto D e con l'altro si descrive il circolo AO che viene diviso in tre parti uguali nei punti P e Q che rappresentano archi di ore intere AP, PQ, QO, a loro volta suddivisi in mezzore e quarti dai tre punti intermedi *,*,*,...; posando la riga sui punti DP e successivamente DQ e DO, prolungando fino ad intersecare la linea AC si trovano i punti orari 3-9, 2-10, 1-11 e 12 delle ore intere e se si fa lo stesso on i punti intermedi *,*,*, si ottengono anche i quarti e le mezzore. Fatto ciò è terminato lo schema preparativo. Costruzione dell'orologio solare verticale declinante di 20° Ovest con lo schema preparativo Con riferimento alla figura qui accanto, si eseguono le seguenti operazioni: 1) Sul piano dell'orologio disegna una linea retta come ST che sarà la linea meridiana e quindi la retta oraria delle 12, sulla quale assegna ad una distanza conveniente il punto R che sarà il centro del tuo orologio; dal punto R disegna la linea RW perpendicolare a ST; 2) Sul tuo schema preparativo prendi la linea BK e riportala sul piano dell'orologio da R a T; fai lo stesso prendendo la distanza BI e riportala sull'orologio da R a W, sulla parte destra poiché il piano della declinazione del muro è Ovest, e da T a V formando il parallelogrammo EWTV sulla parte Est dell'orologio; 3) Sullo schema preparativo prendi la distanza LA e riportala sul piano dell'orologio da T a X e da W a θ e disegna le linee RX per la Sustilare e R θ per la linea delle ore 6 che sarà prolungata nella parte Ovest del quadro dell'orologio; 4) Sullo schema prendi la linea EL e trasferiscila sul piano dell'orologio da R a 12 e da X a Y perpendicolare a RX e disegna la linea RY per l'asse o Stilo del tuo orologio; 5) Sullo schema prendi la linea GH, riportala sul piano dell'orologio da R a Z e disegna la linea Z6 parallela a WV, essa taglia la linea oraria delle sei nel punto 6; 173 6) Fai R6 sopra il centro (nella parte sinistra del quadro in alto) uguale alla distanza R6 sotto il centro (parte destra) e disegna le due linee 12-6 da una parte e 12-16-C nell'altra parte; 7) Sul piano del tuo orologio prendi le distanze 12-6 e 12-6-c e riportale sullo schema preparativo da B a c e da B ad a e posando una riga da C ad a, e da C a b disegna le linee CM e CN; 8) Infine, dal punto A, o 3-9, prendi il segmento più corto dalla linea CN e riportalo sul piano del tuo orologio da 12 a 9, o da 6 a 9 nella parte sinistra; il punto 9 (se hai lavorato bene) dividerà la linea 6-12 (sempre nella parte sinistra del quadro) in due parti uguali; anche, punta un piede del compasso nel punto 2-10 della linea AC dello schema preparativo e con l'altro piede del compasso prendi il punto di minore distanza dalla linea NC e riporta questa distanza sul tuo orologio da 12 a 8 e da 6 a 10 (linea parte sinistra del quadro); ancora punta un piede del compasso nel punto 1-11 dello schema preparativo e con l'altro piede trova la distanza minore sulla linea NC e riporta tale 174 distanza sull'orologio da 12 a 11 e da 6 a 7. Così la linea 6-12 nella parte sinistra del quadro dell'orologio viene suddivisa in 6 parti ineguali nei punto 6-7-8-9-10-11-e 12 per i quali passeranno le rispettive linee orarie tracciare per il centro R dell'orologio. Per le linee pomeridiane, i punti di suddivisione sulla linea corta 12-6 nella parte destra del piano dell'orologio vengono presi allo stesso modo con riga o compasso, sulla linea AC dello schema preparativo, ma trovando i segmenti di minore distanza tra i punti 3-9, 2-10, 1-11 e 12 sulla linea MC invece che sulla linea NC. Infine, congiungendo i punti riportati sulla linea corta 12-6 dell'orologio si tracciano per il centro R le vere linee orarie pomeridiane. Volendo inserirei quarti e le mezzore nell'orologio si procede allo stesso modo prendendo sempre le distanze nello schema preparativo sulla linea AC per i punti corrispondenti ai quarti e alle mezzore. Un metodo questo che francamente ci sembra abbastanza lontano dal poter essere considerato di facile applicazione pratica sui muri e che possa offrire una certa precisione. Allo stesso modo l'autore descrive le operazioni per fare gli altri tipi di orologi orientati a nord, est, ovest, e/o inclinati-reclinanti. Il libro continua con la penultima parte dedicata alla costruzione degli orologi solari per mezzo di uno strumento che l'autore denomina "Trigono orologico" (vedi figura grande più avanti). Esso è fatto convenientemente con una lamina di ottone a forma di triangolo retto in un angolo e con le scale dei seni, delle tangenti e delle ore. Disegnati gli elementi base, come la linea meridiana e il centro dell'orologio, con la semplice applicazione di questo Trigono, che funziona con gli stessi principi del "righelli gnomonici", si trovano abbastanza facilmente e con una buona precisione i punti orari e gli altri elementi per gli orologi orientati in ogni modo. Alla fine Leybourn vuole completare questo trattatello con un quarto modo di delineare gli orologi solari, questa volta attraverso il calcolo aritmetico che prevede l'uso dei "Canoni", o delle "Analogie" o ancora delle "Proporzioni" basate sulle tavole dei Seni e Tangenti artificiali. Un metodo che l'autore ritiene preciso e comodo in quanto le tavole trigonometriche sono ormai 175 alla portata di tutti. Qui sotto si può vedere un estratto delle prime analogie utilizzate per trovare, in un orologio verticale rivolto a Nord o a Sud e declinante, l'altezza dello stilo sul piano, la distanza sustilare dalla linea meridiana e gli angoli dei piani orari. Nella figura 73 è rappresentato lo strumento "Trigono Orologico" di Leybourn il cui disegno non viene rappresentato nell'edizione del 1681 e che qui riporto dalla prima edizione del 1669. Inoltre nel testo "Advertisment" si può leggere una sorta di pubblicità della costruzione e vendita di questo come di altri strumenti matematici ed orologi solari, realizzati dal costruttore Walter Hodges 176 Figura 73 Nella seconda parte di questo articolo descriveremo l'opera gnomonica maggiore di Leybourn e i restanti libri in cui tratta ancora del nostro argomento anche se in modo non specifico. 177 Ora andremo a descriveremo quella che può essere considerata l'opera gnomonica maggiore di Leybourn, Dialling, Plain, Concave, Convexe...sia perchè riunisce un po' tutto ciò che aveva già trattato prima del 1682, sia perché completa l'argomento aggiungendo vari altri piccoli trattati riguardanti le tipologie di orologi solari non considerati in precedenza. Inoltre completeremo questo studio accennando anche ai contenuti di interesse gnomonico delle rimanenti opere in ordine cronologico fino al 1694 e queste sono (con titoli abbreviati) A Supplement of geometrical Dialling, Cursus Mathematicus, Pleasure with Profit. Dialling Plain, Concave, Convexe...London, 1682, 1700 Il frontespizio dell'opera e l'effige di Leybourn ritratto all'età di 64 anni. Come si legge già dal titolo, il libro è una raccolta di undici distinti trattati nella prima edizione del 1682 che viene quindi corretta e ampliata nella seconda edizione del 1700 fino a contenere ben 14 trattati. In questo lavoro Leybourn cerca la 178 sintesi e la completezza per quanto riguarda il suo intento di divulgare l'arte di fare gli orologi solari che ha sviluppato nei libri a stampa, in modo particolare nel periodo che va dal 1672 al 1694. E' questo il libro più corposo, con le sue 191 pagine in cui raccoglie tutto ciò che ha imparato a conoscere nella gnomonica, soprattutto in relazione alla sua professione di Surveyor e come collaboratore e amico dei più importanti matematici e instrument-maker di allora. Qui vengono presi in esame tutti i metodi visti nelle precedenti opere e quindi viene esposta la dottrina degli orologi solari per mezzo dell'Aritmetica, Geometria, Strumentaria e Meccanica, il tutto riccamente illustrato con splendide incisioni in rame. Leybourn fa una lunga introduzione, come di consueto, per i suoi lettori, dicendo che negli anni passati aveva redatto vari scritti, per pura passione, relativi agli orologi solari e che aveva riposto nel cassetto e che questa "miscellanea di trattati", come chiama questo libro, è nata dal fatto che a iniziare dal 1678 egli ebbe diverso tempo libero a disposizione, grazie al quale, pensò di perfezionare e riconsiderare una pubblicazione delle cose che aveva scritto. Egli ci fa sapere, inoltre, che per quanto riguarda il metodo di calcolo degli orologi solari e le tavole numeriche si è affidato al trattato sulla Sciographia di Wells, cercando di insegnare al giovane "Practitioner", la relazione tra "proiezione sferica" e "calcolo trigonometrico". Il secondo trattato, sui metodi geometrici, è una parziale traduzione del Magnon di Thomas Gibson e il terzo trattato è ripreso da Samuel Foster di cui ha curato la stampa praticamente di quasi tutti i suoi libri; il quarto trattato è un ampliamento dell'Appendice al libro "Dialling" di Stirrup che Leybourn aveva scritto 25 anni prima e in cui dice che il lettore troverà già diverse cose nuove che non sono comprese in altri libri; il quinto trattato riprende le stesse cose del quarto ma le affronta con diversi artifici; il sesto trattato contiene ciò che curiosamente l'autore denomina "furniture", ovvero tutto ciò che della sfera celeste può essere rappresentato su un orologio solare in relazione alle indicazioni che si desiderano avere, come le curve di declinazione, gli azimut, gli almucantarat, le case celesti, ecc. Qui precisa che poche sono le cose che ha trascritto da autori come Kircher, mentre molte altre 179 le ha calcolate de novo con grande sacrificio e aggiungendo la descrizione, la costruzione e l'uso delle stesse; il settimo trattato è la traduzione inglese di un manoscritto latino di Samuel Foster del 1640 che l'autore ha avuto dal suo amico John Twisden M.D.C.L.; l'ottavo trattato descrive come trasformare un globo celeste in un orologio solare nella stessa forma; il nono trattato è interamente di Samuel Foster ed una parte di esso fu stampata da Leybourn per conto di Foster nelle sue Miscellanee nel 1659; il decimo trattato è ancora interamente di Foster e, insieme a qualche parte del nono trattato, fu ripreso da un suo manoscritto che per l'eccezionalità delle molte cose contenute fu intitolato GOLD; l'undicesimo trattato sugli orologi solari rifratti è anche di Foster e fu inserito nelle sue Miscellanee; inoltre è stato inserito un supplemento al primo trattato in cui si insegna la regola di fare orologi solari in ogni sorta di superficie piana dalla proiezione stereografica; al secondo trattato è aggiunto un terzo modo geometrico per descrivere lo stilo, il substilo e la linea meridiana in tutti i piani; e nel terzo diversi modi di fare orologi su superfici piane senza riflessione della luce del sole, e nel quarto una intera sezione relativa ai metodi per fare i corpi solidi geometrici degli orologi poliedrici. Siamo di fronte quindi ad una miscellanea gnomonica. Una raccolta, diligentemente preparata, di fascicoli e manoscritti, alcuni frutto della sua penna, altri di autori più o meno famosi del tempo, tra cui il più illustre era Foster, che avevano pubblicato diversi manuali scientifici sotto la sua stamperia. Tralasciando le sezioni riprese dal Foster (cioè il terzo, settimo, nono, decimo e undicesimo trattato) di cui ci occuperemo meglio in un prossimo articolo, accenneremo brevemente alle altre, con qualche attenzione particolare agli argomenti finora non trattati. L'autore inizia con una piccola ma necessaria introduzione di problemi e definizioni geometrico-astronomici, fondamentali per la corretta comprensione dei capitoli successivi. Il primo trattato inizia con la teoria, costruzione ed uso delle Linee o Scale Naturali dei Seni, Tangenti, Secanti, ecc., la Linea delle Corde, i Righelli orizzontali e Scale Circolari. Nella figura accanto vi sono tre disegni che rappresentano nella fig. 1 la 180 costruzione e l'utilizzo della Linea delle Corde, nella fig. 2, un classico righello gnomonico orizzontale con la linea delle tangenti, delle semi-tangenti, dei seni e delle corde, esattamente identico ad uno degli esemplari che generalmente costruiva Walter Hayes, instrument-maker molto ben voluto da Leybourn e che ebbe un ottimo successo in quei tempi; nella fig. 3 la sfera celeste e come si possano proiettare i suoi circoli per mezzo dei precedenti strumenti. Nel capitolo 3 Leybourn fa una lunga classificazione, forse la più accurata, dei possibili e riscontrabili casi di orientamento dei piani sui quali si possono costruire orologi solari. Ne elenca diciassette, comprendendo anche quelli inclinati e reclinati. Passa quindi alla descrizione dei metodi per trovare la reclinazione, inclinazione e declinazione dei piani. Il metodo per la declinazione del muro esposto da Leybourn è complicato ed artificioso e prevede diverse osservazioni, su due muri dello 181 stesso edificio, di prendere la "distanza orizzontale", ovvero l'azimut, del Sole dal polo del piano del muro (quindi dalla perpendicolare al suo piano e non dalla parallela al suo piano come di consueto) e dell'altezza del Sole, entrambe fatte con il quadrante. Qui sotto si vede la caratteristica rappresentazione della misura della declinazione del piano del muro per mezzo del quadrante. Il capitolo IX si occupa della descrizione dei principali orologi solari con tre metodi principali: per la proiezione della sfera nel piano, geometricamente e con il calcolo trigonometrico (analogie). 1) Orologio orizzontale, Orologio verticale Sud, Orologio verticale Boreale ( rivolto a Nord), Orologio verticale Meridiano Orientale, Orologio verticale Meridiano Occidentale, Orologio verticale declinante Ovest. Si può notare prendendo ad esempio la figura 2 della tavola precedente, il metodo esposto da Leybourn per la costruzione dell'orologio verticale Sud, basato sulla proiezione della sfera nel piano. Nelle tavole seguenti si vedono le figure relative alle descrizioni per la costruzione degli orologi solari con declinazioni del piano molto elevate, quando sono inclinati o reclinanti, Equinoziale, Polare, ecc.. Alla fine del primo trattato viene inserito un supplemento in cui è spiegato un "modo generale e facile di proiettare le linee orarie su ogni sorta di piano in accordo con le regole della proiezione circolare e stereografica della sfera nel piano", facile perchè non viene disegnata la proiezione stereografica dei meridiani e dei circoli orari della sfera nel piano orizzontale, ma solo il "fondamentale" o "cerchio primitivo" che rappresenta il piano dell'orologio stesso. Il metodo è molto semplice e ne vediamo un esempio descrittivo nella figura qui accanto dove è rappresentato un orologio orizzontale per la latitudine di Londra. L'ovale al posto del cerchio nel centro (che sarebbe il "fondamentale") è dato da una distorsione dell'immagine originale ma, in effetti, esso è da considerarsi un cerchio perfetto. Ecco una sintesi della 182 descrizione di Leybourn: "Sopra Q, preso quale centro, descrivi un cerchio che rappresenta il piano del tuo orologio orizzontale; tira la linea NS per il centro Q che rappresenta la linea meridiana delle 12 e WE ad angolo retto che rappresenta il piano del Primo Verticale est-ovest e la linea oraria delle VI; prendi 51° e 32', latitudine del luogo, sulla Scala delle Corde e riporta tale distanza da S fino al punto a e da W al punto b; una riga posata sui due punti E ed a, taglia la linea meridiana NS nel punto P che sarà il Polo del Mondo; posizionata la riga su E e il punto b, taglierà la linea NS nel punto AE che è un punto di intersezione tra il piano equinoziale e il piano meridiano; per i tre punti W-AE-E traccia l'arco di cerchio equinoziale W-AE-E il cui centro è nel punto c sulla linea NS con il semidiametro AE-c pari alla secante di 38° e 28' che è il complemento della latitudine. Fatto ciò, dividi il 183 semicerchio W-N-E in 12 parti uguali nei punti cerchiati o,o,o,o,o,...ecc., quindi posa la riga sul punto Q e su ognuno di questi punti o,o,o,o..., trovando le intersezioni sull'arco di cerchio equinoziale W-AE-E nei punti asteriscati *,*,*,*,*...ecc. dividendolo così in 12 parti ineguali; ancora, posa la riga su P, Polo del Mondo, e su ciascuno dei punti asteriscati dell'arco di cerchio equinoziale W-AE-E, trovando in questo modo sul cerchio W-N-E- i punti 1,2,3, ecc, da una parte e 11,10,9, ecc. dall'altra; infine posa la riga su Q e passante per ognuno di questi ultimi punti trovati, e traccia le linee rette che rappresentano le ore vere". Lo stesso metodo viene applicato anche agli orologi verticali declinanti, inclinati o reclinati. Per quanto riguarda il secondo trattato, relativo ai metodi geometrici, riportiamo il primo esempio di un metodo geometrico descritto al primo capitolo e intitolato: "come trovare il luogo del Substilo, Stilo e Meridiana, e come disegnare le linee orarie sul piano di un orologio verticale non declinante". Con riferimento alla figura sottostante, l'esempio è per un orologio alla latitudine di Londra e declinante a Est di 30 gradi. Nel punto C, quale centro, descrivi un quadrante CAQ e, con la stessa distanza di compasso, sopra A (il quale sarebbe il centro vero dell'orologio) , descrivi un arco di cerchio occulto CL, pari all'angolo di complemento della latitudine del luogo, cioè 38° e 28' e traccia la linea AL prolungandola fino a D. Allo stesso modo fai un angolo di 30 gradi in C, pari alla declinazione del piano, da Q a X e traccia la linea XC e prolungandola ancora; da C, con distanza CD, fai un arco di cerchio occulto fino ad incontrare la linea QC, prolungata prima, nel punto S e da qui traccia la perpendicolare SR alla linea QC. Prendi la distanza CY uguale a RS e traccia la linea AY che sarà il luogo del Substilo o Linea Sustilare; da Y tira una perpendicolare (alla linea sustilare) fino a G, facendo YG uguale a CR e da G disegna AG che è lo Stilo del tuo orologio. Punta un piede del tuo compasso in Y e con l'altro piede prendi la più vicina distanza allo Stilo AG e riporta questa distanza da Y sulla linea sustilare trovando il punto cerchiato o, il quale sarebbe il centro del circolo equinoziale e la linea GY prolungata indefinitamente sarebbe 184 una tangente a detto circolo; sopra il punto cerchiato o descrivi con il compasso il semicircolo D, *, F, rappresentante una metà del circolo equinoziale, fatto il quale, posa una riga dal punto cerchiato o a P dove la linea tangente interseca la linea meridiana delle 12, e segna il punto in cui la riga interseca il cerchio equinoziale, questo sarà il punto asteriscato *; da questo punto suddividi il cerchio equinoziale in dodici parti uguali. Ora se posi una riga sui due punti, il primo cerchiato o sulla linea sustilare superiore, e gli altri cerchiai o,o,o,o trovati sul circolo equinoziale, troverai che la riga interseca la linea tangente prolungata (YP) nei punti 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 1, e 2 nel quadro dell'orologio. Le rette tracciate dal punto A, centro dell'orologio, e per i punti appena trovati 6, 7, 8, ecc. saranno le vere rette orarie". Segue una breve dimostrazione di questo procedimento basata sulla proporzione o analogia "come il raggio sta alla tangente del complemento della latitudine, così il Seno della declinazione del piano dell'orologio sta alla tangente della distanza sustilare dalla linea meridiana". 185 The Furniture of Sundials Il quarto trattato reca il curioso titolo: "Of the Furniture with which Sun-Dials may be beautified...". Queste "furniture", la cui traduzione letterale è "mobili", sarebbero niente altro che le informazioni gnomoniche addizionali che possono inserirsi negli orologi solari. Come abbiamo potuto vedere, Leybourn ha trattato fino ad ora la descrizione di orologi solari considerando solo lo Stilo, il Substilo, La linea del Primo Verticale, la linea Meridiana, l'Equinoziale e le linee orarie astronomiche. Tutto ciò che può essere aggiunto a queste informazioni basilari fa parte delle "furniture" con le quali un orologio solare può essere ulteriormente abbellito e reso interessante. Già nel piccolo proemio, l'autore ci fa un elenco, incompleto ma abbastanza dettagliato di quali possono essere queste furniture e cita: "il calendario annuale (le curve di declinazione), il sorgere e tramonto del Sole, la lunghezza dei giorni e delle notti, l'Azimut o il "punto del compasso marino" in cui il Sole si trova in ogni istante del giorno, gli Almicanthar o Circoli di Altezza del Sole, 186 le ore Italiche, Babiloniche e Giudaiche (o antiche), i Segni dello Zodiaco nel Meridiano con gli "Ascendenti e Discendenti", e i Circoli di Posizione, scoprendo in quale delle 12 Case Celesti il Sole si trova in ogni istante del giorno, etc." Qui sopra si vede in dettaglio la rappresentazione di un orologio solare che noi oggi chiamiamo "Equatoriale" in quanto il piano dell'orologio giace nel piano dell'equatore celeste e che Leybourn, con il suo metodo, denomina "polare" perchè, come abbiamo già visto, considera i piani degli orologi dalla direzione del Polo del piano (ovvero la perpendicolare al piano) che, in questo caso, punta al Polo celeste. Ciò crea non poca confusione perchè il nostro orologio equatoriale, viene detto "polare" e il nostro orologio polare viene detto da Leybourn "equinoziale".... Da notare una curiosità nel disegno riportato qui sotto. Sono certamente descritti i tracciati orari delle ore Astronomiche, Italiche e Babiloniche, tutte numerate. L'ora babilonica 14 però corrisponde con l'ora Italica 24. Si tratta senz'altro di un errore del disegno perchè l'ora Italica 24 è orizzontale e combacia con la linea dell'orizzonte PQ; inoltre, curiosamente viene riportata la linea italica 25 che è posizionata in modo errato e che comunque non servirebbe a niente, dato che l'ora 24 corrisponde con il tramonto del sole! Gaspar Schott, nel suo Cursus Mathematicus ha delineato l'orologio equatoriale con le ore Italiche riportando anche le linee notturne delle 1, 2, 3, 4, ecc., correttamente, evidentemente lo si faceva per l'abbellimento del disegno o per completezza, ma in questo caso la linea delle "25" è disegnata in 187 modo errato. Qui sotto, Fig. IV di fig. 7 è descritto un Orologio Polare che Leybourn chiama "Equinoziale" in quanto il polo del suo piano è diretto verso il piano equatoriale. Vi sono rappresentate le ore Astronomiche intere e le mezzore numerate a numeri romani, undici linee di declinazione, due tratti della linea alba-tramonto, le Ore Italiane, le ore Babiloniche e le ore Temporarie e infine cinque Case Celesti, oltre che il bell'ortostilo centrale. Per quanto riguarda la descrizione degli Azimut è interessante notare un particolare poco conosciuto. Dobbiamo innanzitutto dire che l'aggiunta degli Azimuth (che sono archi di cerchio massimi la cui proiezione nel piano sono delle rette) negli orologi solari è abbastanza rara ma qualche volta li si vede in antichi orologi verticali murali. Tuttavia essi rappresentano un discreto abbellimento dell'orologio stesso insieme all'informazione dell'altezza del sole sull'orizzonte da 0 a 90°. Generalmente gli azimut riportati corrispondono ad archi di cerchio della sfera pari a 10° ciascuno fino a 90°. Leybourn ci parla invece di una novità, quella di rappresentare gli Azimuth corrispondenti ai 32 punti del Compasso Marino "Mariner's Compass", in uso principalmente dal XVI secolo. Ogni punto corrisponde ad 11° e 15'. Nella tabella sotto si vedono alcuni degli orologi descritti da Leybourn con le diverse "furniture". Nel quinto trattato l'argomento viene spiegato con l'utilizzo delle Scale delle Tangenti e Secanti naturali. Figura 74 188 Il sesto trattato è quello per il quale Leybourn ha sofferto di più perchè ha voluto calcolare "de novo" tutte le "effemeridi gnomoniche", ovvero le tabelle dei dati utilizzati per la costruzione di tutti gli orologi solari descritti e ne spiega la teoria, il calcolo e l'uso. Esse sono le tavole della declinazione del Sole calcolate in diverse situazioni, le tavole dei Seni, Tangenti e Secanti naturali e una "Scala" o "Settore" che ha "le parti uguali", i "paralleli dei segni" e gli Archi Diurni, gli Azimut, gli Almucantarat, le ore Italiche, Babiloniche e Giudaiche. Una corposa sezione in cui i dati vengono evidentemente calcolati con espresso riferimento alle esigenze di coloro che devono costruire orologi solari. L'ottavo trattato insegna a realizzare orologi solari nelle superfici sferiche concave e convesse regolari e posizionate in modo parallele, perpendicolari o oblique rispetto all'asse del mondo. In riferimento alla fig. 75: In fig. I si vede un orologio concavo orizzontale; in fig. II un orologio concavo meridiano, cioè rivolto a Est o ad Ovest; in fig. III un orologio concavo verticale declinante a Est o ad Ovest; in fig. IV un orologio concavo Sud o Nord declinante e reclinante; nella fig. V si vede un orologio concavo nel caso in cui l'asse taglia la concavità in due parti diseguali; nella fig. VI si vede il caso di una concavità in cui l'asse passa per il centro e quindi la forma è quella di un cono. Infine vengono descritti brevemente gli orologi fatto sui globi e su superfici convesse. L'ultima parte di questo libro contiene degli opuscoli che furono scritti da Samuel Foster e che non tratteremo qui, ma in un prossimo specifico articolo. Infine Leybourn aggiunge una descrizione sommaria, praticamente ristampata identica a quella pubblicata da John Holwell qualche anno prima, sull'orologio installato nel giardino reale del Re Carlo II a Withe-Hall nel 1669 e di cui abbiamo recentemente pubblicato un articolo molto 189 completo che comprende anche la descrizione originale dell'autore che lo realizzò, il gesuita Francis Hall (Line). Figura 75 190 A supplement of geometrical dialling, London, London 1689 E' questo un opuscoletto di sole 24 pagine e senza figure che spiega il modo di usare scale e compasso coi metodi geometrici e come disegnare orologi solari senza preoccuparsi della posizione del piano, della loro declinazione, inclinazione o reclinazione. Inoltre spiega anche un modo di fare gli orologi solari riflessi per mezzo di uno specchietto posizionato sul davanzale di una finestra. Nel testo però Leybourn fa riferimento a figure che almeno in questa copia non ci sono. Siccome questo è sostanzialmente un supplemento al precedente trattato "The Art of Dialling", è probabile che faccia riferimento ad esso. Pertanto qui ci limiteremo a riportare i titoli dei capitoli di questo supplemento: Cap. I. Dei circoli della sfera e come vengono descritti sugli orologi solari;ù Cap. II. Come descrivere l'Equinoziale, i due tropici e gli altri circoli paralleli intermedi sul piano degli orologi solari; Cap. III. Come descrivere le ore Babiloniche e Italiche sugli orologi solari; Cap. IV. Le ore Giudaiche, o Antiche o anche Planetarie e come vengono descritte sugli orologi solari; Cap. V. Come sono descritti gli Azimuth o Circoli Verticali; Cap. VI. Come descrivere gli Almicanters o circoli d'altezza del Sole; Cap. VII. Un modo generale e facile per proiettare le linee orarie sopra i piani senza tenere conto della declinazione, inclinazione e reclinazione; Cap. VIII. Come, da uno specchio posto orizzontalmente, disegnare le linee orarie per riflessione su un piano dritto o curvato. Cursus Mathematicus, London, 1690 Un'opera matematica dedicata al figlio del duca di Worcester, ma soprattutto diretto agli studenti e a quanti volessero leggere una semplice ricapitolazione di questa scienza scritta con ampio respiro divulgato. In circa mille pagine, Leybourn descrive le maggiori discipline scientifiche dell'epoca come l'Aritmetica, la Geometria, l'Astronomia pratica, la Trigonometria, la 191 Cosmografia, gli strumenti geometrici, la Navigazione, la Gnomonica e l'Astronomia teorica. Qui sotto si vedono quattro immagini tratte dal libro di Astronomia e da quello Nautico (sotto, dove sono rappresenti anche un orologio solare e un notturnale). Qui sotto a sinistra si vede come era immaginata la superficie del Sole e a destra della Luna e in basso a sinistra le varie forme delle comete. 192 In questo Corso di Mathematica Leybourn fa una specie di "collage" di pezzi che ha già pubblicato nelle precedenti opere, prendendo qui e la e cercando di essere il più breve possibile. E' curioso notare che dopo tanti scritti sull'argomento, qui, nel proemio, per la prima volta riesce a fare una ministoria della gnomonica in poche righe, ricordando l'orologio di Achaz, gli orologi e i rispettivi inventori citati da Vitruvio e qualche altra citazione della letteratura di epoca romana. Sostanzialmente non viene aggiunto nulla e gli argomenti sono sempre gli stessi. Gli elencheremo brevemente per completezza di informazione. La prima parte inizia con la "gnomonica aritmetica", cioè la costruzione degli orologi solari per via aritmetica, dando una breve descrizione dell'orientamento dei piani (declinanti, reclinanti, inclinati); il modo di trovarne la corretta posizione; come trovare la distanza orizzontale del Sole dal Polo del piano dell'orologio; come calcolare l'altezza e l'azimut del Sole in ogni ora del giorno. L'immagine che usa per spiegare il calcolo della declinazione del muro è la stessa che abbiamo visto sopra. Qui sotto si vede, a sinistra, di nuovo il "fondamento", o disegno fondamentale, che è una proiezione orizzontale della sfera celeste sull'orizzonte di Londra alla latitudine di 51° 32', con la descrizione di tutti i principali circoli che interessano per la costruzione degli orologi solari. In base a questo diagramma e con le regole della trigonometria sferica, Leybourn scrive le "analogie" come si è già visto nei casi precedenti, soprattutto nella prima parte di questo lavoro. A destra una tavola che raccoglie tutte le tipologie di quadranti solari, descritti per via trigonometrica. Come si può notare, Leybourn continua a fare una netta distinzione tra orologi solari con gli elementi essenziali, quali stilo, substilo, equinoziale e linee orarie astronomiche e le "furnitures", che tratta sempre a parte, ovvero le linee di declinazione del sole, gli altri sistemi orari, azimuth, ecc. La seconda e terza parte del libro tratta della costruzione di orologi solari per via geometrica e strumentale. Fondamentalmente per mezzo del "Quadrante" di cui si vede l'immagine in basso e che è molto simile al Panorganon se non 193 addirittura una sua semplificazione. I metodi contemplati dall'autore prevedono l'uso di Scale Circolari dei Seni, Tangenti e Corde naturali, la cui costruzione è mostrata nei libri precedenti di questo Cursus Mathematicus, e che sono riportate sui bordi del Quadrante di cui daremo ora una breve descrizione. L'arco di cerchio o "lembo" è suddiviso in 90 gradi, in settori di 10 gradi ciascuno; Uno dei lati ha una scala delle Tangenti naturali di 63° 27', l'altro una scala dei Seni naturali numerata da 10 a 90 gradi; alla fine della scala dei Seni vi è una linea delle Tangenti, numerata con delle ore, mezzore e quarti ed è denominata "Scala delle Tre ore". Trasversalmente vi è una Linea delle Ore suddivisa in 6 parti ineguali e numerata con lettere numeriche come si vede in figura. Sotto alla linea delle ore c'è una scala delle latitudini suddivisa in 90 parti ineguali ( o gradi) da cui si può prendere l'altezza del polo ( o dello stilo dell'orologio) su ogni piano. Le ultime undici pagine di questo libro, Leybourn le dedica agli orologi solari "Proiettivi" (ottenuti per proiezione delle linee orarie) e "Riflettivi" (per riflessione). In questo capitolo l'autore descrive lo stesso problema visto nel libro precedente e che viene formulato nel modo seguente: 194 Infine tratta di come fare un orologio all'interno di una stanza dove c'è una finestra nel cui vetro sia stato praticato un buco per far passare il fascio di luce solare e poi come descrivere le linee orarie e gli altri circoli della sfera per riflessione, tramite uno specchietto posizionato orizzontalmente sul davanzale di una finestra, in 8 semplici operazioni pratiche, peraltro senza alcuna immagine. Una tavola dei seni, tangenti e secanti naturali termina l'ottavo libro di questo trattato di matematica. Seguono altre interessanti pagine di astronomia, con le teorie planetarie, le tavole del Sole e della Luna di Tycho Brahe, le Tavole Rudolfine, tavole trigonometriche ecc. Pleasure With Profit, London 1694 L'ultimo libro che andremo a descrivere in cui Leybourn ancora tratta di orologi solari è questo Pleasure with profit che è, nello 195 stile dell'epoca, una raccolta di ricreazioni matematiche su diversi argomenti. Il libro, di circa 110 pagine, contiene una sezione intitolata "Horometrical Recreations", che costituisce da sola un piccolo manualetto di 28 pagine, così suddiviso: Cap. 1. Come fare un orologio orizzontale ad ogni latitudine per mezzo della linea delle Corde; Cap. 2. Come fare un orologio meridiano Est o Ovest geometricamente; Cap. 3. Con l'ausilio di un orologio orizzontale, in ogni latitudine, fare un orologio declinante per una data latitudine; Cap. 4. Come, meccanicamente, con l'ausilio di un orologio orizzontale per ogni latitudine, si descrive la linea meridiana, la sustilare, lo stilo e le linee orarie sopra qualsiasi altro piano, regolare o irregolare, per la latitudine data; Cap. 5. Degli orologi per proiezione; Cap. 6. Degli orologi per riflessione; Cap. 7. Come, con l'ausilio di un Trigono, si descrivono i circoli Equinoziale, i Tropici e gli altri segni dei Paralleli di Declinazione su ogni sorta di quadrante solare, come anche gli Azimut, i Punti del Compasso Marino, gli Almicantarat, o circoli d'altezza del Sole, ecc.: I. Come fare un Trigono; II. Come descrivere i Tropici e gli altri paralleli di declinazione in ogni sorta di orologi solari; III. Come descrivere i paralleli dell'altezza del Sole negli orologi solari per proiezione e per riflessione; IV. Come descrivere gli Azimut su ogni sorta di piano; Cap. 8. Degli orologi d'altezza diurni e degli orologi notturni: I. Da un Quadrante o altro orologio che dia l'ora dal Sole; II. Da un orologio fatto sul davanzale interno di una finestra di una stanza; III.Da un orologio fatto in un giardino: dal sole e dalle stelle; IV. Dal transito di una stella sul meridiano; V. Dal trovare l'ora di notte dalle stelle; Come fare un orologio a riflessione (l'autore scrive "Spot-Dial", cioè orologio a macchia di luce) in una stanza senza alcun calcolo o uso di fili. E questa paginetta la riportiamo qui sotto per soddisfare la curiosità del lettore, insieme alle altre immagini 196 presenti in questo libro di ricreazioni scientifiche. 197 Conclusioni: In questo lungo articolo abbiamo analizzato per la prima volta tutto ciò che di gnomonica scrisse William Leybourn nelle sue numerose pubblicazioni. Abbiamo preso in considerazione solo i libri pubblicati a suo nome ed escluso quelle parti che egli trasse da libri di altri autori, come Foster, di cui era anche tipografo, integrandole nelle sue pubblicazioni. Questo riguarda in special modo il suo principale libro di gnomonica "The Art of Dialling". In linea di massima possiamo concludere che Leybourn, di professione Surveyor, una sorta di attuale geometra-agrimensore, 198 fu un grande divulgatore della scienza ed in particolare dell'astronomia e della gnomonica. Anche se nulla di particolare egli ha aggiunto di suo alle metodologie o invenzioni per la costruzione di orologi solari che non furono già date da autori di più grande fama, come Foster, Gunter, ecc., tuttavia il carattere pratico delle sue esposizioni, grandemente influenzate dalla professione che svolgeva, rende piacevole e caratteristica questa divulgazione gnomonica di cui troviamo tracce in gran parte dei suoi libri. Siamo lontani dalle tipologie gnomoniche teoriche e descrittive del Rinascimento, e specialmente dalle opere gigantesche come quella di Clavio. Leybourn affronta l'argomento principalmente dal punto di vista aritmetico-strumentale e trigonometrico per via della analogie, stando al passo con i suoi tempi e con gli sviluppi della matematica. Abbiamo visto che egli dedica ampio spazio ai metodi che utilizzano le Scale delle funzioni trigonometriche e per questo egli re-inventò il quadrante denominato "Panorganon" derivato da quello di Foster. Descrive quindi metodi geometrici, utilizzando i righelli basati sulle scale di Corde, Seni, Coseni e Tangenti, anche se spesso sono metodi di difficile esecuzione pratica per orologi non comuni (quali con declinazioni eccessive ecc.) e metodi di calcolo utilizzando le "analogie". Gli argomenti sono ripresi e ripetuti, spesso in modo identico, in vari libri per cui possiamo dire, alla fine, che non tutti questi 10 libri visti riportano sezioni sugli orologi solari le une diverse dalle altre. Nel complesso Leybourn risulta una fonte gnomonica preziosa che riesce a farsi amare per la facilità di esposizione e l'alto livello divulgativo oltre che per la sua stessa passione di introdurre argomenti gnomonici in ogni dove, anche in contesti in cui altri non avevano mai pensato di inserirli, come i libri sulla professione di Surveyor. Noi, dal canto nostro, abbiamo fatto un altro piccolo passo nella storia della gnomonica e abbiamo goduto di una speciale "macchina del tempo", nella forma di un orologio solare, per tirare un respiro in un'epoca tanto diversa dalla nostra in cui il lento cammino dell'ombra dello stilo si conformava ad una vita meno frenetica e più adatta alla filosofia della gnomonica. 199 BIBLIOGRAFIA The art of numbring by speaking rods, vulgarly termed Nepeirs bones by which the most difficult parts of arithmetick, as multiplication, division, and extracting roots both square and cube, are performed with incredible celerity and exactness (without any charge to the memory) by addition and subtraction only. London Printed by T.B. for H. Sawbridge ..., 1685. The line of proportion or numbers, commonly called Gunter's line made easie by the which may be measured all manner of superficies and solids as boards, glass, pavement, timber, stone, &c. also, how to perform the same by a line of equal parts, drawn from the centre of a two-foot rule whereunto is added, The use of the line of proportion improved whereby all manner of superficies and solids may both exactly and speedily be measured, without the help of pen or compasses, by inspection, looking only upon the ruler / by William Leybourn. London Printed for Hannah Savvbridge ..., 1684. Dialing, plain, concave, convex, projective, reflective, refractive shewing hovv to make all such dials and to adorn them with all useful furniture, relating to the course of the sun, performed arithmetically, geometrically, instrumentally and mechanically and illustrated by sculptures, engraven in copper comprised in XI distinct tractates, the contents whereof follow next after the preface to the reader / collected, methodised and published by William Leybourn. London Printed for Awnsham Churchill ..., 1682. The art of dialling performed geometrically, by scale and compasses arithmetically, by the canons of sines and tangents instrumentally, by a trigonal instrument, accommodated with lines for that purpose; the geometrical part whereof is performed by projecting of the sphere in plano, upon the plain it self, whereby not only the making, but the reason also of dials is 200 discovered. The second edition diligently corrected and enlarged, with a second way of geometrical dialling, very easie, plain, and universal. By William Leybourn, philomath. London printed by J. Grover, for Thomas Sawbridge at the three Flower-de-luces in Little Britain, 1681. The art of measuring, containing the description and explanation of the carpenters new rule Fnrnished [sic] with variety of scales. Fitted for the more speedy mensuration of superficies and solids. Also certain geometrical problems, a table of logarithms to 10000, and some uses of the same exemplified in arithmetick and geometry but more particularly applied to the mensuration of superficies and solids, as board, glass, pavement, wainscot, plaistering, tyling, timber, stone, brick-work, and gauging of cask. The third edition with additions, by W. Leybourn. To which is added a supplement; being the description of the line of numbers, with its use, in divers practical examples of mensuration, of singular use for work-men, artificers, and other ingenious persons delighting therein. London printed for Rich. Northcot next St. Peters Alley, Cornhill, and at the Marriner and Anchor upon Fish-street Hill, near London Bridge, 1681. The use of the semicircle in taking of heights, depths, and distances, and in surveying of land ... London Printed by W.G. for Walter Hayes ..., [1680?] The vvorks of Edmund Gunter containing the description and use of the sector, cross-staff, bow, quadrant, and other instruments. With a canon of artificial sines and tangents to a radius of 10.00000 parts, and the logarithms from an unite to 10000 the uses whereof are illustrated in the practice of arithmetick, geometry, astronomy, navigation, dialling, and fortification. And some questions in navigation added by Mr. Henry Bond, teacher of mathematics in Ratcliff, near London. To which is added, the description and use of another sector and quadrant, both of them invented by Mr. Sam. Foster, late professor of astronomy in Gresham Colledge, London, furnished with more lines, and 201 differing from those of Mr. Gunters both in form and manner of working. The sixth edition, diligently corrected, and divers necessary things and matters (pertinent thereunto) added, throughout the whole work, not before printed. By William Leybourn, philomath. London printed for Francis Eglesfield at the Marigold in St. Paul's Churchyard, MDCLXXX. [1680] The city and country purchaser and builder in two books, composed by S. P. gent. The second edition, much enlarged by William Leybourne. By whom is also added a third book, shewing how to dispose & proportion the several rooms in any building and to place doors, stairs, windows, chimneys, &c. As also the art of measuring superficies and solids; with tables for that purpose. Together with the way and manner how to measure the works of the several artificers, by the most exact ways yet practised. With cautions to be observed in all. London printed for John Wright, and the assignes of Sam. Speed; to be sold by William Leach, at the Crown in Cornhil, neer the Stocks Market, 1680. The compleat surveyor containing the whole art of surveying the land by the plain table, circumferentor, theodolite, peractor, and other instruments with divers kinds of mensurations and matters pertinent to a work of this nature the whole treatise being comprised in VII books / by William Leybourn. London Printed by E. Flesher for George Sawbridge, 1679. A president for purchasers, sellers and mortgagers, or, Anatocisme (commonly called compound interest) made easie, without arithmetical calculation by a table ready computed, by which may be known the real worth of any annuity, rent or pension, either in present possession or in reversion (to be paid annually) at six pounds in the computed by W. Leybourn. London Printed for William Jacob ... and Langley Curtis ..., 1678. Arithmetick, vulgar, decimal, instrumental, algebraical in four 202 parts ... whereunto is added the construction and use of several tables of interest and annuities, weights, and measures, both of our own and other countries / by William Leybourn. London Printed by Tho. James for George Sawbridge ..., 1678. Panarithmologia, or, The trader's sure guide containing exact and useful tables ready cast up, adapted to the use of merchants, mercers, bankers, drapers, goldsmiths, grocers, brewers, weavers, and haberdashers, and all that deal by William Leybourn. London Printed by W. Pearson for J. and B. Sprint ... G. Conyers ... and J. Clarke ..., [1700] Arithmetical recreations or, enchiridion of arithmetical questions both delightful and profitable All of them performed without algebra. With several arithmetical problems and their answers. Also, divers subtile contracts or agreements. A discourse concerning the harmony of numbers, and variety of compendiums in the several rules of arithmetick. By Will. Leybourn, philomathemat. London printed for Ch. Brome, at the Gun at the west-end of St. Paul's, 1699. Pleasure with profit consisting of recreations of divers kinds, viz., numerical, geometrical, mechanical, statical, astronomical, horometrical, cryptographical, magnetical, automatical, chymical, and historical ... / by William Leybourn ... ; to this work is also annext, A treatise of algebra ... by R. Sault ... London Printed for Richard Baldwin and John Dunton ..., 1694. Cursus mathematicus, Mathematical sciences in nine books ... with the description, construction, and use of geometrical and nautical instruments, and the doctrine of triangles applied to practice in mensurations of all kinds, by William Leybourn ... London Printed for Thomas Basset, Benjamin Tooke, Thomas Sawbridge, Awnsham and John Churchill, 1690. A supplement to geometrical dialling, by William Leybourn, 203 philomath. Shewing how by scale and compasses to inscribe such circles of the sphere into sun-dial-plains, that shall shew (besides the hour of the day) the diurnal motion of the Sun; his place in the zodiack; the time from his rising, and setting; the Babylonian, Italian, and Jewish hours; the point of the compass upon which the Sun is at any time of the day, and the proportions of shadows to their heights. Also a general and easie way to project hour-lines upon all kinds of superficies, without any regard had to their standing, either in respect of declination, reclination, or inclination. And how from a glass horizontally placed in the soyl of a window, to reflect hours upon any superficies, either flat, or curved; one, or many. London printed for Thomas Sawbridge, at the Three Flower-deluces in Little-Britain, 1689. A platform for purchasers, a guide for builders, a mate for measurers / by William Leybourn ; in IV books ... London Printed for Thomas Raw ... and sold by Obadiah Blagrave ..., 1685. An introduction to astronomy and geography being a plain and easie treatise of the globes in VII parts ... / by William Leybourn. London Printed by J.C. for Robert Morden and William Berry ..., 1675. Panorganon, or, A universal instrument performing all such conclusions geometrical and astronomical as are usually wrought by the globes, spheres, sectors, quadrants, planispheres, or other the like instruments yet in being, with ease and exactness some uses whereof are exemplified in the solution of such problems as are of frequent use in the practise of geometry, geography, astronomy, trigonometry, dialling, projection, &c. / by William Leybourn ... London Printed for William Birch ..., 1672. 204 Nine geometricall exercises, for young sea-men and others that are studious in mathematicall practices containing IX particular treatises, whose contents follow in the next pages. All which exercises are geometrically performed, by a line of chords and equal parts, by waies not usually known or practised. Unto which the analogies or proportions are added, whereby they may be applied to the chiliads of logarithms, and canons of artificiall sines and tangents. By William Leybourn, philomath. London printed by James Flesher, for George Sawbridge, living upon Clerken-well-green, anno Dom. 1669. Four tables of accompts ready cast up the first shewing from one pound to an 100 pound by the year what it amounts unto by the day, week, month, quarter, and half-year the second sheweth from one farthing to twenty shillings by the day, what it amounts unto by the week, month, quarter and year the third shews the simple interest of any sum of money from 20 shillings to a 1000 l. for either 1, 2, 3, 6, 9 months or a year at 6 l. per cent the fourth shews what any free-land or leases of houses for any number of years is worth in ready money / by William Leybourne, Philom. London Printed and are to be sold by Robert Walton ..., [169-?] Speculum anni, or, a glasse in which you may behold the revolution of the yeare of our Lord God MDCXLIX, being the first after bisextile or leap-yeare shewing all the notable aspects of the planets with the moon, as also among themselves, with the true place of the sunne and moone, in signes, degrees, and minutes, for every day in the yeare, and the true place of the other planets for every fifth day to which are added divers tables, both astronomical and nauticall, exactly calculated for the same yeare [figured?] especially for the longitude and latitude of the famous and renowned city of London and may generally be used through the whole kingdome of England without any notable difference / by William Leyburn ... London Printed by S.I. for the Company of Stationers, 1649. 205 Urania practica, or, Practical astronomy in VI parts ... / by Vincent Wing and Will. Leybourn. London Printed by R. Leybourn ..., 1649 The use of the semicircle in taking of heights, depths, and distances, and in surveying of land ... London Printed by W.G. for Walter Hayes ..., [1680?] 206 La Gnomonica in Hérigone Pierre Pierre Hérigone è un matematico francese di una certa importanza, ma di scarsissima notorietà. Praticamente non si sa quasi nulla della sua vita, a parte che è nato nel 1580 in qualche luogo della Francia ove insegna e pubblica i suoi lavori, probabilmente a Parigi, dove muore nel 1643. E' tutta qui la biografia di questo matematico. Ma un tassello in più lo possiamo aggiungere, se consideriamo un semplice confronto con le notizie riportate dal sito "The Galileo Project": (http://galileo.rice.edu/Catalog/NewFiles/herigone.html). Anzitutto la data di nascita non è riportata, mentre nella biografia di J.J. O'Connor and E.F. Robertson si legge la data del 1580. Inoltre viene ricordata una sola sua opera, quella principale, cioè il Corso di Matematica in 6 volumi, mentre viene totalmente ignorata un'altra opera pure di grande rilievo dal titolo completo Les Six Premiers Livres Des Elements D'Evclide : Demonstrez par Notes, d'vne Methode tres-brieve & intelligible. Auec les principalles parties des Mathematiques, expliquées succinctement sans Notes. Et de plus, vn petit Dictionnaire, contenant les etymologies & significations des noms & termes plus obscurs des Mathematiques / Par Pierre Herigone, Professeur és Matematiques pubblicata a Parigi da Piget nel 1644, cioè probabilmente un anno dopo la sua morte, da cui si evince anche che egli è stato un professore di matematica a Parigi. Questo testo è sconosciuto anche a J.J. Oconnor che non lo cita nella sua biografia. Hérigone scrisse anche dei metodi pratici per determinare la longitudine terrestre dal moto della Luna e questo lo sappiamo perchè è Giambattista Morinus che li riporta nel suo libro, stampato a Parigi nel 1634, intitolato: Longitudinvm Terrestrivm ... / Ps. 1-5 / Qva Cuiusuis Terræ loci in quo sit statio; Et cuiuslibet Astri visi, Longitudo & latitudo accuratissimè detegi queunt; præcipuáque Astronomiæ arcana deteguntur. Adiunguntur de ipsa Scientia duæ contradictoriæ sententiæ; Latæ à D. Pascalio, 207 Mydorgio, Boulengerio, Beaugrando, Mathematicis ... Et vltimæ falsitas demonstratur & Erigono euidentißimè in cui accenna tra l'altro anche al metodo classico per trovare la linea meridiana su un piano orizzontale detto "dei cerchi indiani". Ma ritorniamo all'opera principale, oggetto di questo articolo, in quanto ancor meno noto è il fatto che Hérigone abbia scritto di gnomonica. Una breve ricerca mi ha restituito notizie di tre sole edizioni partendo dalla prima del 1634, la seconda del 1637 e la terza del 1644. Il titolo completo dell'opera nell'edizione del 1644 è Cvrsvs Mathematici Tomvs Sextvs Ac Vltimvs, siue Supplementum. Tome Sixiesme Et Dernier, Ou Supplement du Cours Mathematiqve / Par Pierre Herigone, Mathematicien Continens Geometricas æquationum cubicaru[m] purarum, atque affectarum Effectiones contenant les Effections Geometriques des equations cubiques, pures & affectées. L'Isagoge de l'Algebre. La methode de mettre en Perspectiue toutes fortes d'objects par le moyen du Compas de proportion. La Theorie des Planetes, distinguée selon les hypotheses de la terre immobile & mobile. L'Introduction en la Chronologie, auec vne Table des choses plus notables ... Et vn Catalogue des meilleurs Autheurs des Mathematiques. Piget, Siméon, Paris, 1644 Il libro, nonostante costituisca un'opera enorme con oltre 7000 pagine in VI volumi, è stato scritto con intento divulgativo per renderla quindi accessibile al grande pubblico anche attraverso la presentazione del testo in formato bilingue: latino/francese. Un'opera di grande respiro in cui, come farà Ozanam oltre mezzo secolo più tardi, tratta in modo molto esaustivo tutte le discipline che hanno a che fare con la matematica introducendo un sistema completo di notazioni logico-matematiche, sebbene oggi non siano più in uso. 208 Dal punto di vista gnomonico sono rimasto sorpreso nel constatare che Hérigone la presenta in due "versioni": una teorica, denominata puramente gnomonica e formata da 119 pagine, quindi un vero e proprio trattato; l'altra, pratica, denominata "horologeohraphie", è relativa alla costruzione pratica dei principali orologi solari ma molto meno estesa nelle sue 17 pagine. Entrambi i testi sono ricchi di disegni e tabelle esplicativi e la trattazione, soprattutto quella teorica, della gnomonica, basata su definizioni, proposizioni e corollari, è molto vicina allo stile adottato da Cristoforo Sturmio nella sua opera Matheseos Universae, postuma di qualche decennio. Ma vediamone più da vicino i contenuti. Gnomonica est scientia construendi horologia solaria sive sciotherica in quavis plana superficie. Horologia sciotherica distinguntur in pensilia et stabilia. Così esordisce il capitolo primo delle definizioni gnomoniche di Hérigone Pierre. Quindi prosegue nella distinzione degli orologi scioterici "pensilia" e "stabilia". A parte gli orologi pensili (quadranti e clinometri d'altezza), quelli "stabili" sono gli orologi che si possono ricavare su sette tipi di piani: equinoziale, orizzontale, verticale, meridiano, declinante, inclinato e declinante-inclinato. Specifica poi che ognuno di questi piani, eccetto l'orizzontale, ha due facce che possono essere illuminate dal sole di giorno e che si distinguono in Settentrionali, Meridionali, Orientali e Occidentali... Le definizioni di questo primo capitolo sono 36 e riguardano: Il centro dell'orologio lo stilo perpendicolare lo stilo obliquo il polo di un piano la meridiana di un piano l'altezza o elevazione del polo di un piano il cerchio d'inclinazione di un piano la misura dell'angolo d'inclinazione di un piano la declinazione di un piano 209 la linea orizzontale del piano di un quadrante...o la linea delle 24 ore italiche o babiloniche... la linea meridiana del piano di un quadrante la linea sustilare la linea d'inclinazione di un piano la linea equinoziale di un piano l'angolo sustilare l'angolo substilo-inclinazione la superficie conica della luce la superficie conica dell'ombra le linee di declinazioni coniche, paraboli o cerchi i circoli delle ore astronomiche che cominciano dal mezzodì o dalla mezzanotte i circoli delle ore che cominciano al mattino a alla sera i circoli delle ore ineguali le linee orarie e distinzioni tra astronomiche, italichebabiloniche e ineguali lo zenit o punto verticale di un quadrante il punto nord o sud di un quadrante il raggio equinoziale il raggio dell'orizzonte il triangolo gnomonico (con tre corollari) i raggi dei segni i raggi degli archi diurni gli archi dei segni dello zodiaco gli archi delle lunghezze dei giorni i settori dei segni i settori degli archi diurni i settori degli angoli dello stilo obliquo Come nel caso dell'analisi dell'opera gnomonica di Ozanam, anche qui si riscontrano definizioni e termini che sono caduti in disuso oggi, come il "raggio dei segni" o il "raggio equinoziale", ecc. L'esposizione delle definizioni è molto chiara ed essenziale. 210 Figura 1 Il disegno relativo alle definizioni delle curve diurne che possono essere coniche, parabole, ellissi o iperboli Nel secondo capitolo, il cui titolo è "Alcuni principi necessari per comprendere la costruzione e dimostrazione degli orologi solari", vengono date 36 "proposizioni" attraverso le quali l'autore offre una panoramica della teoria gnomonica in relazione ai principali problemi preliminari per la costruzione degli orologi solari. La proposizione XXX è dedicata a diversi metodi, per la precisione quattro, per trovare la declinazione del piano del muro. Il primo e più facile è quello dell'osservazione della bussola; il secondo la misura dell'angolo che forma la linea meridiana su un piano orizzontale con il piano del muro; il terzo è un metodo pratico-geometrico mediante l'osservazione dell'altezza del sole e la proiezione dell'ombra versa di un ortostilo perpendicolare al muro; il quarto metodo implica l'uso di un'asta con filo a piombo. 211 Figura 2 Il terzo metodo per la declinazione del muro Le altre proposizioni interessano particolari che sono le moderne definizioni gnomoniche relative alle caratteristiche dei sistemi orari, come le intersezioni delle ore italiche, babiloniche, con la linea equinoziale e le ore astronomiche, le caratteristiche degli archi diurni, ecc. In pratica, ciò che si legge nel libro di Rohr o di Fantoni sulle caratteristiche delle ore italiche e babiloniche, qui diventano proposizioni e corollari. Le tabelle in cui riporta gli archi diurni e notturni che mostrano quali siano le linee delle ore astronomiche, italiche e babiloniche che s'incontrano in uno stesso punto dell'arco diurno o notturno proposto. Dopo una lunga dimostrazione di un metodo breve per descrivere il settore dei raggi dello Zodiaco, giunge all'ultima proposizione, la XXXVI, in cui propone il modo geometrico di dividere il cerchio in 24 parti uguali e la linea equinoziale secondo gli intervalli delle ore astronomiche senza cambiare l'apertura del compasso. 212 Figura 3 Proposizione XXXVI Horologiographie Il capitolo III è dedicato all'"Horologeographie" come si legge nel libro, costituito da XXII proposizioni. Questa parte del Cursus Mathematicus è però identica ad un altro capitolo posto nella stessa opera ma a pag. 433 in un diverso tomo il cui titolo è "De la Gnomonique, ou Horologeographie" e scritto solo in francese. Sotto al titolo viene specificato che la stessa sezione si trova dalla proposizione I di pag. 750 del tomo 5. Questa parte della gnomonica è molto più corta, formata da solo 8 proposizioni e sembra essere più che altro un preludio al trattato che viene nel tomo 5. Le 22 proposizioni, accompagnate a volte da corollari, che descrivono i principali orologi solari conosciuti sono le seguenti: I. Descrivere un quadrante equinoziale astronomico; II. Descrivere un quadrante orizzontale astronomico per la lat. di 48° (come esempio); III. Data la latitudine descrivere un quadrante equinoziale "nella faccia meridionale del Primo Verticale"; IV. Descrivere un orologio astronomico polare; V. Data la latitudine descrivere un orologio astronomico 213 orientale; VI. Descrivere un quadrante astronomico declinanteinclinato; VII. Descrivere un quadrante astronomico declinanteinclinato occidentale; VIII. " " " " " meridionale; IX. Descrivere per mezzo di un quadrante orizzontale mobile, un quadrante astronomico verticale o inclinato; X. Descrivere più quadranti astronomici sulle diverse facce di corpi solidi regolari o irregolari; XI. Descrivere in un quadrante astronomico gli archi dei cerchi paralleli all'equatore; XII. Descrivere in un quadrante astronomico gli archi di cerchi paralleli all'orizzonte; XIII. Descrivere in un quadrante astronomico i cerchi verticali o azimuth; XIV. Descrivere in un quadrante astronomico i cerchi della Case Celesti secondo un metodo pratico; XV. Data la latitudine, per esempio 52 gradi, descrivere un quadrante Italico nella Faccia Settentrionale di un piano parallelo all'Equatore; XVI. Idem come sopra ma per la Faccia Meridionale di un piano parallelo all'Equatore: XVII. Diversi metodi di descrivere dei quadranti Italici e Babilonici in tutti i piani obliqui all'Equatore; XVIII. Data la latitudine, descrivere un quadrante Antico nella faccia settentrionale di un piano parallelo all'Equatore; XIX. Idem come sopra ma per la faccia meridionale. XX. Diversi metodi per descrivere quadranti Antichi in tutti i piani non paralleli all'Equatore (qui l'autore commette un errore nella versione inglese dove si legge "in tutti i piani paralleli all'Equatore", mentre nella versione latina è corretto, come anche nei casi precedenti - prop. XVII - dove si riporta la parola "obliqui" all'Equatore intendendo non paralleli al piano dell'Equatore); XXI. Descrivere un quadrante astronomico universale portatile il quale senza l'uso di bussola dona l'ora e il luogo 214 del Meridiano; XXII. Descrivere le linee orarie nella superficie convessa di un cilindro sulle quali toccando l'ombra versa dell'altezza del Sole perpendicolarmente, mostra l'ora dell'osservazione. In queste proposizioni possiamo vedere alcuni problemi di gnomonica che non sempre sono riportati nei trattati di gnomonica, soprattutto quelli di genere divulgativo. Per esempio è più raro vedere la descrizione delle ore Temporarie (ore Antiche le chiama l'autore) nei quadranti equinoziali (prop. XVIII). Mentre la proposizione XXI descrive in modo piuttosto rudimentale una specie di "anello astronomico" e infine viene descritto un orologio cilindrico "del pastore". Figura 4 Orologio astronomico con le curve di declinazione 215 Figura 5 Orologio equinoziale ad ore Italiche, costruzione. 216 Nelle 18 pagine della sezione "Gnomonica ou Horologeographie" che si trova in uno dei primi tomi dell'opera a pag. 433, vengono utilizzate le stesse figure pubblicate nel Tomo 5 e le descrizioni si riferiscono più ad una realizzazione pratica di alcuni dei quadranti solari presentati. Qui le proposizioni sono appena 8: I. Descrivere un quadrante equinoziale su un'ardesia o altro piano; II. Descrivere un quadrante orizzontale per la latitudine di 48 gradi; III. Descrivere un quadrante verticale esposto a mezzogiorno; IV. Descrivere un quadrante polare; V. Descrivere un quadrante nella faccia orientale del Meridiano; VI. Descrivere un quadrante verticale la cui declinazione Zephyr-Australe sia per esempio di 46 gradi; VII. Descrivere un quadrante nella faccia Occidentale di un piano inclinato verso l'Oriente di un angolo di 30 gradi con l'orizzonte e passante per le due intersezioni dell'Orizzonte e del Meridiano; VIII. Descrivere un quadrante nel piano declinante inclinato. Comprende poi una sezione dedicata ai quadranti Italici, Babilonici ed Antichi ed un "metodo universale e facile di descrivere un quadrante italico in tutti i piani non paralleli all'orizzonte". Metodo che comprende la consultazione di una tabella che indica le intersezioni delle ore italiche con le ore astronomiche sulla linea equinoziale e sulla linea delle 24 italica. E inoltre interessante notare, e mi pare un caso piuttosto unico, come l'autore alla proposizione VI utilizzi i nomi di due venti, Zephyr-Australe, per indicare una declinazione del muro su cui descrivere l'orologio solare. Un lessico certamente caduto in disuso oggi che forse a quei tempi era normalmente impiegato. 217 Figura 6 Metodo per costruire linee delle ore Temporarie Figura 7 Orologio italico verticale, metodo universale. 218 Athanasius Kircher La Gnomonica Magnetica Premessa Non è uno scherzo. Il titolo recita davvero "Gnomonica Magnetica" e non è una mia invenzione. Questa ricerca è nata da un mio desiderio di approfondire le informazioni storiche relative ad un curioso orologio solare davvero poco conosciuto, se non vagamente, tra la vasta gamma dei quadranti solari. Questo strumento è attualmente denominato dagli inglesi come "magnetic azimuth dial" e la sua storia è legata principalmente a due personaggi: Charles Bloud ed Henry Sutton, entrambi costruttori di orologi solari nel XVII secolo. Ciò che non è attualmente conosciuto è che la vera storia di questo orologio nasce alcuni decenni prima di detti autori, dalla penna di Athanasius Kircher. Sebbene già dal 1994 avessi sotto gli occhi l'immagine di questo orologio nel libro Ars Magna Lucis et Umbrae, del 1646, non ero tuttavia a conoscenza del fatto che il grande gesuita aveva trattato di questo curioso strumento, integrandolo in una sorta di trattato gnomonico specifico, all'interno di un'altra sua opera dedicata alla natura del magnetismo. Avuta l'opportunità di consultare una copia di questo libro ho potuto constatare che la parte gnomonica in esso 219 contenuta è praticamente sconosciuta, o comunque non ancora divulgata. Ho pensato quindi di integrare la storia dell'orologio azimutale magnetico con il trattato di Kircher e cavarne fuori questo l'articolo che credo sia al momento il più completo sull'argomento. E' da precisare che, non avendo trovato alcun riferimento a questo tipo di orologio anteriore allo scritto di Kircher, fino a prova contraria egli sarà da considerarsi anche il suo inventore. Il libro sull' astronomia magnetica che è compreso nel trattato sul magnetismo, non è meno importante della gnomonica anaclastica, o anacamptica. Infatti in queste piccole "branche" della gnomonica si descrive generalmente una sola tipologia di orologio solare: cioè a rifrazione o a riflessione. Lo stesso vale per la "gnomonica magnetica" in cui si descrive una sola tipologia di orologio "solare", quello azimutale magnetico in cui l'ago magnetico prende la funzione dell'ombra di uno stilo gnomone. L'importanza dello scritto di Kircher non è soltanto storica. Infatti, mentre tutti gli altri autori, da Magdleine a Bion e persino Ozanam, si limitano a descrivere brevemente, e tutti nella stessa maniera, solo l'orologio azimutale magnetico orizzontale, Kircher estende questo principio a tutti i sistemi orari, integrando le varie possibilità pratiche con le informazioni astro-sciateriche che è possibile ricavare, facendo lavorare il suo ormai noto estro gnomonico fantasioso. E' il solo autore conosciuto che descrive questi tipi di orologi per tutti i sistemi orari e in modo dettagliato anche dal punto di vista artistico. Pochi anni dopo, Sutton e Bloud si metteranno al lavoro per commerciare i noti rispettivi modelli. Ma mentre quello di Sutton resta identico nel concetto e nella forma, quello di Bloud, come vedremo, è diverso in quanto adotta quale tracciato orario quello di tipo analemmatico. 220 Introduzione: il precedente. Athanasius Kircher è un personaggio ormai noto tra gli appassionati di gnomonica. Lo era molto meno prima del 1994, cioè prima della mia pubblicazione Gnomonica Kircheriana. Ma procediamo con ordine e ricapitoliamo sia pure brevemente, in quanto già molto noti, quegli eventi che mi portarono nel 1994 221 alla scoperta generale della gnomonica kircheriana. Durante una semplice passeggiata primaverile all'Osservatorio Astronomico di Monteporzio Catone (Roma), ebbi occasione di vedere per la prima volta quattro tavole di ardesia attribuite al padre gesuita Kircher. Queste tavole furono preservate dal dott. Giuseppe Monaco, allora curatore del Museo Astronomico e Copernicano nello stesso Osservatorio. Egli fu il primo ad interpretare correttamente il significato astronomico-astrologico-gnomonico di queste tavole cui fu dato il nome di "Tavole Sciatheriche" perchè gli orologi solari in esse raffigurati erano denominati ognuno originariamente "Sciathericon". L'analisi di quelle tavole e le successive ricerche che effettuai mi fecero scoprire i "segreti" della Gnomonica Kircheriana contenuti nel noto libro Ars Magna Lucis et Umbrae, già conosciuto sommariamente dai grandi autori come Rohr, ma mai scrupolosamente analizzato. Tanto è vero che rimasi sbalordito nell'apprendere che una prestigiosa enciclopedia italiana moderna lo definiva semplicemente come un libro di fisica! I risultati delle mie ricerche li resi noti attraverso le due pubblicazioni: Gnomonica Kircheriana che comprende l'analisi storica dei contenuti delle oltre 600 pagine di gnomonica del libro di Kircher e Dizionario di Gnomonica, compilato sulla base della terminologia utilizzata da Kircher in quanto profondamente diversa ed innovativa rispetto a quella tradizionale. Inoltre presentai una lunga relazione ad una conferenza di un Seminario Nazionale di Gnomonica e diversi articoli pubblicati su varie riviste specialistiche. Sono trascorsi dodici anni da allora, durante i quali credo che il nome di Kircher sia stato più o meno consacrato e dissacrato non so quante volte, sui libri e sulle liste di discussione di pari argomento. Io stesso ho cercato più volte di trovare altri riferimenti alla gnomonica in altri libri di Kircher, ma senza successo. E' per questo che oggi, la mia grande sorpresa sta nel fatto che dopo tanti anni mi ritrovo a descrivere una parte, nemmeno tanto piccola, di un libro di questo erudito che dovrebbe essere arcinota ed invece mi accorgo che per la prima volta esce, come un bis del 1994, ancora dalla mia penna. Ne sono onorato ovviamente e, nello stesso tempo, mi chiedo come 222 sia possibile che tra tanti appassionati gnomonisti, tocchi ancora una volta a me sviscerare Kircher. A dire il vero qualcosa si sapeva. Si sapeva per esempio che nel libro di cui parleremo vi era descritto un orologio solare, ma era un qualcosa di vago. Certamente non mi aspettavo di trovare quasi un'altro "quimpartium" dedicato alla gnomonica. Eppure si tratta di un libro famosissimo, che difficilmente potrebbe essere sfuggito, se non per il fatto che non fu mai analizzato a causa forse di una non chiara e felice convinzione di non trovarci nulla di interessante dal punto di vista gnomonico. Ma vediamo di cosa si tratta. Il Libro Il libro in questione è Magnes, sive de Arte Magnetica, la cui prima edizione fu pubblicata a Roma nel 1641 da Ludovici Grignani e una terza edizione sempre a Roma, per i tipi di Vitalis Mascardi, nel 1654. Rileviamo subito che la prima edizione è anteriore di cinque anni all'opera Ars Magna Lucis et Umbrae (1646). I contenuti del libro sono ben rappresentati nel sottotitolo dove si spiega che il fenomeno naturale del magnetismo sarà descritto con un nuovo metodo insieme alle possibili applicazioni delle arti e delle scienze. Le due edizioni sono rimaste identiche nei contenuti e nell'impaginazione, quindi prenderemo in esame quella del 1654 che fu comunque emendata e forse migliorata dall'autore. L'opera, nell'edizione del 1654, consta di circa 650 di pagine che risultano essere un po' meno rispetto alla prima edizione del 1641 ma solo a causa dell'impaginazione stampata in un formato più ampio. E' suddivisa in tre libri principali in questo modo: 1) Liber Primus, Artis Magneticae, de Natura et Facultatibus Magnetis; 2) Liber Secundus, sive Magnes Applicatus che comprende la Statica Magnetica e la Centrobaryca Magnetica nella prima parte e nella seconda parte la Geometria Magnetica, l'Astronomia Magnetica, la Magia Naturale Magnetica, la Geografia Magnetica e la Nautica Magnetica; 3) il Liber Tertius che contiene il Mondo o Catena Magnetica che, tra l'altro, comprende le osservazioni sul magnetismo animale, delle piante 223 della musica e dell'amore! Come dire il mondo è tutto un magnete e chissà che non poteva avere in parte ragione. In ogni caso, quest'opera è certamente la più erudita e completa dei suoi tempi su questo argomento. Figura 8 L’inizio della storia ed etimologia del Magnetismo come fatta da Kircher Di tutti gli argomenti esposti, rivolgeremo il nostro specifico interesse solo ad alcuni di essi che si trovano nel secondo libro ed in particolare nella parte dedicata ovviamente all'Astronomia Magnetica che altro non è se non il pretesto di escogitare calcoli e tabelle per gli azimut e orologi solari derivati dalle cognizioni gnomoniche ed aggiustati nel modo d'uso dell'orologio azimutale magnetico che qualche autore aveva continuato a trattare fino ad un paio di secoli dopo. Nel libro secondo "Artis Magneticae", al "progymnasma" V si trovano le "Tabularum pro Horologijs, et Astrolabijs Magneticis conficiendis supputandarum methodum et rationem exhibens". Sono quindi riportati i metodi per ottenere gli elementi necessari 224 alla costruzione degli orologi ed astrolabi magnetici, come il calcolo degli almucantarat del Sole e cose simili. Mentre le tavole calcolate riportano le seguenti informazioni: • Distanza delle ore astronomiche dal meridiano; • Distanza delle ore Italiche e Babiloniche dal meridiano quando il Sole è in Cancro con un arco semidiurno pari a 113 gradi e 3 minuti per la latitudine di Roma (42°); • Distanza delle ore Ineguali dal meridiano; Seguono una decina di pagine con i "lemmi" per il calcolo, a mezzo di seni e logaritmi, di altri elementi di posizione come la declinazione, l'amplitudine ortiva e occidua, e quindi l'altezza del Sole per le ore Italiche, Babiloniche e Ineguali, ecc. Nella seconda sezione vengono calcolate le tavole degli azimut del Sole per ogni singola ora dal meridiano superiore e inferiore e nel Progymnasia VI si descrive come fare le tavole delle altezze del Sole, utili per la costruzione degli orologi magnetici, senza metodi geometrici o matematici, ma con il solo ausilio grafico dell'Analemma. Astronomia Magnetica La terza parte del libro secondo si apre con l'affascinante titolo di Astronomia Magnetica con sottotitolo "Fabrica dei planisferi magnetici di ogni genere". Quattro "ipotesi" descrivono il comportamento dei corpi magnetici in relazione all'uso per il quale essi sono destinati. Descrive l'Astrolabio o Planisfero Magnetico come nella figura qui sotto, costituito da un circolo ABCD suddiviso in 4 quadranti in cui AB rappresenta l'Asse del Mondo, DC il circolo dell'Equatore, ABCD il circolo Meridiano. Con questo strumento Kircher può calcolare la posizione del Sole sullo Zodiaco (in gradi), il sorgere ed il tramonto del Sole e delle stelle, la durata dell'arco diurno e notturno, la declinazione del Sole e delle stelle in qualsiasi tempo, l'altezza del Sole al meridiano in qualsiasi ora, l'altezza del Sole e delle stelle in qualsiasi ora, la quantità del crepuscolo in tutto il mondo e via dicendo. Allo stesso modo descrive il Kalendarium Magneticum. 225 Figura 9 Tavola delle altezze del Sole con il sussidio dell’Analemma per le ore Astronomiche 226 Figura 10 Astrolabio o Planisfero Magnetico 227 Uranographia Sciaterico-Magnetica Il capitolo II è quello che ci interessa più da vicino in quanto è dedicato esplicitamente alla descrizione degli orologi appartenenti alla categoria di "solari", ma con questo nuovo metodo magnetico. Infatti, il sottotitolo è Totius primi Mobilis doctrina Versorio Magnetico ad umbram Solis exibetur. Kircher inizia a descrivere lo Zodiaco Magnetico, insieme alla preparazione del Versore Magnetico (cioè dell'ago magnetico), come si vede nella figura qui sotto, in cui sono riportati gli Azimut o Circoli Verticali 228 L'orologio magnetico azimutale Dal problema IV e fino alla fine del capitolo secondo, Kircher descrive l'orologio orizzontale azimutale magnetico in tutti i sistemi orari conosciuti, denominandoli in questo modo: Sciatericon Magneticum horarum a Meridiem et Media nocte, sive Astronomicas Horas exibens; Sciatericon Magneticum Horarum ab ortu et occasu sive Babylonicum et Italicum; Sciatericon Magneticum Horarum Inaequalium sive Horas Planetarias, sive Temporales Sciatericon Magneticum XII Domorum Sciatericon Magneticum Altitudinum Solis supra Horizontem Horoscopium Magneticum Ascendentium et descentendium Signorum supra vel infra Horizontem Ritorneremo sull'orologio magnetico tra poco, dopo aver completato la descrizione del libro di Kircher. Per ogni tipologia di questo orologio il gesuita ne da la descrizione che è puramente grafica, basata sui dati calcolati nelle varie tabelle precedenti, e le modalità d'uso che, in generale, sono sempre le stesse a parte il tipo di indicazione che se ne ricava. Di seguito si vedono due dei 6 tipi di orologio azimutale magnetico descritti da Kircher per i vari sistemi orari. Nel cerchio sotto ogni tracciato orario si può leggere il nome di ciascun orologio. 229 230 231 Horologiographia Magnetica In cui vengono descritti ogni genere di orologi magnetici non sciaterici. Mentre l'orologio azimutale magnetico precedente veniva usato per mezzo dell'ombra del sole anche se l'indicazione era data dal versore magnetico, qui gli orologi descritti non si basano sul principio di posizionamento dello strumento osservando l'ombra del sole sui suoi bordi. Si può dire quindi che si tratta di una sorta di orologeria meccanica magnetica. Kircher fa notare bene la distinzione dicendo che questi orologi non appartengono alla categoria di quelli "sciaterici". Comunque, anche in questo caso, gli orologi descritti indicano le ore Astronomiche, Babiloniche, Italiche, Planetarie, ecc. attraverso il versore magnetico. Inoltre egli descrive l'Astrolabio Magnetico costruendo vere e proprie "reti", come si vede dalle figure qui riportate. 232 L'ultimo Orologio Magnetico di Kircher L'ultimo orologio magnetico sciaterico di Kircher è presentato al Problema VI dell'Astronomia Magnetica ed è una sintesi di tutti quelli descritti del tipo sciaterici. Egli lo denomina Astrolabium Novum magnetico sciatericum. Lo ritroviamo descritto nella "Magia Horopgraphica" del libro "Ars Magna Lucis et Umbrae" del 1646, ma esso viene presentato per la prima volta nel De Arte Magnetica, prima edizione del 1641. Come si vede dalla figura, il principio è lo stesso, ciò che cambia è il fatto di riunire in un unico strumento i quattro principali sistemi orari in uso al suo tempo. Lo fa inserendo quattro sottili "spicchi di luna" dal più lungo verso l'esterno al più corto verso l'interno i quali 233 comprendono le "Case Celesti", le Ore Planetarie, le Ore Astronomiche e, nell'ultimo, le Ore Italiche e Babiloniche. Non mi risulta che un simile strumento sia mai stato costruito da qualche instrumentmaker. Invece il primo dei sei tipi di orologio magnetico azimutale è quello cui si è ispirato il costruttore Sutton pochi anni dopo Kircher. 234 L'Astronomia Magnetica si conclude con la descrizione di un orologio (anche questo presentato nell'Ars Magna) davvero curioso a forma di cilindro che presenta un ago magnetico e due gnomoni, uno perpendicolare al cilindro l'altro parallelo (in figura VS e DX) e che funziona esponendolo al Sole in modo che lo stilo VS getti un'ombra parallela all'asse del cilindro stesso. Magia Naturalis Magnetica La parte quarta del secondo libro si intitola Magia Naturalis Magnetica e vi sono descritti alcuni tipi di orologi molto macchinosi ma che non hanno a che fare con la tipologia "sciaterica" e quindi non ce ne occuperemo. Tuttavia vorrei far notare che una di queste macchine (Machinamentum magneticum), esattamente quella che si vede nella fig.II (la prima a sinistra della tavola fig. 86), come srive l'autore stesso, era esposta nel suo museo, cioè il Museo Kircheriano. Tale 235 macchina viene così descritta: Horologium Magnticum construere, in quo lacertula, vel aliud quoduis animalculum levi charta effigiatum, hora ascendendo et descendendo, spacio 24 horarum, demonstret Figura 11 236 Al Problema XII Kircher descrive il curioso Uranoscopium Anaclasticum Magneticum, che funziona per rifrazione con l'acqua. Ritorna in questo caso la tipologia "sciaterica" che interessa, anche se marginalmente, la gnomonica. La descrizione di questo orologio è molto lunga, ma per sommi capi possiamo dire che per la realizzazione delle linee orarie Kircher rimanda il lettore alla sua trattazione nell'Ars Magna, ma nello stesso tempo offre un metodo di osservazione pratico dopo aver detto che è preferibile il metodo geometrico o per tavole calcolate. L'orologio funziona per mezzo di una statua che rappresenta un pescatore su una barca e che galleggia sull'acqua, "animata" da un magnete. Praticamente al posto dell'ago magnetico imperniato al centro come nel caso del primo orologio visto, qui c'è una barca con pescatore e canna da pesca come ago magnetico. Lo stesso orologio verrà ripreso nel 1692, cioè oltre mezzo secolo dopo la pubblicazione del Magnes, da Francesco Terzo de Lanis, come vedremo più avanti. 237 L'Orologio Orizzontale Azimutale Magnetico Abbiamo dato una descrizione sommaria e generica dei contenuti di interesse gnomonico del libro Magnes, sive De Arte Magnetica di Athanasius Kircher ed abbiamo visto che egli è, fino a prova contraria, il primo autore a scrivere di questa tipologia di orologio. Ricordo che Pietro Apiano nella sua Cosmografia ha descritto uno strumento azimutale ma non si tratta di questo orologio. Stando quindi alle pubblicazioni che abbiamo potuto consultare, siamo in grado di dare una minima cronologia storica di questo strumento che può essere così riassunta: Athanasius Kircher, Magnes sive De Arte Magnetica, Roma, 1641 Athanasius Kircher, Ars Magna Lucis et Umbrae, Roma, 1646 Nicolas Crucefix, Usage de l'Horloge ou Cadran Amimuthal ensemble de l'Equinoctial ou Cadran Universel, Paris, 1653 Athanasius Kircher, Magnes sive De Arte Magnetica, seconda edizione, Roma, 1654 Henry Sutton, fabbricava orologi solari magnetici azimutali orizzontali del primo tipo descritto da Kircher, dal 1653 circa in poi; Charles Bloud, di Dieppe, fabbricava orologi analemmatici azimutali magnetici in Avorio dal 1660 Athansius Kircher, Ars Magna Lucis et Umbrae, Avenione, 1671 Magdleine Pierre, Horlogiographie, Paris, 1691 Francesco Terzo de Lanis, Magisterii Naturae et Artis, Parmae, 1692 Jacques Ozanam, Cours de Mathematique, Paris, 1694 Jacques Ozanam, Recreations Mathematique et Physique, Paris, 1694 Nicolas Bion, Traité de la construction et des principaux usages des instruments de mathématique, Paris, 1709 Ci fermiamo qui come cronologia in quanto crediamo sia sufficiente. 238 L'orologio Azimutale Magnetico ai nostri tempi. Facciamo un salto avanti nel tempo e riportiamoci ai giorni nostri. Nella letteratura italiana questo orologio è stato descritto, degno di nota, solamente da Girolamo Fantoni nel suo Trattato di Gnomonica (Technimedia, Roma, 1988). Negli articoli che egli ha pubblicato sugli orologi azimutali generici non ne ha mai parlato. Rohr ne da appena un cenno nel suo libro Cadrans Solaires, ma solo per i modelli di Bloud, mentre pare ignorare quello di Kircher-Sutton. Nella letteratura inglese va un pochino meglio. In tempi recenti un autore che si firma J.A.B. ha scritto una discreta nota su un modello di orologio di Sutton, per conto del Museum of the History of Science di Oxford. Per ora l'unico articolo specifico è stato scritto da Mike Cowham per il BSS Bulletin nel 2004 con il titolo Magnetic Azimuth Dials in cui parla principalmente degli orologi fabbricati da Charles Bloud di Dieppe e da Henry Sutton. Il fatto straordinario, come ripeto, è che nessuno di tutti questi autori ha mai fatto cenno ad Athanasius Kircher, osservazione questa da cui abbiamo supposto essere nuova la nostra scoperta degli orologi azimutali, e con essi dell'Astronomia Magnetica, del grande gesuita. Alcuni autori tendono a far passare questo strumento come un "insuccesso" degli strumenti gnomonici. Un orologio inventato, fabbricato per qualche tempo e precocemente abbandonato, oggi senza quasi alcuna importanza, tanto da scomparire dalle pagine di gnomonica di ogni trattato. Per fortuna, come abbiamo visto, ciò non è vero. Facendo un giro virtuale per alcuni grandi musei del mondo, ci accorgiamo immediatamente che tale orologio non è affatto assente dalle collezioni gnomoniche. Ne troviamo, ad esempio, una ventina o più (quasi tutti del tipo Bloud o "Dieppe") all'Adler Planetarium Museum; una decina al National Maritime Museum; altri otto al Whipple Musem of the History of Science.... e ci fermiamo qui. E' evidente che questo orologio non era una rarità ai suoi tempi e che per un periodo di circa un secolo ha avuto un ottimo successo di produzione e vendita. Che cos'è l'Orologio Azimutale Magnetico? In questo ci viene in aiuto l'amm. Girolamo Fantoni che nel suo libro citato, al par. 166 di pag. 480 è l'unico italiano a 239 descriverlo. In particolare egli scrive due frasi davvero interessanti che riassumono il concetto stesso di questo orologio: Negli strumenti azimutali in genere l'azimut del Sole viene materializzato utilizzando due linee: - la linea meridiana del quadrante, che punta a Nord; - l'ombra dello stilo, che punta all'opposto del verticale del Sole. Il criterio di orientamento (di questo orologio) inverte i compiti delle due linee e fa puntare: - la linea meridiana al Sole (o al suo opposto); - l'ombra dello stilo al Nord. Quindi, praticamente, la linea meridiana non giace più nel piano meridiano, ma punta dritta al Sole, mentre la direzione nord-sud viene materializzata dall'ago magnetico dell'orologio azimutale. Per ottenere questo risultato si dispone il diagramma del quadro (cioè il tracciato orario) senza stilo, su un rettangolo che abbia i lati AB e CD (vedi figura 87) paralleli alla linea meridiana NS; si impernia al centro O del diagramma (dove dovrebbe normalmente esserci uno stilo verticale) un ago magnetico di adeguata lunghezza e si assegna all'ago la funzione dell'ombra dello stilo. Per leggere l'ora si ruota lo strumento sino a che le ombre dei lati AB e CD cadano su loro stessi; ciò accade quando la linea meridiana NS è orientata al Sole, e, poiché l'ago magnetico punta al Nord, l'angolo MOS è l'azimut istantaneo del Sole; in tal modo sul tracciato delle linee orarie si legge l'ora in corrispondenza dell'ago magnetico. Il tracciato delle linee orarie è uguale a quello dell'orologio normale, ma con l'importante differenza che la successione delle ore deve essere rovesciata; così, ad esempio, poiché nel punto N c'è l'ora 12, nel punto M' dovrà esserci l'ora 10 (rotazione delle ore antioraria nonostante che l'orologio sia orizzontale). L'operazione di orientamento del quadrante si può agevolare disponendo dei pioletti verticali, produttori d'ombra, nei punti B e D o con altri sistemi analoghi. 240 Figura 12 da "Orologi Solari" di G. Fantoni, Technimedia, Roma 1988 Negli orologi del tipo Bloud, cioè dittici (a forma di libro aperto) questa funzione è lasciata direttamente ai lati delle due tavolette che, una volta aperte dovranno essere orientate in modo da non far cadere alcuna ombra sui loro lati. E' da rilevare che intorno al 1660 il senso della declinazione magnetica attraversava quasi tutta la Francia da Oriente a Occidente e per conseguenza, la bussola segnava quasi esattamente il Nord per un buon periodo di tempo. Questi orologi si svilupparono probabilmente proprio grazie a questa constatazione e per tutto il periodo che tale declinazione rimase quasi minima. Fantoni ci ricorda come ottenere la correzione della declinazione su questo orologio: L'inserimento automatico della correzione per la declinazione magnetica in questo tipo di orologi si può ottenere inclinando rispetto alla meridiana i lati AB e CD del quadro (o ruotando il 241 disegno del diagramma orario) di un angolo pari alla correzione che si vuole inserire. L'orologio azimutale magnetico negli autori del passato Come abbiamo visto, dalla metà del XVII secolo si cominciarono a produrre orologi azimutali magnetici, soprattutto da parte di Henry Sutton e Charles Bloud da Dieppe, sebbene quelli di quest'ultimo famoso incisore abbiano goduto di un maggiore successo rispetto al primo. All'Adler Planetarium si conserva un orologio di tal fatta, tipo Bloud, che risulta più interessante degli altri perchè è accompagnato da relativo libretto di istruzione per l'uso, stampato nel 1653 e scritto da un certo Nicolas Crucefix. E' uno degli esemplari più antichi che ci siano pervenuti. Ma ciò ci pone di fronte ad un dilemma. L'orologio del tipo "Dieppe", che generalmente si attribuisce a Bloud fu davvero inventato da Bloud o il vero autore è proprio questo Nicolas Crucefix, considerato pure che l'esemplare più antico pervenutoci è firmato da lui? Gli esemplari "Dieppe" esistenti al National Maritime Museum sono tutti posteriori al 1653 e lo stesso quelli del Whipple Museum. Gli autori moderni non danno indicazioni precise al riguardo. Cowham scrive che attorno al 1660 gli incisori di avorio che facevano questi orologi erano Bloud, Ephraim Senecal e Crucefix, senza dare alcuna priorità d'invenzione ad alcuno. Altri costruttori di questi orologi furono Walter Hayas, il citato Sutton, Jacques Guerard, Felix Gervaise, Iver Jensen, Erasmus Habermel, Gabriel Bloud, Johannes Buschmann, ecc. Ma in cosa consiste la variazione apportata da Charles Bloud o da Crucefix che ha dato origine poi alla tipologia denominata "Dieppe"? A tal proposito Rohr scrive: "Intonro al 1660...Charles Bloud, un intagliatore di avorio di Dieppe, concepì l'idea di collocare una meridiana analemmatica a ellisse mobile, le cui cifre erano invertite, sul fondo di una scatola di dittico, dove poteva ruotare un ago di bussola sufficientemente lungo. Quando la scatola era collocata su un piano orizzontale verso il Sole in modo tale da non oltrepassare né da una parte né dall'altra l'ombra del suo coperchio aperto, l'ago magnetico indicava l'ora sull'ellisse. 242 Queste meridiane, dette magnetiche, ebbero un successo di durata relativamente breve, cessò con l'aumento della declinazione magnetica verso Ovest. Nonostante ciò sono rimaste celebri in virtù dell'originalità della loro concezione. Tutti questi elementi sono stati realizzati con un movimento automatico dello spostamento dell'ellisse per mezzo di una ruota munita di camma su cui erano incise delle date. Questa ruota, collocata all'interno della scatola, ne superava di poco il bordo e la si ruotava fintanto che appariva, in una finestrella, la data dell'osservazione". Rohr non accenna al modello precedente a quello ideato da Bloud perchè probabilmente non lo conosce. Fantoni descrive l'orologio azimutale magnetico come una delle soluzioni ricercate per il corretto orientamento degli orologi orizzontali di cui scrive: "Questo metodo di orientamento (o, in sostanza, la trasformazione di un orologio azimutale normale in azimutale magnetico) può essere usato benissimo con tutti gli azimutali generici e con tutti gli orologi proiettivi a stilo verticale, come l'astrolabio orizzontale e l'analemmatico". Abbiamo visto che Kircher ha pubblicato l'immagine del primo modello di orologio azimutale magnetico (non del tipo Bloud), nel suo libro Magnes sive de Arte Magnetica nel 1641, cioè venti anni prima della data in cui Rohr fa apparire "sul mercato" gli orologi di Bloud. Tuttavia abbiamo riportato indietro questa data al 1653, anno in cui Nicolas Crucefix pubblicava un libretto d'uso che accompagnava un esemplare del tipo Bloud attualmente conservato all'Adler Planetarium Museum. Il dilemma su chi abbia inventato l'orologio azimutale magnetico analemmatico dunque resta e per ora sembra più probabile che sia stato proprio Nicola Crucefix, almeno stando ai documenti. Il primo e forse unico autore a realizzare gli orologi azimutali magnetici del tipo Kircher, fu Henry Sutton. Al Museo di Storia della Scienza di Oxford è stato acquisito recentemente un documento molto interessante che consiste in una incisione di un orologio azimutale magnetico del tipo "astrolabio magnetico" di Kircher, realizzata da Henry Sutton a Londra nel 1653. J.A.B., è l'autore che ne riferisce in un articolo pubblicato su Sphaera n. 10 che è la "newsletter" del Museo. Le poche notizie su Henry 243 Sutton sono unanimi nel definirlo uno dei migliori talenti nella costruzione di strumenti scientifici del suo tempo. Sul sito dell'antiquario Trevor Philip (www.trevorphilip.com) da cui ho preso in prestito l'immagine qui sotto, così si parla di Henry Sutton: Was a Freeman of the Joiners' Company, was working in the middle years of the 17th century, and died in 1665. He was a fine engraver, famous for his engraved scales and the illustrations he provided for mathematical books. A printed paper-on-wood quadrant made by him bears the advestisment: "This instrument or any the Mathematiques are made in Brass or Wood by Henry Sutton Instrument-maker behind the Royall Exchanges". Ancora più incisivo è l'elogio pubblicato sulla rivista Sphaera precitata (www.mhs.ox.ac.uk/sphaera/issue10/articl7.htm): Henry Sutton was perhaps the most talented and original mathematical instrument maker in London in the middle of the seventheen century. A number of paper instrument by him survive. Mike Cowham, in un articolo intitolato Dial Dealings 2004, pubblicato in BSS Bulletin, Vol. 17, March 2005, p. 29, riporta una straordinaria immagine (figura 88) di un orologio azimutale magnetico del tipo Kircher realizzato da Hutton (probabilmente 244 conservato nel Museo di Storia della Scienza di Oxford) e che reca la data del 17 aprile 1650. E' questo il più antico esemplare che ci è pervenuto, realizzato 9 anni dopo la pubblicazione di Kircher. L'incisione è davvero superlativa ed è meraviglioso fare un accostamento nei dettagli con il disegno pubblicato da Kircher. Figura 13 L'orologio azimutale magnetico tipo Kircher fatto da Hutton il 17 aprile 1650 (da BSS Bulletin, Vol 17, 2005) Fig. 89 L'orologio azimutale magnetico disegnato da Kircher nel 1641. L'immagine è rovesciata per renderla simile a quella di sopra. Nell'orologio di Kircher sono riportate solo le ore intere, in quello di Sutton a tratteggio anche le mezzore. Nel lavoro di Sutton il calendario è più completo così come la scala della numerazione oraria circolare ai bordi, ecc. 245 Figura 14 Una rarità è costituita dall'orologio conservato all'Adler Planetarium, inv. m-252, ed è definito un Magnetic Azimuth Sundial di 13 cm fatto a Praga da Herasmus Habermel. Per la data di costruzione la scheda del museo riporta tra il 1576 e il 1600. Habermel è morto nel 1606, quasi 40 anni prima della 246 pubblicazione del de Arte Magnetica di Kircher. E' lui allora l'inventore dell'orologio azimutale magnetico? Potrebbe essere, dato che questo orologio è molto simile a quello disegnato da Kircher se non per il fatto che l'ago magnetico è solo sul fondo di una piccola bussola, mentre il cerchio orario è corredato da un'alidada che forse sopperisce alla funzione della lunghezza dell'ago della bussola. Questo è il solo strumento reale di questo genere, inciso in rame, pervenutoci in cui si vedono incise le ore astronomiche e le ore ineguali insieme, con una tavola planetaria completa. Grazie a questo strumento, e se è davvero certo che esso fu fatto da Habermel, possiamo dire che l'idea dell'orologio azimutale magnetico era già nell'aria quarant'anni prima che Kircher ne sviscerasse ogni suo segreto gnomonico. Ed è probabile che da questo esemplare siano poi nati i modelli proposti da Kircher con l'introduzione dell'ago magnetico lungo e sottile e il successivo di Bloud. L'orologio azimutale magnetico nei trattati Questo tipo di quadrante è stato trattato poche volte dagli autori di gnomonica del passato. Per fortuna però è stato oggetto di studio non solo da parte di Kircher quale primo autore, ma anche da personaggi tra i più importanti della gnomonica del XVII e XVIII secolo, come Magdleine, Bion e Ozanam. Dopo Kircher il primo che ne ha trattato, stando solo alle opere che ho potuto consultare - e sono davvero poche rispetto alla produzione generale di testi di gnomonica dell'epoca soprattutto in relazione alle pubblicazioni in lingua tedesca - è stato Pierre di S. Marie Magdleine nel suo celebre "Horlogiographie" del 1691 (fig. 90). Venti anni prima era stata pubblicata un'altra edizione dell'Ars Magna Lucis et Umbrae di Kircher ad Avignone (1671), ma nulla era stato aggiunto di nuovo. Innanzitutto rileviamo che nessuno degli autori citati fa alcun cenno storico di questo quadrante e neppure ai loro relativi costruttori. Magdleine non accenna a Bloud o a Sutton, e denomina il quadrante azimutale magnetico del tipo Kircher come "Cadran Azimuthal par les latitudes des ombres". Lo descrive in due modi comprendendo però anche il caso in cui si utilizzi un piccolo stilo verticale. La costruzione delle linee 247 orarie viene fatta per mezzo di una tavola calcolata per Parigi. Figura 15 L'anno successivo l'italiano Francesco Terzo de Lanis, descrive in latino lo stesso strumento nel suo libro Magisterii Naturae et Artis, Parmae, 1692. Lo stile di quest'opera deriva molto dall'Ars Magna di Kircher e ciò è dimostrato anche dal fatto che egli mostra in una tavola anche l'orologio magnetico con la barca ed il pescatore ideato da Kircher. N. Bion descrive lo strumento nello stesso modo di Magdleine utilizzando addirittura la stessa figura e quindi non lo prenderemo in considerazione, se non accennando al fatto che invece di descrivere direttamente la costruzione nel modo più empirico e sintetico possibile, come il suo predecessore, almeno da qualche informazione in più. Egli spiega che questo orologio si fa ordinariamente sul fondo di una bussola e che è detto azimutale perchè si fa per mezzo degli azimut o cerchi verticali del Sole, su una placca di metallo o altro materiale solido parallela all'orizzonte. Jacques Ozanam tratta di questo orologio nelle sue due opere 248 principali: Course de Mathematique e Recreations Mathematique et Physique. La differenza tra le due descrizioni è che nella prima egli descrive il quadrante alla maniera di Magdleine e Bion considerando il quadrante come azimutale a stilo verticale e con ago magnetico; nella seconda egli descrive solo l'orologio azimutale magnetico, senza lo stilo. Infatti nel primo caso egli parla di "quadrante azimutale" e basta, nelle Recreations, invece, al problema XVIII, ed. 1694, intitola il paragrafo in questo modo: Décrire un Cadran sur un Plan Horizontal, où l'on puisse connoitre led heures au Soleil sans l'ombre d'aucun stile". L'ultimo autore a parlare di questo orologio è Montucla nella sua edizione alle Recreations di Ozanam pubblicata nel 1778. Il suo primo commento è stato: "L'invention de ce cadran est fort ingénieuse; mais M. Ozanam n'a pas fait attention à une circostance très-essentielle, sçavoir la déclinaison de l'aiguille aimantée, qui étoit de son temps déja considerable, et qui, étant aujour d'hui de 19 degrés et demi, causeroit une erreur énorme....". L'aumento della declinazione magnetica, come abbiamo già visto, è probabilmente la causa principale per cui l'uso di questo orologio è stato gradualmente abbandonato. Montucla commette due errori che non so spiegarmi. Il primo è che da come parla, sembra attribuire a Ozanam l'invenzione di questo orologio, mentre abbiamo visto che le sue origini sono ben più antiche; il secondo è che egli non si è reso conto che Ozanam aveva già evidenziato il problema della declinazione magnetica parlandone in uno scolio al problema di come tracciare la linea sustilare sul piano orizzontale, nel suo Corso di Matematica, quindi nel 1694, cioè 84 anni prima dell'edizione delle Recreations da parte di Montucla ! Ozanam rileva che ai suoi tempi la declinazione magnetica a Parigi era di circa 6 gradi, ovvero quella più o meno di cui si teneva conto già da anni per la costruzione di questi tipi di orologi. Attraverso i documenti consultati abbiamo visto che non è facile stabilire un eventuale primo inventore di questo tipo di orologio. Tuttavia, si è stabilito che Kircher deve essere stato senz'altro il primo autore ad approfondire questo argomento con la passione 249 che lo ha sempre contraddistinto, effettuando esperimenti sicuramente nuovi, anche se a volte bizzarri e fantasiosi. Si è visto, inoltre, che un orologio simile fatto da Habermel poterbbe riportare a circa 40 anni indietro l'inizio dell'esplorazione di questa metodologia, anche se gli orologi del tipo Kircher-Sutton sono diversi nella fabbrica rispetto a quello di Habermel. Ho poi consultato l'opera De magnete, magneticisque corporibus, et de magno magnete tellure: physiologia noua plurimis et argumentis, et experimentis demonstrata di Gulielmi Gilberti, pubblicata a Londra nel 1600, pure abbastanza completa sull'argomento del magnetismo con le sue 250 pagine, ma non ho trovato alcuna traccia dell'accostamento di questo soggetto all'arte gnomonica. A tutto ciò possiamo aggiungere un'ultima nota che riguarda una notizia data dallo stesso Kircher proprio nella sua "Astronomia Magnetica" da cui risulta che un suo amico tedesco gli aveva parlato di questo tipo di orologio, proprio l'anno prima che egli scrivesse il suo libro sul magnetismo (quindi attorno al 1639 considerato che la pubblicazione dell'opera in tipografia richiedeva circa un anno). Le stesse cose gli furono scritte da un suo discepolo di matematica di Avignone, un certo Antonio Francesco Payen, da cui poi Kircher fu motivato ad approfondire l'argomento e ad effettuare gli esperimenti che ha descritto nel suo libro. Riportiamo per completezza il testo originale riguardante tale notizia: 250 251 Conclusioni: In questo articolo abbiamo tracciato una storia il più completa possibile dell'orologio azimutale magnetico, rilevando alcuni punti essenziali i quali sono: 1) Le origini di questo strumento non sembrano essere più lontane dell'inizio del XVII secolo; 2) A parte la notizia dell'orologio di Habermel, e stando ai documenti che è stato possibile consultare, sembra che il padre gesuita Athanasius Kircher sia stato il principale artefice dell'idea dell'orologio azimutale magnetico che abbiamo definito come tipologia "Kircher" e da cui Sutton ha ricavato alcuni modelli realizzati pochi anni dopo; 3) Abbiamo analizzato la parte gnomonica relativa a tale argomento dal libro Magnes sive De Arte Magnetica di Kircher, pubblicata nel 1641, rilevando che egli è l'unico autore ad aver trattato in modo approfondito di questo strumento e, dal punto di vista gnomonico, descrivendone la sua costruzione in tutti i sistemi orari conosciuti; 4) Abbiamo anche riconsiderato il luogo comune che attribuisce a Charles Bloud l'invenzione dell'orologio azimutale magnetico analemmatico, osservando che Nicolas Crucefix ha pubblicato un opuscolo in cui descrive tale strumento oltre un decennio prima degli esemplari di Bloud conosciuti; 5) Abbiamo visto la differenza tra il modello Kircher e il modello Bloud attraverso anche la figura di Henry Sutton che ne fu il primo e più importante costruttore; 6) Abbiamo analizzato la cronologia e la trattazione di questo orologio nei testi degli antichi gnomonisti 252 Samuel Foster l'Horologiographia in tutte le salse! Premessa E' strano che Samuel Foster sia un personaggio molto noto nello specifico campo degli orologi solari e soprattutto tra gli appassionati dell'orologio solare orizzontale ellittico (il famoso "analemmatico a stilo umano"), mentre resta quasi sconosciuto a livello umano e quindi biografico. Talmente poche sono le notizie sulla sua vita che a volte egli viene etichettato solo come "Samuel Foster sometime professor at Grasham College". Eppure fu un matematico di spicco al suo tempo, amico per la pelle di persone come Edmund Gunter, Oughtred, John Twysden, William Leybourn, Edmund Wingate ed altri. La controversia sull'invenzione dell'orologio analemmatico pare assumere significati diversi se si tiene conto che proprio Twysden, nella prefazione all'Horologiographia Ellittica, precisa che sebbene il francese Vaulezard abbia scritto qualche anno prima un trattatello sulla proiezione dell'ellisse sul piano dell'orizzonte da cui con l'aiuto di uno stilo mobile ha trovato il modo di trovare le ore vere, questo libro di Foster è "molto differente da quello (di Vaulezard) e molte delle cose qui trattate non sono applicabili ad esso, sicché queste sono praticamente una novità". E una novità lo sono anche per molti di noi che a parte l'orologio analemmatico, non abbiamo mai sentito parlare di "Horologiografia Circolare", "Horologiografia Rettilinea", ecc. E' logico che con un genio simile, i posteri abbiano preferito ricordare e divulgare la sua opera piuttosto che la sua vita! Così, abbiamo Twysden con Leybourn editore che pubblica una "Posthuma Fosteri", nel 1654 quando ormai l'autore doveva essere mancato forse da uno o due anni e cinque anni dopo, nel 1659, una Miscellanea matematica. Nota: L'argomento di cui si tratta è stato "gnomonicamente" analizzato nel migliore dei modi in una serie di articoli, in lingua inglese, da Fred Sawyer della North American Sundial Society il 253 cui contributo è elencato nella bibliografia riportata in fondo a questa pagina. Egli iniziò a divulgare Foster oltre dieci anni fa, quando il 5 maggio del 1996 presentò una prima completa memoria sui suoi scritti ad una conferenza della BSS (British Sundial Society) al West Deam College. A questa seguirono molti altri articoli specialistici per ciascun argomento trattato da Foster. Il nostro intento, in questo modesto articolo, è quello di divulgare in lingua italiana, dove manca del tutto, una breve ricapitolazione del contributo gnomonico di Samuel Foster, rimandando ai completi lavori di Sawyer eventuali approfondimenti tecnici. Brevi cenni biografici Capita così che di Samuel Foster non si hanno certezze né sulla data e luogo di nascita, né della sua morte. Si dice che sia nato forse verso la fine del Sedicesimo secolo o nei primi anni del Diciassettesimo e che sia morto abbastanza giovane tra i 40 e i 50 anni di età, non si sa come, dopo una lunga infermità che gli impediva anche di portare a termine le sue opere e di pubblicarle. Ho dato un'occhiata alla Miscellanea Matematica redatta da Twysden e pubblicata nel 1659, dove sono riportati degli elenchi di osservazioni astronomiche che egli stesso ha fatto in quell'epoca con alcuni colleghi tra cui anche Foster. Sembra che Twysden abbia fatto con lui l'ultima osservazione il 16 Dicembre del 1652, mentre il 29 marzo del 1652 avevano osservato insieme un'eclisse di Sole. Fino al 16 dicembre quindi Foster doveva esser vivo e vegeto ed è probabile che egli sia scomparso nel 1653. Infatti, l'anno seguente Twysden pubblica in sua memoria gli scritti relativi all'Orologiografia ellittica, e in successione il "Posthuma Fosteri". Egli proveniva dal Northamptonshire e studiò presso l'università di Cambridge applicandosi particolarmente nello studio delle matematiche, facendosi presto una grande reputazione. Fu nominato nel 1636 professore di Astronomia al Grasham College, incarico che lascia per questioni regilioso-politiche dieci mesi dopo, per riprenderlo poi nel 1641. Fu membro dell'associazione che poi divenne la Royal Society di Londra. 254 Inventore e costruttore di strumenti matematici, ricordiamo qui i due principali che sono un piccolo Planetario e il "quadrante di Foster" che sarà ripreso e divulgato da Leybourn. The Art of Dialling E' questo il primo libro di gnomonica pubblicato da Foster a Londra nel 1638 ed è anche l'unico suo libro che fu pubblicato mentre era ancora in vita. Gli altri sono tutti postumi. Nella prefazione l'autore avverte il lettore che egli scrisse questo libro inizialmente solo per un suo uso personale, su un soggetto antico come la gnomonica, ma con modi di applicazione totalmente nuovi. Questa nuova arte di fare gli orologi solari è presentata da Foster come innovativa perchè permette di adempiere al compito di costruire ogni sorta di orologio solare senza essere esperti di matematiche, senza Canoni, senza dover capire a fondo le procedure matematiche o geometriche. Tutto ciò grazie alla semplice applicazione di un unico strumento, un quadrante, appositamente realizzato. Un metodo quindi poco teorico, adatto a molte "sorti di uomini" e non specifico solo per chi è esperto nelle matematiche. In sostanza Foster presenta in questo libro, per la prima volta al mondo scientifico britannico, quelle che noi oggi denominiamo "scale gnomoniche" (dialling scales). Il nostro articolo sulle scale gnomoniche di Curtius ci ha permesso di dimostrare che questi tipi di scale, nella loro forma primitiva, non furono un'invenzione unica di Foster ma erano già note a Curtius e divulgate da Clavio nei primi anni del XVII secolo. Foster che ha certamente studiato a fondo Clavio ne avrà dedotto gli argomenti per scrivere il suo libro con il merito di migliorarne i concetti di fondo e le applicazioni agli orologi solari. 255 Figura 16 La faccia superiore del quadrante di Foster 256 Figura 17 La faccia posteriore del quadrante Il quadrante non è complicato da disegnare, ma richiede uno sforzo da parte del costruttore affinché sia il più preciso e chiaro possibile alla lettura. Le linee RS e RM sono suddivise con la scala dei Seni. Il parallelogrammo al centro del quadrante rappresenta le linee (oblique) degli azimut del Sole e le linee (orizzontali e parallele) i paralleli di declinazione del Sole ogni 30 gradi. Il lembo è suddiviso semplicemente in 90 gradi come in tutti i quadranti. La linea RB viene incisa con la dicitura "la somma della latitudine e altezze del Sole in estate; la differenza in inverno"; mentre sulla linea parallela che parte da C sul 257 parallelogrammo viene scritto "la somma della latitudine e altezze del Sole in inverno; la differenza in estate". La linea VT è denominata "Linea delle Ore". La linea TR è la "linea delle latitudini per delineare gli orologi solari". Uso generale del quadrante Il lembo semicircolare esterno serve principalmente per la misurazione degli angoli; Le linee AE e CD con il parallelogrammo centrale servono per trovare l'azimut del Sole ad ogni latitudine; Le linee oblique tra gli archi VT e c b sopra il parallelogrammo, con l'aiuto del filo e la perlina, servono a dividere artificialmente la linea delle ore TV la quale, insieme con la linea delle latitudini TR, serve a prolungare tutte le sorti di piano comunque orientati; Nella faccia posteriore ABC è chiamato Semicircolo, AC è chiamato Diametro, AD è detto Quadrante Superiore, CD è detto l'Altro Quadrante. Esso serve per trovare i necessari archi e angoli prima di disegnare l'orologio solare. Foster procede nel descrivere come si trova l'azimut del Sole con questo quadrante e successivamente la declinazione e inclinazione del piano su cui si vuole costruire l'orologio solare. E' interessante notare che egli definisce la declinazione di un piano come l'arco di orizzonte compreso tra la linea Nord-Sud e la linea, indefinita sull'Orizzonte, perpendicolare alla linea orizzontale del piano. Tale linea viene chiamata Asse e il suo vertice è definito come il Polo dei piani della linea orizzontale. Per trovare la declinazione si devono fare due osservazioni preliminari con il Quadrante: 1) La distanza o angolo tra l'Asse della linea orizzontale del Piano e l'azimut del Sole nel momento dell'osservazione; 2) l'altezza del Sole sull'orizzonte. Ancora due operazioni preliminari sono da farsi con il Quadrante prima di procedere alla costruzione dell'orologio solare: 1) Bisogna trovare i cosiddetti "Archi rettificati"; 2) l'elevazione del Polo sul piano. L'osservazione dell'"arco rettificato" si fa sulla faccia posteriore del Quadrante, portando il filo con la perlina dalla latitudine nel "quadrante superiore" al complemento del piano di declinazione numerato nel "Semicircolo". In questo modo il filo con la perlina mostra sul "Diametro" il valore dell'Arco rettificato richiesto. Questa operazione la si fa con tutti 258 i tipi di piani verticali, declinanti e/o inclinati-reclinanti. Fig. 93, il primo esempio di come si costruisce l'orologio solare orizzontale con il Quadrante. In pratica, si tira la linea RT lunga a piacere e si riportano i punti R e T dal valore dell'altezza del Polo sul piano presa sul quadrante. Quindi si prende la lunghezza della linea delle Ore sul quadrante e la si riporta sull'orologio puntando con il compasso in R e in T incrociando nel punto V. Fatto questo triangolo, si trovano i "segmenti" orari sulla linea delle ore del quadrante e si riportano conil compasso sulle linee RV e TV. Questa procedura sarà alla base di quasi tutte le applicazioni dei quadranti nella costruzione degli orologi solari. Figura 18 259 Figura 19 Stesso procedimento per un orologio declinante Oltre alla descrizione di questi basilari orologi solari, vengono prese in esame alcune situazioni relative al triangolo gnomonico, alla posizione della sustilare e a come posizionare correttamente sul piano un orologio. Un'appendice conclude il breve trattato in cui viene presentato un metodo spedito per trovare la latitudine di qualsiasi luogo dall'osservazione del Sole. Elliptical or Azimuthal Horologiography, London, 1654 Circa due anni dopo la scomparsa di Foster, due suoi amici, l'avvocato Edmund Wingate e John Twysden, si premurano di curare una pubblicazione che raccoglie i manoscritti più importanti relativi all'orologiografia che l'autore non ebbe modo di dare alle stampe per una lunga e grave infermità. Nel 1654 quindi esce questo volume, considerato il più importante, 260 intitolato Elliptical or Amimuthal Horologiography che in realtà contiene 4 distinti piccoli trattati: 1) Elliptical or Azimuthal Horologiography; 2) Circular Horologiography; 3) Rectilinear or Diametral Horologiography; 4) Elliptical Horologiography. Il quarto trattato non è una ripetizione del primo, ma bensì una sorta di appendice o un'addenda in cui l'autore, Foster, desidera inserire un ultimo metodo per disegnare orologi solari ellittici, solo su superfici piane, con l'ausilio della proiezione Sferica, mentre nel primo trattato essi sono descritti per Proiezione. Una "Horologiografia" in tutte le salse, quindi, dove però per la prima volta vengono esaminati in dettaglio gli orologi solari ellittici del tipo che denominiamo "analemmatico", a stilo verticale mobile sul calendario gnomonico. Contenuti Il trattato inizia con l'insegnare a disegnare e suddividere le ellissi su un piano orizzontale o su un qualsiasi altro piano che non sia declinante (fig. 1 della tabella qui sotto). Quindi seguono delle tabelle numeriche della declinazione del Sole dal circolo equinoziale e delle relative tangenti. La sezione I inizia con la descrizione dell'orologio orizzontale ellittico a stilo perpendicolare al piano che viene definito "Gnomone zodiacale" perchè si muove lungo la fascia del calendario zodiacale annuale. Nella descrizione dell'uso dell'orologio ellittico, Foster aggiunge "accorgimenti" quali, una scala delle tangenti in relazione al calendario zodiacale che permette di leggere la declinazione del Sole e con l'aggiunta di determinati "righelli" è possibile ottenere molte informazioni 261 astronomiche aggiuntive. La Sezione II si occupa di come inserire un orologio ellittico (fig. 2) in piani non più diretti, ma declinanti e con un indicegnomone sempre perpendicolare al piano. Le operazioni preliminari essenziali sono quelle di trovare la distanza del Polo sul piano del quadrante, gli angoli dei piani orari, la posizione (o la distanza) della linea sustilare dalla linea verticale del piano. La Sezione III descrive un'altro modo di formare le ellissi (fig. 3) e l'orologio solare su un piano orizzontale, per mezzo di due tabelle calcolate: una degli angoli orari delle linee orarie con la linea Meridiana delle ore 12; l'altra tabella è quella dell'altezza di ciascuna ora e quarti nel circolo equinoziale calcolate secondo una analogia trigonometrica. Nella Sezione IV-V e VI viene descritto qualche uso e le varie strutture degli orologi solari ellittici e, da uno di questi strumenti, alcune operazioni che consentono di trovare l'Azimut del Sole conoscendo l'ora e viceversa, l'amplitudine del sorgere e tramonto del Sole ed altre cose simili in più come fare un orologio solare. Segue una dimostrazione dell'orologio ellittico sul piano orizzontale in cui viene mostrata la ragione per cui uno gnomone perpendicolare mostrerebbe le ore vere. Nella Sezione VII si trova il modo di disegnare e suddividere le ellissi ( fig. 4) sopra qualsiasi piano (anche inclinato-reclinante) rispetto ad uno gnomone perpendicolare non al detto piano ma a quello dell'Orizzonte. Nella Sezione VIII propone il modo di disegnare orologi ellittici su qualsiasi superficie con uno gnomone impiantato casualmente in qualsiasi posizione si voglia (fig. 5). Al punto 3 di questa sezione viene anche descritto come trovare la linea meridiana e l'elevazione dell'assostilo da un asse che parte dal piede dello gnomone; mentre la (fig. 6) descrive come calcolare in che Longitudine e Latitudine si trova lo stilo partendo da un asse innalzato dal suo piede, senza tenere conto della inclinazione o reclinazione del piano. Segue l'esposizione di 14 casi specifici di come disegnare le ellissi orarie rispetto alle diverse situazioni dei 262 piani e dello gnomone con una dimostrazione di alcuni di essi tra i più importanti. 263 Circular Horologiography, London, 1654 Questo secondo trattato è molto più breve del primo e dimostra gli approfondimenti che Foster aveva fatto sugli sviluppi degli orologi solari ellittici. Partendo da piani arbitrari, comunque orientati e gnomoni mobili i cui assi non devono mai essere paralleli all'asse terrestre, egli trova casi specifici molto interessanti dove le ellissi dei punti orari si riconducono ad un cerchio con con i punti orari uniformemente distribuiti in 15° per ora. Per esempio, se si ha un piano non declinante con inclinazione i, lo stilo sarebbe posizionato ad un angolo pari a 45° + (φ - i )/2 sopra il piano e mobile su un solco di calendario zodiacale come in un orologio analemmatico, ma definito dalla formula tanδ cos (45°- (φ-i)/2) Questo esempio è stato tratto dal terzo articolo di Fred Sawyer indicato nella bibliografia sotto e che ha analizzato gran parte dell'opera gnomonica di Foster. Inoltre, la versione base con piano orizzontale di questa tipologia di orologio solare è stata attribuita a Lambert che l'ha pubblicata come una nuova scoperta 264 nel 1775, dando vita a quello che è stato denominato "orologio di Lambert". Rectilineal or Diametral Horologiography In questo terzo trattato Foster descrive orologi solari mai sentiti prima e mai rivisti dopo. Egli da il modo di descrivere le ore su una linea retta finita, o sul diametro di un cerchio, e di adattare lo gnomone mobile a un siffatto orologio. Egli considera l'uso di uno gnomone supposto giacere sulla linea comune al piano meridiano ed equinoziale che mostra le ore muovendosi su un segmento della linea est-ovest (fig.7-8); inoltre egli mostra che dal movimento dello gnomone mobile al di fuori della linea meridiana, ma sempre nel piano Equatoriale, e con i necessari aggiustamenti nel posizionare la base dell'orologio, si può disegnare un orologio solare che mostri la retrogradazione dell'ombra in ogni ora stabilita del giorno. Fig. 9 e 10: Descrizione di come posizionare una linea che punterebbe su un preciso luogo o punto del cielo il cui sviluppo porta alla realizzazione di un nuovo tipo di orologio rettilineare che è mostrato a destra nella fig. 10 e che si diversifica da quelli precedenti per non essere costruito per mezzo della griglia di linee della suddivisione. 265 Elliptical Horologiography Nella prima parte l'autore descrive gli orologi solari ellittici, con gnomone posizionato casualmente, ricavando i punti orari dalla proiezione, cioè da un metodo proiettivo. In quest'ultima parte, invece, egli dona il modo di trovare i punti orari dalla proiezione sferica, con diversi esempi. 266 Posthuma Fosteri Posthuma Fosteri è un'altra collectanea dedicata a questo autore da Twysden in cui vengono ripresi molti argomenti (propositions) come l'Astronomia, la Navigazione e la Gnomonica basati sulla descrizione e l'uso delle scale di un regolo (containing in it the description and use of certain lines to be put upon a streight ruler, in the ready solution of many Questions, as well geometricall, as belongin to Astronomie, Navigation and Dialling). La prima parte di questo volume consiste nella descrizione del righello gnomonico (ruler) costituito da due facce sulle quali sono riportate 9 scale: una delle parti uguali, una con gli "spazi orizzontali" che comprende una scala delle Corde preparata per 267 la lunghezza di Raggio come per la scala orizzontale, una scala dei Seni per un Raggio di 2 inches, una scala delle Secanti e una delle Tangenti per lo stesso Raggio; sull'altra faccia ci sono un'altra scala delle Corde in comune uso con quelle dei Seni, Secanti e Tangenti, una grande scala dei Seni Versi con uno Zodiaco annesso, una scala di Parti Ineguali suddivise in 90. Dal capitolo X inizia un vero e proprio piccolo trattato di gnomonica che insegna a costruire gli orologi solari principali con l'ausilio del righello appena descritto. Le operazioni sono molto simili, se non uguali in molti casi, a quelle descritte nel primo libro, The Art of Dialling, in quanto si tratta comunque di disegnare le linee orarie per mezzo delle scale dei Seni e Tangenti, ma il testo è diverso e quindi non si tratta di una pura ristampa del primo libro. Come esempio, tuttavia, riportiamo solo quello relativo alla costruzione di un orologio solare verticale declinante a Sud-Est di 30 gradi. Supposto di aver quindi trovato la declinazione del piano pari a 30 gradi Sud-Est, si procede come segue: Si descrive (fig. 95) la faccia AB-CD, perpendicolare al piano dell'Orizzonte, di lunghezza pari alla Tangente della latitudine del luogo presa sul regolo gnomonico. Si prende poi AC e BD pari alla cotangente della latitudine sempre presa sul regolo. Si prende A come centro dell'orologio e poi BE e CG pari al seno del piano di declinazione (sempre preso come lunghezza sul regolo). Quindi AE sarà la sustilare e AG la linea delle ore 6. Da E si tira EF perpendicolarmente ad AE e quindi si fa A12 ed EF uguale al coseno della declinazione. AF rappresenta l'assostilo e l'angolo FAE è l'elevazione dell'assostilo sulla sustilare. Si fa AH uguale al coseno della latitudine e si prende H6 parallela a AB, la quale taglierà AG nel punto notato con 6. La distanza A6 si prolunga della stessa misura nella parte superiore al centro dell'orologio trovando l'altro punto 6 che permette di costruire il triangolo 6-12-6. Sui due lati di questo triangolo saranno presi i punti orari come segue. Su un foglio a parte si disegna la linea LM su cui si prende LR e RM ognuna pari alla tangente di 45 gradi. Poi si fa RN uguale alla tangente di 30 gradi e RO uguale alla tangente di 15 gradi. In questo modo si ottengono i punti delle ore. Se si desiderano i punti dei quarti o altre suddivisioni 268 più piccole si trovano sulla linea LM le distanze pari alle tangenti dei relativi gradi delle frazioni cercate (per esempio la tangente di 7,5 gradi se si vogliono i punti dei quarti d'ora). Prendendo con un compasso la distanza 6-12 nella parte sinistra dell'orologio e centrando in L si descrive l'arco PQ e da M la linea MP tangente all'arco. Quindi da N si prende la minima distanza (quindi la perpendicolare) dalla linea MP e la si riporta dal punto 12 a 11 e da 6 a 7 del triangolo suddetto, trovando il punto delle ore 11. Allo stesso modo, la minima distanza da O a MP darà i punti 12-10 e 6-8, ecc. Nello stesso modo si divide l'altra linea più lunga 12-6, nella parte destra dell'orologio, prendendo con il compasso la distanza 12-6 e descrivendo come prima l'arco ST dallo stesso centro L. Il procedimento poi è lo stesso. Infine, dal centro A si tirano le rette orarie per i punti trovati. Nel testo l'autore tratta anche degli orologi inclinati e reclinanti e dei metodi che si servono della linea delle Tangenti e dei Seni Versi sulla scala del regolo descritto al principio. De Instrumenti Planetariis, London, 1659 Nel 1659 viene pubblicato a Londra un libretto intitolato "De Instrumentis Planetariis" per le officine tipografiche di Leybourn, molto probabilmente William Leybourn. Viene esplicitamente riferito il nome di Samuel Foster come autore e sicuramente il contenuto di questo volume rispecchia qualche altro manoscritto che egli non diede alle stampe quando era in vita. Non c'è gnomonica specifica in questo manualetto che illustra appunto lo "strumento planetario" che, basandosi sulla teoria Copernicana del sistema solare, serve ad eseguire molti calcoli astronomici, per esempio come trovare le ascensioni rette, la longitudine o la latitudine dei pianeti dall'Eclittica, le anomalie, le direzioni, le stazioni e le retrogradazioni e via dicendo. Inoltre, mi piace qui ricordare che tra le tante altre cose Foster descrive anche il "Sorgere e Tramonto Poetico" ("De Ortu et Occasu Poetico" - "Poetical Risings and Settings") riferendosi al Sorgere e Tramonto Cosmico, Acronittico ed Eliaco che abbiamo già incontrato nell'articolo dedicato all'orologio 269 Pyramidical Dyal. Nella fig. 96 si vede strumento planetario di Foster. Figura 20 270 l'unico disegno dello Figura 21 271 Miscellanea sive Lucubrationes Mathematicae, London 1659 Nello stesso anno, 1659, viene dato alle stampe un altro volume dedicato a Foster: una miscellanea matematica sempre curata da John Twysden con testo bilingue latino-inglese. In questo libro si può leggere il resto degli studi di Foster sulla gnomonica e di altri strumenti da lui inventati, come il quadrante horometrico, il planetario che abbiamo già visto, l'astroscopium e molte altre cose. Mentre gli orologi solari qui descritti quelli per rifrazione. Gli strumenti venivano regolarmente costruiti e venduti, in legno o in metallo, da Antonio Thompson nella località Hosierlane a Londra. Nella fig. 97 si vede lo strumento Astroscopium che veniva impiegato nelle osservazioni astronomiche delle stelle fisse per conoscere e ricercare le posizioni delle stelle conoscendone le coordinate. Dopo un breve trattato-catalogo su diverse osservazioni di eclissi fatte dall'autore insieme ad altri suoi colleghi, segue la descrizione di un nuovo metodo per calcolare le tabelle orarie delle altezze del Sole per ogni latitudine comunicato a Twysden da John Palmer il quale aveva ricevuto questi manoscritti di Foster da molto tempo. Il quadrante di Foster che abbiamo visto in precedenza era stato descritto dall'autore senza darne alcuna dimostrazione. Ma evidentemente egli l'aveva scritta e non pubblicata per chissà quale ragione. Venne ripresa quindi da Twysden in questa miscellanea e pubblicata come "Demonstratio Quadrantis Horometrici". Tale descrizione è stata ripresa in originale e tradotta in inglese, debitamente commentata, da Fred Sawyer nell'articolo "Foster's Proof For Dialing Scales" riportato in bibliografia, al quale si rimanda il lettore per eventuali approfondimenti. 272 Figura 22 Astroscopium 273 Il Quadrato geometrico Viene descritto un "quadrato" geometrico (fig. 98) suddiviso in altri 4 piccoli quadrati dai diametri FG e HI il cui centro è la lettera E. Ognuno dei quattro semidiametri EF, EH, EG, EI sono divisi come per la linea dei Seni sul Settore e dalle linee rette perpendicolari tra loro. Sui lembi esterni sono inserite diverse scale per i diversi usi. L'uso di questo "quadrato" è in generale per la soluzione di problemi dei triangoli sferici di cui il classico esempio è "noti due lati e la base calcolare l'angolo al vertice" che nel caso della gnomonica trova diverse applicazioni. Infatti, il primo esempio dato dall'autore è "nota la latitudine del luogo, la declinazione e l'altezza del Sole, trovare l'ora del giorno". Un'altro esempio è "in ogni triangolo sferico, noti i lati e l'angolo al vertice, trovare la base" che si traduce in "nota la latitudine del luogo, la declinazione del Sole e l'ora del giorno, trovare l'altezza del Sole per questa latitudine, declinazione ed ora". Figura 23 Quadrato geometrico 274 Segue la descrizione della Proiezione Stereografica della sfera celeste nel piano orizzontale. E qui siamo di fronte a ciò che conosciamo come "orologio stereografico di Oughtred", sebbene non sappiamo con certezza quando Foster abbia redatto i suoi manoscritti. Lo strumento descritto è proprio un orologio orizzontale ricavato dalla proiezione stereografica della sfera celeste nel piano orizzontale ed è visibile nella figura qui sotto riportata. In un'appendice Foster descrive in 12 lunghe operazioni come da questo strumento si possano proiettare le linee orarie e altre cose in un orologio solare su qualsiasi superficie senza preoccuparsi troppo della sua declinazione o inclinazione. Figura 24 Orologio stereografico di Foster 275 Qui sotto, fig. 100, si vede un orologio orizzontale calcolato per la latitudine di Londra con le "furniture", ossia con l'aggiunta degli altri elementi gnomonici oltre alle linee orarie. In questo caso sono state aggiunte le linee di declinazione mensili e le linee degli "Ascendenti e Discendenti" dei segni zodiacali. E' interessante notare che la linea meridiana delle 12 è stata suddivisa tra i due tropici nei rispettivi gradi di declinazione solare da -23.5° a + 23.5°, passando per 0° sulla linea equinoziale. Sebbene sia di norma, anzi necessaria questa suddivisione nelle linee meridiane da pavimento, essa diventa invece molto rara da vedere come abbellimento in un orologio solare "normale", orizzontale o verticale, e potrebbe essere una nuova idea da sfruttare per i progettisti moderni. Figura 25 276 L'ultima parte gnomonica di Foster riguarda dei precetti per la costruzione di orologi solari rifratti. Un argomento forse non popolarissimo tra i costruttori di orologi solari, ma che ritroviamo spesso nei trattati completi di gnomonica, soprattutto dalle nostre parti - per questo si ricorda Oddi Muzio da Urbino (1612), forse uno dei primi a descriverli prima della scoperta delle leggi sulla rifrazione, e Athanasius Kircher nel 1646 -. I precetti di Foster per gli orologi solari rifratti sono essenzialmente una serie di consigli pratici a cui sono aggiunti gli unici due metodi descritti per la progettazione che non derivano dal calcolo, bensì dall'osservazione. Dopo aver parlato della differenza tra i vari liquidi che si possono utilizzare per l'orologio rifratto e considerato che il più comune, il più facile da reperire con il miglior risultato di lettura è l'acqua, egli spiega la costruzione dell'orologio rifratto in acqua dando una tabella (qui a sinistra) della rifrazione (altitudes refracted) per ogni 5 gradi del quadrante. Egli considera il caso in cui il vertice dello gnomone si trova sott'acqua e quando il vertice è sopra il livello dell'acqua. Dopo aver assegnato al recipiente la linea orizzontale, la linea 277 meridiana con i punti nord e sud, e le linee degli azimut di ogni 10 o 5 gradi, le linee orarie vengono costruite in due modi o dal planisfero o per proiezione. Il trattato termina con una sezione dedicata agli orologi solari per riflessione da farsi sulle volte dei soffitti, ma stavolta l'autore dello scritto è Twysden che ha creduto opportuno aggiungere all'argomento anche il suo piccolo contributo. Description and use of the Nocturnal Nel 1684 viene pubblicato un libretto di soli 10 pagine su un Notturnale realizzato da Foster. Sul frontespizio non viene indicato né chi ha dato alle stampe il manoscritto né la tipografia che lo ha stampato. Lo strumento è composto di due piastre di metallo circolari, la principale viene chiamata Madre, e la seconda piastra mobile che rappresenta il circolo Equinoziale; sulla Madre il cerchio centrale rappresenta l'Eclittica e il resto delle scritte sono i nomi delle principali stelle fisse. Un indice è incernierato al centro dello strumento e suddiviso in corrispondenza dei vari circoli descritti. Figura 26 Notturnale di Foster 278 Infine, ricordiamo che l'opera completa di Foster è stata redatta e pubblicata anche da William Leybourn che spesso riprendeva capitoli interi dal nostro autore incorporandoli nelle proprie pubblicazioni. Abbiamo fin qui esposto in maniera sintetica il contributo gnomonico di Samuel Foster, mettendo in evidenza il suo lavoro geniale sull'orologiografia ellittica, circolare e rettilinea di cui, almeno per l'ultima parte, ancora oggi si sa ben poco. Abbiamo avuto modo di vedere che Foster fu uno dei primi autori inglesi a realizzare i primi regoli gnomonici, ovvero le scale gnomoniche trigonometriche su un quadrante, noto poi come quadrante di Foster. Le scale gnomoniche ebbero un grande successo in futuro, ma tutte si basavano sui concetti originali sviluppati da Foster. Nel nostro piccolo, abbiamo cercato di rendere merito alla memoria di un grande matematico e gnomonista inglese del XVII secolo, così come abbiamo già fatto per altri grandi nomi del passato, sperando di aver almeno in parte colmato una lacuna che in lingua italiana aspettava da tempo di essere colmata. Bibliografia Libri pubblicati quando Foster era in vita: Description and use of a small quadrant, London, 1624 The art of dialling by a new, easie, and most speedy way. Shewing, how to describe the houre-lines upon all sorts of plaines, howsoever, or in what latitude soever scituated: as also, to find the suns azimuth, whereby the sight of any plaine is examined. Performed by a quadrant, fitted with lines necessary to the purpose. Invented and published by Samuel Foster, professor of astronomie in Gresham Colledge. London, Printed by Iohn Dawson for Francis Eglesfield, and are to be sold at the signe of the Marigold in Pauls Church-yard, 1638. Seguono poi altri suoi scritti redatti e pubblicati da Twysden e stampati alcuni da Leybourn De instrumentis plantariis cui usui inserviunt, & quomodo sunt tractanda / a Samuele Fostero Of the planetary instruments to 279 what end they serve, and how they are to be used / by Samuel Foster ... London : Ex officina Leybourniana, M.DC.LIX [i.e.1659] The description and use of the nocturnal with the addition of a ruler, shewing the measures of inches and other parts of most countries, compared with our English ones ; being useful for all merchants & tradesmen. [London? : s.n., 1685?] Elliptical or azimuthal horologiography comprehending severall wayes of describing dials upon all kindes of superficies, either plain or curved, and unto upright stiles in whatsoever position they shall be placed invented and demonstrated by Samuel Foster ... London : Printed by R. & W. Leybourn for Nicholas Bourn ..., 1654. Questo libro in realtà incorpora quattro piccoli trattati che possono essere considerati a se stanti anche se complementari nella trattazione. Questi sono: Elliptical or Azimuthal Horologiography Circular Horologiography Rectilineal or Diametral Horologiography Elliptical Horologiography Tutti pubblicati a Londra nel 1654, due anni dopo la sua morte, da Twysden ed Edmund Wingate. The geometrical square, with the use thereof in plain and spherical trigonometrie chiefly intended for the more easie finding of the hour and azimuth by Samuel Foster ... London : Printed by R. & W. Leybourn, 1659 Miscellanies, or Mathematical lucubrations of Mr. Samuel Foster published and many of them translated into English by the care and industry of John Twysden. London : Printed by R. & W. Leybourn, 1659. 280 Posthuma Fosteri the description of a ruler, upon which is inscribed divers scales: and the uses thereof: invented and written by Mr. Samuel Foster, late professor of astronomie in Gresham-Colledg. By which the most usual propositions in astronomy, navigation, and dialling, are facily performed. Also, a further use of the said scales in deliniating of far declining dials; and of those that decline and recline, three severall wayes. With the deliniating of all horizontall dials, between 30 and 60 gr. of latitude, without drawing any lines but the houres themselves. London : printed by Robert & William Leybourn, for Nicholas Bourn, at the South entrance into the Royall Exchange, 1654 The works of Edmund Gunter containing the description and use of the sector, cross-staff, bow, quadrant, and other instruments : with a canon of artificial sines and tangents to a radius of 10.00000 parts, and the logarithms from an unite to 10000 : the uses whereof are illustrated in the practice of arithmetick, geometry, astronomy, navigation, dialling, and fortification, and some questions in navigation added by Mr. Henry Bond teacher of mathematics in Ratcliff, near London : to which is added, the description and use of another sector and quadrant, both of them invented by Mr. Sam. Foster, late professor of astronomy in Gresham Colledge, London furnished with more lines, and differing from those of Mr. Gunters both in form and manner of working. London : Printed by A.C. for Francis Eglesfield ..., 1673. Bibliografia moderna: articoli specifici di gnomonica in inglese. Foster items by Frederick W. Sawyer III A Self-Orienting Equiangular Sundial Bulletin of the British Sundial Society, Oct 1991, 91(3):24-25. Foster's Diametral Sundial Bulletin of the British Sundial Society, Feb 1992, 92(1):16-17. 281 The Compendium - Journal of the North American Sundial Society, June 1996, 3(2):18-20. Samuel Foster Of Gresham College (The 1996 Andrew Somerville Memorial Address to the British Sundial Society) Bulletin of the British Sundial Society, Feb 1997, 97(1):2-15. Towards A General Theory Of Dialing Scales The Compendium - Journal of the North American Sundial Society, Dec 1997, 4(4):14-20. Prosthaphaeresis The Compendium - Journal of the North American Sundial Society, Jun 1999, 6(2):21-24. Foster’s Proof For Dialing Scales The Compendium - Journal of the North American Sundial Society, Jun 2001, 8(2):28-31. The Further Evolution Of Samuel Foster’s Dialing Scales The Compendium - Journal of the North American Sundial Society, Sep 2001, 8(3):11-13. The Foster-Point Sundial : Time In A Perfect Round The Compendium - Journal of the North American Sundial Society, Sep 2001, 8(3):14-16. Reprinted in the Bulletin of the British Sundial Society, Mar 2002, 14(1):7-9. A General Analysis Of Foster’s Circular Nomogram For u = v · w The Compendium - Journal of the North American Sundial Society, Sep 2001, 8(3):Addendum. Regulating The Foster-Point The Compendium - Journal of the North American Sundial Society, Dec 2001, 8(4):7-9. A Note On The Origins Of Dialing Scales 282 The Compendium - Journal of the North American Sundial Society, Mar 2003, 10(1):21. Dialing Scales: Reviewing The General Theory The Compendium - Journal of the North American Sundial Society, Sep 2004, 11(3):33-35. Vinck, René J. Right Sines And Versed Sines Compendium - Journal of the North American Sundial Society, Sep 2004, 11(3):24-30. Samuell Foster's Circle Compendium - Journal of the North American Sundial Society, Sep 2001, 8(3):7-10. Frost, Mike Samuel Foster And His Circle The Antiquarian Astronomer, Dec. 2006, 3:31-48. 283 284 Fale Thomas Il primo libro di gnomonica in lingua inglese Di Fale Thomas non si sa praticamente nulla. Si conosce una sola pubblicazione a suo nome: "Horologiographia: The Art of Dialling" di cui sono note le edizioni del 1593, 1626, 1627, 1633, 1652. Le ho potute esaminare tutte e devo dire che esse sono identiche nei contenuti e persino nei caratteri tipografici. Quindi prenderemo in considerazione solo una di queste cinque edizioni, quella del 1627 che sebbene sia forse la più chiara per qualità di stampa, il testo centrale scritto in caratteri gotici si rende di difficile lettura. Il libro non aggiunge nulla di più a quanto era già stato pubblicato dagli autori precedenti, ma si colloca in uno spazio temporale importante, di transizione, della cultura scientifica inglese in quanto da questo momento in poi si cerca di distaccarsi dalla gnomonica d'oltremanica cominciando a cercare soluzioni innovative che arriveranno di li a poco con i grandi geni di Gunter, Foster, ecc. Thomas Fale era probabilmente un professore di matematica all'università di Cambridge nel 1593. Nulla si sa della sua vita (almeno per quanto ho potuto trovare in giro nel web). All'Adler Planetarium si dice che sia stato un costruttore di orologi solari e autore di un grafometro realizzato da Thomas Osborn. In diversi luoghi si legge che il libro di cui ci occuperemo dovrebbe essere il primo libro pubblicato in Inghilterra sulla gnomonica scritto in lingua inglese e in diversi articoli si dice che in questo stesso libro si fa il primo uso della parola inglese "sin" per indicare il seno come funzione trigonometrica. L'horologiographia di Fale deve essere un libro raro se la terza edizione viene venduta da un noto antiquario inglese per la somma di circa quattromila euro! E di una rarità si tratta, anche perchè è un libro che non viene citato spesso nei testi di gnomonica antichi e moderni, tant'è che il suo contenuto è attualmente sconosciuto alla maggior parte degli appassionati. Perciò, spero di fare cosa gradita ai lettori, nel descrivere brevemente questo libretto che segna l'inizio della gnomonica inglese del XVII secolo. 285 Il frontespizio dell'oper,a che è identico nelle altre edizioni, ha una figura sotto il titolo che rappresenta una parte dell'orologio Notturnale descritto all'interno. Non riporto qui per esteso il testo del frontespizio in quanto si legge chiaramente nella figura accanto. E' interessante notare il "doppio titolo" "Horologiographia" che è generalmente il titolo che gli autori davano alle loro opere di gnomonica scritte in latino e in caratteri più grandi, come per accentuare il significato del titolo inglese, "The Art of Dialling" da cui scaturiranno una bella serie di volumi nei decenni successivi che utilizzeranno la stessa dicitura. Il libro non ha grandi pretese. Insegna un "facile e perfetto" modo di fare orologi solari su superfici piane comunque orientate con l'aggiunta (come fosse un'optional di una certa importanza) del modo di disegnare i dodici Segni (dello zodiaco) - ovvero le 7 curve di declinazione dell'ingresso dei segni zodiacali - e le ore ineguali. Inoltre si spiega il modo di fare e di usare altri tipi di orologi solari e strumenti per trovare le ore del giorno e della notte. Il libro è stato scritto non solo per gli studenti (e per i suoi allievi del Cambridge) delle arti matematiche, ma anche per diversi altri professionisti come gli Artificieri, Architetti, Agrimensori, ecc. Devo constatare subito che questo libro, la cui prima edizione risale al 1593, tredici anni dopo la Gnomonices di Clavio e qualche anno prima del libro di Valentino Pini, è uno dei pochi, se non il solo, in lingua inglese a mantenere la tradizione di spendere due parole per una brevissima ricapitolazione storica sugli orologi solari. E' lecito pensare che le notizie che riporta Fale siano estrapolate dalle prime pagine della Gnomonices di Clavio, ma questo significa che almeno fino alla fine del XVI secolo si credeva di qualche importanza dare al lettore almeno dei brevi cenni storici ricordando autori e citazioni che sono rimaste nella tradizione fino ad oggi. Così Fale menzione le prime citazioni in Egitto, poi Ezechia con l'orologio di Achaz, Beroso, Anassimandro e Anassimene, i filosofi greci citati da Laerzio, Herodoto, Diodoro, Macrobio, e quindi Vitruvio, poi gli orologi dei Romani e Plinio. 286 287 Egli parla anche di altri autori che hanno scritto degli orologi solari adottando le regole delle "proporzioni geometriche", che si tratta in pratica dei classici metodi geometrici che userà anch'egli per la descrizione degli orologi solari piani e cercando di non tediare il lettore con lunghe dimostrazioni matematiche. In una dedica al suo "instrument maker" (che denomina "kinsman") Thomas Osborn (citato prima dall'Adler Planetarium), datata 3 gennaio 1593, Fale ci dice altre cose interessanti sul conto di questo libro. Innanzitutto che il manoscritto era terminato e pronto per la stampa già sette anni prima (ovvero nel 1586), ma probabilmente non avendo l'occasione giusta per pubblicarlo si è sforzato di esaminare con grande accuratezza ogni singola figura e descrizione del testo per cercare di presentare al lettore un libro perfetto che non gli possa dare problemi nell'interpretare e nel capire le cose spiegate. Nell'ambito di questo grande lavoro di correzione egli aveva trovato anche degli errori nei precetti di Witekindus che ha potuto così emendare a favore del suo libro. Un elogio al suo incisore Iod. Hondius che gli ha preparato le figure (a dire il vero non proprio perfette e belle, quelle di Clavio sono di gran lunga superiori) ricordando che egli è anche l'autore del grande Globo di Moulinex e delle Mappe dell'Inghilterra fatte per il libro di Camdens. Per quanto riguarda i contenuti del libro, questi si rifanno ai classici metodi geometrici per tutti gli orologi piani, con l'unica novità in campo inglese di introdurre per la prima volta l'uso delle tavole dei Seni come variante dei metodi geometrici descritti. La prima parte è dedicata alla costruzione di uno strumento declinatorio per conoscere l'orientamento, l'inclinazione o la reclinazione delle superfici su cui si vogliono realizzare gli orologi. Uno strumento declinatorio molto semplice consistente in una tavoletta rettangolare di legno o di metallo su cui viene inciso un semicerchio suddiviso in due quadrati, a loro volta suddivisi in 90 gradi. Nel centro comune vi è infisso un filo con perlina per l'osservazione dei gradi durante le misurazioni. Nello stesso centro viene incernierato un indice con bussola 288 incorporata come si vede nelle figure qui sotto. Gli orologi descritti in questa parte sono tutti su superfici piane comunque orientate e gli esempi riportati sono davvero numerosi. 1. Orologio solare orizzontale; 2. Orologio solare verticale diretto a Sud; 3) Orologio solare verticale diretto a Nord; 4) Orologi solari verticali diretti a Est e a Ovest; 5) Orologio solare verticale declinante, due metodi; 6) Orologio solare verticale declinante a Nord, due metodi; 7) Orologio solare verticale Sud reclinante; 8) Orologio solare verticale Nord reclinante; 9) Orologio solare verticale Est o Ovest reclinante; 10) Orologio solare verticale a Sud declinante-reclinante: vengono descritti tre casi; 289 11) Orologio solare verticale Nord declinante-reclinante: vengono descritti tre casi; 12) Orologio solare verticale a Sud, inclinato; 13) Orologio solare verticale Nord, inclinato; 14) Orologio solare verticale Est e Ovest inclinato; 15) Orologio solare verticale Sud inclinato-declinante; 16) Orologio solare verticale Nord inclinato-declinante; Qui a sinistra si vede un elementare "trigono" dei segni per descrivere le curve di declinazione mensili dell'ingresso dei segni zodiacali. E' uno strumento semplice, da realizzare in legno o in metallo, che si posiziona direttamente sull'assostilo permettendo di proiettare sull'orologio solare i punti per i quali passano le curve di declinazione cercate (nell'immagine a destra). Per disegnare le ore ineguali Fale fa una breve premessa al lettore su cosa esse siano: la dodicesima parte di un giorno naturale qualunque sia la sua durata durante l'arco di un anno. Per conoscere il valore di un'ora ineguale Fale fa il seguente esempio relativo alla latitudine di 52 gradi: "La lunghezza del giorno nel solstizio estivo è di 16 ore e 24 minuti. Si moltiplica 60, che sono i minuti in un ora eguale, per 16 che sono la somma delle ore nel giorno del solstizio estivo, il risultato è 960 a cui se si aggiungono i 24 minuti si ha 984 che divisi per 12 da 82 che sono i minuti di un'ora uguale contenuti 290 in un'ora ineguale nel giorno del solstizio estivo". Per trovare sull'orologio questi 82 minuti del valore di un'ora ineguale si dovrebbero dividere le ore eguali in 60 parti uguali, in corrispondenza degli archi delle curve di declinazione relative al tropico del Cancro e del Capricorno. Ma siccome questa operazione darebbe luogo a segmenti troppo piccoli creando confusione nel disegno, avverte che sarà sufficiente suddividerle in soli 3 parti da 20 minuti ciascuna. Quindi per trovare il punto di 82 minuti si prendono 4 parti (di 20 minuti ciascuna) e 2 minuti sull'arco diurno del solstizio estivo. Lo stesso si fa con l'arco diurno invernale, conoscendo già la durata del giorno. Si marcano i punti corrispondenti e per essi si traccia la linea dell'ora ineguale relativa. Figura 27 Orologio solare verticale con linee di declinazione, linee orarie astronomiche e ineguali. Si nota la suddivisione in tre parti lungo la curva di declinazione del tropico del Capricorno, come spiegato nel testo. 291 Esempi di orologi descritti da Fale. 292 William Oughtred Master of Arts! Premessa Devo dire che questo articolo nasce dalla fortunata occasione di aver potuto sfogliare tutti i libri scritti da Oughtred ed anche quelli che altri autori hanno scritto sui metodi che egli aveva inventato. Ho così potuto avere una visione abbastanza completa dell'opera di questo grande matematico che, posso dirlo ora con franchezza, è da una parte tanto famoso per alcune cose, e dall'altra molto meno conosciuto, soprattutto per quanto riguarda la sua opera completa di scritti a carattere gnomonico. Quando ho iniziato a cercare materiale su questo personaggio mi sono subito reso conto che in Italia la sua fama è nota quasi esclusivamente per essere stato l'inventore del prototipo di regolo calcolatore moderno, rimasto quasi inalterato nella sua forma base, alcuni dicono, fino al 1970, e per aver inventato e divulgato alcuni simboli matematici, molti dei quali caduti in disuso oggi ed alcuni invece che sono rimasti, quali il segno X per la moltiplicazione, le parole "sin" e "cos" per le funzioni trigonometriche di "seno" e "coseno", e via dicendo. Scendendo nei particolari che ci interessano di più, sempre per quanto 293 riguarda la divulgazione italiana, devo dire che poco o niente è stato aggiunto per quanto riguarda invece l'opera gnomonica composta da questo illustre scienziato che pure vanta importanti innovazioni, come quella per la quale è rimasto famoso tra gli appassionati di quadranti solari e cioè l'orologio solare doppio orizzontale azimutale, denominato appunto "Oughtred". Nella letteratura inglese Oughtred è conosciuto e divulgato un po' di più, ma devo dire che anche in questo caso ho trovato una grossa lacuna per quanto riguarda la descrizione delle sue opere in generale, ad eccezione di un paio di articoli molto importanti che saranno un po' il nostro palinsesto per quanto riguarda la biografia, e in particolare delle pagine che egli spesso dedicava agli orologi solari in molti dei suoi scritti; pagine che avessero una qualche attinenza con l'invenzione di metodi per la costruzione ed uso di strumenti matematici tra cui i quadranti solari. Anche tra gli appassionati di gnomonica moderni Oughtred è noto praticamente solo per il "doppio" orologio solare orizzontale azimutale, mentre sconosciuta resta - secondo quanto ho potuto constatare - la maggior parte dei suoi scritti specifici di gnomonica o che contengono sezioni dedicate a questa disciplina. Colmare questa lacuna è quindi ciò che mi sono proposto di realizzare con questo modesto lavoro, scusandomi con i lettori per eventuali errori causati da sviste, imprecisioni e anche dalle difficoltà di traduzione ed interpretazione dovute alla mia limitatissima conoscenza dell'inglese. William Oughtred, biografia e opere I biografi di Isaac Newton fanno particolare riferimento a cinque opere di matematica che furono lette dal giovane studentescienziato a Cambridge: gli Elementi di Euclide, la Geometria di Descartes, i Lavori di Vieta, Le Miscellanee di Van Schooten e Clavis Mathematicae di Oughtred. I biografi di Oughtred lamentano che gli storici hanno male interpretato e inventariato gli strumenti matematici da lui inventati e che egli fosse ricordato solo per le discussioni sugli sviluppi della simbologia algebrica. Questo accadeva più di un secolo fa, nel 1916 quando Florian Cajori, professore di Matematica al Colorado College, 294 pubblicava la prima e più grande biografia di Oughtred, completa per la prima volta di una lunga analisi delle sue opere, dal titolo "William Oughtred a great seventheenth-century teacher of mathematics". A tutt'oggi, come già abbiamo detto nella premessa, le cose non sono molto cambiate e Oughtred è ancora poco conosciuto per il resto delle opere che scrisse e soprattutto per la gnomonica. Lo scritto di Cajori ci servirà come guida e palinsesto per integrare il nostro personale contributo sotto questo nuovo aspetto. Innanzitutto sorprende il fatto che Oughtred non sia stato un "matematico professionista" e che non abbia inteso questa opportunità da sfruttare come insegnante di matematica, come scrittore o come ingegnere. Oughtred was by profession a minister of the gospel, scrive Cajori e, continuando: "con lui lo studio della matematica fu una passione , un piacere, una ricreazione. Come il grande algebrista Vieta da cui ebbe grande ispirazione, egli fu un "amatore della matematica", sottolineando che la parola "amatore" non si deve assolutamente intendere in senso di superficialità. D'altronde l'Inghilterra ha avuto molti "matematici e scienziati amatori" che hanno fatto la storia della scienza. Oughtred fu senz'altro uno dei più grandi. William Oughtred, o, come egli stesso scrisse qualche volta il suo nome, Owtred, nacque ad Eton, sede dell'Eton College ma sull'anno non tutti concordano, dando varie date come il 1573, 1574 e il 1575. Suo padre era uno "scrivener" e influì non poco sull'educazione scolastica dei primi anni di suo figlio all'Eton College dove i ragazzi erano preparati per frequentare poi l'università. Secondo le informazioni date da F.L. Clarke, Bursar e Clerk, Oughtred fu ammesso al King's College di Cambridge l'1 settembre del 1592 all'età di 17 anni, dove in seguito fu nominato "Fellow" il 1 settembre del 1595, quando la regina Elisabetta era ancora sul trono. Nel 1596 ricevette il grado di Bachelor of Arts e nel 1600 quello di Master of Arts. Sulla carriera di Oughtred all'Università di Cambridge sappiamo qualcosa dalle sue stesse parole che riporto in originale perchè davvero struggenti e molto significative oltre che di facile comprensione. Egli le scrisse nella sua nota "Apologie" nel libro "To the English Gentrie, and all others studious of the 295 Mathematicks..." nel 1633 in risposta ad una diatriba con il suo allievo Delamain di cui parlaremo in seguito: Next after Eaton schoole, I was bred up in Cambridge in Kings Colledge: of which society I was a member about eleven or twelve yeares; wherein how I behaved my selfe, going hand in hand with the rest of my ranke in the ordinary Academicall studies and exercises, and with what approbation, is well knowne and remembered by many; the time which over and above those usuall studies I employed upon the Mathematicall sciences, I redeemed night by night from my naturall sleep, defrauding my body, and inuring it to watching, cold, and labour, while most other tooke their rest. Neither did I therein seek only my private content, but the benefit of many: and by inciting, assisting, and instructing others, brought many into the love and study of thoose Arts, not only in our own, but in some other Colledges also: which some at this time will most lovingly aknowledge. Le quali parole mostrano tra l'altro anche la straordinaria disponibilità verso gli altri ed il piacere che egli ne ricavava nell'aiutare chiunque avesse bisogno di essere assistito nelle questioni matematiche. All'età di 23 anni Oughtred era già uno gnomonista provetto ed inventò il suo "facile metodo di descrivere orologi solari con l'ausilio della geometria" che però non fu mai pubblicato fino a circa mezzo secolo dopo quando venne inserito nella prima edizione inglese di "Clavis Mathematicae" nel 1647 e fu nello stesso tempo tradotto in latino da Christopher Wren. Nel 1600 Oughtred scrisse una monografia sulla costruzione degli orologi solari su un piano in ogni modo inclinato ma non la diede alle stampe fino al 1632. Nel 1604 divenne vicario di Shalford nel Surrey e nel 1610 fu nominato rettore di Albury, dove rimase per il resto della sua lunga vita, iniziando così la sua carriera professionale lavorativa, destinando il suo talento scientifico alla semplice passione amatoriale. Nelle piccole biografie, si legge che egli si basò sugli studi di Napier sui logaritmi per inventare il regolo calcolatore lineare. Si deve considerare però che Napier pubblicò 296 il suo libro Mirifici logarithmorum canonis descriptio.... a Edimburgo nel 1614 e che nello stesso tempo Oughtred stava scrivendo la sua prima "Trigonometria" e che dovrebbe essere sua un'appendice apparsa nell'edizione inglese del 1618 di Edward Wright dell'opera di Napier. Nel 1606 Oughtred sposò Christ'sgift Caryll. Si conosce molto poco della sua vita familiare e i registri del King's College di Cambridge menzionano almeno un figlio, ma è certo che furono molti di più: pare siano addirittura 9 figli e quattro nipoti. Oughtred fu un uomo molto ospitale con tutti coloro che desideravano apprendere i segreti della matematica e si menzionano casi in cui gli appassionati potevano rimanere ospiti a casa sua gratuitamente per discorrere di problemi matematici, nonostante la moglie fosse contraria, tanto che, per risparmiare, non voleva neppure che si accendessero le candele . La necessità di spendere la maggior parte del tempo che aveva a favore dei suoi studi di matematica, gli creò qualche difficoltà sulle mansioni professionali da lui svolte, tanto che rischiò anche di essere rimosso dai suoi incarichi. Infatti nel 1646 egli fu richiamato dalla Commissione per gli Affari Ecclesiastici e per fortuna intervennero in suo favore Sir Bulstrode Whitlock, insieme a molti altri e soprattutto l'astrologo William Lilye, salvandogli il posto. Oughtred ebbe pochi nemici personali. I suoi allievi lo ebbero sempre in grande stima e profonda gratitudine, ad eccezione di Richard Delamain con il quale nacque una profonda controversia che portò Oughtred alla pubblicazione nel 1633, in sua difesa, di una "Epistola Apologetica". Tale controversia fu così forte da rovinare la vecchiaia di Oughtred. Sia dal testo originale che dagli stralci riportati da Cajori emergono dettagli biografici interessanti, come sul luogo della sua abitazione a Guildford nel Surrey, oppure che tra le discipline che egli maggiormente insegnava ai suoi allievi vi erano i primi elementi di Astronomia sul moto delle stelle fisse, del Sole e della Luna; i primi elementi sulle sezioni coniche e i primi elementi di Ottica, Catottrica e Diottrica. Non compare in questa lista l'algebra perchè fu proprio 297 in quel periodo che essa divenne una materia di comune interesse per molti appassionati di matematica. Durante la sua carriera Oughtred fu spesso interpellato a risolvere molteplici problemi in relazione ad argomenti di natura scientifica e in modo specifico di matematica. Egli rispondeva sempre a tutti e con la massima disponibilità, ma qualche volte dovette perdere il controllo, come ci testimonia una lettera spedita ad un certo Price nel 1642 in cui lamentava che pur avendo molto tempo libero, le richieste di soluzioni di problemi matematici che gli arrivavano erano talmente tante che egli faceva grande fatica a soddisfarle e che soprattutto la sua età ormai avanzata, lo stato della sua mente e il suo fisico non gli permettevano di svolgere una così frenetica attività. Per quanto riguarda l'aspetto e il vestire di Oughtred abbiamo ancora la preziosa fonte di Aubrey (Brief Lives, ed. A. Clark, Vol. II, Oxford, 1898) che ce lo dipinge in modo quasi pittoresco: Era un piccolo uomo, aveva i capelli neri e gli occhi neri (con grande senso dell'umorismo). Il suo cervello era sempre impegnato. Egli avrebbe disegnato linee e diagrammi anche sulla polvere...e il figlio Benjamin mi disse che aveva l'bitudine di andare a letto alle 11 o alle 12 di notte, ma spesso rimaneva a studiare anche fino a notte fonda. Dormiva poco e certe volte trascorreva le notti in bianco per cercare di risolvere dei quesiti matematici. Egli fu molto famoso all'estero e più stimato che a casa sua. Molti grandi matematici venivano in Inghilterra appositamente per poter discorrere con lui e, dopo aver visto come viveva, erano sovente dire: "...they did admire and blesse themselves, that a person of so much worth and learning should not be better provided for....". Dallo stesso passo apprendiamo che personaggi come Nicola Mercatore, Holsatus ed altri vollero conoscerlo di persona pochi anni prima della sua morte. Fu una impressione comune a tutti i suoi amici e frequentatori che egli avesse un tenore di vita buono nei primi anni della sua vita ad Albury, mentre una condizione 298 finanziaria "imbarazzante" dovette avere ad iniziare da circa il 1634 e ciò è testimoniato anche in una lettera di W. Robinson che fu suo allievo. Secondo alcune fonti Oughtred fu invitato spesso a viaggiare in Europa addirittura anche a cambiare residenza, ma non conosciamo nessuna sua dichiarazione lasciataci in merito. D'altra parte egli raramente scriveva di se stesso e della sua vita privata nei suoi libri e nelle sue lettere. Egli scrisse la sua piccola autobiografia nell'Apologeticall Epistle un quarto di secolo prima della sua morte, ma Aubry scrive che "nel tempo della Guerra Civile il duca di Firenze lo invitò offrendogli una cospicua somma di danaro per ogni anno, ma egli non volle accettare a causa della sua religione!". Un ritratto di Oughtred, dipinto da Hollar e inserito nell'edizione inglese del Clavis Mathematicae del 1647 riporta la seguente citazione: "Haec est Oughtred senio labantis imago Itala quam cupiit, Terra Britanna tulit" In un altro disegno di Oughtred fatto da Owen Manning si legge che non si sa bene a cosa voglia alludere questa frase, ma è possibile che egli potrebbe essere stato in Italia con il suo Conte di Arundel Thomas Howard. William Oughtred ebbe lunga vita. Morì ad Albury il 30 giugno del 1660 quando aveva più di 86 anni, un record per quei tempi. Secondo Aubry, durante gli ultimi giorni e prima di morire Oughtred diede alle fiamme molti manoscritti e persino libri stampati, dicendo che il mondo non era degno di quelle opere, dimostrando così una superbia che mai gli era stata attribuita. Ma questa non può essere altro che una menzogna, come giustamente fa notare anche Cajori, in quanto non si confà assolutamente allo stile di vita, dolcezza e disponibilità che ha sempre contraddistinto lo gentiluomo Oughtred. Piuttosto egli crede che se pure fosse vera questa storia, Oughtred avrebbe potuto bruciare solo vecchi manoscritti inutili di sermoni, in quanto molti dei manoscritti e opere matematiche pubblicate 299 passarono, dopo la sua morte, nelle mani di Sir Charles Scarborough che dopo averli revisionati li fece pubblicare a Oxford nel 1677 con il titolo di "Opuscula Mathematica hactenus inedita". Simpatica invece è la storiella, chiaramente apocrifa e forse inventata, che Oughtred avrebbe detto di morire con gioia perchè si sarebbe ritrovato con il Re morto il 29 maggio. Nelle stesse parole di Aubry ecco come viene raccontata la vicenda: "Ralph Greatex, his great friend, the mathematicall instrument-maker, sayed he conceived he dyed with joy for the comeing-in of the king, which was the 29th of May before. "And are you sure he is restored"?- "Then give me a glasse of sack to drinke his sacred majestie's health". His spirits were then quite upon the wing to fly away..." La storia della morte di Oughtred scritta da Aubry ha fatto il giro del mondo all'epoca ed è divenuta come un fatto reale, ma secondo Cajori no: Aubrey's story of Oughtred's mode of death has been as widely circulated in every modern biographical sketch as has his slander of Mrs. Oughtred by claiming that she was so penurious that she would deny him the use of candles to ready by. Oughtred died on June 30; the Restoration occurred on May 29. No dubt Oughtred rejoiced over the Restoration, but the story of his drinking "a glass of sack" to his Majesty's health, and then dying of joy is surely apocryphal. Cenni sulle sue opere Nel parlare delle opere di Oughtred dobbiamo innanzitutto osservare che egli era abbastanza restio a dare alle stampe i suoi scritti. Il suo primo libretto sugli orologi solari lo scrisse all'età di 23 anni, ma non abbiamo notizie che qualcuno dei suoi manoscritti di matematica sia stato stampato prima che egli avesse almeno 57 anni! Il primo e meglio conosciuto lavoro di Oughtred è "Clavis Mathematicae". Questo libro, come ci 300 informa lo stesso autore, fu scritto su richiesta del Conte di Arundel per istruire nelle matematiche suo figlio, Lord William Howard (che diventerà Visconte di Stafford). Per l'uso personale di questo giovanotto Oughtred compose un trattato di algebra che fu poi pubblicato in latino nel 1631. La prima edizione di Clavis Mathematicae è del 1631 ed è un libretto di piccole dimensioni di sole 88 pagine il cui titolo preciso è Arithmeticæ in numeris et speciebus institutio : quæ tum logisticæ, tum analyticæ, atque adeo totius mathematicæ, quasi clavis est. Ad nobilissimum spectatissimumque iuvenem Dn. Guilelmum Hovvard, ordinis, qui dicitur, Balnei Equitem, honoratissimi Dn. Thomæ, Comitis Arundeliæ & Surriæ, Comitis Mareschalli Angliæ, &c. filium Londini : Apud Thomam Harperum, M.DC.XXXI. [1631] I contenuti offrono una visione condensata ed essenziale delle conoscenza di aritmetica ed algebra di quei tempi. In totale furono pubblicate 5 edizioni latine del Clavis: la prima nel 1631, la seconda a Londra nel 1648, la terza e la quarta a Oxford rispettivamente nel 1652 e nel 1667 la quinta ancora a Oxford nel 1693 e 1698. Si ebbero due indipendenti edizioni inglesi, la prima a Londra nel 1647, tradotta in gran parte da Robert Wood del Lincoln College di Oxford; la seconda nel 1694 e 1702 con una nuova traduzione e addirittura una raccomandazione dell'astronomo Edmund Halley! Dopo la prima edizione del Clavis, tutte le altre hanno una o più delle seguenti diciture: Eq. = De Aequationum affectarum resolutione in numeris. Eu. = Elementi decimi Euclidis declaratio. So. = De Solidis regularibus, tractatus. An. = De Anatocismo, sive usura composita. Fa. = Regula falsae positionis. Ar. = Theorematum in libris Archimedis de Sphaera & cylindro declaratio. Ho. = Horologia scioterica in plano geometrice delineandi modus. Anche il titolo dell'opera fu considerabilmente modificato dopo le prime edizioni, come è possibile osservare nella bibliografia 301 sotto riportata. Rispettando i canoni del suo tempo e con il modo di scrivere le opere sull'algebra degli altri suoi colleghi, anche Oughtred volle distinguersi per la grande quantità di simbolismo utilizzato, soprattutto nel trattare i problemi di geometria. Una straordinaria enfasi scaturisce da ciò che egli chiama "analytical art" che non sembra riferirsi alla nostra moderna analisi o geometria analitica, ma all'arte "in which by taking the thing sought as knowne, we finde out that we seeke" . Ho voluto lasciare la frase originale inglese per non stravolgerla con una mia approssimativa traduzione, ma il senso è quello della logica deduzione espressa attraverso una appropriata simbologia. Il Clavis inizia con una spiegazione delle annotazioni e frazioni decimali Indù-Arabiche. Cajori fa notare anche come siano assenti le parole "milione", "bilione", ecc. che, sebbene utilizzate da alcuni matematici da molto tempo prima, nei libri di matematica inglesi esse trovarono posto solo dal XIX secolo in poi. Sul simbolismo resterà famoso per aver inventato i segni della moltiplicazione e per le proporzioni (i segni di divisioni per le frazioni decimali), usò l'abbreviazione "log." per i logaritmi, ecc. Tra i suoi lavori principali sono ancora da annoverare la Trigonometria e A Key of the Mathematicks, del 1647. L'invenzione del regolo calcolatore e la disputa con Delamain Come ho già detto all'inizio, Oughtred è citato nelle piccole biografie e nei testi di matematica principalmente come l'inventore del "regolo calcolatore" che nella forma quasi identica a quella da lui proposta è stato lo strumento di calcolo normalmente utilizzato fino al 1970. Per curiosità riporto un piccolo stralcio da una delle tante piccole biografie che si possono trovare in internet: "Il matematico inglese William Oughtred (1575-1660), basandosi sugli studi di Nepero sui logaritmi e sul prototipo di Edmund Gunter, inventa un modello elementare di regolo calcolatore lineare, facendo scorrere uno sull’ altro due righelli 302 sui quali sono tracciati i logaritmi, si possono eseguire i calcoli meccanicamente. In seguito grazie all’ adozione del terzo righello e del "cursore" il regolo si avvia a rappresentare il calcolatore tascabile di intere generazioni di ingegneri, architetti, matematici e fisici fino all’ avvento -tre secoli e mezzo dopo- delle calcolatrici elettroniche tascabili" (da http://www.racine.ra.it/curba/rivoluzioni/informatica/Metodi_cal colo/velocizzazione.htm ). Augustus De Morgan parlando di Oughtred srisse: "Egli è un animale di rara estinzione, un matematico di Eton. Pochi uomini di Eton, e tra questi persino quelli che conoscono cosa sia un regolo calcolatore, sanno che l'inventore di questo strumento fu un loro compagno di banco". L'invenzione del regolo calcolatore ha dato vita fino in tempi recenti a numerosissime dispute. Fu erroneamente ascritta a Edmund Gunter, Edmund Wingate, Set Partridge ed altri. Cajori si sente invece di poter essere certo dell'attribuzione di questa invenzione a Oughtred datandola al 1622, anche se la descrizione dello strumento non viene stampata prima del 1632 e 1633. Nello stesso tempo il suo ex allievo Richard Delamain, il quale molto probabilmente è arrivato alla stessa invenzione in modo indipendente, pubblicò una descrizione dello strumento in un libro di 32 pagine stampato a Londra nel 1630 e dal titolo curioso di Grammelogia or the Mathematicall Ring. Nelle riedizioni di questo "pamphlet" nei successivi 3 o 4 anni, furono aggiunte varie parti ed eliminata qualche altra della prima edizione. Quindi Delamain anticipa Oughtred di ben due anni nella pubblicazione a stampa della descrizione di un regolo calcolatore circolare. Ma Oughtred ha inventato anche il regolo calcolatore lineare la cui descrizione si ha nel 1633. Il titolo dell'opera chiarisce che Oughtred ne è l'inventore e da qui nasce la controversia sulla priorità ed indipendenza dell'invenzione del regolo calcolatore circolare tra Delamain da una parte e Oughtred e i suoi allievi dall'altra. Cajori non accusa Delamain di aver "rubato" l'invenzione ad Oughtred, ma sottolinea la grande probabilità che egli inventò lo strumento in modo indipendente. 303 La disputa si accese quando Samuel Forster, discepolo di Oughtred, nel suo libro Circles of Proportion.... rimproverò in modo anonimo Delamain di aver dato alla stampa con "indecente rapidità" prima di Oughtred il suo scritto su questi due strumenti. Arrabbiatosi Delamain replicò sostenendo la priorità dell'invenzione di entrambi gli strumenti, quindi del regolo calcolatore circolare e anche di quello lineare! Per un pieno approfondimento di questa disputa tra Delamain e Oughtred e della invenzione, descrizione ed uso dell'orologio orizzontale azimutale di Oughtred, consiglio il pregevole articolo di J. Turner riportato in bibliografia che ne cura davvero tutti i dettagli con diversi riferimenti gnomonici e una lista degli esemplari antichi di questo strumento conservati in vari musei. In breve vorrei solo evidenziare che anche Turner, come Cajori, è del parere che Oughtred aveva già dato l'imput della proiezione stereografica per un orologio orizzontale intorno al 1622-23 la quale fu poi derivata da Gunter. In definitiva tutta questa violenta diatriba tra Delamain e Oughtred ebbe un grande effetto pubblicitario e oltre alle numerose edizioni dei libri su questo soggetto, furono realizzati e venduti una quantità di esemplari dell'orologio in questione costruiti da famosi instrument-maker tra cui Elias Allen e Henry Sutton. In questo articolo non mi occuperò dell'orologio orizzontale azimutale di Oughtred in quanto esso è stato ampiamente investigato negli articoli che ho inserito nella bibliografia moderna in fondo a questa pagina. Nei "lavori minori" rientrano i libri che a noi interessano maggiormente per l'aspetto gnomonico. Ma vediamo prima cosa scrive Cajori in merito ad alcune di queste opere minori. Il regolo calcolatore circolare fu descritto da Oughtred in Circle of Proportion, stampato a Londra nel 1632. Nel 1633 apparve An Addition unto the Use of the Instrument called the Circles of Proportion che contiene alla fine "The Declaration of the two 304 Rulers for Calculation" dando una descrizione del regolo calcolatore lineare. Nello stesso anno in un suo libretto di 40 pagine intitolato The New Artificial Gauging Line or Rod,, Oughtred descrive una forma modificata di regolo calcolatore lineare per essere usato a Londra come strumento misuratore. Cajori sottolinea il talento e la passione di Oughtred per gli strumenti matematici e gli orologi solari, parlando di quest'ultimi come di vere e proprie "invenzioni": "His different designs of slide rules and his inventions of sundials as well as his exposition of the making of watches show that he displayed unusual interest and talent in the various mathematical instruments". Nel 1675 John Smith pubblica a Londra un libretto sugli orologi meccanici dal titolo "Horological Dialogues" in cui inserisce un'appendice su alcuni metodi "of calculating all Numbers for Watches written originally by that famous Mathematician Mr. William Oughtred". Nel 1632 fu pubblicato a Londra il libretto che resterà più famoso tra gli appassionati di orologi solari: Description and use of the double horizontall dyall e nel 1636 una nuova edizione dal titolo più completo: Description and use of the double horizontall dyall : whereby not onely the hower of the day is shewne; but also the Meridian line is found: and most astronomical questions, which may be done by the globe, are resolved. Invented and written by W.O. L'orologio orizzontale e l'orologio equinoziale universale "Horologicall Ring" sono riportati in un'appendice di alcune edizioni inglesi delle Recreations mathematique scritte Henry van Etten, uno pseudonimo del gesuita francese Jean Leurechon (1591-1690). L'edizione inglese del 1653 ha un titolo lunghissimo il cui inizio recita così: Mathematical recreations, or, A Collection of many Problems, extracted out of the Ancient and Modern Philosophers, as secrets and Experiments in Arithmetick, Geometry, Cosmographie, Horologiographie, Astronomie....". La soluzione grafica ai triangoli sferici fu data da Oughtred in un piccolo trattato dal titolo "The solution of all 305 Spaerical Triangles....", del 1651. Alcune opere di Oughtred furono stampate dopo la sua morte. Egli lasciò molti manoscritti al suo amico Sir Charles Scarborough il quale li ha revisionati e pubblicati a Oxford nel 1676 sotto il titolo di Guglielmi Oughtredi, Etoniensis, quondam Collegii Regalis in Cantabrigia Socii, Opuscula Mathematica hactenus inedita. Come ho già detto, in questo articolo non riprenderò il tema del doppio orologio solare orizzontale azimutale detto di "Oughtred", sebbene esso appaia essere l'argomento gnomonico più conosciuto pubblicato dal matematico di Eton. Questo orologio è già stato spiegato e divulgato diverse volte e con grande chiarezza e competenza soprattutto da Fred Sawyer della NASS e da Alesandro Gunella per quanto riguarda alcune applicazioni come strumento ausiliario per costruire orologi solari geometricamente. Invito quindi per un approfondimento la consultazione della bibliografia moderna che è riportata in prima pagina. Qui cercherò solamente di descrivere il resto degli scritti gnomonici di Oughtred apparsi come opere singole e/o come capitoli e inserti in altre sue grandi opere. Come già evidenziato, l'altra gnomonica di Oughtred non è altrettanto "famosa" come il doppio orologio orizzontale e, ad eccezione dei grandi esperti ricercatori di storia della gnomonica, posso dire che essa è quasi sconosciuta al resto del grande pubblico degli appassionati. The Key of Mathematicks Probabilmente i primi scritti di Oughtred riguardano proprio gli orologi solari. Nell'edizione del The key of the mathematicks new forged and filed together with a treatise of the resolution of all kinde of affected æquations in numbers : vvith the rule of compound usury, and demonstration of the rule of false position : and a most easie art of delineating all manner of plaine sun-dyalls / geometrically pubblicata a Londra nel 1647 (Cajori indica erroneamente il Clavis Mathematicae al posto di questo libro), troviamo un inserto di 29 pagine intitolato: A most easy way for the delineation of Plaine Sun-Dials, only by Geometry, withouth any Trigonometricall calculation, 306 whereby the Meridian, Substilar, and Style, are not only found out, but also inscribed in every kinde of plaine in their just places; All plainly demonstrated. Invented by the Author, between 22 and 23 yeares of his age. E' la stessa penna di Oughtred a dirci che egli ha inventato e scritto, senza pubblicarli fino ad allora, questi metodi quando aveva 22 o 23 anni, quindi attorno al 1597-98 (se consideriamo il 1575 come data di nascita). Il libretto si divide in 11 capitoli i quali sono: Cap. 1 Concernente i piani Cap. 2 Dichiarazione della principali linee usate nella descrizione degli orologi solari Cap. 3 Dell'orologio orizzontale Cap. 4 Di tutti gli orologi diretti North e Sud, se sono verticali o obliqui (inclinati) Cap. 5 Degli orologi diretti verticali Est e Ovest Cap. 6 Descrizione della linea meridiana, Sustilare e dello Stilo nei piani verticali diretti ad Est ed Ovest, inclinati o reclinati Cap. 7 Descrizione della linea meridiana, Sustilare e dello Stilo nei piani verticali diretti a Nord e Sud, declinanti verso Est e verso Ovest Cap. 8 Descrizione della linea meridiana, Sustilare e dello Stilo nei piani diretti a Sud declinanti e inclinati o al Nord declinanti e reclinati Cap. 9 Descrizione della linea meridiana, Sustilare e dello Stilo nei piani diretti a Sud declinanti e reclinati, o al Nord declinanti e inclinati Cap. 10 Per disegnare la linea Contingente, e l'Equinoziale con la Meridiana e le altre linee orarie Cap. 11 Descrizione delle linee orarie E' interessante notare come l'inizio del primo capitolo sia praticamente identico alla stessa supposizione fatta dal grande matematico francese Enrico Garnier nel suo famoso libro "Gnomonica: Teoria e pratica dell'orologio solare" del 1937 e cioè che ai fini della teoria degli orologi solari è lecito supporre che il diametro della Terra sia irrilevante rispetto alla sfera del 307 Sole. Nelle parole stesse di Oughtred: "The maine ground of Dialling is the astronomicall supposition, that the Earth is of no sensible quantity, but only as a prick in respect of the spheer of the Sunne". Interessante anche la spiegazione del metodo personale utilizzato da Oughtred per trovare la declinazione del piano del muro su cui descrivere l'orologio solare. Simile al declinometro orizzontale da accostare per un lato al muro e segnare l'ombra nel momento del mezzogiorno vero. Egli definisce la declinazione del muro verticale come "l'arco di orizzonte intercettato tra la sezione orizzontale del piano e i punti Est o Ovest", oppure come "l'arco di orizzonte intercettato tra il Meridiano e il Polo della Sezione Orizzontale". Il metodo per trovare la declinazione del muro di Oughtred è singolare e penso valga la pena di riportarlo integralmente, considerato che è di facile compresione nel suo inglese del '600: The finding out of the Declination of any Plaine or Wall, is somewath difficult. The.....(?) way (because the magneticall needle is subject to bee drawne awry) I take to be by a rectangular boot, about 12 inches long, and 6 broad, with halfe a circle on it, divided from the middle both wayes into 90 degrees: and (...) wyer standing upright in the center, as is seen in the figure The use of this instrument is thus: upon any day (the Sunnes declination being first knowne) before Ten a clocke AM, that is before noone; or after Two a clocke PM, that is 308 afternoone; apply into the wall, the side of the instrument AB, holding it parallel to the Horizon: marke what degree the shadow of the wyer cutteth; either in the right, or the left quadrant, which accordingly I call umb: dex or umb:sin . Then instantly take the height of the Sunne. So having the distance of the Sunne both from the North Pole, and from the Zenith, together with the complement of Poles altitude, seeke the Sunnes Azumith from the South (by the Analemma, or by the Horizontal instrument, or elfe by Trigonometry). Laftly with the time of the day, the Sunnes Azumith, and the shadow of the wyer, enter the little Table following, and does as is therein directed: and so shall you have the true situation of the wall. Clavis Mathematicae, 1631 Come già accennato, Clavis Mathematicae è la prima opera stampata a nome di Oughtred ed è considerata anche la più importante. Essa nacque dal desiderio del Conte di Arundel che nel 1928 richiese l'istruzione nelle matematiche del figlio Lord William Howard. La prima edizione fu pubblicata in latino nel 1631 ed era un piccolo libretto di sole 88 pagine. Nelle edizioni che seguirono fu aggiunto, a volte si e a volte no, un capitolo di horologiografia che dovrebbe essere (visto che il titolo è praticamente identico) il libretto che ha per titolo "Horologiorum sciotericorum in plano, geometricè solùm, sine calculo trigonometrico, delineandorum, modus facillimus : per quem meridiana, substylaris, & stylus ipse, non investigantur modò, sed etiam, in cuiusvis generis plano, situ proprio inscribuntur omniaque perspicuè demonstrantur" e che nella bibliografia sembra essere stata anche un'opera a se stante pubblicata a Oxon nel 1652 (quindi postuma). Le edizioni di Clavis Mathematicae che contengono il libretto sugli orologi solari sono quelle del 1647, 1652, 1667, 1693, 1698. L'edizione del 1652 reca i seguenti capitoli generali: I. Clavis Mathematicae; II. Aequationum affectarum resolutio: ubi etiam multa de Logarithmorum usu interferuntur; III. 309 Elementi decimi Euclidis decòaratio; IV. De solidis regularibus tractatus; V. De Anatocismo; VI. Regula Falsi, Demonstrata; VII. Theorematum Archimedis, de Sphaera et Cylindro declaratio; XVIII. Horologiographia Geometrica. Sebbene il capitolo XVIII sia intitolato in modo generale "Horologiographia geometrica", il titolo poi del frontespizio recita come nella figura sopra. In definitiva I due libretti contenuti dell'opera "The Key of Mathematicks" e "Clavis Mathematicae" in tutte le loro edizioni, sono esattamente identici e si tratta di un unico lavoro sugli orologi solari descritti con metodo geometrico inventati da Oughtred quando aveva 22 o 23 anni. L'edizione del 1698 reca il ritratto di Oughtred quando aveva 73 anni. Cosa strana, in questa edizione viene riportato nell'indice il capitolo sull'Horologiografia, ma di fatto il libretto non c'è. Da pagina 113 inizia una seconda parte del libro dedicata all'uso della seconda faccia dello strumento orizzontale per far fronte a diverse soluzioni tra le quali come costruire un Globo e come descrivere orologi solari su qualsiasi piano. Vengono riportati 23 brevi capitoli (fino a pag. 128) su come trovare molte informazioni astronomiche della sfera celeste, normalmente risolvibili con l'astrolabio. Il capitolo XXIII è però dedicato all'uso dello strumento per trovare la declinazione del muro o di un piano. La parte del libro che va dal capitolo XXIV di pag. 128 e fino al capitolo XXX che finisce a pag. 159, è denominata "The Art of Dyalling". Il capitolo XXIII è dedicato alla costruzione dello strumento orizontale in cartoncino che sarà usato per i paragrafi gnomonici che seguono. Qui a lato si vede la figura dello strumento proposto. 310 Il capitolo XXV è dedicato alla spiegazione dei diversi piani e come usare lo strumento in funzione della verticalità o obliquità dei piani del muro o del piano su cui deve essere descritto l'orologio solare. Allo stesso modo il capitolo XXVI è dedicato a spiegare come settare lo strumento per i piani reclinati e/o inclinati. Il capitolo XXVII descrive, una volta regolato lo strumento con il piano del muro, come trovare le linee orarie e la sustilare dall'intersezione dell'orizzontale e anche l'altezza dello stilo sopra la sustilare. I capitoli XXVIII e XXIX sono dedicati ai metodi per descrivere orologi solari (sempre con l'ausilio dello strumento orizzontale) sui muri nei casi in cui l'orologio ha un centro e quando non ha centro. Nel capitolo XXX, l'ultimo, Oughtred insegna a descrivere i vari elementi di un orologio solare attraverso il calcolo di seni e tangenti (analogie) e anche geometricamente, anticipando di parecchio sia Ozanam che Clapies nelle "analogies" gnomoniche. L'edizione del 1639 del "The Circle of Proportion" ha un diverso frontespizio, ma la prefazione è identica. Inoltre inizia con la famosa lettera intitolata "To the English Gentrie...." in cui Oughtred si difende dalle accuse di Delamain sulla disputa dell'invenzione del regolo calcolatore lineare. Per il resto il libro è identico all'edizione precedente con la variante che viene aggiunto i libretto "An Addition unto the use of the instrument called the Circle of the Proportion" che tratta esclusivamente di tutte le problematiche riguardanti la navigazione, argomento che era stato messo da parte nella prima edizione. Dialling Performed Instrumentally by our Hemisphere in Plane, 1652 Stranamente Cajori non accenna neppure a questo libro che in effetti non sembra essere stato scritto dalla penna di Oughtred. Però viene considerato come una sua opera in quanto si tratta di una "espansione" del trattato di Oughtred sull'uso dello Strumento Orizzontale per descrivere gli orologi solari. Questa è anche l'opinione di A.J. Turner (vedi opera citata) il quale, come gli altri, non può identificare l'autore anonimo di questo libretto che si firma R.L. 311 Io lancio l'ipotesi che possa trattarsi di Lawrence Rook il quale era lettore al Gresham College del sesto capitolo del Clavis Mathematicae. Il libro è formato da 34 pagine con soli 2 disegni. Dalla spiegazione che da delle figure (diagrams) non riportate, sembra che l'autore si riferisca ai diagrammi che si vedono nella sezione dedicata agli orologi solari nella sua opera "Clavis Mathematicae". La prima parte è dedicata alle definizioni degli elementi gnomonici; la seconda esplicitamente alla spiegazione dei diagrammi. Il disegno dello strumento orizzontale riportato da R.L. 312 The description and use of the Double Horizontal Dyall, 1633 E' questa la piccola opera di Oughtred più famosa tra gli appassionati di gnomonica. Un opuscolo di sole 16 pagine senza alcuna immagine in cui si descrivono le parti e l'uso del doppio orologio orizzontale. Si tratta in breve di un orologio solare orizzontale normale con assostilo e ore astronomiche in cui viene sovrapposto il tracciato di un orologio azimutale sempre ad ore astronomiche e funzionante con stilo verticale, ottenuto per la proiezione stereografica della sfera celeste. Su questo strumento rimando ai pregevoli articoli pubblicati anche di recente e segnalati nella "bibliografia moderna" nella prima pagina di questo articolo. Nella sezione documenti, si può accedere all'opera digitalizzata ed osservare con degli esempi pratici a cosa questo strumento può essere utile. In breve diremo che è un orologio solare orizzontale normale integrato in una sorta di astrolabio semplice per cui è possibile ricavare informazioni tipiche dell'astronomia pratica (la declinazione del sole in qualsiasi giorno dell'anno, la lunghezza dei giorni e delle notti, gli azimuth, la declinazione del muro, l'altezza del sole in qualunque momento, ecc.) oltre a quelle gnomoniche. L'utilizzo del diagramma di Oughtred per la costruzione geometrica degli orologi solari orizzontali e verticali è uno degli aspetti fondamentali dell'applicazione della sua invenzione in sostituzione del classico metodo che prevedeva l'utilizzo di un orologio equatoriale che viene ribaltato intorno alla linea equinoziale dell'orologio da costruire. Alessandro Gunella ha esposto con molta precisione e chiarezza l'applicazione dell'orologio di Oughtred al posto di quello equatoriale nell'articolo segnalato nella bibliografia moderna . Mathematical Recreations, 1633, 1653, 1674 Nella prima edizione del 1633 nel titolo viene inserita anche la parola "horologiographie", ma in realtà all'interno non si trovano che pochi cenni ad alcune curiosità relative agli orologi in generale. Al problema 82 riporta tra le altre cose, come formare semplicemente un orologio con le proprie dita e con la mano, utile quando si è in luoghi lontani da orologi solari o altri 313 strumenti misuratori del tempo; una brevissima descrizione dell'orologio di Augusto in Campo Marzio (sul quale non pare sia molto d'accordo sulla scelta dell'Imperatore); dei cosiddetti "glass sundial" ovvero orologi su facciate di vetro senza stilo; di orologi su vetro e a riflessione e dell'orologio ad acqua. Ma tutte queste cose vengono appena accennate, senza alcun approfondimento. Le edizioni del 1653 e 1674 (postuma) vengono ampliate aggiungendo l'opuscolo sul doppio orologio orizzontale, quale copia identica dell'originale e di due pagine relative alla descrizione ed uso generale degli orologi portatili denominati "horological ring". Gilberto Clark, Oughtred Explicatus sive Commentarius in Clavem Mathematicam, London, 1682 La profonda gratitudine degli allievi di Oughtred si manifesta, ancora dopo decenni dalla sua morte, con delle pubblicazioni di commentari delle sue opere principali. Tra queste qui ricordiamo quella di Gilberto Clarke che, essendo un commentario al Clavis Mathematicae, contiene anche qualcosa relativo agli orologi solari. Ricordiamo che William Forster tradusse dal latino in inglese Circles of Proportion; Artur Haughton pubblicò una edizione della stessa opera ad Oxford nel 1660; Robert Wood assistette Oughtred nella traduzione dal latino all'inglese dell'edizione del 1647 del Clavis; senza dimenticare, infine, che tra i suoi più alti estimatori allievi furono John Wallis e Christopher Wren, il primo uno dei più grandi matematici tra Napier e Newton e l'altro il più grande architetto inglese. Il libro di Clarke comunque riguarda Oughtred solo dal punto di vista di un commentario al suo Clavis, mentre alla fine viene inserito un libretto dal titolo Astronomica Specimina, in cui vi è un piccolo capitolo di dieci pagine sugli orologi solari. Il metodo è grafico e logaritmico e descrive l'orologio orizzontale, l'orologio verticale declinante; infine parla di un orologio da vetrata "glass sundial", avuto dal Signor Woollaston Warwicensis, della descrizione di un orologio cilindrico e del modo di fare un orologio murale utilizzando un orologio orizzontale. 314 Frontespizi e un metodo geometrico di Oughtred 315 Bibliografia 316 • Arithmeticæ in numeris et speciebus institutio : quæ tum logisticæ, tum analyticæ, atque adeo totius mathematicæ, quasi clavis est. Ad nobilissimum spectatissimumque iuvenem Dn. Guilelmum Hovvard, ordinis, qui dicitur, Balnei Equitem, honoratissimi Dn. Thomæ, Comitis Arundeliæ & Surriæ, Comitis Mareschalli Angliæ, &c. filium Londini : Apud Thomam Harperum, M.DC.XXXI. [1631] • The description and use of the double horizontall dyall London : Printed by M. Flesher, M DC XXXII [1632] • The circles of proportion and the horizontall instrument. Both invented, and the vses of both written in Latine by Mr. W.O. Translated into English: and set forth for the lique benefit by William Forster London : Printed [by Augustine Mathewes] for Elias Allen maker of these and all other mathematical instruments, and are to be sold at his shop ouer against St Clements church with out Temple-barr, 1632 • An addition vnto the vse of the instrument called the circles of proportion, for the working of nauticall questions: Together with certaine necessary considerations and advertisements touching navigation. All which, as also the former rules concerning this instrument are to bee wrought not onely instrumentally, but with the penne, by arithmeticke, and the canon of triangles. Hereunto is also annexed the excellent vse of two rulers for calculation. And is to follow after the 111 page of the first part London : Printed by Augustine Mathewes, 1633 • The circles of proportion and the horizontal instrument : The former shewing the maner how to work proportions both simple and compound: and the ready and easy resolving of quæstions both in arithmetic, geometrie, & astronomie: and is newly increased with an additament for navigation. All which rules may also be wrought with the penne by arithmetic, and the canon of triangles. The later teaching how to work most quæstions, which may be performed by the globe: and to delineat dialls upon any kind of plaine. Invented, and written in latine by W.O. Translated into English, and set out for the lic benefit, by William Forster London : Printed by Augustine Mathewes, and are to bee sold by Nic: Bourne at the Royall Exchange, 1633 • The nevv artificial gauging line or rod : together with rules concerning the use thereof: invented and written by William Oughtred. who in all due and respective observance præsenteth the same to the Right Honourable LL. Sir Nicolas Rainton Lord Major of London for this præsent yeare, and Ralfe Freeman Alderman Lord Major elect for the yeare now ensuing. and to the Worshipfull George Ethrege the late Master, and Captaine Iohn Miller the præsent Master of the Company of Vinteners. And to the whole body of that right worshipfull societie London : Printed by Aug. Mathewes, 1633 • Mathematicall recreations. Or a collection of sundrie problemes, extracted out of the ancient and moderne philosophers, as secrets in nature, and experiments in arithmeticke, geometrie, cosmographie, horolographie, astronomie, navigation, musicke, opticks, architecture, staticke, machanicks, chimestrie, waterworkes, 317 fireworks, &c. ... Most of which were written first in Greeke and Latine, lately compiled in French, by Henry Van Etten Gent. And now delivered in the English tongue, with the examinations, corrections, and augmentations Printed at London : By T. Cotes, for Richard Hawkins, dwelling in Chancery Lane, neere the Rowles, 1633 318 • To the English gentrie, and all others studious of the mathematicks : which shall bee readers hereof. The just apologie of Wil: Oughtred, against the slaunderous insimulations of Richard Delamain, in a pamphlet called Grammelogia, or the mathematicall ring, or mirisica logarithmorum projectio circularis [London : A. Mathewes, 1634?] • Description and use of the double horizontall dyall : whereby not onely the hower of the day is shewne; but also the Meridian line is found: and most astronomical questions, which may be done by the globe, are resolved. Invented and written by W.O London : Printed by Miles Flesher, MDCXXXVI. [1636] • The circles of proportion and the horizontall instrument / both invented and the vses of both written in Latine by Mr. W.O. ; translated into English and set forth for the lique benefit by William Forster London : Printed for Elias Allen maker of these and all other mathematical instruments, and are to be sold at his shop ouer against S. Clements church with out Temple-barr, 1639 • The key of the mathematicks new forged and filed : together with a treatise of the resolution of all kinde of affected æquations in numbers : vvith the rule of compound usury, and demonstration of the rule of false position : and a most easie art of delineating all manner of plaine sun-dyalls / geometrically taught by VVill. Oughtred London : Printed by Tho. Harper for Rich. Whitaker ..., 1647 • Clavis mathematica denuò limata, sive potius fabricata : cui accedit tractatus de resolutione æquationum qualitercunque adfectarum in numeris : et declaratio tum decimi elementi Euclidis de lateribus incommensurabilibus : tum decimi tertii & decimi quarti elementi de quinque solidis regularibus, atque hic passim logisticæ decimalis, & logarithmorum doctrina intexitur / autore Gulielmo Oughtredo . Londini : Excudebat Thomas Harper, sumptibus Thomae Whitakeri ..., 1648 • The solution of all sphærical triangles both right and oblique by the planisphare : whereby two of the sphærical partes sought, are at one position most easily found out / lished with consent of the author, by Christopher Brookes . Oxford : Printed by Leonard Lichfield ..., 1651 • Theorematum in libris Archimedis De sphaera & cylindro declaratio / authore Guilelmo Oughtredo . Oxoniae : Excudebat Leon. Lichfield, veneunt apud Tho. Robinson, 1652 • Dialling performed instrumentally by our hemisphere in plane : projected and first fitted by Mr. William Oughtred and laid down according to his method formerly lished for this very subject : together with twentie one several diagrams or schemes demonstratively shewing the reason and ground-work of all dialling, as also how to know, 319 distinguish and set down the hour-lines for both faces of all planes at one working / by a practitioner in the same art London : Printed by William du-Gard and are to bee sold by William Hope, 1652 • Elementi decimi Euclidis declaratio : necnon De solidis regularibus tractatus / authore Guilelmo Oughtredo . Oxoniae : Excudebat Leon. Lichfield, veneunt apud Tho. Robinson ..., 1652 • Clavis mathematicæ denyo limata, sive, Potius fabricata : cum aliis quibusdam ejusdem commentationibus, quae in sequenti pagina recensentur / Guilelmi Oughtred Oxoniæ : Excudebat Leon. Lichfield, 1652 320 • Horologiorum sciotericorum in plano, geometricè solùm, sine calculo trigonometrico, delineandorum, modus facillimus : per quem meridiana, substylaris, & stylus ipse, non investigantur modò, sed etiam, in cuiusvis generis plano, situ proprio inscribuntur omniaque perspicuè demonstrantur / inventore Guilelmo Oughtredo . Oxoniae : Excudebat Leon. Lichfield, veneunt apud Tho. Robinson, 1652 • Mathematicall recreations. Or, A collection of many problemes, extracted out of the ancient and modern philosophers : as secrets and experiments in arithmetick, geometry, cosmographie, horologiographie, astronomie, navigation, musick, opticks, architecture, statick, mechanicks, chemistry, water-works, fire-works, &c. Not vulgarly manifest till now. Written first in Greeke and Latin, lately compi'ld in French, by Henry Van Etten, and now in English, with the examinations and augmentations of divers modern mathematicians whereunto is added the description and use of the generall horologicall ring: and the double horizontall diall. Invented and written by William Oughtred London : printed for William Leake, at the signe of the Crown in Fleetstreet, between the two Temple Gates, M D C LIII. [1653] • Trigonometrie, or, The manner of calculating the sides and angles of triangles: by the mathematical canon demonstrated / by William Oughtred London : Printed by R. and W. Leybourn for Thomas Johnson, 1657 • Trigonometria, hoc est, Modus computandi triangulorum latera & angulos : ex canone mathematico traditus & demonstratus / Willelmo Oughtred Ætonensi ; unâ cum tabulis sinuum, tangent; & secant, &c Londini : Typis R. & L.W. Leybourne, impensis Thomæ Johnson, 1657 • Clavis mathematicæ denvo limata, sive, Potius fabricata : cum aliis quibusdam ejusdem commentationibus, quæ in sequenti pagina recensentur / Guilelmi Oughtred Oxoniæ : Typis Lichfieldianis, acad. typog. veneunt apud Joh. Crosley & Amos Curteyne, 1667 • Smith John, Horological dialogves in three parts : shewing the nature, use, and right managing of clocks and watches : with an appendix containing Mr. Ovghtred's method for calculating of numbers : the whole being a work very necessary for all that make use of these kind of movements / by J. S. . London : Printed for Jonathan Edwin ..., 1675 • Guilelmi Oughtred Ætonensis ... Opuscula mathematica hactenus inedita 321 Oxonii : E Theatro Sheldoniano, 1677 322 • Moore Jonas, Moore's Arithmetick : in four books : treating of vulgar arithmetick in all its parts, with several new inventions to ease the memory, by logarithms, decimals, &c., fitted for the use of all persons : together with Arithmetick in species or Algebra whereby all difficult questions receive their analytical laws and resolutions, made very plain and easie for the use of scholars, and the more curious / by Jonas Moore . London : Printed by R.H. for Obadiah Blagrave ..., 1688 • Clavis mathematicæ denuo limata, sive, Potius fabricata [microform:] cum aliis quibusdam ejusdem commentationibus, quæ in sequenti pagina recensentur / Guilelmi Oughtred ætonensis quondam Collegii Regalis in Cantabrigia Socii Oxoniæ : Excudebat Leon. Lichfield, 1693 • Mr. William Oughtred's Key of the mathematicks / newly translated from the best edition, with notes rendring it easie and intelligible to less skilful readers : in which also, some problems left vnanswer'd by the author are resolv'd : absolutely necessary for all gagers, surveyors, gunners, military officers, mariners, &c London : Printed for John Salusbury ..., 1694 • Gulielmi Oughtred Ætonensis : quondam collegii regalis in Cantabrigia socii, clavis mathematicæ denuo limata, sive potius fabricata. Cum aliis quibusdam ejusdem commentationibus, quæ in sequenti pagina recensentur. Editio quinta auctior & emendatior. Ex recognitione D. Johannis Wallis, S.T.D. Geometriæ professoris saviliani Oxoniæ : typis Leon. Lichfield: impensis Tho. Leigh ad insigne pavonis juxta ecclesiam S. Dunstani, Lond, 1698 • Mr. William Oughtred's Key of the mathematicks. Newly translated from the best edition, with notes, rendring it easy and itelligible to less skilful readers. In which also, some problems left unanswer'd by the author are resolv'd . . London : printed for Ralph Smith, 1702 Bibliografia moderna Aubrey John, Brief Lives, 2 voll. Oxford, 1878 Cajori Florian, William Oughtred: a great seventheenth Century Teacher of Mathematics, Chicago, 1916 Turner A.J., William Oughtred, Richard delamain and the Horizontal instrument in seventeenth century England, Annali dell'Istituto di Storia della Scienza, 6.2, 99-125, Firenze1981; Turner A.J., Mathematical instruments and the education of gentlemen, Annales of Science, 30, 1973, pp. 51-58; Gunella Alessandro, Oughtred - Una interpretazione e le applicazioni, Atti dell'XI Seminario Nazionale di Gnomonica, Verbania Intra, 2002, pp. 127-130. Sawyer Fred, William Oughtred's Double Horizontal Dial, The Compendiun, Journal of the North American Sundial Society (NASS), Vol. 4, N. 1, March 1997, pp. 1-6; and in the same a reprint of the text of "The Description and use of the Double Horizontal Dyall" by Mr. W. Oughtred 1636 (the original text), pag. 7-12. De Vries Fer, De Andere Oughtred Zonnewijzer, De Zonnewijzerkring Bulletin, 001, nr. 72, Januari 2000, pp.00.1.600.1.11 323 324 Jacques Ozanam Un nome una gnomonica The greatest part of the Lovers of Mathematics are won to that Science by its sensible Beauties only, they are taken by the Wonders that it works and delighted by its admirable Phaenomena; They are willing to know what they have admir'd, to perform those Things which at first they could not account for; and take pleasure in surprising others, as themselves have been surprised. ---Jacques Ozanam (1640-1717). Se domandiamo a qualsiasi appassionato di orologi solari chi è Jacques Ozanam, con tutta probabilità avremo risposte esaurienti almeno per quanto concerne il fatto che egli è stato un grande matematico e che ha legato il suo nome anche ad alcuni studi di particolare importanza nella gnomonica. Sembrerebbe quindi che non nasconda nulla di misterioso o di poco conosciuto, almeno al primo impatto. Ma, ahimé, ho provato a fare una semplice ricerca su Google, digitando per intero il nome e cognome e scegliendo l'opzione di cercare solo nelle pagine web in italiano. Ho scoperto così che solo pochi links parlano di Jacques Ozanam e, tra questi, pochissimi sono quelli che accennano alla sua opera gnomonica. Dopo aver scoperto che tra questi pochissimi links rientravano anche i miei e quelli di qualche amico, ho capito finalmente che l'argomento è da considerarsi praticamente "nuovo" per la maggior parte dei lettori e persino degli appassionati di gnomonica. Forse basterebbe far notare che un'opera come quella di Rohr ("Les Cadrans Solaires" tradotta in italiano come "Meridiane", 1988) non riporta neppure il nome di Ozanam nell'indice analitico! A conferma di ciò, si aggiunge che in italiano sono stati pubblicati solo due piccoli appunti sulla biografia di Ozanam e un solo articolo specifico - scritto dal veterano prof. sac. Alberto Cintio (nome mitico nella gnomonica italiana che tutti conoscono e stimano) come relazione del 325 Seminario di Gnomonica di San Feliciano sul Trasimeno, Umbria, 1993. Nella stessa occasione anche Giovanni Paltrinieri scriveva una brevissima biografia, poche righe, essenziale nei suoi contenuti, del grande scienziato francese. Nell'articolo di Cintio si prendono in considerazione non le opere gnomoniche di Ozanam, ma solo quattro orologi solari molto curiosi, da lui descritti per la prima volta (ma vedremo che non è proprio così, almeno per il primo) e quindi a lui attribuiti come invenzioni. Tra l'altro, gli stessi orologi solari furono già oggetto di studio da parte di René J-R- Rohr in un articolo intitolato "Die eigenartigen Sonnenuhren des Jacques Ozanam" della rivista olandese denominata Bulletin van De Zonnewijzerkring, n° 85.3, del settembre 1985. Studio poi ripreso ed ampliato da Fer de Vries nell'articolo "Van Ozanam zonnewijzers naar Ozanam zonnewijzers", sempre sul Bollettino De Zonnewijzerkring n° 3 del 2000. Dalla bibliografia riportata da Cintio nel suo articolo si leggono altri tre lavori dedicati agli orologi solari di Ozanam. Per completezza ricordo infine un quiz proposto da Fred Sawyer dal titolo Jacques' Layout, nella rivista Compendium della NASS, vol. 7, n. 2, del giugno 2000. Detto ciò, vorrei chiarire che l'intento di questo breve scritto è quello di cercare di ampliare, per quanto sta nelle possibilità delle poche fonti che ho potuto reperire, il quadro generale della figura del grande scienziato francese ma sempre rimanendo nel campo del nostro principale interesse che è appunto la gnomonica. Il nome di Ozanam è legato principalmente alla sua opera Recreations Mathematique et Physique, pubblicata per la prima volta nel 1694, che è considerata universalmente la migliore e più utile nel campo delle "Ricreazioni matematiche". Le decine di edizioni francesi e diverse inglesi lo confermano e c'è chi assicura che esse sono di grande attualità e vengono normalmente utilizzate dagli appassionati ancora oggi. Egli è quindi noto principalmente sotto due punti di vista: quello puramente matematico, da parte degli appassionati di matematica pura, e quello gnomonico, da parte degli appassionati di gnomonica. Tralasceremo di parlare di storie ed aneddoti come quello che legano il suo nome anche come primo ideatore di un veicolo mobile anche se pare a trazione umana per il quale 326 qualcuno gli ha dato del visionario; come i problemi sulle progressioni geometriche noti come "ferro da cavallo", "la leggenda degli scacchi", "il Re che raduna un esercito", eccetera, mentre prenderemo in esame solo i suoi scritti gnomonici. L’auto come immaginata da Ozanam Nota biografica di Jacques Ozanam La presente nota biografica di Ozanam è stata redatta principalmente sul palinsesto delle attuali biografie scritte da J.J. O'Connor e E.F. Robertson (vedi bibliografia) e delle note biografiche tratte da varie enciclopedie, articoli e siti web. Ma anticipo che tutte derivano essenzialmente dall'unica biografia tracciata da Bernard De La Fontanelle come "Elogio di Ozanam", pubblicata nel 1717. La famiglia Ozanam era originariamente ebrea (da cui deriva anche il nome) e da alcune generazioni prima della nascita di Jacques, si era convertita al Cristianesimo e quindi alla Chiesa Cattolica. Il piccolo genio era il secondo figlio, nato nel 1640 nel piccolo villaggio di Bouligneux, Bresse, in Francia, sulle colline del Giura "tra il lago di Ginevra e la verde ansa del Rodano", come scrive Cintio nel citato articolo. La famiglia era benestante 327 e il padre possedeva notevoli proprietà terriere. Essendo il più giovane Jacques, per legge non avrebbe potuto godere dell'eredità dei beni di famiglia i quali sarebbero spettati a suo fratello maggiore. A quei tempi una delle migliori soluzioni per i propri figli minori che non potevano godere dell'eredità, era quella di indirizzarli alla vita ecclesiastica. E' quanto il padre voleva per il figlio. Jacques studiò teologia per almeno 4 anni sia perchè rientrava nel piano di studi, sia perchè doveva in questo modo soddisfare al progetto del padre, ma la sua inclinazione verso le materie scientifiche non tardò certo a manifestarsi in tutta la sua determinazione. Il suo talento nelle scienze e in particolare nelle matematiche era così grande che non solo ebbe continui sussidi nell'insegnamento e poche tasse scolastiche da pagare, ma gli permise di essere soprattutto un grande autodidatta. Uno studioso che ben presto sperimentò l'uso della propria esperienza e del proprio carattere di ricercatore in una materia come la matematica che era per il suo genio il terreno più fertile che potesse esserci. Si interessava di tutto e in special modo anche di chimica, fisica e meccanica, ma per continuare a ricevere il "finanziamento" da parte di suo padre che lo voleva seguace della dottrina cattolica, dovette continuare a studiare anche teologia. Egli era affabile, amante della vita e del benessere in un modo che non si addiceva molto al carattere di un prete, come scrisse Schaaf: probabilmente era troppo tollerante per fare di lui un buon uomo di chiesa dei suoi tempi... Anche Riddle, autore di una traduzione inglese poco felice di cui parleremo più avanti, rifacendosi a De La Fontanelle, scrive del suo carattere: Era di un temperamento delicato e caritatevole, generoso e di una inventiva geniale; ed il suo comportamento dopo il matrimonio fu impeccabile. Egli fu certamente devoto, ma avverso alle dispute di carattere religioso e in quanto a ciò usava dire: " E' compito dei Dottori della Sorbona discutere queste cose, al Papa deciderle e ai matematici andare in cielo per linea perpendicolare". Questa frase è definita coma una delle "apostasie" scientifiche di Ozanam e alcuni autori vedono confermato nelle sue opere un carattere piuttosto impregnato di 328 anticlericalismo: Dans toute son ouvre, , à la rigour de ses mathématiques, il ne manqua jamais d'ajouter une pointe d'anticléricalisme, parfois de bon aloi mais souvent virulent. A maintes reprises, il se monqua de l'Eglise. A titre d'exemple, voici l'un de ces problèmes d'arithmétiques: "Comment doivent s'y prendre 24 religiouses réparties en huit cellules de trois autour d'un carré pour recevoir la nuit 3 hommes sans que la supérieure, qui compte les présences par rangeé, c'en aperçoive". Tuttavia, malgrado il suo anticlericalismo, fu ammesso all'Accademia delle Scienze nel 1707. Dopo aver studiato teologia per quattro anni, suo padre morì improvvisamente e con lui l'intento di seguire la strada ecclesiastica. Iniziò così il periodo in cui poteva dedicarsi completamente ed esclusivamente agli studi scientifici. Infatti già alla tenera età di 15 anni compose un'opera matematica in forma di manoscritto che costituisce non solo la base dei suoi studi ma anche quella delle opere principali che scriverà negli anni successivi. Non si hanno notizie importanti della sua vita fino a circa il 1670. Dopo la morte del padre conobbe la dura realtà di vedersi sottratto il reddito familiare, dovuto al riscatto dell'eredità da parte del fratello maggiore, e di riscontrare la necessità di guadagnare soldi in qualche maniera. Così riuscì ad avere un incarico di insegnante di matematica a Lione e tutto ciò che guadagnava lo spendeva nella bella vita e nel gioco, senza mai però perdere di vista i suoi studi. Durante l'insegnamento a Lione, nel 1670, all'età di 30 anni, diede alle stampe il suo primo libro intitolato Table des sinus, tangentes, et sécantes che risultò essere un lavoro sulle tavole trigonometriche molto più accurate di quelle di Briggs, Vlacq e Pitiscus. Ozanam fu un uomo generoso e caritatevole in ogni momento della sua vita, anche quando era a corto di soldi. E proprio un gesto di generosità gli valse l'opportunità di spostarsi da Lione a Parigi. Si dice che un giorno Ozanam incontrò due sconosciuti che dicevano di non avere soldi sufficienti per ritornare a Parigi. Egli diede loro i soldi di cui avevano bisogno, senza alcuna reale garanzia di riaverli indietro. Quando i due sconosciuti ritornarono a Parigi, raccontarono della generosità di Ozanam ad 329 un loro amico, un certo Daguesseau che era il padre del cancelliere francese il quale per riconoscenza invitò Ozanam a Parigi. Nella grande capitale uno come Jacques poteva trovare tutte le occasioni per condurre una vita dissoluta, dedita ai piaceri, al gioco e allo sperpero di denaro. Nonostante egli spendesse con disinvoltura tutto ciò che guadagnava insegnando e nonostante si dedicasse al divertimento frivolo, sentì finalmente la necessità di unirsi in matrimonio con una donna e formare una famiglia perchè era l'unica strada che lo avrebbe portato ad una certa stabilità e serenità nella sua vita. Sposò una donna giovane e modesta, virtuosa e senza dote. Ed effettivamente, dopo il matrimonio e dopo aver avuto 12 figli, di cui la maggior parte morti in giovanissima età come spesso accadeva in quei tempi, dovette sentirsi un uomo ben realizzato e pacato. Così, dopo il matrimonio Ozanam ebbe una condotta esemplare tra amore, dedizione e carità. Nello stesso tempo lavorava duro. Insegnava matematica a molti allievi di cui la maggior parte arrivavano dall'estero per la loro educazione culturale. Nel frattempo scriveva libri che si vendevano molto bene e che hanno avuto molte edizioni negli anni successivi, soprattutto il suo classico Dictionnaire mathématique (1691), i cinque volumi del Cours de Mathématique (1693) e le Récréations mathématique et physique (1694). Il nome di Ozanam resterà per sempre legato soprattutto a quest'ultima opera che avrà la bellezza di decine di edizioni. La sua reputazione di matematico era ormai ai vertici. Il suo manoscritto intitolato Les six livres de l'Arithmétique de Diophante augmentés et reduits à la spécieuse, meritò l'encomio di Leibnitz. Meno noto è l'elogio che sempre Leibnitz fece all'opera di Ozanam Nouveaux Elemens d'Algebre, pubblicata ad Amsterdam nel 1702 e che ho trovato in Le Journal des Scavans del 1703, p. 362: "L'algebre de M. Ozanam, qe je viens de recevoir, me paroist bien meilleure que la pluspart de celles qu'on a vues depuis quelque temps, qui ne sont que copier Descartes ey ses Commentateurs. Je fuis bien aise qu'il fasse revivre una partie des preceptes de Viete, inventeur de la Specieuse, qui meritoient de n'estre point oubliez. On y trouve de plus quelques adresses 330 tres utiles dans les problemes à la mode de Diophante...." Tuttavia potrebbe trattarsi dello stesso lavoro che ha due titoli diversi visto che il primo era un manoscritto e il secondo una pubblicazione più o meno sullo stesso soggetto. Ma sarebbe da verificare. Il 1701 fu l'anno più tragico della vita di Ozanam. Egli aveva 61 anni quando gli morì la moglie. Un colpo dal quale non riuscì mai più a riprendersi del tutto. Con la sua compagna perse gran parte delle cose belle della vita. Gli eventi politici si avvicendarono tutti a suo sfavore ad iniziare con la guerra di successione spagnola. Le guerre volute da Luigi XIV provocarono un'alleanza antifrancese formata nel 1701 dall'Inghilterra e dall'Olanda e successivamente da Portogallo, Prussia ecc. La conseguenza fu un abbandono delle lezioni di matematica da parte degli allievi di Ozanam il quale si vide mancare all'improvviso il cospicuo reddito che da esse ne proveniva. L'unica nota positiva per l'anno 1701 fu la sua ammissione come membro onorario nell'Accademia Reale delle Scienze dove ebbe successivamente altre insigni riconoscenze per la geometria nel 1707 e la meccanica nel 1711. Oltre alla matematica Ozanam ebbe grande interesse anche per la cartografia e l'ingegneria militare. Ebbe a contraddire Domenico Martinelli (noto anche nel campo della gnomonica per il suo trattato sugli orologi) sul materiale utilizzato nelle clessidre. Infine, non deve destare meraviglia se egli si occupò anche di astrologia giudiziaria, come gran parte dei suoi predecessori. Il scavoit trop d'Astronomie pour donner dans l'Astrologie Judiciaire, scrisse La Fontanelle nel suo elogio. Ma se egli si dedicò anche all'astrologia, lo fece al solo scopo di allargare la sua generosità anche nel fare gli oroscopi a coloro, e probabilmente erano tanti, che glieli chiedevano. Un animo semplice e caritatevole gli faceva avere una grande disposizione per la pietà altrui. Ed in questo si legge la sua grande capacità a non "disprezzare anche le piccole cose che fossero meno importanti delle matematiche ma di uso comune per gli uomini e le donne". Il giorno di Domenica 3 aprile del 1717 Ozanam fece una passeggiata, di mattina, nel Parco di Lussenburgo. Pranzò con 331 appetito e tre ore dopo il pasto si sentì male. Il servo che era con lui cercò di chiamare il figlio maggiore di Jacques che però non potè arrivare presto. Poco tempo dopo morì di colpo apoplettico dopo due ore di agonia, in solitudine e in condizioni di povertà. Tutte le biografie moderne di Ozanam sono state redatte sul palinsesto dell'unica conosciuta scritta poco dopo la morte del matematico francese da Bernard le Bovier de Fontanelle e intitolata "Elogio di Ozanam". Questa fu scritta nello stesso anno della morte di Ozanam, cioè nel 1717 e quindi pubblicata nelle Memoires dell'Accademia Royale des Sciences e postuma in una collezione di opere complete di Fontanelle nel 1818. Non si conoscono fonti diverse e più complete di quelle redatte da Fontanelle nel 1717. L'opera gnomonica Ozanam ha vissuto il suo massimo splendore proprio negli anni in cui nella gnomonica si gettavano le basi matematiche per passare dai metodi puramente geometrici a quelli trigonometrici. Le famose "analogie" di Clapies furono pubblicate nel 1707, ma Ozanam le aveva anticipate già nel suo Dizionario nel 1691 e tuttavia, il suo grande contributo lo aveva ormai dato con le famose pubblicazioni di cui parleremo ora più diffusamente. Traité de Gnomonique La prima opera specifica di gnomonica scritta da Ozanam pare sia stata pubblicata con il titolo Traité de Gnomonique, la cui prima edizione fu stampata a Parigi nel 1673, quando egli aveva 33 anni. Una seconda edizione di questa stessa opera venne stampata sempre a Parigi nel 1685, da Michallet, ma con il nuovo titolo di Methode generale pour tracer des cadrans sur toute sorte de plans. Si tratta di un libro raro che non ho avuto la possibilità di consultare. Tuttavia, credo si possa facilmente concepire l'idea che in esso siano date le basi di ciò che Ozanam ci riserverà in futuro nei trattati di matematica e soprattutto nelle sue Recreations. E' evidente, in ogni caso, l'intento, in quei tempi abbastanza generale, di proporre un'opera che potesse godere di un ampio respiro di popolarità. Il che si avverte subito già nelle prime parole della sua prefazione: 332 " Ce Livre ayant eu le bonheur de plaire à tous les ƒçavans, j’ay bien voulu, mon cher Lecteur, vous en donner une ƒeconde edition, que j’ay renduë plus ample que la premiere (...). Le Theoreme que je vous propoƒe au commencement de ce Livre, vous donnera un principe univerƒel pour tous les cadrans (...). " Il problema fondamentale della gnomonica era appunto quello di insegnare metodi semplici per costruire orologi solari su tutte le sorti di superfici. Mettere in grado chiunque, con un minimo di intelletto, di costruirsi con le proprie mani l'orologio solare su una delle superfici della propria abitazione, o uno di quei curiosi orologi portatili tanto in voga in quei tempi. D'altra parte, chiunque abbia sfogliato gli scritti gnomonici di Ozanam ha potuto verificare la semplicità, la chiarezza e il grande stile di divulgazione che li caratterizza. L'unico appunto che mi viene da muovere è forse il fatto che egli rimanga sempre piuttosto restio nel citare le sue fonti unitamente ad una scarsa ricapitolazione storica della materia. Una rara immagine del primo libro di Onazam sulla gnomonica Questo libro ha avuto alcune edizioni, ma è passato certamente in secondo piano a causa del successo delle Recreations. Penso inoltre che l'edizione iniziale si sia evoluta, nel tempo, in una sorta di opera derivata successivamente dal trattato di matematica. Ecco alcune delle edizioni che sono riuscito a 333 trovare e la relativa biblioteca dove se ne conserva una copia. Nel secondo titolo si può leggere nella sua completezza il testo completo della testata e la conferma che la relativa edizione deriva dal trattato di matematica. Oltre a quelle qui riportate, sono segnalate altre edizioni del trattato di gnomonica per gli anni 1711, 1712 e 1720. Titre [La ]Gnomonique, où l'on donne par un principe général la manière de faire des cadrans sur toutes sortes de surfaces Langue Français Publication 1746, Paris, Jombert Description 8° Exemplaire 1 Cote et fonds PER A 6091, Perpéchon Médiathèque Jean-Jacques Rousseau. Chambéry , Savoie Auteur(s) Ozanam, Jacques -1640-1717 (Auteur) Autre(s) Jombert, Charles-Antoine -1712-1784 (Imprimeur) Prytanée (Paris) (Propriétaire précédent) Titre [La ]gnomonique, ou l'on donne par un principe general la maniere de faire des cadrans sur toutes sortes de surfaces, & d'y tracer les heures astronomiques, babyloniennes & italiques, les arcs des signes, les cercles des hauteurs, les verticaux & les autres cercles de la sphere. Tirée du cours de mathématique de M. Ozanam Langue Français Publication A Paris, chez Charles-Antoine Jombert. M.DCCXLVI Description [16]-182-[2] p., 30 f. de pl. dépl. -ill. -in-8 Notes Sig. a8, A-L8, M4. Fig. gr. s. c. Fleuron gr. s. b. au titre Sujet Cadrans solaires --Ouvrages avant 1800 Exemplaire 1 Cote et fonds Salle de réserve SXA 8= 106 Notes exemplaires Cachet: bibl. du Prytanée, à Paris Communicabilité : Communicable, Prêt entre bibliothèques : non, Non prêtable, Reproductible avec restriction. 334 Bibliothèque interuniversitaire de la Sorbonne. Paris Auteur(s) Ozanam, Jacques Titre Traité de gnomonique... Langue Français Publication 1673, Paris Exemplaire 1 Cote et fonds Mt p 8454, Fonds Cas Bibliothèque municipale. Rouen, Seine-Maritime Auteur(s) Ozanam, Jacques -1640-1717 (Auteur) Titre Traité de gnomonique, ou de la construction des cadrans sur toute sorte de plans,... par Jacques Ozanam,... Langue Français Publication Paris, C. Cramoisy : 1673 Description In-12, pièces limin., 92 p. et planche Exemplaire 1 Cote et fonds V-21707, Tolbiac - Rez de jardin - Magasin Communicabilité : Prêt entre bibliothèques : non, Non prêtable, Reproductible avec restriction. BIBLIOTHEQUE NATIONALE DE FRANCE (BnF) Il Dizionario di Matematica Dictionnaire mathematique ou idee generale del mathematiques dans lequel l'on trouve, outres les termes de cette science, plusieurs termes des Arts et des autres Sciences; avec des raisonnemens qui conduisent peu à peu l'esprit à une connoissance universelle des Mathematiques, par M. Ozanam, Professeur de Mathematiques, a Paris, Chez Estienne Michallet, Imprimeur du Roy. rue Saint Jacques, à l'image Saint Paul, M.DC.XCI. avec privilege du Roy, vede la luce appunto nel 1691, dopo alcune altre pubblicazioni pure di grande importanza come "Table des sinus, tangentes, et sécantes" che avevano guadagnato il posto di migliori tavole dell'epoca; "Methode générale pour tracer des cadrans", "Geometrie Pratique", "Traité des lignes du premier genre" e "De 335 l'usage du compas de proportion". L'autore godeva già di ottima fama di matematico, tuttavia è da questa pubblicazione in poi che riscuoterà il più grande successo. Infatti, fu negli anni dal 1691 al 1694 che videro la luce le grandi opere del Corso di Matematica in 5 volumi e le Recreations di cui parleremo tra poco. Come sempre nell'intento di Ozanam divulgatore di matematica e di scienze, è di base il concetto della semplicità di linguaggio, della chiarezza concettuale, senza per questo compromettere minimamente la rigorosità scientifica. Il Dizionario di Matematica è una pubblicazione che rispecchia pienamente questo intento e, come anticipato già nel titolo, offre una veduta più ampia di quanto ci si possa aspettare da un semplice dizionario. Rimarcando questo pensiero, Fontanelle lo ricorda semplicemente con queste poche parole: "Ses principaux Ouvrages sont un Dictionnaire de Mathematique trés ample imprimé en 1691, où il donne par occasion les solutions d'un assés grand nombre de Problèmes de trés longue haleine" . Tra le arti e le scienze, la gnomonica occupa sempre un posto di particolare rilievo nella cultura dell'epoca e in particolare per Ozanam. Così non poteva mancare in un dizionario una sezione dedicata anche alla gnomonica. Undici pagine inserite tra la prospettiva e la catottrica, da pag. 473 a pag. 483, il che non è poco in un dizionario generale di matematica ed altre arti scientifiche. Chiaro e completo nella sua essenzialità, come possiamo già leggere dalla prima definizione della gnomonica: "La Gnomonique, ou Horlogiographie, est une Science, qui par le moyen des Rayons de quelque Astre, et principalement au moyen des Rayons du Soleil, divise le tems en parties 336 égales, et represente sur un Plan la machine du Premier Mobile. Ce mot de Gnomonique vient de Gnomon, quì signifie Style, lequel est une peit verge de metal élevée à angles droits sur le Plan du Quadrans, et qui montre par l'extremité de son ombre l'heure qu'il est, et le lieu du Soleil dans le Ciel". In questa definizione possono già scorgersi alcune cose interessanti. Quante volte ci è stato chiesto da persone curiose che cosa è la gnomonica? Nel dare la definizione ci pensiamo un attimo e poi diciamo: "E' la scienza che studia gli orologi solari", certi di esserci spiegati bene e nel modo più comprensibile di questo mondo. Nella definizione di Ozanam c'è la stessa semplicità di risposta, ma con quel tanto che basta a farla essere rigorosamente esatta nei canoni scientifici. Innanzitutto egli distingue (cosa cui non sempre noi teniamo conto) il fatto che i raggi luminosi che permettono la lettura dell'ora possono derivare "da qualche astro", per il fatto che, come è noto, sono stati realizzati anche orologi lunari. Poi però precisa che principalmente la fonte è il Sole. Quindi semplicità e precisione. Adotta nella definizione lo stilo ortogonale al piano del quadrante precisando che solo la punta fornirà l'indicazione oraria. Dopo aver definito il "quadrante", precisa che la gnomonica si distingue in tre tipologie: "Gnomonique directe, reflexa et Rompue", ovvero in Gnomonica diretta, Riflessa (per riflessione dei raggi solari) e Rifratta (per rifrazione dei raggi solari). Quindi passa alle singole definizioni della gnomonica diretta relative alla sfera celeste ed agli elementi del quadrante: Centro, linee orarie, orizzonte del piano, asse del quadrante, linea orizzontale, sustilare, ecc. ed i vari piani che può avere il quadrante. Il tutto con l'aiuto di una semplice figura geometrica che rappresenta gli elementi essenziali di un ipotetico orologio solare verticale declinante ad Ovest. Questo dizionario è di grande importanza storica per la gnomonica di oggi. La terminologia oggi in uso deriva per la maggior parte da quella antica, ma diverse cose sono state "dimenticate" nel corso dei secoli. Per esempio oggi non si parla più di "centro divisore", di "raggio dell'equatore" di "linea delle sei ore", ecc. Ma sarebbe il caso di riprendere 337 correttamente l'uso di questi antichi termini che costituiscono l'ossatura e la struttura primaria della gnomonica antica (concetto che ho già esplicitato diverse volte dall'epoca del Dizionario di Gnomonica, 1994). Dopo gli elementi del quadrante, Ozanam passa a descrivere brevemente i vari tipi di orologi solari. Nella definizione di "quadrante Antico o Giudaico", egli precisa, anticipando Montucla, che le linee orarie non sono delle linee rette, ma che per comodità sono ordinariamente rappresentate come tali. Nella stessa pagina definisce il quadrante rettilineo, ellittico e iperbolico che verrà spiegato nel Corso di Matematica e nelle Recreations. Infine, precisa che gli angoli orari di un quadrante, come anche gli altri angoli per la costruzione degli orologi solari, possono ricavarsi in due maniere: per la trigonometria rettilinea e per la trigonometria sferica. Riporta un solo esempio di analogia per trovare gli angoli orari di un quadrante orizzontale: Comme le Sinus Total, Au sinus de l'Elevation du Pole; Ainsi la Tangente de la Distance Horaire, A la Tangente de l'Angle Horaire anticipando Clapies di oltre un decennio. Una dedica-autografo originale del pronipote di Ozanam Qui sotto si può ammirare una dedica-autografo del pronipote di Jacques Ozanam, ovvero di Frederick Ozanam, storico e medico francese nato a Milano nel 1813 e morto a Siviglia nel 1853. La dedica che si legge qui sotto è sconosciuta e fu scritta da Frederick l'8 aprile del 1850, quando aveva 37 anni, durante un suo soggiorno in Italia, in visita al Monastero di Montecassino dove nella biblioteca trovò i libri del suo antenato Jacques Ozanam. Dovette rimanere commosso di trovare "un souvenir della sua famiglia, a Monte Cassino, questo asilo della scienza e della virtù", come si legge nelle ultime righe. La dedica si trova sulla prima pagina del Dizionario di Matematica e l'ho trovata per caso il 4 marzo 2006, nella mia recente visita alla 338 biblioteca per completare questo articolo. Il Corso di Matematica I due anni seguenti la pubblicazione del Dizionario, li possiamo immaginare pieni di una frenetica attività di scrittura che daranno alla luce un'opera gigantesca e tra le più prestigiose mai 339 pubblicate da un singolo autore di matematica: COURS DE MATHEMATIQUE, qui comprend toutes les parties de cette Science le plus utiles et les plus necessaires à un homme de Guerre, et à tous ceux qui se veulent perfectionner dans le Mathematiques. Opera suddivisa in 5 libri, edita per la prima volta a Parigi presso Jean Jombert, nel 1693. Per quello che ho potuto constatare, seguirono almeno altre 5 edizioni, nel 1697, 1699, 1711 e un'edizione inglese del 1712 conservata alla University Washington Library. Di queste ho potuto consultare le edizioni del 1697 e del 1699 che sono praticamente identiche. Il tomo 5 contiene la Geografia e la Gnomonica. Il trattato di gnomonica, come viene denominato dall'autore nell'intestazione sull'impaginazione, parte da pagina 1 fino a pagina 141, compreso la tavola finale dei capitoli e dei termini. Nel comporre i suoi scritti è ovvio che Ozanam prese stralci vari dalle sue stesse pubblicazioni precedenti. Così, troviamo, per esempio, che la definizione iniziale di Gnomonica è identica a quella data nel Dizionario di Matematica e, probabilmente, molte cose sono riprese forse dal suo primo libro sugli orologi solari dato alle stampe nel 1673. Il trattato di gnomonica pubblicato in questo Corso di Matematica è un libro completo che oltre alla teoria e pratica della maggior parte degli argomenti gnomonici, propone anche modelli di orologi solari che risultavano nuovi allora, come adesso, se non fosse che sono stati ripresi da alcuni autori in tempi recenti. Ne parleremo tra pochissimo. L'opera è in un formato piccolo e maneggevole con tavole numeriche e numerose "planches" che oggi, con il loro naturale color seppia dovuto ai secoli, sono di un fascino unico e suggestivo. L'esposizione si presenta organicamente ben strutturata. Il linguaggio è semplice e mirato ad una esposizione di tipo divulgativa ma con assoluto rispetto del rigore scientifico. Attraverso lemmi, corollari e teoremi, Ozanam introduce il lettore alle definizioni classiche della sfera celeste e della gnomonica, coinvolgendolo però in ragionamenti che dimostrano e spiegano con estrema facilità cose che potrebbero apparire 340 scontate o di non rilevante importanza. Qui di seguito riporto un esempio preso dalle prime pagine e relativo alla spiegazione dell'"asse del quadrante". Nelle pagine del primo capitolo Ozanam propone anche le "analogie" trigonometriche per la risoluzione di problemi vari, come trovare la declinazione del sole, degli archi diurni e notturni, degli archi orari per qualche grado di latitudine, l'amplitudine del Sole ecc., di cui riporta delle tavole calcolate. Nel lemma XIII definisce la linea sustilare da cui apprendiamo che, a quell'epoca veniva denominata anche "meridiana del piano". Nel passo seguente leggiamo come ce lo spiega Ozanam. 341 E' altresi interessante notare la definizione che Ozanam da di "quadrante" perchè se vogliamo mantenere la tradizione storica gnomonica, la sua voce autorevole deve essere oggi considerata ed applicata. Per buona pace di quanti si sono spesso chiesti (me compreso) se il termine "quadrante" sia o meno valido per intendere generalmente un orologio solare, riporto qui sotto il passo relativo di Ozanam con cui concordo pienamente per tradizione storica e non per accettare solo una dizione orale francofona. Nei passi successivi si continuano a leggere termini di cui i principali sono rimasti anche nella moderna nomenclatura, ma alcuni sono andati perduti lentamente nei secoli a seguire. Non ho voluto dire che tali termini sono caduti in disuso. Questo perchè nei trattati moderni essi non compaiono per l'unica ragione che non sono conosciuti. Per esempio, nei libri moderni di gnomonica, quando viene spiegata la costruzione dell'orologio solare orizzontale, è quasi impossibile ritrovare termini come "Raggio dell'equatore", "Centro dell'Equatore", mentre è rimasto in voga il "triangolo stilare" o "stile triangulaire" che pure lo ritroviamo in queste pagine di Ozanam. La descrizione del quadrante orizzontale è data secondo numerosi metodi: 1) iniziando la costruzione dal "piede" dello stilo; 2) cominciando dal centro del quadrante; 3) formulando le analogie trigonometriche; 4) cominciando dai punti orari 5 e 7 trovati sulla linea 342 Equinoziale; 5) cominciando dai punti orari 5 e 7 trovati sulla linea Verticale (Primo Verticale); 6) costruzione del quadrante orizzontale senza centro (per basse latitudini) 7) costruzione del quadrante nella "sfera Retta", cioè il quadrante polare; 8) costruzione del quadrante nella "sfera Parallela" (quadrante equinoziale); 9) descrizione del quadrante orizzontale per riflessione; 10) descrizione del quadrante orizzontale per rifrazione; 11) descrizione dell'Astrolabio orizzontale; 12) descrizione del quadrante orizzontale detto azimutale magnetico; 13) descrizione del quadrante orizzontale per le altezze del Sole; 14) rendere universale un quadrante orizzontale descritto èer una latitudine particolare; 15) descrizione del quadrante orizzontale universale; 16) Descrizione del quadrante orizzontale Rettilineo Universale; 17) Descrizione del quadrante orizzontale Ellittico Universale; 18) Descrizione del quadrante orizzontale Iperbolico Universale; 19) Descrizione del quadrante orizzontale Parabolico Universale; 20) Descrizione del quadrante orizzontale per una latitudine particolare che mostra le ore per molti luoghi della Terra; 21) Descrizione del quadrante orizzontale Lunare Ozanam riporta 20 problemi, io ne ho aggiungo uno in più parlando delle "Analogie". Di tutti questi, solo alcuni sono diventati arcinoti ed utilizzati, come il quadrante orizzontale normale, il polare e l'equatoriale. Non viene descritto il quadrante azimutale analemmatico. Mentre alcuni sono stai realizzati raramente fino ad oggi, come l'astrolabio orizzontale, il quadrante universale, per le altezze del sole, ecc., ed altri, come i quattro quadranti rettilineo, ellittico, iperbolico e parabolico, non sono mai stati né realizzati, né ripresi fino ai tempi nostri. Essi sono normalmente attribuiti ad Ozanam in quanto sembra che non siano stati descritti da nessun altro autore prima di lui. Ma vedremo che almeno per uno solo di detti quadranti, cioè il primo rettilineo universale, ciò non è vero. 343 Qui sotto si possono vedere alcune tra le tavole principali del Trattato di Gnomonica La fig 28 rappresenta il quadrante orizzontale senza centro; la fig. 33 il quadrante orizzontale per riflessione; nella fig. 34 si vede il quadrante orizzontale rettilineo universale; e la 35 il quadrante orizzontale ellittico universale. 344 Fig 40: quadrante orizzontale universale; fig. 42: seconda maniera di descrivere il quadrante orizzontale iperbolico universale; figg. 31 e 32 Astrolabio Orizzontale; 345 346 347 fig. 37 Quadrante orizzontale Iperbolico Universale; fig. 36 Quadrante orizzontale rettilineo universale. 348 Fig. 42 Quadrante orizzontale Parabolico universale; fig. 43 Quadrante orizzontale per una latitudine particolare che mostra le ore per molti luoghi della Terra; fig. 44 Quadrante Lunare; fig. 45 Quadrante verticale 349 350 351 Il quadrante rettilineo universale è stato così chiamato da Ozanam perchè i cerchi orari e i cerchi delle latitudini sono rappresentati da linee rette. Il quadrante ellittico universale è stato così denominato perchè si costruisce con i principi della proiezione ortografica della sfera in cui i cerchi non essendo più perpendicolari al piano di proiezione, si rappresentano con delle ellissi. Il quadrante parabolico anche si chiama così perchè le linee delle ore sono delle iperboli e le linee delle latitudini sono delle linee rette. Lo stesso vale per il quadrante parabolico dove le linee delle ore sono delle paraboli. Questi quattro quadranti universali di Ozanam sono stati oggetto di approfonditi studi ai nostri tempi a cominciare da Renè Rohr nel 1985. In Italia furono riproposti dal sacerdote Alberto Cintio durante il V° Seminario Nazionale di Gnomonica, tenutosi a San Feliciano sul Trasimeno nell'aprile del 1993. Per l'occasione Don Alberto presentò i metodi geometrici ed analitici e ricavò dei programmi in GWbasic per la loro progettazione. Mi si permetta anche di ricordare che nel 1993 i primi ed unici programmi per meridiane erano quelli di Riccardo Anselmi e Don Alberto Cintio. Mi pare anche interessante riportare alcune considerazioni di Cintio su queste quattro meridiane che egli riporta alla fine della sua relazione: Ozanam, nel descrivere e disegnare queste quattro meridiane, tiene conto solo delle ore comprese fra le sei del mattino e le diciotto della sera. Non prende affatto in considerazione le altre ore che pure hanno importanza specialmente in latitudini elevate. Il Rohr nel suo articolo si chiede come ciò sia stato possibile, ma non ha una risposta valida da offrire. Quando poi lo stesso Rohr pubblicò questi suoi studi in Olanda, un suo amico, Mijnheer F.J. de Vries, con un computer gli fece i grafici con le altre ore ed incluse anche, in tutte e quattro le meridiane, una linea curva che indica il momento del sorgere e del tramonto del Sole alle varie latitudini nel solstizio estivo. A questo scopo questi aveva inserito nei programmi la seguente formula cos H = tan L * tan 23.5° con la quale si calcola l'angolo orario del 352 sorgere e tramonto del Sole quanto questo ha una declinazione di + 23.5°. Nella meridiana rettilinea vengono fuori due curve simmetriche; nella parabolica e nella ellittica viene fuori una curva che lo stesso Rohr paragona ad una "pera schiacciata"; quest'ultima meridiana invece è un arco di cerchio tangente alla linea di latitudine di 66.5° Ultimamente l'argomento è stato oggetto di analisi ed anche di proposte per quiz su riviste specializzate come The Compendium della NASS in cui è stato pubblicato proprio nell'ultimo numero di marzo 2006 un articolo del tedesco Rolf Wieland. Inoltre sono stati riproposti i grafici delle meridiane realizzati con i metodi analitici al computer (vedi bibliografia cui si rimanda per ulteriori approfondimenti). Nel capitolo terzo Ozanam descrive i vari quadranti solari verticali. Come nel caso precedente, il primo paragrafo dedicato alle definizioni generali ci ricorda che esistevano dei termini ben precisi nella gnomonica che oggi, in parte, sono stati dimenticati. Quante volte abbiamo parlato di un quadrante solare "rivolto a sud", o di un quadrante solare "orientale" o "occidentale"....giusto per capirci tra noi che si tratta di un quadrante orientato a sud oppure ad est o ad ovest. Ma vediamo che nelle definizioni di Ozanam, semplici e concise, si trova parte della memoria storica che mi auguro venga recuperata almeno per tradizione. Nel problema VI descrive un quadrante verticale declinante da settentrione e rimarca il caso che se la costruzione dello stesso orologio viene effettuata sulla base invece che della "sfera obliqua", di quella "parallela" (cioè quando l'orizzonte è parallelo all'equatore), il quadrante non avrà un punto di centro e di conseguenza diventerà un "quadrante polare declinante"! Ma se la sfera è "retta" (cioè l'orizzonte parallelo all'asse polare) si ha un "quadrante equinoziale declinante"! Sotto, la fig. 51 rappresenta il quadrante verticale declinante da settentrione; la fig. 52 il "quadrante polare declinante" e la fig. 53 il "quadrante equinoziale declinante". 353 354 Ozanam continua nel descrive il quadrante verticale declinante senza centro, il quadrante cilindrico, i quadranti portatili verticali sulle quarte di cerchio, i vari tipi di quadranti inclinati. La descrizione di quadranti prettamente universali fa pensare che il fatto di rendere "universale", cioè utilizzabile a diverse latitudini, un orologio solare sia stato per quei tempi di preliminare importanza. Infatti, la maggior parte degli orologi descritti è sempre del tipo "universale", come gli equinoziali ed i polari che seguono. L'ultima parte è destinata a descrivere gli "archi dei segni", cioè le curve di declinazione, e degli altri cerchi della sfera nei quadranti. Recreatione Mathematique et Physique A distanza di solo un anno da questa grande opera matematica, Ozanam pubblicò il proprio "testamento" culturale nelle Recreations Mathematique et Physique. Doveva lavorare giorno e notte per terminare una così grande mole di materiale di eccellente livello. La prima edizione delle Recreations fu pubblicata, in quattro volumi, da Jombert a Parigi nel 1694. Ebbe un tale successo che ne seguirono circa 20 edizioni francesi e 10 inglesi! Non è sicuro che in tutte le edizioni sia contenuta anche la gnomonica, ma nella maggior parte si, e in diversi casi molto materiale è ripreso dal Corso di Mathematica. Le edizioni che prendo in esame sono quelle del 1697 la quale nel frontespizio che si vede qui sopra, non riporta la classica dicitura "nouvelle edition", e quella del 1735 che è una ristampa del 1725. La prima edizione inglese non è, come generalmente si crede, quella di Hutton del 1803. Durante una recente ricerca mi sono imbattuto in un esemplare (che non ho potuto consultare) dal titolo Recreations mathematical and physical; laying down, and solving may profitable and delightful problems...By Monsieur Ozanam, ...Done into english, and illustrated with very many cuts. London, printed for R. Bonwick, W. Reeman, Tim Goodwin, J. Waltho, M. Wotton (and 5 others), 1708. 355 Si tratta probabilmente di un'edizione inglese sconosciuta, pubblicata nel 1708 di cui se ne conserva una copia alla University Washington Library. Ozanam scrisse questa sua opera basandosi sui primi lavori di Bachet, Mydorge, Leurechon e Schwenter. Nel 1778 Montucla ne pubblicò una sua edizione rivista e commentata e Hutton la tradusse in Inglese nel 1803 e 1814. Riddle ne fece una nuova edizione nel 1844 rimuovendo del materiale vecchio - dicono ed aggiungendo qualcosa di nuovo, ma non ha nulla a che vedere con la vera opera di Ozanam e, come vedremo, essa non è altro che una traduzione inglese ristretta dell'edizione di Montucla. In questi giorni sono venuto a conoscenza, grazie a Reinhold Kriegler, di un articolo scritto da André E. Bouchard su Ozanam (vedi bibliografia) e pubblicato sulla rivista Le Gnomonist, 356 numero 1, marzo 2006 dell'Associazione gnomonica del Quebec. Freschissimo di stampa, quindi è l'ultimo lavoro su questo argomento in ordine cronologico fino a quando sarà pubblicato questo mio scritto. L'articolo di Bouchard si propone di analizzare cinque punti essenziali: la gnomonica classica di Ozanam; il fatto che Ozanam si sia rivolto a due categorie precise di lettori; su alcuni appassionati dell'opera di Ozanam; qualche commento personale; l'influenza di Ozanam sul Quebec. In quattro pagine però l'autore non può presentare un quadro completo, per quello che si sa, sulla vita ed opere di Ozanam. L'articolo quindi resta di fatto carente di una più approfondita analisi delle opere gnomoniche di Ozanam e degli altri punti elencati. Inoltre, l'autore descrive le Recreations, basandosi sull'edizione del 1778 "considerevolmente aumentata" da M. de C.G.F. acronimo sconosciuto che pare sia stato identificato con il geometra Changla che sarebbe uno pseudonimo di Montucla, e solo dopo si ravvede che la prima edizione è del 1694. Della considerazione sulle due tendenze di Ozanam a rivolgersi con le sue opere alle categorie di "amatori della scienza" e agli "amatori artigiani", direi che Ozanam si rivolgeva a tutti coloro che avevano sufficiente intelletto per comprendere il suo linguaggio semplice e conciso, ma non posso essere del tutto d'accordo con il fatto che i suoi scritti possano considerarsi di grande aiuto agli "artigiani amatori" . Ozanam considevara "esperimenti" molti dei suoi quadranti, come appunto quelli ellittico, rettilineo, iperbolico e parabolico universali, che sono risultati di maggior interesse per gli appassionati di gnomonica moderna, ma assolutamente inutilizzabili da "artigiani amatori" sia di allora che di oggi. Tra l'altro, mi pare che nessun tipo di questi orologi solari sia mai stato realizzato nella pratica. Inoltre, per quanto riguarda gli orologi solari classici, Ozanam da il modo di progettarli, ma mi pare che le sue descrizioni siano molto scarse sul modo di realizzarli nella pratica. Problemes de Gnomonique E veniamo al libro. Io ho potuto consultare le edizioni del 1697 e del 1735. La copia di quest'ultima è conservata nella Biblioteca Monumento Nazionale di Montecassino. Inoltre ho visto le 357 edizioni di Montucla (1778) e di Riddle (1844). Innanzitutto preme fare subito un confronto della parte dedicata ai problemi di gnomonica pubblicata nelle Recreations con il Traité de Gnomonique del Corso di Matematica. Ci accorgiamo subito di trovarci di fronte ad un'opera divulgativa di stampo diverso. Nel Corso di Matematica Ozanam ha affrontato la gnomonica in modo organicamente e strutturalmente perfetto, iniziando a spiegare i principi basilari, senza tralasciare quelli che sembrano più scontati. Nelle Recreations egli tralascia questo metodo e si limita a presentare solamente i problemi di gnomonica che gli sembrano più divertenti come "ricreazione matematica" e facili da comprendere. Ciò è testimoniato dalla sua breve introduzione: Prendo in esame le edizioni del 1697 e del 1735. La prima credo sia la versione base, probabilmente identica all'edizione originale del 1694, mentre quella del 1735 è diversa nell'impaginazione, in quanto il testo rimane perfettamente identico, ed è notevolmente aumentata. Si può dire che almeno nella versione del 1735 la parte di gnomonica è circa il doppio di quella presentata nel 1697! Resterebbe da capire da dove proviene il materiale aggiunto nell'edizione del 1735, visto che Ozanam è morto nel 1717. Nella bibliografia del prof. Singmaster (riportata sotto) si legge che questa edizione dovrebbe essere una ristampa dell'edizione del 1725, aumentata da Grandin e ciò spiegherebbe la derivazione delle informazioni storiche. Come dicevo prima, di diverso dal Corso di Matematica c'è il fatto che Ozanam presenta le descrizioni degli orologi solari in modo diretto, senza fare un minimo accenno alle definizioni base 358 dell'astronomia, della sfera celeste e della gnomonica, come invece aveva fatto con grande precisione nell'opera matematica. Da per scontato che il lettore abbia già il bagaglio culturale necessario per comprendere facilmente ogni termine astronomico-gnomonico utilizzato nelle descrizioni. L'edizione del 1697 presenta lo stesso cappello introduttivo che si legge nell'immagine sopra, ma inizia il Problema I in modo diverso con la descrizione di un orologio solare orizzontale analemmatico da realizzarsi con "delle erbe": Décrire dans un Parterre un Cadran Horizontal avec des herbes. Lo stesso paragrafo lo si ritrova identico nel testo e nei disegni nell'edizione del 1735 al Problema VIII e da dove in seguito rimane identico nei problemi e nelle planches fino alla descrizione del quadrante a rifrazione (ed. 1694 prob. XXI, ed. 1735, prob. XXIX). Qui l'edizione del 1694 si ferma, mentre quella del 1735 continua con altre 53 pagine di gnomonica in più! Ed è in queste pagine che si leggono paragrafi meravigliosi come quello sull'orologio a superficie convessa di un cilindro perpendicolare all'orizzonte (orologio cilindrico a cappello filtrante) descritto anche da Rohr che lo attribuisce a Kircher. Se furono scritti da Ozanam questi paragrafi, dobbiamo dire che per la prima volta si leggono informazioni storiche cui egli non ci aveva abituato nelle altre opere. Qui si parla di Padre Kircher, Benedetto, Quenet dell'esemplare di orologio cilindrico a cappello filtrante che fu costruito nel giardino dell'Abbazia dei padri benedettini di Saint Germain des Prez a Parigi. Ci descrive il quadrante geografico universale, lasciandoci il nome del suo inventore che risulta essere Eustache Pecourt, e addirittura dove si vendevano tali orologi a Parigi, presso Gerard Jollain, rue Saint Jacques à l'Enfant Jesus. A pag. 99 dell'edizione del 1735 viene proposta la dimostrazione dell'orologio Analemmatico Rettilineo Universale, che viene oggi generalmente attribuito ad Ozanam. Ma qui si legge che tale orologio è una invenzione di Millet Deschalles e che diversi autori del passato se ne occuparono, Oronzio Fineo e Cristoforo Clavio dandone la costruzione senza però alcuna dimostrazione. A pag. 52 cita le origini dell'orologio cappuccino nell'opera del gesuita Rigaud. Questa prolissità di informazioni storiche devo 359 dire che mi lasciano perplesso in quanto mai si erano lette nelle edizioni originali di Ozanam. Nel Corso di Matematica per esempio, ha descritto per la prima volta l'orologio analemmatico rettilineo universale, ma non ha certo parlato di un suo eventuale inventore. Ciò lascia supporre che i capitoli di gnomonica delle edizioni "notevolmente" aumentate delle Recreations, potrebbero essere stati scritti da altri autori. Riporto qui di seguito le parti gnomoniche aggiunte all'edizione del 1735. All'inizio si trovano i seguenti problemi: Tracer une ligne meridienne Construire des Cadrans réguliers par deux ouvertures de Compas (che comprendono i vari tipi di quadranti orientati secondo i punti cardinali) Construire les mémes Cadrans par une seul ouverture de Compas Décrire un Cadran horizontal par le moyen d'une Ellipse, sans avoir besoin de trouver les points horaires sur la ligne equinoctiale Tracer un Cadran équinoctial Tracer un Cadran sur quelque plan vertical que cè soit sans Boussole pendans la nuit, avec une bougie Connoitre l'heure qu'il est par le moyen de la main gaughe Segue la parte iniziale dell'edizione del 1697 e quindi alla fine vi sono i seguenti problemi: Construire un Cadran sur la surface convexe d'un cylindre perpendiculaire à l'horison (che è un paragrafo di ben 10 pagine); Construire un Cadran sur un Globe Construire des Cadrans Polaires Tailler une pierre à plusieur faces, sur lesquelles on puisse décrire tous les Cadrans réguliers (viene descritto un orologio poliedrico a 33 facce) Connoitre quelle heure il est du jour et 'de la nuit dans tous les lieux de la terre (quadrante universale) Demonstration de l'Horloge ou Analemme Rectiligne Universel, qui marque les heures par les hauteurs du Soleil, 360 par le R.P. Millet Deschalles La division de l'Equateur en heures dans cet Analemme est semblable à la description des Paralleles Les lignes qui représentent les Paralleles dans l'Analemme, sont coupées en parties semblabies ou proportionnelles par les point d'une méme heure Si dans l'Analemme fait tous les Paralleles égaux à l'Equateur, et leur distance égale à la Tangente de leur déclinations, la méme proportion serà observée Construction de l'Horloge ou Analemme Rectiligne Universel Trouver la longueur du jour: ou, ce qui est la méme chose, trouver l'heure du lever et du coucher du Soleil dans la Sphere droite Trouver l'heure Astronomique dans la Sphere droite, le Soleil parcourant quelque Parallele que ce soit Dans une latitude donnée déterminer l'heure du lever et coucher du Soleil dans quelque Parallele que ce soit En quelque latitude que ce soit connoitre les heures Astronomiques au tems de l'Equinoxe Dans une latitude donnée connoitre l'heure Astronomique en quelque lieu du Zodiaque que le Soleil soit Trouver l'heure du lever et du coucher du Soleil dans un Pays dont la latitude soit de plus de 66 degrez, 30' Trouver l'heure Astronomique dans une latitude de plus de 66 degrez, 30' Construire un Anneau qui marque l'heure pendans toute l'année Le ultime quattro righe delle Remarques si legge che la dimostrazione dell'orologio Analemma rettilineo universale è di M. de R**, che potrebbe identificarsi con Dominique François Rivard, mathematico e noto gnomonista che nel 1735 aveva 38 anni. Conclusioni Abbiamo cercato di tracciare un profilo biografico completo, sebbene le notizie sulla vita di Ozanam si rifanno tutte all'Elogio scritto da De La Fontanelle nel 1717, anno della morte del 361 grande matematico. Mi spiace di non essere riuscito a trovare un ritratto di Ozanam e di visionare altre edizioni delle sue opere gnomoniche. Tuttavia, l'analisi delle edizioni del 1697 e 1735 delle Recreations ci ha permesso di conoscere alcuni aspetti che fino ad ora erano confusi. Abbiamo visto che l'orologio orizzontale rettilineo universale non è una sua invenzione, ma era già stato descritto da Fineo e Clavio e che la sua dimostrazione matematica è stata aggiunta da Grandin nella sua edizione del 1735, come pure le oltre 50 pagine che non si leggono nelle prime edizioni delle Recreations. Abbiamo conosciuto lo stile di Ozanam scrittore, semplice, essenziale di grande divulgazione e diretto non solo agli specialisti, ma soprattutto al popolo in generale: agli studenti, ai matematici, ai curiosi ed agli artisti artigiani. Ma abbiamo scoperto che il suo stile descrittivo evita sempre due elementi essenziali della divulgazione: i consigli e la descrizione per la realizzazione pratica degli orologi solari esposti in quanto nei testi si evince principalmente la loro spiegazione teorica, e la mancanza della storia. Ciò che si trova già con ampi riferimenti negli autori del '500, qui non viene neppure considerato. In tre opere gnomoniche: Corso di Matematica, Dizionario di Matematica e Recreations Mathematique..., Ozanam non fa alcun minimo riferimento alla storia della gnomonica o agli gnomonisti che hanno ideato alcune tipologie di orologi solari. Penso che ciò possa essere stata una sua scelta a causa del carattere specificamente tecnico dei suoi scritti e per il fatto che essi erano rivolti a chi voleva far tesoro della pratica esperienza piuttosto che di una ricapitolazione storica. Tuttavia ciò è, secondo me, non chiaramente giustificabile ed è dimostrato già dalle notizie storiche aggiunte nell'edizione aumentata di Grandin. Probabilmente ancora oggi si confonde il testo aggiunto di Grandin con quello di Ozanam e si tenta di dare ad Ozanam ciò che di Ozanam non è. Devo quindi precisare che, molto probabilmente, non fu Ozanam a citare Kircher, Dechalles e gli altri nomi che abbiamo visto, quali trattatisti degli orologi solari presentati, ma il curatore dell'edizione del 1725, ristampata nel 1735, cioè Grandin. Detto ciò, non possiamo che affermare e confermare la 362 grandezza dell'opera scientifica e gnomonica di Ozanam che (c'è qualcuno che dice che ancora oggi esse vengono utilizzate con grande soddisfazione) farà brillare per sempre di luce propria il nome del suo autore. A noi non resta che rendere omaggio alla sua memoria, tramandando il suo genio ricreativo con i nostri umili mezzi divulgativi. Tables des Sinus, Tangentes et Sécantes et des Logarithmes de sinus et des tangentes ; et des nombres depuis l’unité jusques à 10000. Avec un traité de Trigonométrie par de nouvelles Démonstrations & des Pratiques très-faciles... Chez l’Auteur et Estienne Michallet, Paris, 1685, Ch. A. Jombert, 1741 - Altra edizione, Lyons, 1670 Methode générale pour tracer des cadrans (Paris, 1673) Geometrie Pratique, Paris 1684 Traité des lignes du premier gene, expliquées par une méthode nouvelle et facile. Paris, 1687 Traité de la construction des équations, pour la solution des problèmes indéterminez (1687). Traité des lieux géometriques expliqués par une méthode courte et facile. Paris, Michallet, 1687. Gebrauch Zweyer Neuen Mathematischen Instrumenten, daß Erste von Herrn Ozanam ... 1688. Und das Andere von Hn. Joh. Matth. Bilern ... erfunden. Mit welchen Ersten man geschwinde und accurat alle Auffgaben, so zur Feldmes-Kunst gehören ... lösen kan. Und vermittelst des Zweyten, alle Porportiones in der Mathesi ohne Circul, Lineal und ohne Rechnung, bloß mit einem Seidenen schwartzen Faden ... können gefunden werden .. [Mikrofiche-Ausg., Mutterfiche] [Mikrofiche-Ausg., Printing Master]. - Jena : Cröker, 1705 L'Usage du Compas de Proportion expliqué et démontré d'une manière courte et facile et augmenté d'un Traité de la division des Champs. Etienne Michallet, 1688, Jombert, 1769. (prima edizione 1688) - A pagina 6, dove spiega l'uso del compasso di proporzione, fa riferimento 363 alla Linea delle Tangenti utile per la costruzione dei quadranti solari. Dictionnaire Mathematique, Paris, 1691 Cours de mathématique, qui comprend toutes les parties les plus utiles & les plus necessaires à un homme de guerre, & à tous ceux qui se veulent perfectioner dans cette science. Paris, Jean Jombert, 1697. 5 volumes. Nouvelle Trigonometrie, Ou L'On Trouve La Maniere de caculer toutes sortes de Triangles recitilignes, sans les Tables de Sinus, & aussi par les Tables de Sinus : Avec une application de la Trigonometrie à la mesure des Lignes droites accessibles & inaccessibles sur la terre / Ozanam, Jacques. - Paris : Jombert, 1697 Neue Ubung Der Feldmeß-Kunst : So wol auff dem Papier/ als auff dem Feld ... Oder Nouvelle Pratique De La Geometrie, Sur le papier & sur le terrain / Ozanam, Jacques. - Berne : Huguenet, 1699 Méthode facile pour arpenter ou mesurer toutes sortes de superficies, et pour toiser exactement la maconnerie, les vidanges des terres, &tous les autres corps, dont on peut avoir besoin dans la pratique; avec le toise du bois de charpente selon la Coutume de Paris, & un traité de la séparation des terres. Paris, Jombert, 1699, Paris, Jombert, 1725, Chez Ch. Ant. Jombert. Paris, 1747 Methode de Lever les Plans et les Cartes de terre et de Mer, avec toutes sortes d'Instrumens, & sans Instrumens. La description & l'usage de ces Instrumens, qui sont le Demi-cercle, la Planchette de diverses facons, la Boussole, l'Instrument universel, & le Recipiangle. Et la maniere de faire les remarques des marees, courants, ecueils, &c. & de lever les Plans des Villes ennemies. Paris, Michallet 1693, Paris, Claude Jombert, 1716. Récréations mathématiques et physiques, qui contiennent plusieurs problemes d'arithmetique, de géometrie, de musique, d'optique, de gnomonique, de cosmographie, de mécanique, de pyrotechnique, & de physique. Avec un traité des horloges elementaires. 1e édition, Paris, Jombert, 1694, 2e édition, Jombert, 1725, 2 volumes. 364 Jombert, 1735, Nouvelle édition, rev., corr. & augm. Paris, Jacques Rollin, 1750. 4 volumes, Firmin-Didot, 1790. L'ouvrage apporte une approche ludique des mathématiques à travers nombre de problèmes distrayants et techniques nouvelles de calcul tels la "multiplication par les doigts". Cette édition est considérée comme la plus pertinente parue jusqu'alors et comporte un traité des horloges élémentaires de Domenico Martinelli, une longue dissertation sur les lampes perpétuelles et surtout des " tours de gibecière " , tours de prestidigitation. Usage de l'instrument universel : pour resoudre promptement [et] tres-exactement tous les Problemes de la Geometrie pratique sans aucun calcul / Ozanam, Jacques. - Paris : Delespine, 1700 Nouveaux Eléments d'Algèbre, Amsterdam 1702 A Mathematical Dictionary: or a Compendious Explication of all Mathematical Terms, Abridg'd from Monsieur [Jac.] Ozanam and Others ... / Ralphson, J.. London : J. Nicholson, 1702 Gebrauch e. Instruments, mit welchen man alle Auffgaben, so zur Feldmes-Kunst gehören ... lösen kan / Jacques Ozanam. - Jena, 1705 La Fortification Régulière Et Irrégulière Qui Comprend la Construction L'attaque & la Défense de Toutes Sortes de Places. Claude Jombert,, 1711 La Perspective Théorique et Pratique, où l’on enseigne la manière demettre toutes sortes d’objets en perspective ...Tirée du Cours de Mathématique. Paris, Claude Jombert, 1711 La Géographie et Cosmographie, Paris, 1711 La Mechanique, Paris, Jombert 1720 (Biblioteca Leibnitz di Hannover) Les elemens d'Euclide du R. P. Dechalles, de la compagnie de Jesus ; et de M. Ozanam, de l'academie des sciences. Demontres d'une maniere nouvelle & facile, & augmentes d'un grand nombre de propositions & d'usages, & d'un traite complet des rapports. 1e édition, 365 Jombert, 1735, 2ème édition. Paris, Jombert 1753. La gnomonique, ou l'on donne par un principe general la maniere de faire des cadrans sur toutes sortes de surfaces, & d'y tracer les heures astronomiques, babylonniennes & italiques, les arcs des signes, les cercles des hauteurs, les verticaux & les autres cercles de la sphere. Paris, Quay des Augustins, chez Charles-Antoine Jombert, 1746 Prima edizione Paris, 1673 Bibliografia Monsieur Bernard Le Bovier de Fontenelle (1657-1757). ÉLOGE DE OZANAM Œuvres Complètes de Monsieur de Fontenelle, Tome premier, 1818, page 252 à 256. Drecker, Die Theorie des Sonnenuhren, Berlin, 1925 (da Cintio) De Rijk, Het pientere H - L, Netwerk van meneer Ozanam, in Zonnewijzerkring Bulletin XIV, Beekbergen, 1982 (da Cintio) Rohr R.R.J., Die Eigenartige Sonnenuhren des J. Ozanam, in Schriften der Freunde alter Uhren, XXIV, Stuttgart 1985, and Zonnewijzerkring Bulletin, 85.3, Beekbergen 1985 (da Cintio) Rohr R.R.J., Le Cadrans solaires, Strasbourg, 1986 (da Cintio) Cintio Alberto, Le meridiane universali di Jacques Ozanam, Atti del V° Seminario Nazionale di Gnomonica, San Feliciano sul Trasimeno (PG), aprile 1993; Paltrinieri Giovanni, Jacques Ozanam, Atti del V° Seminario Nazionale di Gnomonica, San Feliciano sul Trasimeno (PG), aprile 1993; De Fries Fer, Van Ozanam zonnewijzers naar Ozanam zonnewijzers", De Zonnewijzerkring n° 3 del 2000. Fred Sawyer, Jacques' Layout, in Compendium della NASS, vol. 7, n. 2, del giugno 2000. J.J. O'Connor, E.F. Robertson, Jacques Ozanam, McTutor History of Mathematics (http://www.history-mcs.standrews.ac.uk/Mathematicians/Ozanam.html) M Cantor, Vorlesungen über Geschichte der Mathematik II (Leipzig, 1913), 770, III, 102-103, 270, 364. 366 E Riddle, Preface to Recreations in Science and Natural Philosophy (London, 1844), v-vi. R R J Rohr, Les cadrans solaires universels de Jacques Ozanam, Centaurus 29 (3) (1986), 165-177. Rolf Wieland, Quiz Answer: Ozanam's Construction, The Compendium of NASS, volume 13, Number 1, March 2006, pag. 22-24 André E. Bouchard, La grande tradition française en gnomonique, in Le Gnomonist, March, 2006 Hindrichs, Harald..Die Sonnenuhr nach Ozanam..3..25..115 in DEUTSCHEN GESELLSCHAFT FÜR CHRONOMETRIE Rohr, René R.J...Die eigenartigen Sonnenuhren des Jacques Ozanam..3..24..105 in DEUTSCHEN GESELLSCHAFT FÜR CHRONOMETRIE Rohr, René R.J...Noch einmal die Sonnenuhren des Jacques Ozanam..3..26..183 in DEUTSCHEN GESELLSCHAFT FÜR CHRONOMETRIE Dal sito http://ciencianet.com/ozanam.html si può avere un'altro elenco delle edizioni delle Recreations ed alcuni links con edizioni digitali della stessa. 367 368 Emanuele Maignan e la gnomonica catottrica Questo breve articolo ha lo scopo di presentare e divulgare il contenuto dell'opera "Perspectiva Horaria" di Emanuele Maignan, pubblicata nel 1648 in seguito alla realizzazione di alcune tra le più celebri meridiane a riflessione di tutti i tempi. Un'opera che è integrata in una gnomonica complessiva del XVII secolo, particolarmente intenta all'elaborazione di nuove metodologie derivanti dagli ultimi sviluppi della matematica (trigonometria e geometria) ma rivolte essenzialmente alla realizzazione di quadranti solari classici. Poco o nulla si era fatto fino ad allora per quanto riguarda le possibilità di realizzare orologi solari riflessi anche se la costruzione di alcuni di essi era stata già fatta (per esempio da Copernico) o i primi tentativi di esperimenti divulgati da Athanasius Kircher in Ars Magna Lucis et Umbrae. Maignan ha percorso una strada tutta sua, fatta di studi ed esperimenti che basano le regole e teorie su due pilastri fondamentali delle sue conoscenze della prospettiva, ovvero Alahzen e Vitellione. Durante i suoi sopralluoghi ai siti del Palazzo Spada e del Convento dei Minimi sul Pincio a Roma, le leggi della riflessione venivano stabilite e mal divulgate. Per questo probabilmente egli cita solo questi due autori. Ma c'è di 369 più perchè Maignan non cita neppure due autori di grande fama internazionale che hanno già compiuto studi, un decennio prima di lui, sulla catottrica gnomonica, cioè Kircher e Schoenberger, come non cita anche Oddi Muzio per gli orologi a rifrazione. Questo non si spiega, se non per il fatto che all'epoca molti eruditi (si veda per esempio anche Ozanam) erano restii a divulgare notizie di storia della scienza del loro stesso tempo (fa eccezione forse Clavio e qualcun altro). I libro che prendo in esame è un "libro raro" e a dirlo non sono io, ma bensì il noto personaggio, decano degli gnomonisti moderni, ammiraglio Girolamo Fantoni nel suo articolo divulgativo, ma ancora oggi più importante, Le grandi meridiane a riflessione, in cui descrive in dettaglio la meridiana catottrica del palazzo Spada. Nello stesso tratta solo sommariamente quella di Trinità dei Monti in quanto il convento gli negò il permesso di studiarla in quei tempi. L'articolo fu pubblicato dalla rivista Orologi.Le misure del tempo, edita da Technimedia, nel n. 4 dell'aprile 1989. Da allora la letteratura sull'argomento è rimasta abbastanza sterile, eccetto qualche articolo recentemente pubblicato (vedi bibliografia). La cosa strana è che oltre alla descrizione della meridiana di Palazzo Spada, mai sono stati divulgati i contenuti del libro del Maignan che, come vedremo, è un'opera straordinariamente interessante, ricchissima di disegni e illustrazioni che si può tranquillamente classificare come uno dei più bei libri di gnomonica dell'epoca, anche se l'argomento principale è quello della gnomonica catottrica. Cenni biografici Anche per quanto riguarda la biografia di Maignan non ho trovato gran che. Le poche notizie che lo riguardano lo definiscono un fisico e teologo francese, nato a Tolosa il 17 luglio del 1601 e morto nella stessa città il 29 ottobre 1676. Visse 75 anni, un'età media molto buona per l'epoca. Di buona famiglia, con la madre che insegnava medicina all'Università di Tolosa, si dedicò agli studi umanistici presso il collegio dei Gesuiti, entrando nell'Ordine all'età di diciotto anni. Il suo professore di teologia era un seguace di Aristotele, ma Maignan presto si trovò in contraddizione con lui soprattutto per quanto 370 riguardava il pensiero fisico del grande filosofo greco, preferendo a questi il grande Platone. Maignan fu un altro grande autodidatta, come Ozanam, acquistando padronanza nelle scienze matematiche senza alcun aiuto, tanto che dopo qualche anno, riconosciutagli questa grande dote, gli fu permesso di insegnare la materia ai novizi. Nel 1636, quando Kircher incideva con i suoi allievi al Collegio Romano, le grandi Tavole Sciateriche, Maignan fu chiamato dai superiori del suo Ordine a Roma per insegnare matematica nel collegio dei Minimi a Trinità dei Monti. Nel piccolo convento Maignan rimase per 14 anni e fu in quel periodo che egli sviluppò, insegnando e sperimentando con i suoi allievi, tutto il contenuto del suo libro e la realizzazione delle due grandi meridiane catottriche romane. Immaginiamo i due padri, Kircher e Maignan che, separatamente, coadiuvati delle rispettive schiere di allievi, si dedicavano alla realizzazione di magnifici orologi solari, dalle tavole sciateriche alle meridiane catottriche sulle volte delle gallerie di palazzi e conventi. E il libro di Maignan ci regala, diversamente da quello di Kircher, delle immagini davvero stupefacenti degli esperimenti condotti, sicché possiamo non solo immaginarli ma quasi vederli, come fossimo la in quel tempo insieme a loro, intenti a impasticciare con strani macchinari, specchi, corde e "angioletti" che aiutavano fissare i punti delle linee orarie sui muri.... Per quanto riguarda la permanenza a Roma e la nascita del progetto della meridiana catottrica di Palazzo Spada, riporto quanto scrisse Fantoni nell'articolo citato (vedi bibliografia): Il Maignan soggiornò a Roma nella casa dei Minimi per alcuni anni a varie riprese fra il 1636 e il 1650; ebbe così modo di incontrare il cardinale Bernardino Spada, mecenate delle arti e delle scienze, che in quel periodo era stato nominato protettore dell'Ordine dei Minimi...La familiarità di Emanuel Maignan con il cardinale Bernardino, da un lato, e con i colleghi religiosi del convento pinciano, dall'altro, portò alla costruzione da parte del frate tolosano delle due grandi meridiane a riflessione romane.... Si ricorda, tra l'altro, che Maignan più che per le meridiane a riflessione era ed è noto maggiormente per i suoi studi sulla prospettiva e in particolare della sua "Anamorfosi" ben visibile 371 oggi nel convento di Trinità dei Monti. Nel 1650, due anni dopo la pubblicazione del libro, Maignan fu fatto ritornare a Tolosa e nominato "provinciale". Nei successivi diciannove anni non sappiamo nulla della sua vita, eccetto che, affrancato dagli impegni lavorativi, si dedicava ormai per tutto il tempo allo studio delle materie che più lo appassionavano. Nel 1669, Luigi XIV avendo visto le sue "macchine e curiosità" a Tolosa, lo invitò, insieme al Cardinale Mazzarino, a recarsi a Parigi. Qui Maignan dovette fare quasi un atto di elemosina per chiedere di poter vivere il resto dei suoi giorni nell'isolamento del convento. Opere di Maignan Perspectiva horaria, sive de Horographia gnomonica tum theoretica, tum practica, libri quatuor: in quibus Gnomonices antiqui fines latius protenduntur, traditurque ratio, et delineatio geometrica expetissima... in his vero praecipuam admirationem habet Thaumantias Catoptrica atque Dioptrica, id est reflexus lux quoque secundum propriam naturam sumpta suas ibi habet partes, ubi e principiis eius physicis ratio redditur, Roma, 1648 [Avignon BM; Dijon BM; Lille BM; München BSB; Paris BNF, Obs; Segovia BP]. Cursus philosophicus, concinnatus ex notissimis cuique principiis, ac praesertim quoad res physicas instauratus ex lege naturae sensatis experimentis passim comprobata 4 vol. in-8°, Toulouse, R. Bosc, 1653 [Avignon BM; London BL; Paris BNF, CSèv 30480; Rodez BM; Toulouse BM; Troyes BM]. recognitus et auctior, Lyon, Grégoire, 1673 [Bourg-enBresse BM; Burgos BPE; Dijon BM; Logroño BPE; Madrid UPC, SC; Metz BM; München BSB; Namur CDRR; Palma BPE; Paris BNF, Paris CSèv P222/113; Rennes BM; Roanne BM; Segovia BP] Philosophia sacra, sive entis tum supernaturalis, tum increati, vol. I (Tolosae, 1661) [Auxerre BM; Burgos BPE; Ciudad Real, BPE; Leuven GBIB; Madrid SC; 372 Paris BNF; Roanne BM; Toulouse BM], vol. II (Tolosae, 1672) [Burgos BPE; Leuven GBIB; Madrid SC; Palma BPE; Paris BNF; Roanne BM]. De usu licito pecuniae dissertatio theologica, Lyon, J. Certe, 1673 [Auxerre BM; Nancy BM; Paris BNF, CSèv 10325/11; Rennes BM; Valognes BM] (Lugduni, 1675) [Madrid UPC]. De l'Usage licite de l'argent, dissertation théologique, où est enseigné un moyen de le faire profiter sans usure, traduite du latin du R.P. Maignan par M.D.B. (Tolosae, 1673) [Paris BNF; Rodez BM]. Ad censuras quinque latas contra dissertationem de usu licito pecuniae... observat humillime Emanuel Maignan ipsius dissertationis autor, s.l.n.d. [Madrid UPC, 2498(1)]. Solutio aliquarum difficultatum circa dissertationum de usu licito pecuniae (Tolosae, 1673 ?) [Metz BM]. Recueil de plusieurs opuscules de physique et de philosophie, BM Toulouse, Ms. 752 (III, 85), contenant : 1. Ad propositiones philosophicas anni 1659 breviculae reflexiones; 2. Ad propositiones physicas anni 1660 breviculae reflexiones; 3. Deux thèses de théologie; placards imprimés, datés de 1660 et 1662; 4. Theses ex universa theologia certiores unaque reflexiones ad eas breviculae; 5. De sensibilitate sanctissimi Eucharistiae sacramenti per species; 6. Démonstration de l'existence de Dieu (en latin); 7. Problèmes de physique; 8. Sermon prononcé à Toulouse, lors de l'installation de la nouvelle école de philosophie, octobre 1658; 9. Brouillons divers sur plusieurs sujets de philosophie et de physique; 10. Extrait d'une lettre de M. de Maignan à Fermat, décrivant un météore arrivé à Maignas, le 23 avril 1651; 11. Panégyrique latin de Jeanne de France (fille de Louis XI), prononcé en consistoire devant le pape Urbain VIII, le jour où fut décidée sa béatification; 12. In funere Rmi p. Francisci a Coelico, ordinis Minimorum generalis, oratio panegyrica, habita Romae, in conventu Sanctae Trinitatis Montis Pincii; 13. Sermon en latin de ultime fine hominis; 373 14. Problèmes de mathématiques [cf. Catalogue général des manuscrits des bibliothèques publiques des départements, tome VII, Paris, 1885, p. 442-443]. Perspectiva Horaria E' necessario subito osservare due cose: la prima è che la Perspectiva Horaria ha avuto solo un'unica edizione romana del 1648; la seconda è che questa è la sola pubblicazione di gnomonica tra le altre elencate in bibliografia. E' un libro raro (qualche antiquario inglese le mette in vendita a 12,500 dollari!), come si è già visto, e forse per questo non avevo avuto l'occasione di esaminarlo dal 1988 ad oggi. L'opportunità mi è stata data dalla bellissima biblioteca digitale dell'IMSS, Istituto e Museo di Storia della Scienza di Firenze che da qualche tempo ha messo in linea la versione digitale dell'intera opera del Maignan. Quindi la copia della Biblioteca dell'IMSS sarà il nostro palinsesto per parlare della gnomonica catottrica. Ed è stato incredibile, almeno secondo il mio punto di vista, poter osservare i contenuti di questo volume dopo tanti anni che mi occupo di storia della gnomonica e verificare che a tutt'oggi essi sono quasi sconosciuti agli appassionati di gnomonica, se non per qualche immagine pubblicata in qualche libro. L'opera di Maignan è in latino e occupa oltre 700 pagine. Descriverla, anche per sommi capi, non è un compito facile, soprattutto perchè intrisa di esperimenti gnomonico-meccanici affatto semplici e occorrerebbero tante pagine per parlarne con qualche dettaglio, da formare un volume intero. Quindi, il mio lavoro sarà qui limitato ad una pura descrizione dei contenuti, compatibilmente con quanto può risultare chiaro dal testo e dalle immagini, auspicando di vedere per il futuro una più approfondita analisi delle importanti operazioni descritte. La "Perspectiva Horaria", come in auge in quei tempi, aveva un titolo lunghissimo che recita così: Perspectiua horaria, siue, De horographia gnomonica tum theoretica tum practica libri quatuor : in quibus gnomonices antiqui fines latiùs protenduntur traditurque ratio & delineatio geometrica expeditissima non solùm communium 374 quae radio directo vel vmbra pariter directa sed etiam aliorum nouae inuentionis solarium horariorum quae radio vel vmbra tum reflexis tum refractis horas aliaque ad coelestium motuum notitiam pertinentia indicant : in his verò praecipuam admirationem habet Thaumantias catoptrica atque dioptrica id est reflexus ac refractus à speculo cylindrico solaris radius, omnes, qui in spaera cogitari possunt circulos gnomonicè reddens iridis modo ac specie : lux quoque secundùm propriam naturam sumpta suas ibi habet partes vbi è principijs eius physicis ratio redditur reflexionum ac refractionum eiusdem, consequitur verò methodus certissima telescopium efficiendi non modò sphaericum sed etiam hyperbolicum atque ellipticum / autore ... Emanuele Maignan .. Romae : Typis & expensis Philippi Rubei, 1648. [26], 705, [1] p., [46] c. di tav. in pt. ripieg. : ill. ; 2° (33 cm) Un titolo che contiene in sé una specie di moderno "abstract" da cui però si capisce già molto bene quali siano i contenuti dell'opera. Il frontespizio è meraviglioso, con le diverse "signore" che simboleggiano le varie discipline (matematica, geometria, astronomica, gnomonica, ottica, catottrica ecc.), all'opera durante la costruzione di un quadrante solare. Immancabile il libro del Vitellione, figura emblematica della prospettiva. Si notano due quadranti solari, il primo orizzontale con diverse linee orarie tracciate, la linea equinoziale e una curva solstiziale, mentre sul lato opposto si intravede un orologio concavo, probabilmente del tipo rifratto descritto nel testo La prima pagina è una lunga dedica al cardinale Bernardino Spada in cui si capisce che l'autore ha avuto non solo l'incarico di poter mettere in pratica i suoi esperimenti di gnomonica catottrica realizzando la meridiana nel sontuoso palazzo Spada, ma anche la possibilità di pubblicare tutto il lavoro di un decennio di studi. Nel libro si trova anche una tavola riassuntiva della gnomonica, intitolata "Solaria Gnomonica Horologia Omnium 375 Generum....ordinabus" che è molto interessante e raggruppa i vari sistemi orari e i vari tipi di orologi solari. Tavole simili si trovano anche in altri libri dell'epoca, ma sono abbastanza rare. In questa tavola Maignan esegue il seguente raggruppamento: Gli orologi solari si dividono in quelli che indicano le ore Eguali e quelli che indicano le ore Ineguali; e quindi distingue le ore Eguali in "Astronomiche, Egizie, Babiloniche e Italiche"; le ore Ineguali in "Antiche e Planetarie"; tutte queste ore possono essere indicate da orologi del tipo "Ottici, Catottrici e Diottrici";i quali si dividono in "Piani e non Piani"; fanno parte degli orologi piani quelli "Orizzontali, Verticali, Meridiani, Polari, Equinoziali, Declinanti, Inclinati, Inclinati Declinanti"; fanno parte dei "non piani" quelli "Convessi e Concavi". Ovviamente alcuni degli orologi citati si dividono a loro volta in sottocategorie. E' interessante l'ultima specifica relativa a quelli "non piani" che si dividono in "Convessi e Concavi"; i convessi regolari sono i cilindrici, conici e sferici; i concavi irregolari sono "infiniti"..... 376 Un particolare strano e curioso che emerge da questa tabella è il fatto che Maignan abbia citato tra i sistemi ad ore eguali quelle "Egizie", come per distinguerle in qualche modo dalle ore Antiche. Dopo la dedica al cardinale Bernardino seguono una ventina di pagine di indici degli argomenti e un elenco delle tavole incise. Qui bisogna dire che le tavole, incise finemente e meravigliose, furono opera di Philip Gagliard. Il testo è suddiviso in quattro libri ognuno dei quali in decine di proposizioni e corollari. Nel primo libro si spiegano i concetti base e la teoria della gnomonica classica; Nel secondo libro si spiega la pratica e la dimostrazione di delineare in modo facile e veloce gli orologi solari per mezzo dei concetti espressi nella parte teorica del primo libro; Nel terzo libro si descrive la Catoptrice Horaria, dove si insegna la teoria della gnomonica catottrica, della proiezione dei circoli della sfera su qualunque superficie per mezzo della riflessione 377 degli specchi che possono essere di diversa forma, come concavi sferici, parabolici, convessi cilindrici, ecc. Nel quarto libro si insegna la Dioptrice Horaria, partendo dai principi fisici della rifrazione, le cause e le misure di essa per arrivare alla teoria della gnomonica rifratta (Horographia dioptrico-gnomonica) e alla descrizione di strumenti ottici con applicazioni gnomoniche. L'opera di Maignan non è solo un libro sulla gnomonica catottrica e sulla descrizione degli esperimenti fatti per realizzare le meridiane a riflessione del Palazzo Spada e del Convento di Trinità dei Monti. E' anche una fonte di preziose operazioni pratiche e commenti personali oltre che un trattato di gnomonica completo. La differenza con gli altri grandi trattati, come quello del Clavio per esempio, sta nel fatto che metà del libro qui è destinato a descrivere questa nuova gnomonica catottrica e diottrica, mentre un trattato normale comprende un pò tutte le discipline della gnomonica in generale. Ma il primo centinaio di pagine del libro sono comunque dedicate alla teoria gnomonica classica. Libro Primo. Horographiae Gnomonicae Il testo esordisce con un discorso sulla natura del tempo, citando i Peripatetici, Platone ecc., distinguendo gli orologi meccanici da quelli solari con riferimenti ai principali strumenti astronomicognomonici del medioevo, gli orologi solari citati da Vitruvio e facendo una lunga digressione sui vari sistemi orari in uso dall'antichità. Una buona traduzione di queste pagine potrebbe portare preziose informazioni su questo argomento. Qui Maignan associa al sistema orario Babilonico "ab ortu soli" anche la tradizione delle Isole Baleari, mentre dalla parte del sistema Italico cita i popoli Ateniesi, Italici e Boemi. Anche sulle ore Babiloniche fa una bella dissertazione, specificando tra le ore antiche Planetarie Naturali e Temporali. In seguito descrive dettagliatamente la tabella citata sopra in cui sono associati i vari tipi di orologi solari ai relativi sistemi orari e nel citare alla fine gli orologi su superfici irregolari strane riporta 378 le seguenti parole: navigij, propugnaculi, carchesij, columnae, floris, etc. Esempio di varie tipologie di gnomoni Nella Proposizione VII del primo libro inizia a parlare della tipologia degli gnomoni negli orologi solari. Nell'immagine qui sotto si vede qualche curiosa applicazione di soluzioni artistiche particolari. Egli distingue tre tipologie per gli gnomoni: quelli che indicano l'ora per mezzo dell'ombra del raggio diretto del sole (gnomone); quelli che indicano l'ora per mezzo della riflessione della luce su uno specchio (gnomone catottrico) e quelli che indicano l'ora per mezzo dell'ombra del raggio di sole rifratto nell'acqua (gnomone diottrico). Poi descrive, nelle Proposizioni VIII-X, le declinazioni dei piani del muro ed uno strumento da lui inventato per misurare contemporaneamente declinazione e inclinazione. 379 Lo strumento “declinatorio inclinatorio” Dalla Proposizione XI di pag. 34 fino alla Proposizione XXI che termina a pag. 58, Maignan illustra la teoria della sfera e dei suoi circoli e la proiezione di essa sul piano. Suggestive sono le due immagini, innovative e mai viste prima di allora in questo modo, che mostrano la proiezione della sfera e dei circoli nel piano. A sinistra si vede una bella immagine della proiezione della sfera e dei circoli sul piano verticale con l'osservatore nel punto di proiezione del raggio solare dove è posto l'occhio. A destra una rappresentazione dei circoli della sfera celeste sul piano che va a formare l'orologio solare orizzontale. Questo disegno ricorda tanto per similitudine quello pubblicato da Luigi Ronca nel suo Gnomonica sulla sfera ed analemma di Vitruvio, postumo di tre 380 secoli e che dimostra quanto possa essere moderno nella concezione gnomonica il libro di Maignan. Sotto, a sinistra del testo, un disegno geometrico delle osservazioni sulla rifrazione. Nella seconda parte del libro primo, da pag. 60, prop.XXII, fino alla fine, a pag. 104, Maignan spiega la teoria della rifrazione che sarà utile per le applicazioni quando tratterà della gnomonica diottrica. La parte si intitola De Radii Solaris ex Aethere in Aerem Incidentis Refractionibus. Qui osserviamo che a parte il gesuita bolognese Mario Bettini, da cui riprende uno strumento denominato "Termoscopio" per avere informazioni sullo stato dell'atmosfera circostante il luogo delle osservazioni, non fa alcuna citazione circa gli scopritori delle 381 leggi sulla rifrazione la cui storia sembra sia stata recentemente ripresa e conosciuta un pò meglio. Thomas Harriot fu il primo a fare importanti osservazioni in merito sul finire del XVI secolo, ma non fece in tempo a pubblicarle. Anche Snel riscoprì le stesse leggi nel 1621 ma non le pubblicò. Descartes fu certamente il primo quindi a pubblicarle nel suo "Discours on Method" nel 1637 proprio mentre Maignan realizzava la meridiana catottrica nel convento di Trinità dei Monti. Nel testo Maignan cita costantemente Alahzen, Vitellione e Keplero, i tre principali autori che cercarono le leggi della deviazione dei raggi luminosi, e tutti gli esperimenti descritti mostrano che sono di natura pragmatica. Quindi l'autore o non era ancora a conoscenza delle leggi pubblicate da Descartes o ha comunque preferito agire sulla base delle proprie osservazioni pratiche. Tra l'altro egli sembra ignorare anche quanto già pubblicato da Oddi Muzio da Urbino nel suo trattato del 1614 in cui descrive l'orologio a rifrazione del Palazzo Ducale. Strano anche che egli non citi il nome del gesuita Kircher il quale aveva già pubblicato un libro specifico sulla gnomonica catottrica nel 1635 dal titolo "Primitiae Gnomonicae Catoptricae" e condotto svariati esperimenti alcuni dei quali riportati anche nell'Ars Magna un decennio dopo. Probabilmente i due erano in contatto, ma lavoravano separatamente in scuole diverse con schiere di allievi diversi. Libro Secondo. Optice Horaria, sive de Horographiae Gnomonicae. E' questo un compendio di gnomonica geometrica classica in cui si predilige determinati argomenti. Per ben 88 pagine l'autore descrive minuziosamente tutte le operazioni gnomoniche possibili e necessarie prima di arrivare alla costruzione del primo orologio solare ad ore astronomiche. E' impossibile elencare tutte le proposizioni e corollari, ma le principali le riporto qui di seguito. Le prime pagine sono dedicate alla preparazione del piano su cui realizzare un orologio solare, quindi alla sua planarità, levigazione, orizzontalità ecc. Quindi prosegue nella 382 descrizione delle operazioni geometriche e strumentali per disegnare linee orizzontali e verticali per mezzo essenzialmente di una riga e livella con pendolino. Prop. I: Come verificare la planarità di una superficie su cui costruire gli orologi solari (fig.1); Prop. II: Come erigere uno gnomone ad angolo retto in un dato piano (metodo in cui usa un compasso e poi descrive altri metodi per compiere la stessa operazione) fig. 2; Prop. III: Dato un piano, renderlo parallelo all'orizzonte (fig. 3); Prop. IV: Disegnare una linea parallela all'orizzonte su un piano verticale (figg. 4-5); Prop. V-VI: Dato lo stilo nel piano verticale, disegnare la linea orizzontale passante per il suo piede e la perpendicolare ad essa (fig.6); Le altre proposizioni, fino alla undicesima, riguardano sia le stesse operazioni precedenti ma per i piani inclinati sia le operazioni gnomoniche per trovare l'inclinazione dei piani (fig. 6). A questo proposito, nella proposizione X, descrive uno strumento apposito. 383 Strumento inclinatorio Da pagina 124 a pagina 143 Maignan descrive ben nove metodi per trovare la linea meridiana e questi sono: 1) Trovare la linea meridiana nel piano orizzontale in qualsiasi giorno per mezzo delle altezze del sole (cerchi concentrici o cerchi indiani), fig. 8; 2) Modo geometrico di trovare la linea meridiana sul piano orizzontale da un solo punto d'ombra dello stilo (fig. 9): 3) Modo geometrico di trovare la linea meridiana sul piano verticale, non declinante, da un solo punto d'ombra dello stilo 384 (fig. 10); 4) Modo geometrico di trovare la linea meridiana sul piano inclinato sull'orizzonte, non declinante, da un solo punto d'ombra dello stilo (fig. 11); 5) Trovare la linea meridiana in qualsiasi momento dall'osservazione dell'ombra e dal circolo verticale del Sole (per applicare questo metodo è necessaria l'osservazione del circolo verticale - azimut - del sole con alcuni strumenti che Maignan cita quali il Planisfero di Giovanni de Roya o l'Astrolabio Cattolico di Gemma Frisio) fig. 12; 6) Trovare geometricamente la linea meridiana in un piano orizzontale nei soli giorni di equinozio (fig. 13); 7) Trovare la linea meridiana in qualsiasi momento dalla sola osservazione notturna della stella Polare (fig. 14); 8) Trovare la linea meridiana per mezzo dell'ago magnetico (bussola); 9) Altro modo di trovare la linea meridiana sui diversi piani; 385 Metodo di trovare la linea meridiana con osservazione notturna della stella Polare. Nel riquadro a destra è possibile osservare un grande orologio solare ad ore francesi sulla facciata destra del convento dei Minimi di Trinità dei Monti ora scomparso. Mentre a sinistra si vede un orologio meccanico a una sfera probabilmente con numerazione da I a VI, all'Italiana. La descrizione delle operazioni per applicare questo metodo occupa più di quattro intense pagine e dice di essersi servito di un astrolabio catottrico e degli insegnamenti di Iunctinus nel libro della Sfera di Giovanni di Sacrobosco 386 Le proposizioni XIV e XV descrivono il metodo geometrico di trovare la declinazione della parete verticale, o inclinata, avendo la lunghezza dell'ortostilo e la linea meridiana tracciata. Metodo rimasto in auge fino ad oggi e descritto in tutti gli ultimi libri di gnomonica di fine secolo XIX. Semplicissimo, si basa sul ribaltamento dello stilo sulla linea verticale passante per il suo piede. L'angolo compreso al vertice del triangolo stilare è la declinazione del piano. Nella proposizione XVI descrive accuratamente in 8 lunghe pagine lo strumento declinatorio per trovare la declinazione dei muri. Il resto delle proposizioni, fino alla descrizione vera e propria degli orologi, sono dedicate a vari metodi geometrici relativi alla descrizione degli altri elementi gnomonici sul piano del quadrante orizzontale, verticale e inclinato. Brevemente riassumeremo mediante le immagini della tabella che segue, alcune tra le più importanti operazioni descritte. Fig. 14. Strumento per trovare la declinazione e inclinazione dei piani; Fig. 15. Strumento quadrantale da fissaggio per trovare l'altezza del Polo; 387 Fig. 16. Metodo geometrico: dato lo stilo nel piano orizzontale, la linea meridiana e conosciuta la latitudine, disegnare sul piano orizzontale l'angolo di latitudine e la linea dell'"asse" che si congiunge al futuro centro orario dell'orologio; Fig. 17. Modo di trovare la linea dell'assostilo (che l'autore chiama costantemente lineam styli dimostrando probabilmente che ai suoi tempi la parola "substilo" e "sustilare" non erano ancora molto usate), l'angolo di declinazione del polo su un piano verticale declinante quando si conoscano lo stilo, la linea meridiana e la latitudine. La stessa operazione, come anche quelle precedenti, vengono ripetute anche per i piani inclinati. Fig. 18. Dato lo stilo, la linea meridiana e conosciuta la latitudine per un piano declinante/inclinato, trovare la linea sustilare. Fig. 19. Metodo geometrico per trovare i principali elementi gnomonici del quadrante, per un piano verticale declinante di cui non siano note la declinazione e la latitudine, ma solo lo stilo, per mezzo di tre misure dell'ombra. 388 Gli orologi solari classici Dalla proposizione XXXI e fino alla fine del libro secondo, Maignan riporta la descrizione geometrica dei principali orologi solari classici, su piani orizzontali, verticali, declinanti e inclinati. Cito qui brevemente le descrizioni fatte per l'orologio equatoriale ad ore astronomiche; l'orologio polare; l'orologio meridiano; l'orologio verticale meridiano astronomico, descritto anche per mezzo di una tavola degli archi dei circoli verticali; ancora la descrizione dell'orologio verticale meridiano quando il centro orario non sia praticabile (tre descrizioni); l'orologio orizzontale astronomico; l'orologio astronomico in piano verticale declinante; l'orologio astronomico in piano inclinato; lo strumento in forma di figura geometrica denominato "Raggio dei Segni", ovvero il classico strumento per disegnare le linee di declinazione corrispondenti ai segni zodiacali. Descrizioni dei metodi per disegnare le linee di declinazioni sui vari orologi con l'ausilio della figura "raggio dei segni". Descrizione dello strumento derivante dalla figura "raggio dei segni" per il quale non da nessun nome preciso. Si tratta ovviamente del "Raggidico solare", o "Trigono dei segni". Seguono varie descrizioni del suo uso con immagini molto belle. Applicazione del “Raggidico Solare” 389 Il trattato prosegue con la descrizione degli altri sistemi orari per i principali orologi già visti. Quindi nella prop.XLIX e le altre che seguono spiega come tracciare le ore "ab Ortu" e "ab Occasu" su un orologio equatoriale, su qualsiasi orologio con superficie piana (verticale, declinante, inclinata, ecc.) e termina con la descrizione delle ore Ineguali "comuni" per l'orologio equatoriale e verticale. Libro Terzo. Catoptrice Horaria Qui Maignan nella prefazione non fa nessun riferimento ai suoi predecessori che hanno trattato in qualche modo della gnomonica catottrica. Come ho già ricordato, gli orologi a riflessione furono costruiti già nel XVI secolo. Uno dei più importanti per antichità è senza dubbio quello eseguito da Copernico al castello di Olsztyn in Polonia e divulgato di recente; Kircher ha sritto un libro intero e specifico sulle meridiane a riflessione (Primitiae Gnomonicae Catoptrice", ma probabilmente la prima pubblicazione specifica sulle meridiane a rifrazione e a riflessione fu quella di SCHOENBERG (o SCHONBERGER) Georg, Demonstratio et Constructio Horologiorum novorum. Radio recto; refracto in Acqua; reflexo in speculo; solo magnete horas astronomicas, italicas, babylonicas indicatium. Autore Georgio Schonbergero Societate Iesu., Friburgi Brisgoiae. Apud Ioannem Strasserum, 1622. In 4- 128 fac. num. 5 tav., firure sul rame.; (Questo libro segna un passo decisivo nelle ricerche storiche relative all’invenzione degli orologi a rifrazione nelle coppe riempite d’acqua e a quelli riflessi in cui lo gnomone è sostituito da un piccolo specchio che riflette il raggio di luce sulla parete dove sono segnate le linee orarie. Questa può essere anche il soffitto di una stanza. Fino ad oggi l’invenzione di questi orologi riflessi veniva attribuita ad Emanuele Maignan che nel 1648 realizzò la famosa opera gnomonica proiettando con uno specchio il raggio di luce sul soffitto della galleria del Palazzo del Cardinale Spada a Roma. Sua è anche quella di Trinità dei Monti. Ma l’unico scritto del padre Maignan in cui presentava per la prima volta questi orologi fu pubblicato nello stesso anno in cui veniva finita la meridiana del Palazzo Spada. 390 Hyeronimo Vitali, nel suo Lexicon Mathematicum, scritto qualche decennio dopo, attribuisce tale invenzione e la stessa opera di Palazzo Spada a Mersenne Marino. P. Romano, in un libro del 1944 (Orologi di Roma), dichiara inventore di questi orologi un certo Raffaele Miramì. Lo stesso si legge su un dizionario enciclopedico del secolo scorso. Ma il libro di Schoenberg ci fa credere che sia la prima opera in cui viene trattato l’argomento, dato che gli orologi ivi esposti vengono considerati nuovi. Se si tiene conto che fu pubblicato circa 25 anni prima dell’opera scritta da Maignan, non vi possono essere dubbi. Schoenberg è uno dei primi inventori degli orologi solari riflessi.) La nota precedente è mia, tratta da uno dei miei siti web sulla gnomonica e stabilisce una certa cronologia per la scoperta di questi tipi di orologi solari. Tutti questi signori sono stati dimenticati da Maignan e non citati e non se ne capisce il perchè. Comunque, tutta la prima parte è intrisa di teoria e postulati sulla luce, sui raggi incidenti, una lunga dimostrazione sulla proiezione dei circoli orari della sfera "naturale", riflessi da uno specchio sulla "sfera catottrica" e cose simili. Tra le cose principali quindi troviamo la spiegazione della teoria e della costruzione della "sfera catottrica", una sorta di sfera armillare classica che mostra però i circoli non nel modo consueto per l'astronomia di posizione, ma come appaiono riflessi da uno specchio posizionato al suo centro. In questo modo egli descrive con relative figure la sfera catottrica polare, la sfera catottrica equinoziale, quella verticale, quella meridiana e via dicendo. Il metodo di Maignan è abbastanza personale e probabilmente non è ripreso da altri autori, ma scaturisce dalle sue lunghe osservazioni ed esperimenti effettuati negli anni di permanenza in Italia. La fig. 103 è una meravigliosa incisione in cui è raffigurata l'applicazione ideale della "sfera orizzontale catottrica" nella realizzazione di un orologio catottrico. L'autore non dice il luogo rappresentato nella figura, ma se egli per le figure precedenti si è servito di incisioni in cui era rappresentato il convento dei Minimi sul Pincio a Roma, possiamo pensare che in questa immagine la meridiana a riflessione che si vede disegnata possa 391 essere una di quelle che ha realizzato in altre città e che o sono scomparse, o non abbiamo avuto ancora modo di poterle vedere. Figura 28 Fonte. Museo Galileo di Firenze 392 Fin qui abbiamo visto la parte del trattato di Maignan che è meno nota. Da questo punto in poi egli comincia a descrivere gli strumenti di cui si è servito, insieme alle operazioni effettuate, per la realizzazione delle due meridiane a riflessione di Palazzo Spada e del convento dei Minimi di Trinità dei Monti. Le descrizioni sono prolisse e per niente facili da interpretarsi, sebbene interessantissime sia per la gnomonica che per la meccanica. Inoltre in alcune pagine descrive l'esperimento dell'anamorfosi prospettica di un'ala del convento. Questa parte è quella meglio nota nei suoi aspetti generali, anche se resta non interpretata per quanto riguarda la tecnica gnomonica utilizzata e gli aspetti tecnici per la realizzazione degli strumenti inventati. Nella tabella che segue si possono vedere le immagini più belle e significative di questo terzo libro, dalla costruzione iniziale di uno strumento quadrangolare che chiama "Meridiano Mobile" e dai dettagli delle viti e dei perni per fissarlo, fino alla sua applicazione nella galleria del convento dei Minimi per fissare alcuni dei primi riferimenti gnomonici, come la linea meridiana, l'orizzonte, l'equatore ecc. 393 Nella fig. 104 si vede Maignan, il primo a sinistra, insieme ad altri personaggi nella galleria di Palazzo Spada in uno dei momenti finali della realizzazione della meridiana catottrica. Se si confronta questa stampa con l'attuale stato della meridiana, si vedono molti particolari diversi. 394 395 Fino alla fine del libro terzo Maignan descrive le operazioni effettuate per realizzare le due meridiane romane, aggiungendo anche i metodi per disegnare gli orologi solari catottrici per mezzo dell'uso delle altre "sfere catottriche", come quella polare, orizzontale, verticale, ecc. che abbiamo visto prima. Inoltre descrive anche due altri tipi di orologi catottrici che si vedono nella figura qui sotto. Si tratta di un orologio tracciato sulla superficie concava o sferica di uno specchio lucente, di un tipo allora denominato "Chalybea" per la sua lucentezza ed un orologio orizzontale di cui una parte (quella destra) prosegue e termina su un piano verticale in ombra. Libro Quarto. Dioptrice Horaria Tutto dedicato alla gnomonica "anaclastica", "diottrica", ovvero agli orologi solari a rifrazione, il quarto libro viene suddiviso in tre parti. Nella prima, come dice lo stesso autore nella sua prefazione, si occupa della teoria e delle regole della rifrazione della luce; nella seconda della gnomonica diottrica, ovvero come si possano descrivere e realizzare gli orologi solari a rifrazione con le regole date nella prima parte; nella terza, per finire, si occupa di una ricapitolazione dell'uso nella gnomonica e nell'astronomia degli strumenti catottrici e diottrici. Interessante uno strumento che permette di conoscere l'angolo di rifrazione empiricamente, denominato "Strumento Refrattorio", già descritto da Alahzen e da Vitellione, composto essenzialmente da un "astrolabio nautico", due alidade e due quadranti suddivisi in 90 gradi. Seguono poi la dottrina della rifrazione nella cosiddetta "sfera diottrica", ovvero lo studio della rifrazione del raggio di luce come avviene in una ideale sfera celeste naturale in cui il raggio è rifratto invece che riflesso come nel caso della gnomonica catottrica. 396 Lo strumento Refrattorio La parte gnomonica del quarto libro si conclude con la descrizione dell'orologio a rifrazione in una tazza (fig. 104). Gli orologi a rifrazione in vasi, coppe, tazze e similari ne furono costruiti parecchi all'epoca di Maignan e molti musei ne conservano diversi esemplari. Nella bella incisione sotto riportata si vede il tracciato gnomonico per le ore Astronomiche e Italiche e tre linee di declinazione per i solstizi. 397 Figura 29 Infine Maignan descrive minuziosamente alcuni strumenti meccanici simili ad un antico tornio per la realizzazione dei cristallini e specchi in tutte le varie forme che possono avere allo scopo di essere utilizzati nella gnomonica diottrica. Qui sotto si vedono alcuni esempi di tali strumenti molto interessanti dal punto di vista della storia diottrica e della meccanica. 398 Conclusioni Personalmente è stata un'esperienza straordinaria quella di poter viaggiare nel tempo e nell'immaginario di un uomo di tale levatura come Maignan e della sua intricatissima opera sulla Prospettiva. Un'opera che può essere considerata quasi un diario quotidiano delle attività scientifiche e gnomoniche del padre appartenente all'Ordine dei Minimi. Un diario che ci svela idee e segreti delle affascinanti operazioni gnomonico-meccaniche che egli inventò e mise in pratica per la realizzazione delle due più grandi ed importanti meridiane a riflessione d'Italia. Ricca di dettagli e particolari descrittivi, ricca di immagini ed incisioni mirabili opera del grande artista Philip Gagliard. Gnomonicamente non può essere considerata un'opera completa al cento per cento perchè, rispetto alle conoscenze teoriche ed artistiche dell'epoca, mancano molti capitoli della conoscenza acquisita fino ad allora. Completa è, invece, dal punto di vista dei campi esplorati riguardanti la gnomonica catottrica e quella diottrica. Nessun libro di gnomonica, che io sappia, riporta tante dettagliate descrizioni per la realizzazione di strumenti e macchinari sia per la messa in pratica delle descrizione di orologi solari catottrici e diottrici, sia per la costruzione e perfezionamento delle lenti e specchi. 399 Un libro, questo di Maignan, che ci ha regalato una visione totalmente sconosciuta della gnomonica catottrica e diottrica della sua epoca. Peccato solamente che il testo sia abbastanza carente dal punto di vista delle citazioni storiche e degli autori. Egli ricorda solo Alahzen e Vitellionis quali autori principali del suo studio e nulla ci dice invece dei tentativi e progressi compiuti da altri autori, nel suo stesso periodo, negli studi sulla riflessione e sulla rifrazione applicati alla gnomonica. La mia è stata solo una brevissima, incompleta, ricapitolazione (non oso dire neppure analisi) dei contenuti di questa opera che mai fino ad oggi erano stati divulgati in modo più o meno approfondito. Un tentativo molto limitato di scoprire insieme al lettore, praticamente in contemporanea o "in tempo reale", come si suol dire ai nostri giorni, i segreti del Maignan gnomonista. Segreti che nascondono ancora, nella difficile e intricata ragnatela dell'antico Latino, un sapere gnomonico derivato dai tanti sforzi di conoscere, apprendere e sperimentare del nostro autore. Sarebbe auspicabile, quindi, una rivisitazione moderna con una traduzione adeguata di questa monumentale opera gnomonica, affinché un altro tassello della storia della gnomonica sia aggiunto all'infinito quadro della conoscenza. Bibliografia Paul Gagnaire, La meridiana catottrica di Maignan in Trinità dei Monti (in francese) insieme ad un eccezionale reportage fotografico messo a disposizione dalla badessa del convento Madre Marie Guyon de Penhoat. http://www.meridianeitaliane.it/Trinita%20dei%20Monti.htm Fantoni Girolamo, Le grandi meridiane a riflessione, Orologi. Le misure del tempo, n. 4, Technimedia, Roma, 1989, pp. 156-166 Catamo Mario, La meridiana di Palazzo Spada a Roma, GnomonicaItaliana, n. 8, giugno 2005; Oltre che nella Biblioteca dell'IMSS, una copia dell'opera del Maignan si trova anche nelle seguenti biblioteche italiane: Biblioteca dell'Osservatorio astronomico di Roma. Sede di Roma - Roma - RM - 1 v. 400 Biblioteca nazionale centrale Vittorio Emanuele II - Roma - RM - 1 esemplare Biblioteca universitaria Alessandrina - Roma - RM Biblioteca dell'Accademia delle scienze - Torino - TO Biblioteca Charitas - Paola - CS Biblioteca dell'Opera pia collegio Nazareno - Roma - RM Biblioteca dell'Osservatorio Astronomico di Napoli 401 402 INDICE La storia della gnomonica di Montucla 7 Gli strumenti orari di Giulio Capilupi 19 Vincent e John Wing, The art of surveyiing 34 Edmund Gunter, la gnomonica inglese nel XVII secolo 56 Gaspar Schott, erede di Kircher 91 Thaumalemma Cherubicum di Sandolino Cherubino 121 William Leybourn, the art of dialling 139 La gnomonica di Pierre Herigone 207 Athanasius Kircher ela gnomonica magnetica 219 Samuel Foster, l’horologiographia in tutte le salse 253 Fale Thomas, il primo libro di gnomonica inglese 285 William Oughtred, master of arts 293 Jacques Ozanam, un nome una gnomonica 325 Emanuele Maignan e la gnomonica catottrica 369 Nicola Severino [email protected] www.nicolaseverino.it 403