DESIGN ARCHITECTURE MAGAZINE 270 I - € 10,00 GB - € 16,50 NL - € 17,50 D - € 18,00 F - € 17,00 E - € 12,00 P - € 14,85 USA - US$ 21,95 BR - BRL 55,00 HK - HK$ 140,00 turismo Compositori Comunicazione s.r.l. - Mensile - Anno XLIX - ISSN 0391-7487 - Poste Italiane spa - Spedizione in a. p. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 LO/MI OSPITALITÀ IBRIDA TOURISM. HYBRID HOSPITALITY 05 / 2014 FULL TEXT IN ENGLISH ANTONIO CITTERIO PATRICIA VIEL AND PARTNERS // SPERIMENTAZIONI MATERICHE E DESIGNER EMERGENTI EMERGING DESIGNERS EXPERIMENT WITH MATERIALS // PARK ASSOCIATI // POLIGON, INAUGURA IL MAKER LAB DI LJUBLJANA POLIGON MAKER LAB OPENS IN LJUBLJANA // RESTAURO: LA SFIDA DEL MODERNO RESTORATION: THE MODERN CHALLENGE 36 / focus on Ottagono 270 05/2014 La Nuova Ospitalità new hospitality Francesco Scullica * Viaggiatori di tutto il mondo trovano quotidianamente ospitalità in nuovi spazi ibridi che coniugano la condivisione di esperienze e servizi con prezzi low cost Ha collaborato/With contribution from Elena Elgani Travellers all over the world are welcomed every day in new hybrid spaces mingling experience-sharing with low-cost services Ottagono 270 05/2014 Negli ultimi anni lo scenario della globalizzazione ha portato a un incremento del fenomeno del turismo, per vacanza ma anche per lavoro, o in forme sempre più ‘ibride’, come il #bleisure1. Il fenomeno influenza significativamente anche la progettazione degli spazi dell’albergo, sempre più pensati per connettere la dimensione professionale con aspetti di relax e benessere che migliorano la qualità dell’esperienza2. L’albergo e le strutture per l’ospitalità sono diventate supporto a #vite mobili3 per un numero crescente di persone, anche in funzione di nuove modalità di lavoro (è il tema dello smart working), ma anche di stili di vita in cui il viaggiare diventa un elemento di forte caratterizzazione e di identità di un proprio percorso. All’opposto, persone che non hanno una dimensione ‘nomadica’ fortemente caratterizzante la propria esistenza sentono in determinati momenti l’esigenza di un viaggio ‘oltre’ i limiti della propria routine ‘stanziale’ e ricercano quindi, sia nel viaggio sia nelle strutture per l’ospitalità, nuove dimensioni esperienziali e conoscitive. In questo caso sono due polarità a emergere nella definizione di una #nuova ospitalità. Innanzitutto i #viaggiatori/ospiti che fanno delle strutture per l’ospitalità lo sfondo di gran parte della propria esistenza (fenomeno da considerare anche criticamente per le sue ricadute psicofisiche e comportamentali in alcuni soggetti che estremizzano questo stile di vita)4. Questi richiedono spazi da ‘abitare’ temporaneamente, adeguatamente confortevoli in termini sia di identità esteticoespressiva, sia di un sistema di spazi-servizi capaci di rispondere a molteplici esigenze dove poter (ri)costruire una percezione di sé meno ‘transitoria’, anche in relazione al senso di appartenenza a ‘comunità’ o ai propri affetti familiari e amicali. A questa polarità corrispondono ad esempio i #cities hotels di nuova generazione, con un livello adeguato di spazi-servizi offerti ma anche con linguaggi e con scelte spaziali e arredative fra loro non omologate e omologanti. La seconda polarità vede i nuovi viaggiatori ‘saltuari’ ricercare l’esperienza inedita attraverso un diverso contatto con elementi del mondo naturale o architettonico, storico e artisticomuseale. A questa polarità corrispondono nuove tipologie e forme di ospitalità, che possono coincidere con le formule alberghiere di tipo tradizionale, trattate semplicemente come luoghi per una sosta breve nell’ambito di un itinerario turistico, oppure diventare esse stesse – per la loro formula, per le caratteristiche tipologiche e strutturali – motivi di ‘scopo’ del viaggio5. focus on / 37 Recent years have seen globalization bring a rise in tourism, both for holidaying and for work, as well as in increasingly hybrid forms, such as #bleisure1 . This trend has also significantly influenced the design of hotel spaces, which are increasingly conceived to link business aspects with relaxation and wellness, to enhance stay quality2. Hotels and hospitality facilities have become support elements in #mobile lives3 for an ever greater number of people, also in connection with new working patterns (the essence of smart working), but also in lifestyles where travelling becomes a feature and an identity on an individual’s agendas. At the other end of the scale, those people whose lives do not have a pronounced ‘nomadic’ dimension nevertheless feel the need at certain times for a trip to take them ‘beyond’ the limits of their ‘static’ routine, and therefore seek out, through travel and hospitality amenities, new spheres in terms of experience and knowledge. Two poles emerge here in defining #new hospitality. Firstly, #travellers/ guests who make hospitality facilities the backdrop to a large portion of their existence (an occurrence also deserving critical consideration, due to its physical, mental and behavioural repercussions in some subjects who push this type of lifestyle to the extreme)4 require spaces to ‘live in’ temporarily; these must be adequately comfortable regarding aesthetic and expressive identity as well as being spaces/services capable of satisfying multiple needs, where users can (re)build a less ‘transitory’ perception of themselves, also in the sense of belonging to a ‘community’ or favouring family or friendship bonds. This pole includes, for instance, the new-generation #city-hotels, offering an adequate level of services and spaces, but accompanied by languages and spatial and furnishing choices that are not standardized or standardizing. The second hub sees the new ‘occasional’ traveller seek out fresh experiences through different contact with elements in the natural world or the architecture, history, art and museum realm. This pole includes new hospitality types and forms, which may also coincide with more customary hotel formulas, where the facilities are treated simply as a place for a brief stay during a tour itinerary, or they themselves become – due to formula or amenity characteristics – the ‘reason’ for the trip.5 © riproduzione riservata * Francesco Scullica Architetto, Ph.D. in Architettura degli interni, ricercatore in Disegno industriale presso il Politecnico di Milano, svolge attività didattica, di ricerca e consulenza con particolare riferimento al settore dell’Ospitalità su cui è autore di diverse pubblicazioni. Dirige e coordina master e corsi di formazione post-laurea. Architect, PhD in Interior Architecture, researcher in Industrial Design at Polytechnic of Milan. He carries out teaching, research and consultancy activities specifically in the hospitality sector, and is author of various publications on the subject. He heads and coordinates Master’s and post-graduate courses. note/notes: 1 Il bleisure, termine inglese derivato dalla contrazione delle parole business e leisure, consiste nell’associare una breve vacanza ai propri impegni professionali, trasformando così le trasferte di lavoro in occasioni per rilassarsi e rigenerarsi. The term bleisure blends business and leisure, i.e. combining a short holiday with professional commitments, making a business trip also into an opportunity for relaxation and revitalization. (http://blog. hrsbusiness.it/curiosita/bleisure) 2 Martin Raymond, direttore dell’agenzia Future Laboratory, analizza il blesiure come una delle tendenze turistiche contemporanee, in ‘Six trends from Martin Raymond’, Hospitality Design, dicembre 2013, p.78. Martin Raymond, head of the agency Future Laboratory, looks at blesiure as a contemporary tourism trend, in ‘Six Trends from Martin Raymond’, Hospitality Design, December 2013, p.78. 3 Antony Elliot, John Urry, Mobile Lives, Routledge, London, New York 2010 (Trad. It. Vite mobili, Società editrice il Mulino, Bologna 2013). 4 Antony Elliot, John Urry, op. cit. 5 Fra cui, ad esempio, in contesti naturali i resort articolati in micro architetture sperimentali e gli alberghi sugli alberi. Such as, in natural contexts, resorts structured as experimental micro architecture units or hotels up in the trees. focus on / 39 Ospitalità ‘on line’, eccellenza italiana: nuovi scenari ‘Online’ hospitality, an Italian excellence: new scenarios Sullo sfondo di entrambe le polarità, persone costantemente in viaggio e viaggiatori occasionali, le nuove modalità di comunicazione e di interazione fra i diversi soggetti offerti dalla rete e dai siti web – ma anche dai #social network – non fanno che aumentare per l’ospite le diverse possibilità di accesso a informazioni inerenti l’organizzazione di un viaggio e l’individuazione di un luogo di sosta, il confronto fra diverse esperienze, ma anche la creazione di comunità e gruppi virtuali intorno agli ambiti del turismo, del viaggio e dell’ospitalità. Le possibilità della rete, anche attraverso le #community on line1, ampliano i ‘menu esperienziali’ proposti ai vari #viaggiatori/ospiti, ma anche la possibilità di una loro fidelizzazione a strutture ricettive e, attraverso di queste, a contesti e luoghi. La rete, inoltre, stimola la creazione di un’ospitalità al di fuori del sistema ricettivo e dei modelli consolidati, con siti e network che mirano a fare incontrare fra loro possibili fruitori per trovare luoghi di ospitalità all’interno di residenze private o in contesti particolari2. Se da una parte il sistema dell’ospitalità globale amplia i suoi orizzonti fino ad arrivare a situazioni domestiche, come avviene per il #couchsurfing, cioè lo scambio gratuito di accoglienza in abitazioni private, dall’altra lo scenario italiano, soprattutto per quanto riguarda il mondo © Nikolas Koenig © Nikolas Koenig Ottagono 270 05/2014 del progetto e della produzione (settore del #contract alberghiero) dimostra elementi di distinzione del made in Italy: figure di progettisti italiani e studi-aziende di progettazione3 sono diventati vere e proprie ‘firme’ e garanzie di eccellenza per hotel dello scenario internazionale destinati soprattutto a una clientela di ‘alta gamma’, talvolta anche in relazione a importanti brand merceologici4. Sul fronte produttivo molte aziende del contract sono in grado di offrire ed esportare livelli di perfezione ed eccellenza esecutiva in tutto il mondo non facilmente riproducibili da altri attori sul mercato internazionale. Basandosi quindi sull’eccellenza italiana nel settore dell’ospitalità si vuole ampliare il campo di indagine al contesto europeo e mondiale per individuare nuove tipologie e nuovi format, anche con la finalità di raccontare una #nuova ospitalità che sia l’emblema di un nuovo NOTE: 1 Le travel community, tra cui TripAdvisor, Traveller’s point, Barclaycard Travel, Localyte, e altre promosse da marchi come Lonely Planet e Moleskine, le app e i blog di viaggio permettono lo scambio di informazioni tra viaggiatori o con gli abitanti locali. Le grandi catene alberghiere, invece, utilizzano i social network più noti per costruire e mantenere il contatto con i propri fruitori. 2 Si vedano: Airbnb, Couchsurfing e, a Milano, il servizio Bed Sharing attivato da esterni. È possibile offrire ospitalità persino nel proprio giardino attraverso la community Campinmygarden. 3 Si segnalano: Cibic and Partners, Antonio Citterio Patricia Viel and Partners, Lissoni Associati, studio Simone Micheli, studio Marco Piva, studio Luca Scacchetti, Matteo Thun & Partners. 4 Come per alcuni fashion hotel legati ai brand Armani, Bulgari, Ferragamo e Missoni. people’s experiences, as well as to create virtual communities and groups pivoting on tourism, travel and hospitality. The net’s scope, also through #online communities1, broadens the ‘experiential menus’ proposed to the various #travellers/guests, but also the opportunity to foster their loyalty to reception facilities and, through these, to contexts and places. In addition, Internet encourages creation of hospitality forms standing outside the system of established accommodation models, with sites and networks aiming to place potential users in contact with hospitality solutions within private homes or unusual contexts2. On the one hand, the global To a backdrop of both these poles, people constantly on the move and occasional travellers, the new ways offered by the Internet and websites – and #social networks – for different parties to communicate and interact can only multiply the various opportunities a potential guest has to access information to organize a trip, to pinpoint a place to stay, or to compare other hospitality system has extended its horizons as far as domestic contexts, as happens in #couch-surfing, where free accommodation in private homes is exchanged. On the other, the Italian scenario – especially as far as the design and production world (the #hotel contract sector) is concerned – also reveals the distinctive Made in Italy traits: Italian designers and design studios/companies3 have become authentic ‘labels’ and a guarantee of excellence for international hotels destined primarily for a ‘top-end’ clientele, sometimes also in relation to prominent brands of goods4. From the production perspective, many contract firms are able to offer and export supreme levels of expertise and construction excellence all over the world – factors that are not easily copied by other players on the international market. Based therefore on Italian distinction in the hospitality sector, the aim is to extend the field of investigation to the European and world contexts, to identify new hospitality formats, also with the goal of narrating a #new hospitality standing as the emblem to a fresh way of travelling and living, and one that can provide, as is already partially happening in the Italian context (see the hostel in the Generator group, opened in Venice in 2013), different design and management inputs and stimuli. ©riproduzione riservata The student hotel ...,staat creative agency, Rotterdam, 2012; Amsterdam, 2013 ‘Community, comfort e convenience’ sono le parole chiave che hanno guidato la progettazione di spazi comuni e privati, in un mix di arredi contemporanei e vintage, tinte vivaci, materiali caldi, citazioni ingrandite e neon colorati. ‘Community, comfort and convenience’: the key words shaping the design of communal areas and private spaces in a blend of contemporary and vintage furnishings, bright colours, warm materials, oversize quotes and neon lighting. thestudenthotel.com © Kasia Gatkowska x ...,staat creative agency © Kasia Gatkowska x ...,staat creative agency © Nikolas Koenig notes: 1 Travel communities, such as TripAdvisor, Traveller’s point, Barclaycard Travel, Localyte, and others backed by brands such as Lonely Planet and Moleskine, apps and travel blogs all enable information to be exchanged between travellers or with local inhabitants. Instead, the big hotel chains use the most well-known social networks to build and keep up contact with their customers. 2 See: Airbnb, Couchsurfing.org and, in Italy (in Milan), the bed-share service set up by esterni, Bed Sharing. Hospitality can even be offered in one’s own garden, through the community Campinmygarden. focus on / 41 © Nikolas Koenig modo di viaggiare e vivere e che possa fornire, come in parte sta già accadendo nel contesto italiano (si veda l’hostel del gruppo Generator aperto a Venezia nel 2013), differenti input e spunti di progetto e di gestione. © Nikolas Koenig Generator hostel The Design Agency, barcelona, 2013 Collocato in un ex edificio per uffici, il Generator integra l’articolazione degli spazi con un sistema di comunicazione grafica coinvolgente. L’artista locale Julie Plottier si è ispirata alla tradizionale Festa Major de Gràcia per realizzare l’installazione di oltre 300 lanterne che caratterizza lo spazio ristoro. Located in a fully converted office building, the Generator melds spatial layout with an enticing graphics communication system. Local artist Julie Plottier was inspired by the traditional Festa Major de Gràcia in creating her installation involving over 300 lanterns. These set the mood in the eating area. generatorhostels.com Ottagono 270 05/2014 © Kasia Gatkowska x ...,staat creative agency Ottagono 270 05/2014 © Nikolas Koenig 40 / focus on 3 The most prominent Italian studios working in the hospitality sector include: Cibic and Partners, Antonio Citterio Patricia Viel and Partners, Lissoni Associati, Studio Simone Micheli, Studio Marco Piva, Studio Luca Scacchetti, Matteo Thun & Partners. 4 Such as certain well-known fashion hotels created by the Armani, Bulgari, Ferragamo or Missoni labels. Gli spazi dell’ospitalità contemporanea, fra condivisione ed esperienza contemporary hospitality spaces, between sharing and experiences Alla base delle strutture e forme di ospitalità che si stanno affermando negli ultimi anni si evidenzia innanzitutto un nuovo rapporto fra #pubblico e privato negli spazi interni. Tradizionalmente, infatti, una forte separazione fra i due sistemi di spazi è sempre stata alla base della definizione tipologica delle strutture ricettive, dal grande albergo della borghesia industriale fino alle esperienze dei boutique/design hotel della fine del XX secolo. Un nuovo rapporto pubblico-privato, in relazione alla società della comunicazione, ma soprattutto al nuovo ruolo della rete e dei #social network, come si è detto inizialmente, può portare anche a un ripensamento della distinzione e relazione fra i vari ambiti spaziofunzionali, come d’altronde sta già avvenendo nelle tipologie residenziali. In queste, infatti, le ‘camere’ e la loro secolare tradizione di spazi del riposo, dell’amore, della cura di sé, della meditazione, della lettura e studio, stanno progressivamente diminuendo la loro importanza in funzione di spazi ‘altri’, riassunti nelle formule di ambiti living della casa, intesi come luoghi di incontro e condivisione di molte attività ed esperienze (ludico-intrattenitive, culturali, conviviali, sportive e di cura del corpo,…)1. L’uso di Internet e dei #social network influenza le modalità di concepire il proprio ‘privato’ che si apre sempre più a una dimensione di condivisione con altri: un pubblico di familiari, amici ma anche di semplici conoscenti ammessi nella propria rete di contatti. Ciò ha ad esempio una prima conseguenza in quelle forme di ricettività che si pongono come #ibridazioni fra alberghi e ostelli o residenze per giovani universitari, in cui si assiste a nuove relazioni tra formule di ospitalità precedentemente fra loro molto distanti: © John Short focus on / 43 © John Short Ottagono 270 05/2014 © John Short Ottagono 270 05/2014 © John Short 42 / focus on SCAPE East Ab Rogers, London, 2012 Un sistema di student housing che anticipa un nuovo modello per l’abitare minimo nella città, in cui spazi condivisi si integrano a micro alloggi prefabbricati. La stanza singola (12,5 m2) è attrezzata per fornire tutti i servizi necessari attraverso soluzioni polifunzionali, come la finestra adibita a spazio lettura. Nelle aree comuni pareti divisorie scorrevoli garantiscono ampia flessibilità nell’utilizzo. A student-housing solution advancing a new model in minimal city-living, with shared spaces integrated with ready-made micro lodgings. The single room (12.5 m2) provides all the necessary services with multi-purpose solutions such as window equipped as reading zone. Sliding partition walls ensure great flexibility of use in the communal spaces. scapeliving.com NOTE: 1 Sul tema delle ‘camere’ negli interni domestici storici e contemporanei si vedano: Michelle Perrot, Storia delle camere, Sellerio editore, Palermo 2011; La stanza, a cura di Gianni Ottolini, Silvana Editoriale, Milano 2010. Ottagono 270 05/2014 Ottagono 270 05/2014 focus on / 45 © ANDREW MEREDITH 44 / focus on che ricercano strutture più economiche rispetto agli alberghi di design, ma confortevoli e con servizi e ‘menu esperienziali’; si tratta di sistemazioni molto lontane da quelle degli ostelli tradizionali, all’insegna dell’anonimato e connotati da una forte standardizzazione per spazi, arredi e servizi. Gli interni dei nuovi #design hostel3 in molti casi si caratterizzano per la ricerca di un’identità espressiva attraverso soluzioni che miscelano oggetti e complementi di design contemporaneo con #elementi di riciclo, #pezzi vintage o opere d’arte in spazi di soggiorno-lounge particolarmente accattivanti e accoglienti con sedute di differenti tipologie, come in quelli del gruppo Generator, all’insegna di un eclettismo contemporaneo ma fortemente radicati al luogo. Gli spazi per il riposo possono proporre menu di ‘camere’ in funzione di utenze diverse (coppie, famiglie, gruppi di amici,…), e, nei casi delle reinterpretazioni delle tradizionali camerate che assommano più posti letto, specifica attenzione riveste il singolo blocco letto che può diventare, come nell’Hostel Emanuel a Spalato e nel The Pod Hotel a Singapore, una sorta di #micro spazio abitabile, per consentire anche maggiore privacy e comfort per gli ospiti. Le atmosfere risultanti sembrano soprattutto più informali, sobrie, democratiche e accessibili rispetto agli interni dei convenzionali hotel di alta gamma. Infatti, rispetto al settore dell’hotellerie di lusso, con strutture rivolte alle nuove élite internazionali (dove spesso la dimensione di erogazione di molti dei servizi in una dimensione privata o meglio su misura rispetto alle esigenze degli ospiti appare come elemento di caratterizzazione e viene portata alle estreme conseguenze)4, non è escluso che questo nuova dialettica fra pubblico e privato che caratterizza i #design hostel possa influenzare il sorgere di molte altre forme di ospitalità rivolte a una sempre più ampia parte dei viaggiatori mondiali. Il contesto, il luogo e il quartiere della città in cui queste strutture sono situate, risultano sempre fondamentali, con una speciale attenzione al #riuso di particolari edifici esistenti, in cui la progettazione degli interni-esterni gioca un nuovo ruolo, oltre gli stessi manufatti-contenitori5. E dove spesso l’interior design trae dal contenitore di riferimento, e dai suoi vincoli, spunti per un ripensamento delle varie tipologie di spazi, rinnovandoli in profondità. La dimensione dello #sharing come condivisione dell’esperienza, dei servizi, degli spazi e artefatti di vario tipo, specchio di una #sharing society all’insegna di un uso sostenibile, razionale e lungimirante delle (poche) risorse del pianeta rispetto al numero (elevato) dei suoi abitanti, può influenzare la progettazione di tutto il sistema degli spazi interni alberghieri: il design delle camere, da condividere eventualmente come negli hostel, ma anche il settore della ristorazione. Nei ristoranti in particolare si ace hotel Universal Design Studio, London Shoreditch, 2013 La scelta di arredi recuperati nel quartiere da artigiani e artisti permette all’ospite di incontrare la comunità, senza rinunciare al comfort di spazi multifunzionali. Un lungo tavolo occupa il piano terra, concepito come uno spazio pubblico più che come una tradizionale lobby. The selection of furnishings unearthed in the neighbourhood by artists and artisans enables guests to come into contact with the community, without compromising on the comfort of multi-purpose spaces. A long table features in the ground-floor communal area, conceived as a public space rather than as a customary lobby. acehotel.com © ANDREW MEREDITH 2 Sul tema dei design/boutique hotel sono stati redatti molti testi, si citano in particolare: Brigitte Fitoussi, Hotel, Tecniche nuove, Milano 1992; Fulvio Irace, Dimore Metropolitane, Electa, Milano 1992. 3 I nuovissimi design hostel si stanno affermando come un trend molto ricercato da chi si occupa di lifestyle e tendenze; si veda Jo Ann Greco, ‘Sleep cheap’, Hospitality Design, maggio 2013, pp.111-114. da un lato gli alberghi, tradizionalmente salvaguardanti il ‘privato’, soprattutto – ma non solo – attraverso la camera a uso esclusivo dell’ospite o di suoi familiari o amici deliberatamente scelti; dall’altro gli ostelli, emblema di un’ospitalità all’insegna della condivisione con altri, rappresentata dalla tipologia della ‘camerata’. Se tutto ciò poteva inizialmente riguardare le strutture più low cost, il fenomeno si sta rivelando molto più inerente a target diversi. Emblematici di questo processo, ad esempio, appaiono i nuovi #boutique hostel, applicazione alla categoria degli ostelli della tipologia trasversale dei boutique/design hotel, affermatisi a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso2. Questi nuovi hostel, infatti, si stanno configurando come le forme di ospitalità più innovative. L’ostello di design è infatti una soluzione ospitale che si afferma in relazione a gruppi di utenti fra loro eterogenei, ma attenti alle ultime tendenze in fatto di #lifestyle e interior design, © ANDREW MEREDITH the pod Formwerkz, singapore, 2013 Il progetto reinterpreta il ‘pod hotel’ orientale con gusto occidentale, con capsule più grandi, accesso più comodo e i rivestimenti in legno. I contenitori per gli effetti personali sono integrati nella struttura capsulare, dotata di piani di appoggio, appendiabiti e attacchi per la ricarica dei propri dispostivi tecnologici. The project intertwines an oriental ‘pod hotel’ with a western personality: larger capsules, easier access and interior surfaces in wood. Containers for personal effects are built into the capsule structure, which is fitted with worktops, clothes-hooks and sockets for charging technological devices. thepod.sg 4 È il caso, ad esempio, di resort esclusivi costituiti da suite di grandi dimensioni collocate in edifici, padiglioni o ville indipendenti, oppure di piani degli hotel riservati ad appartamenti-suite. 5 Luciano Crespi, Cambio di prospettiva, in L. Crespi, Da spazio nasce spazio, l’interior design nella trasformazione degli ambienti contemporanei, Postmedia Books, Milano 2013. Ottagono 270 05/2014 focus on / 47 photos by Richard John Seymour; courtesy of oma Ottagono 270 05/2014 © Jérôme Galland 46 / focus on #alberghi d’arte che, in certi casi, non si limitano soltanto all’esposizione di opere, magari a rotazione, o al riallestimento di spazi della struttura da parte di artisti8, ma anche alla rappresentazione al loro interno di vere e proprie ‘performance-evento’, oppure alla possibilità data all’ospite di interagire direttamente con opere d’arte come nell’Art’otel ad Amsterdam. L’arte si rivela un altro elemento di innovazione nel settore ricettivo: la sua dimensione sta infatti interessando il settore dell’hotellerie di alta gamma con alberghi che propongono vere e proprie collezioni di artisti emergenti o significativi in spazi interni dotati di ogni comfort. Dal lato opposto, una tendenza più democratica non solo inserisce oggetti e opere d’arte in spazi più accessibili, come negli hostel cui si è accennato photos by Richard John Seymour; courtesy of oma tradizionale assetto e si relazionano maggiormente al modello di una zona lounge-living con diverse soluzioni per sedute e piani di lavoro, e la possibilità di scegliere zone con diversi livelli di privacy in funzione delle necessità (lavoro individuale, colloqui, riunioni,…), come nel 25hours Bikini Hotel a Berlino. Anche la creazione di #eventi all’interno dell’hotel, con riferimento a quelli urbani, sta diventando un’altra tendenza di una #nuova ospitalità, riprendendo comunque tradizioni ormai consolidate negli ultimi decenni: non soltanto per attirare ospiti ‘esterni’ all’hotel ma anche per far utilizzare a quelli ‘interni’ il più ampio sistema degli spazi-servizi, e non solo quelli di accoglienza e b&b (bed and breakfast). Da questo punto di vista emblematici possono essere gli NHow Hotel De rotterdam OMA, rotterdam, 2014 L’hotel riporta nell’ambito dell’ospitalità i temi della grande scala, a livello di soluzioni spaziali – in relazione alla città verticale – e scelta dei materiali. La camera è separata dal bagno attraverso un diaframma in vetro riciclato e, in base alla tipologia scelta, offre differenti punti di vista sulla città secondo un’idea di ‘Horizon suite’. The hotel brings the idea of large scale to hospitality, in terms of spatial solutions relating to the ‘vertical’ city and choice of materials. The bedroom area is split by the bathroom by means of a recycled glass wall. Depending on the room type chosen, it presents different views of the city, following the ‘Horizon Suite’ idea. nhow-rotterdam.pr.co precedentemente, ma si potrebbe spingere su direzioni più sperimentali, per esempio attraverso l’ibridazione delle #residenze temporanee rivolte ad artisti e sviluppate in diverse zone del mondo con nuove forme di strutture ricettive per offrire ai #viaggiatori/ospiti nuove opportunità fruitive ed esperienziali. Sembra, quindi, che nel futuro l’albergo continuerà a contribuire alla creazione e affermazione dell’immagine di una città partecipando alla sua vita pubblica, sia che essa si svolga in un contesto storicamente strutturato e consolidato sia che si apra verso nuove dimensioni, come suggerisce l’ultima realizzazione di Rem Koolhaas: De Rotterdam, un edificio multifunzionale e complesso, con al suo interno il Nhow Hotel, che amplifica lo #sviluppo verticale della città. photos by Richard John Seymour; courtesy of oma #lavorare singolarmente o in gruppo, modificano il loro © Jérôme Galland 6 Aspetto che comunque appartiene alla tradizione di alcune forme di ricettività specifica, come gli hotel-villaggio a forte vocazione ‘pubblico-collettiva’ per favorire l’interazione fra gli ospiti. 7 Proprio all’insegna di una sempre maggiore condivisione dei servizi f&b (food&beverage), si noti ad esempio l’abolizione in molte strutture ricettive del room service, se non in contesti particolari ed esclusivi, così come il tradizionale mobile-servizio del frigo bar all’interno delle camere tende o a customizzarsi sulle reali esigenze degli ospiti o a scomparire del tutto in funzione di zone self-service. possono infatti avere grandi tavolate6, oppure si può assistere alla presenza di zone bar gestite direttamente dagli ospiti, così come di cucine che diventano luoghi dove preparare pasti in gruppo o dove fruire di corsi su misura per specifiche esigenze enogastronomiche7. Il #processo di condivisione si può estendere alla dimensione social attraverso l’upload da parte dell’utenza di proprie immagini o video su schermi fruibili negli spazi della struttura, e riflette l’importanza, in tutti questi luoghi, di una #nuova ospitalità, e di componenti tecnologiche alle diverse scale (dall’architettura all’interior design, ai servizi), come ad esempio nel Qbic Hotel di Londra. Anche spazi ad alta specializzazione e di più difficile innovazione tipologica, come i piani o le zone tradizionalmente destinati agli executive, dove poter © Jérôme Galland Okko hotel studio norguet design, nantes, 2014 Pareti in legno e tessuto definiscono lo spazio collettivo di soggiorno e pranzo, particolarmente raccolto. Il tavolo comune a bancone caratterizza l’area ristoro, comunicante con la zona giorno, mentre nelle camere diaframmi creano suggestivi scorci visivi. Walls in wood and textiles denote the communal spaces of the lounge and the dining room, which is particularly homely. The shared table is a feature of the eating area, which connects with the day zone. Entering the room, the guest has an interesting view, provided by the partition defining the bathroom space. okkohotels.com 8 Come avveniva nei primi art hotel in Italia. Si ricorda il museo-albergo Atelier sul mare a Castel di Tusa (Messina) con interni allestiti da diversi artisti. Ottagono 270 05/2014 Ottagono 270 05/2014 focus on / 49 © Gerard van Beek 48 / focus on meditation, reading and study are gradually shrinking in importance, in favour of other spaces, concentrated in living area formulas for the home, intended as places for meeting and sharing many activities and experiences (play/entertainment, culture, dining, sports, bodycare, and so on)1. The use of Internet and the #social networks influences the ways one’s own ‘private’ space is perceived, and this is opening up ever more frequently to sharing with others: a ‘public’ of family members and friends, but also simple acquaintances included in one’s contact network. This brings, for instance, a first consequence in those hospitality facilities that have styled themselves as a #hybrid between hotels and hostels or halls for university students, where what is emerging is precisely a new relationship between hospitality formulas that were previously very distant from one another: on the one hand, hotels, © Gerard van Beek notes: 1 On the subject of ‘rooms’ in historical and contemporary domestic interiors, see: Michelle Perrot, Storia delle camere, Sellerio Editore, Palermo 2011; La stanza, edited by Gianni Ottolini, Silvana Editoriale, Milan 2010. Underpinning the hospitality forms and facilities becoming ever more widespread in recent years is first and foremost the new relationship between #public and private in interior spaces. Conventionally, a clear separation between the two spatial systems has always been the basis for structuring reception facilities, from the large hotels frequented by the industrial middle-class through to the boutique/design hotel experience typical to the late 20th century. A new public-private relationship, connected with the communication society but particularly with the new role of Internet and #social networks, as mentioned before, is also leading to a rethinking of the distinction and relationship between various spatial-functional domains, as is in any case already occurring in residential accommodation types. In these latter, the ‘bedroom’ and its century-old tradition as a place of rest, love, personal care, © Gerard van Beek Art’otel ADP architecten, amsterdam, 2013 L’albergo è situato in un edificio monumentale di fronte alla stazione centrale, progettato da Evert Breman e costruito per la Royal Holland Lloyd NV nel 1921. Un’installazione interattiva di ‘art curtain’ su due livelli trasforma lo spazio del percorso-galleria 5&33 attraverso l’interazione con l’utenza e le opere di Atelier Van Lieshout. The hotel is housed in a historic edifice opposite Amsterdam’s central station. Designed by architect Evert Breman, it was built for Royal Holland Lloyd NV in 1921. The two-storey ‘art curtain’ transforms the space of the 5&33 gallery/route through interaction with the user and the works from Atelier Van Lieshout. artotels.com traditionally safeguarding the ‘private’, particularly – but not only – through bedrooms exclusively for use by the guest and his or her specifically selected family members or friends; on the other, hostels, standing for a hospitality marked by sharing with others and represented by the ‘dorm’ type. If this initially involved only low-cost facilities, the approach is now showing itself as far more inherent to various targets. Emblematic of this process are, for instance, the new #boutique hostels, mingling the hostel with the boutique/ desi gn hotel, which initially established itself in the 1980s2. In fact, these new hostels are fashioning themselves as the most innovative forms of hospitality. The design hostel is an accommodation solution successful among various different user groups, but all nonetheless attentive to the latest trends in #lifestyle and interior design; people seeking facilities at a lower price than at design hotels but still comfortable and with services and ‘experiential menus’. The accommodation offered is far from that of customary hostels, marked by anonymity and overpowering standardization of spaces, furnishings and services1. The interiors to the new #design hostels3 in many cases feature evident commitment to introducing an expressive identity through solutions mixing contemporary design furnishings and accessories with #recycled elements, #vintage pieces or works of art in particularly appealing and welcoming lounge/living spaces with seating of different types, such as the facilities in the Generator group, where the hallmark is a contemporary eclecticism nevertheless firmly rooted in the local area. Spaces for resting can result in ‘bedroom’ formulas to suit different users (couples, families, groups of friends...). In cases reworking the traditional dormitory housing several beds, specific attention is given to the single bed-block, which can become, as at the Emanuel Hostel in Split or at The Pod Hotel in Singapore, a sort of #micro living-space, to ensure greater privacy and comfort to guests. The resulting moods seem more informal, sober, democratic and accessible than the interiors to conventional manystarred hotels. In fact, when compared to the luxury hotel sector, with facilities catering to a new international élite (where provision of many services in a private sphere, or better, tailored to suit the individual guest’s needs, is presented as a characteristic feature and one often leading to extremes)4, it should not be ruled out that this new interaction between public and private typical to #design hostels may encourage the appearance of many other hospitality forms catering qbic hotel Blacksheep, london, 2013 Gli spazi comuni sono stati studiati per definire una dimensione neo-domestica ma a un prezzo accessibile e con una differente identità rispetto alle stanze, che sono organizzate intorno a Cubis, un modulo prefabbricato bianco che contiene bagno e letto. The public spaces have been designed to reveal a neo-domestic dimension, but at affordable prices and with a different identity than the rooms, which are arranged around Cubis: a ready-made module containing bathroom and bed. qbichotels.com 2 Many texts have been written on the topic of design/boutique hotels. Those specifically referred to are: Brigitte Fitoussi, Hotel, Tecniche Nuove, Milan 1992; Fulvio Irace, Dimore Metropolitane, Electa, Milan 1992. 3 The all-new design hostels are spreading as a popular trend, recognized by lifestyle trend scouts; see Jo Ann Greco, ‘Sleep Cheap’, Hospitality Design, May 2013, pp.111-114. 4 This is the case, for instance, of exclusive resorts made up of large suites located in pavilions, detached villas or separate buildings, or on floors of hotels set aside for suite-apartments. Ottagono 270 05/2014 Ottagono 270 05/2014 focus on / 51 London. High-specialization spaces and those implying greater obstacles in innovation, such as the floors or areas customarily set aside to executives, where being able to #work alone or in groups is required, are also witnessing a change in their conventional layout and are increasingly structured on a lounge-living area with various solutions for seating and work surfaces, plus the option to choose zones with different privacy levels to suit need (individual working, interviews, meetings...), as at the 25hours Bikini Hotel in Berlin. The creation of #events within the hotel, with the focus on those in an urban context, is also becoming a recent #new hospitality trend, nonetheless picking up on a policy that has become customary in the last few decades: not only to attract ‘external’ guests to the hotel but also to enable © Jere Gruic the entire system of hospitality interior spaces: in the design of the bedrooms, which might even be shared, as in hostels; but also in the catering and eating areas. In fact, a solution in restaurants is large communal tables6, or there might be café areas managed directly by the guests, and likewise kitchens, which can become places for preparing meals as a group or venues for tailor-made courses for specific food and/or beverage purposes7. The #sharing process may also be extended to the social sphere by users uploading their own images or videos for viewing on screens in the facilities’ spaces, and this reflects the importance of a #new hospitality approach and technological components in various scales (from architecture to interior design, to services) in all these places, as for example at the Qbic Hotel in © Shen Zhonghai 5 Luciano Crespi, ‘Cambio di prospettiva’, in L. Crespi, Da spazio nasce spazio, l’interior design nella trasformazione degli ambienti contemporanei, Postmedia Books, Milan 2013. 6 An aspect that nevertheless belongs to the tradition of certain reception facility types, such as hotel-villages with a strong ‘public/ group’ slant to encourage guests to mix. 7 Regarding greater sharing of food and beverage services, note, for example, the abolishing of room service by many hotels, except in specific or exclusive contexts, and likewise the customary mini-bar unit/fridge in bedrooms tends either to be customized to the guests’ real needs or entirely disappears, in favour of self-service areas. to ever larger numbers of travellers around the world. Factors that always emerge as essential are context, place and the town/city neighbourhood the facilities are located in, with particular attention to the #re-use of unusual existing edifices, where design of the interiors/ exteriors plays a new role, going beyond the shell/ building itself5. And where the interior design often draws on the reference ‘container’ and its restraints to generate ideas for a rethinking of the various types of spaces, significantly overhauling them. The dimension of #sharing, regarding experience, services, spaces and objects of various types, reflects a #sharing society pivoting on the sustainable, rational and far-sighted use of the planet’s (few) resources in relation to its (high) number of inhabitants. This attitude can also influence design in © Shen Zhonghai penta hotel Kowloon Neri & Hu, Hong Kong, 2013 Accanto alle tradizionali tipologie di spazi interni alberghieri, i percorsi orizzontali e verticali acquisiscono in questo progetto nuova rilevanza e delineano nuove logiche di collegamento tra lounge e percorsi distributivi. Nelle camere, grandi serramenti vetrati separano la zona living dall’area notte. When compared to customary hotel interior layouts, the horizontal and vertical routes take on new meaning in this project and define a new logic of relation between the lounge and the distributing spaces. In the private area, broad glass partitions divide the day from the night zone. pentahotels.com © Jere Gruic © Shen Zhonghai 50 / focus on the ‘in-house’ ones to make use of the broadest range of spaces/services, and not just those for reception, sleeping and breakfasting. From this standpoint, #art hotels can be considered emblematic. In certain cases, these do not limit their approach to displaying artworks, perhaps on a rotational basis, or to having artists8 create installations or dress spaces, but also stage authentic ‘performance-events’ on the premises, or the guest might be offered the scope to directly interact with the artworks, as at the Art’otel in Amsterdam. Art has shown itself as another element of innovation in hospitality: it is in fact of interest in the luxury hotellerie sector, with hotels displaying extensive collections by emerging or established artists, with works housed in interior spaces featuring every comfort. By contrast, a more democratic trend sees artworks included not only in more accessible spaces, such as the hostels previously mentions, but also venturing in more experimental directions. One example is the hybrid nature of #temporary residences catering to artists and developed in various parts of the world, where new forms of accommodation facilities are conceived to offer the #travellers/guests new opportunities and experiences. Hence it seems that hotels will, in the future, go on contributing to the creation and confirmation of the image of a town or city by taking part in its public life, whether this be in consolidated and structured historical contexts or as an openness to new dimensions, as suggested by Rem Koolhaas’s most recently built project: De Rotterdam – a multi-purpose and complex edifice also housing the Nhow Hotel, which amplifies the #vertical development of the city. ©riproduzione riservata emanuel hostel lana vitas gruic (atom design), split, 2013 L’ostello, realizzato all’interno di un edificio del 1930, ospita due stanze e 15 letti. Lo stile eclettico mescola design contemporaneo e arredi anni Cinquanta e Sessanta, mentre la grafica sulle pareti si ispira a temi legati alla città e alla religione cristiana, proposti nelle sfumature del blu e in colori pastello. A run-down apartment in a 1930s building has been converted into a modern hostel with two rooms and 15 beds. The eclectic style is a blend of contemporary lines, plus chairs and accessories from the 1950s and 1960s; on the walls, pictures of Split and Christian images, with blue as the dominant colour, and orange, yellow and green. 8 As happened at Italy’s first art hotels. Specifically mentioned is the Atelier sul Mare museum-hotel at Castel di Tusa (Messina), with interiors created by various artists. Ottagono 270 05/2014 focus on / 53 ‘Interweaving’ a hotel with local qualities has two effects: guests already experience their travel destination when they first step into the hotel, but also – and better – they meet local inhabitants, since an inspiring and connected place also attracts the local scene. Can the design of new hospitality facilities, and particularly their interior design, ‘enrich’ or ‘deny’ globalization, as regards its more negative aspects such as the cultural or behavioural standardization involving different contexts worldwide? Travelling historically involves analysis of a new place, culture and civilization. So, in my view, a standardized hotel chain always displaying the same interior – wherever you are in the world – is a tragic aspect of globalization. I believe that as long as hospitality has a very local touch, story and ambient, the traveller will like it and feel enriched in terms of civilization. The ‘urban jungle’ Designer, fondatore di Studio Aisslinger, Berlino/Designer, founder of Studio Aisslinger, Berlin 25hours Hotel Bikini, Studio Aisslinger, Berlino, 2013. Sopra. Gli imbottiti della serie Bikini Island prodotti da Moroso, presenti nella lounge. 25hours Hotel Bikini, Studio Aisslinger, Berlin, 2013. Above. The Bikini Island upholstered range made by Moroso are in the lounge. What role do hotels play in contemporary cities? How can they contribute to changing a city’s image? Hotels are like all other permanently evolving businesses, and so it’s always a challenge to work as a sort of forerunner in certain design and architecture areas. Most hotels around the world are attractively designed nowadays, so good design is a kind of global standard, and no longer extraordinary or outstanding. For me it’s clear that a hotel in an urban context nowadays demands more content and storytelling, as well as – most importantly – connecting guests with the city. © 25hours/studio aisslinger Werner Aisslinger più negativi della standardizzazione culturale e comportamentale, che coinvolge contesti differenti a livello mondiale? Il viaggio ha storicamente significato la scoperta di un luogo, di una cultura e di una civiltà nuovi; per questo, secondo me, una catena alberghiera standardizzata, connotata dallo stesso arredo d’interni in tutto il mondo, rappresenta un aspetto critico della globalizzazione. Penso che finché l’ospitalità avrà un’impronta, una storia e un’atmosfera veramente locali, il turista saprà apprezzarla e si sentirà arricchito culturalmente. Il tema della ‘urban jungle’ ideato per il progetto del Bikini Hotel (parte del gruppo alberghiero 25hours) rifletteva molto bene il contesto tipicamente berlinese per diverse ragioni: la prima è che non lontano dall’hotel, nella Berlino degli anni Settanta e Ottanta, c’era il famoso nightclub ‘Dschungel’ (=giungla) e, inoltre, dietro il fabbricato dell’hotel, visibile dalle sue stanze, c’è il famoso Zoo di Berlino, con animali e fiori esotici. In che modo la comunicazione ha cambiato il modo di progettare le strutture ricettive e di organizzare il sistema degli spazi/servizi? Non penso che la progettazione di hotel sia davvero influenzata dai nuovi sistemi Sopra, a sinistra. I corridoi che portano alle camere identificate con numeri-neon e, a destra, il Monkey Bar, che si affaccia sulla ‘urban jungle’ dello zoo cittadino./Above, left. Passages and rooms with neon numbers, and, right, the Monkey Bar, overlooking the ‘urban jungle’ of the city’s zoo. © 25hours/studio aisslinger © 25hours/studio aisslinger intervista a/interview with Qual è il ruolo degli hotel nelle città contemporanee? Come possono contribuire a cambiare l’immagine di una città? Gli hotel, al pari di tutte le attività commerciali, sono in costante evoluzione e la sfida è data dal loro essere – in un certo qual modo – anticipatori di determinati ambiti di architettura e design. La maggior parte degli hotel nel mondo è oggi ben disegnata e il livello dei progetti è tale da rappresentare quasi uno standard globale e non più un qualcosa di straordinario o particolare. È chiaro che un albergo inserito in un contesto urbano ha oggi bisogno di maggiori contenuti, di raccontare una storia e, cosa più importante, di fungere da trait d’union tra l’ospite e la città. ‘Connettere’ un hotel con le peculiarità del contesto ha due conseguenze: l’ospite vive quella che è la meta del suo viaggio già nel momento in cui entra nell’hotel e, aspetto ancora più importante, incontra le persone del posto, perché un ambiente stimolante e ben inserito funge da polo di attrazione anche sulla scena locale. La progettazione di nuove strutture ricettive, con particolare riferimento all’interior design, può ‘arricchire’ o ‘smentire’ il processo di globalizzazione per quanto riguarda gli aspetti di prenotazione on line o dai social network usati sia dai viaggiatori sia dal gruppo alberghiero, ma dal momento che gli ospiti usano sempre di più tablet e smartphone, i progettisti devono prevedere per gli interni aree e spazi attrezzati con sedute, zone più private e aree condivise cablate, per comunicare da remoto senza problemi di alimentazione, ovunque ci si trovi. Quali strategie deve adottare un progettista in relazione ad arredi, materiali e servizi, per rispondere alle necessità di persone con stili di vita differenti? I turisti di oggi sono attenti a viaggiare con bagagli ridotti, pensano al proprio benessere e al ‘life balance’ e a essere il più possibile flessibili quando sono fuori casa. I progettisti sono chiamati quindi riconsiderare il modo di organizzare le stanze: meno spazio per riporre gli abiti e più per beauty case, sale da bagno, sound system con Bluetooth, ‘materiali autentici’– soprattutto se di provenienza locale – e city bike da noleggiare. © 25hours/studio aisslinger Ottagono 270 05/2014 © 25hours/studio aisslinger 52 / focus on theme for the 25hours Bikini Hotel project was a very local and Berlin-oriented design story for several reasons: not far from the hotel stood the famous Berlin nightclub ‘Dschungel’ (=jungle) in the 1970s and 1980s; while behind the hotel, and visible from the hotel rooms, is the renowned Berlin Zoo, with all its exotic animals and flora. How has communication changed the design of hospitality facilities and the spaces/services structure? The design is not really influenced by new online booking systems or social networks used by either the guest or the hotel company. Yet as guests spend more time with their tablets or smartphones, designers have to create interior areas and spaces with adequate seating landscapes, corners and zones for remote use of communication devices, with power supplied wherever the guest is. What design strategies can a designer use when focusing on furnishings, materials and services, in order to respond to the needs of people with such different lifestyles? Travellers nowadays are much more concerned about minimum luggage, wellness and life-balance as well as maximum flexibility while travelling. Designers therefore have to change their evaluation of rooms: less storage for clothes, more space for toilet bags, bigger bathrooms, sound systems with Bluetooth, authentic materials – better if local-sourced – and city-bicycles to rent. © riproduzione riservata 54 / focus on Ottagono 270 05/2014 Ottagono 270 05/2014 focus on / 55 Schema delle funzioni e delle azioni ospitate all’interno di una camera tipo, in una struttura ricettiva esistente del gruppo UNA Hotels & Resorts./Diagram summarizing the functions and actions included within the room type for existing hospitality facilities belonging to the UNA Hotels & Resorts group. Grampa Gianluca HD4 guestroom. Terapie progettuali di alta qualità per camere d’albergo rivolte a un’utenza ampliata / HD4 guestroom. Quality design therapies for hotel rooms to accommodate a broader user group. carlo fossati Consulente nel turismo, Presidente del Consorzio Turistico Milano Consultant for tourism, President of Consorzio Turistico Milano © Starwood Hotels & Resorts Worldwide © Starwood Hotels & Resorts Worldwide Nel settore globale del turismo, in relazione alle nuove offerte di ospitalità, quali sono le principali dinamiche economiche e di consumo che orientano le grandi catene internazionali? È facile affermare che il turismo è sempre più esperienziale. Chi opera in questo settore e crede di essere un semplice prestatore di servizio (e non è raro trovare chi ancora la pensa così) è destinato a incontrare molte difficoltà. Fare turismo oggi, nell’epoca dei social network e delle community, significa essenzialmente mettere in scena delle esperienze, coerenti con la vocazione della propria offerta e con le attese del segmento di clientela al quale ci si rivolge. Gioca quindi un ruolo fondamentale la dimensione dello ‘story-telling’, inteso come il far vivere all’ospite esperienze uniche che gli permettano Alcune immagini di alberghi della catena Aloft (gruppo Starwood). A destra. Nella zona living tipologie diverse di sedute offrono differenti modalità di fruizione in uno spazio globalmente condiviso, caratterizzato dall’impiantistica a vista. Per contenere i costi di gestione si utilizzano servizi di ristoro self service in loco, disponibili 24h. Photos of several hotels of the Aloft chain (Starwood group). Right. The living area features various seating types, offering different ways to use a shared space, marked by systems intentionally on show. Management costs are curbed by providing 24-hour self-service food and beverage facilities. Relatore/Supervisor Prof. Francesco Scullica; © Starwood Hotels & Resorts Worldwide intervista a/interview with di riconoscere il lifestyle, la community appunto, di cui fanno parte. Quali casi studio o nuovi format significativi si possono annoverare? Ad esempio il brand Aloft che, con le sue 140 strutture nel mondo, promuove all’interno del gruppo Starwood un nuovo concept di ospitalità. Lo stile è tecnologico ed elegante e le stanze open-space – tipo loft – sono proposte a prezzi accessibili, creando un nuovo segmento di mercato che ha sbaragliato molti competitor. L’offerta si caratterizza per l’estrema possibilità di personalizzazione e accessibilità economica. Come appare la situazione italiana anche in relazione a Expo 2015? Il turismo viene percepito come uno dei settori dell’evento Expo con ricaduta più positiva e rilevante, ed è evidente come per l’Italia rappresenti un’occasione irripetibile. Vantaggi arriveranno in termini di visibilità internazionale, di attrazione di investimenti e realizzazione di infrastrutture. Regarding the global tourism sector, in terms of new hospitality proposals, what would you say were the dominant economic and consumer dynamics guiding the large international chains? It’s easy to state that tourism is increasingly experiential. All those who operate in this sector and see themselves as simple service providers (it’s not rare to come across people who still think this way) are destined to come up against many difficulties. Making tourism work today, in the era of social networks and communities, essentially means organizing and showcasing experiences, while also making these match the real product offered and the expectations of the clientele they cater to. Thus a fundamental role is played by ‘story-telling’, in the sense of enabling guests to taste unique experiences allowing them to identify in these the lifestyle – the community – they belong to. Which case studies or significant new formats would you highlight? The Aloft brand, for example: with 140 structures worldwide, it offers, as part of the Starwood group, a new concept of hospitality. Their style is technological and elegant, and the open-space rooms – like loft apartments – are proposed at accessible prices, creating a new market segment that has beaten many competitors. Their product is characterized by its great scope for personalization and economic affordability. How is the Italian situation looking, also in relation to Expo 2015? Tourism is perceived as one of the Expo event sectors with the most positive and influential effects, and it’s obvious that it stands as a unique opportunity for Italy. Advantages will come in terms of international visibility, investment attraction and infrastructure creation. © riproduzione riservata Correlatore /Co-supervisor Arch. Giovanni Del Zanna. Tesi di Laurea Magistrale in Interior Design, Politecnico di Milano, in collaborazione con il corso di studi in Terapia Occupazionale, Facoltà di Medicina dell’Università Statale di Milano, 2013./Master’s degree thesis in Interior Design, Milan Polytechnic, in conjunction with the course in Occupational Therapy, Faculty of Medicine, University of Milan, 2013. L’albergo per tutti Hotels for all maria rosanna fossati Executive Ph.D. in Design, Politecnico di Milano, consulente per l’accessibilità PhD Executive in Design, Milan Polytechnic, accessibility consultant Ancora di scarsa attenzione, nonostante la vastità delle problematiche inerenti e le implicazioni progettuali connesse, è il tema della progettazione di strutture ricettive in grado di rispondere alle esigenze di un’utenza ampliata, oltre i tradizionali diktat normativi: l’obiettivo di trovare adeguate soluzioni per un’utenza ‘reale’ delle forme di ospitalità, al di là dei parametri socio-economici individuanti i diversi target di riferimento, non appare soddisfatto pienamente in maniera diffusa in tutto il globo, con l’eccezione forse di alcuni contesti quali Nord America e Nord Europa, e si pone però fortemente alla base di una ‘nuova ospitalità’ . Il turismo accessibile rimane così un miraggio che non trova riscontro né nelle infrastrutture per la mobilità, né nella progettazione delle strutture ricettive. Ecco allora che diventa auspicabile – anzi, necessaria – la creazione di una ‘nuova ecologia’ nella mente dei progettisti. Di fatto, il processo attuale di creazione degli spazi e dei servizi vede designer e architetti creare concept, schizzi, moodboard, quindi disegni definitivi ed esecutivi. Nel contesto italiano, solo successivamente si procede a verificare il DM 236/89, da cui vengono copiate soluzioni marginali e obsolete per garantire l’accesso e l’utilizzo degli spazi strettamente necessari. Un approccio socialmente ecologico, invece, dovrebbe essere ‘cucito’ adeguatamente e con naturalezza sui reali utilizzatori finali della struttura e confrontarsi con il maggior numero possibile degli spazi e delle funzioni-esperienze proposte dalla struttura ricettiva. L’accessibilità nasce quindi necessariamente in fase di concept (atmosfere da creare, azioni da compiere in relazione a spazi e servizi, …) e dovrebbe confrontarsi con le varie tipologie di utenti finali, da schematizzare – a titolo esemplificativo – in maniera simile: cultura di provenienza, condizione fisiologica (momento della vita), eventuali condizioni patologiche temporanee o permanenti, presenza di disabilità, e via dicendo. Consideriamo anche che, in quanto professionisti, vediamo il nostro mestiere come una disciplina multidimensionale in grado di rispondere e confrontarsi con i fenomeni della società contemporanea; progettiamo contenitori di relazioni sociali e quindi esperienze. Appare evidente come la dimensione intellettuale delle persone ne sia coinvolta, tanto da riconoscersi in alcuni spazi piuttosto che in altri. Se si applica questo concetto, lo spazio come specchio dell’identità, quale progettista agirebbe in modo da restituire implicitamente concetti come l’esclusione sociale, la stigmatizzazione, l’ospedalizzazione e la malattia? Despite the vast nature of its inherent problems and the related planning implications, scarce attention is still given to the design of reception amenities capable of responding to the needs of an extended users group, besides the conventional regulatory dictates: the goal of pinpointing appropriate solutions for the ‘real’ users of the hospitality sector, going beyond the social and economic parameters identifying the different target guests, does not seem fully answered in a widespread and satisfactory manner worldwide. There are exceptions to this observation, perhaps in such contexts as North America and North Europe, which nevertheless stands firmly as the foundations to a ‘new hospitality’ . Thus accessible tourism remains a mirage that finds no tangible presence in mobility infrastructures or in the design of hospitality facilities. And so it is hoped – necessary even – that a ‘new ecology’ might come to the forefront in designers’ minds. In practice, the current process of creating spaces and services sees designers and architects come up first with concepts, sketches and mood-boards, which are then followed through with final and executive drawings. In the Italian context, only at a later date are the DM 236/89 regulations consulted, often with the integration of copied marginal and obsolete solutions to ensure the absolute minimum in space access and use. Instead, a socially ecological approach should be adequately and naturally ‘tailored’ to the premises’ real end users and should embrace as many as possible of the spaces and experiences/functions offered by the hospitality facilities. Accessibility therefore necessarily emerges during the concept stage (atmospheres to create, action to take regarding spaces and services, etc.) and should consider the various types of end user, to be schematized – by way of example – into categories: culture of origin, physical condition (phase of life), possible temporary or permanent illnesses, disabilities, and so forth. It should also be considered that, as professionals, we view our trade as a multi-dimension practice capable of responding to trends in contemporary society; we design ‘containers’ for social relations and therefore experiences. Thus it becomes evident that a person’s intellectual sphere is also involved, to the extent that individuals recognize themselves in certain spaces rather than others. If this concept is applied – space as a mirror to identity – what designer would act in such a way as to implicitly supply concepts marked by social exclusion, stigmatization, hospitalization or illness? © riproduzione riservata Ospitalità pop-up per eventi Pop-up hospitality for events Nella città contemporanea assistiamo al diffondersi di eventi molto differenti tra loro oltre che per i temi affrontati anche per tempi e processi di realizzazione. Festival culturali e fiere tematiche si susseguono a manifestazioni politiche ed eventi sportivi, accomunati da un forte impatto sulla città in termini di trasformazioni, temporanee o durevoli, e riverbero mondiale, così come di partecipazione di pubblico locale o attratto dall’evento stesso. Accogliere un crescente numero di temporary user richiede alla città la capacità di adeguarsi e rispondere alla richiesta di servizi pubblici focus on / 57 approccio sostenibile alla progettazione, riducendo significativamente l’impatto sul contesto urbano e possono essere considerate una risposta attenta che apre una nuova dimensione progettuale, ampliando il campo d’indagine dell’ospitalità per sperimentarne tutte le potenzialità. We’re witnessing the spread in contemporary towns and cities of events that vary greatly not only from one another but also in the topics dealt with, and their process and creation timescales. Cultural festivals and themed fairs unfurl in succession from political demonstrations and sports meets, all sharing the factor of having a strong impact on their urban context regarding long- or short-term transformation and worldwide reverberation, in that they attract a local public or attendees from further afield. Welcoming a growing number of temporary users requires the town or city in question to have the capacity to adapt and respond to the demand for better public services and new spaces. Facilities for accommodating visitors (info-points, cafés, restaurants and meeting places) are all essential in providing new quality in the sharing of experiences and the perception of the urban, oscillating constantly between global and local. The hospitality system answers these new needs by strengthening and expanding the network of reception facilities present in an area, through the opening of new hotels in strategic points in the city, but also by developing new hospitality formats offering hybrid solutions, such as low-cost hotels and design hostels. In response to the steady visitor flow, the urban hospitality system is discovering collapsible and reversible solutions as the experimentation field for the relational dynamics between event, urban venue and its users. Becoming ever more popular in Europe are urban camping and pop-up architecture units positioned in open spaces, and likewise temporary projects in disused buildings with the scope to accommodate a new generation of globetrotters through inexpensive solutions; an aware generation seeking real contact with the local context, also from a perspective of sharing spaces/ © SH Luftfoto potenziati e di nuovi spazi. Strutture destinate all’accoglienza dei visitatori (infopoint, caffè e ristoranti, luoghi di incontro) sono fondamentali per fornire una nuova qualità nella condivisione di esperienze e nella percezione della realtà urbana, sempre tra dimensione globale e locale. Il sistema dell’ospitalità risponde a queste nuove esigenze consolidando e ampliando la rete di strutture ricettive presenti sul territorio attraverso l’apertura di nuovi alberghi in punti strategici della città, ma anche sviluppando nuovi format ospitali per soluzioni ibride, quali low cost hotel e design hostel. Per rispondere all’aumento continuo dei flussi di visitatori, il sistema dell’ospitalità urbana sta scoprendo soluzioni provvisorie, smontabili e reversibili come ambito di sperimentazione di dinamiche di relazione tra evento, spazio urbano allestito e suoi fruitori. In Europa si diffondono sempre più sia urban camping e architetture pop-up posizionate in spazi aperti, sia allestimenti temporanei in edifici inutilizzati in grado di accogliere con soluzioni economiche una nuova generazione di globetrotter, consapevoli e desiderosi di incontrare realmente la dimensione locale, in un’ottica di condivisione di spazi-serviziesperienze e arricchimento personale. Con tempi brevi di realizzazione, queste soluzioni permettono di ospitare per periodi contenuti i turisti in contesti urbani, riutilizzandoli e attivando trasformazioni percettive di brani di città spesso dimenticati dagli abitanti stessi, come dimostrato negli ultimi anni dalle realizzazioni di esterni per il Public Design Festival a Milano. I materiali necessari per attrezzare questi spazi sono tendenzialmente elementi leggeri, in alcuni casi recuperati e riutilizzabili, che permettono alti livelli di flessibilità nell’articolazione di spazi privati per il riposo e la cura della persona con spazi collettivi per l’incontro e il ristoro. Al termine dell’evento è possibile smontare e riciclare i materiali utilizzati, riportando lo spazio alle condizioni ‘fisiche’ iniziali, ma arricchendolo di nuovi valori semantici. Queste realizzazioni temporanee rappresentano un Ottagono 270 05/2014 © Delfino Sisto Legnani Ottagono 270 05/2014 © Sébastien Normand 56 / focus on Ph.D. Candidate in Architettura degli interni e Allestimento, Politecnico di Milano PhD Candidate in Interior Architecture and Exhibition Design, Milan Polytechnic © Sébastien Normand elena elgani In apertura. Hexa Structures presso Yes We Camp, BC studies con Michael Lefeber, Marsiglia-Capitale Europea della Cultura 2013. Sopra. Roskilde Festival, Danimarca (2013). A destra. Public Design Festival, Milano, esterni, 2011. Opening page. Hexa Structures on Yes We Camp, BC studies with Michael Lefeber, Marseille-European Capital of Culture 2013. Above. Roskilde Festival, Denmark (2013). Right. Public Design Festival, Milan, esterni, 2011. yeswecamp.org; bc-as.org; roskilde-festival.dk; publicdesignfestival.org services/experiences and personal enrichment. The short implementation times mean these solutions enable tourists to be accommodated for limited periods in urban contexts. They are re-used, activating perceptive change in parts of the city that have often been forgotten by the local inhabitants themselves, as illustrated in recent years by the project Public Design Festival in Milan by esterni. The materials needed to fit these out tend to be light – and in some cases recycled or re-usable – to enable high levels of flexibility in shaping the private spaces for rest and personal care and the collective ones for meeting, eating and drinking. Once the event is over, the materials can be dismantled and recycled, returning the space to its initial ‘physical’ condition, while enhancing it with new semantic worth. These temporary creations stand as a sustainable approach to design, significantly reducing the impact on the urban context, and can be considered as a careful answer opening up a new design dimension, expanding hospitality’s field of investigation to fully experiment with its potential. © riproduzione riservata