DESIGN
ARCHITECTURE
MAGAZINE
270
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turismo
Compositori Comunicazione s.r.l. - Mensile - Anno XLIX - ISSN 0391-7487 - Poste Italiane spa - Spedizione in a. p. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 LO/MI
OSPITALITÀ
IBRIDA
TOURISM. HYBRID HOSPITALITY
05 / 2014
FULL TEXT IN ENGLISH
ANTONIO CITTERIO PATRICIA VIEL AND PARTNERS // SPERIMENTAZIONI MATERICHE E DESIGNER
EMERGENTI EMERGING DESIGNERS EXPERIMENT WITH MATERIALS // PARK ASSOCIATI // POLIGON,
INAUGURA IL MAKER LAB DI LJUBLJANA POLIGON MAKER LAB OPENS IN LJUBLJANA // RESTAURO:
LA SFIDA DEL MODERNO RESTORATION: THE MODERN CHALLENGE
36 / focus on
Ottagono 270 05/2014
La Nuova
Ospitalità
new hospitality
Francesco Scullica *
Viaggiatori di tutto il mondo
trovano quotidianamente
ospitalità in nuovi spazi
ibridi che coniugano la
condivisione di esperienze
e servizi con prezzi low cost
Ha collaborato/With contribution from Elena Elgani
Travellers all over the world
are welcomed every day
in new hybrid spaces
mingling experience-sharing
with low-cost services
Ottagono 270 05/2014
Negli ultimi anni lo scenario della globalizzazione
ha portato a un incremento del fenomeno del turismo,
per vacanza ma anche per lavoro, o in forme sempre
più ‘ibride’, come il #bleisure1. Il fenomeno influenza
significativamente anche la progettazione degli spazi
dell’albergo, sempre più pensati per connettere
la dimensione professionale con aspetti di relax
e benessere che migliorano la qualità dell’esperienza2.
L’albergo e le strutture per l’ospitalità sono diventate
supporto a #vite mobili3 per un numero crescente
di persone, anche in funzione di nuove modalità
di lavoro (è il tema dello smart working), ma anche
di stili di vita in cui il viaggiare diventa un elemento
di forte caratterizzazione e di identità di un proprio
percorso. All’opposto, persone che non hanno una
dimensione ‘nomadica’ fortemente caratterizzante
la propria esistenza sentono in determinati momenti
l’esigenza di un viaggio ‘oltre’ i limiti della propria
routine ‘stanziale’ e ricercano quindi, sia nel viaggio
sia nelle strutture per l’ospitalità, nuove dimensioni
esperienziali e conoscitive. In questo caso sono due
polarità a emergere nella definizione di una #nuova
ospitalità. Innanzitutto i #viaggiatori/ospiti che fanno delle
strutture per l’ospitalità lo sfondo di gran parte della
propria esistenza (fenomeno da considerare anche
criticamente per le sue ricadute psicofisiche e
comportamentali in alcuni soggetti che estremizzano
questo stile di vita)4. Questi richiedono spazi
da ‘abitare’ temporaneamente, adeguatamente
confortevoli in termini sia di identità esteticoespressiva, sia di un sistema di spazi-servizi capaci
di rispondere a molteplici esigenze dove poter
(ri)costruire una percezione di sé meno ‘transitoria’,
anche in relazione al senso di appartenenza a
‘comunità’ o ai propri affetti familiari e amicali. A
questa polarità corrispondono ad esempio i #cities hotels
di nuova generazione, con un livello adeguato di
spazi-servizi offerti ma anche con linguaggi e con
scelte spaziali e arredative fra loro non omologate
e omologanti. La seconda polarità vede i nuovi
viaggiatori ‘saltuari’ ricercare l’esperienza inedita
attraverso un diverso contatto con elementi del
mondo naturale o architettonico, storico e artisticomuseale. A questa polarità corrispondono nuove
tipologie e forme di ospitalità, che possono coincidere
con le formule alberghiere di tipo tradizionale,
trattate semplicemente come luoghi per una sosta
breve nell’ambito di un itinerario turistico, oppure
diventare esse stesse – per la loro formula, per
le caratteristiche tipologiche e strutturali – motivi
di ‘scopo’ del viaggio5.
focus on / 37
Recent years have seen globalization bring a rise
in tourism, both for holidaying and for work, as well
as in increasingly hybrid forms, such as #bleisure1 .
This trend has also significantly influenced the design
of hotel spaces, which are increasingly conceived to
link business aspects with relaxation and wellness,
to enhance stay quality2. Hotels and hospitality
facilities have become support elements in #mobile lives3
for an ever greater number of people, also in
connection with new working patterns (the essence
of smart working), but also in lifestyles where
travelling becomes a feature and an identity on an
individual’s agendas. At the other end of the scale,
those people whose lives do not have a pronounced
‘nomadic’ dimension nevertheless feel the need at
certain times for a trip to take them ‘beyond’ the
limits of their ‘static’ routine, and therefore seek out,
through travel and hospitality amenities, new spheres
in terms of experience and knowledge. Two poles
emerge here in defining #new hospitality. Firstly, #travellers/
guests who make hospitality facilities the backdrop
to a large portion of their existence (an occurrence
also deserving critical consideration, due to its
physical, mental and behavioural repercussions
in some subjects who push this type of lifestyle
to the extreme)4 require spaces to ‘live in’ temporarily;
these must be adequately comfortable regarding
aesthetic and expressive identity as well as being
spaces/services capable of satisfying multiple needs,
where users can (re)build a less ‘transitory’ perception
of themselves, also in the sense of belonging to a
‘community’ or favouring family or friendship bonds.
This pole includes, for instance, the new-generation
#city-hotels, offering an adequate level of services and
spaces, but accompanied by languages and spatial
and furnishing choices that are not standardized
or standardizing. The second hub sees the new
‘occasional’ traveller seek out fresh experiences
through different contact with elements in the natural
world or the architecture, history, art and museum
realm. This pole includes new hospitality types and
forms, which may also coincide with more customary
hotel formulas, where the facilities are treated simply
as a place for a brief stay during a tour itinerary, or
they themselves become – due to formula or amenity
characteristics – the ‘reason’ for the trip.5
© riproduzione riservata
* Francesco Scullica
Architetto, Ph.D. in Architettura
degli interni, ricercatore in Disegno
industriale presso il Politecnico
di Milano, svolge attività didattica,
di ricerca e consulenza con particolare
riferimento al settore dell’Ospitalità
su cui è autore di diverse pubblicazioni.
Dirige e coordina master e corsi
di formazione post-laurea.
Architect, PhD in Interior Architecture,
researcher in Industrial Design
at Polytechnic of Milan. He carries out
teaching, research and consultancy
activities specifically in the hospitality
sector, and is author of various
publications on the subject. He heads
and coordinates Master’s and
post-graduate courses.
note/notes:
1
Il bleisure, termine inglese derivato
dalla contrazione delle parole business e
leisure, consiste nell’associare una breve
vacanza ai propri impegni professionali,
trasformando così le trasferte di lavoro
in occasioni per rilassarsi e rigenerarsi.
The term bleisure blends business and
leisure, i.e. combining a short holiday
with professional commitments, making a
business trip also into an opportunity for
relaxation and revitalization. (http://blog.
hrsbusiness.it/curiosita/bleisure)
2
Martin Raymond, direttore dell’agenzia
Future Laboratory, analizza il blesiure
come una delle tendenze turistiche
contemporanee, in ‘Six trends from
Martin Raymond’, Hospitality Design,
dicembre 2013, p.78.
Martin Raymond, head of the agency
Future Laboratory, looks at blesiure as a
contemporary tourism trend, in ‘Six Trends
from Martin Raymond’, Hospitality Design,
December 2013, p.78.
3
Antony Elliot, John Urry, Mobile Lives,
Routledge, London, New York 2010 (Trad.
It. Vite mobili, Società editrice il Mulino,
Bologna 2013).
4
Antony Elliot, John Urry, op. cit.
5
Fra cui, ad esempio, in contesti naturali
i resort articolati in micro architetture
sperimentali e gli alberghi sugli alberi.
Such as, in natural contexts, resorts
structured as experimental micro architecture
units or hotels up in the trees.
focus on / 39
Ospitalità
‘on line’,
eccellenza
italiana:
nuovi scenari
‘Online’ hospitality, an Italian
excellence: new scenarios
Sullo sfondo di entrambe le polarità, persone
costantemente in viaggio e viaggiatori occasionali,
le nuove modalità di comunicazione e di interazione
fra i diversi soggetti offerti dalla rete e dai siti web
– ma anche dai #social network – non fanno che
aumentare per l’ospite le diverse possibilità di accesso
a informazioni inerenti l’organizzazione di un viaggio
e l’individuazione di un luogo di sosta, il confronto
fra diverse esperienze, ma anche la creazione
di comunità e gruppi virtuali intorno agli ambiti
del turismo, del viaggio e dell’ospitalità.
Le possibilità della rete, anche attraverso
le #community on line1, ampliano i ‘menu esperienziali’
proposti ai vari #viaggiatori/ospiti, ma anche la
possibilità di una loro fidelizzazione a strutture
ricettive e, attraverso di queste, a contesti e luoghi.
La rete, inoltre, stimola la creazione di un’ospitalità
al di fuori del sistema ricettivo e dei modelli
consolidati, con siti e network che mirano a fare
incontrare fra loro possibili fruitori per trovare
luoghi di ospitalità all’interno di residenze private
o in contesti particolari2. Se da una parte il sistema
dell’ospitalità globale amplia i suoi orizzonti fino
ad arrivare a situazioni domestiche, come avviene
per il #couchsurfing, cioè lo scambio gratuito di
accoglienza in abitazioni private, dall’altra lo scenario
italiano, soprattutto per quanto riguarda il mondo
© Nikolas Koenig
© Nikolas Koenig
Ottagono 270 05/2014
del progetto e della produzione (settore del #contract
alberghiero) dimostra elementi di distinzione del
made in Italy: figure di progettisti italiani e
studi-aziende di progettazione3 sono diventati
vere e proprie ‘firme’ e garanzie di eccellenza
per hotel dello scenario internazionale destinati
soprattutto a una clientela di ‘alta gamma’,
talvolta anche in relazione a importanti brand
merceologici4. Sul fronte produttivo molte aziende
del contract sono in grado di offrire ed esportare
livelli di perfezione ed eccellenza esecutiva in tutto
il mondo non facilmente riproducibili da altri attori
sul mercato internazionale. Basandosi quindi
sull’eccellenza italiana nel settore dell’ospitalità
si vuole ampliare il campo di indagine al contesto
europeo e mondiale per individuare nuove tipologie
e nuovi format, anche con la finalità di raccontare
una #nuova ospitalità che sia l’emblema di un nuovo
NOTE:
1
Le travel community, tra cui TripAdvisor,
Traveller’s point, Barclaycard Travel, Localyte,
e altre promosse da marchi come Lonely
Planet e Moleskine, le app e i blog di viaggio
permettono lo scambio di informazioni tra
viaggiatori o con gli abitanti locali. Le grandi
catene alberghiere, invece, utilizzano i social
network più noti per costruire e mantenere
il contatto con i propri fruitori.
2
Si vedano: Airbnb, Couchsurfing e, a
Milano, il servizio Bed Sharing attivato da
esterni. È possibile offrire ospitalità persino
nel proprio giardino attraverso la community
Campinmygarden.
3
Si segnalano: Cibic and Partners,
Antonio Citterio Patricia Viel and Partners,
Lissoni Associati, studio Simone Micheli,
studio Marco Piva, studio Luca Scacchetti,
Matteo Thun & Partners.
4
Come per alcuni fashion hotel legati ai
brand Armani, Bulgari, Ferragamo e Missoni.
people’s experiences, as well as to create virtual
communities and groups pivoting on tourism, travel
and hospitality. The net’s scope, also through #online
communities1, broadens the ‘experiential menus’
proposed to the various #travellers/guests, but also
the opportunity to foster their loyalty to reception
facilities and, through these, to contexts and places.
In addition, Internet encourages creation
of hospitality forms standing outside the system
of established accommodation models, with sites and
networks aiming to place potential users in contact
with hospitality solutions within private homes
or unusual contexts2. On the one hand, the global
To a backdrop of both these poles, people constantly
on the move and occasional travellers, the new ways
offered by the Internet and websites – and #social
networks – for different parties to communicate and
interact can only multiply the various opportunities
a potential guest has to access information to organize
a trip, to pinpoint a place to stay, or to compare other
hospitality system has extended its horizons as far
as domestic contexts, as happens in #couch-surfing,
where free accommodation in private homes
is exchanged. On the other, the Italian scenario –
especially as far as the design and production world
(the #hotel contract sector) is concerned – also reveals
the distinctive Made in Italy traits: Italian designers
and design studios/companies3 have become
authentic ‘labels’ and a guarantee of excellence for
international hotels destined primarily for a ‘top-end’
clientele, sometimes also in relation to prominent
brands of goods4. From the production perspective,
many contract firms are able to offer and export
supreme levels of expertise and construction excellence
all over the world – factors that are not easily copied
by other players on the international market. Based
therefore on Italian distinction in the hospitality sector,
the aim is to extend the field of investigation to
the European and world contexts, to identify new
hospitality formats, also with the goal of narrating
a #new hospitality standing as the emblem to a fresh
way of travelling and living, and one that can provide,
as is already partially happening in the Italian context
(see the hostel in the Generator group, opened in Venice
in 2013), different design and management inputs
and stimuli. ©riproduzione riservata
The student hotel
...,staat creative agency,
Rotterdam, 2012; Amsterdam, 2013
‘Community, comfort e convenience’
sono le parole chiave che hanno guidato
la progettazione di spazi comuni e privati,
in un mix di arredi contemporanei
e vintage, tinte vivaci, materiali caldi,
citazioni ingrandite e neon colorati.
‘Community, comfort and convenience’:
the key words shaping the design of
communal areas and private spaces
in a blend of contemporary and vintage
furnishings, bright colours, warm materials,
oversize quotes and neon lighting.
thestudenthotel.com
© Kasia Gatkowska x ...,staat creative agency
© Kasia Gatkowska x ...,staat creative agency
© Nikolas Koenig
notes:
1
Travel communities, such as TripAdvisor,
Traveller’s point, Barclaycard Travel, Localyte,
and others backed by brands such as Lonely
Planet and Moleskine, apps and travel blogs
all enable information to be exchanged
between travellers or with local inhabitants.
Instead, the big hotel chains use the most
well-known social networks to build and keep
up contact with their customers.
2
See: Airbnb, Couchsurfing.org and, in
Italy (in Milan), the bed-share service set up
by esterni, Bed Sharing. Hospitality can even
be offered in one’s own garden, through the
community Campinmygarden.
focus on / 41
© Nikolas Koenig
modo di viaggiare e vivere e che possa fornire,
come in parte sta già accadendo nel contesto
italiano (si veda l’hostel del gruppo Generator
aperto a Venezia nel 2013), differenti input
e spunti di progetto e di gestione.
© Nikolas Koenig
Generator hostel
The Design Agency, barcelona, 2013
Collocato in un ex edificio per uffici,
il Generator integra l’articolazione degli
spazi con un sistema di comunicazione
grafica coinvolgente. L’artista locale
Julie Plottier si è ispirata alla tradizionale
Festa Major de Gràcia per realizzare
l’installazione di oltre 300 lanterne
che caratterizza lo spazio ristoro.
Located in a fully converted office building,
the Generator melds spatial layout with an
enticing graphics communication system.
Local artist Julie Plottier was inspired by the
traditional Festa Major de Gràcia in creating
her installation involving over 300 lanterns.
These set the mood in the eating area.
generatorhostels.com
Ottagono 270 05/2014
© Kasia Gatkowska x ...,staat creative agency
Ottagono 270 05/2014
© Nikolas Koenig
40 / focus on
3
The most prominent Italian studios
working in the hospitality sector include: Cibic
and Partners, Antonio Citterio Patricia Viel and
Partners, Lissoni Associati, Studio Simone
Micheli, Studio Marco Piva, Studio Luca
Scacchetti, Matteo Thun & Partners.
4
Such as certain well-known fashion
hotels created by the Armani, Bulgari,
Ferragamo or Missoni labels.
Gli spazi
dell’ospitalità
contemporanea,
fra condivisione
ed esperienza
contemporary hospitality spaces,
between sharing and experiences
Alla base delle strutture e forme di ospitalità che
si stanno affermando negli ultimi anni si evidenzia
innanzitutto un nuovo rapporto fra #pubblico e privato
negli spazi interni. Tradizionalmente, infatti, una
forte separazione fra i due sistemi di spazi è sempre
stata alla base della definizione tipologica delle
strutture ricettive, dal grande albergo della borghesia
industriale fino alle esperienze dei boutique/design
hotel della fine del XX secolo. Un nuovo rapporto
pubblico-privato, in relazione alla società della
comunicazione, ma soprattutto al nuovo ruolo
della rete e dei #social network, come si è detto
inizialmente, può portare anche a un ripensamento
della distinzione e relazione fra i vari ambiti spaziofunzionali, come d’altronde sta già avvenendo nelle
tipologie residenziali. In queste, infatti, le ‘camere’
e la loro secolare tradizione di spazi del riposo,
dell’amore, della cura di sé, della meditazione, della
lettura e studio, stanno progressivamente diminuendo
la loro importanza in funzione di spazi ‘altri’, riassunti
nelle formule di ambiti living della casa, intesi come
luoghi di incontro e condivisione di molte attività ed
esperienze (ludico-intrattenitive, culturali, conviviali,
sportive e di cura del corpo,…)1. L’uso di Internet
e dei #social network influenza le modalità di
concepire il proprio ‘privato’ che si apre sempre più a
una dimensione di condivisione con altri: un pubblico
di familiari, amici ma anche di semplici conoscenti
ammessi nella propria rete di contatti. Ciò ha ad
esempio una prima conseguenza in quelle forme
di ricettività che si pongono come #ibridazioni fra
alberghi e ostelli o residenze per giovani universitari,
in cui si assiste a nuove relazioni tra formule di
ospitalità precedentemente fra loro molto distanti:
© John Short
focus on / 43
© John Short
Ottagono 270 05/2014
© John Short
Ottagono 270 05/2014
© John Short
42 / focus on
SCAPE East
Ab Rogers, London, 2012
Un sistema di student housing
che anticipa un nuovo modello per
l’abitare minimo nella città, in cui spazi
condivisi si integrano a micro alloggi
prefabbricati. La stanza singola
(12,5 m2) è attrezzata per fornire tutti
i servizi necessari attraverso soluzioni
polifunzionali, come la finestra adibita
a spazio lettura. Nelle aree comuni
pareti divisorie scorrevoli garantiscono
ampia flessibilità nell’utilizzo.
A student-housing solution advancing
a new model in minimal city-living,
with shared spaces integrated with
ready-made micro lodgings. The single
room (12.5 m2) provides all the necessary
services with multi-purpose solutions
such as window equipped as reading
zone. Sliding partition walls ensure great
flexibility of use in the communal spaces.
scapeliving.com
NOTE:
1
Sul tema delle ‘camere’ negli interni
domestici storici e contemporanei si
vedano: Michelle Perrot, Storia delle
camere, Sellerio editore, Palermo 2011;
La stanza, a cura di Gianni Ottolini,
Silvana Editoriale, Milano 2010.
Ottagono 270 05/2014
Ottagono 270 05/2014
focus on / 45
© ANDREW MEREDITH
44 / focus on
che ricercano strutture più economiche rispetto
agli alberghi di design, ma confortevoli e con servizi
e ‘menu esperienziali’; si tratta di sistemazioni
molto lontane da quelle degli ostelli tradizionali,
all’insegna dell’anonimato e connotati da una
forte standardizzazione per spazi, arredi e servizi.
Gli interni dei nuovi #design hostel3 in molti casi
si caratterizzano per la ricerca di un’identità
espressiva attraverso soluzioni che miscelano oggetti
e complementi di design contemporaneo con
#elementi di riciclo, #pezzi vintage o opere d’arte in spazi
di soggiorno-lounge particolarmente accattivanti
e accoglienti con sedute di differenti tipologie,
come in quelli del gruppo Generator, all’insegna
di un eclettismo contemporaneo ma fortemente
radicati al luogo. Gli spazi per il riposo possono
proporre menu di ‘camere’ in funzione di utenze
diverse (coppie, famiglie, gruppi di amici,…),
e, nei casi delle reinterpretazioni delle tradizionali
camerate che assommano più posti letto, specifica
attenzione riveste il singolo blocco letto che può
diventare, come nell’Hostel Emanuel a Spalato e nel
The Pod Hotel a Singapore, una sorta di #micro spazio
abitabile, per consentire anche maggiore privacy
e comfort per gli ospiti. Le atmosfere risultanti
sembrano soprattutto più informali, sobrie,
democratiche e accessibili rispetto agli interni dei
convenzionali hotel di alta gamma. Infatti, rispetto al
settore dell’hotellerie di lusso, con strutture rivolte alle
nuove élite internazionali (dove spesso la dimensione
di erogazione di molti dei servizi in una dimensione
privata o meglio su misura rispetto alle esigenze degli
ospiti appare come elemento di caratterizzazione e
viene portata alle estreme conseguenze)4, non è escluso
che questo nuova dialettica fra pubblico e privato
che caratterizza i #design hostel possa influenzare
il sorgere di molte altre forme di ospitalità rivolte
a una sempre più ampia parte dei viaggiatori mondiali.
Il contesto, il luogo e il quartiere della città in cui
queste strutture sono situate, risultano sempre
fondamentali, con una speciale attenzione al #riuso
di particolari edifici esistenti, in cui la progettazione
degli interni-esterni gioca un nuovo ruolo, oltre
gli stessi manufatti-contenitori5. E dove spesso
l’interior design trae dal contenitore di riferimento,
e dai suoi vincoli, spunti per un ripensamento delle
varie tipologie di spazi, rinnovandoli in profondità.
La dimensione dello #sharing come condivisione
dell’esperienza, dei servizi, degli spazi e artefatti
di vario tipo, specchio di una #sharing society all’insegna
di un uso sostenibile, razionale e lungimirante
delle (poche) risorse del pianeta rispetto al numero
(elevato) dei suoi abitanti, può influenzare la
progettazione di tutto il sistema degli spazi interni
alberghieri: il design delle camere, da condividere
eventualmente come negli hostel, ma anche il settore
della ristorazione. Nei ristoranti in particolare si
ace hotel
Universal Design Studio,
London Shoreditch, 2013
La scelta di arredi recuperati nel
quartiere da artigiani e artisti permette
all’ospite di incontrare la comunità,
senza rinunciare al comfort di spazi
multifunzionali. Un lungo tavolo occupa
il piano terra, concepito come uno
spazio pubblico più che come
una tradizionale lobby.
The selection of furnishings unearthed
in the neighbourhood by artists and
artisans enables guests to come into
contact with the community, without
compromising on the comfort of
multi-purpose spaces. A long table
features in the ground-floor communal
area, conceived as a public space rather
than as a customary lobby.
acehotel.com
© ANDREW MEREDITH
2
Sul tema dei design/boutique hotel
sono stati redatti molti testi, si citano in
particolare: Brigitte Fitoussi, Hotel, Tecniche
nuove, Milano 1992; Fulvio Irace,
Dimore Metropolitane, Electa, Milano 1992.
3
I nuovissimi design hostel si stanno
affermando come un trend molto ricercato
da chi si occupa di lifestyle e tendenze;
si veda Jo Ann Greco, ‘Sleep cheap’,
Hospitality Design, maggio 2013,
pp.111-114.
da un lato gli alberghi, tradizionalmente
salvaguardanti il ‘privato’, soprattutto – ma non
solo – attraverso la camera a uso esclusivo dell’ospite
o di suoi familiari o amici deliberatamente scelti;
dall’altro gli ostelli, emblema di un’ospitalità
all’insegna della condivisione con altri, rappresentata
dalla tipologia della ‘camerata’. Se tutto ciò poteva
inizialmente riguardare le strutture più low cost,
il fenomeno si sta rivelando molto più inerente
a target diversi. Emblematici di questo processo, ad
esempio, appaiono i nuovi #boutique hostel, applicazione
alla categoria degli ostelli della tipologia trasversale
dei boutique/design hotel, affermatisi a partire dagli
anni Ottanta del secolo scorso2. Questi nuovi hostel,
infatti, si stanno configurando come le forme di
ospitalità più innovative. L’ostello di design è infatti
una soluzione ospitale che si afferma in relazione a
gruppi di utenti fra loro eterogenei, ma attenti alle
ultime tendenze in fatto di #lifestyle e interior design,
© ANDREW MEREDITH
the pod
Formwerkz, singapore, 2013
Il progetto reinterpreta il ‘pod hotel’
orientale con gusto occidentale,
con capsule più grandi, accesso
più comodo e i rivestimenti in legno.
I contenitori per gli effetti personali
sono integrati nella struttura capsulare,
dotata di piani di appoggio,
appendiabiti e attacchi per la ricarica
dei propri dispostivi tecnologici.
The project intertwines an oriental
‘pod hotel’ with a western personality:
larger capsules, easier access and
interior surfaces in wood. Containers for
personal effects are built into the capsule
structure, which is fitted with worktops,
clothes-hooks and sockets for charging
technological devices.
thepod.sg
4
È il caso, ad esempio, di resort
esclusivi costituiti da suite di grandi
dimensioni collocate in edifici, padiglioni
o ville indipendenti, oppure di piani degli
hotel riservati ad appartamenti-suite.
5
Luciano Crespi, Cambio di prospettiva,
in L. Crespi, Da spazio nasce spazio,
l’interior design nella trasformazione degli
ambienti contemporanei, Postmedia Books,
Milano 2013.
Ottagono 270 05/2014
focus on / 47
photos by Richard John Seymour; courtesy of oma
Ottagono 270 05/2014
© Jérôme Galland
46 / focus on
#alberghi d’arte che, in certi casi, non si limitano
soltanto all’esposizione di opere, magari a rotazione,
o al riallestimento di spazi della struttura da parte
di artisti8, ma anche alla rappresentazione al loro
interno di vere e proprie ‘performance-evento’,
oppure alla possibilità data all’ospite di interagire
direttamente con opere d’arte come nell’Art’otel
ad Amsterdam. L’arte si rivela un altro elemento
di innovazione nel settore ricettivo: la sua dimensione
sta infatti interessando il settore dell’hotellerie
di alta gamma con alberghi che propongono
vere e proprie collezioni di artisti emergenti o
significativi in spazi interni dotati di ogni comfort.
Dal lato opposto, una tendenza più democratica
non solo inserisce oggetti e opere d’arte in spazi
più accessibili, come negli hostel cui si è accennato
photos by Richard John Seymour; courtesy of oma
tradizionale assetto e si relazionano maggiormente
al modello di una zona lounge-living con diverse
soluzioni per sedute e piani di lavoro, e la possibilità
di scegliere zone con diversi livelli di privacy in
funzione delle necessità (lavoro individuale, colloqui,
riunioni,…), come nel 25hours Bikini Hotel a Berlino.
Anche la creazione di #eventi all’interno dell’hotel, con
riferimento a quelli urbani, sta diventando un’altra
tendenza di una #nuova ospitalità, riprendendo
comunque tradizioni ormai consolidate negli ultimi
decenni: non soltanto per attirare ospiti ‘esterni’
all’hotel ma anche per far utilizzare a quelli ‘interni’
il più ampio sistema degli spazi-servizi, e non solo
quelli di accoglienza e b&b (bed and breakfast). Da
questo punto di vista emblematici possono essere gli
NHow Hotel De rotterdam
OMA, rotterdam, 2014
L’hotel riporta nell’ambito dell’ospitalità
i temi della grande scala, a livello di
soluzioni spaziali – in relazione alla città
verticale – e scelta dei materiali. La
camera è separata dal bagno attraverso
un diaframma in vetro riciclato e, in base
alla tipologia scelta, offre differenti punti
di vista sulla città secondo un’idea
di ‘Horizon suite’.
The hotel brings the idea of large scale
to hospitality, in terms of spatial solutions
relating to the ‘vertical’ city and choice
of materials. The bedroom area is split by
the bathroom by means of a recycled glass
wall. Depending on the room type chosen,
it presents different views of the city,
following the ‘Horizon Suite’ idea.
nhow-rotterdam.pr.co
precedentemente, ma si potrebbe spingere su
direzioni più sperimentali, per esempio attraverso
l’ibridazione delle #residenze temporanee rivolte
ad artisti e sviluppate in diverse zone del mondo
con nuove forme di strutture ricettive per offrire
ai #viaggiatori/ospiti nuove opportunità fruitive
ed esperienziali. Sembra, quindi, che nel futuro
l’albergo continuerà a contribuire alla creazione
e affermazione dell’immagine di una città
partecipando alla sua vita pubblica, sia che essa
si svolga in un contesto storicamente strutturato
e consolidato sia che si apra verso nuove dimensioni,
come suggerisce l’ultima realizzazione di Rem
Koolhaas: De Rotterdam, un edificio multifunzionale
e complesso, con al suo interno il Nhow Hotel,
che amplifica lo #sviluppo verticale della città.
photos by Richard John Seymour; courtesy of oma
#lavorare singolarmente o in gruppo, modificano il loro
© Jérôme Galland
6
Aspetto che comunque appartiene
alla tradizione di alcune forme di ricettività
specifica, come gli hotel-villaggio a forte
vocazione ‘pubblico-collettiva’ per favorire
l’interazione fra gli ospiti.
7
Proprio all’insegna di una sempre
maggiore condivisione dei servizi f&b
(food&beverage), si noti ad esempio
l’abolizione in molte strutture ricettive del
room service, se non in contesti particolari
ed esclusivi, così come il tradizionale
mobile-servizio del frigo bar all’interno
delle camere tende o a customizzarsi sulle
reali esigenze degli ospiti o a scomparire
del tutto in funzione di zone self-service.
possono infatti avere grandi tavolate6, oppure
si può assistere alla presenza di zone bar gestite
direttamente dagli ospiti, così come di cucine che
diventano luoghi dove preparare pasti in gruppo o
dove fruire di corsi su misura per specifiche esigenze
enogastronomiche7. Il #processo di condivisione si può
estendere alla dimensione social attraverso l’upload
da parte dell’utenza di proprie immagini o video su
schermi fruibili negli spazi della struttura, e riflette
l’importanza, in tutti questi luoghi, di una #nuova
ospitalità, e di componenti tecnologiche alle diverse
scale (dall’architettura all’interior design, ai servizi),
come ad esempio nel Qbic Hotel di Londra.
Anche spazi ad alta specializzazione e di più difficile
innovazione tipologica, come i piani o le zone
tradizionalmente destinati agli executive, dove poter
© Jérôme Galland
Okko hotel
studio norguet design,
nantes, 2014
Pareti in legno e tessuto definiscono
lo spazio collettivo di soggiorno e pranzo,
particolarmente raccolto. Il tavolo
comune a bancone caratterizza l’area
ristoro, comunicante con la zona giorno,
mentre nelle camere diaframmi creano
suggestivi scorci visivi.
Walls in wood and textiles denote the
communal spaces of the lounge and the
dining room, which is particularly homely.
The shared table is a feature of the eating
area, which connects with the day zone.
Entering the room, the guest has an
interesting view, provided by the partition
defining the bathroom space.
okkohotels.com
8
Come avveniva nei primi art hotel
in Italia. Si ricorda il museo-albergo Atelier
sul mare a Castel di Tusa (Messina)
con interni allestiti da diversi artisti.
Ottagono 270 05/2014
Ottagono 270 05/2014
focus on / 49
© Gerard van Beek
48 / focus on
meditation, reading and study are gradually shrinking
in importance, in favour of other spaces, concentrated
in living area formulas for the home, intended as places
for meeting and sharing many activities and experiences
(play/entertainment, culture, dining, sports, bodycare,
and so on)1. The use of Internet and the #social
networks influences the ways one’s own ‘private’ space
is perceived, and this is opening up ever more
frequently to sharing with others: a ‘public’ of family
members and friends, but also simple acquaintances
included in one’s contact network. This brings,
for instance, a first consequence in those hospitality
facilities that have styled themselves as a #hybrid between
hotels and hostels or halls for university students,
where what is emerging is precisely a new relationship
between hospitality formulas that were previously very
distant from one another: on the one hand, hotels,
© Gerard van Beek
notes:
1
On the subject of ‘rooms’ in historical
and contemporary domestic interiors, see:
Michelle Perrot, Storia delle camere, Sellerio
Editore, Palermo 2011; La stanza, edited by
Gianni Ottolini, Silvana Editoriale, Milan 2010.
Underpinning the hospitality forms and facilities
becoming ever more widespread in recent years is first
and foremost the new relationship between #public and
private in interior spaces. Conventionally, a clear
separation between the two spatial systems has always
been the basis for structuring reception facilities, from
the large hotels frequented by the industrial middle-class
through to the boutique/design hotel experience typical
to the late 20th century. A new public-private
relationship, connected with the communication society
but particularly with the new role of Internet and #social
networks, as mentioned before, is also leading to a
rethinking of the distinction and relationship between
various spatial-functional domains, as is in any case
already occurring in residential accommodation types.
In these latter, the ‘bedroom’ and its century-old
tradition as a place of rest, love, personal care,
© Gerard van Beek
Art’otel
ADP architecten, amsterdam, 2013
L’albergo è situato in un edificio
monumentale di fronte alla stazione
centrale, progettato da Evert Breman
e costruito per la Royal Holland Lloyd NV
nel 1921. Un’installazione interattiva
di ‘art curtain’ su due livelli trasforma
lo spazio del percorso-galleria 5&33
attraverso l’interazione con l’utenza
e le opere di Atelier Van Lieshout.
The hotel is housed in a historic edifice
opposite Amsterdam’s central station.
Designed by architect Evert Breman, it was
built for Royal Holland Lloyd NV in 1921.
The two-storey ‘art curtain’ transforms
the space of the 5&33 gallery/route
through interaction with the user and
the works from Atelier Van Lieshout.
artotels.com
traditionally safeguarding the ‘private’, particularly –
but not only – through bedrooms exclusively for use by
the guest and his or her specifically selected family
members or friends; on the other, hostels, standing for
a hospitality marked by sharing with others and
represented by the ‘dorm’ type. If this initially involved
only low-cost facilities, the approach is now showing
itself as far more inherent to various targets.
Emblematic of this process are, for instance, the new
#boutique hostels, mingling the hostel with the boutique/
desi gn hotel, which initially established itself in the
1980s2. In fact, these new hostels are fashioning
themselves as the most innovative forms of hospitality.
The design hostel is an accommodation solution
successful among various different user groups, but all
nonetheless attentive to the latest trends in #lifestyle
and interior design; people seeking facilities at a lower
price than at design hotels but still comfortable and
with services and ‘experiential menus’. The
accommodation offered is far from that of customary
hostels, marked by anonymity and overpowering
standardization of spaces, furnishings and services1.
The interiors to the new #design hostels3 in many cases
feature evident commitment to introducing an
expressive identity through solutions mixing
contemporary design furnishings and accessories with
#recycled elements, #vintage pieces or works of art in
particularly appealing and welcoming lounge/living
spaces with seating of different types, such as the
facilities in the Generator group, where the hallmark is
a contemporary eclecticism nevertheless firmly rooted
in the local area. Spaces for resting can result in
‘bedroom’ formulas to suit different users (couples,
families, groups of friends...). In cases reworking the
traditional dormitory housing several beds, specific
attention is given to the single bed-block, which can
become, as at the Emanuel Hostel in Split or at The Pod
Hotel in Singapore, a sort of #micro living-space, to ensure
greater privacy and comfort to guests. The resulting
moods seem more informal, sober, democratic and
accessible than the interiors to conventional manystarred hotels. In fact, when compared to the luxury
hotel sector, with facilities catering to a new
international élite (where provision of many services in
a private sphere, or better, tailored to suit the individual
guest’s needs, is presented as a characteristic feature
and one often leading to extremes)4, it should not be
ruled out that this new interaction between public and
private typical to #design hostels may encourage the
appearance of many other hospitality forms catering
qbic hotel
Blacksheep, london, 2013
Gli spazi comuni sono stati studiati per
definire una dimensione neo-domestica
ma a un prezzo accessibile e con una
differente identità rispetto alle stanze,
che sono organizzate intorno a Cubis,
un modulo prefabbricato bianco che
contiene bagno e letto.
The public spaces have been designed
to reveal a neo-domestic dimension,
but at affordable prices and with
a different identity than the rooms, which
are arranged around Cubis: a ready-made
module containing bathroom and bed.
qbichotels.com
2
Many texts have been written on the topic
of design/boutique hotels. Those specifically
referred to are: Brigitte Fitoussi, Hotel,
Tecniche Nuove, Milan 1992; Fulvio Irace,
Dimore Metropolitane, Electa, Milan 1992.
3
The all-new design hostels are spreading
as a popular trend, recognized by lifestyle
trend scouts; see Jo Ann Greco, ‘Sleep
Cheap’, Hospitality Design, May 2013,
pp.111-114.
4
This is the case, for instance, of
exclusive resorts made up of large suites
located in pavilions, detached villas or
separate buildings, or on floors of hotels
set aside for suite-apartments.
Ottagono 270 05/2014
Ottagono 270 05/2014
focus on / 51
London. High-specialization spaces and those implying
greater obstacles in innovation, such as the floors or
areas customarily set aside to executives, where being able
to #work alone or in groups is required, are also witnessing a
change in their conventional layout and are increasingly
structured on a lounge-living area with various solutions
for seating and work surfaces, plus the option to choose
zones with different privacy levels to suit need
(individual working, interviews, meetings...), as at
the 25hours Bikini Hotel in Berlin. The creation of #events
within the hotel, with the focus on those in an urban
context, is also becoming a recent #new hospitality
trend, nonetheless picking up on a policy that has
become customary in the last few decades: not only to
attract ‘external’ guests to the hotel but also to enable
© Jere Gruic
the entire system of hospitality interior spaces: in the
design of the bedrooms, which might even be shared,
as in hostels; but also in the catering and eating areas.
In fact, a solution in restaurants is large communal
tables6, or there might be café areas managed directly
by the guests, and likewise kitchens, which can become
places for preparing meals as a group or venues for
tailor-made courses for specific food and/or beverage
purposes7. The #sharing process may also be extended to
the social sphere by users uploading their own images
or videos for viewing on screens in the facilities’ spaces,
and this reflects the importance of a #new hospitality
approach and technological components in various
scales (from architecture to interior design, to services)
in all these places, as for example at the Qbic Hotel in
© Shen Zhonghai
5
Luciano Crespi, ‘Cambio di prospettiva’,
in L. Crespi, Da spazio nasce spazio, l’interior
design nella trasformazione degli ambienti
contemporanei, Postmedia Books, Milan
2013.
6
An aspect that nevertheless belongs to
the tradition of certain reception facility types,
such as hotel-villages with a strong ‘public/
group’ slant to encourage guests to mix.
7
Regarding greater sharing of food and
beverage services, note, for example, the
abolishing of room service by many hotels,
except in specific or exclusive contexts, and
likewise the customary mini-bar unit/fridge in
bedrooms tends either to be customized to
the guests’ real needs or entirely disappears,
in favour of self-service areas.
to ever larger numbers of travellers around the world.
Factors that always emerge as essential are context,
place and the town/city neighbourhood the facilities are
located in, with particular attention to the #re-use of
unusual existing edifices, where design of the interiors/
exteriors plays a new role, going beyond the shell/
building itself5. And where the interior design often
draws on the reference ‘container’ and its restraints to
generate ideas for a rethinking of the various types of
spaces, significantly overhauling them. The dimension
of #sharing, regarding experience, services, spaces and
objects of various types, reflects a #sharing society pivoting
on the sustainable, rational and far-sighted use of the
planet’s (few) resources in relation to its (high) number
of inhabitants. This attitude can also influence design in
© Shen Zhonghai
penta hotel Kowloon
Neri & Hu, Hong Kong, 2013
Accanto alle tradizionali tipologie di spazi
interni alberghieri, i percorsi orizzontali
e verticali acquisiscono in questo
progetto nuova rilevanza e delineano
nuove logiche di collegamento tra lounge
e percorsi distributivi. Nelle camere,
grandi serramenti vetrati separano
la zona living dall’area notte.
When compared to customary hotel interior
layouts, the horizontal and vertical routes
take on new meaning in this project and
define a new logic of relation between
the lounge and the distributing spaces.
In the private area, broad glass partitions
divide the day from the night zone.
pentahotels.com
© Jere Gruic
© Shen Zhonghai
50 / focus on
the ‘in-house’ ones to make use of the broadest range
of spaces/services, and not just those for reception,
sleeping and breakfasting. From this standpoint,
#art hotels can be considered emblematic. In certain cases,
these do not limit their approach to displaying artworks,
perhaps on a rotational basis, or to having artists8 create
installations or dress spaces, but also stage authentic
‘performance-events’ on the premises, or the guest
might be offered the scope to directly interact with the
artworks, as at the Art’otel in Amsterdam. Art has shown
itself as another element of innovation in hospitality: it
is in fact of interest in the luxury hotellerie sector, with
hotels displaying extensive collections by emerging or
established artists, with works housed in interior spaces
featuring every comfort. By contrast, a more democratic
trend sees artworks included not only in more accessible
spaces, such as the hostels previously mentions, but also
venturing in more experimental directions. One example
is the hybrid nature of #temporary residences catering
to artists and developed in various parts of the world,
where new forms of accommodation facilities are
conceived to offer the #travellers/guests new
opportunities and experiences. Hence it seems that
hotels will, in the future, go on contributing to the
creation and confirmation of the image of a town or city
by taking part in its public life, whether this be in
consolidated and structured historical contexts or
as an openness to new dimensions, as suggested by
Rem Koolhaas’s most recently built project:
De Rotterdam – a multi-purpose and complex edifice
also housing the Nhow Hotel, which amplifies the
#vertical development of the city. ©riproduzione riservata
emanuel hostel
lana vitas gruic (atom design),
split, 2013
L’ostello, realizzato all’interno di un
edificio del 1930, ospita due stanze
e 15 letti. Lo stile eclettico mescola
design contemporaneo e arredi anni
Cinquanta e Sessanta, mentre la grafica
sulle pareti si ispira a temi legati alla città
e alla religione cristiana, proposti nelle
sfumature del blu e in colori pastello.
A run-down apartment in a 1930s building
has been converted into a modern hostel
with two rooms and 15 beds. The eclectic
style is a blend of contemporary lines, plus
chairs and accessories from the 1950s and
1960s; on the walls, pictures of Split and
Christian images, with blue as the dominant
colour, and orange, yellow and green.
8
As happened at Italy’s first art hotels.
Specifically mentioned is the Atelier sul Mare
museum-hotel at Castel di Tusa (Messina),
with interiors created by various artists.
Ottagono 270 05/2014
focus on / 53
‘Interweaving’ a hotel with local qualities has two
effects: guests already experience their travel
destination when they first step into the hotel,
but also – and better – they meet local
inhabitants, since an inspiring and connected
place also attracts the local scene.
Can the design of new hospitality facilities,
and particularly their interior design, ‘enrich’
or ‘deny’ globalization, as regards its more
negative aspects such as the cultural or
behavioural standardization involving different
contexts worldwide?
Travelling historically involves analysis of a new
place, culture and civilization. So, in my view, a
standardized hotel chain always displaying the
same interior – wherever you are in the world – is
a tragic aspect of globalization. I believe that as
long as hospitality has a very local touch, story
and ambient, the traveller will like it and feel
enriched in terms of civilization. The ‘urban jungle’
Designer, fondatore di Studio
Aisslinger, Berlino/Designer,
founder of Studio Aisslinger, Berlin
25hours Hotel Bikini, Studio Aisslinger,
Berlino, 2013. Sopra. Gli imbottiti della
serie Bikini Island prodotti da Moroso,
presenti nella lounge.
25hours Hotel Bikini, Studio Aisslinger,
Berlin, 2013. Above. The Bikini Island
upholstered range made by Moroso are
in the lounge.
What role do hotels play in contemporary cities?
How can they contribute to changing a city’s
image?
Hotels are like all other permanently evolving
businesses, and so it’s always a challenge to work
as a sort of forerunner in certain design and
architecture areas. Most hotels around the world
are attractively designed nowadays, so good
design is a kind of global standard, and no longer
extraordinary or outstanding. For me it’s clear that
a hotel in an urban context nowadays demands
more content and storytelling, as well as – most
importantly – connecting guests with the city.
© 25hours/studio aisslinger
Werner
Aisslinger
più negativi della standardizzazione culturale
e comportamentale, che coinvolge contesti
differenti a livello mondiale?
Il viaggio ha storicamente significato la scoperta
di un luogo, di una cultura e di una civiltà
nuovi; per questo, secondo me, una catena
alberghiera standardizzata, connotata
dallo stesso arredo d’interni in tutto il mondo,
rappresenta un aspetto critico della
globalizzazione. Penso che finché l’ospitalità
avrà un’impronta, una storia e un’atmosfera
veramente locali, il turista saprà apprezzarla e
si sentirà arricchito culturalmente. Il tema della
‘urban jungle’ ideato per il progetto del Bikini
Hotel (parte del gruppo alberghiero 25hours)
rifletteva molto bene il contesto tipicamente
berlinese per diverse ragioni: la prima è che
non lontano dall’hotel, nella Berlino degli anni
Settanta e Ottanta, c’era il famoso nightclub
‘Dschungel’ (=giungla) e, inoltre, dietro il
fabbricato dell’hotel, visibile dalle sue stanze, c’è
il famoso Zoo di Berlino, con animali e fiori esotici.
In che modo la comunicazione ha cambiato
il modo di progettare le strutture ricettive
e di organizzare il sistema degli spazi/servizi?
Non penso che la progettazione di hotel
sia davvero influenzata dai nuovi sistemi
Sopra, a sinistra. I corridoi che
portano alle camere identificate con
numeri-neon e, a destra, il Monkey Bar,
che si affaccia sulla ‘urban jungle’ dello
zoo cittadino./Above, left. Passages and
rooms with neon numbers, and, right,
the Monkey Bar, overlooking the ‘urban
jungle’ of the city’s zoo.
© 25hours/studio aisslinger
© 25hours/studio aisslinger
intervista a/interview with
Qual è il ruolo degli hotel nelle città
contemporanee? Come possono contribuire
a cambiare l’immagine di una città?
Gli hotel, al pari di tutte le attività commerciali,
sono in costante evoluzione e la sfida è data
dal loro essere – in un certo qual modo –
anticipatori di determinati ambiti di architettura
e design. La maggior parte degli hotel nel mondo
è oggi ben disegnata e il livello dei progetti è tale
da rappresentare quasi uno standard globale
e non più un qualcosa di straordinario
o particolare. È chiaro che un albergo inserito
in un contesto urbano ha oggi bisogno di
maggiori contenuti, di raccontare una storia e,
cosa più importante, di fungere da trait d’union
tra l’ospite e la città. ‘Connettere’ un hotel con
le peculiarità del contesto ha due conseguenze:
l’ospite vive quella che è la meta del suo viaggio
già nel momento in cui entra nell’hotel e,
aspetto ancora più importante, incontra le
persone del posto, perché un ambiente
stimolante e ben inserito funge da polo
di attrazione anche sulla scena locale.
La progettazione di nuove strutture ricettive,
con particolare riferimento all’interior design,
può ‘arricchire’ o ‘smentire’ il processo di
globalizzazione per quanto riguarda gli aspetti
di prenotazione on line o dai social network usati
sia dai viaggiatori sia dal gruppo alberghiero, ma
dal momento che gli ospiti usano sempre di più
tablet e smartphone, i progettisti devono
prevedere per gli interni aree e spazi attrezzati
con sedute, zone più private e aree condivise
cablate, per comunicare da remoto senza
problemi di alimentazione, ovunque ci si trovi.
Quali strategie deve adottare un progettista
in relazione ad arredi, materiali e servizi,
per rispondere alle necessità di persone
con stili di vita differenti?
I turisti di oggi sono attenti a viaggiare con
bagagli ridotti, pensano al proprio benessere
e al ‘life balance’ e a essere il più possibile
flessibili quando sono fuori casa. I progettisti
sono chiamati quindi riconsiderare il modo di
organizzare le stanze: meno spazio per riporre
gli abiti e più per beauty case, sale da bagno,
sound system con Bluetooth, ‘materiali
autentici’– soprattutto se di provenienza
locale – e city bike da noleggiare.
© 25hours/studio aisslinger
Ottagono 270 05/2014
© 25hours/studio aisslinger
52 / focus on
theme for the 25hours Bikini Hotel project was a
very local and Berlin-oriented design story for
several reasons: not far from the hotel stood the
famous Berlin nightclub ‘Dschungel’ (=jungle) in
the 1970s and 1980s; while behind the hotel,
and visible from the hotel rooms, is the renowned
Berlin Zoo, with all its exotic animals and flora.
How has communication changed the design of
hospitality facilities and the spaces/services
structure?
The design is not really influenced by new online
booking systems or social networks used by
either the guest or the hotel company. Yet as
guests spend more time with their tablets or
smartphones, designers have to create interior
areas and spaces with adequate seating
landscapes, corners and zones for remote use
of communication devices, with power supplied
wherever the guest is.
What design strategies can a designer use
when focusing on furnishings, materials and
services, in order to respond to the needs of
people with such different lifestyles?
Travellers nowadays are much more concerned
about minimum luggage, wellness and
life-balance as well as maximum flexibility while
travelling. Designers therefore have to change
their evaluation of rooms: less storage for
clothes, more space for toilet bags, bigger
bathrooms, sound systems with Bluetooth,
authentic materials – better if local-sourced
– and city-bicycles to rent. © riproduzione riservata
54 / focus on
Ottagono 270 05/2014
Ottagono 270 05/2014
focus on / 55
Schema delle funzioni e delle azioni
ospitate all’interno di una camera
tipo, in una struttura ricettiva
esistente del gruppo UNA Hotels
& Resorts./Diagram summarizing
the functions and actions included
within the room type for existing
hospitality facilities belonging to
the UNA Hotels & Resorts group.
Grampa Gianluca
HD4 guestroom. Terapie progettuali
di alta qualità per camere d’albergo
rivolte a un’utenza ampliata / HD4
guestroom. Quality design therapies
for hotel rooms to accommodate a
broader user group.
carlo fossati
Consulente nel turismo, Presidente
del Consorzio Turistico Milano
Consultant for tourism, President
of Consorzio Turistico Milano
© Starwood Hotels & Resorts Worldwide
© Starwood Hotels & Resorts Worldwide
Nel settore globale del turismo, in relazione
alle nuove offerte di ospitalità, quali sono le
principali dinamiche economiche e di consumo
che orientano le grandi catene internazionali?
È facile affermare che il turismo è sempre più
esperienziale. Chi opera in questo settore e crede
di essere un semplice prestatore di servizio (e non
è raro trovare chi ancora la pensa così) è destinato
a incontrare molte difficoltà. Fare turismo oggi,
nell’epoca dei social network e delle community,
significa essenzialmente mettere in scena delle
esperienze, coerenti con la vocazione della
propria offerta e con le attese del segmento
di clientela al quale ci si rivolge. Gioca quindi
un ruolo fondamentale la dimensione dello
‘story-telling’, inteso come il far vivere all’ospite
esperienze uniche che gli permettano
Alcune immagini di alberghi della
catena Aloft (gruppo Starwood).
A destra. Nella zona living tipologie
diverse di sedute offrono differenti
modalità di fruizione in uno spazio
globalmente condiviso, caratterizzato
dall’impiantistica a vista. Per
contenere i costi di gestione si
utilizzano servizi di ristoro self
service in loco, disponibili 24h.
Photos of several hotels of the Aloft
chain (Starwood group). Right. The living
area features various seating types,
offering different ways to use a shared
space, marked by systems intentionally
on show. Management costs are curbed
by providing 24-hour self-service food
and beverage facilities.
Relatore/Supervisor
Prof. Francesco Scullica;
© Starwood Hotels & Resorts Worldwide
intervista a/interview with
di riconoscere il lifestyle, la community appunto,
di cui fanno parte.
Quali casi studio o nuovi format significativi
si possono annoverare?
Ad esempio il brand Aloft che, con le sue 140
strutture nel mondo, promuove all’interno del
gruppo Starwood un nuovo concept di ospitalità.
Lo stile è tecnologico ed elegante e le stanze
open-space – tipo loft – sono proposte a prezzi
accessibili, creando un nuovo segmento di
mercato che ha sbaragliato molti competitor.
L’offerta si caratterizza per l’estrema possibilità
di personalizzazione e accessibilità economica.
Come appare la situazione italiana anche
in relazione a Expo 2015?
Il turismo viene percepito come uno dei settori
dell’evento Expo con ricaduta più positiva
e rilevante, ed è evidente come per l’Italia
rappresenti un’occasione irripetibile. Vantaggi
arriveranno in termini di visibilità internazionale,
di attrazione di investimenti e realizzazione
di infrastrutture.
Regarding the global tourism sector, in terms of
new hospitality proposals, what would you say
were the dominant economic and consumer
dynamics guiding the large international chains?
It’s easy to state that tourism is increasingly
experiential. All those who operate in this sector and
see themselves as simple service providers (it’s not
rare to come across people who still think this way)
are destined to come up against many difficulties.
Making tourism work today, in the era of social
networks and communities, essentially means
organizing and showcasing experiences, while
also making these match the real product offered
and the expectations of the clientele they cater to.
Thus a fundamental role is played by ‘story-telling’,
in the sense of enabling guests to taste unique
experiences allowing them to identify in these the
lifestyle – the community – they belong to.
Which case studies or significant new formats
would you highlight?
The Aloft brand, for example: with 140 structures
worldwide, it offers, as part of the Starwood group,
a new concept of hospitality. Their style is
technological and elegant, and the open-space
rooms – like loft apartments – are proposed at
accessible prices, creating a new market segment
that has beaten many competitors. Their product is
characterized by its great scope for personalization
and economic affordability.
How is the Italian situation looking, also in
relation to Expo 2015?
Tourism is perceived as one of the Expo event
sectors with the most positive and influential
effects, and it’s obvious that it stands as a unique
opportunity for Italy. Advantages will come in terms
of international visibility, investment attraction and
infrastructure creation. © riproduzione riservata
Correlatore /Co-supervisor
Arch. Giovanni Del Zanna.
Tesi di Laurea Magistrale in Interior
Design, Politecnico di Milano, in
collaborazione con il corso di studi
in Terapia Occupazionale, Facoltà
di Medicina dell’Università Statale di
Milano, 2013./Master’s degree thesis
in Interior Design, Milan Polytechnic,
in conjunction with the course in
Occupational Therapy, Faculty of
Medicine, University of Milan, 2013.
L’albergo
per tutti
Hotels for all
maria rosanna fossati
Executive Ph.D. in Design, Politecnico
di Milano, consulente per l’accessibilità
PhD Executive in Design, Milan Polytechnic,
accessibility consultant
Ancora di scarsa attenzione, nonostante la vastità
delle problematiche inerenti e le implicazioni
progettuali connesse, è il tema della progettazione
di strutture ricettive in grado di rispondere alle
esigenze di un’utenza ampliata, oltre i tradizionali
diktat normativi: l’obiettivo di trovare adeguate
soluzioni per un’utenza ‘reale’ delle forme di
ospitalità, al di là dei parametri socio-economici
individuanti i diversi target di riferimento,
non appare soddisfatto pienamente in maniera
diffusa in tutto il globo, con l’eccezione forse
di alcuni contesti quali Nord America e
Nord Europa, e si pone però fortemente alla base
di una ‘nuova ospitalità’ . Il turismo accessibile
rimane così un miraggio che non trova riscontro
né nelle infrastrutture per la mobilità, né nella
progettazione delle strutture ricettive. Ecco allora
che diventa auspicabile – anzi, necessaria –
la creazione di una ‘nuova ecologia’ nella mente
dei progettisti. Di fatto, il processo attuale di
creazione degli spazi e dei servizi vede designer
e architetti creare concept, schizzi, moodboard,
quindi disegni definitivi ed esecutivi. Nel contesto
italiano, solo successivamente si procede
a verificare il DM 236/89, da cui vengono copiate
soluzioni marginali e obsolete per garantire
l’accesso e l’utilizzo degli spazi strettamente
necessari. Un approccio socialmente ecologico,
invece, dovrebbe essere ‘cucito’ adeguatamente
e con naturalezza sui reali utilizzatori finali della
struttura e confrontarsi con il maggior numero
possibile degli spazi e delle funzioni-esperienze
proposte dalla struttura ricettiva. L’accessibilità
nasce quindi necessariamente in fase di concept
(atmosfere da creare, azioni da compiere in
relazione a spazi e servizi, …) e dovrebbe
confrontarsi con le varie tipologie di utenti finali,
da schematizzare – a titolo esemplificativo – in
maniera simile: cultura di provenienza, condizione
fisiologica (momento della vita), eventuali
condizioni patologiche temporanee o permanenti,
presenza di disabilità, e via dicendo. Consideriamo
anche che, in quanto professionisti, vediamo
il nostro mestiere come una disciplina
multidimensionale in grado di rispondere
e confrontarsi con i fenomeni della società
contemporanea; progettiamo contenitori di
relazioni sociali e quindi esperienze. Appare
evidente come la dimensione intellettuale delle
persone ne sia coinvolta, tanto da riconoscersi in
alcuni spazi piuttosto che in altri. Se si applica
questo concetto, lo spazio come specchio
dell’identità, quale progettista agirebbe in modo
da restituire implicitamente concetti come
l’esclusione sociale, la stigmatizzazione,
l’ospedalizzazione e la malattia?
Despite the vast nature of its inherent problems
and the related planning implications, scarce
attention is still given to the design of reception
amenities capable of responding to the needs of
an extended users group, besides the conventional
regulatory dictates: the goal of pinpointing
appropriate solutions for the ‘real’ users of the
hospitality sector, going beyond the social and
economic parameters identifying the different
target guests, does not seem fully answered in a
widespread and satisfactory manner worldwide.
There are exceptions to this observation, perhaps
in such contexts as North America and North
Europe, which nevertheless stands firmly as the
foundations to a ‘new hospitality’ . Thus accessible
tourism remains a mirage that finds no tangible
presence in mobility infrastructures or in the
design of hospitality facilities. And so it is hoped –
necessary even – that a ‘new ecology’ might come
to the forefront in designers’ minds. In practice, the
current process of creating spaces and services
sees designers and architects come up first with
concepts, sketches and mood-boards, which are
then followed through with final and executive
drawings. In the Italian context, only at a later date
are the DM 236/89 regulations consulted, often
with the integration of copied marginal and obsolete
solutions to ensure the absolute minimum in space
access and use. Instead, a socially ecological
approach should be adequately and naturally
‘tailored’ to the premises’ real end users and should
embrace as many as possible of the spaces and
experiences/functions offered by the hospitality
facilities. Accessibility therefore necessarily
emerges during the concept stage (atmospheres to
create, action to take regarding spaces and services,
etc.) and should consider the various types of end
user, to be schematized – by way of example – into
categories: culture of origin, physical condition
(phase of life), possible temporary or permanent
illnesses, disabilities, and so forth. It should also
be considered that, as professionals, we view our
trade as a multi-dimension practice capable of
responding to trends in contemporary society; we
design ‘containers’ for social relations and therefore
experiences. Thus it becomes evident that a person’s
intellectual sphere is also involved, to the extent that
individuals recognize themselves in certain spaces
rather than others. If this concept is applied – space
as a mirror to identity – what designer would act in
such a way as to implicitly supply concepts marked
by social exclusion, stigmatization, hospitalization
or illness? © riproduzione riservata
Ospitalità
pop-up
per eventi
Pop-up hospitality for events
Nella città contemporanea assistiamo al
diffondersi di eventi molto differenti tra loro oltre
che per i temi affrontati anche per tempi e processi
di realizzazione. Festival culturali e fiere tematiche
si susseguono a manifestazioni politiche ed eventi
sportivi, accomunati da un forte impatto sulla città
in termini di trasformazioni, temporanee o durevoli,
e riverbero mondiale, così come di partecipazione
di pubblico locale o attratto dall’evento stesso.
Accogliere un crescente numero di temporary user
richiede alla città la capacità di adeguarsi e
rispondere alla richiesta di servizi pubblici
focus on / 57
approccio sostenibile alla progettazione, riducendo
significativamente l’impatto sul contesto urbano e
possono essere considerate una risposta attenta
che apre una nuova dimensione progettuale,
ampliando il campo d’indagine dell’ospitalità
per sperimentarne tutte le potenzialità.
We’re witnessing the spread in contemporary towns
and cities of events that vary greatly not only from
one another but also in the topics dealt with, and
their process and creation timescales. Cultural
festivals and themed fairs unfurl in succession
from political demonstrations and sports meets,
all sharing the factor of having a strong impact on
their urban context regarding long- or short-term
transformation and worldwide reverberation, in that
they attract a local public or attendees from further
afield. Welcoming a growing number of temporary
users requires the town or city in question to have
the capacity to adapt and respond to the demand
for better public services and new spaces. Facilities
for accommodating visitors (info-points, cafés,
restaurants and meeting places) are all essential
in providing new quality in the sharing
of experiences and the perception of the urban,
oscillating constantly between global and local.
The hospitality system answers these new needs
by strengthening and expanding the network of
reception facilities present in an area, through the
opening of new hotels in strategic points in the city,
but also by developing new hospitality formats
offering hybrid solutions, such as low-cost hotels
and design hostels. In response to the steady visitor
flow, the urban hospitality system is discovering
collapsible and reversible solutions as the
experimentation field for the relational dynamics
between event, urban venue and its users. Becoming
ever more popular in Europe are urban camping and
pop-up architecture units positioned in open spaces,
and likewise temporary projects in disused buildings
with the scope to accommodate a new generation
of globetrotters through inexpensive solutions; an
aware generation seeking real contact with the local
context, also from a perspective of sharing spaces/
© SH Luftfoto
potenziati e di nuovi spazi. Strutture destinate
all’accoglienza dei visitatori (infopoint, caffè e
ristoranti, luoghi di incontro) sono fondamentali
per fornire una nuova qualità nella condivisione
di esperienze e nella percezione della realtà urbana,
sempre tra dimensione globale e locale. Il sistema
dell’ospitalità risponde a queste nuove esigenze
consolidando e ampliando la rete di strutture
ricettive presenti sul territorio attraverso l’apertura
di nuovi alberghi in punti strategici della città,
ma anche sviluppando nuovi format ospitali per
soluzioni ibride, quali low cost hotel e design hostel.
Per rispondere all’aumento continuo dei flussi
di visitatori, il sistema dell’ospitalità urbana
sta scoprendo soluzioni provvisorie, smontabili
e reversibili come ambito di sperimentazione di
dinamiche di relazione tra evento, spazio urbano
allestito e suoi fruitori. In Europa si diffondono
sempre più sia urban camping e architetture
pop-up posizionate in spazi aperti, sia allestimenti
temporanei in edifici inutilizzati in grado di
accogliere con soluzioni economiche una nuova
generazione di globetrotter, consapevoli e
desiderosi di incontrare realmente la dimensione
locale, in un’ottica di condivisione di spazi-serviziesperienze e arricchimento personale. Con tempi
brevi di realizzazione, queste soluzioni permettono
di ospitare per periodi contenuti i turisti in contesti
urbani, riutilizzandoli e attivando trasformazioni
percettive di brani di città spesso dimenticati dagli
abitanti stessi, come dimostrato negli ultimi anni
dalle realizzazioni di esterni per il Public Design
Festival a Milano. I materiali necessari per
attrezzare questi spazi sono tendenzialmente
elementi leggeri, in alcuni casi recuperati e
riutilizzabili, che permettono alti livelli di flessibilità
nell’articolazione di spazi privati per il riposo e la
cura della persona con spazi collettivi per l’incontro
e il ristoro. Al termine dell’evento è possibile
smontare e riciclare i materiali utilizzati, riportando
lo spazio alle condizioni ‘fisiche’ iniziali, ma
arricchendolo di nuovi valori semantici. Queste
realizzazioni temporanee rappresentano un
Ottagono 270 05/2014
© Delfino Sisto Legnani
Ottagono 270 05/2014
© Sébastien Normand
56 / focus on
Ph.D. Candidate in Architettura degli interni
e Allestimento, Politecnico di Milano
PhD Candidate in Interior Architecture
and Exhibition Design, Milan Polytechnic
© Sébastien Normand
elena elgani
In apertura. Hexa Structures presso
Yes We Camp, BC studies con Michael
Lefeber, Marsiglia-Capitale Europea della
Cultura 2013. Sopra. Roskilde Festival,
Danimarca (2013). A destra. Public
Design Festival, Milano, esterni, 2011.
Opening page. Hexa Structures on Yes We
Camp, BC studies with Michael Lefeber,
Marseille-European Capital of Culture
2013. Above. Roskilde Festival, Denmark
(2013). Right. Public Design Festival,
Milan, esterni, 2011. yeswecamp.org;
bc-as.org; roskilde-festival.dk;
publicdesignfestival.org
services/experiences and personal enrichment.
The short implementation times mean these
solutions enable tourists to be accommodated for
limited periods in urban contexts. They are re-used,
activating perceptive change in parts of the city that
have often been forgotten by the local inhabitants
themselves, as illustrated in recent years by the
project Public Design Festival in Milan by esterni.
The materials needed to fit these out tend to be
light – and in some cases recycled or re-usable –
to enable high levels of flexibility in shaping the
private spaces for rest and personal care and the
collective ones for meeting, eating and drinking.
Once the event is over, the materials can be
dismantled and recycled, returning the space to
its initial ‘physical’ condition, while enhancing it
with new semantic worth. These temporary
creations stand as a sustainable approach to
design, significantly reducing the impact on the
urban context, and can be considered as a careful
answer opening up a new design dimension,
expanding hospitality’s field of investigation to
fully experiment with its potential.
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La nuova ospitalità_copyright Ottagono 270 maggio