R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Romanzo Azzurro
2008 - IL RIGORE MALEDETTO
Della stessa collana
2004 - IL GRANDE BISCOTTO
2006 - IL CIELO È AZZURRO SOP RA BERLINO
2010 - LA COREA AFRICANA
2012 – LA STORIA SIAMO NOI
Ideazione e coordinamento editoriale: Stef ano Tamburini
Copertina e progetto grafico: Federico Deidda
Realizzazione tecnica: Fabio Di Donna
Con il contributo di: Luca B asile, Valentino B eccari, Alessandro B ernini,
Angelo B onacossa, Marco Camplone, Lucio Caracciolo, Rocco Coletti,
Stef ano Edel, G igi Furini, G iuseppe G alli, Antonio Ledà, Roy Lepore,
Pietro Oleotto, Carlo Pecoraro, Davide Portioli
Foto: Archivio Corbis e La Presse
Finegil Editoriale Spa
Direttore Editoriale: Luigi Vicinanza
© Gruppo Editoriale L’ Espresso, via Cristoforo Colombo, 98 - 00147 Roma
Tutti i diritti di Copyright sono riservati. Ogni violazione sarà perseguita a
termini di legge
Finito di realizzare il 10 maggio 2013
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Romanzo azzurro
la nazionale di calcio e gli ultimi dieci anni
di sfide europee e mondiali
2008
Il rigore maledetto
a cura di
S tefano Tamburini
In questo eBook troverete, fra gli altri, alcuni articoli scritti da Angelo
Bonacossa, un collega della “Provincia Pavese” che non è più fra noi.
Angelo manca tanto a chi gli ha voluto bene, ai suoi colleghi di tutti i giorni
e anche a tutti quelli che, come me, lo hanno avuto come compagno di
viaggio durante alcune di queste grandi manifestazioni sportive. Far
rivivere alcuni dei suoi scritti è un modo per ringraziarlo per la sua opera e
per la sua allegria un po’ gioiosa e un po’ burbera, una cosa tutta sua che
in quei giorni era anche un po’ nostra. Una bella compagnia. Per tutto
questo non ho fatto in tempo a dirgli grazie, lo faccio adesso anche a nome
di tutti i colleghi che hanno partecipato a queste avventure giornalistiche e
che hanno conosciuto e apprezzato Angelo. (s.t.)
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INTRODUZIONE
Il disastro Abete
e l’ombra di Lippi
N
on si può certo dire che fu fatto di tutto per mettere
a suo agio il ct Roberto Donadoni, per il quale era già
pesante dover raccogliere l’eredità di un ct campione
del M ondo e tentare un bis M ondiale-Europeo riuscito fino ad
allora solo alla Francia nel 2000. Il presidente della
Federcalcio, Giancarlo Abete, non aveva molto in simpatia
quel ct che non aveva scelto, ereditato da una gestione
commissariale molto distante da lui e che gli aveva lasciato un
mondo solo in parte e in apparenza risanato e del quale Abete
non rappresentava e non rappresenta certo il nuovo. Va detto,
questo, per ricordare il clima in cui l’Italia del calcio si trovò
ad affrontare un’avventura che – sia pur con qualche difficoltà
iniziale – avrebbe comunque potuto regalare qualcosa di ben
diverso da un’uscita di scena ai quarti di finale.
Grazie a un calcio di rigore sbagliato in più dei rivali, l’Italia fu
eliminata dalla Spagna che poi vinse il primo di un trittico di
meravigliosi trofei (Europeo 2008, M ondiale 2010 ed Europeo
2012). Un soffio di vento o giù di lì: gli spagnoli ancora
ringraziano quel rigore, ben rendendosi conto che senza quel
successo in terra austriaca (l’altra metà del torneo si giocò in
Svizzera) anche i loro trionfi successivi non è detto che ci
sarebbero stati. Da quel giorno la Spagna ebbe la
consapevolezza della sua forza, l’Italia invece si spense.
La Federcalcio – un po’ per scarso riguardo verso un ct che
non amava, un po’ per reale dilettantismo – organizzò il ritiro
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in Austria con le partite della prima fase che si svolgevano
tutte in Svizzera. Ovviamente fu l’unica a impegnarsi in
dispendiosi viaggi di andata e ritorno, le altre nazionali si
guardarono bene dall’organizzare una serie di tour fantozziani
come quello azzurro. M a la Figc andò ben oltre, arrivando fino
all’immediata vigilia dell’Europeo tenendo in piedi
l’incertezza sul futuro del ct. In realtà, Giancarlo Abete aveva
già pronto l’accordo con M arcello Lippi. Il ct campione del
mondo si era stancato di fare il pensionato e aveva fatto di
tutto per tornare, solo che nessuno lo aveva mai detto a
Donadoni, anche se era un segreto meno custodito di quello di
Pulcinella. A complicare il quadro, il finto contratto portato a
far firmare in tutta fretta a Donadoni nel ritiro austriaco a
ridosso del debutto contro l’Olanda. Un contratto che non
valeva niente, che di fatto era carta straccia – come poi
effettivamente si è rivelato – tanto per gettare un po’ di fumo
negli occhi.
Ecco, in un contesto simile sarebbe stato difficile muoversi
per chiunque. In più c’era il girone di ferro da affrontare:
Olanda, Romania e Francia. Già, i francesi: ancora loro. Quelli
della finale-beffa di Euro 2000, quelli della finale-gioia del
mondiale tedesco del 2006 e quelli del girone di qualificazione
a questo europeo. Da quel girone, alla fine, gli azzurri
riuscirono a cavare le gambe, non senza farsi mancare il solito
finale con timori di biscotto (se l’Olanda, già qualificata,
avesse perso più o meno volutamente l’ultima sfida con la
Romania) e regalandosi una gioiosa vittoria con i cugini di
Francia. Poi, certo, ci fu la Spagna e quel rigore sbagliato da Di
Natale (dopo l’errore di De Rossi che aveva fatto pari con
quello iniziale spagnolo) ma al termine di una sfida contro i
futuri campioni durante la quale avevamo retto il confronto.
Un’uscita di scena tutto sommato onorevole, sia pure ai
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quarti, dopo la quale seguì un altro stucchevole balletto messo
in scena dal solito Abete: niente licenziamento, nessuna critica
aperta e solo dopo qualche giorno l’ufficializzazione
dell’uscita di scena per esaurimento del contratto di
Donadoni, che rifiutò anche una buonuscita che sapeva tanto
di elemosina. E poi via libera al Lippi-bis. Non fu una buona
idea, lo scopriremo purtroppo due anni dopo. (s.t.)
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PRIM A PARTE
Pronti a crederci
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VENERDÌ 30 M AGGIO
Vigilia con la solita
fiducia infinita
L’ultimo test per gli azzurri si svolge allo stadio
Franchi di Firenze, a due passi dal ritiro di
Coverciano. Tutto fila liscio, anche perché di fronte
l’Italia del ct Roberto Donadoni si trova un non
irresistibile Belgio. Finisce 3-1 e in tanti coltivano
qualche ambizione di abbinare il titolo europeo che
manca dal 1968 al meraviglioso mondiale tedesco del
2006. Sotto sotto c’è la mina vagante di una
serpeggiante sfiducia dei vertici federali al
commissario tecnico e una gran voglia – per non dire
di peggio (contatti già avviati) – di riportare Marcello
Lippi sulla panchina azzurra.
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LA SPEDIZIONE AZZURRA. IN PRIMA FILA, SEDUTI, DA SINISTRA:
FABIO QUAGLIARELLA, SALVATORE DI NATALE, ANDREA PIRLO,
FABIO CANNAVARO, MARCO AMELIA, GIGI BUFFON, MORGAN DE
SANTIS, ALESSANDRO DEL PIERO, GENNARO IVAN GATTUSO,
DANIELE DE ROSSI, ANTONIO CASSANO; SECONDA FILA DA
SINISTRA MAURO GERMAN CAMORANESI, SIMONE PERROTTA,
GIOVANNI ANDREINI, RENATO BUSO, GIGI RIVA, ROBERTO
DONADONI, MARIO BORTOLAZZI, IVANO BORDON, GIANLUCA
ZAMBROTTA, RICCARDO MONTOLIVO; IN ALTO DA SINISTRA
ALBERTO AQUILANI, GENNARO BORRIELLO, MASSIMO
AMBROSINI, MARCO MATERAZZI, LUCA TONI, FABIO GROSSO,
CHRISTIAN PANUCCI, ANDREA BARZAGLI, GIORGIO CHELLINI
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Italia, test con sorriso
e prova di tridente da sogno
di Alessandro Bernini (inviato a Firenze)
Un antipasto gustoso, saporito, di quelli che mettono buon
umore non solo allo stomaco. D’accordo, l’avversario era un
Belgio che (sempre a proposito di aperitivi...) aveva un tasso
alcolico pari a quello di un bicchier d’acqua naturale, ma
l’Italia si è regalata una vittoria che fa ben sperare. Non nella
forma, quella contava poco o niente, ma nella sostanza. Perché
le gambe girano, in campo c’è voglia di cercarsi e il 4-3-3
sembra regalare garanzie. Ovvero tutto ciò che cercava il ct
azzurro Roberto Donadoni. Giusto per chiarire di nuovo il
concetto. Regaliamoci un sorriso ma evitate le sviolinate
perché questo Belgio è apparso proprio modesto. Non è un
caso che nel suo girone di qualificazione sia arrivato quinto,
alle spalle di Polonia, Portogallo, Serbia e Finlandia,
concedendo addirittura uno storico pareggio al Kazakistan.
Tridente e novità. Questo match ha comunque dato la
sensazione che Donadoni può andare dritto per la sua strada:
il tridente funziona, ci sono gli equilibri giusti in mezzo e
dietro. Buona anche l’intuizione di piazzare subito tra i
titolari Aquilani al posto di Ambrosini. « Questo ragazzo l’è
come Antognoni», diceva qualche fiorentino in tribuna con una
buona dose di esagerazione. M a è indubbio che Aquilani ha
dimostrato di poter fare il titolare: aperture, tante giocate
semplici e di prima come piace a Donadoni, diversi
inserimenti compreso l’assist per il secondo gol di Di Natale.
L’altra sorpresa di Donadoni è stato l’innesto di Zambrotta a
sinistra al posto di Grosso, col neo milanista abbastanza
bloccato dietro, forse impensierito dai (pochi) guizzi di
Defour che partiva dal centro ma si spostava sempre verso la
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sua corsia.
Totò si nasce. E mentre Del Piero e Cassano si prendono i
titoloni anche solo respirando, Totò Di Natale lascia il segno a
modo suo. L’aveva detto in settimana: «Ammiro i grandi
campioni che abbiamo, ma io ho sempre fatto parlare il
campo». Tutto esatto. Su quella fascia sinistra sembrava una
cavalletta. Velocità doppia rispetto a tutti, una facilità di
puntare a rete che ha finito quasi per ridicolizzare il povero
Hoefkens. Sembrava uno di quei duelli che si vedono nelle
partite tra campioni e nazionale cantanti. Uno più bello
dell’altro i gol. Il primo una sventola al volo di destro su
pennellata di Pirlo, il secondo piattone al giro su assist
perfetto di Aquilani.
Alternative. Piacevole anche la ripresa, segnata dalla
“giostrina” delle sostituzioni(sei) e dal gol di Camoranesi su
assist di Del Piero. Nell’ultima parte l’Italia è un po’ calata,
Borriello si è divorato un gol che due mesi fa avrebbe segnato
anche con la tuta da sci, e il Belgio ha anche segnato il gol della
bandiera con Sonck. Il tutto mentre Del Piero e Cassano si
sbirciavano senza trovare molti palloni giocabili.
Ciao Firenze. Il ritiro si chiude qua. In uno stadio rimasto
mezzo vuoto (da queste partila Nazionale è amata il giusto,
niente di più), che ha applauditole belle giocate degli Azzurri
ma nel quale il livello del volume si è alzato davvero solo per il
coro “chi non salta è bianconero”. Perché a Firenze la Juve
non si dimentica mai.
Adesso due giorni di riposo, poi da lunedì tutti a Baden, in
Austria. E lì altro che il Belgio...
Italia-Belgio 3-1 (primo tempo 2-0)
Italia (primo tempo, 4-3-3): 1 Buffon; 2 Panucci, 5
Cannavaro, 6 Barzagli, 19 Zambrotta; 8 Gattuso, 21 Pirlo, 22
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Aquilani; 16 Camoranesi, 9 Toni, 11 Di Natale
Italia (secondo tempo, 4-3-3): 1 Buffon; 19 Zambrotta, 4
Chiellini, 6 Barzagli, 3 Grosso; 8 Gattuso, 21 Pirlo, 22
Aquilani (30’ Ambrosini); 16 Camoranesi (16’ Cassano), 9
Toni (30’ Borriello), 7 Del Piero.
A disposizione: 14 Amelia, 17 De Sanctis, 23 M aterazzi, 10
De Rossi, 20 Perrotta.
Allenatore: Donadoni.
Belgio (4-5-1): Stijnen; Hoefkens fkens (1’ st Swerts),
Kompany, Vertonghen, Pocognoli; Witsel (25’ st Gillet),
M udingayi (40’ st Huysegems), Simons, Defour (13’ st
M irallas), Fellaini; Dembele (13’ st Sonck).
A disposizione: Renard, De M an, Huysegems, De Roover.
All.: Vandereycken.
Arbitro: Atkinson (Ing)
Marcatori: pt 9’ e 41’ Di Natale; st 4’ Camoranesi, 47’
Sonck.
Note: ammonito Swerts.
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Se la vigilia
è sonnolenta
di Stefano Tamburini
Una vecchia regola non scritta – a proposito delle vigilie delle
grandi spedizione azzurre – recita più o meno così: se non
soffia vento di tempesta è quasi meglio non partire. Insomma,
niente polemiche niente risultato. Le ultime grandi vittorie ai
M ondiali (1982 e 2006) sono infatti state sempre precedute
da spaventosi terremoti con epicentri molto vicini ai centri di
potere pallonari: 26 anni fa si era da poco spenta l’eco dello
scandalo Calcio scommesse e sull’elenco dei convocati grandi
e piccole firme del giornalismo erano concordi, con quelli lì si
sarebbe andati poco lontano; di due anni or sono tutti
ricordano il deflagrare maleodorante di M oggiopoli, le richieste
di dimissioni del ct M arcello Lippi e di degradare capitan
Fabio Cannavaro a riserva o, peggio ancora, a spettatore
pagante. E, per completare l’affresco, anche una Nazionale
partita da Pisa senza troppi slanci da parte dei tifosi.
Quest’anno l’aria che tira è fin troppo sonnolenta. Rispetto al
post-mondiale del 1982 gli azzurri ci hanno risparmiato una
pietosa eliminazione all’Europeo successivo. Anzi, a parte i
comprensibili residui di sbornia trionfale, il ct Roberto
Donadoni ha portato bene in fondo il suo compito, sia pure in
un girone dove giocavano anche i secondi del M ondiale, gli
insopportabili cugini francesi. Insomma, se non fossimo in
Italia la vigilia di questo Europeo sarebbe da affrontare con
ragionevole tranquillità. E invece, sotto la panchina di
Donadoni è pronta a esplodere una mina di proporzioni
gigantesche, piazzata lì non tanto dai tre ct del girone di ferro
(Olanda, Romania, Francia) ma da un presidente federale che
ha dapprima tirato alle lunghe il nodo-contratto per poi
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strappare in extremis una firma che vale quasi zero. Ecco – se
proprio si vuol credere alla regola che vuole una tempesta in
arrivo per trovare la forza di far bene – bisognerà aggrapparsi
all’orgoglio di questo giovane allenatore che il nuovo governo
pallonaro dalle facce antiche non avrebbe voluto vedere in
ritiro a Baden. I suoi detrattori hanno provato a stuzzicarlo
ma anche con la lista dei convocati non è stato possibile far
molto: è poca cosa la rivolta delle vedove di Pippo Inzaghi,
uno che ha giocato molto oltre la fascia, fra panchina e tribuna
anche con Carletto Ancelotti, uno che a Superpippo darebbe
anche le chiavi di casa.
E allora ricordiamoci di quell’abbraccio commosso degli
azzurri al centro del campo di Glasgow, dopo il match-point
qualificazione. Il sogno della magica accoppiata in un’Europa
stregata per i colori azzurri parte da lì. Per una volta si
potrebbe tentare l’impresa anche senza affondare le radici
della speranza fra polemiche, scandali e un pizzico di
malaffare.
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SABATO 31 M AGGIO
Chi in attacco?
Quanti dubbi!
Ormai a ridosso della partenza per il ritiro austriaco
– scelta strana, visto che gli azzurri giocheranno le
prime tre partite in Svizzera – affiorano i tradizionali
dubbi sul moduli scelto dal ct: si vorrebbe partire con
il tridente ma il girone di ferro (Olanda e Francia, ma
anche Romania) consiglia prudenza. Così, adesso, si
tratta di dipanare dubbi su dubbi.
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ALESSANDRO DEL PIERO
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Tridente dei sogni?
Sarà dura
Del Piero-Cassano-Toni insieme:
troppi rischi per Donadoni
di Alessandro Bernini (inviato a Baden)
Tridente sì, ma con equilibrio. D’altronde Donadoni non è
tecnico da equazione tanti attaccanti uguale tanti gol, lui che
tatticamente in campo era un po’ il braccio destro di Sacchi sa
bene quanto certi meccanismi vadano rispettati. Il tridente
però c’è, questa è la prima certezza con cui l’Italia si tuffa
nell’Europeo, e la partita contro il Belgio (pur tra mille
precauzioni per la leggerezza dell’avversario) ha confermato
che il 4-3-3 è il modulo da cui si parte.
Il tutto con un’abbondanza di attaccanti che nessuno può
vantare, anche a livello qualitativo. Cerchiamo allora di capire
quali possono essere le soluzioni possibili per Donadoni.
Toni punto fisso. Negli schemi qui sopra vedete le tre ipotesi
più probabili, che poi sono quelle provate da Donadoni contro
il Belgio. Il punto fisso dell’attacco è Luca Toni: non si può
prescindere da lui, non solo perché fa bene il suo lavoro di
buttarla dentro, ma anche perché nessuno in Europa sa
difendere la palla e far salire la squadra come lui. L’alternativa
è M arco Borriello che però sembra aver perso la magia di un
paio di mesi fa. Colpa delle voci di mercato prima del suo
ritorno al M ilan? Può essere, anche perché parliamo di un
giocatore non giovanissimo (26 anni) ma per la prima volta
circondato da pressioni.
L’equilibrio. Il tridente con cui Donadoni è intenzionato a
partire è composto da Camoranesi-Toni-Di Natale. La qualità
non manca, in più Camoranesi regala equilibrio visto che sa
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fare la fase difensiva. Non è un caso che nel secondo tempo
della sfida contro il Belgio, il ct abbia inserito Del Piero (a
destra) spostando Camoranesi (intoccabile) più indietro a
sinistra, proprio per non spezzare gli equilibri. Con questi
uomini è chiaro che pure il centrocampo può concedersi
qualche licenza, a partire da Aquilani, bravissimo negli
inserimenti. E poi come si fa adesso a togliere Di Natale, uno
che sta giocando tre metri sopra il cielo. No, non avrebbe
proprio nessuna logica.
Due meraviglie. La fantasia del tifoso italiano vola verso il
tridente Del Piero-Toni-Cassano, roba da Luna park del gol.
Anche perché parliamo di due uomini come Del Piero e
Cassano che stanno attraversando un momento di forma
strepitoso e che in ogni momento possono inventare la magia.
M a l’Italia può permettersi questo lusso? Contro il Belgio sì,
contro Romania, Francia e Olanda probabilmente no, ameno
che non ci sia da rimontare. Un tridente del genere infatti
andrebbe supportato da una diga altissima in mezzo al campo,
con i due esterni di difesa Panucci e Zambrotta (o Grosso)
bloccati dietro. A quel punto l’unica fonte di gioco sarebbe
Pirlo. A meno che non si voglia fare come l’Inter di Simoni che
gettava il pallone in avanti, tanto c’era Ronaldo. Dubitiamo
molto che Donadoni apprezzerebbe.
Caso Quagliarella. In questo contesto, Fabio Quagliarella
sembra un salmone in piena campagna. Rischia infatti di
diventare l’alternativa dell’alternativa. D’altra parte mica è
colpa sua (o di Donadoni) se davanti ci sono quattro, cinque
fenomeni. Il Quaglia comunque non si abbatte, dovreste
vederlo che siluri spara al termine di ogni allenamento. Da
disintegrare l’autovelox.
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Mazzarri: così Cassano
è tornato Cassano
«Parliamo tanto, lui ascolta
ma ogni tanto si scorda i consigli...»
di Alessandro Bernini (inviato a Baden)
Chi lo ha visto davanti al televisore, racconta di un Walter
M azzarri sorridente e con gli occhi che tradivano la gioia di chi
sapeva che era un po’ merito suo se quel giocatore talentuoso
d’azzurro vestito stava per ritrovare un posto in Nazionale
alla vigilia di un appuntamento importante come l’Europeo di
Austria e Svizzera. M inuto 16 della ripresa, stadio “Artemio
Franchi” di Firenze: si accende la lavagnetta luminosa del
quarto uomo: esce il numero16 Camoranesi, entra il
numero18. Il numero 18 è Antonio Cassano, genietto disperso
del calcio italiano, rivitalizzato alla Samp dalla cura M azzarri
dopo il periodo oscuro di M adrid.
Etichettare Walter M azzarri come allenatore emergente è
forse riduttivo: basta dare uno sguardo ai suoi risultati per
rendersi conto il palmares è di gran lunga migliore rispetto ad
altri colleghi di fama: «M ai avuto sponsor in vita mia, per
questo vado orgoglioso dei risultati che ottengo», disse il
giorno della promozione in A con il Livorno. Era maggio 2004,
si stava alzando il sipario per la grande avventura di M azzarri
nel teatro della serie A. L’ultimo atto a Genova, sponda
Sampdoria, ed è stata un’altra stagione da mettere in cornice.
È anche merito suo se Antonio Cassano è tornato in
Nazionale, «e sono sicuro che potrà fare ottime cose»,
confida.
Bravo Donadoni. Tipo schietto Walter da San Vincenzo. Se
una merita un elogio glielo fa, altrimenti storce a bocca e
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
magari sceglie il silenzio con una delle sue espressioni
(«Ovvia, su, lasciamo stare...») che rivelano le sue profonde
radici toscane. Ecco perché gli elogi a Donadoni sembrano
tutto fuorché un atto dovuto. «Donadoni è stato bravo a
portare l’Italia agli Europei. Guardate che non era un’impresa
semplice, venivamo dalla vittoria del M ondiale e in questi casi
hai tutto da perdere. Lui si è messo a lavorare a testa bassa,
senza lasciarsi condizionare troppo dai discorsi o dalle
critiche. E ha fatto bene, come dimostrano i risultati ottenuti
sino a oggi». C’è una sottile linea rossa che lega il passato di
M azzarri e Donadoni. Il punto d’incontro delle due rette si
chiama Livorno. «Si vede che è una buona scuola...», sorride.
Certo è che per entrambi i rapporti con il presidente Aldo
Spinelli furono burrascosi: M azzarri conquistò la promozione
in A e fece le valigie il giorno dopo, Donadoni ha fatto tappa
due volte in amaranto, l’ultima nel 2005 con un esonero che
suscitò scalpore, visto che il Livorno era quasi in zona Uefa.
Girone a rischio. È il momento di puntare lo zoom
sull’avventura europea che sta per partire. «Il girone è duro –
confida M azzarri – anche perché ci sono tre squadre di grande
tradizione e una quarta forza come la Romania che può giocare
qualche brutto scherzetto perché ha discrete individualità. La
Francia non ha bisogno di presentazioni, ha giocatori di grande
qualità e forza fisica, ha tradizione, va all’Europeo per
vincere. L’Olanda invece è da sempre squadra che punta
molto sul gioco anche se a volte non concretizza al massimo».
Chance dell’Italia di andare avanti? M azzarri sospira: «È
difficile che l’Italia tradisca ai grandi appuntamenti. I nostri
sono giocatori abituati alle sfide dentro o fuori, sanno come
affrontarle, non temono i grandi palcoscenici. E poi mi sembra
che Donadoni sia stato bravo a creare un gruppo forte, solido,
una squadra con un’anima. E incerti appuntamenti state
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tranquilli che il gruppo fa sempre la differenza».
Inutile cercare di scavare più a fondo, M azzarri fa un passo
indietro. «No, non chiedetemi favorite o outsider, il
campionato mi ha succhiato tutte le energie...», sorride.
Il nuovo Cassano. Da sempre M azzarri punta molto sulla
qualità del gruppo, e ama poco chi rischia di rompere
l’armonia. Immaginiamo la sua faccia quando gli è stata
prospettata l’ipotesi di allenare Cassano. E invece adesso
eccoli lì, baci e abbracci, legatissimi, col barese che finalmente
sembra aver trovato un secondo Fascetti, Eugenio il tecnico di
Viareggio che ha lanciato il Pibe de Bari. «Con Cassano – dice
M azzarri – credo di aver creato un bel rapporto. Quando è
arrivato abbiamo parlato a lungo, gli ho spiegato cosa volevo
da lui, mi ha ascoltato anche se ogni tanto se lo scorda...
Commette ancora qualche errore, però è giovane e noi stiamo
lavorando per metterlo sui binari giusti usando un po’ il
bastone e un po’ la carota». Adesso Cassano si tuffa in questo
Europeo con entusiasmo e la voglia matta di lasciare il segno.
Non partirà come titolare, ma Fantantonio sa bene che il ct è
pronto a gettarlo nella mischia. «Sono sicuro che si farà
apprezzare», sorride M azzarri.
Addio modulo. M azzarri è un perfezionista. Non lascia mai
niente al caso, cura direttamente il rapporto umano con i suoi
giocatori con lunghi colloqui, studia gli avversari nei minimi
particolari, e soprattutto trascorre ore e ore ad aggiornarsi:
«Secondo me la vera novità di quest’ultimo campionato è che
sta scomparendo la logica del modulo. Non ha più senso
parlare di numeri. Adesso dipende quasi tutto dalla fisicità e
dai tempi di gioco. Puoi andare in campo col 3-5-2 o col 4-3-3
ma se poi non sei aggressivo in ogni centimetro del campo, gli
avversari ti divorano». E M azzarri, si sa, non ama mai fare da
vittima.
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DOM ENICA 1° GIUGNO
Domani il volo
per l’Austria
Alla vigilia della partenza per l’Austria, il ct Roberto
Donadoni comincia a dipanare gli ultimi dubbi per la
formazione titolare anche se il finale di stagione del
romanista Alberto Aquilani sta mettendo in crisi le
gerarchie del centrocampo.
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ALBERTO AQUILANI
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Ultimi dubbi
per Donadoni
L’exploit di Aquilani
cambia le gerarchie a centrocampo
di Antonio Ledà (inviato a Baden)
Squadra fatta? Quasi. Se Donadoni sembra non aver più dubbi
in zona gol, con Toni al centro dell’attacco, Camoranesi a
destra e Di Natale a sinistra, qualche piccolo problema resta
negli altri due reparti: centrocampo e difesa. Dettagli, a otto
giorni dal debutto azzurro nella fase finale di Euro 2008 ma
che potrebbero creare qualche fastidio in casa Italia. Un
esempio per tutti: come si può lasciare in panchina Aquilani
dopo il gran finale di campionato? M a soprattutto dopo la più
che convincente prova nell’amichevole col Belgio. Come
rinunciare alla freschezza del giallorosso, alle sue intuizioni,
alla sua capacità di integrarsi con i compagni? Un giocatore
che ha impressionato tutti, tanto da ritagliarsi il ruolo di
possibile sorpresa. Come Cabrini e Pablito in Argentina, come
Totò Schillaci nelle notti magiche dei M ondiali italiani.
C’è però il rovescio della medaglia. Aquilani ha “rubato” il posto
a Daniele De Rossi, altro talento al quale è difficile rinunciare.
Forse impossibile. Donadoni, fermo restando l’attacco a tre
punte, sarà costretto a fare delle scelte e difficilmente lascerà
fuori Gattuso e Pirlo, coppia super affiatata e sulla quale il ct ha
investito molto fin dall’inizio della sua avventura.
Affare fra romanisti. Ecco che la terza maglia di
centrocampo diventa un affare tra i romanisti. Tutt’altro che
semplice da risolvere. In teoria, infatti, Donadoni potrebbe
decidere di schierare un centrocampo a quattro, arretrando
Camoranesi, ma l’impressione è che il mister non abbia
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
intenzione di snaturare la squadra proprio ora. De Rossi e
Aquilani dovranno dunque giocarsela fra loro. M a il discorso
può finire per coinvolgere anche la difesa. Fino a ieri il reparto
sembrava blindato con Buffon trai pali, M aterazzi e
Cannavaro centrali, Zambrotta a sinistra e Panucci e destra.
Oggi M aterazzi e Cannavaro lamentano qualche acciacco
frutto dell’età e di una stagione senza soste. I due dovrebbero
essere recuperabili per l’Olanda e comunque hanno in Chiellini
e Barzagli due sostituti in grado di fare bene. Però, nel dopo
Belgio il ct non ha escluso l’ipotesi (magari a partita incorso)
di una difesa a tre, con un rimescolamento delle carte.
Difesa a tre? Difficile. L’ipotesi è intrigante ma sembra
destinata a restare tale. E per almeno un paio di motivi:
Cannavaro e M aterazzi sono due campioni del mondo che
possono portare in dote una grande dose di esperienza e
hanno entrambi la capacità di tirare fuori in meglio di sé in
competizioni come Europei o M ondiali. Difficilmente
Donadoni rinuncerà a uno dei due e se fosse costretto dalla
malasorte ha già pronti i sostituti. Chiellini ha fatto vedere di
essere maturo per un posto da titolare (e ha la duttilità per
giocare centrale ma anche esterno). Barzagli ha dalla sua una
buona condizione fisica e la stima del ct. Insomma, per la
difesaci sono più soluzioni e almeno all’inizio la coppia
centrale potrebbe essere composta da Cannavaro e Barzagli.
Panchina di lusso. Rischiare nel match di apertura con
l’Olanda potrebbe infatti rendere tutto più difficile. E il ct lo
sa bene. Gli Europei si vincono anche grazie alla difesa(la
Grecia insegna) e alla capacità di sfruttare bene le occasioni.
Aquilani e De Rossi dovranno prendere in considerazione
l’idea di partire dalla panchina senza farne un dramma e
cercare di farsi trovare pronti. Del resto sono in buona
compagna. Chiedere a Del Piero o a Cassano.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Le scommesse,
torneo nel torneo
Gli italiani pronti a giocare
150 milioni di euro, un record
di Davide Portioli
Euro 2008? Una scommessa vinta dal punto di vista
economico, almeno per chi registra e amministrale puntate su
Austria-Svizzera2008, la manifestazione continentale ormai
alle porte. Le scommesse sportive sono ormai diventate un
fenomeno sempre più importante, sia come segnale di un
costume ormai diffuso sia per il flusso di denaro dal quale
vengono contraddistinte. In occasione di avvenimenti
particolarmente importanti, enfatizzati in modo particolare
anche dai media, ecco poi che si avvicina a queste scommesse
anche chi di solito non punta, ma che per una volta, un po’
per gioco e un po’ per il non tanto segreto desiderio di
portarsi a casa un po’ di soldi, prova ad azzeccare un
pronostico, tra i tanti offerti dalle agenzie di settore. E gran
parte di queste giocate avverranno online. Bilanci è ancora
presto per farne, le scommesse del resto su alcuni eventi sono
comunque sempre aperte, fino allo svolgimento
dell’avvenimento stesso. Si può però tentare un primo
calcolo.
Le cifre. Le previsioni per questi Europei sono del resto in
linea con la tendenza rilevata dagli ultimi appuntamenti
omologhi. A confermarlo una recente indagine operata da
Bwin, numero uno mondiale fra le imprese quotate del gaming
online su dati Agicos, agenzia specializzata nel mondo delle
scommesse e dei concorsi. La stima che esce da questa ricerca
parla di una raccolta di giocate solo in Italia pari a 150 milioni
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
di euro, di cui circa 40 tramite il web. Non male davvero, se si
considera che in occasione dei precedenti Europei il
movimento di giocate dall’Italia fu di circa 70 milioni. Certo, ai
recenti M ondiali il bilancio finale fu di circa 225 milioni, ma
del resto si tratta di una manifestazione che dura più a lungo e
offre più sfide, più appuntamenti sui cui puntare.
La prospettiva. In realtà si tratterebbe comunque di una stima
di cautela, in caso di un buon Europeo da parte dell’Italia il
volume
di
giocate
potrebbe
anche
aumentare
considerevolmente, con il crescere dell’entusiasmo degli
appassionati e della risonanza che l’evento stesso avrebbe.
Buona l’incidenza comunque delle scommesse online, anche se
le recenti aperture di negozi successive al decreto Bersani che
ha liberalizzato il settore delle scommesse hanno prodotto una
crescita maggiore in percentuale delle puntate attraverso canali
più tradizionali(vedi i cosiddetti corner dentro a negozi di
altra natura). Quando i bandi di gara saranno ultimati, si
calcola che questi punti di accettazione di scommesse saranno
circa diciassettemila sul territorio nazionale. La crescita
minore del gioco online (il peso sulle giocate complessive è
passato dal 38% del periodo gennaio-marzo 2007 all’attuale
27-28%)sembra quindi un fatto puramente statistico dovuto
al fatto che con maggiori punti di accesso tramite negozi la
puntata è diventata più facile per tanti clienti. E poi perché in
precedenti rilevazioni venivano contate come giocate online
anche quelle effettuate con il computer all’interno dei negozi
stessi.
Il web. M a il web è ancora più utile perché ci si può fare in
modo veloce e semplice un’idea delle puntate che si possono
fare (sono davvero tante e di diverso tipo) e anche su cosa si
può esattamente puntare. Non c’è da preoccuparsi, le varie
agenzie propongono quote un po’ per tutto quello che può
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
essere un risultato o una prestazione, sia di squadra sia
individuale. I siti internet non mancano, fatte salve le
limitazioni imposte dalla legge. Chi vuole fare il colpaccio, in
pratica come avvenne per chi quattro anni fa puntò sulla
Grecia, può indicare come vincitrice della manifestazione
proprio l’Austria, uno dei due Paesi organizzatori attualmente
data a 81 da Bwin, ma addirittura a 100 dalla Snai da M atch
Point, infine a 101 da Eurobet. M a al di là delle quote e delle
possibilità di giocata che analizziamo a parte, quello delle
scommesse sportive resta un fenomeno di costume in costante
crescita.
La crescita. Basti pensare, è sempre la ricerca Bwin e Agicos
che illustra il fenomeno, che nel 2012 questo tipo di giocata
finirà col rappresentare il comparto più rilevante del settore
con una previsione di 6,8 miliardi di puntate, anche se nei
prossimi anni conoscerà probabilmente un tasso di crescita
minore rispetto al poker, ai giochi online e al Casinò
telematico. Non resta quindi che documentarsi, cercare come e
su cosa puntare e provarci. L’Europeo2008 può dare più
vincitori, oltre ai trionfatori della finalissima. E qualche volta –
come nel caso del successo greco di quattro anni fa – la festa
può essere grande anche lontano dallo stadio. Alla
manifestazione mancano ancora pochi giorni, ma il tempo per
pensare su chi o cosa puntare c’è.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
LUNEDÌ 2 GIUGNO
Subito un guaio,
si rompe Cannavaro
Neanche il tempo di volare da Milano Malpensa a
Baden, sede del ritiro austriaco, che il primo
allenamento in terra austriaca regala la prima
bruttissima sorpresa: un brutto infortunio per il
capitano Fabio Cannavaro, rottura dei legamenti e
campionato finito prima di cominciare.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
L’INFORTUNIO DI CAPITAN CANNAVARO
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Il crac del capitano
Drammatico scontro
in allenamento con Chiellini
di Alessandro Bernini (inviato a Baden)
Quando uno come Cannavaro piange, c’è poco da star allegri.
E infatti il capitano alza bandiera bianca: la sua caviglia
sinistra ha fatto crac nel primo allenamento in Austria, un
problema ai legamento. Fabio domani potrebbe già salire
sull’aereo per tornare in Italia e al suo posto dovrebbe arrivare
Alessandro Gamberini. Peggior impatto con l’Austria non
poteva esserci. M ezz’ora di allenamento e addio all’uomo su
cui poggiava la difesa, il reparto che storicamente identifica
l’Italia. La caviglia sinistra di Cannavaro è saltata in uno
scontro banale con il compagno di reparto Giorgio Chiellini,
poco prima delle 20.30 è arrivato il responso impietoso della
risonanza magnetica: lesione a due legamenti della caviglia
sinistra. C’è anche il rischio che il difensore del Real M adrid
debba operarsi, si deciderà entro 24 ore. «Vado a casa...»,
sono le uniche parole che Cannavaro si è lasciato sfuggire
prima di uscire dall’ospedale Akh di Vienna e tornare in
albergo con l’ambulanza. Il clan azzurro comunque si era già
allertato da più di un’ora, contattando il ds della Fiorentina
Pantaleo Corvino per arrivare al difensore viola Alessandro
Gamberini. Inizialmente era solo un sondaggio per una
disponibilità di massima poi è diventata una “quasi” chiamata
ufficiale. La carta di riserva era il milanista Daniele Bonera.
M a Gamberini potrebbe sbarcare all’aeroporto di Vienna già
domani per aggregarsi al gruppo.
L’infortunio. È successo tutto in una di quelle banalissime
partitelle sei contro sei in un fazzoletto di campo. Cannavaro
e Chiellini vanno insieme sul pallone, si scontrano, il capitano
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
sembra quasi entrare molle sul pallone e chi gioca a calcio sa
che è sempre pericoloso. Fabio ha la peggio e finisce a terra. Si
capisce subito che è qualcosa di serio, anche perché il
difensore inizia a rotolarsi, quasi a voler sfogare il suo dolore
(e forse la rabbia). E così Donadoni ferma tutti, si crea un
campanello attorno al giocatore che si tiene la caviglia. Ancora
qualche istante, «non ce la faccio» ripete Cannavaro che non
riesce a nascondere qualche lacrima. E se un guerriero come lui
piange, significa che la cosa è seria. M olto. Purtroppo aveva
già capito tutto. Anche il povero Chiellini si accascia per
consolare il compagno. Si sente quasi in colpa ma il suo
intervento (anche rivisto in tv) non è affatto violento.
Cannavaro si accovaccia sopra tenendosi la caviglia con la
mano, insieme con lui c’è il dottor Ferretti, poi rientra nello
spogliatoio tra gli applausi della gente.
In ospedale. Il primo a visitare il difensore del Real è il
medico azzurro Paolo Zeppilli. Quando esce non regala parole
pregne di ottimismo: «È un infortunio tutto da valutare ma va
detto che non è una cosa banalissima. Adesso comunque ci
vogliono almeno dodici ore per valutare bene l’entità del
problema». Un sospiro, poi Zeppilli aggiunge: «Sembra
qualcosa di una certa entità. È anche vero che a volte il dolore
è forte ma poi la situazione non è così grave. Ora bisogna
sapere se ci sono o meno lesioni ossee». Così Cannavaro
prima va all’ospedale più vicino, il Landes Klinikum di
M oedling, per una radiografia e poi viene trasportato a Vienna
per una risonanza magnetica. Il pessimismo era alto già prima
dell’esame.
L’ultima, flebile, speranza viene spazzata via da quella
maledetta cartella, lucida come gli occhi di Cannavaro.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Baden, il cielo
è sempre più Azzurro
Dall’indifferenza del mattino
ai 6.000 tifosi all’allenamento
di Alessandro Bernini (inviato a Baden)
L’indifferenza della mattina, il bagno di folla del pomeriggio.
C’è di tutto nella prima giornata azzurra in Austria, uno
strano frullato di emozioni reso un po’ acido dall’infortunio
di Fabio Cannavaro. Un ko che rischia di guastare i piani di
Roberto Donadoni in vista dell’esordio di lunedì contro
l’Olanda.
L’arrivo. Sono in cinque e, poveretti, dell’Italia non vedono
neppure il massaggiatore. Così le due bandiere restano
ammainate, i grandi sorrisi diventano mezzi “vaffa”. Perché
alle 11.50, quando si aprono i portelloni dell’aereo azzurro
proveniente da M alpensa, le uniche accoglienze ammesse
sono quelle ufficiali. C’è una delegazione del governo locale,
amministratori della Bassa Austria, il console italiano a
Vienna. Si sono portati dietro anche una torta di marzapane a
forma di campo, a quanto pare nessuno però ha osato
tagliarla. Poi via sul pullman con scritto sulla fiancata “Il cielo
è sempre più azzurro”. Per loro, i cinque tifosi azzurri, non
resta neppure la scritta M ilan-Wien che scompare dal monitor
dopo un paio di minuti. Portandosi via anche la speranza di
una pacca sulla spalla a Gattuso, magari una foto con Del
Piero. La mente torna a due anni fa a Dusseldorf, in Germania,
per i campionati del mondo: una folla entusiasta. Che cosa è
cambiato da allora? Semplice, l’Austria non è terra di emigrati
come la Germania, e gli italiani che verranno in Austria sono
attesi per il prossimo weekend.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
A Baden. Scena simile rispetto a quella dell’aeroporto si
vive a Baden, 38 i chilometri a est di Vienna, dove gli
Azzurri arrivano alle 12.55 nel loro albergo, lo
SchlossWeikersdorf («struttura spartana, con lo stretto
necessario...» la descriverà dopo Donadoni). Qui saranno
una ventina i tifosi, la metà sembrano clonati: jeans e
maglietta dell’Italia senza nome. A loro va un po’ meglio
perché almeno vedono gli azzurri scendere dal pullman.
Donadoni, Toni, Cassano, Barzagli e poi gli altri. Per la
Nazionale anche un grande striscione alla prima rotatoria del
paese: “Benvenuta squadra azzurra”. Per la gioia dei
ristoranti locali che hanno già cambiato il loro menù
aggiungendo dei temutissimi spaghetti alla bolognose (scritto
proprio così, non è un refuso).
A “Casa Italia”. Il primo impatto ufficiale con l’Europeo si
chiama comunque “Casa Azzurri”, l’hospitality house della
Figc, sistemata nell’impronunciabile Oberwaltersdorf (ma c’è
di peggio sulla cartina). All’accoglienza subito dei bei
salamini, giusto per far sentire tutti a casa. Poi cavi, fili,
operai, stand ancora vuoti che aspettano di essere
completati. In compenso c’è un bel tavolo di Subbuteo con
tanto di squadre pronte per l’uso. Già, “Casa Azzurri” per
ora è ancora un cantiere aperto. I giornalisti arrivano nel
pomeriggio, gli sponsor invece per ora non si vedono. A
parte quelli dei salamini.
Al campo. La scena cambia alle cinque del pomeriggio,
quando il pullman degli azzurri arriva al Bundesstadion di
M aria Enzersdorf tra due ali di folla. Dentro l’impianto
dell’AdmiraWalker sono 6.000. Anche perché nei giorni
scorsi erano stati distribuiti dei biglietti (gratuiti) nelle scuole
e in tanti locali della zona. C’è insomma anche qualche
tifoso della Nazionale, ma sono soprattutto austriaci (in
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
particolare bambini) che ha no colto al volo l’occasione di
vedere dal vivo dei campioni così famosi anche in Austria.
Applausi per tutti e Eros Ramazzotti in sottofondo. Perché
all’estero un Ramazzotti non si nega a nessuno.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
M ARTEDÌ 3 GIUGNO
Cannavaro si opera
e resta con i compagni
Fabio Cannavaro si dimostra capitan coraggio.
Rinuncia al viaggio di ritorno anticipato in Italia e
annuncia di voler restare al fianco dei compagni. Un
capitano non giocatore di gran peso, molto utile per
tutto il gruppo. Il regolamento prevede che un
giocatore infortunato all’ultimo momento possa
essere sostituito fino a 24 ore prima del debutto. Al
posto di Fabio Cannavaro, dall’Italia arriva il viola
Alessandro Gamberini.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
FABIO CANNAVARO CON LE STAMPELLE A BORDO CAMPO
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Il capitano
coraggioso
«Resto con gli Azzurri
e ai Mondiali voglio esserci»
di Antonio Ledà (inviato a Baden)
«Che cosa volete che sia la mia caviglia? In quei dieci minuti al
pronto soccorso dell’ospedale di Vienna ho avuto la conferma
che i veri problemi sono altri». È il Fabio Cannavaro di
sempre quello che si presenta in sala stampa a Casa azzurri
dribblando, nonostante le stampelle, un muro di cavalletti e
telecamere. È il Capitano coraggioso che ha scelto di restare
per dare una mano, anche dalla tribuna, a «un gruppo di
compagni fantastici».
Cannavaro cominciamo da ieri. Che cosa è successo e
quando si accorto che i suoi Europei erano già finiti?
«È successo quello che accade spesso sui campi di calcio. Un
contrasto con Chiellini, una caviglia poggiata male e ho sentito
il crac. M i sono accorto subito che era una cosa seria perché il
dolore era tanto. All’inizio ho addirittura pensato a una
frattura ».
Invece è qui. Un bel coraggio.
«Era previsto che oggi sarei stato io, il capitano, a incontrare
i giornalisti. Certo non pensavo di dover rispondere a questo
tipo di domande ma chi mi conosce sa che non mi arrendo
facilmente».
Rimarrà a Vienna?
«Ho chiesto di restare perché mi sembra giusto non
abbandonare i compagni e perché dopo due anni di lavoro per
raggiungere queste finali non mi va proprio di tornare a casa».
Gli Europei sembrano stregati.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
«Per me sarebbero stati i terzi. I primi li ho persi in finale con
la Francia, i secondi, in Portogallo, sono andati malissimo,
questi...».
Aveva detto che sarebbero stati gli ultimi. È sempre della
stessa idea?
«Non lo so. A 35 anni ero convinto di essere arrivato alla fine
della mia esperienza in maglia azzurra, almeno in competizioni
così importanti. Ora non ne sono più sicuro. Anzi mi auguro
di creare problemi al ct per i prossimi due anni. In fondo i
M ondiali non sono così lontani».
Insomma, non teme per la sua carriera?
«Non ho mai pensato una cosa del genere. Anzi sono convinto
che questo infortunio mi darà una carica in più per tornare ai
livelli di sempre».
Ha detto che nel calcio questi incidenti sono da mettere
in preventivo. Ha parlato con Chiellini?
«È venuto a trovarmi in camera e mi è sembrato molto scosso.
M i è toccato rincuorarlo e l’ho fatto con piacere perché ho
capito che la Nazionale rischiava di perdere due giocatori
invece di uno».
Durante i mondiali in Germania c’era stato il caso
Pessotto che aveva compattato il gruppo (in particolare
gli juventini). In questo caso può scattare lo stesso
meccanismo?
«Sono due cose diverse, però mi auguro che i compagni
reagiscano con lo stesso spirito di allora».
S i sente ancora il capitano?
«M i sento parte del gruppo e so di aver lavorato con una
quadre squadra fantastica che non posso abbandonare».
Dove ha trovato la forza per ritrovare il sorriso dopo
quello che le è successo?
«M i sono bastati dieci minuti al pronto soccorso
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
dell’ospedale
di Vienna per capire che la mia caviglia è nulla rispetto a
quello che ho visto».
Che cosa ha detto ai compagni?
«Niente di particolare. Chi è qui sa di poter far bene e io credo
molto in quest’Italia. Sono sicuramente più sereno del
mister».
E i compagni che cosa hanno detto a lei?
«M i sono vicini. Sono venuti a trovarmi e hanno condiviso la
scelta di non mollare».
Dove seguirà le partite? In panchina, in tribuna?
«Penso in tribuna. Tra l’altro verranno a trovarmi mia moglie e
miei figli».
Ha paura per l’operazione?
«Assolutamente no. Faccio il calciatore professionista e certe
cose le ho messe in preventivo da tempo. E poi sono un
ottimista dalla nascita».
S i rivede già in campo.
«Spero di recuperare completamente nel giro di due mesi. Però
vedremo che cosa diranno i medici».
Non sta pensando a un ruolo diverso?
«Ancora no. Ho tanta voglia di giocare a calcio e credo che
continuerò a fare il mio mestiere almeno per un paio d’anni».
Giusto il tempo per i Mondiali in S udafrica.
«Bisogna cominciare a pensarci. M i auguro di riprendermi la
fascia di capitano».
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Le emozioni
senza prezzo
di Stefano Tamburini
Non sempre è l’alba che uccide i sogni. Certe volte basta
veramente poco per attraversare le porte girevoli che dividono
la gioia dalla disperazione, il sogno dall’incubo. Fabio
Cannavaro lo sa, anche se è fra quelli che hanno vinto un bel
premio alla lotteria della vita senza neanche comprare il
biglietto. Riguardate il suo volto dolorante e impaurito mentre
gli prestano le prime cure: è quello di chi ha capito, ancor
prima che a sparare l’amara sentenza siano i medici o una
macchina nel corridoio di un ospedale popolato di scritte e
voci incomprensibili.
Basta poco, molto poco. Un calcione per niente cattivo, per
giunta di un compagno di squadra, durante un allenamento al
piccolo trotto. Basta poco e, mentre scorrono le lacrime, non
ha neanche più un senso quel salotto di casa così accogliente e
colmo di trofei: una coppa del M ondo, un Pallone d’oro e
qualche scudetto in prima fila, poi tutto il resto. Per dire,
anche quel conto in banca che non conosce confini. M a chi ci
pensa adesso? Il Capitano, l’uomo che poteva alzare un’altra
coppa – campione d’Europa dopo quella di campione del
M ondo – ora è uno come tanti fra noi. È uno che ha appena
smesso di inseguire un sogno: una laurea agognata per anni,
una donna o un uomo che non ci meritano ma che non si
riescono a dimenticare, un bel viaggio, un lavoro migliore o un
lavoro purché sia. Il Capitano è solo con quelle lacrime come
lo sarebbe anche chi non ha soldi e trofei a riscaldargli
l’esistenza e a non fargli sapere quanta fatica ci sia dietro uno
slalom per mettere insieme un pranzo con una cena alla quarta
settimana del mese o a inseguire le scadenze delle bollette. Ed
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
è per questo che ora ci appare più vicino, anche se il giorno
dopo è il suo sorriso a rincuorare quelli che gli sono accanto. I
drammi veri sono ben altri: lo ricorda lo stesso Cannavaro. E
comunque è capitato ad altri prima di lui e capiterà ancora.
Oggi però la sua caviglia gonfia ci fa capire che sono questi i
momenti in cui anche uno sport devastato e deturpato come il
calcio, di tanto in tanto riesce a tornare quello che una volta si
giocava nei cortili e oggi è ancora per tanti lo svago del sabato
mattina o del giovedì sera.
Quando sarà tutto passato – al di là di come sarà andata a
finire per gli azzurri – anche Fabio Cannavaro tornerà a
pensarci su. E non ci saranno altri trofei o soldi come se
piovesse a fargli smettere di pensare che – come recita proprio
la pubblicità di una carta di credito – ci sono cose che non
hanno prezzo. Per tutti.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
La notte insonne
e disperata di Chiellini
È stato Cannavaro a consolarlo
«Ora segna un gol e dedicamelo»
di Alessandro Bernini (inviato a Baden)
«Sono a pezzi. E pensare che per non far male a Fabio mi
sono anche fermato...». La notte più lunga, più insonne, più
dolorosa, forse non è stata quella di Cannavaro, ma di Giorgio
Chiellini. Perché essere stato lo sfortunato protagonista del
contatto che ha messo ko il capitano, gli è rimasto sullo
stomaco come un mattone. Nell’albergo azzurro i due si sono
parlati a lungo lunedì sera, anche prima di andare a dormire.
Chiellini ha cercato di spiegarsi, Cannavaro con il sorriso sulle
labbra gli ha fatto capire che è stata solo una sfortuna
maledetta. «Colpa mia che ho messo male il piede, non c’entri
niente», ha cercato di consolarlo.
Il conforto. E per Chiellini quelle parole hanno avuto l’effetto
di un po’ di cotone su una ferita aperta. Lo ha confidato anche
al fratello Claudio, con il quale è rimasto in contatto per tutta
la sera. «Giorgio era distrutto, ho cercato di tirarlo un po’ su
di morale ma è stata molto dura», ha sottolineato ieri proprio
Claudio Chiellini, ex calciatore in squadre toscane in
Eccellenza, ora procuratore nella scuderia di Alessandro
Lippi, il figlio dell’ex ct. «M i ripeteva che su quell’azione si
era fermato proprio per non rischiare infortuni, e che contrasti
di quel genere ce ne sono centinaia in ogni allenamento. Tra
l’altro anche dalla tv si è visto bene che l’intervento era
normalissimo. M io fratello è una pasta di ragazzo, se guardate
la sua carriera scoprirete che, pur giocando da difensore, non
ha mai provocato infortuni a nessun avversario».
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Una pasta di ragazzo. In effetti Chiellini è un ragazzo molto
apprezzato nel gruppo azzurro proprio per la sua “bontà”
anche fuori dal campo. M ai una parola sopra le righe, un
rispetto per i compagni al limite della timidezza. Il classico
gigante buono. Tra l’altro quando Donadoni annunciò i
convocati per l’Europeo, uno dei primi sms di congratulazioni
ad arrivare sul cellulare di Giorgio fu proprio di M aterazzi.
Anche ieri Chiellini ha marcato stretto Cannavaro, chiedendo a
raffica come si sentiva, se andava un po’ meglio, cercando di
conoscere tutti i particolari dell’operazione e del recupero.
Con Fabio a fare quasi da psicologo. «Stai tranquillo. Se
adesso ti deprimi – gli ha spiegato – finisce che la squadra
perde me e te. Devi ripartire più forte di prima. E voglio che
tu mi dedichi il primo gol che segnerai in questo Europeo».
Frase che ha riportato il sorriso sul volto del difensore
livornese. Una curiosità. Chiellini due anni fa era nel listone
dei papabili per il M ondiale in Germania, anche perché
M arcello Lippi stimava (e stima) tantissimo questo ragazzo.
Poi, in una delle ultime sfide di campionato, PalermoJuventus, la caviglia del ragazzo
fece crac distruggendo il suo sogno azzurro. Adesso è toccato
a Cannavaro, e forse proprio Chiellini (ironia della sorte)
prenderà il suo posto al centro della difesa.
Il fratello fiducioso. «Vedrete – confida il fratello – che
Giorgio stupirà tutti. Ha bisogno solo di superare questo
piccolo shock, poi si getterà in campo più forte di prima
perché è un generoso e combatterà anche per Cannavaro. Sono
sicuro che l’Italia con Giorgio, ma anche con M aterazzi, può
stare tranquilla. Abbiamo già vinto un M ondiale senza Nesta,
possiamo vincere l’Europeo senza Cannavaro.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Io e quel Mondiale
perso
per una sciocchezza
Intervista con Pietro Anastasi
di Angelo Bonacossa
Pietro Anastasi, cosa ricorda di quel 1970 quando fu
costretto a saltare il mondiale messicano?
«Ancora una grande rabbia. E poi rammarico e delusione.
Perché il forfait arrivò a causa di una stupidità».
Ci racconta cosa successe?
«Eravamo ancora a Roma in attesa di partire per Città del
M essico. Io stavo scherzando con il massaggiatore Spialtini ed
ero seduto su un divano dietro a lui. Lo scherzo diventò
pesante, Spialtini si stancò e fece per colpirmi. M i prese al
basso ventre. All’inizio non sembrò nulla, poi alle 22 ebbi
dolori fortissimi e chiesi a Furino di chiamare il dottor Fini. Il
responso fu da brivido: un versamento di sangue in un
testicolo. M i portarono in ospedale e alla mattina alle 8,30
venni operato. Addio al M ondiale».
Cosa provò?
«Lo può immaginare anche lei».
Valcareggi chiamò Boninsegna e Prati.
«Sì, ma oltre al sottoscritto ci andò di mezzo Lodetti che il Ct
lasciò a casa. Ancora oggi non me lo perdona. Comunque
quell’anno successero cose strane: in M essico Boninsegna
giocò, Prati fece da turista».
Nel 1970 lei aveva 22 anni, aveva vinto nel 1968
l’Europeo e aveva tempo per dimenticare la delusione.
Cannavaro di anni ne ha 35...
«La sua carriera in Nazionale è sicuramente compromessa, ma
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essendo un duro, un giocatore grintoso penso che riuscirà a
prendere parte anche al M ondiale del 2010».
Chiellini non riesce a darsi pace per quanto successo
lunedì pomeriggio.
«Lo capisco, ma di colpa non ne ha. Si stavano allenando, c’è
stato quel maledetto contrasto. Certo è dura da digerire, ma
nel calcio succedono cose simili».
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
M ERCOLEDÌ 4 GIUGNO
Il contratto al ct,
una vera farsa
C’è anche il tempo per una vera e propria farsa,
organizzata dal presidente federale Giancarlo Abete.
Di fatto ha già un accordo non ufficiale con Marcello
Lippi, per farlo tornare alla guida della Nazionale
dopo l’Europeo. Ma non ha mai avuto il coraggio di
dirlo a Donadoni: prima ha rimandato la firma, poi
ha portato in ritiro a Baden un contratto stilato in
extremis con una clausola rescissoria da esercitare
da parte della federazione con il pagamento di una
penale di sei mesi, di fatto una buonuscita. Una brutta
operazione, i cui pieni contorni si potranno
apprezzare a pieno solo verso la fine della
manifestazione. Intanto nel ritiro austriaco arriva
Alessandro Gamberini, il sostituto di capitan
Cannavaro.
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IL CT AZZURRO, ROBERTO DONADONI
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Gattuso scuote
gli azzurri
Dopo lo shock Cannavaro,
Ringhio torna trascinatore
di Alessandro Bernini (inviato a Baden)
«Antoniooo... lo devi magnà ’sto pallone» . L’urlaccio di Rino
Gattuso verso Antonio Cassano non arriva all’89’ della
partita decisiva per la qualificazione, ma sull’11-9 di una
partita di calcio-tennis sotto il sole di mezzogiorno. E se
qualcuno ha la sensazione che nel clan azzurro si tenda a tirare
indietro la gamba dopo l’infortunio a Cannavaro, ci pensa
Ringhio a rialzare la tensione. Lui non ha mezze vie. Lui si
gioca la Coppa del M ondo in ogni azione di ogni allenamento.
Come quando oggi, durante il riscaldamento, è caduto mentre
dribblava le sagome di plastica seminate lungo il campo
facendo perdere la sua squadra. Cosa ha fatto? Si è avvicinato
alla sagoma e le ha rifilato un bel calcione, neanche fosse un
rinvio di Buffon.
Il trascinatore. Eccolo qui dunque l’uomo della scossa. Con
compiti forse diversi da Buffon: perché Gigi è più capitanopaterno, va da Gamberini – l’uomo che ha sostituito capitan
Cannavaro nell’elenco dei 23 – e lo incita con un abbraccio,
grida «Bravo Chiello!» quando il depresso Chiellini piazza un
cross al bacio, rincuora Di Natale dopo un tiro sbagliato. No,
Gattuso non rincuora. M a stuzzica, scuote, carica, urla se c’è
bisogno. Due leader diversi. In questo momento l’Italia ha
bisogno di entrambi se non vuole restare sotto l’onda lunga
dell’infortunio di Cannavaro. M a soprattutto ha bisogno dei
denti digrignati di Gattuso quando c’è da vincere una partita di
calcio-tennis. «M ai una gioia...» urla quando va a schiacciare
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
di testa ma la palla esce fuori dalle righe, «Amelia non
t’impiccià...» tuona contro il compagno che aveva visto (tra
l’altro giustamente) un pallone battere fuori e non in campo
come chiedeva Gennarino.
Pace Cassano-Chiellini. M a l’allenamento di ieri mattina si
era aperto con un siparietto curioso e positivo: l’abbraccio tra
Cassano e Chiellini. Una pace che chiude lo screzio del giorno
prima, quando Cassano aveva avuto una reazione stizzita a
un’entrata di Chiellini durante la partitella. Il barese è prima
rimasto al centro del campo parlottando col ct (con
l’immancabile mano davanti alla bocca per evitare le
“intrusioni” delle telecamere), poi è andato da Chiellini
abbracciandolo e poggiandogli la testa sulla spalla. M eglio così,
perché l’Italia aveva bisogno di tutto fuorché di nervosismo.
Calcio-tennis. Questa mattina c’è stato solo un po’ di lavoro
in palestra, poi una mezz’oretta sul campo con semplici
esercizi. Solo in sei si sono trattenuti per una partita di calciotennis sotto lo sguardo di Donadoni: da una parte De Rossi,
Ambrosini e Camoranesi, dall’altra Gattuso, Pirlo e Cassano.
Alla fine, forse un po’ a sorpresa, hanno vinto i primi, con De
Rossi-show: 21-19 e Gattuso incavolato nero per la sconfitta,
tanto che prima di rientrare nello spogliatoio si è rivolto ai
fotografi dicendo loro «ma che ci farete con tutte queste
foto...» e scuotendo la testa. Davvero un mito.
Porte chiuse. Nel pomeriggio invece il ct Donadoni ha fatto
chiudere le porte dello stadio dell’AdmiraWaker: fuori dunque
non solo i tifosi (che hanno avuto libero accesso solo al primo
allenamento), ma anche giornalisti. È stata comunque una
seduta di tattica, che il ct ha fatto svolgere lontano da occhi
indiscreti e curiosi visto che sulle tribune si aggirano spesso
anche francesi e olandesi. Insomma, sempre meglio evitare
qualche spione camuffato da fotografo o giornalista.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Donadoni firma
il contratto
Abete: rispettata la promessa,
pensiamo alle partite
di Antonio Ledà (inviato a Baden)
L’annuncio era stato dato in un grande albergo romano il 20
maggio scorso: Donadoni sarà l’allenatore dell’Italia fino ai
M ondiali del 2010 in Sudafrica. «Stiamo solo risolvendo
qualche formalità – aveva detto il presidente federale
Giancarlo Abete – ma la firma è questione di pochi giorni». In
realtà di giorni ne sono passati quattordici, che proprio
pochini non sono. Oggi, un po’ a sorpresa, Donadoni e Abete
hanno
finalmente
chiuso
la
vicenda
giurandosi,
reciprocamente, due anni di amore totale.
Tra l’annuncio e la firma c’è stata la partenza della spedizione
azzurra a Vienna, l’infortunio a Cannavaro, il lungo tira e
molla sulla cosiddetta clausola compromissoria (una norma
che permette a entrambe le parti di risolvere il contratto senza
aspettare la scadenza naturale) e qualche mal di pancia ben
mascherato. Ieri, finalmente, l’annuncio dato dal presidente
dopo l’allenamento del pomeriggio (seduta a porte chiuse per
giornalisti e telecamere) e confermato in tarda serata nel corso
di una cena per l’inaugurazione ufficiale di Casa Azzurri.
Un’occasione importante riservata agli sponsor e a qualche
alto papavero locale. «Avevamo promesso di risolvere il
problema del contratto prima degli Europei e abbiamo
mantenuto l’impegno – ha spiegato Abete – ora possiamo
concentrarci solo sulle partite». Il ct ha dunque sposato la
causa azzurra almeno fino ai prossimi mondiali. Solo oggi
Donadoni ha potuto visionare i fogli stilati dall’ufficio legale
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
della Figc. Poche carte lette con l’aiuto di un consulente e
restituite con firma e data. Il nuovo accordo (il precedente
scadeva il 16 luglio, cioè appena dopo la fine dell’Europeo)
prevede due altri
anni di contratto, con un adeguamento immediato dai 700 mila
euro netti a stagione ai livelli dell’ingaggio di Lippi (1.100
netti l’anno). Allo stipendio ci sono poi da aggiungere i premi
per l’eventuale vittoria dell’Europeo. Resta, nel contratto, la
clausola di rescissione entro i dieci giorni dall’ultima partita
dell’Italia a Euro 2008, con una penale di sei mensilità da
pagare. «Una formalità», hanno giurato Donadoni e Abete.
«Una
norma inserita solo pro forma perché così era stato deciso ma
che non utilizzeremo». Alla vigilia della prima gara degli
Europei non c’era da aspettarsi un discorso diverso.
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Il calcio in tv?
Come il sesso
Guai a farlo da soli
Intervista a Luigi Necco
(ex voce di RaiSport)
di Carlo Pecoraro
Luigi Necco, da vecchio cronista di 90º minuto prima e da
napoletano poi, come avrebbe commentato il ko di
Cannavaro?
«Sono avvilito per quello che è successo. Con tutto il rispetto
per gli altri, Cannavaro è un uomo da campo e la difesa
certamente ne risentirà. Sono lieto che lo abbiamo fatto
rimanere in squadra, il suo sostegno sarà sicuramente utile».
Come ha visto la Nazionale all’ultimo test?
«Più che la squadra è il ct che mi preoccupa. Certe volte mi
sembra più un intellettuale che un uomo di calcio e gli
intellettuali raramente hanno capito di pallone».
Le avversarie?
«Sono tutte determinate a vincere, è questo mi secca un po’».
Dalla difesa all’attacco. Il caso Cassano?
«M a stiamo scherzando. Sarebbe stato da pazzi lasciarlo a
casa, era come andare alla guerra senza munizioni».
Europei in tv?
«Sì. A casa con amici. Il calcio in tv è momento collettivo, guai
a mangiare patatine da solo. Se mi consente, è come il sesso: è
proibito farlo da solo».
Necco un pronostico sull’Italia lo azzardiamo?
«L’Italia vince! Non scherziamo proprio».
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Gamberini felice
ma solo a metà
«Mia figlia Matilde è imbronciata»
Dedica speciale a Prandelli
di Alessandro Bernini (inviato a Baden)
Ad accoglierlo, martedì mattina, aveva trovato non solo il ct
Roberto Donadoni e i compagni, ma anche un sms: «Bravo
Gambero, ma spera di non giocare perché contro di noi
perdete». Il numero di provenienza? Quello di Adrian M utu,
compagno di squadra in viola e uomo-simbolo della Romania,
avversaria dell’Italia.
Niente vacanze. Alessandro Gamberini è stato letteralmente
paracadutato in Austria. Anche se per la verità Donadoni lo
aveva già allertato qualche settimana fa, chiedendogli per
favore di non fare vacanze e restare in zona in caso di
necessità. E così è stato. «Ero a Bologna – confida – la prima
telefonata mi è arrivata mentre stavano portando Cannavaro a
fare le radiografie. Evidentemente avevano intuito che si
trattava di qualcosa di serio. Così ho fatto le valigie e sono
partito».
Quel numero 5. L’imbarazzo iniziale è stato superato grazie
all’accoglienza dei compagni. «Sono stati tutti splendidi, a
partire da Fabio Cannavaro. M i spiace che la mia chiamata sia
figlia di un infortunio, tra l’altro Fabio e Nesta sono sempre
stati i miei idoli. La maglia numero 5? Chiederò il suo
permesso per indossarla...». Nelle gerarchie azzurre,
Gamberini è dietro a Barzagli, M aterazzi e Chiellini che già si
giocano due maglie in tre. Sarà dura trovare spazio: «Nessun
problema, le gerarchie le conosco anch’io. È la prima volta che
mi trovo a una manifestazione internazionale, figuriamoci se
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
ho delle pretese. Se Donadoni sa di poter contare su di me, io
sono già strafelice».
Per Matilde. C’è anche un risvolto familiare, di quelli che
spesso restano nascosti ma che stavolta Gamberini porta alla
luce: «La gioia per essere qui è grande, da una parte però sono
dispiaciuto per la mia famiglia e M atilde. Io e mia moglie ci
siamo separati, adesso vedo pochissimo la piccola e in questi
giorni potevamo stare un po’ insieme perché non c’era il
campionato, invece...». La bambina ha quasi sei anni, si vede
dal tatuaggio impresso sul bicipite sinistro: 25-10-2002, la
data di nascita. «Ho dovuto dirle che il papà andava a
lavorare. Spero che comunque lei possa essere orgogliosa di
me». Di certo sarà orgogliosa la mamma, che stravede per
Alessandro. «Lei è la mia prima tifosa. Adesso è anche tutta
felice perché ha scoperto che su un sito dei tifosi viola, sono
risultato il giocatore che ha dimostrato più impegno davanti a
Frey e M utu. M i ha telefonato subito per dirmelo...».
Dicevamo dei tatuaggi. Gamberini ne ha un altro a dir poco
atipico. Non lo fa vedere ma spiega: «È una frase che ho
trovato sull’ultimo libro di Fabio Volo». Un dj-attore-scrittore
che finisce tatuato su un giocatore della Nazionale, chi
l’avrebbe mai detto.
Grazie Prandelli. C’è tempo anche per una dedica a Cesare
Prandelli. «L’ho sentito in queste ore, così come molti altri
compagni, a partire da M ontolivo. Il mister è una persona
splendida, se adesso sono qua è in gran parte merito suo
perché mi ha fatto crescere sotto ogni profilo: tecnico e
umano. Il progetto della Fiorentina è in buone mani. E anche
noi giocatori siamo in ottime mani».
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
GIOVEDÌ 5 GIUGNO
Fra dubbi
e speranze
Le speranze ci sono, i dubbi di formazione pure. E ci
sono ancora gli strascichi del contratto-farsa fatto
firmare al ct Roberto Donadoni. L’avvicinamento al
debutto degli azzurri contro l’Olanda non dà molte
certezze anche se c’è il buon segnale di una bella
armonia fra i giocatori.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Due maglie
senza padrone
Difesa e centrocampo:
cinque ancora in corsa
di Antonio Ledà (inviato a Baden)
Se perfino Gattuso non ha la certezza di partire titolare vuol
dire che la formazione è ancora tutta da fare. Donadoni in
questa prima settimana di ritiro austriaco ha mischiato più
volte le carte anche se a tre giorni dal debutto con l’Olanda
qualcosa si comincia a capire. Intanto il modulo.
Il ct non è mai stato molto amante delle formule matematiche
ma la sua nazionale riparte dal 4-3-3. Toni, capocannoniere
nel campionato tedesco con il Bayern di M onaco e uomo
immagine della squadra azzurra, sarà la torre d’attacco con Di
Natale a sinistra e Camoranesi a destra. I due bianconeri
(soprattutto lo juventino) dovranno macinare chilometri sulle
fasce per tenere alta la squadra e, al tempo stesso, dare una
mano al centrocampo.
Quattro per tre posti. Quest’ultimo è il reparto con le
maggiori incertezze. Donadoni ha almeno quattro uomini che
sgomitano per scendere in campo ma tre maglie a
disposizione. Uno tra Gattuso, Pirlo, De Rossi e Aquilani
dovrà partire dalla panchina e la scelta non è facile. Pirlo
sembra sicuro perché è il più rapido nel rilanciare l’azione.
Gattuso e De Rossi sembravano inamovibili ma le cose stanno
cambiando.
I due sono in pole position in caso di formazione prudente ma
uno dei due potrebbe essere sacrificato se il modulo antiOlanda dovesse essere più offensivo. Aquilani, l’enfant
prodige della Roma, ha infatti dalla sua la capacità di sfruttare
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
gli spazi e potrebbe tornare utile alle spalle di Toni,
soprattutto se protetto da Camoranesi e Di Natale.
Pro e contro. Insomma, l’idea intriga in ct che però non potrà
non fare alcune considerazioni. La prima: De Rossi e Gattuso
sono due campioni del mondo che non vedono l’ora di
confermarsi in questi europei. Ringhio ha da riscattare una
stagione con più bassi che alti, De Rossi vuole scrollarsi di
dosso, una volta per tutte, l’etichetta di vice Totti (non nel
ruolo, ovviamente). Insomma sarà difficile rinunciare a uno dei
due.
La difesa. C’è poi una seconda considerazione, legata,
stavolta, alla difesa. L’infortunio a Cannavaro suggerisce
prudenza. Donadoni ha fatto sapere che non snaturerà il
reparto e che il capitano sarà sostituito da M aterazzi o da
Chiellini. Entrambi garantiscono muscoli e carattere, però
Cannavaro aveva un carisma e un’esperienza internazionale
difficili da rimpiazzare. In queste condizioni è possibile che il
Ct decida di partire con due mediani puri come De Rossi e
Gattuso, che danno garanzie di copertura, sacrificando
proprio Aquilani. E restiamo alla difesa. Anche qui le certezze
sono pochine. Il nuovo capitano Buffon non si discute e una
maglia dovrebbero avere Zambrotta, a sinistra, e Panucci, a
destra. Più articolato il discorso sui centrali. Barzagli è
arrivato in Austria convinto di fare la riserva e si ritrova
titolare. L’infortunio a Cannavaro e le non perfette condizioni
fisiche di M aterazzi lo hanno promosso prima scelta. L’altra
maglia è un affare a due tra l’interista e Chiellini. Fino a ieri
M aterazzi era in vantaggio ma nelle ultime ore lo juventino ha
guadagnato posizioni. È vero che anche ieri, nell’allenamento
pomeridiano Donadoni lo ha schierato con le seconde linee ma
qualche battuta, qualche attenzione particolare lasciano
intendere che i giochi siano ancora da fare. Vedremo lunedì.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Il contratto
carta straccia
di Stefano Tamburini
Una volta bastava una stretta di mano ed era finita lì. Si
chiamava parola d’onore e non dar seguito a quel patto fra
gentiluomini veniva considerato peggio che andare a rubare.
Una volta, appunto. Oggi, no. Oggi servono fior di avvocati
pronti a controllare clausole e contro clausole in contratti
spessi come la sceneggiatura della Corazzata Potemkin. E non
è raro che la trattativa – come nel caso del contratto del ct
Donadoni – diventi un tormentone e abbia un epilogo
raffazzonato e ben poco edificante. Non tanto per Donadoni,
che ha giustamente cercato di difendere la sua dignità,
rifiutando un rinnovo legato a un obiettivo da raggiungere.
Insomma, non il massimo della fiducia. E poi ha chiesto
quantomeno un “paracadute”, cioè un indennizzo, una mancia.
Chiamatela come vi pare ma il senso è questo. Immaginate la
scena: un cliente che esce schifato da un ristorante ma lascia lo
stesso i soldi sul tavolo per il cameriere che non gli è piaciuto
per niente. E il bello è che quel cameriere non gli piaceva
neanche prima di andare a cena. Abete, del resto, è il
presidente di una Federcalcio dove le facce antiche sono
tornate pian piano a popolare le stanze che contano e, dopo la
firma su un pezzo di carta già stracciabile, l’ha sparata grossa:
«Ora non ci manca più niente, dobbiamo pensare solo a
vincere». Cosa volete che sia per uno che è riuscito a superare
indenne la tempesta di Calciopoli, dopo esser stato il vice
durante la reggenza infinita di Franco Carraro. Uno che o non
ha visto quanto accadeva all’ombra della Cupola o ha fatto
finta di non vedere. E fra le due ipotesi resta difficile indicare
la peggiore.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
L’obiettivo, alla fine, era una firma per salvare la faccia e
scaricare l’eventuale insuccesso tutto sul ct. È arrivata proprio
sul palcoscenico europeo a Casa Italia, fra un “Funiculì
Funiculà” in onore del capitano Fabio Cannavaro che ci ha
appena rimesso una caviglia e una bottiglia di Prosecco
stappata così tanto per far scena. Del resto, cosa volete che
conti una firma così: per una vera stretta di mano ci sarebbero
voluti due gentiluomini. Uno non basta.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
E Cassano canta
per Cannavaro
Serata karaoke a Casa Azzurri
alla presenza del capitano
di Alessandro Bernini (inviato a Baden)
I camion carichi di attrezzi, teloni e scale hanno lasciato il
piazzale. Adesso Casa Azzurri inizia a prendere forma, anche
perché sono arrivati pure gli sponsor. Tra un barattolo di
Nutella, sfilze infinite di brick di Estathè e centinaia di
scatolette Tic Tac, i salamini Beretta hanno dunque trovato
degli amici. Anche se a essere presi d’assalto sono soprattutto
i tavoli di Subbuteo e i calciobalilla, a parte naturalmente il bar
dove si consuma gratis. A inaugurare ufficialmente la struttura
è stato il presidente della Federcalcio Giancarlo Abete, con
tanto di classico taglio della torta. Insieme con lui anche
diversi giocatori azzurri che si sono regalati una serata di festa,
lontana dai riti classici dell’albergo. E figuriamoci se Cassano
non c’era. Il doriano sul palco si è spesso nascosto dietro a
Buffon, ma all’arrivo della torta ha pensato bene di infilarci un
dito dentro per poi spalmare la panna sul naso di De Rossi e
Buffon. Niente da fare invece quando è arrivato l’invito per il
karaoke:
Fantantonio ha scosso la testa a ripetizione, poi si è concesso
solo un po’ del ritornello di “ ’O surdato ’nnamurato”,
canzone dedicata a Fabio Cannavaro. Il re del karaoke? Senza
dubbio M organ De Sanctis, molto a suo agio sotto le note di
“Il cielo è sempre più blu” di Rino Gaetano. Anche Buffon ha
fatto la sua parte, nonostante una voce più da ultrà che non da
Sanremo. A Casa azzurri si spera anche che il maltempo
conceda una tregua. Perché tra diluvi universali e grandine,
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
tutti gli striscioni che tappezzavano la via sono stati sradicati
almeno tre volte. Sarà anche estate, ma da queste parti non se
n’è accorto proprio nessuno.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
VENERDÌ 6 GIUGNO
Montepremi ricco
e timori di disordini
È un Europeo pieno di soldi, con il montepremi che si
gonfia rispetto a quello di quattro anni prima in
Portogallo, e con il neopresidente dell’Uefa Michel
Platini che gonfia il petto (e insieme con lui il
cassiere) per il bel risultato già ottenuto ancor prima
di partire. Affiorano però i timori per l’arrivo di
frange di tifosi violenti, soprattutto per alcune partite
particolarmente a rischio come Germania-Polonia. Si
teme che tensioni extra-calcistiche finiscano per
invadere il campo di gioco, gli spalti e le zone
limitrofe agli stadi. Massimo stato di allerta e grande
mobilitazione delle polizie europee. In casa degli
azzurri, altri timori per un infortunio al difensore
Panucci e per le conseguenti difficoltà a mettere
insieme una difesa in grado di reggere l’urto contro
l’Olanda. E il debutto di lunedì si avvicina.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
IL PRESIDENTE DELL’UEFA, MICHEL PLATINI
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Il cassiere
ha già vinto
Domani alle 18 calcio d’inizio
per l’Europeo più ricco
di Stefano Edel (inviato a Basilea)
M ichel
Platini
indica
Cristiano
Ronaldo
come
personaggiosimbolo del torneo, noi italiani esibiamo un titolo
da campioni del mondo che vale già l’etichetta di favoriti per
la finale di Vienna. Non c’è l’Inghilterra, anzi manca proprio
del tutto qualsiasi traccia del football britannico, e non ci sono
gli hooligans. Le sorprese potrebbero maturare con il vento
dell’Est: Croazia e Romania. M a sono in molti a scommettere
che in fondo arriverà una delle solite “grandi”, Francia o
Germania Di una cosa, comunque, si è già certi, prima ancora
che si alzi il sipario: il tredicesimo Europeo di calcio sarà un
successo finanziario per l’Uefa e la sua organizzazione.
Introiti per 1,3 miliardi di euro, contro gli 854 milioni di
Portogallo 2004. Una pioggia di denaro che cadrà sulle 16
partecipanti alla fase finale, a ognuna delle quali vanno 7,5
milioni di partenza, sino ai 23 per chi conquisterà la Coppa.
S econda volta in due Paesi.Otto anni furono Belgio e Olanda a
dividersi oneri e onori, stavolta tocca a Svizzera e Austria. La
formula paga, a sentire lo stato maggiore dell’Uefa, che oggi, nella
conferenza-stampa della vigilia, al St. Jakob Park, non ha lasciato
adito a dubbi sul fatto che l’edizione 2012 si terrà, come
regolarmente assegnato, in Polonia e Ucraina. A Basilea, dove
l’orgoglio nazionale elvetico avrà il primo, significativo,
termometro di partecipazione popolare con la partita inaugurale
fra Svizzera e Repubblica Ceca, il fermento è quello tipico che si
percepisce a poche ore da un grande evento: negozi e case
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
imbandierati, mezzi pubblici bardati con i colori della
Confederazione, autostrade intasate. Domani alle 18 il Paese si
fermerà.
La prima di Platini. Le Roi batte con forza il dito su due tasti:
sicurezza e controlli anti-doping da una parte, emozioni forti
dall’altra. È la sua prima volta da presidente in un Europeo, ci tiene
a non deludere nessuno. «Le misure perché tutto si svolga nel
migliore dei modi sono state studiate in ogni minimo dettaglio –
annuncia – Non vogliamo stronzi(dice proprio così, ndr) che dai
loro paesi d’origine vengano qui a creare problemi. Ai ministri
degli Interni delle 16 nazioni finaliste ho inviato una lettera precisa
in tal senso: gli stupidi stiano a casa».
Logico agganciarci subito il tema del gioco violento. «Tolleranza
zero, mi sembra ovvio, verso chi commetterà falli duri e cattivi.
E quanto alle simulazioni, è l’arbitro che decide, sempre e
comunque, non mi piace che poi si prendano altri
provvedimenti quando si rivedono le immagini al televisore».
A proposito di regole, non risparmia (ma lo fa con il quotidiano
L’Equipe) frecciatine a Chelsea e M anchester: «In Champions
League vince chi bara sulle regole dei finanziamenti – sottolinea –
L’obiettivo non è più vincere titoli, ma guadagnare soldi per
ripianare i debiti (le due squadre inglesi hanno un deficit di 1,9
miliardi di euro totali, ndr)».
Tornando a Euro 2008, M ichel chiede lo spettacolo. «M i
aspetto forti emozioni», ripete spesso. Rifiuta qualsiasi
pronostico su Italia-Francia e indica nel portoghese Ronaldo la
star. «Gli ho detto che se farà un Europeo alla stregua del
rendimento espresso negli ultimi sei mesi, vincerà tutti i premi
(Pallone d’Oro e Fifa World Player, ndr)». Domani la verifica:
perché non c’è solo Svizzera-Repubblica Ceca, ma anche
Portogallo-Turchia. E la star si presenta già.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Il pallone
e la guerriglia
di Stefano Tamburini
C’era una volta, e non era neanche tanto tempo fa, la guerra
che squassava il Vecchio continente. È finita da poco più di
cinquant’anni, appena un granello di sabbia nella clessidra del
progresso. Le rivalità erano ben altre rispetto a quelle di oggi,
anche se molte partono da quei tempi di deportazione, terrore
e morte e in essi affondano radici purtroppo dure da estirpare.
Basta pensare alle frasi di fuoco dei tabloid polacchi e alla
rabbia popolare che monta giorno dopo giorno. Senza scordare
la furia hoolingan sopita a fatica. E, in ogni caso, quando si
tratta di misurarsi attorno a uno stadio, non va certo meglio
fra i cosiddetti Alleati e in casa di chi – come l’Italia – ai tempi
dell’ultima guerra si unì ai vincitori giusto un attimo prima del
fischio finale, a sconfitta ormai certa.
Oggi l’Europa ha una sola moneta, frontiere solo sulla carta,
sistemi economici che si intrecciano e interessi comuni. Non
c’è più il rischio di ripiombare nelle tragiche follie nazifasciste
ma un Europeo di calcio può bastare per far scattare allarmi a
rigor di logica ingiustificabili per una manifestazione che
dovrebbe essere solo una festa o alla peggio una sagra della
sana rivalità. E invece, ecco che puntuale arriva la scia del
timore. L’Austria sospende il trattato di Schengen e chiude le
frontiere, migliaia di poliziotti si preparano a blindare gli otto
piccoli stadi che ospitano le sfide e in aria volteggiano gli F16
di diverse Aeronautiche militari europee. L’assenza delle
squadre britanniche attenua un po’ il livello di attenzione ma
non è che ci si possa distrarre. E infatti nei magazzini delle
polizie austriaca e svizzera sono accatastate migliaia di celle
semovibili per imprigionare i più agitati. Solo chi ha più di 60
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anni si ricorda di cos’era la guerra ma l’Europa continua a
essere blindata. È vero che le colpe non sono così diffuse ma è
altrettanto vero che questi pochi disadattati o non sono poi
così tanto pochi o i valori più sani che sono legati allo sport e
alla convivenza civile non sono così radicati come ci
piacerebbe poter pensare. Da oggi fino al 30 giugno, ogni
giorno sarà condizionato dalle partite, anche a migliaia di
chilometri di distanza dagli stadi che le ospitano. Pensate –
tanto per fare un esempio – a Italia-Romania del 13 giugno
(Zurigo, ore 18) e a tutte le tensioni recentissime fra i due
Paesi, alla possibile vittoria dell’una o dell’altra con strascichi
polemici e voglie di
vendette che albergano in teste dove ogni singolo neurone deve
fare molta strada per trovarne un altro, per poi magari
scoprire di essere da solo.
Ogni due anni, M ondiale ed Europeo offrono sempre questo
scenario. Provate invece a immaginare anche una modestissima
rissa fra un gruppo di francesi e uno di italiani per un 400 stile
libero alle Olimpiadi e un arrivo testa a testa fra Laure
M anaudou e Federica Pellegrini: pura fantascienza.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Panucci si ferma:
esordio a rischio
Il medico gli ordina lo stop in allenamento
per un risentimento al tendine rotuleo
di Alessandro Bernini (inviato a Baden)
Il fantasma-Cannavaro appare poco dopo le 18 ancora sul
campo di M aria Enzesdorf, che sarà stata tutto fuorché una
protettrice dei giocatori di calcio. Il terzino Christian Panucci
cade a terra da solo, si tiene il ginocchio destro, gli portano la
borsa del ghiaccio, lui la scaglia a terra e poi esce dal campo
zoppicando di brutto. E visibilmente contrariato.
Il tendine. La versione ufficiale dell’infortunio arriva dopo
più di un’ora: «Leggero risentimento al tendine rotuleo della
gamba destra», dice lo staff medico, sottolineando che Panucci
è uscito a scopo precauzionale. M a quell’ora trascorsa dal ko
all’annuncio lascia perplessi, anche perché il ginocchio di
Panucci si è gonfiato. Il professor Ferretti è rimasto a lungo
col romanista, la cui smorfia di dolore prima di entrare nello
spogliatoio non lasciava presagire niente di buono.
S ostituti e Grosso. Oggi sarà valutata meglio la situazione,
ma le chance di vedere Panucci subito in campo sono scarse. E
si fa largo l’ipotesi del forfait nella partita d’esordio di lunedì
contro l’Olanda. Tatticamente non è un danno incalcolabile
come il ko di Cannavaro: il sostituto pronto c’è, si chiama
Fabio Grosso (a destra va Zambrotta), con l’esterno del Lione
che tra l’altro sta volando. Insomma, Panucci può recupere
con calma, anche se le alternative in difesa scarseggiano. In
questa ottica la candidatura di Chiellini a titolare perde quota:
perché lo juventino diventerebbe il jolly della panchina,
pronto a subentrare sia come centrale che come laterale a
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
sinistra nella difesa a quattro. Nei minuti seguenti
all’infortunio è chiaro che tutti hanno pensato all’ipotesi di
“taglio”. In base al regolamento l’Italia può sostituire un
giocatore (con infortunio dimostrabile) sino a domani sera:
Bonera, Zaccardo e Tonetto i nomi più logici, ma tutto lascia
pensare che Panucci resti saldo al suo posto.
Campo maledetto. Prima Cannavaro, adesso Panucci. M a
che succede? È vero, si tratta di infortuni diversi, Panucci ha
fatto tutto da solo mettendo male la gamba, ma la sensazione è
che questo campo dell’AdmiraWaker non sia il massimo della
vita. Assorbe poco l’acqua (e ogni giorno ne viene giù un bel
po’), ha qualche buca di troppo, e forse non basta la buona
volontà degli addetti austriaci che ogni sera ispezionano la
situazione. Non è un caso che Donadoni per ben due volte
abbia fatto allenare la squadra sul campo secondario, a fianco
dello stadio. Tre invece gli allenamenti sul centrale, e due volte
sapete com’è finita.
Materazzi avanza. Detto dell’infortunio di Panucci, l’altra
notizia del giorno riguarda il ruolo di centrale. Donadoni infatti
ha provato in tutte le partitelle la coppia Barzagli-M aterazzi,
un cambio di rotta dunque rispetto ai giorni precedenti quando
si era sempre visto il duo Barzagli-Chiellini. Durante la partita
a tutto campo il ct ha mischiato le carte un po’ in tutti i
reparti, lasciando però due punti fermi: i centrali e Luca Toni
in attacco. Inizialmente Donadoni ha schierato nella squadra
titolare Buffon; Panucci, M aterazzi, Barzagli, Grosso;
Gattuso, De Rossi, Ambrosini; Cassano, Toni, Di Natale.
Nella seconda parte ha scelto invece De Sanctis; Zambrotta,
Barzagli, M aterazzi, Grosso; Pirlo, De Rossi, Perrotta;
Camoranesi, Totti, Del Piero. In attacco dunque alternati
Cassano e Del Piero ma non fatevi ingannare, contro l’Olanda
giocheranno quasi sicuramente Di Natale e Camoranesi. A
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
segno Ambrosini, Quagliarella, Del Piero e Borriello. Qualche
giocata da leccarsi i baffi di Cassano che, però, spesso finisce
fuori dal gioco, vivace Del Piero, straripante Grosso.
Porte chiuse. Una curiosità per chiudere. Domani la squadra
si allenerà di pomeriggio, e Donadoni ha deciso che lascerà
aperte le porte alla stampa solo per i primi 15 minuti. Della
fortuna, almeno potremo vedere cinque, sei giri di campo e il
vice Bortolazzi che sistema le sagome. Dopodomani partenza
in charter per Vienna, poi alle 18 allenamento allo Stade de
Suisse di Berna.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Timori di guerriglia
Vigilia infuocata
per Germania-Polonia
di Valentino Beccari (inviato a Klagenfurt)
La Polonia rimpiange l’assenza di Ladislao II che non è un
eccellente trequartista infortunatosi all’ultima ora ma il
sovrano polacco che nel 1410 sconfisse i cavalieri teutonici
nella battaglia di Grunwald. Quella resta l’unica vittoria della
Polonia sulla Germania, in guerra come in campo calcistico. La
rivalità è antica. Ogni aspirante imperatore sassone, prussiano
e nazista misurava il polso del suo esercito invadendo la
Polnia. Non una semplice partita. L’ultimo in ordine di tempo
è stato Hitler che ha utilizzato la Polonia come “numero zero”
per le sue ambizioni espansionistiche e sanguinarie. Quella di
dopodomani sera a Klagenfurt non sarà una semplice partita
di calcio. L’affronto più recente arriva dal Super Express, un
tabloid polacco di ispirazione anglosassone che ha pubblicato
un fotomontaggio con il commissario tecnico Beenhakker con
in mano le teste decapitate del capitano della Germania
Ballack e del selezionatore Löw, titolando: «Leo, portaci le
loro teste». Risposta di rovescio di Bilde di una tv tedesca che
propongono uno spot che ha per protagonista un “polaccoladro”, etichetta ben impressa nel pensare comune germanico.
Boniek e compagnia. Ad alimentare la polemica ci pensa
anche Boniek, gloria nazionale del calcio polacco e stella di
Juve e Roma, che su un giornale di Varsavia incita i ragazzi di
Leo Beenhakker dichiarando che «i giocatori polacchi sono 16
volte più intelligenti di quelli tedeschi». M a perché proprio
16? Quale equazione matematica ha utilizzato Boniek per
questo specifico rapporto numerico? Eppoi dimentica che
nella nazionale tedesca militano tre giocatori di origine
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
polacca, Klose, Podolski e Trochowski.
Le reazioni. Sembrano più di facciata che di sostanza ele
scuse dell’ambasciatore polacco a Berlino, Prawda hanno
l’effetto di mezza aspirina. Già, perché intanto il premier
Jaroslav Kaczynski, pressato dai gruppi nazionalisti,
pretende 15 miliardi di euro dalla Germania per i danni
provocati dal nazismo. Il risarcimento si concretizzerà nella
non restituzione di opere d’arte germaniche esposte nei vari
musei di Varsavia, Cracovia e Danzica e pretese dal governo di
Berlino.
Timore combine. I media polacchi temono poi una combine
tra Germania e Austria per fare fuori la Polonia in occasione
dell’ultimo incontro di qualificazione in programma a Vienna.
«M a è soltanto spazzatura», taglia corto il team manager
tedesco Bierhoff.
Pace e fratellanza? Già. Del resto due anni fa a Dortmund,
in occasione dei M ondiali, c’erano state delle avvisaglie
quando degli incidenti caratterizzarono il prepartita di
Germania-Polonia.
Allerta a Klagenfurt. La città non vuole farsi cogliere
impreparata. Saranno 150mila i tifosi polacchi che
invaderanno la città. Considerando che il grazioso Wörthersee
Stadion contiene 30mila spettatori è evidente che i supporter
si concentreranno nella “Fans zone” dove sono allestiti i
maxischermi. La speranza è che la festa resti tale ma ci
saranno migliaia di agenti della polizei a vigilare.
Paura neonazi. A creare apprensione sono soprattutto i
gruppi di ispirazione neonazista polacchi che hanno
individuato nel calcio una corsia preferenziale per
destabilizzare. Un vento xenofobo che in Polonia soffia
addirittura più forte che nelle altre nazioni europee. Allarme
rosso quindi al nuovo stadio e in città e anche se il simbolo
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
della città di Klagenfurt è il drago della Fontana del Lindwurm,
ci si augura che non scoppi alcun incendio. Sul campo poi è
maturo il primo successo ufficiale polacco anche se il peso
dell’attacco non sarà sulle spalle dell’eroico Ladislao II ma di
uno Smolarek qualunque.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
SABATO 7 GIUGNO
Donadoni
e le scelte
Repubblica Ceca batte Svizzera 1-0, PortogalloTurchia 2-0. Comincia così la tredicesima edizione
degli Europei 2008, mentre in casa azzurra ancora
non sono stati ancora sciolti gli ultimi nodi della
formazione che dovrà affrontare l’Olanda. Ciro
Ferrara, in quel periodo ancora fermo dopo lo scotto
dell’esonero dalla Juve e in attesa della panchina
dell’Under 21 azzurra, rilascia un’intervista dove si
dichiara fiducioso verso la nazionale di Donadoni.
Tutto questo mentre crescono le preoccupazioni per
l’ordine pubblico legato ad alcune partite
particolarmente a rischio, su tutte Germania-Polonia
che si giocherà a Klagenfurt.
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ALEX DEL PIERO, IN BALLOTTAGGIO PER UN POSTO IN ATTACCO
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Del Piero: eccomi
«Pronto a giocare da capitano»
di Antonio Ledà (inviato a Baden)
Lo spirito è ancora quello del pie’ veloce Achille. A ridosso
del debutto azzurro Alex Del Piero racconta le sensazioni
della vigilia. «Partiamo da una situazione ben diversa da quella
di due anni fa ma la voglia è la stessa». Banalità? Attenzione,
se uno come Del Piero, di solito misurato e diplomatico
(scuola Fiat, per capirci) si lascia andare a un azzardo del
genere vuol dire che in casa Italia il clima è quello giusto. Che
l’Olanda merita attenzione ma non fa paura, che la squadra sta
diventando gruppo e il gruppo ha voglia di ripetere la
galoppata trionfale di Berlino.
Alessandro Del Piero si sente il capitano?
«Sinceramente sì. M i dispiace esserci arrivato in questo modo,
complice l’infortunio di Fabio Cannavaro, ma sono pronto ad
assumermi anche le responsabilità del ruolo. Però questo non
significa che nel gruppo azzurro non ci siano altri giocatori che
hanno l’esperienza e il carisma per fare il capitano».
In Germania si era autodefinito Achille. Ha ancora
quello spirito?
«M e lo porto dentro e sono pronto a dimostrarlo. Vengo da
due anni fantastici e spero di concludere la stagione con
un’altra vittoria. Tra l’altro è l’unica che mi manca».
Lei ha sempre detto di sentirsi un attaccante ma
nell’Italia delle tre punte Donadoni ha bisogno di due
esterni. Ha chiarito l’equivoco col ct?
«Ne abbiamo parlato tante volte e credo che le cose siano
abbastanza chiare. Io posso giocare come seconda punta, come
mezza punta alle spalle di Luca Toni e come esterno. Sta al mister
fare le scelte e sta a me adattarmi alla situazione».
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Ma lei si sente un attaccante.
«Questo è innegabile ed è nei fatti. Non ho mai segnato tanti
gol come negli ultimi due anni e non sono mai arrivato a una
competizione internazionale in queste condizioni di forma.
Però ho dato la disponibilità a giocare in un altro ruolo se la
situazione dovesse richiederlo».
Però il fatto di giocare con una torre centrale e due
esterni la penalizza un po’?
«Queste sono riflessioni che sta facendo anche il mister. E non
sono sicuro che l’Italia giocherà sempre con il 4-3-3. Voglio
dire che Donadoni sta lavorando su diverse ipotesi e la
squadra ha dimostrato di essere in grado di adattarsi al modulo
che il Ct riterrà più necessario a seconda degli avversari e delle
circostanze».
S offre il dualismo con Di Natale?
«Assolutamente no. Sono consapevole di aver lavorato bene,
so che l’Europeo è lungo e sono pronto a dare il mio
contributo».
C’è stato un periodo in cui la sua convocazione non era
scontata. Lei ci ha sempre creduto?
«Io sì. E proprio il fatto che questa Nazionale sia in grado di
giocare con più moduli di attacco mi ha aiutato a superare i
momenti più duri della stagione. Insomma non ho mai perso la
speranza».
C’è un motivo per cui Donadoni non dovrebbe farla
giocare?
«Questa è una domanda che bisognerebbe girare a lui. Io posso
dire solo di sentirmi bene fisicamente e di essere pronto a
scendere in campo. Vengo da un lungo periodo felice e spero
di allungarlo almeno sino alla finale di Vienna».
S i sente anche il più vecchio del gruppo?
«Il più vecchio è Panucci. E poi con i giovani ho un buon
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
rapporto. Li conosco da tempo e c’è un bel confronto».
Come vede l’Italia?
«Abbiamo un ottimo potenziale, soprattutto in attacco, ma
saremo i primi solo se vinceremo».
Donadoni le rubò la maglia azzurra negli Europei del
’96. Le deve qualcosa?
«Non mi deve nulla. Io ho fatto quello che dovevo fare e se
resterò fuori sarà per scelte tecniche e non per demerito
personale».
È il primo ritiro da papà. Quanto l’ha aiutata la
famiglia?
«M io figlio e mia moglie vengono prima di qualsiasi altra cosa.
Se sono così sereno e così motivato il merito è soprattutto
loro».
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Cannavaro,
assenza pesante
Intervista a Ciro Ferrara:
«Decisiva la prima sfida»
di Angelo Bonacossa
Domani si inizia, Italia in campo. Che farà in questo
Europeo?
«La nostra Nazionale è formata da un gruppo consolidato. La
maggior parte arriva dal M ondiale e quindi dà tutte le garanzie.
La vigilia è diversa da quella di due anni fa: oggi l’Italia parte
con altre quotazioni, in rialzo».
Non crede che in Germania Calciopoli abbia giocato un
ruolo decisivo?
«L’Italia non ha vinto il M ondiale grazie alla rabbia
determinata dallo scandalo, l’ha vinto grazie al lavoro fatto in
precedenza».
Il grosso è stato fatto da Lippi e Donadoni sta seguendo
la sua strada?
«No, il ct sta lavorando benissimo. La qualificazione agli
Europei l’ha conquistata Donadoni, non Lippi».
Tegola Cannavaro, Panucci in difficoltà: difesa in tilt?
«Preoccupa l’assenza di Cannavaro, Panucci potrebbe giocare.
L’assenza del capitano si farà sentire, soprattutto per le sue
qualità».
Meglio la coppia Barzagli-Chiellini o quella formata da
Materazzi e Barzagli?
«Sono stati convocati in 23, tutti sono ad alto livello. Decide
Donadoni».
Che ha scelto Del Piero capitano della Nazionale anche
se Alex rischia di andare in panchina.
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«Queste sono faccende dell’Uefa. Cannavaro era il capitano,
visto che è rimasto in Austria e seguirà le partite dalla
panchina, poteva benissimo essere capitano non giocatore. In
questa Italia sono tutti capitani».
Come partiranno gli azzurri?
«Difficile dirlo. Credo che il match con l’Olanda sia
fondamentale. Se l’Italia vince è a posto».
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Donadoni pensa
alle alternative
Il 4-3-3 resta privilegiato
ma il ct prova anche il 4-2-3-1
di Alessandro Bernini (inviato a Baden)
Allo Schloss Hotel Weikersdorf i decibel da ieri si sono
abbassati. Pochi scherzi, meno risate rispetto ai primi giorni,
un senso di rispetto per chi se ne sta in silenzio. Si chiama
“aria di vigilia” signori, quella che si sprigiona solo per i grandi
eventi. Ed è entrata nel clan azzurro: neanche gli spifferi di
porte e finestre possono farla uscire.
Bunker. Oggi Donadoni ha dato ordine di chiudere anche le
porte del Bundersstadion, non gli va di dare vantaggi all’amico
Van Basten, ex compagno di squadra nel M ilan e oggi ct
dell’Olanda, prossimo rivale in una sfida che conterà
moltissimo. Solo 15 minuti di free-show, giusto per vedere
che Panucci è rientrato nel gruppo. Poi tutti fuori. Anche
perché il ct ha fatto svolgere una seduta molto soft a livello
atletico. Tanta tattica, provando il collaudato4-3-3 ma anche
un 4-2-3-1 che negli ultimi allenamenti è saltato fuori spesso.
Un’alternativa per il momento, niente di più. Quasi una sfida
a distanza con Van Basten che sembra aver abbandonato le tre
punte per affidarsi a Van Nistelrooy con tre percussori dietro.
Grosso o Panucci. Nelle ultime ore le azioni di Panucci
sembrano quelle della Roma dopo la rottura con Soros: un
mezzo crollo. Ci sono almeno due buone ragioni che stanno
portando nella testa di Donadoni la convinzione di cambiare:
1) Panucci si è ripreso dall’infortunio ma gettarlo subito
dentro può essere un rischio, anche perché l’Italia indifesa ha
una rosa già abbastanza anoressica. 2) Grosso a sinistra
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
sembra una libellula, e su quella fascia si può far male
all’Olanda, visto anche il ko di Robben.
Materazzi su di giri. Nelle ultime ore il più esuberante (sul
campo) è diventato M aterazzi. Pensava di partire in panchina
e, al di là delle dichiarazioni, si era un po’ incupito. M a
Donadoni sembra averci ripensato e da un paio di giorni lo sta
provando al fianco di Barzagli, cercando quella dose di
esperienza che forse manca ancora a Chiellini. Anche perché
uno come Van Nistelrooy va marcato ma anche intimorito.
Così M aterazzi in allenamento morde, urla, richiamai
centrocampisti, si è preso quel ruolo di leader in mezzo alla
difesa che sembrava suo. Oltretutto la condizione atletica sta
crescendo. Sicuro di una maglia c’è anche Zambrotta. È un po’
il Clemente M astella dei tempi d’oro, il politico buono per
tutte le stagioni: può andare a destra (se gioca Grosso), può
andare a sinistra (se gioca Panucci), ma lui c’è sempre.
Idea Del Piero. Oggi in conferenza stampa Alex è stato di
una serenità impressionante. Quasi fosse sicuro di giocare.
Solo sensazione? Può essere. M a se davvero Donadoni
rimugina sulla possibilità di sorprendere tutti passando al4-23-1, ecco che Del Piero pianterebbe la sua bandierina proprio
dietro a Toni. E poi Pinturicchio è in grande forma, sul campo
ha i guizzi di una trota, con quel pallone scarica delle bordate
da far impressione. Ed è sempre nel vivo del gioco, più di
Cassano che al momento sembra un’arma non convenzionale
da usare con cautela. Con amici e nemici. Stasera comunque
allenamento allo Stade de Suisse di Berna, inizio ore 18. La
rifinitura. Le previsioni annunciano pioggia, oggi e domani. Per
la gioia di Toni, un po’ meno di Di Natale e Del Piero. Anche
questo potrebbe influire sulle scelte finali.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Klagenfurt
in stato di assedio
Germania-Polonia:
pronte anche le “prigioni mobili”
di Valentino Beccari (inviato a Klagenfurt)
M a dove sono gli Hezbollah? Le milizie filo-israeliane? Siamo
a Beirut vero? M a no, è Klagenfurt, capoluogo della Carinzia,
gioiellino rinascimentale ricostruito dal genio architettonico di
Domenico Dell’Aglio dopo che un incendio la distrusse
completamente nel 1514. Eppure da oggi sembra la capitale
del Libano. Una città in mimetica, militarizzata, quasi in stato
d’assedio.
Rivalità storica. Non c’è pericolo di attentati e non è stato
nemmeno avvistato un talebano passeggiare per NeuenPlatz.
C’è solo Germania-Polonia, ovvero una partita di calcio. M a
tanto basta. Una sfida a cinque stelle nella guida della
sicurezza, la più temuta dagli organizzatori. Una rivalità
storica che si trascina dal M edioevo e che negli ultimi anni si è
consolidata con l’esplosione di gruppi nazionalisti polacchi di
chiara ispirazione neonazista. Le sparate dei tabloid
spazzatura di Varsavia hanno alimentato il fuoco della
polemica e il drago della Fontana di Lindwurm non vorrebbe
tornare a “sputare” fiamme.
Assetto da guerra. Sono oltre cinquemila i poliziotti
dispiegati lungo le vie del centro, in prossimità dello stadio e
soprattutto nelle varie Fanzone, predisposte per ospitare fino
a settantamila persone. Il sindaco ha attinto anche dalla lista
dei riservisti. A supporto della Gendarmerie austriaca ci sono
anche poliziotti tedeschi e polacchi e degli agenti “infiltrati” in
grado di sintonizzarsi sulle frequenze di eventuali teppisti. E
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
pensare che per l’occasione l’Austria ha “congelato” il trattato
di Schengen e chiuso le frontiere (ma non quelle con l’Italia)
respingendo al mittente gli ultrà con la fedina penale
macchiata. Anche lo spazio aereo sopra Klagenfurt è sotto
controllo anche se non si sono mai visti hooligans attaccare
dall’alto. Insomma, se sarà battaglia la polizei non si farà
cogliere di sorpresa. Sono state anche allestite otto “gabbie”,
simili a quelle del circo, dove potranno essere trattenuti fino a
trenta teppisti ciascuna. I fermati verranno controllati e un
giudice deciderà se trattenerli o rilasciarli. Una sorta di
giustizia on the road con sentenze istantanee.
Centomila polacchi. Sono attesi circa centomila polacchi. In
pochi andranno allo stadio. I più si riverseranno nelle Fan
zone. Osservati speciali i neonazisti, le teste rasate che hanno
lanciato via Internet il grido di battaglia rispolverando
addirittura Ladislao II, l’unico polacco che è riuscito a battere
i tedeschi. E pensare che Germania-Polonia è una partita di
calcio e ce lo ricorda Beenhakker, tecnico un po’ navigatore e
un po’filosofo che ha guidato con lo stesso entusiasmo il Real
M adrid come Trinidad & Tobago. «So benissimo il peso che
ha il calcio nella società – afferma il ct polacco – e ritengo
stupide le uscite di alcuni media polacchi, ma per una volta
facciamo sì che Germania-Polonia sia solo una partita di
pallone tra una squadra con la maglia bianca e una con la
maglia rossa».
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SECONDA PARTE
Il Girone di ferro
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DOM ENICA 8 GIUGNO
Scocca l’ora
del debutto
Per l’Italia è giunta l’ora del debutto, domani contro
l’Olanda. Si giocherà a Berna, in Svizzera,
lontanissimi dal ritiro austriaco. Donadoni sceglie
Materazzi mentre Panucci è ancora in dubbio. Nella
sfida più importante della giornata la Germania batte
la Polonia in una blindatissima Klagenfurt: finisce 20 con centomila tifosi delle due nazionali in città e con
ben 130 arresti. Vince anche la Croazia grazie a un
rigore contro l’Austria.
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DA SINISTRA: GATTUSO, PIRLO, MATERAZZI E PANUCCI
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Italia, avvio
da batticuore
Donadoni sceglie Materazzi
ancora in dubbio Panucci
di Antonio Ledà (inviato a Berna)
Ci siamo. Domani sera a Berna (stadio De Suisse ore 20,45)
comincia l’Europeo degli Azzurri. Non sarà una passeggiata
perché siamo finiti in un girone di ferro e ci portiamo dietro il
fardello del titolo di campione del mondo conquistato due anni
fa in Germania. Il ct Roberto Donadoni sa di non poter fallire.
Deve vincere per se stesso (ha appena rinnovato il contratto
ma con una clausola che non lo mette affatto al sicuro dal
licenziamento) e per l’Italia pallonara che pregusta altre notti
magiche come quella di Berlino. Si comincia con l’Olanda di
M arco Van Basten che non è più il bomber dei miracoli ma un
mister sotto tiro, con una squadra che è la brutta copia di
quella di qualche anno fa e che ha perso elementi importanti
come Babel, Robben e Van Persie. Attenzione però. Gli
olandesi restano una fra le nazionali più quotate e a noi hanno
spesso creato problemi. Gente come Van Nisterlooy (59
presenze e 30 gol) o Van der Sar (vincitore della Champions
con il M anchester) meritano un’attenzione particolare. Gli
Azzurri lo sanno e infatti, come ha ammesso con franchezza
Gattuso, «il mal di pancia cresce».
S icuro il 4-4-3. Però siamo i campioni e, dunque, partiamo
per vincere. Donadoni fino a oggi ha cercato di nascondere la
formazione. Poi ha deciso di ripartire dal 4-3-3 che ha
funzionato bene durante la fase delle qualificazioni. Indifesa al
posto di Cannavaro giocherà M aterazzi (quasi del tutto
recuperato) che farà coppia con Barzagli. A destra dovrebbe
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giocare Panucci o in alternativa Zambrotta. In questo caso a
sinistra troverebbe spazio Fabio Grosso, uno fra i grandi
protagonisti della galoppata iridata. A centrocampo sono
sicuri Pirlo e Gattuso mentre davanti alla difesa giocherà, con
tutta probabilità, Daniele De Rossi. Il romanista è un altro
reduce delle notti tedesche e assicura esperienza e qualità.
Ambrosini partirà dalla panchina così come Aquilani, altro
giallorosso sul quale il ct ha fatto più di un pensierino.
Scontato il trio d’attacco: a destra ci sarà Camoranesi, a
sinistra Di Natale e al centro l’uomo copertina: Luca Toni.
Del Piero escluso. In questo caso il grande escluso è Del
Piero che ha perso anche il ballottaggio con Di Natale.
L’attaccante juventino era sicuro di aver convinto Donadoni
ma Totò sta troppo bene per essere lasciato in panchina e
offre solide garanzie anche in fase di copertura. Dunque sarà
lui a cercare di fare male all’Olanda sulla corsia di sinistra, in
teoria uno dei punti più vulnerabili dei nostri avversari. Sulle
fasce Van Basten rischia molto e ne è consapevole al punto da
aver deciso di puntare tutto sull’attacco e sull’effetto
entusiasmo di un manipolo di ragazzini: Heitinga, De Jong e,
soprattutto Ibrahim Afellay, un 21enne da tenere d’occhio.
La sfida del tifo. Poi c’è il pubblico. Gli Orange sono stati
seguiti in questa loro prima partita a Berna da quasi 150 mila
tifosi. Un vero e proprio esercito che ha occupato, già da ieri,
il centro della capitale. I nostri arriveranno oggi ma non
saranno così tanti. Poca fiducia o, al contrario, la certezza che
ci saranno altre occasioni per dar sfogo all’entusiasmo? La
seconda ipotesi è più credibile e mette un po’d’ansia a
Donadoni
che
continua
a
predicare
prudenza:
«Dimentichiamoci di essere i campioni del mondo – ripete
ancora oggi il ct – e ripartiamo con umiltà e concentrazione».
Armi che in Germania hanno funzionato trasformando
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ventitré ragazzi sotto schiaffo per le vicende di Calciopoli in
una squadra vera. È giusto quello che servirà questa sera per
superare l’Olanda e fare il primo passo verso Vienna.
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In panchina
sfida tra amici
Van Basten: Roberto è vincente,
noi possiamo stupire
di Stefano Edel (inviato a Berna)
Sono passati vent’anni, eppure quel gol segnato alla Russia, con
uno splendido tiro al volo di destro a incrociare il pallone sul palo
opposto, resta una “gemma” da incastonare nella storia
dell’Europeo, uno spot per il football. Era il 1988. La prodezza
nell’Olympiastadion di M onaco di Baviera – gli arancioni vinsero
2 a 0 – fruttò l’unico titolo continentale della storia calcistica
all'Olanda. Quel 1988 è così lontano, per M arco Van Basten, da
lasciargli solo il gusto del ricordo. «Altri tempi, un altro mondo
rispetto a oggi...», tutto quello che gli si scuce di bocca al riguardo.
Sì, la musica e il contesto sono cambiati. Anche per lui, e non solo
perché ha saltato la barricata: ieri giocatore, oggi allenatore. Il
quadriennio sulla panchina degli Orange non è stato pari
all'altezza dell’immenso passato di cannoniere di razza, eppure si
presenta a Euro 2008 con la speranza di provare a vincerlo, per
entrare nella bacheca dei grandi pure da tecnico. E sarebbe il primo
a bissare la Coppa nella doppia veste.
Andrà all'Ajax. Comunque vada a finire, il divorzio dalla
Nazionale è scontato. Ha firmato per l'Ajax, la squadra dei lancieri
diAmsterdam, e lo ha fatto perché, al di là dell'offerta ricevuta, non
si sente proprio adatto al ruolo di selezionatore. Gli piace creare ex
novo, non assemblare. Tuttavia, il cigno di Utrecht vuole lasciare il
segno, è convinto di poter spingere la Nazionale sino alle soglie
della finale. «Se spira un buon vento dalla nostra parte, possiamo
andare lontano», ha ripetuto per giorni.
La sfida con Donadoni. Compagni di squadra nel M ilan,
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
appassionati di golf, i due sono rimasti in ottimi rapporti. Al
sito dell’Uefa, Van Basten ha rivelato di sentire «ogni tanto»
Roberto, e ne ha tessuto le lodi: «È un grande sportivo ed è un
vincente. Ha accettato un lavoro difficile (chiaro il riferimento
al dopo-Lippi, ndr), ma sinora ha fatto bene. Credo sia il
tecnico giusto per l'Italia». Contro i campioni del mondo «un
vantaggio lo abbiamo: siamo costretti a “entrare” subito nel
torneo, con la testa intendo. Dobbiamo essere concentrati,
nelle prime due gare ci misuriamo con le finaliste di Germania
2006». L’Italia «ha molta esperienza, ha cambiato qualcosa
rispetto a due anni fa. Sarà un match difficile per noi».
Ripudiato anche Crujff. Ha riportato dalla sua parte Van
Nistelrooy, che pure non gli aveva lesinato critiche per il
modulo 4-3-3 con cui aveva impostato la squadra. Si è
sbarazzato degli irriducibili Seedorf e Van Bommel e ha preso
le distanze persino dal suo nume tutelare, Johan Crujff.
L’immutabile schieramento con il tridente ha, quindi, lasciato
il posto a una disposizione più sfumata, spesso con un’unica
punta, visti anche i continui infortuni capitati a Babel
(rispedito a casa), Van Persie e ora Robben: «I giocatori sono
più soddisfatti di questo nuovo approccio» ha detto il Van
Basten ultima versione, più malleabile. L’unico limite è
l’umoralità del gruppo. Lo stesso ct ha fatto il check-up dei
suoi: «Giocatori di qualità ce ne sono, ma la maggior parte è
giovane e ha ancora bisogno di imparare».
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Donadoni: «Con Marco
Ogni tanto ci vediamo»
di Alessandro Bernini (inviato a Berna)
L’ultima volta si sono stretti la mano al Golf Club M onticello,
due passi da Como. Sul green vinse Van Basten, anche se
adesso le loro sfide sono più equilibrate rispetto a qualche
anno fa. Domani sera altro green e Roberto Donadoni, un
competitivo in tutto, dalla partita di calcio-tennis ai duelli in
mountain bike in ritiro, fiuta una bella vendetta. «Con M arco
– confida Donadoni – siamo rimasti legati anche se non ci
vediamo spesso. M a le amicizie resistono anche alla
lontananza».
E resistono anche i principi, le idee, le teorie calcistiche. Che
per entrambi sono state influenzate da Arrigo Sacchi. «È vero,
Arrigo ci ha dato delle esperienze importanti, un qualcosa che
ci è rimasto dentro. E credo che nell’Italia e nell’Olanda ci
siano un po’ di quei concetti».
Il debutto. Se M ourinho è Special one, Roberto Donadoni
come ct ti regala l’idea del normal one”. Pacato, voce bassa,
mai una polemica. Da calciatore, invece, voleva essere number
one, in tutto. Dal momento in cui iniziava l’allenamento e si
metteva a capo della fila dei compagni, sino a quando il
pullman del M ilan arrivava allo stadio e lui scendeva per
primo. Strano contraltare col suo forte senso di intima
timidezza. Anche la sua vigilia è un forte contrasto di
emozioni. «M a cerco di non sprecare nessuna energia, ne ho
bisogno per svolgere al meglio il mio compito». La fiducia,
però, c’è: «La squadra sta bene, ha voglia, sa di poter iniziare
un percorso importante. Questo è fondamentale, ma non
essenziale: certe volte da giocatore mi sentivo carico e poi gli
avversari andavano il triplo di me, o viceversa». E l’Olanda?
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
«Ha avuto un grande cammino durante le qualificazioni, e
vuole dire poco se le statistiche riportano che non ci battono
da 30 anni».
Vai Materazzi. Figuriamoci se Donadoni si sbilancia sulla
formazione. Ci prova un giornalista giapponese a chiedere
l’undici iniziale, e il ct si mette quasi a ridere: «Ho le idee
confuse...». M a non è vero, lui sa bene chi giocherà. Una
indicazione, però, la concede ed è riferita a M aterazzi: «È
partito più in ritardo degli altri, ma è cresciuto; adesso ha
ritrovato una condizione buona». E dunque sarà sua la maglia
da titolare in mezzo alla difesa al fianco di Barzagli. E
Panucci? «Si è allenato in piena efficienza, il problema è
smaltito». Siccome il romanista è uno pupilli del ct (e al
debutto potrebbe prevalere l’idea di giocare più coperti), la
sua candidatura nelle ultime ore riprende quota. Casomai
Donadoni è preoccupato dal campo testato oggi in
allenamento. «Bel terreno, ma molto scivoloso. Bisogna
trovare le scarpe ideali anche se, per la verità, ho visto in
difficoltà sia i giocatori con i tacchetti sia quelli che avevano
scelto la gomma».
S pettacolo e luci. C’è attesa per questa nazionale. Sotto ogni
profilo. «M a non chiedo spettacolo, voglio solo che i giocatori
esprimano il loro carattere». Carattere da campioni del mondo.
«Già. Ci sono tante aspettative su questa squadra. M a è
difficile per tutti ripetersi, soprattutto a livello
internazionale».
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Percorso
a ostacoli
di Stefano Tamburini
L’ultima partita degli Azzurri alla fase finale di un Europeo di
calcio è stata giocata a ottomila metri d’altitudine su un aereo
Alitalia in volo da Lisbona a M alpensa con la squadra e un ct
che si erano appena qualificati per le vacanze. Il campo era un
tavolo di fortuna fra i sedili di prima classe. Lo schema un due
contro due, la partita a scopone. Si giocava a porte chiuse, nel
timore dei pomodori marci una volta a terra.
Una fine ingloriosa, per la spedizione dell'ultimo Trapattoni e
del suo carico di acquasantiere: nessuna sconfitta, due
noiosissimi pareggi e una vittoria inutile in extremis di fronte
allo scontatissimo 2-2 di Svezia e Danimarca, il solo risultato
che poteva qualificare entrambe senza rischi. Erano i tempi del
miracolo della moltiplicazione dei mediani durante l’intervallo
o, alla peggio, dopo il gol del vantaggio. La tv implacabile
mostrava centravanti bolliti che sbagliavano gol a porta vuota
e c’era anche chi era sempre pronto a prendersela con il
destino cinico e baro o – come due anni ancor prima ai
M ondiali di Corea e Giappone – contro un arbitro come
Byron M oreno, più buffo da vedere che scarso. Poi vennero
Calciopoli e la miracolosa spedizione di Germania, il quarto
titolo mondiale per l’Italia, l’addio di Lippi e di un paio di big.
Cominciò così per Roberto Donadoni, il giovane ct dai capelli
precocemente imbiancati, un lungo dribbling fra diffidenze,
trappole e tranelli. È stata dura, come e peggio di quando
doveva schivare entrate in scivolata, spintoni, randellate sulle
caviglie e gomitate. Era tormentata la vita dell’ala guizzante e
fantasiosa ma era nulla al confronto di quel che l’attendeva su
una panchina che negli anni ha logorato fior di
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
predecessori. Però Donadoni è ancora lì con pieno merito e
stasera gli azzurri torneranno a giocare la prima sfida per
l’alloro continentale dopo quello scopone triste ad alta quota.
Lungo il cammino verso un difficilissimo bis i primi ostacoli
saranno i più duri: Olanda, Romania, Francia.
Gli scenari per il dopo non sono certo difficili da tratteggiare,
specie quelli peggiori, con gli Io l’avevo detto e le scie di
elenchi di formazioni alternative e sostituzioni mancate. Basta
guardare le prime pagine dei quotidiani sportivi degli ultimi
giorni, infarciti di articoli sul “perché deve giocare Tizio” o
grandi foto di una presunta riserva con sovrimpressa la scritta
“Fatelo giocare titolare”.
Nulla di nuovo. A Enzo Bearzot, prima del M ondiale del
1982, volevano sfilare la panchina in extremis. A M arcello
Lippi, due anni fa, per motivi di tutt’altro genere, pure. Ed è
andata come è andata.
A Roberto Donadoni invece hanno appena fatto firmare un
finto contratto fatto apposta per essere stracciato alla
bisogna. Insomma, tutto come da copione. L’adrenalina per i
primi 90 minuti da batticuore può dunque cominciare ad
andare in circolo.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
L’entusiasmo dei tifosi
spinge gli azzurri
In 2000 per incitare la squadra,
ma l’allenamento è a porte chiuse
di Stefano Edel (inviato a Berna)
Quanti saranno? L’onda arancione sfugge a qualsiasi
previsione certa, ma è un’onda lunga, immensa. Potrebbero
essere 13.000, ma qualcuno azzarda 15.000. Già presenti in
città, e pronti a invadere gli spalti dello Stade de Suisse, dove
si divideranno gli spazi con i tifosi italiani. La capienza
dell’impianto è di 31.784 spettatori, secondo quanto reso
noto dall’Uefa.
Il bivacco. La festa dei colori, dopo Basilea e Ginevra, si è
spostata qui, nella capitale della Confederazione elvetica. È
l’arancione a dominare nelle splendide Bundesplatz e
Bärenplatz, dove le Fan zone create dagli organizzatori si
stanno rivelando la più felice intuizione di Euro 2008. C’è
spettacolo, c’è voglia di divertirsi e fraternizzare, c’è musica,
c’è birra (quanta ne scorre!), e ci sono belle donne.
Da Amsterdam e dalle città vicine sono arrivati a migliaia,
bardati di tutto punto, con strumenti al seguito perché la
mentalità dell’olandese è quella di fare casino, distribuire
allegria a iosa, contagiare anche chi, all’apparenza, si mostra
imperturbabile. La maggior parte del popolo orange si è
piazzato nei camping attorno a Berna. Canta, suona – nella
centralissima Spitalgasse è comparsa addirittura una banda,
con strumenti a fiato e grancassa – e urla la propria gioia. Il
titolare di un ristorante dal nome italiano (M olino) ha rivelato
di aver servito ieri a dodici clienti olandesi ben 150 litri di
birra. Il conto? 1.500 euro (qui i prezzi lievitano). Pronti a
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
scommettere che, prima delle 20.45, saranno in molti a finire
lunghi distesi per manifesta ubriacatura.
S olita blindatura. Le misure di sicurezza si sprecheranno,
come ieri a Basilea. La polizia e gli steward dell’Uefa hanno
ricevuto disposizioni tassative: solo chi è in possesso del
biglietto può avvicinarsi allo stadio. Chi ne è privo dovrà
rassegnarsi e tornare indietro: si consolerà con i megaschermi
piazzati un po’ ovunque. M a così è se si vuole restare
tranquilli: si cammina tanto (il che non fa male), e ci si
sottopone a controlli minuziosi. Il consiglio, fatto proprio
ormai dalla generalità delle tifoserie, è di presentarsi agli
accessi degli stadi almeno tre ore prima dei vari match.
Mille euro un biglietto. Era prevedibile, ne abbiamo avuto
diretta conferma girando sia nel centro cittadino sia
avvicinandoci allo stadio: la caccia al biglietto ha scatenato i
bagarini, cui non è difficile pronosticare affari d’oro. Un
tagliando di prima categoria, che assicura la visione della gara
dalla tribuna centrale, è stato proposto anche a mille euro.
Nelle ore a ridosso della partita è probabilissimo che il prezzo
salga a 1.200-1.300.
Entusiasmo azzurro. D’accordo il tifo olandese, ma l’Italia è
campione del mondo e i tanti nostri connazionali che vivono
in Svizzera sono pronti a fare la loro parte. In duemila hanno
accolto l’arrivo della Nazionale di Donadoni oggi pomeriggio,
intasando la strada che dà accesso allo stadio. Avrebbero
voluto assistere all'ultimo allenamento, ma il desiderio è
rimasto inevaso: solo i media hanno goduto del privilegio,
peraltro in ossequio alle disposizioni Uefa. M a l’effetto
azzurro si sente: famiglie al completo che passeggiano, con i
bambini vestiti da piccoli giocatori azzurri, e un bel gruppo di
napoletani che porta sulle spalle, come un totem, la
riproduzione della Coppa del mondo conquistata in Germania.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Secondo i calcoli degli organizzatori, saranno molti i
connazionali residenti nella regione a presentarsi domani con il
biglietto in mano. E lo stesso dicasi per le migliaia che
giungeranno in auto o in treno dal nostro Paese. Il che fa
ritenere che lo Stade de Suisse, alla fine, sarà diviso a metà.
Almeno su questo, fra Italia e Olanda si parte alla pari.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Klagenfurt: ultrà
e birra a fiumi
Centomila tra polacchi
e tedeschi, 130 arresti
di Valentino Beccari (inviato a Klagenfurt)
Un’invasione così a Klagenfurt non la subivano dal lontano
1809 quando le truppe di Napoleone distrussero le mura della
città. Oggi circa centomila tra polacchi e germanici si sono
“appropriati” del tranquillo capoluogo della Carinzia. M a la
battaglia annunciata da siti e tabloid si è limitata a qualche
tafferuglio e a un concerto live di cori nazisti.
Il bilancio. Il bollettino di guerra non è proprio un dispaccio
di radio Bagdad. Certo, ci sono stati circa 130 arresti. Per un
centinaio si tratta di naziskin tedeschi fermati però a titolo
preventivo mentre si avvicinavano allo stadio intonando cori
razzisti e invitando i polacchi a «girare con la stella gialla».
Timidi invece gli scontri. In questo caso una ventina in
manette, trenta feriti di cui dieci trattenuti in ospedale. Gli
incidenti si sono verificati tra ultrà polacchi e tedeschi ma la
polizia ha stroncato sul nascere le velleità bellicose alimentate
più che dai dissapori “storici”, dagli “affluenti” di birra che
ieri hanno inondato il Wörthersee.
E in effetti è davvero poco comprensibile che una città in
assetto da guerra, con marcatura a uomo della tifoseria, che ha
chiuso le frontiere con l'Est e che ha militarizzato il centro
storico, non abbia disposto il divieto di vendita di alcolici.
S oldi a palate. Del resto gli affari sono affari e Neuen platz
sembra l’Oktober fest con boccali di birra in bella evidenza
consumati senza ritegno. C’è il popolo per le vie di
Klagenfurt: mamme, bambini, distinti signori ma anche teste
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
rasate con svastiche tatuate sull’avambraccio e slogan attinti
dal Mein Kampf. Gli ultrà neonazisti polacchi sono guardati a
vista. Klagenfurt ha il lampeggiante in funzione: 5mila
poliziotti austriaci, 500 gendarmi polacchi e tedeschi, 1.000
vigili
del
fuoco,
persino
200
agenti
dell'antiterrorismo. Dall’alto pattugliano gli elicotteri e anche
sui tetti degli edifici più alti ci sono degli osservatori della
polizia. I manganelli sono pronti all’uso, anche gli idranti
entrano in funzione, si aprono le porte delle “gabbie da circo”
allestite in via Dieci ottobre.
Qualche tifoso esagitato sembra davvero un leone in gabbia ma
potrà essere trattenuto fino a 48 ore. Alcune associazioni
pacifiste hanno protestato contro queste gabbie che sarebbero
una violazione dei diritti dell’uomo. «L’Austria è uno stato
civile – taglia corto un ufficiale di polizia – ma in certi casi è
opportuno non essere troppo garantisti. Bisogna
salvaguardare la sicurezza».
«M i sembra un po’ tutto esagerato – sostiene Dieter, tifoso
germanico di M onaco – la maggior parte della gente è
tranquilla e vuole solo sostenere la propria squadra. Peccato
per quei pochi imbecilli che rovinano l’atmosfera».
Non sembra dello stesso avviso Attila, uno che già dal nome
pare predestinato. Ha 22 anni, arriva da Lodz, e ha dormito in
macchina. Una testa lucidissima e un’aquila tatuata sul petto.
«Siamo stufi dell'arroganza dei tedeschi – dichiara – ci hanno
sempre maltrattato: senza lo sterminio nazista la Polonia oggi
avrebbe il doppio degli abitanti». Accanto a lui Emil: sembra
un reduce dal Vietnam, arriva dai bassifondi di Danzica e dice
che è qui solo per la partita ma è difficile credergli. «Non
sopporto i tedeschi ma soprattutto non sopporto quei
giocatori polacchi come Klose e Podolski che hanno venduto
la loro nazionalità per qualche migliaia di euro. Non sono qui
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
per fare a botte ma certo che se mi attaccano non starò a
guardare».
M a non tutti i polacchi si sentono nipotini di Ladislalo II,
l’eroe della battaglia di Grunwald. C’è anche chi ha portato i
bambini. «È da marzo che ho prenotato i biglietti – afferma
Johanna di Varsavia – è incredibile essere qui, un’atmosfera
straordinaria, di vera festa».
Le raccomandazioni. Del resto negli ultimi giorni i media
ufficiali polacchi hanno raccomandato ai tifosi al seguito della
nazionale di comportarsi nel migliore dei modi. La Polonia
organizzerà con l’Ucraina gli Europei del 2012. L’Uefa ha già
estratto un cartellino giallo per il ritardo nella realizzazione
degli stadi e delle infrastrutture. Un’ondata di violenza degli
ultrà polacchi potrebbe voler dire addio Europei. Ha proprio
ragione Beenhakker: alla fine Germania-Polonia è solo una
partita tra una squadra in maglia bianca e una in maglia rossa.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
LUNEDÌ 9 GIUGNO
Il debutto
è da incubo
Finisce come peggio non avrebbe potuto la sfida del
debutto azzurro. L’Olanda passeggia (3-0) su
un’Italia irriconoscibile. Nell’altra sfida del girone
Francia e Romania chiudono sullo 0-0.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
IL SECONDO GOL OLANDESE SEGNATO DA SNEIJDER
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Figuraccia Italia
L’Olanda passa in fuorigioco
e raddoppia subito. Nel finale il 3-0
di Antonio Ledà (inviato a Berna)
Avvio da dimenticare per l’Italia. In uno stadio quasi tutto
arancione, l’Olanda ha sfatato un tabù che durava da una vita:
3-0 all’Italia campione del mondo con gol di Van Nistelrooy,
Sneijder e Van Bronckhorst. Tre schiaffi che i ragazzi di
Donadoni hanno accusato pesantemente perché se è vero che
la rete che ha sbloccato il risultato era da annullare per un
fuorigioco clamoroso (e Toni si è beccato pure un giallo per
aver fatto notare l’errore all’arbitro sul megaschermo dello
stadio) è anche vero che l’Italia ha sofferto la maggiore
freschezza avversaria e non è mai riuscita a imporre il suo
gioco.
S fida impari. Van Nistelrooy è sembrato incontenibile in
avanti ma la vera differenza l’hanno fatta Sneijder e Van der
Vaart a centrocampo e la diversa condizione psicologica con la
quale le due squadre hanno affrontato la sfida. Troppo
prudente la nostra, più decisa, qualche volta perfino cattiva
l’Olanda.
Forse aveva ragione Gattuso quando, alla vigilia, parlava di
mal di pancia. Fatto sta che a due ore dal fischio d'inizio
Donadoni si è fatto prendere dall’ansia e ha deciso di coprirsi.
Niente modifiche al 4-3-3 annunciato fin dalla vigilia ma un
colpo di scena dell'ultima ora: fuori De Rossi e dentro
Ambrosini. Paura? Chissà. Di certo il ct ha scelto di affidarsi
alla vecchia guardia milanista (tutti uomini di sua fiducia)
anche a costo di sacrificare un pizzico di fantasia. Gli schemi
sono rimasti gli stessi con Camoranesi e Di Natale larghi sulle
fasce per aggredire la difesa avversaria ma Pirlo ha dovuto
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
giocare più indietro quasi come un libero davanti alla difesa. E
il gioco ne ha risentito in maniera evidente.
Le mosse tattiche. Anche Van Basten deve aver avuto
qualche dolorino se è vero che all’ultimo minuto ha rinunciato
al talento del baby Afellay per affidarsi al più maturo Kuyt e
ha optato per i muscoli di Boulahrouz invece che
sull’esperienza di Heitinga. Piccoli ritocchi a un modulo più
che collaudato: squadra alta, gran pressing e un tale di nome
Van Nistelrooy a fare sfracelli davanti.
Scontato l’avvio prudente ma con l’Olanda da subito
pericolosa. Van Nistelrooy scappa sul filo del fuorigioco e si
presenta tutto solo davanti a Buffon. I due si toccano,
l’olandese reclama il rigore ma l’arbitro non è
d’accordo. Donadoni comincia ad alzarsi dalla panchina,
Camoranesi cambia le scarpette ma al 24’ gli Orange passano
con un gol che farà discutere a lungo: azione insistita sulla
destra, Buffon rinvia corto, sul pallone arriva Sneijder che
tenta la botta al volo. Il tiro è violento e viene toccato da Van
Nistelrooy rimasto alle spalle di Barzagli e M aterazzi.
Fuorigioco netto (Panucci era finito fuori campo) ma il
guardalinee resta immobile e l’arbitro convalida. È una doccia
fredda che diventa ghiacciata due minuti dopo quando Sneijder
si fa trovare pronto su un traversone di Van Bronckhorst
corretto di testa da Kuyt e infila per la seconda volta la porta
azzurra. Una rete che è la somma di una serie di errori
clamorosi, con Panucci fuori posizione, i due centrali in
ritardo nella chiusura e Di Natale, chissà perché, a fare il
terzino.
Ripresa, solo guizzi. Nella ripresa ci sarebbe voluto un
miracolo invece arriva solo un po’ di Citrosodina. Gli azzurri
tirano fuori l’orgoglio, Donadoni fa uscire M aterazzi per
Grosso, Di Natale per Del Piero e Camoranesi per Cassano.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
La squadra cresce un tantino, sfiora in un paio di occasioni il
gol della bandiera ma deve incassare anche la terza rete di Van
Bronckhorst in contropiede. È il primo ko pesante dopo le
notti magiche di Berlino. Sono passati due anni e sembra un
secolo. Ora anche la Romania, venerdì a Zurigo, fa paura.
Olanda-Italia 3-0 (primo tempo 2-0)
Olanda (4-2-3-1): Van der Sar 7,5; Boulahrouz 7 (32’ st
Heitinga sv), Ooijer 7,5, M athijsen 6,5, Van Bronckhorst 7;
De Jong 6,5, Engelaar 6,5; Kuyt 6,5 (36’ st 20 Afellaj sv),
Van der Vaart 7, Sneijder 7; Van Nistelrooy 6,5 (25’ st Van
Persie 6,5).
A disposizione: 13 Timmer (P), 16 Stekelenburg (P), 14
Bouma, 15 De Cler, 12 M elchiot, 11 Robben, 19 Huntelaar,
22 Vennegoor of Hesselink, 6 De Zeeuw.
Allenatore: Van Basten.
Italia (4-3-3): Buffon 6,5; Panucci 5, Barzagli 5,5, M aterazzi
4 (9’ st Grosso 6), Zambrotta 7; Gattuso 5, Pirlo 5,5,
Ambrosini 5; Camoranesi 5 (30’ st 18 cassano sv), Toni 5, 11
Di Natale 5,5 (19’ st Del Piero 5,5).
A disposizione: 14 Amelia (P), 17 De Sanctis (P), 4 Chiellini,
5 Gamberini, 10 De Rossi, 22 Aquilani, 20 Perrotta, 12
Borriello, 15 Quagliarella.
Allenatore: Donadoni.
Arbitro: Peter Frojdfelt (Svezia) 5.
Reti: 26’ pt Van Nistelrooy, 31’ pt Sneijder, 34’ st Van
Bronckhorst.
Ammoniti: Toni (27’ pt), Zambrotta (31’ pt), Gattuso (6’
st), De Jong (13’ st).
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Donadoni
guarda già avanti
Il ct: abbiamo sbagliato,
contro la Romania un'altra Italia
di Stefano Edel (inviato a Berna)
È mogio e deluso, Roberto Donadoni, ma non cerca scuse, il ct
dell'Italia campione del mondo. «È stata una serata-no. I primi a
essere dispiaciuti di questo 3 a 0 siamo noi, parlo dei giocatori e
del sottoscritto. Non era nostra intenzione presentarci alla
prima partita dell’Europeo e subire tre reti».
È stata la peggiore versione della sua Nazionale? chiedono al
ct azzurro. «No, non credo. Abbiamo preso due gol
commettendo errori, è vero, ma non è che l’avversario ci abbia
sovrastato. Si è iniziato bene, poi abbiamo subito un po’
l'approccio alla prima gara, ma dal punto di vista della volontà
i ragazzi hanno reagito bene. Non era la serata giusta,
evidentemente, per buttarla dentro».
Il no a De Rossi. Non può non esserci una richiesta di
spiegazioni. De Rossi fuori dalla squadra ha stupito molti.
«Forse siete voi che avete sbagliato formazione...» la replica
secca. Eppure il romanista sembra non abbia gradito la scelta
del selezionatore di escluderlo dall'undici di partenza.
L’ottimismo. La partita contro la Romania, venerdì a Zurigo,
diventa a questo punto lo snodo cruciale per stabilire se siamo
degni di andare avanti o se, invece, dovremo fare le valigie e
dire addio all’Europeo. Potrebbero esserci dei cambiamenti?
«Vedremo – è la replica, un po’ scontata, del ct – Bisogna
recuperare energie mentali e fisiche, certamente vedrete
un'Italia più tonica». E subito dopo, aggiunge: «Bisogna essere
ottimisti anche dopo questo 3-0. È il nostro mestiere, se non
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
lo fossimo, invece di prendere il prossimo aereo per Zurigo,
dovremmo andare in vacanza».
Quegli errori... Ci sarà molto da rivedere, di questo ItaliaOlanda, sia in videocassetta sia nel confronto in campo con la
squadra. Il ct lo lascia intendere, via via che risponde (con calma
stavolta, non nascondendo il dispiacere per un avvio così
negativo) alle questioni postegli. «Domani ci alleniamo,
ricominciamo daccapo, e ci prepariamo alla prossima partita. Va
accantonato in fretta questo risultato, far tesoro degli errori che
abbiamo commesso, e ce ne sono stati, ed evitare di ricaderci».
Non è che il fatto di presentarsi con l’etichetta di campioni del
mondo abbia condizionato il gruppo, lo abbia un po’ illuso
inconsciamente? «Se fosse stato così, allora come la mettiamo
con questi ultimi due anni? Avrebbero dovuto essere facili,
invece abbiamo sofferto, e non poco, per guadagnarci la
qualificazione».
Note positive. Donadoni elogia «lo spirito di reazione della
squadra nella ripresa, la voglia di rimettere in piedi la partita
era generale, anche dei ragazzi che stavano in panchina. È
stato un segnale positivo come abbiamo disputato la seconda
parte del match, anche se il risultato alla fine è stato
estremamente negativo».
Si chiude ritornando a parlare della Romania, e del fatto che è
riuscita a bloccare la Francia. Il ct azzurro osserva: «Il fatto che
sia finita 0 a 0 non ci dispiace, ma conferma che quella di Piturca
non è una squadra facile da affrontare». M a l’Italia sarà sempre
impostata sul 4-3-3? «Non è che perché, giocando in questo
modo, si è perso che bisogna pensare che tutto sia sbagliato.
Ripeto, le ingenuità sulle loro ripartenze ci sono state, ma ci
lavoreremo sopra. Lo dobbiamo ai nostri tifosi».
Il fuorigioco. Il Ct non si appiglia alle contestazioni sul primo
gol dell’Olanda: «C’era tempo per rimediare».
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Buffon vive
una notte da incubo
«Scusate, è stata la peggiore Italia
degli ultimi dodici anni»
di Alessandro Bernini (inviato a Berna)
Tutti e due con le mani nei capelli. Nello stesso istante. Gigi
Buffon immobile a terra dopo la girata di Sneijder, la
compagna Alena Seredova (maglia numero uno sulle spalle)
seduta in tribuna vicino alla signora Camoranesi. E era solo il
2-0, era solo il 31' del primo tempo. Eccola qui l'immagine di
un’Italia in ginocchio, travolta dalle giocate dell’Olanda,
dall'abbaglio dello svedese Wittberg, ma anche dalla propria
pochezza in fase costruttiva.
Fantasmi. Neanche nel peggiore incubo Buffon pensava di
vivere così la sua prima serata da capitano. Immaginate di
essere in porta e trovarvi davanti, solo soletto, un certo Van
Nistelrooy: già, non resta che fare il segno della croce. Una
volta ci riesce Gigi a ipnotizzare il bomber del Real (al 18’),
ma al secondo tentativo non si scappa. Buffon guarda il
segnalinee, «ohhhhhh» grida, ma quello non sente e va dritto
in mezzo al campo. Vai con l’inizio del film di paura. E non
c’è neanche il tempo di mangiare i popcorn perché cinque
minuti dopo arriva il secondo sussulto col gol di Sneijder. E
qui capisci che forse sarebbe meglio uscire dal cinema.
Miracolo. Alena, statuaria, scuote la testa. Gigi grida. «Dai
Marco, forza». M acché, M aterazzi è piantato, come se gli
avessero messo due bulloni ai piedi. M a i compagni non fanno
meglio. L’Olanda sembra l’Italia: corrono, pressano, non ti
lasciano pensare. Rieccolo Van Nistelrooy, minuto 43’. «M a
come – dirà Buffon – questi giocano con una punta e lui è
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
sempre solo...». Stavolta il numero uno fa il miracolo, allunga
la gambona e devia il pallone in corner, là all’angolo dove
l’Italia si trova già da tanti minuti sotto i pugni dell’Olanda.
Illusione. Quando si torna in campo, Buffon è il capofila. Va
da Ambrosini, «dai, non molliamo», poi si avvicina a Barzagli
e tra i due c’è uno scambio di opinioni abbastanza acceso.
Non polemico, è come se Barzagli dicesse «ma io che ci posso
fare?».
E Donadoni che ci può fare? Forse potrebbe inserire Del Piero
e Cassano. Il primo entra al 19' al posto di Di Natale. Come,
Di Natale? M a se è l'unico che ha inventato qualcosa e almeno
ha tirato in porta... A bordocampo Cassano parlotta con De
Rossi e scuote un po’ la testa. Buffon invece guarda Alex, lo
applaude, stringe i pugni. Poi tocca anche a Cassano (al posto
del grigio Camoranesi, che ha fatto tutto fuorché la terza
punta) e l’Italia stavolta cresce davvero. Buffon va da
Barzagli, lo spinge con la mano, lo invita a salire con Panucci
perché ormai l'Olanda si sta chiudendo.
Senti profumo di 2-1 ma Van der Sar si dimentica di essere
stato uno degli idoli della Gialappa’s e diventa un fenomeno.
Anche Alena si arrabbia in tribuna, si alza e si riabbassa di
scatto quando l’olandese vola a prendere una punizione di
Pirlo. Come a dire, «no, questo lo deve fare solo il mio Gigi».
M a lui è in porta che sacramenta, alza le braccia al cielo.
Capitano inquieto, sente che questo è un brutto segnale.
Che tonfo. Nei film di paura (ma quelli belli...) non sai
quando il tuo stomaco ha finito di prendere sportellate. Allo
Stade de Suisse non finisci mai. Buffon vola, devia, respinge,
ma al 34' si prende l’ultima freccia nel cuore. La lancia Van
Bronckhorst, uno che di lavoro non è certo abituato a buttarla
dentro (4 reti in 78 presenze). Stavolta Gigi si arrabbia. Resta
un po’ basito, poi mentre i compagni tornano a metà campo
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
grida il suo vaffa al cielo. Povero capitano, povera Italia. Che
notte triste.
Il saluto. Alle 22.36 Buffon si toglie i guantoni, è finita. Loro
arancioni di gioia, noi neri di rabbia. «Chiedo scusa agli italiani,
è stata la peggiore Italia degli ultimi dodici anni», il commento
del capitano azzurro con la mente già rivolta alla sfida con la
Romania.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Toni: guardiamo avanti
Del Piero: colpa di tutti
Albertini: un risultato troppo pesante
di Stefano Edel (inviato a Berna)
Una brutta partenza. Anche Toni è d’accordo: «Partenza
peggiore non ci poteva essere. Abbiamo fatto una brutta
partita soprattutto nel primo tempo. Loro hanno avuto le
occasioni e le hanno sfruttate. Comunque l’Europeo non è
ancora finito. Dobbiamo pensare positivo, essere ottimisti».
Dopo le reti non c’è stata reazione: «In effetti è stato proprio
così. Qualcosa di buono nella ripresa l’abbiamo fatto. In
questo momento dobbiamo fare autocritica. È stata una brutta
gara, lo ripeto, ma dobbiamo arrivare alla Romania, che è la
gara decisiva, ben caricati». Il gol sbagliato nel finale? «È stato
un mio sbaglio, un peccato». E adesso la Romania.
«Dobbiamo guardarci in faccia e tirare fuori tutto».
Il vice presidente federale Demetrio Albertini considera
meritata la sconfitta contro l’Olanda, ma troppo pesante.
«Questa sera abbiamo meritatamente non vinto la partita, ma
il risultato è troppo pesante. Il 3-0 è immeritato, viste anche
le diverse palle-gol create».
Sull’azione del vantaggio olandese con Van Nistelrooy in
fuorigioco, considerato regolare dall'arbitro a causa di Panucci,
a terra, fuori dal campo infortunato, Albertini aggiunge:
«Credo che ai giocatori abbia dato fastidio rivedere le immagini
durante la partita sui maxi schermi. Questo ha condizionato
sia i giocatori sia l’arbitro, eppoi abbiamo preso anche
l’ammonizione di Luca Toni, che potrà influire nelle prossime
partite».
«C’è bisogno di una Italia diversa», aggiunge Fabio Grosso.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
«Sicuramente siamo una squadra che non ha dimostrato il
proprio valore. Sappiamo di aver fatto una brutta gara e ci
prendiamo la responsabilità. M a sappiamo anche che ci
attendono due gare importanti e ci impegneremo per fare
meglio».
Il difensore azzurro poi pensa alle prossime gare: «Dobbiamo
lavorare meglio per affrontare la Romania. È stata una partita
strana: abbiamo preso gol evitabili, ma non sono attenuanti.
Dovevamo sicuramente fare meglio».
Per Alex Del Piero il primo gol che ha influenzato la partita,
da annullare o no, «comunque lo hanno dato. È stata una
serata negativa sotto tutti gli aspetti. Già adesso abbiamo
analizzato gli errori e c’è stato il mea culpa da parte di tutti.
Abbiamo ancora due partite: dobbiamo pensare con
ottimismo, anche se in questo momento sembra assurdo.
Dobbiamo cominciare subito a guardare avanti e iniziare a
lavorare per affrontare al meglio la Romania».
Su che tipo di Europeo si presenta per l’Italia, Del Piero è
stato chiaro: «Ora dobbiamo pensare a recuperare in vista
della sfida di venerdì. Un passo alla volta e possiamo uscire
dalla crisi. Per noi l’Europeo è iniziato tutto in salita: abbiamo
fatto tanti errori e dobbiamo rimetterci subito in carreggiata.
Siamo tutti consapevoli e già da oggi inizieremo a capire da
dove bisogna ripartire».
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
M ARTEDÌ 10 GIUGNO
Donadoni
sprona tutti
La truppa azzurra rientra nel ritiro austriaco di
Baden e comincia subito a pensare alla sfida – a
questo punto più che decisiva – contro la Romania.
Sfida che peraltro arriva in un momento molto
difficile per i rapporti fra le due comunità a causa di
fatti di cronaca che hanno visto coinvolti, in Italia,
alcuni cittadini rumeni. Azioni odiose alle quale si
sono contrapposte altrettanto odiose generalizzazioni.
A Baden, il ct Donadoni pensa alle mosse per ridare
slancio alla squadra azzurra. Nelle sfide di giornata
grande debutto della Spagna contro la Russia (4-1)
con tripletta di Villa. Ibrahimovic trascina la Svezia
(2-0) contro la Grecia.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
PANUCCI AFFRANTO DOPO LA FINE DELLA SFIDA CON
L’OLANDA
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Dentro Del Piero,
De Rossi e Grosso
Dopo la batosta, Donadoni
è pronto a cambiare l'Italia
di Alessandro Bernini (inviato a Baden)
E ora da dove si riparte? Il 3-0 con l’Olanda ha lasciato molte
macerie, d’altronde un tonfo così in Europa non si era mai
visto. Donadoni ha preso atto e la novità del giorno è che ha
deciso di cambiare: può sembrare logico e inevitabile, ma chi
conosce il ct sa bene che lui non ama affatto le rivoluzioni a
furor di popolo. Stavolta però ha capito che così non si va da
nessuna parte.
Tre errori. Ricordare per non ripetere. Sono tre le colpe che
si addossano a Donadoni, fermo restando che gli errori poi li
commette anche chi va in campo. 1) L’esclusione di De Rossi
per far spazio ad Ambrosini, componendo così il trio di un
M ilan che quest’anno ha stentato parecchio. 2) Una linea a
quattro difensiva in condizioni fisiche penose (a partire da
M aterazzi e Panucci), tenendo fuori l’unico uomo col motore
caldo ovvero Grosso. 3) I cambi un po’ troppo ritardati,
quando sullo 0-2 si poteva stravolgere il volto dell’Italia già
all’intervallo.
Nuovo modulo. Donadoni ci ha pensato a lungo durante la
notte, poi questa mattina ha parlato con la squadra cercando
di capire gli umori dei giocatori. E ha deciso che si può e si
deve cambiare. A partire dal modulo, che potrebbe passare dal
4-3-3 al 4-3-1-2. In questo momento gli azzurri sembrano
fisicamente alla frutta, le energie vanno centellinate, e tre
punte forse sono difficilmente supportabili. Così quell’“1”
davanti agli attaccanti potrebbe farlo Camoranesi, che poi
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
diventerebbe il vertice alto di un rombo. Regalando così più
solidità al centrocampo. A Donadoni non dispiacerebbe anche
il 4-4-2 ma non riesce a trovare l’esterno di sinistra.
Del Piero e De Rossi. Gli è piaciuto da matti come Del Piero si
è gettato nel match, sia a livello tattico (da seconda punta) sia
come impatto. E allora ecco l’idea di inserirlo dal primo minuto
contro la Romania: lui e Toni davanti, con Camoranesi dietro. In
questo caso l’escluso sarebbe Di Natale, pronto a entrare in
corsa come Cassano. L’altra novità sarebbe De Rossi, sistemato
davanti alla difesa. Un modo per proteggere due centrali che in
questo momento hanno le difese immunitarie basse, e anche per
allargare il raggio d’azione di Pirlo.
La difesa. A preoccupare, e molto, il ct è soprattutto la difesa.
M aterazzi ha un problema al polpaccio, oggi non si è allenato, e
comunque appare in condizioni precarie. Lascia perplessi anche
Barzagli, ma in questo momento non si può togliere. A meno che
Donadoni non dia retta a M oggi – l’uomo di Calciopoli che
riesce ancora a pontificare su tutto – che oggi ha battezzato la
coppia Panucci-Chiellini come la sola presentabile. Si potrebbe
dunque ripartite da Zambrotta a destra, Grosso a sinistra,
Barzagli centrale con accanto Panucci o Chiellini.
La condizione. Al di là di uomini e numeri, la Romania va
battuta ritrovando soprattutto sprint. La verità è che l’Olanda
non ha vinto in virtù della sua storica classe ed eleganza, ma
perché correva il doppio dell'Italia. Loro pressavano, noi no.
Loro ripartivano attaccando in sette, noi (soprattutto nel primo
tempo) gettavamo il pallone in avanti sperando in Toni.
Prevedibile che sul 2-0 l’Olanda sarebbe arretrata, ma a noi resta
solo la speranza di ripartire dai bagliori del secondo tempo.
Speranza. La parola giusta.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Tiro al piccione
di Stefano Tamburini
Va tutto così male che è difficile che possa andar peggio. Il
paradosso è proprio questo: in qualche modo dobbiamo
aggrapparci alla vecchia massima che racconta le gesta di chi
ha toccato il fondo del pozzo nero e può solo risalire. Non
sappiamo se abbia ragione il neocapitano Gianluigi Buffon,
però ci fidiamo. Parlando del 3-0 rimediato dall’Olanda nella
sfida inaugurale degli Europei di Austria e Svizzera, il
portierone non si è nascosto: «È stata la peggiore partita della
Nazionale negli ultimi dodici anni». M agari senza di lui andava
anche peggio ma è solo un dettaglio.
Quando va come è andata lunedì sera agli azzurri, di solito ci
sono due strade: reagire e combattere o arrendersi e attendere
il colpo del Ko. Certo, si può attaccare frontalmente il ct
addossandogli tutte le colpe (e certamente ne ha di gravissime)
ma poi si scopre che chi lo fa scrive con sintassi elegante e
toni da ultrà indispettito per l’esclusione dei giocatori tanto
cari alla platea alla quale si rivolge dalle colonne del suo
giornale: i tifosi della Roma. O, peggio ancora, ci sono le
“vedove” inconsolabili di M arcello Lippi e non lo nascondono
(“Ridateci Lippi” a tutta pagina, per una platea juventina) che
presto o tardi potrebbero essere accontentate.
Più realisticamente – rimandando ai tempi giusti gli eventuali
processi – si possono elencare tutti gli errori commessi (ma
non solo da Donadoni) prima, durante e dopo questa sfida che
si è conclusa con una batosta storica. Lo facciamo con i servizi
dei colleghi senza scordarci quello che è un aspetto solo
all’apparenza assodato: ci sono due partite da giocare e la
situazione è ancora rimediabile, almeno sulla carta.
Dando per scontato che Donadoni non può all'improvviso
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
aver scelto la strada dell’autolesionismo e preso atto della
sincera autocritica a botta ancora calda, dobbiamo lasciare a lui
– e solo a lui – il compito di provare a rimettere a posto i
cocci e ripartire.
Poi, alla fine, se davvero tutto andrà male, si potrà cominciare
a stracciare il contratto finto del ct, sottoscritto alla vigilia
dell’Europeo. E M arcello Lippi potrà presentarsi nella sala
d’onore della Federcalcio, accanto a un sorridentissimo
Giancarlo Abete che non vedeva l’ora. Facendo per giunta
finta di aver concluso tutto in extremis.
Nessuno parlerà più di un ritiro in Austria con le partite da
giocare in Svizzera, dei voli e controvoli aerei con i giocatori
che rimbalzano come palline da ping pong. O di un gruppo dei
23 che difficilmente chiunque altro avrebbe composto con altri
elementi. O, peggio ancora, degli azzurri che durante tutta la
stagione si sono allenati con altre squadre e altri tecnici e sono
arrivati fino a qui mezzi bolliti o senza motivazioni, come
sostiene uno come Arrigo Sacchi che da questi fallimenti ci è
già passato.
Il brutto è che i ct passano (e forse tornano), gli altri colpevoli
in qualche modo restano sempre in sella.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Donadoni sceglie
di giocare in difesa
«Processi inutili, dobbiamo pensare
alle sfide con Romania e Francia»
di Antonio Ledà (inviato a Baden)
È vero che siamo un Paese con 60 milioni di ct, ma possibile
che proprio quello in carica non si sia reso conto di aver
sbagliato la formazione? All’indomani della bastonata di Berna
Roberto Donadoni torna sul debutto azzurro agli Europei. Lo
fa scortato dai vertici federali (Abete a destra e Albertini a
sinistra) in un clima più rovente di quello dello Stade de
Suisse.
L’avvio, esattamente come contro l’Olanda, è soft: saluti,
qualche notizia sulla giornata, un po’ di sano mea culpa. Poi il
fuoco di fila delle domande. Spietate, come i tre gol
dell’Olanda, e inevitabili.
Il day after. «Siano stanchi – ha ammesso il ct – siamo andati
a dormire alle 3,30, con il morale sotto i tacchi. Oggi ho
parlato con i giocatori e siamo tutti d'accordo sul fatto che non
possiamo fermarci alla sconfitta di Berna ma dobbiamo
guardare avanti. In fondo anche nelle qualificazioni per la fase
finale di questi Europei siamo partiti con una sconfitta e un
pareggio. Sembravamo già finiti e invece eccoci qua». La
parola d’ordine, dunque, è ottimismo. «Venerdì torneremo in
campo per sfidare la Romania e poi c’è la Francia. Saranno
due partite fondamentali e dobbiamo pensare solo a quelle.
Fermarci a fare processi su quello che è accaduto l’altra notte
non serve a nessuno».
Dubbi e ripensamenti. «Alla vigilia della gara con l’Olanda
avevo detto di avere una grande confusione nella testa a
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
proposito della formazione che sarebbe scesa in campo. In
realtà scherzavo anche se, visto come sono andate le cose, mi
converrebbe insistere su quella tesi».
Il ct non ammette errori. O, almeno, non così gravi come
hanno scritto tutti i giornali di oggi. «Credo che la partita vada
analizzata nel suo insieme e non mi sembra che l’Italia sia
stata tanto inferiore all’Olanda. Le prime due occasioni sono
capitate a noi e se Di Natale fosse stato un tantino più
fortunato le cose, probabilmente, avrebbero preso una piega
diversa. Anche i numeri raccontano che il possesso di palla è
stato diviso a metà e i tiri in porta si equivalgono. La
differenza è che loro hanno fatto tre gol, noi abbiamo sprecato
molto. I titoli su Lippi? Vi dico che me li aspettavo».
La formazione. Pochi dubbi sugli undici mandati in campo
all’inizio. «Ho scelto la formazione che ritenevo più affidabile
considerato il tipo di partita. Non ho mai dato peso alle
gerarchie né subìto pressioni. Ho deciso valutando l’assetto
complessivo della squadra e le condizioni dei singoli
giocatori». E il M aterazzi impresentabile dei giorni scorsi? E il
Barzagli in affanno? E il blocco milanista di centrocampo,
fallimentare anche in campionato?
Per il ct è «solo una questione di punti di vista. M aterazzi era
in ripresa dopo l’infortunio di qualche tempo fa e l’ho visto
carico e motivato. Barzagli ha sempre ha fatto bene e può
capitare che un giocatore sbagli una partita. Quanto al blocco
M ilan dico solo che se dovessi stare dietro a queste cose avrei
problemi a convocare chiunque».
L’errore da non ripetere. «L’ho detto anche ai giocatori:
l’Olanda ha commesso venti falli e noi appena dieci. Questo
significa che loro sono scesi in campo più aggressivi, con lo
spirito che ci vuole in questo tipo di manifestazioni. Noi ci
siamo sbloccati tardi e non siamo stati aiutati dalla fortuna, ma
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
ora bisogna pensare alla Romania. Se poi devo dare un
giudizio devo dire che mi è piaciuto lo spirito di chi è entrato
nella ripresa. Parlo di Del Piero, di Grosso e di Cassano».
Il futuro. È l’addio al 4-3-3? Donadoni non lo esclude ma
nemmeno lo conferma. Anzi. «Se guardiamo solo al risultato
allora abbiamo sbagliato tutto. M a nel calcio non è così. Non
ci sono controprove. Chi mi dice che con De Rossi in campo o
con una scelta tattica diversa sarebbe finita in maniera diversa?
La verità è che abbiamo commesso qualche errore in difesa e
abbiamo sprecato almeno quattro o cinque occasioni per
riaprire la partita. Da qui a bocciare il modulo o le scelte
tecniche mi sembra che il passo sia molto lungo. È chiaro che
ora, in previsione della gara con la Romania, dovrò valutare
bene le condizioni dei ragazzi ed è probabile che qualche
cambio si renda necessario. Però non aspettatevi rivoluzioni.
Io non butto due anni di lavoro. E se è vero che quella di
lunedì è stata una fra le pagine più nere nella storia della
Nazionale vi dico che le cose ormai sono andate così e non si
possono cambiare. L’unica soluzione che conosco è
rimboccarci le maniche in attesa delle prossime due partite».
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
La Romania
tranquilla:
«L’Italia? Basta un pari»
di Stefano Edel (inviato a San Gallo)
È la mina vagante del girone, e rischia di deflagrare venerdì al
Letzigrund Stadion di Zurigo con effetti devastanti per il
nostro Europeo se non provvederemo subito a disinnescarla.
Perché la Romania, dopo lo 0-0 imposto alla Francia, ha tutta
l'intenzione di insistere e creare problemi anche agli azzurri. Il
termometro della fiducia è in forte salita nel rifugio scelto dal
ct Piturca per isolare i suoi dal mondo e spingerli verso i
quarti di finale.
L’hotel Saentspark di San Gallo, anzi di Abtwill, sobborgo
alla periferia di questa città che degrada a terrazze dalla collina
sotto il monte Saentis sino al fiume Sitter (ricorda molto, per
capirci, Perugia), è un fortino strategico per tenere lontani i
curiosi, ma una volta tanto si può fare un’eccezione. Non qui,
dove M utu & compagni hanno fissato il loro buen retiro, ma
all’Afg Arena, lo stadio dove ieri il gruppo di Piturca è tornato
ad allenarsi.
Festa con i tifosi. Caldo asfissiante, temperatura sui 30 gradi
e coreografia ideale: alcune centinaia di tifosi hanno chiamato a
gran voce Chivu e compagni sotto la tribuna. Autografi e foto
si sono sprecati prima della seduta. Cosmin Contra, 32 anni,
ex difensore del M ilan passato al Getafe, non ha dubbi: «Sono
loro il nostro dodicesimo uomo. Contro la Francia ci hanno
aiutato molto, ed è bello rivederne alcuni anche oggi».
Mutu, ombroso e polemico. Hanno parlato un po’ tutti, i
giocatori, ad eccezione del ct, e il discorso si è focalizzato
ovviamente sull’Italia e sul match di venerdì, considerato
decisivo. Tutti, meno il lunatico M utu, il quale – forse ha
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
un’esclusiva – si è concesso, bontà sua, a una tv rumena. Lo
tormenta la sentenza di qualche giorno fa della Corte di
giustizia della Fifa, che gli impone di pagare al Chelsea 12
milioni di euro come risarcimento per la squalifica in cui era
incorso nel 2004 per positività alla cocaina. Sentenza che non
è immediatamente eseguibile – i legali di Adrian presenteranno
appello al Tas di Losanna – ma che l’attaccante della
Fiorentina ritiene non casuale. «Perché proprio adesso?
Perché uscirsene con una decisione del genere mentre sono
impegnato nell’Europeo? – questo lo sfogo raccolto
dall’emittente – Del mio futuro parlerò solo dopo la
conclusione del torneo». Battuta stringatissima sulla sfida con
gli azzurri: «Sarà più difficile che contro la Francia, molto più
difficile».
Chivu e gli altri. Fra ammissioni sincere e sguardi proiettati
al futuro prossimo, ecco le dichiarazioni degli altri italiani di
Bucarest. Cristian Chivu: «Per battere l’Italia bisogna giocare
meglio di lunedì, essere più veloci, crederci maggiormente. La
verità è che lo 0-0, a un certo punto, stava bene sia a noi sia ai
francesi. Poteva bastarci, insomma. Certo, se vinciamo a
Zurigo è fatta». Ancora Contra: «Non vedo l’ora di incontrare
i miei amici milanisti. M i sento spesso con Ambrosini, un po'
meno con Gattuso. Spero di salutarli con un sorriso, sia prima
sia dopo la partita. Venerdì non siamo noi i favoriti, ma se non
perdiamo abbiamo buone possibilità di qualificarci per i
quarti. La pressione sarà tutta addosso agli azzurri». Paul
Codrea, il centrocampista del Siena: «Venerdì dovremo dare
qualcosa in più rispetto alla gara con la Francia, bisogna
cambiare mentalità: fare, in una parola, quello di cui siamo
capaci». Viva la schiettezza.
Marica in ospedale. Tanta paura e un brutto taglio in testa,
suturato con alcuni punti, per l’attaccante dello Stoccarda,
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
scontratosi sul finire di una partitella cinque contro cinque con
M arius Niculae e portato in ospedale per controlli. Che hanno
escluso complicazioni, anche se il trauma cranico è stato forte.
Il suo posto in panchina è in dubbio.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Tecnici e opinionisti
bocciano l’Italia
«Ma saprà reagire»
Beretta e Marino: «Una giornata storta»
Carnevale: «Confusi e pasticcioni»
di Rocco Coletti
Gli addetti ai lavori del mondo del calcio si dividono: alcuni
bocciano l’Italia, altri le concedono un’altra chance. Di certo,
la prestazione di lunedì sera non è piaciuta a nessuno. M a
prevale la prudenza nei giudizi. Allenatori, dirigenti e
opinionisti sono concordi nel sottolineare la mancanza di
reazione dopo il gol di Van Nisterlooy. E nel bocciare
l’operato dell’arbitro Frojdfeldt.
L’allenatore Antonio Cabrini, ex terzino azzurro, non
infierisce: «Non è stata una prova così catastrofica così come
l’hanno dipinta i giornali. Uno schiaffo forte sì, ma ci si può
rialzare». Che cosa non ha funzionato? «A mio avviso, c’è
stato anche un problema tattico. La posizione di Sneijder, tra
le linee, ha mandato in tilt sia la difesa sia il centrocampo. E
quando la squadra perde sicurezza nelle retrovie è un bel
casino».
L’op inionista Aldo Agroppi non ha digerito il gol di Van
Nisterlooy. «Il regolamento è assurdo, cervellotico. Chi l’ha
partorito, uno scienziato? La rete dell’1-0 è da annullare tutta
la vita. Ed è quella che ha cambiato l’indirizzo di una partita
che si sapeva difficile. Come si fa a sostenere che Panucci è in
gioco? È fuori dal campo per uno scontro di gioco, mica per
propria volontà. Da lì è nato il disastro e la partita ha preso
una brutta piega per noi. Il secondo gol preso è da squadra
amatoriale, mica da Nazionale! L’Italia ha perso la testa. E mi
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
è parsa atleticamente stanca. L’Olanda aveva un passo
diverso. C’è da recuperare in fretta la condizione. E,
soprattutto, bisogna battere la Romania e la Francia. M ica
facile!».
Cauto il giudizio di Giampiero Gasperini, l’allenatore del
Genoa. «È andata male, bisogna voltare pagina e pensare alla
Romania». Già, ma perché è andata male? «Il primo gol ha
cambiato il corso della gara, l’ha indirizzata a favore
dell’Olanda. Ora, però, non iniziamo con i processi, non è
tutto da buttare».
Sulla stessa lunghezza d’onda Pasquale Marino, l’allenatore
dell’Udinese. «Non siamo stati fortunati, a partire da primo
gol. Che per me era da annullare per fuorigioco. Gli episodi ci
hanno detto male. Poco prima del 2-0 abbiamo sfiorato l’1-1.
E, nella ripresa, abbiamo fallito il 2-1 in più circostanze prima
del 3-0. Donadoni? Lo stimo troppo, non sono uno di quelli
che spara sui colleghi».
Più incisivo Andrea Carnevale, ex centravanti della
Nazionale. «Ho visto un’Italia confusa e pasticciona. Non mi
hanno convinto le scelte in difesa. A me, ad esempio, è
piaciuto Grosso quando è entrato, perché non ha giocato
dall'inizio? Penso che quella di lunedì sera sia stata una
sconfitta salutare. L’Italia ha i mezzi per reagire».
Deluso Antonio Di Gennaro, ex azzurro e opinionista di
Sky. «L’Italia non è stata all’altezza della situazione. Il primo
tempo è stato un fiasco: è mancato un po’ di tutto. È stato un
passo falso inatteso che deve far riflettere. Bisogna cambiare
senza fare rivoluzioni. Dove? In tutti i reparti. Anche
l’assetto tattico. Il 4-3-3 di lunedì non mi ha convinto».
Fabrizio Castori, il nuovo allenatore della Salernitana, non
usa tanti giri di parole: «È stato un disastro, sotto tutti i punti
di vista. È stata un’Italia troppo brutta per essere vera».
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Più diplomatico Giuseppe Galderisi, ex centravanti azzurro
e nuovo allenatore del Pescara. «L’amarezza è enorme. M a gli
episodi sono determinanti nel contesto di una gara equilibrata.
E lunedì sera sono stati tutti favorevoli all’Olanda. Sembriamo
usciti con le ossa rotta, ma ho fiducia nell’Italia. Reagirà».
Mario Beretta, ex allenatore del Siena, non si addentra
nell’analisi. «È stata una giornata storta, meglio sia arrivata
all’inizio. A mio avviso, produrrà una reazione. Le scelte di
Donadoni? Ha perso e tutti gli danno addosso; purtroppo, i
giudizi da noi sono legati solo ai risultati».
Massimo Moratti, presidente dell'Inter, guarda avanti: «È
stato un risultato inaspettato, ma può essere che una tale
sberla serva per vincere le prossime due partite. Nel calcio
non si sa mai...».
Chiusura con due ex commissari tecnici, Arrigo Sacchi e
Azeglio Vicini. Provano a mettersi nei panni di Donadoni, dal
momento che, in passato, hanno guidato l’Italia e, quindi,
conoscono lo stato d’animo del ct entrato nel mirino della
critica dopo il passo falso contro l’Olanda. Sacchi parla di
mancanza di motivazioni, Vicini confida in una reazione.
«L’Italia era come una Ferrari senza benzina, perché senza
motivazione non si va avanti», ha detto Arrigo S acchi. «Non
è finito tutto, ma si è sempre detto che chi conosce il passato
sa sempre com’è il futuro: nell’82 campioni del mondo e
nell’84 non ci siamo qualificati all’Europeo; nel ’90 terzi al
M ondiale e nel ’92 non ci siamo qualificati; nel ’94 finale
mondiale persa ai rigori e nel ’96 fuori al primo turno. Noi
abbiamo sempre avuto dei risultati attraverso critiche o
scandali antipatici e questo non è positivo perché cresciamo
poco attraverso la nostra cultura, ma per avvenimenti esterni
che ci danno qualcosa in più».
Azeglio Vicini, invece, non getta la croce sul pacchetto
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
arretrato: «L’organizzazione difensiva viene da più reparti, il
centrocampo per esempio ha il merito di filtrare. La squadra,
comunque, ha le capacità tecniche e morali per riprendersi.
Anche se una mazzata così pesante è dura da digerire. Se
vinciamo con la Romania ci rimettiamo in corsa».
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M ERCOLEDÌ 11 GIUGNO
In casa azzurra
sale la tensione
Le partite di giornata offrono già i primi verdetti:
Svizzera eliminata dopo la sconfitta (2-1) contro la
Turchia e Portogallo già ai quarti grazie al 3-1
rifilato alla Repubblica Ceca. In casa azzurra, oltre a
fare i conti sulla possibile eliminazione anticipata (un
salasso), sale la concentrazione in attesa della partita
con la Romania che potrebbe essere già fatale. I
francesi, che dovremo affrontare in una drammatica
ultima partita, alzano già i toni. Insomma, la tensione
è alle stelle.
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IL CT AZZURRO DONADONI TIENE A RAPPORTO I SUOI
GIOCATORI
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Italia, il flop
vale 20 milioni
Oltre a Donadoni,
trema anche il cassiere federale
di Alessandro Bernini (inviato a Baden)
Dal profondo azzurro al profondo verde. Verde come il colore
dei soldi. L’eventuale eliminazione degli azzurri alla prima
fase provocherebbe due ferite: una nel cuore degli italiani, e
una nelle casse della Federcalcio. M a se la prima si rimargina
sempre col tempo, la seconda lascerebbe un vuoto da 20
milioni di euro.
Addio pioggia di euro. Stage Up è una società italiana che si
occupa di marketing e business legati al mondo sportivo,
soprattutto al calcio. Secondo i suoi calcoli, le entrate della
Nazionale in caso di vittoria potrebbero raggiungere
addirittura 87,8 milioni di euro. Come? con 38,5 milioni da
diritti tv, 27,3 milioni di euro da sponsor (incluse
sponsorizzazioni future) e 22 milioni di euro dal premio Uefa.
Se gli azzurri salutano l'Europa, vanno subito in fumo 14,5
milioni di montepremi Uefa (7,5 sono già stati incassati).
Dagli accordi firmati nel recente passato è emerso che i
contratti con sponsor e fornitori hanno un certo grado di
aleatorietà sotto il profilo dei ritorni degli investimenti perché
la visibilità dipende appunto dalla permanenza degli azzurri
nella manifestazione. E se il mondiale in Germania aveva
portato un boom, adesso sarebbe facilmente prevedibile un
calo del 10-20%. E dunque altro rosso di cinque milioni circa.
Per un totale di almeno 20 milioni.
Niente premi. La magra consolazione per il bilancio dei
vertici Figc arriverebbe dal mancato pagamento dei premi ai
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giocatori. Queste le cifre fissate per ciascun azzurro. 80.000
euro per l’approdo ai quarti, 120.000 euro per la conquista
della semifinale, 150.000 euro in caso di arrivo in finale,
215.000 euro in caso di vittoria del titolo europeo.
M oltiplicando per 25 uomini (la rosa dei 23, più Cannavaro e
Donadoni) si arriva a 5 milioni e 375mila euro totali da
sborsare in caso di vittoria finale, sfiorando in realtà i sei
milioni di euro per i premi che andrebbero anche al resto dello
staff azzurro (tecnico, medico, magazzinieri...).
Due curiosità. Il premio finale di 215mila euro a testa è
inferiore di 35mila euro rispetto a quello corrisposto per la
vittoria mondiale. Per la qualificazione agli Europei, gli azzurri
hanno invece incassato 15mila euro a testa.
Povera Rai. Chi rischia di fare una frittata è la Rai. Per
l’acquisizione dei diritti tv, l’azienda di Stato ha infatti
sottoscritto un contratto con la Uefa da 120 milioni di euro
che le garantisce l’esclusiva. Saltata la possibilità di cedere in
subaffitto questi diritti (la Uefa l’ha proibito, anche per
questo Sky è rimasta tagliata fuori), la Rai ha puntato tutto
sui contratti pubblicitari. I 18.349.801 spettatori che hanno
assistito a Italia-Olanda (share 62,1%) erano un biglietto da
visita strepitoso per bussare agli inserzionisti pubblicitari, il
ko per 3-0 ha però complicato le cose e contro la Romania si
prevede un brusco calo, anche per l’orario diverso (18 anziché
20.45). Boom annunciato se invece con la Francia fosse uno
spareggio-qualificazione. Evidente comunque che l’uscita
dell'Italia farebbe crollare gli ascolti e anche il rientro
pubblicitario. E recuperare i 120 milioni già spesi diventerebbe
impossibile.
Casa Azzurri. Sono inquieti anche al quartier generale
azzurro, dove ogni giorno si muovono sponsor, amici e amici
degli amici. Perché se l'Italia uscisse, da mercoledì 18 addio
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feste e via al profilo bassissimo. Anche se la decisione è già
presa: pur con la Nazionale fatta fuori, Casa Italia resterebbe
aperta sino al 29 giugno, data della finale. D’altronde gli
accordi con gli sponsor sono già stati firmati. E un discorso
sono i soldi, un altro la gioia del cuore.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
L’altra partita:
quella dell’odio
di Stefano Tamburini
Ci sono partite di calcio che non si giocano solo con il pallone.
Di solito non finiscono quando l’arbitro fischia, il brutto è che
spesso proseguono nei dintorni dello stadio o su tanti campi
lontani (piazze, vicoli o villaggi), fino a quel momento
sconosciuti ai più. Italia-Romania di dopodomani è purtroppo
fra queste. Fra i due Paesi non tira una bella aria. Storiacce di
criminalità, viste sempre con l’occhio strabico di chi pensa che
la ragione sia sempre da una parte (la sua) e punta dritto alle
espulsioni di massa, hanno un tantino raffreddato i rapporti.
Così, nell'immaginario di molti italiani, i rumeni sono tutti o in
gran parte delinquenti e i rom (gli zingari) si accampano per
svaligiare le case. Invece noi italiani siamo perfetti. Poi magari
si scopre che un operaio rumeno sfruttato dai datori di lavoro
italiani (e già qui ci sarebbe da dire) viene bruciato vivo. I
barbari sono proprio i due italiani che prima gli hanno fatto
stipulare un’assicurazione sulla vita a favore della signora
padrona e poi hanno scelto il modo più veloce per passare
all'incasso.
E se fosse accaduto il contrario, se i due barbari fossero stati
rumeni e il ragazzo che sognava un lavoro stabile e ha trovato
la morte nel modo più orribile fosse nato a Gallarate? M eglio
non pensarci.
I rumeni in Italia, secondo l’ultima stima Caritas, sono un
milione e 16 mila: una città grande come Napoli. In molti
centri dove sono particolarmente radicati hanno trovato
normale organizzare una visione collettiva davanti a un
maxischermo. Bene, hanno dovuto rinunciare per paura di
contestazioni e violenze. Pensate a Roma, dove ultimamente il
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clima non è fra i migliori e gli episodi di violenza gratuita
contro gli stranieri si sono moltiplicati. E dove, neanche sette
mesi fa, a poche ore dall’uccisione accidentale di un tifoso da
parte di un agente di polizia, una folla di ultrà armata di
spranghe e di una misera manciata di neuroni avariati ha
pensato bene di assaltare caserme dei carabinieri e
commissariati di polizia.
Cosa volete che sia – in caso di sconfitta azzurra, magari con
un paio di episodi dubbi – andare a prendersela con qualche
campo nomadi o con un gruppo di rumeni. O se, al contrario o
al tempo stesso, qualche rumeno esuberante pensasse di
strumentalizzare un po’ di rabbia repressa. M agari anche in
Romania, dove gli imprenditori italiani sono tanti e non stanno
facendo una bella vita.
Ecco, questo è il quadro che emerge in un Paese che reclama
giustamente più sicurezza e crede che prendersela in blocco
con chi viene da lontano sia la strada più breve. È anche il
Paese che è capace di tenere per più mesi in galera tale Florian
Placu, albanese incensurato e sposato con un’italiana,
accusato di tentato furto di una mucca rispetto a Sergio
Cragnotti e Calisto Tanzi, due che in fondo hanno solo
rovinato milioni di risparmiatori. Ecco, dunque, che una
vittoria o un Ko dell’Italia alla fine potrebbero essere poca
cosa rispetto all’altra partita, quella dell’odio. La prima sfida
da vincere è proprio questa.
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Domenech confuso
quando c’è l’Italia
«Il gol di Van Nistelrooy? Da convalidare
Anzi no, era fuorigioco»
di Stefano Edel (inviato a Chatel Saint Denis)
L’Italia deve proprio essergli indigesta se è vero che non la
nomina quasi mai, giusto lo stretto necessario perché, a Euro
2008, è inserita nello stesso girone. A Raymond Domenech,
56 anni, ct della Francia, quella delusione di Berlino di due
anni fa continua a bruciare parecchio. A tal punto da
contraddirsi sulla regolarità del gol di Van Nistelrooy.
Monsieur Domenech, come ribatte ai fischi dei vostri
tifosi dopo lo 0-0 con la Romania?
«Non m'interessano. Non leggo i giornali, non guardo la tv,
sono libero...».
Ci dica almeno con che spirito la Francia si avvicina alla
partita forse più delicata del suo girone, quella di
venerdì con l’Olanda a Berna.
«Siamo molto preparati e motivati. Abbiamo una squadra di
giocatori esperti, abituati a questo tipo di tensioni e pressioni.
C’è la consapevolezza di arrivare a una gara fondamentale per
noi. M olto, molto difficile».
Ci sono buone possibilità, a suo avviso, perché ne usciate
bene?
«Il destino è nelle nostre mani. Restano due partite da disputare,
non una sola. Il bilancio di questo gruppo di ferro lo stileremo alla
fine. Tutti si rifanno ai 90 minuti con la Romania per giudicarci,
dimenticando che era la gara d'esordio all’Europeo, con tutto ciò
che comporta un debutto da vicecampioni del mondo. Andando
avanti, si può solo migliorare».
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Non ha risposto completamente. S ia più schietto, che
cosa si aspetta?
«Se intendete un paragone fra le due partite, vi confesso che
mi attendevo che la Romania rimanesse tutta indietro contro
di noi. Così come sono convinto che contro gli olandesi il
confronto sarà su un altro piano: loro vanno in campo per
vincere, hanno una propensione naturale al gioco d’attacco, e
ti concedono spazi. Qui nulla è definito: la situazione è
destinata a cambiare giornata dopo giornata, per cui conto solo
su una Francia all'altezza del compito».
Olanda favorita, a questo punto, per il primo posto nel
raggruppamento C?
«È in testa, ha tre punti in classifica e ha vinto bene il match
d’esordio proponendo una manovra spettacolare. M a le sue
tre avversarie hanno la possibilità di arrivarle davanti. Ripeto,
i conti li faremo solo martedì. Non è il caso di stabilire una
gerarchia di valori adesso, tutti possono rientrare in lizza per
il superamento del turno».
Qual è la squadra che l’ha impressionata
maggiormente?
«La Romania. E' stata brava a chiuderci gli spazi, non era
facile scardinarla».
Ma come, Portogallo, S pagna, S vezia, Germania,
Croazia e la stessa Olanda non le hanno trasmesso
sensazioni positive?
«Parlo solo di quelle Nazionali che ho già affrontato. E la
Romania mi è piaciuta. Del resto, quando voi scrivete
esprimendovi sul conto di una singola squadra, non è che lo
fate prima di averla vista in azione».
È un vantaggio affrontare l’Olanda conoscendo già il
risultato di Italia-Romania?
«No, non ha una rilevanza particolare. Fosse stato l’ultimo
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incontro del girone, avrei capito. M a ce n’è ancora un
terzo...».
A proposito, ci saranno Vieira ed Henry, assenti lunedì
scorso?
«Fanno parte dei 23» (e sorride. Il toto-formazione dà la
punta del Barcellona sicuro, al posto di Anelka, l'interista
probabilissimo, e Toulalan gli cederebbe la maglia, e un
ballottaggio al 50%, per ammissione dello stesso tecnico, fra
Abidal ed Evra per il ruolo di terzino sinistro).
Van Nistelrooy non la lascia tranquillo?
«Lui fa reparto da solo. M a l’Olanda è forte un po’
dappertutto».
A proposito di Van Nistelrooy, che ne pensa del suo gol
all’Italia? Andava annullato?
«Il regolamento dice che il giocatore che va al di là della linea
di fondo nel corso di un’azione tiene in gioco gli avversari nel
proseguo della stessa. Chi afferma il contrario non conosce le
regole del calcio». M a, poi, si contraddice in conferenza
stampa. «La regola del fuorigioco è cambiata, siamo contenti
di saperlo. Prima ero convinto che un uomo fuori dal campo
non tenesse in gioco nessun avversario – ha aggiunto
Domenech – basta che ce lo dicano. Spero che la prossima
volta non si consideri attivo anche uno spettatore che sta
dietro alla porta». M a qual è il vero pensiero di Domenech?
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Grosso alla riscossa:
critiche inutili
Il terzino: non siamo bamboccioni
Zambrotta: vedrete, reagiremo
di Antonio Ledà (inviato a Baden)
Dopo la burrascosa conferenza stampa del dopo Olanda, il ct
Roberto Donadoni affida la sua difesa a due esperti del
settore: Gianluca Zambrotta e Fabio Grosso. Una scelta
casuale, ma non troppo. I due sono stati tra i meno deludenti
nella gara persa contro l’Olanda e potrebbero rappresentare
una delle novità nella formazione anti-Romania. Zambrotta
sembra destinato a partire a destra, mentre Grosso andrebbe a
prendere il suo posto dall'altra parte. L’ipotesi non trova
conferme, ma è avvalorata da tanti piccoli dettagli. Frasi
lasciate a metà, qualche battuta rubata a microfoni spenti, la
stessa presenza dei due difensori nella sala stampa di Casa
Azzurri. Toccherà a loro raccogliere i pezzi della difesa e
provare a raddrizzare una barca che sembra già alla deriva.
Guai a mollare. È la parola d'ordine del ct e Grosso e
Zambrotta si arruolano nella schiera dei Donadoni-boys. «Io
non mi sento un bamboccione – ha subito chiarito il primo in
riferimento a un sms partito dal ritiro degli italiani – non so
chi ha raccontato questa stupidaggine, ma permettetemi di
dissentire». «Con l’Olanda non abbiamo certo giocato bene –
ha continuato il secondo – ma io condivido l’analisi del mister.
Nonostante il 3-0 non tutto è stato da buttare. Abbiamo
costruito tante palle gol e, soprattutto nella ripresa, abbiamo
avuto la possibilità di riaprire la partita. Sull’1-2 non so come
sarebbe finita».
Premio allo zelo. Anche a costo di sfiorare il ridicolo. «Ieri
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abbiamo rivisto la partita tutti insieme – ha spiegato il neoacquisto del M ilan – e ci siamo resi conto che abbiamo creato
tantissimo. Purtroppo, non siamo riusciti a segnare e questo è
anche merito dell’Olanda. Ora bisogna archiviare questa
partita e pensare a battere la Romania». Cambierà il modulo?
Zambrotta non si sbilancia («Queste cose lasciamole decidere
all'allenatore»), ma fornisce una sua ricetta. «Abbiamo
sbagliato approccio nel primo tempo e abbiamo preso due gol
in contropiede. Sapevamo che loro erano bravi nelle
ripartenze, ma ci siamo fatti sorprendere lo stesso. Il
problema è che non siamo stati capaci di tenere le giuste
distanze tra i reparti e abbiamo subito la loro voglia di
vincere». Infine, uno sguardo alla sfida con la Romania.
«Spero che non succeda nulla di extracalcistico perché il
pallone, così come più in generale lo sport, deve avvicinare i
popoli e non divederli».
La stizza “francese”. Anche Fabio Grosso sceglie la linea del
basso profilo. «Io credo che le critiche tecniche siano
legittime, però, dopo la gara con l’Olanda ho sentito accuse
superflue e inutili. Lasciatemi dire che non ero più abituato a
certe cose». Sulla sconfitta l’analisi è simile a quella di
Zambrotta. «Il risultato è pesante e non rispecchia quello che
si è visto sul campo. Il verdetto è comunque da accettare e da
trasformare in energia positiva per la prossima partita con la
Romania». I motivi della sconfitta? «Abbiamo preso il primo
gol in maniera strana, la squadra si è innervosita e ha incassato
anche il secondo. Quando vai sotto 2-0 nella prima gara di una
competizione così importante non è facile rialzarsi. Eppure,
nella ripresa, abbiamo avuto la possibilità di riaprire la gara.
Ora sappiamo di non poter sbagliare e vedrete che contro la
Romania non commetteremo gli stessi errori».
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Il disastro
di Raisport
di Carlo Pecoraro
Sarà perché i soldi ce li mettiamo anche noi, sarà perché dopo
le prime dieci partite si è capito qual è l’andazzo. Chapeau
alla Rai che ha sborsato 105 milioni di euro per accaparrarsi i
diritti delle partite di Euro 2008, ma – e non lo diciamo noi,
ma i dati di ascolto – le trasmissioni di approfondimento e i
commentatori non sono all’altezza dell’investimento. Alla
vigilia, il direttore di RaiSport M assimo De Luca, aveva difeso
la squadra sostenendo che «la scuola Rai è ritmo, non
concitazione»: una stoccata a Sky. «Non vogliamo urla e gole
squarciate – spiegava – ma ci rifacciamo ai grandi maestri
come M artellini». Ad averceli oggi quei commentatori: sobri,
eleganti e capaci di emozionare tutti anche chi, di calcio, non
ne mastica.
Durante le partite, ma anche nei dopo e pre, ci si imbatte
invece in lezioni di qualunquismo, commenti tecnici da bar
dello Sport e battute che lasciano basiti. Per non parlare della
sciatteria. Un esempio? In qualche sottopancia si legge:
«Inviato da Vienna», «Inviato da Salisburgo». Con tanti saluti
al moto a luogo. E poi i servizi con messaggi subliminali come
l'intervista ad Alessandro Gassman durante un vernissage di
una famosa marca di vestiti – di cui è testimonial – che è lo
stesso brand che indossa l’inviato di Raisport.
Sarà che la Rai ha speso tutto per l’acquisto dei diritti tv, ma
due lire per i commentatori tecnici poteva anche sborsarle,
visti i risultati. Salvatore Bagni, nel “telegramma” di fine
partita Italia-Olanda si sforza e sentenzia: «La prossima
partita contro la Romania sarà determinante». Oppure che
dire di Carlo Paris che, collegato da bordo campo, sconvolto
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dal raddoppio olandese, informa 18 milioni di italiani che: «Si
sta scaldando Cannavaro». Insomma, grasso che cola per
rubriche e Blob televisivi, ma il servizio? M a cosa importa,
quello che conta sono i dati d’ascolto. Cifre da record che
valgono più delle arance di M arino Bartoletti.
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GIOVEDÌ 12 GIUGNO
Siamo già
alla vigilia
da paura
Siamo già alla vigilia da paura: domani c’è la partita
con la Romania e per l’Italia è già decisiva, con una
sconfitta non ci sarebbe più scampo. Le sfide di
giornata offrono la sorprendente sconfitta (2-1) della
Germania contro la Croazia e il pareggio (1-1) fra
Austria e Polonia con i verdetti ancora aperti nel
girone B.
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UNA SELVA DI MICROFONI DAVANTI AL CT ROBERTO DONADONI
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Italia al bivio:
avanti tutta
o tutti al mare
Donadoni si affida a Del Piero,
De Rossi, Chiellini, Grosso e Perrotta
di Antonio Ledà (inviato a Zurigo)
O dentro o fuori, perché è inutile aggrapparsi alla matematica
e sostenere che anche un pareggio potrebbe tenerci in corsa.
Domani non ci saranno se e non ci saranno ma: bisognerà
vincere per allontanare i fantasmi che agitano le notti azzurre e
fare capire a tutti che lo scivolone con l’Olanda è stato solo un
episodio. I campioni del mondo devono ritrovare una serata da
campioni del mondo.
Il compito non è agevole perché l’avversario non è solo la
Romania (squadra da prendere con le pinze) ma quello strano
tormento che qualcuno chiama mal di pancia, qualcuno, più
semplicemente, paura. Il nostro avversario non è M utu ma il
dubbio di non farcela. La sensazione di non essere più la
squadra imbattibile dei mondiali tedeschi, di aver smarrito il
ruolo di superfavorita del torneo. Donadoni è il primo ad
arrovellarsi tra dubbi che fino all’altroieri sembravano
impensabili. Tradito dagli uomini sui quali aveva puntato
tutto: Gattuso, Ambrosini, Di Natale, M aterazzi e, in parte
Panucci. I suoi uomini. Quelli che avrebbero dovuto fare
argine davanti a Buffon e invece si sono arresi al primo assalto
dell’Olanda.
Gli innesti. Domani dunque si cambia. Il ct è costretto a
cambiare anche a costo di rivedere il modulo. Il 4-3-3 con
Camoranesi e Di Natale larghi e Luca Toni al centro
dell’attacco lascerà spazio a un 4-3-1-2 con Toni e Del Piero
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
punte e Camoranesi alle loro spalle, o, più probabilmente, a
un 4-2-3-1 con Toni unica punta, Camoranesi, Perrotta e Del
Piero (probabilmente centrale) appena dietro, De Rossi e Pirlo
in mediana. Qualunque sia la formula una cosa è certa: il 3-0
con l'Olanda costerà il posto ad almeno quattro, quasi
certamente cinque azzurri. In parte lo ha annunciato il ct e lo
ha confermato, indirettamente, l'allenamento di ieri.
La difesa. Le novità più grosse sono previste in difesa.
M aterazzi, in ritardo di preparazione, lascerà il posto a
Chiellini. Il secondo centrale dovrebbe essere Panucci che nel
secondo tempo con l’Olanda non ha demeritato. L’alternativa
è Barzagli che proprio oggi ha ufficializzato il trasferimento al
Wolfsburg e sembra rinfrancato dopo la figuraccia di martedì.
Cambiano anche gli esterni. Zambrotta dovrebbe lasciare la
fascia sinistra per tornare a destra, nel suo ruolo naturale
mentre Fabio Grosso viene promosso titolare a sinistra.
Centrocampo e attacco. A centrocampo il rebus è più
complicato. Detto che Donadoni ha fatto sapere che non
stravolgerà la squadra, l’ipotesi più probabile è quella di uno
schieramento con De Rossi e Pirlo davanti alla difesa,
Camoranesi a destra e Perrotta a sinistra. Poi c’è lui:
Alessandro Del Piero, l’uomo dei quattro Europei, il
campione che ha vinto tutto ma che ha ancora voglia di
sorprendere. Sarà Pinturicchio, stasera, a dover indossare i
panni di salvatore della patria. Lo chiedono i tifosi, lo dicono i
numeri (23 gol in campionato), lo spera il ct che gli ha dato
anche la fascia da capitano. Per lui non sarà facile, ma non si è
sempre detto che nel dna della Nazionale c'è la capacità di
esaltarsi proprio nei momenti più duri? Vedremo.
Avversari “blindati”. Intanto sul fronte avversario Piturca
prepara una formazione blindata e per non svelare “segreti” ha
rinunciato all'ultimo allenamento a Zurigo. Il mister ha
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ironizzato sui dubbi di Donadoni («Se volete vi dò io la
formazione dell’Italia») e ha anticipato di aver previsto un
trattamento speciale per la coppia Del Piero-Toni. In realtà la
Romania dovrebbe ripresentarsi con M utu in attacco e Chivu
a dirigere la baracca. Il resto lo farà la fame, la voglia di battere
i campioni, il desiderio, più o meno nascosto, di vendicare altri
appetiti.
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Piturca blinda
la Romania
«Sarà difficile batterci»
di Stefano Edel (inviato a San Gallo)
Niente domande in italiano, l’annuncio ironico («Azzurri in
campo con De Rossi e Del Piero, ho avuto notizie in tal senso
da specialisti rumeni del vostro calcio»), nuove punture di
spillo a M utu («Ha bisogno di giocare per trovare la forma
migliore»). E poi, a sorpresa, la decisione di trascorrere la
vigilia nel rifugio “blindato” di San Gallo, rinunciando – ma
solo perché vi ha già disputato la prima partita – alla seduta di
rifinitura al Letzigrund.
Se lo chiamano Satana, un motivo ci sarà: perché Victor
Piturca, 52 anni, ex centravanti della Steaua Bucarest, con cui
ha vinto nel 1986 la Coppa dei campioni, è un ct che fa del
rigore e della disciplina i comandamenti-cardine del suo
Vangelo calcistico. In realtà, prima ancora che per il suo
carattere tutt'altro che tenero, il soprannome se lo è
guadagnato per la monotonia del look: veste infatti sempre di
nero.
S trategia anti-Del Piero. Vantaggi all’avversario non ne
concede, men che meno ai mass media. La seduta conclusiva
all’Afg Arena è visibile per i classici 15 minuti iniziali, che
filano via tra giri di campo ed esercizi atletici. Poi, tutti fuori,
il tecnico fa le prove generali in segreto per il match di domani.
Eppure avrebbe un solo dubbio, riferiscono quelli che lo
seguono da giorni. A centrocampo: favorito Codrea su Cocis.
A parte le battute sull’undici avversario – oltre agli
inserimenti sicuri di De Rossi e Del Piero, non ne esclude altri
– l’allenatore rumeno un paio di considerazioni sul tema
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tattico le concede: «Gli Azzurri sono campioni del mondo e
sono favoriti contro di noi, ma non credo a un’Italia votata
all’attacco, che venga avanti a testa bassa». Ancora: «Del
Piero è molto pericoloso. Abbiamo una strategia per
bloccarlo». Certo, però, che con il capitano della Juve e con
De Rossi («un giocatore giovane») «sarà un’Italia più forte».
Mutu presto al top. «Chi indossa questa maglia – ripete
spesso Piturca – dev'essere concentrato dal primo all’ultimo
minuto». Sembrerebbe di capire che, al di là del chiarimento
avuto con il diretto interessato, sia sempre M utu l’uomo da
stimolare con argomenti convincenti. «Adrian, al di là dei lutti
familiari (la morte della nonna materna, ndr) e delle grane (il
risarcimento di dodici milioni di euro da versare al Chelsea per
la squalifica di sette mesi subìta dopo essere stato trovato
positivo alla cocaina), ha bisogno di ritrovare la forma
migliore. E ci può arrivare solo giocando. Il top può
raggiungerlo nei quarti di finale o anche in semifinale».
Chivu: il pari ci basta. L’interista, uno fra gli italiani del
gruppo, è protagonista di un mezzo incidente diplomatico
quando inizia a rispondere nella nostra lingua alle domande
che gli vengono poste. «Qui si parla solo in inglese e rumeno»,
il perentorio aut aut impostogli dalla sua Federazione.
L'altroieri, in sintonia con l’appellativo del suo ct, aveva
minacciato: «Italiani, troverete l'inferno». Ora è più tranquillo,
ma ci mette ugualmente in guardia: «Dicevano tutti che la
Romania era l’ultima del girone, che siamo dei perdenti, ma
sarà difficile per tutti batterci. Un pareggio? A noi può star
bene, perché saranno gli italiani ad avere più pressione. Sono
loro che devono assolutamente vincere». Gli ha scritto
Ibrahimovic, facendogli gli auguri («Zlatan mi ha mandato un
sms, sono contento per lui, ho visto il suo gol alla Grecia, ma
il mio problema è la nostra partita ora. Di lui si sa tutto, è uno
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
dei migliori al mondo»), e molti tifosi dell'Inter sono andati a
trovarlo in ritiro.
Marica non ci sarà. L’attaccante dello Stoccarda non sarà
probabilmente in panchina oggi. Il trauma cranico dopo lo
scontro in allenamento con M arian Niculae non è stato
assorbito del tutto. M eglio non rischiare.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Donadoni preannuncia
la rivoluzione
Il ct anticipa solo le novità Del Piero e Chiellini,
poi mezze ammissioni
di Alessandro Bernini (inviato a Zurigo)
Udite udite: Donadoni fa due nomi il giorno prima della
partita e annuncia che giocheranno. M ai successo. «Del Piero
e Giorgio (Chiellini, ndr) saranno in campo», getta lì il ct. Che
poi va anche oltre: «Avremo tre, quattro novità: ci sono
giocatori che hanno speso molto e devono tirare il fiato per cui
è giusto cambiare un po’». In realtà sarà una rivoluzione, nei
titolari e nel modulo.
Le novità. Parole con speranze e timori contano poco. Dopo
le feroci critiche per le scelte contro l’Olanda, è evidente che
l’attesa è tutta sulla nuova formazione. E sul modulo.
Le domande provano a scavare, Donadoni lo capisce e rialza
subito la sabbia. «Le valutazioni definitive le farò comunque
prima della partita. Del Piero e Chiellini sono sicuri, poi se voi
giornalisti sbagliate gli altri nomi non vi arrabbiate con me. Oh,
vi do due titolari certi e vi lamentate lo stesso...». E poi
annuncia: «Sì, in settimana ho provato la nuova formazione,
ma quando le porte erano chiuse». Solo un’altra confidenza:
«Del Piero lo vedo meglio dietro, abbastanza accentrato. Sia in
un 4-2-3-1 sia in un 4-3-2-1».
I giocatori sanno? Donadoni comunica sempre la formazione
ai giocatori solo due, tre ore prima della partita. Una scelta
che, secondo una linea di pensiero, toglie troppe certezze ai
giocatori. M a il ct prende la medaglia e la rovescia: «Se a un
giocatore dico “tu resterai fuori” a tre giorni dalla gara, quello
si mette da parte. Giuste o sbagliate che si rivelino, c’è sempre
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
un ragionamento dietro le mie scelte. E poi sono due anni che
mi comporto in questo modo, e non erano mai saltati fuori
problemi».
La paura. Strada a senso unico, la Romania va battuta. M a
non è che dopo il tonfo con l’Olanda si sia diffusa nell’aria un
po’ di paura? Donadoni annuisce: «La paura è umana,
altrimenti saremmo dei robot. E comunque esiste anche la
“sana paura”, quella secondo me un po’ ci deve essere. Questa
è una squadra composta da giocatori che ne hanno vissute
tante, non credo che stavolta ci siano sensazioni o emozioni
diverse rispetto ad altre partite importanti».
Fiducia a Del Piero. La fascia stavolta sarà sul braccio di Del
Piero. «Il capitano lo fa il giocatore con più presenze, ho detto
che Alex gioca per cui toccherà a lui». Ci si attende tanto dal
bianconero. Da trascurato ad ancora di salvezza. «È chiaro che
i giocatori con più carisma hanno il compito di trasmettere
sicurezza e forza ai compagni. M i aspetto il cento per cento
da Del Piero, così come dagli altri».
Gli 007 rumeni. Anche ieri, al Letzigrund Stadion di Zurigo,
il ct ha fatto chiudere le porte dopo 15 minuti di allenamento.
Fuori i giornalisti, ed è la prima volta che questo avviene alla
vigilia di un match di una competizione internazionale.
«Sapevo che c’erano degli infiltrati stranieri...», sussurra
Donadoni.
La Romania invece ha deciso di starsene chiusa nel ritiro di
San Gallo. «M a io non ho mandato nessuno 007. Li conosco,
sono una squadra tosta, che ha fatto sudare la Francia. È dal
giorno dei sorteggi che lo ripeto, guai a considerare la Romania
una squadra materasso perché giocare contro di loro è molto
dura».
Le critiche. C’è anche spazio per una piccola polemica. Salta
fuori quando Donadoni scopre di una sua intervista su un
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
giornale rumeno nella quale avrebbe dichiarato «dopo il ko con
la Francia, meno male che arriva la Romania». Il ct sorride:
«M ai detta una cosa del genere. Vedete, evidentemente i
giornalisti e la nazionale fanno squadra. M agari potremmo
farlo anche noi...».
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
«Che sia solo
una partita di calcio»
Dopo le ultime tensioni,
c’è paura tra i rumeni in Italia
di Angelo Bonacossa
Che resti solo e soltanto una partita di calcio. È quello che si
augurano i rappresentanti delle numerose associazioni rumene
in Italia. M arian M ocanu, presidente della Lega rumena con
sede a Torino: «È un evento sportivo e non deve travalicare i
confini dello sport. Per noi potrebbe avere riscontri positivi a
livello sociale. Però c’è anche paura». La si avverte in
Romania e non esita a nasconderla Eugean Terteleac,
presidente dell'Associazione rumeni di Roma: «Sì, abbiamo
paura. Gli ultimi fatti di cronaca, gli attacchi di alcuni politici,
i mass media, il clima che si è venuto a creare mi portano a
usare la parola paura anche se quella di domani è, o almeno,
dovrebbe essere solo una partita di calcio, un modo per
diventare più amici, conoscerci meglio, capire l’importanza
che noi rumeni rappresentiamo per l’Italia».
«Tra i rumeni con cui ho parlato – sottolinea M iruna
Cajvaneanu, giornalista di HotNews, la principale agenzia
online della Romania - c’è tanta attesa e entusiasmo. Sembra
che i “toni” neri della cronaca siano lontani, per fortuna nel
calcio siamo tutti tifosi e tutti uguali». Clima di amicizia ci
sarà sicuramente a Torino, all'Associazione fratia (fratellanza)
dove la presidente Aurelia M irita attende la gara con assoluta
tranquillità. «Qui siamo metà italiani e metà romeni –
sottolinea – La partita la vedremo insieme nello stesso salone
dove sventolerà una sola bandiera con i colori dei due Paesi.
Vinca il migliore. Lunedì quando gli azzurri hanno perso,
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
abbiamo pianto, eravamo dispiaciuti».
Nessun dubbio che sarà uno spettacolo: «M a certo che sarà
uno show: da una parte ci sono Chivu e M utu, dall’altra Del
Piero, Gattuso, Buffon». Paura? «E perché? La cultura ha
fatto fermare le guerre, una partita di calcio può essere utile
per il rispetto reciproco». A Torino tifa Juventus, quand’era
in Romania Steaua Bucarest: «Ho conosciuto Walter Zenga,
l’ex portiere dell’Inter che ha allenato questa squadra, una
persona splendida».
Chi invece vorrebbe la Romania vincente è M iruna
Cajvaneanu: «Spero che la partita sia bella; noi abbiamo tifato
per l’Italia al mondiale tedesco e abbiamo festeggiato quando
ha vinto il titolo». Gradirebbe invece un pareggio M arian
M ocanu: «Il risultato ideale sarebbe 2-2 perché i rumeni
d’Italia hanno il cuore diviso a metà e non riescono a fare il
tifo per nessuna delle due. Io sono tifoso della Sampdoria,
l’azzurro che mi fa più paura è Del Piero ma è anche quello
che rispetto maggiormente».
Tifa Roma da una vita Eugen Terteleac ma oggi è disposto a
buttare il cuore oltre l’ostacolo: «Se vince la Romania ok, ma
dopo tutto quello che è successo in Italia non so se sia la cosa
migliore. Col cuore tifo per il mio Paese; per evitare
polemiche, eventuali scontri vorrei che fosse l’Italia a
primeggiare. Insomma, non so se l’ha capito: questa gara
arriva in un momento che peggiore non poteva essere per
noi».
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
VENERDÌ 13 GIUGNO
Solo un pari,
ma siamo vivi
L’Italia aveva bisogno di una vittoria per continuare
a sperare ma con la Romania arriva un pareggio (11) che lascia aperta la speranza per la qualificazione.
Il tutto grazie al portiere Gigi Buffon che nel finale
para un rigore di Mutu ed evita il baratro. E anche
grazie alla vittoria dell’Olanda (4-1) che non esclude
del tutto i francesi ma rimanda tutto all’ultima sfida
proprio contro i Bleus. Il quadro è chiaro. Tre le
ipotesi favorevoli all’Italia. La prima: l’Italia batte la
Francia e l’Olanda non perde contro la Romania. La
seconda: L’Italia pareggia con la Francia, segnando
almeno un gol, e la Romania perde. La terza: l’Italia
pareggia 0 a 0 con la Francia e la Romania perde
con almeno quattro gol di scarto contro l’Olanda.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
BUFFON PARA IL RIGORE DI MUTU E RIAPRE LA SPERANZA
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Buffon riapre
le valigie già pronte
Il portiere para il rigore di Mutu
e tiene aperto uno spiraglio
di Alessandro Bernini (inviato a Zurigo)
Da qui, Berlino è distante 668 chilometri e 704 giorni. Tanti,
troppi visto che adesso rischiamo davvero di passare dal tetto
del mondo allo scantinato d’Europa. Buffon parando un rigore
ho tolto le valigie già cariche sul pullman, ma adesso serve un
mezzo miracolo: bisogna battere la Francia martedì prossimo e
sperare in buone notizie dalla partita Olanda-Romania.
Cercasi gol. Non è stata l’Italia orribile vista contro l’Olanda,
stavolta abbiamo giocato, creato. Insomma, ci abbiamo provato
e quantomeno si è vista una reazione. Anche per questo alla fine
gli azzurri sono usciti dallo stadio tra gli applausi dei propri
tifosi. M a gli elogi si fermano qui. Perché comunque di fronte
c’era la Romania, non una squadra di fenomeni. E la partita
decisiva andava vinta. Il guaio è che l'Italia ha dimenticato come
si fa gol, è arrivata almeno 20 volte a mettere palloni d’oro
dentro l'area ma alla fine il bottino è tutto in quel golletto di
Panucci su calcio d’angolo. Così alla fine non si capisce chi deve
recriminare di più. Perché la Romania ha fatto un gol, preso un
palo e sbagliato un rigore con M utu: mica poco in 90 minuti.
Rivoluzione. Dopo due partite restiamo insomma una grande
incompiuta. Neanche la rivoluzione di Donadoni è servita. Il 42-3-1 del primo tempo è apparso equilibrato nei reparti ma con
troppi uomini (Pirlo, Zambrotta, Camoranesi, Perrotta, anche
Toni) lontani dalla condizione. Del Piero si è dato da fare, però
non ha messo il timbro sul match come tutti speravano. Il 4-3-3
per l’assalto finale dopo l’1-1 di Panucci è sembrato invece una
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Ferrari con poca benzina: tanti nomi illustri là davanti, ma poca
forza nelle gambe, tanto che non è rimasto che affidarsi alle
invenzioni di Cassano. Le cui piroette hanno regalato emozioni,
tuffi al cuore e zero zampate di chi doveva metterla in rete.
Il muro. La Romania se l’è giocata come contro la Francia: muro
a oltranza, con otto uomini sempre rintanati dietro quando
l'Italia attaccava, certe volte anche nove se M utu aveva fiato. Il
tutto con la linea a quattro dietro rinforzata da un frangiflutti,
prima Radoi (ko per infortunio) e poi Chivu. La gabbia sul Del
Piero annunciata da Piturca non s’è vista, la gabbia era per
chiunque si presentava vicino alla trequarti. Il centrocampo per
la Romania è rimasto un optional. Quelli facevano i difensori e
basta. D’altra parte c’era poco da organizzare, anche perché le
ripartenze erano semplici: palla lunga dalla difesa all’attacco,
con Niculae e M utu bravi a tuffarsi negli spazi che si aprivano.
Freccia a sinistra. Il primo tempo è stato strano. Perché
l’Italia è partita pancia a terra, soprattutto a sinistra con
Grosso che avrà sfornato sei, sette cross da leccarsi i baffi.
M a ci sono stati quattro minuti, dal 15’ al 19’, che ci hanno
messo i brividi: un salvataggio incredibile di Buffon su M utu
tutto solo, un tiro di Tamas di poco fuori, e un siluro di Chivu
toccato da Panucci e finito sul palo, roba da ritrovarsi 0-2
dopo neanche 20’. Poi l'Italia è ripartita, e al 47’ Toni aveva
anche trovato lo stacco vincente ma il segnalinee norvegese
Randen ha annullato per un fuorigioco inesistente.
Girandola. Il pentolone delle emozioni ha iniziato a
straboccare a inizio ripresa. La notte l’abbiamo vista al 10’
quando Zambrotta ha sbagliato un retropassaggio di testa
lasciando M utu libero di segnare lo 0-1. Lì abbiamo toccato il
fondo. M eno male che Panucci in un amen ha riacciuffato il pari:
un colpo di testa benedetto, figlio della rabbia più che della
logica. Da questo gol poteva e doveva arrivare la benzina per lo
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
sprint vincente. Anche perché Donadoni ha gettato subito
dentro Cassano (cambio già preparato dopo lo 0-1), disegnando
un 4-3-3 super offensivo. E invece l’Italia ha continuato a
divorarsi palle-gol, per poi ritrovarsi ancora a un passo dal
baratro quando (35’) Panucci ha atterrato in area Niculae. Tiro
di M utu e splendido volo di Buffon che è andato a toglierci di
nuovo dalla cassa da morto. Salvati dal portiere nella partita da
vincere. Eloquente.
Italia-Romania 1-1 (primo tempo 0-0)
Italia (4-2-3-1): Buffon 8; Zambrotta 5, Panucci 6, Chiellini
6,5, Grosso 7; Pirlo 6, De Rossi 6; Camoranesi 5,5 (40’ st
Ambrosini sv), Del Piero 6 (31’ st Quagliarella sv), Perrotta 5
(12’ st Cassano 6,5); Toni 5.
A disposizione: 14 Amelia (P), 17 De Sanctis (P), 5
Gamberini, 23 M aterazzi, 6 Barzagli, 22 Aquilani, 8 Gattuso,
12 Borriello, 11 Di Natale.
Allenatore: Donadoni.
Romania (4-1-3-2): Lobont 7,5; Contra 6, Tamas 6, Goian 6,5,
Rat 5,5; Radoi 5 (25’ st Dica 6); Petre 6 (15’ st Nicolita 6),
Codrea 6,5, Chivu 6,5; M utu 5 (43’ Cocis sv), D. Niculae 5.
A disposizione: 12 Popa (P), 23 Stancioiu (P), 14 Ghionea,
17 M oti, 22 Radu, 13 Sapunaru, 19 Cristea, 18 N. Niculae, 9
M arica (infortunato).
Allenatore: Piturca.
Arbitro: Tom Henning Ovrebo (Norvegia) 5.
Reti: 9’ st M utu, 11’ st Panucci.
Ammoniti: M utu (43’ pt), Chivu (13’ st), Pirlo (16’ st),
Goian (28’ st), De Rossi (47’ st).
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
La caccia
all’alibi
di Stefano Tamburini
È un po’ come essere aggrappati a una zattera nel mare in
burrasca: non siamo ancora affogati ma inzuppati fino al
midollo sì. Per salvarci manca un colpo di reni poderoso, di
quelli che in due partite ancora non siamo stati capaci di dare.
E non è incoraggiante il piagnisteo messo in piedi nel post
partita con moviole e contro moviole per dimostrare che il gol
del vantaggio di Toni era regolare, che il rigore su Niculae forse
non c’era, che probabilmente ce n’era uno su Toni.
L’impressione è che sia già cominciata la tradizionale italica
caccia all’alibi, in attesa di tentare quel guizzo che comunque
potrebbe essere tardivo. M artedì, a meno di clamorosi
intrecci, con la Francia bisognerà fare quel che finora ci è stato
impossibile: vincere. E sperare che da Olanda-Romania non
arrivi il colpo che ci spedirebbe a fondo.
E allora sì che potranno partire quei processi che in realtà
sono partiti già dopo la batosta contro l’Olanda. I titoli e i
paroloni di giubilo che si potevano leggere sui giornali di
mezza Europa già dopo lo 0-3 di lunedì devono inoltre far
riflettere sul livello di simpatia del nostro calcio all'estero.
Siamo (verrebbe da dire, eravamo) campioni del mondo e molti
in Europa ci considerano usurpatori. Dopo la partita
d’esordio c’era ben poco da dire: avevano ragione loro. Da ieri
il giudizio è solo un po’ migliorato ma le notti di Berlino sono
purtroppo lontane. Per il futuro, nessuno può avere certezze,
visto che agli azzurri i mezzi miracoli non sono del tutto
sconosciuti. Stavolta però serve qualcosa in più: peccato che
Donadoni sia nato a Cisano Bergamasco, mica a Betlemme.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Donadoni stavolta
perde la pazienza
«Hanno visto Panucci fuori campo,
non la regolarità del gol di Toni»
di Stefano Edel (inviato a Zurigo)
Schiuma rabbia, il clan Italia, contro l’arbitro Ovrebo. Rabbia
di cui si rende subito interprete Roberto Donadoni. Il gol
annullato a Toni nel primo tempo era regolare. «È buffo che
vedano Panucci fuori dal campo con l’Olanda e poi non il
giocatore sul palo. L’errore ci è costato caro», sbotta il ct ai
microfoni della Rai.
Tanta sfortuna. Non c’è mai un accenno diretto al fischietto
norvegese («Degli arbitri non parlo, lo sapete»), eppure molte
cose non quadrano, nel bilancio finale del tecnico azzurro.
Guardando alla partita nel suo insieme, Donadoni sintetizza
così il pareggio del Letzigrund: «Giornata-no. Non è stata una
gara tanto fortunata per noi – rileva – Abbiamo corso tanto e
alla fine c’è mancato poco che perdessimo». È chiaro che un
punto non lo soddisfa: «M eritavamo di vincere e la dea
bendata non ci ha dato una mano».
Bisogna parlare del gioco, e della mentalità esibita dalla
squadra. Donadoni su questi due aspetti è categorico: «Si è
visto un gruppo che cìè sempre stato, questi ragazzi non
hanno mai smesso di esserci, come avete potuto toccare con
mano in questa occasione».
La difesa di Zambrotta. E l’errore di Zambrotta, costato il
gol dello svantaggio, a cui Panucci ha messo subito una
pezza? «Quello di Gianluca (Zambrotta, ndr) è stato solo un
infortunio, può capitare. Ha appoggiato indietro la palla
pensando che l’attaccante avesse una posizione diversa. Poi,
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
però, ha disputato una partita di quantità e qualità».
Ammette, comunque, Donadoni che c'è un problema di
sterilità in attacco. «È vero, in due partite solo un gol di
Panucci. M a questa non è una cosa che mi preoccupa, così
come la difesa: non mi pare che ci siano stati errori. Abbiamo
spinto tanto, contro una Romania che aveva chiuso tutti gli
spazi così come aveva fatto nella gara con i francesi. Di
occasioni da rete ne ho contate tantissime».
Toni e Del Piero. Li difende, e non solo perché gli sono
piaciuti entrambi. «Alex ha speso tanto, è andato spesso
dentro, è anche tornato indietro. Poi la fatica si è fatta sentire,
aveva preso una botta e aveva bisogno anche di un
antidolorifico. Per questo l’ho sostituito». E di Toni, ancora
all’asciutto, cosa vogliamo dire? «M i ha soddisfatto. Si è dato
tanto da fare, ha lottato tra i due difensori, ha fatto sponda, e
alla fine gli è mancata forse la brillantezza per segnare. Anzi, il
gol lo aveva fatto».
Ora bisogna vincere. Il ct riferisce dello stato d’animo della
squadra nello spogliatoio: «I ragazzi sono delusi, sanno di aver
faticato tanto e di aver raccolto poco in rapporto a quello che
hanno costruito. M eritavamo di più dell’1-1, insisto. M a il
dispiacere, loro e mio, durerà lo spazio di una notte. Ci
dormiremo sopra e poi da domani (oggi, ndr) ricominceremo».
E adesso? gli chiedono. «Adesso c’è la difficoltà di affrontare
la Francia e vincere – è la risposta di Donadoni – Quando
s’inizia un cammino, si spera di ottenere tanto e il massimo.
Non lo abbiamo fatto: con l’Olanda non è andata bene,
abbiamo subìto un 3-0 davvero pesante. Contro la Romania,
invece, meritavamo di vincere. I cinque cambi nuovi? Non è
che chi è stato sostituito è responsabile della sconfitta di
lunedì. Nessuna bocciatura, siamo in 24, sottoscritto
compreso, e le colpe sono di tutti quando si perde. Così come
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
ci dividiamo i meriti quando si vince».
La protesta di Abete. La rabbia, dicevamo. Si può fare buon
viso a cattiva sorte, per il gol di Van Nistelrooy giudicato
regolare quando Panucci era finito fuori dal campo non per
colpa sua, ma quando gli errori si ripetono, non si può stare
più zitti. Se il ct mastica amarezza, il presidente della Figc
Giancarlo Abete non fa mistero di aspettarsi ora che l’Uefa
intervenga e prenda posizione sulla topica presa dall'arbitro
norvegese e dal suo assistente Randen in occasione del gol
annullato a Toni. «Gli errori arbitrali ci possono stare –
osserva il numero uno della Federcalcio – ma dev’essere
individuata un’omogeneità di comportamento nel rilevare gli
episodi. Come l’Uefa è intervenuta per chiarire la regolarità
della rete di Van Nistelrooy, adesso ci attendiamo che faccia la
stessa cosa sul gol di Toni, che sicuramente avrebbe cambiato
la partita».
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Cerchi Del Piero,
spunta Panucci
Il difensore è stato protagonista
insieme con il portiere Buffon
di Antonio Ledà (inviato a Zurigo)
Gli occhi erano tutti puntati su Del Piero e Cassano, i due
cavalieri bianchi chiamati da Donadoni per raddrizzare una
barca che sembrava sull’orlo del naufragio, invece guarda che
cosa si inventa il Dio del pallone. I protagonisti della sfida di
oggo con la Romania – gara da dentro o fuori si era detto –
sono stati Panucci e Buffon. Due difensori. Due giocatori che
in settimana erano saliti sul banco degli imputati per l’avvio
disastroso in questi Europei. Buffon, promosso capitano nella
gara con l’Olanda si era dovuto inchinare per tre volte a
raccogliere il pallone sul fondo della rete. Una beffa per un
portiere che tre gol in maglia azzurra non li aveva mai presi e,
anzi non li aveva presi in tutto il campionato del mondo in
Germania. E Panucci? Al difensore della Roma non era andata
meglio. Schierato sulla fascia destra aveva subìto la maggiore
velocità degli olandesi ed era uscito dal campo con le ossa
rotte. Sembrava destinato a lasciare la maglia da titolare e
invece Donadoni ha capito che il giocatore ligure avrebbe
ancora potuto dare il suo contributo.
Ha avuto ragione il ct. In un caso e nell’altro. Panucci è
l’autore del gol che tiene accesa la fiammella della speranza e
Buffon ha fatto il Buffon parando un rigore di M utu che ci
avrebbe rispediti dritti a casa. Due perle in una serata per
troppi versi sfortunata. Due capolavori per grinta, freddezza e
voglia di non mollare. Le armi che voleva vedere Donadoni e
che sono le sole che possono fare il miracolo contro la
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Francia. Ha cominciato Panucci andando a raccogliere un
traversone di Giorgio Chiellini dopo un lungo batti e ribatti
dalle parti del portiere rumeno Lobont. Il centrale è schizzato
alle spalle di Del Piero e ha bruciato tutti sul tempo toccando
la palla quel tanto che è bastato per spingerla in rete. La
Romania conduceva per 1-0 complice una distrazione di
Zambrotta e Panucci ha festeggiato proprio con il compagno
di reparto.
Buffon, il miracolo. Ancora più bella, se possibile, l’impresa
di Buffon. L’arbitro Ovrebo ha fischiato un calcio di rigore che
ha visto solo lui. Buffon ha provato a protestare poi ha
chiesto aiuto a se stesso e si è sistemato sulla linea di porta, a
undici metri da M utu e dalla fine del sogno europeo.
L'attaccante della Fiorentina (o già ex?) ha preso pochi passi
di rincorsa è ha tentato di piazzare la palla a mezza altezza
sull’angolo di destra. Buffon è volato proprio li ed è riuscito a
salvarsi in angolo. Un capolavoro sotto gli occhi di una curva
azzurra sull’orlo dell'infarto.
Nel dopo gara il portiere ha ammesso di aver compiuto un
mezzo miracolo e Donadoni ha sentito il dovere di
ringraziarlo. Il minimo che potesse fare dopo le polemiche
dell’esordio, quando Buffon aveva detto che quella con
l’Olanda era stata la peggiore partita degli ultimi 12 anni.
La rivincita. Parole di elogio per Panucci, ma qui la storia è
diversa. Il difensore della Roma è un fedelissimo del ct. «Uno
dei giocatori – aveva detto in tempi non sospetti l’allenatore
azzurro – di cui ti puoi sempre fidare». Lippi lo aveva fatto
fuori ai M ondiali tedeschi (e Panucci ne aveva fatto una
malattia) ma col cambio in panchina il giallorosso è rientrato,
per la porta principale, nel giro azzurro. «Sono felice di aver
segnato il gol del pareggio – ha confessato al termine della gara
– ma ora la strada è davvero in salita. Dovremo battere la
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Francia ma state certi che faremo di tutto per riuscirci. Oggi
abbiamo giocato meglio della Romania e non siamo stati aiutati
dalla fortuna. Il mio gol e il rigore parato da Buffon ci tengono
in corsa ma francamente ci aspettavamo un risultato diverso».
Un risultato che diventa fondamentale martedì. L’Italia
ripartirà, molto probabilmente da Del Piero e Cassano, ma
non potrà fare a meno di Panucci, di Buffon e di chi, come i
due difensori, non conosce la parola resa.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Nel campo rom
la sfida è una festa
Spuntano verze, maiale e patatine:
un boato al gol di Mutu
di Gigi Furini
Verze, maiale, patatine, coca cola, fiumi di birra e un dolce
fatto con l’uvetta. Le oltre cento famiglie del campo rom di via
Troboniano a M ilano ci accolgono così. Sono le cinque del
pomeriggio e la notizia fa gola ai cronisti: cento famiglie rom
ospiteranno altrettante famiglie italiane per vedere insieme la
partita Italia-Romania. Però non tutto sembra filare liscio.
Attenzione, le tivù sono accese e le verze sono a bollire in
pentola, ma c'è di mezzo la politica.
Ecco la polizia. Alcuni esponenti dei centri sociali milanesi
cercano di intromettersi e organizzano un meeting antirazzista
proprio alle 18 e proprio nel cortile del campo rom. Non solo,
l’organizzazione di destra “Cuore nero” vuole impedire ai
centri sociali di entrare nel campo. È naturale che arrivi in
forze la polizia. Poi, per fortuna, tutto si sistema. I neofascisti
di “Cuore nero” non si fanno vedere. Quelli dei centri sociali
vengono zittiti dalla Digos: «State calmi a vedere la partita
oppure vi mandiamo via».
Il maxischermo. Finisce che vince il calcio e davanti a un
maxischermo ci mettiamo a vedere la gara. Beninteso, le cento
famiglie rom ci ospiterebbero nelle loro case, ma dentro quei
container ci sono almeno 50 gradi. Il sole batte e le lamiere
scottano. Allora si sta in cortile, con i bimbi scalzi che giocano
a pallone, le donne sulla porta che allattano, gli uomini che
cercano di far partire la televisione. Intervengo: «M a che
casino fate, mettetela sulla Rai e ci vediamo la partita in santa
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
pace». No, loro vogliono vedere la Tvr, la televisione rumena.
Hanno le parabole, le schede, i decoder, va a sapere dove si
collegano. «M ettila sulla Rai che la vediamo». «No, io ho
pagato la scheda. Ho pagato e voglio tivù di Romania», dice
uno che sembra il capo. È un uomo grande e grosso, con la
camicia bianca. A un certo punto, per tagliare un filo, cerca di
spezzarlo con i denti. «Non ce la farai mai, non hai una
forbice»? Ho parlato troppo presto. Il capo tribù ha davvero
spezzato il cavo tv con i denti. Una roba mai vista. Adesso
attacca un paio di spine e, a metà del primo tempo, ecco la
Tvr. In breve arrivano tutti i ragazzi del campo.
L’idolo. L’idolo del campo, però, è Adrian M utu. Quando
M utu tocca palla, tutti tengono il fiato. Nell’intervallo la
tensione si scioglie e qualche mamma torna ad allattare. Le
verze sono sempre a bollire. «Poi vi fermate a cena. Vinciamo
noi e offriamo noi», ci dicono. Accettiamo l’invito. Il campo è
stretto fra le mura del cimitero maggiore e la rete metallica
della linea ferroviaria Torino-M ilano. Insomma, non sai dove
guardare. M eglio guardare la tivù.
La ripresa. Comincia il secondo tempo. Segna M utu su errore
di Zambrotta e la gente esplode. Canti, balli e birra. Neanche
un minuto e pareggia l’Italia. Torna il silenzio. Il più contento
di tutti è don M assimo M apelli, il vice di don Colmegna che
con la sua “Casa della carità” gestisce da anni il campo. Don
M assimo è un ragazzone sui 35 anni e pesa 150 chili. «Che
bella festa», dice. È vero. Però non ha fatto i conti con il
tempo. Si alza il vento. Volano i teloni. L’arbitro dà un rigore
alla Romania. Tira M utu e Buffon para. M anca poco alla fine.
I tavoli sono imbanditi.
«M a quante verze e quanto maiale avete messo in pentola?».
«Per tutti, per tutti», dicono. M ancano cinque minuti alla fine
e si scatena il diluvio. Raffiche di vento, acqua a catinelle e
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chicchi di grandine. Cerchiamo riparo da qualche parte mentre
l’arbitro fischia la fine. «Peccato per la cena che avete
preparato. La mangerete domani, del maiale non si butta via
niente». Aurel, che ha visto la partita al mio fianco, non
capisce. Il cortile diventa un lago, c’è fango dappertutto,
dobbiamo andare via.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Gli applausi
accompagnano gli inni
Allo stadio vince il fair play,
in maggioranza i tifosi italiani
di Stefano Edel (inviato a Zurigo)
Stavolta vinciamo noi. Il rapporto, sugli spalti del Letzigrund,
tempio dell’atletica più che stadio di calcio, è di un italiano e
mezzo, forse due, contro un rumeno. Tradotto in numeri: 1112.000 tifosi per gli azzurri, non più di 7.000 per M utu e
compagni.
Biglietti a 900 euro. La capienza è di 30.000 spettatori
seduti, e ci sono tutti, per cui i restanti 10-11.000 tagliandi
sono finiti in “circuiti” locali, il che non esclude che poi siano
stati dirottati sia oltreconfine sia verso Bucarest. La scena,
comunque, non cambia: «I need tickets», ho bisogno di
biglietti, è la richiesta che arriva da ogni angolo di strada e
piazza, e persino nei grandi magazzini della città. M a non se
ne trovano, e quei pochi reperibili sono in mano ai bagarini, i
quali non si fanno scrupoli nel chiedere sino a 900 euro per un
posto di prima categoria (tribuna centrale), quando l’Uefa lo
aveva messo in vendita a 110.
Zurigo “fredda”. Gli svizzeri sono delusi, l’eliminazione
della Nazionale di Köbli Kuhn ha raffreddato sensibilmente il
loro interesse per Euro 2008, considerato ora un evento di cui
sbarazzarsi in fretta. Zurigo, temperatura a parte (non si
superano i 18 gradi, anche se il sole viene fuori a tratti, il clima
è umido e fresco, qui l’estate sembra ancora lontana),
sintetizza alla perfezione il cambiamento di umore della gente
verso la kermesse continentale. Non c’è la follia contagiosa
che si respirava nei giorni scorsi, ad esempio a Berna, follia
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
targata Olanda, con migliaia di supporter arancioni a intonare
canti e a bere birra a fiumi sino a notte fonda.
Tutti per la S ederova. Dentro lo stadio, man mano che ci si
avvicina alla partita, la temperatura, per fortuna, aumenta.
Applausi a Del Piero, quando i giocatori entrano in campo
(uno striscione recita: «Ale, alzala per noi», ed è simboleggiata
la Coppa dell’Europeo), ma soprattutto a lei, Alena Seredova,
per l’anagrafe signora Buffon. Si fa a gara per una foto al suo
fianco in tribuna centrale: la modella ceca, già ammirata a
Berna lunedì (ma il confronto con le mogli dei giocatori di Van
Basten l’ha vista prevalere di misura) indossa una maglia della
Nazionale con il numero 1 e il cognome del marito stampato
sulla schiena.
Voi vampiri, noi VamPirlo. È il manifesto che ci piace di
più, fra striscioni e bandiere (ce n’è una anche di Israele, e non
si capisce perché) che riempiono la curva alla sinistra della
tribuna centrale, interamente occupata dagli italiani. Vi sono
stilizzati due giocatori rumeni con i denti canini che sporgono,
assatanati come il loro ct, e, accanto, Andrea Pirlo trasformato
in un Dracula che li prende a pallonate. Poi, subito dietro,
quello di tre ragazzi lombardi, talmente sicuri da scrivere:
«Vinciamo... facciamo benzina e torniamo...». Beata gioventù.
Applausi agli inni. La nota lieta è il fair play fra le tifoserie
al suono degli inni nazionali. Applaudono gli italiani,
ricambiano i romeni. M eno male, almeno in questo una lezione
di civiltà.
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SABATO 14 GIUGNO
Toh, rispunta
il biscotto
Il solito atteggiamento italiano: vincere contro la
Francia potrebbe non bastare se l’Olanda
“lasciasse” vincere la Romania. Così, forse ancora
feriti per il Grande Biscotto di Svezia e Danimarca di
quattro anni prima, molti nell’entourage azzurro
cominciano la solita gara nel mettere le mani avanti.
Alla loro guida c’è addirittura il presidente federale
Giancarlo Abete, con argomentazioni da bar sport.
Per fortuna al coro non si unisce il ct Roberto
Donadoni, che appare molto deciso a giocarsi tutte le
carte nella sfida contro i francesi che solo due anni
prima valeva il titolo mondiale e che adesso invece è
un “mors tua vita mea” per un “misero” quarto di
finale europeo. Nelle due sfide di giornata la Spagna
batte la Svezia nel recupero (2-1) e accede ai quarti
mentre la Russia fa un bel passo avanti battendo la
Grecia (1-0), che è la prima squadra
matematicamente eliminata: quattro anni prima era
campione d’Europa.
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LA GIOIA AZZURRA PER LO SCAMPATO PERICOLO
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L’Italia
teme la beffa
Abete: se l’Olanda non vince
non è una cosa seria
di Alessandro Bernini (inviato a Baden)
Il nostro incubo non ha più la forma di un galletto, ma di un
biscotto. Di quelli buoni per chi li produce e indigesti per chi
li deve buttar giù. E così il numero della Figc Giancarlo Abete
prende il megafono e annuncia: «M i aspetto un risultato
positivo dell'Olanda, nel rispetto dei valori visti sino a oggi».
La formula. Gli equilibri all’interno dell’Uefa sono sempre
precari, c’è la tendenza a indispettirsi per dichiarazioni
considerate fuori luogo. Così Abete cerca la formula
dell’aggiramento. Non dice «vigilate perché sennò ci
arrabbiamo», ma usa un meno contestabile «se le motivazioni
non saranno più un dovere, allora dovremo rivedere la questa
formula. E questo al di là dell’eventuale danno oggettivo a
Italia o Francia». Insomma, come dire «lo faccio per il bene del
torneo, mica per noi».
E infatti poi Abete aggiunge: «O tutte giocano sempre al
massimo, oppure dovremo pensare a una struttura diversa,
come quella della Champions League con eliminazione
diretta». Peccato che anche la Champions abbia una prima
fase a gironi.
Olanda più forte. Il presidente Figc prende in mano il filo
della logica. «L’Olanda ha dimostrato di essere più avanti, e
infatti ha battuto in modo netto l’Italia e la Francia. Il tutto
mentre la Romania al contrario ha sofferto e poteva perdere
sia contro di noi sia contro la Francia. Se vengono rispettati
questi valori, mi aspetto un risultato positivo dell’Olanda».
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Le riserve. Ieri William Gaillard, portavoce Uefa, ha detto
chiaramente che l’Olanda può anche schierare una formazione
con molte riserve. «Non è contrario al regolamento – ha
spiegato – e ciò permette di far riposare alcuni giocatori».
Abete prende atto della dichiarazione, ma non se la sente di
andare in guerra per questo. «Il problema non è legato alla
miglior formazione, anche noi abbiamo fatto cinque cambi. E
poi tre riserve posso anche avere più grinta e voglia di
mettersi in mostra. Noi non guardiamo i singoli ma la capacità
complessiva di dare il massimo».
«Toni? Ho sbagliato». In queste ore Abete non ha sentito
Platini («ci vedremo martedì»), ma in Federazione resta la
sensazione che l’Uefa abbia iniziato una personalissima
battaglia contro l’Italia. Anche oggi l’Uefa ha infatti fatto
sapere che l’arbitro Henning Ovrebo ha preso una decisione in
base alla segnalazione del guardalinee: il quale, a sua volta, ha
giudicato Del Piero in fuorigioco attivo e non passivo e questo
tipo di valutazione «non è in alcun caso sindacabile».
Il tutto però si scontra in modo brusco con le dichiarazione
dell’arbitro Henning Ovrebo: «C’è poco da discutere, sul gol
annullato a Toni ho sbagliato: l’ho anche detto alla
commissione arbitri Uefa», ha affermato ieri al raduno dei
direttori di gara di Euro 2008. Vero che il fuorigioco è stato
segnalato dal suo assistente, ma Ovrebo è stato onesto a
prendersi la colpa in qualità di numero uno della terna
arbitrale.
Viene comunque da chiedersi se l’Italia abbia perso il suo peso
politico. Abete dice di no: «Figuriamoci. Abbiamo vinto un
mondiale con la Federazione commissariata e in piena
Calciopoli...».
S pettatori boom. Nonostante l’orario poco allettante (le 18
invece delle canoniche 20,45), sono stati quasi 16 milioni e
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mezzo i telespettatori che hanno seguito su Raiuno la diretta
da Zurigo di Italia-Romania, con share attestato sul 79,87%.
Nel secondo tempo si è arrivati a quota 18 milioni e 425mila
spettatori.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Il piagnisteo
preventivo
di Stefano Tamburini
Il tifoso, quello azzurro in particolare, è abituato ad
aggrapparsi a tutto. Nel 1982 l’Italia di Bearzot vinse il
M ondiale battendo Brasile, Argentina e Germania dopo una
fase iniziale da torneo dei bar contro Polonia, Perù e Camerun.
Nel 1994 negli Usa, l’Italia di Sacchi perse ai rigori la finale
con il Brasile dopo aver fallito la prima fase ed essere stata
eroicamente ripescata come migliore terza (su quattro) del
girone iniziale.
Dunque, tutto può essere. Stavolta a darci il pass potrebbe
essere addirittura il Coefficiente qualificazione che altro non è
che il mix fra i punti ottenuti nelle qualificazioni a Euro 2008 e
M ondiale 2006. Insomma, in qualche modo ci sarebbe ancora
da ringraziare M arcello Lippi, vecchio (e forse nuovo) ct
azzurro.
E dopo? Poco più che imbarazzante immaginare questa Italia
nei quarti contro la Spagna. Ogni volta che la palla capita nei
dintorni di Del Piero, Toni, Di Natale, Pirlo – gente che pochi
mesi fa sapeva inventarsi colpi di genio – sembra che scotti.
Cosa che non accade quando ci sono di mezzo Ibrahimovic,
Cristiano Ronaldo, un olandese qualunque, Villa o Torres.
La differenza è tutta qui: se negassero un rigore a uno fra i big
appena menzionati, l’impressione è che poco dopo farebbe
secca mezza difesa e poi il portiere. Questo non vuol dire che
gli errori arbitrali non ci siano. Anzi, è da cabaret il tentativo
di difesa dell’Uefa («Toni era in posizione regolare, Del Piero
no») poi smentito dallo stesso arbitro Ovrebo («Ho fatto una
cavolata»). Però, far scattare il coro preventivo dei piagnistei
potrebbe essere pericoloso. Soprattutto se il presidente Abete
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
fa un’equazione da bar sport: l’Olanda ha strapazzato Italia e
Francia, deve farlo anche con l’Olanda. Va bene, e allora se i
risultati sono scontati cosa si gioca a fare? E poi l’Olanda è in
questa condizione perché ce l’hanno messa Italia e Francia.
Chiedere che si impegni è doveroso, ipotizzare complotti
senza averne le prove è quantomeno inelegante.
Seguendo questa logica a ritroso, i nostri rivali potrebbero
tirare in ballo il generoso rigore concesso su Grosso durante il
recupero di Italia-Australia negli ottavi di Germania 2006. Al
di là dell’aiutino, quella era una grande Italia che dava
l’impressione di poter superare ogni episodio avverso.
Insomma, di essere campione del mondo ancor prima di
diventarlo.
E non aveva bisogno di pensare alle partite degli altri. M a,
statene certi, con l’eventuale successo rumeno con l’Olanda
(piccolo particolare: prima ci sarebbe da battere la Francia) il
concertone per violini e tromboni, partito già ieri, salirebbe di
volume. Con il ricordo del paffuto arbitro Byron M oreno, la
passerella sui torti subiti e un’intervista a reti unificate a uno
che di queste cose la sa lunga: Luciano M oggi.
Naturalmente sorvolando sul fatto che se siamo qui a poterne
parlare è per un portiere sceso in tempo dal tetto del pullman
dei festeggiamenti mondiali e per un difensore attempato che
ha realizzato l’unico, rocambolesco gol. M a il tifoso azzurro è
giusto che s’aggrappi a tutto: basta non lamentarsi se alla fine
scopre che sotto c’è il baratro.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Domenech
punta l’Italia
«È il mio piccolo derby»
di Stefano Edel (inviato a Chatel Saint Denise)
«Ne reste plus qu’à prier», non ci resta che pregare. È il titolo
in prima pagina dell’Equipe, il quotidiano sportivo per
eccellenza della Francia. Sintetizza lo stato d'animo di un
Paese che, come il nostro, è aggrappato a un sottile filo di
speranza: vincere martedì prossimo l’ennesima sfida con i
cugini d’Oltralpe e restare dentro l’Europeo. Nella
consapevolezza, comunque, che un successo sugli azzurri
potrebbe anche non bastare.
Romania-Olanda? M ah... Il timore del biscotto nel match di
Berna condiziona un po’ tutti i discorsi del giorno dopo a
Casa Francia, un capannone stile sagra paesana dislocato
appena usciti dall’autostrada che porta a Losanna e Ginevra,
dove si presentano il ct e Thierry Henry. Raymond
Domenech mette subito in chiaro: «Non è un problema mio
Romania-Olanda, e non ho niente da dire né a Van Basten né
ai rumeni. Di lezioni ne ho appena presa una, poche ore fa».
M a poi aggiunge, significativamente: «M arco (Van Basten,
ndr) non schiererà gli stessi giocatori utilizzati contro di noi,
mi sembra chiaro. Certo, bisogna essere ottimisti per sperare
che l'Olanda vinca...».
«Il mio derby». Insomma, sperare è lecito, ma bisogna essere
pure realisti. «Ci resta una piccolissima chance di
qualificazione» esaurisce la questione il tecnico, prima di
affrontare il tema azzurri. «È il mio piccolo derby – confessa
Domenech parlando dell’Italia – Non vedo l’ora che arrivi
martedì. È una partita straordinaria, che tutti vorrebbero
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
giocare. Una piccola finale». Per questo motivo non vuole
lasciare nulla d’intentato. «Ce la giocheremo ad armi pari e alla
fine potremo dire che ci abbiamo provato sino in fondo». Non
c’è paragone con la finale di Berlino 2006: «Era un altro
mondo, erano squadre diverse. Sono passati due anni, tante
cose cambiano. E per fortuna le finaliste di oggi non sono
sempre quelle di ieri o dell'altroieri. Altrimenti sai che noia...».
L’arbitro? Miope. Ammette di aver dormito poco,
ripassandosi le fasi del match di venerdì, la peggior sconfitta
patita dai Bleus in un Europeo. «Non siamo stati all’altezza,
abbiamo avuto sfortuna e gli olandesi hanno fatto il resto.
Onore a loro». Sulla direzione di gara del tedesco Fandel
ironizza: «C’era un rigore netto, tutti hanno visto quel fallo di
mano, tranne l’arbitro. M agari se gli avessimo regalato un paio
d’occhiali, non avremmo perso. È stato un po’ miope».
Torna Vieira? Di formazione è ancora prematuro parlare, ma
in molti auspicano il ritorno dell’interista. «Patrick sta meglio
– ammette Domenech – si sta allenando normalmente, ma non
lo voglio rischiare se non è al massimo della forma». Infine,
l’onesta ammissione: «Non ho ancora deciso chi giocherà.
Tutto dipende dalla nostra strategia per il futuro della
Nazionale. Il dubbio è: dobbiamo consentire di fare esperienza
ai giocatori che sono già scesi in campo o rischiare di lasciare
gli Europei senza aver visto alcuni dei 23 in un match di
altissimo livello? In un torneo come questo l’esperienza e la
maturità sono fondamentali, non si può affrontarlo con un
gruppo formato interamente da giovani. Vanno gestiti con il
contagocce per non bruciarli».
Henry ci crede. Pur stringendo i denti per il dolore che lo
perseguita alla coscia, l’attaccante del Barcellona, sinora
autore dell’unica rete dei transalpini, non vede tutto nero.
«Abbiamo giocato malissimo per mezz’ora ieri sera (venerdì,
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
ndr) – è il suo pensiero – poi ci siamo ripresi e abbiamo creato
molte occasioni. Loro ci hanno fatto gol su corner, in
contropiede e l’arbitro ci ha negato un rigore. Siamo ancora in
corsa, però, e con l’Italia sarà una grande partita. Io credo che
davvero possiamo qualificarci».
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Donadoni punta
Sull’effetto Van Basten
«Non ho dubbi sull’impegno
Dell’Olanda contro la Romania»
di Antonio Ledà (inviato a Baden)
«Conosco bene Van Basten. Lo considero una persona onesta
e competente e non ho nessun dubbio sull’impegno
dell’Olanda nella sfida di martedì con la Romania». M entre il
presidente federale Giancarlo Abete sale sulle barricate, il ct
indossa i panni del pacifista. Il giorno dopo il pareggio con
M utu e compagni Donadoni incontra i giornalisti per ribadire
che non ha perso la speranza e che non crede all’ipotesi di
combine ai danni degli azzurri.
La teoria del biscotto. Dopo due partite la classifica del
girone è chiarissima. L’Olanda è matematicamente prima e
martedì affronta la Romania, seconda. Una vittoria dei rumeni
renderebbe del tutto inutile la sfida Italia-Francia. È possibile
che gli olandesi prendano sottogamba la gara o, nell’ipotesi
più diabolica, regalino i tre punti alla Romania liberandosi, in
un colpo solo, dei campioni del mondo in carica e dei vice? Il
sospetto è fortissimo (soprattutto dopo quello che è accaduto
in Portogallo quattro anni fa), ma Donadoni giura di non
credere ai complotti. «Io sono una persona corretta e non mi
piacciono i discorsi sentiti ieri. Sono parole in libertà che non
portano da nessuna parte. Noi abbiamo una partita con la
Francia e dobbiamo pensare solo a quella. Gli olandesi faranno
la loro parte perché io non ho mai visto una squadra scendere
in campo per perdere». E il 2-2 di Danimarca-Svezia che chi
cacciò fuori dagli Europei in Portogallo? Il ct preferisce
credere nella casualità. «Otto anni fa – ricorda – l’Italia giocò
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
contro la Svezia a qualificazione già ottenuta. Cambiò otto
giocatori eppure vinse quella partita. Io credo che Van Basten
non regalerà nulla a nessuno e se farà giocare qualche riserva
state sicuri che chi scenderà in campo cercherà di fare meglio
dei compagni».
Attaccante cercasi. La sfida con la Romania ha confermato le
difficoltà dell’Italia in zona gol. Donadoni ne prende atto ma
difende i suoi bomber. «Abbiamo fatto una buona partita,
abbiamo spinto e faticato e c’è mancato solo quel pizzico di
fortuna che, certe volte, è fondamentale. Io però sono
soddisfatto per lo spirito fatto vedere dalla squadra e per il
numero di occasioni da gol che ha costruito. Non sto a
guardare chi ha segnato. L’importante è continuare a
esprimersi con questa intensità». Niente rimproveri, insomma,
per Toni e Del Piero. «Avevo detto alla vigilia – ha spiegato il
ct – che avere in squadra il capocannoniere della Bundesliga e
quello del campionato italiano non significava avere la garanzia
di chissà quanti gol. Purtroppo i fatti mi stanno dando
ragione. M a Toni e Del Piero non si discutono».
Altra formazione. A tre giorni dal match con la Francia il ct
racconta di non aver deciso chi scenderà in campo. «Aspetto
l’ultimo allenamento ma non escludo altri cambi. Dipende
dalla condizione fisica di chi ha giocato ieri e dalle capacità di
recupero. M i sembra di aver già dimostrato che in questa
squadra non esistono gerarchie ma 23 titolari». E Cassano?
«Ha giocato due spezzoni contro Olanda e Romania e ha fatto
bene. Potrebbe partire titolare ma ora come ora vi dico che
non lo so».
Arbitri e dintorni. «Sapete che non mi piace parlare degli
arbitri. Non lo faccio per principio e non lo faccio adesso.
Considero la prova del signor Ovrebo poco brillante, ma può
capitare. L’arbitro fa parte del gioco e noi abbiamo l’obbligo di
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guardare avanti». Rieccolo il Donadoni pompiere. «Le
proteste? Il risultato non cambia e le immagini le hanno viste
tutti. Pensiamo alla Francia».
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DOM ENICA 15 GIUGNO
Donadoni pensa
ad altri cambi
A due giorni dalla supersfida con la Francia, il ct
azzurro Roberto Donadoni pensa ad altri cambi: il
rientro di Ambrosini a centrocampo e Cassano e Di
Natale al fianco di Toni in un tridente “pesante”. Le
partite di giornata offrono la clamorosa
qualificazione della Turchia, capace di battere 3-2 la
Repubblica Ceca rimontando due reti di svantaggio e
con un giocatore di movimento fra i pali negli ultimi
minuti al posto del portiere espulso. Fa una piccola
festa anche la Svizzera, capace di far due gol al
Portogallo, già qualificato.
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ANTONIO CASSANO IN AZIONE CONTRO LA ROMANIA
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Il ct mischia
le carte
Cassano e Di Natale con Toni,
a centrocampo torna Ambrosini
di Antonio Ledà (inviato a Baden)
Dopo Toni e Del Piero ci prova Cassano. Il ruolo di salvatore
della patria questa volta tocca al baby talento della Bari vecchia.
Al giocatore che ha fatto impazzire di tifosi della Roma e del
Real M adrid ma che in un’altra città di mare, la Genova di De
Andrè, di Colombo e Renzo Piano, è riuscito ha coniugare
talento e praticità. Tocca a lui prendere per mano una Nazionale
sull’orlo del baratro e riportarla sulla strada per Vienna. Non
sarà facile perché le sorti dell'Italia non dipendono solo dal
risultato della gara con la Francia in programma dopodomani
sera a Zurigo (bisognerà aspettare buone notizie da OlandaRomania) ma la sfida è intrigante. Cassano sta bene, ha fatto due
spezzoni con l’Olanda e con la Romania e ora chiede strada.
Donadoni sembra intenzionato a concedergliela e anche oggi, per
quel poco che si è visto, ha lavorato su questa ipotesi. Il giovane
attaccante doriano dovrebbe prendere il posto di Del Piero ma
spostato a destra, più nel ruolo di esterno che da seconda punta.
Torna Di Natale. In questo modo potrebbe ritrovare la
maglia azzurra Antonio Di Natale che, dopo l’esordio
sottotono contro gli olandesi, sembra rinfrancato.
L’alternativa è quella vista nei secondi 45’ contro la Romania:
Camoranesi a destra, Toni al centro dell’attacco e Cassano
largo a sinistra. La prima ipotesi è decisamente più offensiva,
la seconda più prudente ma, forse, più equilibrata.
Chi in mezzo? La scelta dipende anche dai tre del
centrocampo. Dando per scontata la conferma di De Rossi e
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Pirlo (ma sarà così?) la terza maglia è in ballottaggio tra
Perrotta e Ambrosini. Il milanista sembra leggermente favorito
ma la scelta è tutt’altro che fatta. Anzi, nelle ultime ore hanno
ripreso quota anche le speranze di Gattuso e del romanista
Alberto Aquilani. Quest’ultimo ha dalla sua il fatto di non
aver ancora giocato e la grande facilità di tiro. Arma che in casa
Italia ha fatto cilecca. Aquilani potrebbe tornare utile
nell’ipotesi Camoranesi-Toni-Cassano con De Rossi e Pirlo
chiamati a giocare davanti alla difesa.
Dietro tutto deciso.Quest’ultimo è il reparto con meno variabili.
Buffon non è in discussione tra i pali e così Chiellini e Grosso. A
destra dovrebbe trovare spazio Zambrotta (che ha sulla coscienza
il gol di M utu che poteva costarci carissimo) mentre l’altro
centrale dovrebbe essere Panucci. Oggi il giocatore si è allenato
regolarmente e i medici hanno rassicurato il ct sulle sue condizioni.
Il giallorosso soffre, da tempo, di un risentimento tendineo e
quest’anno non ha mai giocato tre partite in una settimana. La
sfida con la Francia però è troppo importante e il difensore ha
chiesto di esserci. Non dovesse farcela tornerebbe in campo
Barzagli, una delle vittime del massacro olandese. Il dubbio, in
questo caso, è legato all'esperienza dei due centrali e potrebbe
convincere il ct a coprire la difesa rinforzando la linea dei mediani.
Dunque, Gattuso per Pirlo? Difficile capirne di più, anche perché
Donadoni continua a mischiare le carte e a fare allenare la squadra a
porte chiuse. Di certo l’allenatore azzurro sa di giocarsi tutto e sa
anche che potrebbe non bastare vincere perché un successo della
Romania contro l’Olanda ci rispedirebbe dritti a casa.
C’è però modo e modo di uscire di scena. Una vittoria sulla
Francia renderebbe l'eliminazione meno amara, un’altra
sconfitta sarebbe il fallimento di un ciclo. E allora, tra i dubbi
del ct, ecco la nuova certezza: Sant’Antonio pensaci tu.
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Cassano,
un tormento
Raffica di scherzi,
solo Pirlo non gradisce
di Alessandro Bernini (inviato a Baden)
Dimenticato, ripescato, subentrato. E ora eccoci qui ad
affidarci nelle mani e nei piedi di sant’Antonio da Bari, l’uomo
che dovrebbe illuminare l’attacco contro la Francia. Del
Cassano-giocatore conosciamo tutto, idem delle bizze che
hanno accompagnato la sua carriera, ma forse sappiamo poco
di come sta vivendo questi giorni di ritiro con il clan azzurro.
Dal bunker dell’Hotel Schloss Weikersdorf di Baden qualcosa
abbiamo scoperto.
Macché dormire... È il Duracell dello scherzo. Per lui è bello
perché non dura poco. Finito uno, ne inizia un altro.
M icidiale. Il meglio di sé Cassano lo offre la sera, quando in
albergo qualcuno inizia ad abbioccarsi sul divano davanti alla tv
comune. Guarda tutti, li controlla, e appena vede mezzo occhio
chiuso... zac: il minimo è una strizzatina alle parti intime,
altrimenti c’è il mignolo infilato pian piano nell’orecchio, o il
telecomando a colpire il ginocchio. Gli scappellotti sono
all’ordine del giorno (anzi, minuti...), mai dare le spalle a
Cassano perché ti punisce più di Van Nistelrooy e M utu messi
insieme. Altra sua specialità è lo strappo dei peli (pochi) dalle
gambe dei compagni. Lui si accuccia zitto zitto dietro al
compagno, mira il punto giusto, e poi vai col pelo tirato. Direte
voi: ma gli altri come reagiscono? Cassano è molto benvoluto dai
compagni, è una mosca tse-tse ma tutto sommato sta evitando
gli eccessi del passato. E visto che a turno un po’ tutti sono
vittime dei suoi scherzi, per uno che viene colpito ce ne sono
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
un’altra decina che vedono la scena e si sbellicano dalle risate.
Sotto questo profilo Cassano è diventato addirittura un buon
collante per il gruppo.
Lo sgambetto. Ogni giorno Cassano ne inventa una nuova.
Tra le ultime vittime c’è Totò Di Natale, poco prima di
iniziare l’allenamento. I due sono entrati in campo
camminando a fianco, a un certo punto Cassano ha richiamato
l’attenzione di Totò puntando il dito verso la tribuna come a
dire “Oh, guarda chi c'è lì”. E appena Di Natale ha alzato lo
sguardo, il barese gli ha messo la gamba davanti per il più
classico degli sgambetti. Riuscito naturalmente, con Di Natale
finito tragicomicamente a terra.
Quella volta a Carraro. Non è sbruffone Cassano, è proprio
fatto così. Non molti conoscono l’episodio del novembre
2003, in occasione della prima chiamata in azzurro per
Antonio. Al campo si presenta l’allora presidente Figc Franco
Carraro che si dirige verso il barese per salutarlo: «Buongiorno
Cassano, ben arrivato». E lui, 21 anni, quasi un bambino:
«Uee... Franco, dammi pure del tu».
Gaffe in aereo. Ogni tanto Cassano supera però il limite. È
successo ad esempio sull’aereo verso Vienna, di rientro dalla
partita persa contro l’Olanda. Sul volo c’erano giocatori, staff
tecnico e federale, ma anche diverse mogli e fidanzate. Poco
dopo il decollo, Antonio s’è impossessato del microfono di
bordo e ha commentato: «E bravo Borriello. La tua Belen le
batte tutte 10-0». Dove per Belen s’intende Belen Rodriguez,
23enne showgirl argentina fidanzata col bomber ex Genoa.
Facile immaginare l’imbarazzo non solo della coppia (che se
ne stava appartata in fondo all’aereo) ma soprattutto delle
altre signore ben poco abituate a sgarri del genere. La più
irritata, sembra, Alena Seredova e di conseguenza il suo Gigi
Buffon.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
L’anti-Cassano. Il giorno e la notte, o se preferite M assimo
Boldi e M organ Freeman. Il vero opposto di Cassano è
Andrea Pirlo: taciturno, serioso, poco amante degli scherzi. A
quanto pare Cassano è stato avvertito, e di solito gira alla larga
da lui. Chissà, forse è solo perché non ci trova soddisfazione.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Donadoni bravo
ma dovrebbe
essere più ruffiano
Intervista al procuratore Claudio Pasqualin
di Angelo Bonacossa
Dopodomani Francia-Italia, dentro o fuori.
«Speriamo di restare in corsa. Basterà battere la Francia e
sperare in un risultato a noi favorevole nell'altra gara».
Olanda-Romania faranno il “biscotto”?
«Un sospetto è lecito averlo, ma alla fine sarà partita vera
anche se scendono in campo le seconde linee».
Il futuro di Donadoni?
«Legato al risultato di dopodomani».
La firma del contratto in ritiro?
«Era brutto andare a un Europeo con un ct senza la firma. È
stato un contratto politico».
Che ct è Donadoni?
«Una bravissima persona, ma nello spogliatoio non ha
l’appeal di Trap e Lippi. E' serio, ma ha poca esperienza. È
coerente, tira dritto per la sua strada, ma gli manca quel
pizzico di ruffianeria che serve sempre. Si trova anche a
gestire una squadra che difetta sotto il profilo fisico. Se
facciamo un sondaggio, la metà degli italiani non lo vorrebbe
come ct».
La sorpresa di questo Europeo?
«Il Portogallo, penso che possa arrivare in fondo. I lusitani
soffrono di saudade europea, ma quest’anno hanno una bella
squadra dove gioca ancora quel Nuno Gomez che avevo
importato io tanti anni fa».
La S pagna?
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
«Può vincere l’Europeo. Ha un Villa in forma eccezionale».
Già richiesto da squadre italiane?
«Stranamente no. I club che potrebbero chiederlo sono Inter e
M ilan, ma siamo sofistici: non deve essere solo bravo e fare
gol, deve avere tutta una serie di caratteristiche...».
Nazionali che andranno all’estero?
«Il Wolfsburg, Bundesliga tedesca, vorrebbe Di Natale, ma
non ce lo vedo in Germania».
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Buffon ci crede:
l’avventura non è finita
di Antonio Ledà (inviato a Baden)
«A otto minuti dalla fine della sfida con la Romania eravamo
fuori. Quel rigore può essere la svolta di un Europeo nato
sotto una cattiva stella ma che può riservarci molte sorprese.
Dopo l’Olanda ho chiesto scusa agli italiani, ma alla fine ci
ringrazieranno». Gianluigi Buffon, inserito dall’Uefa nel Top
11 delle prime due giornate, si fa coraggio in vista del match
con la Francia. Il portiere sposa la linea Donadoni («Non
credo alla teoria dei complotti»), assolve l’arbitro Ovrebo
(«Ha sbagliato, ma non creiamoci alibi»), e confessa di non
aver perso la speranza di passare il turno.
«Italia-Francia è una partita dai mille risvolti – ha spiegato
oggi in conferenza stampa – ma dopodomani non dovremo
pensare al passato. Sappiamo di dover vincere e siamo
convinti di averne le possibilità. Loro vengono da un 4-1
pesantissimo subìto con l’Olanda e devono riuscire a
ricompattarsi. Cosa che non è sempre facile». L’Italia, invece,
ha dimostrato che quello con gli olandesi è stato solo un
incidente di percorso. «Una partita nata male e conclusa
peggio», ma solo una partita.
«Contro la Romania – ha detto l'unico azzurro inserito nella
formazione ideale del campionato europeo – abbiamo giocato
un’altra gara. Abbiamo costruito un sacco di occasioni da gol
che non abbiamo sfruttato solo per sfortuna. Credo che vada
apprezzato lo spirito di reazione della squadra perché in casi
del genere, dopo una sconfitta per 3-0 all’esordio, il rischio di
venire schiacciati dalle responsabilità è concreto».
L’Italia invece ha reagito e ora ha voglia di confermare la
crescita con la Francia. «M i aspetto una gara dura – ha
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
continuato Buffon – perché sappiamo che solo una vittoria
può mantenerci in corsa. Ci proveremo anche per metterci in
pace con la coscienza. Uscire dall’Europeo con quattro punti,
dopo aver battuto la Francia, non sarebbe una disfatta».
Paura del “biscotto”? Sul questo punto il numero uno azzurro
la pensa esattamente come il ct. «Premesso che per noi sarà
fondamentale concentrarci solo sulla partita di Zurigo, io non
credo che l’Olanda si lascerà battere dalla Romania. Il parallelo
con quanto è successo in Portogallo non regge perché allora sia
la Svezia sia la Danimarca avevano interesse a pareggiare
segnando due gol a testa. Questa volta la vittoria interessa
solo alla Romania mentre l’Olanda non ha nessun interesse a
farsi battere. Non solo, ma le cosiddette riserve faranno di
tutto per conquistarsi il posto in squadra e dunque non ci
saranno cali di tensione».
In realtà un motivo per non impegnarsi troppo l’Olanda lo
avrebbe: non ritrovare l’Italia o la Francia in semifinale.
M otivo sufficiente per fare strada ai rumeni? «Credo di no –
ha spiegato il portiere – perché in questo momento l'Olanda
non ha bisogno di fare calcoli. Vive una stagione magica e non
credo che Van Basten si porrà il problema di chi incontrerà in
semifinale. Dopo tutto ha già battuto sia noi sia la Francia,
perché dovrebbe temerci? Io invece mi auguro di ritrovare
proprio l’Olanda perché vorrebbe dire aver superato il primo
turno».
Il discorso torna così al capolinea: la sfida da dentro a fuori
con i cugini d’Oltralpe. «Il mondiale è lontano ma è chiaro che
Italia-Francia è una sfida che assume un sapore particolare. Io
non vedo l’ora di scendere in campo e non temo la tensione.
Ve lo dico con l’esperienza di chi dopo la vittoria ai M ondiali
ha fatto un anno di serie B». Ottimismo dunque perché il
pallone «toglie ma sa anche dare. Contro l’Olanda abbiamo
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
giocato male, ma ci è andato tutto storto, contro la Romania
abbiamo giocato una buona gara e non siamo riusciti a vincere.
Anzi a otto minuti dalla fine eravamo fuori dagli Europei. Per
chi crede nel destino quel rigore parato a M utu può
rappresentare la svolta del nostro campionato. In fondo le
vittorie in manifestazioni come questa sono spesso il frutto di
circostanze fortunate o di episodi favorevoli. Noi fino a oggi
non siamo stati aiutati dalla buona sorte e se riuscissimo a
passare il turno è solo perché ci abbiamo messo molto del
nostro. Un merito in più. Un motivo per pretendere un
minimo di riconoscenza dalla stampa e dai tifosi».
«In questi due anni – ha concluso il portiere – abbiamo
realizzato un sacco di cose positive e l’avventura non è ancora
finita. Batteremo la Francia e chissà...».
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Gli arbitri
in sovrappeso
di Valentino Beccari (inviato a Vienna)
La classe arbitrale non va in paradiso. La stessa Uefa, tra
difese d’ufficio, mezze ammissioni e bocciature, ha
sostanzialmente confermato l’infelice campionato delle ormai
ex giacchette nere. Sviste clamorose, incomprensioni con
assistenti e quarto uomo, ma soprattutto scarsa forma fisica.
Già, troppe volte gli arbitri erano stati distanti dall’azione o
hanno infastidito le trame di gioco facendosi trovare sulla
traiettoria della palla.
Segno di una condizione atletica non ottimale e di problemi
con la bilancia. Insomma, poche diottrie e troppi chili.
Se è vero che un arbitro percorre in media dieci chilometri a
partita, in pochi tra i dodici designati per arbitrare a Euro
2008 hanno il fisico da mezzofondista. Va bene che siamo in
Svizzera ma a un arbitro di calcio si chiede un dinamismo
maggiore rispetto agli arbitri elvetici per eccellenza: Gennaro
Olivieri e Guido Pancaldi, quelli di Giochi senza frontiere.
E pensare che in Italia sono dei veri e propri atleti: raduno
precampionato a Sportilia, ripetute sui 400 metri e frequenti
test con il cronometro. Se non corri sotto un certo tempo non
arbitri.
Howard Webb, quello di Italia-Olanda, è il più giovane
fischietto degli Europei ma la pancetta da qualche birra di
troppo gli ruba almeno dieci anni. Nella sua Roterham, in
Inghilterra, fa il poliziotto e in effetti in campo usa il
fischietto come un vigile che dirige il traffico. Fuori luogo
anche Peter Vink. L’olandese cerca sempre di risparmiare
gambe e fiato e per fare meno strada finisce per trovarsi dove
non dovrebbe, come in Svezia-Spagna, quando si è fatto
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
travolgere da un giocatore iberico. Una bella dieta bilanciata
farebbe comodo anche a Konrad Plautz che tiene i ritmi del
campionato austriaco ma non regge le accelerazioni di un
torneo di alto livello. Per lui più verdure bollite e meno
würstel. Di Tom Ovrebo meglio non parlare. Lo psicanalista
norvegese può fare domande esistenziali ma non rovinare
l’esistenza agli altri.
Decisamente in ottima forma fisica il nostro Roberto Rosetti,
che però non sempre è stato lucido nelle decisioni. Ancora più
tirato è lo svizzero M ario Busacca, ex atleta di buon livello
che sui 1.500 piani batterebbe anche qualche calciatore in
attività, che dirigerà Olanda-Romania.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
LUNEDÌ 16 GIUGNO
I cugini,
ancora loro
Siamo alla vigilia della sfida decisiva contro la
Francia del ct Raymond Domenech. La tensione è
palpabile nel ritiro azzurro. Negli incontri di
giornata, la Germania festeggia il passaggio del
turno grazie a una sassata di Ballack che condanna
l’Austria padrona di casa (1-0) mentre la Croazia
supera la Polonia con lo stesso punteggio.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
IL CT FRANCESE, RAY MOND DOMENECH
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
L’Italia non vuole
andare in ferie
Potrebbe bastare un pari
ma serve un “aiutino” dall’Olanda
di Alessandro Bernini (inviato a Zurigo)
Più che una partita, sembra un foglio del menù. Gli austriaci
l’hanno già ribattezzata in modo un po’ scontato “pizza gegen
champagne” (dove gegen sta per “contro”), noi ci abbiamo
aggiunto biscotti e torta visto che da sempre a tavola siamo
dei lussuriosi non da poco.
Cattivi pensieri. Oltre alla lussuria c’è pure un pizzico
d’invidia. Perché non essere padroni del nostro destino ci
rovina lo stomaco, ci fa pensare male. Seguendo la Andreottiteoria siamo da mani nei capelli, ma non ci resta che provarci
tenendo anche le antenne verso Berna. È evidente che, al di là
delle dichiarazioni ufficiali come al solito un po’ banali, in
campo i giocatori vorranno sapere (eccome...) quello che
accade in Olanda-Romania. E le notizie condizioneranno la
sfida, su questo non ci piove. C’è un flashback dal quale
ripartire. Se siamo a Euro 2008 è anche perché la Georgia, già
eliminata, riuscì a battere 2-0 la Scozia al terzultimo turno
delle qualificazioni. Un regalino e un colpo di classe (la
vittoria azzurra a Glasgow): proprio quello che servirà domani
sera.
Vai Cassano. Donadoni anche oggi ha blindato la squadra, e
nessuno è ancora in grado di capire la formazione vedendo sei
giri di corsa e cinque minuti di stretching. Qualcosa però
trapela, radio-spogliatoio garantisce che Cassano sarà in
campo e in effetti il ct negli ultimi giorni l’ha sempre provato
fra i titolari. Fuori Del Piero dunque, fiducia a Toni (ci
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
mancherebbe), mentre la terza maglia là davanti se la giocano
Camoranesi e Di Natale: spazio al primo se si pensa agli
equilibri, dentro Totò se ci si vuole giocare il tutto per tutto.
Attenti però a una possibile sorpresa dell’ultim’ora: fuori
Cassano, dentro sia Di Natale sia Camoranesi, come contro
l'Olanda.
Dubbi in mezzo. In difesa la linea a quattro ZambrottaPanucci-Chiellini-Grosso sembra sicura. Altre novità invece
arrivano a centrocampo. Il faro di Pirlo illumina poco, ma
Donadoni stravede per lui e prima di toglierlo ci penserà 100
volte. Conferma per De Rossi, salgono le azioni di Ambrosini
(al posto di Perrotta), pronto anche Gattuso.
Atteggiamento. Al di là di nomi e moduli, l’Italia deve
cambiare faccia perché altrimenti può scordarsi la vittoria. I
temi tattici li abbiamo provati tutti: possesso di palla
avversario e ripartenze contro l’Olanda, l’esatto opposto
contro la Romania con noi ad attaccare e loro arroccati.
Niente, doppia delusione anche se gli arbitri ci hanno messo lo
zampino. Domani sera avremo di fronte una Francia che è
riuscita a fare peggio di noi. Travolta dall’Olanda ma anche
mai capace di mettere in crisi la Romania. Per quanto visto
sino a oggi siamo insomma leggermente superiori, e anche per
questo Domenech cercherà di stravolgere le carte in tavola
cambiando look alla squadra.
Calcoli e gol. Una cosa è sicura: l’Italia almeno un gol lo deve
segnare, altrimenti non ci sono santi olandesi che tengano. Le
armi ci sono, a partire dai guizzi di Cassano al quale si chiede
più incisività (e magari tiri in porta) rispetto al match con la
Romania. E poi Toni non potrà mica essere sempre così
pasticcione. Chissà che il profumo di Berlino non lo rianimi.
Charter pronto. Tutti fiduciosi, tutti speranzosi. M a intanto
i dirigenti federali hanno già prenotato il charter per
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
l’eventuale ritorno a casa. Domani sera, subito dopo la partita,
per gli azzurri c’è pronto il volo Zurigo-Vienna, con
pernottamento dunque a Baden. Poi, se dovesse andar male,
appuntamento per dopodomani pomeriggio, ore 18: volo
Vienna-M ilano-Roma con doppio scalo a seconda delle
necessità dei giocatori. Solo cabala o brutte sensazioni?
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Sfida su due campi
di Stefano Tamburini
Poi magari finisce che domani sera in qualche modo l’Italia
avrà un guizzo d'orgoglio e – forsanche all’ultimo tuffo –
strapperà una qualificazione più o meno eroica ai quarti. E
dopo, fra colpi di tacco e altri di parti meno nobili ma non per
questo meno importanti, potremmo anche trovarci a
raccontare tutta un’altra storia.
Dopo, appunto. La realtà per ora parla di una qualificazione
complicatissima, anche ma non solo per l’intreccio dei risultati
che potrebbero uscire dai due incontri che si disputeranno a
Zurigo e Berna, a 125 chilometri l’uno dall’altro ma è come se
si giocasse sullo stesso campo. Gli specialisti di lacrime
preventive e fazzoletti intrisi di sospetti – tutti concentrati
nell’attribuire i problemi azzurri allo scarso impegno degli
olandesi già qualificati – hanno sorvolato su un piccolo
dettaglio: domani sera dovremmo vincere (o pareggiare, ma
con qualche rischio in più) contro la Francia. E sapete da
quant'è che non vinciamo una partita al 90’ contro i cuginastri
d'Oltralpe? Dal 1978, mondiali di Argentina, 2-1 per noi in
rimonta dopo il gol a freddo di Lacombe e marcature di Rossi
e Zaccarelli, due che ormai hanno i capelli bianchi.
Domani sera all’Italia potrà anche accadere di festeggiare una
qualificazione ai quarti grazie alla combinazione di due eroici
pareggini e una batosta storica. Quattro anni fa in Portogallo,
al Trap e alle sue acquasantiere, non bastarono cinque punti in
tre partite. A Donadoni potrebbero non bastarne quattro:
battendo la Francia potrebbe infatti capitare di doversi
inchinare alla vittoria della Romania contro le riserve
dell'Olanda ormai qualificata. Un punto di differenza ma
scenari del dopo immutati rispetto al 2004. A Roma
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
scatterebbero i preparativi per la presentazione del nuovo
(vecchio) commissario tecnico, M arcello Lippi, con le
immancabili, ipocrite e patetiche assicurazioni di aver deciso
tutto all’ultimo momento.
E lungo tutto il tragitto di ritorno, da Zurigo a Baden e poi per
tutta l’estate e anche oltre, via alle proteste con l’Uefa, le
richieste di modifiche al regolamento, le accuse all’Olanda di
aver perso più o meno apposta con la Romania.
Dimenticando che: 1) l’Olanda durante le qualificazioni è
arrivata seconda nel girone vinto dalla Romania; 2) che durante
le stesse qualificazioni non ha mai vinto con la Romania (un
pareggio e una sconfitta); 3) che se l’Olanda è arrivata
all’ultima sfida del girone già qualificata la colpa è solo delle
squadre (Italia e Francia) che nelle due partite precedenti
hanno fatto una figura barbina.
Poi magari finisce che l’Olanda il suo dovere lo farà fino in
fondo e gli azzurri non saranno capaci di fare altrettanto con la
Francia. E allora, oltre all’amarezza, ci sarebbe anche
l’imbarazzo di qualche lettera di scuse da spedire in giro.
M eglio non pensarci: buon tifo a tutti.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Noi e i francesi,
acerrimi rivali
ma sotto sotto
ci vogliamo bene
di Lucio Caracciolo
Italia-Francia: non solo calcio. Dai cugini transalpini ci divide
non solo una recente rivalità calcistica – fino a qualche anno
fa, i francesi si concentravano su altre specialità – ma
un’antica storia di amore e odio.
Noi italiani abbiamo fondato il nostro Stato unitario anche
grazie alla Francia, e fino a tutta la prima metà del Novecento
la lingua e la cultura francese erano di casa nell’aristocrazia e
nella buona borghesia nostrana. Qualche milione di italiani si
era nel frattempo trasferito Oltralpe, alla ricerca di quel lavoro
che da noi non trovava. Diventando peraltro rapidamente e
fieramente francese: Platini docet.
Nell’ultimo mezzo secolo, questa frequentazione è
gradualmente impallidita, certo non aiutata dalla coltellata alla
schiena inflitta dal duce alla Francia già in balìa di Hitler, né
dalle ambizioni postbelliche di de Gaulle, il quale rivendicava
la Val d’Aosta, una buona fetta di Piemonte e la Liguria fino a
Savona, bloccato in extremis solo dagli americani.
Ecco, gli americani, il terzo incomodo fra noi e loro. Il
rapporto nostro e dei cugini verso la superpotenza
d’oltreatlantico è paradigmatico delle nostre cordiali
dissonanze. I francesi non hanno mai accettato l’idea di non
essere più i numeri uno al mondo. E forse molti di loro
rimpiangono la generosità di Napoleone, il quale nel 1803
svendette per pochi franchi la Louisiana – all’epoca, metà
dell’America – a quei provinciali di Washington e dintorni. I
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
quali ne fecero il trampolino di lancio per l’espansione
territoriale nel loro continente e nel mondo.
Quanto a noi, che l’America l’abbiamo scoperta – giù le mani
da Cristoforo Colombo! – abbiamo da tempo smesso ogni
velleità di potenza e qualsiasi ipertrofia nazionalistica. Gli
americani, tutto sommato, ci stanno bene. E sappiamo quanto
del nostro benessere dobbiamo loro, specie per i primi decenni
del secondo dopoguerra. Eppoi, se proprio dobbiamo
inchinarci davanti a qualcuno, meglio farlo davanti al Numero
Uno che di fronte all’invidiosa M arianna.
Allo stesso tempo, sotto sotto francesi e italiani si vogliono
più bene di quanto non credano. Ce lo hanno detto per anni i
sondaggi, per quel che valgono. E ce lo dice forse quella quota
di ceppo comune che ha resistito alle invasioni barbariche.
Certo, il sentimento è squilibrato. I francesi si occupano poco
o nulla di noi, in linea con una certa inclinazione
all’autosufficienza. Noi un po’ più di loro, non per questo
conoscendoli troppo bene.
Ora la palla dirà chi dei due può sventolare la sua bandiera
sotto il naso del rivale. Incrociamo tutte le dita possibili.
Sappiamo bene che i francesi meditano da tempo una sublime
vendetta, dopo l’atroce disfatta dei M ondiali. Se vi
riuscissero, il nostro Europeo sarà ricordato non tanto per
l'eliminazione precoce, quanto perché a infliggercene l’onta
saranno stati i nostri carissimi cugini.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Donadoni pensa solo
a battere la Francia
«Non ho telefonato a Van Basten:
a parti invertite mi sarei offeso»
di Antonio Ledà (inviato a Zurigo)
«Ho i capelli più grigi del solito? Non lo so. Quando mi alzo la
mattina ne trovo sempre qualcuno sul cuscino, ma credo che
sia normale. Per me questi sono stati venti giorni importanti
però non mi sento né stanco né stressato. Anzi non vedo l’ora
di scendere in campo domani». Donadoni sembra in vena di
confidenze alla vigilia del match più importante della stagione,
ma basta una domanda sulla formazione per farlo chiudere a
riccio.
Ha già deciso la squadra che scenderà in campo contro la
Francia?
«Nella mia testa sì, ma non aspettatevi indicazioni. Questa
volta scoprirete la formazione solo all’ultimo minuto».
Come vive la vigilia?
«Siamo pronti, sappiamo che cosa ci aspetta e il valore della
posta in palio. Ci metteremo tutto quello che abbiamo nel
corpo e nella testa».
Gioca Cassano?
«Lo vedrete domani. Abbiamo ancora un altro allenamento e
solo alla fine comunicherò le mie scelte».
Con la Francia, ultimamente, non ci è andata molto
bene.
«Non guardo mai le statistiche. Avete visto che cosa è
successo con l’Olanda? Non vinceva con l’Italia da trent’anni
e ci ha fatto tre gol. Dobbiamo solo pensare a giocare senza
farci distrare da chiacchiere di altro tipo».
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
A proposito. Ha sentito Van Basten?
«Non l’ho chiamato per una questione di rispetto. Se fosse
successo a me, a parti invertite, di ricevere una telefonata alla
vigilia di un match così mi sarei sentito offeso. E poi sono
convinto che chi giocherà contro la Romania farà di tutto per
non farsi battere. Io non ho mai visto giocatori di una
nazionale scendere in campo per perdere».
Quindi basterà vincere con la Francia?
«Bisognerà vincere. M a soprattutto bisognerà concentrarsi
solo sulla Francia. Poi è vero che non saremo padroni del
nostro destino, ma pensarci oggi non serve a nulla».
Ha preparato le valigie?
«Le nostre cose sono tutte a Vienna e dopo la gara torneremo
a Casa Azzurri. Per fare i bagagli ci vuole un attimo».
Torniamo a Cassano. È il giocatore che può risolvere la
partita?
«L’Italia ha diversi giocatori in grado di decidere la partita.
L’unico gol segnato finora è di Panucci. Però non credo che la
sfida con la Francia si possa risolvere con un solo giocatore».
Il Cassano di questi ultimi tempi non le ricorda il
Donadoni attaccante del Milan e della Nazionale?
«In certe giocate sì. Ha la stessa facilità nel saltare l’uomo e
l’abilità nel dribbling. Io però ero più utile in copertura.
Antonio si muove meno quando la squadra non è in possesso
di palla».
Allora non è rischioso mandare in campo una squadra
con Toni, Cassano e Di Natale, tre attaccanti che non
tornano?
«È un’ipotesi che avete fatto voi. Io dico che anche altre volte
abbiamo giocato con tre attaccanti e la squadra non mi è
sembrata sbilanciata».
C’era Camoranesi. Ci sarà anche questa volta?
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
«Sta bene come tutti gli altri. E come tutti ha voglia di
giocare».
Il ct francese Domenech ha parlato di derby. Lo pensa
anche lei?
«Non è un derby ma una partita di calcio tra due grandi
formazioni che hanno lo stesso obiettivo e che si rispettano.
Noi vogliamo vincere e state certi che ci proveremo».
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
M ARTEDÌ 17 GIUGNO
L’Italia s’è desta
Certo, non c’è lo stesso gusto di due anni prima,
quando il successo azzurro valse una coppa del
mondo da alzare al cielo. Ma c’è tanta gioia, un gusto
particolare, nel vedere i francesi a capo chino che
escono dal campo e non hanno nulla da dire. Vince
l’Italia (2-0) e vince anche l’Olanda (sempre 2-0)
contro la Romania, alla faccia della congrega dei
sospettosi. Il tempo di gioire e subito il pensiero a un
quarto di finale da brivido: ci aspetta la Spagna.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
LA GIOIA AZZURRA DOPO IL SECONDO GOL DI DE ROSSI
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Che bello, al mare
ci vanno i francesi
L’Italia vince 2-0
e l’Olanda batte la Romania:
ora c’è la Spagna
di Antonio Ledà (inviato a Zurigo)
Altro che biscotto. La serata di Zurigo, revival in sordina della
finale mondiale di due anni fa, ha riservato al ct azzurro
Roberto Donadoni una cena completa con portate per palati
fini come i gol di Pirlo e De Rossi che ci hanno permesso di
battere la Francia e un gran dessert offerto da Van Basten.
L’Olanda ha infatti superato la Romania e ci ha riaperto le
porte dell’Europa. Il ct sapeva di giocarsi la gara della vita
eppure ha mantenuto la calma. Ha giocato la carta Cassano
alto a sinistra nel posto occupato prima da Di Natale e poi da
Del Piero, ma si è coperto confermando Perrotta sulla trequarti con Gattuso, De Rossi e Pirlo a proteggere la difesa.
Una sorta di 4-3-2-1 con la squadra in possesso di palla,
pronto a trasformarsi in un più tradizionale 4-4-2 nei momenti
di difficoltà con Perrotta chiamato a chiudere sulla destra e
Gattuso largo a sinistra. Il ct francese Domenech ha risposto
mandando in campo una formazione più spregiudicata con due
punte fisse, Henry e il giovane Benzema, Ribery libero di
affondare sulla sinistra e Gavou a destra. Fuori tre senatori del
calibro di Thuram, Sagnol e M alouda. Scelta coraggiosa, forse
già proiettata nel futuro. Scelta che però non ha pagato.
Partenza sprint. L’Italia infatti è partita subito bene e dopo
aver lasciato sfogare gli avversari per cinque minuti ha
cominciato a lavorare sui fianchi una difesa apparsa tutt’altro
che impeccabile. Toni e Perrotta hanno avuto due occasioni
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
per sbloccare il risultato, poi è arrivato il rigore della svolta.
Toni si è liberato di Gallas e il centrale lo ha atterrato, da
dietro, al momento del tiro. L’arbitro M ichel non ha avuto
alcun dubbio: rosso per il francese e palla sul dischetto. Pirlo
si è incaricato del tiro e ha piazzato una gran botta sulla
sinistra.
Il vantaggio. Sull’1-0 e con un uomo in meno (uno e mezzo
visto che Domenech aveva già dovuto sostituire Ribery,
infortunato dopo un contatto con Zambrotta) la gara si è
messa in discesa. Toni ha avuto un’altra occasione clamorosa,
Cassano si è esibito in qualche numero dei suoi, Grosso ha
centrato un palo su punizione. Poi l’attenzione si è spostata
sulle notizie che arrivavano da Berna: 0-0 alla mezzora, 0-0 al
40', 0-0 alla fine del primo tempo.
Piccola leggerezza. Gli azzurri hanno ricominciato a crederci
e questa è stata una piccola leggerezza. Nella ripresa, infatti, la
squadra è sembrata meno concentrata che in avvio e ha
cominciato a concedere spazio agli avversari. Per nostra
fortuna Henry è l’ombra del bel giocatore di qualche anno fa e
Benzema ha talento ma si è perso nella morsa di Chiellini e
Panucci. La Francia ha comunque tentato di rimettere in piedi
la partita e il conto alla rovescia in attesa del 90’ è diventato
un’angoscia con i Bleus sempre più rabbiosi e il terrore del
tradimento olandese.
Boato da Berna. Timore rientrato al 55’ quando sui maxi
schermi del Letzigrund Stadio è comparsa la notizia del primo
vantaggio olandese. Donadoni non può non aver pensato alle
promesse di Van Basten e ha deciso a difendersi richiamando
in panchina Pirlo, ormai esausto, per rinforzare il
centrocampo con Ambrosini. Cinque minuti ed è arrivato il
raddoppio di De Rossi su un calcio di punizione deviato da
Henry. Il gol ha chiuso la gara rilanciando gli Azzurri a pieno
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
titolo, tra le grandi squadre d'Europa. Ora ci aspetta la Spagna,
in un quarto di finale che si annuncia durissimo ma che se
l’Italia interpreterà con lo stesso spirito messo in campo oggi
sarà tutto da gustare. E chissà che Van Basten non cominci
bonariamente a rimpiangere di non averci cacciato, perché da
domani lo 0-3 dell’esordio varrà solo per le statistiche. Il
nostro Europeo comincia ora.
Francia-Italia 0-2 (primo tempo 0-1)
Francia (4-4-2): Coupet 6,5; Clerc 5,5, Abidal 4, Gallas 5,
Evra 5; Govou 5,5 (21’ st Anelka sv), Toulalan 6, M akelele
5,5, Ribery sv (9’ pt Nasri sv; 26’ pt Boumsong 5); Benzema
7, Henry 6.
A disposizione: 16 Frey (P), 1 M andanda (P), 15 Thuram,
17 Squillaci, 19 Sagnol, 4 Vieira, 7 M alouda, 21 Diarra, 18
Gomis.
Allenatore: Domenech.
Italia (4-3-1-2): Buffon 7; Zambrotta 6,5, Panucci 7, Chiellini
7, Grosso 6,5; Gattuso 6,5 (37’ st Aquilani sv), De Rossi 7,5,
Pirlo 7,5 (10’ st Ambrosini 6); Perrotta 5,5 (19’ st
Camoranesi sv); Toni 6, Cassano 7.
A disposizione: 14 Amelia (P), 17 De Sanctis (P), 5
Gamberini, 6 Barzagli, 23 M aterazzi, 7 Del Piero, 12
Borriello, 15 Quagliarella, 11 Di Natale.
Allenatore: Donadoni.
Arbitro: Lubos M ichel (Slovacchia) 6,5.
Reti: 25’ pt Pirlo (rigore), 17’ st De Rossi
Espulsi: Abidal (24’ pt)
Ammoniti: Evra, Govou, Boumsong, Henry, Pirlo, Chiellini,
Gattuso.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Più bella cosa
non c’è
di Stefano Tamburini
Non si saprà mai se era maggiore lo scetticismo sulla capacità
dell’Olanda delle riserve di battere la Romania o su quella
dell’Italia di fare quel che non le era mai riuscito negli ultimi
trent’anni: superare la Francia entro i 90 minuti
regolamentari. Entrambi gli scetticismi sono stati spazzati via
alla fine di una doppia sfida da batticuore, chiusa da una
qualificazione sull’orlo dell’infarto. E allora, mentre i francesi
piangono, tutti a cantare e a ballare sull’aria di Eros Ramazzotti
e della sua “Più bella cosa non c’è”.
Alla fine, specie se domenica prossima saremo qui a festeggiare
anche il successo con la Spagna, di questa prima fase stentatissima
si ricorderanno veramente in pochi. Lo sport, anzi il calcio è
questo. Nel nuoto o nell’atletica, se uno va più piano non ha
speranze: perde e basta. Con il pallone le variabili (anche quelle
impazzite) sono tante e anche chi è meno forte può accadere che si
trovi ad alzare una coppa. Basta che non perda mai di vista i suoi
limiti. Con questa consapevolezza, quattro anni fa in Portogallo a
trionfare fu la cenerentola Grecia. Quest’anno i quarti offrono già
scontri da brivido: Portogallo-Germania, Croazia-Turchia,
Spagna-Italia e Olanda-Svezia (o Russia).
I pronostici sono apertissimi. Per l’Italia – passate la paura e la
tempesta iniziale – si aprono scenari nuovi. Oggi, prima ancora di
sapere come andrà a finire, è bene dire grazie a chi ci ha regalato
prima un titolo mondiale e ora tiene in vita il sogno europeo. E
mette nei guai chi ha firmato un contratto finto con Donadoni che
ora potrebbe essere difficile da stracciare e ha già una parola
d'onore (o qualcosa in più) con un altro ct dalla non troppo vaga
somiglianza con Paul Newman e con la passione della pesca.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Pirlo vuol dire
provvidenza
Andrea ripaga con gli interessi
la fiducia di Donadoni
di Valentino Beccari (inviato a Zurigo)
«Andrea, pensaci tu, fai qualcosa di sinistra». Sconfitto in
tutti i sondaggi della vigilia e ormai afflitto dalla “sindrome
Veltroni”, Donadoni si affida ancora una volta a Pirlo e lo
mette capolista. «Yes we can», gli sussurra nemmeno troppo
convinto. Il centrocampista lo tranquillizza con il solo
sguardo.
Idee poche. E pensare che qualcuno alla vigilia della sfida di
Zurigo ne aveva addirittura ipotizzato l’esclusione dall'undici
titolare. In stato confusionale con l’Olanda, non aveva fissato
la sveglia per la partita con la Romania. Il passaggio
millimetrico, suo marchio di fabbrica, era rimasto negli
spogliatoi. Due partite da dimenticare. Un giocatore nemmeno
lontano parente del campione del mondo che tutti
conosciamo.
Donadoni ci credeva. M a poteva Donadoni rinunciare
all’unico creativo in un reparto di muscolari con grandi
polmoni ma poche idee? Difficile da credere. Non ci credeva
nemmeno lo stesso Pirlo che proprio alla vigilia aveva
esternato le sue sensazioni. «Contro la Francia gioco, il mister
non può fare a meno di me». Una frase che detta da Cassano
senza labiale protetto poteva sembrare presuntuosa e
irriverente, ma pronunciata da Pirlo era un ragionamento
lucido e obiettivo.
Il vero regista. E in effetti Pirlo gioca, eccome se gioca.
Inserisce il navigatore satellitare e pilota il pallone con
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
precisione straordinaria. A Toni basta dare una rapida
occhiata al display e capisce subito dove andare. Il regista
mette per ben tre volte Toni solo davanti al portiere: in due
occasioni il centravanti del Bayern non riesce a coordinare i
suoi 192 centimetri e tira goffamente. Nella terza però Abidal
è ancora più goffo e lo travolge. Rigore sacrosanto ed
espulsione del francese. Chi va dal dischetto? M a lui,
naturalmente, Andrea Pirlo.
Brescia come Berlino. È abituato da sempre ad assumersi le
responsabilità. Da ragazzino nella squadretta dell’oratorio sui
campi della periferia di Brescia come in Champions con il
M ilan, nelle sfide infuocate al Granillo di Reggio Calabria
come nella notte magica di Berlino. Si avvicina al dischetto con
la tradizionale calma. Sguardo indecifrabile. Secondi che
sembrano ore. Chissà a cosa pensa. Forse alla “Leva
calcistica” di Francesco De Gregori? Eh no, perché è anche da
un calcio di rigore che si giudica un giocatore, soprattutto
quando può valere la qualificazione ai quarti di finale degli
Europei. Pirlo lo sa. Coupet, il portiere francese, non fa paura.
Esecuzione perfetta. Anche dopo il gol Pirlo continua nella
regia, un po’ neorealista vista la situazione contingente, con
meno effetti speciali ma sempre molto attenta ai particolari.
Faticatori non esteti. Non è serata da esteti del pallone.
Certo, il calcio pane e salame non è il piatto preferito di Pirlo
ma capisce che bisogna solo riempire la pancia fregandosene di
sapori e retrogusto. La palla passa sempre dalle sue parti. È
lui la guardia di frontiera tra difesa e attacco. Ancelotti lo ha
trasformato da trequartista classico in una sorta di
centromediano metodista del nuovo millennio. Che crea, apre
il gioco, dirige il traffico. De Rossi e Gattuso gli proteggono le
spalle come i più affidabili body guard. E quando serve Pirlo
sa anche mostrare i muscoli. Come quando si mette a
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
rincorrere Benzema e lo “stende” per fermare il gioco. C’era
Perrotta infortunato da soccorrere. Un gesto di “solidarietà”
che però pagherà a caro prezzo: è infatti diffidato e salterà il
quarto di finale.
“Biscotto” sfumato. Pirlo accusa il colpo, sa che dall’altra
parte della Svizzera il “biscotto” è sfumato e che l’Italia andrà
avanti. Un attimo di smarrimento, ma solo un attimo. Clerc si
mette a fare l’attaccante e Pirlo si ricicla terzino. Corre,
contrasta e crossa come un Chiellini qualunque. Lotta su ogni
pallone, mostra i denti, mette quasi paura. M a forse è
pretendere un po’ troppo e allora Donadoni lo sostituisce con
Ambrosini, piedi meno vellutati ma tempi migliori sui 400
piani. Andrea esce senza fare polemica, come sempre.
Fuoriclasse mai sopra le righe, rispettoso dei ruoli e delle
gerarchie. Quando incrocia Donadoni al momento della
sostituzione lancia un’occhiata d’intesa al ct kennedyano che
sembra dire «Yes, we did it».
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
All’Olanda basta
il secondo tempo
Gli Orange dimostrano la loro correttezza
ed eliminano la Romania
di Stefano Edel (inviato a Berna)
L’Olanda, superiore a ogni italica illazione, ci ha fatto un
regalone. Tre vittorie su tre, come la Croazia nel girone C. E
giocando alla sua altezza un solo tempo, peraltro con le
seconde linee. Esce di scena la Romania, deludente e spuntata
come mai si era vista sinora. M eglio così, l’Italia ringrazia.
Van Basten ne cambia 9. Boulahrouz ed Engelaar. Il terzino
destro e uno dei centrocampisti a protezione della difesa. Van
Basten vara l’Olanda-2 proponendo solo due degli undici
titolari che le hanno suonate, e in modo pesante, a Italia e
Francia. Per carità, Robben e Van Persie, insieme al 22enne
Afellay, sono riserve di gran lusso, e Huntelaar è il
capocannoniere del campionato di casa, ma la sorpresa di
vedere fra i pali Stekelenburg al posto del capitano Van der
Sar lascia alquanto perplessi. Turn-over quanto si vuole,
eppure che senso ha cambiare il portiere, che di stress e
stanchezza ne accusa sicuramente meno degli altri? M isteri del
ct.
In casa romena, invece, Piturca si è mosso secondo logica:
senza Goian (squalificato) e Radu (per lui Europeo finito
dopo la frattura al setto nasale e conseguente operazione, ma è
in panchina, accanto ai compagni), ha inserito Ghionea come
secondo centrale nella retroguardia e optato per Codrea
accanto a Chivu. La novità è M arius Niculae in attacco
(preferito all’omonimo Daniel), con M arica ancora fuori.
Due tiri in 20’. Giochicchiano gli orange, a ritmi decisamente
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
più bassi rispetto alle precedenti uscite, mentre la Romania (in
divisa bianca) è nervosa e contratta. Deve fare la partita, non è
facile cambiare atteggiamento in campo dopo che, contro la
Francia e poi con noi, si è espressa sempre allo stesso modo,
saltando regolarmente con lunghi rinvii il centrocampo e
restandosene rintanata dietro. Chissà che cosa pensano in
tribuna i due grandi del passato, Platini (ora presidente
dell’Uefa) e Cruijff (che non aveva lesinato critiche alle idee
tattiche di Van Basten). Fatto sta che, nei primi 20’, da questo
calcio al rallentatore e fatto di stucchevoli meline scaturiscono
solo una botta di Niculae fuori di poco e un colpo di testa di
Van Persie alto, su assist di Engelaar. Troppo poco per
emozionarsi.
Aggrappati a Mutu. I limiti offensivi della squadra di Piturca
si manifestano in tutta la loro evidenza man mano che
trascorrono i minuti: di fronte a un avversario che di
motivazioni ne ha ben poche – basta vedere come si muove
Robben sulla fascia sinistra, avulso dalla manovra e incapace
di controllare persino i palloni più facili – M utu prova,
dall’alto della sua classe, a scuotere i compagni. Non ha
fortuna nelle conclusioni a rete, anche quando riesce a liberarsi
bene al tiro.
Robben, che occasione! Il sussulto, alla gara, lo imprime
dopo la mezz’ora il botta e risposta nelle due aree: prima
Huntelaar gira al volo in curva, mancando il bersaglio, su
servizio da Afellay, in percussione sulla destra, poi è Contra a
fiondare in corsa, ma senza inquadrare la porta. Al 36’
Robben si divora la palla-gol più ghiotta del primo tempo,
calciando sul fondo, a tre metri da Lobont, dopo che
Huntelaar aveva fatto il lavoro sporco di arpionare la sfera,
girarsi e mettergliela sui piedi. E la Romania si mangia le mani
per l’erroraccio di Codrea, che al 44’ manda in fumo, dal limite
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
dell’area, un assist al bacio di Rat, liberato da M utu.
Huntelaar gol. È un’altra Olanda nella ripresa, segno che Van
Basten si è fatto sentire negli spogliatoi. La riprova arriva
dopo soli 8’, con un'azione da manuale: cross basso di
Afellay, tacco di Engelaar e botta al volo di Huntelaar, che
fulmina Lobont. Non c’è più partita, da adesso in poi: i
romeni accusano il colpo, Piturca gioca la carta Daniel Niculae
in attacco, ma oltre qualche mischia non si va nell’area
avversaria. E al 41’ Van Persie chiude i conti, alla sua maniera:
controllo appena dentro l’area, Contra lasciato sul posto e
gran sinistro sotto la traversa. I romeni applaudono
sportivamente. L’eliminazione ci sta tutta, perché Chivu e
compagni hanno fallito l’esame di laurea. E tornano a casa
bocciati.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Donadoni, un sorriso
e un segreto
Il ct: la spinta ce l’ha data
la lettera di un bambino ammalato
di Alessandro Bernini (inviato a Berna)
La sfinge stavolta sorride. Per pochi secondi, ma quel sorriso
vale tanto per Roberto Donadoni. Da ct, questa è la serata più
bella della carriera ma come al solito evita i riflettori. Potrebbe
gridare la sua rivincita su tante critiche, non lo fa. «Dico solo
grazie ai ragazzi, passare il turno è un premio che
meritavano».
Quella lettera. Parte da lontano il ct. «Nella mia carriera da
calciatore mi sono sempre conquistato tutto con fatica e
sudore, adesso la storia si ripete. M a siccome in campo ci
vanno questi ragazzi, io posso solo ringraziarli. Il merito è
tutto loro». Prima della partita Donadoni aveva portato alla
squadra la lettera ricevuta da un ragazzino: «È vero, un
ragazzo che ogni dieci giorni deve sottoporsi a delle
trasfusioni di sangue per vivere. M i spiegava che le vittorie
della nazionale lo rendono sempre felice. Ecco, noi dobbiamo
sempre andare in campo pensando che i nostri risultati
possono regalare un po’ di felicità anche a queste persone».
Grazie Olanda. Grande Italia, ma se andiamo avanti è merito
dell’onestà degli olandesi. Evidentemente pensa male chi certe
cose è abituato a farle. «Io non avevo nessun dubbio su questo
– confida Donadoni – e l’ho sempre ripetuto. Vedete, anche
solo alzare il telefono e chiamare Van Basten per dirgli “ mi
raccomando, giocate al massimo” sarebbe stato umiliante per
me e per lui. Se qualcuno lo dicesse a me, lo prenderei a
ceffoni. E poi forse l'Olanda si sarà anche fatta un altro
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
calcolo: l’Italia l'abbiamo già battuta 3-0, meglio ritrovare
loro...».
Cassano e Toni. Bello a fine partita l’abbraccio tra il ct e
Cassano. «Antonio mi piace, è un ragazzo genuino,
spontaneo. L’ho chiamato proprio perché sapevo che poteva
darci quello che ha fatto vedere con la Spagna». Due parole
anche su Toni: «Non importa se non ha segnato. Si è
procurato il rigore e dunque è stato decisivo».
E ora la S pagna. Unico rammarico della serata: le due
ammonizioni costringeranno Pirlo e Gattuso e star fuori
contro la Spagna. M a Donadoni non drammatizza: «Abbiamo
molte soluzioni in mezzo al campo. Oggi ho inserito
Camoranesi e Ambrosini, ed entrambi hanno risposto bene.
Non sono preoccupato».
Stai a vedere che adesso l'Italia inizia a far paura a tutti. Anche
alla travolgente Spagna. «Queste sono valutazioni che fanno
altri. Io so che la Spagna è molto forte, stop».
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
TERZA PARTE
Il rigore che apre
la strada a Lippi
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
M ERCOLEDÌ 18 GIUGNO
Ora gli azzurri
ci credono
La soddisfazione per la vittoria contro la Francia che
ha regalato i quarti agli azzurri è già in archivio. In
casa azzurra si pensa solo al prossimo incrocio
pericoloso, quello contro la Spagna. Negli incontri di
giornata proprio la Spagna, già qualificata e in attesa
degli azzurri, batte 2-1 la Grecia – campione uscente
– e già eliminata. Il secondo posto nei quarti lo
conquista la Russia dei baby battendo la Svezia di
Ibrahimovic: 2-0.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
GLI AZZURRI CHE HANNO COMINCIATO LA SFIDA CON LA
FRANCIA
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Donadoni
è lanciatissimo
Il ct azzurro: questa squadra
può battere chiunque
di Antonio Ledà (inviato a Baden)
Sarà che la paura è passata, sarà che è il primo pomeriggio
libero e il sole invita a tirare fuori le mazze da golf, sarà che i
sassolini nelle scarpe del ct sono diventati macigni. Il
Donadoni day comincia con mezz’ora di anticipo. L'allenatore
arriva a Casa Azzurri e si vede subito che ha una gran voglia di
parlare.
Negli ultimi quindici giorni ha dovuto leggere di tutto e
martedì ha affrontato la sfida-verità con la Francia sapendo di
avere un solo risultato a disposizione. I gol di Pirlo e di De
Rossi (e l’onestà dell'ex compagno rossonero Van Basten,
tecnico dell’Olanda) gli hanno salvato la panchina. E ora il ct
si gode la rivincita. Lo fa alla sua maniera, entrando subito
duro: «Non ho mai pensato alla mia posizione – ha esordito
lanciando uno sguardo al presidente federale Giancarlo Abete
– ma non nascondo che davo per assodato un certo tipo di
comportamento se le cose non fossero andate bene, tutto
qui».
L’ombra di Lippi. E Lippi? E la famosa clausola liberatoria
con tanto di “premio” di buonuscita? «Io non mi sono mai
preoccupato dalle voci su M arcello Lippi, temo soltanto il
sole perché ho la pelle delicata. Tutto il resto, comprese le
indiscrezioni sulla mia panchina non mi hanno dato nessun
fastidio. Ormai sono grande, ho capito di dover andare per la
mia strada e so di poter contare sull'aiuto della Federazione,
del mio staff e di tutti gli azzurri».
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Gruppo fortissimo. Sulla forza del gruppo l’allenatore
bergamasco investe buona parte delle possibilità di continuare
a inseguire la finalissima di Vienna. «Non ho mai avuto dubbi
sulla squadra. Questo è un gruppo che può battere chiunque.
Poi è chiaro che in una competizione equilibrata com’è un
campionato d’Europa può succedere di tutto. Però noi ci
siamo e diremo la nostra. Ne sono convinto perché è vero che
ci sono state sofferenze ed errori però ho sempre visto cose
positive. E questo vale anche per la partita d'esordio con
l’Olanda».
Tanta serenità. Ottimismo, dunque, e un rapporto con i
giocatori che le paure dei giorni scorsi hanno reso solidissimo.
«M i fa piacere che i ragazzi abbiano dedicato a me la vittoria
con la Francia, ma la cosa più bella è il divertimento che
mostrano nei momenti più duri. Evidentemente vedono in me
non solo l’allenatore, ma qualcosa di più. E io credo che
questo sia il riconoscimento più bello per uno che fa questo
mestiere».
Inevitabile, archiviate almeno per ora le voci del
licenziamento, guardare al futuro. Domenica ci aspetta la
Spagna e Donadoni mette le mani avanti: «Uno fra gli
avversari peggiori che ci potesse capitare. Una squadra tosta
per le caratteristiche, la qualità e il modo col quale interpreta
le partite. Ora so già che andrete tutti a guardare le statistiche
(la Spagna non ci batte in una competizione ufficiale da 88
anni, ndr) ma fate male perché come avete visto con Francia e
Olanda, sono totalmente prive di senso».
La S pagna. Per il ct, i rossi di Aragones sono avversari «che
bisognerà aggredire subito perché sono abilissimi in attacco e,
forse, più vulnerabili in difesa. Domenica sarà una grande gara
perché noi possiamo battere chiunque».
Anche l'Olanda dell'amico Van Basten? «Vi avevo detto che
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
avrebbe superato la Romania. Ne ero convinto perché ho la
presunzione di conoscere molto bene Van Basten. Non l’ho
chiamato perché mi sarebbe sembrato offensivo. E non l’ho
sentito nemmeno oggi. A questo punto speriamo di ritrovarci
in campo in semifinale».
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Aragonés:
«Attenzione all’Italia»
Il ct della Spagna: difesa forte,
ma in attacco ha problemi
di Marco Camplone
Gli spagnoli, malgrado l’ottimismo del ct Aragonés, avrebbero
fatto volentieri a meno di affrontare l’Italia. Pesano la
tradizione negativa (l’unica vittoria in una partita non
amichevole risale al 1920) e il ricordo di Usa ’94. «L’Italia?
M i piace sfidarla». Luis Aragones ha accolto bene la notizia
che saranno gli azzurri gli avversari della sua Spagna ai quarti
di finale degli Europei. «L’Italia è una squadra importante,
come qualsiasi altra che avremmo potuto affrontare in questa
fase», ha sottolineato il ct delle Furie Rosse. «A me gli azzurri
piacciono innanzitutto perché sono i campioni del mondo e
secondo perché, anche se difensivamente sono molto forti,
hanno qualche problema in attacco».
Aragones è stato chiaro: «L’Italia non è forse nel suo
momento migliore, ma non bisogna fidarsi. Sa essere
competitiva come nessuno. Quei giocatori hanno una
professionalità incredibile: se stanno male ti possono
complicare la vita, ma se stanno bene ti battono». Il confronto
di domenica è all’insegna dell’incertezza, almeno a giudicare
dalle valutazioni fatte dall’agenzia di scommesse Snai. Le
quote diffuse ieri sono in equilibrio: 2,60 per la vittoria degli
azzurri, 3,20 per il pareggio, 2,60 per la selezione di
Aragones. La buona prova fornita dagli azzurri contro la
Francia sembra quindi compensare, almeno nelle quote
d’apertura, l’assenza forzata dei centrocampisti Pirlo e
Gattuso, dovuta alla squalifica per doppia ammonizione.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Assenze che, però, non hanno rinfrancato la stampa spagnola.
Per As, l'Italia è «la garrapata, por la Espana», ovvero «la
zecca, per la Spagna». M arca, invece, ha ricordato la gomitata
di Tassotti nei M ondiali del ’94: «Le lacrime di Luis Enrique
furono le lacrime di tutto il Paese». L'ex centrocampista, che
nell’occasione subì la frattura del setto nasale, ha dichiarato:
«Non ci poteva essere rivale migliore per la Spagna in questa
competizione. Per noi l’Italia nei quarti è una bestia nera. M i
piacerebbe che fosse uno come Villa, asturiano come me, a
vendicare la sconfitta del ’94. Tassotti? Non c’è problema.
Casomai chiederò a Rijkaard, che era suo compagno di squadra
nel M ilan, di organizzare un incontro». El Pais è stato
chiarissimo: «L’Italia è sempre l’Italia e sarà l’avversaria della
Spagna ai quarti» e, poi: «Passeremo questa volta? Sarà
l'occasione per porre fine alla maledizione dei quarti di
finale?». La Vanguardia ha titolato a tutta pagina: «Con
Tassotti en la memoria». Sul sito di As, tra l'altro, è stato
pubblicato l’esito di un sondaggio che non ha bisogno di
commenti: il 67 per cento dei tifosi spagnoli avrebbe preferito
affrontare la Romania, il 22 per cento la Francia e solo il 16
per cento Grosso, De Rossi e compagni.
Bisogna sottolineare, però, che il pessimismo degli spagnoli
affonda nella storia. Il presente dovrebbe invitarli perlomeno a
un cauto ottimismo. La squadra di Aragonés non ha faticato a
conquistare la qualificazione e, lasciato il 4-1-4-1 per il solido
4-4-2, è stata capace di produrre fasi di alta spettacolarità.
Davanti ha due invidiabili uomini-gol: Villa, capocannoniere
del torneo con quattro centri, e Torres, una rete e tanti numeri.
255
R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Le tre mosse
che hanno
cambiato l’Italia
Difesa stravolta dopo il ko di Cannavaro,
dentro De Rossi e addio tridente
di Alessandro Bernini (inviato a Baden)
L’esperienza – sosteneva Oscar Wilde – è semplicemente il
nome che gli uomini danno ai propri errori. Da questa visuale,
Donadoni ha fatto tesoro del tonfo contro l’Olanda.
Inguardabili all’inizio, adesso siamo cresciuti e iniziamo anche
a fare un po’ di paura. Un cambio di look improvviso, da
clinica del benessere. Lo scacco matto alla crisi è arrivato in tre
mosse.
1) Difesa stravolta. Perso Cannavaro, siamo tutti andati alla
ricerca della miglior spalla per Barzagli. Sarà M aterazzi, o
forse Chiellini? M acché, l’errore stava alla base: Barzagli,
senza Cannavaro al fianco, diventa un pedone più che un
alfiere. E con M aterazzi molto indietro a livello fisico (Van
Nistelrooy ne sa qualcosa), ci hanno massacrati. Qui è stato
bravo Donadoni. Perché poteva semplicemente sostituire
M aterazzi con Chiellini, e invece ha avuto il coraggio di
prendere il martello e distruggere-ricostruire tutto in tre giorni.
Spazio dunque alla coppia Panucci-Chiellini: il primo a
portare esperienza e leadership, il secondo a dare vigore con la
sua esuberanza fisica. In due partite qualcosa abbiamo subito,
ma almeno non è più una difesa costruita col cementodepotenziato.
2) Dentro De Rossi. La vera esclusione illustre contro
l’Olanda era stata quella di De Rossi, forse il miglior play
basso davanti alla difesa d’Europa. Scelta molto contestata:
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
senza De Rossi abbiamo perso filtro davanti ai centrali e
fluidità nelle ripartenze. Affidato il centrocampo al romanista,
l’Italia s’è desta. Recuperi, rilancio veloce dell'azione, un gol
segnato e un altro sfiorato: in 180 minuti De Rossi si è preso
in pugno il centrocampo, ora è il perno insostituibile. E
abbiamo anche capito che De Rossi e Pirlo possono
tranquillamente giocare insieme, operazione che era sempre
rimasta nell'immaginario del tifoso.
3) Addio tridente. Nel viaggio M ilano-Vienna del 2 giugno
avevamo una valigia piena di certezze: sopra a tutto, steso e
ben piegato, il modulo 4-3-3. L’Olanda si è presentata al
check-in in versione poliziotto: ci ha aperto la valigia e ci ha
gettato quasi tutto nel cestino. Il problema non era solo di
uomini, ma anche di condizione. Il livello di energie è
piuttosto basso, non possiamo permetterci due uomini e
mezzo che non rientrano ad aiutare in mezzo. In più Toni
fatica a fare reparto, ha bisogno di qualcuno vicino con cui
dialogare: ecco perché Di Natale è finito in panchina.
Merito di Donadoni. Il grande merito di Donadoni è stato di
prendere il suo progetto e tagliuzzarlo in coriandoli. Senza
l’ostinazione di chi vuole andare dritto sempre per la propria
strada. Dal 4-3-3 si è passati così alla formula delle due punte
più un trequartista, ma non il classico 10 che si mette le mani
sui fianchi quando è finita l’azione di attacco bensì un uomo in
grado di diventare il quarto fisso di centrocampo in fase
difensiva. Contro la Romania abbiamo visto Camoranesi
dietro a Del Piero-Toni (e, al di là dell’1-1, di occasioni da gol
ne avevamo create tante), contro la Francia fiducia a Perrotta
dietro a Cassano-Toni. Scelte intelligenti, senza guardare in
faccia a nessuno, cercando di spedire in campo chi davvero
stava bene. E si è visto.
Contro la S pagna. Altro giro, altra rivoluzione. Ormai
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
abbiamo l'abbonamento. Stavolta però Donadoni dovrà
stravolgere il centrocampo per necessità e non per scelta: Pirlo
e Gattuso sono infatti fuori per squalifica. Chi entrerà? Due
favoriti su tutti: Ambrosini e Aquilani. Il milanista sta bene ed
è il logico sostituto di Gattuso, mentre il giallorosso ha
assaporato il campo solo negli ultimi minuti contro la Francia.
Assenze pesanti, per carità, ma una linea a tre di centrocampo
Aquilani-De Rossi-Ambrosini non ci sembra da buttare, anzi.
Domani mattina il ct comincerà a preparare la partita con la
Spagna al Bundesstadion di M aria Enzersdorf, con porte
incredibilmente aperte. Sarà l’occasione per valutare diversi
particolari. Ad esempio Panucci sarebbe alla quarta partita in
due settimane, ma il ct gli chiederà uno sforzo supplementare
perché non vuole privarsi del suo soldato fedele. Ballottaggio
sulla trequarti: Perrotta non ha convinto del tutto, possibile il
ripescaggio di Camoranesi. Difficile invece sfaldare la coppia
Cassano-Toni, nonostante Di Natale e Del Piero incalzino.
Anche perché Cassano sta giocando come vuole il ct: poco
farfalla e molto formichina, zero colpi di testa e tanto lavoro
per la squadra. “Leva a Cassano” non si può.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Abete: io sono
al fianco del ct
di Antonio Ledà (inviato a Baden)
Donadoni l’ha lanciata così, tra l’analisi della sfida con la Francia e
l’attesa dei quarti di finale con la Spagna. «Ora c’è un sacco di
persone che cerca di salire sul carro dei vincitori. Facciano pure».
Un riferimento al senso di abbandono che per il ct stava
diventando insopportabile. Un’accusa che ha costretto il
presidente federale Giancarlo Abete a chiarire che «Donadoni è in
piena sintonia con la Figc». «Ho sentito parlare di una Nazionale
di nessuno – ha detto il numero uno del pallone azzurro – e la cosa
mi dà fastidio perché ho sempre detto che siamo tutti sulla stessa
barca, che si vince e si perde insieme e che il ruolo della Federazione
non può che essere di sostegno al Commissario tecnico e alla
squadra. Io mi sento presidente di questa Italia e non a caso ho
scelto di fare anche il capo delegazione: è il mio modo per
testimoniare la vicinanza a chi va in campo».
E il contratto col ct rinnovato solo alla vigilia degli Europei con
tanto di clausola rescissoria? «Anche su questo punto – si è
difeso Abete – la Figc è stata serena e lineare. Non c’è un
automatismo tra il risultato di domenica con la Spagna e il futuro
di Donadoni, così come non c’era martedì nella gara con la
Francia. Queste sono valutazioni che faremo a Europeo finito.
Ora dobbiamo solo pensare a battere la Spagna sapendo che ne
abbiamo le possibilità e un titolo da campione del mondo da
difendere». Polemica chiusa? Chissà. Di certo va in archivio il
sospetto del “biscotto” tra Olanda e Romania: «Sono molto
soddisfatto della sportività degli olandesi e mi ha fatto piacere
che Platini abbia deciso di andare a vedere Olanda-Romania
rinunciando alla sfida Francia-Italia. È un segno di attenzione nei
nostri confronti».
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
GIOVEDÌ 19 GIUGNO
Si rompe
anche Barzagli
Gli azzurri non sono certo fortunati: dopo il crac di
Cannavaro a ridosso del debutto, la difesa perde un
altro elemento prezioso. Andrea Barzagli si rompe il
menisco in allenamento e per il ct Roberto Donadoni
la possibilità di scelte si assottiglia. La prima
semifinalista è la Germania. Nel quarto di finale che
inaugura la serie, i tedeschi superano il Portogallo
per 3-2 grazie a un avvio lampo (2-0 dopo 26’) e
tanta sofferenza nel finale, specie dopo il 42’ quando i
portoghesi si sono riportati sul 3-2 e hanno pressato
per guadagnare un supplementare che a quel punto
sarebbe stato una vera incognita.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
IL DIFENSORE AZZURRO ANDREA BARZAGLI
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Italia, scatta
l’emergenza difesa
Barzagli si rompe il menisco,
restano solo due cambi
di Antonio Ledà (inviato a Baden)
Doveva essere la coppia centrale dell’Italia di Donadoni. Una fra
le poche certezze del ct. Cannavaro e Barzagli erano dati per sicuri.
Il primo con la fascia di capitano, il secondo come spalla e
possibile successore in un ruolo che, nel nostro paese, ha sempre
avuto abbondanza di talenti ma ultimamente sta soffrendo. Invece
l’Europeo dei due azzurri si è concluso con largo anticipo.
Cannavaro si è fermato al primo allenamento in terra austriaca,
Barzagli lo ha imitato ieri. L’ex difensore del Palermo si è fermato
durante una partitella in famiglia. Forse ha poggiato male un piede,
forse ha forzato un contrasto, fatto sta che ha sentito uno strappo
al ginocchio e ha chiesto l’intervento del medico. Il dottor Ferretti
in un primo momento non è sembrato preoccupato, tanto che il
giocatore è uscito dal campo con le sue gambe e ha aspettato i
compagni senza dare segni di insofferenza.
Diagnosi impietosa. Solo più tardi, nel ritiro di Baden, si è
scoperto che l’infortunio era più serio del previsto. La
risonanza magnetica ha evidenziato una rottura del menisco
interno del ginocchio sinistro. Una diagnosi che mette fine al
torneo per l’azzurro e alle sue speranze di riconquistare il posto
da titolare. Barzagli oggi non ha rilasciato dichiarazioni ma ha
espresso il desiderio di rimanere in ritiro con i compagni e ha
chiesto di essere operato in Austria dallo stesso professor
Ferretti. Lo staff azzurro si è subito messo in contatto con i
sanitari della clinica dove era stato ricoverato Cannavaro e se
tutto andrà bene domani mattina il difensore entrerà in sala
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
operatoria. L’intervento non sarà lunghissimo mentre sui tempi
di recupero c’è un po’ più di incertezza. Barzagli dovrebbe
essere comunque nelle condizioni di cominciare regolarmente il
campionato con la nuova squadra tedesca del Wolsburg.
S carsa fortuna.La fortuna, insomma, non sta dando una mano al
ct e in particolare al reparto che dava maggiori garanzie di tenuta: la
difesa. Ha cominciato capitan Cannavaro fracassandosi un
tendine nel primo contrasto con Chiellini, ha continuato Panucci
con un problema alla rotula e ora si è aggiunto il menisco di
Barzagli. Tre ko importanti, dei quali uno solo rientrato. Tre ko ai
quali va aggiunto il momento no di M aterazzi, arrivato
all'appuntamento degli Europei in condizioni di forma
quantomeno precarie. Insomma a due giorni dal derby con la
Spagna Donadoni si ritrova a fare i conti con una retroguardia ben
diversa da quella che aveva ipotizzato. E con due centrali
improvvisati: Panucci (sempre che la rotula non faccia brutti
scherzi) e Chiellini, portato inAustria come esterno.
Poche alternative. I cambi, gli unici possibili, si chiamano
M aterazzi (mamma mia!) e Gamberini, l’ultimo arrivato alla
corte di Donadoni, il ragazzino chiamato per fare la riserva
delle riserve e ora possibile debuttante in un quarto di finale
continentale. In realtà il ct aveva provato a studiare un’ipotesi
Ambrosini, ma manco a farlo apposta la vittoria con la Francia
ci è costata la squalifica di Pirlo e Gattuso, due pezzi da
novanta del centrocampo. Ambrosini diventa dunque
indispensabile nel ruolo di mediano e non è nemmeno
ipotizzabile un suo utilizzo in difesa. Tra l’altro la Spagna ha
nell’attacco la sua arma migliore con Villa e Torres che
puntano a vincere la classifica dei bomber. Cambiare può
essere un suicidio. Non resta che sperare che la sfortuna vada
a bussare da qualche altra parte.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Aragones
non si fida
dell’Italia
di Valentino Beccari (inviato a Neustift)
L’allenamento nel “buen ritiro” di Neustift si è appena
concluso. Il ct spagnolo Aragones rivolge lo sguardo verso lo
Stubai. È ancora tutto innevato il più grande ghiacciaio
dell’Austria. Si scia tutto l’anno. «M i ricorda la nostra Sierra
Nevada – dice – almeno una volta all’anno ci voglio andare.
Aria pulita, neve fantastica e bellissimo panorama».
Avrebbe quasi la tentazione di prendere la seggiovia per salire
fino ai 3.200 metri di quota. Lassù per dominare l’Europa. Ci
proverà ugualmente senza lo skilift, ma da Vienna. Primo
ostacolo l’Italia. Quell’Italia che la Spagna non batte in un
incontro di una manifestazione ufficiale da ben 88 anni.
D’accordo, la tradizione non va in campo però... «Però ha il suo
peso – afferma Aragones – è inutile nascondercelo. Sapere che
gli azzurri sono la nostra bestia nera è un ulteriore elemento di
tensione, così come la maledizione dei quarti di finale».
Il ritiro “porte-aperte” della Spagna sembra lo spot di un
villaggio vacanze. Volti distesi, allegria, scherzi e battute,
contatti ravvicinati con i tifosi. I titolari o meglio, le riserve, che
hanno battuto la Grecia, si limitano a una corsetta leggera,
mentre i titolari veri vengono impegnati da Aragones in una
partitella sei contro sei dove l'unico “intruso” è il secondo
portiere Reina. Sono gli undici che giocheranno contro l’Italia.
Ci sono gli acciaccati Silva e Puyol che hanno recuperato, non ci
sono Xabi Alonso e Fabregas ormai seconde scelte. Non c’è
pretattica. Nessun timore di spionaggio. La squadra è un libro
aperto. C'è lo spirito Zapatero anche qui, nel cuore delle Alpi.
«Il nostro primo ministro ha detto che vinceremo 3-2 perché la
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Spagna gioca meglio – ricorda il ct – però anche l’Italia pratica un
bel calcio, più difensivista ma comunque apprezzabile».
Il decano degli allenatori, che al termine della rassegna andrà ad
allenare in Turchia, non fa esercizi di spavalderia ma nemmeno
di vittimismo. Ha rispetto, ma non paura dell’Italia. «L’Italia è
fortissima, probabilmente un gradino sopra di noi – ammette
Aragones – ha avuto qualche problema all’inizio, ma adesso è
cresciuta. Dobbiamo stare attenti a Toni: è alto, protegge bene la
palla, difficile da marcare».
L’assenza di Pirlo pesa nell’economia della squadra azzurra
mentre quella di Gattuso non è così fondamentale, almeno per
il trainer andaluso. «Se Gattuso è un punto di riferimento
dellìItalia allora io sono un prete – scherza il ct – Ci sono
almeno un paio di giocatori che possono sostituirlo. Pirlo
invece, no, è un elemento senza alternative».
Aragones non carica i suoi ragazzi di eccessiva pressione. Sono
giovani, belli e occupatissimi a prepararsi nel migliore dei modi.
Nel confessionale parla solo con Sergio Ramos, anche in questo
caso alla luce del sole, davanti a flash e telecamere.
«Certe volte fuori dal campo Sergio Ramos fa delle cose che non
dovrebbe – dice Aragones in versione “saggio nonno” – e ho
voluto ricordarglielo. Non voglio creare troppa tensione in vista
della partita. Penso solo a tenere la squadra in condizione e
fresca mentalmente».
Ne ha viste tante, troppe. Il vecchio ct non si lascia incantare
dal premio della critica per la sua Spagna. Sa che il calcio è
affascinante ma traditore. «L’Italia è campione del mondo –
ricorda – ha ottimi giocatori. Buffon è con Casillas il miglior
portiere. Eppoi Donadoni è un ct giovane del quale sentiremo
parlare ancora a lungo. Forse noi siamo più belli ma gli azzurri
sono molto più pratici». E se lo dice il saggio...
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
VENERDÌ 20 GIUGNO
Azzurri, scelte
quasi fatte
A tre giorni dal quarto di finale contro la Spagna, il ct
azzurro Roberto Donadoni sembra avere un solo
dubbio sulla formazione: in tre per due maglie,
Perrotta, Aquilani e Camoranesi. Tutto questo mentre
in casa spagnola scoppia il caso Ramos: il ct lo
critica, lui risponde a muso duro. Segno che la
tensione si fa sentire anche fra le furie rosse. Il
secondo quarto di finale della serie è di una noia
mortale: finisce 4-2 per la Turchia contro la Croazia
dopo un botta e risposta ai supplementari (al 90’ era
finita 1-1) e i calci di rigore. I turchi affronteranno la
Germania.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
IL CENTROCAMPISTA AZZURRO SIMONE PERROTTA
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Donadoni,
solo un dubbio
In tre per due maglie:
Perrotta, Aquilani e Camoranesi
di Alessandro Bernini (inviato a Baden)
Donadoni non ama la paella, mischiare carne e pesce non lo
intriga. E allora l’indigesto menù spagnolo lascia spazio a
ingredienti più “mediterranei” da applicare al calcio: correre
tanto e non lasciare spazi. Concetti che da oggi hanno fatto
irruzione nel clan azzurro. Il ct ha cominciato a preparare i
suoi partendo da un consiglio: «Loro punteranno sul possesso
palla, noi dobbiamo aggredirli e non farli ragionare sennò
siamo cotti». Come la paella.
Ambrosini dentro. Un tempo si diceva “fare pretattica”,
adesso invece si dà la colpa agli 007 avversari. Cambia poco,
l’importante è trovare un alibi per chiudere le porte. Così
anche oggi al Maria Enzensdorf Stadion solo una ventina di
minuti con ingresso libero, poi tutti fuori. Giusto il tempo di
vedere il gruppo al completo, tranne Barzagli che fa
compagnia a Cannavaro nella squadra della Croce
rossa. Comunque qualcosa è filtrato. Ad esempio che l'unico
punto fermo nelle formazioni provate è M assimo Ambrosini:
sarà lui a sostituire uno degli squalificati, cioè Gattuso.
Aquilani o Perrotta. Con De Rossi punto fermo, resta però
una terza maglia in mezzo al campo, quella lasciata da Andrea
Pirlo, l'altro squalificato. Partendo dal presupposto che il ct
non sembra intenzionato a rinnegare il 4-3-1-2 (pur avendo
testato anche il 4-4-2), ecco che il ballottaggio sembra tra
Aquilani e Perrotta. Aquilani offre più fantasia, sa inserirsi,
può colpire da fuori. E potrebbe essere un segnale il fatto che
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
il ct lo abbia messo dentro negli ultimi minuti contro la
Francia: prevedendo il suo utilizzo con la Spagna (stavamo già
2-0, con Pirlo e Gattuso ammoniti), voleva fargli assaggiare il
campo per non trovarselo poi da debuttante puro nei quarti.
L’alternativa è Perrotta.Vero che nella Roma gioca nei tre dietro
a Totti, ma in passato ha fatto il centrocampista puro. Sa insomma
essere incontrista e ha tanta corsa, doti importanti per mordere i
piedi buoni della Spagna. La terza ipotesi è Camoranesi, ma è
difficile che il ct si sbilanci fino a questo punto. A meno che non
passi al 4-4-2. La scelta del terzo centrocampista porterà di
conseguenza quella del trequartista, con Perrotta e Camoranesi in
ballo. Su un particolare Donadoni è stato chiaro: chi giocherà in
quella posizione, dovrà essere il primo a far pressingsul portatore
di palla spagnolo.
Cassano e Di Natale. Se non abbiamo retto il tridente contro
l’Olanda, figuriamoci con la Spagna. E allora Donadoni sembra
orientato a ripresentare la coppia Toni-Cassano: il primo è
indispensabile (e ha una voglia matta di segnare), il secondo è
sponsorizzato da molti compagni e ha garantito anche
disciplina tattica. In più ha i 90’ nelle gambe, che invece
mancano a Del Piero. M a in allenamento il ct sta tenendo
caldo anche Di Natale. Pronta una mossa a sorpresa? Di
sicuro a Donadoni non piace che a Di Natale sia stata
affibbiata l’etichetta di bocciato, lo ha spiegato anche a lui a
quattr’occhi. Stravolgere però l'attacco presentato nell’unica
partita vinta sembra un rischio troppo grande. E in un quarto
di finale non c’è spazio per il gioco d’azzardo.
Rifinitura. Ormai ci siamo. Domani mattina solo un po’ di
palestra nel ritiro blindato di Baden, poi nel pomeriggio
allenamento di rifinitura all’Ernst Happel Stadion di Vienna
dove dopodomani affronteremo la Spagna. Forse non da
favoriti.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
La scaramanzia
e la politica
di Stefano Tamburini
Potevamo noi italiani – a ridosso della sfida da dentro o fuori
con la Spagna – restare insensibili alla danza convulsa della
scaramanzia? Potevamo infrangere la regola del “non ci credo
però non si sa mai”? Unica, doverosa, eccezione, quella del
capitano non giocatore, Fabio Cannavaro, quasi costretto a
replicare al premier spagnolo Josè Luis Rodriguez Zapatero e
al suo così spregiudicato «Vinciamo 3-2». Scontata la
risposta: «M acché, 1-0 per noi».
Per il resto è il silenzio pressoché assoluto. Specie dal mondo
politico, dove nessuno ama trovarsi addosso l’etichetta del
menagramo. Forse qualcuno ricorderà, in diretta Rai e a
ridosso del debutto con l’Olanda, un Amedeo Goria con il
profilo prostrato nel reggere il microfono a un sottosegretario
allo sport nuovo di nomina e sconosciuto ai più, tale Rocco
Crimi che si affrettava a ricordare come poco prima il premier
Silvio Berlusconi avesse telefonato a Donadoni per fare gli
auguri. Visto l’esito, il sottosegretario non si è più fatto
vedere. Subito sostituito, per pochi ingloriosi attimi, dal
parlamentare del Pd Roberto Giachetti che ha sprecato tempo
e denaro del contribuente nello sfornare un’interrogazione
parlamentare per sapere se Berlusconi, durante la telefonata,
non avesse approfittato per suggerire la formazione.
Insomma, il vecchio detto “Piove, governo ladro” che si
allarga alle sciagurate prove di M aterazzi, Barzagli e Gattuso.
Da non credere.
Ora che le cose si sono messe meglio, preferibile non
cambiare: guai a prendersi la responsabilità di esserci nel
momento eventualmente sbagliato. Tutto questo mentre i
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
sovrani di Spagna e Svezia assistono tranquillamente alle
partite e la cancelliera tedesca Angela M erkel addirittura
consola l’allenatore Jogi Löw mentre risale le scale della
tribuna dopo un’espulsione. Anzi, va oltre: annuncia che per
la finale lei ci sarà e, naturalmente, «ci sarà anche la
Germania».
Il premier italiano, dopo quella telefonata fatta un po’ così in
sordina e che magari era meglio non rivelare, invece si limita a
un laconico «non faccio previsioni». M eglio. Ultimamente con
le preveggenze sportive infatti non ci ha preso moltissimo:
una volta eliminato il suo M ilan dalla Champions (e lui aveva
ovviamente detto che sarebbe andata benissimo), ha
sponsorizzato i destini di Inter e Roma e sappiamo tutti come
è andata; durante il tour elettorale ha incrociato la Juve in un
albergo, ha fatto gli auguri per la partita che si sarebbe giocata
poche ore dopo e i tifosi bianconeri sono ancora lì a maledire
la scelta dell’hotel. Senza crederci ma nel dubbio, un consiglio
a Donadoni: faccia la formazione che vuole ma il telefonino,
per favore, lo tenga spento.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Rino Gattuso:
«La Spagna ci teme»
Show del mediano: Cassano?
Canta come Carosone
di Antonio Ledà (inviato a Baden)
Aragones provoca, Zapatero fa il menagramo e allora ecco
Gattuso, uno che non sa cosa sia la diplomazia e usa la lingua come
clava. L’azzurro, tirato in ballo dal ct della Spagna («Se il punto di
riferimento dell’Italia è Gattuso io mi faccio prete»), ha una
risposta per tutti. «Dicono così? È un buon segno, vuol dire che ci
temono». Poi scivola su una frase contro il matrimonio gay. E
scoppia la polemica. Sentiamo Ringhio: «Le nozze tra
omosessuali non mi trovano d’accordo, per me le nozze sono tra
un uomo e una donna. Sì, io mi scandalizzo, perché credo nella
famiglia. E se credi nella famiglia e nella tua religione, non puoi
essere d’accordo. Poi, siamo nel 2008 e ognuno fa quello che
vuole». Immediata la replica del movimento gay. Franco Grillini,
presidente onorario dell’Arcigay
va giù pesante: «Le coppie gay saranno costrette a tifare
Spagna. Trovo incomprensibile il motivo per cui i calciatori
debbano mescolare lo sport con la politica, o, peggio ancora,
come nel caso di Gattuso, la religione. Forse è il caso di
ricordargli che, insieme ad altri quattro giocatori, ha posato
per Dolce e Gabbana, in una pubblicità piuttosto esplicita?
Evidentemente pecunia non olet e non contraddice né i valori
della famiglia tradizionale né la religione». M a torniamo
all’intervista.
Ha letto le dichiarazioni di Aragones?
«M e le hanno riferite e non mi preoccupano per nulla. Anzi le
considero un complimento. Non sono il punto di riferimento
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
ma sono un combattente nato».
Con che spirito arrivate alla partita di dopodomani?
«Buono. M i ricorda quello di due anni fa ai M ondiali. Siamo
un po’ tutti scaramantici e stiamo cercando di fare le stesse
cose che facevamo in Germania. Sentiamo la stessa musica,
usiamo gli stessi videogiochi. Piccoli gesti che ci caricano».
C’è un modo per scaricare la tensione della vigilia?
«Non c’è un segreto. Ognuno cerca di rilassarsi come può. C’è
chi passa la sera in camera davanti al computer, chi si distrae
giocando a tennistavolo, chi preferisce un mazzo di carte.
Quasi tutti abbiamo l’abitudine di rivedere le partite dei nostri
rivali».
Torniamo alla musica. C’è un motivo o un cantante che
piace a tutti?
«No, ognuno ha un suo genere e sono i più vari».
Cassano cosa ascolta?
«Antonio ascolta musica italiana. Anzi napoletana. È un fan di
Nino D’Angelo».
E lei?
«Anche a me piace la musica italiana ma preferisco altri generi.
Celentano riesce a emozionarmi, però ascolto volentieri anche
Pupo ed Eros Ramazzotti. La canzone che sento più spesso è
l'ultima di Gigi D’Alessio».
È vero che Cassano non solo ascolta ma canta?
«È vero ed è pure intonato. Sembra Carosone».
S ta pensando al futuro?
«Lasciatelo giocare. Antonio è un talento e credo che abbia
molte cose da dire sui campi di calcio. Soprattutto adesso che
è più maturo e riflessivo».
È davvero cambiato?
«M i sembra molto carico e più riflessivo rispetto agli Europei
in Portogallo. Ha bisogno di sentirsi importante ma ha anche
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
bisogno di un gruppo che ogni tanto gli ricordi di pensare
prima di parlare. A M adrid gli sono mancate queste due
cose».
A proposito di Madrid, ha visto che hanno comprato
Cristiano Ronaldo?
«Con i soldi si possono fare molte cose, però noi del M ilan
abbiamo vinto più del Real. Loro si vantano di avere in
bacheca non so quante Coppe dei Campioni ma si
dimenticano che quattro o cinque le hanno vinte quando mio
nonno aveva 20 anni».
Giusto per non fare polemica.
«La mia è una constatazione, sono loro che mi sembrano
nervosetti».
Un giornale spagnolo ha definito l’Italia l’unica vera
zecca trovata in Austria.
«Visto che sono nervosi. Ci temono perché sanno che
abbiamo giocatori di grande talento e che abbiamo recuperato
anche mentalmente dopo lo scivolone con l’Olanda».
È stata dura?
«Dopo un 3-0 o crolli del tutto o trovi la forza per reagire.
Noi ci siamo guardati in faccia ed eccoci qua».
Merito della squadra, del mister o di che cosa?
«M erito di tutti. Di noi giocatori, di Donadoni e anche della
Federazione. M i ha fatto male leggere che questa Nazionale
non è di nessuno perché non è così».
Il suo rapporto con Donadoni.
«Un buon rapporto che va oltre quello che succede in campo.
Abbiamo il pregio della sincerità. Se ci sono cose che non
vanno ne parliamo senza serbare rancore».
Dopodomani chi vince?
«Loro sono abili nel tenere palla. Però la gara è aperta e io ho
voglia di finale».
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Spagna: scoppia
il caso Ramos
Il ct lo critica, lui risponde a muso duro
di Valentino Beccari (inviato a Neustif)
«Donne sull’orlo di una crisi di nervi», celebre film di Pedro
Almodovar va in onda in prima visione anche sul maxischermo
ai piedi dello Stubai dove la Spagna si sta allenando in un
clima da “M ulino bianco”. O almeno così sembrava fino a
questa mattina. Poi all’improvviso, come un temporale estivo,
ecco che sorrisi e battute lasciano il campo a urla e litigi.
Protagonisti il vecchio saggio Aragones e Sergi Ramos, terzino
“rock'n roll” della Spagna. Il difensore del Real M adrid non ha
gradito le pubbliche esternazioni del ct che il giorno prima, in
conferenza stampa, aveva spiegato il motivo per il quale si era
intrattenuto qualche minuto con il giocatore. «Sergi Ramos
certe volte fuori dal campo fa delle cose che non dovrebbe
fare», aveva spiegato l’esperto tecnico. Dichiarazione
prelibata per i media spagnoli che hanno sbattuto il “mostro”
Sergi Ramos in prima pagina.
In prima pagina. Del resto gli stessi giornali, qualche giorno
prima, avevano diffuso le immagini del terzino mentre se la
godeva in discoteca in compagnia dei prodotti tipici locali (e
non erano vasetti di yogurt) durante una fra le poche serate
libere concesse dal “colonnello” Aragones. Immagini non
apprezzate dalla splendida fidanzata ufficiale del madrilista e
dal ct, che sul taccuino ha segnato in rosso il nome del
giocatore che, stando ai ben informati, si presenta a cena
sempre in ritardo, è l'ultimo a salire sul pullman, passa ore a
sistemarsi il gel sui capelli e se vede uno specchio è capace di
far segnare anche Toni.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Ritiro “trasparente”. Fossimo nel quartier generale azzurro,
con gli allenamenti a porte socchiuse, le partitelle blindate e le
interviste omologate, la diatriba tra tecnico e giocatore non
sarebbe mai emersa. M a il ritiro della Spagna è più trasparente
del laghetto alpino a pochi passi da qui e allora ecco che il
litigio avviene in presa diretta.
La lite. Ramos comincia a discutere quando i giocatori sono
raggruppati nel cerchio di centrocampo. Aragones non è uno
che se le fa dire e all’improvviso alza la voce. Ramos si
comporta da marcatore arcigno e va giù a muso duro. La
discussione si fa animata e deve intervenire M archena a
fermare il compagno e allontanarlo. Per ora non sono stati
presi provvedimenti disciplinari nei confronti del giocatore
che in questa prima fase è stato giudicato il miglior difensore
dell'Europeo.
Clima teso. Certo che il clima non è più quello da cartolina
illustrata. Segno che l’Italia mette paura e che la tensione ha
fatto il suo ingresso nello spogliatoio iberico.
Parla Torres. A rasserenare gli animi ci prova Fernando
Torres, faccia da bravo ragazzo, espressione di chi si sente
preparato e che ha fatto tutti i compiti a casa. «Abbiamo
provato le situazioni da fermo – dichiara l’attaccante del
Liverpool – dove non siamo stati impeccabili sia in attacco sia
in difesa. Toni è bravissimo a sfruttare le incertezze degli
avversari».
La Spagna della nuova generazione di fenomeni ha vinto i titoli
continentali a livello di Under 16 e Under 19 e ora si sente
pronta anche per un successo adulto. «Siamo forti – aggiunge
– e saremo noi a gestire il gioco per la maggior parte
dell’incontro. Dovremo stare attenti a non subire il
contropiede azzurro, anche se l'assenza di Pirlo ci agevolerà il
compito. Ecco, se avessi potuto togliere un giocatore all’Italia
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
questo è proprio il centrocampista del M ilan».
Zapatero ultrà. C'è una nazione che urla a squarciagola nella
curva virtuale spagnola. Una vittoria sull’Italia e il sorpasso è
fatto. Il capo ultrà è il primo ministro socialista Zapatero, che
anche al vertice dell’Ue a Bruxelles si lascia prendere
dall’entusiasmo. «Abbiamo un attacco eccezionale e una
difesa fortissima – spiega – l’Italia è una buona squadra ma
vinciamo noi per 3 a 2».
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Il festival
del tatuaggio
Materazzi ne ha 23, Chiellini zero
ma se vince l'Europeo...
di Alessandro Bernini (inviato a Baden)
Il campionato europeo dei tatuaggi lo abbiamo già vinto.
Siamo troppo più forti. Solo David Beckham poteva crearci
qualche fastidio, ma tanto è rimasto a casa. Nomi dei figli e
coppe del mondo, tribali e delfini, cartoni animati e date
importanti: venite signori, al festival del tatoo azzurro il
divertimento è garantito.
Materazzi record. Serve il navigatore satellitare per muoversi
tra i tatuaggi di M aterazzi. Sono 23, come il numero della sua
maglia. Il più grande è un indiano arrabbiato tatuato sul petto,
dicono se lo sia fatto quando Cuper lo confinava in panchina.
Forse un tatuaggio lo avrebbe fatto volentieri sulla fronte
dell’hombre vertical. Tra i tanti da segnalare, sulla pancia,
l’uomo vitruviano di Leonardo Da Vinci.
Il solito Cassano. Figuriamoci se Antonio si faceva mancare
qualcosa. Sul braccio destro fa bella mostra di sé una maschera
M aori, su quello sinistro un ideogramma. Poi ci sono un
drago, un ramo d'albero, un delfino azzurro sul gomito, il
segno del cancro sulla spalla. Inutile cercare un filo logico a
questo intrigato puzzle.
Alex e Fabio. Tra i giocatori più rappresentativi, segnaliamo
l’aquila sulla spalla di Del Piero. E ultimamente è spuntato
pure un sole sul piede, proprio come la moglie. I tatuaggi di
Fabio Cannavaro? Sembra la lista della spesa: i tre nomi dei
figli sul torace, due maschere giapponesi sulla schiena, un
samurai sul braccio destro e poi sparsi qua e là una donna, un
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
anziano e dei fiori di ciliegio.
Chiellini ci pensa. Pelle liscia solo per una manciata di
giocatori. Tra questi Giorgio Chiellini che però ha confidato:
«Se vinciamo l’Europeo, mi faccio un tatuaggio anch’io». Il
padre, medico, non sa cosa sperare.
I più strani. Tenetevi forte perché adesso arriva il bello.
Alessandro Gamberini ha tatuato sul braccio sinistro una frase
(“Tutto quello che dai è tuo per sempre”) che sarà pure
filosofica ma è tratta dal libro “Un posto nel mondo” del djattore-scrittore Fabio Volo. Comunque De Rossi li batte tutti.
Per far felice la figlia Gaia, si è fatto tatuare sul braccio uno
strano mostriciattolo, un Teletubbies per essere precisi, un
pupazzo televisivo. Sembra che Gaia vada matta per loro e li
guardi sempre alla tv. M eno male che non guarda Bruno
Vespa, sennò il papà che faceva?
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Ci hanno rubato
il “po-po...”
Altre tifoserie adottano
il ritornello del trionfo azzurro
di Valentino Beccari (inviato a Vienna)
Se Jack White potesse riscuotere i diritti d’autore ogni
qualvolta il tormentone “po-popopo-po-po-po” viene intonato
negli stadi d'Europa sarebbe sicuramente milionario. Jack
White, infatti, è con la sorella l’autore di “Seven Nation
Army”, il fortunato singolo del 2003 che ha portato alla
ribalta il complesso britannico degli White Stripes. Il titolo è
una storpiatura dell’Esercito della salvezza e si ispira
all’infanzia travagliata dell'autore.
M a come è entrato in campo? Tutto nasce il 15 febbraio del
2006 in occasione dell'incontro di Coppa Uefa Bruges-Roma.
Dopo il gol del vantaggio belga, lo speaker dello stadio si
mette a intonare il “po-po...” e quando Simone Perrotta firma
la rete del successo giallorosso, goliardicamente i tifosi
romanisti iniziano a cantare il motivetto. Il riff viene
riproposto qualche giorno dopo in occasione del derby con la
Lazio e “sdoganato” a Sanremo quando Totti lo canta in
Eurovisione.
M a è ai M ondiali di Germania 2006 che la canzone diventa la
colonna sonora del trionfo azzurro tanto che qualcuno lo
confonde per l'inno di M ameli. Il “po-po...” è la sigla di
apertura e di chiusura dei successi di Amburgo, Dortmund e
soprattutto Berlino. Poi l'apoteosi, con la passerella trionfale
al Circo M assimo sempre con il solito riff. Il successo rilancia
la stessa canzone che, a tre anni di distanza dall'uscita, sale al
terzo posto nella hit-parade italiana. Il marchio di fabbrica
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
però non è stato depositato e in questi Europei il riff è stato
adottato da numerose tifoserie. Quella tedesca ha
accompagnato con il “po-po...” il successo nei quarti di finale
con il Portogallo, ma anche russi e olandesi hanno intonato il
tormentone.
Il fatto non è passato inosservato e ha infastidito la tifoseria
italiana convinta, in un certo qual modo, di detenere
l’esclusiva. Su Internet sono nati addirittura dei blog di
discussione sull’argomento e da Castellammare di Stabia e da
Perugia fanno sapere di essere stati loro i primi a introdurlo in
uno stadio. Una cosa è certa: qualunque squadra trionferà a
Vienna, il riff sarà sempre lo stesso.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
SABATO 21 GIUGNO
L’Italia
culla il sogno
Il giorno della disfida di Vienna fra Italia e Spagna
sta per arrivare. Siamo alla viglia e c’è grande
convinzione in casa azzurra. Intanto, nel terzo quarto
di finale a sorpresa la Russia vince 3-1 contro la
favoritissima Olanda. Ai tempi regolamentari la sfida
si era chiusa sull’1-1, con i russi in vantaggio nel
primo tempo e gli olandesi capaci di pareggiare solo
a quattro minuti dalla fine. Nel secondo
supplementare la doppietta russa che ha steso gli
orange.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
IL CT SPAGNOLO LUIS ARAGONES
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Serve un’altra
notte magica
Con la Spagna sfida da batticuore:
Donadoni punta su Aquilani
di Antonio Ledà (inviato a Vienna)
Sarà anche un gioco ma Spagna-Italia di domani sera (Ernst
Happel Stadion, 20,45) vale molto più di una partita di calcio.
È sfida tra due paesi molto simili eppure ancora diversi, tra
due modi di interpretare lo sport, tra due squadre che puntano
tutto su fantasia e talento. La sfida vale il passaggio alle
semifinali del campionato d’Europa. Un sogno che i ragazzi di
Donadoni sentono a portata di mano (dopo aver rischiato di
uscire al primo turno) e che gli spagnoli inseguono ormai da
tempo immemore. A Vienna sarà dunque battaglia e le
dichiarazioni della vigilia, tra frasi dette e quelle lasciate solo
intuire, sono chiarissime. Il risultato di domani sera sarà lo
spartiacque tra il trionfo e la disfatta: vincere significherà
confermarsi tra le prime squadre del Continente, perdere vorrà
dire scivolare nell’anonimato, o quasi. I due ct sanno di
giocarsi tutto (Roberto Donadoni anche la panchina) e fanno
pretattica.
Allenamenti segreti. L’allenatore azzurro ha fatto svolgere
gran parte dell’allenamento a porte chiuse ed è stato attento a
mascherare le sue scelte sulla formazione. In realtà i dubbi
sono pochi e sono concentrati tutti in un reparto: il
centrocampo. Le assenze di Gattuso e Pirlo, costringeranno il
mister a rivedere gli schemi? Poco probabile. L’ipotesi più
gettonata è la conferma del 4-3-1-2 che ha permesso all’Italia
di rialzarsi dopo il ko con l’Olanda e mandare a casa la
Francia. In difesa Chiellini e Panucci centrali davanti a
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
saracinesca-Buffon, Zambrotta a destra e Grosso a sinistra. In
mediana è confermatissimo De Rossi e sembra sicuro
Ambrosini. La terza maglia dovrebbe andare al romanista
Aquilani, che ha ben impressionato negli ultimi minuti con i
Bleus e ha energie da spendere. In attacco ci sarà Toni (ancora
alla ricerca del primo gol europeo) che sarà affiancato da
Cassano. L’undicesimo posto è in ballottaggio tra Perrotta e
Camoranesi. Il primo è più portato a giocare come mezza
punta e fornisce maggiori garanzie in fase di copertura. Il
secondo è più abile nel saltare l’uomo e potrebbe tornare utile
nelle ripartenze o nei cross per Toni.
Possibili sorprese. Le alternative sono poche e, conoscendo
Donadoni, non molto credibili. La prima è il ritorno in campo
di Di Natale. L’attaccante sta bene e smania per dimostrare
che la brutta figura con l’Olanda è ormai alle spalle. Il ct l’ha
seguito con attenzione per tutta la settimana ma il suo
ripescaggio significherebbe far fuori Cassano, perché pensare
di affrontare la squadra di Aragones con tre attaccanti di ruolo
è poco meno di un suicidio. La seconda ipotesi è ancora più
complicata perché prevede un ritorno al 4-4-2. In questo caso
il sacrificato dovrebbe essere Aquilani. De Rossi e Ambrosini
verrebbero spostati in mediana con Perrotta a sinistra e
Camoranesi a destra. In questo caso Di Natale avrebbe
qualche chance in più di far coppia con Toni. M a davvero il ct
vorrà privarsi dell'imprevedibilità e della voglia di rivincita di
Cassano? In fondo Italia-Spagna è anche la sfida tra Cassano
(cacciato da M adrid con dieci chili di troppo e nessuna
nostalgia) e Iniesta, tra Luca Toni e i baby talenti Villa-Torres,
tra Gigi Buffon e Casillas, tra un tecnico come Donadoni,
introverso e poco loquace, e un vecchio marpione come
Aragones.
S tadio esaurito. Italia-Spagna è tutto questo e non solo. È un
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
derby tra due paesi troppo simili per amarsi. Una partita che
richiamerà a Vienna almeno 30mila tifosi azzurri e altrettanti
spagnoli, guidati dal re Juan Carlos. Pensate che smacco
perdere.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Noi e gli spagnoli,
sfida eterna
di Lucio Caracciolo
Chissà perché la Spagna c’è sempre stata simpatica. Sarà
perché fa rima con “magna”. E perché stupidamente pensiamo
di assomigliare agli spagnoli. Risultato: fra i grandi paesi
europei la Spagna è l’unico nei confronti del quale non
abbiamo pregiudizi né contenziosi. Peccato che gli spagnoli
non la pensino esattamente alla stesso modo su di noi.
Ora che hanno raggiunto i piani alti dell’edificio europeo, ci
guardano con una certa sufficienza. Quella di chi in tre decenni
è passato dal quasi sottosviluppo al benessere diffuso e
talvolta ostentato. Se poi si accetta la lezione dell’allenatore
Fabio Capello, con le sue lodi del sistema spagnolo e con la
sua interpretazione storica che attribuisce a Franco i meriti di
Suarez, Gonzalez, Aznar e Zapatero, il quadro è completo.
Fra i vari asset di cui la Spagna dispone fin dall’epoca
franchista, il Real M adrid è il più noto su scala mondiale. Ai
tempi del Generalissimo il regime curava che i rivali catalani
d el Barça non oscurassero la stella madridista. Tanto che
quando il club catalano acquistò il mitico Alfredo Di Stefano –
il più grande giocatore del dopoguerra, almeno fino all’avvento
di Pelè – Franco diede ordine di dirottarlo al Real M adrid.
Oggi la forza combinata di Real e Barça è la spina dorsale della
nazionale guidata da Luis Aragones. Una squadra che punta a
batterci per la prima volta dal 1920. Sarà un caso, ma da 88
anni agli spagnoli – monarchici, franchisti o repubblicani che
fossero – gliele abbiamo sempre suonate. Primato davvero
speciale, al quale teniamo moltissimo. Anche perché è uno dei
pochi fattori di superiorità che oggi possiamo vantare al
cospetto degli iberici.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
In realtà, come paese siamo sotto da più di dieci anni. Da
quando nel settembre 1997 a Valencia il premier Prodi e il
ministro del Tesoro Ciampi proposero al premier Aznar di
restare fuori dal primo gruppo dei paesi euro. Aznar guardò i
suoi ospiti con degnazione, salvo avvertirli che in ogni caso la
Spagna sarebbe entrata nell'euro con Francia e Germania.
Prodi e Ciampi corsero a Roma per varare quelle misure
straordinarie che ci permisero di non restare fuori dall'euro.
Non potevamo accettare di valer meno della Spagna.
Stasera vedremo fino a che punto le gerarchie politiche ed
economiche siano riflesse anche dal calcio. Sarà una sfida
caliente, come tutte quelle recenti fra italiani e spagnoli.
Speriamo che il nostro ct possa ispirarsi alla lezione che la
Roma seppe infliggere qualche mese fa agli arroganti
madridisti, anche senza Taddei e Vucinic. Corsa, dedizione e
raziocinio. E magari un centravanti che la butti dentro.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Italia, Donadoni
schiera anche l’orgoglio
«Non siamo qui da ripescati,
come ct ho fatto tutto il possibile»
di Alessandro Bernini (inviato a Vienna)
M aglietta, pantaloncini e scarpe coi tacchetti. Si presenta così
in sala stampa Roberto Donadoni, quasi fosse la vigilia di
quell’Italia-Spagna datato 9 luglio 1994 (mondiali Usa)
quando scese in campo al fianco di Baggio. Quel giorno a
Boston finì 2-1, erano i quarti di finale. «M a il paragone
finisce qui. Troppe cose diverse, a partire dall'orario e dal
luogo. Negli Usa erano assurdi».
Già decisa la formazione?
«Abbiamo ancora l’allenamento di rifinitura, evito sempre di
sbilanciarmi».
Ma Cassano gioca?
«Vediamo».
S e gioca Cassano, resta fuori Di Natale per il quale lei
stravede.
«È vero, con Di Natale ho un feeling particolare. È un ragazzo
che ha testa e sa valutare le situazioni. Sa bene che in questo
Europeo ci sarà bisogno anche di lui».
Certo che queste assenze di Pirlo e Gattuso pesano.
«No, no, non sono un problema. Anzi, avevo già deciso di
tenerli a riposo...».
Via, mister...
«Dico una cosa che tranquillizza me e spero possa
tranquillizzare tutti: nessuno in questo gruppo non riscuote la
massima fiducia dei compagni. Siamo 23 e non vedo problemi
nel cambiare. Non lo dico per incentivare chi va in campo, è la
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
pura verità».
Quindi massima fiducia anche in Aquilani.
«Certo. Sta crescendo bene, ha tutte le carte in regola per
esserci. Come gli altri».
Però a centrocampo non abbiamo molte carte da giocarci.
È d'accordo?
«Sì, con Gattuso e Pirlo fuori è chiaro che non ci sono grandi
alternative a livello numerico».
Questa S pagna fa paura.
«Io credo che la cosa sia reciproca. Anche loro qualche
preoccupazione per le nostre qualità ce l'avranno».
S ì, però fino a oggi forse hanno giocato meglio.
«E chi lo dice? Forse gli spagnoli. Io non mi sento qui da
ripescato, ma da uno che si è qualificato battendo bene la
Francia».
A proposito: quali sono le differenze tra Francia e
S pagna?
«Sono squadre diverse. La Francia ha maggiore fisicità, la
Spagna punta molto su giocatori svelti e rapidi nel gioco.
L’aspetto fisico si può contrastare con la tecnica, la rapidità
invece è un po’ più dura da frenare».
E allora come si fermano le Furie rosse?
«Sono una squadra con molte alternative nel gioco. Sanno fare
possesso di palla, spingono sulle fasce con gli esterni, ma si
affidano anche ai lanci lunghi per la velocità di Torres e Villa.
Comunque non snaturerò la mia Italia in funzione della
Spagna».
L’amichevole di Elche ha lasciato delle indicazioni
ancora utili?
«Sono passati troppi mesi».
Torres e Villa i due pericoli pubblici. E noi dobbiamo
fermarli con questa inedita coppia di centrali Chiellini-
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Panucci.
«Per me non è una coppia inedita. Ho portato qui un
difensore in meno perché conoscevo la loro duttilità, sapevo
che potevano darci una mano sia da esterni sia da centrali.
Come infatti sta succedendo».
Ci vorrebbe un golletto di Toni.
«Spero che Luca segni, per un attaccante è importante far gol.
M a per me aver conquistato il rigore e un’espulsione contro la
Francia vale quanto una doppietta».
S iamo una nazionale che sta crescendo?
«Il crescendo è soprattutto nei risultati. M a un allenatore deve
fare anche altre valutazioni».
S i sente in debito o in credito con la sfortuna?
«Non posso dare una risposta valutando solo tre gare. Sarebbe
assurdo».
Al di là del risultato del match contro la S pagna, qual è
il bilancio che si sente di fare della sua avventura da ct
azzurro?
«Io ci ho messo anima e corpo, credo di aver fatto
umanamente tutto il possibile».
La S pagna ha giocato tre partite super, impressionando
tutti. Noi abbiamo anche sofferto. Ci regala una buona
ragione per essere ottimisti?
«Bisogna essere ottimisti perché siamo una squadra che vuole
rappresentare il suo Paese. In questi giorni ho ricevuto tante
lettere di persone malate che trovano un po’ di felicità nelle
vittorie della Nazionale. Ecco, io credo che dovremo dare un
qualcosa in più anche per queste persone».
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
«Loro più forti?
Vedremo al 90’»
Buffon: ogni risultato è possibile
di Antonio Ledà (inviato a Vienna)
Dopo l’ultimo allenamento nello stadio di Vienna non c’è
verso di chiedere agli azzurri di sbilanciarsi. I più si infilano
svelti nel pullman lasciando ai senatori il compito di
raccontare come si vive alla vigilia di una corrida.
Buffon. «Sappiamo che sarà una gara aperta a ogni risultato –
ha detto il portiere – ma sono convinto che anche loro non
saranno tranquilli. Ho letto che si sentono favoriti. Credo che
lo dicano per farsi coraggio. La storia insegna che non ci
battono da 88 anni e questo non può non avere un peso. M i
auguro di non essere smentito». Per il numero uno azzurro
«l’avversario più pericoloso è Villa, un attaccante che ha già
segnato quattro gol e sta vivendo un periodo magico. Torres è
un altro grande giocatore ma io lo temo meno».
Toni che farà? Per Buffon la lunga astinenza è un falso
problema: «Toni ha creato un sacco di occasioni da rete e si è
procurato il rigore che sbloccato la partita con la Francia.
Credo che il gol sia solo una questione di tempo e mi auguro
che arrivi con la Spagna. Piuttosto se segna adesso che ha
lasciato crescere i baffi non potrà più tagliarli». C’è un’arma
segreta per battere gli spagnoli? «Bisogna giocare con la stessa
intensità fatta vedere con la Francia – ha concluso il portiere –
Bisogna mantenere la calma e cercare di non farli giocare».
Del Piero. «A questi livelli non ci sono molti segreti da
scoprire. Italia e Spagna sono due grandi squadre con giocatori
capaci di risolvere la partita in qualunque momento. Non
credo che loro siano più tecnici. Sono sicuramente più abili nel
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
fraseggio ma noi siamo più veloci nel verticalizzare l’azione e
possiamo colpire di rimessa. Sarà fondamentale chiudere bene
gli spazi e non dare l'impressione di aver paura». Anche per lo
juventino la lunga astinenza di Luca Toni è dovuta al caso e
non a un problema del centravanti. «Non ho consigli da dare a
Toni se non quello di non pensare al gol. L’importante è che
vinca la squadra e che lui faccia quello che ha sempre fatto. I
gol prima o poi arriveranno».
Ambrosini. Basso profilo anche per il rossonero che ha
confermato di essere pronto a scendere in campo e ha
mandato un messaggio di incoraggiamento ad Aquilani. «L’ho
visto tranquillo – ha detto il centrocampista azzurro – e credo
che non si lascerà scappare l'occasione. Per lui è un momento
importante. Questa squadra ha sempre dimostrato di avere
buone alternative anche quando le assenze sono importanti».
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Aragones spinge
la Spagna
«Questa è una fra le mie
partite più importanti»
di Valentino Beccari (inviato a Vienna)
Re Juan Carlos sarà presente stasera sul palco reale del
vecchio Prater. Del resto i suoi avi erano di casa da queste
parti e gli intrecci tra gli Asburgo e i Borboni hanno fatto la
storia delle monarchie europee, da Ferdinando a M aria
Antonietta per arrivare alla Principessa Sissy. Il prozio del
monarca spagnolo era solito sorseggiare del buon vino in
compagnia di Francesco Giuseppe nella “Gloriette” del
castello di Schönbrunn. Juan Carlos forse si gusterà lo stesso
amabile “bianco” ma assistendo a una partita che in Spagna è
sentita come non mai. Sono 88 anni che non ci battono in una
sfida ufficiale e, complice la brezza ottimista di Zapatero, in
Spagna vivono sensazioni positive. Per riuscire nell’impresa
c’è un vecchio condottiero come Aragones, più incline a
frequentare le campagne dell’Andalusia che i salotti
ottocenteschi viennesi. Un colonnello un po’ rude e diretto.
Anche troppo diretto. Conosce il calcio per averlo praticato e
ama l’odore dello spogliatoio, il rumore delle scarpe bullonate,
le abrasioni per gli interventi in scivolata sul manto erboso
consumato. Non avrebbe mai potuto intraprendere la carriera
diplomatica. Prendete il caso Ramos. Affronta il giocatore
direttamente e lo redarguisce pubblicamente come facevano i
vecchi maestri in classe.
Aragones suona la carica. L’anziano ct sente la partita come
non mai. «Sono un patriota – dice il selezionatore – ed è
chiaro che è una fra le partite più importanti della mia lunga
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
carriera. Sento parlare di superstizione, cabala, tradizioni ma
credo che in campo conterà solo il pallone». Non si nasconde
il saggio allenatore. Di Ramos non parla dell'Italia sì. «È una
squadra forte, lo ha dimostrato contro la Francia – precisa –
mi preoccupano difesa e contropiede. Per noi sarà importante
il possesso palla e gestire nel migliore dei modi le situazioni
difficili che si verranno a creare».
S i è rotta l’armonia. La vicenda Ramos ha scosso
l’ambiente. L’isola felice si è trasformata in isola dei famosi
con scatti di nervi, mezze parole, equivoci. Taglia corto
Torres che dà il quadro climatico dello spogliatoio spagnolo.
«È inutile nasconderlo – dichiara l’attaccante – quanto
accaduto ha rotto l’armonia. Non è più come prima. Certe
cose vanno discusse tra di noi e non rese pubbliche».
Formazione collaudata. Aragones non è un rivoluzionario.
L’unico episodio estremista della sua gestione è stata
l’esclusione di Raul dalla lista dei convocati. La sua
formazione ideale è quella che è scesa in campo nella partita
inaugurale con la Russia. Difesa confermata in blocco e chiavi
di centrocampo affidate a Iniesta, Senna, Silva e Xavi
Hernandez con esclusione di “mister 40 milioni” Fabregas e
del promesso sposo della Juve Xabi Alonso. Là davanti
attenti a quei due Villa e Torres.
Nessuna sete di vendetta. In Spagna è ancora vivo il ricordo
della gomitata che Tassotti rifilò a Luis Enrique al M ondiale
americano del 1994. È stata addirittura lanciata una
scommessa che paga 20 a 1 un’eventuale ripetizione del
tassottazo, ovvero del colpo proibito. I giocatori però non
raccolgono la sfida. «Nessuno vuole vendicare quell’episodio e
quella sconfitta – dice Villa – tutto il Paese ha sofferto e me la
ricordo come fosse ieri ma noi dobbiamo battere l’Italia solo
per andare in semifinale». L’asturiano è giovane, ma ha già
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
maturato i contributi per non farsi prendere dall’emozione.
«Sto attraversando il momento migliore della mia carriera
fisicamente sto benissimo e ho grande fiducia».
L'Italia fa paura. La Spagna ostenta sicurezza ma sembra più
un atteggiamento di facciata. La squadra ha paura. Teme la
cabala, la sindrome Italia, la maledizione dei quarti e quella del
22 giugno. «Tutte cose che fanno colore – dice Xabi Alonso –
ma che non vanno in campo. Quello che conta è la forza, lo
spirito e un po’ di fortuna». «Non abbiamo paura della
tradizione negativa – dice il difensore del Barcellona, Puyol –
ma piuttosto rispetto dell’Italia. Sono i campioni del mondo,
hanno tecnica, forza e strategia. Il contropiede è micidiale ma
per fortuna manca Pirlo. Quanto al mio avversario diretto
Toni, penso che dovrò stare attento».
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DOM ENICA 22 GIUGNO
Sbaglia Totò
Arriva Lippi
Era accaduto solo ottantotto anni prima, poi nelle
sfide che contano gli spagnoli avevano sempre perso.
Stavolta no – in questo 22 giugno storico per i colori
spagnoli – stavolta sono loro a gioire dopo una sfida
infinita, chiusa sullo 0-0 e con i rigori che segnano il
confine fra gioia e dolore. Come tante altre volte nella
nostra storia calcistica, dal dischetto finiamo col farci
del male. De Rossi e Di Natale sbagliano quelli che
bilanciano con gli interessi l’errore iniziale spagnolo
e per le furie rosse si apre un’autostrada infinita.
Dopo questa vittoria voleranno fino in finale e
daranno vita a una serie immensa di successi: due
titoli Europei consecutivi (vinceranno anche nel 2012,
proprio contro gli azzurri) con nel mezzo un titolo
mondiale. In casa azzurra si consuma un dramma
annunciato: quello del licenziamento del ct azzurro
Roberto Donadoni, nonostante un contratto (finto)
firmato di fresco. Il presidente federale Giancarlo
Abete aveva già un accordo per il ritorno in panchina
di Marcello Lippi, cercava solo il momento e il
pretesto giusto. L’assist glielo ha fornito
inconsapevolmente Totò Di Natale sbagliando il
rigore che ha aperto la strada del successo agli
spagnoli.
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L’ERRORE DAL DISCHETTO DI TOTÒ DI NATALE
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
La Spagna stavolta
ci manda a casa
L’Italia barcolla ma regge fino ai rigori:
sbagliano De Rossi e Di Natale
di Alessandro Bernini (inviato a Vienna)
Dopo il Pil, anche il Gol. Ci hanno sorpassato in tutto gli
spagnoli. M a che beffa, perché questi fenomeni di Aragones
alla fine si sono rivelati sul nostro livello. Usciamo per colpa
dei rigori, da delizia a croce della nostra storia recente, e forse
perché abbiamo tentato di vincerla un po’ troppo tardi. Fatale
gli errori dal dischetto di De Rossi e Di Natale.
Quanto Valium. Donadoni ha scelto di giocarsela gettando
Valium sul campo. Aveva un timore: che pressare gli spagnoli
si trasformasse in un massacro, anche perché quelli sono
capaci di tenere il pallone anche due minuti ad azione e farlo
sparire. Così ha piazzato De Rossi davanti alla difesa più
Ambrosini e Aquilani ad aspettare Xavi Hernandez ma anche
Iniesta e Silva che spesso si accentravano. Senza mai pressare
alto. Addirittura Cassano è rimasto a lungo larghissimo a
sinistra, per costringere Sergio Ramos a non salire. Risultato:
non ha giocato nessuno, né l'Italia né la Spagna. Un po’ come
quando i bambini si contendono il pallone: non gioco io, ma
non giochi neanche te.
Accelerazioni. La Spagna però aveva più accelerazione di
noi. Perché ogni tanto alternava il tic-tac al lancio lungo o al
tiro da fuori. E così qualcosa abbiamo rischiato, già nel primo
tempo. Con Ambrosini che al 16’ ha sfiorato il rigore
toccando Villa in area (l’arbitro ci ha graziati), e con un missile
di sinistro di Silva al 38' uscito di centimetri alla destra di
palo.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Noi? Un cross di Cassano al 36’, con scatto di testa di Toni e
M archena che di collo ha fortunosamente ammortizzato il
pallone. Poco, anche perché Aquilani non aveva il coraggio di
tentare niente se non il passaggio più semplice, mentre Toni là
davanti finiva sempre nella morsa Puyol-M archena.
Due lampi. I cambi del secondo tempo hanno dato un
pizzico di brio in più. Soprattutto Camoranesi al posto di
Perrotta, tant’è che lo juventino al 15’ ha avuto una palla
d’oro ma il suo tiro a botta sicura è stato respinto di piede da
Casillas.
Fatto sta che, visto Camoranesi, ecco che Aragones ha
risposto subito con Fabregas al posto di Xavi, confermando
che più che una partita di calcio stava andando in scena una
sfida a scacchi. M a la Spagna è rimasta comunque involuta,
trovando solo un palo quasi casuale al 34’ quando Buffon non
ha trattenuto un tiro di Senna con pallone lento a morire sul
legno basso per poi tornare nelle braccia di Gigi. È entrato
anche Di Natale per Cassano ma questi sono rimati i due
lampi che nel grigiore ci hanno accompagnato ai
supplementari.
Tridente. Donadoni ha tentato il tutto per tutto nel secondo
supplementare, inserendo Del Piero al posto di Aquilani. Così
siamo passati al tridente, con Toni davanti e due larghi, più
Camoranesi a centrocampo. Spregiudicati, ma l’incantesimo
dello 0-0 non si è rotto.
Urlo strozzato. E allora via ai rigori. Dove il nostro urlo di
Berlino è rimasto strozzato in gola. Colpa dell’errore Di De
Rossi ma soprattutto di quello di Di Natale, perché intanto
Buffon aveva parato il tiro di Guiza. Serie maledetta, stavolta.
E così andiamo a casa nel modo più atroce, noi che sognavamo
l’1-0.
E Donadoni? Resta ora da capire cosa sarà di Donadoni.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Perché il presidente Figc Abete aveva già pronto l’annuncio
del ritorno di M arcello Lippi dopo il tonfo con l’Olanda,
salvo poi congelare tutto. Usciamo non a testa bassa ma siamo
pur sempre fuori ai quarti di finale, lontani dal tetto d’Europa.
Chissà se Donadoni salverà la panchina, ma sembra dura. Pure
lui non poteva immaginare un finale così beffardo, con la
panchina che rischia di sfuggire per un maledetto rigore.
S pagna-Italia 4-2 (dopo i calci di rigore, al 90’ 0-0)
S pagna (4-4-2): Casillas 7; Sergio Ramos 6,5, M archena 6,
Puyol 6, Capdevila 6; Iniesta 6,5 (15’ st Cazorla 5,5), Senna
6, Xavi Hernandez 5,5 (15’ st Fabregas 6,5), Silva 7; Villa 5,5,
Torres 6 (40’ st Guiza 6).
A disposizione: 13 Palop (P), 23 Reina (P), 2 Albiol, 3
Navarro, 18 Arbeloa, 20 Juanito, 14 Alonso, 22 De la Red, 16
Garcia.
Allenatore: Aragones.
Italia (4-3-1-2): Buffon 6,5; Zambrotta 6, Panucci 5,5,
Chiellini 7,5, Grosso 6; Aquilani 5 (3’ sts Del Piero sv), De
Rossi 6,5, Ambrosini 6,5; Perrotta 5,5 (13’ st 16 Camoranesi
6,5); Cassano 6 (29’ st 11 Di Natale 6), Toni 6.
A disposizione: 14 Amelia (P), 17 De Sanctis (P), 5
Gamberini, 23 M aterazzi, 12 Borriello, 15 Quagliarella.
Indisponibile 6 Barzagli. Squalificati: 8 Gattuso, 21 Pirlo.
Allenatore: Donadoni.
Arbitro: Herbert Fandel (Germania) 5,5
Rigori: Villa (gol), Grosso (gol), Cazorla (gol), De Rossi
(parato), Senna (gol), Camoranesi (gol), Guiza (parato), Di
Natale (parato), Fabregas (gol).
Ammoniti: Iniesta (11’ pt), Ambrosini (31’ pt), Villa (26’
st), Cazorla (8’ sts).
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Ammettiamolo
loro più bravi
di Stefano Tamburini
Sembrava che il destino fosse indirizzato nella giusta
direzione. Il pomeriggio aveva lanciato infatti due segnali
incoraggianti. Il primo sul traguardo del Gp di Francia di
Formula 1: due Ferrari davanti e terzo l’italianissimo Jarno
Trulli, eroico pilota di un’auto più lenta di un ferro da
stiro. M entre suonava l’inno di M ameli e lo champagne
scorreva a fiumi, in Inghilterra partiva la sfida delle
M otoGp con un duello fra una moto italiana (la Ducati di
Stoner) e Valentino Rossi. Ed ecco il secondo segnale:
prima la moto made in Borgo Panigale, secondo il pilota
tricolore e solo terzo l’idolo spagnolo Daniel Pedrosa.
Tutto perfetto. Fino a che sulla scena non ha fatto
irruzione il calcio. In Spagna solo qualche centenario con la
memoria buona poteva ricordarsi di quella volta che, 88
anni fa, Felix Seseumaga segnò due gol e regalò al suo
paese la prima e ora penultima vittoria ufficiale contro
l’Italia.
Adesso possono mandare definitivamente in pensione
quelle reliquie e issare sull’altare delle celebrazioni questa
vittoria ai rigori contro gli azzurri. Gli spagnoli, bisogna
ammetterlo, hanno meritato più di noi questa
qualificazione. M a il calcio è questo: alla fine uno sorride
e l’altro piange. Non c’è da farne un dramma anche se
adesso c’è da prendere atto che è finito un ciclo che ci ha
regalato tante soddisfazioni: un Europeo dove di più era
difficile fare e, soprattutto, un titolo mondiale, il quarto in
assoluto, il secondo dell’era moderna. Adesso, mentre il ct
Donadoni appare sempre più solo e spaesato, il suo
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
presidente Giancarlo Abete sta per comporre il prefisso
0584 e dire «Caro M arcello, tocca a te...» Finale previsto
e prevedibile e forse già scritto anche se stasera fosse
andata diversamente. Purtroppo non avremo mai la
controprova.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
«Mi aspetto
la conferma»
Donadoni: sarebbe una cosa logica.
La risposta di Abete: «Valuteremo»
di Antonio Ledà (inviato a Vienna)
Il ct azzurro Roberto Donadoni ha assistito impassibile in
piedi al rigore sbagliato da Antonio Di Natale. Ha capito che
era la fine dell’Europeo e ha aspettato i suoi ragazzi per
accompagnarli negli spogliatoi. Poi si è consegnato al rito delle
interviste. Anzi, per uno come lui, al calvario della sala
stampa.
Quanto fa male perdere così?
«Perdere ai calci di rigore non fa piacere. M i dispiace per i
ragazzi perché hanno speso tutto quello che avevano. Credo
anche tutti abbiamo dato il massimo».
Che cosa ha detto ai giocatori?
«Ho detto di tornare a casa a testa alta. Di essere orgogliosi di
quello che hanno fatto e di ripartire da qui. Anche questa
serata può aiutare i ragazzi a crescere».
Quattro partite e nessun gol dagli attaccanti.
«Non credo che sia il caso di fare un processo agli attaccanti.
Anche loro hanno sempre fatto il loro dovere e il fatto che non
sia arrivato il gol non vuol dire nulla. Può succedere. Per le
analisi più profonde ci sarà tempo».
L’Italia non ha giocato alla morte.
«Se vi riferite alle dichiarazioni di Aragones dico che ognuno
usa il linguaggio che vuole. A me non piacciono le immagini di
questo impatto. Dico semplicemente che si deve sempre dare
il massimo e credo che gli azzurri lo abbiano fatto».
Che cosa le dispiace di più?
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
«M i dispiace per i ragazzi. Soprattutto per quelli che non
hanno giocato. M a da domani si ricomincia».
Non siamo stati troppo prudenti?
«Io dico che la squadra ha dato tutto quello che aveva. Sono
orgoglioso di quello che hanno fatto i ragazzi. Alla fine della
partita non avevano una briciola in più di energia. Hanno
speso tutto sia i ragazzi che sono scesi in campo sia quelli
rimasti in panchina. Questa è la conferma che siamo un grande
gruppo».
I rigori non le portano fortuna.
«L’avevo detto ai ragazzi. La mia storia è stata segnata dai
rigori».
Che cosa si aspetta ora?
«Non mi aspetto niente. O almeno niente di particolare. Sono
consapevole che ogni partita fa storia a se e questa è andata
così».
È pentito di non aver osato un tantino di più?
«Abbiamo giocato anche con tre attaccanti e non ho fatto
entrare prima Del Piero perché De Rossi aveva un problema a
una gamba e non ero sicuro che finisse la gara».
È un successo o un fallimento uscire ai quarti di finale?
«È una cosa che non mi interessa. Preferisco guardare a quello
che hanno fatto i ragazzi. E sono soddisfatto».
Quanto hanno pesato le assenze di Gattuso e Pirlo?
«Avevo fuori due giocatori importanti ma Ambrosini e
Aquilani non hanno demeritato. Alberto in particolare è
giovane, ha grandi prospettive e il fatto che si sia comportato
così mi rende sereno. Poi so bene quanto valgono Pirlo e
Gattuso».
La S pagna fa festa dopo 88 anni.
«Non ho mai guardato le statistiche e non credo alla storia.
Sapevo che la Spagna è una squadra forte che ha giocato come
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
ci aspettavamo. Noi abbiamo provato a controbattere ogni
volta che ne abbiamo avuto la possibilità e abbiamo creato
diverse occasioni. Alla fine non avevamo più energie e non
potevo pretendere di più».
La S pagna può vincere il titolo? Magari è una
consolazione.
«La Spagna è in grado di arrivare fino in fondo. Però avete
visto anche voi come sono andate le ultime gare. Dipendono
molto da un episodio e dalla casualità».
Perché se De Rossi non stava bene ha tirato il rigore?
«Perché i rigori bisogna sentirseli. E nessuno si è tirato
indietro».
S i aspetta la conferma?
«Non credo che possa essere diversamente. Per me dovrebbe
essere una cosa logica. Poi vedremo cosa deciderà la
Federazione».
E la Federazione, per bocca di Giancarlo Abete, ha già dato
una prima risposta. Ambigua ma per niente rassicurante per il
ct: «Valuteremo nei prossimi giorni. Ora a caldo voglio solo
ringraziare i ragazzi». L’ombra di Lippi incombe.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
A Cassano
non tremano
le gambe
Chiellini mette all'angolo “El Nino”
e ci porta ai calci di rigore
di Valentino Beccari (inviato a Vienna)
Zapatero? Un cartone animato. Il Pil? La targa di Palermo. Il
sorpasso? Tutti i giorni a bordo della Ferrari sul raccordo di
Genova. M a anche un film in bianco e nero che danno su
Rete4. Le buone letture non sono il pezzo forte di Antonio
Cassano che ignora tutti gli ingredienti che condiscono la
rivalità tra Spagna e Italia. Il “sorpasso”, quello vero,
purtroppo è avvenuto e tale Sasumaga non è più l’ultimo
spagnolo capace di firmare un successo iberico in una partita
ufficiale. Era il 1920, Olimpiadi di Anversa. M aledetti rigori.
Cassano. Donadoni investe su Cassano. Affida a lui le chiavi
del gioco. È marcato da Sergi Ramos, il cattivo ragazzo della
Spagna. È un confronto tra ribelli. Quando entrambi
indossavano la camiseta blanca frequentavano lo stesso privè.
Ramos è andato in discoteca anche a Neustift mentre il barese,
nel ritiro di Baden, si è limitato a una serata al Biergarten.
Nessuna concessione ai cultori delle cassanate. Si limita a
lanciare qualche epiteto in andaluso alla panchina spagnola. E
senza coprirsi il labiale. M amma Giovanna si è raccomandata
con San Nicola, protettore di Bari, per evitare una umiliazione
in Eurovisione. È in forma Antonio. Salta l’uomo come se
fosse a “M arassi”, lascia sul posto Senna, offre anche un paio
di numeri estratti dal suo personalissimo repertorio. Persino
re Juan Carlos seduto in tribuna si chiede se è lo stesso di
M adrid. Già, perché in Spagna se lo ricordano grassoccio e
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
con la passione per le merendine.
Non è più El Gordito. M a El Gordito ha una nuova linea: di
stile di vita e di girovita. È l’unico a cui non tremano le gambe:
in fondo è solo una partita di calcio. La solita confidenza con
il pallone, qualche giocata di “estrema sinistra”, ma anche
diligenza tattica. Del resto un po’ di anarchia è necessaria con
tre mediani come De Rossi, Aquilani e Ambrosini che
presidiano il centrocampo come le guardie inglesi. Il dialogo
con Toni non è perfetto. Il centravanti, da quando gioca in
Germania, capisce solo il tedesco. Antonio ci prova in
italiano, spagnolo e persino in barese. M a niente, l’ariete del
Bayern proprio non recepisce. Si sente l’assenza di Pirlo.
M anca l’architetto del gioco, il libero pensatore, il distributore
automatico di palloni. Aquilani paga l’emozione e sembra un
turista finito per sbaglio allo stadio Prater mentre cercava
l’altro Prater, la ruota di Vienna. E allora è Cassano che deve
creare, inventare, rompere gli schemi. E ci prova Antonio
anche se l’atteggiamento tattico della squadra lo costringe a
frequentare zone troppo distanti dalla porta. Le cose
migliorano con l’ingresso in campo di Camoranesi: l’oriundo
argentino arriva da Tandil, che assomiglia tanto a un sobborgo
di Bari. Il dialogo allora si fa più fitto. E non è un caso se è
proprio sul piede dello juventino che capita l’occasione più
ghiotta della partita. Poi a un quarto d'ora dal novantesimo il
cambio con Di Natale. In altri tempi Cassano avrebbe
mandato a quel paese l’allenatore, pronunciato frasi irripetibili
e preso a calci la borraccia. Ora invece dice «obbedisco».
Chiellini. E qui inizia un’altra partita, quella dei
supplementari, sdraiati direttamente sul lettino, perché le
energie latitano e perché ci vorrebbe lo psicanalista per
affrontare certe situazioni. Non a caso l’abitazione di Sigmund
Freud è a pochi isolati. L’Italia operaia si regge su Chiellini: a
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
settembre era riserva nella Juve e ora è il novello Cannavaro in
Nazionale. È lui che mette El Niño Torres in castigo e
garantisce il fuoco di copertura quando Panucci esce
avventurosamente dalla trincea. È lui che ci porta ai rigori, il
massimo che potevamo ottenere. Poi è andata male. E così
purtroppo la Spagna ha messo la freccia.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
De Rossi: mi scuso
per il rigore
Chiellini: «Non doveva finire così»
Toni: il ciclo non è chiuso
di Valentino Beccari (inviato a Vienna)
Daniele De Rossi è il ritratto della delusione. Ha sbagliato un
rigore. Il rigore. Come a M anchester in Champions League con
la maglia della Roma. L’amarezza è stampata sul suo volto.
«Sono tra i rigoristi e mi sono assunto la responsabilità. Non
mi andava di tirarmi indietro, non fa parte del mio modo di
essere, anche se obiettivamente ero molto stanco».
Il primo pensiero di De Rossi è per il ct. «Donadoni ha usato
parole importanti – dice il romanista – ci ha rincuorato e
personalmente mi ha ricordato che anche lui da calciatore ha
sbagliato dei rigori importantissimi, anche ai M ondiali». De
Rossi difensore d'ufficio del ct che già a fine partita molti
danno in odore di licenziamento. «Sarei contento che
rimanesse – continua – anche se molto dipenderà dalla
pressione dei media. M i sono sempre trovato bene con
Donadoni come del resto anche con Lippi. Si tratta di persone
serie e corrette. Comunque non parlate di ciclo finito: questa
squadra è viva, non è giunta al capolinea e nel suo ambito ci
sono giovani interessanti. Un ciclo non può finire per una
partita persa ai calci di rigore. Non dimenticate che solo
quattro anni fa abbiamo battuto alla grande la Francia che non
è l’ultima arrivata».
Chiellini. È stato il migliore in campo. M a l’attestato di
stima non basta a consolarlo. Brucia di rabbia. «Non doveva
finire così – dichiara lo juventino – abbiamo lottato per 120
minuti e alla fine anche se la Spagna ha fatto più gioco,
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
l’occasione più clamorosa l’abbiamo avuta noi». Deciso,
fresco, in condizione, ma non presente nella lista dei rigoristi.
«I rigoristi erano quelli – precisa il livornese – e giustamente si
sono assunti le loro responsabilità. Vanno ammirati per
questo».
Luca Toni dovrà tagliarsi i baffi. Chiude l’Europeo a quota
zero nella casella dei marcatori. Non è da lui. «Lo so e mi
dispiace – dice lìattaccante del Bayern – anche se credo che
contro la Spagna ho fatto salire la squadra e ho lottato su tutti
i palloni. M i rendo conto però che a un attaccante si chiedono
i gol». Anche Toni non vuole sentire parlare di ciclo finito:
«M a perché? Abbiamo perso ai rigori contro una grandissima
squadra che a mio avviso vincerà l’Europeo. Certo, adesso
siamo delusi, amareggiati ma c'è molto di buono in questa
formazione che è soprattutto un grande gruppo».
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Vienna,
invasione pacifica
Italiani e spagnoli fraternizzano
di Antonio Ledà (inviato a Vienna)
Sulle tribune dell’Ernst Happel Stadion hanno vinto loro, i
trentamila tifosi azzurri arrivati in Austria per vivere in
diretta, con Donadoni e i suoi ragazzi, le fasi finali
dell’Europeo. Hanno vinto per il calore con il quale hanno
sostenuto la squadra, per la fantasia e, una volta tanto, per la
correttezza. Chapeau ai tifosi azzurri ma anche agli spagnoli,
un po’ meno numerosi, ma molto simili nella voglia di
festeggiare. Peccato solo per i fischi che per un attimo hanno
accompagnato l’esecuzione dell'inno di M ameli.
Vienna ha vissuto una giornata decisamente più serena di
quella di ieri quando i tifosi russi avevano trasformato il
salotto della città in un immondezzaio di vetri e lattine. Le
maglie azzurre degli italiani hanno invaso il centro, ma senza
creare problemi alle forze dell’ordine (2.500 poliziotti
piazzati nei punti strategici) e senza il minimo attrito con i
supporter avversari. Gli spagnoli hanno fatto un po’ più di
rumore impossessandosi di Stephansplatz, il cuore della
capitale austriaca, e di qualche via limitrofa. M usiche e
costumi non hanno riservato sorprese.
Da un lato si è rivista la grande coppa del mondo in
cartongesso che era già comparsa nelle trasferte di Zurigo e
Berna.
Dall’altro non è mancato il classico torero pronto a matare un
vitellone più viola che azzurro. Da parte italiana si è intonato
il “po po po popòpo” che è stato il leit motiv delle notti
mondiali, gli spagnoli hanno risposto con un «Arrivederci
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Roma» trasformato in «Arrivederci a casa». Un azzardo a
poche ore dal match, ma tant'è.
Gli austriaci, quelli abituati a santificare la domenica nei caffè
belle epoque con i valzer di M ozart come colonna sonora,
hanno abbozzato. In fondo meglio una finta corrida che la
mattanza fra turchi e croati. M eglio un po’ di caciara, allegra e
coloratissima, che i visi seri e rabbiosi degli olandesi. A dare
una mano ai residenti ha poi pensato il caldo (34 gradi
all’ombra, manco in Sardegna!) che ha suggerito a tutti di
ripiegare le bandiere per rifugiarsi nei bar, negli alberghi o nei
ristoranti. La battaglia è ripresa nel pomeriggio nelle stazioni
della metropolitana, nelle Fan zone allestite in diversi punti
della città e, naturalmente allo stadio. Anche qui polizia in
tenuta antisommossa, ma nessun incidente. Anzi.
I tifosi hanno scoperto che può essere più divertente far festa
assieme ed è cominciato un fitto scambio di magliette, di
numeri di telefono, di foto di gruppo e strette di mano. In
fondo non abbiamo sempre detto di essere due popoli troppo
uguali?
E come si fa a non simpatizzare per un Paese che ha un re
nato a Roma (oggi in tribuna insieme con il presidente
austriaco Heinz Fischer) e che condivide con noi, oltre alla
passione per il pallone, quella per le moto, per le Ferrari e la
dolce vita? Impossibile. Così, almeno allo stadio, è stata festa
per tutti.
Con gli italiani ancora una volta irraggiungibili per l’ironia.
Qualche striscione? «Noi abbiamo Grosso voi Niño», «Dopo i
galletti il pan di Spagna» e, tanto per mettere le cose in chiaro:
«M amma stasera non torno».
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Casa Azzurri
è Galeazzi-show
Il giornalista Rai diviso
tra tavola e poltrona in prima fila
di Alessandro Bernini (inviato a Baden)
Nell’ex fabbrica di Oberwaltersdorf, messa a nuovo nelle ali
principali e diventata Casa Azzurri, gli eventi principali della
giornata sono tre: mangiare, giocare a calciobalilla e guardare
Giampiero Galeazzi. Solo due di questi, però, si possono
sovrapporre, arrivando fino a interagire e diventare tutt’uno:
Galeazzi e mangiare. Il giornalista Rai arriva di solito in tarda
(facciamo tardissima) mattinata, causa le scorie della notte
dopo la diretta tv. Nessuno osa sistemarsi sulla sua prediletta
poltrona, proprio davanti alla tv.
Un paio di volte è capitato di vederlo anche al campo di M aria
Enzersdorf, dove l’Italia si allena: ma siccome neanche per lui
ci sono sconti (dopo 15’ arriva l'addetto alle relazioni esterne
della Federcalcio, Antonello Valentini con la frase per tutti
«Grazieeeee, so che adesso avete un impegno...»), ecco che il
buon Galeazzi deve aver maturato la convinzione che il
rapporto
chilometri-fatica-visione
è
troppo
sconveniente. Nessun problema, comunque. Gli inviati della
Rai restano un plotone inesauribile, altro che i 23 convocati di
Roberto Donadoni.
Tornando a Casa Azzurri, è divertente vedere negli ospiti la
“caccia al gadget”. Secondo la teoria che gratis si può
prendere anche l'influenza, ecco che di buona mattina iniziano
gli appostamenti. In un batter d'occhio sparisce tutto, dai mini
barattolini di Nutella e cracker (ma le scorte sembrano
notevoli) al gioco da tavolo della Fiat con Buffon sulla scatola,
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
sino ai libri che sponsorizzano le bellezze dell’Austria.
Ogni tanto qualcuno ci prova anche con le maglie del negozio
Puma («Sono gratis?»), salvo poi girare i tacchi quando il
commesso indica il cartellino con il prezzo sopra. Spettacolari
i cinesi e i giapponesi. Arrivano, sorridono e fotografano di
tutto: hostess, vetrine con le maglie storiche, cartelloni
pubblicitari, torte della nonna. Però sono dei signori, gli unici
che escono senza arraffare neanche una scatolina di tic-tac.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
LUNEDÌ 23 GIUGNO
La farsa di Abete
La farsa va avanti. Il presidente della Federcalcio
Giancarlo Abete ha già scelto da tempo di richiamare
Marcello Lippi sulla panchina azzurra ma non ha
avuto ancora il coraggio di dirlo a chi attualmente
quella panchina la occupa, Roberto Donadoni. Una
brutta situazione.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
ABETE E DONADONI IL GIORNO DELLA FIRMA DEL (FINTO)
CONTRATTO
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
L’Italia
verso il Lippi-bis
Donadoni non lascia
ma Abete ha già deciso
di Antonio Ledà (inviato a Vienna)
Tradito a undici metri dal traguardo. Roberto Donadoni
sapeva che la sua permanenza sulla panchina azzurra quasi
certamente era legata al raggiungimento della semifinale e forse
non sarebbe bastato comunque. Gli errori dal dischetto di De
Rossi e Di Natale hanno sbarrato le porte agli azzurri
mettendo fine all'avventura del ct. La Nazionale ripartirà da un
altro rigore, quello realizzato da Grosso a Berlino, e dal
protagonista numero uno di quella splendida serata: M arcello
Lippi. La decisione verrà ufficializzata solo nei prossimi
giorni (probabilmente dopo la finale di domenica) ma ormai è
data per scontata.
Faccia a faccia. Lo stesso Donadoni, pur negando di aver mai
pensato alle dimissioni, ha parlato al passato della sua
esperienza sulla panchina azzurra, confessando di esserne
uscito arricchito e appagato. Il mister oggi si è alzato presto e
ha fatto colazione seduto allo stesso tavolo del presidente
federale Giancarlo Abete. Dopo il caffè si sono allontanati per
una passeggiata in giardino, lontano da occhi indiscreti, e sono
ricomparsi dopo una mezz'ora abbondante.
Il rapporto con Abete. Che cosa si sono detti? Donadoni si è
limitato a confermare l’incontro, senza fornire particolari.
«Con il presidente c’è un buon rapporto – ha spiegato – In
questi venti giorni ho imparato ad apprezzarlo come uomo e
dirigente e devo dire che per certi versi ci assomigliamo». Un
modo diplomatico per dire che i silenzi ufficiali della
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Federcalcio – ieri addirittura imbarazzanti – non vanno
interpretati come un segnale di sfiducia nei suoi confronti ma,
semmai, come un gesto di prudenza o di rispetto per i ruoli.
Nessun giudizio a caldo. Sarà, ma dopo lo smacco dei rigori
Abete era stato fin troppo chiaro. Alla domanda sul futuro del
ct si era ben guardato dall'utilizzare il termine “conferma”. «Ci
prenderemo qualche giorno per riflettere – ha detto – poi
valuteremo con calma l’andamento di questi Europei. A caldo
è difficile dare giudizi perché ora prevale l'amarezza.
Ragioneremo con attenzione, fermo restando il forte
ringraziamento alla squadra e all’allenatore. Ora non è il
momento di parlare di contratti».
Un uomo solo. Parole che hanno gelato il mister quasi quanto
l’assenza delle massime cariche federali all’ultima conferenza
stampa prima del ritorno a casa. Una presa di distanza, anche
fisica, che preannuncia quello che già tutti sapevano. Dal
primo luglio (salvo tsunami dell’ultima ora) M arcello Lippi
tornerà alla guida della Nazionale che aveva lasciato, nel luglio
di due anni fa, con il titolo di campione del mondo. Con il
tecnico di Viareggio torneranno a vestire la maglia azzurra il
suo vice Narciso Pezzotti, il fedelissimo Ciro Ferrara e il
medico Enrico Castellacci. Rimarrà al suo posto solo il
preparatore dei portieri, Ivano Bordon, mentre potrebbe
entrare nello staff Angelo Peruzzi con un ruolo ancora da
definire.
Difese d’ufficio. La scelta dovrà essere ufficializzata con un
voto del consiglio federale (convocato a metà luglio) ma Abete
ha ormai chiuso il cerchio. Le pratiche di licenziamento sono
avviate e a Donadoni non resta che consolarsi con il mezzo
milione previsto come buon’uscita in caso di cacciata e con i
complimenti di Petrucci e M atarrese. Il presidente del Coni e
quello della Lega hanno provato a difendere il ct («Non si può
322
R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
accusare un allenatore se la squadra perde ai rigori» ha detto
Petrucci) salvo battere in ritirata di fronte all’ostinazione dei
vertici della Figc.
Destino segnato. Del resto anche i precedenti sembrano dare
ragione ad Abete. Nei mondiali di Francia Cesare M aldini fu
esonerato dopo avere perso ai rigori, ai quarti contro la
Francia, poi campione del mondo. Solo al Trap, eliminato al
primo turno di un altro mondiale, fu concessa una seconda
possibilità grazie all’alibi dell'arbitraggio di M oreno e alla
mancanza di alternative. Donadoni non ha di queste attenuanti
e non ha nemmeno santi in Paradiso («Non li ho mai cercati»
ha confessato prima di salire sull’aereo). A bordo posti
lontani e un’altra frase rubata quando l'aereo già rullava sulla
pista. «Il risultato è al di sotto della nostra forza d’urto» si è
lasciato scappare Abete. Per ripartire ci vuole un vincente e il
Vincente per antonomasia in Italia ha un solo nome: M arcello
Lippi.
323
R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Quando paga
l’uomo sbagliato
di Stefano Tamburini
Hanno viaggiato per l’ultima volta insieme, stasera, da Vienna
a M ilano sull’aereo con i resti dell’Armata azzurra sconfitta
dalla Spagna. Una gelida stretta di mano, un sorriso a mezza
bocca e la consapevolezza che la convivenza forzata si è
conclusa. Non dovranno più sopportarsi, il ct Roberto
Donadoni, uno fra gli ultimi hombre vertical del nostro calcio
e il presidente federale Giancarlo Abete, l’uomo che ha
inventato il trapianto di poltrona: così non resta mai senza.
Uno dei due andrà a casa, l’altro purtroppo no. Ed è
profondamente ingiusto, non tanto perché non si possa
scegliere di cambiare allenatore dopo una spedizione finita in
anticipo. Lo scandalo è che resti al suo posto un presidente
che non ne ha indovinata mezza. Giancarlo Abete è stato
deputato per la Dc per 13 anni, dal 1979 al 1992, giusto in
tempo per assisterne al tramonto. Poi ha trovato un’altra
poltrona alla presidenza dell’Associazione industriali di Roma
e del Lazio (dal 1994 al 2000) e un’altra ancora a
Federturismo dal 1999 al 2003. Per un po’ ha occupato due
cariche che poi sono diventate tre, quando si sono intrecciate
con quelle calcistiche: dal 1989 al 1990 capo del settore
tecnico e subito dopo, fino al 1997, della Lega di serie C. Più
volte vicepresidente Federcalcio, era il numero due di Franco
Carraro, l’uomo di M oggiopoli, quando gli arbitri che non
rispondevano agli ordini della cupola venivano rinchiusi negli
spogliatoi e quelli fedeli al regime manovrati con telefonini
criptati. Delle due l’una: o Abete non si è accorto di niente
oppure è stato zitto. Non si sa quale sia l’ipotesi peggiore.
E per premio, dopo il doppio commissariamento (Guido
324
R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Rossi, Luca Pancalli), Abete è tornato a galla apparentemente
più forte di prima: ecco pronta la poltrona di numero uno.
Quando è arrivato, ha trovato come ct Roberto Donadoni,
scelto dai commissari dopo la rinuncia di M arcello Lippi,
fresco campione del mondo. Una faccia pulita, un chiaro
segnale di discontinuità con le zozzerie del passato. Dal suo
punto di vista, uno al massimo da sopportare, magari da
cacciare in anticipo. Solo che il buon Donadoni ha vinto il
girone di qualificazione ma è andato all’Europeo con la quasi
certezza del ritorno di M arcello Lippi. Anche qui, in teoria,
non ci sarebbe alcun problema: Lippi è il ct campione del
mondo, riprenderlo non è certo un’eresia. Il problema è aver
alimentato l’equivoco fino alla farsa del finto contratto firmato
alla vigilia dell’Europeo ben sapendo che difficilmente sarebbe
stato onorato. A Donadoni, alla fine, daranno una lauta mancia
e un metaforico calcio nel sedere. Non sapremo mai se
vincendo contro la Spagna avrebbe potuto salvarsi. Nessuno,
né Abete né i suoi amici e gli amici degli amici, lo
ammetteranno mai. Però l'epilogo era già scritto. Poco conta
ricordare che l’Italia (dopo il ping pong di sei viaggi aerei in
nove giorni, dobbiamo parlarne?) è uscita per un rigore
sbagliato e due anni fa con un rigore segnato ha vinto il
mondiale. Poco conta, a questo punto, ricordare le frasi di
Ringhio Gattuso alla vigilia degli Europei: «Ho rivisto in tv
pochi giorni fa le partite dei M ondiali di Germania. Le
abbiamo vinte ma abbiamo rischiato di perderle tutte.
All’Europeo per ripeterci dovremo sudare».
In un Paese normale ad andare a casa sarebbe stato il
presidente federale, mica il ct. In un Paese normale, appunto.
325
R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
«Dimissioni?
Non ci penso nemmeno»
Donadoni: non ho nulla di cui pentirmi,
perché dovrei andarmene?
di Antonio Ledà (inviato a Baden)
«Dimettermi? Non ci penso nemmeno. Perché dovrei?».
All’indomani dall'uscita di scena della sua Italia ai campionati
europei, Roberto Donadoni affronta quella che quasi
certamente sarà l’ultima conferenza stampa da ct. La sentenza
sulla panchina azzurra è già emessa ma il mister non si
arrende. «Non ho le vostre certezze e, soprattutto, non ho
nulla di cui pentirmi».
Che cosa prova il giorno dopo una sconfitta ai rigori
come quella di domenica sera contro la S pagna?
«Provo una grande amarezza. Non per me, ma per i ragazzi
che sono stati capaci di regalarmi momenti di straordinaria
intensità. Sono sensazioni che non dimenticherò mai».
Un giudizio sull’Europeo degli azzurri.
«Sono sereno, perché sono convinto che la squadra ha dato
tutto quello che poteva. Non so che cosa accadrà nei prossimi
giorni o nelle prossime settimane ma non mi preoccupo. Non
ho rimorsi, nemmeno per la partita di domenica. In fondo
abbiamo perso ai rigori. Se fosse andata diversamente, oggi
saremmo qui a parlare di impresa e a fare festa. Io non giudico
le prestazioni della mia squadra da un calcio di rigore buttato
dentro o sbagliato».
Aveva detto che alla fine degli Europei sarebbe stato il
primo a farsi da parte in caso di insuccesso. La pensa
ancora così?
«Bisogna intendersi sul termine insuccesso. Io non ho mai
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
preso in considerazione l’ipotesi delle dimissioni. Non mi è
nemmeno passata nell’anticamera del cervello. Perché dovrei
darle?»
S iamo i campioni del mondo e siamo fuori ai quarti di
un Europeo...
«Cominciamo col dire che questi campionati sono
estremamente equilibrati e che molte partite sono state decise
dai calci di rigore o da un episodio. Noi abbiamo fatto la
nostra parte, con qualche incidente di percorso ma con una
forza di volontà che non è mai venuta meno. Nemmeno nella
gara con l’Olanda. Quando ho detto che al termine degli
Europei avrei tirato le mie conclusioni non ho mai pensato a
dove sarebbe arrivata la squadra ma a come ci sarebbe arrivata.
E oggi posso dire di aver guidato un gruppo di ragazzi
straordinari. Sono i rapporti interni, quelli con i tifosi e con lo
staff che mi convincono di aver lavorato bene».
Non si sente lasciato solo dai vertici federali?
«Con Abete ci siamo sentiti anche questa mattina. Qui in
Austria ho imparato a conoscerlo e ad apprezzarlo come
uomo e come dirigente. Per certi versi ci assomigliamo:
rispetto il suo silenzio e lo interpreto come un segno di
riservatezza. Comunque avevamo preso l’impegno di
discutere del futuro della Nazionale dieci giorni dopo la
conclusione degli Europei. Vedremo che cosa accadrà».
Torniamo alla partita con la S pagna. Non le sembra di
aver mandato in campo una squadra troppo
rinunciataria?
«Penso di no. Uno non va in campo pensando solo a
difendersi e non mi sembra che l’Italia abbia fatto questo. In
fondo abbiamo avuto diverse occasioni importanti e ci siamo
arresi solo ai rigori».
Come giudica la prova di Cassano e perché ha tardato
327
R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
tanto a far entrare Camoranesi?
«Continuo a sentire parlare di Cassano come di una
scommessa. Non è così. Cassano è un giocatore di grande
talento che ha fatto il suo dovere come gli altri 22 convocati.
Vederli con le lacrime agli occhi dopo l’errore di Di Natale è
stata la conferma che le scelte erano giuste. Quanto a
Camoranesi, devo riconoscere che è entrato bene in partita.
M a queste cose le puoi sapere solo a posteriori».
C’è un problema attacco. Perché?
«Sono mancati i gol ma non le occasioni. Toni poteva segnare
contro la Spagna, è stato sfortunato con la Francia e ha fatto
bene nella partita con la Romania. Le partite, certe volte, si
decidono per un episodio. Diciamo che i nostri attaccanti in
questi Europei non sono stati aiutati dalla buona sorte».
Ha detto che le voci su Lippi non le danno fastidio e che
ha nulla da rimproverarsi. Come spiegherebbe un
licenziamento?
«Non lo so. Sarò io a dover ricevere delle spiegazioni. Però
sono assolutamente tranquillo e i volti dei miei giocatori mi
confermano che in questa squadra hanno giocato solo uomini
veri. Sono orgoglioso di loro e posso dire che questa
esperienza mi ha arricchito, regalandomi emozioni che non
dimenticherò più».
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Rosetti arbitrerà
la sfida finale
Il direttore di gara piemontese
al quarto match di Euro 2008
di Stefano Edel (inviato a Basilea)
In finale, a Vienna, domenica 29 giugno ci sarà anche l’Italia.
Quella degli arbitri, non gli azzurri. L’Uefa ha deciso di
affidare la gara che assegnerà il titolo di campione d’Europa a
una terna di casa nostra: Roberto Rosetti arbitro, Alessandro
Griselli e Paolo Calcagno assistenti. Dodici anni dopo Pairetto
e 32 dopo Gonella, tocca dunque al fisioterapista di Torino
tale onore.
Battuto Busacca. La concorrenza era forte e temibile per il
non ancora 41enne fischietto piemontese, alto 1 metro e 90,
capace di parlare bene inglese e francese e amante del tennis,
del cinema e della lettura. Alla fine, l’affidabilità della scuola
italiana è prevalsa su suggestioni di tipo nazionalistico.
Il più accreditato “avversario” di Rosetti era infatti lo
svizzero M assimo Busacca, che si consolerà con la semifinale
di dopodomani al St. Jakob Park di Basilea, fra Germania e
Turchia, mentre per Russia-Spagna di giovedì, a Vienna, la
scelta del Comitato arbitrale Uefa è caduta sul belga Frank De
Bleeckere.
«Non è una rivincita». A Regensdorf, nel Cantone di Zurigo,
dove gli arbitri sono in ritiro, Rosetti (che avrà come quarto
uomo lo svedese Peter Fröjdfeldt) ha parlato tradendo
un’emozione fortissima. «Non è una rivincita per la nostra
classe arbitrale, che qui rappresento» le sue prime parole. Ne
è seguito un significativo “distinguo”: «Questo non è solo un
successo personale, ma di un’intera categoria. Lo dedico a quei
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
ragazzi che ogni domenica si sobbarcano chilometri e
chilometri per svolgere il loro compito, partendo dalla Terza
categoria sino alla serie A. Sarebbe bello se ora gli italiani
s’identificassero in noi e facessero il tifo per tutti e tre».
Inevitabile il pensiero rivolto alla Nazionale di Donadoni: «M i
dispiace che sia uscita perché sino all’ultimo rigore ho tifato
per Buffon e compagni. La finale ideale? Quella tra le squadre
più forti».
Grande maturità. Rosetti, che aveva diretto anche la partita
inaugurale, il 7 giugno, fra Svizzera e Repubblica Ceca
(suscitando, fra l’altro, le lamentele degli elvetici per un
presunto rigore non ravvisato a loro favore in seguito a un
“mani” in area del ceco Ujfalusi), è considerato dall’Uefa un
punto fermo della squadra di 12 fischietti selezionata per il
torneo. Dopo il match di Basilea, è stato l’arbitro di GreciaRussia e del quarto di finale fra Croazia e Turchia, risolto ai
rigori dalla squadra di Terim.
Una sua foto, in cui consola il croato Petric che aveva appena
fallito il proprio penalty, ha fatto il giro del mondo. La
maturità raggiunta in questi anni – è internazionale dal 2002 –
è risultata l’elemento decisivo per orientare i commissari a
preferirlo a Busacca. Un bel riconoscimento, non c'è che dire.
330
R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
M ARTEDÌ 24 GIUGNO
Federcalcio, su Lippi
stucchevole commedia
Anche nell’ufficializzare quel che già tutti sanno – e
cioè che Roberto Donadoni non è più il ct azzurro e al
suo posto ci sarà il nuovo-vecchio ct Marcello Lippi –
alla Federcalcio dimostrano tutta la carenza di
eleganza che ha contraddistinto tutto questo scorcio
di gestione e anche quelli successivi. Insomma, tutti
sanno e nessuno dice. Anche in questo uno come
Donadoni avrebbe certo meritato più rispetto.
L’Europeo intanto va avanti: siamo alla vigilia della
prima semifinale, quella fra Germania e Turchia.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
MARCELLO LIPPI, VECCHIO E ORMAI NUOVO CT AZZURRO
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Abete-Donadoni,
dopodomani l’addio
Già pronto il contratto di Lippi,
lunedì la presentazione
di Stefano Edel (inviato a Basilea)
Lunedì prossimo, o al più tardi martedì, Giancarlo Abete
annuncerà il ritorno di M arcello Lippi sulla panchina azzurra.
Il tecnico viareggino riannoderà il filo con la sua Nazionale,
che ha portato sul tetto del mondo, due anni fa, in Germania.
Donadoni addio. L’eliminazione da parte della Spagna ai
quarti di finale dell’Europeo ha segnato il capolinea
dell’avventura di Roberto Donadoni alla guida dell’Italia.
Dopodomani dovrebbe essere il giorno del divorzio, ormai
scontato: Giancarlo Abete, il presidente della Federcalcio,
incontrerà l’allenatore bergamasco e gli comunicherà la sua
decisione, avvalendosi di una clausola del contratto firmato
proprio alla vigilia della spedizione in Austria e Svizzera,
clausola che prevede la possibilità di una delle due parti di
revocare l’intesa entro dieci giorni dall'epilogo di Euro 2008.
Di fatto è un esonero, e ora emerge un giallo sulla buonuscita:
si parlava di 550 mila euro, che corrispondono a sei mesi di
stipendio, ma stando ad alcune indiscrezioni l’ipotesi di una
penale sarebbe caduta al momento di mettere nero su bianco.
Un modo, neppure troppo elegante, per dire che non si sono
pagati due tecnici contemporaneamente? Probabile, anche se
potremmo essere di fronte al tentativo di evitare il pagamento
avvalendosi di alcune clausole.
Tempi rapidi. La storia, dunque, si ripete. Accadde la stessa
cosa quattro anni fa, dopo il ritorno a casa del gruppo di
Trapattoni dal Portogallo, eliminato per il “biscotto”
333
R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
confezionato da Danimarca e Svezia. Lippi subentrò allora
all'attuale ct dell’Irlanda, iniziando un lavoro così proficuo da
portarlo a essere il numero uno al mondo. Non c'è tempo da
perdere – si sostiene nelle stanze di via Allegri, a Roma –
perché venerdì Abete volerà a Vienna per l’incontro
conclusivo, voluto dall’Uefa, tra i presidenti delle Federazioni
che hanno partecipato all’Europeo e assisterà poi, domenica,
alla finale. Il presidente non ha bisogno di convocare alcun
Consiglio federale per sottoporre ad altri la scelta, il ruolo gli
consente di muoversi in piena autonomia. E la telefonata a
Lippi ci sarebbe già stata, addirittura subito dopo la sconfitta
con la Spagna.
Lo staff di Lippi. Il ct che ritorna – fatto unico nella storia
della Nazionale – verrà presentato quasi certamente ai primi di
luglio. Si conoscono già i nomi della sua squadra tecnica, dove,
rispetto al passato, la “sorpresa” è rappresentata
dall’inserimento di Angelo Peruzzi, l’ex portiere di Roma,
Juve, Inter e Lazio che ha sempre fatto da collante nello
spogliatoio. Oltre al vice Narciso Pezzotti, al preparatore
atletico Claudio Gaudino, a quello dei portieri Ivano Bordon,
ci saranno anche Ciro Ferrara e il medico Enrico Castellacci.
Sulla durata del contratto e sul compenso bocche cucite, ma si
parla di una scadenza (ovvia) al 2010, dopo i M ondiali in
Sudafrica (dove, se ci qualificheremo, dovremo difendere il
titolo), e di uno stipendio di due milioni all’anno.
Totti, ipotesi suggestiva. Lippi non potrà non ripartire dalla
rosa di giocatori che aveva Donadoni, anche se per alcuni le
porte della Nazionale sembrano essersi definitivamente
chiuse. Parliamo di Panucci (mai avuto feeling con il ct), forse
anche di M aterazzi e Perrotta, di Di Natale, Quagliarella e Del
Piero, che in Germania non faceva parte inizialmente
dell’undici titolare. Un dubbio resta anche su Camoranesi,
334
R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
sebbene la sua alternativa non sia facile da trovare, M ontolivo
a parte. Le prime risposte le avremo ad agosto, in occasione
dell’amichevole del 20 a Nizza con l’Austria. Buffon e Amelia
come portieri non si discutono; Chiellini, Zambrotta, Grosso,
Barzagli e Cannavaro (se sarà guarito) dovrebbero far parte del
pacchetto difensivo, a cui si aggiungerebbe Dossena. A
centrocampo conferme per Pirlo, Gattuso, De Rossi,
Ambrosini, Aquilani e M ontolivo. In attacco Toni, Borriello,
Giuseppe Rossi, l'ex parmense del Villarreal, e Amauri, se,
come pare, otterrà il passaporto italiano. M a il sogno di Lippi
sarebbe quello di convincere Francesco Totti a rivedere il suo
“no” all’azzurro: fra i due c'è un buon rapporto e chissà che,
usando le giuste parole, il tecnico non riesca a far breccia. E
anche questo sarebbe un rientro clamoroso.
335
R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Lippi rientra a casa
ma evita commenti
E per poco nel bar sotto casa
non si imbatte nel “nemico” Roby Baggio
di Roy Lepore (Viareggio)
Dopo un paio di giorni in barca in relax all’isola di Capraia con
alcuni amici, M arcello Lippi è tornato a casa nella serata di
lunedì. Questa mattina si è fatto vedere lungo la passeggiata
sul lungomare e a pochi metri da casa sua in un bar c’era
Roberto Baggio con il fratello Eddy. Per una fatale
combinazione si sarebbero anche potuti incontrare: il mondo
certe volte è davvero piccolo.
Stasera Lippi è andato a cena insieme con Paolo Brosio e altri
amici in un ristorante del centro. Dopo l’eliminazione
dell’Italia ai campionati europei per Roberto Donadoni è
giunta l’ora dell'interruzione del rapporto; oltretutto pare che
nell’accordo con la Federcalcio potrebbe essere salta la penale
a favore del tecnico in caso di rescissione. Insomma, ci siamo,
il “Lippi 2” è in rampa di lancio. In queste ore il mister
viareggino ha preferito non rilasciare nessuna dichiarazione:
tutti quelli che lo conoscono non ne avevano dubbi. In ogni
caso è arrivato il momento per indossare nuovamente la tuta
azzurra, visto che il 20 agosto è in programma l’amichevole
Italia-Austria a Nizza. Tempo a disposizione per cominciare a
lavorare non è che poi che ce ne sia molto, ma Lippi non si è
mai tirato indietro, e da mesi ripete che ha tanta voglia di
cominciare a tornare a respirare l'aria del prato e dello
spogliatoio.
Nel pomeriggio la Bbc ha annunciato il licenziamento di
Roberto Donadoni, informando i telespettatori che la notizia
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
l’aveva fornita la Figc; ma la federazione azzurra a distanza di
poco ha smentito, affermando che qualsiasi decisione sarebbe
stata presa nei prossimi giorni. È comunque ormai solo
questione di pochi giri di calendario. Spetterà al presidente
della Figc, Giancarlo Abete gestire questa situazione che dovrà
riportare sulla panchina italiana, M arcello Lippi.
A Viareggio, Roberto Vannozzi, titolare del bar Galliano in
Passeggiata, è pronto a ospitare Lippi, come è già avvenuto in
altre circostanze, per annunciare nella sua città il ritorno in
azzurro. «Ho avuto il piacere di ospitare M arcello per
festeggiare molte delle sue vittorie nel corso della prestigiosa
carriera – dice – quindi anche in questa occasione sono pronto
per “aprirgli” il locale se dovesse sceglierlo per comunicare
una qualsiasi notizia che lo riguarda. Io naturalmente spero in
suo ritorno in panchina. La Nazionale ha bisogno di un tecnico
preparato ed esperto come lui in grado di saper gestire un
gruppo importante come è quello azzurro».
Con il trascorrere delle ore aumentano sempre più i consensi
nei confronti del tecnico viareggino da parte della sua gente. E
ci sono anche nomi famosi. M immo D'Alessandro, promoter
musicale, organizzatore di concerti con i più grandi personaggi
del mondo della musica pop internazionale, auspica in un
ritorno in azzurro di Lippi. «Chi meglio di M arcello può farci
nuovamente sognare, come due anni fa. Non vedo l’ora che
possa tornare al timone».
Il mese di luglio è una felice concomitanza per Lippi. Due anni
fa ci fu il infatti il successo mondiale a Berlino e poi
l’annuncio dell'addio alla Nazionale. Luglio è ormai dietro
l’angolo, tutti attendono il bis azzurro. Viareggio, che due anni
fa vide in estasi decine di migliaia di persone tra cittadini e
turisti, nel maxischermo mondiale davanti al mare di piazza
M azzini, spera di vivere ancora grandi emozioni. Riuscire
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
nell’impresa di eguagliare Vittorio Pozzo, farebbe la storia e
forse anche l’epica. M a da M arcello Lippi ci si può aspettare
anche questo.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Un intero paese
in difesa del ct
Cisano Bergamasco:
Roberto è stato trattato male
di Marco Camplone (inviato a Cisano Bergamasco)
Sul muro di una vecchia casa c'è una targa di marmo con una
scritta: “Vietato lordare”. Da queste parti, a Cisano
Bergamasco, nella bassa val San M artino, non fanno giri di
parole. Proprio come Roberto Donadoni, il cittadino più
illustre. Quel Donadu vittima dei rigori e destinato a cedere la
Nazionale a Lippi. Cisano, 6.800 abitanti, lo difende con
compostezza. E lo fa senza la tentazione del vittimismo.
Roberto chierichetto. Pierangelo Comi del ristorante Fatur,
che in dialetto bergamasco significa fattore, tiene in bella
mostra una foto datata 1973. «È il giorno del mio matrimonio.
Alla sinistra del parroco c’è Roberto Donadoni», rivela. Quel
ragazzino dallo sguardo severo e il ciuffo bruno sarebbe
diventato un campione del M ilan stellare e, più tardi, il ct
dell’Italia. Poco amato, come in genere succede a chi guida gli
azzurri. Quasi sopportato perché successore di M arcello
Lippi, l’uomo della quarta stella, conquistata a Berlino contro
la Francia, ai rigori. Già, i rigori diventati fatali a Donadoni
all’Europeo contro la Spagna. «Roberto non è mai stato
fortunato dal dischetto, ricordiamoci i M ondiali americani,
quando era calciatore – aggiunge Patrizio Comi, il cuoco –
però mi sembra esagerato il modo in cui lo stanno criticando.
In fin dei conti, l’Italia non ha dato spettacolo neppure ai
tempi di Lippi. Forse con la Spagna bisognava cambiare
qualcosa in attacco». Papà Pierangelo ricorda che i Donadoni
sono stati «a pranzo qui l’8 giugno per una festa. No, Roberto
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
non c’era per via dell’Europeo. Qui si vede poco, ma alla sua
famiglia ci tiene. I Donadoni sono rispettati».
Una famiglia perbene. Papà Ercole e mamma Giacoma. E,
poi, Giorgio, Gigliola e M aria Rosa, fratello e sorelle del ct. Al
telefono risponde la signora Giacoma. Gentile, ma ferma. «No,
per favore le interviste no. Roberto? È a Milano, forse». Papà
Ercole, così dicono, è originario di Pontida, che comincia
subito dopo la casa dove da tantissimi anni vivono i
Donadoni. Gianni, un cugino di Roberto, gestisce la Casa del
Parmigiano. Il fratello Giorgio, ex consigliere comunale, è
impegnato in attività di volontariato e lavora a Bergamo.
Il vice sindaco. Roberto Pozzoni parla di «doppio
dispiacere», quando racconta la sciagurata sfida con gli iberici:
«Eravamo davanti al maxischermo, in piazza, e ci siamo
rimasti male. Roberto si sta prendendo tutte le colpe.
Qualcuna ne avrà, certo. A me, però, non è piaciuto
l’atteggiamento di Lippi. E neppure quello del presidente
federale Abete. Non mi sembra che abbiano rispettato il
lavoro del ct, tantomeno l’uomo. Uno così serio bisognerebbe
tenerselo stretto, fermo restando che il gioco non è stato
brillante. Grande famiglia, quella dei Donadoni. Gente di
lavoro, abituata a fare i fatti e non le chiacchiere. L’Ercole
aveva un’attività di recupero di materiale ferroso, ora è in
pensione».
Il vigile urbano. Sergio Ravasio, il vice comandante dei vigili
urbani, indica il campetto di calcio dietro il municipio. «Il
nostro Roberto ha cominciato a giocare qui e quelli
dell’Atalanta lo hanno subito notato. A Cisano tifiamo per i
nerazzurri e il M ilan, le squadre del nostro Donadoni. Sento
un frastuono attorno al suo nome, ma credo che alla fine
rimarrà alla guida della Nazionale. Non è un fine comunicatore,
ma sa il fatto suo. Qui viene poco per via degli impegni
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
professionali, però non è mancato all'inaugurazione della
nuova sala polivalente del suo oratorio. Da appassionato di
calcio, avrei voluto vedere l’Italia più audace contro la Spagna.
Forse, la squadra era scarica. Roberto deve imparare a dare la
scossa. Lippi? Beh, si è gestito bene, da furbone».
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Ora la Germania
teme la Turchia
La squadra di Terim
è decimata ma ha “sette vite”
di Stefano Edel (inviato a Basilea)
La logica dice Germania. Per la tradizione, i risultati, la forza
d’urto dei panzer, che al momento dell’appello che conta
rispondono sempre presente. M a attenzione, le vie del calcio,
come quelle del cielo, sono infinite, e ne sanno qualcosa
Portogallo e Croazia, vittime illustri di tedeschi e turchi nei
quarti. Certo, affrontare la corazzata asburgica, in uno stadio
che gronderà tifo solo dalla parte di Ballack e compagni, senza
otto giocatori (quattro fuori per squalifica, quattro
infortunati), è come andare in guerra con un esercito a
scartamento ridotto. Eppure Fatih Terim, l’Imperatore, ci
crede: ha portato la sua nazionale in semifinale, risultato
storico per chi, prima, aveva ottenuto il massimo nell’edizione
di fine millennio, in Olanda-Belgio, raggiungendo i quarti (dove
fu eliminata dal Portogallo). Per tre volte gli uomini del
Bosforo sembravano morti, e per tre volte sono resuscitati.
«Hanno sette vite, come i gatti» commentava Brückner, il ct
della Repubblica Ceca, dopo l’incredibile Ko di Ginevra,
domenica 15 giugno, con Ujfalusi e compagni, in vantaggio di
due gol sino a un quarto d’ora dalla conclusione, raggiunti e
superati al 90'.
S fida inedita. M ai in precedenza le due squadre si sono
affrontate in una fase finale dell’Europeo. Per i tedeschi che
invaderanno a migliaia la calda Basilea (ieri superati i 30º) è
quasi un derby: sono due milioni e 700 mila i cittadini di
origine turca che vivono e lavorano a Berlino e nelle altre città.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Vicini di casa, dunque, divisi per un giorno da una fiera
rivalità. M a il tutto entro i confini dello sport, perché il
rischio di trasformare la semifinale al St. Jakob Park in
qualcosa di diverso è già stato esorcizzato dai discorsi della
vigilia.
Lo spot per l’integrazione. A questo proposito, ha fatto
effetto il messaggio televisivo fortemente voluto dalla
Federcalcio di Francoforte e presentato domenica da Oliver
Bierhoff. Si vedono alcune persone di diverse nazionalità
riunite nel giardino di una villa per una grigliata: mangiano e
bevono allegramente, poi si radunano tutte davanti alla tv per
seguire la Germania. «Ecco i nostri figli» è la fase con cui si
chiude la scenetta. Il fatto significativo è che gli attori sono i
genitori di molti ragazzi che giocano in Nazionale e nelle varie
rappresentative tedesche, compresi quelli di origine straniera
che però rientrano in tali squadre. Ci sono i familiari di
M etzelder e di M ertesacker e il papà e la mamma del turco
Baris Ozbek, un under 21 della Germania che ora milita nel
Galatasaray. Insomma, un’iniziativa intelligente che ha colto
nel segno.
Vietato sbagliare. Angela M erkel, lo avrebbe confidato a
Beckenbauer e allo stesso ct Löw, si è già prenotata un posto
per Vienna, segno che crede nella Germania finalista. Lo pensa
anche la stragrande maggioranza degli addetti ai lavori qui a
Basilea, perché, per quanto “duri a morire”, i turchi sono
inferiori, tecnicamente e tatticamente. Il monito di Ballack,
tuttavia, è stato perentorio ieri, prima di lasciare Tenero, la
località del lago M aggiore scelta per il ritiro: «Se li prendiamo
sottogamba, siamo finiti». E ha aggiunto: «Abbiamo visto cosa
sono riusciti a combinare. Hanno sconfitto la Croazia, ad
esempio, noi non siamo stati in grado fare altrettanto».
Il rispetto è sacrosanto, ci mancherebbe, ma è pure scontato:
343
R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
in realtà, la carica agonistica che spinge la squadra di Löw
verso la finale è la molla su cui far leva per chiudere la pratica
entro i tempi regolamentari. I tedeschi centrerebbero la loro
sesta finale europea, su dieci partecipazioni. Per tre volte si
sono laureati i migliori, centrare il poker non è un
azzardo. Svizzera addio. È l’atto conclusivo dell’Europeo in
terra elvetica, da domani tutta l’attenzione si sposterà su
Vienna. Gli svizzeri, delusi per l’uscita di scena della
Nazionale di Köbli Kuhn, stilano un bilancio positivo, anche
se con introiti inferiori alle attese per i commercianti, che
avevano puntato molto sulla manifestazione.
In alcune Fan zone (Zurigo in particolare) l’affluenza dei tifosi
è stata scarsa. Pochi affari, dunque, e lo dimostrano i saldi dei
centri commerciali e dei negozi, iniziati prima del previsto:
scelta inevitabile, considerata l’enorme quantità di magliette,
sciarpe e articoli sportivi rimasta invenduta.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
M ERCOLEDÌ 25 GIUGNO
Abete-Donadoni,
vigilia dell’addio
La Federcalcio sembra si stia decidendo
nell’ufficializzare quel che già tutti sanno e domani
finalmente il presidente Abete incontrerà il ct
Donadoni per dargli il benservito. Nel frattempo,
Marcello Lippi è già pronto insieme con l’Oscar
dell’eleganza da consegnare alla Federcalcio italiana.
Intanto la prima semifinale è uno show da batticuore.
Vince la Germania (3-2) contro una Turchia mai
doma: vantaggio turco, pareggio e vantaggio
tedesco. Poi il gol turco del 2-2 che riapre la sfida a
quattro dalla fine e fa balenare l’ipotesi
supplementare. Ma al 90’ arriva il gol che schiude le
porte della finale alla squadra di Löw. La parte finale
della partita quasi nessuno riesce a vederla – a parte
gli inviati presenti allo stadio e pochi telespettatori
fortunati in Germania e in poche altre parti d’Europa
– a causa di un black out che ha messo in crisi
l'International broadcast centre di Vienna che
rilanciava il segnale della partita. Una clamorosa
debacle, senza precedenti.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
IL PRESIDENTE DELLA FIGC, GIANCARLO ABETE
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Abete corona
il sogno: Lippi ct
Domani il licenziamento di Donadoni
di Marco Camplone
Donadoni, Lippi, un contratto con tanti lati oscuri e una data:
domani. L’incontro tra il ct della nazionale e il presidente
federale Abete dovrebbe fare chiarezza e, salvo (improbabili)
colpi di scena, spianare la strada a Lippi, il cui ritorno in
azzurro è palese da mesi.
Donadoni. «La buonuscita? Assolutamente no, non è nel mio
pensiero». Alla vigilia dell’incontro decisivo in Figc, il ct
Roberto Donadoni si è espresso in questi termini,
sottolineando che la richiesta di un compenso in caso di
estinzione del contratto non è mai stata chiesta da lui. Forse è
stata offerta? Su Roberto Tropenscovino, l’avvocato che in tv
ha parlato di «diritto alla buonuscita», Donadoni è stato
chiarissimo: «È un avvocato che conosco, è mio amico, ma
non rappresenta il sottoscritto». Il futuro? Il ct che rischia di
pagare a caro prezzo l’eliminazione subita dall'Europeo –
sconfitta per 4-2 ai calci di rigore contro la Spagna, ai quarti –
ha risposto così: «Abbiate pazienza ancora un giorno: domani
ci vedremo e, poi, saprete».
Abete. La parola fine al rapporto tra Donadoni e la nazionale
non è stato ancora scritto, ma la penna è pronta. «Il rinnovo
del contratto del ct era legato al raggiungimento della
semifinale – ha spiegato Giancarlo Abete, il presidente della
Figc – un automatismo che però non c’è stato. In termini
tecnici, non si deve fare alcun esonero qualora decidessi di non
riconfermare il tecnico». Secondo il racconto di Abete,
inizialmente la Figc aveva proposto un rinnovo automatico
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
per due anni a semifinale centrata: Donadoni aveva detto no,
perché lo aveva interpretato come una fiducia a metà. Quindi è
maturata la versione dell’accordo in cui era prevista la clausola
reciproca di rescissione con una penale di 900 mila euro lordi.
Poi è stato lo stesso ct, qualche giorno dopo, a chiedere al
presidente «di fatto di rinunciare da parte sua alla clausola e di
reinserire, nell’ambito dell'accordo, l’automatismo della
continuità del contratto in caso di raggiungimento della
semifinale». Insomma, si è tornati alla formula iniziale
proposta dalla stessa Figc a Donadoni e che lui però in un
primo tempo non aveva accettato. L’ex centrocampista
rossonero ha preferito scommettere su di sé, convinto di poter
portare la sua Italia tra le prime quattro d’Europa e, quindi, di
confermarsi sulla panchina per altri due anni. Ed è per questo
che il ct con le valigie non chiede soldi nemmeno ora. In base
al contratto, con l’Italia fuori dal torneo ci sono dieci giorni
dalla fine degli Europei per confermare la volontà da entrambe
le parti di proseguire il rapporto, altrimenti il contratto viene
automaticamente meno. Questa volontà non sembra esserci,
almeno da una parte, quella di Abete.
Lippi. Appare ormai scontato il ritorno del ct campione del
M ondo in Germania, nel 2006. M arcello Lippi è rientrato
dalla sua vacanza in barca e lunedì, al massimo martedì, si
trasferirà a Roma. Per riprendersi la nazionale e portarla ai
M ondiali in Sudafrica. La qualificazione non dovrebbe essere
un’impresa, la conferma sul trono del mondo lo sarà di certo.
Nella storia della Nazionale, solo il mitico Vittorio Pozzo è
stato richiamato in panchina.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Una farsa
senza fine
di Stefano Tamburini
La brutta figura ormai l’ha fatta. Una più, una meno, non è poi
un problema per uno come Giancarlo Abete, che ha sempre
fatto il presidente di qualcosa e non ha mai pagato pegno per
gli errori commessi. Stavolta però, l'inventore del trapianto di
poltrona rischia di superarsi. Il numero uno della Federcalcio e
già numero due (ignaro o complice?) durante il regno di
M oggiopoli, ha un problema: da tempo ha scelto M arcello
Lippi come ct per il dopo Europei e deve liberarsi nel modo
più indolore possibile di Roberto Donadoni.
In realtà, a tre giorni dalla prima sfida di Euro 2008, Abete ha
fatto sottoscrivere a Donadoni un contratto buono come i
soldi del M onopoli. Un papiro infarcito di clausole e
controclausole con una sola certezza: prolungamento di due
anni ma al tempo stesso possibilità di entrambe le parti di
ripensarci.
Poi ci sono le interpretazioni. Fino a ieri la Federcalcio aveva
lasciato intendere che esistesse un risarcimento-buonuscita.
Poi l’indiscrezione legata a un bel gesto del tecnico: se mi
mandate via non voglio niente. Ieri mattina il presunto
chiarimento di Abete: Donadoni aveva il prolungamento legato
al risultato, senza semifinale scattava la possibilità di bloccare
tutto entro dieci giorni. Sempre senza penale. Poco dopo è
stato un legale vicino a Donadoni, l’avvocato Tropenscovino,
a ribattere: «Credo che Donadoni abbia diritto anche a una
buonuscita». Più tardi il ct ancora in carica ha precisato che
«la buonuscita non è una richiesta partita da me». Il che non
vuol dire che non ci sia. O non ci sia stata.
Insomma, storia poco chiara. In realtà, quando il clima è così
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
avvelenato in qualche modo c’è anche da mettersi al riparo da
contestazioni: il Coni potrebbe aver da dire sul doppio
esborso per Lippi e Donadoni. Dunque non è così strano che
girino polpette avvelenate (notizie false o pilotate) e il dialogo
possa degenerare in disfida a suon di carte bollate.
E, visto che l’operazione Lippi è così segreta che da un mese
già circola nel dettaglio il nuovo organigramma azzurro
(Ferrara, Peruzzi, Bordon, Pezzotti, Castellacci), il tam tam fa
balenare un’altra caduta di stile. Quella relativa al ritorno in
nazionale di Francesco Totti e, forse, anche di Alessandro
Nesta, due che hanno voltato le spalle a Donadoni dicendo di
non farcela più a coniugare impegni di club e in azzurro. Ora
che hanno due anni in più, gli acciacchi sono spariti? Ci
sarebbe mai qualcuno che potrebbe metterci la faccia per
giustificare anche questo? Le cose lineari non hanno prezzo,
per tutto il resto c’è Giancarlo Abete.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Zeman difende
il ct Donadoni
«Fatto fuori dal sistema»
di Carlo Pecoraro
Il sistema non è solo quello raccontato da Roberto Saviano nel
libro Gomorra, ma anche quello che ha messo alla porta il
tecnico Zdenek Zeman o quello, stando alle parole del boemo,
che ha esonerato Donadoni dalla panchina della Nazionale.
Infatti, a chi gli chiede se sia giusto che il ct paghi per tutti, lui
risponde: «No, ma si vede che la politica della Federazione è
questa».
«Per me – spiega Zeman – l’Italia di Donadoni è uguale sotto
il profilo tecnico e tattico a quella che ha vinto i M ondiali. È
stata solo più sfortunata». Da Palermo, dove il tecnico è stato
ospite ai campionati italiani master di nuoto, Zeman, che
dopo circa due anni a spasso riprenderà ad allenare in Serbia
alla Stella Rossa di Belgrado, taglia corto anche sul probabile
ritorno in azzurro di Francesco Totti: «Non credo che
ritornerà sui suoi passi», sentenzia.
«M i è dispiaciuto molto quando ha deciso di lasciare –
aggiunge il tecnico – perché ogni giocatore se sta bene deve
essere disponibile per la Nazionale. Già due anni fa gli dissi di
rimanere, e non mi ha dato ascolto».
Sul ritorno di M arcello Lippi invece, non si esprime. E come
dargli torto, visto che già nel 2001, tra i due ci fu uno scambio
di cortesie sulla querelle doping; tra chi, Zeman, sosteneva che
il calcio italiano “fosse malato” e chi, Lippi, al contrario,
sosteneva che nel «calcio il doping non esiste». E da Palermo,
puntuali, arrivano anche le frecciate alla Federazione, la stessa
che sempre nel 2001 il tecnico attaccò sostenendo che: «Oggi
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
non c’è una Federazione, quindi è difficile lavorare. Bisogna
stabilire delle regole e quelle che ci sono già, in questo
momento, si cambiano a seconda di come tira il vento».
E a chi, pochi giorni fa gli chiedeva se era cambiato qualcosa
dop o Calciopoli lui rispondeva serafico: «Dal mio punto di
vista niente. A parte due personaggi usciti di scena, si notano
sempre le stesse facce in certi posti». Così, e siamo a oggi, per
Zdenek Zeman l’Italia è diventata un posto dove è
impossibile lavorare «perché il sistema non mi permette di
allenare. Con me i presidenti si spaventano». E si è
spaventato finanche M aurizio Zamparini (proprietario del
Palermo calcio), con il quale Zeman si è incontrato spesso
«ma alla fine non s'è fatto nulla».
Polemiche a parte, c'è anche spazio per qualche battuta sugli
Europei, su uno come Guus Hiddink, allenatore della Russia,
che esprime un gioco simile a quello del ct boemo: «Un grande
allenatore che sta facendo miracoli»; e ancora sul gioco di
Olanda, Spagna e Portogallo «organizzazione e ricerca del bel
gioco. E poi ci sono giovani che hanno futuro».
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Germania,
che carattere!
di Stefano Edel (inviato a Basilea)
Germania in finale. Come volevasi dimostrare. È la sesta volta,
su dieci partecipazioni alla fase conclusiva dell’Europeo, e ora
i bianchi di Löw vanno a caccia del quarto titolo continentale
della loro storia, ricca di trionfi ma anche di tante delusioni. La
Turchia, incerottata e con le forze ridotte ai minimi termini
(nove giocatori fuori, tra squalifiche e infortuni), è costretta
alla resa, ma dopo aver combattuto alla grande la sua battaglia.
Terim, alla vigilia, aveva detto di non credere a un risultato
«che si chiama miracolo nel calcio»: ci è andato vicino,
tantissimo.
Turchia da brividi. Ti aspetti la squadra possente e tritasassi
che ha schiacciato Cristiano Ronaldo e compagni, e invece
sono i guerrieri del Bosforo a stupire, per coraggio, audacia,
sfrontatezza. Il mosaico ricomposto dall’Imperatore pescando
dal parco-riserve brilla di un intenso fulgore: gioca sciolta, la
Turchia, disegnando trame offensive che mettono a nudo la
lentezza dei difensori teutonici. È la serata di Kazim Kazim,
22 anni non ancora compiuti, talento del Fenerbache che farà
la felicità del ct spagnolo Aragonès, prossimo allenatore del
club turco: sulla destra va via come e quando vuole, mette in
crisi Lahm, colpisce la traversa con un gran tiro scoccato
appena dentro l’area, e propizia il gol dell’inatteso vantaggio,
con la girata che manda il pallone ancora sul legno della porta
di Lehmann e che rimbalza proprio dalle parti dell’accorrente
Ugur Boral, il quale non perdona.
S chweinsteiger pari. L’illusione, però, dura solo quattro
minuti, il tempo di vedere finalmente Podolski scavallare alla
sua maniera sulla sinistra e chiudere l’azione con il solito cross
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
basso su cui l'esterno del Bayern è puntuale per la deviazione
decisiva. Gol-fotocopia di quello rifilato al Portogallo nel
quarto di finale di giovedì 19. I turchi accusano la botta per
qualche minuto, poi tornano a farsi baldanzosi. Podolski, in
contropiede, si mangia il 2-1, quindi Lehmann ha il suo bel
daffare nello sventare una punizione insidiosa di Ugur Boral.
Busacca scontenta tutti. Con Frings al posto di Rolfes
(ferita lacero-contusa al viso in seguito a una testata con
Ayhan Akman), in avvio di ripresa la Germania cerca il colpo
del ko. Lo potrebbe trovare su rigore se l’arbitro svizzero
giudicasse tale un intervento netto di Sabri Sarioglu su Lahm,
invece di lasciare colpevolmente correre. Trequarti dello
stadio, per alcuni minuti, lo sommerge di fischi di
disapprovazione. Stessa situazione, poco dopo, nell’area
tedesca: Lahm, stavolta, rifila un calcetto maligno a Kazim
Kazim. Il penalty ci sta.
L’errore di Rustu. Non è una bella Germania a vedersi,
procede a strappi, è macchinosa, prevedibile. M a ha la fortuna
di trovare la rete che le spalancherebbe subito la finale grazie a
un’uscita sbagliata di Rustu, che Klose, di testa, capitalizza
alla sua maniera, impattando felicemente la sfera crossatagli da
Podolski.
S enturk-Lahm, emozioni. Daresti i turchi per finiti, e
invece questa Nazionale ha sette vite. Si butta in avanti e va
all’assalto della porta di Lehmann con tutti gli effettivi. A
cinque minuti dal 90’ rientra in partita, con il solito Semih
Senturk, che non sbaglia a due passi dal bersaglio. S’intrufola
sul campo un sostenitore turco che vuole far festa (ed è
placcato dagli steward sotto la curva), ma la festa vera è quella
dei tedeschi, davanti ai quali l’incubo dei supplementari e dei
rigori si era materializzato come un’ossessione. Lahm
s’inventa una giocata delle sue e fredda il povero Rustu con un
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
destro secco nel sette. Onore all'Imperatore e ai suoi giocatori,
hanno fatto qualcosa di straordinario in questo Europeo. M a
adesso a Vienna la Germania ha davvero a portata di mano
l'occasione per tornare la “regina” del Vecchio continente.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
GIOVEDÌ 26 GIUGNO
Donadoni addio
Il ct che non era più ct adesso finalmente non lo è più
neanche nell’annuario federale. L’addio a Roberto
Donadoni viene ufficializzato in un breve incontro
con il presidente federale Giancarlo Abete. E subito
entra in scena Marcello Lippi, pronto da giorni e
giorni a riprendersi il suo posto. La farsa si avvica
all’ultimo atto mentre a Vienna si gioca ancora: nella
seconda semifinale la Spagna – la squadra che ha
eliminato gli azzurri – travolge la Russia (3-0).
Dunque la sfida per il titolo sarà Germania-Spagna.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
IL PRESIDENTE ABETE CON IL NUOVO CT MARCELLO LIPPI
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Donadoni
lascia con stile
Il nuovo ct, Lippi:
«Felicissimo e molto motivato»
di Alessandro Bernini (inviato a Roma)
Due ore e mezzo per svelare il segreto di Pulcinella. Nell’afa
romana si è persa l’ultima occasione di dare un tocco di stile a
questa storia gestita come si trattasse di un club di Terza categoria.
Se ne va Donadoni, arriva Lippi: la Figc ufficializza la notizia in
questo ordine, ma in realtà è stato l’esatto contrario. Donadoni era
stato cacciato a pedate 30 secondi dopo il rigore segnato da
Fabregas, mentre Lippi già da qualche giorno stava lavorando alla
definizione del suo staff in azzurro.
«S ono molto motivato».La scusa della visita alla figlia Stefania
(organizzatrice del recente matrimonio di Briatore) ha retto poco.
Lippi era a Roma per mettere a punto i dettagli del contratto e
pianificare il lavoro, tant’è che anche oggi è stato avvistato in città.
Naturalmente ha evitato di farsi vedere in via Allegri, dove c'è la
sede della Figc, anche perché incontrare Donadoni non sarebbe
stato il massimo della vita. Per nessuno. In serata comunque Lippi
ha confidato tutto il suo entusiasmo: «Sono molto, molto, molto
felice. E sono molto motivato. Alla prossima settimana». Già, la
prossima settimana, perché Lippi verrà presentato ufficialmente
martedì 1º luglio. Come mai non subito, non oggi ad esempio? Per
le nazionali è prassi consolidata comunicare la conferenza stampa
del nuovo ct con largo anticipo, per rispetto dei giornalisti
stranieri.
Clausole e staff. Lippi ha firmato un biennale, dovrebbe
guadagnare poco più di 1,2 milioni di euro netti a stagione. Nel suo
staff entreràAngelo Peruzzi, probabilmente anche Ciro Ferrara il
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
quale però attende l’ok dalla Juventus per questa collaborazione
part-time (è responsabile del settore giovanile bianconero).
Cambia anche lo staff medico, con il fido professor Enrico
Castellacci che torna sulla poltrona di comando.
Niente Totti. A proposito di organigramma. Lippi ha già
stilato una prima lista di giocatori, tra conferme e facce nuove,
inserendo anche qualche idea da verificare. Ci sono grossi
problemi per Francesco Totti. Il capitano ha stima e
riconoscenza per Lippi, ma sembra poco convinto di
sdoppiarsi tra Roma e nazionale, soprattutto per una
questione fisica. Al momento il suo è un «no grazie», con
promessa di risentirsi dopo le prime amichevoli. Anche il
difensore Alessandro Nesta tentenna, col M ilan per niente
entusiasta di regalarlo di nuovo alla nazionale.
La prima amichevole del Lippi II è fissata per il 20 agosto con
l’Austria a Nizza, e per quella data il neo ct vorrebbe avere il
via libera per convocare l’oriundo Amauri. Sarà dura. Il
capitano Fabio Cannavaro resta, vuole arrivare fino al
M ondiale in Sudafrica. In trincea ci saranno anche Pirlo e
Gattuso, Zambrotta e Grosso, M aterazzi e Toni. Perché
Lippi vuole ripartire dal gruppo mondiale. Alla faccia di chi
non digerisce le minestre riscaldate.
Obiettivi. Il biennale non è casuale, la scadenza è stata fissata
per la fine dei mondiali 2010 in Sudafrica. Raggiungerli sembra
una passeggiata visto che nel girone l’Italia dovrà affrontare
Cipro, M ontenegro, Georgia, Bulgaria e Irlanda: passa la
prima, mentre le otto migliori seconde dei gironi si
giocheranno altri quattro pass tramite gli spareggi. In cuor suo
M arcello Lippi ha un grande obiettivo: vincere il secondo
mondiale, impresa riuscita solo a Vittorio Pozzo. Erano gli
anni 1934 e 1938. Quasi un secolo fa.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Grazie di tutto,
hombre vertical
di Stefano Tamburini
Giocava con la maglia numero sette e non ha mai avuto paura
di sbagliare un calcio di rigore, quell’eterno ragazzo con l’aria
da vecchio saggio. Quella volta che sbagliò ai M ondiali del ’90,
sulle spalle colorate di azzurro aveva il numero 17 e nessuno
volle prendersela con lui. Diamine, non è mica da questi
particolari che si giudica un giocatore. Un giocatore lo vedi dal
coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia. Sembra scritta proprio
per Roberto Donadoni, la struggente “La leva calcistica della
classe ’68” di Francesco De Gregori. M ica gli manca il
coraggio, l’altruismo e la fantasia a uno così, a uno che sa
rialzarsi e camminare a testa alta anche dopo un tiro storto. E
proprio per questo sa anche che non può essere un tiro dal
dischetto a impedirgli di sedersi ancora su quella panchina
ereditata da un tecnico mai sceso dal tetto del bus dei
festeggiamenti mondiali, che non voleva più saperne di restare
e che a un certo punto si è fatto vincere dalla nostalgia.
Sa benissimo che non è da ieri che non vedevano l’ora di
riavvolgere il nastro. E se n’era accorto anche quando gli
hanno portato un contratto da firmare con quella penale da
pagare in caso di licenziamento che sapeva di risarcimento
preventivo. Per questo, senza che nessuno lo sapesse, ha
chiesto di toglierla: non voglio soldi, voglio fiducia.
Sapeva bene di non averla mai avuta la vera fiducia. Non
poteva averla in un ambiente così, uno che non piaceva alla
gente che piace, che non ha mai frequentato M oggi e Giraudo
e che era stato scelto dalla premiata ditta di pulizie Guido
Rossi & Albertini, chiamata a moralizzare un calcio
provatissimo da M oggiopoli e dalle sue zozzerie. In fondo,
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
anche rifiutare una mancia di 600 mila euro, non è da tutti.
M a è anche da questi particolari che si giudica l’uomo ancora
prima del tecnico. E a un hombre vertical si può solo dire
grazie.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Donadoni, il giorno
dell’amarezza
«Lippi? Sono due anni che se ne parla»
di Alessandro Bernini (inviato a Roma)
Camicia bianca, impeccabile come il suo onore. E sopra giacca
grigia, inquieta come i suoi pensieri. Eppure fino all’ultimo
secondo dell’ultimo giorno Roberto Donadoni ha ingoiato
senza far polemiche. Ieri, dopo due ore di colloquio con
Abete, si è solo lasciato sfuggire un «sono due anni che si
parla di Lippi: ognuno ha il suo modo di proporsi, porsi e
atteggiarsi». Un sms fin troppo chiaro.
Quel rigore.La rottura è stata ufficializzata poco dopo le 15.30,
appena chiuso il faccia a faccia tra Donadoni e Abete. «È stata
un’esperienza stupenda che rifarei domattina», ha detto
Donadoni uscendo dagli uffici federali prima di partire per le
vacanze in Puglia. «Il dispiacere è innegabile e mi dispiace che un
rigore abbia causato tutto questo. In questi due anni qualcosa di
positivo è stato fatto, non è l’ultima partita o le ultime due o tre che
possono cancellare quanto fatto».
Rapporti e Lippi. Poi Donadoni ha spiegato la scelta di
accettare quel contratto (rescissione in caso di mancato
accesso alla semifinale, senza penale da pagare per la Figc)
rifiutato in un primo momento: «Credo nei rapporti con le
persone, nei modi e nei tempi giusti. Lo dimostra il fatto che
ho rinunciato alla penale. Non voglio fare sempre la figura del
ragazzo perbene, i soldi fanno comodo a tutti: ma ho
dimostrato di credere in altri valori».
Inevitabile la domanda su Lippi: «Se ne parla da due anni. Ognuno
ha il suo modo di proporsi alla gente. Non sono io che devo
insegnare agli altri come comportarsi. Comunque al presidente
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
non ho chiesto se c’è stato un incontro con Lippi, ognuno è libero
di fare quel che vuole. Non discuto i comportamenti degli altri.
Non voglio cadere in mancanza di eleganza».
«Contratto esaurito». Formale il comunicato Figc dove però
spicca una frase. Leggiamo la parte finale: «Nel confermare a
Donadoni sincera stima personale e apprezzamento per la serietà
e il qualificato impegno professionale che hanno contraddistinto il
suo lavoro alla guida della Nazionale, il presidenteAbete ha altresì
comunicato al tecnico la decisione della Figc di ritenere esaurito il
rapporto contrattuale alla naturale scadenza». Dunque
“esaurito” e “naturale scadenza”, quasi a cercare di far capire che
Donadoni non è stato esonerato. Tentativo fallito in partenza.
Colazione galeotta. Un retroscena. Donadoni è arrivato a
Roma a metà mattinata, quando però in via Allegri non c'era
ancora Abete. Così ad accoglierlo ha trovato il segretario
federale M auro Vladovich col quale si è intrattenuto per una
breve colazione. Colazione galeotta. Il giorno prima infatti lo
stesso Vladovich era stato a pranzo con M arcello Lippi
all’Hotel Parco dei Principi.
Il contratto. Abete aveva fretta di chiudere. Lui come nessun
altro. E visto che stamattina aveva il volo Roma-Vienna per
l’ultimo atto dell’Europeo, ha pensato bene di togliersi il
dente. In realtà era tutto chiaro da tempo. Certo, c’era una
clausola nel contratto di Donadoni. In sostanza gli veniva
garantita la conferma in caso di conquista almeno della
semifinale. M a che matrimonio sarebbe stato? Il fiato di Lippi
era sul collo di Donadoni già da mesi, dopo il tonfo con
l’Olanda il fantasma nel castello di Baden era già reale. Vista la
signorilità mostrata, siamo sicuri che Donadoni avrebbe
accettato di restare con una moglie (Abete) che l’aveva tradito
alla prima occasione?
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Ciclone Spagna,
Russia ko
Primo tempo sonnolento,
nella ripresa una tripletta devastante
di Valentino Beccari (inviato a Vienna)
Salta la luce in Russia. Non è l’ennesimo black-out del Niño
che si è abbattuto su Vienna ma i fulmini di Xavi Hernandez,
Güiza e David Silva che si scaricano sulla testa dei nipotini di
Putin e sgretolano le ambizioni di M osca. E allora sarà la
Spagna a contendere alla Germania il titolo. Bella dal primo
giorno, la squadra di Aragones scaccia anche l’ultima
maledizione, quella della maglia gialla e si impenna. Più in alto
del Pil, della storia, della superstizione. Altro che sorpasso:
ormai la Spagna non ci vede più nemmeno dallo specchio
retrovisore. La sfida con la Russia è un libro di storia e ce lo
ricorda l'erede di Juan Carlos ormai in “esilio” in Austria. Lui
fa l’ultrà e Zapatero l’indovino. M onarchia e Repubblica
insieme appassionatamente. Come Xavi e Güiza. È il nuovo
che avanza. I soliti noti non entusiasmano e allora sono loro a
salire sul palco per un concerto live con assoli di chitarra.
Un concerto. Il nastro del 4-1 di Innsbruck viene riavvolto e
ritrasmesso. Un film già visto. La partita è vivace, sfrontata,
sfacciata. Entrambe le squadre giocano a calcio. Possesso palla
e attacco degli spazi. M a senza schemi schizofrenici, paranoie
da 4-4-2, nevrosi da ripartenze. Il blocco sovietico non esiste
più nemmeno su un campo da calcio e lo spirito della movida
anima la notte dell’Ernst Happel. Nonostante il diluvio si
viaggia a velocità doppia rispetto a Italia-Spagna di qualche
giorno fa. Del resto non mancano i cavalli nei motori delle due
formazioni. E nemmeno la grinta. Aragones è scatenato. Si
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
muove
sul
confine
dell’area
tecnica,
incurante
dell’acquazzone.
La Russia soffre. L’ammiraglio Hiddink sta in coperta. Con
la tempesta non è il caso di uscire, meglio aspettare il vento di
bonaccia. E in effetti, passata la sfuriata iniziale con Torres
che va due volte vicino al gol, è la Russia a rendersi pericolosa.
M a non con il solito Arshavin. Il M aradona degli Urali non è
in serata di grazia. Distratto dalle voci di mercato e da troppe
attenzioni sembra Del Piero contro la Romania. Più
concentrato Pavlyuchenko che ha consegnato agli archivi
l’immagine goffa e impacciata della partita d’esordio. Altro
che Crouch, sembra Van Basten: elegante, leggero, felpato. Se
segnasse sarebbe il massimo.
Villa non c’è. Dall’altra parte chi arranca è Villa, pallido e
sbiadito. Ha perso tutta l’abbronzatura della prima parte e
l’infortunio che lo costringe a uscire per far posto a Fabregas
sembra quasi arrivare in soccorso ad Aragones. Annunciata
come la finale anticipata, Spagna-Russia rispetta le
aspettative. Il giacimento di greggio è tutto da questa parte del
tabellone. Germania e Turchia avranno avuto anche il carattere
ma i piedi sono rubati all’agricoltura. Senza Villa e con Torres
che non vede la porta, la Spagna si affida allo studio associato
«Iniesta-Xavi Hernandez», due geometri vecchio stile che
giocano con compasso e squadra. Tirano linee dritte e precise
senza concedersi licenze astratte. Ed è proprio da una loro
triangolazione che nasce il gol del vantaggio iberico. Iniesta
detta il passaggio, Xavi si inserisce e segna. Un brutto colpo
per la Russia. È difficile riorganizzarsi anche perché la Spagna
rispolvera la tradizione della corrida e da buon torero
temporeggia, accecando il toro russo con un drappo rosso. Un
compito eseguito alla perfezione da Fabregas, Xavi e Iniesta,
novelli Dominguin.
366
R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
La S pagna domina. Aragones fa i soliti cambi: Xabi al posto
di Xavi e Güiza a fare le veci di Torres. È proprio il
capocannoniere della Liga a realizzare il gol che trasforma il
Prater nella Plaza de toros. Se Aragones se lo porterà dietro al
Fenerbahce un motivo ci sarà. Poi David Silva completa
l’opera. Zapatero è migliorato: oltre alla vittoria quasi centra il
punteggio (aveva detto 3-1). Chissà se dà anche i numeri del
Lotto.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
La notte al buio
della tv europea
L’Uefa chiede scusa
ma c'è chi vuole il risarcimento
di Valentino Beccari (inviato a Vienna)
È stata la prima semifinale europea trasmessa in
Mondononvisione. Già, perché il pirotecnico quarto d’ora
finale di Germania-Turchia (tre gol di cui l’ultimo a tempo
quasi scaduto) non si è visto. Non solo in Italia, ma in tutta
Europa. La colpa è del pauroso nubifragio che si è abbattuto
l’altra sera su Vienna. C’è stato un calo di tensione che ha
mandato in tilt l’Ibc (International broadcast centre) che da
Vienna, per conto della Uefa, trasmette le immagini in tutta
Europa. Anche se la partita si svolgeva a Basilea, era il centro
di produzione viennese a irradiare il segnale. Tutta l’Europa è
rimasta al buio. La Rai si è arrangiata, sia pure in ritardo, con
la trasmissione in diretta della radiocronaca rievocando il
primo Carosio.
In Italia solo chi è riuscito a sintonizzarsi sul canale satellitare
della Zdf (o quello terrestre ma solo in Alto Adige) ha potuto
vedere quasi integralmente lo spezzone di partita oscurato. A
originare il black-out un triplice e insolito calo di corrente.
Inizialmente sul banco degli imputati era finita la regia di
Basilea, poi l’Uefa si è assunta la responsabilità dell'accaduto.
« L’ International broadcast centre di Vienna trasmette in
tutto il mondo sfruttando la rete elettrica della città – precisa
Alexandre Fourtoy, direttore generale di Uefa media
technologies – e in caso di interruzione di corrente c’è un
sistema che attiva un generatore di riserva. Durante il secondo
tempo della semifinale, a causa del fortissimo temporale, ci
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
sono state tre interruzioni elettriche, ma il sofisticato sistema
di sicurezza non è scattato e non è entrato in funzione il
generatore di riserva. In questo modo abbiamo perso il
segnale. Ovviamente la Uefa si scusa con i milioni di
telespettatori che hanno perso l’opportunità di seguire alcuni
minuti della partita».
Alcuni minuti? L’Europa si è persa il cuore della semifinale. È
come leggere un libro giallo e trovare strappate le pagine che
svelavano il nome dell'assassino. «È la solita Rai», imprecava
qualcuno sobbalzando in poltrona, ignorando che al buio
c’erano proprio tutti. E anche la Fan zone eccellente di Vienna
aveva il maxischermo nero. «Non abbiamo alcuna
responsabilità – si legge in una nota di Viale M azzini – è tutta
colpa della Uefa che ha inviato una lettera di scuse».
Un temporale e una certa approssimazione della squadra del
generale Platini sono stati all’origine di uno fra i più colossali
black-out della storia. «È la più brutta figura televisiva
dell’anno», titola la Bild. M a la tv Zdf va oltre. Già, perché la
perdita del segnale si traduce anche in inevitabile calo
dell’audience e in inadempienza contrattuale nei confronti
degli inserzionisti pubblicitari. E proprio per tutelarsi,
l’emittente televisiva pubblica germanica sta pensando a una
richiesta di risarcimento danni alla Uefa.
Platini per ora sta zitto e lascia parlare il povero Fourtoy.
«Abbiamo attivato il generatore di corrente eccedente –
tranquillizza il dirigente Uefa – e per la finale non ci saranno
problemi perché è fornito di un alimentatore di riserva».
Vienna potrà anche essere investita da un uragano caraibico
ma la finale si vedrà. Sarà vero?
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
VENERDÌ 27 GIUGNO
La grande
attesa
Solo due giorni di attesa, poi domenica la grande
finale: Germania-Spagna. Ci sarà anche la terna
italiana dei direttori di gara, guidata dall’arbitro
Roberto Rosetti. Intanto nei ritiri delle due finaliste si
alza il livello di tensione. In Italia, nel frattempo,
fervono i preparativi per il Lippi-day, la
presentazione del nuovo-vecchio ct, in programma
per il prossimo martedì, due giorni dopo la
conclusione dell’Europeo.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
PAOLO CALCAGNO, ROBERTO ROSETTI, ALESSANDRO GRISELLI
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Potenza
contro fantasia
Germania-Spagna,
finale inedita fra due corazzate
di Stefano Edel (inviato a Vienna)
Non ci sarà un’altra Grecia a salire sul gradino più alto del
podio. Ci siamo andati vicini, perché l'effetto sorpresa di
trovarci una Turchia e una Russia in semifinale ha fatto
pensare, a un certo punto, che il campionato europeo stesse
sovvertendo valori e gerarchie consolidate da decenni nel
Vecchio continente. Germania-Spagna è comunque una prima
assoluta: mai, nella loro storia, le due nazionali si sono
affrontate all’epilogo di un torneo per nazioni come quello
voluto dall’Uefa nel 1960. I tedeschi, campioni per tre volte,
sono alla sesta finale, gli iberici alla terza: fregiatisi del titolo
nel 1964, sono arrivati a giocarsi la Coppa (perdendola)
vent’anni dopo. Insomma, è un’eternità che non vincono.
Due stili diversi. Trovare la Germania di nuovo al vertice, a
due anni di distanza dalla delusione del M ondiale, dimostra
che si è lavorato bene nel dopo-Klinsmann: la squadra è
potente fisicamente, ha aumentato il tasso di esperienza e,
proprio nel corso della manifestazione, ha raggiunto il suo
punto di equilibrio. Sono panzer non a caso, nel senso che ci
mettono un po’ a carburare, ma quando azionano le loro leve,
non ce n’è per nessuno. Specialmente sulle corsie laterali, la
nazionale di Löw è devastante, con le accelerazioni di
Podolski da una parte e del biondo Schweinsteiger dall’altra.
Sul versante opposto c’è, invece, l’espressione migliore del
calcio latino, quella Spagna che il più vecchio ct del torneo,
con i suoi 70 anni (li compirà il 28 luglio), ha compattato in un
373
R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
riuscito mix di esperienza e gioventù, di intelligenza e voglia di
soffrire, di fantasia e concretezza. Approcci differenti, ma un
fattore comune per entrambe: la forza del centrocampo.
Pronostico difficile. Sarà una partita molto tattica, su questo
si può scommettere, con una prevedibile lunga fase di studio
all’inizio. M a ci piacerebbe anche vedere tanti gol: speranza
non peregrina, dato che tutt’e due ne hanno realizzati molti
sinora. L’importante è che ci si diverta. E l’Europeo, sotto
questo profilo, di intense emozioni, come chiedeva Platini, ne
ha regalate per davvero.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Martedì scatta
il Lippi-day
Così Abete riabbraccerà
il suo ct preferito
di Alessandro Bernini
M arcello Lippi verrà presentato martedì 1º luglio alle 15 nel
corso di una conferenza stampa all’Hotel Parco dei Principi di
Roma organizzata dalla Federazione. Si chiuderà così la
telenovela della Nazionale iniziata due anni fa con l’arrivo di
Roberto Donadoni (non voluto da Abete), proseguita con il
rinnovo-non rinnovo del contratto (di mezzo c’è sempre
Abete) e terminata con la sconfitta dell’Italia contro la Spagna
culminata con l’esonero del tecnico bergamasco e l’arrivo del
tecnico viareggino (vecchio amore di Abete).
Lippi era giovedì in M unicipio a Viareggio quando ha ricevuto
l’ufficialità della nomina (se mai ce ne fosse stato bisogno). Si
è detto «pronto e onorato dell'incarico» e la prima verifica con
i punti in palio arriverà il 6 settembre, quando l’Italia,
campione del mondo in carica, riprenderà il suo cammino
verso i M ondiali 2010 del Sudafrica giocando in trasferta
contro Cipro. Da qui a settembre, vacanze permettendo,
Lippi avrà la possibilità di visionare qualche giovane perché il
problema della Nazionale è soprattutto quello di svecchiare il
gruppo. Lippi, con i giovani, ci sa fare, ma senza dubbio si
porterà alcuni senatori: Buffon invece di Cannavaro.
Dovrebbe però lasciar perdere Totti (che alla Nazionale ha già
da tempo detto no) per dare spazio magari a Giovinco. M a
questo si vedrà con il passare dei mesi. Il futuro è molto
vicino: martedì il “M arcello nazionale” avrà la possibilità di
esprimere il suo pensiero. E tutto sarà più chiaro.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Griselli: io, Rosetti
e Calcagno, che terna!
«Un grande Europeo con tanto fair-play,
in Italia purtroppo non è così»
di Alessandro Bernini
Compongono il nostro tridente migliore. Rosetti-GriselliCalcagno, un arbitro e due guardalinee capaci di arrivare dove
l’Italia ha fallito. Stavolta spostiamo i riflettori da Rosetti a
uno dei suoi assistenti: Alessandro Griselli, livornese, agente
immobiliare, curriculum da guardalinee di 150 partite in A e 60
all'estero.
Complimenti Griselli, bella soddisfazione dirigere la
finale Germania-S pagna.
«Certo, grande soddisfazione. Anche se un po’ ci dispiace per
l’Italia, la nazionale in finale avrebbe portato entusiasmo a
tutto il movimento. Invece non abbiamo avuto molta
fortuna».
In questo Europeo siete in trincea sin dal primo giorno.
«Come terna abbiamo diretto la partita d'apertura SvizzeraRepubblica Ceca, poi Grecia-Russia e Croazia-Turchia».
E quasi sempre con ottimi giudizi.
«Il fatto che ci abbiano assegnato la finale significa che le
nostre direzioni sono state valutate in modo positivo».
Pochi cartellini rossi, pochi veleni nei post-partita. È
stato davvero l'Europeo del fair play?
«Sì, quasi tutte le partite sono scivolate via senza polemiche.
Non ricordo neanche brutti falli o entrate cattive. C’è stata
grande maturità da parte di tutti i giocatori. Adesso non ci
resta che sperare che il copione resti il solito anche in finale».
Più facile dirigere una partita del campionato italiano o
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
una partita dell’Europeo?
«Senza dubbio una gara dell’Europeo».
Risposta molto sicura.
«Quello italiano forse è il campionato più difficile per un
arbitro e per i suoi assistenti».
E perché?
«C’è grande pressione e poi in campo certe volte si cercano
delle furbizie che all'estero non si vedono. M i sembra che lo
abbiano dimostrato anche questi campionati Europei».
Il gesto che più ha apprezzato in questi giorni?
«Non uno in particolare. Ripeto, mi è piaciuto molto il fair
play col quale sono iniziate e sono finite un po’ tutte le
partite. Ho visto grande correttezza in campo da parte di tutti
i protagonisti».
Lei, Calcagno e Rosetti siete davvero la terna dell’anno.
«Diciamo che ci siamo tolti diverse soddisfazioni, sia in Italia
sia all’estero».
La partita più emozionante?
«Lasciando stare la finale che ci attende, direi la semifinale di
Champions, Chelsea-Liverpool, a inizio maggio».
Più dura la vita dell’arbitro o del guardalinee?
«Io ho fatto anche cinque anni di serie C da arbitro, è difficile
fare paragoni. Di certo quando arrivi a certi livelli, sei di fronte
a un’attività che porta via tantissimo tempo al tuo lavoro e
alla famiglia. A proposito, posso dedicare la finale a una
persona?»
Prego.
«A mia moglie Francesca, che spesso resta sola mentre io
sono in giro per le varie partite in Italia e in Europa. E poi ai
miei due figli, Diletta e Paolo. Spero di fare una bella
prestazione anche per loro».
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
SABATO 28 GIUGNO
La finale
senza favorita
Siamo alla vigilia della sfida che vale oro. Germania
e Spagna è una finale senza favoriti, nessuno può
pensare di essere in vantaggio in partenza. Ad
arbitrare sarà l’italiano Roberto Rosetti. Fra gli
spettatori anche il presidente della Federcalcio
italiana, Giancarlo Abete, che alla vigilia prova a
spiegare – a suo modo – il divorzio con il ct Roberto
Donadoni e la scelta di Marcello Lippi.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
IL CT TEDESCO JOACHIM LÖW
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Ballack tiene
in ansia la Germania
Il capitano è infortunato
ed è fermo da due giorni
di Stefano Edel (inviato a Vienna)
Sei anni fa una squalifica, questa volta un dolore, fastidioso
ma continuo, ai gemelli del polpaccio destro. M ichael Ballack
è in forte dubbio per la finale di domani sera all’Ernst Happel
Stadion, e la Germania attende con ansia di sapere se e come la
sua stella potrà recuperare in tempo. Nel 2002, a Yokohama,
il centrocampista del Chelsea fu costretto a saltare la sfida
mondiale con il Brasile per somma di ammonizioni, ora è un
problema fisico a rischiare di escluderlo da un altro
appuntamento-chiave della carriera.
Löw spera nel medico. Quando ci si allena a porte chiuse, e
per di più in un luogo blindato come il centro sportivo di
Tenero, sul lago M aggiore, è facile riuscire a nascondere le
notizie negative. Perché quella del malanno occorso al
capitano del Wunderteam è notizia datata 24 ore fa, nel senso
che anche venerdì era rimasto completamente inattivo. M a
nessuno avrebbe dovuto saperlo. E così è stato. Solo nel
pomeriggio di oggi, quando la squadra ha raggiunto la capitale
in aereo, la Federcalcio tedesca ha ufficializzato l’assenza di
Ballack alla seduta di rifinitura sul proprio sito internet. «Non
conosciamo esattamente la ragione che ha provocato
l’indurimento del muscolo – ha spiegato poi in conferenzastampa il ct – Se sia stata, cioè, la conseguenza di un colpo
subìto nella semifinale con la Turchia oppure se sia accaduto
in allenamento. Alle volte ti fai male e non te ne accorgi,
perché il dolore salta fuori dopo. Io so soltanto che il medico
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
si sta adoperando con tutte le sue forze per metterlo in
condizione di giocare. M ancano ancora parecchie ore alla
partita, voglio e devo credere che M ichael alla fine ce la farà.
Vediamo come passerà la notte. In ogni caso, la decisione
definitiva verrà presa all'ultimo momento».
Borowski in allarme. Il ventottenne centrocampista del
Werder Brema è il principale candidato alla sostituzione. Löw
lo inserirebbe al centro del terzetto dei trequartisti, dunque
nella stessa posizione di Ballack. Nessuno stravolgimento,
pertanto, dello schema tattico a cui si è convertito il tecnico.
«Per noi M ichael è un giocatore molto importante, ma
abbiamo una rosa ampia e valida, in cui un’alternativa
all’altezza c’è» ha aggiunto. E ha fatto il nome di Borowski.
M a ha anche tradito ottimismo su un recupero in extremis. E
il morale del leader com’è?, è stato chiesto a Löw. «Gli ho
parlato anche prima di venire qui da voi, e non era depresso: il
dottore gli ha detto che ci sono delle possibilità che giochi, e
anch’io, sinceramente, ci conto».
S pagna favorita. Certo, avere a disposizione il capitano,
anche per il carisma che esercita sui compagni, agevolerebbe
assai i compiti dei centrocampisti, chiamati a un confronto
durissimo con gli iberici, che proprio in mezzo al campo
esprimono la massima qualità. «Giocano bene – ha ammesso il
ct dei panzer parlando degli avversari – La combinazione di
tecnica e tattica è eccellente, sono attenti e ragionatori, e le
loro sovrapposizioni risultano sempre azzeccate. M i piace la
sicurezza con cui fanno girare il pallone. Del resto, quando hai
talenti abituati ai grandi appuntamenti europei come quelli del
Real o dell'Arsenal, la sensazione che ne ricavi è quella che ho
espresso ieri: sono impressionanti». Dunque, sono i favoriti?
«Sì. Noi abbiamo rischiato di uscire dall’Europeo, ma se siamo
giunti sin qui è stato anche grazie alla svolta arrivata dopo la
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
sconfitta con la Croazia».
Klose l’ariete. Dopodomani, comunque vada a finire, la
squadra sarà a Berlino, a fare festa con i propri tifosi alla
Porta di Brandeburgo. «La gioia sarebbe enorme se dovessimo
presentarci con la Coppa» ha concluso Löw, che non ha
mancato di ricordare Klinsmann, il suo predecessore,
nell’opera di costruzione della squadra. Se Hitzlsperger ha
confessato di considerare la finale di Vienna come «la partita
più importante della mia carriera», i tedeschi auspicano una
grande prova dell’attaccante del Bayern. Che Löw ha difeso:
«Ha segnato due gol importanti, contro Portogallo e Turchia.
Ha corso molto, ha lavorato tantissimo per gli altri e ha
raggiunto un ottimo livello di rendimento in semifinale. Sono
convinto che si ripeterà anche contro la Spagna». Che sia buon
profeta?
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
La Spagna
crede nell’impresa
Casillas: una generazione
di fenomeni, tocca a noi
di Valentino Beccari (inviato a Vienna)
Da ragazzi hanno vinto l’Europeo under 16 e under 19 e anche
il M ondiale under 20. Una generazione di fenomeni. Ancora
un po’ acerba, che viaggia con il Topexan nel beautycase e
legge i fumetti giapponesi. Già, ma domani sera può diventare
grande. Grandissima, la più grande di sempre. La Spagna non
ha mai vinto niente, eccezion fatta per quel titolo europeo del
1964, quando alla fase finale della manifestazione accedevano
solo quattro squadre. Poi basta. Tanti complimenti ma la
pancia sempre vuota. I nipotini di Aragones hanno però
stravolto tutti i luoghi comuni. Belli sì, ma anche vincenti.
Iker, il veterano. Iker Casillas a 27 anni sembra già un
veterano di guerra. Gioca nel Real da quando gattonava e con
l a camiseta blanca ha vinto tutto. In Spagna è già un eroe
nazionale. Per trasformarlo in mito bastano novanta minuti. O
forse centoventi o forse qualcuno in più. «No, basta rigori –
afferma il portiere – spero che i miei compagni possano
risolvere la partita prima. Ho vinto tanto con il Real ma
disputare una partita così con la Nazionale è un’occasione
unica. Puoi fare felice 46 milioni di persone. È fantastico
essere in finale ma se perdi la delusione è ancora più forte che
uscire al primo turno».
Profumo di impresa. Casillas è cresciuto in fretta. Come
Fabregas, Torres, David Silva. È la fotografia della nuova
Spagna, moderna, efficace che ha tagliato i ponti con antichi
retaggi. Sente profumo di impresa. «Possiamo farcela –
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
dichiara il madrilista – abbiamo conquistato tutti i titoli a
livello giovanile. Siamo cresciuti insieme e ora è giunto il
momento di vincere qualcosa a livello assoluto. Non so
quando la Spagna potrà contare su una generazione di
giocatori così forti». Casillas però non si fida della Germania,
così brutta eppure così vincente. Non si fida della storia e
dell'atteggiamento di una squadra che non molla mai. «Ai
M ondiali di due anni fa sono arrivati terzi e nel 2002 secondi
– conclude Iker – hanno tradizione ed esperienza. Insomma,
sanno come si fa a vincere».
Il Maldini spagnolo. Il vecchietto della formazione è Carles
Puyol. A 31 anni è già di un’altra generazione. Però è forte.
Franco Baresi lo ha accostato a Paolo M aldini. «Per me è un
onore essere paragonato al milanista – afferma – ma
soprattutto sono felicissimo che lo abbia detto Franco Baresi,
che per me è stato il più forte interprete del ruolo di centrale
difensivo moderno».
Puyol è uno sportivo autentico. La probabile assenza di
Ballack non gli fa fare salti di gioia. Anzi. «Ballack è un grande
campione – dichiara il centrale iberico – e mi dispiacerebbe se
non dovesse scendere in campo. Non bisogna mai speculare
sulle disgrazie altrui. M a la Germania non è solo Ballack.
Dispone di ottimi giocatori, ha grande forza fisica e un
temperamento straordinario. È lei la favorita».
Il brasiliano. Nella Spagna dei teen-ager c’è spazio per un
ripetente di lusso, quel M arcos Senna che potrebbe diventare
il primo brasiliano (originario di San Paolo) a vincere
l’Europeo. «Non ci avevo pensato – sottolinea – ma ormai mi
sento uno spagnolo, integrato nel gruppo».
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Rosetti pronto
a dare il meglio
«I replay sui maxischermi?
Possono essere pericolosi»
di Valentino Beccari (inviato a Vienna)
«Ringrazio De Rossi e Di Natale per aver sbagliato il rigore
permettendomi in questo modo di arbitrare la finale». Non
l’ha detto ma lo ha sicuramente pensato Roberto Rosetti,
l’arbitro torinese che domani sera dirigerà Germania-Spagna
assistito da guardalinee Calcagno e Griselli. Due anni dopo
Berlino, ancora un po’ di Italia all’atto finale. M a stavolta non
indossa la maglia azzurra.
«È evidente che il nostro cammino è inversamente
proporzionale a quello della Nazionale – esordisce Rosetti –
anche se sono un tifoso della squadra azzurra e, contro la
Spagna, ho sperato sinceramente che vincesse. Il fatto di
essere qui ad arbitrare la quarta partita e soprattutto la finale è
un motivo d’orgoglio e di soddisfazione. Per me, per i miei
assistenti, per la Federazione, per tutti gli arbitri italiani, da
quelli di serie A a quelli dei campionati giovanili».
Rosetti si presenta in sala stampa tirato e concentrato. Fisico
da mezzofondista, stasera affronta il suo “diecimila” olimpico.
Nessuna parentela con le “cicciottelle” giacchette nere che si
sono viste nei turni preliminari. «Perché ci alleniamo
duramente tutti i giorni – precisa – sedute atletiche, raduni
mensili, tabelle elaborate da professionisti e consulenza
psicologica. L’arbitraggio è una grande passione ma che ci
assorbe ormai totalmente».
Rosetti ripensa a quando ragazzino, sfumata l’illusione di
diventare calciatore, passa a sognare la serie A arbitrando nei
386
R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
campetti polverosi dell'hinterland torinese. E oggi è lui a
rappresentare il M ade in Italy, da campione europeo del
fischietto: «La mia designazione è un attestato di stima per
tutta la classe arbitrale italiana. Siamo usciti da un periodo
difficile ma non voglio parlare di rivincita. In Italia siamo
sottoposti a pressioni incredibili, c’è un’attenzione dei media
senza eguali. Le critiche sono giuste ma diventano inaccettabili
quando si fanno acide e cruente».
È un fiume in piena Rosetti. In Italia vige il “divieto di
parola”. L'arbitro decide ma non spiega, mima ma non
racconta. Il “vorrei ma non posso” viene sdoganato dall’Uefa
che concede a Rosetti una buona mezz'ora tra taccuini e
telecamere. «Sono favorevole a parlare – precisa – anche a
dare delle spiegazioni su certe decisioni. M a per questo ci
vuole il contributo di tutti. Prima di essere un arbitro sono un
appassionato di calcio e da piccolo sono stato tifoso. In Italia
deve cambiare un certo tipo di cultura attorno a questo
mondo».
Arbitri che parlano ma soprattutto arbitri che negli stadi si
devono confrontare con i maxischermi, che propongono subito
replay all'infinito su falli e decisioni. Una sorta di processo in
diretta televisiva davanti a 50 mila giudici severissimi. «La
sfida con la tv è persa in partenza – afferma Rosetti – un’altra
velocità e un’altra prospettiva. La presenza negli stadi dei
maxischermi è negativa, perché tra tante brave persone ci sono
anche alcuni soggetti pericolosi che possono creare situazioni
spiacevoli e violente».
Rosetti non si dimentica che domani sera c’è GermaniaSpagna. Alla fine è una partita di calcio... «Una finale
straordinaria – conclude – tra due grandi squadre con blasone e
tradizione. Le abbiamo studiate nei minimi particolari: siamo
pronti».
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Platini: è stato
un grande Europeo
Il presidente stuzzica Italia e Francia:
non voglio criticarle ma...
di Stefano Edel (inviato a Vienna)
Vorrebbe restare neutrale, ma ci riesce solo in parte. Da
massimo responsabile dell’Uefa, e non più da giocatore in
campo, M ichel Platini, 53 anni compiuti otto giorni fa, parla a
tutto tondo di Euro 2008, il suo primo Europeo vissuto
dall'altra parte della barricata.
Partiamo dalla fine, presidente. S empre convinto che la
prossima edizione si terrà in Polonia e Ucraina?
«Faremo di tutto, anzi più del possibile, perché gli Europei
del 2012 si svolgano nei Paesi a cui sono stati assegnati».
Eppure i segnali che arrivano non sono incoraggianti.
«C’è una condizione prioritaria: se le due capitali, Varsavia e
Kiev, non avranno i rispettivi stadi pronti, l’assegnazione sarà
revocata. È un punto fermo, non si discute».
Avete già pensato a un’alternativa?
«No, non c'è una lista di Paesi, chiamiamoli così, di riserva,
che comprenda anche l’Italia. Abbiamo invece chiaro un altro
elenco, molto lungo: quello dei problemi che bisogna
affrontare e, possibilmente, risolvere in Polonia e Ucraina».
Come intendete muovervi?
«Il 2 luglio il sottoscritto e una commissione dell’Uefa, in
tutto dodici persone, voleranno a Varsavia e Kiev per
verificare come stanno effettivamente le cose. Ascolteremo,
parleremo, e poi stileremo un’approfondita relazione per
l’Esecutivo Uefa, che a settembre, a Bordeaux, prenderà la
decisione definitiva».
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Anche sul possibile allargamento da 16 a 24 squadre, così
come le hanno fatto chiaramente intendere i dirigenti
delle Federazioni che ha incontrato in queste ore?
«Anche su quello».
Non si corre il rischio, se tale è l’orientamento, di
impoverire un torneo di così alto livello, offrendo un
prodotto di qualità inferiore?
«Pensate che se qui fossero state presenti anche Inghilterra,
Scozia, Danimarca, Ucraina, Belgio e Bulgaria, saremmo andati
peggio? Io ho vinto un Europeo in cui c’erano otto squadre a
contendersi la Coppa, ma non fu più bello di questo a 16».
A proposito, è sempre dell'idea di spostare la
manifestazione da giugno ad agosto?
«Ho fatto solo una considerazione sullo stress vissuto dai
giocatori dopo una stagione logorante. Non ho mai parlato di
questa ipotesi in veste ufficiale, e non mi sentirete mai
riparlarne».
Germania-S pagna è la finale più giusta?
«Giusta? Come posso sostenere che c’è giustizia nel calcio?
Se davvero ci fosse, avrei dovuto vincere un titolo mondiale
con la Francia. Invece... M a se tedeschi e spagnoli sono
arrivati sin qui, significa che hanno meritato. Ora può
succedere di tutto, perché la qualità dei giocatori è alta».
Vedere gli iberici giocarsi il titolo non le ricorda
qualcosa?
«Stamattina ho sentito dentro di me che, forse, posso
restituire loro ciò che tolsi nel 1984...». E Le Roi racconta di
aver invitato a Vienna Luis Arconada, il portiere delle Furie
rosse di allora a cui rifilò il primo gol (i Bleus vinsero 2-0),
complice una papera del giocatore basco, che si fece passare il
pallone sotto il ventre. «Pensava a uno scherzo, inizialmente,
poi si è convinto e ci sarà. Quella punizione fu straordinaria,
389
R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
non l'avrebbe neutralizzata nessuno. Fatemelo credere,
almeno...».
Del gioco è soddisfatto?
«Sì, è stato un grande Europeo. Grazie alle regole che adesso
tutelano i campioni e grazie soprattutto a quei tecnici che
hanno impostato le loro Nazionali con una mentalità
offensiva. Il gioco d’attacco è l’immagine più bella, insieme
con quella dei tifosi che fraternizzano sugli spalti, che ci
portiamo a casa. La polizia ha fatto un ottimo lavoro, molti
hooligans avrebbero voluto rovinare la festa, ma glielo
abbiamo impedito».
A proposito di spettacolo, non è sembrato di vedere la
stessa cosa da parte di altre Nazionali.
«Non voglio certo criticare Grecia, Francia e Italia». Però, di
fatto, la frecciatina è arrivata. E se Donadoni è già saltato, sta
a vedere che ci può scappare anche il siluro a Domenech...
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Abete: nessuna
rottura traumatica
«Con Donadoni si è esaurito
il rapporto contrattuale»
di Stefano Edel (inviato a Vienna)
Nessun esonero, nessuna rottura traumatica, ma «un semplice
estinguersi di un rapporto contrattuale». Il presidente della
Figc Giancarlo Abete, atteso a Vienna da una serie di riunioni
con l’Uefa, torna a parlare di Roberto Donadoni e del suo
addio alla Nazionale. Lo fa con calma, pesando con il bilancino
ogni frase. E annuncia «una relazione a 360 gradi» per il
consiglio federale di giovedì 3 luglio.
Replica a S acchi. Il chiarimento con l’ex ct è stato pacato e
sereno, a sentire il numero uno di via Allegri. «Il colloquio con
Roberto? Lungo e tranquillo, nessuna tensione. Abbiamo
esaurito un rapporto contrattuale, e la cosa non è nuova
quando si affrontano eventi come questo». Quindi, la risposta
alle critiche sullo stile della Figc: «Una volta che si era stabilito
di lasciar cadere l’accordo in essere, ci siamo mossi di
conseguenza – ha proseguito – Sacchi ha parlato di una
decisione affrettata? Beh, gli ex ct sono portati per natura a
solidarizzare fra di loro. M a ci sta, viviamo ancora una
situazione in cui bisogna ammortizzare le emozioni».
L’ombra di Lippi. Non è stato facile, per l’allenatore
bergamasco, lavorare dal 2006 a oggi con la sensazione di
essere sempre messo a confronto con il collega viareggino. E
Donadoni lo ha fatto capire, subito dopo il congedo dal
Palazzo. «È normale che quando si prende il posto di chi ha
appena vinto un titolo mondiale, e che non ha trovato altre
squadre da condurre, si debba convivere con la sua ombra.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Però, da qui a sostenere che siamo stati scorretti con lui... No,
nessuna scorrettezza».
Il futuro. Il presidente ha poi difeso tempi e modi della
nomina di Lippi, che torna alla guida della Nazionale a due
anni dalla notte di Berlino. «È stata compiuta una scelta
tecnica sul futuro, dopo aver valutato le opzioni».
Confermato che martedì, alle 15, ci sarà la presentazione in via
Allegri. M a perché, alla fine, con Donadoni il rapporto di
collaborazione si è esaurito? Perché il rendimento nelle partite
del girone eliminatorio non è stato quello che si pensava: non
sono stati i rigori a decretare il ritorno all'antico, semmai
quello che era successo prima.
Polemica con i polacchi. «In questi giorni il ministro dello
Sport di Varsavia ci ha accusati di essere stati scorretti – ha
infine rilevato Abete a proposito delle voci che vorrebbero
l’Uefa intenzionata a dirottare altrove l’edizione del 2012 – Io
vorrei invece che i prossimi Europei rimanessero a loro e agli
ucraini. Non c’è stata alcuna candidatura alternativa da parte
nostra». E ha concluso: «Qui non è come in Parlamento da
noi, dove il primo dei non eletti prende il posto di chi rinuncia
al mandato. È vero che siamo arrivati secondi a Cardiff, dove
l’Uefa ha favorito la candidatura di Polonia e Ucraina, ma ciò
non significa che ora tocchi a noi, se si deciderà in un altro
senso».
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Lippi festeggia
con Galliani
la nomina a ct
di Luca Basile
Il neo ct della Nazionale, M arcello Lippi, parlotta con
l’amministratore delegato del M ilan Adriano Galliani. Nina
M oric si fa massaggiare sotto la tenda. Daniela Santanché
inseguita dalle telecamere di Lucignolo (Italia 1). Federica
Panicucci e il marito, il dj Fargetta, scortano i figli sulla
spiaggia. Il Twiga di M arina di Pietrasanta, è il rendez-vous
ideale per i vip da copertina. Insieme con il figlio Davide,
M arcello Lippi conversa con Galliani; poi con il sociologo
Francesco Alberoni.
La formazione. Un breve spostamento. A pochi chilometri
di distanza, nella sua Viareggio, il ct azzurro si affaccia come
ospite d'eccezione allo Yachting Gala Azimut-Benetti. Visita
gli yacht ormeggiati in banchina e si intrattiene alcuni minuti
con i dirigenti di Azimut, gruppo per il quale è anche
testimonial. Si concede anche un siparietto: «Tutti mi
chiedono la formazione... eccola qua». Si gira verso il mare e
legge ad alta voce i numeri di alcuni degli yacht ormeggiati in
banchina, come se fossero le maglie della sua nuova squadra
azzurra.
In giro per spiagge. Il riposo dei guerrieri del pallone
prosegue lungo le spiagge. Al M inerva Beach di Forte dei
M armi c'è Alberto Gilardino, nuovo centravanti della
Fiorentina. Nello stesso stabilimento balneare ecco Javier
Zanetti, capitano dell’Inter tricolore. All’esterno del Twiga il
parcheggiatore ha il suo daffare a gestire i pochi spazi auto al
coperto. Un ladruncolo, approfittando del caos, tenta di
portare via qualcosa da un mezzo in sosta. Braccato dalla
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
security, riesce a scappare, procurando qualche danno ad altre
auto in sosta. M a nel tempio dedito al vippame nessuno se ne
accorge.
Mister Galliani. «Ronaldinho? Vedremo. Però un impegno
preciso lo prendo: se mai lo acquisteremo, lo porteremo in
Versilia, come abbiamo fatto con Pato l’anno scorso, per una
prima ufficiale». Panama presidenziale, sorriso dei giorni
migliori, Galliani non ha però tutta questa voglia di parlare.
«M i prendo due giorni di riposo e poi farò la spola per tutta
l’estate tra M ilano e Versilia, quindi di parole ne diremo anche
troppe». Sì, ma Ronaldinho arriverà in rossonero? «Non dico
niente. Grazie e arrivederci. Anzi, una cosa la dico: rispetto a
12 mesi fa, il M ilan ha due nuovi trofei, Supercoppa Europea
e Intercontinentale. Quindi guardiamo avanti con fiducia».
Galliani prima posa per foto e firma autografi, poi scambia
una stretta di mano con Alessandro Gamberini, difensore della
Fiorentina e Azzurro.
Che fisico. E Nina M oric? Due pezzi su un fisico che va
oltre qualsiasi commento, occhialoni scenografici, a M arina di
Pietrasanta ravviva una tenda che pullula di amici e bambini.
Sul bagnasciuga sostano un gruppo nutrito di fotografi:
obiettivo in canna, scatti a raffica, chiamano ad alta voce i vip.
Galliani lascia la spiaggia. A pochi metri di distanza, il suo
pupillo Andrea Pirlo sonnecchia placido al bagno Piero.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Noi italiani
spettatori tristi
di Stefano Tamburini
Due anni fa eravamo noi quelli che non vedevano l’ora che si
giocasse l’ultima sfida e, in cuor nostro, sapevamo già che in
un modo o nell’altro saremmo andati a dormire (molto tardi)
da campioni del mondo. Oggi non sappiamo chi, fra tedeschi e
spagnoli, abbia qualche convinzione in più dei rivali. E, a parte
un po’ di sana e diffusamente condivisa antipatia per i
crucchi, alla fine non ce ne frega un granché.
I soli italiani che stasera andranno in campo saranno l’arbitro
Roberto Rosetti e gli assistenti Paolo Calcagno e Alessandro
Griselli, gli stessi della sfida inaugurale. Un segnale di indubbia
stima per il nostro movimento arbitrale, uscito devastato dalla
palude tossica di M oggiopoli. Segnale destinato ovviamente a
essere dimenticato da agosto in poi, quando alla prima rimessa
laterale invertita a centrocampo seguita da un gol dopo otto
minuti si comincerà a gridare al complotto degli aiutini e uno
stuolo di devoti si prostrerà davanti a Luciano M oggi mentre
spiega che andava meglio quando c'era lui.
Che volete che sia, per noi italiani che – calcisticamente
parlando (ma non solo) – abbiamo problemi ben peggiori
anche di chi stasera si troverà a piangere lacrime amarissime.
Noi abbiamo Giancarlo Abete, un presidente federale che va in
giro a raccontar frottole travestite da favole («Donadoni?
Nessun esonero e nessuna rottura di rapporti») e che di fatto
ha appena cacciato l’unico allenatore (o alla peggio, uno dei
due) che non ha perso contro i campioni (o i finalisti). Il
dramma è che dovremo tenercelo ancora a lungo, con quella
sua faccia un po’ così, da italiano perennemente fuori posto.
Lo era anche quel triste mercoledì di aprile del 2007 a Cardiff,
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
quando era appena sbarcato da Roma convinto di tornare a
casa con in tasca l’organizzazione degli Europei 2012. Fu un
mercoledì nerissimo per l’Italia, perché la giuria Uefa votò in
larga maggioranza per Polonia e Ucraina e Abete riuscì a
presentarsi davanti a telecamere e microfoni e dire che lui si
assumeva la responsabilità «ma solo dal 2 al 18 aprile»,
periodo della sua reggenza. Insomma, un gran signore nei
confronti dei suoi predecessori che, lo ricordiamo, erano due
commissari (Guido Rossi e Luca Pancalli) nominati dal Coni
dopo lo tsunami sulle zozzerie di partite taroccate, trame
occulte, arbitri richiusi negli spogliatoi e manovrati via
telefono, con Franco Carraro presidente e Innocenzo M azzini
e Giancarlo Abete come vice. I primi due sono stati travolti
dallo scandalo, lui invece è passato all'incasso con grande
soddisfazione di tanti. A suo modo, un grande. Se vogliamo,
pure troppo.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
DOM ENICA 29 GIUGNO
Vamos España
Un gol di Torres: basta e avanza agli spagnoli per
gioire. La Germania è ancora seconda. Si chiude così
l’Europeo 2008, quelli che alzano la coppa hanno
vinto tutte le partite ad eccezione di una, quella contro
gli azzurri, contro i quali sono stati necessari i rigori.
È un successo meritato, il primo di un fantastico
trittico (Europeo, Mondiale, Europeo) che non ha
eguali nella storia. Buona la prova dell’arbitro
italiano Roberto Rosetti.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
IL CAPITANO SPAGNOLO IKER CASILLAS ALZA LA COPPA AL
CIELO
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Spagna,
serata da favola
Torres castiga la Germania:
Furie rosse in trionfo dopo 44 anni
di Stefano Edel (inviato a Vienna)
Solleva la Coppa, Iker Casillas: la Spagna è campione
d'Europa. Ci sono voluti 44 anni per tornare a sedersi sul
trono calcistico del Vecchio continente. Germania sconfitta,
giusto così. Le cifre parlano solo a favore degli iberici.
S olito Torres. È una finale strana, perché a fare la partita
inizialmente è la Germania, non già la più tecnica Spagna.
Sembrano quasi intimoriti i ragazzi di Aragonés, che senza il
goleador Villa (impossibile che recuperasse dallo stiramento
accusato contro la Russia) affidano al centravanti del
Liverpool le loro (fondate) speranze di “trafiggere” Lehmann.
Venti minuti di studio, con la manovra che scorre lenta,
sempre per vie orizzontali, mentre Ballack (che i medici hanno
rimesso in piedi, in qualche modo) e compagni trovano
verticalizzazioni impensabili. M a il limite dei “bianchi” di
Löw si manifesta proprio a ridosso dell’area di Casillas, negli
ultimi venti metri, dove ci sarebbe bisogno di concretezza e
fiuto del gol espressi ai massimi livelli. Ci vorrebbe il Klose
del M ondiale o quello delle qualificazioni (cinque reti), che
invece non sfrutta a dovere il clamoroso errore di Sergio
Ramos al 3’ – appoggio troppo corto per Puyol – e perde
l’attimo fuggente. M a combinano poco anche Podolski e
Schweinsteiger, i velocisti delle ripartenze micidiali ammirate
contro Portogallo e Turchia.
La S pagna avanza. Così, zitta zitta, la Spagna esce dal suo
torpore iniziale, e gioca come sa. È una crescita imperiosa, la
399
R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
sua, e non è un caso che a trascinarla sia proprio el Niño, uno
fra i protagonisti più attesi. Un palo, colpito un perfetto
colpo di testa, fa capire che è la sua serata. E così è, in effetti:
perché come un falco in agguato, il puntero ruba il tempo a
Lahm sullo scatto e supera il portiere con un felpatissimo e
dosato calcetto a scavalcare. Un minuto dopo, è Silva a
sprecare la palla che potrebbe chiudere tutto e mandare in
orbita gli spagnoli, mentre i tedeschi protestano con l’arbitro
italiano Roberto Rosetti per un braccio alzato in area di
Ramos su girata di Ballack.
Ripresa di altra pasta. La Germania vera è quella che Löw,
ancora una volta, ridisegna a partita in corso. Costretto dalla
necessità di recuperare, ma anche dalla cattiva giornata di
Lahm e dei due esterni offensivi, il Ct gioca subito la carta di
Jansen in avvio di ripresa e, poco dopo, butta nella mischia
Kuranyi, utilizzato con il contagocce sin qui. Il livello della
gara, e quindi delle emozioni, sale di colpo: tatticamente è
finalmente la finale che ci si aspetta, con una squadra che va
all'assalto dell’altra, e quest'ultima che, quando va in
contropiede, mette i brividi, con il suo fraseggio impostato
tutto su appoggi e scambi con il pallone radente. M a ora è
Casillas a vedere i sorci verdi.
Quasi rissa. La posta in palio è alta, inevitabile che serpeggi
pure il nervosismo. Silva dà una leggera testata a Podolski
dopo un battibecco fra i due, ma Rosetti usa il buonsenso e
non prende provvedimenti. Aragones non guarda in faccia
nessuno, toglie prima Fabregas (in ombra), poi il nervosissimo
Silva e infine Torres. Senna non arriva, per questione di
centimetri, a mettere il sigillo su un pallone d'oro servitogli di
testa da Guiza, ma è tutto il finale arrembante delle Furie
rosse a decretare che, sì, questo è l’Europeo della Spagna. Il
vecchio ct ha fatto qualcosa di straordinario: e pensare che si
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
era beccato una caterva di critiche, prima di iniziare
l’avventura, per aver lasciato a casa il mostro sacro Raul. Ha
avuto ragione lui.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Juan Carlos-Merkel,
sfida in tribuna
di Stefano Edel (inviato a Vienna)
Per un giorno è Vienna la capitale d’Europa. E non solo a
livello calcistico. L’attesa per la finale Germania-Spagna
cresce con il passare delle ore, e quando sono le 18.30 il colpo
d’occhio intorno all’Ernst Happel Stadion è già eccezionale:
una gigantesca fiumana umana muove verso l’impianto, teatro
dell’evento. Più tedeschi che spagnoli, su questo nessun
dubbio.
Tribuna vip con S chumi. Sono sei i capi di Stato presenti,
altrettanti i primi ministri, ma il record di applausi lo strappa
l’ex pluricampione del mondo di Formula 1, M ichael
Schumacher: ha sempre amato il football, è il capitano della
Nazionale piloti, figurarsi se poteva mancare alla sfida che
vale il titolo europeo per i bianchi di Germania. In tutto, sono
58 le personalità illustri giunte da ogni parte del Vecchio
continente. Si va dal re di Spagna Juan Carlos, che ha al suo
fianco la moglie Sofia e la figlia Infanta Elena, al presidente
della Germania Horst Kohler, a quello dell’Austria Heinz
Fischer, dal sovrano del Principato di M onaco Alberto, che si
presenta insieme con la fidanzata Charlene Wittstock,
all’emiro del Qatar Hamad Bin Khalifa e al presidente della
M oldavia Vladimir Voronin.
Merkel e Zapatero. Vicini l’una all’altro, ecco la cancelliera
Angela M erkel e il premier spagnolo José Luis Zapatero, che
ha deciso di sfidare la scaramanzia, nonostante le suppliche
dei tifosi di restarsene a M adrid. È qui invece, con le migliaia
di suoi connazionali, a sostenere gli uomini di Aragones.
Foltissima la schiera di ministri e sindaci tedeschi, spagnoli e
austriaci.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Domingo e Ford. Germania-Spagna ha fatto presa pure su
alcuni grandi nomi della musica e del cinema. Ci sono Placido
Domingo e, a sorpresa, l’attore Harrison Ford, l’Indiana Jones
tornato a spopolare nei cinema. Non poteva mancare il Kaiser
Franz Beckenbauer, vicino al quale c’è l’ex segretario di Stato
americano Henry Kissinger. A rappresentare il mondo dello
sport il presidente del Cio, il belga ex schermidore e rugbista
Jacques Rogge. E l’Italia? È rappresentata dal numero uno
della Federcalcio, Giancarlo Abete. Certo, se ci fossimo stati
noi al posto degli spagnoli, si sarebbe mosso il capo dello
Stato, Giorgio Napolitano. Come due anni fa in Germania. M a
questa è un’altra storia.
Cerimonia di chiusura. Dentro lo stadio, il caleidoscopio è
splendido: dominano il giallo e il rosso, comuni peraltro alle
due bandiere, mentre è il nero a distinguere una tifoseria
dall’altra. Il nero della Germania, ovviamente. Venti minuti
prima del fischio d’inizio di Rosetti, spuntano dai tunnel
d’ingresso al campo centinaia di figuranti. Alcuni spingono 16
coni mobili, formati ognuno da tanti palloncini colorati:
rappresentano le partecipanti a questa tredicesima edizione
dell’Europeo. Sulla sommità di ogni cono sono stilizzati due
ballerini di valzer, una delle iconografie classiche dell’Austria.
Intorno decine e decine di giovani e giovanissime indossano
dei cartelloni-sandwich su cui spicca il logo di Euro 2008. Lo
spettacolo, emotivamente meno coinvolgente di quello di
Basilea, il 7 giugno, giorno dell'inaugurazione, dura una
quindicina di minuti. Sufficienti comunque a strappare
applausi convinti da parte del pubblico.
S pagnoli in festa. C’è il tutto esaurito, ma sul piano
dell’intensità del tifo chi è in minoranza numerica moltiplica le
forze per non farsi sovrastare dagli avversari di una notte. Ed
è quasi una torcida la curva giallorossa, specialmente quando
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Torres sfrutta l’imperdonabile leggerezza di Lahm e Lehmann
per spingere le Furie rosse verso il paradiso. Vienna, 44 anni
dopo, sembra magica per gli iberici se pure re Juan Carlos
abbandona il consueto aplomb per applaudire la giocata
vincente del Nino. Vamos a matar, grande Spagna.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Casillas: e questo
è solo l’inizio
«È il trionfo che tutti aspettavamo»
di Giuseppe Galli
Così come i tifosi per le piazze di M adrid e Barcellona, anche i
quotidiani sportivi spagnoli nelle loro versioni online celebrano la
bella vittoria della squadra di Aragonés contro la Germania.
“Spagnoli re d’Europa”, scrive Marca nella sua home page,
mentre As titola con un classico “ Campioni”. Secondo Mundo
Deportivo Torres e compagni sono “ Campioni a testa alta”. Un
entusiasmo che contagia anche i quotidiani generalisti. El Pais
titola così: “Spagna, alla fine campione”.
Cori, petardi e caroselli di auto al grido di “Campioni,
campioni”. La Spagna è in festa. La marea rossa dei tifosi,
con sciarpe e maglie dei colori della Spagna, dai luoghi dove
erano stati allestiti i maxischermi per seguire la finale, si è data
appuntamento alla piazza Cibele, luogo simbolo in cui il Real
M adrid è solito festeggiare gli scudetti.
«È arrivato il trionfo che tutta la Spagna chiedeva». Così Iker
Casillas il portiere e capitano della Spagna commenta la
vittoria a Euro 2008 delle Furie rosse. «Ci renderemo conto di
quello che abbiamo fatto forse tra qualche giorno visto che è
un risultato giunto dopo un’attesa durata 44 anni». Casillas
poi, sottolinea come contro la Germania «pur essendo
inferiori come stazza ci siamo mostrati saldi e fermi,
difendendo bene e soprattutto meritando la vittoria, anche più
larga, visto che il secondo gol sarebbe stato meritato»,
aggiunge il capitano iberico.
«Per la Spagna è una vittoria molto importante, non si può
paragonare a un M ondiale, ma è sempre un titolo che conta a
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
livello continentale e vediamo cosa succede ai prossimi
mondiali». Casillas, poi, torna con la mente al match dei quarti
contro gli azzurri: «Contro l’Italia non è stato il match più
duro ma sicuramente il più emozionante».
«Peccato ragazzi, ma la Spagna è stata semplicemente
migliore». Questo il titolo che la Bild ha scelto per
commentare l’1-0 di Vienna, sullo sfondo l'immagine di
capitan Ballack che si dispera».
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Rosetti, la partita
in pugno
di Valentino Beccari (inviato a Vienna)
Campione d’Europa. Roberto Rosetti, chinesiologo torinese
con partita Iva, come Fernando Torres, attaccante spagnolo
con sede di lavoro a Londra. Al Prater di Vienna gira la ruota
italiana. Certo, l’effetto non è quello della notte stellata di
Berlino 2006 ma bisogna sapersi accontentare.
L’esordio. Ne è passato del tempo da quel piovoso sabato
pomeriggio di 22 anni fa quando un acerbo Rosetti, calciatore
mancato, si arma di fischietto per la sfida del campionato
Allievi piemontese tra il Cuorgnè e la Polisportiva, sul
classico campetto polveroso della periferia di Torino. In
campo c'era tale M archini che filava via veloce sulla fascia
mentre Parisi era il più tecnico di tutti.
Vienna. Lo stadio (si fa per dire) è un altro ma il calcio è lo
stesso. Col 9 gioca Fernando Torres e con l’11 M iroslav
Klose. Lui, è lì in mezzo, con Calcagno e Griselli pronti a
coprirgli le spalle. Calcagno e Griselli non sono due
bodyguard assoldati dalla Uefa ma due ottimi guardalinee,
onesti lavoratori della linea laterale che, armati di dieci decimi
di diottrie e bandierina, devono individuare fuorigioco, falli
laterali e, se il caso, avvisare via radio il comandante di falli
sfuggiti al suo occhio attento. Corre veloce Rosetti: 190 cm di
altezza per 82 chili di peso. Fisico da mezzofondista, così
forte sul doppio giro di pista da indurre la Fifa due anni fa a
inserirlo d’autorità nel parco arbitri titolare dopo che era
arrivato a Berlino nella veste di riserva. Un talento, Rosetti. Il
fratello minore di Collina, rispetto al quale ha più capelli e
forse un po’ meno carisma. Comunque una grande
professionalità. Del resto non si esordisce in serie A a soli 30
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
anni (Napoli-Sampdoria 0-2) collezionando oltre 150 gettoni
di presenza nella massima divisione.
Finale. La posta in palio è importante. Una finale intensa,
maschia, ma non cattiva. Nessuna delle due squadre utilizza
armi non convenzionali e i giocatori non ricorrono a trucchi da
serie A per disorientare la terna arbitrale. L’impatto con la
partita è positivo. Rosetti arbitra all’europea e fa scorrere il
gioco velocemente. Non si lascia condizionare da uno stadio in
maglia bianca che sembra un quartiere di M onaco di Baviera.
Ci prova il pubblico a influire sulle decisioni del nostro arbitro
che per l’occasione sfoggia una maglia azzurra (peccato che
non siano 11 in campo a indossarla!) e pantaloncini grigi.
La decisione. Del resto Rosetti è uno che non si lasciava
condizionare da un manipolatore professionista come M oggi e
non possono essere certo trentamila tedeschi a mettergli
paura. All’occhio di falco non sfugge niente e là, dove lo zoom
non arriva, ci pensa Calcagno che lo soccorre in un paio di
occasioni segnalandogli falli fuori dalla sua portata visiva. Un
attimo di esitazione su una girata di Ballack che Ramos
sembra intercettare con un braccio. I tedeschi protestano ma
nemmeno troppo vivacemente. Il rigore sarebbe stato un atto
di eccessiva generosità. Dopo il gol spagnolo la partita non è
più da premio della bontà. Rosetti capisce che deve scalare
una marcia e diventa più fiscale. Obbliga Ballack sanguinante a
un’uscita supplementare per suturare la ferita. Per ribadire che
in campo comanda lui rifila il cartellino giallo ai due capitani
Casillas e Ballack, rei di andare un po’ oltre le mansioni
legittimate dalla fascia che portano al braccio. Il pubblico
tedesco capisce che anche in Italia non è più tempo di
sudditanza psicologica e nonostante la maglia bianconera
ricordi vagamente quella della Juve non c’è possibilità alcuna
di dirottare i fischi dell’uomo azzurro.
408
R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
La ripresa. Nella ripresa nessun calo di tensione. Bisogna
tenere alta la concentrazione perché l'errore è dietro l’angolo.
Non finisce nella trappola perditempo degli spagnoli e non fa
entrare i sanitari al primo iberico che cade per terra. Per un
arbitro il 20’ del secondo tempo è come il 35º km per il
maratoneta: c’è la crisi. David Silva accenna una testata, ma
l’arbitro lo grazia. Al triplice fischio finale Rosetti ripensa a
quel sabato pomeriggio di 22 anni fa nell’hinterland torinese
su un campo in terra, sotto la pioggia. Arbitrò bene quel
giorno e alla fine era l’uomo più felice del mondo. Da stasera è
campione d’Europa.
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Top-ten giocatori:
l’Uefa ci boccia
Non c’è neppure “san” Buffon
di Stefano Edel (inviato a Vienna)
Se M ichel Platini non manca di criticare indirettamente Italia,
Francia e Grecia, ovvero le due finaliste del M ondiale 2006 e
la squadra campione in carica del Vecchio continente,
applaudendo «il gioco d’attacco, e non il catenaccio» della
maggior parte delle Nazionali che hanno partecipato a Euro
2008, è inevitabile che lo schiaffo in faccia ricevuto dagli
azzurri sia ancora più pesante il giorno dopo, quando si tirano
i primi bilanci tecnici. Nella classifica dei dieci migliori
giocatori del torneo, stilata dall’Uefa sul suo sito ufficiale, non
compare nessun italiano. M a neppure Domenech e Rehhagel,
al pari di Donadoni, hanno motivo di gioire: l’assenza è totale
sia di francesi sia di greci.
Che bocciatura. Da campioni del mondo, dunque, siamo
diventati dei somarelli. Non c’è dubbio che la scelta della
commissione tecnica rispecchi in toto i giudizi e le stroncature
del presidente, ma certo che vedere anche Buffon escluso
lascia sconcertati. Eravamo abituati bene, e sotto tale punto di
vista la coerenza dell’Uefa è sacrosanta. Dunque, vediamo
questa Top ten, tenendo conto che quello di Aragones è il
gruppo più rappresentato, con quattro giocatori: Iker Casillas,
Carles Puyol, M arcos Senna e David Villa. Insieme con loro
sono stati indicati: Hamit Altintop (Turchia), Andrei
Arshavin (Russia), M ichael Ballack (Germania), Luka M odric
(Croazia), Bastian Schweinsteiger (Germania) e Wesley
Sneijder (Olanda).
Il trionfo del 4-2-3-1. A livello tattico, l’Europeo ha
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
premiato chi ha osato di più: bocciato il 4-4-2, il modulo
sposato dalla maggioranza dei ct si è rivelato quello a una sola
punta, con tre trequartisti alle spalle. Germania e Spagna,
partite con due attaccanti, si sono convertite strada facendo
alla nuova soluzione offensiva dalla metà campo in su. Vero
che gli iberici hanno perso Villa nel momento topico, ma
l’inserimento di Fabregas è risultato determinante. L’Olanda
di Van Basten e la Russia di Hiddink hanno optato per il 3-1
in attacco proprio allo scopo di sfruttare l’enorme potenziale
a disposizione dei rispettivi ct. Più fedeli al 4-3-3, invece,
Scolari con il Portogallo e Terim con la Turchia. M a la scelta
di giocare di più in attacco è stata premiata: in finale, non a
caso, sono giunte due fra le nazionali più concrete sotto
porta.
Pioggia di gol. Nelle 30 partite disputate prima delle finale
sono state realizzate 76 reti, di cui solo quattro su rigore.
Spagna la più prolifica, anche se la miglior media-gol a
incontro spetta agli olandesi (2,5). Austria, Francia, Grecia,
Polonia e Romania sono riuscite a perforare una sola volta le
reti avversarie, mentre la miglior difesa è stata quella croata,
con appena due gol subìti in quattro gare. Negativo il primato
di Francia e Repubblica Ceca: sei volte trafitte nella fase dei
gironi a eliminazione. Ultimo dato statistico a livello di
marcature: la rete di Xabi Hernandez alla Russia in semifinale
è stata la 500ª nella storia dei campionati europei.
S pagna, quanti record. Torres e compagni sono in cima alle
varie classifiche di rendimento, prima fra tutte quella delle
conclusioni verso la porta: 104 (sempre prima della finale),
con una media di 20,8 a gara. Ed è la Liga a vantare il maggior
numero di realizzatori del torneo (compresi, dunque, anche gli
stranieri protagonisti nel campionato iberico): hanno
realizzato 20 gol. Inutile dire che, a possesso palla, Senna e
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
compagni non hanno rivali, primi con il 54,6%.
Turchia, maglia nera. Pur avendo guadagnato la semifinale,
la Nazionale di Istanbul è risultata la più fallosa: 102 gli
interventi irregolari, seconda solo alla Polonia come media-falli
a partita (20,4 contro 22,33). Ben 16 i giocatori ammoniti, un
primato negativo che è costato la squalifica di quattro titolari
contro la Germania. L’Europeo austro-svizzero va in archivio,
dunque, nel segno del successo a livello di gioco ed emozioni.
Ha pagato, come si augurava alla vigilia Platini, l’azzardo, la
voglia di provare a segnare più dell’avversario. Farà bene a
tenerne conto M arcello Lippi per l’Italia del futuro: se non si
osa, non si va da nessuna parte. Anche se si è campioni del
mondo.
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Campioni senza gol
solo contro di noi
di Stefano Tamburini
Fanno anche un po’ tenerezza questi spagnoli che cantano e
che ballano impazziti, ridono e piangono, si abbracciano e
ancora quasi non ci credono. Loro, quelli che sono in campo,
non l’avevano mai vista vincere la Spagna. Fra quelli che sono
a casa a brindare o seminudi nelle fontane a ubriacarsi di gioia,
solo chi ha un po’ più di cinquant’anni può ricordarsi di quella
volta che le Furie rosse batterono l’Urss (2-1, gol di Pereda e
M arcelino) e si presero il primo e finalmente penultimo trofeo
della loro storia. Era il 1964, era ancora un Europeo, un altro
secolo e un altro calcio.
Oggi è una storia diversa. E tutto grazie a un ct che il 28 luglio
compirà 70 anni e poco dopo comincerà un’altra avventura
con i turchi del Fenerbahce. È l’uomo che ha dato un senso a
una squadra che quando andava bene era la più bella da vedere
ma anche la più inconcludente.
Stavolta no, stavolta sono loro i più forti. A Euro 2008
hanno rullato tutti: Russia (due volte), Svezia, Grecia e
Germania. Del resto i tedeschi sono abituati alle finali ma
anche a perderle: negli ultimi 32 anni, fra M ondiali ed
Europei, ci sono arrivati nove volte ma hanno vinto solo
in tre occasioni. Sono un po’ come M arcello Lippi con le
sue tre finali su quattro di Champions perse con la
Juventus. Poi al primo tentativo con la Nazionale è
diventato campione del mondo, se n’è andato ed è tornato
quando si è stufato di stare in barca. Ha trattato la
Nazionale come se fosse un autobus dal quale si scende e
si sale a piacimento. Il presidente-amico (di Lippi)
Giancarlo Abete, per fargli posto, ha licenziato l’unico ct
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
che con i nuovi campioni d’Europa non ha perso e non ha
preso gol. Al di là dei meriti di Lippi, un gran bel
paradosso. Nel calcio italiano, purtroppo, non è l’unico e
neanche il peggiore.
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TOTÒ DI NATALE DOPO L’ERRORE DAL DISCHETTO CONTRO LA
SPAGNA
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IL RETROSCENA
Che amarezza
quel rigore!
colloquio con Totò Di Natale di Pietro Oleotto
«Quel gol a Casillas è stato uno fra i più belli della mia
carriera». Bisogna partire dal 2012 per riavvolgere il filo della
memoria di Totò Di Natale. Dall’Europeo successivo, dalla
rete alla Spagna nel girone eliminatorio che mette l’ultima
pietra sopra la grande delusione, l’errore dal dischetto che ha
sancito l’eliminazione dell’Italia ai quarti di finale di Euro
2008. Ecco l’epilogo della prima avventura azzurra di Di
Natale. «È stato difficile dimenticarlo, ci ho messo un po’»,
confessa il capitano dell'Udinese che si è sfogato sui portieri
della serie A per mettere da parte, in un angolino quel penalty
non calciato alla Totò, senza sapienza nella traiettoria, senza
potenza. Tutta pappa pronta per un super portiere come
Casillas, un biglietto per l’autostrada della gloria messo in
mano alla Spagna che da allora ha arricchito di tutto la sua
bacheca: due Europei e in mezzo un M ondiale. «Sono i più
forti», prosegue il bomber dell’Udinese voltandosi per
guardare questi ultimi cinque anni, anni che Di Natale ha
continuato comunque a vivere da protagonista in azzurro,
nonostante l’errore di Vienna e il valzer sulla panchina della
Nazionale. Da Donadoni a Lippi per arrivare a Prandelli.
«Sono felice per le parole che ho sentito pronunciare dal ct
negli ultimi giorni: ha detto che non può trascurare uno come
Di Natale, che l’età non conta. Sono frasi che ti danno la
spinta». Sì, proseguirà per almeno un’altra stagione il Totò del
Friuli, magari per convincere Prandelli che c'è ancora un posto
in azzurro per un vecchietto che negli ultimi quattro
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
campionati ha messo a segno oltre cento gol, 103 per
l'esattezza e gli amanti delle statistiche. Adesso nella storia
della serie A ha pochi grandi campioni davanti: i duecentisti
Piola, Totti, Nordhal, M eazza, Altafini, e Baggio sono forse
irraggiungibili, ma Di Natale è in coda con 176 reti. «È facile
parlare, più difficile farli i gol: ci proverò, mica detto che
riuscirò a segnarne altri 23 come quest’anno».
La speranza comunque è questa, prima di dedicarsi alla
famiglia, alla moglie Ilenia, ai figli Filippo e Diletta. E al calcio
giovanile. «È la mia passione, già adesso sto curando una
scuola calcio a Udine». Il cerchio sarebbe perfetto: il pallone è
bello proprio perché i momenti felici si sovrappongono alle
delusioni. È un po’ la metafora della vita. «Nel mio caso
comunque le gioie sono state di più. Euro2008? Sì, non fu
un’avventura fortunata, anche se non rinnego nulla». Un
torneo cominciato con il piede sbagliato, con un 3-0 incassato
dall’Olanda che complicò i piani della truppa di Donadoni che
infatti arrivò al secondo posto nel girone eliminatorio e quindi
incrociò le Furie Rosse. «Sì. me la ricordo quella partita, fu
davvero brutta. La peggiore del nostro Europeo ma, diciamo la
verità, l’Olanda andava a velocità doppia rispetto a noi, sia
fisicamente sia mentalmente, e come si dice in gergo: non
l’abbiamo mai vista». Dopo quella gara Di Natale finì in
panchina contro Romania e Francia, le sfide di riparazione:
allora più di qualcuno disse che fu lui, coccio tra tanti vasi di
ferro (i giocatori dei grandi club) a pagare il conto per un
risultato inaccettabile per l’Italia, anche se dall’altra parte
c’erano Sneijder, van Nistelrooy, Robben e van Persie (in
panchina!). Poi l’occasione del riscatto, nella sfida da fuori o
dentro con la Spagna: a metà ripresa Di Natale entra al posto
di Cassano: «Non so se fu una mossa studiata, Donadoni non
mi avvertì prima. Anche perché quella partita si poteva
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
preparare a tavolino per modo di dire: la Spagna è composta
da tantissimi campioni». Iniesta, Xavi, Fabregas, Torres,
l’elenco è quasi infinito. «Tutti quanti fenomeni veri –
prosegue Totò – M a se proprio devo dire un giocatore che mi
ha impressionato, e che continua a farlo ogni volta che lo vedo
in campo, è Iniesta. È uno spettacolo per gli occhi, per come
gioca, per la velocità d’azione, per come tocca il pallone e per
come capisce prima degli altri dove mandare il pallone. Tanta
roba davvero». Totò allora, non certo un gigante per statura, ci
provò addirittura di testa per sorprendere Casillas: una
conclusione che finì alta sopra la traversa mentre Di Natale si
portava le mani in faccia. «M a non parlerei di un gol sbagliato.
Resto dell’idea che fosse difficilissimo segnare. Ci ho provato,
gettandomi sul traversone dalla fascia, ma purtroppo non è
andata bene». Poi i supplementari, tiratissimi, ingessati, e quel
maledetto rigore sul quale Totò rivela l'ultimo piccolo segreto:
«Ho deciso prima dove calciarlo. È stato bravo Casillas a
pararlo; io, probabilmente, potevo calciarlo un pochino
meglio, ma soltanto chi non li tira i rigori non li sbaglia»,
racconta con un mezzo sorriso. In lui resta la convinzione che,
quella fu la vera finale, non un banalissimo quarto: «Sì, è così:
si sono affrontate due grandissime squadre e siamo stati
eliminati da una formazione straordinaria che, da lì in poi,
avrebbe dominato due Europei e un M ondiale». Per il
prossimo ne riparliamo Totò? «Proprio così».
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Indice
INTRODUZIONE - Il disastro Abete e l’ombra di Lippi
PRIMA PARTE - Pronti a crederci
30 M AGGIO - Vigilia con la solita fiducia infinita
Italia, test con sorriso e prova di tridente da sogno
Se la vigilia è sonnolenta
31 M AGGIO - Chi in attacco? Quanti dubbi!
Tridente dei sogni? Sarà dura
Mazzarri: così Cassano è tornato Cassano
1° GIUGNO - Domani il volo per l’Austria
Ultimi dubbi per Donadoni
Le scommesse, torneo nel torneo
2 GIUGNO - Subito un guaio, si rompe Cannavaro
Il crac del capitano
Baden, il cielo è sempre più Azzurro
3 GIUGNO - Cannavaro si opera e resta con i
compagni
Il capitano coraggioso
Le emozioni senza prezzo
La notte insonne e disperata di Chiellini
Io e quel Mondiale perso per una sciocchezza
4 GIUGNO - Il contratto al ct, una vera farsa
Gattuso scuote gli azzurri
Donadoni firma il contratto
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Il calcio in tv? Come il sesso Guai a farlo da soli
Gamberini felice ma solo a metà
5 GIUGNO - Fra dubbi e speranze
Due maglie senza padrone
Il contratto carta straccia
E Cassano canta per Cannavaro
6 GIUGNO - M ontepremi ricco e timori di disordini
Il cassiere ha già vinto
Il pallone e la guerriglia
Panucci si ferma: esordio a rischio
Timori di guerriglia
7 GIUGNO - Donadoni e le scelte
Del Piero: eccomi
Cannavaro, assenza pesante
Donadoni pensa alle alternative
Klagenfurt in stato di assedio
S ECONDA PARTE - Il Girone di ferro
8 GIUGNO - Scocca l’ora del debutto
Italia, avvio da batticuore
In panchina sfida tra amici
Donadoni: «Con Marco Ogni tanto ci vediamo»
Percorso a ostacoli
L’entusiasmo dei tifosi spinge gli azzurri
Klagenfurt: ultrà e birra a fiumi
9 GIUGNO - Il debutto è da incubo
Figuraccia Italia
Donadoni guarda già avanti
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
Buffon vive una notte da incubo
Toni: guardiamo avanti Del Piero: colpa di tutti
10 GIUGNO - Donadoni sprona tutti
Dentro Del Piero, De Rossi e Grosso
Tiro al piccione
Donadoni sceglie di giocare in difesa
La Romania tranquilla: «L’Italia? Basta un pari»
Tecnici e opinionisti bocciano l’Italia «Ma saprà
reagire»
11 GIUGNO - In casa azzurra sale la tensione
Italia, il flop vale 20 milioni
L’altra partita: quella dell’odio
Domenech confuso quando c’è l’Italia
Grosso alla riscossa: critiche inutili
Il disastro di Raisport
12 GIUGNO - Siamo già alla vigilia da paura
Italia al bivio: avanti tutta o tutti al mare
Piturca blinda la Romania
Donadoni preannuncia la rivoluzione
«Che sia solo una partita di calcio»
13 GIUGNO - Solo un pari, ma siamo vivi
Buffon riapre le valigie già pronte
La caccia all’alibi
Donadoni stavolta perde la pazienza
Cerchi Del Piero, spunta Panucci
Nel campo rom la sfida è una festa
Gli applausi accompagnano gli inni
14 GIUGNO - Toh, rispunta il biscotto
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
L’Italia teme la beffa
Il piagnisteo preventivo
Domenech punta l’Italia
Donadoni punta Sull’effetto Van Basten
15 GIUGNO - Donadoni pensa ad altri cambi
Il ct mischia le carte
Cassano, un tormento
Donadoni bravo ma dovrebbe essere più ruffiano
Buffon ci crede: l’avventura non è finita
Gli arbitri in sovrappeso
16 GIUGNO - I cugini, ancora loro
L’Italia non vuole andare in ferie
Sfida su due campi
Noi e i francesi, acerrimi rivali ma sotto sotto ci
vogliamo bene
Donadoni pensa solo a battere la Francia
17 GIUGNO - L’Italia s’è desta
Che bello, al mare ci vanno i francesi
Più bella cosa non c’è
Pirlo vuol dire provvidenza
All’Olanda basta il secondo tempo
Donadoni, un sorriso e un segreto
TERZA PARTE - Il rigore che apre la strada a Lippi
18 GIUGNO - Ora gli azzurri ci credono
Donadoni è lanciatissimo
Aragonés: «Attenzione all’Italia»
Le tre mosse che hanno cambiato l’Italia
Abete: io sono al fianco del ct
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
19 GIUGNO - Si rompe anche Barzagli
Italia, scatta l’emergenza difesa
Aragones non si fida dell’Italia
20 GIUGNO - Azzurri, scelte quasi fatte
Donadoni, solo un dubbio
La scaramanzia e la politica
Rino Gattuso: «La Spagna ci teme»
Spagna: scoppia il caso Ramos
Il festival del tatuaggio
Ci hanno rubato il “po-po...”
21 GIUGNO - L’Italia culla il sogno
Serve un’altra notte magica
Noi e gli spagnoli, sfida eterna
Italia, Donadoni schiera anche l’orgoglio
«Loro più forti? Vedremo al 90’»
Aragones spinge la Spagna
22 GIUGNO - Sbaglia Totò Arriva Lippi
La Spagna stavolta ci manda a casa
Ammettiamolo loro più bravi
«Mi aspetto la conferma»
A Cassano non tremano le gambe
De Rossi: mi scuso per il rigore
Vienna, invasione pacifica
Casa Azzurri è Galeazzi-show
23 GIUGNO - La farsa di Abete
L’Italia verso il Lippi-bis
Quando paga l’uomo sbagliato
«Dimissioni? Non ci penso nemmeno»
Rosetti arbitrerà la sfida finale
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
24 GIUGNO - Federcalcio, su Lippi stucchevole
commedia
Abete-Donadoni, dopodomani l’addio
Lippi rientra a casa ma evita commenti
Un intero paese in difesa del ct
Ora la Germania teme la Turchia
25 GIUGNO - Abete-Donadoni, vigilia dell’addio
Abete corona il sogno: Lippi ct
Una farsa senza fine
Zeman difende il ct Donadoni
Germania, che carattere!
26 GIUGNO - Donadoni addio
Donadoni lascia con stile
Grazie di tutto, hombre vertical
Donadoni, il giorno dell’amarezza
Ciclone Spagna, Russia ko
La notte al buio della tv europea
27 GIUGNO - La grande attesa
Potenza contro fantasia
Martedì scatta il Lippi-day
Griselli: io, Rosetti e Calcagno, che terna!
28 GIUGNO - La finale senza favorita
Ballack tiene in ansia la Germania
La Spagna crede nell’impresa
Rosetti pronto a dare il meglio
Platini: è stato un grande Europeo
Abete: nessuna rottura traumatica
Lippi festeggia con Galliani la nomina a ct
Noi italiani spettatori tristi
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R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO
29 GIUGNO - Vamos España
Spagna, serata da favola
Juan Carlos-Merkel, sfida in tribuna
Casillas: e questo è solo l’inizio
Rosetti, la partita in pugno
Top-ten giocatori: l’Uefa ci boccia
Campioni senza gol solo contro di noi
IL RETROSCENA - Che amarezza quel rigore
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Romanzo Azzurro - 2008, Il rigore maledetto