R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO 2 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Romanzo Azzurro 2008 - IL RIGORE MALEDETTO Della stessa collana 2004 - IL GRANDE BISCOTTO 2006 - IL CIELO È AZZURRO SOP RA BERLINO 2010 - LA COREA AFRICANA 2012 – LA STORIA SIAMO NOI Ideazione e coordinamento editoriale: Stef ano Tamburini Copertina e progetto grafico: Federico Deidda Realizzazione tecnica: Fabio Di Donna Con il contributo di: Luca B asile, Valentino B eccari, Alessandro B ernini, Angelo B onacossa, Marco Camplone, Lucio Caracciolo, Rocco Coletti, Stef ano Edel, G igi Furini, G iuseppe G alli, Antonio Ledà, Roy Lepore, Pietro Oleotto, Carlo Pecoraro, Davide Portioli Foto: Archivio Corbis e La Presse Finegil Editoriale Spa Direttore Editoriale: Luigi Vicinanza © Gruppo Editoriale L’ Espresso, via Cristoforo Colombo, 98 - 00147 Roma Tutti i diritti di Copyright sono riservati. Ogni violazione sarà perseguita a termini di legge Finito di realizzare il 10 maggio 2013 3 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO 4 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Romanzo azzurro la nazionale di calcio e gli ultimi dieci anni di sfide europee e mondiali 2008 Il rigore maledetto a cura di S tefano Tamburini In questo eBook troverete, fra gli altri, alcuni articoli scritti da Angelo Bonacossa, un collega della “Provincia Pavese” che non è più fra noi. Angelo manca tanto a chi gli ha voluto bene, ai suoi colleghi di tutti i giorni e anche a tutti quelli che, come me, lo hanno avuto come compagno di viaggio durante alcune di queste grandi manifestazioni sportive. Far rivivere alcuni dei suoi scritti è un modo per ringraziarlo per la sua opera e per la sua allegria un po’ gioiosa e un po’ burbera, una cosa tutta sua che in quei giorni era anche un po’ nostra. Una bella compagnia. Per tutto questo non ho fatto in tempo a dirgli grazie, lo faccio adesso anche a nome di tutti i colleghi che hanno partecipato a queste avventure giornalistiche e che hanno conosciuto e apprezzato Angelo. (s.t.) 5 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO 6 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO INTRODUZIONE Il disastro Abete e l’ombra di Lippi N on si può certo dire che fu fatto di tutto per mettere a suo agio il ct Roberto Donadoni, per il quale era già pesante dover raccogliere l’eredità di un ct campione del M ondo e tentare un bis M ondiale-Europeo riuscito fino ad allora solo alla Francia nel 2000. Il presidente della Federcalcio, Giancarlo Abete, non aveva molto in simpatia quel ct che non aveva scelto, ereditato da una gestione commissariale molto distante da lui e che gli aveva lasciato un mondo solo in parte e in apparenza risanato e del quale Abete non rappresentava e non rappresenta certo il nuovo. Va detto, questo, per ricordare il clima in cui l’Italia del calcio si trovò ad affrontare un’avventura che – sia pur con qualche difficoltà iniziale – avrebbe comunque potuto regalare qualcosa di ben diverso da un’uscita di scena ai quarti di finale. Grazie a un calcio di rigore sbagliato in più dei rivali, l’Italia fu eliminata dalla Spagna che poi vinse il primo di un trittico di meravigliosi trofei (Europeo 2008, M ondiale 2010 ed Europeo 2012). Un soffio di vento o giù di lì: gli spagnoli ancora ringraziano quel rigore, ben rendendosi conto che senza quel successo in terra austriaca (l’altra metà del torneo si giocò in Svizzera) anche i loro trionfi successivi non è detto che ci sarebbero stati. Da quel giorno la Spagna ebbe la consapevolezza della sua forza, l’Italia invece si spense. La Federcalcio – un po’ per scarso riguardo verso un ct che non amava, un po’ per reale dilettantismo – organizzò il ritiro 7 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO in Austria con le partite della prima fase che si svolgevano tutte in Svizzera. Ovviamente fu l’unica a impegnarsi in dispendiosi viaggi di andata e ritorno, le altre nazionali si guardarono bene dall’organizzare una serie di tour fantozziani come quello azzurro. M a la Figc andò ben oltre, arrivando fino all’immediata vigilia dell’Europeo tenendo in piedi l’incertezza sul futuro del ct. In realtà, Giancarlo Abete aveva già pronto l’accordo con M arcello Lippi. Il ct campione del mondo si era stancato di fare il pensionato e aveva fatto di tutto per tornare, solo che nessuno lo aveva mai detto a Donadoni, anche se era un segreto meno custodito di quello di Pulcinella. A complicare il quadro, il finto contratto portato a far firmare in tutta fretta a Donadoni nel ritiro austriaco a ridosso del debutto contro l’Olanda. Un contratto che non valeva niente, che di fatto era carta straccia – come poi effettivamente si è rivelato – tanto per gettare un po’ di fumo negli occhi. Ecco, in un contesto simile sarebbe stato difficile muoversi per chiunque. In più c’era il girone di ferro da affrontare: Olanda, Romania e Francia. Già, i francesi: ancora loro. Quelli della finale-beffa di Euro 2000, quelli della finale-gioia del mondiale tedesco del 2006 e quelli del girone di qualificazione a questo europeo. Da quel girone, alla fine, gli azzurri riuscirono a cavare le gambe, non senza farsi mancare il solito finale con timori di biscotto (se l’Olanda, già qualificata, avesse perso più o meno volutamente l’ultima sfida con la Romania) e regalandosi una gioiosa vittoria con i cugini di Francia. Poi, certo, ci fu la Spagna e quel rigore sbagliato da Di Natale (dopo l’errore di De Rossi che aveva fatto pari con quello iniziale spagnolo) ma al termine di una sfida contro i futuri campioni durante la quale avevamo retto il confronto. Un’uscita di scena tutto sommato onorevole, sia pure ai 8 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO quarti, dopo la quale seguì un altro stucchevole balletto messo in scena dal solito Abete: niente licenziamento, nessuna critica aperta e solo dopo qualche giorno l’ufficializzazione dell’uscita di scena per esaurimento del contratto di Donadoni, che rifiutò anche una buonuscita che sapeva tanto di elemosina. E poi via libera al Lippi-bis. Non fu una buona idea, lo scopriremo purtroppo due anni dopo. (s.t.) 9 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO 10 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO PRIM A PARTE Pronti a crederci 11 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO 12 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO VENERDÌ 30 M AGGIO Vigilia con la solita fiducia infinita L’ultimo test per gli azzurri si svolge allo stadio Franchi di Firenze, a due passi dal ritiro di Coverciano. Tutto fila liscio, anche perché di fronte l’Italia del ct Roberto Donadoni si trova un non irresistibile Belgio. Finisce 3-1 e in tanti coltivano qualche ambizione di abbinare il titolo europeo che manca dal 1968 al meraviglioso mondiale tedesco del 2006. Sotto sotto c’è la mina vagante di una serpeggiante sfiducia dei vertici federali al commissario tecnico e una gran voglia – per non dire di peggio (contatti già avviati) – di riportare Marcello Lippi sulla panchina azzurra. 13 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO LA SPEDIZIONE AZZURRA. IN PRIMA FILA, SEDUTI, DA SINISTRA: FABIO QUAGLIARELLA, SALVATORE DI NATALE, ANDREA PIRLO, FABIO CANNAVARO, MARCO AMELIA, GIGI BUFFON, MORGAN DE SANTIS, ALESSANDRO DEL PIERO, GENNARO IVAN GATTUSO, DANIELE DE ROSSI, ANTONIO CASSANO; SECONDA FILA DA SINISTRA MAURO GERMAN CAMORANESI, SIMONE PERROTTA, GIOVANNI ANDREINI, RENATO BUSO, GIGI RIVA, ROBERTO DONADONI, MARIO BORTOLAZZI, IVANO BORDON, GIANLUCA ZAMBROTTA, RICCARDO MONTOLIVO; IN ALTO DA SINISTRA ALBERTO AQUILANI, GENNARO BORRIELLO, MASSIMO AMBROSINI, MARCO MATERAZZI, LUCA TONI, FABIO GROSSO, CHRISTIAN PANUCCI, ANDREA BARZAGLI, GIORGIO CHELLINI 14 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Italia, test con sorriso e prova di tridente da sogno di Alessandro Bernini (inviato a Firenze) Un antipasto gustoso, saporito, di quelli che mettono buon umore non solo allo stomaco. D’accordo, l’avversario era un Belgio che (sempre a proposito di aperitivi...) aveva un tasso alcolico pari a quello di un bicchier d’acqua naturale, ma l’Italia si è regalata una vittoria che fa ben sperare. Non nella forma, quella contava poco o niente, ma nella sostanza. Perché le gambe girano, in campo c’è voglia di cercarsi e il 4-3-3 sembra regalare garanzie. Ovvero tutto ciò che cercava il ct azzurro Roberto Donadoni. Giusto per chiarire di nuovo il concetto. Regaliamoci un sorriso ma evitate le sviolinate perché questo Belgio è apparso proprio modesto. Non è un caso che nel suo girone di qualificazione sia arrivato quinto, alle spalle di Polonia, Portogallo, Serbia e Finlandia, concedendo addirittura uno storico pareggio al Kazakistan. Tridente e novità. Questo match ha comunque dato la sensazione che Donadoni può andare dritto per la sua strada: il tridente funziona, ci sono gli equilibri giusti in mezzo e dietro. Buona anche l’intuizione di piazzare subito tra i titolari Aquilani al posto di Ambrosini. « Questo ragazzo l’è come Antognoni», diceva qualche fiorentino in tribuna con una buona dose di esagerazione. M a è indubbio che Aquilani ha dimostrato di poter fare il titolare: aperture, tante giocate semplici e di prima come piace a Donadoni, diversi inserimenti compreso l’assist per il secondo gol di Di Natale. L’altra sorpresa di Donadoni è stato l’innesto di Zambrotta a sinistra al posto di Grosso, col neo milanista abbastanza bloccato dietro, forse impensierito dai (pochi) guizzi di Defour che partiva dal centro ma si spostava sempre verso la 15 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO sua corsia. Totò si nasce. E mentre Del Piero e Cassano si prendono i titoloni anche solo respirando, Totò Di Natale lascia il segno a modo suo. L’aveva detto in settimana: «Ammiro i grandi campioni che abbiamo, ma io ho sempre fatto parlare il campo». Tutto esatto. Su quella fascia sinistra sembrava una cavalletta. Velocità doppia rispetto a tutti, una facilità di puntare a rete che ha finito quasi per ridicolizzare il povero Hoefkens. Sembrava uno di quei duelli che si vedono nelle partite tra campioni e nazionale cantanti. Uno più bello dell’altro i gol. Il primo una sventola al volo di destro su pennellata di Pirlo, il secondo piattone al giro su assist perfetto di Aquilani. Alternative. Piacevole anche la ripresa, segnata dalla “giostrina” delle sostituzioni(sei) e dal gol di Camoranesi su assist di Del Piero. Nell’ultima parte l’Italia è un po’ calata, Borriello si è divorato un gol che due mesi fa avrebbe segnato anche con la tuta da sci, e il Belgio ha anche segnato il gol della bandiera con Sonck. Il tutto mentre Del Piero e Cassano si sbirciavano senza trovare molti palloni giocabili. Ciao Firenze. Il ritiro si chiude qua. In uno stadio rimasto mezzo vuoto (da queste partila Nazionale è amata il giusto, niente di più), che ha applauditole belle giocate degli Azzurri ma nel quale il livello del volume si è alzato davvero solo per il coro “chi non salta è bianconero”. Perché a Firenze la Juve non si dimentica mai. Adesso due giorni di riposo, poi da lunedì tutti a Baden, in Austria. E lì altro che il Belgio... Italia-Belgio 3-1 (primo tempo 2-0) Italia (primo tempo, 4-3-3): 1 Buffon; 2 Panucci, 5 Cannavaro, 6 Barzagli, 19 Zambrotta; 8 Gattuso, 21 Pirlo, 22 16 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Aquilani; 16 Camoranesi, 9 Toni, 11 Di Natale Italia (secondo tempo, 4-3-3): 1 Buffon; 19 Zambrotta, 4 Chiellini, 6 Barzagli, 3 Grosso; 8 Gattuso, 21 Pirlo, 22 Aquilani (30’ Ambrosini); 16 Camoranesi (16’ Cassano), 9 Toni (30’ Borriello), 7 Del Piero. A disposizione: 14 Amelia, 17 De Sanctis, 23 M aterazzi, 10 De Rossi, 20 Perrotta. Allenatore: Donadoni. Belgio (4-5-1): Stijnen; Hoefkens fkens (1’ st Swerts), Kompany, Vertonghen, Pocognoli; Witsel (25’ st Gillet), M udingayi (40’ st Huysegems), Simons, Defour (13’ st M irallas), Fellaini; Dembele (13’ st Sonck). A disposizione: Renard, De M an, Huysegems, De Roover. All.: Vandereycken. Arbitro: Atkinson (Ing) Marcatori: pt 9’ e 41’ Di Natale; st 4’ Camoranesi, 47’ Sonck. Note: ammonito Swerts. 17 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Se la vigilia è sonnolenta di Stefano Tamburini Una vecchia regola non scritta – a proposito delle vigilie delle grandi spedizione azzurre – recita più o meno così: se non soffia vento di tempesta è quasi meglio non partire. Insomma, niente polemiche niente risultato. Le ultime grandi vittorie ai M ondiali (1982 e 2006) sono infatti state sempre precedute da spaventosi terremoti con epicentri molto vicini ai centri di potere pallonari: 26 anni fa si era da poco spenta l’eco dello scandalo Calcio scommesse e sull’elenco dei convocati grandi e piccole firme del giornalismo erano concordi, con quelli lì si sarebbe andati poco lontano; di due anni or sono tutti ricordano il deflagrare maleodorante di M oggiopoli, le richieste di dimissioni del ct M arcello Lippi e di degradare capitan Fabio Cannavaro a riserva o, peggio ancora, a spettatore pagante. E, per completare l’affresco, anche una Nazionale partita da Pisa senza troppi slanci da parte dei tifosi. Quest’anno l’aria che tira è fin troppo sonnolenta. Rispetto al post-mondiale del 1982 gli azzurri ci hanno risparmiato una pietosa eliminazione all’Europeo successivo. Anzi, a parte i comprensibili residui di sbornia trionfale, il ct Roberto Donadoni ha portato bene in fondo il suo compito, sia pure in un girone dove giocavano anche i secondi del M ondiale, gli insopportabili cugini francesi. Insomma, se non fossimo in Italia la vigilia di questo Europeo sarebbe da affrontare con ragionevole tranquillità. E invece, sotto la panchina di Donadoni è pronta a esplodere una mina di proporzioni gigantesche, piazzata lì non tanto dai tre ct del girone di ferro (Olanda, Romania, Francia) ma da un presidente federale che ha dapprima tirato alle lunghe il nodo-contratto per poi 18 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO strappare in extremis una firma che vale quasi zero. Ecco – se proprio si vuol credere alla regola che vuole una tempesta in arrivo per trovare la forza di far bene – bisognerà aggrapparsi all’orgoglio di questo giovane allenatore che il nuovo governo pallonaro dalle facce antiche non avrebbe voluto vedere in ritiro a Baden. I suoi detrattori hanno provato a stuzzicarlo ma anche con la lista dei convocati non è stato possibile far molto: è poca cosa la rivolta delle vedove di Pippo Inzaghi, uno che ha giocato molto oltre la fascia, fra panchina e tribuna anche con Carletto Ancelotti, uno che a Superpippo darebbe anche le chiavi di casa. E allora ricordiamoci di quell’abbraccio commosso degli azzurri al centro del campo di Glasgow, dopo il match-point qualificazione. Il sogno della magica accoppiata in un’Europa stregata per i colori azzurri parte da lì. Per una volta si potrebbe tentare l’impresa anche senza affondare le radici della speranza fra polemiche, scandali e un pizzico di malaffare. 19 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO 20 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO SABATO 31 M AGGIO Chi in attacco? Quanti dubbi! Ormai a ridosso della partenza per il ritiro austriaco – scelta strana, visto che gli azzurri giocheranno le prime tre partite in Svizzera – affiorano i tradizionali dubbi sul moduli scelto dal ct: si vorrebbe partire con il tridente ma il girone di ferro (Olanda e Francia, ma anche Romania) consiglia prudenza. Così, adesso, si tratta di dipanare dubbi su dubbi. 21 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO ALESSANDRO DEL PIERO 22 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Tridente dei sogni? Sarà dura Del Piero-Cassano-Toni insieme: troppi rischi per Donadoni di Alessandro Bernini (inviato a Baden) Tridente sì, ma con equilibrio. D’altronde Donadoni non è tecnico da equazione tanti attaccanti uguale tanti gol, lui che tatticamente in campo era un po’ il braccio destro di Sacchi sa bene quanto certi meccanismi vadano rispettati. Il tridente però c’è, questa è la prima certezza con cui l’Italia si tuffa nell’Europeo, e la partita contro il Belgio (pur tra mille precauzioni per la leggerezza dell’avversario) ha confermato che il 4-3-3 è il modulo da cui si parte. Il tutto con un’abbondanza di attaccanti che nessuno può vantare, anche a livello qualitativo. Cerchiamo allora di capire quali possono essere le soluzioni possibili per Donadoni. Toni punto fisso. Negli schemi qui sopra vedete le tre ipotesi più probabili, che poi sono quelle provate da Donadoni contro il Belgio. Il punto fisso dell’attacco è Luca Toni: non si può prescindere da lui, non solo perché fa bene il suo lavoro di buttarla dentro, ma anche perché nessuno in Europa sa difendere la palla e far salire la squadra come lui. L’alternativa è M arco Borriello che però sembra aver perso la magia di un paio di mesi fa. Colpa delle voci di mercato prima del suo ritorno al M ilan? Può essere, anche perché parliamo di un giocatore non giovanissimo (26 anni) ma per la prima volta circondato da pressioni. L’equilibrio. Il tridente con cui Donadoni è intenzionato a partire è composto da Camoranesi-Toni-Di Natale. La qualità non manca, in più Camoranesi regala equilibrio visto che sa 23 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO fare la fase difensiva. Non è un caso che nel secondo tempo della sfida contro il Belgio, il ct abbia inserito Del Piero (a destra) spostando Camoranesi (intoccabile) più indietro a sinistra, proprio per non spezzare gli equilibri. Con questi uomini è chiaro che pure il centrocampo può concedersi qualche licenza, a partire da Aquilani, bravissimo negli inserimenti. E poi come si fa adesso a togliere Di Natale, uno che sta giocando tre metri sopra il cielo. No, non avrebbe proprio nessuna logica. Due meraviglie. La fantasia del tifoso italiano vola verso il tridente Del Piero-Toni-Cassano, roba da Luna park del gol. Anche perché parliamo di due uomini come Del Piero e Cassano che stanno attraversando un momento di forma strepitoso e che in ogni momento possono inventare la magia. M a l’Italia può permettersi questo lusso? Contro il Belgio sì, contro Romania, Francia e Olanda probabilmente no, ameno che non ci sia da rimontare. Un tridente del genere infatti andrebbe supportato da una diga altissima in mezzo al campo, con i due esterni di difesa Panucci e Zambrotta (o Grosso) bloccati dietro. A quel punto l’unica fonte di gioco sarebbe Pirlo. A meno che non si voglia fare come l’Inter di Simoni che gettava il pallone in avanti, tanto c’era Ronaldo. Dubitiamo molto che Donadoni apprezzerebbe. Caso Quagliarella. In questo contesto, Fabio Quagliarella sembra un salmone in piena campagna. Rischia infatti di diventare l’alternativa dell’alternativa. D’altra parte mica è colpa sua (o di Donadoni) se davanti ci sono quattro, cinque fenomeni. Il Quaglia comunque non si abbatte, dovreste vederlo che siluri spara al termine di ogni allenamento. Da disintegrare l’autovelox. 24 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Mazzarri: così Cassano è tornato Cassano «Parliamo tanto, lui ascolta ma ogni tanto si scorda i consigli...» di Alessandro Bernini (inviato a Baden) Chi lo ha visto davanti al televisore, racconta di un Walter M azzarri sorridente e con gli occhi che tradivano la gioia di chi sapeva che era un po’ merito suo se quel giocatore talentuoso d’azzurro vestito stava per ritrovare un posto in Nazionale alla vigilia di un appuntamento importante come l’Europeo di Austria e Svizzera. M inuto 16 della ripresa, stadio “Artemio Franchi” di Firenze: si accende la lavagnetta luminosa del quarto uomo: esce il numero16 Camoranesi, entra il numero18. Il numero 18 è Antonio Cassano, genietto disperso del calcio italiano, rivitalizzato alla Samp dalla cura M azzarri dopo il periodo oscuro di M adrid. Etichettare Walter M azzarri come allenatore emergente è forse riduttivo: basta dare uno sguardo ai suoi risultati per rendersi conto il palmares è di gran lunga migliore rispetto ad altri colleghi di fama: «M ai avuto sponsor in vita mia, per questo vado orgoglioso dei risultati che ottengo», disse il giorno della promozione in A con il Livorno. Era maggio 2004, si stava alzando il sipario per la grande avventura di M azzarri nel teatro della serie A. L’ultimo atto a Genova, sponda Sampdoria, ed è stata un’altra stagione da mettere in cornice. È anche merito suo se Antonio Cassano è tornato in Nazionale, «e sono sicuro che potrà fare ottime cose», confida. Bravo Donadoni. Tipo schietto Walter da San Vincenzo. Se una merita un elogio glielo fa, altrimenti storce a bocca e 25 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO magari sceglie il silenzio con una delle sue espressioni («Ovvia, su, lasciamo stare...») che rivelano le sue profonde radici toscane. Ecco perché gli elogi a Donadoni sembrano tutto fuorché un atto dovuto. «Donadoni è stato bravo a portare l’Italia agli Europei. Guardate che non era un’impresa semplice, venivamo dalla vittoria del M ondiale e in questi casi hai tutto da perdere. Lui si è messo a lavorare a testa bassa, senza lasciarsi condizionare troppo dai discorsi o dalle critiche. E ha fatto bene, come dimostrano i risultati ottenuti sino a oggi». C’è una sottile linea rossa che lega il passato di M azzarri e Donadoni. Il punto d’incontro delle due rette si chiama Livorno. «Si vede che è una buona scuola...», sorride. Certo è che per entrambi i rapporti con il presidente Aldo Spinelli furono burrascosi: M azzarri conquistò la promozione in A e fece le valigie il giorno dopo, Donadoni ha fatto tappa due volte in amaranto, l’ultima nel 2005 con un esonero che suscitò scalpore, visto che il Livorno era quasi in zona Uefa. Girone a rischio. È il momento di puntare lo zoom sull’avventura europea che sta per partire. «Il girone è duro – confida M azzarri – anche perché ci sono tre squadre di grande tradizione e una quarta forza come la Romania che può giocare qualche brutto scherzetto perché ha discrete individualità. La Francia non ha bisogno di presentazioni, ha giocatori di grande qualità e forza fisica, ha tradizione, va all’Europeo per vincere. L’Olanda invece è da sempre squadra che punta molto sul gioco anche se a volte non concretizza al massimo». Chance dell’Italia di andare avanti? M azzarri sospira: «È difficile che l’Italia tradisca ai grandi appuntamenti. I nostri sono giocatori abituati alle sfide dentro o fuori, sanno come affrontarle, non temono i grandi palcoscenici. E poi mi sembra che Donadoni sia stato bravo a creare un gruppo forte, solido, una squadra con un’anima. E incerti appuntamenti state 26 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO tranquilli che il gruppo fa sempre la differenza». Inutile cercare di scavare più a fondo, M azzarri fa un passo indietro. «No, non chiedetemi favorite o outsider, il campionato mi ha succhiato tutte le energie...», sorride. Il nuovo Cassano. Da sempre M azzarri punta molto sulla qualità del gruppo, e ama poco chi rischia di rompere l’armonia. Immaginiamo la sua faccia quando gli è stata prospettata l’ipotesi di allenare Cassano. E invece adesso eccoli lì, baci e abbracci, legatissimi, col barese che finalmente sembra aver trovato un secondo Fascetti, Eugenio il tecnico di Viareggio che ha lanciato il Pibe de Bari. «Con Cassano – dice M azzarri – credo di aver creato un bel rapporto. Quando è arrivato abbiamo parlato a lungo, gli ho spiegato cosa volevo da lui, mi ha ascoltato anche se ogni tanto se lo scorda... Commette ancora qualche errore, però è giovane e noi stiamo lavorando per metterlo sui binari giusti usando un po’ il bastone e un po’ la carota». Adesso Cassano si tuffa in questo Europeo con entusiasmo e la voglia matta di lasciare il segno. Non partirà come titolare, ma Fantantonio sa bene che il ct è pronto a gettarlo nella mischia. «Sono sicuro che si farà apprezzare», sorride M azzarri. Addio modulo. M azzarri è un perfezionista. Non lascia mai niente al caso, cura direttamente il rapporto umano con i suoi giocatori con lunghi colloqui, studia gli avversari nei minimi particolari, e soprattutto trascorre ore e ore ad aggiornarsi: «Secondo me la vera novità di quest’ultimo campionato è che sta scomparendo la logica del modulo. Non ha più senso parlare di numeri. Adesso dipende quasi tutto dalla fisicità e dai tempi di gioco. Puoi andare in campo col 3-5-2 o col 4-3-3 ma se poi non sei aggressivo in ogni centimetro del campo, gli avversari ti divorano». E M azzarri, si sa, non ama mai fare da vittima. 27 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO 28 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO DOM ENICA 1° GIUGNO Domani il volo per l’Austria Alla vigilia della partenza per l’Austria, il ct Roberto Donadoni comincia a dipanare gli ultimi dubbi per la formazione titolare anche se il finale di stagione del romanista Alberto Aquilani sta mettendo in crisi le gerarchie del centrocampo. 29 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO ALBERTO AQUILANI 30 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Ultimi dubbi per Donadoni L’exploit di Aquilani cambia le gerarchie a centrocampo di Antonio Ledà (inviato a Baden) Squadra fatta? Quasi. Se Donadoni sembra non aver più dubbi in zona gol, con Toni al centro dell’attacco, Camoranesi a destra e Di Natale a sinistra, qualche piccolo problema resta negli altri due reparti: centrocampo e difesa. Dettagli, a otto giorni dal debutto azzurro nella fase finale di Euro 2008 ma che potrebbero creare qualche fastidio in casa Italia. Un esempio per tutti: come si può lasciare in panchina Aquilani dopo il gran finale di campionato? M a soprattutto dopo la più che convincente prova nell’amichevole col Belgio. Come rinunciare alla freschezza del giallorosso, alle sue intuizioni, alla sua capacità di integrarsi con i compagni? Un giocatore che ha impressionato tutti, tanto da ritagliarsi il ruolo di possibile sorpresa. Come Cabrini e Pablito in Argentina, come Totò Schillaci nelle notti magiche dei M ondiali italiani. C’è però il rovescio della medaglia. Aquilani ha “rubato” il posto a Daniele De Rossi, altro talento al quale è difficile rinunciare. Forse impossibile. Donadoni, fermo restando l’attacco a tre punte, sarà costretto a fare delle scelte e difficilmente lascerà fuori Gattuso e Pirlo, coppia super affiatata e sulla quale il ct ha investito molto fin dall’inizio della sua avventura. Affare fra romanisti. Ecco che la terza maglia di centrocampo diventa un affare tra i romanisti. Tutt’altro che semplice da risolvere. In teoria, infatti, Donadoni potrebbe decidere di schierare un centrocampo a quattro, arretrando Camoranesi, ma l’impressione è che il mister non abbia 31 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO intenzione di snaturare la squadra proprio ora. De Rossi e Aquilani dovranno dunque giocarsela fra loro. M a il discorso può finire per coinvolgere anche la difesa. Fino a ieri il reparto sembrava blindato con Buffon trai pali, M aterazzi e Cannavaro centrali, Zambrotta a sinistra e Panucci e destra. Oggi M aterazzi e Cannavaro lamentano qualche acciacco frutto dell’età e di una stagione senza soste. I due dovrebbero essere recuperabili per l’Olanda e comunque hanno in Chiellini e Barzagli due sostituti in grado di fare bene. Però, nel dopo Belgio il ct non ha escluso l’ipotesi (magari a partita incorso) di una difesa a tre, con un rimescolamento delle carte. Difesa a tre? Difficile. L’ipotesi è intrigante ma sembra destinata a restare tale. E per almeno un paio di motivi: Cannavaro e M aterazzi sono due campioni del mondo che possono portare in dote una grande dose di esperienza e hanno entrambi la capacità di tirare fuori in meglio di sé in competizioni come Europei o M ondiali. Difficilmente Donadoni rinuncerà a uno dei due e se fosse costretto dalla malasorte ha già pronti i sostituti. Chiellini ha fatto vedere di essere maturo per un posto da titolare (e ha la duttilità per giocare centrale ma anche esterno). Barzagli ha dalla sua una buona condizione fisica e la stima del ct. Insomma, per la difesaci sono più soluzioni e almeno all’inizio la coppia centrale potrebbe essere composta da Cannavaro e Barzagli. Panchina di lusso. Rischiare nel match di apertura con l’Olanda potrebbe infatti rendere tutto più difficile. E il ct lo sa bene. Gli Europei si vincono anche grazie alla difesa(la Grecia insegna) e alla capacità di sfruttare bene le occasioni. Aquilani e De Rossi dovranno prendere in considerazione l’idea di partire dalla panchina senza farne un dramma e cercare di farsi trovare pronti. Del resto sono in buona compagna. Chiedere a Del Piero o a Cassano. 32 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Le scommesse, torneo nel torneo Gli italiani pronti a giocare 150 milioni di euro, un record di Davide Portioli Euro 2008? Una scommessa vinta dal punto di vista economico, almeno per chi registra e amministrale puntate su Austria-Svizzera2008, la manifestazione continentale ormai alle porte. Le scommesse sportive sono ormai diventate un fenomeno sempre più importante, sia come segnale di un costume ormai diffuso sia per il flusso di denaro dal quale vengono contraddistinte. In occasione di avvenimenti particolarmente importanti, enfatizzati in modo particolare anche dai media, ecco poi che si avvicina a queste scommesse anche chi di solito non punta, ma che per una volta, un po’ per gioco e un po’ per il non tanto segreto desiderio di portarsi a casa un po’ di soldi, prova ad azzeccare un pronostico, tra i tanti offerti dalle agenzie di settore. E gran parte di queste giocate avverranno online. Bilanci è ancora presto per farne, le scommesse del resto su alcuni eventi sono comunque sempre aperte, fino allo svolgimento dell’avvenimento stesso. Si può però tentare un primo calcolo. Le cifre. Le previsioni per questi Europei sono del resto in linea con la tendenza rilevata dagli ultimi appuntamenti omologhi. A confermarlo una recente indagine operata da Bwin, numero uno mondiale fra le imprese quotate del gaming online su dati Agicos, agenzia specializzata nel mondo delle scommesse e dei concorsi. La stima che esce da questa ricerca parla di una raccolta di giocate solo in Italia pari a 150 milioni 33 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO di euro, di cui circa 40 tramite il web. Non male davvero, se si considera che in occasione dei precedenti Europei il movimento di giocate dall’Italia fu di circa 70 milioni. Certo, ai recenti M ondiali il bilancio finale fu di circa 225 milioni, ma del resto si tratta di una manifestazione che dura più a lungo e offre più sfide, più appuntamenti sui cui puntare. La prospettiva. In realtà si tratterebbe comunque di una stima di cautela, in caso di un buon Europeo da parte dell’Italia il volume di giocate potrebbe anche aumentare considerevolmente, con il crescere dell’entusiasmo degli appassionati e della risonanza che l’evento stesso avrebbe. Buona l’incidenza comunque delle scommesse online, anche se le recenti aperture di negozi successive al decreto Bersani che ha liberalizzato il settore delle scommesse hanno prodotto una crescita maggiore in percentuale delle puntate attraverso canali più tradizionali(vedi i cosiddetti corner dentro a negozi di altra natura). Quando i bandi di gara saranno ultimati, si calcola che questi punti di accettazione di scommesse saranno circa diciassettemila sul territorio nazionale. La crescita minore del gioco online (il peso sulle giocate complessive è passato dal 38% del periodo gennaio-marzo 2007 all’attuale 27-28%)sembra quindi un fatto puramente statistico dovuto al fatto che con maggiori punti di accesso tramite negozi la puntata è diventata più facile per tanti clienti. E poi perché in precedenti rilevazioni venivano contate come giocate online anche quelle effettuate con il computer all’interno dei negozi stessi. Il web. M a il web è ancora più utile perché ci si può fare in modo veloce e semplice un’idea delle puntate che si possono fare (sono davvero tante e di diverso tipo) e anche su cosa si può esattamente puntare. Non c’è da preoccuparsi, le varie agenzie propongono quote un po’ per tutto quello che può 34 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO essere un risultato o una prestazione, sia di squadra sia individuale. I siti internet non mancano, fatte salve le limitazioni imposte dalla legge. Chi vuole fare il colpaccio, in pratica come avvenne per chi quattro anni fa puntò sulla Grecia, può indicare come vincitrice della manifestazione proprio l’Austria, uno dei due Paesi organizzatori attualmente data a 81 da Bwin, ma addirittura a 100 dalla Snai da M atch Point, infine a 101 da Eurobet. M a al di là delle quote e delle possibilità di giocata che analizziamo a parte, quello delle scommesse sportive resta un fenomeno di costume in costante crescita. La crescita. Basti pensare, è sempre la ricerca Bwin e Agicos che illustra il fenomeno, che nel 2012 questo tipo di giocata finirà col rappresentare il comparto più rilevante del settore con una previsione di 6,8 miliardi di puntate, anche se nei prossimi anni conoscerà probabilmente un tasso di crescita minore rispetto al poker, ai giochi online e al Casinò telematico. Non resta quindi che documentarsi, cercare come e su cosa puntare e provarci. L’Europeo2008 può dare più vincitori, oltre ai trionfatori della finalissima. E qualche volta – come nel caso del successo greco di quattro anni fa – la festa può essere grande anche lontano dallo stadio. Alla manifestazione mancano ancora pochi giorni, ma il tempo per pensare su chi o cosa puntare c’è. 35 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO 36 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO LUNEDÌ 2 GIUGNO Subito un guaio, si rompe Cannavaro Neanche il tempo di volare da Milano Malpensa a Baden, sede del ritiro austriaco, che il primo allenamento in terra austriaca regala la prima bruttissima sorpresa: un brutto infortunio per il capitano Fabio Cannavaro, rottura dei legamenti e campionato finito prima di cominciare. 37 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO L’INFORTUNIO DI CAPITAN CANNAVARO 38 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Il crac del capitano Drammatico scontro in allenamento con Chiellini di Alessandro Bernini (inviato a Baden) Quando uno come Cannavaro piange, c’è poco da star allegri. E infatti il capitano alza bandiera bianca: la sua caviglia sinistra ha fatto crac nel primo allenamento in Austria, un problema ai legamento. Fabio domani potrebbe già salire sull’aereo per tornare in Italia e al suo posto dovrebbe arrivare Alessandro Gamberini. Peggior impatto con l’Austria non poteva esserci. M ezz’ora di allenamento e addio all’uomo su cui poggiava la difesa, il reparto che storicamente identifica l’Italia. La caviglia sinistra di Cannavaro è saltata in uno scontro banale con il compagno di reparto Giorgio Chiellini, poco prima delle 20.30 è arrivato il responso impietoso della risonanza magnetica: lesione a due legamenti della caviglia sinistra. C’è anche il rischio che il difensore del Real M adrid debba operarsi, si deciderà entro 24 ore. «Vado a casa...», sono le uniche parole che Cannavaro si è lasciato sfuggire prima di uscire dall’ospedale Akh di Vienna e tornare in albergo con l’ambulanza. Il clan azzurro comunque si era già allertato da più di un’ora, contattando il ds della Fiorentina Pantaleo Corvino per arrivare al difensore viola Alessandro Gamberini. Inizialmente era solo un sondaggio per una disponibilità di massima poi è diventata una “quasi” chiamata ufficiale. La carta di riserva era il milanista Daniele Bonera. M a Gamberini potrebbe sbarcare all’aeroporto di Vienna già domani per aggregarsi al gruppo. L’infortunio. È successo tutto in una di quelle banalissime partitelle sei contro sei in un fazzoletto di campo. Cannavaro e Chiellini vanno insieme sul pallone, si scontrano, il capitano 39 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO sembra quasi entrare molle sul pallone e chi gioca a calcio sa che è sempre pericoloso. Fabio ha la peggio e finisce a terra. Si capisce subito che è qualcosa di serio, anche perché il difensore inizia a rotolarsi, quasi a voler sfogare il suo dolore (e forse la rabbia). E così Donadoni ferma tutti, si crea un campanello attorno al giocatore che si tiene la caviglia. Ancora qualche istante, «non ce la faccio» ripete Cannavaro che non riesce a nascondere qualche lacrima. E se un guerriero come lui piange, significa che la cosa è seria. M olto. Purtroppo aveva già capito tutto. Anche il povero Chiellini si accascia per consolare il compagno. Si sente quasi in colpa ma il suo intervento (anche rivisto in tv) non è affatto violento. Cannavaro si accovaccia sopra tenendosi la caviglia con la mano, insieme con lui c’è il dottor Ferretti, poi rientra nello spogliatoio tra gli applausi della gente. In ospedale. Il primo a visitare il difensore del Real è il medico azzurro Paolo Zeppilli. Quando esce non regala parole pregne di ottimismo: «È un infortunio tutto da valutare ma va detto che non è una cosa banalissima. Adesso comunque ci vogliono almeno dodici ore per valutare bene l’entità del problema». Un sospiro, poi Zeppilli aggiunge: «Sembra qualcosa di una certa entità. È anche vero che a volte il dolore è forte ma poi la situazione non è così grave. Ora bisogna sapere se ci sono o meno lesioni ossee». Così Cannavaro prima va all’ospedale più vicino, il Landes Klinikum di M oedling, per una radiografia e poi viene trasportato a Vienna per una risonanza magnetica. Il pessimismo era alto già prima dell’esame. L’ultima, flebile, speranza viene spazzata via da quella maledetta cartella, lucida come gli occhi di Cannavaro. 40 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Baden, il cielo è sempre più Azzurro Dall’indifferenza del mattino ai 6.000 tifosi all’allenamento di Alessandro Bernini (inviato a Baden) L’indifferenza della mattina, il bagno di folla del pomeriggio. C’è di tutto nella prima giornata azzurra in Austria, uno strano frullato di emozioni reso un po’ acido dall’infortunio di Fabio Cannavaro. Un ko che rischia di guastare i piani di Roberto Donadoni in vista dell’esordio di lunedì contro l’Olanda. L’arrivo. Sono in cinque e, poveretti, dell’Italia non vedono neppure il massaggiatore. Così le due bandiere restano ammainate, i grandi sorrisi diventano mezzi “vaffa”. Perché alle 11.50, quando si aprono i portelloni dell’aereo azzurro proveniente da M alpensa, le uniche accoglienze ammesse sono quelle ufficiali. C’è una delegazione del governo locale, amministratori della Bassa Austria, il console italiano a Vienna. Si sono portati dietro anche una torta di marzapane a forma di campo, a quanto pare nessuno però ha osato tagliarla. Poi via sul pullman con scritto sulla fiancata “Il cielo è sempre più azzurro”. Per loro, i cinque tifosi azzurri, non resta neppure la scritta M ilan-Wien che scompare dal monitor dopo un paio di minuti. Portandosi via anche la speranza di una pacca sulla spalla a Gattuso, magari una foto con Del Piero. La mente torna a due anni fa a Dusseldorf, in Germania, per i campionati del mondo: una folla entusiasta. Che cosa è cambiato da allora? Semplice, l’Austria non è terra di emigrati come la Germania, e gli italiani che verranno in Austria sono attesi per il prossimo weekend. 41 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO A Baden. Scena simile rispetto a quella dell’aeroporto si vive a Baden, 38 i chilometri a est di Vienna, dove gli Azzurri arrivano alle 12.55 nel loro albergo, lo SchlossWeikersdorf («struttura spartana, con lo stretto necessario...» la descriverà dopo Donadoni). Qui saranno una ventina i tifosi, la metà sembrano clonati: jeans e maglietta dell’Italia senza nome. A loro va un po’ meglio perché almeno vedono gli azzurri scendere dal pullman. Donadoni, Toni, Cassano, Barzagli e poi gli altri. Per la Nazionale anche un grande striscione alla prima rotatoria del paese: “Benvenuta squadra azzurra”. Per la gioia dei ristoranti locali che hanno già cambiato il loro menù aggiungendo dei temutissimi spaghetti alla bolognose (scritto proprio così, non è un refuso). A “Casa Italia”. Il primo impatto ufficiale con l’Europeo si chiama comunque “Casa Azzurri”, l’hospitality house della Figc, sistemata nell’impronunciabile Oberwaltersdorf (ma c’è di peggio sulla cartina). All’accoglienza subito dei bei salamini, giusto per far sentire tutti a casa. Poi cavi, fili, operai, stand ancora vuoti che aspettano di essere completati. In compenso c’è un bel tavolo di Subbuteo con tanto di squadre pronte per l’uso. Già, “Casa Azzurri” per ora è ancora un cantiere aperto. I giornalisti arrivano nel pomeriggio, gli sponsor invece per ora non si vedono. A parte quelli dei salamini. Al campo. La scena cambia alle cinque del pomeriggio, quando il pullman degli azzurri arriva al Bundesstadion di M aria Enzersdorf tra due ali di folla. Dentro l’impianto dell’AdmiraWalker sono 6.000. Anche perché nei giorni scorsi erano stati distribuiti dei biglietti (gratuiti) nelle scuole e in tanti locali della zona. C’è insomma anche qualche tifoso della Nazionale, ma sono soprattutto austriaci (in 42 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO particolare bambini) che ha no colto al volo l’occasione di vedere dal vivo dei campioni così famosi anche in Austria. Applausi per tutti e Eros Ramazzotti in sottofondo. Perché all’estero un Ramazzotti non si nega a nessuno. 43 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO 44 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO M ARTEDÌ 3 GIUGNO Cannavaro si opera e resta con i compagni Fabio Cannavaro si dimostra capitan coraggio. Rinuncia al viaggio di ritorno anticipato in Italia e annuncia di voler restare al fianco dei compagni. Un capitano non giocatore di gran peso, molto utile per tutto il gruppo. Il regolamento prevede che un giocatore infortunato all’ultimo momento possa essere sostituito fino a 24 ore prima del debutto. Al posto di Fabio Cannavaro, dall’Italia arriva il viola Alessandro Gamberini. 45 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO FABIO CANNAVARO CON LE STAMPELLE A BORDO CAMPO 46 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Il capitano coraggioso «Resto con gli Azzurri e ai Mondiali voglio esserci» di Antonio Ledà (inviato a Baden) «Che cosa volete che sia la mia caviglia? In quei dieci minuti al pronto soccorso dell’ospedale di Vienna ho avuto la conferma che i veri problemi sono altri». È il Fabio Cannavaro di sempre quello che si presenta in sala stampa a Casa azzurri dribblando, nonostante le stampelle, un muro di cavalletti e telecamere. È il Capitano coraggioso che ha scelto di restare per dare una mano, anche dalla tribuna, a «un gruppo di compagni fantastici». Cannavaro cominciamo da ieri. Che cosa è successo e quando si accorto che i suoi Europei erano già finiti? «È successo quello che accade spesso sui campi di calcio. Un contrasto con Chiellini, una caviglia poggiata male e ho sentito il crac. M i sono accorto subito che era una cosa seria perché il dolore era tanto. All’inizio ho addirittura pensato a una frattura ». Invece è qui. Un bel coraggio. «Era previsto che oggi sarei stato io, il capitano, a incontrare i giornalisti. Certo non pensavo di dover rispondere a questo tipo di domande ma chi mi conosce sa che non mi arrendo facilmente». Rimarrà a Vienna? «Ho chiesto di restare perché mi sembra giusto non abbandonare i compagni e perché dopo due anni di lavoro per raggiungere queste finali non mi va proprio di tornare a casa». Gli Europei sembrano stregati. 47 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO «Per me sarebbero stati i terzi. I primi li ho persi in finale con la Francia, i secondi, in Portogallo, sono andati malissimo, questi...». Aveva detto che sarebbero stati gli ultimi. È sempre della stessa idea? «Non lo so. A 35 anni ero convinto di essere arrivato alla fine della mia esperienza in maglia azzurra, almeno in competizioni così importanti. Ora non ne sono più sicuro. Anzi mi auguro di creare problemi al ct per i prossimi due anni. In fondo i M ondiali non sono così lontani». Insomma, non teme per la sua carriera? «Non ho mai pensato una cosa del genere. Anzi sono convinto che questo infortunio mi darà una carica in più per tornare ai livelli di sempre». Ha detto che nel calcio questi incidenti sono da mettere in preventivo. Ha parlato con Chiellini? «È venuto a trovarmi in camera e mi è sembrato molto scosso. M i è toccato rincuorarlo e l’ho fatto con piacere perché ho capito che la Nazionale rischiava di perdere due giocatori invece di uno». Durante i mondiali in Germania c’era stato il caso Pessotto che aveva compattato il gruppo (in particolare gli juventini). In questo caso può scattare lo stesso meccanismo? «Sono due cose diverse, però mi auguro che i compagni reagiscano con lo stesso spirito di allora». S i sente ancora il capitano? «M i sento parte del gruppo e so di aver lavorato con una quadre squadra fantastica che non posso abbandonare». Dove ha trovato la forza per ritrovare il sorriso dopo quello che le è successo? «M i sono bastati dieci minuti al pronto soccorso 48 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO dell’ospedale di Vienna per capire che la mia caviglia è nulla rispetto a quello che ho visto». Che cosa ha detto ai compagni? «Niente di particolare. Chi è qui sa di poter far bene e io credo molto in quest’Italia. Sono sicuramente più sereno del mister». E i compagni che cosa hanno detto a lei? «M i sono vicini. Sono venuti a trovarmi e hanno condiviso la scelta di non mollare». Dove seguirà le partite? In panchina, in tribuna? «Penso in tribuna. Tra l’altro verranno a trovarmi mia moglie e miei figli». Ha paura per l’operazione? «Assolutamente no. Faccio il calciatore professionista e certe cose le ho messe in preventivo da tempo. E poi sono un ottimista dalla nascita». S i rivede già in campo. «Spero di recuperare completamente nel giro di due mesi. Però vedremo che cosa diranno i medici». Non sta pensando a un ruolo diverso? «Ancora no. Ho tanta voglia di giocare a calcio e credo che continuerò a fare il mio mestiere almeno per un paio d’anni». Giusto il tempo per i Mondiali in S udafrica. «Bisogna cominciare a pensarci. M i auguro di riprendermi la fascia di capitano». 49 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Le emozioni senza prezzo di Stefano Tamburini Non sempre è l’alba che uccide i sogni. Certe volte basta veramente poco per attraversare le porte girevoli che dividono la gioia dalla disperazione, il sogno dall’incubo. Fabio Cannavaro lo sa, anche se è fra quelli che hanno vinto un bel premio alla lotteria della vita senza neanche comprare il biglietto. Riguardate il suo volto dolorante e impaurito mentre gli prestano le prime cure: è quello di chi ha capito, ancor prima che a sparare l’amara sentenza siano i medici o una macchina nel corridoio di un ospedale popolato di scritte e voci incomprensibili. Basta poco, molto poco. Un calcione per niente cattivo, per giunta di un compagno di squadra, durante un allenamento al piccolo trotto. Basta poco e, mentre scorrono le lacrime, non ha neanche più un senso quel salotto di casa così accogliente e colmo di trofei: una coppa del M ondo, un Pallone d’oro e qualche scudetto in prima fila, poi tutto il resto. Per dire, anche quel conto in banca che non conosce confini. M a chi ci pensa adesso? Il Capitano, l’uomo che poteva alzare un’altra coppa – campione d’Europa dopo quella di campione del M ondo – ora è uno come tanti fra noi. È uno che ha appena smesso di inseguire un sogno: una laurea agognata per anni, una donna o un uomo che non ci meritano ma che non si riescono a dimenticare, un bel viaggio, un lavoro migliore o un lavoro purché sia. Il Capitano è solo con quelle lacrime come lo sarebbe anche chi non ha soldi e trofei a riscaldargli l’esistenza e a non fargli sapere quanta fatica ci sia dietro uno slalom per mettere insieme un pranzo con una cena alla quarta settimana del mese o a inseguire le scadenze delle bollette. Ed 50 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO è per questo che ora ci appare più vicino, anche se il giorno dopo è il suo sorriso a rincuorare quelli che gli sono accanto. I drammi veri sono ben altri: lo ricorda lo stesso Cannavaro. E comunque è capitato ad altri prima di lui e capiterà ancora. Oggi però la sua caviglia gonfia ci fa capire che sono questi i momenti in cui anche uno sport devastato e deturpato come il calcio, di tanto in tanto riesce a tornare quello che una volta si giocava nei cortili e oggi è ancora per tanti lo svago del sabato mattina o del giovedì sera. Quando sarà tutto passato – al di là di come sarà andata a finire per gli azzurri – anche Fabio Cannavaro tornerà a pensarci su. E non ci saranno altri trofei o soldi come se piovesse a fargli smettere di pensare che – come recita proprio la pubblicità di una carta di credito – ci sono cose che non hanno prezzo. Per tutti. 51 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO La notte insonne e disperata di Chiellini È stato Cannavaro a consolarlo «Ora segna un gol e dedicamelo» di Alessandro Bernini (inviato a Baden) «Sono a pezzi. E pensare che per non far male a Fabio mi sono anche fermato...». La notte più lunga, più insonne, più dolorosa, forse non è stata quella di Cannavaro, ma di Giorgio Chiellini. Perché essere stato lo sfortunato protagonista del contatto che ha messo ko il capitano, gli è rimasto sullo stomaco come un mattone. Nell’albergo azzurro i due si sono parlati a lungo lunedì sera, anche prima di andare a dormire. Chiellini ha cercato di spiegarsi, Cannavaro con il sorriso sulle labbra gli ha fatto capire che è stata solo una sfortuna maledetta. «Colpa mia che ho messo male il piede, non c’entri niente», ha cercato di consolarlo. Il conforto. E per Chiellini quelle parole hanno avuto l’effetto di un po’ di cotone su una ferita aperta. Lo ha confidato anche al fratello Claudio, con il quale è rimasto in contatto per tutta la sera. «Giorgio era distrutto, ho cercato di tirarlo un po’ su di morale ma è stata molto dura», ha sottolineato ieri proprio Claudio Chiellini, ex calciatore in squadre toscane in Eccellenza, ora procuratore nella scuderia di Alessandro Lippi, il figlio dell’ex ct. «M i ripeteva che su quell’azione si era fermato proprio per non rischiare infortuni, e che contrasti di quel genere ce ne sono centinaia in ogni allenamento. Tra l’altro anche dalla tv si è visto bene che l’intervento era normalissimo. M io fratello è una pasta di ragazzo, se guardate la sua carriera scoprirete che, pur giocando da difensore, non ha mai provocato infortuni a nessun avversario». 52 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Una pasta di ragazzo. In effetti Chiellini è un ragazzo molto apprezzato nel gruppo azzurro proprio per la sua “bontà” anche fuori dal campo. M ai una parola sopra le righe, un rispetto per i compagni al limite della timidezza. Il classico gigante buono. Tra l’altro quando Donadoni annunciò i convocati per l’Europeo, uno dei primi sms di congratulazioni ad arrivare sul cellulare di Giorgio fu proprio di M aterazzi. Anche ieri Chiellini ha marcato stretto Cannavaro, chiedendo a raffica come si sentiva, se andava un po’ meglio, cercando di conoscere tutti i particolari dell’operazione e del recupero. Con Fabio a fare quasi da psicologo. «Stai tranquillo. Se adesso ti deprimi – gli ha spiegato – finisce che la squadra perde me e te. Devi ripartire più forte di prima. E voglio che tu mi dedichi il primo gol che segnerai in questo Europeo». Frase che ha riportato il sorriso sul volto del difensore livornese. Una curiosità. Chiellini due anni fa era nel listone dei papabili per il M ondiale in Germania, anche perché M arcello Lippi stimava (e stima) tantissimo questo ragazzo. Poi, in una delle ultime sfide di campionato, PalermoJuventus, la caviglia del ragazzo fece crac distruggendo il suo sogno azzurro. Adesso è toccato a Cannavaro, e forse proprio Chiellini (ironia della sorte) prenderà il suo posto al centro della difesa. Il fratello fiducioso. «Vedrete – confida il fratello – che Giorgio stupirà tutti. Ha bisogno solo di superare questo piccolo shock, poi si getterà in campo più forte di prima perché è un generoso e combatterà anche per Cannavaro. Sono sicuro che l’Italia con Giorgio, ma anche con M aterazzi, può stare tranquilla. Abbiamo già vinto un M ondiale senza Nesta, possiamo vincere l’Europeo senza Cannavaro. 53 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Io e quel Mondiale perso per una sciocchezza Intervista con Pietro Anastasi di Angelo Bonacossa Pietro Anastasi, cosa ricorda di quel 1970 quando fu costretto a saltare il mondiale messicano? «Ancora una grande rabbia. E poi rammarico e delusione. Perché il forfait arrivò a causa di una stupidità». Ci racconta cosa successe? «Eravamo ancora a Roma in attesa di partire per Città del M essico. Io stavo scherzando con il massaggiatore Spialtini ed ero seduto su un divano dietro a lui. Lo scherzo diventò pesante, Spialtini si stancò e fece per colpirmi. M i prese al basso ventre. All’inizio non sembrò nulla, poi alle 22 ebbi dolori fortissimi e chiesi a Furino di chiamare il dottor Fini. Il responso fu da brivido: un versamento di sangue in un testicolo. M i portarono in ospedale e alla mattina alle 8,30 venni operato. Addio al M ondiale». Cosa provò? «Lo può immaginare anche lei». Valcareggi chiamò Boninsegna e Prati. «Sì, ma oltre al sottoscritto ci andò di mezzo Lodetti che il Ct lasciò a casa. Ancora oggi non me lo perdona. Comunque quell’anno successero cose strane: in M essico Boninsegna giocò, Prati fece da turista». Nel 1970 lei aveva 22 anni, aveva vinto nel 1968 l’Europeo e aveva tempo per dimenticare la delusione. Cannavaro di anni ne ha 35... «La sua carriera in Nazionale è sicuramente compromessa, ma 54 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO essendo un duro, un giocatore grintoso penso che riuscirà a prendere parte anche al M ondiale del 2010». Chiellini non riesce a darsi pace per quanto successo lunedì pomeriggio. «Lo capisco, ma di colpa non ne ha. Si stavano allenando, c’è stato quel maledetto contrasto. Certo è dura da digerire, ma nel calcio succedono cose simili». 55 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO 56 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO M ERCOLEDÌ 4 GIUGNO Il contratto al ct, una vera farsa C’è anche il tempo per una vera e propria farsa, organizzata dal presidente federale Giancarlo Abete. Di fatto ha già un accordo non ufficiale con Marcello Lippi, per farlo tornare alla guida della Nazionale dopo l’Europeo. Ma non ha mai avuto il coraggio di dirlo a Donadoni: prima ha rimandato la firma, poi ha portato in ritiro a Baden un contratto stilato in extremis con una clausola rescissoria da esercitare da parte della federazione con il pagamento di una penale di sei mesi, di fatto una buonuscita. Una brutta operazione, i cui pieni contorni si potranno apprezzare a pieno solo verso la fine della manifestazione. Intanto nel ritiro austriaco arriva Alessandro Gamberini, il sostituto di capitan Cannavaro. 57 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO IL CT AZZURRO, ROBERTO DONADONI 58 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Gattuso scuote gli azzurri Dopo lo shock Cannavaro, Ringhio torna trascinatore di Alessandro Bernini (inviato a Baden) «Antoniooo... lo devi magnà ’sto pallone» . L’urlaccio di Rino Gattuso verso Antonio Cassano non arriva all’89’ della partita decisiva per la qualificazione, ma sull’11-9 di una partita di calcio-tennis sotto il sole di mezzogiorno. E se qualcuno ha la sensazione che nel clan azzurro si tenda a tirare indietro la gamba dopo l’infortunio a Cannavaro, ci pensa Ringhio a rialzare la tensione. Lui non ha mezze vie. Lui si gioca la Coppa del M ondo in ogni azione di ogni allenamento. Come quando oggi, durante il riscaldamento, è caduto mentre dribblava le sagome di plastica seminate lungo il campo facendo perdere la sua squadra. Cosa ha fatto? Si è avvicinato alla sagoma e le ha rifilato un bel calcione, neanche fosse un rinvio di Buffon. Il trascinatore. Eccolo qui dunque l’uomo della scossa. Con compiti forse diversi da Buffon: perché Gigi è più capitanopaterno, va da Gamberini – l’uomo che ha sostituito capitan Cannavaro nell’elenco dei 23 – e lo incita con un abbraccio, grida «Bravo Chiello!» quando il depresso Chiellini piazza un cross al bacio, rincuora Di Natale dopo un tiro sbagliato. No, Gattuso non rincuora. M a stuzzica, scuote, carica, urla se c’è bisogno. Due leader diversi. In questo momento l’Italia ha bisogno di entrambi se non vuole restare sotto l’onda lunga dell’infortunio di Cannavaro. M a soprattutto ha bisogno dei denti digrignati di Gattuso quando c’è da vincere una partita di calcio-tennis. «M ai una gioia...» urla quando va a schiacciare 59 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO di testa ma la palla esce fuori dalle righe, «Amelia non t’impiccià...» tuona contro il compagno che aveva visto (tra l’altro giustamente) un pallone battere fuori e non in campo come chiedeva Gennarino. Pace Cassano-Chiellini. M a l’allenamento di ieri mattina si era aperto con un siparietto curioso e positivo: l’abbraccio tra Cassano e Chiellini. Una pace che chiude lo screzio del giorno prima, quando Cassano aveva avuto una reazione stizzita a un’entrata di Chiellini durante la partitella. Il barese è prima rimasto al centro del campo parlottando col ct (con l’immancabile mano davanti alla bocca per evitare le “intrusioni” delle telecamere), poi è andato da Chiellini abbracciandolo e poggiandogli la testa sulla spalla. M eglio così, perché l’Italia aveva bisogno di tutto fuorché di nervosismo. Calcio-tennis. Questa mattina c’è stato solo un po’ di lavoro in palestra, poi una mezz’oretta sul campo con semplici esercizi. Solo in sei si sono trattenuti per una partita di calciotennis sotto lo sguardo di Donadoni: da una parte De Rossi, Ambrosini e Camoranesi, dall’altra Gattuso, Pirlo e Cassano. Alla fine, forse un po’ a sorpresa, hanno vinto i primi, con De Rossi-show: 21-19 e Gattuso incavolato nero per la sconfitta, tanto che prima di rientrare nello spogliatoio si è rivolto ai fotografi dicendo loro «ma che ci farete con tutte queste foto...» e scuotendo la testa. Davvero un mito. Porte chiuse. Nel pomeriggio invece il ct Donadoni ha fatto chiudere le porte dello stadio dell’AdmiraWaker: fuori dunque non solo i tifosi (che hanno avuto libero accesso solo al primo allenamento), ma anche giornalisti. È stata comunque una seduta di tattica, che il ct ha fatto svolgere lontano da occhi indiscreti e curiosi visto che sulle tribune si aggirano spesso anche francesi e olandesi. Insomma, sempre meglio evitare qualche spione camuffato da fotografo o giornalista. 60 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Donadoni firma il contratto Abete: rispettata la promessa, pensiamo alle partite di Antonio Ledà (inviato a Baden) L’annuncio era stato dato in un grande albergo romano il 20 maggio scorso: Donadoni sarà l’allenatore dell’Italia fino ai M ondiali del 2010 in Sudafrica. «Stiamo solo risolvendo qualche formalità – aveva detto il presidente federale Giancarlo Abete – ma la firma è questione di pochi giorni». In realtà di giorni ne sono passati quattordici, che proprio pochini non sono. Oggi, un po’ a sorpresa, Donadoni e Abete hanno finalmente chiuso la vicenda giurandosi, reciprocamente, due anni di amore totale. Tra l’annuncio e la firma c’è stata la partenza della spedizione azzurra a Vienna, l’infortunio a Cannavaro, il lungo tira e molla sulla cosiddetta clausola compromissoria (una norma che permette a entrambe le parti di risolvere il contratto senza aspettare la scadenza naturale) e qualche mal di pancia ben mascherato. Ieri, finalmente, l’annuncio dato dal presidente dopo l’allenamento del pomeriggio (seduta a porte chiuse per giornalisti e telecamere) e confermato in tarda serata nel corso di una cena per l’inaugurazione ufficiale di Casa Azzurri. Un’occasione importante riservata agli sponsor e a qualche alto papavero locale. «Avevamo promesso di risolvere il problema del contratto prima degli Europei e abbiamo mantenuto l’impegno – ha spiegato Abete – ora possiamo concentrarci solo sulle partite». Il ct ha dunque sposato la causa azzurra almeno fino ai prossimi mondiali. Solo oggi Donadoni ha potuto visionare i fogli stilati dall’ufficio legale 61 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO della Figc. Poche carte lette con l’aiuto di un consulente e restituite con firma e data. Il nuovo accordo (il precedente scadeva il 16 luglio, cioè appena dopo la fine dell’Europeo) prevede due altri anni di contratto, con un adeguamento immediato dai 700 mila euro netti a stagione ai livelli dell’ingaggio di Lippi (1.100 netti l’anno). Allo stipendio ci sono poi da aggiungere i premi per l’eventuale vittoria dell’Europeo. Resta, nel contratto, la clausola di rescissione entro i dieci giorni dall’ultima partita dell’Italia a Euro 2008, con una penale di sei mensilità da pagare. «Una formalità», hanno giurato Donadoni e Abete. «Una norma inserita solo pro forma perché così era stato deciso ma che non utilizzeremo». Alla vigilia della prima gara degli Europei non c’era da aspettarsi un discorso diverso. 62 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Il calcio in tv? Come il sesso Guai a farlo da soli Intervista a Luigi Necco (ex voce di RaiSport) di Carlo Pecoraro Luigi Necco, da vecchio cronista di 90º minuto prima e da napoletano poi, come avrebbe commentato il ko di Cannavaro? «Sono avvilito per quello che è successo. Con tutto il rispetto per gli altri, Cannavaro è un uomo da campo e la difesa certamente ne risentirà. Sono lieto che lo abbiamo fatto rimanere in squadra, il suo sostegno sarà sicuramente utile». Come ha visto la Nazionale all’ultimo test? «Più che la squadra è il ct che mi preoccupa. Certe volte mi sembra più un intellettuale che un uomo di calcio e gli intellettuali raramente hanno capito di pallone». Le avversarie? «Sono tutte determinate a vincere, è questo mi secca un po’». Dalla difesa all’attacco. Il caso Cassano? «M a stiamo scherzando. Sarebbe stato da pazzi lasciarlo a casa, era come andare alla guerra senza munizioni». Europei in tv? «Sì. A casa con amici. Il calcio in tv è momento collettivo, guai a mangiare patatine da solo. Se mi consente, è come il sesso: è proibito farlo da solo». Necco un pronostico sull’Italia lo azzardiamo? «L’Italia vince! Non scherziamo proprio». 63 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Gamberini felice ma solo a metà «Mia figlia Matilde è imbronciata» Dedica speciale a Prandelli di Alessandro Bernini (inviato a Baden) Ad accoglierlo, martedì mattina, aveva trovato non solo il ct Roberto Donadoni e i compagni, ma anche un sms: «Bravo Gambero, ma spera di non giocare perché contro di noi perdete». Il numero di provenienza? Quello di Adrian M utu, compagno di squadra in viola e uomo-simbolo della Romania, avversaria dell’Italia. Niente vacanze. Alessandro Gamberini è stato letteralmente paracadutato in Austria. Anche se per la verità Donadoni lo aveva già allertato qualche settimana fa, chiedendogli per favore di non fare vacanze e restare in zona in caso di necessità. E così è stato. «Ero a Bologna – confida – la prima telefonata mi è arrivata mentre stavano portando Cannavaro a fare le radiografie. Evidentemente avevano intuito che si trattava di qualcosa di serio. Così ho fatto le valigie e sono partito». Quel numero 5. L’imbarazzo iniziale è stato superato grazie all’accoglienza dei compagni. «Sono stati tutti splendidi, a partire da Fabio Cannavaro. M i spiace che la mia chiamata sia figlia di un infortunio, tra l’altro Fabio e Nesta sono sempre stati i miei idoli. La maglia numero 5? Chiederò il suo permesso per indossarla...». Nelle gerarchie azzurre, Gamberini è dietro a Barzagli, M aterazzi e Chiellini che già si giocano due maglie in tre. Sarà dura trovare spazio: «Nessun problema, le gerarchie le conosco anch’io. È la prima volta che mi trovo a una manifestazione internazionale, figuriamoci se 64 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO ho delle pretese. Se Donadoni sa di poter contare su di me, io sono già strafelice». Per Matilde. C’è anche un risvolto familiare, di quelli che spesso restano nascosti ma che stavolta Gamberini porta alla luce: «La gioia per essere qui è grande, da una parte però sono dispiaciuto per la mia famiglia e M atilde. Io e mia moglie ci siamo separati, adesso vedo pochissimo la piccola e in questi giorni potevamo stare un po’ insieme perché non c’era il campionato, invece...». La bambina ha quasi sei anni, si vede dal tatuaggio impresso sul bicipite sinistro: 25-10-2002, la data di nascita. «Ho dovuto dirle che il papà andava a lavorare. Spero che comunque lei possa essere orgogliosa di me». Di certo sarà orgogliosa la mamma, che stravede per Alessandro. «Lei è la mia prima tifosa. Adesso è anche tutta felice perché ha scoperto che su un sito dei tifosi viola, sono risultato il giocatore che ha dimostrato più impegno davanti a Frey e M utu. M i ha telefonato subito per dirmelo...». Dicevamo dei tatuaggi. Gamberini ne ha un altro a dir poco atipico. Non lo fa vedere ma spiega: «È una frase che ho trovato sull’ultimo libro di Fabio Volo». Un dj-attore-scrittore che finisce tatuato su un giocatore della Nazionale, chi l’avrebbe mai detto. Grazie Prandelli. C’è tempo anche per una dedica a Cesare Prandelli. «L’ho sentito in queste ore, così come molti altri compagni, a partire da M ontolivo. Il mister è una persona splendida, se adesso sono qua è in gran parte merito suo perché mi ha fatto crescere sotto ogni profilo: tecnico e umano. Il progetto della Fiorentina è in buone mani. E anche noi giocatori siamo in ottime mani». 65 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO 66 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO GIOVEDÌ 5 GIUGNO Fra dubbi e speranze Le speranze ci sono, i dubbi di formazione pure. E ci sono ancora gli strascichi del contratto-farsa fatto firmare al ct Roberto Donadoni. L’avvicinamento al debutto degli azzurri contro l’Olanda non dà molte certezze anche se c’è il buon segnale di una bella armonia fra i giocatori. 67 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO 68 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Due maglie senza padrone Difesa e centrocampo: cinque ancora in corsa di Antonio Ledà (inviato a Baden) Se perfino Gattuso non ha la certezza di partire titolare vuol dire che la formazione è ancora tutta da fare. Donadoni in questa prima settimana di ritiro austriaco ha mischiato più volte le carte anche se a tre giorni dal debutto con l’Olanda qualcosa si comincia a capire. Intanto il modulo. Il ct non è mai stato molto amante delle formule matematiche ma la sua nazionale riparte dal 4-3-3. Toni, capocannoniere nel campionato tedesco con il Bayern di M onaco e uomo immagine della squadra azzurra, sarà la torre d’attacco con Di Natale a sinistra e Camoranesi a destra. I due bianconeri (soprattutto lo juventino) dovranno macinare chilometri sulle fasce per tenere alta la squadra e, al tempo stesso, dare una mano al centrocampo. Quattro per tre posti. Quest’ultimo è il reparto con le maggiori incertezze. Donadoni ha almeno quattro uomini che sgomitano per scendere in campo ma tre maglie a disposizione. Uno tra Gattuso, Pirlo, De Rossi e Aquilani dovrà partire dalla panchina e la scelta non è facile. Pirlo sembra sicuro perché è il più rapido nel rilanciare l’azione. Gattuso e De Rossi sembravano inamovibili ma le cose stanno cambiando. I due sono in pole position in caso di formazione prudente ma uno dei due potrebbe essere sacrificato se il modulo antiOlanda dovesse essere più offensivo. Aquilani, l’enfant prodige della Roma, ha infatti dalla sua la capacità di sfruttare 69 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO gli spazi e potrebbe tornare utile alle spalle di Toni, soprattutto se protetto da Camoranesi e Di Natale. Pro e contro. Insomma, l’idea intriga in ct che però non potrà non fare alcune considerazioni. La prima: De Rossi e Gattuso sono due campioni del mondo che non vedono l’ora di confermarsi in questi europei. Ringhio ha da riscattare una stagione con più bassi che alti, De Rossi vuole scrollarsi di dosso, una volta per tutte, l’etichetta di vice Totti (non nel ruolo, ovviamente). Insomma sarà difficile rinunciare a uno dei due. La difesa. C’è poi una seconda considerazione, legata, stavolta, alla difesa. L’infortunio a Cannavaro suggerisce prudenza. Donadoni ha fatto sapere che non snaturerà il reparto e che il capitano sarà sostituito da M aterazzi o da Chiellini. Entrambi garantiscono muscoli e carattere, però Cannavaro aveva un carisma e un’esperienza internazionale difficili da rimpiazzare. In queste condizioni è possibile che il Ct decida di partire con due mediani puri come De Rossi e Gattuso, che danno garanzie di copertura, sacrificando proprio Aquilani. E restiamo alla difesa. Anche qui le certezze sono pochine. Il nuovo capitano Buffon non si discute e una maglia dovrebbero avere Zambrotta, a sinistra, e Panucci, a destra. Più articolato il discorso sui centrali. Barzagli è arrivato in Austria convinto di fare la riserva e si ritrova titolare. L’infortunio a Cannavaro e le non perfette condizioni fisiche di M aterazzi lo hanno promosso prima scelta. L’altra maglia è un affare a due tra l’interista e Chiellini. Fino a ieri M aterazzi era in vantaggio ma nelle ultime ore lo juventino ha guadagnato posizioni. È vero che anche ieri, nell’allenamento pomeridiano Donadoni lo ha schierato con le seconde linee ma qualche battuta, qualche attenzione particolare lasciano intendere che i giochi siano ancora da fare. Vedremo lunedì. 70 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Il contratto carta straccia di Stefano Tamburini Una volta bastava una stretta di mano ed era finita lì. Si chiamava parola d’onore e non dar seguito a quel patto fra gentiluomini veniva considerato peggio che andare a rubare. Una volta, appunto. Oggi, no. Oggi servono fior di avvocati pronti a controllare clausole e contro clausole in contratti spessi come la sceneggiatura della Corazzata Potemkin. E non è raro che la trattativa – come nel caso del contratto del ct Donadoni – diventi un tormentone e abbia un epilogo raffazzonato e ben poco edificante. Non tanto per Donadoni, che ha giustamente cercato di difendere la sua dignità, rifiutando un rinnovo legato a un obiettivo da raggiungere. Insomma, non il massimo della fiducia. E poi ha chiesto quantomeno un “paracadute”, cioè un indennizzo, una mancia. Chiamatela come vi pare ma il senso è questo. Immaginate la scena: un cliente che esce schifato da un ristorante ma lascia lo stesso i soldi sul tavolo per il cameriere che non gli è piaciuto per niente. E il bello è che quel cameriere non gli piaceva neanche prima di andare a cena. Abete, del resto, è il presidente di una Federcalcio dove le facce antiche sono tornate pian piano a popolare le stanze che contano e, dopo la firma su un pezzo di carta già stracciabile, l’ha sparata grossa: «Ora non ci manca più niente, dobbiamo pensare solo a vincere». Cosa volete che sia per uno che è riuscito a superare indenne la tempesta di Calciopoli, dopo esser stato il vice durante la reggenza infinita di Franco Carraro. Uno che o non ha visto quanto accadeva all’ombra della Cupola o ha fatto finta di non vedere. E fra le due ipotesi resta difficile indicare la peggiore. 71 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO L’obiettivo, alla fine, era una firma per salvare la faccia e scaricare l’eventuale insuccesso tutto sul ct. È arrivata proprio sul palcoscenico europeo a Casa Italia, fra un “Funiculì Funiculà” in onore del capitano Fabio Cannavaro che ci ha appena rimesso una caviglia e una bottiglia di Prosecco stappata così tanto per far scena. Del resto, cosa volete che conti una firma così: per una vera stretta di mano ci sarebbero voluti due gentiluomini. Uno non basta. 72 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO E Cassano canta per Cannavaro Serata karaoke a Casa Azzurri alla presenza del capitano di Alessandro Bernini (inviato a Baden) I camion carichi di attrezzi, teloni e scale hanno lasciato il piazzale. Adesso Casa Azzurri inizia a prendere forma, anche perché sono arrivati pure gli sponsor. Tra un barattolo di Nutella, sfilze infinite di brick di Estathè e centinaia di scatolette Tic Tac, i salamini Beretta hanno dunque trovato degli amici. Anche se a essere presi d’assalto sono soprattutto i tavoli di Subbuteo e i calciobalilla, a parte naturalmente il bar dove si consuma gratis. A inaugurare ufficialmente la struttura è stato il presidente della Federcalcio Giancarlo Abete, con tanto di classico taglio della torta. Insieme con lui anche diversi giocatori azzurri che si sono regalati una serata di festa, lontana dai riti classici dell’albergo. E figuriamoci se Cassano non c’era. Il doriano sul palco si è spesso nascosto dietro a Buffon, ma all’arrivo della torta ha pensato bene di infilarci un dito dentro per poi spalmare la panna sul naso di De Rossi e Buffon. Niente da fare invece quando è arrivato l’invito per il karaoke: Fantantonio ha scosso la testa a ripetizione, poi si è concesso solo un po’ del ritornello di “ ’O surdato ’nnamurato”, canzone dedicata a Fabio Cannavaro. Il re del karaoke? Senza dubbio M organ De Sanctis, molto a suo agio sotto le note di “Il cielo è sempre più blu” di Rino Gaetano. Anche Buffon ha fatto la sua parte, nonostante una voce più da ultrà che non da Sanremo. A Casa azzurri si spera anche che il maltempo conceda una tregua. Perché tra diluvi universali e grandine, 73 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO tutti gli striscioni che tappezzavano la via sono stati sradicati almeno tre volte. Sarà anche estate, ma da queste parti non se n’è accorto proprio nessuno. 74 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO VENERDÌ 6 GIUGNO Montepremi ricco e timori di disordini È un Europeo pieno di soldi, con il montepremi che si gonfia rispetto a quello di quattro anni prima in Portogallo, e con il neopresidente dell’Uefa Michel Platini che gonfia il petto (e insieme con lui il cassiere) per il bel risultato già ottenuto ancor prima di partire. Affiorano però i timori per l’arrivo di frange di tifosi violenti, soprattutto per alcune partite particolarmente a rischio come Germania-Polonia. Si teme che tensioni extra-calcistiche finiscano per invadere il campo di gioco, gli spalti e le zone limitrofe agli stadi. Massimo stato di allerta e grande mobilitazione delle polizie europee. In casa degli azzurri, altri timori per un infortunio al difensore Panucci e per le conseguenti difficoltà a mettere insieme una difesa in grado di reggere l’urto contro l’Olanda. E il debutto di lunedì si avvicina. 75 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO IL PRESIDENTE DELL’UEFA, MICHEL PLATINI 76 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Il cassiere ha già vinto Domani alle 18 calcio d’inizio per l’Europeo più ricco di Stefano Edel (inviato a Basilea) M ichel Platini indica Cristiano Ronaldo come personaggiosimbolo del torneo, noi italiani esibiamo un titolo da campioni del mondo che vale già l’etichetta di favoriti per la finale di Vienna. Non c’è l’Inghilterra, anzi manca proprio del tutto qualsiasi traccia del football britannico, e non ci sono gli hooligans. Le sorprese potrebbero maturare con il vento dell’Est: Croazia e Romania. M a sono in molti a scommettere che in fondo arriverà una delle solite “grandi”, Francia o Germania Di una cosa, comunque, si è già certi, prima ancora che si alzi il sipario: il tredicesimo Europeo di calcio sarà un successo finanziario per l’Uefa e la sua organizzazione. Introiti per 1,3 miliardi di euro, contro gli 854 milioni di Portogallo 2004. Una pioggia di denaro che cadrà sulle 16 partecipanti alla fase finale, a ognuna delle quali vanno 7,5 milioni di partenza, sino ai 23 per chi conquisterà la Coppa. S econda volta in due Paesi.Otto anni furono Belgio e Olanda a dividersi oneri e onori, stavolta tocca a Svizzera e Austria. La formula paga, a sentire lo stato maggiore dell’Uefa, che oggi, nella conferenza-stampa della vigilia, al St. Jakob Park, non ha lasciato adito a dubbi sul fatto che l’edizione 2012 si terrà, come regolarmente assegnato, in Polonia e Ucraina. A Basilea, dove l’orgoglio nazionale elvetico avrà il primo, significativo, termometro di partecipazione popolare con la partita inaugurale fra Svizzera e Repubblica Ceca, il fermento è quello tipico che si percepisce a poche ore da un grande evento: negozi e case 77 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO imbandierati, mezzi pubblici bardati con i colori della Confederazione, autostrade intasate. Domani alle 18 il Paese si fermerà. La prima di Platini. Le Roi batte con forza il dito su due tasti: sicurezza e controlli anti-doping da una parte, emozioni forti dall’altra. È la sua prima volta da presidente in un Europeo, ci tiene a non deludere nessuno. «Le misure perché tutto si svolga nel migliore dei modi sono state studiate in ogni minimo dettaglio – annuncia – Non vogliamo stronzi(dice proprio così, ndr) che dai loro paesi d’origine vengano qui a creare problemi. Ai ministri degli Interni delle 16 nazioni finaliste ho inviato una lettera precisa in tal senso: gli stupidi stiano a casa». Logico agganciarci subito il tema del gioco violento. «Tolleranza zero, mi sembra ovvio, verso chi commetterà falli duri e cattivi. E quanto alle simulazioni, è l’arbitro che decide, sempre e comunque, non mi piace che poi si prendano altri provvedimenti quando si rivedono le immagini al televisore». A proposito di regole, non risparmia (ma lo fa con il quotidiano L’Equipe) frecciatine a Chelsea e M anchester: «In Champions League vince chi bara sulle regole dei finanziamenti – sottolinea – L’obiettivo non è più vincere titoli, ma guadagnare soldi per ripianare i debiti (le due squadre inglesi hanno un deficit di 1,9 miliardi di euro totali, ndr)». Tornando a Euro 2008, M ichel chiede lo spettacolo. «M i aspetto forti emozioni», ripete spesso. Rifiuta qualsiasi pronostico su Italia-Francia e indica nel portoghese Ronaldo la star. «Gli ho detto che se farà un Europeo alla stregua del rendimento espresso negli ultimi sei mesi, vincerà tutti i premi (Pallone d’Oro e Fifa World Player, ndr)». Domani la verifica: perché non c’è solo Svizzera-Repubblica Ceca, ma anche Portogallo-Turchia. E la star si presenta già. 78 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Il pallone e la guerriglia di Stefano Tamburini C’era una volta, e non era neanche tanto tempo fa, la guerra che squassava il Vecchio continente. È finita da poco più di cinquant’anni, appena un granello di sabbia nella clessidra del progresso. Le rivalità erano ben altre rispetto a quelle di oggi, anche se molte partono da quei tempi di deportazione, terrore e morte e in essi affondano radici purtroppo dure da estirpare. Basta pensare alle frasi di fuoco dei tabloid polacchi e alla rabbia popolare che monta giorno dopo giorno. Senza scordare la furia hoolingan sopita a fatica. E, in ogni caso, quando si tratta di misurarsi attorno a uno stadio, non va certo meglio fra i cosiddetti Alleati e in casa di chi – come l’Italia – ai tempi dell’ultima guerra si unì ai vincitori giusto un attimo prima del fischio finale, a sconfitta ormai certa. Oggi l’Europa ha una sola moneta, frontiere solo sulla carta, sistemi economici che si intrecciano e interessi comuni. Non c’è più il rischio di ripiombare nelle tragiche follie nazifasciste ma un Europeo di calcio può bastare per far scattare allarmi a rigor di logica ingiustificabili per una manifestazione che dovrebbe essere solo una festa o alla peggio una sagra della sana rivalità. E invece, ecco che puntuale arriva la scia del timore. L’Austria sospende il trattato di Schengen e chiude le frontiere, migliaia di poliziotti si preparano a blindare gli otto piccoli stadi che ospitano le sfide e in aria volteggiano gli F16 di diverse Aeronautiche militari europee. L’assenza delle squadre britanniche attenua un po’ il livello di attenzione ma non è che ci si possa distrarre. E infatti nei magazzini delle polizie austriaca e svizzera sono accatastate migliaia di celle semovibili per imprigionare i più agitati. Solo chi ha più di 60 79 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO anni si ricorda di cos’era la guerra ma l’Europa continua a essere blindata. È vero che le colpe non sono così diffuse ma è altrettanto vero che questi pochi disadattati o non sono poi così tanto pochi o i valori più sani che sono legati allo sport e alla convivenza civile non sono così radicati come ci piacerebbe poter pensare. Da oggi fino al 30 giugno, ogni giorno sarà condizionato dalle partite, anche a migliaia di chilometri di distanza dagli stadi che le ospitano. Pensate – tanto per fare un esempio – a Italia-Romania del 13 giugno (Zurigo, ore 18) e a tutte le tensioni recentissime fra i due Paesi, alla possibile vittoria dell’una o dell’altra con strascichi polemici e voglie di vendette che albergano in teste dove ogni singolo neurone deve fare molta strada per trovarne un altro, per poi magari scoprire di essere da solo. Ogni due anni, M ondiale ed Europeo offrono sempre questo scenario. Provate invece a immaginare anche una modestissima rissa fra un gruppo di francesi e uno di italiani per un 400 stile libero alle Olimpiadi e un arrivo testa a testa fra Laure M anaudou e Federica Pellegrini: pura fantascienza. 80 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Panucci si ferma: esordio a rischio Il medico gli ordina lo stop in allenamento per un risentimento al tendine rotuleo di Alessandro Bernini (inviato a Baden) Il fantasma-Cannavaro appare poco dopo le 18 ancora sul campo di M aria Enzesdorf, che sarà stata tutto fuorché una protettrice dei giocatori di calcio. Il terzino Christian Panucci cade a terra da solo, si tiene il ginocchio destro, gli portano la borsa del ghiaccio, lui la scaglia a terra e poi esce dal campo zoppicando di brutto. E visibilmente contrariato. Il tendine. La versione ufficiale dell’infortunio arriva dopo più di un’ora: «Leggero risentimento al tendine rotuleo della gamba destra», dice lo staff medico, sottolineando che Panucci è uscito a scopo precauzionale. M a quell’ora trascorsa dal ko all’annuncio lascia perplessi, anche perché il ginocchio di Panucci si è gonfiato. Il professor Ferretti è rimasto a lungo col romanista, la cui smorfia di dolore prima di entrare nello spogliatoio non lasciava presagire niente di buono. S ostituti e Grosso. Oggi sarà valutata meglio la situazione, ma le chance di vedere Panucci subito in campo sono scarse. E si fa largo l’ipotesi del forfait nella partita d’esordio di lunedì contro l’Olanda. Tatticamente non è un danno incalcolabile come il ko di Cannavaro: il sostituto pronto c’è, si chiama Fabio Grosso (a destra va Zambrotta), con l’esterno del Lione che tra l’altro sta volando. Insomma, Panucci può recupere con calma, anche se le alternative in difesa scarseggiano. In questa ottica la candidatura di Chiellini a titolare perde quota: perché lo juventino diventerebbe il jolly della panchina, pronto a subentrare sia come centrale che come laterale a 81 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO sinistra nella difesa a quattro. Nei minuti seguenti all’infortunio è chiaro che tutti hanno pensato all’ipotesi di “taglio”. In base al regolamento l’Italia può sostituire un giocatore (con infortunio dimostrabile) sino a domani sera: Bonera, Zaccardo e Tonetto i nomi più logici, ma tutto lascia pensare che Panucci resti saldo al suo posto. Campo maledetto. Prima Cannavaro, adesso Panucci. M a che succede? È vero, si tratta di infortuni diversi, Panucci ha fatto tutto da solo mettendo male la gamba, ma la sensazione è che questo campo dell’AdmiraWaker non sia il massimo della vita. Assorbe poco l’acqua (e ogni giorno ne viene giù un bel po’), ha qualche buca di troppo, e forse non basta la buona volontà degli addetti austriaci che ogni sera ispezionano la situazione. Non è un caso che Donadoni per ben due volte abbia fatto allenare la squadra sul campo secondario, a fianco dello stadio. Tre invece gli allenamenti sul centrale, e due volte sapete com’è finita. Materazzi avanza. Detto dell’infortunio di Panucci, l’altra notizia del giorno riguarda il ruolo di centrale. Donadoni infatti ha provato in tutte le partitelle la coppia Barzagli-M aterazzi, un cambio di rotta dunque rispetto ai giorni precedenti quando si era sempre visto il duo Barzagli-Chiellini. Durante la partita a tutto campo il ct ha mischiato le carte un po’ in tutti i reparti, lasciando però due punti fermi: i centrali e Luca Toni in attacco. Inizialmente Donadoni ha schierato nella squadra titolare Buffon; Panucci, M aterazzi, Barzagli, Grosso; Gattuso, De Rossi, Ambrosini; Cassano, Toni, Di Natale. Nella seconda parte ha scelto invece De Sanctis; Zambrotta, Barzagli, M aterazzi, Grosso; Pirlo, De Rossi, Perrotta; Camoranesi, Totti, Del Piero. In attacco dunque alternati Cassano e Del Piero ma non fatevi ingannare, contro l’Olanda giocheranno quasi sicuramente Di Natale e Camoranesi. A 82 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO segno Ambrosini, Quagliarella, Del Piero e Borriello. Qualche giocata da leccarsi i baffi di Cassano che, però, spesso finisce fuori dal gioco, vivace Del Piero, straripante Grosso. Porte chiuse. Una curiosità per chiudere. Domani la squadra si allenerà di pomeriggio, e Donadoni ha deciso che lascerà aperte le porte alla stampa solo per i primi 15 minuti. Della fortuna, almeno potremo vedere cinque, sei giri di campo e il vice Bortolazzi che sistema le sagome. Dopodomani partenza in charter per Vienna, poi alle 18 allenamento allo Stade de Suisse di Berna. 83 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Timori di guerriglia Vigilia infuocata per Germania-Polonia di Valentino Beccari (inviato a Klagenfurt) La Polonia rimpiange l’assenza di Ladislao II che non è un eccellente trequartista infortunatosi all’ultima ora ma il sovrano polacco che nel 1410 sconfisse i cavalieri teutonici nella battaglia di Grunwald. Quella resta l’unica vittoria della Polonia sulla Germania, in guerra come in campo calcistico. La rivalità è antica. Ogni aspirante imperatore sassone, prussiano e nazista misurava il polso del suo esercito invadendo la Polnia. Non una semplice partita. L’ultimo in ordine di tempo è stato Hitler che ha utilizzato la Polonia come “numero zero” per le sue ambizioni espansionistiche e sanguinarie. Quella di dopodomani sera a Klagenfurt non sarà una semplice partita di calcio. L’affronto più recente arriva dal Super Express, un tabloid polacco di ispirazione anglosassone che ha pubblicato un fotomontaggio con il commissario tecnico Beenhakker con in mano le teste decapitate del capitano della Germania Ballack e del selezionatore Löw, titolando: «Leo, portaci le loro teste». Risposta di rovescio di Bilde di una tv tedesca che propongono uno spot che ha per protagonista un “polaccoladro”, etichetta ben impressa nel pensare comune germanico. Boniek e compagnia. Ad alimentare la polemica ci pensa anche Boniek, gloria nazionale del calcio polacco e stella di Juve e Roma, che su un giornale di Varsavia incita i ragazzi di Leo Beenhakker dichiarando che «i giocatori polacchi sono 16 volte più intelligenti di quelli tedeschi». M a perché proprio 16? Quale equazione matematica ha utilizzato Boniek per questo specifico rapporto numerico? Eppoi dimentica che nella nazionale tedesca militano tre giocatori di origine 84 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO polacca, Klose, Podolski e Trochowski. Le reazioni. Sembrano più di facciata che di sostanza ele scuse dell’ambasciatore polacco a Berlino, Prawda hanno l’effetto di mezza aspirina. Già, perché intanto il premier Jaroslav Kaczynski, pressato dai gruppi nazionalisti, pretende 15 miliardi di euro dalla Germania per i danni provocati dal nazismo. Il risarcimento si concretizzerà nella non restituzione di opere d’arte germaniche esposte nei vari musei di Varsavia, Cracovia e Danzica e pretese dal governo di Berlino. Timore combine. I media polacchi temono poi una combine tra Germania e Austria per fare fuori la Polonia in occasione dell’ultimo incontro di qualificazione in programma a Vienna. «M a è soltanto spazzatura», taglia corto il team manager tedesco Bierhoff. Pace e fratellanza? Già. Del resto due anni fa a Dortmund, in occasione dei M ondiali, c’erano state delle avvisaglie quando degli incidenti caratterizzarono il prepartita di Germania-Polonia. Allerta a Klagenfurt. La città non vuole farsi cogliere impreparata. Saranno 150mila i tifosi polacchi che invaderanno la città. Considerando che il grazioso Wörthersee Stadion contiene 30mila spettatori è evidente che i supporter si concentreranno nella “Fans zone” dove sono allestiti i maxischermi. La speranza è che la festa resti tale ma ci saranno migliaia di agenti della polizei a vigilare. Paura neonazi. A creare apprensione sono soprattutto i gruppi di ispirazione neonazista polacchi che hanno individuato nel calcio una corsia preferenziale per destabilizzare. Un vento xenofobo che in Polonia soffia addirittura più forte che nelle altre nazioni europee. Allarme rosso quindi al nuovo stadio e in città e anche se il simbolo 85 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO della città di Klagenfurt è il drago della Fontana del Lindwurm, ci si augura che non scoppi alcun incendio. Sul campo poi è maturo il primo successo ufficiale polacco anche se il peso dell’attacco non sarà sulle spalle dell’eroico Ladislao II ma di uno Smolarek qualunque. 86 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO SABATO 7 GIUGNO Donadoni e le scelte Repubblica Ceca batte Svizzera 1-0, PortogalloTurchia 2-0. Comincia così la tredicesima edizione degli Europei 2008, mentre in casa azzurra ancora non sono stati ancora sciolti gli ultimi nodi della formazione che dovrà affrontare l’Olanda. Ciro Ferrara, in quel periodo ancora fermo dopo lo scotto dell’esonero dalla Juve e in attesa della panchina dell’Under 21 azzurra, rilascia un’intervista dove si dichiara fiducioso verso la nazionale di Donadoni. Tutto questo mentre crescono le preoccupazioni per l’ordine pubblico legato ad alcune partite particolarmente a rischio, su tutte Germania-Polonia che si giocherà a Klagenfurt. 87 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO ALEX DEL PIERO, IN BALLOTTAGGIO PER UN POSTO IN ATTACCO 88 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Del Piero: eccomi «Pronto a giocare da capitano» di Antonio Ledà (inviato a Baden) Lo spirito è ancora quello del pie’ veloce Achille. A ridosso del debutto azzurro Alex Del Piero racconta le sensazioni della vigilia. «Partiamo da una situazione ben diversa da quella di due anni fa ma la voglia è la stessa». Banalità? Attenzione, se uno come Del Piero, di solito misurato e diplomatico (scuola Fiat, per capirci) si lascia andare a un azzardo del genere vuol dire che in casa Italia il clima è quello giusto. Che l’Olanda merita attenzione ma non fa paura, che la squadra sta diventando gruppo e il gruppo ha voglia di ripetere la galoppata trionfale di Berlino. Alessandro Del Piero si sente il capitano? «Sinceramente sì. M i dispiace esserci arrivato in questo modo, complice l’infortunio di Fabio Cannavaro, ma sono pronto ad assumermi anche le responsabilità del ruolo. Però questo non significa che nel gruppo azzurro non ci siano altri giocatori che hanno l’esperienza e il carisma per fare il capitano». In Germania si era autodefinito Achille. Ha ancora quello spirito? «M e lo porto dentro e sono pronto a dimostrarlo. Vengo da due anni fantastici e spero di concludere la stagione con un’altra vittoria. Tra l’altro è l’unica che mi manca». Lei ha sempre detto di sentirsi un attaccante ma nell’Italia delle tre punte Donadoni ha bisogno di due esterni. Ha chiarito l’equivoco col ct? «Ne abbiamo parlato tante volte e credo che le cose siano abbastanza chiare. Io posso giocare come seconda punta, come mezza punta alle spalle di Luca Toni e come esterno. Sta al mister fare le scelte e sta a me adattarmi alla situazione». 89 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Ma lei si sente un attaccante. «Questo è innegabile ed è nei fatti. Non ho mai segnato tanti gol come negli ultimi due anni e non sono mai arrivato a una competizione internazionale in queste condizioni di forma. Però ho dato la disponibilità a giocare in un altro ruolo se la situazione dovesse richiederlo». Però il fatto di giocare con una torre centrale e due esterni la penalizza un po’? «Queste sono riflessioni che sta facendo anche il mister. E non sono sicuro che l’Italia giocherà sempre con il 4-3-3. Voglio dire che Donadoni sta lavorando su diverse ipotesi e la squadra ha dimostrato di essere in grado di adattarsi al modulo che il Ct riterrà più necessario a seconda degli avversari e delle circostanze». S offre il dualismo con Di Natale? «Assolutamente no. Sono consapevole di aver lavorato bene, so che l’Europeo è lungo e sono pronto a dare il mio contributo». C’è stato un periodo in cui la sua convocazione non era scontata. Lei ci ha sempre creduto? «Io sì. E proprio il fatto che questa Nazionale sia in grado di giocare con più moduli di attacco mi ha aiutato a superare i momenti più duri della stagione. Insomma non ho mai perso la speranza». C’è un motivo per cui Donadoni non dovrebbe farla giocare? «Questa è una domanda che bisognerebbe girare a lui. Io posso dire solo di sentirmi bene fisicamente e di essere pronto a scendere in campo. Vengo da un lungo periodo felice e spero di allungarlo almeno sino alla finale di Vienna». S i sente anche il più vecchio del gruppo? «Il più vecchio è Panucci. E poi con i giovani ho un buon 90 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO rapporto. Li conosco da tempo e c’è un bel confronto». Come vede l’Italia? «Abbiamo un ottimo potenziale, soprattutto in attacco, ma saremo i primi solo se vinceremo». Donadoni le rubò la maglia azzurra negli Europei del ’96. Le deve qualcosa? «Non mi deve nulla. Io ho fatto quello che dovevo fare e se resterò fuori sarà per scelte tecniche e non per demerito personale». È il primo ritiro da papà. Quanto l’ha aiutata la famiglia? «M io figlio e mia moglie vengono prima di qualsiasi altra cosa. Se sono così sereno e così motivato il merito è soprattutto loro». 91 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Cannavaro, assenza pesante Intervista a Ciro Ferrara: «Decisiva la prima sfida» di Angelo Bonacossa Domani si inizia, Italia in campo. Che farà in questo Europeo? «La nostra Nazionale è formata da un gruppo consolidato. La maggior parte arriva dal M ondiale e quindi dà tutte le garanzie. La vigilia è diversa da quella di due anni fa: oggi l’Italia parte con altre quotazioni, in rialzo». Non crede che in Germania Calciopoli abbia giocato un ruolo decisivo? «L’Italia non ha vinto il M ondiale grazie alla rabbia determinata dallo scandalo, l’ha vinto grazie al lavoro fatto in precedenza». Il grosso è stato fatto da Lippi e Donadoni sta seguendo la sua strada? «No, il ct sta lavorando benissimo. La qualificazione agli Europei l’ha conquistata Donadoni, non Lippi». Tegola Cannavaro, Panucci in difficoltà: difesa in tilt? «Preoccupa l’assenza di Cannavaro, Panucci potrebbe giocare. L’assenza del capitano si farà sentire, soprattutto per le sue qualità». Meglio la coppia Barzagli-Chiellini o quella formata da Materazzi e Barzagli? «Sono stati convocati in 23, tutti sono ad alto livello. Decide Donadoni». Che ha scelto Del Piero capitano della Nazionale anche se Alex rischia di andare in panchina. 92 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO «Queste sono faccende dell’Uefa. Cannavaro era il capitano, visto che è rimasto in Austria e seguirà le partite dalla panchina, poteva benissimo essere capitano non giocatore. In questa Italia sono tutti capitani». Come partiranno gli azzurri? «Difficile dirlo. Credo che il match con l’Olanda sia fondamentale. Se l’Italia vince è a posto». 93 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Donadoni pensa alle alternative Il 4-3-3 resta privilegiato ma il ct prova anche il 4-2-3-1 di Alessandro Bernini (inviato a Baden) Allo Schloss Hotel Weikersdorf i decibel da ieri si sono abbassati. Pochi scherzi, meno risate rispetto ai primi giorni, un senso di rispetto per chi se ne sta in silenzio. Si chiama “aria di vigilia” signori, quella che si sprigiona solo per i grandi eventi. Ed è entrata nel clan azzurro: neanche gli spifferi di porte e finestre possono farla uscire. Bunker. Oggi Donadoni ha dato ordine di chiudere anche le porte del Bundersstadion, non gli va di dare vantaggi all’amico Van Basten, ex compagno di squadra nel M ilan e oggi ct dell’Olanda, prossimo rivale in una sfida che conterà moltissimo. Solo 15 minuti di free-show, giusto per vedere che Panucci è rientrato nel gruppo. Poi tutti fuori. Anche perché il ct ha fatto svolgere una seduta molto soft a livello atletico. Tanta tattica, provando il collaudato4-3-3 ma anche un 4-2-3-1 che negli ultimi allenamenti è saltato fuori spesso. Un’alternativa per il momento, niente di più. Quasi una sfida a distanza con Van Basten che sembra aver abbandonato le tre punte per affidarsi a Van Nistelrooy con tre percussori dietro. Grosso o Panucci. Nelle ultime ore le azioni di Panucci sembrano quelle della Roma dopo la rottura con Soros: un mezzo crollo. Ci sono almeno due buone ragioni che stanno portando nella testa di Donadoni la convinzione di cambiare: 1) Panucci si è ripreso dall’infortunio ma gettarlo subito dentro può essere un rischio, anche perché l’Italia indifesa ha una rosa già abbastanza anoressica. 2) Grosso a sinistra 94 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO sembra una libellula, e su quella fascia si può far male all’Olanda, visto anche il ko di Robben. Materazzi su di giri. Nelle ultime ore il più esuberante (sul campo) è diventato M aterazzi. Pensava di partire in panchina e, al di là delle dichiarazioni, si era un po’ incupito. M a Donadoni sembra averci ripensato e da un paio di giorni lo sta provando al fianco di Barzagli, cercando quella dose di esperienza che forse manca ancora a Chiellini. Anche perché uno come Van Nistelrooy va marcato ma anche intimorito. Così M aterazzi in allenamento morde, urla, richiamai centrocampisti, si è preso quel ruolo di leader in mezzo alla difesa che sembrava suo. Oltretutto la condizione atletica sta crescendo. Sicuro di una maglia c’è anche Zambrotta. È un po’ il Clemente M astella dei tempi d’oro, il politico buono per tutte le stagioni: può andare a destra (se gioca Grosso), può andare a sinistra (se gioca Panucci), ma lui c’è sempre. Idea Del Piero. Oggi in conferenza stampa Alex è stato di una serenità impressionante. Quasi fosse sicuro di giocare. Solo sensazione? Può essere. M a se davvero Donadoni rimugina sulla possibilità di sorprendere tutti passando al4-23-1, ecco che Del Piero pianterebbe la sua bandierina proprio dietro a Toni. E poi Pinturicchio è in grande forma, sul campo ha i guizzi di una trota, con quel pallone scarica delle bordate da far impressione. Ed è sempre nel vivo del gioco, più di Cassano che al momento sembra un’arma non convenzionale da usare con cautela. Con amici e nemici. Stasera comunque allenamento allo Stade de Suisse di Berna, inizio ore 18. La rifinitura. Le previsioni annunciano pioggia, oggi e domani. Per la gioia di Toni, un po’ meno di Di Natale e Del Piero. Anche questo potrebbe influire sulle scelte finali. 95 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Klagenfurt in stato di assedio Germania-Polonia: pronte anche le “prigioni mobili” di Valentino Beccari (inviato a Klagenfurt) M a dove sono gli Hezbollah? Le milizie filo-israeliane? Siamo a Beirut vero? M a no, è Klagenfurt, capoluogo della Carinzia, gioiellino rinascimentale ricostruito dal genio architettonico di Domenico Dell’Aglio dopo che un incendio la distrusse completamente nel 1514. Eppure da oggi sembra la capitale del Libano. Una città in mimetica, militarizzata, quasi in stato d’assedio. Rivalità storica. Non c’è pericolo di attentati e non è stato nemmeno avvistato un talebano passeggiare per NeuenPlatz. C’è solo Germania-Polonia, ovvero una partita di calcio. M a tanto basta. Una sfida a cinque stelle nella guida della sicurezza, la più temuta dagli organizzatori. Una rivalità storica che si trascina dal M edioevo e che negli ultimi anni si è consolidata con l’esplosione di gruppi nazionalisti polacchi di chiara ispirazione neonazista. Le sparate dei tabloid spazzatura di Varsavia hanno alimentato il fuoco della polemica e il drago della Fontana di Lindwurm non vorrebbe tornare a “sputare” fiamme. Assetto da guerra. Sono oltre cinquemila i poliziotti dispiegati lungo le vie del centro, in prossimità dello stadio e soprattutto nelle varie Fanzone, predisposte per ospitare fino a settantamila persone. Il sindaco ha attinto anche dalla lista dei riservisti. A supporto della Gendarmerie austriaca ci sono anche poliziotti tedeschi e polacchi e degli agenti “infiltrati” in grado di sintonizzarsi sulle frequenze di eventuali teppisti. E 96 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO pensare che per l’occasione l’Austria ha “congelato” il trattato di Schengen e chiuso le frontiere (ma non quelle con l’Italia) respingendo al mittente gli ultrà con la fedina penale macchiata. Anche lo spazio aereo sopra Klagenfurt è sotto controllo anche se non si sono mai visti hooligans attaccare dall’alto. Insomma, se sarà battaglia la polizei non si farà cogliere di sorpresa. Sono state anche allestite otto “gabbie”, simili a quelle del circo, dove potranno essere trattenuti fino a trenta teppisti ciascuna. I fermati verranno controllati e un giudice deciderà se trattenerli o rilasciarli. Una sorta di giustizia on the road con sentenze istantanee. Centomila polacchi. Sono attesi circa centomila polacchi. In pochi andranno allo stadio. I più si riverseranno nelle Fan zone. Osservati speciali i neonazisti, le teste rasate che hanno lanciato via Internet il grido di battaglia rispolverando addirittura Ladislao II, l’unico polacco che è riuscito a battere i tedeschi. E pensare che Germania-Polonia è una partita di calcio e ce lo ricorda Beenhakker, tecnico un po’ navigatore e un po’filosofo che ha guidato con lo stesso entusiasmo il Real M adrid come Trinidad & Tobago. «So benissimo il peso che ha il calcio nella società – afferma il ct polacco – e ritengo stupide le uscite di alcuni media polacchi, ma per una volta facciamo sì che Germania-Polonia sia solo una partita di pallone tra una squadra con la maglia bianca e una con la maglia rossa». 97 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO 98 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO SECONDA PARTE Il Girone di ferro 99 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO 100 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO DOM ENICA 8 GIUGNO Scocca l’ora del debutto Per l’Italia è giunta l’ora del debutto, domani contro l’Olanda. Si giocherà a Berna, in Svizzera, lontanissimi dal ritiro austriaco. Donadoni sceglie Materazzi mentre Panucci è ancora in dubbio. Nella sfida più importante della giornata la Germania batte la Polonia in una blindatissima Klagenfurt: finisce 20 con centomila tifosi delle due nazionali in città e con ben 130 arresti. Vince anche la Croazia grazie a un rigore contro l’Austria. 101 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO DA SINISTRA: GATTUSO, PIRLO, MATERAZZI E PANUCCI 102 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Italia, avvio da batticuore Donadoni sceglie Materazzi ancora in dubbio Panucci di Antonio Ledà (inviato a Berna) Ci siamo. Domani sera a Berna (stadio De Suisse ore 20,45) comincia l’Europeo degli Azzurri. Non sarà una passeggiata perché siamo finiti in un girone di ferro e ci portiamo dietro il fardello del titolo di campione del mondo conquistato due anni fa in Germania. Il ct Roberto Donadoni sa di non poter fallire. Deve vincere per se stesso (ha appena rinnovato il contratto ma con una clausola che non lo mette affatto al sicuro dal licenziamento) e per l’Italia pallonara che pregusta altre notti magiche come quella di Berlino. Si comincia con l’Olanda di M arco Van Basten che non è più il bomber dei miracoli ma un mister sotto tiro, con una squadra che è la brutta copia di quella di qualche anno fa e che ha perso elementi importanti come Babel, Robben e Van Persie. Attenzione però. Gli olandesi restano una fra le nazionali più quotate e a noi hanno spesso creato problemi. Gente come Van Nisterlooy (59 presenze e 30 gol) o Van der Sar (vincitore della Champions con il M anchester) meritano un’attenzione particolare. Gli Azzurri lo sanno e infatti, come ha ammesso con franchezza Gattuso, «il mal di pancia cresce». S icuro il 4-4-3. Però siamo i campioni e, dunque, partiamo per vincere. Donadoni fino a oggi ha cercato di nascondere la formazione. Poi ha deciso di ripartire dal 4-3-3 che ha funzionato bene durante la fase delle qualificazioni. Indifesa al posto di Cannavaro giocherà M aterazzi (quasi del tutto recuperato) che farà coppia con Barzagli. A destra dovrebbe 103 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO giocare Panucci o in alternativa Zambrotta. In questo caso a sinistra troverebbe spazio Fabio Grosso, uno fra i grandi protagonisti della galoppata iridata. A centrocampo sono sicuri Pirlo e Gattuso mentre davanti alla difesa giocherà, con tutta probabilità, Daniele De Rossi. Il romanista è un altro reduce delle notti tedesche e assicura esperienza e qualità. Ambrosini partirà dalla panchina così come Aquilani, altro giallorosso sul quale il ct ha fatto più di un pensierino. Scontato il trio d’attacco: a destra ci sarà Camoranesi, a sinistra Di Natale e al centro l’uomo copertina: Luca Toni. Del Piero escluso. In questo caso il grande escluso è Del Piero che ha perso anche il ballottaggio con Di Natale. L’attaccante juventino era sicuro di aver convinto Donadoni ma Totò sta troppo bene per essere lasciato in panchina e offre solide garanzie anche in fase di copertura. Dunque sarà lui a cercare di fare male all’Olanda sulla corsia di sinistra, in teoria uno dei punti più vulnerabili dei nostri avversari. Sulle fasce Van Basten rischia molto e ne è consapevole al punto da aver deciso di puntare tutto sull’attacco e sull’effetto entusiasmo di un manipolo di ragazzini: Heitinga, De Jong e, soprattutto Ibrahim Afellay, un 21enne da tenere d’occhio. La sfida del tifo. Poi c’è il pubblico. Gli Orange sono stati seguiti in questa loro prima partita a Berna da quasi 150 mila tifosi. Un vero e proprio esercito che ha occupato, già da ieri, il centro della capitale. I nostri arriveranno oggi ma non saranno così tanti. Poca fiducia o, al contrario, la certezza che ci saranno altre occasioni per dar sfogo all’entusiasmo? La seconda ipotesi è più credibile e mette un po’d’ansia a Donadoni che continua a predicare prudenza: «Dimentichiamoci di essere i campioni del mondo – ripete ancora oggi il ct – e ripartiamo con umiltà e concentrazione». Armi che in Germania hanno funzionato trasformando 104 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO ventitré ragazzi sotto schiaffo per le vicende di Calciopoli in una squadra vera. È giusto quello che servirà questa sera per superare l’Olanda e fare il primo passo verso Vienna. 105 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO In panchina sfida tra amici Van Basten: Roberto è vincente, noi possiamo stupire di Stefano Edel (inviato a Berna) Sono passati vent’anni, eppure quel gol segnato alla Russia, con uno splendido tiro al volo di destro a incrociare il pallone sul palo opposto, resta una “gemma” da incastonare nella storia dell’Europeo, uno spot per il football. Era il 1988. La prodezza nell’Olympiastadion di M onaco di Baviera – gli arancioni vinsero 2 a 0 – fruttò l’unico titolo continentale della storia calcistica all'Olanda. Quel 1988 è così lontano, per M arco Van Basten, da lasciargli solo il gusto del ricordo. «Altri tempi, un altro mondo rispetto a oggi...», tutto quello che gli si scuce di bocca al riguardo. Sì, la musica e il contesto sono cambiati. Anche per lui, e non solo perché ha saltato la barricata: ieri giocatore, oggi allenatore. Il quadriennio sulla panchina degli Orange non è stato pari all'altezza dell’immenso passato di cannoniere di razza, eppure si presenta a Euro 2008 con la speranza di provare a vincerlo, per entrare nella bacheca dei grandi pure da tecnico. E sarebbe il primo a bissare la Coppa nella doppia veste. Andrà all'Ajax. Comunque vada a finire, il divorzio dalla Nazionale è scontato. Ha firmato per l'Ajax, la squadra dei lancieri diAmsterdam, e lo ha fatto perché, al di là dell'offerta ricevuta, non si sente proprio adatto al ruolo di selezionatore. Gli piace creare ex novo, non assemblare. Tuttavia, il cigno di Utrecht vuole lasciare il segno, è convinto di poter spingere la Nazionale sino alle soglie della finale. «Se spira un buon vento dalla nostra parte, possiamo andare lontano», ha ripetuto per giorni. La sfida con Donadoni. Compagni di squadra nel M ilan, 106 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO appassionati di golf, i due sono rimasti in ottimi rapporti. Al sito dell’Uefa, Van Basten ha rivelato di sentire «ogni tanto» Roberto, e ne ha tessuto le lodi: «È un grande sportivo ed è un vincente. Ha accettato un lavoro difficile (chiaro il riferimento al dopo-Lippi, ndr), ma sinora ha fatto bene. Credo sia il tecnico giusto per l'Italia». Contro i campioni del mondo «un vantaggio lo abbiamo: siamo costretti a “entrare” subito nel torneo, con la testa intendo. Dobbiamo essere concentrati, nelle prime due gare ci misuriamo con le finaliste di Germania 2006». L’Italia «ha molta esperienza, ha cambiato qualcosa rispetto a due anni fa. Sarà un match difficile per noi». Ripudiato anche Crujff. Ha riportato dalla sua parte Van Nistelrooy, che pure non gli aveva lesinato critiche per il modulo 4-3-3 con cui aveva impostato la squadra. Si è sbarazzato degli irriducibili Seedorf e Van Bommel e ha preso le distanze persino dal suo nume tutelare, Johan Crujff. L’immutabile schieramento con il tridente ha, quindi, lasciato il posto a una disposizione più sfumata, spesso con un’unica punta, visti anche i continui infortuni capitati a Babel (rispedito a casa), Van Persie e ora Robben: «I giocatori sono più soddisfatti di questo nuovo approccio» ha detto il Van Basten ultima versione, più malleabile. L’unico limite è l’umoralità del gruppo. Lo stesso ct ha fatto il check-up dei suoi: «Giocatori di qualità ce ne sono, ma la maggior parte è giovane e ha ancora bisogno di imparare». 107 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Donadoni: «Con Marco Ogni tanto ci vediamo» di Alessandro Bernini (inviato a Berna) L’ultima volta si sono stretti la mano al Golf Club M onticello, due passi da Como. Sul green vinse Van Basten, anche se adesso le loro sfide sono più equilibrate rispetto a qualche anno fa. Domani sera altro green e Roberto Donadoni, un competitivo in tutto, dalla partita di calcio-tennis ai duelli in mountain bike in ritiro, fiuta una bella vendetta. «Con M arco – confida Donadoni – siamo rimasti legati anche se non ci vediamo spesso. M a le amicizie resistono anche alla lontananza». E resistono anche i principi, le idee, le teorie calcistiche. Che per entrambi sono state influenzate da Arrigo Sacchi. «È vero, Arrigo ci ha dato delle esperienze importanti, un qualcosa che ci è rimasto dentro. E credo che nell’Italia e nell’Olanda ci siano un po’ di quei concetti». Il debutto. Se M ourinho è Special one, Roberto Donadoni come ct ti regala l’idea del normal one”. Pacato, voce bassa, mai una polemica. Da calciatore, invece, voleva essere number one, in tutto. Dal momento in cui iniziava l’allenamento e si metteva a capo della fila dei compagni, sino a quando il pullman del M ilan arrivava allo stadio e lui scendeva per primo. Strano contraltare col suo forte senso di intima timidezza. Anche la sua vigilia è un forte contrasto di emozioni. «M a cerco di non sprecare nessuna energia, ne ho bisogno per svolgere al meglio il mio compito». La fiducia, però, c’è: «La squadra sta bene, ha voglia, sa di poter iniziare un percorso importante. Questo è fondamentale, ma non essenziale: certe volte da giocatore mi sentivo carico e poi gli avversari andavano il triplo di me, o viceversa». E l’Olanda? 108 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO «Ha avuto un grande cammino durante le qualificazioni, e vuole dire poco se le statistiche riportano che non ci battono da 30 anni». Vai Materazzi. Figuriamoci se Donadoni si sbilancia sulla formazione. Ci prova un giornalista giapponese a chiedere l’undici iniziale, e il ct si mette quasi a ridere: «Ho le idee confuse...». M a non è vero, lui sa bene chi giocherà. Una indicazione, però, la concede ed è riferita a M aterazzi: «È partito più in ritardo degli altri, ma è cresciuto; adesso ha ritrovato una condizione buona». E dunque sarà sua la maglia da titolare in mezzo alla difesa al fianco di Barzagli. E Panucci? «Si è allenato in piena efficienza, il problema è smaltito». Siccome il romanista è uno pupilli del ct (e al debutto potrebbe prevalere l’idea di giocare più coperti), la sua candidatura nelle ultime ore riprende quota. Casomai Donadoni è preoccupato dal campo testato oggi in allenamento. «Bel terreno, ma molto scivoloso. Bisogna trovare le scarpe ideali anche se, per la verità, ho visto in difficoltà sia i giocatori con i tacchetti sia quelli che avevano scelto la gomma». S pettacolo e luci. C’è attesa per questa nazionale. Sotto ogni profilo. «M a non chiedo spettacolo, voglio solo che i giocatori esprimano il loro carattere». Carattere da campioni del mondo. «Già. Ci sono tante aspettative su questa squadra. M a è difficile per tutti ripetersi, soprattutto a livello internazionale». 109 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Percorso a ostacoli di Stefano Tamburini L’ultima partita degli Azzurri alla fase finale di un Europeo di calcio è stata giocata a ottomila metri d’altitudine su un aereo Alitalia in volo da Lisbona a M alpensa con la squadra e un ct che si erano appena qualificati per le vacanze. Il campo era un tavolo di fortuna fra i sedili di prima classe. Lo schema un due contro due, la partita a scopone. Si giocava a porte chiuse, nel timore dei pomodori marci una volta a terra. Una fine ingloriosa, per la spedizione dell'ultimo Trapattoni e del suo carico di acquasantiere: nessuna sconfitta, due noiosissimi pareggi e una vittoria inutile in extremis di fronte allo scontatissimo 2-2 di Svezia e Danimarca, il solo risultato che poteva qualificare entrambe senza rischi. Erano i tempi del miracolo della moltiplicazione dei mediani durante l’intervallo o, alla peggio, dopo il gol del vantaggio. La tv implacabile mostrava centravanti bolliti che sbagliavano gol a porta vuota e c’era anche chi era sempre pronto a prendersela con il destino cinico e baro o – come due anni ancor prima ai M ondiali di Corea e Giappone – contro un arbitro come Byron M oreno, più buffo da vedere che scarso. Poi vennero Calciopoli e la miracolosa spedizione di Germania, il quarto titolo mondiale per l’Italia, l’addio di Lippi e di un paio di big. Cominciò così per Roberto Donadoni, il giovane ct dai capelli precocemente imbiancati, un lungo dribbling fra diffidenze, trappole e tranelli. È stata dura, come e peggio di quando doveva schivare entrate in scivolata, spintoni, randellate sulle caviglie e gomitate. Era tormentata la vita dell’ala guizzante e fantasiosa ma era nulla al confronto di quel che l’attendeva su una panchina che negli anni ha logorato fior di 110 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO predecessori. Però Donadoni è ancora lì con pieno merito e stasera gli azzurri torneranno a giocare la prima sfida per l’alloro continentale dopo quello scopone triste ad alta quota. Lungo il cammino verso un difficilissimo bis i primi ostacoli saranno i più duri: Olanda, Romania, Francia. Gli scenari per il dopo non sono certo difficili da tratteggiare, specie quelli peggiori, con gli Io l’avevo detto e le scie di elenchi di formazioni alternative e sostituzioni mancate. Basta guardare le prime pagine dei quotidiani sportivi degli ultimi giorni, infarciti di articoli sul “perché deve giocare Tizio” o grandi foto di una presunta riserva con sovrimpressa la scritta “Fatelo giocare titolare”. Nulla di nuovo. A Enzo Bearzot, prima del M ondiale del 1982, volevano sfilare la panchina in extremis. A M arcello Lippi, due anni fa, per motivi di tutt’altro genere, pure. Ed è andata come è andata. A Roberto Donadoni invece hanno appena fatto firmare un finto contratto fatto apposta per essere stracciato alla bisogna. Insomma, tutto come da copione. L’adrenalina per i primi 90 minuti da batticuore può dunque cominciare ad andare in circolo. 111 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO L’entusiasmo dei tifosi spinge gli azzurri In 2000 per incitare la squadra, ma l’allenamento è a porte chiuse di Stefano Edel (inviato a Berna) Quanti saranno? L’onda arancione sfugge a qualsiasi previsione certa, ma è un’onda lunga, immensa. Potrebbero essere 13.000, ma qualcuno azzarda 15.000. Già presenti in città, e pronti a invadere gli spalti dello Stade de Suisse, dove si divideranno gli spazi con i tifosi italiani. La capienza dell’impianto è di 31.784 spettatori, secondo quanto reso noto dall’Uefa. Il bivacco. La festa dei colori, dopo Basilea e Ginevra, si è spostata qui, nella capitale della Confederazione elvetica. È l’arancione a dominare nelle splendide Bundesplatz e Bärenplatz, dove le Fan zone create dagli organizzatori si stanno rivelando la più felice intuizione di Euro 2008. C’è spettacolo, c’è voglia di divertirsi e fraternizzare, c’è musica, c’è birra (quanta ne scorre!), e ci sono belle donne. Da Amsterdam e dalle città vicine sono arrivati a migliaia, bardati di tutto punto, con strumenti al seguito perché la mentalità dell’olandese è quella di fare casino, distribuire allegria a iosa, contagiare anche chi, all’apparenza, si mostra imperturbabile. La maggior parte del popolo orange si è piazzato nei camping attorno a Berna. Canta, suona – nella centralissima Spitalgasse è comparsa addirittura una banda, con strumenti a fiato e grancassa – e urla la propria gioia. Il titolare di un ristorante dal nome italiano (M olino) ha rivelato di aver servito ieri a dodici clienti olandesi ben 150 litri di birra. Il conto? 1.500 euro (qui i prezzi lievitano). Pronti a 112 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO scommettere che, prima delle 20.45, saranno in molti a finire lunghi distesi per manifesta ubriacatura. S olita blindatura. Le misure di sicurezza si sprecheranno, come ieri a Basilea. La polizia e gli steward dell’Uefa hanno ricevuto disposizioni tassative: solo chi è in possesso del biglietto può avvicinarsi allo stadio. Chi ne è privo dovrà rassegnarsi e tornare indietro: si consolerà con i megaschermi piazzati un po’ ovunque. M a così è se si vuole restare tranquilli: si cammina tanto (il che non fa male), e ci si sottopone a controlli minuziosi. Il consiglio, fatto proprio ormai dalla generalità delle tifoserie, è di presentarsi agli accessi degli stadi almeno tre ore prima dei vari match. Mille euro un biglietto. Era prevedibile, ne abbiamo avuto diretta conferma girando sia nel centro cittadino sia avvicinandoci allo stadio: la caccia al biglietto ha scatenato i bagarini, cui non è difficile pronosticare affari d’oro. Un tagliando di prima categoria, che assicura la visione della gara dalla tribuna centrale, è stato proposto anche a mille euro. Nelle ore a ridosso della partita è probabilissimo che il prezzo salga a 1.200-1.300. Entusiasmo azzurro. D’accordo il tifo olandese, ma l’Italia è campione del mondo e i tanti nostri connazionali che vivono in Svizzera sono pronti a fare la loro parte. In duemila hanno accolto l’arrivo della Nazionale di Donadoni oggi pomeriggio, intasando la strada che dà accesso allo stadio. Avrebbero voluto assistere all'ultimo allenamento, ma il desiderio è rimasto inevaso: solo i media hanno goduto del privilegio, peraltro in ossequio alle disposizioni Uefa. M a l’effetto azzurro si sente: famiglie al completo che passeggiano, con i bambini vestiti da piccoli giocatori azzurri, e un bel gruppo di napoletani che porta sulle spalle, come un totem, la riproduzione della Coppa del mondo conquistata in Germania. 113 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Secondo i calcoli degli organizzatori, saranno molti i connazionali residenti nella regione a presentarsi domani con il biglietto in mano. E lo stesso dicasi per le migliaia che giungeranno in auto o in treno dal nostro Paese. Il che fa ritenere che lo Stade de Suisse, alla fine, sarà diviso a metà. Almeno su questo, fra Italia e Olanda si parte alla pari. 114 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Klagenfurt: ultrà e birra a fiumi Centomila tra polacchi e tedeschi, 130 arresti di Valentino Beccari (inviato a Klagenfurt) Un’invasione così a Klagenfurt non la subivano dal lontano 1809 quando le truppe di Napoleone distrussero le mura della città. Oggi circa centomila tra polacchi e germanici si sono “appropriati” del tranquillo capoluogo della Carinzia. M a la battaglia annunciata da siti e tabloid si è limitata a qualche tafferuglio e a un concerto live di cori nazisti. Il bilancio. Il bollettino di guerra non è proprio un dispaccio di radio Bagdad. Certo, ci sono stati circa 130 arresti. Per un centinaio si tratta di naziskin tedeschi fermati però a titolo preventivo mentre si avvicinavano allo stadio intonando cori razzisti e invitando i polacchi a «girare con la stella gialla». Timidi invece gli scontri. In questo caso una ventina in manette, trenta feriti di cui dieci trattenuti in ospedale. Gli incidenti si sono verificati tra ultrà polacchi e tedeschi ma la polizia ha stroncato sul nascere le velleità bellicose alimentate più che dai dissapori “storici”, dagli “affluenti” di birra che ieri hanno inondato il Wörthersee. E in effetti è davvero poco comprensibile che una città in assetto da guerra, con marcatura a uomo della tifoseria, che ha chiuso le frontiere con l'Est e che ha militarizzato il centro storico, non abbia disposto il divieto di vendita di alcolici. S oldi a palate. Del resto gli affari sono affari e Neuen platz sembra l’Oktober fest con boccali di birra in bella evidenza consumati senza ritegno. C’è il popolo per le vie di Klagenfurt: mamme, bambini, distinti signori ma anche teste 115 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO rasate con svastiche tatuate sull’avambraccio e slogan attinti dal Mein Kampf. Gli ultrà neonazisti polacchi sono guardati a vista. Klagenfurt ha il lampeggiante in funzione: 5mila poliziotti austriaci, 500 gendarmi polacchi e tedeschi, 1.000 vigili del fuoco, persino 200 agenti dell'antiterrorismo. Dall’alto pattugliano gli elicotteri e anche sui tetti degli edifici più alti ci sono degli osservatori della polizia. I manganelli sono pronti all’uso, anche gli idranti entrano in funzione, si aprono le porte delle “gabbie da circo” allestite in via Dieci ottobre. Qualche tifoso esagitato sembra davvero un leone in gabbia ma potrà essere trattenuto fino a 48 ore. Alcune associazioni pacifiste hanno protestato contro queste gabbie che sarebbero una violazione dei diritti dell’uomo. «L’Austria è uno stato civile – taglia corto un ufficiale di polizia – ma in certi casi è opportuno non essere troppo garantisti. Bisogna salvaguardare la sicurezza». «M i sembra un po’ tutto esagerato – sostiene Dieter, tifoso germanico di M onaco – la maggior parte della gente è tranquilla e vuole solo sostenere la propria squadra. Peccato per quei pochi imbecilli che rovinano l’atmosfera». Non sembra dello stesso avviso Attila, uno che già dal nome pare predestinato. Ha 22 anni, arriva da Lodz, e ha dormito in macchina. Una testa lucidissima e un’aquila tatuata sul petto. «Siamo stufi dell'arroganza dei tedeschi – dichiara – ci hanno sempre maltrattato: senza lo sterminio nazista la Polonia oggi avrebbe il doppio degli abitanti». Accanto a lui Emil: sembra un reduce dal Vietnam, arriva dai bassifondi di Danzica e dice che è qui solo per la partita ma è difficile credergli. «Non sopporto i tedeschi ma soprattutto non sopporto quei giocatori polacchi come Klose e Podolski che hanno venduto la loro nazionalità per qualche migliaia di euro. Non sono qui 116 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO per fare a botte ma certo che se mi attaccano non starò a guardare». M a non tutti i polacchi si sentono nipotini di Ladislalo II, l’eroe della battaglia di Grunwald. C’è anche chi ha portato i bambini. «È da marzo che ho prenotato i biglietti – afferma Johanna di Varsavia – è incredibile essere qui, un’atmosfera straordinaria, di vera festa». Le raccomandazioni. Del resto negli ultimi giorni i media ufficiali polacchi hanno raccomandato ai tifosi al seguito della nazionale di comportarsi nel migliore dei modi. La Polonia organizzerà con l’Ucraina gli Europei del 2012. L’Uefa ha già estratto un cartellino giallo per il ritardo nella realizzazione degli stadi e delle infrastrutture. Un’ondata di violenza degli ultrà polacchi potrebbe voler dire addio Europei. Ha proprio ragione Beenhakker: alla fine Germania-Polonia è solo una partita tra una squadra in maglia bianca e una in maglia rossa. 117 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO 118 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO LUNEDÌ 9 GIUGNO Il debutto è da incubo Finisce come peggio non avrebbe potuto la sfida del debutto azzurro. L’Olanda passeggia (3-0) su un’Italia irriconoscibile. Nell’altra sfida del girone Francia e Romania chiudono sullo 0-0. 119 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO IL SECONDO GOL OLANDESE SEGNATO DA SNEIJDER 120 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Figuraccia Italia L’Olanda passa in fuorigioco e raddoppia subito. Nel finale il 3-0 di Antonio Ledà (inviato a Berna) Avvio da dimenticare per l’Italia. In uno stadio quasi tutto arancione, l’Olanda ha sfatato un tabù che durava da una vita: 3-0 all’Italia campione del mondo con gol di Van Nistelrooy, Sneijder e Van Bronckhorst. Tre schiaffi che i ragazzi di Donadoni hanno accusato pesantemente perché se è vero che la rete che ha sbloccato il risultato era da annullare per un fuorigioco clamoroso (e Toni si è beccato pure un giallo per aver fatto notare l’errore all’arbitro sul megaschermo dello stadio) è anche vero che l’Italia ha sofferto la maggiore freschezza avversaria e non è mai riuscita a imporre il suo gioco. S fida impari. Van Nistelrooy è sembrato incontenibile in avanti ma la vera differenza l’hanno fatta Sneijder e Van der Vaart a centrocampo e la diversa condizione psicologica con la quale le due squadre hanno affrontato la sfida. Troppo prudente la nostra, più decisa, qualche volta perfino cattiva l’Olanda. Forse aveva ragione Gattuso quando, alla vigilia, parlava di mal di pancia. Fatto sta che a due ore dal fischio d'inizio Donadoni si è fatto prendere dall’ansia e ha deciso di coprirsi. Niente modifiche al 4-3-3 annunciato fin dalla vigilia ma un colpo di scena dell'ultima ora: fuori De Rossi e dentro Ambrosini. Paura? Chissà. Di certo il ct ha scelto di affidarsi alla vecchia guardia milanista (tutti uomini di sua fiducia) anche a costo di sacrificare un pizzico di fantasia. Gli schemi sono rimasti gli stessi con Camoranesi e Di Natale larghi sulle fasce per aggredire la difesa avversaria ma Pirlo ha dovuto 121 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO giocare più indietro quasi come un libero davanti alla difesa. E il gioco ne ha risentito in maniera evidente. Le mosse tattiche. Anche Van Basten deve aver avuto qualche dolorino se è vero che all’ultimo minuto ha rinunciato al talento del baby Afellay per affidarsi al più maturo Kuyt e ha optato per i muscoli di Boulahrouz invece che sull’esperienza di Heitinga. Piccoli ritocchi a un modulo più che collaudato: squadra alta, gran pressing e un tale di nome Van Nistelrooy a fare sfracelli davanti. Scontato l’avvio prudente ma con l’Olanda da subito pericolosa. Van Nistelrooy scappa sul filo del fuorigioco e si presenta tutto solo davanti a Buffon. I due si toccano, l’olandese reclama il rigore ma l’arbitro non è d’accordo. Donadoni comincia ad alzarsi dalla panchina, Camoranesi cambia le scarpette ma al 24’ gli Orange passano con un gol che farà discutere a lungo: azione insistita sulla destra, Buffon rinvia corto, sul pallone arriva Sneijder che tenta la botta al volo. Il tiro è violento e viene toccato da Van Nistelrooy rimasto alle spalle di Barzagli e M aterazzi. Fuorigioco netto (Panucci era finito fuori campo) ma il guardalinee resta immobile e l’arbitro convalida. È una doccia fredda che diventa ghiacciata due minuti dopo quando Sneijder si fa trovare pronto su un traversone di Van Bronckhorst corretto di testa da Kuyt e infila per la seconda volta la porta azzurra. Una rete che è la somma di una serie di errori clamorosi, con Panucci fuori posizione, i due centrali in ritardo nella chiusura e Di Natale, chissà perché, a fare il terzino. Ripresa, solo guizzi. Nella ripresa ci sarebbe voluto un miracolo invece arriva solo un po’ di Citrosodina. Gli azzurri tirano fuori l’orgoglio, Donadoni fa uscire M aterazzi per Grosso, Di Natale per Del Piero e Camoranesi per Cassano. 122 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO La squadra cresce un tantino, sfiora in un paio di occasioni il gol della bandiera ma deve incassare anche la terza rete di Van Bronckhorst in contropiede. È il primo ko pesante dopo le notti magiche di Berlino. Sono passati due anni e sembra un secolo. Ora anche la Romania, venerdì a Zurigo, fa paura. Olanda-Italia 3-0 (primo tempo 2-0) Olanda (4-2-3-1): Van der Sar 7,5; Boulahrouz 7 (32’ st Heitinga sv), Ooijer 7,5, M athijsen 6,5, Van Bronckhorst 7; De Jong 6,5, Engelaar 6,5; Kuyt 6,5 (36’ st 20 Afellaj sv), Van der Vaart 7, Sneijder 7; Van Nistelrooy 6,5 (25’ st Van Persie 6,5). A disposizione: 13 Timmer (P), 16 Stekelenburg (P), 14 Bouma, 15 De Cler, 12 M elchiot, 11 Robben, 19 Huntelaar, 22 Vennegoor of Hesselink, 6 De Zeeuw. Allenatore: Van Basten. Italia (4-3-3): Buffon 6,5; Panucci 5, Barzagli 5,5, M aterazzi 4 (9’ st Grosso 6), Zambrotta 7; Gattuso 5, Pirlo 5,5, Ambrosini 5; Camoranesi 5 (30’ st 18 cassano sv), Toni 5, 11 Di Natale 5,5 (19’ st Del Piero 5,5). A disposizione: 14 Amelia (P), 17 De Sanctis (P), 4 Chiellini, 5 Gamberini, 10 De Rossi, 22 Aquilani, 20 Perrotta, 12 Borriello, 15 Quagliarella. Allenatore: Donadoni. Arbitro: Peter Frojdfelt (Svezia) 5. Reti: 26’ pt Van Nistelrooy, 31’ pt Sneijder, 34’ st Van Bronckhorst. Ammoniti: Toni (27’ pt), Zambrotta (31’ pt), Gattuso (6’ st), De Jong (13’ st). 123 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Donadoni guarda già avanti Il ct: abbiamo sbagliato, contro la Romania un'altra Italia di Stefano Edel (inviato a Berna) È mogio e deluso, Roberto Donadoni, ma non cerca scuse, il ct dell'Italia campione del mondo. «È stata una serata-no. I primi a essere dispiaciuti di questo 3 a 0 siamo noi, parlo dei giocatori e del sottoscritto. Non era nostra intenzione presentarci alla prima partita dell’Europeo e subire tre reti». È stata la peggiore versione della sua Nazionale? chiedono al ct azzurro. «No, non credo. Abbiamo preso due gol commettendo errori, è vero, ma non è che l’avversario ci abbia sovrastato. Si è iniziato bene, poi abbiamo subito un po’ l'approccio alla prima gara, ma dal punto di vista della volontà i ragazzi hanno reagito bene. Non era la serata giusta, evidentemente, per buttarla dentro». Il no a De Rossi. Non può non esserci una richiesta di spiegazioni. De Rossi fuori dalla squadra ha stupito molti. «Forse siete voi che avete sbagliato formazione...» la replica secca. Eppure il romanista sembra non abbia gradito la scelta del selezionatore di escluderlo dall'undici di partenza. L’ottimismo. La partita contro la Romania, venerdì a Zurigo, diventa a questo punto lo snodo cruciale per stabilire se siamo degni di andare avanti o se, invece, dovremo fare le valigie e dire addio all’Europeo. Potrebbero esserci dei cambiamenti? «Vedremo – è la replica, un po’ scontata, del ct – Bisogna recuperare energie mentali e fisiche, certamente vedrete un'Italia più tonica». E subito dopo, aggiunge: «Bisogna essere ottimisti anche dopo questo 3-0. È il nostro mestiere, se non 124 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO lo fossimo, invece di prendere il prossimo aereo per Zurigo, dovremmo andare in vacanza». Quegli errori... Ci sarà molto da rivedere, di questo ItaliaOlanda, sia in videocassetta sia nel confronto in campo con la squadra. Il ct lo lascia intendere, via via che risponde (con calma stavolta, non nascondendo il dispiacere per un avvio così negativo) alle questioni postegli. «Domani ci alleniamo, ricominciamo daccapo, e ci prepariamo alla prossima partita. Va accantonato in fretta questo risultato, far tesoro degli errori che abbiamo commesso, e ce ne sono stati, ed evitare di ricaderci». Non è che il fatto di presentarsi con l’etichetta di campioni del mondo abbia condizionato il gruppo, lo abbia un po’ illuso inconsciamente? «Se fosse stato così, allora come la mettiamo con questi ultimi due anni? Avrebbero dovuto essere facili, invece abbiamo sofferto, e non poco, per guadagnarci la qualificazione». Note positive. Donadoni elogia «lo spirito di reazione della squadra nella ripresa, la voglia di rimettere in piedi la partita era generale, anche dei ragazzi che stavano in panchina. È stato un segnale positivo come abbiamo disputato la seconda parte del match, anche se il risultato alla fine è stato estremamente negativo». Si chiude ritornando a parlare della Romania, e del fatto che è riuscita a bloccare la Francia. Il ct azzurro osserva: «Il fatto che sia finita 0 a 0 non ci dispiace, ma conferma che quella di Piturca non è una squadra facile da affrontare». M a l’Italia sarà sempre impostata sul 4-3-3? «Non è che perché, giocando in questo modo, si è perso che bisogna pensare che tutto sia sbagliato. Ripeto, le ingenuità sulle loro ripartenze ci sono state, ma ci lavoreremo sopra. Lo dobbiamo ai nostri tifosi». Il fuorigioco. Il Ct non si appiglia alle contestazioni sul primo gol dell’Olanda: «C’era tempo per rimediare». 125 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Buffon vive una notte da incubo «Scusate, è stata la peggiore Italia degli ultimi dodici anni» di Alessandro Bernini (inviato a Berna) Tutti e due con le mani nei capelli. Nello stesso istante. Gigi Buffon immobile a terra dopo la girata di Sneijder, la compagna Alena Seredova (maglia numero uno sulle spalle) seduta in tribuna vicino alla signora Camoranesi. E era solo il 2-0, era solo il 31' del primo tempo. Eccola qui l'immagine di un’Italia in ginocchio, travolta dalle giocate dell’Olanda, dall'abbaglio dello svedese Wittberg, ma anche dalla propria pochezza in fase costruttiva. Fantasmi. Neanche nel peggiore incubo Buffon pensava di vivere così la sua prima serata da capitano. Immaginate di essere in porta e trovarvi davanti, solo soletto, un certo Van Nistelrooy: già, non resta che fare il segno della croce. Una volta ci riesce Gigi a ipnotizzare il bomber del Real (al 18’), ma al secondo tentativo non si scappa. Buffon guarda il segnalinee, «ohhhhhh» grida, ma quello non sente e va dritto in mezzo al campo. Vai con l’inizio del film di paura. E non c’è neanche il tempo di mangiare i popcorn perché cinque minuti dopo arriva il secondo sussulto col gol di Sneijder. E qui capisci che forse sarebbe meglio uscire dal cinema. Miracolo. Alena, statuaria, scuote la testa. Gigi grida. «Dai Marco, forza». M acché, M aterazzi è piantato, come se gli avessero messo due bulloni ai piedi. M a i compagni non fanno meglio. L’Olanda sembra l’Italia: corrono, pressano, non ti lasciano pensare. Rieccolo Van Nistelrooy, minuto 43’. «M a come – dirà Buffon – questi giocano con una punta e lui è 126 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO sempre solo...». Stavolta il numero uno fa il miracolo, allunga la gambona e devia il pallone in corner, là all’angolo dove l’Italia si trova già da tanti minuti sotto i pugni dell’Olanda. Illusione. Quando si torna in campo, Buffon è il capofila. Va da Ambrosini, «dai, non molliamo», poi si avvicina a Barzagli e tra i due c’è uno scambio di opinioni abbastanza acceso. Non polemico, è come se Barzagli dicesse «ma io che ci posso fare?». E Donadoni che ci può fare? Forse potrebbe inserire Del Piero e Cassano. Il primo entra al 19' al posto di Di Natale. Come, Di Natale? M a se è l'unico che ha inventato qualcosa e almeno ha tirato in porta... A bordocampo Cassano parlotta con De Rossi e scuote un po’ la testa. Buffon invece guarda Alex, lo applaude, stringe i pugni. Poi tocca anche a Cassano (al posto del grigio Camoranesi, che ha fatto tutto fuorché la terza punta) e l’Italia stavolta cresce davvero. Buffon va da Barzagli, lo spinge con la mano, lo invita a salire con Panucci perché ormai l'Olanda si sta chiudendo. Senti profumo di 2-1 ma Van der Sar si dimentica di essere stato uno degli idoli della Gialappa’s e diventa un fenomeno. Anche Alena si arrabbia in tribuna, si alza e si riabbassa di scatto quando l’olandese vola a prendere una punizione di Pirlo. Come a dire, «no, questo lo deve fare solo il mio Gigi». M a lui è in porta che sacramenta, alza le braccia al cielo. Capitano inquieto, sente che questo è un brutto segnale. Che tonfo. Nei film di paura (ma quelli belli...) non sai quando il tuo stomaco ha finito di prendere sportellate. Allo Stade de Suisse non finisci mai. Buffon vola, devia, respinge, ma al 34' si prende l’ultima freccia nel cuore. La lancia Van Bronckhorst, uno che di lavoro non è certo abituato a buttarla dentro (4 reti in 78 presenze). Stavolta Gigi si arrabbia. Resta un po’ basito, poi mentre i compagni tornano a metà campo 127 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO grida il suo vaffa al cielo. Povero capitano, povera Italia. Che notte triste. Il saluto. Alle 22.36 Buffon si toglie i guantoni, è finita. Loro arancioni di gioia, noi neri di rabbia. «Chiedo scusa agli italiani, è stata la peggiore Italia degli ultimi dodici anni», il commento del capitano azzurro con la mente già rivolta alla sfida con la Romania. 128 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Toni: guardiamo avanti Del Piero: colpa di tutti Albertini: un risultato troppo pesante di Stefano Edel (inviato a Berna) Una brutta partenza. Anche Toni è d’accordo: «Partenza peggiore non ci poteva essere. Abbiamo fatto una brutta partita soprattutto nel primo tempo. Loro hanno avuto le occasioni e le hanno sfruttate. Comunque l’Europeo non è ancora finito. Dobbiamo pensare positivo, essere ottimisti». Dopo le reti non c’è stata reazione: «In effetti è stato proprio così. Qualcosa di buono nella ripresa l’abbiamo fatto. In questo momento dobbiamo fare autocritica. È stata una brutta gara, lo ripeto, ma dobbiamo arrivare alla Romania, che è la gara decisiva, ben caricati». Il gol sbagliato nel finale? «È stato un mio sbaglio, un peccato». E adesso la Romania. «Dobbiamo guardarci in faccia e tirare fuori tutto». Il vice presidente federale Demetrio Albertini considera meritata la sconfitta contro l’Olanda, ma troppo pesante. «Questa sera abbiamo meritatamente non vinto la partita, ma il risultato è troppo pesante. Il 3-0 è immeritato, viste anche le diverse palle-gol create». Sull’azione del vantaggio olandese con Van Nistelrooy in fuorigioco, considerato regolare dall'arbitro a causa di Panucci, a terra, fuori dal campo infortunato, Albertini aggiunge: «Credo che ai giocatori abbia dato fastidio rivedere le immagini durante la partita sui maxi schermi. Questo ha condizionato sia i giocatori sia l’arbitro, eppoi abbiamo preso anche l’ammonizione di Luca Toni, che potrà influire nelle prossime partite». «C’è bisogno di una Italia diversa», aggiunge Fabio Grosso. 129 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO «Sicuramente siamo una squadra che non ha dimostrato il proprio valore. Sappiamo di aver fatto una brutta gara e ci prendiamo la responsabilità. M a sappiamo anche che ci attendono due gare importanti e ci impegneremo per fare meglio». Il difensore azzurro poi pensa alle prossime gare: «Dobbiamo lavorare meglio per affrontare la Romania. È stata una partita strana: abbiamo preso gol evitabili, ma non sono attenuanti. Dovevamo sicuramente fare meglio». Per Alex Del Piero il primo gol che ha influenzato la partita, da annullare o no, «comunque lo hanno dato. È stata una serata negativa sotto tutti gli aspetti. Già adesso abbiamo analizzato gli errori e c’è stato il mea culpa da parte di tutti. Abbiamo ancora due partite: dobbiamo pensare con ottimismo, anche se in questo momento sembra assurdo. Dobbiamo cominciare subito a guardare avanti e iniziare a lavorare per affrontare al meglio la Romania». Su che tipo di Europeo si presenta per l’Italia, Del Piero è stato chiaro: «Ora dobbiamo pensare a recuperare in vista della sfida di venerdì. Un passo alla volta e possiamo uscire dalla crisi. Per noi l’Europeo è iniziato tutto in salita: abbiamo fatto tanti errori e dobbiamo rimetterci subito in carreggiata. Siamo tutti consapevoli e già da oggi inizieremo a capire da dove bisogna ripartire». 130 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO M ARTEDÌ 10 GIUGNO Donadoni sprona tutti La truppa azzurra rientra nel ritiro austriaco di Baden e comincia subito a pensare alla sfida – a questo punto più che decisiva – contro la Romania. Sfida che peraltro arriva in un momento molto difficile per i rapporti fra le due comunità a causa di fatti di cronaca che hanno visto coinvolti, in Italia, alcuni cittadini rumeni. Azioni odiose alle quale si sono contrapposte altrettanto odiose generalizzazioni. A Baden, il ct Donadoni pensa alle mosse per ridare slancio alla squadra azzurra. Nelle sfide di giornata grande debutto della Spagna contro la Russia (4-1) con tripletta di Villa. Ibrahimovic trascina la Svezia (2-0) contro la Grecia. 131 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO PANUCCI AFFRANTO DOPO LA FINE DELLA SFIDA CON L’OLANDA 132 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Dentro Del Piero, De Rossi e Grosso Dopo la batosta, Donadoni è pronto a cambiare l'Italia di Alessandro Bernini (inviato a Baden) E ora da dove si riparte? Il 3-0 con l’Olanda ha lasciato molte macerie, d’altronde un tonfo così in Europa non si era mai visto. Donadoni ha preso atto e la novità del giorno è che ha deciso di cambiare: può sembrare logico e inevitabile, ma chi conosce il ct sa bene che lui non ama affatto le rivoluzioni a furor di popolo. Stavolta però ha capito che così non si va da nessuna parte. Tre errori. Ricordare per non ripetere. Sono tre le colpe che si addossano a Donadoni, fermo restando che gli errori poi li commette anche chi va in campo. 1) L’esclusione di De Rossi per far spazio ad Ambrosini, componendo così il trio di un M ilan che quest’anno ha stentato parecchio. 2) Una linea a quattro difensiva in condizioni fisiche penose (a partire da M aterazzi e Panucci), tenendo fuori l’unico uomo col motore caldo ovvero Grosso. 3) I cambi un po’ troppo ritardati, quando sullo 0-2 si poteva stravolgere il volto dell’Italia già all’intervallo. Nuovo modulo. Donadoni ci ha pensato a lungo durante la notte, poi questa mattina ha parlato con la squadra cercando di capire gli umori dei giocatori. E ha deciso che si può e si deve cambiare. A partire dal modulo, che potrebbe passare dal 4-3-3 al 4-3-1-2. In questo momento gli azzurri sembrano fisicamente alla frutta, le energie vanno centellinate, e tre punte forse sono difficilmente supportabili. Così quell’“1” davanti agli attaccanti potrebbe farlo Camoranesi, che poi 133 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO diventerebbe il vertice alto di un rombo. Regalando così più solidità al centrocampo. A Donadoni non dispiacerebbe anche il 4-4-2 ma non riesce a trovare l’esterno di sinistra. Del Piero e De Rossi. Gli è piaciuto da matti come Del Piero si è gettato nel match, sia a livello tattico (da seconda punta) sia come impatto. E allora ecco l’idea di inserirlo dal primo minuto contro la Romania: lui e Toni davanti, con Camoranesi dietro. In questo caso l’escluso sarebbe Di Natale, pronto a entrare in corsa come Cassano. L’altra novità sarebbe De Rossi, sistemato davanti alla difesa. Un modo per proteggere due centrali che in questo momento hanno le difese immunitarie basse, e anche per allargare il raggio d’azione di Pirlo. La difesa. A preoccupare, e molto, il ct è soprattutto la difesa. M aterazzi ha un problema al polpaccio, oggi non si è allenato, e comunque appare in condizioni precarie. Lascia perplessi anche Barzagli, ma in questo momento non si può togliere. A meno che Donadoni non dia retta a M oggi – l’uomo di Calciopoli che riesce ancora a pontificare su tutto – che oggi ha battezzato la coppia Panucci-Chiellini come la sola presentabile. Si potrebbe dunque ripartite da Zambrotta a destra, Grosso a sinistra, Barzagli centrale con accanto Panucci o Chiellini. La condizione. Al di là di uomini e numeri, la Romania va battuta ritrovando soprattutto sprint. La verità è che l’Olanda non ha vinto in virtù della sua storica classe ed eleganza, ma perché correva il doppio dell'Italia. Loro pressavano, noi no. Loro ripartivano attaccando in sette, noi (soprattutto nel primo tempo) gettavamo il pallone in avanti sperando in Toni. Prevedibile che sul 2-0 l’Olanda sarebbe arretrata, ma a noi resta solo la speranza di ripartire dai bagliori del secondo tempo. Speranza. La parola giusta. 134 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Tiro al piccione di Stefano Tamburini Va tutto così male che è difficile che possa andar peggio. Il paradosso è proprio questo: in qualche modo dobbiamo aggrapparci alla vecchia massima che racconta le gesta di chi ha toccato il fondo del pozzo nero e può solo risalire. Non sappiamo se abbia ragione il neocapitano Gianluigi Buffon, però ci fidiamo. Parlando del 3-0 rimediato dall’Olanda nella sfida inaugurale degli Europei di Austria e Svizzera, il portierone non si è nascosto: «È stata la peggiore partita della Nazionale negli ultimi dodici anni». M agari senza di lui andava anche peggio ma è solo un dettaglio. Quando va come è andata lunedì sera agli azzurri, di solito ci sono due strade: reagire e combattere o arrendersi e attendere il colpo del Ko. Certo, si può attaccare frontalmente il ct addossandogli tutte le colpe (e certamente ne ha di gravissime) ma poi si scopre che chi lo fa scrive con sintassi elegante e toni da ultrà indispettito per l’esclusione dei giocatori tanto cari alla platea alla quale si rivolge dalle colonne del suo giornale: i tifosi della Roma. O, peggio ancora, ci sono le “vedove” inconsolabili di M arcello Lippi e non lo nascondono (“Ridateci Lippi” a tutta pagina, per una platea juventina) che presto o tardi potrebbero essere accontentate. Più realisticamente – rimandando ai tempi giusti gli eventuali processi – si possono elencare tutti gli errori commessi (ma non solo da Donadoni) prima, durante e dopo questa sfida che si è conclusa con una batosta storica. Lo facciamo con i servizi dei colleghi senza scordarci quello che è un aspetto solo all’apparenza assodato: ci sono due partite da giocare e la situazione è ancora rimediabile, almeno sulla carta. Dando per scontato che Donadoni non può all'improvviso 135 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO aver scelto la strada dell’autolesionismo e preso atto della sincera autocritica a botta ancora calda, dobbiamo lasciare a lui – e solo a lui – il compito di provare a rimettere a posto i cocci e ripartire. Poi, alla fine, se davvero tutto andrà male, si potrà cominciare a stracciare il contratto finto del ct, sottoscritto alla vigilia dell’Europeo. E M arcello Lippi potrà presentarsi nella sala d’onore della Federcalcio, accanto a un sorridentissimo Giancarlo Abete che non vedeva l’ora. Facendo per giunta finta di aver concluso tutto in extremis. Nessuno parlerà più di un ritiro in Austria con le partite da giocare in Svizzera, dei voli e controvoli aerei con i giocatori che rimbalzano come palline da ping pong. O di un gruppo dei 23 che difficilmente chiunque altro avrebbe composto con altri elementi. O, peggio ancora, degli azzurri che durante tutta la stagione si sono allenati con altre squadre e altri tecnici e sono arrivati fino a qui mezzi bolliti o senza motivazioni, come sostiene uno come Arrigo Sacchi che da questi fallimenti ci è già passato. Il brutto è che i ct passano (e forse tornano), gli altri colpevoli in qualche modo restano sempre in sella. 136 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Donadoni sceglie di giocare in difesa «Processi inutili, dobbiamo pensare alle sfide con Romania e Francia» di Antonio Ledà (inviato a Baden) È vero che siamo un Paese con 60 milioni di ct, ma possibile che proprio quello in carica non si sia reso conto di aver sbagliato la formazione? All’indomani della bastonata di Berna Roberto Donadoni torna sul debutto azzurro agli Europei. Lo fa scortato dai vertici federali (Abete a destra e Albertini a sinistra) in un clima più rovente di quello dello Stade de Suisse. L’avvio, esattamente come contro l’Olanda, è soft: saluti, qualche notizia sulla giornata, un po’ di sano mea culpa. Poi il fuoco di fila delle domande. Spietate, come i tre gol dell’Olanda, e inevitabili. Il day after. «Siano stanchi – ha ammesso il ct – siamo andati a dormire alle 3,30, con il morale sotto i tacchi. Oggi ho parlato con i giocatori e siamo tutti d'accordo sul fatto che non possiamo fermarci alla sconfitta di Berna ma dobbiamo guardare avanti. In fondo anche nelle qualificazioni per la fase finale di questi Europei siamo partiti con una sconfitta e un pareggio. Sembravamo già finiti e invece eccoci qua». La parola d’ordine, dunque, è ottimismo. «Venerdì torneremo in campo per sfidare la Romania e poi c’è la Francia. Saranno due partite fondamentali e dobbiamo pensare solo a quelle. Fermarci a fare processi su quello che è accaduto l’altra notte non serve a nessuno». Dubbi e ripensamenti. «Alla vigilia della gara con l’Olanda avevo detto di avere una grande confusione nella testa a 137 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO proposito della formazione che sarebbe scesa in campo. In realtà scherzavo anche se, visto come sono andate le cose, mi converrebbe insistere su quella tesi». Il ct non ammette errori. O, almeno, non così gravi come hanno scritto tutti i giornali di oggi. «Credo che la partita vada analizzata nel suo insieme e non mi sembra che l’Italia sia stata tanto inferiore all’Olanda. Le prime due occasioni sono capitate a noi e se Di Natale fosse stato un tantino più fortunato le cose, probabilmente, avrebbero preso una piega diversa. Anche i numeri raccontano che il possesso di palla è stato diviso a metà e i tiri in porta si equivalgono. La differenza è che loro hanno fatto tre gol, noi abbiamo sprecato molto. I titoli su Lippi? Vi dico che me li aspettavo». La formazione. Pochi dubbi sugli undici mandati in campo all’inizio. «Ho scelto la formazione che ritenevo più affidabile considerato il tipo di partita. Non ho mai dato peso alle gerarchie né subìto pressioni. Ho deciso valutando l’assetto complessivo della squadra e le condizioni dei singoli giocatori». E il M aterazzi impresentabile dei giorni scorsi? E il Barzagli in affanno? E il blocco milanista di centrocampo, fallimentare anche in campionato? Per il ct è «solo una questione di punti di vista. M aterazzi era in ripresa dopo l’infortunio di qualche tempo fa e l’ho visto carico e motivato. Barzagli ha sempre ha fatto bene e può capitare che un giocatore sbagli una partita. Quanto al blocco M ilan dico solo che se dovessi stare dietro a queste cose avrei problemi a convocare chiunque». L’errore da non ripetere. «L’ho detto anche ai giocatori: l’Olanda ha commesso venti falli e noi appena dieci. Questo significa che loro sono scesi in campo più aggressivi, con lo spirito che ci vuole in questo tipo di manifestazioni. Noi ci siamo sbloccati tardi e non siamo stati aiutati dalla fortuna, ma 138 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO ora bisogna pensare alla Romania. Se poi devo dare un giudizio devo dire che mi è piaciuto lo spirito di chi è entrato nella ripresa. Parlo di Del Piero, di Grosso e di Cassano». Il futuro. È l’addio al 4-3-3? Donadoni non lo esclude ma nemmeno lo conferma. Anzi. «Se guardiamo solo al risultato allora abbiamo sbagliato tutto. M a nel calcio non è così. Non ci sono controprove. Chi mi dice che con De Rossi in campo o con una scelta tattica diversa sarebbe finita in maniera diversa? La verità è che abbiamo commesso qualche errore in difesa e abbiamo sprecato almeno quattro o cinque occasioni per riaprire la partita. Da qui a bocciare il modulo o le scelte tecniche mi sembra che il passo sia molto lungo. È chiaro che ora, in previsione della gara con la Romania, dovrò valutare bene le condizioni dei ragazzi ed è probabile che qualche cambio si renda necessario. Però non aspettatevi rivoluzioni. Io non butto due anni di lavoro. E se è vero che quella di lunedì è stata una fra le pagine più nere nella storia della Nazionale vi dico che le cose ormai sono andate così e non si possono cambiare. L’unica soluzione che conosco è rimboccarci le maniche in attesa delle prossime due partite». 139 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO La Romania tranquilla: «L’Italia? Basta un pari» di Stefano Edel (inviato a San Gallo) È la mina vagante del girone, e rischia di deflagrare venerdì al Letzigrund Stadion di Zurigo con effetti devastanti per il nostro Europeo se non provvederemo subito a disinnescarla. Perché la Romania, dopo lo 0-0 imposto alla Francia, ha tutta l'intenzione di insistere e creare problemi anche agli azzurri. Il termometro della fiducia è in forte salita nel rifugio scelto dal ct Piturca per isolare i suoi dal mondo e spingerli verso i quarti di finale. L’hotel Saentspark di San Gallo, anzi di Abtwill, sobborgo alla periferia di questa città che degrada a terrazze dalla collina sotto il monte Saentis sino al fiume Sitter (ricorda molto, per capirci, Perugia), è un fortino strategico per tenere lontani i curiosi, ma una volta tanto si può fare un’eccezione. Non qui, dove M utu & compagni hanno fissato il loro buen retiro, ma all’Afg Arena, lo stadio dove ieri il gruppo di Piturca è tornato ad allenarsi. Festa con i tifosi. Caldo asfissiante, temperatura sui 30 gradi e coreografia ideale: alcune centinaia di tifosi hanno chiamato a gran voce Chivu e compagni sotto la tribuna. Autografi e foto si sono sprecati prima della seduta. Cosmin Contra, 32 anni, ex difensore del M ilan passato al Getafe, non ha dubbi: «Sono loro il nostro dodicesimo uomo. Contro la Francia ci hanno aiutato molto, ed è bello rivederne alcuni anche oggi». Mutu, ombroso e polemico. Hanno parlato un po’ tutti, i giocatori, ad eccezione del ct, e il discorso si è focalizzato ovviamente sull’Italia e sul match di venerdì, considerato decisivo. Tutti, meno il lunatico M utu, il quale – forse ha 140 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO un’esclusiva – si è concesso, bontà sua, a una tv rumena. Lo tormenta la sentenza di qualche giorno fa della Corte di giustizia della Fifa, che gli impone di pagare al Chelsea 12 milioni di euro come risarcimento per la squalifica in cui era incorso nel 2004 per positività alla cocaina. Sentenza che non è immediatamente eseguibile – i legali di Adrian presenteranno appello al Tas di Losanna – ma che l’attaccante della Fiorentina ritiene non casuale. «Perché proprio adesso? Perché uscirsene con una decisione del genere mentre sono impegnato nell’Europeo? – questo lo sfogo raccolto dall’emittente – Del mio futuro parlerò solo dopo la conclusione del torneo». Battuta stringatissima sulla sfida con gli azzurri: «Sarà più difficile che contro la Francia, molto più difficile». Chivu e gli altri. Fra ammissioni sincere e sguardi proiettati al futuro prossimo, ecco le dichiarazioni degli altri italiani di Bucarest. Cristian Chivu: «Per battere l’Italia bisogna giocare meglio di lunedì, essere più veloci, crederci maggiormente. La verità è che lo 0-0, a un certo punto, stava bene sia a noi sia ai francesi. Poteva bastarci, insomma. Certo, se vinciamo a Zurigo è fatta». Ancora Contra: «Non vedo l’ora di incontrare i miei amici milanisti. M i sento spesso con Ambrosini, un po' meno con Gattuso. Spero di salutarli con un sorriso, sia prima sia dopo la partita. Venerdì non siamo noi i favoriti, ma se non perdiamo abbiamo buone possibilità di qualificarci per i quarti. La pressione sarà tutta addosso agli azzurri». Paul Codrea, il centrocampista del Siena: «Venerdì dovremo dare qualcosa in più rispetto alla gara con la Francia, bisogna cambiare mentalità: fare, in una parola, quello di cui siamo capaci». Viva la schiettezza. Marica in ospedale. Tanta paura e un brutto taglio in testa, suturato con alcuni punti, per l’attaccante dello Stoccarda, 141 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO scontratosi sul finire di una partitella cinque contro cinque con M arius Niculae e portato in ospedale per controlli. Che hanno escluso complicazioni, anche se il trauma cranico è stato forte. Il suo posto in panchina è in dubbio. 142 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Tecnici e opinionisti bocciano l’Italia «Ma saprà reagire» Beretta e Marino: «Una giornata storta» Carnevale: «Confusi e pasticcioni» di Rocco Coletti Gli addetti ai lavori del mondo del calcio si dividono: alcuni bocciano l’Italia, altri le concedono un’altra chance. Di certo, la prestazione di lunedì sera non è piaciuta a nessuno. M a prevale la prudenza nei giudizi. Allenatori, dirigenti e opinionisti sono concordi nel sottolineare la mancanza di reazione dopo il gol di Van Nisterlooy. E nel bocciare l’operato dell’arbitro Frojdfeldt. L’allenatore Antonio Cabrini, ex terzino azzurro, non infierisce: «Non è stata una prova così catastrofica così come l’hanno dipinta i giornali. Uno schiaffo forte sì, ma ci si può rialzare». Che cosa non ha funzionato? «A mio avviso, c’è stato anche un problema tattico. La posizione di Sneijder, tra le linee, ha mandato in tilt sia la difesa sia il centrocampo. E quando la squadra perde sicurezza nelle retrovie è un bel casino». L’op inionista Aldo Agroppi non ha digerito il gol di Van Nisterlooy. «Il regolamento è assurdo, cervellotico. Chi l’ha partorito, uno scienziato? La rete dell’1-0 è da annullare tutta la vita. Ed è quella che ha cambiato l’indirizzo di una partita che si sapeva difficile. Come si fa a sostenere che Panucci è in gioco? È fuori dal campo per uno scontro di gioco, mica per propria volontà. Da lì è nato il disastro e la partita ha preso una brutta piega per noi. Il secondo gol preso è da squadra amatoriale, mica da Nazionale! L’Italia ha perso la testa. E mi 143 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO è parsa atleticamente stanca. L’Olanda aveva un passo diverso. C’è da recuperare in fretta la condizione. E, soprattutto, bisogna battere la Romania e la Francia. M ica facile!». Cauto il giudizio di Giampiero Gasperini, l’allenatore del Genoa. «È andata male, bisogna voltare pagina e pensare alla Romania». Già, ma perché è andata male? «Il primo gol ha cambiato il corso della gara, l’ha indirizzata a favore dell’Olanda. Ora, però, non iniziamo con i processi, non è tutto da buttare». Sulla stessa lunghezza d’onda Pasquale Marino, l’allenatore dell’Udinese. «Non siamo stati fortunati, a partire da primo gol. Che per me era da annullare per fuorigioco. Gli episodi ci hanno detto male. Poco prima del 2-0 abbiamo sfiorato l’1-1. E, nella ripresa, abbiamo fallito il 2-1 in più circostanze prima del 3-0. Donadoni? Lo stimo troppo, non sono uno di quelli che spara sui colleghi». Più incisivo Andrea Carnevale, ex centravanti della Nazionale. «Ho visto un’Italia confusa e pasticciona. Non mi hanno convinto le scelte in difesa. A me, ad esempio, è piaciuto Grosso quando è entrato, perché non ha giocato dall'inizio? Penso che quella di lunedì sera sia stata una sconfitta salutare. L’Italia ha i mezzi per reagire». Deluso Antonio Di Gennaro, ex azzurro e opinionista di Sky. «L’Italia non è stata all’altezza della situazione. Il primo tempo è stato un fiasco: è mancato un po’ di tutto. È stato un passo falso inatteso che deve far riflettere. Bisogna cambiare senza fare rivoluzioni. Dove? In tutti i reparti. Anche l’assetto tattico. Il 4-3-3 di lunedì non mi ha convinto». Fabrizio Castori, il nuovo allenatore della Salernitana, non usa tanti giri di parole: «È stato un disastro, sotto tutti i punti di vista. È stata un’Italia troppo brutta per essere vera». 144 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Più diplomatico Giuseppe Galderisi, ex centravanti azzurro e nuovo allenatore del Pescara. «L’amarezza è enorme. M a gli episodi sono determinanti nel contesto di una gara equilibrata. E lunedì sera sono stati tutti favorevoli all’Olanda. Sembriamo usciti con le ossa rotta, ma ho fiducia nell’Italia. Reagirà». Mario Beretta, ex allenatore del Siena, non si addentra nell’analisi. «È stata una giornata storta, meglio sia arrivata all’inizio. A mio avviso, produrrà una reazione. Le scelte di Donadoni? Ha perso e tutti gli danno addosso; purtroppo, i giudizi da noi sono legati solo ai risultati». Massimo Moratti, presidente dell'Inter, guarda avanti: «È stato un risultato inaspettato, ma può essere che una tale sberla serva per vincere le prossime due partite. Nel calcio non si sa mai...». Chiusura con due ex commissari tecnici, Arrigo Sacchi e Azeglio Vicini. Provano a mettersi nei panni di Donadoni, dal momento che, in passato, hanno guidato l’Italia e, quindi, conoscono lo stato d’animo del ct entrato nel mirino della critica dopo il passo falso contro l’Olanda. Sacchi parla di mancanza di motivazioni, Vicini confida in una reazione. «L’Italia era come una Ferrari senza benzina, perché senza motivazione non si va avanti», ha detto Arrigo S acchi. «Non è finito tutto, ma si è sempre detto che chi conosce il passato sa sempre com’è il futuro: nell’82 campioni del mondo e nell’84 non ci siamo qualificati all’Europeo; nel ’90 terzi al M ondiale e nel ’92 non ci siamo qualificati; nel ’94 finale mondiale persa ai rigori e nel ’96 fuori al primo turno. Noi abbiamo sempre avuto dei risultati attraverso critiche o scandali antipatici e questo non è positivo perché cresciamo poco attraverso la nostra cultura, ma per avvenimenti esterni che ci danno qualcosa in più». Azeglio Vicini, invece, non getta la croce sul pacchetto 145 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO arretrato: «L’organizzazione difensiva viene da più reparti, il centrocampo per esempio ha il merito di filtrare. La squadra, comunque, ha le capacità tecniche e morali per riprendersi. Anche se una mazzata così pesante è dura da digerire. Se vinciamo con la Romania ci rimettiamo in corsa». 146 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO M ERCOLEDÌ 11 GIUGNO In casa azzurra sale la tensione Le partite di giornata offrono già i primi verdetti: Svizzera eliminata dopo la sconfitta (2-1) contro la Turchia e Portogallo già ai quarti grazie al 3-1 rifilato alla Repubblica Ceca. In casa azzurra, oltre a fare i conti sulla possibile eliminazione anticipata (un salasso), sale la concentrazione in attesa della partita con la Romania che potrebbe essere già fatale. I francesi, che dovremo affrontare in una drammatica ultima partita, alzano già i toni. Insomma, la tensione è alle stelle. 147 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO IL CT AZZURRO DONADONI TIENE A RAPPORTO I SUOI GIOCATORI 148 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Italia, il flop vale 20 milioni Oltre a Donadoni, trema anche il cassiere federale di Alessandro Bernini (inviato a Baden) Dal profondo azzurro al profondo verde. Verde come il colore dei soldi. L’eventuale eliminazione degli azzurri alla prima fase provocherebbe due ferite: una nel cuore degli italiani, e una nelle casse della Federcalcio. M a se la prima si rimargina sempre col tempo, la seconda lascerebbe un vuoto da 20 milioni di euro. Addio pioggia di euro. Stage Up è una società italiana che si occupa di marketing e business legati al mondo sportivo, soprattutto al calcio. Secondo i suoi calcoli, le entrate della Nazionale in caso di vittoria potrebbero raggiungere addirittura 87,8 milioni di euro. Come? con 38,5 milioni da diritti tv, 27,3 milioni di euro da sponsor (incluse sponsorizzazioni future) e 22 milioni di euro dal premio Uefa. Se gli azzurri salutano l'Europa, vanno subito in fumo 14,5 milioni di montepremi Uefa (7,5 sono già stati incassati). Dagli accordi firmati nel recente passato è emerso che i contratti con sponsor e fornitori hanno un certo grado di aleatorietà sotto il profilo dei ritorni degli investimenti perché la visibilità dipende appunto dalla permanenza degli azzurri nella manifestazione. E se il mondiale in Germania aveva portato un boom, adesso sarebbe facilmente prevedibile un calo del 10-20%. E dunque altro rosso di cinque milioni circa. Per un totale di almeno 20 milioni. Niente premi. La magra consolazione per il bilancio dei vertici Figc arriverebbe dal mancato pagamento dei premi ai 149 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO giocatori. Queste le cifre fissate per ciascun azzurro. 80.000 euro per l’approdo ai quarti, 120.000 euro per la conquista della semifinale, 150.000 euro in caso di arrivo in finale, 215.000 euro in caso di vittoria del titolo europeo. M oltiplicando per 25 uomini (la rosa dei 23, più Cannavaro e Donadoni) si arriva a 5 milioni e 375mila euro totali da sborsare in caso di vittoria finale, sfiorando in realtà i sei milioni di euro per i premi che andrebbero anche al resto dello staff azzurro (tecnico, medico, magazzinieri...). Due curiosità. Il premio finale di 215mila euro a testa è inferiore di 35mila euro rispetto a quello corrisposto per la vittoria mondiale. Per la qualificazione agli Europei, gli azzurri hanno invece incassato 15mila euro a testa. Povera Rai. Chi rischia di fare una frittata è la Rai. Per l’acquisizione dei diritti tv, l’azienda di Stato ha infatti sottoscritto un contratto con la Uefa da 120 milioni di euro che le garantisce l’esclusiva. Saltata la possibilità di cedere in subaffitto questi diritti (la Uefa l’ha proibito, anche per questo Sky è rimasta tagliata fuori), la Rai ha puntato tutto sui contratti pubblicitari. I 18.349.801 spettatori che hanno assistito a Italia-Olanda (share 62,1%) erano un biglietto da visita strepitoso per bussare agli inserzionisti pubblicitari, il ko per 3-0 ha però complicato le cose e contro la Romania si prevede un brusco calo, anche per l’orario diverso (18 anziché 20.45). Boom annunciato se invece con la Francia fosse uno spareggio-qualificazione. Evidente comunque che l’uscita dell'Italia farebbe crollare gli ascolti e anche il rientro pubblicitario. E recuperare i 120 milioni già spesi diventerebbe impossibile. Casa Azzurri. Sono inquieti anche al quartier generale azzurro, dove ogni giorno si muovono sponsor, amici e amici degli amici. Perché se l'Italia uscisse, da mercoledì 18 addio 150 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO feste e via al profilo bassissimo. Anche se la decisione è già presa: pur con la Nazionale fatta fuori, Casa Italia resterebbe aperta sino al 29 giugno, data della finale. D’altronde gli accordi con gli sponsor sono già stati firmati. E un discorso sono i soldi, un altro la gioia del cuore. 151 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO L’altra partita: quella dell’odio di Stefano Tamburini Ci sono partite di calcio che non si giocano solo con il pallone. Di solito non finiscono quando l’arbitro fischia, il brutto è che spesso proseguono nei dintorni dello stadio o su tanti campi lontani (piazze, vicoli o villaggi), fino a quel momento sconosciuti ai più. Italia-Romania di dopodomani è purtroppo fra queste. Fra i due Paesi non tira una bella aria. Storiacce di criminalità, viste sempre con l’occhio strabico di chi pensa che la ragione sia sempre da una parte (la sua) e punta dritto alle espulsioni di massa, hanno un tantino raffreddato i rapporti. Così, nell'immaginario di molti italiani, i rumeni sono tutti o in gran parte delinquenti e i rom (gli zingari) si accampano per svaligiare le case. Invece noi italiani siamo perfetti. Poi magari si scopre che un operaio rumeno sfruttato dai datori di lavoro italiani (e già qui ci sarebbe da dire) viene bruciato vivo. I barbari sono proprio i due italiani che prima gli hanno fatto stipulare un’assicurazione sulla vita a favore della signora padrona e poi hanno scelto il modo più veloce per passare all'incasso. E se fosse accaduto il contrario, se i due barbari fossero stati rumeni e il ragazzo che sognava un lavoro stabile e ha trovato la morte nel modo più orribile fosse nato a Gallarate? M eglio non pensarci. I rumeni in Italia, secondo l’ultima stima Caritas, sono un milione e 16 mila: una città grande come Napoli. In molti centri dove sono particolarmente radicati hanno trovato normale organizzare una visione collettiva davanti a un maxischermo. Bene, hanno dovuto rinunciare per paura di contestazioni e violenze. Pensate a Roma, dove ultimamente il 152 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO clima non è fra i migliori e gli episodi di violenza gratuita contro gli stranieri si sono moltiplicati. E dove, neanche sette mesi fa, a poche ore dall’uccisione accidentale di un tifoso da parte di un agente di polizia, una folla di ultrà armata di spranghe e di una misera manciata di neuroni avariati ha pensato bene di assaltare caserme dei carabinieri e commissariati di polizia. Cosa volete che sia – in caso di sconfitta azzurra, magari con un paio di episodi dubbi – andare a prendersela con qualche campo nomadi o con un gruppo di rumeni. O se, al contrario o al tempo stesso, qualche rumeno esuberante pensasse di strumentalizzare un po’ di rabbia repressa. M agari anche in Romania, dove gli imprenditori italiani sono tanti e non stanno facendo una bella vita. Ecco, questo è il quadro che emerge in un Paese che reclama giustamente più sicurezza e crede che prendersela in blocco con chi viene da lontano sia la strada più breve. È anche il Paese che è capace di tenere per più mesi in galera tale Florian Placu, albanese incensurato e sposato con un’italiana, accusato di tentato furto di una mucca rispetto a Sergio Cragnotti e Calisto Tanzi, due che in fondo hanno solo rovinato milioni di risparmiatori. Ecco, dunque, che una vittoria o un Ko dell’Italia alla fine potrebbero essere poca cosa rispetto all’altra partita, quella dell’odio. La prima sfida da vincere è proprio questa. 153 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Domenech confuso quando c’è l’Italia «Il gol di Van Nistelrooy? Da convalidare Anzi no, era fuorigioco» di Stefano Edel (inviato a Chatel Saint Denis) L’Italia deve proprio essergli indigesta se è vero che non la nomina quasi mai, giusto lo stretto necessario perché, a Euro 2008, è inserita nello stesso girone. A Raymond Domenech, 56 anni, ct della Francia, quella delusione di Berlino di due anni fa continua a bruciare parecchio. A tal punto da contraddirsi sulla regolarità del gol di Van Nistelrooy. Monsieur Domenech, come ribatte ai fischi dei vostri tifosi dopo lo 0-0 con la Romania? «Non m'interessano. Non leggo i giornali, non guardo la tv, sono libero...». Ci dica almeno con che spirito la Francia si avvicina alla partita forse più delicata del suo girone, quella di venerdì con l’Olanda a Berna. «Siamo molto preparati e motivati. Abbiamo una squadra di giocatori esperti, abituati a questo tipo di tensioni e pressioni. C’è la consapevolezza di arrivare a una gara fondamentale per noi. M olto, molto difficile». Ci sono buone possibilità, a suo avviso, perché ne usciate bene? «Il destino è nelle nostre mani. Restano due partite da disputare, non una sola. Il bilancio di questo gruppo di ferro lo stileremo alla fine. Tutti si rifanno ai 90 minuti con la Romania per giudicarci, dimenticando che era la gara d'esordio all’Europeo, con tutto ciò che comporta un debutto da vicecampioni del mondo. Andando avanti, si può solo migliorare». 154 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Non ha risposto completamente. S ia più schietto, che cosa si aspetta? «Se intendete un paragone fra le due partite, vi confesso che mi attendevo che la Romania rimanesse tutta indietro contro di noi. Così come sono convinto che contro gli olandesi il confronto sarà su un altro piano: loro vanno in campo per vincere, hanno una propensione naturale al gioco d’attacco, e ti concedono spazi. Qui nulla è definito: la situazione è destinata a cambiare giornata dopo giornata, per cui conto solo su una Francia all'altezza del compito». Olanda favorita, a questo punto, per il primo posto nel raggruppamento C? «È in testa, ha tre punti in classifica e ha vinto bene il match d’esordio proponendo una manovra spettacolare. M a le sue tre avversarie hanno la possibilità di arrivarle davanti. Ripeto, i conti li faremo solo martedì. Non è il caso di stabilire una gerarchia di valori adesso, tutti possono rientrare in lizza per il superamento del turno». Qual è la squadra che l’ha impressionata maggiormente? «La Romania. E' stata brava a chiuderci gli spazi, non era facile scardinarla». Ma come, Portogallo, S pagna, S vezia, Germania, Croazia e la stessa Olanda non le hanno trasmesso sensazioni positive? «Parlo solo di quelle Nazionali che ho già affrontato. E la Romania mi è piaciuta. Del resto, quando voi scrivete esprimendovi sul conto di una singola squadra, non è che lo fate prima di averla vista in azione». È un vantaggio affrontare l’Olanda conoscendo già il risultato di Italia-Romania? «No, non ha una rilevanza particolare. Fosse stato l’ultimo 155 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO incontro del girone, avrei capito. M a ce n’è ancora un terzo...». A proposito, ci saranno Vieira ed Henry, assenti lunedì scorso? «Fanno parte dei 23» (e sorride. Il toto-formazione dà la punta del Barcellona sicuro, al posto di Anelka, l'interista probabilissimo, e Toulalan gli cederebbe la maglia, e un ballottaggio al 50%, per ammissione dello stesso tecnico, fra Abidal ed Evra per il ruolo di terzino sinistro). Van Nistelrooy non la lascia tranquillo? «Lui fa reparto da solo. M a l’Olanda è forte un po’ dappertutto». A proposito di Van Nistelrooy, che ne pensa del suo gol all’Italia? Andava annullato? «Il regolamento dice che il giocatore che va al di là della linea di fondo nel corso di un’azione tiene in gioco gli avversari nel proseguo della stessa. Chi afferma il contrario non conosce le regole del calcio». M a, poi, si contraddice in conferenza stampa. «La regola del fuorigioco è cambiata, siamo contenti di saperlo. Prima ero convinto che un uomo fuori dal campo non tenesse in gioco nessun avversario – ha aggiunto Domenech – basta che ce lo dicano. Spero che la prossima volta non si consideri attivo anche uno spettatore che sta dietro alla porta». M a qual è il vero pensiero di Domenech? 156 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Grosso alla riscossa: critiche inutili Il terzino: non siamo bamboccioni Zambrotta: vedrete, reagiremo di Antonio Ledà (inviato a Baden) Dopo la burrascosa conferenza stampa del dopo Olanda, il ct Roberto Donadoni affida la sua difesa a due esperti del settore: Gianluca Zambrotta e Fabio Grosso. Una scelta casuale, ma non troppo. I due sono stati tra i meno deludenti nella gara persa contro l’Olanda e potrebbero rappresentare una delle novità nella formazione anti-Romania. Zambrotta sembra destinato a partire a destra, mentre Grosso andrebbe a prendere il suo posto dall'altra parte. L’ipotesi non trova conferme, ma è avvalorata da tanti piccoli dettagli. Frasi lasciate a metà, qualche battuta rubata a microfoni spenti, la stessa presenza dei due difensori nella sala stampa di Casa Azzurri. Toccherà a loro raccogliere i pezzi della difesa e provare a raddrizzare una barca che sembra già alla deriva. Guai a mollare. È la parola d'ordine del ct e Grosso e Zambrotta si arruolano nella schiera dei Donadoni-boys. «Io non mi sento un bamboccione – ha subito chiarito il primo in riferimento a un sms partito dal ritiro degli italiani – non so chi ha raccontato questa stupidaggine, ma permettetemi di dissentire». «Con l’Olanda non abbiamo certo giocato bene – ha continuato il secondo – ma io condivido l’analisi del mister. Nonostante il 3-0 non tutto è stato da buttare. Abbiamo costruito tante palle gol e, soprattutto nella ripresa, abbiamo avuto la possibilità di riaprire la partita. Sull’1-2 non so come sarebbe finita». Premio allo zelo. Anche a costo di sfiorare il ridicolo. «Ieri 157 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO abbiamo rivisto la partita tutti insieme – ha spiegato il neoacquisto del M ilan – e ci siamo resi conto che abbiamo creato tantissimo. Purtroppo, non siamo riusciti a segnare e questo è anche merito dell’Olanda. Ora bisogna archiviare questa partita e pensare a battere la Romania». Cambierà il modulo? Zambrotta non si sbilancia («Queste cose lasciamole decidere all'allenatore»), ma fornisce una sua ricetta. «Abbiamo sbagliato approccio nel primo tempo e abbiamo preso due gol in contropiede. Sapevamo che loro erano bravi nelle ripartenze, ma ci siamo fatti sorprendere lo stesso. Il problema è che non siamo stati capaci di tenere le giuste distanze tra i reparti e abbiamo subito la loro voglia di vincere». Infine, uno sguardo alla sfida con la Romania. «Spero che non succeda nulla di extracalcistico perché il pallone, così come più in generale lo sport, deve avvicinare i popoli e non divederli». La stizza “francese”. Anche Fabio Grosso sceglie la linea del basso profilo. «Io credo che le critiche tecniche siano legittime, però, dopo la gara con l’Olanda ho sentito accuse superflue e inutili. Lasciatemi dire che non ero più abituato a certe cose». Sulla sconfitta l’analisi è simile a quella di Zambrotta. «Il risultato è pesante e non rispecchia quello che si è visto sul campo. Il verdetto è comunque da accettare e da trasformare in energia positiva per la prossima partita con la Romania». I motivi della sconfitta? «Abbiamo preso il primo gol in maniera strana, la squadra si è innervosita e ha incassato anche il secondo. Quando vai sotto 2-0 nella prima gara di una competizione così importante non è facile rialzarsi. Eppure, nella ripresa, abbiamo avuto la possibilità di riaprire la gara. Ora sappiamo di non poter sbagliare e vedrete che contro la Romania non commetteremo gli stessi errori». 158 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Il disastro di Raisport di Carlo Pecoraro Sarà perché i soldi ce li mettiamo anche noi, sarà perché dopo le prime dieci partite si è capito qual è l’andazzo. Chapeau alla Rai che ha sborsato 105 milioni di euro per accaparrarsi i diritti delle partite di Euro 2008, ma – e non lo diciamo noi, ma i dati di ascolto – le trasmissioni di approfondimento e i commentatori non sono all’altezza dell’investimento. Alla vigilia, il direttore di RaiSport M assimo De Luca, aveva difeso la squadra sostenendo che «la scuola Rai è ritmo, non concitazione»: una stoccata a Sky. «Non vogliamo urla e gole squarciate – spiegava – ma ci rifacciamo ai grandi maestri come M artellini». Ad averceli oggi quei commentatori: sobri, eleganti e capaci di emozionare tutti anche chi, di calcio, non ne mastica. Durante le partite, ma anche nei dopo e pre, ci si imbatte invece in lezioni di qualunquismo, commenti tecnici da bar dello Sport e battute che lasciano basiti. Per non parlare della sciatteria. Un esempio? In qualche sottopancia si legge: «Inviato da Vienna», «Inviato da Salisburgo». Con tanti saluti al moto a luogo. E poi i servizi con messaggi subliminali come l'intervista ad Alessandro Gassman durante un vernissage di una famosa marca di vestiti – di cui è testimonial – che è lo stesso brand che indossa l’inviato di Raisport. Sarà che la Rai ha speso tutto per l’acquisto dei diritti tv, ma due lire per i commentatori tecnici poteva anche sborsarle, visti i risultati. Salvatore Bagni, nel “telegramma” di fine partita Italia-Olanda si sforza e sentenzia: «La prossima partita contro la Romania sarà determinante». Oppure che dire di Carlo Paris che, collegato da bordo campo, sconvolto 159 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO dal raddoppio olandese, informa 18 milioni di italiani che: «Si sta scaldando Cannavaro». Insomma, grasso che cola per rubriche e Blob televisivi, ma il servizio? M a cosa importa, quello che conta sono i dati d’ascolto. Cifre da record che valgono più delle arance di M arino Bartoletti. 160 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO GIOVEDÌ 12 GIUGNO Siamo già alla vigilia da paura Siamo già alla vigilia da paura: domani c’è la partita con la Romania e per l’Italia è già decisiva, con una sconfitta non ci sarebbe più scampo. Le sfide di giornata offrono la sorprendente sconfitta (2-1) della Germania contro la Croazia e il pareggio (1-1) fra Austria e Polonia con i verdetti ancora aperti nel girone B. 161 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO UNA SELVA DI MICROFONI DAVANTI AL CT ROBERTO DONADONI 162 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Italia al bivio: avanti tutta o tutti al mare Donadoni si affida a Del Piero, De Rossi, Chiellini, Grosso e Perrotta di Antonio Ledà (inviato a Zurigo) O dentro o fuori, perché è inutile aggrapparsi alla matematica e sostenere che anche un pareggio potrebbe tenerci in corsa. Domani non ci saranno se e non ci saranno ma: bisognerà vincere per allontanare i fantasmi che agitano le notti azzurre e fare capire a tutti che lo scivolone con l’Olanda è stato solo un episodio. I campioni del mondo devono ritrovare una serata da campioni del mondo. Il compito non è agevole perché l’avversario non è solo la Romania (squadra da prendere con le pinze) ma quello strano tormento che qualcuno chiama mal di pancia, qualcuno, più semplicemente, paura. Il nostro avversario non è M utu ma il dubbio di non farcela. La sensazione di non essere più la squadra imbattibile dei mondiali tedeschi, di aver smarrito il ruolo di superfavorita del torneo. Donadoni è il primo ad arrovellarsi tra dubbi che fino all’altroieri sembravano impensabili. Tradito dagli uomini sui quali aveva puntato tutto: Gattuso, Ambrosini, Di Natale, M aterazzi e, in parte Panucci. I suoi uomini. Quelli che avrebbero dovuto fare argine davanti a Buffon e invece si sono arresi al primo assalto dell’Olanda. Gli innesti. Domani dunque si cambia. Il ct è costretto a cambiare anche a costo di rivedere il modulo. Il 4-3-3 con Camoranesi e Di Natale larghi e Luca Toni al centro dell’attacco lascerà spazio a un 4-3-1-2 con Toni e Del Piero 163 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO punte e Camoranesi alle loro spalle, o, più probabilmente, a un 4-2-3-1 con Toni unica punta, Camoranesi, Perrotta e Del Piero (probabilmente centrale) appena dietro, De Rossi e Pirlo in mediana. Qualunque sia la formula una cosa è certa: il 3-0 con l'Olanda costerà il posto ad almeno quattro, quasi certamente cinque azzurri. In parte lo ha annunciato il ct e lo ha confermato, indirettamente, l'allenamento di ieri. La difesa. Le novità più grosse sono previste in difesa. M aterazzi, in ritardo di preparazione, lascerà il posto a Chiellini. Il secondo centrale dovrebbe essere Panucci che nel secondo tempo con l’Olanda non ha demeritato. L’alternativa è Barzagli che proprio oggi ha ufficializzato il trasferimento al Wolfsburg e sembra rinfrancato dopo la figuraccia di martedì. Cambiano anche gli esterni. Zambrotta dovrebbe lasciare la fascia sinistra per tornare a destra, nel suo ruolo naturale mentre Fabio Grosso viene promosso titolare a sinistra. Centrocampo e attacco. A centrocampo il rebus è più complicato. Detto che Donadoni ha fatto sapere che non stravolgerà la squadra, l’ipotesi più probabile è quella di uno schieramento con De Rossi e Pirlo davanti alla difesa, Camoranesi a destra e Perrotta a sinistra. Poi c’è lui: Alessandro Del Piero, l’uomo dei quattro Europei, il campione che ha vinto tutto ma che ha ancora voglia di sorprendere. Sarà Pinturicchio, stasera, a dover indossare i panni di salvatore della patria. Lo chiedono i tifosi, lo dicono i numeri (23 gol in campionato), lo spera il ct che gli ha dato anche la fascia da capitano. Per lui non sarà facile, ma non si è sempre detto che nel dna della Nazionale c'è la capacità di esaltarsi proprio nei momenti più duri? Vedremo. Avversari “blindati”. Intanto sul fronte avversario Piturca prepara una formazione blindata e per non svelare “segreti” ha rinunciato all'ultimo allenamento a Zurigo. Il mister ha 164 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO ironizzato sui dubbi di Donadoni («Se volete vi dò io la formazione dell’Italia») e ha anticipato di aver previsto un trattamento speciale per la coppia Del Piero-Toni. In realtà la Romania dovrebbe ripresentarsi con M utu in attacco e Chivu a dirigere la baracca. Il resto lo farà la fame, la voglia di battere i campioni, il desiderio, più o meno nascosto, di vendicare altri appetiti. 165 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Piturca blinda la Romania «Sarà difficile batterci» di Stefano Edel (inviato a San Gallo) Niente domande in italiano, l’annuncio ironico («Azzurri in campo con De Rossi e Del Piero, ho avuto notizie in tal senso da specialisti rumeni del vostro calcio»), nuove punture di spillo a M utu («Ha bisogno di giocare per trovare la forma migliore»). E poi, a sorpresa, la decisione di trascorrere la vigilia nel rifugio “blindato” di San Gallo, rinunciando – ma solo perché vi ha già disputato la prima partita – alla seduta di rifinitura al Letzigrund. Se lo chiamano Satana, un motivo ci sarà: perché Victor Piturca, 52 anni, ex centravanti della Steaua Bucarest, con cui ha vinto nel 1986 la Coppa dei campioni, è un ct che fa del rigore e della disciplina i comandamenti-cardine del suo Vangelo calcistico. In realtà, prima ancora che per il suo carattere tutt'altro che tenero, il soprannome se lo è guadagnato per la monotonia del look: veste infatti sempre di nero. S trategia anti-Del Piero. Vantaggi all’avversario non ne concede, men che meno ai mass media. La seduta conclusiva all’Afg Arena è visibile per i classici 15 minuti iniziali, che filano via tra giri di campo ed esercizi atletici. Poi, tutti fuori, il tecnico fa le prove generali in segreto per il match di domani. Eppure avrebbe un solo dubbio, riferiscono quelli che lo seguono da giorni. A centrocampo: favorito Codrea su Cocis. A parte le battute sull’undici avversario – oltre agli inserimenti sicuri di De Rossi e Del Piero, non ne esclude altri – l’allenatore rumeno un paio di considerazioni sul tema 166 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO tattico le concede: «Gli Azzurri sono campioni del mondo e sono favoriti contro di noi, ma non credo a un’Italia votata all’attacco, che venga avanti a testa bassa». Ancora: «Del Piero è molto pericoloso. Abbiamo una strategia per bloccarlo». Certo, però, che con il capitano della Juve e con De Rossi («un giocatore giovane») «sarà un’Italia più forte». Mutu presto al top. «Chi indossa questa maglia – ripete spesso Piturca – dev'essere concentrato dal primo all’ultimo minuto». Sembrerebbe di capire che, al di là del chiarimento avuto con il diretto interessato, sia sempre M utu l’uomo da stimolare con argomenti convincenti. «Adrian, al di là dei lutti familiari (la morte della nonna materna, ndr) e delle grane (il risarcimento di dodici milioni di euro da versare al Chelsea per la squalifica di sette mesi subìta dopo essere stato trovato positivo alla cocaina), ha bisogno di ritrovare la forma migliore. E ci può arrivare solo giocando. Il top può raggiungerlo nei quarti di finale o anche in semifinale». Chivu: il pari ci basta. L’interista, uno fra gli italiani del gruppo, è protagonista di un mezzo incidente diplomatico quando inizia a rispondere nella nostra lingua alle domande che gli vengono poste. «Qui si parla solo in inglese e rumeno», il perentorio aut aut impostogli dalla sua Federazione. L'altroieri, in sintonia con l’appellativo del suo ct, aveva minacciato: «Italiani, troverete l'inferno». Ora è più tranquillo, ma ci mette ugualmente in guardia: «Dicevano tutti che la Romania era l’ultima del girone, che siamo dei perdenti, ma sarà difficile per tutti batterci. Un pareggio? A noi può star bene, perché saranno gli italiani ad avere più pressione. Sono loro che devono assolutamente vincere». Gli ha scritto Ibrahimovic, facendogli gli auguri («Zlatan mi ha mandato un sms, sono contento per lui, ho visto il suo gol alla Grecia, ma il mio problema è la nostra partita ora. Di lui si sa tutto, è uno 167 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO dei migliori al mondo»), e molti tifosi dell'Inter sono andati a trovarlo in ritiro. Marica non ci sarà. L’attaccante dello Stoccarda non sarà probabilmente in panchina oggi. Il trauma cranico dopo lo scontro in allenamento con M arian Niculae non è stato assorbito del tutto. M eglio non rischiare. 168 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Donadoni preannuncia la rivoluzione Il ct anticipa solo le novità Del Piero e Chiellini, poi mezze ammissioni di Alessandro Bernini (inviato a Zurigo) Udite udite: Donadoni fa due nomi il giorno prima della partita e annuncia che giocheranno. M ai successo. «Del Piero e Giorgio (Chiellini, ndr) saranno in campo», getta lì il ct. Che poi va anche oltre: «Avremo tre, quattro novità: ci sono giocatori che hanno speso molto e devono tirare il fiato per cui è giusto cambiare un po’». In realtà sarà una rivoluzione, nei titolari e nel modulo. Le novità. Parole con speranze e timori contano poco. Dopo le feroci critiche per le scelte contro l’Olanda, è evidente che l’attesa è tutta sulla nuova formazione. E sul modulo. Le domande provano a scavare, Donadoni lo capisce e rialza subito la sabbia. «Le valutazioni definitive le farò comunque prima della partita. Del Piero e Chiellini sono sicuri, poi se voi giornalisti sbagliate gli altri nomi non vi arrabbiate con me. Oh, vi do due titolari certi e vi lamentate lo stesso...». E poi annuncia: «Sì, in settimana ho provato la nuova formazione, ma quando le porte erano chiuse». Solo un’altra confidenza: «Del Piero lo vedo meglio dietro, abbastanza accentrato. Sia in un 4-2-3-1 sia in un 4-3-2-1». I giocatori sanno? Donadoni comunica sempre la formazione ai giocatori solo due, tre ore prima della partita. Una scelta che, secondo una linea di pensiero, toglie troppe certezze ai giocatori. M a il ct prende la medaglia e la rovescia: «Se a un giocatore dico “tu resterai fuori” a tre giorni dalla gara, quello si mette da parte. Giuste o sbagliate che si rivelino, c’è sempre 169 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO un ragionamento dietro le mie scelte. E poi sono due anni che mi comporto in questo modo, e non erano mai saltati fuori problemi». La paura. Strada a senso unico, la Romania va battuta. M a non è che dopo il tonfo con l’Olanda si sia diffusa nell’aria un po’ di paura? Donadoni annuisce: «La paura è umana, altrimenti saremmo dei robot. E comunque esiste anche la “sana paura”, quella secondo me un po’ ci deve essere. Questa è una squadra composta da giocatori che ne hanno vissute tante, non credo che stavolta ci siano sensazioni o emozioni diverse rispetto ad altre partite importanti». Fiducia a Del Piero. La fascia stavolta sarà sul braccio di Del Piero. «Il capitano lo fa il giocatore con più presenze, ho detto che Alex gioca per cui toccherà a lui». Ci si attende tanto dal bianconero. Da trascurato ad ancora di salvezza. «È chiaro che i giocatori con più carisma hanno il compito di trasmettere sicurezza e forza ai compagni. M i aspetto il cento per cento da Del Piero, così come dagli altri». Gli 007 rumeni. Anche ieri, al Letzigrund Stadion di Zurigo, il ct ha fatto chiudere le porte dopo 15 minuti di allenamento. Fuori i giornalisti, ed è la prima volta che questo avviene alla vigilia di un match di una competizione internazionale. «Sapevo che c’erano degli infiltrati stranieri...», sussurra Donadoni. La Romania invece ha deciso di starsene chiusa nel ritiro di San Gallo. «M a io non ho mandato nessuno 007. Li conosco, sono una squadra tosta, che ha fatto sudare la Francia. È dal giorno dei sorteggi che lo ripeto, guai a considerare la Romania una squadra materasso perché giocare contro di loro è molto dura». Le critiche. C’è anche spazio per una piccola polemica. Salta fuori quando Donadoni scopre di una sua intervista su un 170 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO giornale rumeno nella quale avrebbe dichiarato «dopo il ko con la Francia, meno male che arriva la Romania». Il ct sorride: «M ai detta una cosa del genere. Vedete, evidentemente i giornalisti e la nazionale fanno squadra. M agari potremmo farlo anche noi...». 171 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO «Che sia solo una partita di calcio» Dopo le ultime tensioni, c’è paura tra i rumeni in Italia di Angelo Bonacossa Che resti solo e soltanto una partita di calcio. È quello che si augurano i rappresentanti delle numerose associazioni rumene in Italia. M arian M ocanu, presidente della Lega rumena con sede a Torino: «È un evento sportivo e non deve travalicare i confini dello sport. Per noi potrebbe avere riscontri positivi a livello sociale. Però c’è anche paura». La si avverte in Romania e non esita a nasconderla Eugean Terteleac, presidente dell'Associazione rumeni di Roma: «Sì, abbiamo paura. Gli ultimi fatti di cronaca, gli attacchi di alcuni politici, i mass media, il clima che si è venuto a creare mi portano a usare la parola paura anche se quella di domani è, o almeno, dovrebbe essere solo una partita di calcio, un modo per diventare più amici, conoscerci meglio, capire l’importanza che noi rumeni rappresentiamo per l’Italia». «Tra i rumeni con cui ho parlato – sottolinea M iruna Cajvaneanu, giornalista di HotNews, la principale agenzia online della Romania - c’è tanta attesa e entusiasmo. Sembra che i “toni” neri della cronaca siano lontani, per fortuna nel calcio siamo tutti tifosi e tutti uguali». Clima di amicizia ci sarà sicuramente a Torino, all'Associazione fratia (fratellanza) dove la presidente Aurelia M irita attende la gara con assoluta tranquillità. «Qui siamo metà italiani e metà romeni – sottolinea – La partita la vedremo insieme nello stesso salone dove sventolerà una sola bandiera con i colori dei due Paesi. Vinca il migliore. Lunedì quando gli azzurri hanno perso, 172 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO abbiamo pianto, eravamo dispiaciuti». Nessun dubbio che sarà uno spettacolo: «M a certo che sarà uno show: da una parte ci sono Chivu e M utu, dall’altra Del Piero, Gattuso, Buffon». Paura? «E perché? La cultura ha fatto fermare le guerre, una partita di calcio può essere utile per il rispetto reciproco». A Torino tifa Juventus, quand’era in Romania Steaua Bucarest: «Ho conosciuto Walter Zenga, l’ex portiere dell’Inter che ha allenato questa squadra, una persona splendida». Chi invece vorrebbe la Romania vincente è M iruna Cajvaneanu: «Spero che la partita sia bella; noi abbiamo tifato per l’Italia al mondiale tedesco e abbiamo festeggiato quando ha vinto il titolo». Gradirebbe invece un pareggio M arian M ocanu: «Il risultato ideale sarebbe 2-2 perché i rumeni d’Italia hanno il cuore diviso a metà e non riescono a fare il tifo per nessuna delle due. Io sono tifoso della Sampdoria, l’azzurro che mi fa più paura è Del Piero ma è anche quello che rispetto maggiormente». Tifa Roma da una vita Eugen Terteleac ma oggi è disposto a buttare il cuore oltre l’ostacolo: «Se vince la Romania ok, ma dopo tutto quello che è successo in Italia non so se sia la cosa migliore. Col cuore tifo per il mio Paese; per evitare polemiche, eventuali scontri vorrei che fosse l’Italia a primeggiare. Insomma, non so se l’ha capito: questa gara arriva in un momento che peggiore non poteva essere per noi». 173 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO 174 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO VENERDÌ 13 GIUGNO Solo un pari, ma siamo vivi L’Italia aveva bisogno di una vittoria per continuare a sperare ma con la Romania arriva un pareggio (11) che lascia aperta la speranza per la qualificazione. Il tutto grazie al portiere Gigi Buffon che nel finale para un rigore di Mutu ed evita il baratro. E anche grazie alla vittoria dell’Olanda (4-1) che non esclude del tutto i francesi ma rimanda tutto all’ultima sfida proprio contro i Bleus. Il quadro è chiaro. Tre le ipotesi favorevoli all’Italia. La prima: l’Italia batte la Francia e l’Olanda non perde contro la Romania. La seconda: L’Italia pareggia con la Francia, segnando almeno un gol, e la Romania perde. La terza: l’Italia pareggia 0 a 0 con la Francia e la Romania perde con almeno quattro gol di scarto contro l’Olanda. 175 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO BUFFON PARA IL RIGORE DI MUTU E RIAPRE LA SPERANZA 176 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Buffon riapre le valigie già pronte Il portiere para il rigore di Mutu e tiene aperto uno spiraglio di Alessandro Bernini (inviato a Zurigo) Da qui, Berlino è distante 668 chilometri e 704 giorni. Tanti, troppi visto che adesso rischiamo davvero di passare dal tetto del mondo allo scantinato d’Europa. Buffon parando un rigore ho tolto le valigie già cariche sul pullman, ma adesso serve un mezzo miracolo: bisogna battere la Francia martedì prossimo e sperare in buone notizie dalla partita Olanda-Romania. Cercasi gol. Non è stata l’Italia orribile vista contro l’Olanda, stavolta abbiamo giocato, creato. Insomma, ci abbiamo provato e quantomeno si è vista una reazione. Anche per questo alla fine gli azzurri sono usciti dallo stadio tra gli applausi dei propri tifosi. M a gli elogi si fermano qui. Perché comunque di fronte c’era la Romania, non una squadra di fenomeni. E la partita decisiva andava vinta. Il guaio è che l'Italia ha dimenticato come si fa gol, è arrivata almeno 20 volte a mettere palloni d’oro dentro l'area ma alla fine il bottino è tutto in quel golletto di Panucci su calcio d’angolo. Così alla fine non si capisce chi deve recriminare di più. Perché la Romania ha fatto un gol, preso un palo e sbagliato un rigore con M utu: mica poco in 90 minuti. Rivoluzione. Dopo due partite restiamo insomma una grande incompiuta. Neanche la rivoluzione di Donadoni è servita. Il 42-3-1 del primo tempo è apparso equilibrato nei reparti ma con troppi uomini (Pirlo, Zambrotta, Camoranesi, Perrotta, anche Toni) lontani dalla condizione. Del Piero si è dato da fare, però non ha messo il timbro sul match come tutti speravano. Il 4-3-3 per l’assalto finale dopo l’1-1 di Panucci è sembrato invece una 177 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Ferrari con poca benzina: tanti nomi illustri là davanti, ma poca forza nelle gambe, tanto che non è rimasto che affidarsi alle invenzioni di Cassano. Le cui piroette hanno regalato emozioni, tuffi al cuore e zero zampate di chi doveva metterla in rete. Il muro. La Romania se l’è giocata come contro la Francia: muro a oltranza, con otto uomini sempre rintanati dietro quando l'Italia attaccava, certe volte anche nove se M utu aveva fiato. Il tutto con la linea a quattro dietro rinforzata da un frangiflutti, prima Radoi (ko per infortunio) e poi Chivu. La gabbia sul Del Piero annunciata da Piturca non s’è vista, la gabbia era per chiunque si presentava vicino alla trequarti. Il centrocampo per la Romania è rimasto un optional. Quelli facevano i difensori e basta. D’altra parte c’era poco da organizzare, anche perché le ripartenze erano semplici: palla lunga dalla difesa all’attacco, con Niculae e M utu bravi a tuffarsi negli spazi che si aprivano. Freccia a sinistra. Il primo tempo è stato strano. Perché l’Italia è partita pancia a terra, soprattutto a sinistra con Grosso che avrà sfornato sei, sette cross da leccarsi i baffi. M a ci sono stati quattro minuti, dal 15’ al 19’, che ci hanno messo i brividi: un salvataggio incredibile di Buffon su M utu tutto solo, un tiro di Tamas di poco fuori, e un siluro di Chivu toccato da Panucci e finito sul palo, roba da ritrovarsi 0-2 dopo neanche 20’. Poi l'Italia è ripartita, e al 47’ Toni aveva anche trovato lo stacco vincente ma il segnalinee norvegese Randen ha annullato per un fuorigioco inesistente. Girandola. Il pentolone delle emozioni ha iniziato a straboccare a inizio ripresa. La notte l’abbiamo vista al 10’ quando Zambrotta ha sbagliato un retropassaggio di testa lasciando M utu libero di segnare lo 0-1. Lì abbiamo toccato il fondo. M eno male che Panucci in un amen ha riacciuffato il pari: un colpo di testa benedetto, figlio della rabbia più che della logica. Da questo gol poteva e doveva arrivare la benzina per lo 178 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO sprint vincente. Anche perché Donadoni ha gettato subito dentro Cassano (cambio già preparato dopo lo 0-1), disegnando un 4-3-3 super offensivo. E invece l’Italia ha continuato a divorarsi palle-gol, per poi ritrovarsi ancora a un passo dal baratro quando (35’) Panucci ha atterrato in area Niculae. Tiro di M utu e splendido volo di Buffon che è andato a toglierci di nuovo dalla cassa da morto. Salvati dal portiere nella partita da vincere. Eloquente. Italia-Romania 1-1 (primo tempo 0-0) Italia (4-2-3-1): Buffon 8; Zambrotta 5, Panucci 6, Chiellini 6,5, Grosso 7; Pirlo 6, De Rossi 6; Camoranesi 5,5 (40’ st Ambrosini sv), Del Piero 6 (31’ st Quagliarella sv), Perrotta 5 (12’ st Cassano 6,5); Toni 5. A disposizione: 14 Amelia (P), 17 De Sanctis (P), 5 Gamberini, 23 M aterazzi, 6 Barzagli, 22 Aquilani, 8 Gattuso, 12 Borriello, 11 Di Natale. Allenatore: Donadoni. Romania (4-1-3-2): Lobont 7,5; Contra 6, Tamas 6, Goian 6,5, Rat 5,5; Radoi 5 (25’ st Dica 6); Petre 6 (15’ st Nicolita 6), Codrea 6,5, Chivu 6,5; M utu 5 (43’ Cocis sv), D. Niculae 5. A disposizione: 12 Popa (P), 23 Stancioiu (P), 14 Ghionea, 17 M oti, 22 Radu, 13 Sapunaru, 19 Cristea, 18 N. Niculae, 9 M arica (infortunato). Allenatore: Piturca. Arbitro: Tom Henning Ovrebo (Norvegia) 5. Reti: 9’ st M utu, 11’ st Panucci. Ammoniti: M utu (43’ pt), Chivu (13’ st), Pirlo (16’ st), Goian (28’ st), De Rossi (47’ st). 179 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO La caccia all’alibi di Stefano Tamburini È un po’ come essere aggrappati a una zattera nel mare in burrasca: non siamo ancora affogati ma inzuppati fino al midollo sì. Per salvarci manca un colpo di reni poderoso, di quelli che in due partite ancora non siamo stati capaci di dare. E non è incoraggiante il piagnisteo messo in piedi nel post partita con moviole e contro moviole per dimostrare che il gol del vantaggio di Toni era regolare, che il rigore su Niculae forse non c’era, che probabilmente ce n’era uno su Toni. L’impressione è che sia già cominciata la tradizionale italica caccia all’alibi, in attesa di tentare quel guizzo che comunque potrebbe essere tardivo. M artedì, a meno di clamorosi intrecci, con la Francia bisognerà fare quel che finora ci è stato impossibile: vincere. E sperare che da Olanda-Romania non arrivi il colpo che ci spedirebbe a fondo. E allora sì che potranno partire quei processi che in realtà sono partiti già dopo la batosta contro l’Olanda. I titoli e i paroloni di giubilo che si potevano leggere sui giornali di mezza Europa già dopo lo 0-3 di lunedì devono inoltre far riflettere sul livello di simpatia del nostro calcio all'estero. Siamo (verrebbe da dire, eravamo) campioni del mondo e molti in Europa ci considerano usurpatori. Dopo la partita d’esordio c’era ben poco da dire: avevano ragione loro. Da ieri il giudizio è solo un po’ migliorato ma le notti di Berlino sono purtroppo lontane. Per il futuro, nessuno può avere certezze, visto che agli azzurri i mezzi miracoli non sono del tutto sconosciuti. Stavolta però serve qualcosa in più: peccato che Donadoni sia nato a Cisano Bergamasco, mica a Betlemme. 180 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Donadoni stavolta perde la pazienza «Hanno visto Panucci fuori campo, non la regolarità del gol di Toni» di Stefano Edel (inviato a Zurigo) Schiuma rabbia, il clan Italia, contro l’arbitro Ovrebo. Rabbia di cui si rende subito interprete Roberto Donadoni. Il gol annullato a Toni nel primo tempo era regolare. «È buffo che vedano Panucci fuori dal campo con l’Olanda e poi non il giocatore sul palo. L’errore ci è costato caro», sbotta il ct ai microfoni della Rai. Tanta sfortuna. Non c’è mai un accenno diretto al fischietto norvegese («Degli arbitri non parlo, lo sapete»), eppure molte cose non quadrano, nel bilancio finale del tecnico azzurro. Guardando alla partita nel suo insieme, Donadoni sintetizza così il pareggio del Letzigrund: «Giornata-no. Non è stata una gara tanto fortunata per noi – rileva – Abbiamo corso tanto e alla fine c’è mancato poco che perdessimo». È chiaro che un punto non lo soddisfa: «M eritavamo di vincere e la dea bendata non ci ha dato una mano». Bisogna parlare del gioco, e della mentalità esibita dalla squadra. Donadoni su questi due aspetti è categorico: «Si è visto un gruppo che cìè sempre stato, questi ragazzi non hanno mai smesso di esserci, come avete potuto toccare con mano in questa occasione». La difesa di Zambrotta. E l’errore di Zambrotta, costato il gol dello svantaggio, a cui Panucci ha messo subito una pezza? «Quello di Gianluca (Zambrotta, ndr) è stato solo un infortunio, può capitare. Ha appoggiato indietro la palla pensando che l’attaccante avesse una posizione diversa. Poi, 181 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO però, ha disputato una partita di quantità e qualità». Ammette, comunque, Donadoni che c'è un problema di sterilità in attacco. «È vero, in due partite solo un gol di Panucci. M a questa non è una cosa che mi preoccupa, così come la difesa: non mi pare che ci siano stati errori. Abbiamo spinto tanto, contro una Romania che aveva chiuso tutti gli spazi così come aveva fatto nella gara con i francesi. Di occasioni da rete ne ho contate tantissime». Toni e Del Piero. Li difende, e non solo perché gli sono piaciuti entrambi. «Alex ha speso tanto, è andato spesso dentro, è anche tornato indietro. Poi la fatica si è fatta sentire, aveva preso una botta e aveva bisogno anche di un antidolorifico. Per questo l’ho sostituito». E di Toni, ancora all’asciutto, cosa vogliamo dire? «M i ha soddisfatto. Si è dato tanto da fare, ha lottato tra i due difensori, ha fatto sponda, e alla fine gli è mancata forse la brillantezza per segnare. Anzi, il gol lo aveva fatto». Ora bisogna vincere. Il ct riferisce dello stato d’animo della squadra nello spogliatoio: «I ragazzi sono delusi, sanno di aver faticato tanto e di aver raccolto poco in rapporto a quello che hanno costruito. M eritavamo di più dell’1-1, insisto. M a il dispiacere, loro e mio, durerà lo spazio di una notte. Ci dormiremo sopra e poi da domani (oggi, ndr) ricominceremo». E adesso? gli chiedono. «Adesso c’è la difficoltà di affrontare la Francia e vincere – è la risposta di Donadoni – Quando s’inizia un cammino, si spera di ottenere tanto e il massimo. Non lo abbiamo fatto: con l’Olanda non è andata bene, abbiamo subìto un 3-0 davvero pesante. Contro la Romania, invece, meritavamo di vincere. I cinque cambi nuovi? Non è che chi è stato sostituito è responsabile della sconfitta di lunedì. Nessuna bocciatura, siamo in 24, sottoscritto compreso, e le colpe sono di tutti quando si perde. Così come 182 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO ci dividiamo i meriti quando si vince». La protesta di Abete. La rabbia, dicevamo. Si può fare buon viso a cattiva sorte, per il gol di Van Nistelrooy giudicato regolare quando Panucci era finito fuori dal campo non per colpa sua, ma quando gli errori si ripetono, non si può stare più zitti. Se il ct mastica amarezza, il presidente della Figc Giancarlo Abete non fa mistero di aspettarsi ora che l’Uefa intervenga e prenda posizione sulla topica presa dall'arbitro norvegese e dal suo assistente Randen in occasione del gol annullato a Toni. «Gli errori arbitrali ci possono stare – osserva il numero uno della Federcalcio – ma dev’essere individuata un’omogeneità di comportamento nel rilevare gli episodi. Come l’Uefa è intervenuta per chiarire la regolarità della rete di Van Nistelrooy, adesso ci attendiamo che faccia la stessa cosa sul gol di Toni, che sicuramente avrebbe cambiato la partita». 183 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Cerchi Del Piero, spunta Panucci Il difensore è stato protagonista insieme con il portiere Buffon di Antonio Ledà (inviato a Zurigo) Gli occhi erano tutti puntati su Del Piero e Cassano, i due cavalieri bianchi chiamati da Donadoni per raddrizzare una barca che sembrava sull’orlo del naufragio, invece guarda che cosa si inventa il Dio del pallone. I protagonisti della sfida di oggo con la Romania – gara da dentro o fuori si era detto – sono stati Panucci e Buffon. Due difensori. Due giocatori che in settimana erano saliti sul banco degli imputati per l’avvio disastroso in questi Europei. Buffon, promosso capitano nella gara con l’Olanda si era dovuto inchinare per tre volte a raccogliere il pallone sul fondo della rete. Una beffa per un portiere che tre gol in maglia azzurra non li aveva mai presi e, anzi non li aveva presi in tutto il campionato del mondo in Germania. E Panucci? Al difensore della Roma non era andata meglio. Schierato sulla fascia destra aveva subìto la maggiore velocità degli olandesi ed era uscito dal campo con le ossa rotte. Sembrava destinato a lasciare la maglia da titolare e invece Donadoni ha capito che il giocatore ligure avrebbe ancora potuto dare il suo contributo. Ha avuto ragione il ct. In un caso e nell’altro. Panucci è l’autore del gol che tiene accesa la fiammella della speranza e Buffon ha fatto il Buffon parando un rigore di M utu che ci avrebbe rispediti dritti a casa. Due perle in una serata per troppi versi sfortunata. Due capolavori per grinta, freddezza e voglia di non mollare. Le armi che voleva vedere Donadoni e che sono le sole che possono fare il miracolo contro la 184 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Francia. Ha cominciato Panucci andando a raccogliere un traversone di Giorgio Chiellini dopo un lungo batti e ribatti dalle parti del portiere rumeno Lobont. Il centrale è schizzato alle spalle di Del Piero e ha bruciato tutti sul tempo toccando la palla quel tanto che è bastato per spingerla in rete. La Romania conduceva per 1-0 complice una distrazione di Zambrotta e Panucci ha festeggiato proprio con il compagno di reparto. Buffon, il miracolo. Ancora più bella, se possibile, l’impresa di Buffon. L’arbitro Ovrebo ha fischiato un calcio di rigore che ha visto solo lui. Buffon ha provato a protestare poi ha chiesto aiuto a se stesso e si è sistemato sulla linea di porta, a undici metri da M utu e dalla fine del sogno europeo. L'attaccante della Fiorentina (o già ex?) ha preso pochi passi di rincorsa è ha tentato di piazzare la palla a mezza altezza sull’angolo di destra. Buffon è volato proprio li ed è riuscito a salvarsi in angolo. Un capolavoro sotto gli occhi di una curva azzurra sull’orlo dell'infarto. Nel dopo gara il portiere ha ammesso di aver compiuto un mezzo miracolo e Donadoni ha sentito il dovere di ringraziarlo. Il minimo che potesse fare dopo le polemiche dell’esordio, quando Buffon aveva detto che quella con l’Olanda era stata la peggiore partita degli ultimi 12 anni. La rivincita. Parole di elogio per Panucci, ma qui la storia è diversa. Il difensore della Roma è un fedelissimo del ct. «Uno dei giocatori – aveva detto in tempi non sospetti l’allenatore azzurro – di cui ti puoi sempre fidare». Lippi lo aveva fatto fuori ai M ondiali tedeschi (e Panucci ne aveva fatto una malattia) ma col cambio in panchina il giallorosso è rientrato, per la porta principale, nel giro azzurro. «Sono felice di aver segnato il gol del pareggio – ha confessato al termine della gara – ma ora la strada è davvero in salita. Dovremo battere la 185 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Francia ma state certi che faremo di tutto per riuscirci. Oggi abbiamo giocato meglio della Romania e non siamo stati aiutati dalla fortuna. Il mio gol e il rigore parato da Buffon ci tengono in corsa ma francamente ci aspettavamo un risultato diverso». Un risultato che diventa fondamentale martedì. L’Italia ripartirà, molto probabilmente da Del Piero e Cassano, ma non potrà fare a meno di Panucci, di Buffon e di chi, come i due difensori, non conosce la parola resa. 186 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Nel campo rom la sfida è una festa Spuntano verze, maiale e patatine: un boato al gol di Mutu di Gigi Furini Verze, maiale, patatine, coca cola, fiumi di birra e un dolce fatto con l’uvetta. Le oltre cento famiglie del campo rom di via Troboniano a M ilano ci accolgono così. Sono le cinque del pomeriggio e la notizia fa gola ai cronisti: cento famiglie rom ospiteranno altrettante famiglie italiane per vedere insieme la partita Italia-Romania. Però non tutto sembra filare liscio. Attenzione, le tivù sono accese e le verze sono a bollire in pentola, ma c'è di mezzo la politica. Ecco la polizia. Alcuni esponenti dei centri sociali milanesi cercano di intromettersi e organizzano un meeting antirazzista proprio alle 18 e proprio nel cortile del campo rom. Non solo, l’organizzazione di destra “Cuore nero” vuole impedire ai centri sociali di entrare nel campo. È naturale che arrivi in forze la polizia. Poi, per fortuna, tutto si sistema. I neofascisti di “Cuore nero” non si fanno vedere. Quelli dei centri sociali vengono zittiti dalla Digos: «State calmi a vedere la partita oppure vi mandiamo via». Il maxischermo. Finisce che vince il calcio e davanti a un maxischermo ci mettiamo a vedere la gara. Beninteso, le cento famiglie rom ci ospiterebbero nelle loro case, ma dentro quei container ci sono almeno 50 gradi. Il sole batte e le lamiere scottano. Allora si sta in cortile, con i bimbi scalzi che giocano a pallone, le donne sulla porta che allattano, gli uomini che cercano di far partire la televisione. Intervengo: «M a che casino fate, mettetela sulla Rai e ci vediamo la partita in santa 187 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO pace». No, loro vogliono vedere la Tvr, la televisione rumena. Hanno le parabole, le schede, i decoder, va a sapere dove si collegano. «M ettila sulla Rai che la vediamo». «No, io ho pagato la scheda. Ho pagato e voglio tivù di Romania», dice uno che sembra il capo. È un uomo grande e grosso, con la camicia bianca. A un certo punto, per tagliare un filo, cerca di spezzarlo con i denti. «Non ce la farai mai, non hai una forbice»? Ho parlato troppo presto. Il capo tribù ha davvero spezzato il cavo tv con i denti. Una roba mai vista. Adesso attacca un paio di spine e, a metà del primo tempo, ecco la Tvr. In breve arrivano tutti i ragazzi del campo. L’idolo. L’idolo del campo, però, è Adrian M utu. Quando M utu tocca palla, tutti tengono il fiato. Nell’intervallo la tensione si scioglie e qualche mamma torna ad allattare. Le verze sono sempre a bollire. «Poi vi fermate a cena. Vinciamo noi e offriamo noi», ci dicono. Accettiamo l’invito. Il campo è stretto fra le mura del cimitero maggiore e la rete metallica della linea ferroviaria Torino-M ilano. Insomma, non sai dove guardare. M eglio guardare la tivù. La ripresa. Comincia il secondo tempo. Segna M utu su errore di Zambrotta e la gente esplode. Canti, balli e birra. Neanche un minuto e pareggia l’Italia. Torna il silenzio. Il più contento di tutti è don M assimo M apelli, il vice di don Colmegna che con la sua “Casa della carità” gestisce da anni il campo. Don M assimo è un ragazzone sui 35 anni e pesa 150 chili. «Che bella festa», dice. È vero. Però non ha fatto i conti con il tempo. Si alza il vento. Volano i teloni. L’arbitro dà un rigore alla Romania. Tira M utu e Buffon para. M anca poco alla fine. I tavoli sono imbanditi. «M a quante verze e quanto maiale avete messo in pentola?». «Per tutti, per tutti», dicono. M ancano cinque minuti alla fine e si scatena il diluvio. Raffiche di vento, acqua a catinelle e 188 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO chicchi di grandine. Cerchiamo riparo da qualche parte mentre l’arbitro fischia la fine. «Peccato per la cena che avete preparato. La mangerete domani, del maiale non si butta via niente». Aurel, che ha visto la partita al mio fianco, non capisce. Il cortile diventa un lago, c’è fango dappertutto, dobbiamo andare via. 189 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Gli applausi accompagnano gli inni Allo stadio vince il fair play, in maggioranza i tifosi italiani di Stefano Edel (inviato a Zurigo) Stavolta vinciamo noi. Il rapporto, sugli spalti del Letzigrund, tempio dell’atletica più che stadio di calcio, è di un italiano e mezzo, forse due, contro un rumeno. Tradotto in numeri: 1112.000 tifosi per gli azzurri, non più di 7.000 per M utu e compagni. Biglietti a 900 euro. La capienza è di 30.000 spettatori seduti, e ci sono tutti, per cui i restanti 10-11.000 tagliandi sono finiti in “circuiti” locali, il che non esclude che poi siano stati dirottati sia oltreconfine sia verso Bucarest. La scena, comunque, non cambia: «I need tickets», ho bisogno di biglietti, è la richiesta che arriva da ogni angolo di strada e piazza, e persino nei grandi magazzini della città. M a non se ne trovano, e quei pochi reperibili sono in mano ai bagarini, i quali non si fanno scrupoli nel chiedere sino a 900 euro per un posto di prima categoria (tribuna centrale), quando l’Uefa lo aveva messo in vendita a 110. Zurigo “fredda”. Gli svizzeri sono delusi, l’eliminazione della Nazionale di Köbli Kuhn ha raffreddato sensibilmente il loro interesse per Euro 2008, considerato ora un evento di cui sbarazzarsi in fretta. Zurigo, temperatura a parte (non si superano i 18 gradi, anche se il sole viene fuori a tratti, il clima è umido e fresco, qui l’estate sembra ancora lontana), sintetizza alla perfezione il cambiamento di umore della gente verso la kermesse continentale. Non c’è la follia contagiosa che si respirava nei giorni scorsi, ad esempio a Berna, follia 190 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO targata Olanda, con migliaia di supporter arancioni a intonare canti e a bere birra a fiumi sino a notte fonda. Tutti per la S ederova. Dentro lo stadio, man mano che ci si avvicina alla partita, la temperatura, per fortuna, aumenta. Applausi a Del Piero, quando i giocatori entrano in campo (uno striscione recita: «Ale, alzala per noi», ed è simboleggiata la Coppa dell’Europeo), ma soprattutto a lei, Alena Seredova, per l’anagrafe signora Buffon. Si fa a gara per una foto al suo fianco in tribuna centrale: la modella ceca, già ammirata a Berna lunedì (ma il confronto con le mogli dei giocatori di Van Basten l’ha vista prevalere di misura) indossa una maglia della Nazionale con il numero 1 e il cognome del marito stampato sulla schiena. Voi vampiri, noi VamPirlo. È il manifesto che ci piace di più, fra striscioni e bandiere (ce n’è una anche di Israele, e non si capisce perché) che riempiono la curva alla sinistra della tribuna centrale, interamente occupata dagli italiani. Vi sono stilizzati due giocatori rumeni con i denti canini che sporgono, assatanati come il loro ct, e, accanto, Andrea Pirlo trasformato in un Dracula che li prende a pallonate. Poi, subito dietro, quello di tre ragazzi lombardi, talmente sicuri da scrivere: «Vinciamo... facciamo benzina e torniamo...». Beata gioventù. Applausi agli inni. La nota lieta è il fair play fra le tifoserie al suono degli inni nazionali. Applaudono gli italiani, ricambiano i romeni. M eno male, almeno in questo una lezione di civiltà. 191 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO 192 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO SABATO 14 GIUGNO Toh, rispunta il biscotto Il solito atteggiamento italiano: vincere contro la Francia potrebbe non bastare se l’Olanda “lasciasse” vincere la Romania. Così, forse ancora feriti per il Grande Biscotto di Svezia e Danimarca di quattro anni prima, molti nell’entourage azzurro cominciano la solita gara nel mettere le mani avanti. Alla loro guida c’è addirittura il presidente federale Giancarlo Abete, con argomentazioni da bar sport. Per fortuna al coro non si unisce il ct Roberto Donadoni, che appare molto deciso a giocarsi tutte le carte nella sfida contro i francesi che solo due anni prima valeva il titolo mondiale e che adesso invece è un “mors tua vita mea” per un “misero” quarto di finale europeo. Nelle due sfide di giornata la Spagna batte la Svezia nel recupero (2-1) e accede ai quarti mentre la Russia fa un bel passo avanti battendo la Grecia (1-0), che è la prima squadra matematicamente eliminata: quattro anni prima era campione d’Europa. 193 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO LA GIOIA AZZURRA PER LO SCAMPATO PERICOLO 194 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO L’Italia teme la beffa Abete: se l’Olanda non vince non è una cosa seria di Alessandro Bernini (inviato a Baden) Il nostro incubo non ha più la forma di un galletto, ma di un biscotto. Di quelli buoni per chi li produce e indigesti per chi li deve buttar giù. E così il numero della Figc Giancarlo Abete prende il megafono e annuncia: «M i aspetto un risultato positivo dell'Olanda, nel rispetto dei valori visti sino a oggi». La formula. Gli equilibri all’interno dell’Uefa sono sempre precari, c’è la tendenza a indispettirsi per dichiarazioni considerate fuori luogo. Così Abete cerca la formula dell’aggiramento. Non dice «vigilate perché sennò ci arrabbiamo», ma usa un meno contestabile «se le motivazioni non saranno più un dovere, allora dovremo rivedere la questa formula. E questo al di là dell’eventuale danno oggettivo a Italia o Francia». Insomma, come dire «lo faccio per il bene del torneo, mica per noi». E infatti poi Abete aggiunge: «O tutte giocano sempre al massimo, oppure dovremo pensare a una struttura diversa, come quella della Champions League con eliminazione diretta». Peccato che anche la Champions abbia una prima fase a gironi. Olanda più forte. Il presidente Figc prende in mano il filo della logica. «L’Olanda ha dimostrato di essere più avanti, e infatti ha battuto in modo netto l’Italia e la Francia. Il tutto mentre la Romania al contrario ha sofferto e poteva perdere sia contro di noi sia contro la Francia. Se vengono rispettati questi valori, mi aspetto un risultato positivo dell’Olanda». 195 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Le riserve. Ieri William Gaillard, portavoce Uefa, ha detto chiaramente che l’Olanda può anche schierare una formazione con molte riserve. «Non è contrario al regolamento – ha spiegato – e ciò permette di far riposare alcuni giocatori». Abete prende atto della dichiarazione, ma non se la sente di andare in guerra per questo. «Il problema non è legato alla miglior formazione, anche noi abbiamo fatto cinque cambi. E poi tre riserve posso anche avere più grinta e voglia di mettersi in mostra. Noi non guardiamo i singoli ma la capacità complessiva di dare il massimo». «Toni? Ho sbagliato». In queste ore Abete non ha sentito Platini («ci vedremo martedì»), ma in Federazione resta la sensazione che l’Uefa abbia iniziato una personalissima battaglia contro l’Italia. Anche oggi l’Uefa ha infatti fatto sapere che l’arbitro Henning Ovrebo ha preso una decisione in base alla segnalazione del guardalinee: il quale, a sua volta, ha giudicato Del Piero in fuorigioco attivo e non passivo e questo tipo di valutazione «non è in alcun caso sindacabile». Il tutto però si scontra in modo brusco con le dichiarazione dell’arbitro Henning Ovrebo: «C’è poco da discutere, sul gol annullato a Toni ho sbagliato: l’ho anche detto alla commissione arbitri Uefa», ha affermato ieri al raduno dei direttori di gara di Euro 2008. Vero che il fuorigioco è stato segnalato dal suo assistente, ma Ovrebo è stato onesto a prendersi la colpa in qualità di numero uno della terna arbitrale. Viene comunque da chiedersi se l’Italia abbia perso il suo peso politico. Abete dice di no: «Figuriamoci. Abbiamo vinto un mondiale con la Federazione commissariata e in piena Calciopoli...». S pettatori boom. Nonostante l’orario poco allettante (le 18 invece delle canoniche 20,45), sono stati quasi 16 milioni e 196 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO mezzo i telespettatori che hanno seguito su Raiuno la diretta da Zurigo di Italia-Romania, con share attestato sul 79,87%. Nel secondo tempo si è arrivati a quota 18 milioni e 425mila spettatori. 197 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Il piagnisteo preventivo di Stefano Tamburini Il tifoso, quello azzurro in particolare, è abituato ad aggrapparsi a tutto. Nel 1982 l’Italia di Bearzot vinse il M ondiale battendo Brasile, Argentina e Germania dopo una fase iniziale da torneo dei bar contro Polonia, Perù e Camerun. Nel 1994 negli Usa, l’Italia di Sacchi perse ai rigori la finale con il Brasile dopo aver fallito la prima fase ed essere stata eroicamente ripescata come migliore terza (su quattro) del girone iniziale. Dunque, tutto può essere. Stavolta a darci il pass potrebbe essere addirittura il Coefficiente qualificazione che altro non è che il mix fra i punti ottenuti nelle qualificazioni a Euro 2008 e M ondiale 2006. Insomma, in qualche modo ci sarebbe ancora da ringraziare M arcello Lippi, vecchio (e forse nuovo) ct azzurro. E dopo? Poco più che imbarazzante immaginare questa Italia nei quarti contro la Spagna. Ogni volta che la palla capita nei dintorni di Del Piero, Toni, Di Natale, Pirlo – gente che pochi mesi fa sapeva inventarsi colpi di genio – sembra che scotti. Cosa che non accade quando ci sono di mezzo Ibrahimovic, Cristiano Ronaldo, un olandese qualunque, Villa o Torres. La differenza è tutta qui: se negassero un rigore a uno fra i big appena menzionati, l’impressione è che poco dopo farebbe secca mezza difesa e poi il portiere. Questo non vuol dire che gli errori arbitrali non ci siano. Anzi, è da cabaret il tentativo di difesa dell’Uefa («Toni era in posizione regolare, Del Piero no») poi smentito dallo stesso arbitro Ovrebo («Ho fatto una cavolata»). Però, far scattare il coro preventivo dei piagnistei potrebbe essere pericoloso. Soprattutto se il presidente Abete 198 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO fa un’equazione da bar sport: l’Olanda ha strapazzato Italia e Francia, deve farlo anche con l’Olanda. Va bene, e allora se i risultati sono scontati cosa si gioca a fare? E poi l’Olanda è in questa condizione perché ce l’hanno messa Italia e Francia. Chiedere che si impegni è doveroso, ipotizzare complotti senza averne le prove è quantomeno inelegante. Seguendo questa logica a ritroso, i nostri rivali potrebbero tirare in ballo il generoso rigore concesso su Grosso durante il recupero di Italia-Australia negli ottavi di Germania 2006. Al di là dell’aiutino, quella era una grande Italia che dava l’impressione di poter superare ogni episodio avverso. Insomma, di essere campione del mondo ancor prima di diventarlo. E non aveva bisogno di pensare alle partite degli altri. M a, statene certi, con l’eventuale successo rumeno con l’Olanda (piccolo particolare: prima ci sarebbe da battere la Francia) il concertone per violini e tromboni, partito già ieri, salirebbe di volume. Con il ricordo del paffuto arbitro Byron M oreno, la passerella sui torti subiti e un’intervista a reti unificate a uno che di queste cose la sa lunga: Luciano M oggi. Naturalmente sorvolando sul fatto che se siamo qui a poterne parlare è per un portiere sceso in tempo dal tetto del pullman dei festeggiamenti mondiali e per un difensore attempato che ha realizzato l’unico, rocambolesco gol. M a il tifoso azzurro è giusto che s’aggrappi a tutto: basta non lamentarsi se alla fine scopre che sotto c’è il baratro. 199 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Domenech punta l’Italia «È il mio piccolo derby» di Stefano Edel (inviato a Chatel Saint Denise) «Ne reste plus qu’à prier», non ci resta che pregare. È il titolo in prima pagina dell’Equipe, il quotidiano sportivo per eccellenza della Francia. Sintetizza lo stato d'animo di un Paese che, come il nostro, è aggrappato a un sottile filo di speranza: vincere martedì prossimo l’ennesima sfida con i cugini d’Oltralpe e restare dentro l’Europeo. Nella consapevolezza, comunque, che un successo sugli azzurri potrebbe anche non bastare. Romania-Olanda? M ah... Il timore del biscotto nel match di Berna condiziona un po’ tutti i discorsi del giorno dopo a Casa Francia, un capannone stile sagra paesana dislocato appena usciti dall’autostrada che porta a Losanna e Ginevra, dove si presentano il ct e Thierry Henry. Raymond Domenech mette subito in chiaro: «Non è un problema mio Romania-Olanda, e non ho niente da dire né a Van Basten né ai rumeni. Di lezioni ne ho appena presa una, poche ore fa». M a poi aggiunge, significativamente: «M arco (Van Basten, ndr) non schiererà gli stessi giocatori utilizzati contro di noi, mi sembra chiaro. Certo, bisogna essere ottimisti per sperare che l'Olanda vinca...». «Il mio derby». Insomma, sperare è lecito, ma bisogna essere pure realisti. «Ci resta una piccolissima chance di qualificazione» esaurisce la questione il tecnico, prima di affrontare il tema azzurri. «È il mio piccolo derby – confessa Domenech parlando dell’Italia – Non vedo l’ora che arrivi martedì. È una partita straordinaria, che tutti vorrebbero 200 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO giocare. Una piccola finale». Per questo motivo non vuole lasciare nulla d’intentato. «Ce la giocheremo ad armi pari e alla fine potremo dire che ci abbiamo provato sino in fondo». Non c’è paragone con la finale di Berlino 2006: «Era un altro mondo, erano squadre diverse. Sono passati due anni, tante cose cambiano. E per fortuna le finaliste di oggi non sono sempre quelle di ieri o dell'altroieri. Altrimenti sai che noia...». L’arbitro? Miope. Ammette di aver dormito poco, ripassandosi le fasi del match di venerdì, la peggior sconfitta patita dai Bleus in un Europeo. «Non siamo stati all’altezza, abbiamo avuto sfortuna e gli olandesi hanno fatto il resto. Onore a loro». Sulla direzione di gara del tedesco Fandel ironizza: «C’era un rigore netto, tutti hanno visto quel fallo di mano, tranne l’arbitro. M agari se gli avessimo regalato un paio d’occhiali, non avremmo perso. È stato un po’ miope». Torna Vieira? Di formazione è ancora prematuro parlare, ma in molti auspicano il ritorno dell’interista. «Patrick sta meglio – ammette Domenech – si sta allenando normalmente, ma non lo voglio rischiare se non è al massimo della forma». Infine, l’onesta ammissione: «Non ho ancora deciso chi giocherà. Tutto dipende dalla nostra strategia per il futuro della Nazionale. Il dubbio è: dobbiamo consentire di fare esperienza ai giocatori che sono già scesi in campo o rischiare di lasciare gli Europei senza aver visto alcuni dei 23 in un match di altissimo livello? In un torneo come questo l’esperienza e la maturità sono fondamentali, non si può affrontarlo con un gruppo formato interamente da giovani. Vanno gestiti con il contagocce per non bruciarli». Henry ci crede. Pur stringendo i denti per il dolore che lo perseguita alla coscia, l’attaccante del Barcellona, sinora autore dell’unica rete dei transalpini, non vede tutto nero. «Abbiamo giocato malissimo per mezz’ora ieri sera (venerdì, 201 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO ndr) – è il suo pensiero – poi ci siamo ripresi e abbiamo creato molte occasioni. Loro ci hanno fatto gol su corner, in contropiede e l’arbitro ci ha negato un rigore. Siamo ancora in corsa, però, e con l’Italia sarà una grande partita. Io credo che davvero possiamo qualificarci». 202 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Donadoni punta Sull’effetto Van Basten «Non ho dubbi sull’impegno Dell’Olanda contro la Romania» di Antonio Ledà (inviato a Baden) «Conosco bene Van Basten. Lo considero una persona onesta e competente e non ho nessun dubbio sull’impegno dell’Olanda nella sfida di martedì con la Romania». M entre il presidente federale Giancarlo Abete sale sulle barricate, il ct indossa i panni del pacifista. Il giorno dopo il pareggio con M utu e compagni Donadoni incontra i giornalisti per ribadire che non ha perso la speranza e che non crede all’ipotesi di combine ai danni degli azzurri. La teoria del biscotto. Dopo due partite la classifica del girone è chiarissima. L’Olanda è matematicamente prima e martedì affronta la Romania, seconda. Una vittoria dei rumeni renderebbe del tutto inutile la sfida Italia-Francia. È possibile che gli olandesi prendano sottogamba la gara o, nell’ipotesi più diabolica, regalino i tre punti alla Romania liberandosi, in un colpo solo, dei campioni del mondo in carica e dei vice? Il sospetto è fortissimo (soprattutto dopo quello che è accaduto in Portogallo quattro anni fa), ma Donadoni giura di non credere ai complotti. «Io sono una persona corretta e non mi piacciono i discorsi sentiti ieri. Sono parole in libertà che non portano da nessuna parte. Noi abbiamo una partita con la Francia e dobbiamo pensare solo a quella. Gli olandesi faranno la loro parte perché io non ho mai visto una squadra scendere in campo per perdere». E il 2-2 di Danimarca-Svezia che chi cacciò fuori dagli Europei in Portogallo? Il ct preferisce credere nella casualità. «Otto anni fa – ricorda – l’Italia giocò 203 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO contro la Svezia a qualificazione già ottenuta. Cambiò otto giocatori eppure vinse quella partita. Io credo che Van Basten non regalerà nulla a nessuno e se farà giocare qualche riserva state sicuri che chi scenderà in campo cercherà di fare meglio dei compagni». Attaccante cercasi. La sfida con la Romania ha confermato le difficoltà dell’Italia in zona gol. Donadoni ne prende atto ma difende i suoi bomber. «Abbiamo fatto una buona partita, abbiamo spinto e faticato e c’è mancato solo quel pizzico di fortuna che, certe volte, è fondamentale. Io però sono soddisfatto per lo spirito fatto vedere dalla squadra e per il numero di occasioni da gol che ha costruito. Non sto a guardare chi ha segnato. L’importante è continuare a esprimersi con questa intensità». Niente rimproveri, insomma, per Toni e Del Piero. «Avevo detto alla vigilia – ha spiegato il ct – che avere in squadra il capocannoniere della Bundesliga e quello del campionato italiano non significava avere la garanzia di chissà quanti gol. Purtroppo i fatti mi stanno dando ragione. M a Toni e Del Piero non si discutono». Altra formazione. A tre giorni dal match con la Francia il ct racconta di non aver deciso chi scenderà in campo. «Aspetto l’ultimo allenamento ma non escludo altri cambi. Dipende dalla condizione fisica di chi ha giocato ieri e dalle capacità di recupero. M i sembra di aver già dimostrato che in questa squadra non esistono gerarchie ma 23 titolari». E Cassano? «Ha giocato due spezzoni contro Olanda e Romania e ha fatto bene. Potrebbe partire titolare ma ora come ora vi dico che non lo so». Arbitri e dintorni. «Sapete che non mi piace parlare degli arbitri. Non lo faccio per principio e non lo faccio adesso. Considero la prova del signor Ovrebo poco brillante, ma può capitare. L’arbitro fa parte del gioco e noi abbiamo l’obbligo di 204 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO guardare avanti». Rieccolo il Donadoni pompiere. «Le proteste? Il risultato non cambia e le immagini le hanno viste tutti. Pensiamo alla Francia». 205 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO 206 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO DOM ENICA 15 GIUGNO Donadoni pensa ad altri cambi A due giorni dalla supersfida con la Francia, il ct azzurro Roberto Donadoni pensa ad altri cambi: il rientro di Ambrosini a centrocampo e Cassano e Di Natale al fianco di Toni in un tridente “pesante”. Le partite di giornata offrono la clamorosa qualificazione della Turchia, capace di battere 3-2 la Repubblica Ceca rimontando due reti di svantaggio e con un giocatore di movimento fra i pali negli ultimi minuti al posto del portiere espulso. Fa una piccola festa anche la Svizzera, capace di far due gol al Portogallo, già qualificato. 207 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO ANTONIO CASSANO IN AZIONE CONTRO LA ROMANIA 208 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Il ct mischia le carte Cassano e Di Natale con Toni, a centrocampo torna Ambrosini di Antonio Ledà (inviato a Baden) Dopo Toni e Del Piero ci prova Cassano. Il ruolo di salvatore della patria questa volta tocca al baby talento della Bari vecchia. Al giocatore che ha fatto impazzire di tifosi della Roma e del Real M adrid ma che in un’altra città di mare, la Genova di De Andrè, di Colombo e Renzo Piano, è riuscito ha coniugare talento e praticità. Tocca a lui prendere per mano una Nazionale sull’orlo del baratro e riportarla sulla strada per Vienna. Non sarà facile perché le sorti dell'Italia non dipendono solo dal risultato della gara con la Francia in programma dopodomani sera a Zurigo (bisognerà aspettare buone notizie da OlandaRomania) ma la sfida è intrigante. Cassano sta bene, ha fatto due spezzoni con l’Olanda e con la Romania e ora chiede strada. Donadoni sembra intenzionato a concedergliela e anche oggi, per quel poco che si è visto, ha lavorato su questa ipotesi. Il giovane attaccante doriano dovrebbe prendere il posto di Del Piero ma spostato a destra, più nel ruolo di esterno che da seconda punta. Torna Di Natale. In questo modo potrebbe ritrovare la maglia azzurra Antonio Di Natale che, dopo l’esordio sottotono contro gli olandesi, sembra rinfrancato. L’alternativa è quella vista nei secondi 45’ contro la Romania: Camoranesi a destra, Toni al centro dell’attacco e Cassano largo a sinistra. La prima ipotesi è decisamente più offensiva, la seconda più prudente ma, forse, più equilibrata. Chi in mezzo? La scelta dipende anche dai tre del centrocampo. Dando per scontata la conferma di De Rossi e 209 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Pirlo (ma sarà così?) la terza maglia è in ballottaggio tra Perrotta e Ambrosini. Il milanista sembra leggermente favorito ma la scelta è tutt’altro che fatta. Anzi, nelle ultime ore hanno ripreso quota anche le speranze di Gattuso e del romanista Alberto Aquilani. Quest’ultimo ha dalla sua il fatto di non aver ancora giocato e la grande facilità di tiro. Arma che in casa Italia ha fatto cilecca. Aquilani potrebbe tornare utile nell’ipotesi Camoranesi-Toni-Cassano con De Rossi e Pirlo chiamati a giocare davanti alla difesa. Dietro tutto deciso.Quest’ultimo è il reparto con meno variabili. Buffon non è in discussione tra i pali e così Chiellini e Grosso. A destra dovrebbe trovare spazio Zambrotta (che ha sulla coscienza il gol di M utu che poteva costarci carissimo) mentre l’altro centrale dovrebbe essere Panucci. Oggi il giocatore si è allenato regolarmente e i medici hanno rassicurato il ct sulle sue condizioni. Il giallorosso soffre, da tempo, di un risentimento tendineo e quest’anno non ha mai giocato tre partite in una settimana. La sfida con la Francia però è troppo importante e il difensore ha chiesto di esserci. Non dovesse farcela tornerebbe in campo Barzagli, una delle vittime del massacro olandese. Il dubbio, in questo caso, è legato all'esperienza dei due centrali e potrebbe convincere il ct a coprire la difesa rinforzando la linea dei mediani. Dunque, Gattuso per Pirlo? Difficile capirne di più, anche perché Donadoni continua a mischiare le carte e a fare allenare la squadra a porte chiuse. Di certo l’allenatore azzurro sa di giocarsi tutto e sa anche che potrebbe non bastare vincere perché un successo della Romania contro l’Olanda ci rispedirebbe dritti a casa. C’è però modo e modo di uscire di scena. Una vittoria sulla Francia renderebbe l'eliminazione meno amara, un’altra sconfitta sarebbe il fallimento di un ciclo. E allora, tra i dubbi del ct, ecco la nuova certezza: Sant’Antonio pensaci tu. 210 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Cassano, un tormento Raffica di scherzi, solo Pirlo non gradisce di Alessandro Bernini (inviato a Baden) Dimenticato, ripescato, subentrato. E ora eccoci qui ad affidarci nelle mani e nei piedi di sant’Antonio da Bari, l’uomo che dovrebbe illuminare l’attacco contro la Francia. Del Cassano-giocatore conosciamo tutto, idem delle bizze che hanno accompagnato la sua carriera, ma forse sappiamo poco di come sta vivendo questi giorni di ritiro con il clan azzurro. Dal bunker dell’Hotel Schloss Weikersdorf di Baden qualcosa abbiamo scoperto. Macché dormire... È il Duracell dello scherzo. Per lui è bello perché non dura poco. Finito uno, ne inizia un altro. M icidiale. Il meglio di sé Cassano lo offre la sera, quando in albergo qualcuno inizia ad abbioccarsi sul divano davanti alla tv comune. Guarda tutti, li controlla, e appena vede mezzo occhio chiuso... zac: il minimo è una strizzatina alle parti intime, altrimenti c’è il mignolo infilato pian piano nell’orecchio, o il telecomando a colpire il ginocchio. Gli scappellotti sono all’ordine del giorno (anzi, minuti...), mai dare le spalle a Cassano perché ti punisce più di Van Nistelrooy e M utu messi insieme. Altra sua specialità è lo strappo dei peli (pochi) dalle gambe dei compagni. Lui si accuccia zitto zitto dietro al compagno, mira il punto giusto, e poi vai col pelo tirato. Direte voi: ma gli altri come reagiscono? Cassano è molto benvoluto dai compagni, è una mosca tse-tse ma tutto sommato sta evitando gli eccessi del passato. E visto che a turno un po’ tutti sono vittime dei suoi scherzi, per uno che viene colpito ce ne sono 211 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO un’altra decina che vedono la scena e si sbellicano dalle risate. Sotto questo profilo Cassano è diventato addirittura un buon collante per il gruppo. Lo sgambetto. Ogni giorno Cassano ne inventa una nuova. Tra le ultime vittime c’è Totò Di Natale, poco prima di iniziare l’allenamento. I due sono entrati in campo camminando a fianco, a un certo punto Cassano ha richiamato l’attenzione di Totò puntando il dito verso la tribuna come a dire “Oh, guarda chi c'è lì”. E appena Di Natale ha alzato lo sguardo, il barese gli ha messo la gamba davanti per il più classico degli sgambetti. Riuscito naturalmente, con Di Natale finito tragicomicamente a terra. Quella volta a Carraro. Non è sbruffone Cassano, è proprio fatto così. Non molti conoscono l’episodio del novembre 2003, in occasione della prima chiamata in azzurro per Antonio. Al campo si presenta l’allora presidente Figc Franco Carraro che si dirige verso il barese per salutarlo: «Buongiorno Cassano, ben arrivato». E lui, 21 anni, quasi un bambino: «Uee... Franco, dammi pure del tu». Gaffe in aereo. Ogni tanto Cassano supera però il limite. È successo ad esempio sull’aereo verso Vienna, di rientro dalla partita persa contro l’Olanda. Sul volo c’erano giocatori, staff tecnico e federale, ma anche diverse mogli e fidanzate. Poco dopo il decollo, Antonio s’è impossessato del microfono di bordo e ha commentato: «E bravo Borriello. La tua Belen le batte tutte 10-0». Dove per Belen s’intende Belen Rodriguez, 23enne showgirl argentina fidanzata col bomber ex Genoa. Facile immaginare l’imbarazzo non solo della coppia (che se ne stava appartata in fondo all’aereo) ma soprattutto delle altre signore ben poco abituate a sgarri del genere. La più irritata, sembra, Alena Seredova e di conseguenza il suo Gigi Buffon. 212 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO L’anti-Cassano. Il giorno e la notte, o se preferite M assimo Boldi e M organ Freeman. Il vero opposto di Cassano è Andrea Pirlo: taciturno, serioso, poco amante degli scherzi. A quanto pare Cassano è stato avvertito, e di solito gira alla larga da lui. Chissà, forse è solo perché non ci trova soddisfazione. 213 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Donadoni bravo ma dovrebbe essere più ruffiano Intervista al procuratore Claudio Pasqualin di Angelo Bonacossa Dopodomani Francia-Italia, dentro o fuori. «Speriamo di restare in corsa. Basterà battere la Francia e sperare in un risultato a noi favorevole nell'altra gara». Olanda-Romania faranno il “biscotto”? «Un sospetto è lecito averlo, ma alla fine sarà partita vera anche se scendono in campo le seconde linee». Il futuro di Donadoni? «Legato al risultato di dopodomani». La firma del contratto in ritiro? «Era brutto andare a un Europeo con un ct senza la firma. È stato un contratto politico». Che ct è Donadoni? «Una bravissima persona, ma nello spogliatoio non ha l’appeal di Trap e Lippi. E' serio, ma ha poca esperienza. È coerente, tira dritto per la sua strada, ma gli manca quel pizzico di ruffianeria che serve sempre. Si trova anche a gestire una squadra che difetta sotto il profilo fisico. Se facciamo un sondaggio, la metà degli italiani non lo vorrebbe come ct». La sorpresa di questo Europeo? «Il Portogallo, penso che possa arrivare in fondo. I lusitani soffrono di saudade europea, ma quest’anno hanno una bella squadra dove gioca ancora quel Nuno Gomez che avevo importato io tanti anni fa». La S pagna? 214 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO «Può vincere l’Europeo. Ha un Villa in forma eccezionale». Già richiesto da squadre italiane? «Stranamente no. I club che potrebbero chiederlo sono Inter e M ilan, ma siamo sofistici: non deve essere solo bravo e fare gol, deve avere tutta una serie di caratteristiche...». Nazionali che andranno all’estero? «Il Wolfsburg, Bundesliga tedesca, vorrebbe Di Natale, ma non ce lo vedo in Germania». 215 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Buffon ci crede: l’avventura non è finita di Antonio Ledà (inviato a Baden) «A otto minuti dalla fine della sfida con la Romania eravamo fuori. Quel rigore può essere la svolta di un Europeo nato sotto una cattiva stella ma che può riservarci molte sorprese. Dopo l’Olanda ho chiesto scusa agli italiani, ma alla fine ci ringrazieranno». Gianluigi Buffon, inserito dall’Uefa nel Top 11 delle prime due giornate, si fa coraggio in vista del match con la Francia. Il portiere sposa la linea Donadoni («Non credo alla teoria dei complotti»), assolve l’arbitro Ovrebo («Ha sbagliato, ma non creiamoci alibi»), e confessa di non aver perso la speranza di passare il turno. «Italia-Francia è una partita dai mille risvolti – ha spiegato oggi in conferenza stampa – ma dopodomani non dovremo pensare al passato. Sappiamo di dover vincere e siamo convinti di averne le possibilità. Loro vengono da un 4-1 pesantissimo subìto con l’Olanda e devono riuscire a ricompattarsi. Cosa che non è sempre facile». L’Italia, invece, ha dimostrato che quello con gli olandesi è stato solo un incidente di percorso. «Una partita nata male e conclusa peggio», ma solo una partita. «Contro la Romania – ha detto l'unico azzurro inserito nella formazione ideale del campionato europeo – abbiamo giocato un’altra gara. Abbiamo costruito un sacco di occasioni da gol che non abbiamo sfruttato solo per sfortuna. Credo che vada apprezzato lo spirito di reazione della squadra perché in casi del genere, dopo una sconfitta per 3-0 all’esordio, il rischio di venire schiacciati dalle responsabilità è concreto». L’Italia invece ha reagito e ora ha voglia di confermare la crescita con la Francia. «M i aspetto una gara dura – ha 216 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO continuato Buffon – perché sappiamo che solo una vittoria può mantenerci in corsa. Ci proveremo anche per metterci in pace con la coscienza. Uscire dall’Europeo con quattro punti, dopo aver battuto la Francia, non sarebbe una disfatta». Paura del “biscotto”? Sul questo punto il numero uno azzurro la pensa esattamente come il ct. «Premesso che per noi sarà fondamentale concentrarci solo sulla partita di Zurigo, io non credo che l’Olanda si lascerà battere dalla Romania. Il parallelo con quanto è successo in Portogallo non regge perché allora sia la Svezia sia la Danimarca avevano interesse a pareggiare segnando due gol a testa. Questa volta la vittoria interessa solo alla Romania mentre l’Olanda non ha nessun interesse a farsi battere. Non solo, ma le cosiddette riserve faranno di tutto per conquistarsi il posto in squadra e dunque non ci saranno cali di tensione». In realtà un motivo per non impegnarsi troppo l’Olanda lo avrebbe: non ritrovare l’Italia o la Francia in semifinale. M otivo sufficiente per fare strada ai rumeni? «Credo di no – ha spiegato il portiere – perché in questo momento l'Olanda non ha bisogno di fare calcoli. Vive una stagione magica e non credo che Van Basten si porrà il problema di chi incontrerà in semifinale. Dopo tutto ha già battuto sia noi sia la Francia, perché dovrebbe temerci? Io invece mi auguro di ritrovare proprio l’Olanda perché vorrebbe dire aver superato il primo turno». Il discorso torna così al capolinea: la sfida da dentro a fuori con i cugini d’Oltralpe. «Il mondiale è lontano ma è chiaro che Italia-Francia è una sfida che assume un sapore particolare. Io non vedo l’ora di scendere in campo e non temo la tensione. Ve lo dico con l’esperienza di chi dopo la vittoria ai M ondiali ha fatto un anno di serie B». Ottimismo dunque perché il pallone «toglie ma sa anche dare. Contro l’Olanda abbiamo 217 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO giocato male, ma ci è andato tutto storto, contro la Romania abbiamo giocato una buona gara e non siamo riusciti a vincere. Anzi a otto minuti dalla fine eravamo fuori dagli Europei. Per chi crede nel destino quel rigore parato a M utu può rappresentare la svolta del nostro campionato. In fondo le vittorie in manifestazioni come questa sono spesso il frutto di circostanze fortunate o di episodi favorevoli. Noi fino a oggi non siamo stati aiutati dalla buona sorte e se riuscissimo a passare il turno è solo perché ci abbiamo messo molto del nostro. Un merito in più. Un motivo per pretendere un minimo di riconoscenza dalla stampa e dai tifosi». «In questi due anni – ha concluso il portiere – abbiamo realizzato un sacco di cose positive e l’avventura non è ancora finita. Batteremo la Francia e chissà...». 218 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Gli arbitri in sovrappeso di Valentino Beccari (inviato a Vienna) La classe arbitrale non va in paradiso. La stessa Uefa, tra difese d’ufficio, mezze ammissioni e bocciature, ha sostanzialmente confermato l’infelice campionato delle ormai ex giacchette nere. Sviste clamorose, incomprensioni con assistenti e quarto uomo, ma soprattutto scarsa forma fisica. Già, troppe volte gli arbitri erano stati distanti dall’azione o hanno infastidito le trame di gioco facendosi trovare sulla traiettoria della palla. Segno di una condizione atletica non ottimale e di problemi con la bilancia. Insomma, poche diottrie e troppi chili. Se è vero che un arbitro percorre in media dieci chilometri a partita, in pochi tra i dodici designati per arbitrare a Euro 2008 hanno il fisico da mezzofondista. Va bene che siamo in Svizzera ma a un arbitro di calcio si chiede un dinamismo maggiore rispetto agli arbitri elvetici per eccellenza: Gennaro Olivieri e Guido Pancaldi, quelli di Giochi senza frontiere. E pensare che in Italia sono dei veri e propri atleti: raduno precampionato a Sportilia, ripetute sui 400 metri e frequenti test con il cronometro. Se non corri sotto un certo tempo non arbitri. Howard Webb, quello di Italia-Olanda, è il più giovane fischietto degli Europei ma la pancetta da qualche birra di troppo gli ruba almeno dieci anni. Nella sua Roterham, in Inghilterra, fa il poliziotto e in effetti in campo usa il fischietto come un vigile che dirige il traffico. Fuori luogo anche Peter Vink. L’olandese cerca sempre di risparmiare gambe e fiato e per fare meno strada finisce per trovarsi dove non dovrebbe, come in Svezia-Spagna, quando si è fatto 219 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO travolgere da un giocatore iberico. Una bella dieta bilanciata farebbe comodo anche a Konrad Plautz che tiene i ritmi del campionato austriaco ma non regge le accelerazioni di un torneo di alto livello. Per lui più verdure bollite e meno würstel. Di Tom Ovrebo meglio non parlare. Lo psicanalista norvegese può fare domande esistenziali ma non rovinare l’esistenza agli altri. Decisamente in ottima forma fisica il nostro Roberto Rosetti, che però non sempre è stato lucido nelle decisioni. Ancora più tirato è lo svizzero M ario Busacca, ex atleta di buon livello che sui 1.500 piani batterebbe anche qualche calciatore in attività, che dirigerà Olanda-Romania. 220 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO LUNEDÌ 16 GIUGNO I cugini, ancora loro Siamo alla vigilia della sfida decisiva contro la Francia del ct Raymond Domenech. La tensione è palpabile nel ritiro azzurro. Negli incontri di giornata, la Germania festeggia il passaggio del turno grazie a una sassata di Ballack che condanna l’Austria padrona di casa (1-0) mentre la Croazia supera la Polonia con lo stesso punteggio. 221 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO IL CT FRANCESE, RAY MOND DOMENECH 222 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO L’Italia non vuole andare in ferie Potrebbe bastare un pari ma serve un “aiutino” dall’Olanda di Alessandro Bernini (inviato a Zurigo) Più che una partita, sembra un foglio del menù. Gli austriaci l’hanno già ribattezzata in modo un po’ scontato “pizza gegen champagne” (dove gegen sta per “contro”), noi ci abbiamo aggiunto biscotti e torta visto che da sempre a tavola siamo dei lussuriosi non da poco. Cattivi pensieri. Oltre alla lussuria c’è pure un pizzico d’invidia. Perché non essere padroni del nostro destino ci rovina lo stomaco, ci fa pensare male. Seguendo la Andreottiteoria siamo da mani nei capelli, ma non ci resta che provarci tenendo anche le antenne verso Berna. È evidente che, al di là delle dichiarazioni ufficiali come al solito un po’ banali, in campo i giocatori vorranno sapere (eccome...) quello che accade in Olanda-Romania. E le notizie condizioneranno la sfida, su questo non ci piove. C’è un flashback dal quale ripartire. Se siamo a Euro 2008 è anche perché la Georgia, già eliminata, riuscì a battere 2-0 la Scozia al terzultimo turno delle qualificazioni. Un regalino e un colpo di classe (la vittoria azzurra a Glasgow): proprio quello che servirà domani sera. Vai Cassano. Donadoni anche oggi ha blindato la squadra, e nessuno è ancora in grado di capire la formazione vedendo sei giri di corsa e cinque minuti di stretching. Qualcosa però trapela, radio-spogliatoio garantisce che Cassano sarà in campo e in effetti il ct negli ultimi giorni l’ha sempre provato fra i titolari. Fuori Del Piero dunque, fiducia a Toni (ci 223 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO mancherebbe), mentre la terza maglia là davanti se la giocano Camoranesi e Di Natale: spazio al primo se si pensa agli equilibri, dentro Totò se ci si vuole giocare il tutto per tutto. Attenti però a una possibile sorpresa dell’ultim’ora: fuori Cassano, dentro sia Di Natale sia Camoranesi, come contro l'Olanda. Dubbi in mezzo. In difesa la linea a quattro ZambrottaPanucci-Chiellini-Grosso sembra sicura. Altre novità invece arrivano a centrocampo. Il faro di Pirlo illumina poco, ma Donadoni stravede per lui e prima di toglierlo ci penserà 100 volte. Conferma per De Rossi, salgono le azioni di Ambrosini (al posto di Perrotta), pronto anche Gattuso. Atteggiamento. Al di là di nomi e moduli, l’Italia deve cambiare faccia perché altrimenti può scordarsi la vittoria. I temi tattici li abbiamo provati tutti: possesso di palla avversario e ripartenze contro l’Olanda, l’esatto opposto contro la Romania con noi ad attaccare e loro arroccati. Niente, doppia delusione anche se gli arbitri ci hanno messo lo zampino. Domani sera avremo di fronte una Francia che è riuscita a fare peggio di noi. Travolta dall’Olanda ma anche mai capace di mettere in crisi la Romania. Per quanto visto sino a oggi siamo insomma leggermente superiori, e anche per questo Domenech cercherà di stravolgere le carte in tavola cambiando look alla squadra. Calcoli e gol. Una cosa è sicura: l’Italia almeno un gol lo deve segnare, altrimenti non ci sono santi olandesi che tengano. Le armi ci sono, a partire dai guizzi di Cassano al quale si chiede più incisività (e magari tiri in porta) rispetto al match con la Romania. E poi Toni non potrà mica essere sempre così pasticcione. Chissà che il profumo di Berlino non lo rianimi. Charter pronto. Tutti fiduciosi, tutti speranzosi. M a intanto i dirigenti federali hanno già prenotato il charter per 224 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO l’eventuale ritorno a casa. Domani sera, subito dopo la partita, per gli azzurri c’è pronto il volo Zurigo-Vienna, con pernottamento dunque a Baden. Poi, se dovesse andar male, appuntamento per dopodomani pomeriggio, ore 18: volo Vienna-M ilano-Roma con doppio scalo a seconda delle necessità dei giocatori. Solo cabala o brutte sensazioni? 225 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Sfida su due campi di Stefano Tamburini Poi magari finisce che domani sera in qualche modo l’Italia avrà un guizzo d'orgoglio e – forsanche all’ultimo tuffo – strapperà una qualificazione più o meno eroica ai quarti. E dopo, fra colpi di tacco e altri di parti meno nobili ma non per questo meno importanti, potremmo anche trovarci a raccontare tutta un’altra storia. Dopo, appunto. La realtà per ora parla di una qualificazione complicatissima, anche ma non solo per l’intreccio dei risultati che potrebbero uscire dai due incontri che si disputeranno a Zurigo e Berna, a 125 chilometri l’uno dall’altro ma è come se si giocasse sullo stesso campo. Gli specialisti di lacrime preventive e fazzoletti intrisi di sospetti – tutti concentrati nell’attribuire i problemi azzurri allo scarso impegno degli olandesi già qualificati – hanno sorvolato su un piccolo dettaglio: domani sera dovremmo vincere (o pareggiare, ma con qualche rischio in più) contro la Francia. E sapete da quant'è che non vinciamo una partita al 90’ contro i cuginastri d'Oltralpe? Dal 1978, mondiali di Argentina, 2-1 per noi in rimonta dopo il gol a freddo di Lacombe e marcature di Rossi e Zaccarelli, due che ormai hanno i capelli bianchi. Domani sera all’Italia potrà anche accadere di festeggiare una qualificazione ai quarti grazie alla combinazione di due eroici pareggini e una batosta storica. Quattro anni fa in Portogallo, al Trap e alle sue acquasantiere, non bastarono cinque punti in tre partite. A Donadoni potrebbero non bastarne quattro: battendo la Francia potrebbe infatti capitare di doversi inchinare alla vittoria della Romania contro le riserve dell'Olanda ormai qualificata. Un punto di differenza ma scenari del dopo immutati rispetto al 2004. A Roma 226 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO scatterebbero i preparativi per la presentazione del nuovo (vecchio) commissario tecnico, M arcello Lippi, con le immancabili, ipocrite e patetiche assicurazioni di aver deciso tutto all’ultimo momento. E lungo tutto il tragitto di ritorno, da Zurigo a Baden e poi per tutta l’estate e anche oltre, via alle proteste con l’Uefa, le richieste di modifiche al regolamento, le accuse all’Olanda di aver perso più o meno apposta con la Romania. Dimenticando che: 1) l’Olanda durante le qualificazioni è arrivata seconda nel girone vinto dalla Romania; 2) che durante le stesse qualificazioni non ha mai vinto con la Romania (un pareggio e una sconfitta); 3) che se l’Olanda è arrivata all’ultima sfida del girone già qualificata la colpa è solo delle squadre (Italia e Francia) che nelle due partite precedenti hanno fatto una figura barbina. Poi magari finisce che l’Olanda il suo dovere lo farà fino in fondo e gli azzurri non saranno capaci di fare altrettanto con la Francia. E allora, oltre all’amarezza, ci sarebbe anche l’imbarazzo di qualche lettera di scuse da spedire in giro. M eglio non pensarci: buon tifo a tutti. 227 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Noi e i francesi, acerrimi rivali ma sotto sotto ci vogliamo bene di Lucio Caracciolo Italia-Francia: non solo calcio. Dai cugini transalpini ci divide non solo una recente rivalità calcistica – fino a qualche anno fa, i francesi si concentravano su altre specialità – ma un’antica storia di amore e odio. Noi italiani abbiamo fondato il nostro Stato unitario anche grazie alla Francia, e fino a tutta la prima metà del Novecento la lingua e la cultura francese erano di casa nell’aristocrazia e nella buona borghesia nostrana. Qualche milione di italiani si era nel frattempo trasferito Oltralpe, alla ricerca di quel lavoro che da noi non trovava. Diventando peraltro rapidamente e fieramente francese: Platini docet. Nell’ultimo mezzo secolo, questa frequentazione è gradualmente impallidita, certo non aiutata dalla coltellata alla schiena inflitta dal duce alla Francia già in balìa di Hitler, né dalle ambizioni postbelliche di de Gaulle, il quale rivendicava la Val d’Aosta, una buona fetta di Piemonte e la Liguria fino a Savona, bloccato in extremis solo dagli americani. Ecco, gli americani, il terzo incomodo fra noi e loro. Il rapporto nostro e dei cugini verso la superpotenza d’oltreatlantico è paradigmatico delle nostre cordiali dissonanze. I francesi non hanno mai accettato l’idea di non essere più i numeri uno al mondo. E forse molti di loro rimpiangono la generosità di Napoleone, il quale nel 1803 svendette per pochi franchi la Louisiana – all’epoca, metà dell’America – a quei provinciali di Washington e dintorni. I 228 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO quali ne fecero il trampolino di lancio per l’espansione territoriale nel loro continente e nel mondo. Quanto a noi, che l’America l’abbiamo scoperta – giù le mani da Cristoforo Colombo! – abbiamo da tempo smesso ogni velleità di potenza e qualsiasi ipertrofia nazionalistica. Gli americani, tutto sommato, ci stanno bene. E sappiamo quanto del nostro benessere dobbiamo loro, specie per i primi decenni del secondo dopoguerra. Eppoi, se proprio dobbiamo inchinarci davanti a qualcuno, meglio farlo davanti al Numero Uno che di fronte all’invidiosa M arianna. Allo stesso tempo, sotto sotto francesi e italiani si vogliono più bene di quanto non credano. Ce lo hanno detto per anni i sondaggi, per quel che valgono. E ce lo dice forse quella quota di ceppo comune che ha resistito alle invasioni barbariche. Certo, il sentimento è squilibrato. I francesi si occupano poco o nulla di noi, in linea con una certa inclinazione all’autosufficienza. Noi un po’ più di loro, non per questo conoscendoli troppo bene. Ora la palla dirà chi dei due può sventolare la sua bandiera sotto il naso del rivale. Incrociamo tutte le dita possibili. Sappiamo bene che i francesi meditano da tempo una sublime vendetta, dopo l’atroce disfatta dei M ondiali. Se vi riuscissero, il nostro Europeo sarà ricordato non tanto per l'eliminazione precoce, quanto perché a infliggercene l’onta saranno stati i nostri carissimi cugini. 229 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Donadoni pensa solo a battere la Francia «Non ho telefonato a Van Basten: a parti invertite mi sarei offeso» di Antonio Ledà (inviato a Zurigo) «Ho i capelli più grigi del solito? Non lo so. Quando mi alzo la mattina ne trovo sempre qualcuno sul cuscino, ma credo che sia normale. Per me questi sono stati venti giorni importanti però non mi sento né stanco né stressato. Anzi non vedo l’ora di scendere in campo domani». Donadoni sembra in vena di confidenze alla vigilia del match più importante della stagione, ma basta una domanda sulla formazione per farlo chiudere a riccio. Ha già deciso la squadra che scenderà in campo contro la Francia? «Nella mia testa sì, ma non aspettatevi indicazioni. Questa volta scoprirete la formazione solo all’ultimo minuto». Come vive la vigilia? «Siamo pronti, sappiamo che cosa ci aspetta e il valore della posta in palio. Ci metteremo tutto quello che abbiamo nel corpo e nella testa». Gioca Cassano? «Lo vedrete domani. Abbiamo ancora un altro allenamento e solo alla fine comunicherò le mie scelte». Con la Francia, ultimamente, non ci è andata molto bene. «Non guardo mai le statistiche. Avete visto che cosa è successo con l’Olanda? Non vinceva con l’Italia da trent’anni e ci ha fatto tre gol. Dobbiamo solo pensare a giocare senza farci distrare da chiacchiere di altro tipo». 230 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO A proposito. Ha sentito Van Basten? «Non l’ho chiamato per una questione di rispetto. Se fosse successo a me, a parti invertite, di ricevere una telefonata alla vigilia di un match così mi sarei sentito offeso. E poi sono convinto che chi giocherà contro la Romania farà di tutto per non farsi battere. Io non ho mai visto giocatori di una nazionale scendere in campo per perdere». Quindi basterà vincere con la Francia? «Bisognerà vincere. M a soprattutto bisognerà concentrarsi solo sulla Francia. Poi è vero che non saremo padroni del nostro destino, ma pensarci oggi non serve a nulla». Ha preparato le valigie? «Le nostre cose sono tutte a Vienna e dopo la gara torneremo a Casa Azzurri. Per fare i bagagli ci vuole un attimo». Torniamo a Cassano. È il giocatore che può risolvere la partita? «L’Italia ha diversi giocatori in grado di decidere la partita. L’unico gol segnato finora è di Panucci. Però non credo che la sfida con la Francia si possa risolvere con un solo giocatore». Il Cassano di questi ultimi tempi non le ricorda il Donadoni attaccante del Milan e della Nazionale? «In certe giocate sì. Ha la stessa facilità nel saltare l’uomo e l’abilità nel dribbling. Io però ero più utile in copertura. Antonio si muove meno quando la squadra non è in possesso di palla». Allora non è rischioso mandare in campo una squadra con Toni, Cassano e Di Natale, tre attaccanti che non tornano? «È un’ipotesi che avete fatto voi. Io dico che anche altre volte abbiamo giocato con tre attaccanti e la squadra non mi è sembrata sbilanciata». C’era Camoranesi. Ci sarà anche questa volta? 231 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO «Sta bene come tutti gli altri. E come tutti ha voglia di giocare». Il ct francese Domenech ha parlato di derby. Lo pensa anche lei? «Non è un derby ma una partita di calcio tra due grandi formazioni che hanno lo stesso obiettivo e che si rispettano. Noi vogliamo vincere e state certi che ci proveremo». 232 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO M ARTEDÌ 17 GIUGNO L’Italia s’è desta Certo, non c’è lo stesso gusto di due anni prima, quando il successo azzurro valse una coppa del mondo da alzare al cielo. Ma c’è tanta gioia, un gusto particolare, nel vedere i francesi a capo chino che escono dal campo e non hanno nulla da dire. Vince l’Italia (2-0) e vince anche l’Olanda (sempre 2-0) contro la Romania, alla faccia della congrega dei sospettosi. Il tempo di gioire e subito il pensiero a un quarto di finale da brivido: ci aspetta la Spagna. 233 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO LA GIOIA AZZURRA DOPO IL SECONDO GOL DI DE ROSSI 234 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Che bello, al mare ci vanno i francesi L’Italia vince 2-0 e l’Olanda batte la Romania: ora c’è la Spagna di Antonio Ledà (inviato a Zurigo) Altro che biscotto. La serata di Zurigo, revival in sordina della finale mondiale di due anni fa, ha riservato al ct azzurro Roberto Donadoni una cena completa con portate per palati fini come i gol di Pirlo e De Rossi che ci hanno permesso di battere la Francia e un gran dessert offerto da Van Basten. L’Olanda ha infatti superato la Romania e ci ha riaperto le porte dell’Europa. Il ct sapeva di giocarsi la gara della vita eppure ha mantenuto la calma. Ha giocato la carta Cassano alto a sinistra nel posto occupato prima da Di Natale e poi da Del Piero, ma si è coperto confermando Perrotta sulla trequarti con Gattuso, De Rossi e Pirlo a proteggere la difesa. Una sorta di 4-3-2-1 con la squadra in possesso di palla, pronto a trasformarsi in un più tradizionale 4-4-2 nei momenti di difficoltà con Perrotta chiamato a chiudere sulla destra e Gattuso largo a sinistra. Il ct francese Domenech ha risposto mandando in campo una formazione più spregiudicata con due punte fisse, Henry e il giovane Benzema, Ribery libero di affondare sulla sinistra e Gavou a destra. Fuori tre senatori del calibro di Thuram, Sagnol e M alouda. Scelta coraggiosa, forse già proiettata nel futuro. Scelta che però non ha pagato. Partenza sprint. L’Italia infatti è partita subito bene e dopo aver lasciato sfogare gli avversari per cinque minuti ha cominciato a lavorare sui fianchi una difesa apparsa tutt’altro che impeccabile. Toni e Perrotta hanno avuto due occasioni 235 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO per sbloccare il risultato, poi è arrivato il rigore della svolta. Toni si è liberato di Gallas e il centrale lo ha atterrato, da dietro, al momento del tiro. L’arbitro M ichel non ha avuto alcun dubbio: rosso per il francese e palla sul dischetto. Pirlo si è incaricato del tiro e ha piazzato una gran botta sulla sinistra. Il vantaggio. Sull’1-0 e con un uomo in meno (uno e mezzo visto che Domenech aveva già dovuto sostituire Ribery, infortunato dopo un contatto con Zambrotta) la gara si è messa in discesa. Toni ha avuto un’altra occasione clamorosa, Cassano si è esibito in qualche numero dei suoi, Grosso ha centrato un palo su punizione. Poi l’attenzione si è spostata sulle notizie che arrivavano da Berna: 0-0 alla mezzora, 0-0 al 40', 0-0 alla fine del primo tempo. Piccola leggerezza. Gli azzurri hanno ricominciato a crederci e questa è stata una piccola leggerezza. Nella ripresa, infatti, la squadra è sembrata meno concentrata che in avvio e ha cominciato a concedere spazio agli avversari. Per nostra fortuna Henry è l’ombra del bel giocatore di qualche anno fa e Benzema ha talento ma si è perso nella morsa di Chiellini e Panucci. La Francia ha comunque tentato di rimettere in piedi la partita e il conto alla rovescia in attesa del 90’ è diventato un’angoscia con i Bleus sempre più rabbiosi e il terrore del tradimento olandese. Boato da Berna. Timore rientrato al 55’ quando sui maxi schermi del Letzigrund Stadio è comparsa la notizia del primo vantaggio olandese. Donadoni non può non aver pensato alle promesse di Van Basten e ha deciso a difendersi richiamando in panchina Pirlo, ormai esausto, per rinforzare il centrocampo con Ambrosini. Cinque minuti ed è arrivato il raddoppio di De Rossi su un calcio di punizione deviato da Henry. Il gol ha chiuso la gara rilanciando gli Azzurri a pieno 236 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO titolo, tra le grandi squadre d'Europa. Ora ci aspetta la Spagna, in un quarto di finale che si annuncia durissimo ma che se l’Italia interpreterà con lo stesso spirito messo in campo oggi sarà tutto da gustare. E chissà che Van Basten non cominci bonariamente a rimpiangere di non averci cacciato, perché da domani lo 0-3 dell’esordio varrà solo per le statistiche. Il nostro Europeo comincia ora. Francia-Italia 0-2 (primo tempo 0-1) Francia (4-4-2): Coupet 6,5; Clerc 5,5, Abidal 4, Gallas 5, Evra 5; Govou 5,5 (21’ st Anelka sv), Toulalan 6, M akelele 5,5, Ribery sv (9’ pt Nasri sv; 26’ pt Boumsong 5); Benzema 7, Henry 6. A disposizione: 16 Frey (P), 1 M andanda (P), 15 Thuram, 17 Squillaci, 19 Sagnol, 4 Vieira, 7 M alouda, 21 Diarra, 18 Gomis. Allenatore: Domenech. Italia (4-3-1-2): Buffon 7; Zambrotta 6,5, Panucci 7, Chiellini 7, Grosso 6,5; Gattuso 6,5 (37’ st Aquilani sv), De Rossi 7,5, Pirlo 7,5 (10’ st Ambrosini 6); Perrotta 5,5 (19’ st Camoranesi sv); Toni 6, Cassano 7. A disposizione: 14 Amelia (P), 17 De Sanctis (P), 5 Gamberini, 6 Barzagli, 23 M aterazzi, 7 Del Piero, 12 Borriello, 15 Quagliarella, 11 Di Natale. Allenatore: Donadoni. Arbitro: Lubos M ichel (Slovacchia) 6,5. Reti: 25’ pt Pirlo (rigore), 17’ st De Rossi Espulsi: Abidal (24’ pt) Ammoniti: Evra, Govou, Boumsong, Henry, Pirlo, Chiellini, Gattuso. 237 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Più bella cosa non c’è di Stefano Tamburini Non si saprà mai se era maggiore lo scetticismo sulla capacità dell’Olanda delle riserve di battere la Romania o su quella dell’Italia di fare quel che non le era mai riuscito negli ultimi trent’anni: superare la Francia entro i 90 minuti regolamentari. Entrambi gli scetticismi sono stati spazzati via alla fine di una doppia sfida da batticuore, chiusa da una qualificazione sull’orlo dell’infarto. E allora, mentre i francesi piangono, tutti a cantare e a ballare sull’aria di Eros Ramazzotti e della sua “Più bella cosa non c’è”. Alla fine, specie se domenica prossima saremo qui a festeggiare anche il successo con la Spagna, di questa prima fase stentatissima si ricorderanno veramente in pochi. Lo sport, anzi il calcio è questo. Nel nuoto o nell’atletica, se uno va più piano non ha speranze: perde e basta. Con il pallone le variabili (anche quelle impazzite) sono tante e anche chi è meno forte può accadere che si trovi ad alzare una coppa. Basta che non perda mai di vista i suoi limiti. Con questa consapevolezza, quattro anni fa in Portogallo a trionfare fu la cenerentola Grecia. Quest’anno i quarti offrono già scontri da brivido: Portogallo-Germania, Croazia-Turchia, Spagna-Italia e Olanda-Svezia (o Russia). I pronostici sono apertissimi. Per l’Italia – passate la paura e la tempesta iniziale – si aprono scenari nuovi. Oggi, prima ancora di sapere come andrà a finire, è bene dire grazie a chi ci ha regalato prima un titolo mondiale e ora tiene in vita il sogno europeo. E mette nei guai chi ha firmato un contratto finto con Donadoni che ora potrebbe essere difficile da stracciare e ha già una parola d'onore (o qualcosa in più) con un altro ct dalla non troppo vaga somiglianza con Paul Newman e con la passione della pesca. 238 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Pirlo vuol dire provvidenza Andrea ripaga con gli interessi la fiducia di Donadoni di Valentino Beccari (inviato a Zurigo) «Andrea, pensaci tu, fai qualcosa di sinistra». Sconfitto in tutti i sondaggi della vigilia e ormai afflitto dalla “sindrome Veltroni”, Donadoni si affida ancora una volta a Pirlo e lo mette capolista. «Yes we can», gli sussurra nemmeno troppo convinto. Il centrocampista lo tranquillizza con il solo sguardo. Idee poche. E pensare che qualcuno alla vigilia della sfida di Zurigo ne aveva addirittura ipotizzato l’esclusione dall'undici titolare. In stato confusionale con l’Olanda, non aveva fissato la sveglia per la partita con la Romania. Il passaggio millimetrico, suo marchio di fabbrica, era rimasto negli spogliatoi. Due partite da dimenticare. Un giocatore nemmeno lontano parente del campione del mondo che tutti conosciamo. Donadoni ci credeva. M a poteva Donadoni rinunciare all’unico creativo in un reparto di muscolari con grandi polmoni ma poche idee? Difficile da credere. Non ci credeva nemmeno lo stesso Pirlo che proprio alla vigilia aveva esternato le sue sensazioni. «Contro la Francia gioco, il mister non può fare a meno di me». Una frase che detta da Cassano senza labiale protetto poteva sembrare presuntuosa e irriverente, ma pronunciata da Pirlo era un ragionamento lucido e obiettivo. Il vero regista. E in effetti Pirlo gioca, eccome se gioca. Inserisce il navigatore satellitare e pilota il pallone con 239 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO precisione straordinaria. A Toni basta dare una rapida occhiata al display e capisce subito dove andare. Il regista mette per ben tre volte Toni solo davanti al portiere: in due occasioni il centravanti del Bayern non riesce a coordinare i suoi 192 centimetri e tira goffamente. Nella terza però Abidal è ancora più goffo e lo travolge. Rigore sacrosanto ed espulsione del francese. Chi va dal dischetto? M a lui, naturalmente, Andrea Pirlo. Brescia come Berlino. È abituato da sempre ad assumersi le responsabilità. Da ragazzino nella squadretta dell’oratorio sui campi della periferia di Brescia come in Champions con il M ilan, nelle sfide infuocate al Granillo di Reggio Calabria come nella notte magica di Berlino. Si avvicina al dischetto con la tradizionale calma. Sguardo indecifrabile. Secondi che sembrano ore. Chissà a cosa pensa. Forse alla “Leva calcistica” di Francesco De Gregori? Eh no, perché è anche da un calcio di rigore che si giudica un giocatore, soprattutto quando può valere la qualificazione ai quarti di finale degli Europei. Pirlo lo sa. Coupet, il portiere francese, non fa paura. Esecuzione perfetta. Anche dopo il gol Pirlo continua nella regia, un po’ neorealista vista la situazione contingente, con meno effetti speciali ma sempre molto attenta ai particolari. Faticatori non esteti. Non è serata da esteti del pallone. Certo, il calcio pane e salame non è il piatto preferito di Pirlo ma capisce che bisogna solo riempire la pancia fregandosene di sapori e retrogusto. La palla passa sempre dalle sue parti. È lui la guardia di frontiera tra difesa e attacco. Ancelotti lo ha trasformato da trequartista classico in una sorta di centromediano metodista del nuovo millennio. Che crea, apre il gioco, dirige il traffico. De Rossi e Gattuso gli proteggono le spalle come i più affidabili body guard. E quando serve Pirlo sa anche mostrare i muscoli. Come quando si mette a 240 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO rincorrere Benzema e lo “stende” per fermare il gioco. C’era Perrotta infortunato da soccorrere. Un gesto di “solidarietà” che però pagherà a caro prezzo: è infatti diffidato e salterà il quarto di finale. “Biscotto” sfumato. Pirlo accusa il colpo, sa che dall’altra parte della Svizzera il “biscotto” è sfumato e che l’Italia andrà avanti. Un attimo di smarrimento, ma solo un attimo. Clerc si mette a fare l’attaccante e Pirlo si ricicla terzino. Corre, contrasta e crossa come un Chiellini qualunque. Lotta su ogni pallone, mostra i denti, mette quasi paura. M a forse è pretendere un po’ troppo e allora Donadoni lo sostituisce con Ambrosini, piedi meno vellutati ma tempi migliori sui 400 piani. Andrea esce senza fare polemica, come sempre. Fuoriclasse mai sopra le righe, rispettoso dei ruoli e delle gerarchie. Quando incrocia Donadoni al momento della sostituzione lancia un’occhiata d’intesa al ct kennedyano che sembra dire «Yes, we did it». 241 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO All’Olanda basta il secondo tempo Gli Orange dimostrano la loro correttezza ed eliminano la Romania di Stefano Edel (inviato a Berna) L’Olanda, superiore a ogni italica illazione, ci ha fatto un regalone. Tre vittorie su tre, come la Croazia nel girone C. E giocando alla sua altezza un solo tempo, peraltro con le seconde linee. Esce di scena la Romania, deludente e spuntata come mai si era vista sinora. M eglio così, l’Italia ringrazia. Van Basten ne cambia 9. Boulahrouz ed Engelaar. Il terzino destro e uno dei centrocampisti a protezione della difesa. Van Basten vara l’Olanda-2 proponendo solo due degli undici titolari che le hanno suonate, e in modo pesante, a Italia e Francia. Per carità, Robben e Van Persie, insieme al 22enne Afellay, sono riserve di gran lusso, e Huntelaar è il capocannoniere del campionato di casa, ma la sorpresa di vedere fra i pali Stekelenburg al posto del capitano Van der Sar lascia alquanto perplessi. Turn-over quanto si vuole, eppure che senso ha cambiare il portiere, che di stress e stanchezza ne accusa sicuramente meno degli altri? M isteri del ct. In casa romena, invece, Piturca si è mosso secondo logica: senza Goian (squalificato) e Radu (per lui Europeo finito dopo la frattura al setto nasale e conseguente operazione, ma è in panchina, accanto ai compagni), ha inserito Ghionea come secondo centrale nella retroguardia e optato per Codrea accanto a Chivu. La novità è M arius Niculae in attacco (preferito all’omonimo Daniel), con M arica ancora fuori. Due tiri in 20’. Giochicchiano gli orange, a ritmi decisamente 242 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO più bassi rispetto alle precedenti uscite, mentre la Romania (in divisa bianca) è nervosa e contratta. Deve fare la partita, non è facile cambiare atteggiamento in campo dopo che, contro la Francia e poi con noi, si è espressa sempre allo stesso modo, saltando regolarmente con lunghi rinvii il centrocampo e restandosene rintanata dietro. Chissà che cosa pensano in tribuna i due grandi del passato, Platini (ora presidente dell’Uefa) e Cruijff (che non aveva lesinato critiche alle idee tattiche di Van Basten). Fatto sta che, nei primi 20’, da questo calcio al rallentatore e fatto di stucchevoli meline scaturiscono solo una botta di Niculae fuori di poco e un colpo di testa di Van Persie alto, su assist di Engelaar. Troppo poco per emozionarsi. Aggrappati a Mutu. I limiti offensivi della squadra di Piturca si manifestano in tutta la loro evidenza man mano che trascorrono i minuti: di fronte a un avversario che di motivazioni ne ha ben poche – basta vedere come si muove Robben sulla fascia sinistra, avulso dalla manovra e incapace di controllare persino i palloni più facili – M utu prova, dall’alto della sua classe, a scuotere i compagni. Non ha fortuna nelle conclusioni a rete, anche quando riesce a liberarsi bene al tiro. Robben, che occasione! Il sussulto, alla gara, lo imprime dopo la mezz’ora il botta e risposta nelle due aree: prima Huntelaar gira al volo in curva, mancando il bersaglio, su servizio da Afellay, in percussione sulla destra, poi è Contra a fiondare in corsa, ma senza inquadrare la porta. Al 36’ Robben si divora la palla-gol più ghiotta del primo tempo, calciando sul fondo, a tre metri da Lobont, dopo che Huntelaar aveva fatto il lavoro sporco di arpionare la sfera, girarsi e mettergliela sui piedi. E la Romania si mangia le mani per l’erroraccio di Codrea, che al 44’ manda in fumo, dal limite 243 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO dell’area, un assist al bacio di Rat, liberato da M utu. Huntelaar gol. È un’altra Olanda nella ripresa, segno che Van Basten si è fatto sentire negli spogliatoi. La riprova arriva dopo soli 8’, con un'azione da manuale: cross basso di Afellay, tacco di Engelaar e botta al volo di Huntelaar, che fulmina Lobont. Non c’è più partita, da adesso in poi: i romeni accusano il colpo, Piturca gioca la carta Daniel Niculae in attacco, ma oltre qualche mischia non si va nell’area avversaria. E al 41’ Van Persie chiude i conti, alla sua maniera: controllo appena dentro l’area, Contra lasciato sul posto e gran sinistro sotto la traversa. I romeni applaudono sportivamente. L’eliminazione ci sta tutta, perché Chivu e compagni hanno fallito l’esame di laurea. E tornano a casa bocciati. 244 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Donadoni, un sorriso e un segreto Il ct: la spinta ce l’ha data la lettera di un bambino ammalato di Alessandro Bernini (inviato a Berna) La sfinge stavolta sorride. Per pochi secondi, ma quel sorriso vale tanto per Roberto Donadoni. Da ct, questa è la serata più bella della carriera ma come al solito evita i riflettori. Potrebbe gridare la sua rivincita su tante critiche, non lo fa. «Dico solo grazie ai ragazzi, passare il turno è un premio che meritavano». Quella lettera. Parte da lontano il ct. «Nella mia carriera da calciatore mi sono sempre conquistato tutto con fatica e sudore, adesso la storia si ripete. M a siccome in campo ci vanno questi ragazzi, io posso solo ringraziarli. Il merito è tutto loro». Prima della partita Donadoni aveva portato alla squadra la lettera ricevuta da un ragazzino: «È vero, un ragazzo che ogni dieci giorni deve sottoporsi a delle trasfusioni di sangue per vivere. M i spiegava che le vittorie della nazionale lo rendono sempre felice. Ecco, noi dobbiamo sempre andare in campo pensando che i nostri risultati possono regalare un po’ di felicità anche a queste persone». Grazie Olanda. Grande Italia, ma se andiamo avanti è merito dell’onestà degli olandesi. Evidentemente pensa male chi certe cose è abituato a farle. «Io non avevo nessun dubbio su questo – confida Donadoni – e l’ho sempre ripetuto. Vedete, anche solo alzare il telefono e chiamare Van Basten per dirgli “ mi raccomando, giocate al massimo” sarebbe stato umiliante per me e per lui. Se qualcuno lo dicesse a me, lo prenderei a ceffoni. E poi forse l'Olanda si sarà anche fatta un altro 245 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO calcolo: l’Italia l'abbiamo già battuta 3-0, meglio ritrovare loro...». Cassano e Toni. Bello a fine partita l’abbraccio tra il ct e Cassano. «Antonio mi piace, è un ragazzo genuino, spontaneo. L’ho chiamato proprio perché sapevo che poteva darci quello che ha fatto vedere con la Spagna». Due parole anche su Toni: «Non importa se non ha segnato. Si è procurato il rigore e dunque è stato decisivo». E ora la S pagna. Unico rammarico della serata: le due ammonizioni costringeranno Pirlo e Gattuso e star fuori contro la Spagna. M a Donadoni non drammatizza: «Abbiamo molte soluzioni in mezzo al campo. Oggi ho inserito Camoranesi e Ambrosini, ed entrambi hanno risposto bene. Non sono preoccupato». Stai a vedere che adesso l'Italia inizia a far paura a tutti. Anche alla travolgente Spagna. «Queste sono valutazioni che fanno altri. Io so che la Spagna è molto forte, stop». 246 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO TERZA PARTE Il rigore che apre la strada a Lippi 247 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO 248 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO M ERCOLEDÌ 18 GIUGNO Ora gli azzurri ci credono La soddisfazione per la vittoria contro la Francia che ha regalato i quarti agli azzurri è già in archivio. In casa azzurra si pensa solo al prossimo incrocio pericoloso, quello contro la Spagna. Negli incontri di giornata proprio la Spagna, già qualificata e in attesa degli azzurri, batte 2-1 la Grecia – campione uscente – e già eliminata. Il secondo posto nei quarti lo conquista la Russia dei baby battendo la Svezia di Ibrahimovic: 2-0. 249 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO GLI AZZURRI CHE HANNO COMINCIATO LA SFIDA CON LA FRANCIA 250 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Donadoni è lanciatissimo Il ct azzurro: questa squadra può battere chiunque di Antonio Ledà (inviato a Baden) Sarà che la paura è passata, sarà che è il primo pomeriggio libero e il sole invita a tirare fuori le mazze da golf, sarà che i sassolini nelle scarpe del ct sono diventati macigni. Il Donadoni day comincia con mezz’ora di anticipo. L'allenatore arriva a Casa Azzurri e si vede subito che ha una gran voglia di parlare. Negli ultimi quindici giorni ha dovuto leggere di tutto e martedì ha affrontato la sfida-verità con la Francia sapendo di avere un solo risultato a disposizione. I gol di Pirlo e di De Rossi (e l’onestà dell'ex compagno rossonero Van Basten, tecnico dell’Olanda) gli hanno salvato la panchina. E ora il ct si gode la rivincita. Lo fa alla sua maniera, entrando subito duro: «Non ho mai pensato alla mia posizione – ha esordito lanciando uno sguardo al presidente federale Giancarlo Abete – ma non nascondo che davo per assodato un certo tipo di comportamento se le cose non fossero andate bene, tutto qui». L’ombra di Lippi. E Lippi? E la famosa clausola liberatoria con tanto di “premio” di buonuscita? «Io non mi sono mai preoccupato dalle voci su M arcello Lippi, temo soltanto il sole perché ho la pelle delicata. Tutto il resto, comprese le indiscrezioni sulla mia panchina non mi hanno dato nessun fastidio. Ormai sono grande, ho capito di dover andare per la mia strada e so di poter contare sull'aiuto della Federazione, del mio staff e di tutti gli azzurri». 251 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Gruppo fortissimo. Sulla forza del gruppo l’allenatore bergamasco investe buona parte delle possibilità di continuare a inseguire la finalissima di Vienna. «Non ho mai avuto dubbi sulla squadra. Questo è un gruppo che può battere chiunque. Poi è chiaro che in una competizione equilibrata com’è un campionato d’Europa può succedere di tutto. Però noi ci siamo e diremo la nostra. Ne sono convinto perché è vero che ci sono state sofferenze ed errori però ho sempre visto cose positive. E questo vale anche per la partita d'esordio con l’Olanda». Tanta serenità. Ottimismo, dunque, e un rapporto con i giocatori che le paure dei giorni scorsi hanno reso solidissimo. «M i fa piacere che i ragazzi abbiano dedicato a me la vittoria con la Francia, ma la cosa più bella è il divertimento che mostrano nei momenti più duri. Evidentemente vedono in me non solo l’allenatore, ma qualcosa di più. E io credo che questo sia il riconoscimento più bello per uno che fa questo mestiere». Inevitabile, archiviate almeno per ora le voci del licenziamento, guardare al futuro. Domenica ci aspetta la Spagna e Donadoni mette le mani avanti: «Uno fra gli avversari peggiori che ci potesse capitare. Una squadra tosta per le caratteristiche, la qualità e il modo col quale interpreta le partite. Ora so già che andrete tutti a guardare le statistiche (la Spagna non ci batte in una competizione ufficiale da 88 anni, ndr) ma fate male perché come avete visto con Francia e Olanda, sono totalmente prive di senso». La S pagna. Per il ct, i rossi di Aragones sono avversari «che bisognerà aggredire subito perché sono abilissimi in attacco e, forse, più vulnerabili in difesa. Domenica sarà una grande gara perché noi possiamo battere chiunque». Anche l'Olanda dell'amico Van Basten? «Vi avevo detto che 252 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO avrebbe superato la Romania. Ne ero convinto perché ho la presunzione di conoscere molto bene Van Basten. Non l’ho chiamato perché mi sarebbe sembrato offensivo. E non l’ho sentito nemmeno oggi. A questo punto speriamo di ritrovarci in campo in semifinale». 253 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Aragonés: «Attenzione all’Italia» Il ct della Spagna: difesa forte, ma in attacco ha problemi di Marco Camplone Gli spagnoli, malgrado l’ottimismo del ct Aragonés, avrebbero fatto volentieri a meno di affrontare l’Italia. Pesano la tradizione negativa (l’unica vittoria in una partita non amichevole risale al 1920) e il ricordo di Usa ’94. «L’Italia? M i piace sfidarla». Luis Aragones ha accolto bene la notizia che saranno gli azzurri gli avversari della sua Spagna ai quarti di finale degli Europei. «L’Italia è una squadra importante, come qualsiasi altra che avremmo potuto affrontare in questa fase», ha sottolineato il ct delle Furie Rosse. «A me gli azzurri piacciono innanzitutto perché sono i campioni del mondo e secondo perché, anche se difensivamente sono molto forti, hanno qualche problema in attacco». Aragones è stato chiaro: «L’Italia non è forse nel suo momento migliore, ma non bisogna fidarsi. Sa essere competitiva come nessuno. Quei giocatori hanno una professionalità incredibile: se stanno male ti possono complicare la vita, ma se stanno bene ti battono». Il confronto di domenica è all’insegna dell’incertezza, almeno a giudicare dalle valutazioni fatte dall’agenzia di scommesse Snai. Le quote diffuse ieri sono in equilibrio: 2,60 per la vittoria degli azzurri, 3,20 per il pareggio, 2,60 per la selezione di Aragones. La buona prova fornita dagli azzurri contro la Francia sembra quindi compensare, almeno nelle quote d’apertura, l’assenza forzata dei centrocampisti Pirlo e Gattuso, dovuta alla squalifica per doppia ammonizione. 254 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Assenze che, però, non hanno rinfrancato la stampa spagnola. Per As, l'Italia è «la garrapata, por la Espana», ovvero «la zecca, per la Spagna». M arca, invece, ha ricordato la gomitata di Tassotti nei M ondiali del ’94: «Le lacrime di Luis Enrique furono le lacrime di tutto il Paese». L'ex centrocampista, che nell’occasione subì la frattura del setto nasale, ha dichiarato: «Non ci poteva essere rivale migliore per la Spagna in questa competizione. Per noi l’Italia nei quarti è una bestia nera. M i piacerebbe che fosse uno come Villa, asturiano come me, a vendicare la sconfitta del ’94. Tassotti? Non c’è problema. Casomai chiederò a Rijkaard, che era suo compagno di squadra nel M ilan, di organizzare un incontro». El Pais è stato chiarissimo: «L’Italia è sempre l’Italia e sarà l’avversaria della Spagna ai quarti» e, poi: «Passeremo questa volta? Sarà l'occasione per porre fine alla maledizione dei quarti di finale?». La Vanguardia ha titolato a tutta pagina: «Con Tassotti en la memoria». Sul sito di As, tra l'altro, è stato pubblicato l’esito di un sondaggio che non ha bisogno di commenti: il 67 per cento dei tifosi spagnoli avrebbe preferito affrontare la Romania, il 22 per cento la Francia e solo il 16 per cento Grosso, De Rossi e compagni. Bisogna sottolineare, però, che il pessimismo degli spagnoli affonda nella storia. Il presente dovrebbe invitarli perlomeno a un cauto ottimismo. La squadra di Aragonés non ha faticato a conquistare la qualificazione e, lasciato il 4-1-4-1 per il solido 4-4-2, è stata capace di produrre fasi di alta spettacolarità. Davanti ha due invidiabili uomini-gol: Villa, capocannoniere del torneo con quattro centri, e Torres, una rete e tanti numeri. 255 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Le tre mosse che hanno cambiato l’Italia Difesa stravolta dopo il ko di Cannavaro, dentro De Rossi e addio tridente di Alessandro Bernini (inviato a Baden) L’esperienza – sosteneva Oscar Wilde – è semplicemente il nome che gli uomini danno ai propri errori. Da questa visuale, Donadoni ha fatto tesoro del tonfo contro l’Olanda. Inguardabili all’inizio, adesso siamo cresciuti e iniziamo anche a fare un po’ di paura. Un cambio di look improvviso, da clinica del benessere. Lo scacco matto alla crisi è arrivato in tre mosse. 1) Difesa stravolta. Perso Cannavaro, siamo tutti andati alla ricerca della miglior spalla per Barzagli. Sarà M aterazzi, o forse Chiellini? M acché, l’errore stava alla base: Barzagli, senza Cannavaro al fianco, diventa un pedone più che un alfiere. E con M aterazzi molto indietro a livello fisico (Van Nistelrooy ne sa qualcosa), ci hanno massacrati. Qui è stato bravo Donadoni. Perché poteva semplicemente sostituire M aterazzi con Chiellini, e invece ha avuto il coraggio di prendere il martello e distruggere-ricostruire tutto in tre giorni. Spazio dunque alla coppia Panucci-Chiellini: il primo a portare esperienza e leadership, il secondo a dare vigore con la sua esuberanza fisica. In due partite qualcosa abbiamo subito, ma almeno non è più una difesa costruita col cementodepotenziato. 2) Dentro De Rossi. La vera esclusione illustre contro l’Olanda era stata quella di De Rossi, forse il miglior play basso davanti alla difesa d’Europa. Scelta molto contestata: 256 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO senza De Rossi abbiamo perso filtro davanti ai centrali e fluidità nelle ripartenze. Affidato il centrocampo al romanista, l’Italia s’è desta. Recuperi, rilancio veloce dell'azione, un gol segnato e un altro sfiorato: in 180 minuti De Rossi si è preso in pugno il centrocampo, ora è il perno insostituibile. E abbiamo anche capito che De Rossi e Pirlo possono tranquillamente giocare insieme, operazione che era sempre rimasta nell'immaginario del tifoso. 3) Addio tridente. Nel viaggio M ilano-Vienna del 2 giugno avevamo una valigia piena di certezze: sopra a tutto, steso e ben piegato, il modulo 4-3-3. L’Olanda si è presentata al check-in in versione poliziotto: ci ha aperto la valigia e ci ha gettato quasi tutto nel cestino. Il problema non era solo di uomini, ma anche di condizione. Il livello di energie è piuttosto basso, non possiamo permetterci due uomini e mezzo che non rientrano ad aiutare in mezzo. In più Toni fatica a fare reparto, ha bisogno di qualcuno vicino con cui dialogare: ecco perché Di Natale è finito in panchina. Merito di Donadoni. Il grande merito di Donadoni è stato di prendere il suo progetto e tagliuzzarlo in coriandoli. Senza l’ostinazione di chi vuole andare dritto sempre per la propria strada. Dal 4-3-3 si è passati così alla formula delle due punte più un trequartista, ma non il classico 10 che si mette le mani sui fianchi quando è finita l’azione di attacco bensì un uomo in grado di diventare il quarto fisso di centrocampo in fase difensiva. Contro la Romania abbiamo visto Camoranesi dietro a Del Piero-Toni (e, al di là dell’1-1, di occasioni da gol ne avevamo create tante), contro la Francia fiducia a Perrotta dietro a Cassano-Toni. Scelte intelligenti, senza guardare in faccia a nessuno, cercando di spedire in campo chi davvero stava bene. E si è visto. Contro la S pagna. Altro giro, altra rivoluzione. Ormai 257 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO abbiamo l'abbonamento. Stavolta però Donadoni dovrà stravolgere il centrocampo per necessità e non per scelta: Pirlo e Gattuso sono infatti fuori per squalifica. Chi entrerà? Due favoriti su tutti: Ambrosini e Aquilani. Il milanista sta bene ed è il logico sostituto di Gattuso, mentre il giallorosso ha assaporato il campo solo negli ultimi minuti contro la Francia. Assenze pesanti, per carità, ma una linea a tre di centrocampo Aquilani-De Rossi-Ambrosini non ci sembra da buttare, anzi. Domani mattina il ct comincerà a preparare la partita con la Spagna al Bundesstadion di M aria Enzersdorf, con porte incredibilmente aperte. Sarà l’occasione per valutare diversi particolari. Ad esempio Panucci sarebbe alla quarta partita in due settimane, ma il ct gli chiederà uno sforzo supplementare perché non vuole privarsi del suo soldato fedele. Ballottaggio sulla trequarti: Perrotta non ha convinto del tutto, possibile il ripescaggio di Camoranesi. Difficile invece sfaldare la coppia Cassano-Toni, nonostante Di Natale e Del Piero incalzino. Anche perché Cassano sta giocando come vuole il ct: poco farfalla e molto formichina, zero colpi di testa e tanto lavoro per la squadra. “Leva a Cassano” non si può. 258 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Abete: io sono al fianco del ct di Antonio Ledà (inviato a Baden) Donadoni l’ha lanciata così, tra l’analisi della sfida con la Francia e l’attesa dei quarti di finale con la Spagna. «Ora c’è un sacco di persone che cerca di salire sul carro dei vincitori. Facciano pure». Un riferimento al senso di abbandono che per il ct stava diventando insopportabile. Un’accusa che ha costretto il presidente federale Giancarlo Abete a chiarire che «Donadoni è in piena sintonia con la Figc». «Ho sentito parlare di una Nazionale di nessuno – ha detto il numero uno del pallone azzurro – e la cosa mi dà fastidio perché ho sempre detto che siamo tutti sulla stessa barca, che si vince e si perde insieme e che il ruolo della Federazione non può che essere di sostegno al Commissario tecnico e alla squadra. Io mi sento presidente di questa Italia e non a caso ho scelto di fare anche il capo delegazione: è il mio modo per testimoniare la vicinanza a chi va in campo». E il contratto col ct rinnovato solo alla vigilia degli Europei con tanto di clausola rescissoria? «Anche su questo punto – si è difeso Abete – la Figc è stata serena e lineare. Non c’è un automatismo tra il risultato di domenica con la Spagna e il futuro di Donadoni, così come non c’era martedì nella gara con la Francia. Queste sono valutazioni che faremo a Europeo finito. Ora dobbiamo solo pensare a battere la Spagna sapendo che ne abbiamo le possibilità e un titolo da campione del mondo da difendere». Polemica chiusa? Chissà. Di certo va in archivio il sospetto del “biscotto” tra Olanda e Romania: «Sono molto soddisfatto della sportività degli olandesi e mi ha fatto piacere che Platini abbia deciso di andare a vedere Olanda-Romania rinunciando alla sfida Francia-Italia. È un segno di attenzione nei nostri confronti». 259 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO 260 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO GIOVEDÌ 19 GIUGNO Si rompe anche Barzagli Gli azzurri non sono certo fortunati: dopo il crac di Cannavaro a ridosso del debutto, la difesa perde un altro elemento prezioso. Andrea Barzagli si rompe il menisco in allenamento e per il ct Roberto Donadoni la possibilità di scelte si assottiglia. La prima semifinalista è la Germania. Nel quarto di finale che inaugura la serie, i tedeschi superano il Portogallo per 3-2 grazie a un avvio lampo (2-0 dopo 26’) e tanta sofferenza nel finale, specie dopo il 42’ quando i portoghesi si sono riportati sul 3-2 e hanno pressato per guadagnare un supplementare che a quel punto sarebbe stato una vera incognita. 261 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO IL DIFENSORE AZZURRO ANDREA BARZAGLI 262 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Italia, scatta l’emergenza difesa Barzagli si rompe il menisco, restano solo due cambi di Antonio Ledà (inviato a Baden) Doveva essere la coppia centrale dell’Italia di Donadoni. Una fra le poche certezze del ct. Cannavaro e Barzagli erano dati per sicuri. Il primo con la fascia di capitano, il secondo come spalla e possibile successore in un ruolo che, nel nostro paese, ha sempre avuto abbondanza di talenti ma ultimamente sta soffrendo. Invece l’Europeo dei due azzurri si è concluso con largo anticipo. Cannavaro si è fermato al primo allenamento in terra austriaca, Barzagli lo ha imitato ieri. L’ex difensore del Palermo si è fermato durante una partitella in famiglia. Forse ha poggiato male un piede, forse ha forzato un contrasto, fatto sta che ha sentito uno strappo al ginocchio e ha chiesto l’intervento del medico. Il dottor Ferretti in un primo momento non è sembrato preoccupato, tanto che il giocatore è uscito dal campo con le sue gambe e ha aspettato i compagni senza dare segni di insofferenza. Diagnosi impietosa. Solo più tardi, nel ritiro di Baden, si è scoperto che l’infortunio era più serio del previsto. La risonanza magnetica ha evidenziato una rottura del menisco interno del ginocchio sinistro. Una diagnosi che mette fine al torneo per l’azzurro e alle sue speranze di riconquistare il posto da titolare. Barzagli oggi non ha rilasciato dichiarazioni ma ha espresso il desiderio di rimanere in ritiro con i compagni e ha chiesto di essere operato in Austria dallo stesso professor Ferretti. Lo staff azzurro si è subito messo in contatto con i sanitari della clinica dove era stato ricoverato Cannavaro e se tutto andrà bene domani mattina il difensore entrerà in sala 263 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO operatoria. L’intervento non sarà lunghissimo mentre sui tempi di recupero c’è un po’ più di incertezza. Barzagli dovrebbe essere comunque nelle condizioni di cominciare regolarmente il campionato con la nuova squadra tedesca del Wolsburg. S carsa fortuna.La fortuna, insomma, non sta dando una mano al ct e in particolare al reparto che dava maggiori garanzie di tenuta: la difesa. Ha cominciato capitan Cannavaro fracassandosi un tendine nel primo contrasto con Chiellini, ha continuato Panucci con un problema alla rotula e ora si è aggiunto il menisco di Barzagli. Tre ko importanti, dei quali uno solo rientrato. Tre ko ai quali va aggiunto il momento no di M aterazzi, arrivato all'appuntamento degli Europei in condizioni di forma quantomeno precarie. Insomma a due giorni dal derby con la Spagna Donadoni si ritrova a fare i conti con una retroguardia ben diversa da quella che aveva ipotizzato. E con due centrali improvvisati: Panucci (sempre che la rotula non faccia brutti scherzi) e Chiellini, portato inAustria come esterno. Poche alternative. I cambi, gli unici possibili, si chiamano M aterazzi (mamma mia!) e Gamberini, l’ultimo arrivato alla corte di Donadoni, il ragazzino chiamato per fare la riserva delle riserve e ora possibile debuttante in un quarto di finale continentale. In realtà il ct aveva provato a studiare un’ipotesi Ambrosini, ma manco a farlo apposta la vittoria con la Francia ci è costata la squalifica di Pirlo e Gattuso, due pezzi da novanta del centrocampo. Ambrosini diventa dunque indispensabile nel ruolo di mediano e non è nemmeno ipotizzabile un suo utilizzo in difesa. Tra l’altro la Spagna ha nell’attacco la sua arma migliore con Villa e Torres che puntano a vincere la classifica dei bomber. Cambiare può essere un suicidio. Non resta che sperare che la sfortuna vada a bussare da qualche altra parte. 264 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Aragones non si fida dell’Italia di Valentino Beccari (inviato a Neustift) L’allenamento nel “buen ritiro” di Neustift si è appena concluso. Il ct spagnolo Aragones rivolge lo sguardo verso lo Stubai. È ancora tutto innevato il più grande ghiacciaio dell’Austria. Si scia tutto l’anno. «M i ricorda la nostra Sierra Nevada – dice – almeno una volta all’anno ci voglio andare. Aria pulita, neve fantastica e bellissimo panorama». Avrebbe quasi la tentazione di prendere la seggiovia per salire fino ai 3.200 metri di quota. Lassù per dominare l’Europa. Ci proverà ugualmente senza lo skilift, ma da Vienna. Primo ostacolo l’Italia. Quell’Italia che la Spagna non batte in un incontro di una manifestazione ufficiale da ben 88 anni. D’accordo, la tradizione non va in campo però... «Però ha il suo peso – afferma Aragones – è inutile nascondercelo. Sapere che gli azzurri sono la nostra bestia nera è un ulteriore elemento di tensione, così come la maledizione dei quarti di finale». Il ritiro “porte-aperte” della Spagna sembra lo spot di un villaggio vacanze. Volti distesi, allegria, scherzi e battute, contatti ravvicinati con i tifosi. I titolari o meglio, le riserve, che hanno battuto la Grecia, si limitano a una corsetta leggera, mentre i titolari veri vengono impegnati da Aragones in una partitella sei contro sei dove l'unico “intruso” è il secondo portiere Reina. Sono gli undici che giocheranno contro l’Italia. Ci sono gli acciaccati Silva e Puyol che hanno recuperato, non ci sono Xabi Alonso e Fabregas ormai seconde scelte. Non c’è pretattica. Nessun timore di spionaggio. La squadra è un libro aperto. C'è lo spirito Zapatero anche qui, nel cuore delle Alpi. «Il nostro primo ministro ha detto che vinceremo 3-2 perché la 265 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Spagna gioca meglio – ricorda il ct – però anche l’Italia pratica un bel calcio, più difensivista ma comunque apprezzabile». Il decano degli allenatori, che al termine della rassegna andrà ad allenare in Turchia, non fa esercizi di spavalderia ma nemmeno di vittimismo. Ha rispetto, ma non paura dell’Italia. «L’Italia è fortissima, probabilmente un gradino sopra di noi – ammette Aragones – ha avuto qualche problema all’inizio, ma adesso è cresciuta. Dobbiamo stare attenti a Toni: è alto, protegge bene la palla, difficile da marcare». L’assenza di Pirlo pesa nell’economia della squadra azzurra mentre quella di Gattuso non è così fondamentale, almeno per il trainer andaluso. «Se Gattuso è un punto di riferimento dellìItalia allora io sono un prete – scherza il ct – Ci sono almeno un paio di giocatori che possono sostituirlo. Pirlo invece, no, è un elemento senza alternative». Aragones non carica i suoi ragazzi di eccessiva pressione. Sono giovani, belli e occupatissimi a prepararsi nel migliore dei modi. Nel confessionale parla solo con Sergio Ramos, anche in questo caso alla luce del sole, davanti a flash e telecamere. «Certe volte fuori dal campo Sergio Ramos fa delle cose che non dovrebbe – dice Aragones in versione “saggio nonno” – e ho voluto ricordarglielo. Non voglio creare troppa tensione in vista della partita. Penso solo a tenere la squadra in condizione e fresca mentalmente». Ne ha viste tante, troppe. Il vecchio ct non si lascia incantare dal premio della critica per la sua Spagna. Sa che il calcio è affascinante ma traditore. «L’Italia è campione del mondo – ricorda – ha ottimi giocatori. Buffon è con Casillas il miglior portiere. Eppoi Donadoni è un ct giovane del quale sentiremo parlare ancora a lungo. Forse noi siamo più belli ma gli azzurri sono molto più pratici». E se lo dice il saggio... 266 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO VENERDÌ 20 GIUGNO Azzurri, scelte quasi fatte A tre giorni dal quarto di finale contro la Spagna, il ct azzurro Roberto Donadoni sembra avere un solo dubbio sulla formazione: in tre per due maglie, Perrotta, Aquilani e Camoranesi. Tutto questo mentre in casa spagnola scoppia il caso Ramos: il ct lo critica, lui risponde a muso duro. Segno che la tensione si fa sentire anche fra le furie rosse. Il secondo quarto di finale della serie è di una noia mortale: finisce 4-2 per la Turchia contro la Croazia dopo un botta e risposta ai supplementari (al 90’ era finita 1-1) e i calci di rigore. I turchi affronteranno la Germania. 267 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO IL CENTROCAMPISTA AZZURRO SIMONE PERROTTA 268 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Donadoni, solo un dubbio In tre per due maglie: Perrotta, Aquilani e Camoranesi di Alessandro Bernini (inviato a Baden) Donadoni non ama la paella, mischiare carne e pesce non lo intriga. E allora l’indigesto menù spagnolo lascia spazio a ingredienti più “mediterranei” da applicare al calcio: correre tanto e non lasciare spazi. Concetti che da oggi hanno fatto irruzione nel clan azzurro. Il ct ha cominciato a preparare i suoi partendo da un consiglio: «Loro punteranno sul possesso palla, noi dobbiamo aggredirli e non farli ragionare sennò siamo cotti». Come la paella. Ambrosini dentro. Un tempo si diceva “fare pretattica”, adesso invece si dà la colpa agli 007 avversari. Cambia poco, l’importante è trovare un alibi per chiudere le porte. Così anche oggi al Maria Enzensdorf Stadion solo una ventina di minuti con ingresso libero, poi tutti fuori. Giusto il tempo di vedere il gruppo al completo, tranne Barzagli che fa compagnia a Cannavaro nella squadra della Croce rossa. Comunque qualcosa è filtrato. Ad esempio che l'unico punto fermo nelle formazioni provate è M assimo Ambrosini: sarà lui a sostituire uno degli squalificati, cioè Gattuso. Aquilani o Perrotta. Con De Rossi punto fermo, resta però una terza maglia in mezzo al campo, quella lasciata da Andrea Pirlo, l'altro squalificato. Partendo dal presupposto che il ct non sembra intenzionato a rinnegare il 4-3-1-2 (pur avendo testato anche il 4-4-2), ecco che il ballottaggio sembra tra Aquilani e Perrotta. Aquilani offre più fantasia, sa inserirsi, può colpire da fuori. E potrebbe essere un segnale il fatto che 269 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO il ct lo abbia messo dentro negli ultimi minuti contro la Francia: prevedendo il suo utilizzo con la Spagna (stavamo già 2-0, con Pirlo e Gattuso ammoniti), voleva fargli assaggiare il campo per non trovarselo poi da debuttante puro nei quarti. L’alternativa è Perrotta.Vero che nella Roma gioca nei tre dietro a Totti, ma in passato ha fatto il centrocampista puro. Sa insomma essere incontrista e ha tanta corsa, doti importanti per mordere i piedi buoni della Spagna. La terza ipotesi è Camoranesi, ma è difficile che il ct si sbilanci fino a questo punto. A meno che non passi al 4-4-2. La scelta del terzo centrocampista porterà di conseguenza quella del trequartista, con Perrotta e Camoranesi in ballo. Su un particolare Donadoni è stato chiaro: chi giocherà in quella posizione, dovrà essere il primo a far pressingsul portatore di palla spagnolo. Cassano e Di Natale. Se non abbiamo retto il tridente contro l’Olanda, figuriamoci con la Spagna. E allora Donadoni sembra orientato a ripresentare la coppia Toni-Cassano: il primo è indispensabile (e ha una voglia matta di segnare), il secondo è sponsorizzato da molti compagni e ha garantito anche disciplina tattica. In più ha i 90’ nelle gambe, che invece mancano a Del Piero. M a in allenamento il ct sta tenendo caldo anche Di Natale. Pronta una mossa a sorpresa? Di sicuro a Donadoni non piace che a Di Natale sia stata affibbiata l’etichetta di bocciato, lo ha spiegato anche a lui a quattr’occhi. Stravolgere però l'attacco presentato nell’unica partita vinta sembra un rischio troppo grande. E in un quarto di finale non c’è spazio per il gioco d’azzardo. Rifinitura. Ormai ci siamo. Domani mattina solo un po’ di palestra nel ritiro blindato di Baden, poi nel pomeriggio allenamento di rifinitura all’Ernst Happel Stadion di Vienna dove dopodomani affronteremo la Spagna. Forse non da favoriti. 270 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO La scaramanzia e la politica di Stefano Tamburini Potevamo noi italiani – a ridosso della sfida da dentro o fuori con la Spagna – restare insensibili alla danza convulsa della scaramanzia? Potevamo infrangere la regola del “non ci credo però non si sa mai”? Unica, doverosa, eccezione, quella del capitano non giocatore, Fabio Cannavaro, quasi costretto a replicare al premier spagnolo Josè Luis Rodriguez Zapatero e al suo così spregiudicato «Vinciamo 3-2». Scontata la risposta: «M acché, 1-0 per noi». Per il resto è il silenzio pressoché assoluto. Specie dal mondo politico, dove nessuno ama trovarsi addosso l’etichetta del menagramo. Forse qualcuno ricorderà, in diretta Rai e a ridosso del debutto con l’Olanda, un Amedeo Goria con il profilo prostrato nel reggere il microfono a un sottosegretario allo sport nuovo di nomina e sconosciuto ai più, tale Rocco Crimi che si affrettava a ricordare come poco prima il premier Silvio Berlusconi avesse telefonato a Donadoni per fare gli auguri. Visto l’esito, il sottosegretario non si è più fatto vedere. Subito sostituito, per pochi ingloriosi attimi, dal parlamentare del Pd Roberto Giachetti che ha sprecato tempo e denaro del contribuente nello sfornare un’interrogazione parlamentare per sapere se Berlusconi, durante la telefonata, non avesse approfittato per suggerire la formazione. Insomma, il vecchio detto “Piove, governo ladro” che si allarga alle sciagurate prove di M aterazzi, Barzagli e Gattuso. Da non credere. Ora che le cose si sono messe meglio, preferibile non cambiare: guai a prendersi la responsabilità di esserci nel momento eventualmente sbagliato. Tutto questo mentre i 271 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO sovrani di Spagna e Svezia assistono tranquillamente alle partite e la cancelliera tedesca Angela M erkel addirittura consola l’allenatore Jogi Löw mentre risale le scale della tribuna dopo un’espulsione. Anzi, va oltre: annuncia che per la finale lei ci sarà e, naturalmente, «ci sarà anche la Germania». Il premier italiano, dopo quella telefonata fatta un po’ così in sordina e che magari era meglio non rivelare, invece si limita a un laconico «non faccio previsioni». M eglio. Ultimamente con le preveggenze sportive infatti non ci ha preso moltissimo: una volta eliminato il suo M ilan dalla Champions (e lui aveva ovviamente detto che sarebbe andata benissimo), ha sponsorizzato i destini di Inter e Roma e sappiamo tutti come è andata; durante il tour elettorale ha incrociato la Juve in un albergo, ha fatto gli auguri per la partita che si sarebbe giocata poche ore dopo e i tifosi bianconeri sono ancora lì a maledire la scelta dell’hotel. Senza crederci ma nel dubbio, un consiglio a Donadoni: faccia la formazione che vuole ma il telefonino, per favore, lo tenga spento. 272 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Rino Gattuso: «La Spagna ci teme» Show del mediano: Cassano? Canta come Carosone di Antonio Ledà (inviato a Baden) Aragones provoca, Zapatero fa il menagramo e allora ecco Gattuso, uno che non sa cosa sia la diplomazia e usa la lingua come clava. L’azzurro, tirato in ballo dal ct della Spagna («Se il punto di riferimento dell’Italia è Gattuso io mi faccio prete»), ha una risposta per tutti. «Dicono così? È un buon segno, vuol dire che ci temono». Poi scivola su una frase contro il matrimonio gay. E scoppia la polemica. Sentiamo Ringhio: «Le nozze tra omosessuali non mi trovano d’accordo, per me le nozze sono tra un uomo e una donna. Sì, io mi scandalizzo, perché credo nella famiglia. E se credi nella famiglia e nella tua religione, non puoi essere d’accordo. Poi, siamo nel 2008 e ognuno fa quello che vuole». Immediata la replica del movimento gay. Franco Grillini, presidente onorario dell’Arcigay va giù pesante: «Le coppie gay saranno costrette a tifare Spagna. Trovo incomprensibile il motivo per cui i calciatori debbano mescolare lo sport con la politica, o, peggio ancora, come nel caso di Gattuso, la religione. Forse è il caso di ricordargli che, insieme ad altri quattro giocatori, ha posato per Dolce e Gabbana, in una pubblicità piuttosto esplicita? Evidentemente pecunia non olet e non contraddice né i valori della famiglia tradizionale né la religione». M a torniamo all’intervista. Ha letto le dichiarazioni di Aragones? «M e le hanno riferite e non mi preoccupano per nulla. Anzi le considero un complimento. Non sono il punto di riferimento 273 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO ma sono un combattente nato». Con che spirito arrivate alla partita di dopodomani? «Buono. M i ricorda quello di due anni fa ai M ondiali. Siamo un po’ tutti scaramantici e stiamo cercando di fare le stesse cose che facevamo in Germania. Sentiamo la stessa musica, usiamo gli stessi videogiochi. Piccoli gesti che ci caricano». C’è un modo per scaricare la tensione della vigilia? «Non c’è un segreto. Ognuno cerca di rilassarsi come può. C’è chi passa la sera in camera davanti al computer, chi si distrae giocando a tennistavolo, chi preferisce un mazzo di carte. Quasi tutti abbiamo l’abitudine di rivedere le partite dei nostri rivali». Torniamo alla musica. C’è un motivo o un cantante che piace a tutti? «No, ognuno ha un suo genere e sono i più vari». Cassano cosa ascolta? «Antonio ascolta musica italiana. Anzi napoletana. È un fan di Nino D’Angelo». E lei? «Anche a me piace la musica italiana ma preferisco altri generi. Celentano riesce a emozionarmi, però ascolto volentieri anche Pupo ed Eros Ramazzotti. La canzone che sento più spesso è l'ultima di Gigi D’Alessio». È vero che Cassano non solo ascolta ma canta? «È vero ed è pure intonato. Sembra Carosone». S ta pensando al futuro? «Lasciatelo giocare. Antonio è un talento e credo che abbia molte cose da dire sui campi di calcio. Soprattutto adesso che è più maturo e riflessivo». È davvero cambiato? «M i sembra molto carico e più riflessivo rispetto agli Europei in Portogallo. Ha bisogno di sentirsi importante ma ha anche 274 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO bisogno di un gruppo che ogni tanto gli ricordi di pensare prima di parlare. A M adrid gli sono mancate queste due cose». A proposito di Madrid, ha visto che hanno comprato Cristiano Ronaldo? «Con i soldi si possono fare molte cose, però noi del M ilan abbiamo vinto più del Real. Loro si vantano di avere in bacheca non so quante Coppe dei Campioni ma si dimenticano che quattro o cinque le hanno vinte quando mio nonno aveva 20 anni». Giusto per non fare polemica. «La mia è una constatazione, sono loro che mi sembrano nervosetti». Un giornale spagnolo ha definito l’Italia l’unica vera zecca trovata in Austria. «Visto che sono nervosi. Ci temono perché sanno che abbiamo giocatori di grande talento e che abbiamo recuperato anche mentalmente dopo lo scivolone con l’Olanda». È stata dura? «Dopo un 3-0 o crolli del tutto o trovi la forza per reagire. Noi ci siamo guardati in faccia ed eccoci qua». Merito della squadra, del mister o di che cosa? «M erito di tutti. Di noi giocatori, di Donadoni e anche della Federazione. M i ha fatto male leggere che questa Nazionale non è di nessuno perché non è così». Il suo rapporto con Donadoni. «Un buon rapporto che va oltre quello che succede in campo. Abbiamo il pregio della sincerità. Se ci sono cose che non vanno ne parliamo senza serbare rancore». Dopodomani chi vince? «Loro sono abili nel tenere palla. Però la gara è aperta e io ho voglia di finale». 275 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Spagna: scoppia il caso Ramos Il ct lo critica, lui risponde a muso duro di Valentino Beccari (inviato a Neustif) «Donne sull’orlo di una crisi di nervi», celebre film di Pedro Almodovar va in onda in prima visione anche sul maxischermo ai piedi dello Stubai dove la Spagna si sta allenando in un clima da “M ulino bianco”. O almeno così sembrava fino a questa mattina. Poi all’improvviso, come un temporale estivo, ecco che sorrisi e battute lasciano il campo a urla e litigi. Protagonisti il vecchio saggio Aragones e Sergi Ramos, terzino “rock'n roll” della Spagna. Il difensore del Real M adrid non ha gradito le pubbliche esternazioni del ct che il giorno prima, in conferenza stampa, aveva spiegato il motivo per il quale si era intrattenuto qualche minuto con il giocatore. «Sergi Ramos certe volte fuori dal campo fa delle cose che non dovrebbe fare», aveva spiegato l’esperto tecnico. Dichiarazione prelibata per i media spagnoli che hanno sbattuto il “mostro” Sergi Ramos in prima pagina. In prima pagina. Del resto gli stessi giornali, qualche giorno prima, avevano diffuso le immagini del terzino mentre se la godeva in discoteca in compagnia dei prodotti tipici locali (e non erano vasetti di yogurt) durante una fra le poche serate libere concesse dal “colonnello” Aragones. Immagini non apprezzate dalla splendida fidanzata ufficiale del madrilista e dal ct, che sul taccuino ha segnato in rosso il nome del giocatore che, stando ai ben informati, si presenta a cena sempre in ritardo, è l'ultimo a salire sul pullman, passa ore a sistemarsi il gel sui capelli e se vede uno specchio è capace di far segnare anche Toni. 276 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Ritiro “trasparente”. Fossimo nel quartier generale azzurro, con gli allenamenti a porte socchiuse, le partitelle blindate e le interviste omologate, la diatriba tra tecnico e giocatore non sarebbe mai emersa. M a il ritiro della Spagna è più trasparente del laghetto alpino a pochi passi da qui e allora ecco che il litigio avviene in presa diretta. La lite. Ramos comincia a discutere quando i giocatori sono raggruppati nel cerchio di centrocampo. Aragones non è uno che se le fa dire e all’improvviso alza la voce. Ramos si comporta da marcatore arcigno e va giù a muso duro. La discussione si fa animata e deve intervenire M archena a fermare il compagno e allontanarlo. Per ora non sono stati presi provvedimenti disciplinari nei confronti del giocatore che in questa prima fase è stato giudicato il miglior difensore dell'Europeo. Clima teso. Certo che il clima non è più quello da cartolina illustrata. Segno che l’Italia mette paura e che la tensione ha fatto il suo ingresso nello spogliatoio iberico. Parla Torres. A rasserenare gli animi ci prova Fernando Torres, faccia da bravo ragazzo, espressione di chi si sente preparato e che ha fatto tutti i compiti a casa. «Abbiamo provato le situazioni da fermo – dichiara l’attaccante del Liverpool – dove non siamo stati impeccabili sia in attacco sia in difesa. Toni è bravissimo a sfruttare le incertezze degli avversari». La Spagna della nuova generazione di fenomeni ha vinto i titoli continentali a livello di Under 16 e Under 19 e ora si sente pronta anche per un successo adulto. «Siamo forti – aggiunge – e saremo noi a gestire il gioco per la maggior parte dell’incontro. Dovremo stare attenti a non subire il contropiede azzurro, anche se l'assenza di Pirlo ci agevolerà il compito. Ecco, se avessi potuto togliere un giocatore all’Italia 277 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO questo è proprio il centrocampista del M ilan». Zapatero ultrà. C'è una nazione che urla a squarciagola nella curva virtuale spagnola. Una vittoria sull’Italia e il sorpasso è fatto. Il capo ultrà è il primo ministro socialista Zapatero, che anche al vertice dell’Ue a Bruxelles si lascia prendere dall’entusiasmo. «Abbiamo un attacco eccezionale e una difesa fortissima – spiega – l’Italia è una buona squadra ma vinciamo noi per 3 a 2». 278 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Il festival del tatuaggio Materazzi ne ha 23, Chiellini zero ma se vince l'Europeo... di Alessandro Bernini (inviato a Baden) Il campionato europeo dei tatuaggi lo abbiamo già vinto. Siamo troppo più forti. Solo David Beckham poteva crearci qualche fastidio, ma tanto è rimasto a casa. Nomi dei figli e coppe del mondo, tribali e delfini, cartoni animati e date importanti: venite signori, al festival del tatoo azzurro il divertimento è garantito. Materazzi record. Serve il navigatore satellitare per muoversi tra i tatuaggi di M aterazzi. Sono 23, come il numero della sua maglia. Il più grande è un indiano arrabbiato tatuato sul petto, dicono se lo sia fatto quando Cuper lo confinava in panchina. Forse un tatuaggio lo avrebbe fatto volentieri sulla fronte dell’hombre vertical. Tra i tanti da segnalare, sulla pancia, l’uomo vitruviano di Leonardo Da Vinci. Il solito Cassano. Figuriamoci se Antonio si faceva mancare qualcosa. Sul braccio destro fa bella mostra di sé una maschera M aori, su quello sinistro un ideogramma. Poi ci sono un drago, un ramo d'albero, un delfino azzurro sul gomito, il segno del cancro sulla spalla. Inutile cercare un filo logico a questo intrigato puzzle. Alex e Fabio. Tra i giocatori più rappresentativi, segnaliamo l’aquila sulla spalla di Del Piero. E ultimamente è spuntato pure un sole sul piede, proprio come la moglie. I tatuaggi di Fabio Cannavaro? Sembra la lista della spesa: i tre nomi dei figli sul torace, due maschere giapponesi sulla schiena, un samurai sul braccio destro e poi sparsi qua e là una donna, un 279 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO anziano e dei fiori di ciliegio. Chiellini ci pensa. Pelle liscia solo per una manciata di giocatori. Tra questi Giorgio Chiellini che però ha confidato: «Se vinciamo l’Europeo, mi faccio un tatuaggio anch’io». Il padre, medico, non sa cosa sperare. I più strani. Tenetevi forte perché adesso arriva il bello. Alessandro Gamberini ha tatuato sul braccio sinistro una frase (“Tutto quello che dai è tuo per sempre”) che sarà pure filosofica ma è tratta dal libro “Un posto nel mondo” del djattore-scrittore Fabio Volo. Comunque De Rossi li batte tutti. Per far felice la figlia Gaia, si è fatto tatuare sul braccio uno strano mostriciattolo, un Teletubbies per essere precisi, un pupazzo televisivo. Sembra che Gaia vada matta per loro e li guardi sempre alla tv. M eno male che non guarda Bruno Vespa, sennò il papà che faceva? 280 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Ci hanno rubato il “po-po...” Altre tifoserie adottano il ritornello del trionfo azzurro di Valentino Beccari (inviato a Vienna) Se Jack White potesse riscuotere i diritti d’autore ogni qualvolta il tormentone “po-popopo-po-po-po” viene intonato negli stadi d'Europa sarebbe sicuramente milionario. Jack White, infatti, è con la sorella l’autore di “Seven Nation Army”, il fortunato singolo del 2003 che ha portato alla ribalta il complesso britannico degli White Stripes. Il titolo è una storpiatura dell’Esercito della salvezza e si ispira all’infanzia travagliata dell'autore. M a come è entrato in campo? Tutto nasce il 15 febbraio del 2006 in occasione dell'incontro di Coppa Uefa Bruges-Roma. Dopo il gol del vantaggio belga, lo speaker dello stadio si mette a intonare il “po-po...” e quando Simone Perrotta firma la rete del successo giallorosso, goliardicamente i tifosi romanisti iniziano a cantare il motivetto. Il riff viene riproposto qualche giorno dopo in occasione del derby con la Lazio e “sdoganato” a Sanremo quando Totti lo canta in Eurovisione. M a è ai M ondiali di Germania 2006 che la canzone diventa la colonna sonora del trionfo azzurro tanto che qualcuno lo confonde per l'inno di M ameli. Il “po-po...” è la sigla di apertura e di chiusura dei successi di Amburgo, Dortmund e soprattutto Berlino. Poi l'apoteosi, con la passerella trionfale al Circo M assimo sempre con il solito riff. Il successo rilancia la stessa canzone che, a tre anni di distanza dall'uscita, sale al terzo posto nella hit-parade italiana. Il marchio di fabbrica 281 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO però non è stato depositato e in questi Europei il riff è stato adottato da numerose tifoserie. Quella tedesca ha accompagnato con il “po-po...” il successo nei quarti di finale con il Portogallo, ma anche russi e olandesi hanno intonato il tormentone. Il fatto non è passato inosservato e ha infastidito la tifoseria italiana convinta, in un certo qual modo, di detenere l’esclusiva. Su Internet sono nati addirittura dei blog di discussione sull’argomento e da Castellammare di Stabia e da Perugia fanno sapere di essere stati loro i primi a introdurlo in uno stadio. Una cosa è certa: qualunque squadra trionferà a Vienna, il riff sarà sempre lo stesso. 282 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO SABATO 21 GIUGNO L’Italia culla il sogno Il giorno della disfida di Vienna fra Italia e Spagna sta per arrivare. Siamo alla viglia e c’è grande convinzione in casa azzurra. Intanto, nel terzo quarto di finale a sorpresa la Russia vince 3-1 contro la favoritissima Olanda. Ai tempi regolamentari la sfida si era chiusa sull’1-1, con i russi in vantaggio nel primo tempo e gli olandesi capaci di pareggiare solo a quattro minuti dalla fine. Nel secondo supplementare la doppietta russa che ha steso gli orange. 283 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO IL CT SPAGNOLO LUIS ARAGONES 284 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Serve un’altra notte magica Con la Spagna sfida da batticuore: Donadoni punta su Aquilani di Antonio Ledà (inviato a Vienna) Sarà anche un gioco ma Spagna-Italia di domani sera (Ernst Happel Stadion, 20,45) vale molto più di una partita di calcio. È sfida tra due paesi molto simili eppure ancora diversi, tra due modi di interpretare lo sport, tra due squadre che puntano tutto su fantasia e talento. La sfida vale il passaggio alle semifinali del campionato d’Europa. Un sogno che i ragazzi di Donadoni sentono a portata di mano (dopo aver rischiato di uscire al primo turno) e che gli spagnoli inseguono ormai da tempo immemore. A Vienna sarà dunque battaglia e le dichiarazioni della vigilia, tra frasi dette e quelle lasciate solo intuire, sono chiarissime. Il risultato di domani sera sarà lo spartiacque tra il trionfo e la disfatta: vincere significherà confermarsi tra le prime squadre del Continente, perdere vorrà dire scivolare nell’anonimato, o quasi. I due ct sanno di giocarsi tutto (Roberto Donadoni anche la panchina) e fanno pretattica. Allenamenti segreti. L’allenatore azzurro ha fatto svolgere gran parte dell’allenamento a porte chiuse ed è stato attento a mascherare le sue scelte sulla formazione. In realtà i dubbi sono pochi e sono concentrati tutti in un reparto: il centrocampo. Le assenze di Gattuso e Pirlo, costringeranno il mister a rivedere gli schemi? Poco probabile. L’ipotesi più gettonata è la conferma del 4-3-1-2 che ha permesso all’Italia di rialzarsi dopo il ko con l’Olanda e mandare a casa la Francia. In difesa Chiellini e Panucci centrali davanti a 285 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO saracinesca-Buffon, Zambrotta a destra e Grosso a sinistra. In mediana è confermatissimo De Rossi e sembra sicuro Ambrosini. La terza maglia dovrebbe andare al romanista Aquilani, che ha ben impressionato negli ultimi minuti con i Bleus e ha energie da spendere. In attacco ci sarà Toni (ancora alla ricerca del primo gol europeo) che sarà affiancato da Cassano. L’undicesimo posto è in ballottaggio tra Perrotta e Camoranesi. Il primo è più portato a giocare come mezza punta e fornisce maggiori garanzie in fase di copertura. Il secondo è più abile nel saltare l’uomo e potrebbe tornare utile nelle ripartenze o nei cross per Toni. Possibili sorprese. Le alternative sono poche e, conoscendo Donadoni, non molto credibili. La prima è il ritorno in campo di Di Natale. L’attaccante sta bene e smania per dimostrare che la brutta figura con l’Olanda è ormai alle spalle. Il ct l’ha seguito con attenzione per tutta la settimana ma il suo ripescaggio significherebbe far fuori Cassano, perché pensare di affrontare la squadra di Aragones con tre attaccanti di ruolo è poco meno di un suicidio. La seconda ipotesi è ancora più complicata perché prevede un ritorno al 4-4-2. In questo caso il sacrificato dovrebbe essere Aquilani. De Rossi e Ambrosini verrebbero spostati in mediana con Perrotta a sinistra e Camoranesi a destra. In questo caso Di Natale avrebbe qualche chance in più di far coppia con Toni. M a davvero il ct vorrà privarsi dell'imprevedibilità e della voglia di rivincita di Cassano? In fondo Italia-Spagna è anche la sfida tra Cassano (cacciato da M adrid con dieci chili di troppo e nessuna nostalgia) e Iniesta, tra Luca Toni e i baby talenti Villa-Torres, tra Gigi Buffon e Casillas, tra un tecnico come Donadoni, introverso e poco loquace, e un vecchio marpione come Aragones. S tadio esaurito. Italia-Spagna è tutto questo e non solo. È un 286 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO derby tra due paesi troppo simili per amarsi. Una partita che richiamerà a Vienna almeno 30mila tifosi azzurri e altrettanti spagnoli, guidati dal re Juan Carlos. Pensate che smacco perdere. 287 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Noi e gli spagnoli, sfida eterna di Lucio Caracciolo Chissà perché la Spagna c’è sempre stata simpatica. Sarà perché fa rima con “magna”. E perché stupidamente pensiamo di assomigliare agli spagnoli. Risultato: fra i grandi paesi europei la Spagna è l’unico nei confronti del quale non abbiamo pregiudizi né contenziosi. Peccato che gli spagnoli non la pensino esattamente alla stesso modo su di noi. Ora che hanno raggiunto i piani alti dell’edificio europeo, ci guardano con una certa sufficienza. Quella di chi in tre decenni è passato dal quasi sottosviluppo al benessere diffuso e talvolta ostentato. Se poi si accetta la lezione dell’allenatore Fabio Capello, con le sue lodi del sistema spagnolo e con la sua interpretazione storica che attribuisce a Franco i meriti di Suarez, Gonzalez, Aznar e Zapatero, il quadro è completo. Fra i vari asset di cui la Spagna dispone fin dall’epoca franchista, il Real M adrid è il più noto su scala mondiale. Ai tempi del Generalissimo il regime curava che i rivali catalani d el Barça non oscurassero la stella madridista. Tanto che quando il club catalano acquistò il mitico Alfredo Di Stefano – il più grande giocatore del dopoguerra, almeno fino all’avvento di Pelè – Franco diede ordine di dirottarlo al Real M adrid. Oggi la forza combinata di Real e Barça è la spina dorsale della nazionale guidata da Luis Aragones. Una squadra che punta a batterci per la prima volta dal 1920. Sarà un caso, ma da 88 anni agli spagnoli – monarchici, franchisti o repubblicani che fossero – gliele abbiamo sempre suonate. Primato davvero speciale, al quale teniamo moltissimo. Anche perché è uno dei pochi fattori di superiorità che oggi possiamo vantare al cospetto degli iberici. 288 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO In realtà, come paese siamo sotto da più di dieci anni. Da quando nel settembre 1997 a Valencia il premier Prodi e il ministro del Tesoro Ciampi proposero al premier Aznar di restare fuori dal primo gruppo dei paesi euro. Aznar guardò i suoi ospiti con degnazione, salvo avvertirli che in ogni caso la Spagna sarebbe entrata nell'euro con Francia e Germania. Prodi e Ciampi corsero a Roma per varare quelle misure straordinarie che ci permisero di non restare fuori dall'euro. Non potevamo accettare di valer meno della Spagna. Stasera vedremo fino a che punto le gerarchie politiche ed economiche siano riflesse anche dal calcio. Sarà una sfida caliente, come tutte quelle recenti fra italiani e spagnoli. Speriamo che il nostro ct possa ispirarsi alla lezione che la Roma seppe infliggere qualche mese fa agli arroganti madridisti, anche senza Taddei e Vucinic. Corsa, dedizione e raziocinio. E magari un centravanti che la butti dentro. 289 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Italia, Donadoni schiera anche l’orgoglio «Non siamo qui da ripescati, come ct ho fatto tutto il possibile» di Alessandro Bernini (inviato a Vienna) M aglietta, pantaloncini e scarpe coi tacchetti. Si presenta così in sala stampa Roberto Donadoni, quasi fosse la vigilia di quell’Italia-Spagna datato 9 luglio 1994 (mondiali Usa) quando scese in campo al fianco di Baggio. Quel giorno a Boston finì 2-1, erano i quarti di finale. «M a il paragone finisce qui. Troppe cose diverse, a partire dall'orario e dal luogo. Negli Usa erano assurdi». Già decisa la formazione? «Abbiamo ancora l’allenamento di rifinitura, evito sempre di sbilanciarmi». Ma Cassano gioca? «Vediamo». S e gioca Cassano, resta fuori Di Natale per il quale lei stravede. «È vero, con Di Natale ho un feeling particolare. È un ragazzo che ha testa e sa valutare le situazioni. Sa bene che in questo Europeo ci sarà bisogno anche di lui». Certo che queste assenze di Pirlo e Gattuso pesano. «No, no, non sono un problema. Anzi, avevo già deciso di tenerli a riposo...». Via, mister... «Dico una cosa che tranquillizza me e spero possa tranquillizzare tutti: nessuno in questo gruppo non riscuote la massima fiducia dei compagni. Siamo 23 e non vedo problemi nel cambiare. Non lo dico per incentivare chi va in campo, è la 290 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO pura verità». Quindi massima fiducia anche in Aquilani. «Certo. Sta crescendo bene, ha tutte le carte in regola per esserci. Come gli altri». Però a centrocampo non abbiamo molte carte da giocarci. È d'accordo? «Sì, con Gattuso e Pirlo fuori è chiaro che non ci sono grandi alternative a livello numerico». Questa S pagna fa paura. «Io credo che la cosa sia reciproca. Anche loro qualche preoccupazione per le nostre qualità ce l'avranno». S ì, però fino a oggi forse hanno giocato meglio. «E chi lo dice? Forse gli spagnoli. Io non mi sento qui da ripescato, ma da uno che si è qualificato battendo bene la Francia». A proposito: quali sono le differenze tra Francia e S pagna? «Sono squadre diverse. La Francia ha maggiore fisicità, la Spagna punta molto su giocatori svelti e rapidi nel gioco. L’aspetto fisico si può contrastare con la tecnica, la rapidità invece è un po’ più dura da frenare». E allora come si fermano le Furie rosse? «Sono una squadra con molte alternative nel gioco. Sanno fare possesso di palla, spingono sulle fasce con gli esterni, ma si affidano anche ai lanci lunghi per la velocità di Torres e Villa. Comunque non snaturerò la mia Italia in funzione della Spagna». L’amichevole di Elche ha lasciato delle indicazioni ancora utili? «Sono passati troppi mesi». Torres e Villa i due pericoli pubblici. E noi dobbiamo fermarli con questa inedita coppia di centrali Chiellini- 291 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Panucci. «Per me non è una coppia inedita. Ho portato qui un difensore in meno perché conoscevo la loro duttilità, sapevo che potevano darci una mano sia da esterni sia da centrali. Come infatti sta succedendo». Ci vorrebbe un golletto di Toni. «Spero che Luca segni, per un attaccante è importante far gol. M a per me aver conquistato il rigore e un’espulsione contro la Francia vale quanto una doppietta». S iamo una nazionale che sta crescendo? «Il crescendo è soprattutto nei risultati. M a un allenatore deve fare anche altre valutazioni». S i sente in debito o in credito con la sfortuna? «Non posso dare una risposta valutando solo tre gare. Sarebbe assurdo». Al di là del risultato del match contro la S pagna, qual è il bilancio che si sente di fare della sua avventura da ct azzurro? «Io ci ho messo anima e corpo, credo di aver fatto umanamente tutto il possibile». La S pagna ha giocato tre partite super, impressionando tutti. Noi abbiamo anche sofferto. Ci regala una buona ragione per essere ottimisti? «Bisogna essere ottimisti perché siamo una squadra che vuole rappresentare il suo Paese. In questi giorni ho ricevuto tante lettere di persone malate che trovano un po’ di felicità nelle vittorie della Nazionale. Ecco, io credo che dovremo dare un qualcosa in più anche per queste persone». 292 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO «Loro più forti? Vedremo al 90’» Buffon: ogni risultato è possibile di Antonio Ledà (inviato a Vienna) Dopo l’ultimo allenamento nello stadio di Vienna non c’è verso di chiedere agli azzurri di sbilanciarsi. I più si infilano svelti nel pullman lasciando ai senatori il compito di raccontare come si vive alla vigilia di una corrida. Buffon. «Sappiamo che sarà una gara aperta a ogni risultato – ha detto il portiere – ma sono convinto che anche loro non saranno tranquilli. Ho letto che si sentono favoriti. Credo che lo dicano per farsi coraggio. La storia insegna che non ci battono da 88 anni e questo non può non avere un peso. M i auguro di non essere smentito». Per il numero uno azzurro «l’avversario più pericoloso è Villa, un attaccante che ha già segnato quattro gol e sta vivendo un periodo magico. Torres è un altro grande giocatore ma io lo temo meno». Toni che farà? Per Buffon la lunga astinenza è un falso problema: «Toni ha creato un sacco di occasioni da rete e si è procurato il rigore che sbloccato la partita con la Francia. Credo che il gol sia solo una questione di tempo e mi auguro che arrivi con la Spagna. Piuttosto se segna adesso che ha lasciato crescere i baffi non potrà più tagliarli». C’è un’arma segreta per battere gli spagnoli? «Bisogna giocare con la stessa intensità fatta vedere con la Francia – ha concluso il portiere – Bisogna mantenere la calma e cercare di non farli giocare». Del Piero. «A questi livelli non ci sono molti segreti da scoprire. Italia e Spagna sono due grandi squadre con giocatori capaci di risolvere la partita in qualunque momento. Non credo che loro siano più tecnici. Sono sicuramente più abili nel 293 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO fraseggio ma noi siamo più veloci nel verticalizzare l’azione e possiamo colpire di rimessa. Sarà fondamentale chiudere bene gli spazi e non dare l'impressione di aver paura». Anche per lo juventino la lunga astinenza di Luca Toni è dovuta al caso e non a un problema del centravanti. «Non ho consigli da dare a Toni se non quello di non pensare al gol. L’importante è che vinca la squadra e che lui faccia quello che ha sempre fatto. I gol prima o poi arriveranno». Ambrosini. Basso profilo anche per il rossonero che ha confermato di essere pronto a scendere in campo e ha mandato un messaggio di incoraggiamento ad Aquilani. «L’ho visto tranquillo – ha detto il centrocampista azzurro – e credo che non si lascerà scappare l'occasione. Per lui è un momento importante. Questa squadra ha sempre dimostrato di avere buone alternative anche quando le assenze sono importanti». 294 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Aragones spinge la Spagna «Questa è una fra le mie partite più importanti» di Valentino Beccari (inviato a Vienna) Re Juan Carlos sarà presente stasera sul palco reale del vecchio Prater. Del resto i suoi avi erano di casa da queste parti e gli intrecci tra gli Asburgo e i Borboni hanno fatto la storia delle monarchie europee, da Ferdinando a M aria Antonietta per arrivare alla Principessa Sissy. Il prozio del monarca spagnolo era solito sorseggiare del buon vino in compagnia di Francesco Giuseppe nella “Gloriette” del castello di Schönbrunn. Juan Carlos forse si gusterà lo stesso amabile “bianco” ma assistendo a una partita che in Spagna è sentita come non mai. Sono 88 anni che non ci battono in una sfida ufficiale e, complice la brezza ottimista di Zapatero, in Spagna vivono sensazioni positive. Per riuscire nell’impresa c’è un vecchio condottiero come Aragones, più incline a frequentare le campagne dell’Andalusia che i salotti ottocenteschi viennesi. Un colonnello un po’ rude e diretto. Anche troppo diretto. Conosce il calcio per averlo praticato e ama l’odore dello spogliatoio, il rumore delle scarpe bullonate, le abrasioni per gli interventi in scivolata sul manto erboso consumato. Non avrebbe mai potuto intraprendere la carriera diplomatica. Prendete il caso Ramos. Affronta il giocatore direttamente e lo redarguisce pubblicamente come facevano i vecchi maestri in classe. Aragones suona la carica. L’anziano ct sente la partita come non mai. «Sono un patriota – dice il selezionatore – ed è chiaro che è una fra le partite più importanti della mia lunga 295 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO carriera. Sento parlare di superstizione, cabala, tradizioni ma credo che in campo conterà solo il pallone». Non si nasconde il saggio allenatore. Di Ramos non parla dell'Italia sì. «È una squadra forte, lo ha dimostrato contro la Francia – precisa – mi preoccupano difesa e contropiede. Per noi sarà importante il possesso palla e gestire nel migliore dei modi le situazioni difficili che si verranno a creare». S i è rotta l’armonia. La vicenda Ramos ha scosso l’ambiente. L’isola felice si è trasformata in isola dei famosi con scatti di nervi, mezze parole, equivoci. Taglia corto Torres che dà il quadro climatico dello spogliatoio spagnolo. «È inutile nasconderlo – dichiara l’attaccante – quanto accaduto ha rotto l’armonia. Non è più come prima. Certe cose vanno discusse tra di noi e non rese pubbliche». Formazione collaudata. Aragones non è un rivoluzionario. L’unico episodio estremista della sua gestione è stata l’esclusione di Raul dalla lista dei convocati. La sua formazione ideale è quella che è scesa in campo nella partita inaugurale con la Russia. Difesa confermata in blocco e chiavi di centrocampo affidate a Iniesta, Senna, Silva e Xavi Hernandez con esclusione di “mister 40 milioni” Fabregas e del promesso sposo della Juve Xabi Alonso. Là davanti attenti a quei due Villa e Torres. Nessuna sete di vendetta. In Spagna è ancora vivo il ricordo della gomitata che Tassotti rifilò a Luis Enrique al M ondiale americano del 1994. È stata addirittura lanciata una scommessa che paga 20 a 1 un’eventuale ripetizione del tassottazo, ovvero del colpo proibito. I giocatori però non raccolgono la sfida. «Nessuno vuole vendicare quell’episodio e quella sconfitta – dice Villa – tutto il Paese ha sofferto e me la ricordo come fosse ieri ma noi dobbiamo battere l’Italia solo per andare in semifinale». L’asturiano è giovane, ma ha già 296 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO maturato i contributi per non farsi prendere dall’emozione. «Sto attraversando il momento migliore della mia carriera fisicamente sto benissimo e ho grande fiducia». L'Italia fa paura. La Spagna ostenta sicurezza ma sembra più un atteggiamento di facciata. La squadra ha paura. Teme la cabala, la sindrome Italia, la maledizione dei quarti e quella del 22 giugno. «Tutte cose che fanno colore – dice Xabi Alonso – ma che non vanno in campo. Quello che conta è la forza, lo spirito e un po’ di fortuna». «Non abbiamo paura della tradizione negativa – dice il difensore del Barcellona, Puyol – ma piuttosto rispetto dell’Italia. Sono i campioni del mondo, hanno tecnica, forza e strategia. Il contropiede è micidiale ma per fortuna manca Pirlo. Quanto al mio avversario diretto Toni, penso che dovrò stare attento». 297 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO 298 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO DOM ENICA 22 GIUGNO Sbaglia Totò Arriva Lippi Era accaduto solo ottantotto anni prima, poi nelle sfide che contano gli spagnoli avevano sempre perso. Stavolta no – in questo 22 giugno storico per i colori spagnoli – stavolta sono loro a gioire dopo una sfida infinita, chiusa sullo 0-0 e con i rigori che segnano il confine fra gioia e dolore. Come tante altre volte nella nostra storia calcistica, dal dischetto finiamo col farci del male. De Rossi e Di Natale sbagliano quelli che bilanciano con gli interessi l’errore iniziale spagnolo e per le furie rosse si apre un’autostrada infinita. Dopo questa vittoria voleranno fino in finale e daranno vita a una serie immensa di successi: due titoli Europei consecutivi (vinceranno anche nel 2012, proprio contro gli azzurri) con nel mezzo un titolo mondiale. In casa azzurra si consuma un dramma annunciato: quello del licenziamento del ct azzurro Roberto Donadoni, nonostante un contratto (finto) firmato di fresco. Il presidente federale Giancarlo Abete aveva già un accordo per il ritorno in panchina di Marcello Lippi, cercava solo il momento e il pretesto giusto. L’assist glielo ha fornito inconsapevolmente Totò Di Natale sbagliando il rigore che ha aperto la strada del successo agli spagnoli. 299 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO L’ERRORE DAL DISCHETTO DI TOTÒ DI NATALE 300 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO La Spagna stavolta ci manda a casa L’Italia barcolla ma regge fino ai rigori: sbagliano De Rossi e Di Natale di Alessandro Bernini (inviato a Vienna) Dopo il Pil, anche il Gol. Ci hanno sorpassato in tutto gli spagnoli. M a che beffa, perché questi fenomeni di Aragones alla fine si sono rivelati sul nostro livello. Usciamo per colpa dei rigori, da delizia a croce della nostra storia recente, e forse perché abbiamo tentato di vincerla un po’ troppo tardi. Fatale gli errori dal dischetto di De Rossi e Di Natale. Quanto Valium. Donadoni ha scelto di giocarsela gettando Valium sul campo. Aveva un timore: che pressare gli spagnoli si trasformasse in un massacro, anche perché quelli sono capaci di tenere il pallone anche due minuti ad azione e farlo sparire. Così ha piazzato De Rossi davanti alla difesa più Ambrosini e Aquilani ad aspettare Xavi Hernandez ma anche Iniesta e Silva che spesso si accentravano. Senza mai pressare alto. Addirittura Cassano è rimasto a lungo larghissimo a sinistra, per costringere Sergio Ramos a non salire. Risultato: non ha giocato nessuno, né l'Italia né la Spagna. Un po’ come quando i bambini si contendono il pallone: non gioco io, ma non giochi neanche te. Accelerazioni. La Spagna però aveva più accelerazione di noi. Perché ogni tanto alternava il tic-tac al lancio lungo o al tiro da fuori. E così qualcosa abbiamo rischiato, già nel primo tempo. Con Ambrosini che al 16’ ha sfiorato il rigore toccando Villa in area (l’arbitro ci ha graziati), e con un missile di sinistro di Silva al 38' uscito di centimetri alla destra di palo. 301 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Noi? Un cross di Cassano al 36’, con scatto di testa di Toni e M archena che di collo ha fortunosamente ammortizzato il pallone. Poco, anche perché Aquilani non aveva il coraggio di tentare niente se non il passaggio più semplice, mentre Toni là davanti finiva sempre nella morsa Puyol-M archena. Due lampi. I cambi del secondo tempo hanno dato un pizzico di brio in più. Soprattutto Camoranesi al posto di Perrotta, tant’è che lo juventino al 15’ ha avuto una palla d’oro ma il suo tiro a botta sicura è stato respinto di piede da Casillas. Fatto sta che, visto Camoranesi, ecco che Aragones ha risposto subito con Fabregas al posto di Xavi, confermando che più che una partita di calcio stava andando in scena una sfida a scacchi. M a la Spagna è rimasta comunque involuta, trovando solo un palo quasi casuale al 34’ quando Buffon non ha trattenuto un tiro di Senna con pallone lento a morire sul legno basso per poi tornare nelle braccia di Gigi. È entrato anche Di Natale per Cassano ma questi sono rimati i due lampi che nel grigiore ci hanno accompagnato ai supplementari. Tridente. Donadoni ha tentato il tutto per tutto nel secondo supplementare, inserendo Del Piero al posto di Aquilani. Così siamo passati al tridente, con Toni davanti e due larghi, più Camoranesi a centrocampo. Spregiudicati, ma l’incantesimo dello 0-0 non si è rotto. Urlo strozzato. E allora via ai rigori. Dove il nostro urlo di Berlino è rimasto strozzato in gola. Colpa dell’errore Di De Rossi ma soprattutto di quello di Di Natale, perché intanto Buffon aveva parato il tiro di Guiza. Serie maledetta, stavolta. E così andiamo a casa nel modo più atroce, noi che sognavamo l’1-0. E Donadoni? Resta ora da capire cosa sarà di Donadoni. 302 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Perché il presidente Figc Abete aveva già pronto l’annuncio del ritorno di M arcello Lippi dopo il tonfo con l’Olanda, salvo poi congelare tutto. Usciamo non a testa bassa ma siamo pur sempre fuori ai quarti di finale, lontani dal tetto d’Europa. Chissà se Donadoni salverà la panchina, ma sembra dura. Pure lui non poteva immaginare un finale così beffardo, con la panchina che rischia di sfuggire per un maledetto rigore. S pagna-Italia 4-2 (dopo i calci di rigore, al 90’ 0-0) S pagna (4-4-2): Casillas 7; Sergio Ramos 6,5, M archena 6, Puyol 6, Capdevila 6; Iniesta 6,5 (15’ st Cazorla 5,5), Senna 6, Xavi Hernandez 5,5 (15’ st Fabregas 6,5), Silva 7; Villa 5,5, Torres 6 (40’ st Guiza 6). A disposizione: 13 Palop (P), 23 Reina (P), 2 Albiol, 3 Navarro, 18 Arbeloa, 20 Juanito, 14 Alonso, 22 De la Red, 16 Garcia. Allenatore: Aragones. Italia (4-3-1-2): Buffon 6,5; Zambrotta 6, Panucci 5,5, Chiellini 7,5, Grosso 6; Aquilani 5 (3’ sts Del Piero sv), De Rossi 6,5, Ambrosini 6,5; Perrotta 5,5 (13’ st 16 Camoranesi 6,5); Cassano 6 (29’ st 11 Di Natale 6), Toni 6. A disposizione: 14 Amelia (P), 17 De Sanctis (P), 5 Gamberini, 23 M aterazzi, 12 Borriello, 15 Quagliarella. Indisponibile 6 Barzagli. Squalificati: 8 Gattuso, 21 Pirlo. Allenatore: Donadoni. Arbitro: Herbert Fandel (Germania) 5,5 Rigori: Villa (gol), Grosso (gol), Cazorla (gol), De Rossi (parato), Senna (gol), Camoranesi (gol), Guiza (parato), Di Natale (parato), Fabregas (gol). Ammoniti: Iniesta (11’ pt), Ambrosini (31’ pt), Villa (26’ st), Cazorla (8’ sts). 303 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Ammettiamolo loro più bravi di Stefano Tamburini Sembrava che il destino fosse indirizzato nella giusta direzione. Il pomeriggio aveva lanciato infatti due segnali incoraggianti. Il primo sul traguardo del Gp di Francia di Formula 1: due Ferrari davanti e terzo l’italianissimo Jarno Trulli, eroico pilota di un’auto più lenta di un ferro da stiro. M entre suonava l’inno di M ameli e lo champagne scorreva a fiumi, in Inghilterra partiva la sfida delle M otoGp con un duello fra una moto italiana (la Ducati di Stoner) e Valentino Rossi. Ed ecco il secondo segnale: prima la moto made in Borgo Panigale, secondo il pilota tricolore e solo terzo l’idolo spagnolo Daniel Pedrosa. Tutto perfetto. Fino a che sulla scena non ha fatto irruzione il calcio. In Spagna solo qualche centenario con la memoria buona poteva ricordarsi di quella volta che, 88 anni fa, Felix Seseumaga segnò due gol e regalò al suo paese la prima e ora penultima vittoria ufficiale contro l’Italia. Adesso possono mandare definitivamente in pensione quelle reliquie e issare sull’altare delle celebrazioni questa vittoria ai rigori contro gli azzurri. Gli spagnoli, bisogna ammetterlo, hanno meritato più di noi questa qualificazione. M a il calcio è questo: alla fine uno sorride e l’altro piange. Non c’è da farne un dramma anche se adesso c’è da prendere atto che è finito un ciclo che ci ha regalato tante soddisfazioni: un Europeo dove di più era difficile fare e, soprattutto, un titolo mondiale, il quarto in assoluto, il secondo dell’era moderna. Adesso, mentre il ct Donadoni appare sempre più solo e spaesato, il suo 304 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO presidente Giancarlo Abete sta per comporre il prefisso 0584 e dire «Caro M arcello, tocca a te...» Finale previsto e prevedibile e forse già scritto anche se stasera fosse andata diversamente. Purtroppo non avremo mai la controprova. 305 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO «Mi aspetto la conferma» Donadoni: sarebbe una cosa logica. La risposta di Abete: «Valuteremo» di Antonio Ledà (inviato a Vienna) Il ct azzurro Roberto Donadoni ha assistito impassibile in piedi al rigore sbagliato da Antonio Di Natale. Ha capito che era la fine dell’Europeo e ha aspettato i suoi ragazzi per accompagnarli negli spogliatoi. Poi si è consegnato al rito delle interviste. Anzi, per uno come lui, al calvario della sala stampa. Quanto fa male perdere così? «Perdere ai calci di rigore non fa piacere. M i dispiace per i ragazzi perché hanno speso tutto quello che avevano. Credo anche tutti abbiamo dato il massimo». Che cosa ha detto ai giocatori? «Ho detto di tornare a casa a testa alta. Di essere orgogliosi di quello che hanno fatto e di ripartire da qui. Anche questa serata può aiutare i ragazzi a crescere». Quattro partite e nessun gol dagli attaccanti. «Non credo che sia il caso di fare un processo agli attaccanti. Anche loro hanno sempre fatto il loro dovere e il fatto che non sia arrivato il gol non vuol dire nulla. Può succedere. Per le analisi più profonde ci sarà tempo». L’Italia non ha giocato alla morte. «Se vi riferite alle dichiarazioni di Aragones dico che ognuno usa il linguaggio che vuole. A me non piacciono le immagini di questo impatto. Dico semplicemente che si deve sempre dare il massimo e credo che gli azzurri lo abbiano fatto». Che cosa le dispiace di più? 306 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO «M i dispiace per i ragazzi. Soprattutto per quelli che non hanno giocato. M a da domani si ricomincia». Non siamo stati troppo prudenti? «Io dico che la squadra ha dato tutto quello che aveva. Sono orgoglioso di quello che hanno fatto i ragazzi. Alla fine della partita non avevano una briciola in più di energia. Hanno speso tutto sia i ragazzi che sono scesi in campo sia quelli rimasti in panchina. Questa è la conferma che siamo un grande gruppo». I rigori non le portano fortuna. «L’avevo detto ai ragazzi. La mia storia è stata segnata dai rigori». Che cosa si aspetta ora? «Non mi aspetto niente. O almeno niente di particolare. Sono consapevole che ogni partita fa storia a se e questa è andata così». È pentito di non aver osato un tantino di più? «Abbiamo giocato anche con tre attaccanti e non ho fatto entrare prima Del Piero perché De Rossi aveva un problema a una gamba e non ero sicuro che finisse la gara». È un successo o un fallimento uscire ai quarti di finale? «È una cosa che non mi interessa. Preferisco guardare a quello che hanno fatto i ragazzi. E sono soddisfatto». Quanto hanno pesato le assenze di Gattuso e Pirlo? «Avevo fuori due giocatori importanti ma Ambrosini e Aquilani non hanno demeritato. Alberto in particolare è giovane, ha grandi prospettive e il fatto che si sia comportato così mi rende sereno. Poi so bene quanto valgono Pirlo e Gattuso». La S pagna fa festa dopo 88 anni. «Non ho mai guardato le statistiche e non credo alla storia. Sapevo che la Spagna è una squadra forte che ha giocato come 307 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO ci aspettavamo. Noi abbiamo provato a controbattere ogni volta che ne abbiamo avuto la possibilità e abbiamo creato diverse occasioni. Alla fine non avevamo più energie e non potevo pretendere di più». La S pagna può vincere il titolo? Magari è una consolazione. «La Spagna è in grado di arrivare fino in fondo. Però avete visto anche voi come sono andate le ultime gare. Dipendono molto da un episodio e dalla casualità». Perché se De Rossi non stava bene ha tirato il rigore? «Perché i rigori bisogna sentirseli. E nessuno si è tirato indietro». S i aspetta la conferma? «Non credo che possa essere diversamente. Per me dovrebbe essere una cosa logica. Poi vedremo cosa deciderà la Federazione». E la Federazione, per bocca di Giancarlo Abete, ha già dato una prima risposta. Ambigua ma per niente rassicurante per il ct: «Valuteremo nei prossimi giorni. Ora a caldo voglio solo ringraziare i ragazzi». L’ombra di Lippi incombe. 308 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO A Cassano non tremano le gambe Chiellini mette all'angolo “El Nino” e ci porta ai calci di rigore di Valentino Beccari (inviato a Vienna) Zapatero? Un cartone animato. Il Pil? La targa di Palermo. Il sorpasso? Tutti i giorni a bordo della Ferrari sul raccordo di Genova. M a anche un film in bianco e nero che danno su Rete4. Le buone letture non sono il pezzo forte di Antonio Cassano che ignora tutti gli ingredienti che condiscono la rivalità tra Spagna e Italia. Il “sorpasso”, quello vero, purtroppo è avvenuto e tale Sasumaga non è più l’ultimo spagnolo capace di firmare un successo iberico in una partita ufficiale. Era il 1920, Olimpiadi di Anversa. M aledetti rigori. Cassano. Donadoni investe su Cassano. Affida a lui le chiavi del gioco. È marcato da Sergi Ramos, il cattivo ragazzo della Spagna. È un confronto tra ribelli. Quando entrambi indossavano la camiseta blanca frequentavano lo stesso privè. Ramos è andato in discoteca anche a Neustift mentre il barese, nel ritiro di Baden, si è limitato a una serata al Biergarten. Nessuna concessione ai cultori delle cassanate. Si limita a lanciare qualche epiteto in andaluso alla panchina spagnola. E senza coprirsi il labiale. M amma Giovanna si è raccomandata con San Nicola, protettore di Bari, per evitare una umiliazione in Eurovisione. È in forma Antonio. Salta l’uomo come se fosse a “M arassi”, lascia sul posto Senna, offre anche un paio di numeri estratti dal suo personalissimo repertorio. Persino re Juan Carlos seduto in tribuna si chiede se è lo stesso di M adrid. Già, perché in Spagna se lo ricordano grassoccio e 309 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO con la passione per le merendine. Non è più El Gordito. M a El Gordito ha una nuova linea: di stile di vita e di girovita. È l’unico a cui non tremano le gambe: in fondo è solo una partita di calcio. La solita confidenza con il pallone, qualche giocata di “estrema sinistra”, ma anche diligenza tattica. Del resto un po’ di anarchia è necessaria con tre mediani come De Rossi, Aquilani e Ambrosini che presidiano il centrocampo come le guardie inglesi. Il dialogo con Toni non è perfetto. Il centravanti, da quando gioca in Germania, capisce solo il tedesco. Antonio ci prova in italiano, spagnolo e persino in barese. M a niente, l’ariete del Bayern proprio non recepisce. Si sente l’assenza di Pirlo. M anca l’architetto del gioco, il libero pensatore, il distributore automatico di palloni. Aquilani paga l’emozione e sembra un turista finito per sbaglio allo stadio Prater mentre cercava l’altro Prater, la ruota di Vienna. E allora è Cassano che deve creare, inventare, rompere gli schemi. E ci prova Antonio anche se l’atteggiamento tattico della squadra lo costringe a frequentare zone troppo distanti dalla porta. Le cose migliorano con l’ingresso in campo di Camoranesi: l’oriundo argentino arriva da Tandil, che assomiglia tanto a un sobborgo di Bari. Il dialogo allora si fa più fitto. E non è un caso se è proprio sul piede dello juventino che capita l’occasione più ghiotta della partita. Poi a un quarto d'ora dal novantesimo il cambio con Di Natale. In altri tempi Cassano avrebbe mandato a quel paese l’allenatore, pronunciato frasi irripetibili e preso a calci la borraccia. Ora invece dice «obbedisco». Chiellini. E qui inizia un’altra partita, quella dei supplementari, sdraiati direttamente sul lettino, perché le energie latitano e perché ci vorrebbe lo psicanalista per affrontare certe situazioni. Non a caso l’abitazione di Sigmund Freud è a pochi isolati. L’Italia operaia si regge su Chiellini: a 310 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO settembre era riserva nella Juve e ora è il novello Cannavaro in Nazionale. È lui che mette El Niño Torres in castigo e garantisce il fuoco di copertura quando Panucci esce avventurosamente dalla trincea. È lui che ci porta ai rigori, il massimo che potevamo ottenere. Poi è andata male. E così purtroppo la Spagna ha messo la freccia. 311 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO De Rossi: mi scuso per il rigore Chiellini: «Non doveva finire così» Toni: il ciclo non è chiuso di Valentino Beccari (inviato a Vienna) Daniele De Rossi è il ritratto della delusione. Ha sbagliato un rigore. Il rigore. Come a M anchester in Champions League con la maglia della Roma. L’amarezza è stampata sul suo volto. «Sono tra i rigoristi e mi sono assunto la responsabilità. Non mi andava di tirarmi indietro, non fa parte del mio modo di essere, anche se obiettivamente ero molto stanco». Il primo pensiero di De Rossi è per il ct. «Donadoni ha usato parole importanti – dice il romanista – ci ha rincuorato e personalmente mi ha ricordato che anche lui da calciatore ha sbagliato dei rigori importantissimi, anche ai M ondiali». De Rossi difensore d'ufficio del ct che già a fine partita molti danno in odore di licenziamento. «Sarei contento che rimanesse – continua – anche se molto dipenderà dalla pressione dei media. M i sono sempre trovato bene con Donadoni come del resto anche con Lippi. Si tratta di persone serie e corrette. Comunque non parlate di ciclo finito: questa squadra è viva, non è giunta al capolinea e nel suo ambito ci sono giovani interessanti. Un ciclo non può finire per una partita persa ai calci di rigore. Non dimenticate che solo quattro anni fa abbiamo battuto alla grande la Francia che non è l’ultima arrivata». Chiellini. È stato il migliore in campo. M a l’attestato di stima non basta a consolarlo. Brucia di rabbia. «Non doveva finire così – dichiara lo juventino – abbiamo lottato per 120 minuti e alla fine anche se la Spagna ha fatto più gioco, 312 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO l’occasione più clamorosa l’abbiamo avuta noi». Deciso, fresco, in condizione, ma non presente nella lista dei rigoristi. «I rigoristi erano quelli – precisa il livornese – e giustamente si sono assunti le loro responsabilità. Vanno ammirati per questo». Luca Toni dovrà tagliarsi i baffi. Chiude l’Europeo a quota zero nella casella dei marcatori. Non è da lui. «Lo so e mi dispiace – dice lìattaccante del Bayern – anche se credo che contro la Spagna ho fatto salire la squadra e ho lottato su tutti i palloni. M i rendo conto però che a un attaccante si chiedono i gol». Anche Toni non vuole sentire parlare di ciclo finito: «M a perché? Abbiamo perso ai rigori contro una grandissima squadra che a mio avviso vincerà l’Europeo. Certo, adesso siamo delusi, amareggiati ma c'è molto di buono in questa formazione che è soprattutto un grande gruppo». 313 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Vienna, invasione pacifica Italiani e spagnoli fraternizzano di Antonio Ledà (inviato a Vienna) Sulle tribune dell’Ernst Happel Stadion hanno vinto loro, i trentamila tifosi azzurri arrivati in Austria per vivere in diretta, con Donadoni e i suoi ragazzi, le fasi finali dell’Europeo. Hanno vinto per il calore con il quale hanno sostenuto la squadra, per la fantasia e, una volta tanto, per la correttezza. Chapeau ai tifosi azzurri ma anche agli spagnoli, un po’ meno numerosi, ma molto simili nella voglia di festeggiare. Peccato solo per i fischi che per un attimo hanno accompagnato l’esecuzione dell'inno di M ameli. Vienna ha vissuto una giornata decisamente più serena di quella di ieri quando i tifosi russi avevano trasformato il salotto della città in un immondezzaio di vetri e lattine. Le maglie azzurre degli italiani hanno invaso il centro, ma senza creare problemi alle forze dell’ordine (2.500 poliziotti piazzati nei punti strategici) e senza il minimo attrito con i supporter avversari. Gli spagnoli hanno fatto un po’ più di rumore impossessandosi di Stephansplatz, il cuore della capitale austriaca, e di qualche via limitrofa. M usiche e costumi non hanno riservato sorprese. Da un lato si è rivista la grande coppa del mondo in cartongesso che era già comparsa nelle trasferte di Zurigo e Berna. Dall’altro non è mancato il classico torero pronto a matare un vitellone più viola che azzurro. Da parte italiana si è intonato il “po po po popòpo” che è stato il leit motiv delle notti mondiali, gli spagnoli hanno risposto con un «Arrivederci 314 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Roma» trasformato in «Arrivederci a casa». Un azzardo a poche ore dal match, ma tant'è. Gli austriaci, quelli abituati a santificare la domenica nei caffè belle epoque con i valzer di M ozart come colonna sonora, hanno abbozzato. In fondo meglio una finta corrida che la mattanza fra turchi e croati. M eglio un po’ di caciara, allegra e coloratissima, che i visi seri e rabbiosi degli olandesi. A dare una mano ai residenti ha poi pensato il caldo (34 gradi all’ombra, manco in Sardegna!) che ha suggerito a tutti di ripiegare le bandiere per rifugiarsi nei bar, negli alberghi o nei ristoranti. La battaglia è ripresa nel pomeriggio nelle stazioni della metropolitana, nelle Fan zone allestite in diversi punti della città e, naturalmente allo stadio. Anche qui polizia in tenuta antisommossa, ma nessun incidente. Anzi. I tifosi hanno scoperto che può essere più divertente far festa assieme ed è cominciato un fitto scambio di magliette, di numeri di telefono, di foto di gruppo e strette di mano. In fondo non abbiamo sempre detto di essere due popoli troppo uguali? E come si fa a non simpatizzare per un Paese che ha un re nato a Roma (oggi in tribuna insieme con il presidente austriaco Heinz Fischer) e che condivide con noi, oltre alla passione per il pallone, quella per le moto, per le Ferrari e la dolce vita? Impossibile. Così, almeno allo stadio, è stata festa per tutti. Con gli italiani ancora una volta irraggiungibili per l’ironia. Qualche striscione? «Noi abbiamo Grosso voi Niño», «Dopo i galletti il pan di Spagna» e, tanto per mettere le cose in chiaro: «M amma stasera non torno». 315 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Casa Azzurri è Galeazzi-show Il giornalista Rai diviso tra tavola e poltrona in prima fila di Alessandro Bernini (inviato a Baden) Nell’ex fabbrica di Oberwaltersdorf, messa a nuovo nelle ali principali e diventata Casa Azzurri, gli eventi principali della giornata sono tre: mangiare, giocare a calciobalilla e guardare Giampiero Galeazzi. Solo due di questi, però, si possono sovrapporre, arrivando fino a interagire e diventare tutt’uno: Galeazzi e mangiare. Il giornalista Rai arriva di solito in tarda (facciamo tardissima) mattinata, causa le scorie della notte dopo la diretta tv. Nessuno osa sistemarsi sulla sua prediletta poltrona, proprio davanti alla tv. Un paio di volte è capitato di vederlo anche al campo di M aria Enzersdorf, dove l’Italia si allena: ma siccome neanche per lui ci sono sconti (dopo 15’ arriva l'addetto alle relazioni esterne della Federcalcio, Antonello Valentini con la frase per tutti «Grazieeeee, so che adesso avete un impegno...»), ecco che il buon Galeazzi deve aver maturato la convinzione che il rapporto chilometri-fatica-visione è troppo sconveniente. Nessun problema, comunque. Gli inviati della Rai restano un plotone inesauribile, altro che i 23 convocati di Roberto Donadoni. Tornando a Casa Azzurri, è divertente vedere negli ospiti la “caccia al gadget”. Secondo la teoria che gratis si può prendere anche l'influenza, ecco che di buona mattina iniziano gli appostamenti. In un batter d'occhio sparisce tutto, dai mini barattolini di Nutella e cracker (ma le scorte sembrano notevoli) al gioco da tavolo della Fiat con Buffon sulla scatola, 316 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO sino ai libri che sponsorizzano le bellezze dell’Austria. Ogni tanto qualcuno ci prova anche con le maglie del negozio Puma («Sono gratis?»), salvo poi girare i tacchi quando il commesso indica il cartellino con il prezzo sopra. Spettacolari i cinesi e i giapponesi. Arrivano, sorridono e fotografano di tutto: hostess, vetrine con le maglie storiche, cartelloni pubblicitari, torte della nonna. Però sono dei signori, gli unici che escono senza arraffare neanche una scatolina di tic-tac. 317 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO 318 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO LUNEDÌ 23 GIUGNO La farsa di Abete La farsa va avanti. Il presidente della Federcalcio Giancarlo Abete ha già scelto da tempo di richiamare Marcello Lippi sulla panchina azzurra ma non ha avuto ancora il coraggio di dirlo a chi attualmente quella panchina la occupa, Roberto Donadoni. Una brutta situazione. 319 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO ABETE E DONADONI IL GIORNO DELLA FIRMA DEL (FINTO) CONTRATTO 320 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO L’Italia verso il Lippi-bis Donadoni non lascia ma Abete ha già deciso di Antonio Ledà (inviato a Vienna) Tradito a undici metri dal traguardo. Roberto Donadoni sapeva che la sua permanenza sulla panchina azzurra quasi certamente era legata al raggiungimento della semifinale e forse non sarebbe bastato comunque. Gli errori dal dischetto di De Rossi e Di Natale hanno sbarrato le porte agli azzurri mettendo fine all'avventura del ct. La Nazionale ripartirà da un altro rigore, quello realizzato da Grosso a Berlino, e dal protagonista numero uno di quella splendida serata: M arcello Lippi. La decisione verrà ufficializzata solo nei prossimi giorni (probabilmente dopo la finale di domenica) ma ormai è data per scontata. Faccia a faccia. Lo stesso Donadoni, pur negando di aver mai pensato alle dimissioni, ha parlato al passato della sua esperienza sulla panchina azzurra, confessando di esserne uscito arricchito e appagato. Il mister oggi si è alzato presto e ha fatto colazione seduto allo stesso tavolo del presidente federale Giancarlo Abete. Dopo il caffè si sono allontanati per una passeggiata in giardino, lontano da occhi indiscreti, e sono ricomparsi dopo una mezz'ora abbondante. Il rapporto con Abete. Che cosa si sono detti? Donadoni si è limitato a confermare l’incontro, senza fornire particolari. «Con il presidente c’è un buon rapporto – ha spiegato – In questi venti giorni ho imparato ad apprezzarlo come uomo e dirigente e devo dire che per certi versi ci assomigliamo». Un modo diplomatico per dire che i silenzi ufficiali della 321 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Federcalcio – ieri addirittura imbarazzanti – non vanno interpretati come un segnale di sfiducia nei suoi confronti ma, semmai, come un gesto di prudenza o di rispetto per i ruoli. Nessun giudizio a caldo. Sarà, ma dopo lo smacco dei rigori Abete era stato fin troppo chiaro. Alla domanda sul futuro del ct si era ben guardato dall'utilizzare il termine “conferma”. «Ci prenderemo qualche giorno per riflettere – ha detto – poi valuteremo con calma l’andamento di questi Europei. A caldo è difficile dare giudizi perché ora prevale l'amarezza. Ragioneremo con attenzione, fermo restando il forte ringraziamento alla squadra e all’allenatore. Ora non è il momento di parlare di contratti». Un uomo solo. Parole che hanno gelato il mister quasi quanto l’assenza delle massime cariche federali all’ultima conferenza stampa prima del ritorno a casa. Una presa di distanza, anche fisica, che preannuncia quello che già tutti sapevano. Dal primo luglio (salvo tsunami dell’ultima ora) M arcello Lippi tornerà alla guida della Nazionale che aveva lasciato, nel luglio di due anni fa, con il titolo di campione del mondo. Con il tecnico di Viareggio torneranno a vestire la maglia azzurra il suo vice Narciso Pezzotti, il fedelissimo Ciro Ferrara e il medico Enrico Castellacci. Rimarrà al suo posto solo il preparatore dei portieri, Ivano Bordon, mentre potrebbe entrare nello staff Angelo Peruzzi con un ruolo ancora da definire. Difese d’ufficio. La scelta dovrà essere ufficializzata con un voto del consiglio federale (convocato a metà luglio) ma Abete ha ormai chiuso il cerchio. Le pratiche di licenziamento sono avviate e a Donadoni non resta che consolarsi con il mezzo milione previsto come buon’uscita in caso di cacciata e con i complimenti di Petrucci e M atarrese. Il presidente del Coni e quello della Lega hanno provato a difendere il ct («Non si può 322 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO accusare un allenatore se la squadra perde ai rigori» ha detto Petrucci) salvo battere in ritirata di fronte all’ostinazione dei vertici della Figc. Destino segnato. Del resto anche i precedenti sembrano dare ragione ad Abete. Nei mondiali di Francia Cesare M aldini fu esonerato dopo avere perso ai rigori, ai quarti contro la Francia, poi campione del mondo. Solo al Trap, eliminato al primo turno di un altro mondiale, fu concessa una seconda possibilità grazie all’alibi dell'arbitraggio di M oreno e alla mancanza di alternative. Donadoni non ha di queste attenuanti e non ha nemmeno santi in Paradiso («Non li ho mai cercati» ha confessato prima di salire sull’aereo). A bordo posti lontani e un’altra frase rubata quando l'aereo già rullava sulla pista. «Il risultato è al di sotto della nostra forza d’urto» si è lasciato scappare Abete. Per ripartire ci vuole un vincente e il Vincente per antonomasia in Italia ha un solo nome: M arcello Lippi. 323 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Quando paga l’uomo sbagliato di Stefano Tamburini Hanno viaggiato per l’ultima volta insieme, stasera, da Vienna a M ilano sull’aereo con i resti dell’Armata azzurra sconfitta dalla Spagna. Una gelida stretta di mano, un sorriso a mezza bocca e la consapevolezza che la convivenza forzata si è conclusa. Non dovranno più sopportarsi, il ct Roberto Donadoni, uno fra gli ultimi hombre vertical del nostro calcio e il presidente federale Giancarlo Abete, l’uomo che ha inventato il trapianto di poltrona: così non resta mai senza. Uno dei due andrà a casa, l’altro purtroppo no. Ed è profondamente ingiusto, non tanto perché non si possa scegliere di cambiare allenatore dopo una spedizione finita in anticipo. Lo scandalo è che resti al suo posto un presidente che non ne ha indovinata mezza. Giancarlo Abete è stato deputato per la Dc per 13 anni, dal 1979 al 1992, giusto in tempo per assisterne al tramonto. Poi ha trovato un’altra poltrona alla presidenza dell’Associazione industriali di Roma e del Lazio (dal 1994 al 2000) e un’altra ancora a Federturismo dal 1999 al 2003. Per un po’ ha occupato due cariche che poi sono diventate tre, quando si sono intrecciate con quelle calcistiche: dal 1989 al 1990 capo del settore tecnico e subito dopo, fino al 1997, della Lega di serie C. Più volte vicepresidente Federcalcio, era il numero due di Franco Carraro, l’uomo di M oggiopoli, quando gli arbitri che non rispondevano agli ordini della cupola venivano rinchiusi negli spogliatoi e quelli fedeli al regime manovrati con telefonini criptati. Delle due l’una: o Abete non si è accorto di niente oppure è stato zitto. Non si sa quale sia l’ipotesi peggiore. E per premio, dopo il doppio commissariamento (Guido 324 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Rossi, Luca Pancalli), Abete è tornato a galla apparentemente più forte di prima: ecco pronta la poltrona di numero uno. Quando è arrivato, ha trovato come ct Roberto Donadoni, scelto dai commissari dopo la rinuncia di M arcello Lippi, fresco campione del mondo. Una faccia pulita, un chiaro segnale di discontinuità con le zozzerie del passato. Dal suo punto di vista, uno al massimo da sopportare, magari da cacciare in anticipo. Solo che il buon Donadoni ha vinto il girone di qualificazione ma è andato all’Europeo con la quasi certezza del ritorno di M arcello Lippi. Anche qui, in teoria, non ci sarebbe alcun problema: Lippi è il ct campione del mondo, riprenderlo non è certo un’eresia. Il problema è aver alimentato l’equivoco fino alla farsa del finto contratto firmato alla vigilia dell’Europeo ben sapendo che difficilmente sarebbe stato onorato. A Donadoni, alla fine, daranno una lauta mancia e un metaforico calcio nel sedere. Non sapremo mai se vincendo contro la Spagna avrebbe potuto salvarsi. Nessuno, né Abete né i suoi amici e gli amici degli amici, lo ammetteranno mai. Però l'epilogo era già scritto. Poco conta ricordare che l’Italia (dopo il ping pong di sei viaggi aerei in nove giorni, dobbiamo parlarne?) è uscita per un rigore sbagliato e due anni fa con un rigore segnato ha vinto il mondiale. Poco conta, a questo punto, ricordare le frasi di Ringhio Gattuso alla vigilia degli Europei: «Ho rivisto in tv pochi giorni fa le partite dei M ondiali di Germania. Le abbiamo vinte ma abbiamo rischiato di perderle tutte. All’Europeo per ripeterci dovremo sudare». In un Paese normale ad andare a casa sarebbe stato il presidente federale, mica il ct. In un Paese normale, appunto. 325 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO «Dimissioni? Non ci penso nemmeno» Donadoni: non ho nulla di cui pentirmi, perché dovrei andarmene? di Antonio Ledà (inviato a Baden) «Dimettermi? Non ci penso nemmeno. Perché dovrei?». All’indomani dall'uscita di scena della sua Italia ai campionati europei, Roberto Donadoni affronta quella che quasi certamente sarà l’ultima conferenza stampa da ct. La sentenza sulla panchina azzurra è già emessa ma il mister non si arrende. «Non ho le vostre certezze e, soprattutto, non ho nulla di cui pentirmi». Che cosa prova il giorno dopo una sconfitta ai rigori come quella di domenica sera contro la S pagna? «Provo una grande amarezza. Non per me, ma per i ragazzi che sono stati capaci di regalarmi momenti di straordinaria intensità. Sono sensazioni che non dimenticherò mai». Un giudizio sull’Europeo degli azzurri. «Sono sereno, perché sono convinto che la squadra ha dato tutto quello che poteva. Non so che cosa accadrà nei prossimi giorni o nelle prossime settimane ma non mi preoccupo. Non ho rimorsi, nemmeno per la partita di domenica. In fondo abbiamo perso ai rigori. Se fosse andata diversamente, oggi saremmo qui a parlare di impresa e a fare festa. Io non giudico le prestazioni della mia squadra da un calcio di rigore buttato dentro o sbagliato». Aveva detto che alla fine degli Europei sarebbe stato il primo a farsi da parte in caso di insuccesso. La pensa ancora così? «Bisogna intendersi sul termine insuccesso. Io non ho mai 326 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO preso in considerazione l’ipotesi delle dimissioni. Non mi è nemmeno passata nell’anticamera del cervello. Perché dovrei darle?» S iamo i campioni del mondo e siamo fuori ai quarti di un Europeo... «Cominciamo col dire che questi campionati sono estremamente equilibrati e che molte partite sono state decise dai calci di rigore o da un episodio. Noi abbiamo fatto la nostra parte, con qualche incidente di percorso ma con una forza di volontà che non è mai venuta meno. Nemmeno nella gara con l’Olanda. Quando ho detto che al termine degli Europei avrei tirato le mie conclusioni non ho mai pensato a dove sarebbe arrivata la squadra ma a come ci sarebbe arrivata. E oggi posso dire di aver guidato un gruppo di ragazzi straordinari. Sono i rapporti interni, quelli con i tifosi e con lo staff che mi convincono di aver lavorato bene». Non si sente lasciato solo dai vertici federali? «Con Abete ci siamo sentiti anche questa mattina. Qui in Austria ho imparato a conoscerlo e ad apprezzarlo come uomo e come dirigente. Per certi versi ci assomigliamo: rispetto il suo silenzio e lo interpreto come un segno di riservatezza. Comunque avevamo preso l’impegno di discutere del futuro della Nazionale dieci giorni dopo la conclusione degli Europei. Vedremo che cosa accadrà». Torniamo alla partita con la S pagna. Non le sembra di aver mandato in campo una squadra troppo rinunciataria? «Penso di no. Uno non va in campo pensando solo a difendersi e non mi sembra che l’Italia abbia fatto questo. In fondo abbiamo avuto diverse occasioni importanti e ci siamo arresi solo ai rigori». Come giudica la prova di Cassano e perché ha tardato 327 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO tanto a far entrare Camoranesi? «Continuo a sentire parlare di Cassano come di una scommessa. Non è così. Cassano è un giocatore di grande talento che ha fatto il suo dovere come gli altri 22 convocati. Vederli con le lacrime agli occhi dopo l’errore di Di Natale è stata la conferma che le scelte erano giuste. Quanto a Camoranesi, devo riconoscere che è entrato bene in partita. M a queste cose le puoi sapere solo a posteriori». C’è un problema attacco. Perché? «Sono mancati i gol ma non le occasioni. Toni poteva segnare contro la Spagna, è stato sfortunato con la Francia e ha fatto bene nella partita con la Romania. Le partite, certe volte, si decidono per un episodio. Diciamo che i nostri attaccanti in questi Europei non sono stati aiutati dalla buona sorte». Ha detto che le voci su Lippi non le danno fastidio e che ha nulla da rimproverarsi. Come spiegherebbe un licenziamento? «Non lo so. Sarò io a dover ricevere delle spiegazioni. Però sono assolutamente tranquillo e i volti dei miei giocatori mi confermano che in questa squadra hanno giocato solo uomini veri. Sono orgoglioso di loro e posso dire che questa esperienza mi ha arricchito, regalandomi emozioni che non dimenticherò più». 328 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Rosetti arbitrerà la sfida finale Il direttore di gara piemontese al quarto match di Euro 2008 di Stefano Edel (inviato a Basilea) In finale, a Vienna, domenica 29 giugno ci sarà anche l’Italia. Quella degli arbitri, non gli azzurri. L’Uefa ha deciso di affidare la gara che assegnerà il titolo di campione d’Europa a una terna di casa nostra: Roberto Rosetti arbitro, Alessandro Griselli e Paolo Calcagno assistenti. Dodici anni dopo Pairetto e 32 dopo Gonella, tocca dunque al fisioterapista di Torino tale onore. Battuto Busacca. La concorrenza era forte e temibile per il non ancora 41enne fischietto piemontese, alto 1 metro e 90, capace di parlare bene inglese e francese e amante del tennis, del cinema e della lettura. Alla fine, l’affidabilità della scuola italiana è prevalsa su suggestioni di tipo nazionalistico. Il più accreditato “avversario” di Rosetti era infatti lo svizzero M assimo Busacca, che si consolerà con la semifinale di dopodomani al St. Jakob Park di Basilea, fra Germania e Turchia, mentre per Russia-Spagna di giovedì, a Vienna, la scelta del Comitato arbitrale Uefa è caduta sul belga Frank De Bleeckere. «Non è una rivincita». A Regensdorf, nel Cantone di Zurigo, dove gli arbitri sono in ritiro, Rosetti (che avrà come quarto uomo lo svedese Peter Fröjdfeldt) ha parlato tradendo un’emozione fortissima. «Non è una rivincita per la nostra classe arbitrale, che qui rappresento» le sue prime parole. Ne è seguito un significativo “distinguo”: «Questo non è solo un successo personale, ma di un’intera categoria. Lo dedico a quei 329 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO ragazzi che ogni domenica si sobbarcano chilometri e chilometri per svolgere il loro compito, partendo dalla Terza categoria sino alla serie A. Sarebbe bello se ora gli italiani s’identificassero in noi e facessero il tifo per tutti e tre». Inevitabile il pensiero rivolto alla Nazionale di Donadoni: «M i dispiace che sia uscita perché sino all’ultimo rigore ho tifato per Buffon e compagni. La finale ideale? Quella tra le squadre più forti». Grande maturità. Rosetti, che aveva diretto anche la partita inaugurale, il 7 giugno, fra Svizzera e Repubblica Ceca (suscitando, fra l’altro, le lamentele degli elvetici per un presunto rigore non ravvisato a loro favore in seguito a un “mani” in area del ceco Ujfalusi), è considerato dall’Uefa un punto fermo della squadra di 12 fischietti selezionata per il torneo. Dopo il match di Basilea, è stato l’arbitro di GreciaRussia e del quarto di finale fra Croazia e Turchia, risolto ai rigori dalla squadra di Terim. Una sua foto, in cui consola il croato Petric che aveva appena fallito il proprio penalty, ha fatto il giro del mondo. La maturità raggiunta in questi anni – è internazionale dal 2002 – è risultata l’elemento decisivo per orientare i commissari a preferirlo a Busacca. Un bel riconoscimento, non c'è che dire. 330 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO M ARTEDÌ 24 GIUGNO Federcalcio, su Lippi stucchevole commedia Anche nell’ufficializzare quel che già tutti sanno – e cioè che Roberto Donadoni non è più il ct azzurro e al suo posto ci sarà il nuovo-vecchio ct Marcello Lippi – alla Federcalcio dimostrano tutta la carenza di eleganza che ha contraddistinto tutto questo scorcio di gestione e anche quelli successivi. Insomma, tutti sanno e nessuno dice. Anche in questo uno come Donadoni avrebbe certo meritato più rispetto. L’Europeo intanto va avanti: siamo alla vigilia della prima semifinale, quella fra Germania e Turchia. 331 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO MARCELLO LIPPI, VECCHIO E ORMAI NUOVO CT AZZURRO 332 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Abete-Donadoni, dopodomani l’addio Già pronto il contratto di Lippi, lunedì la presentazione di Stefano Edel (inviato a Basilea) Lunedì prossimo, o al più tardi martedì, Giancarlo Abete annuncerà il ritorno di M arcello Lippi sulla panchina azzurra. Il tecnico viareggino riannoderà il filo con la sua Nazionale, che ha portato sul tetto del mondo, due anni fa, in Germania. Donadoni addio. L’eliminazione da parte della Spagna ai quarti di finale dell’Europeo ha segnato il capolinea dell’avventura di Roberto Donadoni alla guida dell’Italia. Dopodomani dovrebbe essere il giorno del divorzio, ormai scontato: Giancarlo Abete, il presidente della Federcalcio, incontrerà l’allenatore bergamasco e gli comunicherà la sua decisione, avvalendosi di una clausola del contratto firmato proprio alla vigilia della spedizione in Austria e Svizzera, clausola che prevede la possibilità di una delle due parti di revocare l’intesa entro dieci giorni dall'epilogo di Euro 2008. Di fatto è un esonero, e ora emerge un giallo sulla buonuscita: si parlava di 550 mila euro, che corrispondono a sei mesi di stipendio, ma stando ad alcune indiscrezioni l’ipotesi di una penale sarebbe caduta al momento di mettere nero su bianco. Un modo, neppure troppo elegante, per dire che non si sono pagati due tecnici contemporaneamente? Probabile, anche se potremmo essere di fronte al tentativo di evitare il pagamento avvalendosi di alcune clausole. Tempi rapidi. La storia, dunque, si ripete. Accadde la stessa cosa quattro anni fa, dopo il ritorno a casa del gruppo di Trapattoni dal Portogallo, eliminato per il “biscotto” 333 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO confezionato da Danimarca e Svezia. Lippi subentrò allora all'attuale ct dell’Irlanda, iniziando un lavoro così proficuo da portarlo a essere il numero uno al mondo. Non c'è tempo da perdere – si sostiene nelle stanze di via Allegri, a Roma – perché venerdì Abete volerà a Vienna per l’incontro conclusivo, voluto dall’Uefa, tra i presidenti delle Federazioni che hanno partecipato all’Europeo e assisterà poi, domenica, alla finale. Il presidente non ha bisogno di convocare alcun Consiglio federale per sottoporre ad altri la scelta, il ruolo gli consente di muoversi in piena autonomia. E la telefonata a Lippi ci sarebbe già stata, addirittura subito dopo la sconfitta con la Spagna. Lo staff di Lippi. Il ct che ritorna – fatto unico nella storia della Nazionale – verrà presentato quasi certamente ai primi di luglio. Si conoscono già i nomi della sua squadra tecnica, dove, rispetto al passato, la “sorpresa” è rappresentata dall’inserimento di Angelo Peruzzi, l’ex portiere di Roma, Juve, Inter e Lazio che ha sempre fatto da collante nello spogliatoio. Oltre al vice Narciso Pezzotti, al preparatore atletico Claudio Gaudino, a quello dei portieri Ivano Bordon, ci saranno anche Ciro Ferrara e il medico Enrico Castellacci. Sulla durata del contratto e sul compenso bocche cucite, ma si parla di una scadenza (ovvia) al 2010, dopo i M ondiali in Sudafrica (dove, se ci qualificheremo, dovremo difendere il titolo), e di uno stipendio di due milioni all’anno. Totti, ipotesi suggestiva. Lippi non potrà non ripartire dalla rosa di giocatori che aveva Donadoni, anche se per alcuni le porte della Nazionale sembrano essersi definitivamente chiuse. Parliamo di Panucci (mai avuto feeling con il ct), forse anche di M aterazzi e Perrotta, di Di Natale, Quagliarella e Del Piero, che in Germania non faceva parte inizialmente dell’undici titolare. Un dubbio resta anche su Camoranesi, 334 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO sebbene la sua alternativa non sia facile da trovare, M ontolivo a parte. Le prime risposte le avremo ad agosto, in occasione dell’amichevole del 20 a Nizza con l’Austria. Buffon e Amelia come portieri non si discutono; Chiellini, Zambrotta, Grosso, Barzagli e Cannavaro (se sarà guarito) dovrebbero far parte del pacchetto difensivo, a cui si aggiungerebbe Dossena. A centrocampo conferme per Pirlo, Gattuso, De Rossi, Ambrosini, Aquilani e M ontolivo. In attacco Toni, Borriello, Giuseppe Rossi, l'ex parmense del Villarreal, e Amauri, se, come pare, otterrà il passaporto italiano. M a il sogno di Lippi sarebbe quello di convincere Francesco Totti a rivedere il suo “no” all’azzurro: fra i due c'è un buon rapporto e chissà che, usando le giuste parole, il tecnico non riesca a far breccia. E anche questo sarebbe un rientro clamoroso. 335 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Lippi rientra a casa ma evita commenti E per poco nel bar sotto casa non si imbatte nel “nemico” Roby Baggio di Roy Lepore (Viareggio) Dopo un paio di giorni in barca in relax all’isola di Capraia con alcuni amici, M arcello Lippi è tornato a casa nella serata di lunedì. Questa mattina si è fatto vedere lungo la passeggiata sul lungomare e a pochi metri da casa sua in un bar c’era Roberto Baggio con il fratello Eddy. Per una fatale combinazione si sarebbero anche potuti incontrare: il mondo certe volte è davvero piccolo. Stasera Lippi è andato a cena insieme con Paolo Brosio e altri amici in un ristorante del centro. Dopo l’eliminazione dell’Italia ai campionati europei per Roberto Donadoni è giunta l’ora dell'interruzione del rapporto; oltretutto pare che nell’accordo con la Federcalcio potrebbe essere salta la penale a favore del tecnico in caso di rescissione. Insomma, ci siamo, il “Lippi 2” è in rampa di lancio. In queste ore il mister viareggino ha preferito non rilasciare nessuna dichiarazione: tutti quelli che lo conoscono non ne avevano dubbi. In ogni caso è arrivato il momento per indossare nuovamente la tuta azzurra, visto che il 20 agosto è in programma l’amichevole Italia-Austria a Nizza. Tempo a disposizione per cominciare a lavorare non è che poi che ce ne sia molto, ma Lippi non si è mai tirato indietro, e da mesi ripete che ha tanta voglia di cominciare a tornare a respirare l'aria del prato e dello spogliatoio. Nel pomeriggio la Bbc ha annunciato il licenziamento di Roberto Donadoni, informando i telespettatori che la notizia 336 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO l’aveva fornita la Figc; ma la federazione azzurra a distanza di poco ha smentito, affermando che qualsiasi decisione sarebbe stata presa nei prossimi giorni. È comunque ormai solo questione di pochi giri di calendario. Spetterà al presidente della Figc, Giancarlo Abete gestire questa situazione che dovrà riportare sulla panchina italiana, M arcello Lippi. A Viareggio, Roberto Vannozzi, titolare del bar Galliano in Passeggiata, è pronto a ospitare Lippi, come è già avvenuto in altre circostanze, per annunciare nella sua città il ritorno in azzurro. «Ho avuto il piacere di ospitare M arcello per festeggiare molte delle sue vittorie nel corso della prestigiosa carriera – dice – quindi anche in questa occasione sono pronto per “aprirgli” il locale se dovesse sceglierlo per comunicare una qualsiasi notizia che lo riguarda. Io naturalmente spero in suo ritorno in panchina. La Nazionale ha bisogno di un tecnico preparato ed esperto come lui in grado di saper gestire un gruppo importante come è quello azzurro». Con il trascorrere delle ore aumentano sempre più i consensi nei confronti del tecnico viareggino da parte della sua gente. E ci sono anche nomi famosi. M immo D'Alessandro, promoter musicale, organizzatore di concerti con i più grandi personaggi del mondo della musica pop internazionale, auspica in un ritorno in azzurro di Lippi. «Chi meglio di M arcello può farci nuovamente sognare, come due anni fa. Non vedo l’ora che possa tornare al timone». Il mese di luglio è una felice concomitanza per Lippi. Due anni fa ci fu il infatti il successo mondiale a Berlino e poi l’annuncio dell'addio alla Nazionale. Luglio è ormai dietro l’angolo, tutti attendono il bis azzurro. Viareggio, che due anni fa vide in estasi decine di migliaia di persone tra cittadini e turisti, nel maxischermo mondiale davanti al mare di piazza M azzini, spera di vivere ancora grandi emozioni. Riuscire 337 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO nell’impresa di eguagliare Vittorio Pozzo, farebbe la storia e forse anche l’epica. M a da M arcello Lippi ci si può aspettare anche questo. 338 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Un intero paese in difesa del ct Cisano Bergamasco: Roberto è stato trattato male di Marco Camplone (inviato a Cisano Bergamasco) Sul muro di una vecchia casa c'è una targa di marmo con una scritta: “Vietato lordare”. Da queste parti, a Cisano Bergamasco, nella bassa val San M artino, non fanno giri di parole. Proprio come Roberto Donadoni, il cittadino più illustre. Quel Donadu vittima dei rigori e destinato a cedere la Nazionale a Lippi. Cisano, 6.800 abitanti, lo difende con compostezza. E lo fa senza la tentazione del vittimismo. Roberto chierichetto. Pierangelo Comi del ristorante Fatur, che in dialetto bergamasco significa fattore, tiene in bella mostra una foto datata 1973. «È il giorno del mio matrimonio. Alla sinistra del parroco c’è Roberto Donadoni», rivela. Quel ragazzino dallo sguardo severo e il ciuffo bruno sarebbe diventato un campione del M ilan stellare e, più tardi, il ct dell’Italia. Poco amato, come in genere succede a chi guida gli azzurri. Quasi sopportato perché successore di M arcello Lippi, l’uomo della quarta stella, conquistata a Berlino contro la Francia, ai rigori. Già, i rigori diventati fatali a Donadoni all’Europeo contro la Spagna. «Roberto non è mai stato fortunato dal dischetto, ricordiamoci i M ondiali americani, quando era calciatore – aggiunge Patrizio Comi, il cuoco – però mi sembra esagerato il modo in cui lo stanno criticando. In fin dei conti, l’Italia non ha dato spettacolo neppure ai tempi di Lippi. Forse con la Spagna bisognava cambiare qualcosa in attacco». Papà Pierangelo ricorda che i Donadoni sono stati «a pranzo qui l’8 giugno per una festa. No, Roberto 339 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO non c’era per via dell’Europeo. Qui si vede poco, ma alla sua famiglia ci tiene. I Donadoni sono rispettati». Una famiglia perbene. Papà Ercole e mamma Giacoma. E, poi, Giorgio, Gigliola e M aria Rosa, fratello e sorelle del ct. Al telefono risponde la signora Giacoma. Gentile, ma ferma. «No, per favore le interviste no. Roberto? È a Milano, forse». Papà Ercole, così dicono, è originario di Pontida, che comincia subito dopo la casa dove da tantissimi anni vivono i Donadoni. Gianni, un cugino di Roberto, gestisce la Casa del Parmigiano. Il fratello Giorgio, ex consigliere comunale, è impegnato in attività di volontariato e lavora a Bergamo. Il vice sindaco. Roberto Pozzoni parla di «doppio dispiacere», quando racconta la sciagurata sfida con gli iberici: «Eravamo davanti al maxischermo, in piazza, e ci siamo rimasti male. Roberto si sta prendendo tutte le colpe. Qualcuna ne avrà, certo. A me, però, non è piaciuto l’atteggiamento di Lippi. E neppure quello del presidente federale Abete. Non mi sembra che abbiano rispettato il lavoro del ct, tantomeno l’uomo. Uno così serio bisognerebbe tenerselo stretto, fermo restando che il gioco non è stato brillante. Grande famiglia, quella dei Donadoni. Gente di lavoro, abituata a fare i fatti e non le chiacchiere. L’Ercole aveva un’attività di recupero di materiale ferroso, ora è in pensione». Il vigile urbano. Sergio Ravasio, il vice comandante dei vigili urbani, indica il campetto di calcio dietro il municipio. «Il nostro Roberto ha cominciato a giocare qui e quelli dell’Atalanta lo hanno subito notato. A Cisano tifiamo per i nerazzurri e il M ilan, le squadre del nostro Donadoni. Sento un frastuono attorno al suo nome, ma credo che alla fine rimarrà alla guida della Nazionale. Non è un fine comunicatore, ma sa il fatto suo. Qui viene poco per via degli impegni 340 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO professionali, però non è mancato all'inaugurazione della nuova sala polivalente del suo oratorio. Da appassionato di calcio, avrei voluto vedere l’Italia più audace contro la Spagna. Forse, la squadra era scarica. Roberto deve imparare a dare la scossa. Lippi? Beh, si è gestito bene, da furbone». 341 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Ora la Germania teme la Turchia La squadra di Terim è decimata ma ha “sette vite” di Stefano Edel (inviato a Basilea) La logica dice Germania. Per la tradizione, i risultati, la forza d’urto dei panzer, che al momento dell’appello che conta rispondono sempre presente. M a attenzione, le vie del calcio, come quelle del cielo, sono infinite, e ne sanno qualcosa Portogallo e Croazia, vittime illustri di tedeschi e turchi nei quarti. Certo, affrontare la corazzata asburgica, in uno stadio che gronderà tifo solo dalla parte di Ballack e compagni, senza otto giocatori (quattro fuori per squalifica, quattro infortunati), è come andare in guerra con un esercito a scartamento ridotto. Eppure Fatih Terim, l’Imperatore, ci crede: ha portato la sua nazionale in semifinale, risultato storico per chi, prima, aveva ottenuto il massimo nell’edizione di fine millennio, in Olanda-Belgio, raggiungendo i quarti (dove fu eliminata dal Portogallo). Per tre volte gli uomini del Bosforo sembravano morti, e per tre volte sono resuscitati. «Hanno sette vite, come i gatti» commentava Brückner, il ct della Repubblica Ceca, dopo l’incredibile Ko di Ginevra, domenica 15 giugno, con Ujfalusi e compagni, in vantaggio di due gol sino a un quarto d’ora dalla conclusione, raggiunti e superati al 90'. S fida inedita. M ai in precedenza le due squadre si sono affrontate in una fase finale dell’Europeo. Per i tedeschi che invaderanno a migliaia la calda Basilea (ieri superati i 30º) è quasi un derby: sono due milioni e 700 mila i cittadini di origine turca che vivono e lavorano a Berlino e nelle altre città. 342 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Vicini di casa, dunque, divisi per un giorno da una fiera rivalità. M a il tutto entro i confini dello sport, perché il rischio di trasformare la semifinale al St. Jakob Park in qualcosa di diverso è già stato esorcizzato dai discorsi della vigilia. Lo spot per l’integrazione. A questo proposito, ha fatto effetto il messaggio televisivo fortemente voluto dalla Federcalcio di Francoforte e presentato domenica da Oliver Bierhoff. Si vedono alcune persone di diverse nazionalità riunite nel giardino di una villa per una grigliata: mangiano e bevono allegramente, poi si radunano tutte davanti alla tv per seguire la Germania. «Ecco i nostri figli» è la fase con cui si chiude la scenetta. Il fatto significativo è che gli attori sono i genitori di molti ragazzi che giocano in Nazionale e nelle varie rappresentative tedesche, compresi quelli di origine straniera che però rientrano in tali squadre. Ci sono i familiari di M etzelder e di M ertesacker e il papà e la mamma del turco Baris Ozbek, un under 21 della Germania che ora milita nel Galatasaray. Insomma, un’iniziativa intelligente che ha colto nel segno. Vietato sbagliare. Angela M erkel, lo avrebbe confidato a Beckenbauer e allo stesso ct Löw, si è già prenotata un posto per Vienna, segno che crede nella Germania finalista. Lo pensa anche la stragrande maggioranza degli addetti ai lavori qui a Basilea, perché, per quanto “duri a morire”, i turchi sono inferiori, tecnicamente e tatticamente. Il monito di Ballack, tuttavia, è stato perentorio ieri, prima di lasciare Tenero, la località del lago M aggiore scelta per il ritiro: «Se li prendiamo sottogamba, siamo finiti». E ha aggiunto: «Abbiamo visto cosa sono riusciti a combinare. Hanno sconfitto la Croazia, ad esempio, noi non siamo stati in grado fare altrettanto». Il rispetto è sacrosanto, ci mancherebbe, ma è pure scontato: 343 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO in realtà, la carica agonistica che spinge la squadra di Löw verso la finale è la molla su cui far leva per chiudere la pratica entro i tempi regolamentari. I tedeschi centrerebbero la loro sesta finale europea, su dieci partecipazioni. Per tre volte si sono laureati i migliori, centrare il poker non è un azzardo. Svizzera addio. È l’atto conclusivo dell’Europeo in terra elvetica, da domani tutta l’attenzione si sposterà su Vienna. Gli svizzeri, delusi per l’uscita di scena della Nazionale di Köbli Kuhn, stilano un bilancio positivo, anche se con introiti inferiori alle attese per i commercianti, che avevano puntato molto sulla manifestazione. In alcune Fan zone (Zurigo in particolare) l’affluenza dei tifosi è stata scarsa. Pochi affari, dunque, e lo dimostrano i saldi dei centri commerciali e dei negozi, iniziati prima del previsto: scelta inevitabile, considerata l’enorme quantità di magliette, sciarpe e articoli sportivi rimasta invenduta. 344 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO M ERCOLEDÌ 25 GIUGNO Abete-Donadoni, vigilia dell’addio La Federcalcio sembra si stia decidendo nell’ufficializzare quel che già tutti sanno e domani finalmente il presidente Abete incontrerà il ct Donadoni per dargli il benservito. Nel frattempo, Marcello Lippi è già pronto insieme con l’Oscar dell’eleganza da consegnare alla Federcalcio italiana. Intanto la prima semifinale è uno show da batticuore. Vince la Germania (3-2) contro una Turchia mai doma: vantaggio turco, pareggio e vantaggio tedesco. Poi il gol turco del 2-2 che riapre la sfida a quattro dalla fine e fa balenare l’ipotesi supplementare. Ma al 90’ arriva il gol che schiude le porte della finale alla squadra di Löw. La parte finale della partita quasi nessuno riesce a vederla – a parte gli inviati presenti allo stadio e pochi telespettatori fortunati in Germania e in poche altre parti d’Europa – a causa di un black out che ha messo in crisi l'International broadcast centre di Vienna che rilanciava il segnale della partita. Una clamorosa debacle, senza precedenti. 345 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO IL PRESIDENTE DELLA FIGC, GIANCARLO ABETE 346 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Abete corona il sogno: Lippi ct Domani il licenziamento di Donadoni di Marco Camplone Donadoni, Lippi, un contratto con tanti lati oscuri e una data: domani. L’incontro tra il ct della nazionale e il presidente federale Abete dovrebbe fare chiarezza e, salvo (improbabili) colpi di scena, spianare la strada a Lippi, il cui ritorno in azzurro è palese da mesi. Donadoni. «La buonuscita? Assolutamente no, non è nel mio pensiero». Alla vigilia dell’incontro decisivo in Figc, il ct Roberto Donadoni si è espresso in questi termini, sottolineando che la richiesta di un compenso in caso di estinzione del contratto non è mai stata chiesta da lui. Forse è stata offerta? Su Roberto Tropenscovino, l’avvocato che in tv ha parlato di «diritto alla buonuscita», Donadoni è stato chiarissimo: «È un avvocato che conosco, è mio amico, ma non rappresenta il sottoscritto». Il futuro? Il ct che rischia di pagare a caro prezzo l’eliminazione subita dall'Europeo – sconfitta per 4-2 ai calci di rigore contro la Spagna, ai quarti – ha risposto così: «Abbiate pazienza ancora un giorno: domani ci vedremo e, poi, saprete». Abete. La parola fine al rapporto tra Donadoni e la nazionale non è stato ancora scritto, ma la penna è pronta. «Il rinnovo del contratto del ct era legato al raggiungimento della semifinale – ha spiegato Giancarlo Abete, il presidente della Figc – un automatismo che però non c’è stato. In termini tecnici, non si deve fare alcun esonero qualora decidessi di non riconfermare il tecnico». Secondo il racconto di Abete, inizialmente la Figc aveva proposto un rinnovo automatico 347 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO per due anni a semifinale centrata: Donadoni aveva detto no, perché lo aveva interpretato come una fiducia a metà. Quindi è maturata la versione dell’accordo in cui era prevista la clausola reciproca di rescissione con una penale di 900 mila euro lordi. Poi è stato lo stesso ct, qualche giorno dopo, a chiedere al presidente «di fatto di rinunciare da parte sua alla clausola e di reinserire, nell’ambito dell'accordo, l’automatismo della continuità del contratto in caso di raggiungimento della semifinale». Insomma, si è tornati alla formula iniziale proposta dalla stessa Figc a Donadoni e che lui però in un primo tempo non aveva accettato. L’ex centrocampista rossonero ha preferito scommettere su di sé, convinto di poter portare la sua Italia tra le prime quattro d’Europa e, quindi, di confermarsi sulla panchina per altri due anni. Ed è per questo che il ct con le valigie non chiede soldi nemmeno ora. In base al contratto, con l’Italia fuori dal torneo ci sono dieci giorni dalla fine degli Europei per confermare la volontà da entrambe le parti di proseguire il rapporto, altrimenti il contratto viene automaticamente meno. Questa volontà non sembra esserci, almeno da una parte, quella di Abete. Lippi. Appare ormai scontato il ritorno del ct campione del M ondo in Germania, nel 2006. M arcello Lippi è rientrato dalla sua vacanza in barca e lunedì, al massimo martedì, si trasferirà a Roma. Per riprendersi la nazionale e portarla ai M ondiali in Sudafrica. La qualificazione non dovrebbe essere un’impresa, la conferma sul trono del mondo lo sarà di certo. Nella storia della Nazionale, solo il mitico Vittorio Pozzo è stato richiamato in panchina. 348 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Una farsa senza fine di Stefano Tamburini La brutta figura ormai l’ha fatta. Una più, una meno, non è poi un problema per uno come Giancarlo Abete, che ha sempre fatto il presidente di qualcosa e non ha mai pagato pegno per gli errori commessi. Stavolta però, l'inventore del trapianto di poltrona rischia di superarsi. Il numero uno della Federcalcio e già numero due (ignaro o complice?) durante il regno di M oggiopoli, ha un problema: da tempo ha scelto M arcello Lippi come ct per il dopo Europei e deve liberarsi nel modo più indolore possibile di Roberto Donadoni. In realtà, a tre giorni dalla prima sfida di Euro 2008, Abete ha fatto sottoscrivere a Donadoni un contratto buono come i soldi del M onopoli. Un papiro infarcito di clausole e controclausole con una sola certezza: prolungamento di due anni ma al tempo stesso possibilità di entrambe le parti di ripensarci. Poi ci sono le interpretazioni. Fino a ieri la Federcalcio aveva lasciato intendere che esistesse un risarcimento-buonuscita. Poi l’indiscrezione legata a un bel gesto del tecnico: se mi mandate via non voglio niente. Ieri mattina il presunto chiarimento di Abete: Donadoni aveva il prolungamento legato al risultato, senza semifinale scattava la possibilità di bloccare tutto entro dieci giorni. Sempre senza penale. Poco dopo è stato un legale vicino a Donadoni, l’avvocato Tropenscovino, a ribattere: «Credo che Donadoni abbia diritto anche a una buonuscita». Più tardi il ct ancora in carica ha precisato che «la buonuscita non è una richiesta partita da me». Il che non vuol dire che non ci sia. O non ci sia stata. Insomma, storia poco chiara. In realtà, quando il clima è così 349 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO avvelenato in qualche modo c’è anche da mettersi al riparo da contestazioni: il Coni potrebbe aver da dire sul doppio esborso per Lippi e Donadoni. Dunque non è così strano che girino polpette avvelenate (notizie false o pilotate) e il dialogo possa degenerare in disfida a suon di carte bollate. E, visto che l’operazione Lippi è così segreta che da un mese già circola nel dettaglio il nuovo organigramma azzurro (Ferrara, Peruzzi, Bordon, Pezzotti, Castellacci), il tam tam fa balenare un’altra caduta di stile. Quella relativa al ritorno in nazionale di Francesco Totti e, forse, anche di Alessandro Nesta, due che hanno voltato le spalle a Donadoni dicendo di non farcela più a coniugare impegni di club e in azzurro. Ora che hanno due anni in più, gli acciacchi sono spariti? Ci sarebbe mai qualcuno che potrebbe metterci la faccia per giustificare anche questo? Le cose lineari non hanno prezzo, per tutto il resto c’è Giancarlo Abete. 350 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Zeman difende il ct Donadoni «Fatto fuori dal sistema» di Carlo Pecoraro Il sistema non è solo quello raccontato da Roberto Saviano nel libro Gomorra, ma anche quello che ha messo alla porta il tecnico Zdenek Zeman o quello, stando alle parole del boemo, che ha esonerato Donadoni dalla panchina della Nazionale. Infatti, a chi gli chiede se sia giusto che il ct paghi per tutti, lui risponde: «No, ma si vede che la politica della Federazione è questa». «Per me – spiega Zeman – l’Italia di Donadoni è uguale sotto il profilo tecnico e tattico a quella che ha vinto i M ondiali. È stata solo più sfortunata». Da Palermo, dove il tecnico è stato ospite ai campionati italiani master di nuoto, Zeman, che dopo circa due anni a spasso riprenderà ad allenare in Serbia alla Stella Rossa di Belgrado, taglia corto anche sul probabile ritorno in azzurro di Francesco Totti: «Non credo che ritornerà sui suoi passi», sentenzia. «M i è dispiaciuto molto quando ha deciso di lasciare – aggiunge il tecnico – perché ogni giocatore se sta bene deve essere disponibile per la Nazionale. Già due anni fa gli dissi di rimanere, e non mi ha dato ascolto». Sul ritorno di M arcello Lippi invece, non si esprime. E come dargli torto, visto che già nel 2001, tra i due ci fu uno scambio di cortesie sulla querelle doping; tra chi, Zeman, sosteneva che il calcio italiano “fosse malato” e chi, Lippi, al contrario, sosteneva che nel «calcio il doping non esiste». E da Palermo, puntuali, arrivano anche le frecciate alla Federazione, la stessa che sempre nel 2001 il tecnico attaccò sostenendo che: «Oggi 351 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO non c’è una Federazione, quindi è difficile lavorare. Bisogna stabilire delle regole e quelle che ci sono già, in questo momento, si cambiano a seconda di come tira il vento». E a chi, pochi giorni fa gli chiedeva se era cambiato qualcosa dop o Calciopoli lui rispondeva serafico: «Dal mio punto di vista niente. A parte due personaggi usciti di scena, si notano sempre le stesse facce in certi posti». Così, e siamo a oggi, per Zdenek Zeman l’Italia è diventata un posto dove è impossibile lavorare «perché il sistema non mi permette di allenare. Con me i presidenti si spaventano». E si è spaventato finanche M aurizio Zamparini (proprietario del Palermo calcio), con il quale Zeman si è incontrato spesso «ma alla fine non s'è fatto nulla». Polemiche a parte, c'è anche spazio per qualche battuta sugli Europei, su uno come Guus Hiddink, allenatore della Russia, che esprime un gioco simile a quello del ct boemo: «Un grande allenatore che sta facendo miracoli»; e ancora sul gioco di Olanda, Spagna e Portogallo «organizzazione e ricerca del bel gioco. E poi ci sono giovani che hanno futuro». 352 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Germania, che carattere! di Stefano Edel (inviato a Basilea) Germania in finale. Come volevasi dimostrare. È la sesta volta, su dieci partecipazioni alla fase conclusiva dell’Europeo, e ora i bianchi di Löw vanno a caccia del quarto titolo continentale della loro storia, ricca di trionfi ma anche di tante delusioni. La Turchia, incerottata e con le forze ridotte ai minimi termini (nove giocatori fuori, tra squalifiche e infortuni), è costretta alla resa, ma dopo aver combattuto alla grande la sua battaglia. Terim, alla vigilia, aveva detto di non credere a un risultato «che si chiama miracolo nel calcio»: ci è andato vicino, tantissimo. Turchia da brividi. Ti aspetti la squadra possente e tritasassi che ha schiacciato Cristiano Ronaldo e compagni, e invece sono i guerrieri del Bosforo a stupire, per coraggio, audacia, sfrontatezza. Il mosaico ricomposto dall’Imperatore pescando dal parco-riserve brilla di un intenso fulgore: gioca sciolta, la Turchia, disegnando trame offensive che mettono a nudo la lentezza dei difensori teutonici. È la serata di Kazim Kazim, 22 anni non ancora compiuti, talento del Fenerbache che farà la felicità del ct spagnolo Aragonès, prossimo allenatore del club turco: sulla destra va via come e quando vuole, mette in crisi Lahm, colpisce la traversa con un gran tiro scoccato appena dentro l’area, e propizia il gol dell’inatteso vantaggio, con la girata che manda il pallone ancora sul legno della porta di Lehmann e che rimbalza proprio dalle parti dell’accorrente Ugur Boral, il quale non perdona. S chweinsteiger pari. L’illusione, però, dura solo quattro minuti, il tempo di vedere finalmente Podolski scavallare alla sua maniera sulla sinistra e chiudere l’azione con il solito cross 353 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO basso su cui l'esterno del Bayern è puntuale per la deviazione decisiva. Gol-fotocopia di quello rifilato al Portogallo nel quarto di finale di giovedì 19. I turchi accusano la botta per qualche minuto, poi tornano a farsi baldanzosi. Podolski, in contropiede, si mangia il 2-1, quindi Lehmann ha il suo bel daffare nello sventare una punizione insidiosa di Ugur Boral. Busacca scontenta tutti. Con Frings al posto di Rolfes (ferita lacero-contusa al viso in seguito a una testata con Ayhan Akman), in avvio di ripresa la Germania cerca il colpo del ko. Lo potrebbe trovare su rigore se l’arbitro svizzero giudicasse tale un intervento netto di Sabri Sarioglu su Lahm, invece di lasciare colpevolmente correre. Trequarti dello stadio, per alcuni minuti, lo sommerge di fischi di disapprovazione. Stessa situazione, poco dopo, nell’area tedesca: Lahm, stavolta, rifila un calcetto maligno a Kazim Kazim. Il penalty ci sta. L’errore di Rustu. Non è una bella Germania a vedersi, procede a strappi, è macchinosa, prevedibile. M a ha la fortuna di trovare la rete che le spalancherebbe subito la finale grazie a un’uscita sbagliata di Rustu, che Klose, di testa, capitalizza alla sua maniera, impattando felicemente la sfera crossatagli da Podolski. S enturk-Lahm, emozioni. Daresti i turchi per finiti, e invece questa Nazionale ha sette vite. Si butta in avanti e va all’assalto della porta di Lehmann con tutti gli effettivi. A cinque minuti dal 90’ rientra in partita, con il solito Semih Senturk, che non sbaglia a due passi dal bersaglio. S’intrufola sul campo un sostenitore turco che vuole far festa (ed è placcato dagli steward sotto la curva), ma la festa vera è quella dei tedeschi, davanti ai quali l’incubo dei supplementari e dei rigori si era materializzato come un’ossessione. Lahm s’inventa una giocata delle sue e fredda il povero Rustu con un 354 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO destro secco nel sette. Onore all'Imperatore e ai suoi giocatori, hanno fatto qualcosa di straordinario in questo Europeo. M a adesso a Vienna la Germania ha davvero a portata di mano l'occasione per tornare la “regina” del Vecchio continente. 355 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO 356 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO GIOVEDÌ 26 GIUGNO Donadoni addio Il ct che non era più ct adesso finalmente non lo è più neanche nell’annuario federale. L’addio a Roberto Donadoni viene ufficializzato in un breve incontro con il presidente federale Giancarlo Abete. E subito entra in scena Marcello Lippi, pronto da giorni e giorni a riprendersi il suo posto. La farsa si avvica all’ultimo atto mentre a Vienna si gioca ancora: nella seconda semifinale la Spagna – la squadra che ha eliminato gli azzurri – travolge la Russia (3-0). Dunque la sfida per il titolo sarà Germania-Spagna. 357 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO IL PRESIDENTE ABETE CON IL NUOVO CT MARCELLO LIPPI 358 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Donadoni lascia con stile Il nuovo ct, Lippi: «Felicissimo e molto motivato» di Alessandro Bernini (inviato a Roma) Due ore e mezzo per svelare il segreto di Pulcinella. Nell’afa romana si è persa l’ultima occasione di dare un tocco di stile a questa storia gestita come si trattasse di un club di Terza categoria. Se ne va Donadoni, arriva Lippi: la Figc ufficializza la notizia in questo ordine, ma in realtà è stato l’esatto contrario. Donadoni era stato cacciato a pedate 30 secondi dopo il rigore segnato da Fabregas, mentre Lippi già da qualche giorno stava lavorando alla definizione del suo staff in azzurro. «S ono molto motivato».La scusa della visita alla figlia Stefania (organizzatrice del recente matrimonio di Briatore) ha retto poco. Lippi era a Roma per mettere a punto i dettagli del contratto e pianificare il lavoro, tant’è che anche oggi è stato avvistato in città. Naturalmente ha evitato di farsi vedere in via Allegri, dove c'è la sede della Figc, anche perché incontrare Donadoni non sarebbe stato il massimo della vita. Per nessuno. In serata comunque Lippi ha confidato tutto il suo entusiasmo: «Sono molto, molto, molto felice. E sono molto motivato. Alla prossima settimana». Già, la prossima settimana, perché Lippi verrà presentato ufficialmente martedì 1º luglio. Come mai non subito, non oggi ad esempio? Per le nazionali è prassi consolidata comunicare la conferenza stampa del nuovo ct con largo anticipo, per rispetto dei giornalisti stranieri. Clausole e staff. Lippi ha firmato un biennale, dovrebbe guadagnare poco più di 1,2 milioni di euro netti a stagione. Nel suo staff entreràAngelo Peruzzi, probabilmente anche Ciro Ferrara il 359 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO quale però attende l’ok dalla Juventus per questa collaborazione part-time (è responsabile del settore giovanile bianconero). Cambia anche lo staff medico, con il fido professor Enrico Castellacci che torna sulla poltrona di comando. Niente Totti. A proposito di organigramma. Lippi ha già stilato una prima lista di giocatori, tra conferme e facce nuove, inserendo anche qualche idea da verificare. Ci sono grossi problemi per Francesco Totti. Il capitano ha stima e riconoscenza per Lippi, ma sembra poco convinto di sdoppiarsi tra Roma e nazionale, soprattutto per una questione fisica. Al momento il suo è un «no grazie», con promessa di risentirsi dopo le prime amichevoli. Anche il difensore Alessandro Nesta tentenna, col M ilan per niente entusiasta di regalarlo di nuovo alla nazionale. La prima amichevole del Lippi II è fissata per il 20 agosto con l’Austria a Nizza, e per quella data il neo ct vorrebbe avere il via libera per convocare l’oriundo Amauri. Sarà dura. Il capitano Fabio Cannavaro resta, vuole arrivare fino al M ondiale in Sudafrica. In trincea ci saranno anche Pirlo e Gattuso, Zambrotta e Grosso, M aterazzi e Toni. Perché Lippi vuole ripartire dal gruppo mondiale. Alla faccia di chi non digerisce le minestre riscaldate. Obiettivi. Il biennale non è casuale, la scadenza è stata fissata per la fine dei mondiali 2010 in Sudafrica. Raggiungerli sembra una passeggiata visto che nel girone l’Italia dovrà affrontare Cipro, M ontenegro, Georgia, Bulgaria e Irlanda: passa la prima, mentre le otto migliori seconde dei gironi si giocheranno altri quattro pass tramite gli spareggi. In cuor suo M arcello Lippi ha un grande obiettivo: vincere il secondo mondiale, impresa riuscita solo a Vittorio Pozzo. Erano gli anni 1934 e 1938. Quasi un secolo fa. 360 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Grazie di tutto, hombre vertical di Stefano Tamburini Giocava con la maglia numero sette e non ha mai avuto paura di sbagliare un calcio di rigore, quell’eterno ragazzo con l’aria da vecchio saggio. Quella volta che sbagliò ai M ondiali del ’90, sulle spalle colorate di azzurro aveva il numero 17 e nessuno volle prendersela con lui. Diamine, non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore. Un giocatore lo vedi dal coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia. Sembra scritta proprio per Roberto Donadoni, la struggente “La leva calcistica della classe ’68” di Francesco De Gregori. M ica gli manca il coraggio, l’altruismo e la fantasia a uno così, a uno che sa rialzarsi e camminare a testa alta anche dopo un tiro storto. E proprio per questo sa anche che non può essere un tiro dal dischetto a impedirgli di sedersi ancora su quella panchina ereditata da un tecnico mai sceso dal tetto del bus dei festeggiamenti mondiali, che non voleva più saperne di restare e che a un certo punto si è fatto vincere dalla nostalgia. Sa benissimo che non è da ieri che non vedevano l’ora di riavvolgere il nastro. E se n’era accorto anche quando gli hanno portato un contratto da firmare con quella penale da pagare in caso di licenziamento che sapeva di risarcimento preventivo. Per questo, senza che nessuno lo sapesse, ha chiesto di toglierla: non voglio soldi, voglio fiducia. Sapeva bene di non averla mai avuta la vera fiducia. Non poteva averla in un ambiente così, uno che non piaceva alla gente che piace, che non ha mai frequentato M oggi e Giraudo e che era stato scelto dalla premiata ditta di pulizie Guido Rossi & Albertini, chiamata a moralizzare un calcio provatissimo da M oggiopoli e dalle sue zozzerie. In fondo, 361 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO anche rifiutare una mancia di 600 mila euro, non è da tutti. M a è anche da questi particolari che si giudica l’uomo ancora prima del tecnico. E a un hombre vertical si può solo dire grazie. 362 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Donadoni, il giorno dell’amarezza «Lippi? Sono due anni che se ne parla» di Alessandro Bernini (inviato a Roma) Camicia bianca, impeccabile come il suo onore. E sopra giacca grigia, inquieta come i suoi pensieri. Eppure fino all’ultimo secondo dell’ultimo giorno Roberto Donadoni ha ingoiato senza far polemiche. Ieri, dopo due ore di colloquio con Abete, si è solo lasciato sfuggire un «sono due anni che si parla di Lippi: ognuno ha il suo modo di proporsi, porsi e atteggiarsi». Un sms fin troppo chiaro. Quel rigore.La rottura è stata ufficializzata poco dopo le 15.30, appena chiuso il faccia a faccia tra Donadoni e Abete. «È stata un’esperienza stupenda che rifarei domattina», ha detto Donadoni uscendo dagli uffici federali prima di partire per le vacanze in Puglia. «Il dispiacere è innegabile e mi dispiace che un rigore abbia causato tutto questo. In questi due anni qualcosa di positivo è stato fatto, non è l’ultima partita o le ultime due o tre che possono cancellare quanto fatto». Rapporti e Lippi. Poi Donadoni ha spiegato la scelta di accettare quel contratto (rescissione in caso di mancato accesso alla semifinale, senza penale da pagare per la Figc) rifiutato in un primo momento: «Credo nei rapporti con le persone, nei modi e nei tempi giusti. Lo dimostra il fatto che ho rinunciato alla penale. Non voglio fare sempre la figura del ragazzo perbene, i soldi fanno comodo a tutti: ma ho dimostrato di credere in altri valori». Inevitabile la domanda su Lippi: «Se ne parla da due anni. Ognuno ha il suo modo di proporsi alla gente. Non sono io che devo insegnare agli altri come comportarsi. Comunque al presidente 363 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO non ho chiesto se c’è stato un incontro con Lippi, ognuno è libero di fare quel che vuole. Non discuto i comportamenti degli altri. Non voglio cadere in mancanza di eleganza». «Contratto esaurito». Formale il comunicato Figc dove però spicca una frase. Leggiamo la parte finale: «Nel confermare a Donadoni sincera stima personale e apprezzamento per la serietà e il qualificato impegno professionale che hanno contraddistinto il suo lavoro alla guida della Nazionale, il presidenteAbete ha altresì comunicato al tecnico la decisione della Figc di ritenere esaurito il rapporto contrattuale alla naturale scadenza». Dunque “esaurito” e “naturale scadenza”, quasi a cercare di far capire che Donadoni non è stato esonerato. Tentativo fallito in partenza. Colazione galeotta. Un retroscena. Donadoni è arrivato a Roma a metà mattinata, quando però in via Allegri non c'era ancora Abete. Così ad accoglierlo ha trovato il segretario federale M auro Vladovich col quale si è intrattenuto per una breve colazione. Colazione galeotta. Il giorno prima infatti lo stesso Vladovich era stato a pranzo con M arcello Lippi all’Hotel Parco dei Principi. Il contratto. Abete aveva fretta di chiudere. Lui come nessun altro. E visto che stamattina aveva il volo Roma-Vienna per l’ultimo atto dell’Europeo, ha pensato bene di togliersi il dente. In realtà era tutto chiaro da tempo. Certo, c’era una clausola nel contratto di Donadoni. In sostanza gli veniva garantita la conferma in caso di conquista almeno della semifinale. M a che matrimonio sarebbe stato? Il fiato di Lippi era sul collo di Donadoni già da mesi, dopo il tonfo con l’Olanda il fantasma nel castello di Baden era già reale. Vista la signorilità mostrata, siamo sicuri che Donadoni avrebbe accettato di restare con una moglie (Abete) che l’aveva tradito alla prima occasione? 364 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Ciclone Spagna, Russia ko Primo tempo sonnolento, nella ripresa una tripletta devastante di Valentino Beccari (inviato a Vienna) Salta la luce in Russia. Non è l’ennesimo black-out del Niño che si è abbattuto su Vienna ma i fulmini di Xavi Hernandez, Güiza e David Silva che si scaricano sulla testa dei nipotini di Putin e sgretolano le ambizioni di M osca. E allora sarà la Spagna a contendere alla Germania il titolo. Bella dal primo giorno, la squadra di Aragones scaccia anche l’ultima maledizione, quella della maglia gialla e si impenna. Più in alto del Pil, della storia, della superstizione. Altro che sorpasso: ormai la Spagna non ci vede più nemmeno dallo specchio retrovisore. La sfida con la Russia è un libro di storia e ce lo ricorda l'erede di Juan Carlos ormai in “esilio” in Austria. Lui fa l’ultrà e Zapatero l’indovino. M onarchia e Repubblica insieme appassionatamente. Come Xavi e Güiza. È il nuovo che avanza. I soliti noti non entusiasmano e allora sono loro a salire sul palco per un concerto live con assoli di chitarra. Un concerto. Il nastro del 4-1 di Innsbruck viene riavvolto e ritrasmesso. Un film già visto. La partita è vivace, sfrontata, sfacciata. Entrambe le squadre giocano a calcio. Possesso palla e attacco degli spazi. M a senza schemi schizofrenici, paranoie da 4-4-2, nevrosi da ripartenze. Il blocco sovietico non esiste più nemmeno su un campo da calcio e lo spirito della movida anima la notte dell’Ernst Happel. Nonostante il diluvio si viaggia a velocità doppia rispetto a Italia-Spagna di qualche giorno fa. Del resto non mancano i cavalli nei motori delle due formazioni. E nemmeno la grinta. Aragones è scatenato. Si 365 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO muove sul confine dell’area tecnica, incurante dell’acquazzone. La Russia soffre. L’ammiraglio Hiddink sta in coperta. Con la tempesta non è il caso di uscire, meglio aspettare il vento di bonaccia. E in effetti, passata la sfuriata iniziale con Torres che va due volte vicino al gol, è la Russia a rendersi pericolosa. M a non con il solito Arshavin. Il M aradona degli Urali non è in serata di grazia. Distratto dalle voci di mercato e da troppe attenzioni sembra Del Piero contro la Romania. Più concentrato Pavlyuchenko che ha consegnato agli archivi l’immagine goffa e impacciata della partita d’esordio. Altro che Crouch, sembra Van Basten: elegante, leggero, felpato. Se segnasse sarebbe il massimo. Villa non c’è. Dall’altra parte chi arranca è Villa, pallido e sbiadito. Ha perso tutta l’abbronzatura della prima parte e l’infortunio che lo costringe a uscire per far posto a Fabregas sembra quasi arrivare in soccorso ad Aragones. Annunciata come la finale anticipata, Spagna-Russia rispetta le aspettative. Il giacimento di greggio è tutto da questa parte del tabellone. Germania e Turchia avranno avuto anche il carattere ma i piedi sono rubati all’agricoltura. Senza Villa e con Torres che non vede la porta, la Spagna si affida allo studio associato «Iniesta-Xavi Hernandez», due geometri vecchio stile che giocano con compasso e squadra. Tirano linee dritte e precise senza concedersi licenze astratte. Ed è proprio da una loro triangolazione che nasce il gol del vantaggio iberico. Iniesta detta il passaggio, Xavi si inserisce e segna. Un brutto colpo per la Russia. È difficile riorganizzarsi anche perché la Spagna rispolvera la tradizione della corrida e da buon torero temporeggia, accecando il toro russo con un drappo rosso. Un compito eseguito alla perfezione da Fabregas, Xavi e Iniesta, novelli Dominguin. 366 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO La S pagna domina. Aragones fa i soliti cambi: Xabi al posto di Xavi e Güiza a fare le veci di Torres. È proprio il capocannoniere della Liga a realizzare il gol che trasforma il Prater nella Plaza de toros. Se Aragones se lo porterà dietro al Fenerbahce un motivo ci sarà. Poi David Silva completa l’opera. Zapatero è migliorato: oltre alla vittoria quasi centra il punteggio (aveva detto 3-1). Chissà se dà anche i numeri del Lotto. 367 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO La notte al buio della tv europea L’Uefa chiede scusa ma c'è chi vuole il risarcimento di Valentino Beccari (inviato a Vienna) È stata la prima semifinale europea trasmessa in Mondononvisione. Già, perché il pirotecnico quarto d’ora finale di Germania-Turchia (tre gol di cui l’ultimo a tempo quasi scaduto) non si è visto. Non solo in Italia, ma in tutta Europa. La colpa è del pauroso nubifragio che si è abbattuto l’altra sera su Vienna. C’è stato un calo di tensione che ha mandato in tilt l’Ibc (International broadcast centre) che da Vienna, per conto della Uefa, trasmette le immagini in tutta Europa. Anche se la partita si svolgeva a Basilea, era il centro di produzione viennese a irradiare il segnale. Tutta l’Europa è rimasta al buio. La Rai si è arrangiata, sia pure in ritardo, con la trasmissione in diretta della radiocronaca rievocando il primo Carosio. In Italia solo chi è riuscito a sintonizzarsi sul canale satellitare della Zdf (o quello terrestre ma solo in Alto Adige) ha potuto vedere quasi integralmente lo spezzone di partita oscurato. A originare il black-out un triplice e insolito calo di corrente. Inizialmente sul banco degli imputati era finita la regia di Basilea, poi l’Uefa si è assunta la responsabilità dell'accaduto. « L’ International broadcast centre di Vienna trasmette in tutto il mondo sfruttando la rete elettrica della città – precisa Alexandre Fourtoy, direttore generale di Uefa media technologies – e in caso di interruzione di corrente c’è un sistema che attiva un generatore di riserva. Durante il secondo tempo della semifinale, a causa del fortissimo temporale, ci 368 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO sono state tre interruzioni elettriche, ma il sofisticato sistema di sicurezza non è scattato e non è entrato in funzione il generatore di riserva. In questo modo abbiamo perso il segnale. Ovviamente la Uefa si scusa con i milioni di telespettatori che hanno perso l’opportunità di seguire alcuni minuti della partita». Alcuni minuti? L’Europa si è persa il cuore della semifinale. È come leggere un libro giallo e trovare strappate le pagine che svelavano il nome dell'assassino. «È la solita Rai», imprecava qualcuno sobbalzando in poltrona, ignorando che al buio c’erano proprio tutti. E anche la Fan zone eccellente di Vienna aveva il maxischermo nero. «Non abbiamo alcuna responsabilità – si legge in una nota di Viale M azzini – è tutta colpa della Uefa che ha inviato una lettera di scuse». Un temporale e una certa approssimazione della squadra del generale Platini sono stati all’origine di uno fra i più colossali black-out della storia. «È la più brutta figura televisiva dell’anno», titola la Bild. M a la tv Zdf va oltre. Già, perché la perdita del segnale si traduce anche in inevitabile calo dell’audience e in inadempienza contrattuale nei confronti degli inserzionisti pubblicitari. E proprio per tutelarsi, l’emittente televisiva pubblica germanica sta pensando a una richiesta di risarcimento danni alla Uefa. Platini per ora sta zitto e lascia parlare il povero Fourtoy. «Abbiamo attivato il generatore di corrente eccedente – tranquillizza il dirigente Uefa – e per la finale non ci saranno problemi perché è fornito di un alimentatore di riserva». Vienna potrà anche essere investita da un uragano caraibico ma la finale si vedrà. Sarà vero? 369 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO 370 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO VENERDÌ 27 GIUGNO La grande attesa Solo due giorni di attesa, poi domenica la grande finale: Germania-Spagna. Ci sarà anche la terna italiana dei direttori di gara, guidata dall’arbitro Roberto Rosetti. Intanto nei ritiri delle due finaliste si alza il livello di tensione. In Italia, nel frattempo, fervono i preparativi per il Lippi-day, la presentazione del nuovo-vecchio ct, in programma per il prossimo martedì, due giorni dopo la conclusione dell’Europeo. 371 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO PAOLO CALCAGNO, ROBERTO ROSETTI, ALESSANDRO GRISELLI 372 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Potenza contro fantasia Germania-Spagna, finale inedita fra due corazzate di Stefano Edel (inviato a Vienna) Non ci sarà un’altra Grecia a salire sul gradino più alto del podio. Ci siamo andati vicini, perché l'effetto sorpresa di trovarci una Turchia e una Russia in semifinale ha fatto pensare, a un certo punto, che il campionato europeo stesse sovvertendo valori e gerarchie consolidate da decenni nel Vecchio continente. Germania-Spagna è comunque una prima assoluta: mai, nella loro storia, le due nazionali si sono affrontate all’epilogo di un torneo per nazioni come quello voluto dall’Uefa nel 1960. I tedeschi, campioni per tre volte, sono alla sesta finale, gli iberici alla terza: fregiatisi del titolo nel 1964, sono arrivati a giocarsi la Coppa (perdendola) vent’anni dopo. Insomma, è un’eternità che non vincono. Due stili diversi. Trovare la Germania di nuovo al vertice, a due anni di distanza dalla delusione del M ondiale, dimostra che si è lavorato bene nel dopo-Klinsmann: la squadra è potente fisicamente, ha aumentato il tasso di esperienza e, proprio nel corso della manifestazione, ha raggiunto il suo punto di equilibrio. Sono panzer non a caso, nel senso che ci mettono un po’ a carburare, ma quando azionano le loro leve, non ce n’è per nessuno. Specialmente sulle corsie laterali, la nazionale di Löw è devastante, con le accelerazioni di Podolski da una parte e del biondo Schweinsteiger dall’altra. Sul versante opposto c’è, invece, l’espressione migliore del calcio latino, quella Spagna che il più vecchio ct del torneo, con i suoi 70 anni (li compirà il 28 luglio), ha compattato in un 373 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO riuscito mix di esperienza e gioventù, di intelligenza e voglia di soffrire, di fantasia e concretezza. Approcci differenti, ma un fattore comune per entrambe: la forza del centrocampo. Pronostico difficile. Sarà una partita molto tattica, su questo si può scommettere, con una prevedibile lunga fase di studio all’inizio. M a ci piacerebbe anche vedere tanti gol: speranza non peregrina, dato che tutt’e due ne hanno realizzati molti sinora. L’importante è che ci si diverta. E l’Europeo, sotto questo profilo, di intense emozioni, come chiedeva Platini, ne ha regalate per davvero. 374 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Martedì scatta il Lippi-day Così Abete riabbraccerà il suo ct preferito di Alessandro Bernini M arcello Lippi verrà presentato martedì 1º luglio alle 15 nel corso di una conferenza stampa all’Hotel Parco dei Principi di Roma organizzata dalla Federazione. Si chiuderà così la telenovela della Nazionale iniziata due anni fa con l’arrivo di Roberto Donadoni (non voluto da Abete), proseguita con il rinnovo-non rinnovo del contratto (di mezzo c’è sempre Abete) e terminata con la sconfitta dell’Italia contro la Spagna culminata con l’esonero del tecnico bergamasco e l’arrivo del tecnico viareggino (vecchio amore di Abete). Lippi era giovedì in M unicipio a Viareggio quando ha ricevuto l’ufficialità della nomina (se mai ce ne fosse stato bisogno). Si è detto «pronto e onorato dell'incarico» e la prima verifica con i punti in palio arriverà il 6 settembre, quando l’Italia, campione del mondo in carica, riprenderà il suo cammino verso i M ondiali 2010 del Sudafrica giocando in trasferta contro Cipro. Da qui a settembre, vacanze permettendo, Lippi avrà la possibilità di visionare qualche giovane perché il problema della Nazionale è soprattutto quello di svecchiare il gruppo. Lippi, con i giovani, ci sa fare, ma senza dubbio si porterà alcuni senatori: Buffon invece di Cannavaro. Dovrebbe però lasciar perdere Totti (che alla Nazionale ha già da tempo detto no) per dare spazio magari a Giovinco. M a questo si vedrà con il passare dei mesi. Il futuro è molto vicino: martedì il “M arcello nazionale” avrà la possibilità di esprimere il suo pensiero. E tutto sarà più chiaro. 375 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Griselli: io, Rosetti e Calcagno, che terna! «Un grande Europeo con tanto fair-play, in Italia purtroppo non è così» di Alessandro Bernini Compongono il nostro tridente migliore. Rosetti-GriselliCalcagno, un arbitro e due guardalinee capaci di arrivare dove l’Italia ha fallito. Stavolta spostiamo i riflettori da Rosetti a uno dei suoi assistenti: Alessandro Griselli, livornese, agente immobiliare, curriculum da guardalinee di 150 partite in A e 60 all'estero. Complimenti Griselli, bella soddisfazione dirigere la finale Germania-S pagna. «Certo, grande soddisfazione. Anche se un po’ ci dispiace per l’Italia, la nazionale in finale avrebbe portato entusiasmo a tutto il movimento. Invece non abbiamo avuto molta fortuna». In questo Europeo siete in trincea sin dal primo giorno. «Come terna abbiamo diretto la partita d'apertura SvizzeraRepubblica Ceca, poi Grecia-Russia e Croazia-Turchia». E quasi sempre con ottimi giudizi. «Il fatto che ci abbiano assegnato la finale significa che le nostre direzioni sono state valutate in modo positivo». Pochi cartellini rossi, pochi veleni nei post-partita. È stato davvero l'Europeo del fair play? «Sì, quasi tutte le partite sono scivolate via senza polemiche. Non ricordo neanche brutti falli o entrate cattive. C’è stata grande maturità da parte di tutti i giocatori. Adesso non ci resta che sperare che il copione resti il solito anche in finale». Più facile dirigere una partita del campionato italiano o 376 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO una partita dell’Europeo? «Senza dubbio una gara dell’Europeo». Risposta molto sicura. «Quello italiano forse è il campionato più difficile per un arbitro e per i suoi assistenti». E perché? «C’è grande pressione e poi in campo certe volte si cercano delle furbizie che all'estero non si vedono. M i sembra che lo abbiano dimostrato anche questi campionati Europei». Il gesto che più ha apprezzato in questi giorni? «Non uno in particolare. Ripeto, mi è piaciuto molto il fair play col quale sono iniziate e sono finite un po’ tutte le partite. Ho visto grande correttezza in campo da parte di tutti i protagonisti». Lei, Calcagno e Rosetti siete davvero la terna dell’anno. «Diciamo che ci siamo tolti diverse soddisfazioni, sia in Italia sia all’estero». La partita più emozionante? «Lasciando stare la finale che ci attende, direi la semifinale di Champions, Chelsea-Liverpool, a inizio maggio». Più dura la vita dell’arbitro o del guardalinee? «Io ho fatto anche cinque anni di serie C da arbitro, è difficile fare paragoni. Di certo quando arrivi a certi livelli, sei di fronte a un’attività che porta via tantissimo tempo al tuo lavoro e alla famiglia. A proposito, posso dedicare la finale a una persona?» Prego. «A mia moglie Francesca, che spesso resta sola mentre io sono in giro per le varie partite in Italia e in Europa. E poi ai miei due figli, Diletta e Paolo. Spero di fare una bella prestazione anche per loro». 377 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO 378 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO SABATO 28 GIUGNO La finale senza favorita Siamo alla vigilia della sfida che vale oro. Germania e Spagna è una finale senza favoriti, nessuno può pensare di essere in vantaggio in partenza. Ad arbitrare sarà l’italiano Roberto Rosetti. Fra gli spettatori anche il presidente della Federcalcio italiana, Giancarlo Abete, che alla vigilia prova a spiegare – a suo modo – il divorzio con il ct Roberto Donadoni e la scelta di Marcello Lippi. 379 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO IL CT TEDESCO JOACHIM LÖW 380 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Ballack tiene in ansia la Germania Il capitano è infortunato ed è fermo da due giorni di Stefano Edel (inviato a Vienna) Sei anni fa una squalifica, questa volta un dolore, fastidioso ma continuo, ai gemelli del polpaccio destro. M ichael Ballack è in forte dubbio per la finale di domani sera all’Ernst Happel Stadion, e la Germania attende con ansia di sapere se e come la sua stella potrà recuperare in tempo. Nel 2002, a Yokohama, il centrocampista del Chelsea fu costretto a saltare la sfida mondiale con il Brasile per somma di ammonizioni, ora è un problema fisico a rischiare di escluderlo da un altro appuntamento-chiave della carriera. Löw spera nel medico. Quando ci si allena a porte chiuse, e per di più in un luogo blindato come il centro sportivo di Tenero, sul lago M aggiore, è facile riuscire a nascondere le notizie negative. Perché quella del malanno occorso al capitano del Wunderteam è notizia datata 24 ore fa, nel senso che anche venerdì era rimasto completamente inattivo. M a nessuno avrebbe dovuto saperlo. E così è stato. Solo nel pomeriggio di oggi, quando la squadra ha raggiunto la capitale in aereo, la Federcalcio tedesca ha ufficializzato l’assenza di Ballack alla seduta di rifinitura sul proprio sito internet. «Non conosciamo esattamente la ragione che ha provocato l’indurimento del muscolo – ha spiegato poi in conferenzastampa il ct – Se sia stata, cioè, la conseguenza di un colpo subìto nella semifinale con la Turchia oppure se sia accaduto in allenamento. Alle volte ti fai male e non te ne accorgi, perché il dolore salta fuori dopo. Io so soltanto che il medico 381 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO si sta adoperando con tutte le sue forze per metterlo in condizione di giocare. M ancano ancora parecchie ore alla partita, voglio e devo credere che M ichael alla fine ce la farà. Vediamo come passerà la notte. In ogni caso, la decisione definitiva verrà presa all'ultimo momento». Borowski in allarme. Il ventottenne centrocampista del Werder Brema è il principale candidato alla sostituzione. Löw lo inserirebbe al centro del terzetto dei trequartisti, dunque nella stessa posizione di Ballack. Nessuno stravolgimento, pertanto, dello schema tattico a cui si è convertito il tecnico. «Per noi M ichael è un giocatore molto importante, ma abbiamo una rosa ampia e valida, in cui un’alternativa all’altezza c’è» ha aggiunto. E ha fatto il nome di Borowski. M a ha anche tradito ottimismo su un recupero in extremis. E il morale del leader com’è?, è stato chiesto a Löw. «Gli ho parlato anche prima di venire qui da voi, e non era depresso: il dottore gli ha detto che ci sono delle possibilità che giochi, e anch’io, sinceramente, ci conto». S pagna favorita. Certo, avere a disposizione il capitano, anche per il carisma che esercita sui compagni, agevolerebbe assai i compiti dei centrocampisti, chiamati a un confronto durissimo con gli iberici, che proprio in mezzo al campo esprimono la massima qualità. «Giocano bene – ha ammesso il ct dei panzer parlando degli avversari – La combinazione di tecnica e tattica è eccellente, sono attenti e ragionatori, e le loro sovrapposizioni risultano sempre azzeccate. M i piace la sicurezza con cui fanno girare il pallone. Del resto, quando hai talenti abituati ai grandi appuntamenti europei come quelli del Real o dell'Arsenal, la sensazione che ne ricavi è quella che ho espresso ieri: sono impressionanti». Dunque, sono i favoriti? «Sì. Noi abbiamo rischiato di uscire dall’Europeo, ma se siamo giunti sin qui è stato anche grazie alla svolta arrivata dopo la 382 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO sconfitta con la Croazia». Klose l’ariete. Dopodomani, comunque vada a finire, la squadra sarà a Berlino, a fare festa con i propri tifosi alla Porta di Brandeburgo. «La gioia sarebbe enorme se dovessimo presentarci con la Coppa» ha concluso Löw, che non ha mancato di ricordare Klinsmann, il suo predecessore, nell’opera di costruzione della squadra. Se Hitzlsperger ha confessato di considerare la finale di Vienna come «la partita più importante della mia carriera», i tedeschi auspicano una grande prova dell’attaccante del Bayern. Che Löw ha difeso: «Ha segnato due gol importanti, contro Portogallo e Turchia. Ha corso molto, ha lavorato tantissimo per gli altri e ha raggiunto un ottimo livello di rendimento in semifinale. Sono convinto che si ripeterà anche contro la Spagna». Che sia buon profeta? 383 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO La Spagna crede nell’impresa Casillas: una generazione di fenomeni, tocca a noi di Valentino Beccari (inviato a Vienna) Da ragazzi hanno vinto l’Europeo under 16 e under 19 e anche il M ondiale under 20. Una generazione di fenomeni. Ancora un po’ acerba, che viaggia con il Topexan nel beautycase e legge i fumetti giapponesi. Già, ma domani sera può diventare grande. Grandissima, la più grande di sempre. La Spagna non ha mai vinto niente, eccezion fatta per quel titolo europeo del 1964, quando alla fase finale della manifestazione accedevano solo quattro squadre. Poi basta. Tanti complimenti ma la pancia sempre vuota. I nipotini di Aragones hanno però stravolto tutti i luoghi comuni. Belli sì, ma anche vincenti. Iker, il veterano. Iker Casillas a 27 anni sembra già un veterano di guerra. Gioca nel Real da quando gattonava e con l a camiseta blanca ha vinto tutto. In Spagna è già un eroe nazionale. Per trasformarlo in mito bastano novanta minuti. O forse centoventi o forse qualcuno in più. «No, basta rigori – afferma il portiere – spero che i miei compagni possano risolvere la partita prima. Ho vinto tanto con il Real ma disputare una partita così con la Nazionale è un’occasione unica. Puoi fare felice 46 milioni di persone. È fantastico essere in finale ma se perdi la delusione è ancora più forte che uscire al primo turno». Profumo di impresa. Casillas è cresciuto in fretta. Come Fabregas, Torres, David Silva. È la fotografia della nuova Spagna, moderna, efficace che ha tagliato i ponti con antichi retaggi. Sente profumo di impresa. «Possiamo farcela – 384 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO dichiara il madrilista – abbiamo conquistato tutti i titoli a livello giovanile. Siamo cresciuti insieme e ora è giunto il momento di vincere qualcosa a livello assoluto. Non so quando la Spagna potrà contare su una generazione di giocatori così forti». Casillas però non si fida della Germania, così brutta eppure così vincente. Non si fida della storia e dell'atteggiamento di una squadra che non molla mai. «Ai M ondiali di due anni fa sono arrivati terzi e nel 2002 secondi – conclude Iker – hanno tradizione ed esperienza. Insomma, sanno come si fa a vincere». Il Maldini spagnolo. Il vecchietto della formazione è Carles Puyol. A 31 anni è già di un’altra generazione. Però è forte. Franco Baresi lo ha accostato a Paolo M aldini. «Per me è un onore essere paragonato al milanista – afferma – ma soprattutto sono felicissimo che lo abbia detto Franco Baresi, che per me è stato il più forte interprete del ruolo di centrale difensivo moderno». Puyol è uno sportivo autentico. La probabile assenza di Ballack non gli fa fare salti di gioia. Anzi. «Ballack è un grande campione – dichiara il centrale iberico – e mi dispiacerebbe se non dovesse scendere in campo. Non bisogna mai speculare sulle disgrazie altrui. M a la Germania non è solo Ballack. Dispone di ottimi giocatori, ha grande forza fisica e un temperamento straordinario. È lei la favorita». Il brasiliano. Nella Spagna dei teen-ager c’è spazio per un ripetente di lusso, quel M arcos Senna che potrebbe diventare il primo brasiliano (originario di San Paolo) a vincere l’Europeo. «Non ci avevo pensato – sottolinea – ma ormai mi sento uno spagnolo, integrato nel gruppo». 385 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Rosetti pronto a dare il meglio «I replay sui maxischermi? Possono essere pericolosi» di Valentino Beccari (inviato a Vienna) «Ringrazio De Rossi e Di Natale per aver sbagliato il rigore permettendomi in questo modo di arbitrare la finale». Non l’ha detto ma lo ha sicuramente pensato Roberto Rosetti, l’arbitro torinese che domani sera dirigerà Germania-Spagna assistito da guardalinee Calcagno e Griselli. Due anni dopo Berlino, ancora un po’ di Italia all’atto finale. M a stavolta non indossa la maglia azzurra. «È evidente che il nostro cammino è inversamente proporzionale a quello della Nazionale – esordisce Rosetti – anche se sono un tifoso della squadra azzurra e, contro la Spagna, ho sperato sinceramente che vincesse. Il fatto di essere qui ad arbitrare la quarta partita e soprattutto la finale è un motivo d’orgoglio e di soddisfazione. Per me, per i miei assistenti, per la Federazione, per tutti gli arbitri italiani, da quelli di serie A a quelli dei campionati giovanili». Rosetti si presenta in sala stampa tirato e concentrato. Fisico da mezzofondista, stasera affronta il suo “diecimila” olimpico. Nessuna parentela con le “cicciottelle” giacchette nere che si sono viste nei turni preliminari. «Perché ci alleniamo duramente tutti i giorni – precisa – sedute atletiche, raduni mensili, tabelle elaborate da professionisti e consulenza psicologica. L’arbitraggio è una grande passione ma che ci assorbe ormai totalmente». Rosetti ripensa a quando ragazzino, sfumata l’illusione di diventare calciatore, passa a sognare la serie A arbitrando nei 386 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO campetti polverosi dell'hinterland torinese. E oggi è lui a rappresentare il M ade in Italy, da campione europeo del fischietto: «La mia designazione è un attestato di stima per tutta la classe arbitrale italiana. Siamo usciti da un periodo difficile ma non voglio parlare di rivincita. In Italia siamo sottoposti a pressioni incredibili, c’è un’attenzione dei media senza eguali. Le critiche sono giuste ma diventano inaccettabili quando si fanno acide e cruente». È un fiume in piena Rosetti. In Italia vige il “divieto di parola”. L'arbitro decide ma non spiega, mima ma non racconta. Il “vorrei ma non posso” viene sdoganato dall’Uefa che concede a Rosetti una buona mezz'ora tra taccuini e telecamere. «Sono favorevole a parlare – precisa – anche a dare delle spiegazioni su certe decisioni. M a per questo ci vuole il contributo di tutti. Prima di essere un arbitro sono un appassionato di calcio e da piccolo sono stato tifoso. In Italia deve cambiare un certo tipo di cultura attorno a questo mondo». Arbitri che parlano ma soprattutto arbitri che negli stadi si devono confrontare con i maxischermi, che propongono subito replay all'infinito su falli e decisioni. Una sorta di processo in diretta televisiva davanti a 50 mila giudici severissimi. «La sfida con la tv è persa in partenza – afferma Rosetti – un’altra velocità e un’altra prospettiva. La presenza negli stadi dei maxischermi è negativa, perché tra tante brave persone ci sono anche alcuni soggetti pericolosi che possono creare situazioni spiacevoli e violente». Rosetti non si dimentica che domani sera c’è GermaniaSpagna. Alla fine è una partita di calcio... «Una finale straordinaria – conclude – tra due grandi squadre con blasone e tradizione. Le abbiamo studiate nei minimi particolari: siamo pronti». 387 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Platini: è stato un grande Europeo Il presidente stuzzica Italia e Francia: non voglio criticarle ma... di Stefano Edel (inviato a Vienna) Vorrebbe restare neutrale, ma ci riesce solo in parte. Da massimo responsabile dell’Uefa, e non più da giocatore in campo, M ichel Platini, 53 anni compiuti otto giorni fa, parla a tutto tondo di Euro 2008, il suo primo Europeo vissuto dall'altra parte della barricata. Partiamo dalla fine, presidente. S empre convinto che la prossima edizione si terrà in Polonia e Ucraina? «Faremo di tutto, anzi più del possibile, perché gli Europei del 2012 si svolgano nei Paesi a cui sono stati assegnati». Eppure i segnali che arrivano non sono incoraggianti. «C’è una condizione prioritaria: se le due capitali, Varsavia e Kiev, non avranno i rispettivi stadi pronti, l’assegnazione sarà revocata. È un punto fermo, non si discute». Avete già pensato a un’alternativa? «No, non c'è una lista di Paesi, chiamiamoli così, di riserva, che comprenda anche l’Italia. Abbiamo invece chiaro un altro elenco, molto lungo: quello dei problemi che bisogna affrontare e, possibilmente, risolvere in Polonia e Ucraina». Come intendete muovervi? «Il 2 luglio il sottoscritto e una commissione dell’Uefa, in tutto dodici persone, voleranno a Varsavia e Kiev per verificare come stanno effettivamente le cose. Ascolteremo, parleremo, e poi stileremo un’approfondita relazione per l’Esecutivo Uefa, che a settembre, a Bordeaux, prenderà la decisione definitiva». 388 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Anche sul possibile allargamento da 16 a 24 squadre, così come le hanno fatto chiaramente intendere i dirigenti delle Federazioni che ha incontrato in queste ore? «Anche su quello». Non si corre il rischio, se tale è l’orientamento, di impoverire un torneo di così alto livello, offrendo un prodotto di qualità inferiore? «Pensate che se qui fossero state presenti anche Inghilterra, Scozia, Danimarca, Ucraina, Belgio e Bulgaria, saremmo andati peggio? Io ho vinto un Europeo in cui c’erano otto squadre a contendersi la Coppa, ma non fu più bello di questo a 16». A proposito, è sempre dell'idea di spostare la manifestazione da giugno ad agosto? «Ho fatto solo una considerazione sullo stress vissuto dai giocatori dopo una stagione logorante. Non ho mai parlato di questa ipotesi in veste ufficiale, e non mi sentirete mai riparlarne». Germania-S pagna è la finale più giusta? «Giusta? Come posso sostenere che c’è giustizia nel calcio? Se davvero ci fosse, avrei dovuto vincere un titolo mondiale con la Francia. Invece... M a se tedeschi e spagnoli sono arrivati sin qui, significa che hanno meritato. Ora può succedere di tutto, perché la qualità dei giocatori è alta». Vedere gli iberici giocarsi il titolo non le ricorda qualcosa? «Stamattina ho sentito dentro di me che, forse, posso restituire loro ciò che tolsi nel 1984...». E Le Roi racconta di aver invitato a Vienna Luis Arconada, il portiere delle Furie rosse di allora a cui rifilò il primo gol (i Bleus vinsero 2-0), complice una papera del giocatore basco, che si fece passare il pallone sotto il ventre. «Pensava a uno scherzo, inizialmente, poi si è convinto e ci sarà. Quella punizione fu straordinaria, 389 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO non l'avrebbe neutralizzata nessuno. Fatemelo credere, almeno...». Del gioco è soddisfatto? «Sì, è stato un grande Europeo. Grazie alle regole che adesso tutelano i campioni e grazie soprattutto a quei tecnici che hanno impostato le loro Nazionali con una mentalità offensiva. Il gioco d’attacco è l’immagine più bella, insieme con quella dei tifosi che fraternizzano sugli spalti, che ci portiamo a casa. La polizia ha fatto un ottimo lavoro, molti hooligans avrebbero voluto rovinare la festa, ma glielo abbiamo impedito». A proposito di spettacolo, non è sembrato di vedere la stessa cosa da parte di altre Nazionali. «Non voglio certo criticare Grecia, Francia e Italia». Però, di fatto, la frecciatina è arrivata. E se Donadoni è già saltato, sta a vedere che ci può scappare anche il siluro a Domenech... 390 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Abete: nessuna rottura traumatica «Con Donadoni si è esaurito il rapporto contrattuale» di Stefano Edel (inviato a Vienna) Nessun esonero, nessuna rottura traumatica, ma «un semplice estinguersi di un rapporto contrattuale». Il presidente della Figc Giancarlo Abete, atteso a Vienna da una serie di riunioni con l’Uefa, torna a parlare di Roberto Donadoni e del suo addio alla Nazionale. Lo fa con calma, pesando con il bilancino ogni frase. E annuncia «una relazione a 360 gradi» per il consiglio federale di giovedì 3 luglio. Replica a S acchi. Il chiarimento con l’ex ct è stato pacato e sereno, a sentire il numero uno di via Allegri. «Il colloquio con Roberto? Lungo e tranquillo, nessuna tensione. Abbiamo esaurito un rapporto contrattuale, e la cosa non è nuova quando si affrontano eventi come questo». Quindi, la risposta alle critiche sullo stile della Figc: «Una volta che si era stabilito di lasciar cadere l’accordo in essere, ci siamo mossi di conseguenza – ha proseguito – Sacchi ha parlato di una decisione affrettata? Beh, gli ex ct sono portati per natura a solidarizzare fra di loro. M a ci sta, viviamo ancora una situazione in cui bisogna ammortizzare le emozioni». L’ombra di Lippi. Non è stato facile, per l’allenatore bergamasco, lavorare dal 2006 a oggi con la sensazione di essere sempre messo a confronto con il collega viareggino. E Donadoni lo ha fatto capire, subito dopo il congedo dal Palazzo. «È normale che quando si prende il posto di chi ha appena vinto un titolo mondiale, e che non ha trovato altre squadre da condurre, si debba convivere con la sua ombra. 391 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Però, da qui a sostenere che siamo stati scorretti con lui... No, nessuna scorrettezza». Il futuro. Il presidente ha poi difeso tempi e modi della nomina di Lippi, che torna alla guida della Nazionale a due anni dalla notte di Berlino. «È stata compiuta una scelta tecnica sul futuro, dopo aver valutato le opzioni». Confermato che martedì, alle 15, ci sarà la presentazione in via Allegri. M a perché, alla fine, con Donadoni il rapporto di collaborazione si è esaurito? Perché il rendimento nelle partite del girone eliminatorio non è stato quello che si pensava: non sono stati i rigori a decretare il ritorno all'antico, semmai quello che era successo prima. Polemica con i polacchi. «In questi giorni il ministro dello Sport di Varsavia ci ha accusati di essere stati scorretti – ha infine rilevato Abete a proposito delle voci che vorrebbero l’Uefa intenzionata a dirottare altrove l’edizione del 2012 – Io vorrei invece che i prossimi Europei rimanessero a loro e agli ucraini. Non c’è stata alcuna candidatura alternativa da parte nostra». E ha concluso: «Qui non è come in Parlamento da noi, dove il primo dei non eletti prende il posto di chi rinuncia al mandato. È vero che siamo arrivati secondi a Cardiff, dove l’Uefa ha favorito la candidatura di Polonia e Ucraina, ma ciò non significa che ora tocchi a noi, se si deciderà in un altro senso». 392 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Lippi festeggia con Galliani la nomina a ct di Luca Basile Il neo ct della Nazionale, M arcello Lippi, parlotta con l’amministratore delegato del M ilan Adriano Galliani. Nina M oric si fa massaggiare sotto la tenda. Daniela Santanché inseguita dalle telecamere di Lucignolo (Italia 1). Federica Panicucci e il marito, il dj Fargetta, scortano i figli sulla spiaggia. Il Twiga di M arina di Pietrasanta, è il rendez-vous ideale per i vip da copertina. Insieme con il figlio Davide, M arcello Lippi conversa con Galliani; poi con il sociologo Francesco Alberoni. La formazione. Un breve spostamento. A pochi chilometri di distanza, nella sua Viareggio, il ct azzurro si affaccia come ospite d'eccezione allo Yachting Gala Azimut-Benetti. Visita gli yacht ormeggiati in banchina e si intrattiene alcuni minuti con i dirigenti di Azimut, gruppo per il quale è anche testimonial. Si concede anche un siparietto: «Tutti mi chiedono la formazione... eccola qua». Si gira verso il mare e legge ad alta voce i numeri di alcuni degli yacht ormeggiati in banchina, come se fossero le maglie della sua nuova squadra azzurra. In giro per spiagge. Il riposo dei guerrieri del pallone prosegue lungo le spiagge. Al M inerva Beach di Forte dei M armi c'è Alberto Gilardino, nuovo centravanti della Fiorentina. Nello stesso stabilimento balneare ecco Javier Zanetti, capitano dell’Inter tricolore. All’esterno del Twiga il parcheggiatore ha il suo daffare a gestire i pochi spazi auto al coperto. Un ladruncolo, approfittando del caos, tenta di portare via qualcosa da un mezzo in sosta. Braccato dalla 393 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO security, riesce a scappare, procurando qualche danno ad altre auto in sosta. M a nel tempio dedito al vippame nessuno se ne accorge. Mister Galliani. «Ronaldinho? Vedremo. Però un impegno preciso lo prendo: se mai lo acquisteremo, lo porteremo in Versilia, come abbiamo fatto con Pato l’anno scorso, per una prima ufficiale». Panama presidenziale, sorriso dei giorni migliori, Galliani non ha però tutta questa voglia di parlare. «M i prendo due giorni di riposo e poi farò la spola per tutta l’estate tra M ilano e Versilia, quindi di parole ne diremo anche troppe». Sì, ma Ronaldinho arriverà in rossonero? «Non dico niente. Grazie e arrivederci. Anzi, una cosa la dico: rispetto a 12 mesi fa, il M ilan ha due nuovi trofei, Supercoppa Europea e Intercontinentale. Quindi guardiamo avanti con fiducia». Galliani prima posa per foto e firma autografi, poi scambia una stretta di mano con Alessandro Gamberini, difensore della Fiorentina e Azzurro. Che fisico. E Nina M oric? Due pezzi su un fisico che va oltre qualsiasi commento, occhialoni scenografici, a M arina di Pietrasanta ravviva una tenda che pullula di amici e bambini. Sul bagnasciuga sostano un gruppo nutrito di fotografi: obiettivo in canna, scatti a raffica, chiamano ad alta voce i vip. Galliani lascia la spiaggia. A pochi metri di distanza, il suo pupillo Andrea Pirlo sonnecchia placido al bagno Piero. 394 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Noi italiani spettatori tristi di Stefano Tamburini Due anni fa eravamo noi quelli che non vedevano l’ora che si giocasse l’ultima sfida e, in cuor nostro, sapevamo già che in un modo o nell’altro saremmo andati a dormire (molto tardi) da campioni del mondo. Oggi non sappiamo chi, fra tedeschi e spagnoli, abbia qualche convinzione in più dei rivali. E, a parte un po’ di sana e diffusamente condivisa antipatia per i crucchi, alla fine non ce ne frega un granché. I soli italiani che stasera andranno in campo saranno l’arbitro Roberto Rosetti e gli assistenti Paolo Calcagno e Alessandro Griselli, gli stessi della sfida inaugurale. Un segnale di indubbia stima per il nostro movimento arbitrale, uscito devastato dalla palude tossica di M oggiopoli. Segnale destinato ovviamente a essere dimenticato da agosto in poi, quando alla prima rimessa laterale invertita a centrocampo seguita da un gol dopo otto minuti si comincerà a gridare al complotto degli aiutini e uno stuolo di devoti si prostrerà davanti a Luciano M oggi mentre spiega che andava meglio quando c'era lui. Che volete che sia, per noi italiani che – calcisticamente parlando (ma non solo) – abbiamo problemi ben peggiori anche di chi stasera si troverà a piangere lacrime amarissime. Noi abbiamo Giancarlo Abete, un presidente federale che va in giro a raccontar frottole travestite da favole («Donadoni? Nessun esonero e nessuna rottura di rapporti») e che di fatto ha appena cacciato l’unico allenatore (o alla peggio, uno dei due) che non ha perso contro i campioni (o i finalisti). Il dramma è che dovremo tenercelo ancora a lungo, con quella sua faccia un po’ così, da italiano perennemente fuori posto. Lo era anche quel triste mercoledì di aprile del 2007 a Cardiff, 395 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO quando era appena sbarcato da Roma convinto di tornare a casa con in tasca l’organizzazione degli Europei 2012. Fu un mercoledì nerissimo per l’Italia, perché la giuria Uefa votò in larga maggioranza per Polonia e Ucraina e Abete riuscì a presentarsi davanti a telecamere e microfoni e dire che lui si assumeva la responsabilità «ma solo dal 2 al 18 aprile», periodo della sua reggenza. Insomma, un gran signore nei confronti dei suoi predecessori che, lo ricordiamo, erano due commissari (Guido Rossi e Luca Pancalli) nominati dal Coni dopo lo tsunami sulle zozzerie di partite taroccate, trame occulte, arbitri richiusi negli spogliatoi e manovrati via telefono, con Franco Carraro presidente e Innocenzo M azzini e Giancarlo Abete come vice. I primi due sono stati travolti dallo scandalo, lui invece è passato all'incasso con grande soddisfazione di tanti. A suo modo, un grande. Se vogliamo, pure troppo. 396 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO DOM ENICA 29 GIUGNO Vamos España Un gol di Torres: basta e avanza agli spagnoli per gioire. La Germania è ancora seconda. Si chiude così l’Europeo 2008, quelli che alzano la coppa hanno vinto tutte le partite ad eccezione di una, quella contro gli azzurri, contro i quali sono stati necessari i rigori. È un successo meritato, il primo di un fantastico trittico (Europeo, Mondiale, Europeo) che non ha eguali nella storia. Buona la prova dell’arbitro italiano Roberto Rosetti. 397 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO IL CAPITANO SPAGNOLO IKER CASILLAS ALZA LA COPPA AL CIELO 398 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Spagna, serata da favola Torres castiga la Germania: Furie rosse in trionfo dopo 44 anni di Stefano Edel (inviato a Vienna) Solleva la Coppa, Iker Casillas: la Spagna è campione d'Europa. Ci sono voluti 44 anni per tornare a sedersi sul trono calcistico del Vecchio continente. Germania sconfitta, giusto così. Le cifre parlano solo a favore degli iberici. S olito Torres. È una finale strana, perché a fare la partita inizialmente è la Germania, non già la più tecnica Spagna. Sembrano quasi intimoriti i ragazzi di Aragonés, che senza il goleador Villa (impossibile che recuperasse dallo stiramento accusato contro la Russia) affidano al centravanti del Liverpool le loro (fondate) speranze di “trafiggere” Lehmann. Venti minuti di studio, con la manovra che scorre lenta, sempre per vie orizzontali, mentre Ballack (che i medici hanno rimesso in piedi, in qualche modo) e compagni trovano verticalizzazioni impensabili. M a il limite dei “bianchi” di Löw si manifesta proprio a ridosso dell’area di Casillas, negli ultimi venti metri, dove ci sarebbe bisogno di concretezza e fiuto del gol espressi ai massimi livelli. Ci vorrebbe il Klose del M ondiale o quello delle qualificazioni (cinque reti), che invece non sfrutta a dovere il clamoroso errore di Sergio Ramos al 3’ – appoggio troppo corto per Puyol – e perde l’attimo fuggente. M a combinano poco anche Podolski e Schweinsteiger, i velocisti delle ripartenze micidiali ammirate contro Portogallo e Turchia. La S pagna avanza. Così, zitta zitta, la Spagna esce dal suo torpore iniziale, e gioca come sa. È una crescita imperiosa, la 399 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO sua, e non è un caso che a trascinarla sia proprio el Niño, uno fra i protagonisti più attesi. Un palo, colpito un perfetto colpo di testa, fa capire che è la sua serata. E così è, in effetti: perché come un falco in agguato, il puntero ruba il tempo a Lahm sullo scatto e supera il portiere con un felpatissimo e dosato calcetto a scavalcare. Un minuto dopo, è Silva a sprecare la palla che potrebbe chiudere tutto e mandare in orbita gli spagnoli, mentre i tedeschi protestano con l’arbitro italiano Roberto Rosetti per un braccio alzato in area di Ramos su girata di Ballack. Ripresa di altra pasta. La Germania vera è quella che Löw, ancora una volta, ridisegna a partita in corso. Costretto dalla necessità di recuperare, ma anche dalla cattiva giornata di Lahm e dei due esterni offensivi, il Ct gioca subito la carta di Jansen in avvio di ripresa e, poco dopo, butta nella mischia Kuranyi, utilizzato con il contagocce sin qui. Il livello della gara, e quindi delle emozioni, sale di colpo: tatticamente è finalmente la finale che ci si aspetta, con una squadra che va all'assalto dell’altra, e quest'ultima che, quando va in contropiede, mette i brividi, con il suo fraseggio impostato tutto su appoggi e scambi con il pallone radente. M a ora è Casillas a vedere i sorci verdi. Quasi rissa. La posta in palio è alta, inevitabile che serpeggi pure il nervosismo. Silva dà una leggera testata a Podolski dopo un battibecco fra i due, ma Rosetti usa il buonsenso e non prende provvedimenti. Aragones non guarda in faccia nessuno, toglie prima Fabregas (in ombra), poi il nervosissimo Silva e infine Torres. Senna non arriva, per questione di centimetri, a mettere il sigillo su un pallone d'oro servitogli di testa da Guiza, ma è tutto il finale arrembante delle Furie rosse a decretare che, sì, questo è l’Europeo della Spagna. Il vecchio ct ha fatto qualcosa di straordinario: e pensare che si 400 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO era beccato una caterva di critiche, prima di iniziare l’avventura, per aver lasciato a casa il mostro sacro Raul. Ha avuto ragione lui. 401 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Juan Carlos-Merkel, sfida in tribuna di Stefano Edel (inviato a Vienna) Per un giorno è Vienna la capitale d’Europa. E non solo a livello calcistico. L’attesa per la finale Germania-Spagna cresce con il passare delle ore, e quando sono le 18.30 il colpo d’occhio intorno all’Ernst Happel Stadion è già eccezionale: una gigantesca fiumana umana muove verso l’impianto, teatro dell’evento. Più tedeschi che spagnoli, su questo nessun dubbio. Tribuna vip con S chumi. Sono sei i capi di Stato presenti, altrettanti i primi ministri, ma il record di applausi lo strappa l’ex pluricampione del mondo di Formula 1, M ichael Schumacher: ha sempre amato il football, è il capitano della Nazionale piloti, figurarsi se poteva mancare alla sfida che vale il titolo europeo per i bianchi di Germania. In tutto, sono 58 le personalità illustri giunte da ogni parte del Vecchio continente. Si va dal re di Spagna Juan Carlos, che ha al suo fianco la moglie Sofia e la figlia Infanta Elena, al presidente della Germania Horst Kohler, a quello dell’Austria Heinz Fischer, dal sovrano del Principato di M onaco Alberto, che si presenta insieme con la fidanzata Charlene Wittstock, all’emiro del Qatar Hamad Bin Khalifa e al presidente della M oldavia Vladimir Voronin. Merkel e Zapatero. Vicini l’una all’altro, ecco la cancelliera Angela M erkel e il premier spagnolo José Luis Zapatero, che ha deciso di sfidare la scaramanzia, nonostante le suppliche dei tifosi di restarsene a M adrid. È qui invece, con le migliaia di suoi connazionali, a sostenere gli uomini di Aragones. Foltissima la schiera di ministri e sindaci tedeschi, spagnoli e austriaci. 402 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Domingo e Ford. Germania-Spagna ha fatto presa pure su alcuni grandi nomi della musica e del cinema. Ci sono Placido Domingo e, a sorpresa, l’attore Harrison Ford, l’Indiana Jones tornato a spopolare nei cinema. Non poteva mancare il Kaiser Franz Beckenbauer, vicino al quale c’è l’ex segretario di Stato americano Henry Kissinger. A rappresentare il mondo dello sport il presidente del Cio, il belga ex schermidore e rugbista Jacques Rogge. E l’Italia? È rappresentata dal numero uno della Federcalcio, Giancarlo Abete. Certo, se ci fossimo stati noi al posto degli spagnoli, si sarebbe mosso il capo dello Stato, Giorgio Napolitano. Come due anni fa in Germania. M a questa è un’altra storia. Cerimonia di chiusura. Dentro lo stadio, il caleidoscopio è splendido: dominano il giallo e il rosso, comuni peraltro alle due bandiere, mentre è il nero a distinguere una tifoseria dall’altra. Il nero della Germania, ovviamente. Venti minuti prima del fischio d’inizio di Rosetti, spuntano dai tunnel d’ingresso al campo centinaia di figuranti. Alcuni spingono 16 coni mobili, formati ognuno da tanti palloncini colorati: rappresentano le partecipanti a questa tredicesima edizione dell’Europeo. Sulla sommità di ogni cono sono stilizzati due ballerini di valzer, una delle iconografie classiche dell’Austria. Intorno decine e decine di giovani e giovanissime indossano dei cartelloni-sandwich su cui spicca il logo di Euro 2008. Lo spettacolo, emotivamente meno coinvolgente di quello di Basilea, il 7 giugno, giorno dell'inaugurazione, dura una quindicina di minuti. Sufficienti comunque a strappare applausi convinti da parte del pubblico. S pagnoli in festa. C’è il tutto esaurito, ma sul piano dell’intensità del tifo chi è in minoranza numerica moltiplica le forze per non farsi sovrastare dagli avversari di una notte. Ed è quasi una torcida la curva giallorossa, specialmente quando 403 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Torres sfrutta l’imperdonabile leggerezza di Lahm e Lehmann per spingere le Furie rosse verso il paradiso. Vienna, 44 anni dopo, sembra magica per gli iberici se pure re Juan Carlos abbandona il consueto aplomb per applaudire la giocata vincente del Nino. Vamos a matar, grande Spagna. 404 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Casillas: e questo è solo l’inizio «È il trionfo che tutti aspettavamo» di Giuseppe Galli Così come i tifosi per le piazze di M adrid e Barcellona, anche i quotidiani sportivi spagnoli nelle loro versioni online celebrano la bella vittoria della squadra di Aragonés contro la Germania. “Spagnoli re d’Europa”, scrive Marca nella sua home page, mentre As titola con un classico “ Campioni”. Secondo Mundo Deportivo Torres e compagni sono “ Campioni a testa alta”. Un entusiasmo che contagia anche i quotidiani generalisti. El Pais titola così: “Spagna, alla fine campione”. Cori, petardi e caroselli di auto al grido di “Campioni, campioni”. La Spagna è in festa. La marea rossa dei tifosi, con sciarpe e maglie dei colori della Spagna, dai luoghi dove erano stati allestiti i maxischermi per seguire la finale, si è data appuntamento alla piazza Cibele, luogo simbolo in cui il Real M adrid è solito festeggiare gli scudetti. «È arrivato il trionfo che tutta la Spagna chiedeva». Così Iker Casillas il portiere e capitano della Spagna commenta la vittoria a Euro 2008 delle Furie rosse. «Ci renderemo conto di quello che abbiamo fatto forse tra qualche giorno visto che è un risultato giunto dopo un’attesa durata 44 anni». Casillas poi, sottolinea come contro la Germania «pur essendo inferiori come stazza ci siamo mostrati saldi e fermi, difendendo bene e soprattutto meritando la vittoria, anche più larga, visto che il secondo gol sarebbe stato meritato», aggiunge il capitano iberico. «Per la Spagna è una vittoria molto importante, non si può paragonare a un M ondiale, ma è sempre un titolo che conta a 405 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO livello continentale e vediamo cosa succede ai prossimi mondiali». Casillas, poi, torna con la mente al match dei quarti contro gli azzurri: «Contro l’Italia non è stato il match più duro ma sicuramente il più emozionante». «Peccato ragazzi, ma la Spagna è stata semplicemente migliore». Questo il titolo che la Bild ha scelto per commentare l’1-0 di Vienna, sullo sfondo l'immagine di capitan Ballack che si dispera». 406 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Rosetti, la partita in pugno di Valentino Beccari (inviato a Vienna) Campione d’Europa. Roberto Rosetti, chinesiologo torinese con partita Iva, come Fernando Torres, attaccante spagnolo con sede di lavoro a Londra. Al Prater di Vienna gira la ruota italiana. Certo, l’effetto non è quello della notte stellata di Berlino 2006 ma bisogna sapersi accontentare. L’esordio. Ne è passato del tempo da quel piovoso sabato pomeriggio di 22 anni fa quando un acerbo Rosetti, calciatore mancato, si arma di fischietto per la sfida del campionato Allievi piemontese tra il Cuorgnè e la Polisportiva, sul classico campetto polveroso della periferia di Torino. In campo c'era tale M archini che filava via veloce sulla fascia mentre Parisi era il più tecnico di tutti. Vienna. Lo stadio (si fa per dire) è un altro ma il calcio è lo stesso. Col 9 gioca Fernando Torres e con l’11 M iroslav Klose. Lui, è lì in mezzo, con Calcagno e Griselli pronti a coprirgli le spalle. Calcagno e Griselli non sono due bodyguard assoldati dalla Uefa ma due ottimi guardalinee, onesti lavoratori della linea laterale che, armati di dieci decimi di diottrie e bandierina, devono individuare fuorigioco, falli laterali e, se il caso, avvisare via radio il comandante di falli sfuggiti al suo occhio attento. Corre veloce Rosetti: 190 cm di altezza per 82 chili di peso. Fisico da mezzofondista, così forte sul doppio giro di pista da indurre la Fifa due anni fa a inserirlo d’autorità nel parco arbitri titolare dopo che era arrivato a Berlino nella veste di riserva. Un talento, Rosetti. Il fratello minore di Collina, rispetto al quale ha più capelli e forse un po’ meno carisma. Comunque una grande professionalità. Del resto non si esordisce in serie A a soli 30 407 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO anni (Napoli-Sampdoria 0-2) collezionando oltre 150 gettoni di presenza nella massima divisione. Finale. La posta in palio è importante. Una finale intensa, maschia, ma non cattiva. Nessuna delle due squadre utilizza armi non convenzionali e i giocatori non ricorrono a trucchi da serie A per disorientare la terna arbitrale. L’impatto con la partita è positivo. Rosetti arbitra all’europea e fa scorrere il gioco velocemente. Non si lascia condizionare da uno stadio in maglia bianca che sembra un quartiere di M onaco di Baviera. Ci prova il pubblico a influire sulle decisioni del nostro arbitro che per l’occasione sfoggia una maglia azzurra (peccato che non siano 11 in campo a indossarla!) e pantaloncini grigi. La decisione. Del resto Rosetti è uno che non si lasciava condizionare da un manipolatore professionista come M oggi e non possono essere certo trentamila tedeschi a mettergli paura. All’occhio di falco non sfugge niente e là, dove lo zoom non arriva, ci pensa Calcagno che lo soccorre in un paio di occasioni segnalandogli falli fuori dalla sua portata visiva. Un attimo di esitazione su una girata di Ballack che Ramos sembra intercettare con un braccio. I tedeschi protestano ma nemmeno troppo vivacemente. Il rigore sarebbe stato un atto di eccessiva generosità. Dopo il gol spagnolo la partita non è più da premio della bontà. Rosetti capisce che deve scalare una marcia e diventa più fiscale. Obbliga Ballack sanguinante a un’uscita supplementare per suturare la ferita. Per ribadire che in campo comanda lui rifila il cartellino giallo ai due capitani Casillas e Ballack, rei di andare un po’ oltre le mansioni legittimate dalla fascia che portano al braccio. Il pubblico tedesco capisce che anche in Italia non è più tempo di sudditanza psicologica e nonostante la maglia bianconera ricordi vagamente quella della Juve non c’è possibilità alcuna di dirottare i fischi dell’uomo azzurro. 408 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO La ripresa. Nella ripresa nessun calo di tensione. Bisogna tenere alta la concentrazione perché l'errore è dietro l’angolo. Non finisce nella trappola perditempo degli spagnoli e non fa entrare i sanitari al primo iberico che cade per terra. Per un arbitro il 20’ del secondo tempo è come il 35º km per il maratoneta: c’è la crisi. David Silva accenna una testata, ma l’arbitro lo grazia. Al triplice fischio finale Rosetti ripensa a quel sabato pomeriggio di 22 anni fa nell’hinterland torinese su un campo in terra, sotto la pioggia. Arbitrò bene quel giorno e alla fine era l’uomo più felice del mondo. Da stasera è campione d’Europa. 409 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Top-ten giocatori: l’Uefa ci boccia Non c’è neppure “san” Buffon di Stefano Edel (inviato a Vienna) Se M ichel Platini non manca di criticare indirettamente Italia, Francia e Grecia, ovvero le due finaliste del M ondiale 2006 e la squadra campione in carica del Vecchio continente, applaudendo «il gioco d’attacco, e non il catenaccio» della maggior parte delle Nazionali che hanno partecipato a Euro 2008, è inevitabile che lo schiaffo in faccia ricevuto dagli azzurri sia ancora più pesante il giorno dopo, quando si tirano i primi bilanci tecnici. Nella classifica dei dieci migliori giocatori del torneo, stilata dall’Uefa sul suo sito ufficiale, non compare nessun italiano. M a neppure Domenech e Rehhagel, al pari di Donadoni, hanno motivo di gioire: l’assenza è totale sia di francesi sia di greci. Che bocciatura. Da campioni del mondo, dunque, siamo diventati dei somarelli. Non c’è dubbio che la scelta della commissione tecnica rispecchi in toto i giudizi e le stroncature del presidente, ma certo che vedere anche Buffon escluso lascia sconcertati. Eravamo abituati bene, e sotto tale punto di vista la coerenza dell’Uefa è sacrosanta. Dunque, vediamo questa Top ten, tenendo conto che quello di Aragones è il gruppo più rappresentato, con quattro giocatori: Iker Casillas, Carles Puyol, M arcos Senna e David Villa. Insieme con loro sono stati indicati: Hamit Altintop (Turchia), Andrei Arshavin (Russia), M ichael Ballack (Germania), Luka M odric (Croazia), Bastian Schweinsteiger (Germania) e Wesley Sneijder (Olanda). Il trionfo del 4-2-3-1. A livello tattico, l’Europeo ha 410 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO premiato chi ha osato di più: bocciato il 4-4-2, il modulo sposato dalla maggioranza dei ct si è rivelato quello a una sola punta, con tre trequartisti alle spalle. Germania e Spagna, partite con due attaccanti, si sono convertite strada facendo alla nuova soluzione offensiva dalla metà campo in su. Vero che gli iberici hanno perso Villa nel momento topico, ma l’inserimento di Fabregas è risultato determinante. L’Olanda di Van Basten e la Russia di Hiddink hanno optato per il 3-1 in attacco proprio allo scopo di sfruttare l’enorme potenziale a disposizione dei rispettivi ct. Più fedeli al 4-3-3, invece, Scolari con il Portogallo e Terim con la Turchia. M a la scelta di giocare di più in attacco è stata premiata: in finale, non a caso, sono giunte due fra le nazionali più concrete sotto porta. Pioggia di gol. Nelle 30 partite disputate prima delle finale sono state realizzate 76 reti, di cui solo quattro su rigore. Spagna la più prolifica, anche se la miglior media-gol a incontro spetta agli olandesi (2,5). Austria, Francia, Grecia, Polonia e Romania sono riuscite a perforare una sola volta le reti avversarie, mentre la miglior difesa è stata quella croata, con appena due gol subìti in quattro gare. Negativo il primato di Francia e Repubblica Ceca: sei volte trafitte nella fase dei gironi a eliminazione. Ultimo dato statistico a livello di marcature: la rete di Xabi Hernandez alla Russia in semifinale è stata la 500ª nella storia dei campionati europei. S pagna, quanti record. Torres e compagni sono in cima alle varie classifiche di rendimento, prima fra tutte quella delle conclusioni verso la porta: 104 (sempre prima della finale), con una media di 20,8 a gara. Ed è la Liga a vantare il maggior numero di realizzatori del torneo (compresi, dunque, anche gli stranieri protagonisti nel campionato iberico): hanno realizzato 20 gol. Inutile dire che, a possesso palla, Senna e 411 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO compagni non hanno rivali, primi con il 54,6%. Turchia, maglia nera. Pur avendo guadagnato la semifinale, la Nazionale di Istanbul è risultata la più fallosa: 102 gli interventi irregolari, seconda solo alla Polonia come media-falli a partita (20,4 contro 22,33). Ben 16 i giocatori ammoniti, un primato negativo che è costato la squalifica di quattro titolari contro la Germania. L’Europeo austro-svizzero va in archivio, dunque, nel segno del successo a livello di gioco ed emozioni. Ha pagato, come si augurava alla vigilia Platini, l’azzardo, la voglia di provare a segnare più dell’avversario. Farà bene a tenerne conto M arcello Lippi per l’Italia del futuro: se non si osa, non si va da nessuna parte. Anche se si è campioni del mondo. 412 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Campioni senza gol solo contro di noi di Stefano Tamburini Fanno anche un po’ tenerezza questi spagnoli che cantano e che ballano impazziti, ridono e piangono, si abbracciano e ancora quasi non ci credono. Loro, quelli che sono in campo, non l’avevano mai vista vincere la Spagna. Fra quelli che sono a casa a brindare o seminudi nelle fontane a ubriacarsi di gioia, solo chi ha un po’ più di cinquant’anni può ricordarsi di quella volta che le Furie rosse batterono l’Urss (2-1, gol di Pereda e M arcelino) e si presero il primo e finalmente penultimo trofeo della loro storia. Era il 1964, era ancora un Europeo, un altro secolo e un altro calcio. Oggi è una storia diversa. E tutto grazie a un ct che il 28 luglio compirà 70 anni e poco dopo comincerà un’altra avventura con i turchi del Fenerbahce. È l’uomo che ha dato un senso a una squadra che quando andava bene era la più bella da vedere ma anche la più inconcludente. Stavolta no, stavolta sono loro i più forti. A Euro 2008 hanno rullato tutti: Russia (due volte), Svezia, Grecia e Germania. Del resto i tedeschi sono abituati alle finali ma anche a perderle: negli ultimi 32 anni, fra M ondiali ed Europei, ci sono arrivati nove volte ma hanno vinto solo in tre occasioni. Sono un po’ come M arcello Lippi con le sue tre finali su quattro di Champions perse con la Juventus. Poi al primo tentativo con la Nazionale è diventato campione del mondo, se n’è andato ed è tornato quando si è stufato di stare in barca. Ha trattato la Nazionale come se fosse un autobus dal quale si scende e si sale a piacimento. Il presidente-amico (di Lippi) Giancarlo Abete, per fargli posto, ha licenziato l’unico ct 413 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO che con i nuovi campioni d’Europa non ha perso e non ha preso gol. Al di là dei meriti di Lippi, un gran bel paradosso. Nel calcio italiano, purtroppo, non è l’unico e neanche il peggiore. 414 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO 415 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO TOTÒ DI NATALE DOPO L’ERRORE DAL DISCHETTO CONTRO LA SPAGNA 416 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO IL RETROSCENA Che amarezza quel rigore! colloquio con Totò Di Natale di Pietro Oleotto «Quel gol a Casillas è stato uno fra i più belli della mia carriera». Bisogna partire dal 2012 per riavvolgere il filo della memoria di Totò Di Natale. Dall’Europeo successivo, dalla rete alla Spagna nel girone eliminatorio che mette l’ultima pietra sopra la grande delusione, l’errore dal dischetto che ha sancito l’eliminazione dell’Italia ai quarti di finale di Euro 2008. Ecco l’epilogo della prima avventura azzurra di Di Natale. «È stato difficile dimenticarlo, ci ho messo un po’», confessa il capitano dell'Udinese che si è sfogato sui portieri della serie A per mettere da parte, in un angolino quel penalty non calciato alla Totò, senza sapienza nella traiettoria, senza potenza. Tutta pappa pronta per un super portiere come Casillas, un biglietto per l’autostrada della gloria messo in mano alla Spagna che da allora ha arricchito di tutto la sua bacheca: due Europei e in mezzo un M ondiale. «Sono i più forti», prosegue il bomber dell’Udinese voltandosi per guardare questi ultimi cinque anni, anni che Di Natale ha continuato comunque a vivere da protagonista in azzurro, nonostante l’errore di Vienna e il valzer sulla panchina della Nazionale. Da Donadoni a Lippi per arrivare a Prandelli. «Sono felice per le parole che ho sentito pronunciare dal ct negli ultimi giorni: ha detto che non può trascurare uno come Di Natale, che l’età non conta. Sono frasi che ti danno la spinta». Sì, proseguirà per almeno un’altra stagione il Totò del Friuli, magari per convincere Prandelli che c'è ancora un posto in azzurro per un vecchietto che negli ultimi quattro 417 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO campionati ha messo a segno oltre cento gol, 103 per l'esattezza e gli amanti delle statistiche. Adesso nella storia della serie A ha pochi grandi campioni davanti: i duecentisti Piola, Totti, Nordhal, M eazza, Altafini, e Baggio sono forse irraggiungibili, ma Di Natale è in coda con 176 reti. «È facile parlare, più difficile farli i gol: ci proverò, mica detto che riuscirò a segnarne altri 23 come quest’anno». La speranza comunque è questa, prima di dedicarsi alla famiglia, alla moglie Ilenia, ai figli Filippo e Diletta. E al calcio giovanile. «È la mia passione, già adesso sto curando una scuola calcio a Udine». Il cerchio sarebbe perfetto: il pallone è bello proprio perché i momenti felici si sovrappongono alle delusioni. È un po’ la metafora della vita. «Nel mio caso comunque le gioie sono state di più. Euro2008? Sì, non fu un’avventura fortunata, anche se non rinnego nulla». Un torneo cominciato con il piede sbagliato, con un 3-0 incassato dall’Olanda che complicò i piani della truppa di Donadoni che infatti arrivò al secondo posto nel girone eliminatorio e quindi incrociò le Furie Rosse. «Sì. me la ricordo quella partita, fu davvero brutta. La peggiore del nostro Europeo ma, diciamo la verità, l’Olanda andava a velocità doppia rispetto a noi, sia fisicamente sia mentalmente, e come si dice in gergo: non l’abbiamo mai vista». Dopo quella gara Di Natale finì in panchina contro Romania e Francia, le sfide di riparazione: allora più di qualcuno disse che fu lui, coccio tra tanti vasi di ferro (i giocatori dei grandi club) a pagare il conto per un risultato inaccettabile per l’Italia, anche se dall’altra parte c’erano Sneijder, van Nistelrooy, Robben e van Persie (in panchina!). Poi l’occasione del riscatto, nella sfida da fuori o dentro con la Spagna: a metà ripresa Di Natale entra al posto di Cassano: «Non so se fu una mossa studiata, Donadoni non mi avvertì prima. Anche perché quella partita si poteva 418 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO preparare a tavolino per modo di dire: la Spagna è composta da tantissimi campioni». Iniesta, Xavi, Fabregas, Torres, l’elenco è quasi infinito. «Tutti quanti fenomeni veri – prosegue Totò – M a se proprio devo dire un giocatore che mi ha impressionato, e che continua a farlo ogni volta che lo vedo in campo, è Iniesta. È uno spettacolo per gli occhi, per come gioca, per la velocità d’azione, per come tocca il pallone e per come capisce prima degli altri dove mandare il pallone. Tanta roba davvero». Totò allora, non certo un gigante per statura, ci provò addirittura di testa per sorprendere Casillas: una conclusione che finì alta sopra la traversa mentre Di Natale si portava le mani in faccia. «M a non parlerei di un gol sbagliato. Resto dell’idea che fosse difficilissimo segnare. Ci ho provato, gettandomi sul traversone dalla fascia, ma purtroppo non è andata bene». Poi i supplementari, tiratissimi, ingessati, e quel maledetto rigore sul quale Totò rivela l'ultimo piccolo segreto: «Ho deciso prima dove calciarlo. È stato bravo Casillas a pararlo; io, probabilmente, potevo calciarlo un pochino meglio, ma soltanto chi non li tira i rigori non li sbaglia», racconta con un mezzo sorriso. In lui resta la convinzione che, quella fu la vera finale, non un banalissimo quarto: «Sì, è così: si sono affrontate due grandissime squadre e siamo stati eliminati da una formazione straordinaria che, da lì in poi, avrebbe dominato due Europei e un M ondiale». Per il prossimo ne riparliamo Totò? «Proprio così». 419 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO 420 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Indice INTRODUZIONE - Il disastro Abete e l’ombra di Lippi PRIMA PARTE - Pronti a crederci 30 M AGGIO - Vigilia con la solita fiducia infinita Italia, test con sorriso e prova di tridente da sogno Se la vigilia è sonnolenta 31 M AGGIO - Chi in attacco? Quanti dubbi! Tridente dei sogni? Sarà dura Mazzarri: così Cassano è tornato Cassano 1° GIUGNO - Domani il volo per l’Austria Ultimi dubbi per Donadoni Le scommesse, torneo nel torneo 2 GIUGNO - Subito un guaio, si rompe Cannavaro Il crac del capitano Baden, il cielo è sempre più Azzurro 3 GIUGNO - Cannavaro si opera e resta con i compagni Il capitano coraggioso Le emozioni senza prezzo La notte insonne e disperata di Chiellini Io e quel Mondiale perso per una sciocchezza 4 GIUGNO - Il contratto al ct, una vera farsa Gattuso scuote gli azzurri Donadoni firma il contratto 421 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Il calcio in tv? Come il sesso Guai a farlo da soli Gamberini felice ma solo a metà 5 GIUGNO - Fra dubbi e speranze Due maglie senza padrone Il contratto carta straccia E Cassano canta per Cannavaro 6 GIUGNO - M ontepremi ricco e timori di disordini Il cassiere ha già vinto Il pallone e la guerriglia Panucci si ferma: esordio a rischio Timori di guerriglia 7 GIUGNO - Donadoni e le scelte Del Piero: eccomi Cannavaro, assenza pesante Donadoni pensa alle alternative Klagenfurt in stato di assedio S ECONDA PARTE - Il Girone di ferro 8 GIUGNO - Scocca l’ora del debutto Italia, avvio da batticuore In panchina sfida tra amici Donadoni: «Con Marco Ogni tanto ci vediamo» Percorso a ostacoli L’entusiasmo dei tifosi spinge gli azzurri Klagenfurt: ultrà e birra a fiumi 9 GIUGNO - Il debutto è da incubo Figuraccia Italia Donadoni guarda già avanti 422 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO Buffon vive una notte da incubo Toni: guardiamo avanti Del Piero: colpa di tutti 10 GIUGNO - Donadoni sprona tutti Dentro Del Piero, De Rossi e Grosso Tiro al piccione Donadoni sceglie di giocare in difesa La Romania tranquilla: «L’Italia? Basta un pari» Tecnici e opinionisti bocciano l’Italia «Ma saprà reagire» 11 GIUGNO - In casa azzurra sale la tensione Italia, il flop vale 20 milioni L’altra partita: quella dell’odio Domenech confuso quando c’è l’Italia Grosso alla riscossa: critiche inutili Il disastro di Raisport 12 GIUGNO - Siamo già alla vigilia da paura Italia al bivio: avanti tutta o tutti al mare Piturca blinda la Romania Donadoni preannuncia la rivoluzione «Che sia solo una partita di calcio» 13 GIUGNO - Solo un pari, ma siamo vivi Buffon riapre le valigie già pronte La caccia all’alibi Donadoni stavolta perde la pazienza Cerchi Del Piero, spunta Panucci Nel campo rom la sfida è una festa Gli applausi accompagnano gli inni 14 GIUGNO - Toh, rispunta il biscotto 423 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO L’Italia teme la beffa Il piagnisteo preventivo Domenech punta l’Italia Donadoni punta Sull’effetto Van Basten 15 GIUGNO - Donadoni pensa ad altri cambi Il ct mischia le carte Cassano, un tormento Donadoni bravo ma dovrebbe essere più ruffiano Buffon ci crede: l’avventura non è finita Gli arbitri in sovrappeso 16 GIUGNO - I cugini, ancora loro L’Italia non vuole andare in ferie Sfida su due campi Noi e i francesi, acerrimi rivali ma sotto sotto ci vogliamo bene Donadoni pensa solo a battere la Francia 17 GIUGNO - L’Italia s’è desta Che bello, al mare ci vanno i francesi Più bella cosa non c’è Pirlo vuol dire provvidenza All’Olanda basta il secondo tempo Donadoni, un sorriso e un segreto TERZA PARTE - Il rigore che apre la strada a Lippi 18 GIUGNO - Ora gli azzurri ci credono Donadoni è lanciatissimo Aragonés: «Attenzione all’Italia» Le tre mosse che hanno cambiato l’Italia Abete: io sono al fianco del ct 424 R OMANZO AZZURRO - 2008, IL RIGORE MALEDETTO 19 GIUGNO - Si rompe anche Barzagli Italia, scatta l’emergenza difesa Aragones non si fida dell’Italia 20 GIUGNO - Azzurri, scelte quasi fatte Donadoni, solo un dubbio La scaramanzia e la politica Rino Gattuso: «La Spagna ci teme» Spagna: scoppia il caso Ramos Il festival del tatuaggio Ci hanno rubato il “po-po...” 21 GIUGNO - L’Italia culla il sogno Serve un’altra notte magica Noi e gli spagnoli, sfida eterna Italia, Donadoni schiera anche l’orgoglio «Loro più forti? 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