24-25 cinecomix
26-02-2004
19:00
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cinecomix
HEATH “THE JOKER”
LEDGER (1979-2008)
BUFFY: SEASON 8
di Carlo Fagnani
Non stiamo parlando di storie off-continuity, di ipotetiche riletture o variazioni, ma dell’unica e vera
ottava stagione di Buffy L’ammazzavampiri. Vi presentiamo i primi entusiasmanti episodi…
Heath Ledger si è suicidato / No, si è
trattato di morte accidentale / È morto
nell’appartamento di Mary Kate Olsen
/ No, l’appartamento era suo / No,
era in affitto / Il cadavere è stato trovato da una donna delle pulizie / No, da
una massaggiatrice / No, da una puttana / Heath si faceva di coca / No,
aveva smesso, ora beveva / No, era
depresso e si faceva di antidepressivi /
No, di ansiolitici / No, di entrambi /
Heath è morto a causa del suo ultimo
ruolo, il Joker (in The Dark Knight di
Nolan, postumo). Sul sito del Corriere
della Sera si legge che si era immedesimato a tal punto nel ruolo che doveva
farsi di Ambien per calmarsi e rientrare
in sè; e pensare che Jack Nicholson l’aveva avvertito, che il ruolo del Joker era
pericoloso / Heath è morto per la
maledizione di Jack Nicholson.
Heathcliff continua ad essere ammazzato quotidianamente dalle speculazioni giornalistiche, dalle smanie capitalistiche delle case di produzione e dal
delirio di onnipotenza di Jack
Nicholson. Le immagini del suo cadavere portato via in un sacco nero attorniato dai fotografi bucano lo schermo
come solo la verità sa fare; il suo corpo
ora è solo un involucro vuoto senza più
talento, violato dall’autopsia, la scomparsa solitaria di una promessa sussurrata: «Jack, io giuro.» (mlm)
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NOCTURNO CINEMA
Q
ualunque lettore di comics sa che c’è uno slogan
che prima o poi ogni casa editrice si trova ad utilizzare per rinnovare l’attenzione verso le proprie
storie: “Niente sarà più come prima”! Una logora réclame che con l’ottava serie di Buffy diventa sul serio una
piacevole realtà, soprattutto perché l’incidenza del cambiamento e del rinnovamento voluto da Joss Whedon
riesce a coinvolgere diversi piani narrativi e diversi
media. Il creatore di Buffy e Angel prosegue all’insegna
della personale e coerente trasversalità, per cui nella
“Whedon logica” se un film–flop si può reincarnare nel
piccolo schermo, diventando un serial innovativo (c’è
ancora qualche scettico tra di voi?), una volta chiusa la
parentesi tv lo stesso universo può cambiare pelle, trasformandosi in una serie a fumetti che non solo ha riportato la casa editrice originale, la Dark Horse, nella top
ten dei fumetti più venduti, ma ha dato il via a ben quattro ristampe del primo numero. Questa è stata l’accoglienza riservata in America a Buffy: The Long Way
Home, iniziale poker di episodi, scritti da Whedon e disegnati da Georges Jeanty, dove vengono posti i nuovi
parametri di questa inedita stagione di Buffy l’ammazzavampiri, caratterizzata da un ribaltamento di proporzioni tra cacciatrici e osservatori. Infatti, nel futuro illustrato con aspirazioni ritrattiste da Jeanty, abbiamo un eser-
cito di cacciatrici sparso per il mondo capeggiato ovviamente dall’ex-Unico Esemplare Buffy che deve misurarsi
con la responsabilità di “aver cambiato il mondo”,
andando a rattoppare ogni sbavatura dopo il big bang
che ha chiuso la settima serie e ha distrutto la sua città,
Sunnydale. Whedon è talmente intriso della propria creatura che ci riporta in poche tavole una Buffy che pur non
sentendosi più vessata dal peso di essere “La Prescelta”,
si dimostra comunque un personaggio dalle immutate
sfumature: profonda nel cercare un proprio significato,
onesta nel sentirsi a disagio come leader, spontanea nel
bisticciare infantilmente con la sorella Dawn ed infine
tanto sfacciata nell’esprimere i propri appetiti sessuali.
Non solo Buffy ha subìto un cambiamento, ma l’intero
pantheon di personaggi presenta delle spiazzanti evoluzioni a partire da Dawn che, in seguito ad un’esperienza
un po’ piccante, è diventata una gigantessa per passare
all’osservatore Giles disorientato dall’inferiorità numerica rispetto al (proprio) plotone di cacciatrici, per finire
con i due migliori amici della cacciatrice: Xander e
Willow, rispettivamente coordinatore militare (divertentissimo il suo atteggiamento alla Nick Fury della Marvel,
con tanto di banda sull’occhio, ovviamente!), e sexy
lesbo-strega capace però di gestire il proprio Lato
Oscuro. Insomma, anche nel comic prosegue ancora di
più radicalmente la formula dei comprimari-protagonisti, talmente caratterizzati e dalla psicologia definita che
leggendo le vignette pare di “sentire” la loro voce (doppiata e non!). E anche se il contesto di questo comic può
in un primo momento spiazzare, soprattutto con l’entrata in campo dell’Esercito, il primo assaggio di questa
ottava stagione di Buffy guadagna il nostro favore per i
dialoghi come al solito spumeggianti, i cambi di registro
repentini e il gusto per i twist
finali che tanto abbiamo
amato in televisione; non
solo, Whedon, facendo tesoro
dell’esperienza con la Marvel
e i “suoi” X-Men gioca con l’intero cast di Buffy chiamando
in causa personaggi culto
“dimenticati” o apparentemente scomparsi, azzardando
con incursioni nell’onirico e
tenendo le atmosfere sempre
tese tra l’horror ed il fantasy
moderno. Una sorta di stabi-
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lità destinata a cambiare con il
numero 5 della serie, un one-shot
scritto sempre da Whedon ma
disegnato da Paul Lee, dove ci
viene raccontato il reclutamento
delle “finte Buffy”, cacciatrici
superiori alla media, che vestendo i panni della Cacciatrice per
antonomasia si lanciano in missioni (suicide) per fermare le
ormai molteplici minacce; dialoghi cinici, un aleggiato senso di
disillusione, un montaggio schizofrenico rendono The Chain un
gioiellino di numero singolo. Dal
numero sei parte poi un’altra quadrilogia intitolata No Future for
you raccontata questa volta da
Brian K. Vaughn, creatore di
Runaways (sceneggiato da
Whedon, come in una sorta di
scambio creativo), che non solo
riprende ed approfondisce il personaggio di Faith ponendolo al
centro di un combattimento violentissimo con una viziosa cacciatrice, ma azzarda un oscuro team
up con un Giles (abbandonato da Buffy) risoluto ad utilizzare anche i metodi più spietati contro i propri nemici. Vaughn inoltre nell’ultima tavola ci fa intravedere
forse il nemico Numero Uno di questa stagione, un’apripista probabilmente ai due numeri one-shot ancora firmati da Joss Whedon, che faranno da collante a Wolfs
at the Gate, prima storia ambientata in Giappone della
gestione ad opera di Drew Goddard, autore di prodotti
come Angel, Alias, Lost e Cloverfield.
Un progetto ben strutturato (si parla di una nona stagione), il coinvolgimento di professionisti del settore,
personaggi ben rodati e in crescita, fanno dell’ottava
serie di Buffy una lettura piacevole (il pubblico italiano,
grazie a Free Books vedrà i primi cinque episodi ad
aprile di quest’anno) a cui è corrisposto non solo un
successo meritato ma anche una rinnovata credibilità nei confronti di Whedon (vedi colonna), pericolosamente in affanno dopo
la sospensione di Farfly, il semiflop al cinema di Serenity e
la cancellazione del suo
progetto su Wonder
Woman. Un imminente ritorno ai
fasti, benedetto da sua
“figlia”, Buffy...
LA RISCOSSA DI
JOSS WHEDON
Recentemente Whedon ha tenuto a
battesimo Angel: After the Fall,
primo numero della sesta stagione
ufficiale di Angel a fumetti, per cui
cura solo il soggetto lasciando ai
testi Brian Lynch e alle matite
Franco Urru. Ma la notizia bomba
(più di una eventuale ricomparsa al
cinema con Goners) è il suo ritorno in televisione con un serial intitolato Dollhouse con protagonista
Eliza Dushku attrice che diede
corpo e volto a Faith, per il quale la
Fox non solo ha richiesto un pilot
ma ben sette episodi. Sciopero
degli sceneggiatori permettendo,
© Fazi Editore
quanto prima potremo vedere le
MARY E JOE
BITCH
avventure di Echo (Dushku), una
Mercoledì 6 febbraio, Palazzo delle
Esposizioni, Roma. Sandro Veronesi
annuncia a una folla gremita chi sarà il
suo erede: Luca Buoncristiano. Alcuni
già lo conoscono, agli altri basti sapere
che il giovane autore romano altri non
è che il creatore di Joe Rotto, uno dei
personaggi più interessanti dell’universo fumettistico
underground italiano. Un po’ Jack Skellington, un po’
Carmelo Bene, Joe (che è “rotto come il vostro culo”) è
una sorta di beccamorto al contempo postmoderno e
decadente, un’anima a suo modo tragica che
commercia e propaga gli orrori del mondo.
Serve gli appettiti pedofili di Tom Cruise, spaccia eroina agli infanti e allevia le crisi d’astinenza di un Batman su sedia a rotelle. Sempre
accompagnato dal fedele e microscopico
cagnolino Sid. Di Joe si sono accorti già in
tanti, Anna, Stilos, Veins Magazine, perfino
l’americana Artillery. E ora è il protagonista di Mary e Joe (Fazi), scritto dall’autore con Alessandra Amitrano. Per
saperne di più: www.zombiholocaust.splinder.com (Marco Cacioppo)
Torna in Italia, dopo anni di contumacia forzata,
uno degli autori europei più controversi del panorama fumettistico europeo. Miguel Angel Martin
non pubblicava qui da noi dalla chiusura della
Topolin che ebbe il coraggio di pubblicare opere
estreme come Psychopathia Sexualis ed Analcore,
con conseguenze legali non indifferenti. La neonata Purple Press inaugura le proprie uscite proponendo Bitch opera inedita dell’autore spagnolo.
Oltre alla scelta del colore in luogo dell’asettico
bianco e nero, Bitch differisce dalle opere passate
di Martin per una ambientazione decisamente più
easy ed espressa da una cultura tipicamente no
global. Martin affronta in particolare la questione
israeliano-palestinese acuendo i controsensi che
scaturiscono da pregiudizi e stereotipi fin troppo
comuni. Il fumettista non manca di introdurre elementi shock tipici della sua arte, come modificazioni genitali estreme o divagazioni
scatologiche,
comunque sciocchezze in
confronto alla feroce crudezza
del
passato.
Imperdibile per i fan dell’autore, fino ad oggi rimasti
orfani. Fortunatamente pare
che l’operazione non rimarrà
isolata. (Gianluigi Perrone)
sfare, tramite artificiali innesti di
ragazza programmata per soddipersonalità, ogni “esigenza” sia
essa
romantica, spericolata, irra-
gionevole, sessuale oppure illecita.
Senza missioni in corso ad Echo
viene cancellata ogni volta la mente
e messa, insieme ad altri come lei,
in
un
laboratorio
chiamato
“Dollhouse” (casa di bambole), fino
a quando non inizierà ad insinuarsi il germe dell’autoconsapevolezza…Un plot sicuramente debitore
di Matrix, Alias e Dark Angel
ma
che
nelle
mani di Whedon
potrebbe davvero
diventare interessante,
pensate
cosa ha fatto partendo
da
una
ragazzina
che
nel tempo libero
girava per i cimiteri in cerca di
vampiri… (cf)
© Purple Press
NOCTURNO CINEMA
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