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L’informazione senza conflitto di interesse per le scelte
.patrimoniali e finanziarie
OTTOBRE 2012
IN QUESTO NUMERO:
- Nell’area euro falliscono prima gli stati e poi le banche (pag.2)
Dott. Angelo Castagno ([email protected])
- Le cointestazioni di comodo (pag.4)
Marco Golzio ([email protected])
- Il petrolio non conferma l’euforia dei mercati (pag.6)
Dott. Stefano Izzo ([email protected])
-
Sotto la lente: quanto rendono i nostri Btp? (pag.7)
Editoriale
I nostri servizi:
di Stefano Izzo
Analisi portafoglio
Grazie Sir Popper!
Spesso, le persone che incontro, mi chiedono quale sia il segreto per restare
“vivi” nel difficile mondo della speculazione. Il vero segreto è in noi stessi,
rispondo io con un pensiero rivolto al mio maestro preferito: Sir Karl Raimund
Popper, probabilmente l’unico filosofo della scienza letto e preso in
considerazione da coloro che, come il sottoscritto, agiscono nel mondo reale.
Popper, a differenza dei suoi colleghi filosofi “da camera”, scriveva per noi
mettendoci in guardia sull’imprevedibilità del mondo in cui viviamo. Gli uomini
di successo, diceva il filosofo, fanno delle congetture sulla scorta di idee
basate su qualche osservazione, ma, come gli scienziati popperiani, si
assicurano che i costi degli errori siano limitati. Questa si chiama
sopravvivenza. N.Taleb, recentemente, l’ha definita anche strategia “stop
loss”, un punto di uscita predeterminato, una protezione dal “cigno nero”.
Nota per il lettore: dal mese di ottobre 2012 lo studio professionale
IFASTUDIOANALYSIS è operativo in C.so Palestro n°20 a Torino.
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Convenienza mutui
Selezione titoli obbligazionari
Costi impliciti ed efficacia
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Anatocismo Risparmio “tradito”
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Screening fondi obbligazioni
Portafogli protetti e total return
Evidenza trends
Assistenza dinamica
Strutturazione Patrimonio
Separatezza Segregazione
Pianificazione Successoria in vita e post mortem
Pianificazione finanziaria personalizzata
Ottimizzazione fiscale
Allocazione Italia- Estero
Trust Fondazioni
Patti di Famiglia
Aziendali
Gestione Tesoreria
Monitoraggio dei costi dei servizi bancari
Analisi e gestione rischio tassi e rischio cambi
Successione generazionale
Previdenza Complementare
Ottobre 2012
1
Nell’area euro falliscono prima gli stati e poi le banche
Dott. Angelo Castagno
[email protected]
Obbligazioni bancarie o titoli di stato? Di fronte alle possibili insolvenze c’è chi dice titoli di stato
comunque e chi propende per le altre.
La crisi apertasi nel 2007/2008 ha lasciato sul terreno sia detentori di obbligazioni bancarie e che di titoli
di stato. In un caso si rammenti la banca americana Lehman Brothers fallita e nell’altro la Grecia
coinvolta in un processo di ristrutturazione del debito. In entrambi i casi le perdite sono state rilevanti e
per la Lehman Brotehers il processo di liquidazione iniziato nel 2008 deve ancora terminare. Più rapida
la ristrutturazione del debito pubblico della Grecia. Agli sfortunati detentori dei titoli ne sono stati
assegnati un ventaglio di circa 20 di valore nominale inferiore e di fatto invendibili, poiché il taglio piccolo
fa sì che le commissioni di vendita siano troppo pesanti in termini relativi.
Dunque titoli di stato o obbligazioni bancarie?
Premesso che la diversificazione è elemento imprescindibile in questi anni difficili. Ancor di più la
diversificazione decorrelata, perché è difficile pensare che obbligazioni bancarie e titoli di stato dello
stesso paese non siano parenti stretti.
Tuttavia, è utile fare alcune considerazioni alla luce di quanto avvenuto fino ad ora e dei legami che
sussistono tra azione e reazione sui mercati finanziari.
E’ innegabile che pressochè l’intero sistema bancario comunitario e statunitense sarebbe fallito in
seguito alla crisi innescata dalle insolvenze sulle obbligazioni sub- prime statunitensi e più ancora dalle
insolvenze sul mercato immobiliare. Guardando all’area comunitaria le banche sono state salvate col
concorso di governi, che hanno assunto la garanzia delle passività bancarie e/o apportato capitali di
rischio o prestiti e banca centrale con prestiti di denaro creato dal nulla, pressocchè infiniti a tasso di
interesse reale fortemente negativo.
Dalle nostre parti, parrebbe dunque che si ponga fuori discussione il salvataggio delle banche in
difficoltà. Evidentemente è maggiore la paura delle ripercussioni sul sistema generate dall’insolvenza di
una o più banche. Recentemente, su sollecitazione della Bce, lo stesso fondo cd salva- stati ha allargato
il suo spettro di interventi alle banche stesse (provvedimento ancora non ratificato).
Minore è la paura delle implicazioni derivanti da una ristrutturazione dei debiti pubblici. Il fatto che tanti
titoli siano detenuti dai risparmiatori preoccupa meno…la perdita finisce lì. Se poi la ristrutturazione
colpisse anche qualche banca detentrice di troppi titoli gli si può sempre corrispondere qualche
aggiustamento compensativo…
Per gli stati invece il trattato istitutivo dell’unione europea dispone molte difficoltà agli interventi di
sostegno reciproco, evidentemente ritenuti disdicevoli (ma non entriamo nel merito), lo stesso fondo
salva- stati non è infinito come il denaro finto creato dalla Bce. Peraltro lo stesso trattato invita anche la
Bce ad evitare di sottoscrivere emissioni di titoli di stato dei paesi membri, ritenendo disdicevole anche
questo fatto.
continua a pag.3
Ottobre 2012
2
Non a caso la Bce, postula che il fondo salva stati, strumento non comunitario, intervenga sia sugli stati,
sia sulle banche.
Dunque, mentre per gli stati le finanze non sono illimitate, perché fanno leva su quelle dei paesi
partecipanti o sulle proprie entrate (da cui tagli alla spesa e strizzamento dei contribuenti), per le banche
non valgono le medesime considerazioni. Sì ai tagli dei costi per ripristinare il conto economico, ma
anche sì agli aiuti statali, dirottati sul capitale proprio e sì ai prestiti “infiniti” della Bce per fare impieghi
profittevoli (ad esempio titoli di stato).
Le banche parrebbero stare meglio. Devono essere salvate ad ogni costo e ipotesi di ristrutturazione del
loro debito non se ne pongono. Per cui godono sia dell’intervento pubblico, sia di quello della Bce.
Inoltre, sulle banche ordinarie gli interventi di quest’ultima non hanno limiti: denaro creato dal nulla a
gogò…
Per cui verrebbe da concludere che, dalle nostre parti, prima falliscono gli stati e poi le banche e che le
obbligazioni bancarie, in generale, e fino a che godono degli infiniti prestiti della Bce, siano più “sicure”
dei titoli di stato.
Ottobre 2012
3
Le cointestazioni di comodo
di Marco Golzio
[email protected]
Negli anni si consolidano abitudini e comportamenti. Uno di questi sono le cointestazioni del patrimonio
cosiddette di comodo.
Il comportamento consiste nell’attribuire la contitolarità di un patrimonio ad un terzo, sia esso di denaro o
attivi finanziari oppure si tratti di immobili. In quest’ultimo caso è più probabile si tratti di una attribuzione
di titolarità in toto.
I più sensibili a tale pratica sono sempre le persone anziane, preoccupate di poter amministrare, disporre
e destinare il proprio patrimonio sempre e comunque. Talvolta la motivazione è stata evitare le imposte
di successione. Quest’ultimo obiettivo è stato proprio anche di persone più giovani alle prese con
l’ottimizzazione fiscale generale e alla creazione di patrimoni non aggredibili da parte di terzi.
Per agilità di scrittura supponiamo che l’attribuzione di cointestazione riguardi unicamente il patrimonio
finanziario, quindi un dossier titoli ed un conto corrente e che ad attribuirla sia una persona anziana
preoccupata di poter disporre e destinare il proprio patrimonio liberamente. L’abitudine si è consolidata
nel tempo, ma negli ultimi tempi due fatti nuovi ne hanno minato la validità e, soprattutto determinato la
pericolosità: la normativa antiriciclaggio e la monitorizzazione dei conti correnti.
L’attribuzione di una cointestazione di comodo richiede che sia resa nota, altrimenti si incorre nella
violazione della normativa antiriciclaggio. Chi l’assume deve dichiarare chi sia l’avente diritto economico,
ovvero colui per conto del quale prende la titolarità del patrimonio, altrimenti rischia sanzioni penali.
Inoltre, la monitorizzazione dei conti per via telematica ha aumentato in modo incommensurabile la
capacità di verifica degli atti di disposizione del patrimonio da parte della agenzia delle entrate e, quindi,
la contestazione di attribuzioni che di fatto evadono l’imposta di successione e per le quali si faranno
pagare consistenti sanzioni amministrative.
La buona fede di chi vuole un cointestatario di comodo non è in discussione, così come quella di chi si
presta, ma è fonte di guai e grossi, non solo per ciò che si è scritto fino a qui, ma anche perché il
disponente guarda e giudica il da farsi unicamente in funzione degli eventi che possono riguardarlo:
eventuali malattie, l’incapacità di agire e/o il proprio decesso. Dimentica però tutti gli eventi che, invece,
possono capitare al cointestatario di comodo, tali da comportare anche la perdita stessa del patrimonio
attribuito in modo fittizio.
Il cointestatario potrebbe mancare prima del disponente, e quindi, il disponente potrebbe vedere il suo
patrimonio prendere vie indesiderate per via di successione legittima. Lo stesso potrebbe separarsi e
divorziare e, così anche quel patrimonio finire diviso nell’ambito di una probabile lite tra ex coniugi in cui i
comportamenti “scorretti” trovano ampie autogiustificazioni.
Ma al cointestatario di comodo potrebbe anche capitare di vedersi contestare l’attribuzione come
provento di redditi non dichiarati. Di fronte all’agenzia delle entrate giustificarsi come cointestatario di
comodo, supera la contestazione ma ne apre un’altra, quale ad esempio l’evasione delle imposta sulla
successione o sulla donazione o ancora la violazione della normativa antiriciclaggio: dalla padelle si
finirebbe nella brace.
continua a pag.5
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4
Insomma, le cointestazioni di comodo sono pericolose.
Se l’obiettivo fosse quello di amministrare, semplicemente, il patrimonio allora nominare un delegato e
non un cointestatario sarebbe di gran lunga mossa più saggia, ma quando gli obiettivi si incrementano e
si complicano è bene utilizzare gli strumenti di legge disponibili in modo che il risultato sia certo e che
non ci siano contestazioni.
D’altronde gli strumenti di legge sono disponibili ed utilizzandoli in modo singolo o combinato
garantiscono risultati sorprendenti.
Continuate a leggerci…nel tempo.
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5
Il petrolio non conferma l’euforia dei mercati
Dott. Stefano Izzo
[email protected]
Il petrolio o Crude, come viene comunemente chiamato dagli operatori finanziari nelle sale trading delle
banche d’affari vede, da alcuni mesi, una discesa dei suoi corsi che mal si concilia con il rialzo
generalizzato degli indici azionari mondiali. L’oro nero è infatti, insieme al rame, materia prima di grande
importanza per l’economia e ne anticipa, spesso, i cicli.
E, se i mercati azionari sono in crescita dal mese di luglio scontando la fine o quanto meno un
rallentamento della crisi economica (anche se si fa fatica a pensarlo), il valore del petrolio, dal mese di
settembre, ha fatto segnare una discesa del 14 per cento (da 100 dollari a 86 dollari) come si vede dal
grafico sopra.
E’ in atto quindi, per definirla in gergo tecnico, una “divergenza” tra gli indici azionari mondiali e i prezzi
del petrolio. Una divergenza pericolosa che, per la sua valenza, mette in guardia tutti gli investitori.
Hugh Hendry, l’eccentrico gestore di hedge fund, ha dichiarato: «Non ho alcuna idea di dove stia
andando il mercato azionario». Per non sbagliare, Hendry è «lungo (al rialzo) sull’oro e corto (al ribasso)
sull’S&P» Forse varrebbe la pena seguirlo?
Ottobre 2012
6
Sotto la lente: quanto rendono i nostri Btp?*
Descrizione
Btp 2.25% 1/10/13
Btp 4.25% 1/08/14
Btp 3.75% 1/08/15
Btp 3.75% 1/08/16
Btp 5.25% 1/08/17
Btp 5.5% 1/09/22
Btp 6.5% 1/11/27
Btp 5.75% 1/02/33
Btp 4% 1/02/37
Btp 5% 1/08/39
Btp 5% 1/09/40
Scadenza (Anni)
1
1,8
2,8
3,8
4,8
9,9
15
20,3
24,3
26,8
27,9
Prezzo
Rendimento netto
100,53
1,44%
103,41
1,75%
102,48
2,36%
102,05
2,72%
106,99
3,03%
106,25
4,07%
112,16
4,61%
103,42
4,82%
82,91
4,68%
94,06
4,81%
93,85
4,82%
*Valori aggiornati al 25/10/2012
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7
Osservatorio tassi
Previsione andamento futuro dei tassi di interesse (Area euro)*
1 anno
2 anni
5 anni
10 anni
20 anni
30 anni
0.23%
0.46%
1.76%
3.07%
2.95%
2.46%
* Valori aggiornati al 29/10/2012
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La presente non costituisce sollecitazione del risparmiatore, per il quale preventivamente debbono essere verificati i profili di adeguatezza ed
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Dott. Angelo Castagno 348.6903664 – Marco Golzio 339.8242181
Dott. Stefano Izzo 338.8886841 – Studio legale Avv.M.Curatella 011.4331017
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