JACOPO LIGOZZI
Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo
Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Toscana
Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico
e per il Polo Museale della città di Firenze
Galleria Palatina
Firenze Musei
Ente Cassa di Risparmio di Firenze
JACOPO LIGOZZI
“PITTORE UNIVERSALISSIMO” (VERONA 1547 - FIRENZE 1627)
Galleria Palatina
27 maggio - 28 settembre 2014
Soprintendente
Cristina Acidini
Catalogo
Sillabe
Direttore della Galleria Palatina e della mostra
Alessandro Cecchi
Produzione e gestione della mostra
Opera Laboratori Fiorentini S.p.a
Civita Group
Cura della mostra
Alessandro Cecchi, Lucilla Conigliello e Marzia Faietti
con la collaborazione di
Anna Bisceglia, Maria Elena De Luca e Giorgio Marini
Comitato scientifico
Cristina Acidini, Anna Bisceglia, Alessandro Cecchi,
Lucilla Conigliello, Maria Elena De Luca, Marzia Faietti,
Sergio Marinelli, Giorgio Marini, Alessandro Nova, Gerhard Wolf
Segreteria della mostra
Cristina Gabbrielli
Silvia Cresti per opera Laboratori Fiorentini - Civita Group
Progetto dell’allestimento
Mauro Linari
Jacopo Ligozzi, Ramo di susino con parrocchetto dal collare, tempera policroma su carta, Firenze, Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi
“PITTORE UNIVERSALISSIMO” (VERONA 1547 - FIRENZE 1627)
JACOPO LIGOZZI
“PITTORE UNIVERSALISSIMO” (VERONA 1547 - FIRENZE 1627)
Galleria Palatina
Nell’ambito delle iniziative previste per Un Anno ad Arte 2014 dalla
Soprintendenza per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico
e per il Polo Museale della città di Firenze, la Galleria Palatina in
collaborazione con il Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi dedica una
mostra monografica al pittore Jacopo Ligozzi.
Nato a Verona nel 1547 e discendente da una famiglia di ricamatori
milanesi, figlio del pittore Giovanni Ermanno, Ligozzi svolse una iniziale
attività in terra veronese, spostandosi però ben presto a Firenze dove nel
1577 è documentata la sua presenza presso la corte granducale di Francesco
I e dove rimase stabilmente fino alla morte, nel 1627, impiantando una
solida bottega. La lunga e complessa vicenda artistica di questo pittore è
stata indagata dagli importanti studi di Mina Bacci (Jacopo Ligozzi e la sua
posizione nella pittura fiorentina, in Proporzioni, IV,1963, pp. 46-84) e più
recentemente dagli interventi dedicati a settori specifici della sua attività
da Alessandro Cecchi (Per Jacopo Ligozzi disegnatore di apparati festivi e
costumi teatrali, in ‘ Verona Illustrata’, 1997, pp. 5-14), da Lucia Tongiorgi
Tomasi (I ritratti di piante di Jacopo Ligozzi, Ospedaletto 1993) e da Lucilla
Conigliello (Alcune note su Jacopo Ligozzi e sui dipinti del 1594, in Paragone,
XLI, 1990, 485, pp. 21-42) che ha curato anche una mostra dedicata alla
sua produzione aretina (Jacopo Ligozzi: le vedute del Sacro Monte della
Verna. I dipinti di Poppi e Bibbiena a cura di L. Conigliello, Poppi 1992) e
una rassegna incentrata sui disegni conservati nella collezione del Cabinet
des Dessins du Louvre (2005). I risultati delle ricerche finora condotte, cui
si lega la cospicua serie di referti documentari che consentono di ricostruire
ad annum la vita di Jacopo, e soprattutto la presenza del nucleo maggiore di
opere sue nelle collezioni di Palazzo Pitti e nel Gabinetto Disegni e Stampe
degli Uffizi, spiega la necessità di questa mostra che intende illustrare per
la prima volta in modo organico l’arco di attività del pittore, mettendo in
evidenza i diversi ambiti nei quali si trovò ad operare e la sua poliedrica e
versatile fisionomia all’interno del panorama fiorentino. Per questa ragione
si è ritenuto opportuno articolare l’esposizione in sezioni tematiche, a
partire dai primi tempi presso la corte medicea, dalla quale Jacopo si fece
apprezzare fin dal suo arrivo come disegnatore di naturalia, attraverso la
raffinata produzione di disegni acquerellati o lumeggiati in oro (illustrati in
mostra da una scelta di fogli provenienti dal nucleo del Gabinetto Disegni
e Stampe degli Uffizi) e successivamente come ritrattista (in particolare
il bel ritratto femminile oggi agli Uffizi, e lo splendido Ritratto di Maria
Gonzaga del Museo Nacional di Lisbona), ma anche sapiente regista di
insiemi decorativi (come nel caso delle pitture, oggi perdute, che ornavano
lo zoccolo e le finestre della Tribuna degli Uffizi, ordinategli da Francesco
I nel 1584, e di quelli, perduti anch’essi, della grotta di Teti nella villa di
Pratolino). Jacopo fu inoltre pittore di storia, in occasione dell’allestimento
dei grandi dipinti su lavagna nel soffitto del Salone dei Cinquecento in
Palazzo Vecchio o ancora per gli apparati in occasione delle nozze di
Ferdinando I e Cristina di Lorena (documentati dallo studio preparatorio
conservato oggi al British Museum di Londra). Accanto a queste imprese,
Ligozzi si distinse infine come sapiente e delicatissimo progettista di abiti
e ricami per tessuti, nonché di manufatti in pietre dure. Riguardo a queste
ultime tipologie, si prevede di esporre alcuni disegni per ricami, nonché i
piani in commesso marmoreo eseguiti su suo disegno dall’Opificio mediceo,
conservati rispettivamente in Galleria Palatina, al Museo degli Argenti e al
Museo dell’Opificio delle Pietre Dure.
Si intende inoltre dare particolare attenzione al tema delle ‘allegorie morali’
e soprattutto della ‘Vanitas’, che Jacopo affrontò in molte occasioni, e che
costituiscono uno dei punti di maggiore interesse e di approfondimento
della sua produzione; sarà significativa in tal senso la presenza di opere
quali l’Allegoria della Redenzione oggi Locko Park, l’Allegoria dell’Amore
che difende la Virtù contro l’Ignoranza e il Pregiudizio commissionata
probabilmente da Francesco I (coll. Baroni a Londra), o ancora l’Avarizia
(New York, Metropolitan Museum).
La seconda parte della mostra prenderà in esame la produzione religiosa,
alla quale il pittore si dedicò fin dagli anni del servizio presso la corte
medicea e che intensificò sempre più, dopo la sua caduta in disgrazia,
negli anni Novanta. Le grandi pale d’altare eseguite per chiese fiorentine,
dalla SS. Annunziata, a Santa Maria Novella, Ognissanti e Santa Croce,
nonché per le chiese dell’Aretino, per Lucca e San Gimignano, testimoniano
la sua originale adesione alle istanze di pittura devota e riformata che
improntavano la cultura figurativa fiorentina tra la fine del XVI e gli inizi
del XVII secolo. In tal senso, si prevede di documentare questo aspetto
attraverso la presenza in mostra del San Girolamo sorretto dall’angelo
appartenente alla chiesa di San Giovannino degli Scolopi, del Martirio
di Santa Dorotea di Pescia, dell’Adorazione della Croce il cui recente
ritrovamento nella chiesa di Sant’Andrea a Percussina costituisce una
importante addizione al corpus dell’artista.
Jacopo Ligozzi, Orazione nell’orto, olio su tela, Firenze, Galleria Palatina
27 maggio - 28 settembre 2014
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