- COMUNE DI RIMINI OFFERTA TECNICA MIGLIORATIVA RELATIVA AL PROGETTO ESECUTIVO PER IL CONSOLIDAMENTO, RICOSTRUZIONE ED IL
RESTUARO DEL RIDOTTO DEL TEATRO “A. GALLI” DI RIMINI
- CRITERIO C METODOLOGIA ESECUTIVA DELLE LAVORAZIONI
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CRITERIO C.1 : CRITERI METODOLOGICI SULLE MODALITA’ OPERATIVE DI INTERVENTO
PER GARANTIRE ALLA STRUTTURA DI FERRO DEL PRIMO SOLAIO LA RESISTENZA REI 120
Il progetto realizzato si compone di tre fasi fondamentali: 1.individuazione dello stato di fatto; 2.proposta di
progetto; 3.studio delle fasi esecutive.
C.1.1. STATO DI FATTO - In seguito ai bombardamenti subiti durante la Seconda Guerra Mondiale (vedi fig.
1), il Foyer del Teatro Galli è stato oggetto di diversi interventi di restauro e
ricostruzione nel corso degli anni. Lo studio dello stato di fatto si compone di due
momenti significativi, quello della ricerca storico-documentale e quello dell’analisi
in loco. Le analisi storico-documentali hanno consentito di recuperare vecchie
fotografie del cantiere degli anni ’70 in cui vengono riprese le attività di
ricostruzione del primo solaio. Sono stati ritrovati inoltre vecchi elaborati
strutturali appartenenti a interventi di consolidamento realizzati negli anni ’90 che
documentano in modo dettagliato la tecnologia strutturale (vedi figg. 2, 3 e 5).
Fig. 1
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Fig 2, elaborati strutturali degli anni ‘90; si comprende la pianta delle travi reticolari in acciaio e
l’affiancamento di queste alle travi in legno cui viene assegnata la portanze del solo controsoffitto in gesso.
Lo studio dei dati acquisiti dai rilievi eseguiti in loco ha consentito di completare il quadro
delle informazioni. Si è compreso che il materiale che compone il controsoffitto è in parte
in camorcanna (le bussole) e in parte in gesso e canapa (i cassettoni piani con i dipinti).
Scartata l’ipotesi del cassettonato in legno per la mancanza di fessurazioni, fenomeni
deformativi da ritiro e annerimenti provocati dal tannino tipico del legno, osservando le
foto (vedi fig. 3) si notano deformazioni nelle bussole e non nei cassettoni, a
testimonianza di un differente trattamento materico del controsoffitto.
A seguito dei bombardamenti, del solaio del piano primo rimangono infatti solo le bussole
e negli anni ’70 viene fatto un primo intervento in cui sono realizzate le seguenti Fig. 3: il cassettonato
lavorazioni (vedi fig. 6): 1. demolizione parti pericolanti e demolizione del vecchio è realizzato in gesso
(presenza di efflocontrosoffitto; 2. recupero delle travi in legno del primo solaio; 3. realizzazione di nuovo rescenze, assenza di
controsoffitto a cassettoni in opera mediante getto di malta di gesso e fibra di canapa su lesioni e deformazioni, mancanza di
cassero, viene realizzato in opera un unico blocco di spessore 5 cm sorretto dall’orditura annerimenti), le buslignea; 4. realizzazione del nuovo solaio con struttura autonoma rispetto al cassettonato e sole in camorcanna.
all’orditura lignea, formato da travi reticolari in acciaio e lamiera grecata con soletta in calcestruzzo di 11 cm;
5. nei successivi interventi vengono realizzati i massetti (10 cm) e il pavimento alla veneziana (7 cm).
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Fig. 4: sezione longitudinale del solaio; si evidenziano i due sistemi strutturali autonomi, quello in acciaio
che sorregge il solaio e quello in legno che sorregge il cassettonato; tra controsoffitto e travi reticolari si
rileva un’intercapedine di 4 cm.
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LANCIA S.R.L. (mandataria)
TECNO impianti
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PROGETTISTI
Arch. P.V. Morri - RIMINI
Ing. G. Uguccioni - FANO
Prof. G. Carbonara - ROMA
Prof. C. Galli - RUSSI
Prof. A. Cocchi - BOLOGNA
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Ing. P. Paci - PESARO
Ing. Arch. F. Paci – PESARO
Prof. M.A. Bragadin - Bologna
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Fig. 5: Anni ’70, realizzazione del solaio sala Ressi .
1. controsoffitto in gesso gettato in opera, estradosso liscio
e omogeneo;
2. individuazione dell’intercapedine di 4 cm fra trave reticolare e controsoffitto in gesso;
3. le travi lignee 40x40 cm sorreggono il cassettonato, a
dimostrazione l’assenza di collegamenti tra controsoffitto e
travi reticolari; le travi in legno sono inserite fra le quelle
metalliche e rispetto a queste calano di circa 15 cm e
appoggiano sui pilastri del piano terra.
4. le travi reticolari aumentano la propria altezza in
prossimità degli appoggi; all’intradosso infatti si rileva un
cassettonato con bussole più calate (vedi anche fig. 4).
5. le bussole sono in camorcanna, come si può notare
dall’incannucciato evidenziato in foto.
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C.1.2. PROPOSTA DI PROGETTO
L’obiettivo del seguente intervento è quello di rendere REI 120 il solaio metallico del piano primo ovvero
quello di proteggere dall’azione del fuoco proveniente dal piano terra le travi reticolari in acciaio, la lamiera
grecata e i collegamenti fra le travi lignee e il controsoffitto.
Considerando le prescrizioni, i valori di resistenza al fuoco dei materiali da costruzione indicati dalla
normativa che regola la protezione antincendio delle strutture, DM 16/02/2007, UNI EN 13501-2 e UNI
9503/1989 (vedi allegati), considerando che all’estradosso ci sono 18 cm di conglomerato cementizio,
considerando che il solaio è delimitato da murature di 70 cm, considerando che quasi tutto l’intradosso del
solaio è rivestito da uno strato di gesso di 5 cm e, a esclusione delle bussole in cui c’è la camorcanna,
valutate le rispettive capacità di protezione, si determina che l’unica parte di solaio che non raggiunge una
resistenza REI 120 è quella dell’intradosso essendo le parti laterali e quelle di estradosso ampiamente
verificate (vedi fig. 7). Stabilito questo e valutando la necessità di realizzare, prima di intervenire, una diffusa
campagna diagnostica che preveda il prelievo in modo non invasivo di piccoli campioni di controsoffitto da
analizzare in laboratorio (Istituto Giordano di Rimini), la resistenza REI 120 può essere ottenuta in due
differenti modi: 1. se i risultati delle analisi di laboratorio di spessore, composizione e densità del materiale
del cassettonato sono sufficienti a garantire la protezione richiesta si richiederà all’Istituto Giordano una
certificazione apposita e non saranno previsti ulteriori interventi (tale ipotesi è poco probabile); 2. se i valori
riscontrati dalle prove di laboratorio non sono sufficienti per ottenere un resistenza REI 120 si prevede, dopo
lo smontaggio parziale del controsoffitto, un intervento di placcaggio dell’intradosso con pannelli refrattari di
calcio silicato.
Nel caso si verifichi la seconda ipotesi, alla luce degli studi realizzati sullo stato di fatto, considerando la
presenza all’estradosso del pavimento alla veneziana e considerando che l’unico lato da proteggere è quello
di intradosso, si realizzerà un intervento sul solo controsoffitto che propone il taglio meccanico dei quadrati
decorati, la realizzazione di un placcaggio con materiale refrattario (pannelli in calcio silicato tipo Eraclit) di
spessore 3 cm tale da inserirsi nell’intercapedine tra trave reticolare e controsoffitto, la protezione tramite
schiume espansive di bussole e travi lignee e il rimontaggio dei quadrati decorati smontati. Lo spessore del
nuovo materiale di placcaggio sarà calcolato considerando che l’attuale protezione al fuoco conferita dal
controsoffitto in gesso di spessore 5 cm potrebbe essere REI 90 (da verificare con le analisi dell’Istituto
Giordano), e dovrà essere tale da consentire l’inserimento fra travi e controsoffitto senza compromettere la
geometria del cassettonato e senza provocare un eccessivo aumento dei carichi. L’intervento inoltre dovrà
rispettare i principi del restauro, ovvero leggibilità, reversibilità e compatibilità. Per tale scopo verranno
realizzate le seguenti lavorazioni (vedi fasi esecutive): 1. catalogazione, protezione e taglio dei quadrati
decorati e calo a terra (le bussole non vengono smontate); 2. realizzazione di microfori nelle bussole e
successiva iniezione di schiuma espansiva ignifuga (tipo “PUFS-R-750 Fischer”) a protezione al fuoco delle
travi in legno, fino a completa saturazione delle bussole; 3. montaggio del telaio metallico di supporto con
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TECNO impianti
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PROGETTISTI
Arch. P.V. Morri - RIMINI
Ing. G. Uguccioni - FANO
Prof. G. Carbonara - ROMA
Prof. C. Galli - RUSSI
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Ing. P. Paci - PESARO
Ing. Arch. F. Paci – PESARO
Prof. M.A. Bragadin - Bologna
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passo 60x60 cm ancorato alle travi reticolari; 4. Placcaggio con pannelli refrattari in calcio silicato (tipo
Eraclit) di spessore 3 cm collegati al telaio di supporto; 5. sigillatura dei giunti; 6. rimontaggio dei quadrati
decorati che verranno fissati nella loro posizione originaria tramite perni ignifughi saldati al nuovo telaio di
supporto e dadi e piastre in acciaio inox stuccati; 7. stuccatura dei tagli e dei fori con stucco tipo “polifilla”; 8.
ritocco delle decorazioni interessate dai fori stuccati. Tutte le nuove strutture saranno certificate alla
resistenza REI120.
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Fig. 6: spaccato assonometrico. Nel dettaglio: 1- pavimento alla veneziana; 2 – massetto degli impianti; 3 –
soletta collaborante; 4 – lamiera grecata; 5 – trave reticolare; 6 – trave in legno 40x40 cm; 7 – intercapedine
per riempimento con schiuma espansiva ignifuga; 8 – bussole in camorcanna; 9 – nuovo telaio composto da
scatolari 7x5 cm con passo 60x60 cm; 10 – pannelli laterali in calcio silicato; 11 – pannello centrale in calcio
silicato; 12 – pannello in gesso e canapa calato a terra a inizio lavorazioni.
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Ing. P. Paci - PESARO
Ing. Arch. F. Paci – PESARO
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Fig. 7: sezione trasversale; per garantire la resistenza REI120 e compartimentare le travi reticolari l’unico
lato attualmente privo di protezione è quello rivolto verso il basso evidenziato in rosso, per cui il progetto
prevede lo smontaggio parziale del controsoffitto e l’inserimento di pannelli ignifughi in calcio-silicato.
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Fig. 8: nello schema sono evidenziate, oltre all’esistente, le parti che verranno aggiunte all’esistente stesso
e la parte di pannello in gesso e canapa che verrà smontata e rimontata a fine lavorazioni. Nel dettaglio i
particolari costruttivi per il bloccaggio del calcio silicato e del pannello calato a terra.
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C.1.3. STUDIO DELLE FASI ESECUTIVE
Le fasi esecutive dovranno considerare alcune difficoltà provocate dalla tecnologia costruttiva del
cassettonato. Il fatto che i cassettoni del controsoffitto sia un unico blocco di gesso gettato in opera e
collegato alle travi lignee in prossimità delle bussole consente solamente lo smontaggio dei quadrati
decorati, essendo questi non vincolati alle strutture portanti. Tagliando i quadrati è possibile lo smontaggio
senza alcuna demolizione (le bussole non saranno coinvolte). Una volta calati a terra, sarà possibile
accedere alle travi, che verranno protette con i pannelli refrattari fissati al telaio di supporto e inseriti
nell’intercapedine di 4 cm tra controsoffitto non smontato (bussole) e intradosso della trave reticolare. I
pannelli saranno posizionati fino a battere sul fianco della trave in legno e poi sigillati con schiuma espansiva
ignifuga. La protezione delle travi in legno, posizionate in corrispondenza delle bussole, sarà realizzata
riempiendo quest’ultime con schiume espansive ignifughe.
Le lavorazioni verranno condotte da GAMMA RESTAURI, specializzata in questo settore (v. relazione E.2).
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Mappatura
dell’esistente:
si
effettua
un’accurata scansione fotografica dell’attuale
controsoffitto prendendo nota dei dettagli e
numerando le parti attualmente dipinte con
affreschi.
Realizzazione del ponteggio: i lavori si
dovranno svolgere per parti quindi si realizzano
ponteggi temporanei nelle aree interessate dagli
interventi.
Velinatura dei dipinti: applicazione di garze e
veline di carta giapponese sui decori a
tempera, fissate con appositi prodotti, come
protezione durante le fasi di smontaggio.
Ritaglio dei pannelli: il controsoffitto viene
tagliato mediante dischi al widia lungo l’ultima
gola di ogni bussola, ossia la parte dipinta del
controsoffitto stesso.
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Ing. Arch. F. Paci – PESARO
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Smontaggio dei pannelli: il pannello di gesso
viene calato e adagiato su controsagome in
legno rivestite di gommapiuma e tessuto non
tessuto.
Realizzazione fori su pannelli: sul pannello
calato si praticano microfori con trapano a sola
rotazione con punte al widia in corrispondenza
dei perni del nuovo telaio.
Montaggio nuovo telaio e protezione travi in
legno: il nuovo telaio in acciaio viene saldato
sulle ali inferiori delle travi reticolari e vengono
effettuate le iniezioni di schiuma espansiva
ignifuga sulle bussole.
Montaggio calcio silicato: per ogni bussola si
montano i pannelli isolanti con viti autofilettanti
partendo da quelli laterali, per poi inserire il
blocco centrale e fissare il tutto.
Rimontaggio pannello in gesso: il pannello
viene fatto passare attraverso i microfori della
fase 6 e fissato sui perni mediante intasamento
con resine epossidiche e dadi inglobati nello
spessore del manufatto.
Restauro pittorico: una volta rimosse le
velinature della fase 3, si richiudono i fori con
stucco “polifilla” e si recuperano le lacune
presenti nei dipinti con velature ad acquerello
previa analisi chimica dei pigmenti originali.
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Ing. Arch. F. Paci – PESARO
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CRITERIO C.2 : CRITERI METODOLOGICI ESECUTIVI CHE VERRANNO ADOTTATI PER LA POSA
DEL PAVIMENTO ALLA VENEZIANA
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C.2.1. TECNICHE ESECUTIVE DEL PAVIMENTO ALLA VENEZIANA
Il terrazzo alla veneziana affonda le sue radici quanto meno in età romana ma, data la sua natura di
pavimento povero realizzato con materiali di risulta o di recupero, sicuramente le sue origini sono più
antiche.
I terrazzi alla veneziana battuti erano un composto di piccoli pezzi di marmo qualunque della grossezza non
minore di un cece o di una fava, né maggiore di una noce, che prendevano figura regolare o irregolare dal
caso, sotto il colpo di una mazzuola di ferro, che battendo li staccava da pezzi di marmo più grossi; e da un
intriso composto di calce, polvere di mattoni o tegoli nuovi, o di marmo, che li univa, legava, ed assodava sul
piano su si vuol fare il pavimento.
In merito alla sua realizzazione, viene proposto l’uso di materiali antichi, ma le tecniche di posa in opera e
mezzi meccanici sono differenti, in quanto le tecniche di un tempo erano troppo lunghe, complesse e
venivano realizzate con strumenti del tutto manuali. In particolare si precisa che in passato per realizzare un
buon pavimento alla veneziana servivano tempo e manodopera qualificata per ridurre, mediante battitura
manuale, gli spessori dei sottofondi almeno della metà; il tutto è descritto mirabilmente nel Manuale
bolognese “Dell’arte di fabbricare”, redatto da Angelo Zambonini nel 1830. Poiché oggi non possiamo
permetterci di impiegare sei mesi per la realizzazione di un buon pavimento e non possiamo utilizzare ore di
lavoro oltre un certo limite si adottano accorgimenti che sopperiscono alle tecniche del passato. Il pavimento
già eseguito presso la sala Ressi, ancora in ottimo stato, è l’esempio di come si possano ottenere buoni
risultati anche adattando le tecniche storiche ad una attualità e specificità lavorativa attuale. Il pavimento
della sala Ressi ha adottato alcuni “trucchi” utili per durare nel tempo quali: frequenti giunti di dilatazione in
listelli di ottone per ridurre l’estensione delle singole superfici e per evitare sia rotture mediante lesioni, sia
rialzi nelle zone di frontiera. Per evitare frantumazioni alle vibrazioni, sempre più frequenti nei centri storici
,bisogna supplire la compattazione, riduzione di spessore mediante battitura, integrando le malte con
armature in aghi in fibra di vetro che conferiscono una resistenza anche a trazione.
Il pavimento in terrazzo alla veneziana verrà realizzato da una ditta specializzata in tale settore, il
“Laboratorio Morseletto” di Vicenza, che vanta l’esecuzione in più aree geografiche italiane e propone le
seguenti fasi lavorative:
1. Sopra uno strato protettivo di carta catramata, si stende con delle stadie il sottofondo, di spessore di
circa cm 4, composto da un pastone di malta magra fatta con poca calce e molta acqua e mescolata
bene con i calcinacci. Questo primo strato viene poi compattato con rulli e battipali ed un ferro
appositamente sagomato;
2. Successivamente, viene stesa una coperta di cm 2 circa, costituita da polvere e graniglia minuta di
marmo, cemento di mattoni e buona calce tenace, che viene battuta al fine di compattarla;
3. Si procede al terzo strato, chiamato stabilitura o stucco, una mistura di polvere di marmo e calce
grassa, la quale si può lasciare bianca o aggiungere una percentuale di cotto macinato finemente;
4. A questo punto avviene la semina: si prendono le scaglie di marmo, le pietre e il cotto vecchio
macinato (coppi, tavelle o anche mattoni di recupero) già preparati in precedenza e si posano
manualmente sulla stabilitura a formare la composizione progettata. Dopo la semina, i marmi
vengono battuti con appositi ferri per conficcarli nella stabilitura, facendo anche uso di abbondante
acqua, e vengono poi rullati;
5. Dopo circa 4 settimane, in base al tipo di semina e alla stagione, il pavimento viene levigato con
mole a grana grossa e coperto di uno strato di stucco onde otturare i pori e correggere le piccole
mancanze. È bene ricordare che nei pavimenti in calce la levigatura deve essere effettuata
interamente a mano;
6. Dopo alcuni giorni il pavimento è pronto per la lucidatura finale con mole a grana fine e
successivamente, a pavimento asciutto, per il trattamento con olio di lino crudo e/o cera.
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Ing. P. Paci - PESARO
Ing. Arch. F. Paci – PESARO
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Lo spessore totale necessario del pavimento alla veneziana è di cm 6/7, variabile in base alle campiture. Per
evitare distacchi e successivi sollevamenti del pavimento, viene proposta una tessitura di rompigiunto in
listelli di ottone, che riprende inoltre tutto il motivo del pavimento della sala Ressi, come le bordature
perimetrali di colore differente.
C.2.2. : SCELTE CRITICHE PROGETTUALI DEL PAVIMENTO ALLA VENEZIANA
Risolto il problema dei materiali da utilizzare e delle buone tecniche che conducono ad un lavoro eseguito a
perfetta regola d’arte, bisogna affrontare l’arduo tema delle scelte critico-progettuali. Anche per queste si fa
riferimento a quanto è già stato progettato al piano primo per evitare linguaggi incompatibili e indirizzi
progettuali estranei allo specifico contesto in cui si opera.
Gli indirizzi progettuali adottati nel restauro precedente sono chiari: fanno riferimento ai ben noti criteri del
restauro messi a punto in seguito ad un affinamento della teoria e della metodologia durato quasi due secoli.
Questi sono già stati esplicitati nella Carta di Camillo Boito del 1883 in cui l’autore si raccomanda,
nell’esecuzione di nuove opere, di non commettere falsi storici e di utilizzare linguaggi che non urtino con il
contesto in cui si esegue l’opera. In buona sostanza i criteri oggi sono riassumibili in: distinguibilità,
autenticità espressiva, minimo intervento e reversibilità.
Nel caso specifico la Soprintendenza, alla quale per legge spetta la supervisione del monumento, nel
precedente intervento ha indirizzato la committenza verso scelte condivisibili in merito alla figuratività dei
battuti alla veneziana che non ostentano particolari disegni e decori (di cui oggi non esistono
documentazioni certe) e non hanno colori particolarmente vivi e accesi. Il tutto è stato pensato in un tono
“quasi neutro”, che riprende il contesto in cui il pavimento viene realizzato; le forme geometriche, necessarie
per interrompere le superfici in molti riquadri delimitati da listelli in ottone, denunciano anch’esse l’attualità
espressiva dell’opera (vedi foto 1).
Al piano terra e al piano primo verranno seguiti questi prudenziali criteri progettuali, gia condivisi con la
Sovrintendenza di Ravenna e, tanto le geometrie quanto i colori, saranno semplici e di contenuto impatto
figurativo evitando la tentazione di ricorrere ad infingimenti storicistici che riproducano disegni elaborati di cui
non esiste nessuna testimonianza.
Il pavimento dell’androne sarà ripartito in riquadri seguendo la strutturazione dell’architettura dello spazio:
verranno riprese le tre corsie longitudinali delimitate dai riquadri che seguono il passo delle colonne e che
presentano una leggera variazione cromatica. Il passaggio da un colore all’altro sarà leggermente
sottolineato da un ulteriore piccolo bordo di colore bianco (vedi foto 2). Anche il pavimento del vano dello
scalone monumentale non ha bisogno di aggiornamenti figurati moderni per celebrare la sontuosità dello
spazio, pertanto sarà realizzato anch’esso con gli stessi criteri progettuali sopra enunciati. La maglia
utilizzata questa volta prevede anche fasce orizzontali perché deve recepire la struttura architettonica dello
spazio contraddistinto dai due emicicli delle scale. I pavimenti dei vani laterali del piano terra e del piano
superiore sono stati pensati in modo semplice come riportano gli elaborati grafici.
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Foto 1
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Foto 2
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Prof. G. Carbonara - ROMA
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Prof. A. Cocchi - BOLOGNA
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Ing. P. Paci - PESARO
Ing. Arch. F. Paci – PESARO
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Progetto del pavimento alla veneziana del piano terra, studiato in maniera da riprendere gli accorgimenti
presenti nel pavimento alla veneziana della Sala Ressi e valorizzare di conseguenza le sue finiture e
l’architettura dello spazio esistente. Si notano, come descritto precedentemente, le fasce a tessitura
cromatica differente e l’inserimento dei giunti di dilatazione in ottone. Questi ultimi presentano andamento
radiale nelle sale ottagonali e valorizzano con discrezione le quattro nicchie disposte simmetricamente
rispetto al centro della sala. Il disegno radiale dei giunti di dilatazione verrà ripreso nelle sovrastanti sale
circolari, adiacenti alla sala Ressi in modo da mantenere un linguaggio coerente tra i due piani.
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Arch. P.V. Morri - RIMINI
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Ing. P. Paci - PESARO
Ing. Arch. F. Paci – PESARO
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Progetto dei pavimenti alla veneziana delle stanze circolari e rettangolari adiacenti alla Sala Ressi, pensati in
modo semplice e raffinato cosicchè dialoghino vicendevolmente col pavimento alla veneziana presente al
primo piano costituendo un avvicendamento e non una rottura. Si notano i giunti di dilatazione in ottone che,
nelle sale circolari, creano, con il loro andamento radiale, una caratterizzazione semplice, efficace e
discreta.
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A.T.I. IMPRESE
LANCIA S.R.L. (mandataria)
TECNO impianti
ITC impianti
PROGETTISTI
Arch. P.V. Morri - RIMINI
Ing. G. Uguccioni - FANO
Prof. G. Carbonara - ROMA
Prof. C. Galli - RUSSI
Prof. A. Cocchi - BOLOGNA
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Ing. P. Paci - PESARO
Ing. Arch. F. Paci – PESARO
Prof. M.A. Bragadin - Bologna
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Untitled - Comune di Rimini