Ivrea, 10 dicembre 2008 60° Anniversario Dichiarazione Universale dei Diritti Umani VERSO UNA TERRA MADRE Centro CSEA F.Prat Operatore Servizi Ristorativi Cucina III anno a.f. 2008/2009 VERSO UNA TERRA MADRE La tutela delle risorse naturali Micheletta Gina Alessio Art. 22 “Ogni individuo ha diritto alla sicurezza sociale, nonché alla realizzazione attraverso lo sforzo nazionale e la cooperazione internazionale ed in rapporto con l’organizzazione e le risorse di ogni Stato, dei diritti economici, sociali e culturali indispensabili alla sua dignità…” Le risorse Una risorsa è qualunque bene esistente in natura utilizzabile dall’ uomo. Come ad esempio l’aria, il suolo, l’acqua e l’energia. Esistono vari tipi di risorse naturali che possono essere classificate secondo diversi criteri. Una prima distinzione può essere fatta tra: Materie prime: intese come somma totale di tutte le componenti materiali dell’ambiente. Risorse:le materie prime nel momento in cui l’uomo le utilizza per soddisfare i propri bisogni, sono considerate risorse. Riserve: ovvero quella parte delle risorse sfruttabili con i mezzi e le tecnologie disponibili in un dato momento storico. Le risorse nella terra Le risorse non sono equamente distribuite sulla Terra, molte di esse sono esauribili (es: petrolio), altre ancora, anche se rinnovabili, possono deteriorarsi, a volte a causa dell’intervento umano (acqua e foreste). Infatti lo sfruttamento irrazionale dell’ambiente si è rivelato dannoso per l’uomo stesso, producendo a volte danni superiori ai vantaggi ottenuti (es: desertificazione). Il consumo del capitale naturale a disposizione dell’uomo produce un aumento della ricchezza attuale, ma anche una diminuzione del capitale su cui il pianeta potrà contare per il futuro. Le risorse ambientali Tra queste troviamo sia risorse rinnovabili come l’acqua e la vegetazione, che risorse esauribili come il suolo. Il clima e il paesaggio invece più che risorse vere e proprie si possono considerare "condizioni" che possono subire variazioni. L’acqua L’acqua quindi è una risorsa limitata ma rinnovabile attraverso il suo ciclo incessante. La distribuzione dell’acqua dolce sulle terre emerse non è uniforme, la sua presenza dipende infatti da diversi fattori come la natura dei suoli, i venti, la latitudine, l’altitudine e la vegetazione. Il fabbisogno d’acqua è molto ampio e va dall’uso domestico, a quello urbano e a quello industriale. In particolare i consumi di una nazione dipendono da vari fattori che sono: il numero di abitanti, il tasso di popolazione urbana e lo sviluppo economico. L’uomo infine ha elaborato tecniche per portare questa preziosa risorsa anche dove non c’era. Tra queste tecniche si è sviluppata l’irrigazione che viene attuata con forme diverse. Il suolo Il suolo che per le piante è il magazzino degli elementi nutritivi, dell’acqua e dell’aria che assorbono mediante le radici. Per l’uomo invece è innanzitutto una risorsa per la sua attività di agricoltore, ma il valore del suolo si è via via ampliato, estendendosi anche ai servizi. Il suolo è una risorsa limitata perché la velocità di formazione è inferiore a quella di degradazione; nonostante ciò il consumo del suolo è aumentato enormemente. Il clima Il clima non è importante solo per l’uomo, ma per tutta la biosfera, poiché, insieme al suolo e all’acqua è uno dei più importanti fattori fisici che condizionano la struttura e la funzionalità degli ecosistemi terrestri. La vegetazione La vegetazione è la risorsa rinnovabile per eccellenza perché, tramite l’energia solare e la fotosintesi clorofilliana, produce continuamente nuova biomassa e rigenera ossigeno per l’atmosfera. Inoltre è una risorsa indiretta poiché preserva i suoli dall’erosione. Le risorse energetiche Le fonti primarie di energia sono il Sole, la Terra e la Luna. Tale energia viene poi immagazzinata da fonti secondarie come il vento, le maree, il legno, i combustibili fossili, ecc. I venti sono innescati dall’irradiazione solare, che è causa dei flussi delle acque nel ciclo idrologico. Il legno, i carboni fossili, il petrolio, il gas naturale, gli scisti bituminosi hanno accumulato energia termica del Sole. Le sorgenti di energia a cui l’uomo attinge sono per lo più secondarie e possono essere trasformate in diverse forme di energia. Risorse energetiche Energia chimica: sviluppata dalla combustione di legno, carboni fossili, e produce calore. Energia geotermica: ricavata dal riscaldamento di fluidi o gas presenti nel sottosuolo a contatto con masse rocciose ad altissima temperatura. Energia meccanica: prodotta dal movimento del vento e dell’acqua fluente. Elettricità: è una forma di energia non direttamente utilizzata dall’uomo. Energia nucleare: si libera dalla materia come reazione tra le particelle che la costituiscono, per scissione dei nuclei di elementi pesanti, per unione dei nuclei di elementi leggeri. Le risorse minerarie La crosta terrestre è di grande importanza economica per l’uomo che dalle rocce che la compongono ricava materiali da costruzione e ornamentali e i minerali, elementi chiave dei processi industriali. La materia terrestre, la cui quantità è fissa e determinata, cambia forma e struttura: per esempio, gli alberi diventano carbone, ma il tempo di questa trasformazione è lentissimo. Per questo motivo le risorse minerarie presenti sulla Terra sono risorse finite e perciò esauribili. La distribuzione delle risorse sulla Terra non è omogenea: si stima che nel primo mondo si trovi circa il 40% delle risorse minerarie mondiali. La situazione oggi Ci troviamo in un momento critico della storia della Terra, un momento in cui l’umanità dovrà scegliere il suo futuro. Man mano che il mondo diventa sempre più interdipendente e fragile, il futuro riserva grossi pericoli e, nello stesso tempo, grandi promesse. Per andare avanti dobbiamo riconoscere che nel mezzo di una straordinaria diversità di culture e stili di vita siamo un’unica famiglia umana e un’unica comunità terrestre con un destino comune. Dobbiamo unirci per portare avanti un società globale sostenibile fondata sul rispetto per la natura, i diritti umani universali, la giustizia economica e una cultura della pace. Protocollo di Kyoto Il Protocollo di Kyoto sui cambiamenti climatici è un accordo internazionale che stabilisce precisi obiettivi per i tagli delle emissioni di gas responsabili dell'effetto serra, del riscaldamento del pianeta, da parte dei Paesi industrializzati. I vari punti del protocollo Per i Paesi più industrializzati l'obbligo è ridurre le emissioni di gas serra di almeno il 5% rispetto ai livelli del 1990, nel periodo di adempimento che va dal 2008 al 2012. Gli stessi Paesi devono predisporre progetti di protezione di boschi, foreste, terreni agricoli che assorbono anidride carbonica, (perciò sono detti ''carbon sinks', cioè immagazzinatori di CO2). I Paesi firmatari andranno incontro a sanzioni se mancheranno di raggiungere gli obiettivi. Più flessibili le regole per i Paesi in via di sviluppo. VERSO UNA TERRA MADRE TUTELA DELLE BIODIVERSITÀ Daniele Marina Art. 25 “Ogni individuo ha diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia…” Che cos’è la Biodiversità? La biodiversità non è un concetto astratto. È la vita stessa: dei popoli, della natura, del nostro pianeta. È fatta di uomini, di piante selvatiche e coltivate, di animali selvaggi e addomesticati, di climi e ambienti naturali, di lingue e culture, di cibi. I suoi custodi sono i pastori, i contadini, i pescatori… Eppure rischiano di essere cancellati: dalle regole del mercato globale, dall’industria e dall’agricoltura massificata. La biodiversità agricola non può essere salvata senza salvare gli agricoltori. Viceversa, una comunità rurale non sopravvive senza biodiversità. Problemi In un secolo si sono estinte trecentomila varietà vegetali e continuano ad estinguersi, al ritmo di una ogni sei ore. Oggi migliaia di varietà coltivate sono scomparse e questa perdita sta subendo un’accelerazione. Delle 3.600 varietà di fagioli esistenti oggi ne consumiamo appena 4 o 5. Tutte le altre stanno inesorabilmente scomparendo. Anche i cereali stanno subendo questo calo: una volta ogni regione aveva le sue varietà di grano, un universo di sapori, forme e colori. Stiamo andando verso un mondo dove si coltiverà e si mangerà tutti la stessa cosa. Tutto sarà brevettato e studiato per le esigenze del mercato agro-alimentare. Problemi Il problema enorme sarà l’insostenibilità del modello, la forte sensibilità agli stress climatici e ambientali e il forte impatto sociale sulle economie locali. I contadini stanno perdendo il loro bene più prezioso: i semi. Le multinazionali brevettano sementi più produttive, che impoveriscono i terreni e richiedono un uso massiccio di fertilizzanti e pesticidi. Anziché produrre i semi e scambiarli all’interno delle comunità i contadini hanno iniziato ad acquistare sementi più produttive e hanno abbandonato le produzioni tradizionali a favore di monocolture destinate all’esportazione. La biodiversità è sempre più minacciata dalla pressione esercitata da una popolazione mondiale in continua espansione e dal degrado degli ecosistemi naturali che spesso comporta. Come risolvere questi problemi? Fortunatamente qualcosa si sta muovendo. In tutto il mondo decine di associazioni cercano di porre un freno alla perdita della biodiversità attraverso numerosi progetti. L’obbiettivo di ogni progetto è più o meno lo stesso: creare un centro di valenza regionale e nazionale che possa contribuire alla salvaguardia della biodiversità agricola, animale e vegetale. Un centro aperto a tutti, dove tutti possano venire a conoscenza del problema della perdita della biodiversità, informarsi, accedere a banche dati, confrontarsi ma soprattutto partecipare concretamente alla conservazione di animali, piante e frutti ormai quasi perduti. Tutto ciò, seppur importante, non basta: è essenziale creare un movimento di produttori e consumatori che inverta la marcia, per non perdere per sempre le radici della nostra vita. VERSO UNA TERRA MADRE Lo Sviluppo Ecosostenibile Olivero Emanuele Art. 23 “Ogni individuo ha diritto al lavoro, alla libera scelta dell’impiego, a giuste e soddisfacenti condizioni di lavoro…” Cosa significa Sviluppo Ecosostenibile Nella definizione ufficiale, espressa nel 1987 dal Rapporto Brundtland, "lo sviluppo sostenibile soddisfa le necessità delle attuali generazioni, senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare le proprie". Esistono oltre trecento definizioni formali della disciplina: "La sostenibilità è l'offerta di benessere collettivo con un consumo efficiente di natura e risorse, in tal modo liberate per chi non è ancora partecipe del nostro livello di benessere“. “Per sviluppo sostenibile si intende un miglioramento della qualità della vita, senza eccedere le capacità di carico degli ecosistemi alla base“. L’impoverimento della terra Il 2006 è stato proclamato dalle Nazioni Unite «Anno internazionale dei deserti e della desertificazione». Obiettivo primario: tirare il campanello d’allarme e sensibilizzare i cittadini del pianeta ad una realtà drammatica che di rado occupa la prima pagina dei giornali. Eppure le cifre sono da brivido: 24 miliardi di tonnellate di suolo fertile scompaiono ogni anno. La desertificazione concerne un quarto delle terre emerse ed ha già alterato due terzi dei terreni agricoli. A gradi diversi, 2 miliardi di esseri umani si trovano a confronto con le conseguenze ecologiche, economiche e sociali di questo disastro silenzioso, ma non irrimediabile. L’impoverimento della terra Al di là delle constatazioni, il tema delle Nazioni Unite ha permesso di mettere in evidenza le azioni intraprese o da intraprendere per proteggere e rivivificare le terre inaridite del pianeta. La desertificazione inizia con qualunque forma di deterioramento del potenziale naturale del suolo che minaccia l’integrità dell’ecosistema. Produttività ecologica sostenibile, diversità biologica e capacità di recupero del suolo sono i tre criteri da considerare per emettere una diagnosi su questa malattia della terra. L’impoverimento della terra Molti fattori interconnessi accelerano l’agonia dei suoli fragili segnati da forti contrasti climatici; ma la mano dell’uomo svolge un ruolo preponderante: sfruttamento eccessivo dei pascoli e dei terreni agricoli, disboscamenti, irrigazioni inadeguate, che si aggiungono all’aumento dell’effetto serra e al surriscaldamento del pianeta causati dall’intensificazione delle attività umane. Un cerchio che somiglia più ad un circolo vizioso. I progetti inerenti lo Sviluppo Ecosostenibile Lo sviluppo sostenibile è sempre più al centro delle riflessioni dell’UNESCO. Le Nazioni Unite, infatti, hanno indicato il periodo 20052014 come Decennio di approfondimento sulle tematiche specifiche. Il profilo educativo del Progetto UNESCO per lo Sviluppo Sostenibile si snoda su alcuni punti cardine: il miglioramento dell’educazione di base per tutti; la sensibilizzazione al concetto di prezzo equo e di informazione corretta del cittadino per uno sviluppo della collettività e dei poteri pubblici verso società più vivibili. I progetti inerenti lo Sviluppo Ecosostenibile Questi sono i capisaldi del nuovo impegno: biodiversità, gestione dei bacini di acqua dolce, ricerca di fonti energetiche alternative, lotta all’inquinamento, conservazione e protezione dell’ambiente, turismo responsabile, trasformazione del contesto rurale, promozione e difesa della salute, produzione e consumo durevoli, diritti dell’uomo, pace e comprensione internazionale, corsi di formazione per la crescita del senso di responsabilità dei ragazzi. VERSO UNA TERRA MADRE Le multinazionali Reano Andrea Art. 23 “Ogni individuo che lavora ha diritto ad una rimunerazione equa e soddisfacente che assicuri a lui stesso e alla sua famiglia una esistenza conforme alla dignità umana…” Introduzione Oggi l'economia mondiale a livello industriale è gestita da imprese di enormi dimensioni, che sono in grado di attuare una strategia che travalica i ristretti ambiti regionali o nazionali, per incidere in maniera significativa sull'organizzazione economica di tutto il globo. Le ditte multinazionali, hanno centri direzionali in vari paesi del mondo e riescono a condizionare e guidare le scelte economiche di tutti gli Stati del globo. Se all'inizio degli anni Cinquanta la quasi totalità degli scambi internazionali di materie prime e manufatti avveniva tra gli Stati e i rapporti economici erano governati dal mercato, trent'anni dopo la situazione è completamente capovolta, infatti oltre la metà degli scambi internazionali avviene all'interno delle attività di queste imprese, che hanno un fatturato pari a quasi la metà del Prodotto Nazionale Lordo mondiale. Cos’è una multinazionale Sebbene ciascuna società multinazionale operi prevalentemente in un determinato settore dell'industria, dell'agricoltura e dei servizi, la sua attività si estende spesso a campi che non hanno diretta relazione con quella principale: può succedere, ad esempio, che varie società agroalimentari possiedano, oltre a catene di ristoranti ed alberghi, anche miniere, raffinerie, società di pubblicità, agenzie turistiche ed altro. Lo sviluppo delle tecnologie Lo sviluppo delle tecnologie informatiche e la maggior efficienza delle telecomunicazioni ha permesso di collegare in tempo reale centri direzionali, impianti e mercati situati in zone geograficamente lontanissime, mentre la rivoluzione dei trasporti ha reso possibile una più veloce circolazione delle merci. Il fatto che i gusti dei consumatori tendano a diventare sempre più simili ha permesso di creare un vasto mercato internazionale per uno stesso tipo di prodotto, sia esso una bibita, un computer, un film ovvero un’auto. Il fatto che la competizione fra le imprese si sia fatta sempre più accanita ha spinto sempre di più tali società a dislocare una parte crescente, se non tutta, delle proprie attività produttive, delle proprie fabbriche, in paesi dove la forza lavoro costa pochissimo e non vi sono tasse da pagare. Lo sviluppo delle tecnologie I paesi ricchi continuano ad attrarre una elevata quota di investimenti esteri in quanto possono offrire mercati ricchi ed in espansione, oltre che una manodopera qualificata; i paesi poveri attraggono però sempre più investimenti in quanto, oltre al costo estremamente basso della manodopera (a volte ben 12 volte meno che in un paese industrializzato), vi sono legislazioni permissive per quanto riguarda l'inquinamento e la possibilità di riesportare i profitti e assai vantaggiose dal punto di vista fiscale e finanziario. Multinazionali e diritti umani A livello della società civile una nuova alleanza dev'essere costruita tra le forze sindacali e il mondo delle associazioni e delle organizzazioni non governative che in questi anni hanno affrontato i problemi e gli effetti della globalizzazione, muovendosi con successo a una scala globale e ottenendo risultati importanti sul terreno dei diritti umani e sociali. Le esperienze di questo tipo nell'ultimo decennio sono ormai numerose. La globalizzazione Con il termine globalizzazione si indica il fenomeno di crescita progressiva delle relazioni e degli scambi a livello mondiale in diversi ambiti, il cui effetto primo è una decisa convergenza economica e culturale tra i Paesi del mondo. Il termine globalizzazione, di uso recente, è stato utilizzato dagli economisti, a partire dal 1981, per riferirsi prevalentemente agli aspetti economici delle relazioni fra popoli e grandi aziende. Il fenomeno invece va inquadrato anche nel contesto dei cambiamenti sociali, tecnologici e politici, e delle complesse interazioni su scala mondiale che, soprattutto a partire dagli anni ottanta, in questi ambiti hanno subito una sensibile accelerazione. VERSO UNA TERRA MADRE Consumo critico Bove Gabriele Art. 29 “Ogni individuo ha dei doveri verso la comunità, nella quale soltanto è possibile il libero e pieno sviluppo della sua personalità…” Che cos’è? Il CONSUMO CRITICO, consiste nella scelta dei prodotti non solo in base al prezzo e alla qualità o pensando solo alle proprie tasche, ma anche in base alla storia dei prodotti stessi e al comportamento delle imprese che li offrono. Scartando i prodotti che non rispettano l'uomo e l'ambiente, si invia alle imprese un messaggio chiaro: si comunica loro che non siamo d'accordo con quello che stanno facendo e lo facciamo utilizzando le loro stesse regole economiche. In altre parole ai produttori si comincia a richiedere una caratteristica in più alla merce: quella dell'eticità. A cosa serve? Nel sistema economico mondiale la funzione del consumo gioca un ruolo determinante. I risultati sono ormai noti: il nostro consumo è a livello dello spreco, così come sappiamo anche che il nostro fittizio - benessere non è più sostenibile dal pianeta. A cosa serve? La prima forma di consumo critico è quella di interrogarsi se gli acquisti che facciamo riguardano beni di cui abbiamo veramente necessità. Ridurre il livello dei nostri consumi, oggi in prevalenza indotti e superflui, è la prima priorità. Consumare meno non significa vivere peggio, significa semplicemente porre l'attenzione su quei beni, materiali e immateriali, di cui abbiamo veramente necessità. Il panorama attuale Oltre al consumo critico esistono già possibili alternative per la costruzione di un'economia sociale e solidale fondata sui principi della giustizia, sostenibilità e cooperazione, anziché sulla ricerca del profitto. In particolare oltre alle campagne di pressione e il boicottaggio abbiamo: Il commercio equo e solidale I G.A.S. (gruppi di acquisto solidali) Le Reti di Economia Solidale (R.E.S.) Il commercio equo solidale Se il consumo critico è nato con lo strapotere delle multinazionali, il commercio equo e solidale comincia a vedere i suoi primi vagiti fra gli anni '50 e '60 del secolo scorso. Un piccolo gruppo di olandesi di Kerkande, invece di pensare ad atti di elemosina verso il sud del mondo, decise di eseguire atti di solidarietà diretta. Avviò così dei progetti in America Latina dove mandò dei volontari. Nacque allora una cooperativa di importazione in Olanda e i contadini vennero aiutati nella costruzione di una propria struttura per l'esportazione. In questo modo si saltava l'intermediazione delle multinazionali e si creava un commercio diverso, che non aveva il solo scopo del profitto, ma al contrario si ispirava a i principi di equità e solidarietà. Il gruppo si chiamava SOS. Sulla scia di questa esperienza, successivamente alcuni gruppi aprirono in tutta Europa. Gruppi di acquisto solidale (G.A.S) Quando un gruppo di persone decide di incontrarsi per riflettere sui propri consumi e per acquistare insieme prodotti di uso comune, utilizzando come criterio guida il concetto di giustizia e solidarietà, dà vita a un G.A.S. Ogni G.A.S. nasce per motivazioni proprie (procurarsi cibi più genuini, conoscere direttamente i produttori, stare insieme, riflettere e approfondire i temi del consumo, ridurre l'impatto ambientale degli acquisti che vengono fatti etc.). Gruppi di acquisto solidale (G.A.S) Essere un G.A.S. non vuole dire soltanto risparmiare acquistando collettivamente e direttamente dal produttore, saltando i tanti passaggi dell'intermediazione commerciale, ma soprattutto chiedersi che cosa c'è dietro a un determinato bene di consumo. È per questo che i Gruppi di Acquisto "Solidali" si distinguono dai gruppi d'acquisto tout-court (ad esempio, le cooperative di consumatori), che possono non presentare connotazioni etiche, ma essere solo uno strumento di risparmio. Che fare 1) COMPRA DI MENO Non esistono prodotti ecologici, ma solo meno dannosi di altri. Ogni prodotto (anche un bicchier d'acqua) comporta un invisibile "zaino ecologico" fatto di consumo di natura, di energia e di tempo di lavoro. 2) COMPRA LEGGERO Spesso conviene scegliere i prodotti a minore intensità di materiali e con meno imballaggi, tenendo conto del loro peso diretto, ma anche di quello indiretto, cioè dello "zaino ecologico". Che fare 3) COMPRA DUREVOLE Buona parte dei cosiddetti beni durevoli si cambia troppo spesso. Cambiando auto ogni 15 anni, invece che ogni 7, ad esempio, si dimezza il suo zaino ecologico (25 tonnellate di natura consumate per ogni tonnellata di auto). Lo stesso vale per mobili e vestiti. 4) COMPRA SEMPLICE Evita l'eccesso di complicazione, le pile e l'elettricità quando non siano indispensabili. In genere oggetti più sofisticati sono più fragili, meno riparabili, meno duraturi. Sobrietà e semplicità sono qualità di bellezza Che fare 5) COMPRA VICINO Spesso l'ingrediente più nocivo di un prodotto sono i chilometri che contiene. Comprare prodotti della propria regione riduce i danni ambientali dovuti ai trasporti e rafforza l'economia locale. 6) COMPRA SANO Compra alimenti freschi, di stagione, nostrani, prodotti con metodi biologici, senza conservanti né coloranti. Spesso costano di più, ricorda però che è difficile dare un prezzo alla salute delle persone e dell'ambiente. Che fare 7) COMPRA PIÙ GIUSTO Molte merci di altri continenti vengono prodotte in condizioni sociali, sindacali, sanitarie e ambientali inaccettabili. Preferire i prodotti del commercio equo e solidale vuol dire per noi pagare poco di più, ma per piccoli produttori dei paesi poveri significa spesso raddoppiare il reddito. 8) COMPRA PRUDENTE In certi casi conviene evitare alcuni tipi di prodotti o materiali sintetici fabbricati da grandi complessi industriali. Diversi casi hanno dimostrato che spesso la legislazione è stata modellata sui desideri delle lobby economiche, nascondendo i danni alla salute e all'ambiente. Che fare 9) COMPRA SINCERO Evita i prodotti troppo reclamizzati. La pubblicità la paghi tu: quasi mezzo milione all'anno per famiglia. La pubblicità potrebbe dare un contributo a consumi più responsabili, invece spinge spesso nella direzione opposta. 10) INVESTI IN GIUSTIZIA Ecco due esempi: finanza etica e impianti che consumano meno energia. In Italia puoi investire nelle MAG (Mutua Auto Gestione) e nella Banca Etica. Investendo poi nell'efficienza energetica puoi dimezzare i consumi e i danni delle energie fossili come carbone petrolio. VERSO UNA TERRA MADRE I Presidi Slow Food Ciochetto Valentina Art. 23 “Ogni individuo, senza discriminazione, ha diritto ad eguale retribuzione per eguale lavoro…” Introduzione I Presìdi sostengono le piccole produzioni eccellenti che rischiano di scomparire, valorizzano territori, recuperano mestieri e tecniche di lavorazione tradizionali, salvano dall’estinzione razze autoctone e antiche varietà di ortaggi e frutta. I Presìdi coinvolgono direttamente i produttori, offrono l’assistenza per migliorare la qualità dei prodotti, facilitano scambi fra Paesi diversi e cercano nuovi sbocchi di mercato. In Italia sono circa 200 e tutelano i prodotti più disparati. Per citarne alcuni, dalla sola Sicilia ne arrivano ben tredici come: i meloni d'inverno, la provola delle Madonìe, il sale marino di Trapani. Questa regione conta inoltre il maggior numero di Presìdi, 23 in totale, seguita dal Piemonte con 22 e dalla Toscana con 19. La storia dei Presidi Il progetto dei Presìdi è nato in Italia, nel 1999, come fase operativa dell’Arca del Gusto. L’Arca aveva catalogato centinaia di prodotti a rischio di estinzione: con i Presìdi, Slow Food ha deciso di fare un passo avanti, entrando concretamente nel mondo della produzione, conoscendo i luoghi di produzione, incontrando i produttori e lavorando con loro per aiutarli, per promuovere e far conoscere i loro prodotti, il loro lavoro, i loro saperi. Inizialmente non è stato semplice spiegare il significato di questi progetti: le risposte più comuni erano la diffidenza dei produttori e le perplessità degli enti pubblici, ma nel giro di pochi mesi i Presìdi sono decollati. A segnare una svolta decisiva è stato il Salone del Gusto del 2000. Qui, l’area dedicata ai primi 90 Presìdi italiani è stata di gran lunga quella che ha raccolto il maggiore interesse da parte della stampa e dei visitatori. Dopo il 2000 il progetto dei Presìdì ha continuato a crescere: non solo in Italia ma anche negli altri Paesi del mondo. Al Salone del 2002 sono stati presentati i primi 19 Presidi internazionali. Le attività di un Presidio In primis è un’attività di ricerca. Alla prima fase di scoperta segue il coinvolgimento di tecnici, istituzioni e differenti tipologie di persone fisiche e giuridiche interessate ad intraprendere un cammino di salvaguardia. Individuati i produttori, li aiuta a consorziarsi e a riunirsi in un'associazione o consorzio, istituendo poi un nome ed un marchio commerciale comune. In ultimo dà ampia visibilità a questi straordinari prodotti costituenti un'eccellenza gastronomica, portando a conoscenza dei consumatori questo straordinario patrimonio culturale. Spesso l'attività dei Presidi è andata ben oltre, rivolgendosi ad interventi strutturali di ristrutturazione e costruzione di attrezzature mirate per il proseguimento di una data filiera produttiva. I Presidi Internazionali Quello dei Presìdi Internazionali appare come la naturale estensione delle esperienze accumulate sul territorio nazionale alla ricerca questa volta di rarità gastronomiche provenienti dai cinque continenti. Quella dei presidi è anche tuttavia un'attività degli interessanti risvolti socio-economici. Sostenendo eccellenze culturali l'associazione mira infatti anche al benessere ed al sostentamento delle comunità che vi lavorano, ottenendo talvolta una efficace ripresa occupazionale. Ed ecco che quindi un'intera area del Salone 2008 è stata dedicata alla presentazione di questi primi gioielli internazionali, 21 in tutto, eletti da Slow Food come simboli di una corretta difesa dei cibi tradizionali locali. I primi Presidi Internazionali Ecco alcuni presìdi internazionali: Irlanda: salmone selvaggio affumicato; India: varietà locali di riso Basmati e olio di senape; Gran Bretagna: cheddar a latte crudo; Grecia: mavrotragano, antico vitigno di Santorini; Guatemala: caffè biologico; Repubblica Domenicana: caffè biologico. Esempio di un Presidio Slow Food Il caffè del Presidio del Guatemala è un caffè lavato 100% Arabica delle varietà Typica, Bourbon e Caturra, coltivato a più di 1500 metri sulle pendici dei monti Cuchumatanes, in una delle aree più vocate alla coltivazione del caffè del Guatemala. Il caffè del Presidio della Sierra Cafetalera è anch’esso 100% Arabica lavato, le varietà sono Typica e Caturra, coltivate all’ombra di alberi nativi a più di 1250 metri nella zona delle province di Indipendencia, Bahoruco e Elias Piña, vicino al confine con Haiti. Entrambi i Presidi riuniscono decine di famiglie di piccoli coltivatori e lavorano per migliorare la qualità del caffè ma non solo, anche la qualità della vita dei produttori, accorciando la filiera, garantendo una giusta remunerazione dalla vendita diretta. Esempio di un Presidio Slow Food Con loro si è lavorato fin dal 2002 per il Presidio del Guatemala, dal 2006 per quello della Sierra Cafetalera, alla stesura di un disciplinare di produzione che garantisse l’artigianalità e la sostenibilità in tutte le fasi di produzione. Il frutto di questo lavoro, tutt’ora in corso, sono due specialty coffee dalla straordinaria qualità organolettica, oltre che dalla spiccata qualità ambientale e sociale. VERSO UNA TERRA MADRE Il progetto Slow Food “Terra Madre” Morello Marita Art. 1 “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza….” Cosa è Terra Madre? Terra Madre è un progetto concepito da Slow Food, frutto del suo percorso di crescita e che oggi ha il suo fulcro nella convinzione che “mangiare è un atto agricolo e produrre è un atto gastronomico”. Da sempre Slow Food si è schierato per i piaceri della tavola e il buon cibo e ha difeso le culture locali di fronte alla crescente omogeneizzazione imposta dalle logiche cosiddette moderne di produzione, distribuzione ed economia di scala. Ed è proprio seguendo fino in fondo queste logiche che Slow Food si è reso conto di quanto fosse necessario proteggere e sostenere i piccoli produttori, ma anche cambiare il sistema che li danneggia, mettendo insieme gli attori che hanno potere decisionale. Perché è nata Terra Madre? Per dare voce e visibilità ai contadini, pescatori e allevatori che popolano il nostro mondo. Per aumentare, nelle comunità dei produttori e nell’opinione pubblica, la consapevolezza di quanto è prezioso il loro lavoro. Per dare ai produttori qualche arma in più per continuare a lavorare in condizioni migliori, per il bene di tutti noi e del pianeta. Per queste ragioni, costruire una rete mondiale – che dispone di strumenti di condivisione delle informazioni e che offre la possibilità di imparare dalle esperienze altrui e di collaborare con gli altri – è sembrato fondamentale. L’obiettivo è continuare ad avere terre fertili, dove germoglino e crescano piante e animali adatti a quei particolari ambienti, piuttosto che dopati con sostanze chimiche che li fanno fruttare o ingrassare artificialmente. L’obiettivo di Terra Madre è continuare ad avere persone che custodiscono terre, saperi e cibi che hanno il gusto della nostra infanzia. I soci fondatori della Fondazione Terra Madre Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali Cooperazione Italiana allo Sviluppo - Ministero Affari Esteri Regione Piemonte Città di Torino Slow Food Gli incontri a cosa servono? Gli incontri organizzati dalla Fondazione Terra Madre, riuniscono e mettono a confronto produttori e operatori del settore agroalimentare mondiale, che avranno l’opportunità di discutere sulle grandi tematiche della produzione alimentare. Loro sono rappresentativi di un modo diverso e più complesso di intendere il cibo di qualità: - attento alle risorse ambientali, -agli equilibri planetari, -all’aspetto organolettico dei prodotti, - alla dignità dei lavoratori e alla salute dei consumatori. Partners e donatori Perché sia possibile realizzare Terra Madre è fondamentale il significativo apporto dato dai sostenitori: I partners sono i principali e più importanti interlocutori, profondamente coinvolti nell’organizzazione delle edizioni degli incontri internazionali delle comunità del cibo, che sono realizzati grazie alla loro collaborazione. I donatori sono tutti gli altri sostenitori, molteplici e variegati, dalle persone che accolgono i delegati delle comunità del cibo nelle loro case, alla piccola o grande azienda che vuole partecipare a quest’avventura. Ciascuno con diverse modalità di contributo e nel modo che gli è più confacente, aiuta a realizzare questo ambizioso progetto. La rete di Terra Madre La rete di Terra Madre è costituita da tutti coloro che vogliono agire per preservare, incoraggiare e promuovere metodi di produzione alimentare sostenibili, in armonia con la natura, il paesaggio, la tradizione. Al centro del loro impegno c’è un’attenzione particolare per i territori, per le varietà vegetali e le specie animali che hanno permesso nei secoli di preservare la fertilità delle terre. Giorno dopo giorno, la famiglia di Terra Madre si allarga, si arricchisce, si organizza per meglio tutelare prodotti e culture culinarie locali. Nel loro quotidiano le comunità di Terra Madre danno concretezza al concetto di qualità di Slow Food: buono, pulito e giusto, dove buono si riferisce alla qualità e al gusto degli alimenti, pulito a metodi di produzione rispettosi dell’ambiente, giusto alla dignità e giusta remunerazione dei produttori e all'equo prezzo dovuto dai consumatori I primi nodi della rete di Terra Madre Le comunità del cibo sono gruppi di persone che producono, trasformano e distribuiscono cibo di qualità in maniera sostenibile e sono fortemente legate a un territorio dal punto di vista storico, sociale e culturale. I cuochi hanno un ruolo fondamentale. Sono gli interpreti di un territorio, che valorizzano attraverso la loro creatività. I cuochi di Terra Madre hanno capito che non si può separare il piacere dalla responsabilità verso i produttori, senza i quali non esisterebbe una cucina di successo. I primi nodi della rete di Terra Madre 250 università e centri di ricerca, con oltre 450 accademici in tutto il mondo, fanno parte della rete di Terra Madre e si impegnano, nel proprio ambito e con gli strumenti a loro più consoni, a favorire la conservazione e il rafforzamento di una produzione di cibo sostenibile, attraverso l’educazione della società civile e la formazione degli operatori del settore agroalimentare. Il mondo accademico che condivide i valori di Terra Madre cerca di coltivare un rapporto di reciprocità con la produzione, mettendo a disposizione le proprie conoscenze scientifiche per favorire scambi tra comunità locali ma anche mettendosi all’ascolto delle comunità, là dove queste hanno elaborato soluzioni ed esperienze ancora insondate dal mondo scientifico. Leggi sul diritto all’alimentazione Troiano Grazia Art. 25 “Ogni individuo ha diritto ad un tenore di vita sufficiente (…) con particolare riguardo all’alimentazione…” Introduzione Il diritto all'alimentazione e alla libertà dalla fame, è fermamente sancito nel diritto internazionale. L'articolo 11 del Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali, adottato dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1966, riconosce il diritto ad una alimentazione adeguata come parte del diritto ad un adeguato tenore di vita ed accorda al diritto di essere liberi dalla fame lo stato di diritto fondamentale dell'umanità. Il diritto all'alimentazione è anche protetto in alcuni accordi internazionali più specifici quali le Convenzioni di Ginevra ed i Protocolli addizionali in tempo di guerra e la Convenzione del 1989 sui diritti dell'infanzia rispetto ai bambini. In molti paesi poveri vengono sfamati e vengono portati a lavorare nei campi come diversi schiavi. Diritti alla fame e al sostenimento Il diritto ad una alimentazione adeguata costituisce un diritto umano fondamentale, sancito con fermezza nel diritto internazionale. Ciò nonostante, ogni giorno una persona su 5 soffre la fame, per un totale di 800 milioni di persone affamate in tutto il mondo, e ogni anno oltre 20 milioni di persone muoiono di denutrizione e di malattie ad essa collegate. Il diritto all'alimentazione è un diritto umano fondamentale, saldamente fondato sul diritto internazionale. È implicito nella Carta delle Nazioni Unite ed è stato riaffermato e sviluppato in numerose riunioni e dichiarazioni della comunità internazionale, inclusa la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, la Dichiarazione Universale sullo Sradicamento della Povertà e della Malnutrizione, la Dichiarazione sul Progresso Sociale e lo Sviluppo, così come in molti accordi internazionali sia a livello regionale che universale. Il diritto all’alimentazione Oltre 150 Paesi, in tutto il mondo, celebreranno la giornata mondiale dell’alimentazione, ma la fame seguita a crescere nel pianeta. Il numero di persone che soffrono la fame ha continuato a crescere dopo il 1996, ed ha raggiunto attualmente cifre record. Oggi, nonostante le numerose dichiarazioni d’intenti sottoscritti negli anni scorsi dai governi di tutto il mondo, il numero dei malnutriti e dei sottonutriti nei paesi in via di sviluppo non accenna a diminuire. L’alimentazione è un fattore chiave nello sviluppo psico-fisico: troppo poco di tutto o troppo di tanto sono comunque condizioni dannose che impediscono a qualunque bambino, ricco o povero di sviluppare il suo potenziale. Secondo le cifre diramate dall'agenzia Onu, il numero di persone malnutrite nel mondo ammonterebbe a circa 854 milioni di individui, il 95 per cento dei quali risiede nei Paesi in via di sviluppo e 9 milioni nei paesi industrializzati. Il diritto all’alimentazione Il diritto all’alimentazione è un diritto intrinseco di ogni essere umano, donna, uomo, bambina o bambino in ogni parte del pianeta. Deve sempre poter accedere all’alimentazione o ai mezzi per approvvigionarsi di cibo: un cibo che deve essere in quantità, qualità e varietà sufficienti da soddisfare i suoi bisogni, privo di sostanze nocive ed accettabile per la sua cultura. Secondo il Commento generale 12, gli individui hanno il diritto di ricevere il cibo direttamente dallo stato solo nei casi in cui non siano in grado di soddisfare i loro bisogni alimentari con i mezzi a disposizione per cause che vadano al di là della loro possibilità di controllo, fra cui età, disabilità, situazione economica sfavorevole, carestia, calamità o discriminazione. Garantire ad ogni bambina, bambino, donna o uomo un’alimentazione adeguata e permanente non è solo un imperativo morale con un alto ritorno economico: è la realizzazione di un diritto umano fondamentale. La FAO e il diritto al cibo La Fao spiega che per diritto all'alimentazione, secondo la giurisprudenza internazionale, si intende il diritto di ogni individuo ad avere accesso regolare ad un'alimentazione sufficiente, adeguata dal punto di vista nutrizionale e culturalmente accettabile per poter condurre una vita da sé con dignità, piuttosto che il diritto di essere nutriti. Un fondamentale diritto umano che la Fao si è impegnata, sin dal Vertice mondiale dell'alimentazione del 1996, a far riconoscere lavorando con i governi e le comunità locali. FAO: i diritti al cibo La Fao sostiene metodi proattivi ispirati dalla “sovranità alimentare” e dal “primario diritto al cibo”, una messa in discussione dell’agricoltura convenzionale o di quella prevalente. E’ un rafforzamento dei piccoli coltivatori dei paesi in via di sviluppo, incoraggiando i mercati locali e regionali, con una maggiore attenzione sulle bioregioni. La FAO può aumentare notevolmente il suo lavoro mettendo insieme la conoscenza tradizionale e quella scientifica di fronte alle nuove sfide proposte dal cambiamento climatico. La Fao può delineare le strategie sostenibili necessarie per generare un “nuovo paradigma” che potrebbe essere costruito sulle base delle idee sostenute dalle ONGS e dalla società civile negli ultimi decenni, per ottenere una sicurezza alimentare sostenibile radicata nella valorizzazione del potenziale dei piccoli coltivatori nei paesi in via di sviluppo. FAO: i diritti al cibo Il diritto al cibo: rappresenta qualche cosa di più di un imperativo morale e politico. Si tratta di un obbligo a cui gli Stati, le istituzioni internazionali, regionali e locali così come le organizzazioni non governative tentano di far fronte con maggiore o minore successo. Nel 2008, i governi non possono non tener conto delle direttive per il diritto al cibo adottate all’unanimità nel 2004 dal Consiglio della Fao; si rende necessario un cambiamento radicale di prospettiva: il cittadino non è più un destinatario impotente, oggetto di carità, ma una persona che ha il diritto di beneficiare di un ambiente in grado di nutrirlo e, in mancanza di questo, di ricevere un’assistenza FAO: i diritti al cibo La Fao spiega che per diritto all'alimentazione, secondo la giurisprudenza internazionale, si intende il diritto di ogni individuo ad avere accesso regolare ad un'alimentazione sufficiente, adeguata dal punto di vista nutrizionale e culturalmente accettabile per poter condurre una vita sana ed attiva. È il diritto a nutrirsi da sé con dignità, piuttosto che il diritto di essere nutriti. Un fondamentale diritto umano che la Fao si è impegnata, sin dal Vertice mondiale dell'alimentazione del 1996, a far riconoscere lavorando con i governi e le comunità locali. Giornata mondiale dell'alimentazione 2008 In occasione della Giornata mondiale dell'alimentazione 2008 solo il 10 per cento delle risorse promesse per la lotta contro la fame nel mondo sono arrivate a destinazione. Troppo poco per combattere un flagello che colpisce, secondo le stime della Banca Mondiale, 923 milioni di persone. E’ stato fatto un forte appello a tutti i Paesi a rispettare gli impegni presi, da Jacques Diouf, direttore generale della Fao. "La crisi alimentare - ha proseguito Diouf - esiste ancora e se nel 2007 il numero degli affamati è salito in un solo anno di 75 milioni di persone, arrivando a quota 923 milioni, nel 2008 questo numero rischia di salire ancora". Progetti Fao Anche il presidente della Camera dei deputati, in un messaggio ha sottolineato come quella della fame sia la "sfida su cui si gioca il futuro del pianeta". Che cosa fare è ormai noto, ha concluso Diouf, "quello di cui abbiamo bisogno è che vengano rispettati gli impegni politici per fare gli investimenti necessari a promuovere uno sviluppo agricolo sostenibile". Con le risorse economiche messe a disposizione per il momento, la Fao ha avviato progetti in 76 Paesi. E molti altri programmi a livello nazionale e regionale sono partiti. A ciò si aggiunge la messa a punto del piano d'azione della task force delle Nazioni Unite, annunciato a giugno dal segretario generale dell'Onu Ban KiMoon. Obiettivi per un mondo migliore Obiettivi per un mondo migliore VERSO UNA TERRA MADRE Emergenza acqua Rosia Laura Art. 25 “Ogni individuo ha diritto ad un tenore di vita sufficiente (…) con particolare riguardo all’alimentazione…” Emergenza acqua: obiettivi La disponibilità di acqua dolce pulita rappresenta una delle tematiche più importanti che l'umanità deve attualmente affrontare e sarà una questione sempre più critica per il futuro, dal momento che la crescente domanda è superiore alle disponibilità e l'inquinamento continua ad avvelenare fiumi, laghi e ruscelli. L'Anno Internazionale giunge in una fase importante per affrontare i problemi idrici e fognari degli 1,2 miliardi di persone che non possono contare su un accesso all'acqua potabile e dei 2,4 miliardi di persone che non dispongono di impianti fognari adeguati. Nel settembre 2000 i leader mondiali, in occasione del Vertice delle Nazioni Unite sul Millennio, si sono impegnati a dimezzare entro il 2015 la percentuale di persone che non sono in condizione di raggiungere o non possono permettersi di bere acqua potabile. Nel corso del 20° secolo l'utilizzo dell'acqua è cresciuto a un tasso più che doppio rispetto a quello della popolazione. Emergenza acqua: situazione Entro il 2025 circa 3 miliardi e mezzo di persone (circa la metà della popolazione mondiale) potrebbero trovarsi di fronte a gravi carenze d’acqua. Già oggi oltre un miliardo di persone non possono fare affidamento su di una fornitura continua di acqua potabile, mentre 2,4 miliardi di persone non hanno a disposizione impianti fognari adeguati. Le cause sono la scarsità e la disomogeneità delle precipitazioni, legate ai cambiamenti climatici ma soprattutto l’alto livello di inquinamento. Nei paesi in via di sviluppo il 90% dell’acqua di scarico viene riversata direttamente nei fiumi, provocando ogni anno 250 milioni di malati. “Il Summit Mondiale sullo Sviluppo Sostenibile ha come obiettivi la lotta alla povertà e la conservazione della biodiversità e vede la proficua cooperazione tra istituzioni e comunità locali.” Emergenza acqua: le cause 1. L'Aumento della popolazione mondiale comporta una sempre crescente richiesta di questa risorsa. 2. L'inquinamento causa l'esclusione di importanti fonti di approvvigionamento; gli scarichi civili riversano nei fiumi una tale quantità di materia organica da bloccare le naturali potenzialità autodepurative dell'acqua. Gli scarichi industriali riversati direttamente nei fiumi o in mare, o che arrivano indirettamente a fiumi e laghi attraverso le precipitazioni metereologiche. La carta Europea dell’acqua 1. Non c’è vita senza acqua. L'acqua è un bene prezioso. Indispensabile a tutte le attività umane. 2. Le disponibilità dell’acqua dolce non sono inesauribili. E indispensabile preservarle, controllarle e se possibile accrescerle. 3. Alterare la qualità dell' acqua significa nuocere alla vita dell' uomo e degli altri esseri viventi che da essa dipendono. 4. La qualità dell' acqua deve essere mantenuta in modo da poter soddisfare le esigenze delle utilizzazioni previste, specialmente per i bisogni della salute pubblica. 5. Quando l’acqua, dopo essere stata utilizzata, viene restituita all'ambiente naturale, deve essere in condizioni da non compromettere i possibili usi dell'ambiente, sia pubblici che privati. 6. La conservazione di una copertura vegetale appropriata, di preferenza forestale, è essenziale per la conservazione delle risorse idriche. 7. Le risorse idriche devono essere accuratamente inventariate. 8. La buona gestione dell'acqua deve essere materia di pianificazione da parte delle autorità competenti. La carta europea dell’acqua 9. La salvaguardia dell'acqua implica uno sforzo importante di ricerca scientifica, di formazione di specialisti e di informazione pubblica. 10. L'acqua è un patrimonio comune il cui valore deve essere riconosciuto da tutti. Ciascuno ha il dovere di economizzarla e di utilizzarla con cura. 11. La gestione delle risorse idriche dovrebbe essere inquadrata nel bacino naturale piuttosto che entro frontiere amministrative e politiche. 12. L' acqua non ha frontiere. Essa è una risorsa comune la cui tutela richiede la cooperazione internazionale. Tutela dell’acqua La Giornata mondiale dell’acqua ha dato il via al Decennio internazionale per l'azione "Acqua per la vita 2005-2015", progetto lanciato dall'Onu per portare acqua pulita nelle case e nelle scuole di tutto il mondo. Importante il ruolo dell'agricoltura nel promuovere la protezione della qualità e del rifornimento delle risorse d'acqua disponibile. Sensibilizzare la popolazione mondiale al valore della risorsa acqua e alla necessità della sua tutela quale fonte primaria di vita e quale diritto di ogni uomo. La giornata mondiale dell’acqua viene celebrata annualmente con molteplici attività di promozione e sensibilizzazione da parte di tutti gli Stati membri e delle maggiori istituzioni internazionali. Tutela dell’acqua Una condizione di tutti i Paesi in via di sviluppo e altri, è drammatica e richiede una pronta soluzione attraverso la cooperazione internazionale e l'elaborazione di politiche mirate alla protezione, allo sviluppo e ad una corretta amministrazione e uso delle risorse idriche mondiali. Una sfida che riguarda in maniera diretta anche l'agricoltura quale attività che consuma maggiormente questo bene (anche se la maggior parte dell'acqua utilizzata per le colture proviene dall'umidità pluviale immagazzinata nel terreno) e quale settore al cui sviluppo è legato il sostentamento e la sopravvivenza delle popolazioni dei Paesi in via di sviluppo. Regole da seguire 1. Non lasciare i rubinetti aperti, se non per il tempo necessario, mentre ti lavi i denti, ti radi, ti fai la doccia. 2. Non eccedere nell'uso dello scarico WC e del Bagno: il 30% dei consumi è prodotto dallo scarico WC. Con il Bagno si consuma il triplo rispetto alla Doccia. 3. Non utilizzare l'acqua potabile per lavare automobili. Non innaffiare il giardino, il prato o le fioriere dei terrazzi con acqua potabile e nelle ore calde della giornata. 4. Chiudere bene i rubinetti una volta riempito sufficientemente il lavabo per pulire piatti e altre stoviglie. 5. Non lasciare aperto il rubinetto lavando la frutta o rinfrescando i viveri. 6. Non trascurare di riparare piccole perdite d'acqua del rubinetto o del WC, altrimenti rischiamo di sprecare anche 100 litri di acqua al giorno. VERSO UNA TERRA MADRE Il problema della fame dell’Africa Sub-sahariana Zoppo Lucia Art. 25 “Ogni individuo ha diritto ad un tenore di vita sufficiente (…) con particolare riguardo all’alimentazione…” Ci sono 800 milioni di persone senza cibo al mondo. Un mondo condannato alla fame ed alla sofferenza. La malnutrizione riguarda un numero ben superiore di persone: oltre 2 miliardi. La fame si trasforma in malattia Nel corno d'Africa, cuore della disperazione, l'80% della popolazione soffre di gravi malattie legate alla malnutrizione. Sradicare la fame nel mondo è il principale obiettivo per far sì che la fame diventi un fatto del passato. Una persona su tre in Africa è malnutrita; lì come in qualunque altra parte del mondo, è causa ed effetto della povertà. A causa di questo disagio i bambini sono soggetti alla caduta di capelli, fino alla calvizie, alla perdita delle unghie ,del primo strato di pelle, del ritardo della crescita, e del normale sviluppo delle capacità intellettive. I1 mondo è pieno di affamati perché le risorse sono mal distribuite. Per questo non è sufficiente aumentare la produzione alimentare, ma bisogna combattere la lotta su più piani: da una parte sviluppare l'agricoltura nelle zone più povere, proteggendo le economie rurali, e, dall'altra, correggere certi effetti dell'economia globalizzata: caduta dei prezzi dei prodotti agricoli, diffusione incontrollata delle colture industriali volute dai gruppi economici più forti. Il PAM Il PAM (Programma Alimentare Mondiale) è la più grande organizzazione umanitaria del mondo: fornisce aiuti alimentari a chi soffre la fame e interviene, in media, ogni anno, in 80 paesi nel mondo. L’obiettivo del PAM è di sfamare il continente Africano, combattere la fame è una grande impresa nella lotta per mettere fine alla povertà. Una stragrande percentuale di popolazione che soffre la fame vive nei paesi più poveri, come, ad esempio, in Africa. Qui vive la maggior parte dei bambini che non supera i cinque anni di vita, donne che muoiono durante la gravidanza e il parto e di persone che muoiono di malaria. L'Africa, è il continente dove l‘AIDS è a livelli più gravi e provoca ogni anno circa sei milioni di morti, la maggior parte dei quali sono nell'Africa subsahariana. Occorrono interventi strutturali in grado di modificare le tendenze spontanee dell'economia mondiale. È necessario che i bisogni ed i contributi dei paesi in via di sviluppo ottengano una giusta considerazione nel commercio mondiale. Lo spreco delle calorie Il problema maggiore, però, è costituito dal fatto che poco meno della metà dei cereali prodotti sulla terra sono utilizzati in Occidente per alimentare quel bestiame che è poi consumato da noi sotto forma di carne, uova e latte. Ora, per produrre una sola caloria di origine animale ci vogliono ben sette calorie di cereali. La conseguenza di questo è ovvia: nei paesi avanzati una persona consuma in media molto più cereali di quanti ne consumi una persona del Terzo mondo. La conseguenze Un'altra conseguenza che comporta un’alimentazione insufficiente e scorretta porta a: dimagrimento, apatia, debolezza muscolare, depressione del sistema nervoso, minor resistenza alle malattie, invecchiamento precoce, morte per inedia. Oltre alla morte, la malnutrizione cronica causa indebolimento della vista, uno stato permanente d’affaticamento che causa una bassa capacità di concentrazione, una crescita stentata ed un'estrema suscettibilità alle malattie. Le persone molto malnutrite non riescono a mantenere neanche le funzioni vitali basilari. Chi soffre di povertà Donne e bambini soffrono la povertà molto più degli uomini. Allo stesso modo nelle zone rurali si soffre di più che nelle città. Ciò avviene nei paesi del cosiddetto Terzo Mondo, come anche nei paesi industrializzati. In questi ultimi prevale quel tipo di povertà cosiddetta relativa, mentre nei paesi del terzo mondo domina la povertà assoluta, che è una delle cause principali della mortalità infantile. Cause e conseguenze Le aree del mondo caratterizzate dalla fame e dalla sottoalimentazione sono anche quelle dove più diffusi sono l’alto tasso di natalità e di mortalità infantile, l’analfabetismo, la disoccupazione, l’insufficienza dei servizi, l’arretratezza dell’agricoltura, la mancanza d’industrie, la cattiva organizzazione economica, sociale e politica, la mancanza di risorse naturali. Tutti questi fattori, variamente combinati, si ritrovano nei paesi sottosviluppati e sono contemporaneamente causa ed effetto della fame. La mancanza d’istruzione è uno dei problemi che si collega inevitabilmente con quello della povertà e della fame e raggiunge punte elevate proprio nelle zone più povere del mondo, ancor oggi in tutto il mondo 113 milioni di bambini non frequentano la scuola primaria, mentre 40 milioni non riescono ad arrivare all’ultima classe della scuola elementare. Il problema dell’agricoltura Il problema della fame e del sottosviluppo è legato alla produttività agricola e non alla mancanza di risorse naturali che, anche se vi sono, non vengono sfruttate o vengono utilizzate male e senza alcun beneficio per le popolazioni. Dall’agricoltura di sussistenza si ottengono raccolti scarsi e irregolari, che non garantiscono un’alimentazione costante nell’arco dell’anno, anche a causa dell’ignoranza delle tecniche di conservazione. Ad aggravare la situazione delle aree ad agricoltura di sussistenza contribuisce spesso l’assenza dell’allevamento di animali da carne. Dall’agricoltura di piantagione, si ricavano quasi sempre prodotti inutili all’alimentazione delle popolazioni locali: cotone, caffè, cacao, the ecc… vengono esportati con benefici economici non certo delle popolazioni indigene che sono interessate a queste produzioni unicamente come opera agricoli stagionali e mal retribuiti. L’economia dell’agricoltura L’economia dell’agricoltura non consente nemmeno a chi coltiva la terra di sfamarsi, ecco il perché ci sono molte persone malnutrite e malate. L’agricoltura estensiva di latifondo consente ricchi guadagni solo ai proprietari, senza la necessità di modernizzare le tecniche agricole o di intensificare e mutare le coltivazioni. Metodi agricoli rudimentali, tecniche antiche, sementi non selezionate, mancanza di difese contro le malattie delle piante e degli animali, concimazioni inadeguate, assenza di pratiche d’ irrigazione contribuiscono al mantenimento della povertà e della fame. Nei Paesi poveri ed arretrati, quindi, la popolazione non solo non riesce a produrre a sufficienza per alimentarsi adeguatamente, ma neppure dispone di un reddito che consente di acquistare quanto le serve per migliorare le tecniche agricole. La soluzione del problema alimentare non spetta necessariamente solo all’agricoltura. Lo sviluppo industriale potrebbe infatti fornire redditi per importare prodotti alimentari e tecnologie adatte a migliorare le produzioni agricole. Ma nei Paesi sottosviluppati lo sviluppo industriale è assente o del tutto insufficiente, nonostante alcuni di essi dispongano di materie prime e fonti di energia. Le cause del sottosviluppo I fenomeni che mantengono certi paesi nel sottosviluppo sono a causa per: le scarse attrezzature, le insufficienze delle infrastrutture, l’analfabetismo, le cattive condizioni di salute, la concentrazione dei capitali nelle mani di poche famiglie incuranti del progresso del loro paese, la povertà dei mercati interni, costituiscono il vero impedimento al sorgere ed al prosperare dell’industria. Alcuni paesi, hanno industrie di notevole importanza. Queste, però, lavorano esclusivamente per l’esportazione e sono di proprietà di gruppi imprenditoriali e finanziari internazionali (le multinazionali), che localizzano le industrie in questi Paesi poveri, per trarne vantaggio nell’acquisto di materie prime e nell’impiego di manodopera a basso costo. Le multinazionali, infine, esportano i loro guadagni, lasciando i Paesi sottosviluppati, che li hanno accolti, sempre più poveri. La crisi alimentare in Etiopia La crisi alimentare globale causata da un insieme di fattori tra i quali l'impennata dei prezzi dei generi primari, l'aumento del petrolio, le guerre e la siccità, mette a serio rischio la vita di ben 15 milioni di persone nel Corno d'Africa. L'Etiopia ha ben 10 milioni di persone con un urgentemente bisogno di distribuzioni alimentari. In Etiopia sono già finite le scorte di cibo, mentre i costi dei carburanti e la mancanza di piogge hanno fortemente inciso sulla produzione e la distribuzione di cereali, il cui prezzo sul mercato nazionale è triplicato nell’ultimo anno. La crisi alimentare in Kenya e nel Corno d’Africa Situazione critica anche in Kenya dove sono circa 1,2 milioni gli esseri umani che soffrono la fame mentre sono circa 700.000 gli affamati in Uganda, quasi tutti concentrati nella regione della Karamoja che confina proprio con il Kenya. La situazione è gravissima dicono al Programma Alimentare Mondiale ogni minuto che passa si aggrava ulteriormente. E' necessario che l'Occidente prenda coscienza che il problema della fame nel Corno D'Africa non è un problema locale ma che riguarda globalmente tutto il pianeta. La fame è uno dei principali motivi delle migrazioni. Occorre quindi che i Paesi sviluppati, a partire da quelli europei, si facciano carico di questo immenso problema e che tentino almeno di tamponare l'emergenza in attesa dell'attuazione di un piano a lungo termine che metta fine definitivamente a questa che è la più grande emergenza mondiale degli ultimi anni. VERSO UNA TERRA MADRE Le malattie dei paesi sottosviluppati Marino Simona Art. 25 “Ogni individuo ha diritto ad un tenore di vita sufficiente (…) con particolare riguardo all’alimentazione, al vestiario, all’abitazione, e alle cure mediche e ai servizi sociali…” Malattie nell’ultimo secolo Nell’ultimo quarto di secolo si sono ripresentate ben 20 malattie infettive tradizionali e, nello stesso periodo, sono comparse nuove infezioni mortali, prima sconosciute: HIV, Ebola, febbre di Lassa. Sono presenti malattie infettive che provocano un grave problema per la salute della popolazione, ma che in diversi casi sono infezioni potenzialmente prevenibili. Nella valutazione della situazione due elementi sono particolarmente importanti per l’Africa: l’accesso ai vaccini e ai farmaci e le politiche che ne promuovono l’uso. Le temperature e le condizioni igieniche Le temperature alte incrementano ed estendono l’habitat di sopravvivenza dei microbi del colera. La scarsa quantità d’acqua o la mancanza di acqua potabile, insieme alle condizioni igieniche inadeguate, facilitano la diffusione delle malattie. Molte di queste sono malattie relative alla povertà. Alle condizioni igieniche è legato il colera. Per molte malattie esistono farmaci e vaccini efficaci, ma qui poco diffusi perché la maggior parte della popolazione non può permettersele. Sono inoltre comparse in Africa nuove malattie virali: l’Ebola che produce emorragie mortali e la Dengue che provoca la febbre spaccaossa. Le malattie in Africa: le Infettive Dovute all’azione di batteri e virus patogeni. Le principali sono: AIDS, colera, difterite, ebola, epatite, morbillo, pertosse, peste, TBC, tetano, polmonite, tifo. Le malattie in Africa: le Parassitarie Dovute ai pidocchi, alle zanzare e ai vermi. Le principali sono: febbre gialla, febbre di lassa, dengue, filarosi, malaria, tracoma, leishmaniosi, malattia del sonno. Le malattie in Africa: da carenza alimentare Dovute a insufficienza di cibo, sia come quantità che come qualità. L’organismo ha bisogno di principi nutritivi, senza i quali il fisico non ha sufficiente energia per svolgere le varie funzioni vitali. L’AIDS L’Aids è la sindrome da immunodeficienza acquisita. E’ un morbo che riduce la capacità dell’organismo di resistere agli agenti patogeni. Favorisce la comparsa di gravi malattie e alla morte. L’Aids non è guaribile, ma le terapie mediche avanzate sviluppate nell’ultimo decennio, se assunte per tempo, accrescono le possibilità di far regredire un’immunodeficienza già acquisita o di ritardarne la manifestazione, anche di parecchi anni. Grazie alla medicina moderna, la speranza di vita per molte persone affette da HIV è sensibilmente aumentata. Malattie causate da zanzare La Malaria Il cambiamento climatico con l'aumento della temperatura ha allargato l’area di diffusione delle zanzare consentendo loro di viaggiare a quote più alte e diffondendo la malaria in nuove zone. La malaria è una malattia febbrile mortale che viene trasmessa dal semplice morso di una zanzara: la zanzara Anofele femmina, infettata dal parassita malarico. I sintomi della malattia appaiono dopo circa 9 - 14 giorni dal morso infetto della zanzara e sono molto variabili e si manifestano con: febbre, vomito, brividi, mal di testa, dolori muscolari e sintomi simili a quelli influenzali, talora anemia e ittero. La malaria, se non trattata in tempo, può determinare insufficienza renale, coma e morte. La malattia uccide la persona distruggendone i globuli rossi (anemia) oppure ostruendo i capillari che portano sangue al cervello (malaria cerebrale) o ad altri organi vitali. A causa da carenze di farmaci minacciano l'accesso a terapie efficaci contro la malaria in Africa. Malattie causate da punture di pulci La Peste Il Tifo Murino È una malattia batterica contagiosa, causata da un bacillo che viene trasmesso all'uomo dalla puntura delle pulci del ratto. Questo germe può essere trasmesso anche da malato a sano per via aerea, con la tosse, lo starnuto o le secrezioni oro-faringee. L'incubazione dura al massimo una settimana, poi insorgono febbre alta, brividi, tachicardia, vomito, diarrea, vertigini, delirio e altre complicazioni. Il decorso è sfavorevole nelle forme polmonare e setticemica, curabili invece, se l'intervento è tempestivo, la peste bubbonica e quella cutanea. Il tifo murino, detto anche tifo endemico da pulci, è una malattia causata da un germe e viene trasmessa all'uomo dalla pulce del ratto. La malattia può interessare ogni Paese, attualmente si presenta generalmente con casi sporadici e colpisce soprattutto coloro che vivono in abitazioni o in ambienti di lavoro infestati da ratti. La pulce, una volta punto il ratto infetto, deposita le feci sulla pelle dell'individuo sano, il quale a sua volta si infetta iniettandosi il germe attraverso le lesioni da irritazione. Il rachitismo Il rachitismo è una malattia tipica dell'età pediatrica ed è causato da un difetto di ossificazione del tessuto osteoide di nuova formazione, soprattutto a livello delle cartilagini di coniugazione e delle zone di calcificazione provvisoria. Il rachitismo colpisce sia gli uomini che gli animali nei primi mesi di vita. Anemia da carenza di ferro La carenza di ferro è probabilmente l’alterazione nutritiva più diffusa nel mondo. Questa forma di anemia è comune soprattutto nei bambini piccoli, nelle adolescenti e nelle donne in età riproduttiva. I fattori che determinano la carenza del ferro sono in qualche modo diversi nei vari gruppi della popolazione. Diverso l’andamento nell’uomo, nel quale si riconoscono infatti due picchi di incidenza: durante l’adolescenza e dopo i 30 anni. L’incidenza massima dell'anemia si verifica comunque tra i 6 e i 20 mesi di vita (indifferentemente maschi e femmine) ed in particolare nei prematuri. L’AMREF L’AMREF aiuta le popolazioni che vivono di povertà subendo carestie e siccità, popolazioni che vivono in campi profughi tra le varie guerre con il dolore e le malattie senza strutture di sanità e ai bambini che sono in mezzo alle strade dà un’istruzione per offrire loro una vita futura migliore. Il progetto di AMREF è attivo a Maridi, una cittadina del Sud Sudan, situata quasi al confine con la Repubblica Democratica del Congo. Il progetto dell’AMREF Dal 1998 AMREF ha avviato il primo e unico centro di formazione di personale sanitario specializzato del Sud Sudan. Gli Assistenti diplomati sono in grado di curare le principali malattie, effettuare interventi chirurgici, educando la popolazione sulle principali norme igieniche e sanitarie. Al termine dei tre anni di corso gli studenti sono in grado di lavorare in un ambulatori medici. L’obiettivi del progetto è migliorare la salute della popolazione del Sud Sudan attraverso la formazione del personale di medici, infermieri e assistenti. Il progetto dell’AMREF Gli assistenti dovranno provvedere alla cura delle malattie diffuse con: vaccinazioni, visite a domicilio, interventi chirurgici, seguendo il paziente durante il decorso. Creare un team di assistenti sanitari, aggiornati e preparati, e garantiscono assistenza alla maternità, cura dell’infanzia, programmi nutrizionali, programmi di educazione sanitaria nelle scuole. VERSO UNA TERRA MADRE Diritti dei bambini Russo Anastasia Art. 25 “La maternità e l’infanzia hanno diritto a speciali cure ed assistenza…” Perché non posso abbracciare la mia mamma? Perché non posso giocare come gli altri bambini? Perché non posso farmi un riposino pomeridiano? Perché non ho diritto all’infanzia? Perché non mi è riconosciuto nessun diritto? Perché devo morire di fame? Perché devo vivere nella sofferenza? La loro vita…. Milioni di bambini dai 6 anni in su fanno i servitori nelle case dei ricchi, anche di diplomatici europei, ripagati soltanto con un po’ di cibo (ad Haiti e in Pakistan su 20 milioni di adulti 8 milioni di bambini sono stati venduti come schiavi per risarcire debiti). 80 milioni di bambini nel mondo lavorano per strada e 12.000 bambini a Manila scalano ogni giorno la Montagna Fumante (di spazzatura) per trovare qualcosa da utilizzare in qualche modo per sopravvivere. La loro vita…. Si stima che oltre 130 milioni di donne e bambine siano state sottoposte a mutilazione o a qualche altra forma di taglio dei genitali. Le mutilazioni vengono praticate prevalentemente su bambine tra i 4 e i 14 anni, tuttavia in alcuni paesi vengono operate bambine con meno di un anno di vita, come accade nel 44% dei casi in Eritrea e nel 29% dei casi nel Mali. Quali diritti cercano la maggior parte di noi chiusi nelle nostre case dopo una calda cena e comodamente seduti sul divano a guardare la televisione? Abbiamo tutti il "dovere" di dire queste cose ai nostri figli cercando di far capire loro quanto sono fortunati ad avere tanti "diritti" per essere nati Qui e non Lì…. Diritto allo studio Il diritto allo studio è il principale mezzo di diffusione della cultura nei paesi civili. È anche il principale mezzo per la realizzazione personale. Studiare, infatti, non significa solo accrescere le proprie conoscenze (informazioni che entrano nella memoria), ma soprattutto significa organizzare queste informazioni affinché la propria personalità acquisti spessore e carattere. Significa entrare in contatto con realtà diverse, relativizzare e allargare la propria esperienza, imparare a ragionare, confrontarsi con opinioni, situazioni, altre culture. Lo studio, la cultura sono la base per l'anticonformismo, per una società composta da individui responsabili, maturi e consapevoli di sé. Purtroppo nel mondo il diritto allo studio è violato in molti paesi. In particolare, è violato con una netta discriminazione a danno degli individui di sesso femminile. Bambini soldati Guerre tra fazioni e baby soldiers: il dramma dei 300 mila bambini soldato usati nei fronti delle centinaia di guerre che devastano i paesi del terzo mondo abbandona sempre più la classica e ristretta sede di dibattito delle agenzie internazionali per riempire le pagine di quotidiani e riviste, mentre le immagini di repertorio dei telegiornali propongono quello che è ormai il tipo iconografico del “bambino dallo sguardo profondo che imbraccia un kalashnikov”. Immagine veritiera, nulla da eccepire, ma parte di un’informazione edulcorata, spesso calibrata più sulla “delicata sensibilità” di noi pubblico occidentale, che sulla cruda verità dei fatti da raccontare. Bambini soldati Il principio di non-violenza delle immagini è più che condivisibile, ne conveniamo tutti, ma quanto possiamo dire di conoscere della situazione di questi piccoli guerriglieri, se anche la lettura dei loro racconti desta sempre in noi un’angosciante sensazione di sorpresa? E ancora: chi di noi sa cosa avviene dei circa 40 mila bambini sopravvissuti e“smobilitati”, quando per loro e nostra buona pace la guerra in cui sono stati utilizzati è terminata? E’ la situazione con cui oggi si devono fare i conti in Sierra Leone, Afghanistan e Angola, dove ricostruzione significa anche “riabilitazione”. La legge dice che… Con la legge n. 46 del 2002 la Repubblica italiana ha ratificato i protocolli di New York alla Convenzione dei diritti dei fanciulli. Gli Stati che vi hanno aderito hanno accettato di vietare la vendita di bambini, la prostituzione di bambini e la pornografia con bambini; mentre, per quanto concerne le guerre, non si è potuti andare oltre all'impegno di vigilare affinché i membri delle forze armate di età inferiore ai 18 anni non partecipino direttamente alle ostilità. La legge dice che… In concreto, l'impegno degli Stati aderenti è quello di far inserire nel proprio diritto penale i seguenti reati: il fatto di offrire, consegnare o accettare un bambino allo scopo di sfruttarlo a fini sessuali o di trasferirne gli organi per fini di lucro; il fatto di ottenere indebitamente, in qualità di intermediario, il consenso all'adozione di un bambino in violazione delle leggi internazionali; il fatto di offrire, ottenere, procurare o fornire un bambino a fini di prostituzione; il fatto di produrre, distribuire, diffondere, importare, esportare, offrire, vendere o detenere materiale pornografico rappresentante bambini. Inoltre, per quanto concerne l'uso di bambini in guerra, gli Stati si sono impegnati a vigilare affinché le persone di età inferiore a 18 anni non siano oggetto di un arruolamento obbligatorio nelle loro forze armate; in particolare, gli Stati che autorizzano l'arruolamento volontario nelle loro forze armate nazionali a persone con meno di 18 anni. I bambini chiedono i loro diritti Ecco un breve elenco di diritti dal punto di vista dei bambini: Bambini fra i 5 – 6 anni Ho il diritto… di avere la mia mamma che la mia mamma ed il mio papà mi amino di giocare e di divertirmi di badare a me stesso di festeggiare il mio compleanno a casa e all’asilo di mangiare ciò che voglio… e non desidero mangiare di tutto di essere trattato con rispetto e di prendere alcune decisioni da solo I bambini chiedono i loro diritti Bambini fra i 10 – 14 anni Ho il diritto… -alla libertà, alla salute, alla sicurezza - alla libera scelta di scopi di vita, sogni, immaginazione, di moda e ‘paghetta - di uscire, avere amici e di innamorarmi - di avere la mia opinione e di parlare ai miei genitori - all’istruzione - di giocare - di mangiare semi di girasole (mia madre non me lo consente) - di essere libero di indossare qualunque cosa io voglia - di mangiare il gelato, giocare a calcio e giocare al computer - di essere trattato con rispetto e di prendere alcune decisioni da solo VERSO UNA TERRA MADRE PROGETTI UNICEF PER I DIRITTI DELL’INFANZIA Boltri Chiara Art. 26 “Ogni individuo ha diritto all’istruzione. L’istruzione deve essere indirizzata al pieno sviluppo della personalità umana…” Cos’è l’UNICEF? L'UNICEF è la principale organizzazione mondiale per la tutela dei diritti e delle condizioni di vita dell'infanzia e dell'adolescenza. La missione dell’UNICEF La missione dell'UNICEF è di mobilitare in tutto il mondo risorse, consenso e impegno al fine di contribuire al soddisfacimento dei bisogni di base e delle opportunità di vita di ogni bambino, ragazzo e adolescente. Le attività dell’Unicef 1. L’UNICEF mobilita strategie politiche e risorse materiali dei paesi, in particolare quelli in via di sviluppo, per assicurare un pronto soccorso per bambini e per far crescere la loro capacità di creare adeguate politiche sociali di assistenza verso i bambini e le loro famiglie. Le attività dell’Unicef 2. L’UNICEF ha il compito prioritario di assicurare protezione ai bambini maggiormente colpiti (vittime della guerra, disastri naturali, estrema povertà, ogni forma di violenza e di sfruttamento, disabili). Le attività dell’Unicef 3. L’UNICEF punta, attraverso i suoi programmi nazionali a sviluppare uguali diritti per donne e bambini e a sostenere la loro completa partecipazione nella vita sociale, politica ed economica dei paesi in cui vivono. VERSO UNA TERRA MADRE ALCUNI PROGETTI DELL’UNICEF Proteggere i bambini dall’HIV/AIDS La situazione I bambini orfani e sieropositivi affrontano molte discriminazioni e senza delle cure adeguate e qualcuno che si occupi di loro restano spesso esclusi dal sistema scolastico, dai servizi sanitari e di assistenza, e sono più a rischio, rispetto ai loro coetanei, di abusi e sfruttamento. Il progetto UNICEF Attraverso i programmi di istruzione, l'UNICEF favorisce l'integrazione e la permanenza dei bambini nel sistema di istruzione primaria. Il primo punto della strategia messa in atto dall'UNICEF, in collaborazione con le comunità locali, prevede l'identificazione dei bambini orfani per consentire loro di accedere ai servizi di assistenza. Questa assistenza non può però tralasciare quelli che sono i bisogni di base che i bambini e le comunità avvertono come primari: cibo, coperte, zanzariere per proteggersi dalla malaria, la prima causa di morte nel paese. ALCUNI PROGETTI DELL’UNICEF Uniti contro lo sfruttamento dei bambini La situazione Da sempre, la Bolivia è anche uno dei paesi più poveri del continente: vive sotto la soglia di povertà il 59% della popolazione, percentuale che sale all'88% nelle regioni rurali. Il lavoro minorile, proprio a causa della diffusa miseria, è quasi la norma nel paese andino: sono ben 800.000 i minori che lavorano, uno su cinque. Il progetto UNICEF L'UNICEF, presente in Bolivia sin dal 1950, ha lavorato, in stretta collaborazione con il Governo boliviano, alla definizione di un Piano nazionale per l'eliminazione del lavoro minorile, con l'obiettivo di abolire le peggiori forme di impiego e per prevenire l'entrata nel mercato del lavoro dei minori sotto i 14 anni. VERSO UNA TERRA MADRE Lo sviluppo dei paesi poveri attraverso le P.O. delle donne rurali Marchio Valentina Art. 2 “Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà (…) senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione…” Le donne rurali Le agricoltrici costituiscono un gruppo emarginato e il loro ruolo nell'agricoltura non viene messo in risalto pur risultando centrale nella produzione alimentare a livello mondiale: infatti le donne rappresentano l'80% della produzione alimentare nei Paesi africani, il 60% in Asia, il 40% in America del Sud. E tali percentuali aumentano di anno in anno in tutto il mondo. La difesa dei diritti di queste donne rurali e la lotta contro ogni violenza subita dalle cittadine del settore rurale sono dunque di importanza vitale. E' necessario porre l'accento sul riconoscimento dei diritti delle donne rurali per stabilire le pari opportunità e correggere le discriminazioni di cui sono oggetto. Diritto alla salute La salute è la condicio sine qua non per poter lavorare in maniera efficiente. Nell'ottica della prevenzione dei problemi legati alla salute nelle comunità rurali, è necessario migliorarne le condizioni sanitarie. Servizi più facilmente accessibili e qualitativamente migliori possono, tra l'altro, contribuire a ridurre l'incidenza delle malattie in seno alle famiglie, a sostenere le donne durante la gravidanza e la maternità, a controllare le nascite e, più in generale, a innalzare la qualità della vita nelle comunità rurali. Diritti fisici riguardanti la violenza La violenza in famiglia è una realtà presente nelle zone rurali. È indispensabile un'opera d’educazione in seno al nucleo familiare per sradicare completamente questa situazione inaccettabile. Le donne possono fare appello alla giustizia per ottenere il rispetto dei loro diritti. Tuttavia innumerevoli ostacoli sbarrano l'accesso alla giustizia, soprattutto per quelle donne che vivono in ambienti rurali remoti: tali ostacoli comprendono l'assenza di autorità incaricate dell'applicazione della legge, lo scarso livello di formazione delle stesse, un accesso limitato ai servizi sanitari e giuridici, la precarietà della fornitura dei servizi. Diritto all’istruzione L'istruzione è un diritto fondamentale di tutti i cittadini e rappresenta uno strumento essenziale per lo sviluppo dello spirito critico delle persone e per fornire basi più solide alle loro capacità decisionali. Con l'istruzione, avranno una migliore conoscenza dei loro diritti, una maggiore capacità di negoziare e riusciranno più facilmente a far conosce i propri interessi e a lavorare per il progresso nel mondo rurale. A livello mondiale, le donne rappresentano i due terzi degli alfabetizzati. Diritto di partecipare ai processi decisionali e alle organizzazioni agricole La stragrande maggioranza dei poveri del pianeta vive in zone rurali; per il 70% sono donne e la loro principale risorsa è rappresentata dall'agricoltura. Di conseguenza sarebbe innanzitutto necessario che le politiche di sviluppo tenessero conto degli interessi e dei bisogni delle agricoltrici. È indispensabile che le agricoltrici comprendano tutti i dettagli delle politiche che le governano e che partecipino all'elaborazione delle posizioni politiche delle organizzazioni agricole che le rappresentano. Diritto di partecipazione ai mercati da parte delle donne rurali Il commercio è uno degli strumenti utilizzabili per garantire uno sviluppo mondiale durevole. Le donne in genere, e le agricoltrici in particolare, devono poter sfruttare tale strumento con cognizione di causa. Diritto al lavoro nel settore agricolo Nel settore agricolo, lo sfruttamento del lavoro femminile si traduce in ineguaglianze salariali a parità di mansioni e competenze. In molti casi le donne non beneficiano neppure della sicurezza sociale, poiché non viene loro riconosciuto altro ruolo se non quello di mogli di agricoltori uomini. Nonostante il notevole incremento della partecipazione femminile al lavoro agricolo degli ultimi anni, in questo settore persiste il mancato riconoscimento del loro ruolo. Diritti delle donne indigene Le donne indigene svolgono un ruolo fondamentale non solo nell'agricoltura, ma anche nella trasmissione di una cultura che associa natura e universo globale. Tradizionalmente le donne e le ragazze indigene sono quelle che subiscono maggiormente discriminazioni e emarginazione, oltre a essere vittime di pratiche tradizionali nocive. Le Organizzazioni d’aiuto Si sono proposti di affrontare questi argomenti delicati varie organizzazioni, tra cui l’ONU, Amnesty International, UNDP e le Nazioni Unite; per far capire che: “…questa discriminazione e violenza contro le donne, sono fenomeni che non possono essere considerati sintomo di disagio privato, ma affondano le radici in un immaginario collettivo in cui i ruoli maschile e femminile non si sono modificati. Per migliorare questa situazione bisogna iniziare da ragazzi, attraverso un lungo lavoro che parte dal quotidiano per sensibilizzare tale discriminazione che già è presente tra i compagni di scuola”. Quale aiuto? Eliminando le disparità nella formazione scolastica, professionale e nel lavoro. Favorendo l’accesso alle donne alle attività lavorative imprenditoriali in modo da garantirne l’indipendenza e l’autonomia sia lavorativa che personale, favorendo inoltre l’equilibrio tra responsabilità familiari e professionali. • Superando le barriere che provocano effetti diversi e pregiudizi, a seconda del sesso. • E in particolar modo difendendone i diritti di fronte alla legge Le varie tappe 10 dicembre 1948, l’art.2 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, adottata dall’assemblea generale dell’ONU, sancisce che «ad ogni individuo spettano tutti i diritti e le libertà enunciati nella presente Dichiarazione senza distinzione alcuna per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua o religione». Nel 1952 con la Convenzione sui Diritti Politici della donna si è adottato il primo strumento giuridico per la difesa dei diritti femminili, tematica poi ripresa nel 1976. Nel 1975, proclamato dall’ONU Anno Internazionale della Donna, si è tenuto a Città del Messico la prima conferenza mondiale sulle donne, sottolineandone i diritti umani di tutti i popoli e la necessità di eliminare le violenze e gli abusi contro le donne e le bambine. Le varie tappe Nel 1979 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite approva la convenzione sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione nei confronti delle donne attualmente approvata da 133 stati. Questa convenzione impegna gli stati a porre rimedio alle disparità che le donne devono subire non solo nella vita pubblica ma anche in quella privata. Nel 1985 a Nairobi ha avuto luogo la terza Conferenza dove vennero approvate le strategie per l’emancipazione femminile applicate fino al 2000. Nel 1995 a Pechino si è tenuta la quarta Conferenza mondiale, dove si è affrontato il tema dell’uguaglianza, dello sviluppo e della pace nei confronti femminili. La situazione oggi Ma come l’esperienza purtroppo ci insegna, la ratifica dei trattati internazionali non ne garantisce automaticamente il rispetto da parte dei governi. La dichiarazione delle Nazioni Unite contro la violenza nei confronti delle Donne impose “l’applicazione universale nei confronti delle donne dei diritti di eguaglianza, libertà, integrità e dignità di tutti gli esseri umani; tutti i governi sono moralmente obbligati a rispettare questa Dichiarazione. Essi sono inoltre vincolati al rispetto dei diritti fondamentali del cittadino”. Molti governi violano tali trattati, alcuni addirittura rifiutano che siano tutelati questi principi fondamentali se si parla di “Donna”. In molti paesi le donne subiscono minacce di ogni tipo, tortura, carcere e morte se tentano di far valere i loro diritti economici e sociali. VERSO UNA TERRA MADRE IL MICROCREDITO Barletta Jessica Radha Art. 23 “Ogni individuo ha diritto al lavoro, alla libera scelta dell’impiego, a giuste e soddisfacenti condizioni di lavoro ed alla protezione contro la disoccupazione…” Il Microcredito Il microcredito è uno strumento di sviluppo economico che permette l'accesso ai servizi finanziari alle persone in condizioni di povertà ed emarginazione. Negli ultimi anni sono in corso tentativi di diffusione del microcredito per i cosiddetti "nuovi poveri", cioè coloro che nei Paesi Sviluppati vivono sulla soglia della sussistenza. Muhammad Yunus Muhammad Yunus è nato a Chittagong il 28 giugno 1940 è un economista e banchiere bengalese. È il realizzatore del microcredito, ovvero di un sistema di piccoli prestiti destinati ad imprenditori troppo poveri per ottenere credito dai circuiti bancari tradizionali. Per i suoi sforzi in questo campo ha vinto il premio Nobel per la Pace del 2006. Le Banche Dei Poveri Le cosiddette banche dei poveri sono istituti bancari che operano, soprattutto nei paesi del Terzo Mondo, nel campo della microfinanza, ovvero forniscono servizi finanziari caratterizzati da importi unitari molto bassi (equivalenti a pochi euro o decine di euro). Nei Paesi in via di sviluppo, basterebbero piccolissime cifre per avviare o migliorare un’attività autonoma e conquistare l'indipendenza economica. Oggi alcune banche si sono associate a un livello internazionale creando il MicroFinance Network: i componenti di tale organizzazione sono oltre 20 tra ONG (organizzazione non governativa), banche commerciali ed istituzioni di supporto che offrono consulenza tecnica. La storia del microcredito L’idea del microcredito si diffonde grazie al lavoro di Bank, la “banca villaggio” fondata nel 1976 da Muhammad Yunus in Bangladesh. Questa banca rurale nasce per concedere prestiti e supporto organizzativo ai più poveri. In questi anni si sono sperimentati differenti programmi di microfinanza/microcredito, a seconda delle caratteristiche del contesto locale, dove cultura, economia, dimensione, tipologia di società influiscono nella vita del paese. L'evoluzione del microcredito La sempre maggiore attenzione al microcredito, con la partecipazione di rappresentanti di ONG (organizzazione non governativa) gruppi di base del Nord e del Sud del mondo, agenzie delle Nazioni Unite, Governi nazionali, istituzioni internazionali. L'evoluzione del microcredito Il cliente della Banca Etica opta però per una realtà del mondo bancario, e più largamente dell’universo economico del tutto originale: un’impresa che agisce al servizio di uno sviluppo sostenibile dal punto di vista sociale ed ambientale. La missione di Banca Popolare Etica è di creare un “profitto sociale”. I programmi di microfinanza sono inquadrabili in base all’approccio seguito nell’erogazione dei servizi. La ragione principale che spinge molte Organizzazioni internazionali ad abbracciare il primo approccio riguarda l’autosufficienza del programma di microcredito. Le microimprese In molti casi vengono coinvolti i familiari e pochi altri dipendenti in piccole attività orientate alla necessità dell’economia familiare. Le entrate sono per lo più rivolte al miglioramento delle condizioni di vita della famiglia e solo nel caso di imprese più avviate sono indirizzate al reinvestimento nell’attività produttiva o nel miglioramento del luogo di lavoro. Anche le strategie sono differenti a seconda della scala di attività: si va dall’obiettivo della diversificazione della produzione per incrementare il reddito familiare e per minimizzare il rischio; alla maggiore specializzazione in particolari attività, prima per aumentare le entrate della famiglia e poi, comunque, per migliorare i profitti. Le microimprese In luoghi dove la sicurezza del lavoro è spesso compromessa, i microimprenditori sono in molti casi non riconosciuti, anche legalmente, dal sistema economico e bancario. Tuttavia, sono il fulcro dello sviluppo economico locale ed il potenziale meccanismo attraverso cui puntare per migliorare il benessere delle comunità di riferimento. Le microimprese I beneficiari di molti programmi di microcredito sono donne: si cerca in questo modo di migliorare la loro condizione e coinvolgimento nelle attività economiche, e quindi il loro ruolo all’interno delle comunità; anche perché esse hanno dimostrato in diversi casi una migliore gestione dell’economia familiare e dell’educazione dei figli. Le donne, inoltre, si sono rivelate molto più affidabili degli uomini quanto a gestione dei crediti e ripagamento delle quote. Il microcredito contro la povertà Il cambiamento di prospettiva nei programmi di aiuto allo sviluppo: dalla donazione al credito. La metodologia del microcredito rivoluziona il modo di pensare l’aiuto allo sviluppo nei programmi di cooperazione internazionale. Si tratta infatti di uno strumento che stimola l’attività produttiva e la dignità delle persone a cui viene data una possibilità di crescita che non viene regalata, ma “prestata”. Quella che viene riconosciuta è la fiducia nella possibilità della persona: il credito prima ancora che monetario è fiducia al microimprenditore e al suo progetto. Il microcredito contro la povertà Lo sviluppo economico viene sostenuto in questo caso attraverso la responsabilizzazione dei microimprenditori, come protagonisti e fautori della propria crescita. Coloro che ricevono un prestito sono spinti a lavorare duramente per restituirlo: per loro è un occasione che, se fallisce, non si ripeterà facilmente. Il tentativo di ogni progetto di microfinanza/microcredito è quello di creare le condizioni di sostenibilità dei programmi e delle istituzioni che ne prendono parte. Nei Paesi in via di sviluppo risulta molto importante il contributo che l’economia informale dà allo sviluppo economico nazionale. Il microcredito contro la povertà In questo caso una piccola somma del credito ottenuto viene trattenuta e destinata ad un fondo di risparmio obbligatorio obbligatorio che serve, sia come garanzia addizionale, sia per favorire la cultura del risparmio anche tra le fasce più povere della popolazione, al fine di programmare le risorse economiche in funzione delle esigenze della famiglia. 2005: anno del microcredito Nell’anno internazionale del microcredito, 66 milioni di famiglie tra le più povere del mondo hanno beneficiato di microprestiti, secondo i dati di un rapporto diffuso dalla Campagna del vertice sul microcredito. Sono passati 30 anni da quando il professore di economia Mohammed Yunus, il bengalese pioniere delle banche etiche, fondò la Grameen Bank «ideando» il microcredito a beneficio di comunità di donne nei villaggi rurali tra le paludi del Bangladesh. Il microcredito interrompe il circolo vizioso della povertà perché non richiede solo le garanzie economiche, ma si basa su garanzie sociali. 2005: anno del microcredito A concedere microprestiti sono in genere banche etiche, ONG, agenzie di sviluppo della cooperazione e organismi intergovernativi: dalla banca mondiale, all’ONU ed alle sue agenzie specializzate come l'Ifad, il fondo internazionale per lo sviluppo agricolo con sede a Roma. La riduzione della povertà estrema è il primo degli «obiettivi di sviluppo del millennio» sottoscritti da oltre 180 capi di stato, ed il microcredito è ormai il simbolo della cooperazione allo sviluppo che funziona: locale, mirata, a favore delle categorie più svantaggiate e non di elite corrotte. Il "microbenessere" che deriva da piccole attività spesso si traduce in migliore accesso ai servizi sanitari e scolastici per le donne e i bambini, promuovendo anche lo «sviluppo umano» e non solo quello economico. 2005: anno del microcredito I dati del «Rapporto sullo stato della campagna del vertice sul microcredito 2005» sono stati raccolti da più di tremila istituzioni in tutto il mondo e la loro diffusione coincide con la conclusione dell'anno internazionale del microcredito indetto dall’assemblea generale dell’ONU. L'obiettivo della campagna sul microcredito, un progetto delle Nazioni Unite basato sul Fondo Educativo della ONG Results, è di raggiungere 175 milioni di famiglie tra le più povere del mondo entro la fine del 2015 Promuovere il microcredito Il microcredito è essenziale nella lotta contro la povertà consentendo lo sviluppo di progetti autonomi di occupazione. Il Parlamento chiede quindi di riconoscerne l'importanza sostenendo maggiormente i progetti di microfinanziamento, in particolare quelli a favore delle donne. Suggerisce poi la creazione di un'Associazione congiunta del microcredito incaricata della certificazione di credibilità dei progetti e sollecita maggiori risorse per i progetti di microcredito nei PVS.