cap_2.2 (223-240).qxd 06/06/2005 11.44 Pagina 223 Parte seconda Aspetti economici e territoriali CAP. 2.2 2.2.1 I SISTEMI TURISTICI LOCALI: NUOVI MODELLI DI ORGANIZZAZIONE E VALORIZZAZIONE DELL’OFFERTA TURISTICA INTRODUZIONE Il territorio, inteso come sommatoria di fattori quali l’ambiente, il paesaggio, le risorse culturali, è da sempre “costitutivo” rispetto al turista/turismo, pur nella diversa consapevolezza e varietà dei modelli organizzativi, del ruolo assunto dai soggetti pubblici, del livello dei servizi presenti, della cultura dell’accoglienza, ecc. Il rapporto tra territorio e sviluppo economico, e quindi anche turistico, è emerso con forza in questi ultimi anni, fino ad ottenere nuovo impulso a seguito del riconoscimento anche a livello legislativo. L’art. 5 della legge 135/2001 – che reca la riforma della legislazione nazionale in materia di turismo - esprime le linee generali di una “filosofia” organizzativa che si intende generalizzare a livello nazionale – quella dei sistemi turistici locali (STL) - promovendo e diffondendo in buona sostanza un modello già sperimentato da tempo in realtà forti e collaudate del paese, in particolare nel settore industriale, con l’obiettivo di migliorare l’offerta turistica locale, con un auspicabile approccio di tipo imprenditoriale. I distretti industriali – intesi come raggruppamento in un dato territorio di un insieme di imprese (generalmente medio/piccole) e risorse specializzate tra loro collegate – rappresentano soltanto il riferimento di fondo di un modello che ha generalmente prodotto risultati positivi, sussistendo, peraltro, non poche differenze tra il prodotto manifatturiero e quello turistico1. La filosofia dei distretti industriali era sostanzialmente basa- 1 CRESA - Il turismo in Abruzzo Per una comparazione tra distretto turistico e distretto industriale cfr. T. Pencarelli e C. Civitarese, Appunti per un nuovo modello di governo dei distretti turistici, in Prisma, IRES Marche (Istituto Ricerche Economie e Sociali delle Marche), n. 14/15, maggio, 2000, p. 15 ss. ta sulla considerazione che la chiave del successo dello sviluppo fosse da ricercare nella coerenza ed omogeneità del sistema produttivo locale, caratterizzato da una elevata concentrazione e specializzazione produttiva di imprese, da connotare quale nuovo strumento di politica industriale. In questa sede si ritiene di richiamare soprattutto la spinta positiva nel favorire le condizioni per “creare/fare sistema”, indispensabile anche nella costruzione e nel miglioramento dell’offerta turistica. A differenza dei distretti industriali, il ruolo dei soggetti pubblici e privati a livello locale è strategico. I fattori socio-territoriali assumono particolare rilevanza venendo a coincidere il luogo di produzione con quello di consumo del prodotto turistico. D’altra parte il marketing turistico-territoriale presenta la sua complessità, laddove coinvolge necessariamente un elevato numero di attori, se non anche l’intera comunità, a differenza dei “distretti industriali” - dove il coinvolgimento è prevalentemente ristretto al solo livello aziendale interessato. Ma una cultura di sistema – espressione ora riconosciuta pure a livello legislativo – non può prescindere dalla ricerca dell’inevitabile convergenza tra pubblico e privato (e prima ancora – tra pubblico/pubblico e privato/privato) – dove tendenze spontanee coesistono con specifici strumenti normativi e meccanismi incentivanti di tipo anche finanziario. I sistemi turistici locali sono definiti dall’art. 5 dalla Legge n. 135/2001 come “contesti turistici omogenei o integrati che comprendono ambiti territoriali, anche se appartenenti a Regioni diverse, caratterizzati dall’offerta integrata di beni culturali, ambientali e di attrazioni turistiche, compresi i prodotti tipici dell’agricoltura e dell’artigianato locale, o dalla presenza diffusa di imprese turistiche singole o associate”, in altre parole un modello flessi- 223 cap_2.2 (223-240).qxd 06/06/2005 11.44 Pagina 224 CRESA - Il turismo in Abruzzo bile ed aperto di organizzazione dei prodotti e servizi turistici sul territorio. La norma non fa altro che riflettere e registrare teorie, sperimentazioni, dibattiti emersi in questi ultimi anni nella società civile attorno al modo di interpretare il rapporto tra territorio, comunità locali e sviluppo economico, anche se va sottolineato il rilievo e la centralità che vengono finalmente riconosciuti al turismo nello sviluppo locale e nazionale. Affinché si parli di sistema turistico locale è necessario che ricorrano i seguenti requisiti fondamentali: 1) un contesto turistico omogeneo e accessibile; 2) l’offerta integrata di beni culturali, ambientali, attrazioni turistiche, produzioni tipiche e servizi; 3) la presenza di imprese turistiche e di servizi. L’introduzione e la disciplina dei STL nei sistemi turistici regionali rientra tra le competenze proprie delle Regioni, nel quadro più generale dei propri strumenti legislativi, programmatori, organizzativi ed operativi, ancor più dopo l’entrata in vigore della L.Cost. n. 3/2001 che individua in capo a tali enti la competenza esclusiva in materia di turismo, circostanza che da sola impone un complessivo ripensamento ed un adeguamento dell’intera legislazione regionale di settore. Il percorso di lavoro deve privilegiare il coinvolgimento del territorio, partendo dalla “base”, rappresentata dagli enti locali o dai soggetti privati (singoli o associati), e quindi favorendo innanzitutto lo sviluppo delle risorse endogene, ma aprendosi anche a quelle esterne. A tali soggetti l’art. 5, secondo comma, della L. 135 assegna il ruolo – non certo formale o comunque secondario - di “promotori” dei STL. I comuni – rappresentati dall’ANCI - hanno subito sottolineato il loro ruolo, in quanto “riferimento primario e imprescindibile delle politiche turistiche sul territorio e svolgono un ruolo da protagonisti nel processo di costituzione e gestione” 2. 224 Parte seconda Aspetti economici e territoriali Per altro verso si può prospettare il pericolo di un affollamento di strumenti diversi – patti territoriali, unioni di comuni, comunità montane, ecc. – per finalità allargate rispetto ai modelli di riferimento di ciascuna formula. Il Turismo per il suo carattere eminentemente intersettoriale e trasversale “rischia” paradossalmente di ritrovarsi ovunque e da nessuna parte in modo organico (per la serie “tutti fan tutto”). L’Unione di comuni – ad esempio – pure incentivata finanziariamente dalla legislazione regionale – è appunto limitata alla sola componente enti locali ed è esclusivamente finalizzata alla gestione consorziata di servizi pubblici di comune interesse, che certamente possono anche riguardare l’erogazione di servizi aventi diretto o indiretto riflesso per l’economia turistica locale – ma non possono comunque sovrapporsi o sostituirsi al modello dei sistemi turistici locali, con cui dovrebbero semmai coesistere/convivere, e non necessariamente per lo stesso territorio. L’unione di comuni riguarderebbe tra l’altro enti locali non compresi in comunità montane. Non può sfuggire tra l’altro che una componente fondamentale dei sistemi turistici locali è costituita dall’imprenditoria privata, dalla quale – al di là della previsione normativa - non si può prescindere nella costruzione e definizione di tali modelli di sviluppo. Questo ruolo è chiaramente preteso in un recente intervento di Federturismo (Confindustria), che ribadisce come “al centro della nuova stagione e della progettualità che deve stare alla base del STL, non possono che esserci le imprese, altrimenti si rischia solo di creare nel territorio enti inutili e di sprecare preziose risorse” 3. Anche qui si tende ad affermare il proprio ruolo piuttosto che ammettere quello degli 2 cfr. “Carta di Firenze” - promossa dall’ANCI - Firenze 9.3.2001. 3 Federturismo (Confindustria), Documento di lavoro presentato in occasione della 1° Conferenza del turismo italiano, Lamezia Terme, 27/28 settembre 2002, p. 35. cap_2.2 (223-240).qxd 06/06/2005 11.44 Pagina 225 Parte seconda Aspetti economici e territoriali altri protagonisti dei costituendi sistemi, mentre nello stesso tempo lo Stato e la stessa U.E. tendono a mantenere ampi margini d’azione per interventi dall’alto, con dispersione di rilevanti risorse – soprattutto comunitarie - in mille rivoli di varia significatività, prevalentemente scollegati con le realtà locali. Un richiamo è opportuno anche rispetto ad alcune iniziative innovative di questi ultimi anni dirette a promuovere su scala nazionale modelli territoriali tipo, partendo da specifiche identità culturali ed ambientali, quali ad esempio il progetto dei “parchi letterari” (promosso dal Touring Club Italiano e dalla Fondazione Ippolito Nievo), che non sembra poi abbia conseguito particolari risultati positivi. Un’altra iniziativa sui “distretti culturali” promossa dall’Associazione Civita si avvale di finanziamenti comunitari, mentre una linea diretta di tipo strutturale vede il recente coinvolgimento di Sviluppo Italia, impegnata con un investimento di un miliardo di euro per la creazione di tre distretti turistici (costa dei Trulli in Puglia, area di Sciacca in Sicilia e un altro distretto ancora da individuarsi in Calabria)4. Terme di Caramanico (PE). CRESA - Il turismo in Abruzzo 2.2.2 UN BREVE RICHIAMO AL RAPPORTO TRA TERRITORIO E ORGANIZZAZIONE TURISTICA IN ABRUZZO E NEI PRINCIPALI STUDI, PROGRAMMI E PIANI Si ritiene utile richiamare sinteticamente precedenti modelli – o tentativi - di territorializzazione turistica dell’Abruzzo, perché ancora oggi possono ricavarsi utili riferimenti per comprendere anche l’attuale prospettiva di lavoro orientata ai STL. Anteriormente all’emanazione della legge regionale n. 4/1992, l’organizzazione turistica pubblica abruzzese – “trasferita” alla Regione - era caratterizzata da quattro enti provinciali del turismo (in corrispondenza di ciascuna provincia) e da 20 aziende di soggiorno e turismo nei comuni di Alba Adriatica, Caramanico Terme, Francavilla al mare, Giulianova, L’Aquila, Montesilvano Ortona, Pescara, Pescasseroli, Pescocostanzo, Pineto, Rivisondoli, Roccaraso, Roseto degli Abruzzi, Scanno, Silvi, Sulmona, Tagliacozzo, Tortoreto, Vasto. L’attività delle aziende era legata esclusivamente ai comuni di riferimento 5. L’attuazione della legge-quadro 217/1983 comportava – tra l’altro – il superamento della vecchia logica legata all’istituzione dei preesistenti enti turistici e l’introduzione della nozione di “ambito turisticamente rilevante”, cui far corrispondere altrettante aziende di promozione, da riferire non più a singoli comuni, ma ad aree territoriali più ampie e significative in termini di economia turistica. Con la legge L.R. n. 4/1992 – venivano individuati 21 “ambiti turistici” in cui erano “collocati” i 305 comuni della regione – con la conseguente previsione di istituire altrettante Aziende di Promozione Turistica, in sostanziale continuità con la precedente rete di aziende di soggiorno. Gli ambiti erano 4 M. Cavalli, “Un miliardo per il turismo al sud”, in Il Sole 24 Ore, 27.9.2002. 5 Al riguardo si deve notare che il R.D. 1926 prevedeva anche Aziende operanti a vantaggio di aree comprese in più comuni. 225 cap_2.2 (223-240).qxd 06/06/2005 11.44 Pagina 226 CRESA - Il turismo in Abruzzo intesi come comprensori rigorosamente operanti entro i confini delle rispettive province di riferimento. La legge è di fatto rimasta inattuata relativamente all’attivazione delle APT. Con la successiva L.R. n. 54/1997 – è stato definito come “ambito turisticamente rilevante” l’intero territorio regionale (art. 9) – presupposto dal quale dipendeva la conseguente scelta politica di fondo – peraltro (allora) assai contrastata di istituire una unica azienda di promozione turistica a livello regionale. Ma a prescindere dalla istituzione di una o più aziende, anche il legislatore del 1992 – a ben vedere - aveva considerato tutto il territorio abruzzese “turisticamente rilevante”, sia pure per sommatoria dei 21 ambiti allora individuati, considerato che nessun comune rimaneva escluso dall’appartenenza ad un’area turistica. Una breve riflessione va fatta anche rispetto a qualche contraddizione che si intravede nella stessa legge n. 54 tra la scelta di fondo - che ha inteso connotare l’Abruzzo quale ambito unico - e la successiva previsione di “tre linee di prodotto regionali” – peraltro non attivate - a) montagne e parchi; b) mare; c) culturale, artistico, religioso, eno-gastronomico, rurale, termale, affari, congressuale - cui avrebbero dovuto corrispondere altrettanti “ambiti territoriali” (cfr. art. 12), da individuarsi a cura della Giunta Regionale, sulla base delle indicazioni dei comuni. Anche in materia di interventi sulle strutture ricettive – l’art. 10, terzo comma, della legge regionale n. 77/2000 - prevede che i programmi di attuazione possano riferirsi a “predeterminati ambiti territoriali”, introducendo la possibilità di stabilire non meglio specificati elementi di differenziazione rispetto all’intero ambito unico regionale “turisticamente rilevante”. Tale possibilità non risulta peraltro sviluppata in occasione della approvazione del primo programma attuativo della legge stessa (cfr. delibera G.R. n. 627 dell’1.8.2002, pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione n. 113 speciale del 6.9.2002) Ma il rapporto territorio/sviluppo turistico 226 Parte seconda Aspetti economici e territoriali risulta essere anche al centro di un limitato numero di studi e piani6 – talvolta anche pregevoli - che si richiamano sinteticamente sia per esigenze di ricostruzione dell’approccio allo sviluppo turistico abruzzese nel tempo, sia perché talune ipotesi potrebbero ancor oggi rivelare profili di una qualche attualità. Tra questi è senz’altro degno di rilievo - per la profondità dell’analisi - il “Piano Pilota per lo sviluppo turistico territoriale”, a cura dell’Istituto di Rilevazioni Statistiche e di ricerca economica – Roma (1965), finanziato dalla Cassa per il Mezzogiorno. Il lavoro, che si inserisce nell’allora fertile filone degli studi sulla programmazione, consisteva in una ricerca analitica condotta sistematicamente su “zone ristrette”, ossia “le zone maggiormente interessanti per la valorizzazione turistica” abruzzese, secondo una scala di priorità definita sulla base di oltre settanta coefficienti di “vocazione turistica”. Lo studio, diretto dal prof. Fausto Pitigliani, individuava sette “zone” di “sviluppo turistico”: 1) zona del Gran Sasso; 2) zona del Velino-Sirente; 3) zona della Maiella; 4) zona del Parco Nazionale ’Abruzzo; 5) zona degli Altipiani; 6) zona costiera dal Tronto a Francavilla al mare; 7) zona costiera da Francavilla a Campomarino. Un altro studio del 1967 condotto dalla S.P.C. Italiana – su incarico della Cas.Mez. – era incentrato sul comprensorio di sviluppo delle Rocche – e concludeva – tra l’altro - con la proposta di istituzione del Parco regionale del Sirente. 6 “Nonostante la presenza di tre università …I contributi alla ricerca sull’economia abruzzese non sono certo numerosi. A parte l’azione meritoria del Cresa ….e l’impegno di qualche studioso, per il resto bisogna attendere i pochi dati pubblicati dall’Istat.” G. Mauro, Un modello di sviluppo locale: alcune riflessioni sul caso Abruzzo”, ed. Tracce, 1997, p. 15. cap_2.2 (223-240).qxd 06/06/2005 11.44 Pagina 227 Parte seconda Aspetti economici e territoriali Un ulteriore studio - sempre realizzato su finanziamento della Cassa per il Mezzogiorno - dall’Istituto Somea nel 1970 ha riguardato il litorale, la Maiella, gli altipiani maggiori e le Mainarde. Nell’ambito del “comprensorio” furono individuate quattro sub-comprensori; a) subcomprensorio del litorale, articolato in 6 aree; b) del massiccio della Maiella, articolato in 6 aree; c) del Medio Sangro (e alto Molise), articolato in 3 aree; c) degli Altipiani maggiori, Parco Nazionale (e Mainarde), articolato in 8 aree. Le 23 aree erano costituite da uno o più comuni contermini, e sono state individuate in base alla vocazione turistica e alla possibilità di realizzare un’economia turistica integrata. Altra ricerca che si segnala è quella condotta dall’Istituto I.T.C. nel 1984 e finalizzata alla elaborazione del Progetto Speciale “Direttrice della transumanza e della civiltà sannitica”. Il piano – finanziato ai sensi della legge n. 775/1984 – proponeva lo sviluppo di 9 itinerari turistici principali, di cui sei riguardanti il territorio abruzzese (Termoli-Pescara; Pescara-Roseto; Roseto-Teramo; TeramoL’Aquila; L’Aquila-Popoli; Popoli-Castel di Sangro) e 22 itinerari turistici secondari, di cui 16 compresi in territorio abruzzese (Fossacesia-Chieti; Pretoro-Pescara; Penna S.Andrea-L’Aquila; Penna S.Andrea-Barisciano; Teramo-Ancarano; Campotosto-Amiternum; S.Vittorino-L’Aquila; L’Aquila-S.Benedetto in Perillis, L’Aquila-Avezzano; Avezzano-Rocca di Cambio; Avezzano-Balsorano; Popoli-Corfinio; Sulmona-Pescocostanzo; Sulmona-Ortucchio; Villetta Barrea-Castel di Sangro; Alfedena-Isernia. Gli itinerari erano stati ipotizzati assumendo le seguenti categorie di classificazione: 1) itinerario dei centri storici; 2) itinerario dall’alto medio evo al medio evo; 3) itinerario dal rinascimento al settecento; 4) itinerario dell’architettura fortificata; 5) itinerario archeologico; 6) itinerario dei santuari; 7) itinerario paesaggistico. CRESA - Il turismo in Abruzzo Più recente (1995) lo studio realizzato dall’Istituto Abruzzese di Ricerche e Sviluppo (IARES), dal titolo “Il sistema degli itinerari turistici in Abruzzo”, pure incentrato sulla logica degli itinerari. La poderosa ricerca – finanziata dalla Regione ed articolata in sette volumi – ha avuto per obiettivo “la verifica di congruità fra domanda e offerta turistica nella regione, ma soprattutto l’individuazione dei segmenti territoriali dell’offerta non adeguatamente conosciuti e, pertanto, non utilizzati”7. L’utilità dell’ampia raccolta di dati e informazioni – è da circoscrivere alla ricognizione – una sorta di inventario - delle risorse culturali presenti sul territorio regionale, a supporto della ricostruzione di una moltitudine di itinerari comprendenti buona parte delle località abruzzesi, peraltro a prescindere da una qualsiasi valutazione di mercato o interesse della domanda, secondo ipotesi sganciate dal concetto di prodotto e quindi del tutto indifferente rispetto al circuito della commercializzazione. La caratteristica fondamentale delle proposte di itinerari – basate soprattutto sulle risorse culturali e naturalistiche - è quella di essere di “tipo locale” (regionale), con il limite avvertito dalla stessa ricerca, laddove si ammette che “gli itinerari proposti risultano abbastanza poco caratterizzati nei contenuti” e che quindi “difficile sarebbe realizzare, per mezzo di questi itinerari, un’immagine distintiva della regione, affermabile nel mercato turistico nazionale, sia con riguardo alla domanda interna che estera”8. Di taglio completamente diverso è il “Piano di marketing turistico 1998-2002”9 – pure commissionato dalla Regione – in quanto strumento che analizzava l’offerta turistica 7 “Il sistema degli itinerari turistici in Abruzzo”, ed. Istituto Abruzzese di Ricerche e Sviluppo -IARES, 1995,Vol. I, p. 19. 8 “Il sistema degli itinerari turistici in Abruzzo”, op. cit., Vol. IV, p. 816. 9 Piano di Marketing Turistico 1998-2002, ed. Regione Abruzzo – Settore Turismo, 1999. 227 cap_2.2 (223-240).qxd 06/06/2005 11.44 Pagina 228 CRESA - Il turismo in Abruzzo abruzzese secondo una chiave di lettura decisamente orientata al mercato e che doveva essere destinato a svolgere un ruolo di supporto e orientamento alle politiche di promozione turistica sia da parte dei soggetti pubblici che degli operatori privati. Il Piano – al fine di razionalizzare e migliorare la qualità dell’offerta – ipotizzava l’individuazione dei seguenti (otto) “distretti” turistici: 1. Costa teramana Comprende la fascia costiera settentrionale della regione, con le località balneari di Martinsicuro, Alba Adriatica, Tortoreto, Giulianova, Roseto, Pineto e Silvi Marina. La costa è caratterizzata da un litorale sabbioso e largo con un fondale basso che scende gradualmente, ideale per i bambini, ma è anche ben collegato al vicino Gran Sasso da quattro valli su cui si trovano numerosi paesi tra i quali alcuni di rilievo storico e artistico, quali Atri, Castelli, Civitella del Tronto, Campli, Isola del Gran Sasso. 2. Costa chietina Il distretto è caratterizzato da una costa molto varia (sabbia, rocce, baie) caratterizzata dalla presenza dei trabocchi e di alcune riserve naturali. La fruibilità della spiaggia è prevalentemente libera e i servizi di spiaggia limitati. I poli turistici principali per il turismo balneare sono Ortona e Vasto. L’area comprende anche centri di interesse storicoartistico, quali Fossacesia, Lanciano, Bomba, San Salvo, Casalbordino, San Vito e un entroterra con una buona tradizione enologica. Il polo commerciale e d’affari del distretto è Lanciano. 3. Parco nazionale d’Abruzzo Il distretto comprende sia i comuni montani che fanno parte del Parco (Pescasseroli, Opi, Villetta Barrea, Civitella Alfedena, Barrea, Alfedena), sia le località ai confini del parco (denominate “cintura” del parco) quali Scanno, Bisegna, Villavallelonga. La risorsa predominante è il parco con le sue aree fau- 228 Parte seconda Aspetti economici e territoriali nistiche integrali, presenti sia all’interno del parco che nella “cintura”, e i numerosi itinerari montani e floro-faunistici (Camosciara). Altre risorsa di rilevanza turistica sono Scanno (centro storico, artigianato, tradizioni locali) e Pescasseroli (impianti di risalita per lo sci). 4. Parco nazionale della Maiella L’area è interamente compresa nel parco nazionale della Maiella e comprende i monti della Maiella e il Morrone. Le località turistiche più importanti del distretto considerate sono Caramanico Terme, Pretoro, Passo-Lanciano, Guardiagrele, Fara S.Martino. Il paesaggio è duplice: mentre nel territorio di Caramanico Terme e Pretoro la montagna è modellata dolcemente, dal lato di Guardiagrele-Fara S.Martino l’aspetto è più selvaggio e difficile, con tipici vallate e canaloni di grande suggestione. Oltre al parco, le risorse dell’area sono legate alle acque termali di Caramanico, al polo sciistico di Passolanciano e a diversi centri di interesse storico-artistico-culturale. 5. Altipiani maggiori Il distretto si estende da Sulmona a Castel di Sangro, si articola su tre aree e su tre diversi livelli di altitudine: la conca di Sulmona (punto di raccordo fra il sangrino e la parte nord della provincia dell’Aquila), la zona degli Altipiani Maggiori (con i comuni montani di Roccaraso, Rivisondoli e Pescocostanzo) e la zona del Sangro (tra la val di Sangro, la zona degli Altipiani Maggiori, Il parco nazionale d’Abruzzo e la direttrice per Napoli). Il polo turistico principale del distretto è Roccaraso (sport invernali nel comprensorio sciistico Skipass Altosangro che si sviluppa tra Roccaraso, Rivisondoli e Pescocostanzo, turismo estivo/relax), ma tutto il distretto gode di una buona posizione come punto di incontro di due parchi nazionale (PNA e Maiella). Sono presenti inoltre centri di rilievo artistico/culturale quali Sulmona, Pescocostanzo, Castel di Sangro. cap_2.2 (223-240).qxd 06/06/2005 11.44 Pagina 229 Parte seconda Aspetti economici e territoriali 6. L’Aquila/Teramo/Gran Sasso-Laga Il distretto è costituito dal territorio che gravita sull’asse L’Aquila-Teramo (turismo culturale e d’affari) e che si sviluppa per la gran parte all’interno del parco nazionale Gran Sasso-Laga. Il parco è caratterizzato da un ricco patrimonio faunistico e vegetale, alle pendici si trovano castelli e antichi borghi che custodiscono suggestive memorie storiche, prodotti ell’artigianato tipico e specialità gastronomiche. L’area può contare anche su tre stazioni sciistiche (Campo Imperatore, Prati di Tivo, Monte Cristo). 7. Altipiano delle Rocche Il distretto è localizzato a nord-ovest della regione e costituisce l’area abruzzese più facilmente raggiungibile da Roma. Il territorio è caratterizzato da montagne, altipiani, dolci colline e comprende i centri di Avezzano, Tagliacozzo, Ovindoli, Rocca di Mezzo, Rocca di Cambio e Campo Felice, nonché il parco naturale regionale Sirente-Velino. Il parco si estende per circa 60 mila ettari e comprende 13 comuni della provincia dell’Aquila, situati in un territorio compreso tra le città dell’Aquila, Sulmona e Avezzano. Nell’area esistono diverse stazioni sciistiche per lo sci da discesa e da fondo (Ovindoli, Campo Felice, Marsia, Cappadocia e Piani di Pezza) ed altre risorse, quali le grotte di Stiffe, chiese medievali, conventi e castelli. 8. Area metropolitana Pescara-Chieti Il distretto comprende 4 centri principali: Pescara, Chieti, Montesilvano, Francavilla al Mare. L’area rappresenta il cuore economico dell’intera regione e il punto nodale stradale, aereo, ferroviario e marittimo. Il turismo è legato a motivi di lavoro (Pescara-Chieti), congressuale (Pescara-Montesilvano), di vacanza balneare (Montesilvano-Francavilla), storico-culturale (Chieti, Città S.Angelo, Pescara). Come si può facilmente notare, l’ipotesi corrisponde sostanzialmente al Progetto Pilota del 1965 (con l’unica aggiunta della previsione di un autonomo distretto riferito CRESA - Il turismo in Abruzzo all’area metropolitana Chieti-Pescara, che assunto rilevante consistenza demografica – ma anche di servizi – proprio negli anni successivi allo studio), anche se l’impostazione per “distretti” operata dal Piano Marketing cerca di contemperare il più possibile il dato della mera omogeneità territoriale con l’analisi dei prodotti turistici presenti/potenziali e la percezione presente e potenziale del mercato. Ciascun distretto é multi-prodotto, in grado cioè di sviluppare e produrre diversi prodotti turistici. Solo i primi tre sono dotati di “visibilità” (rispetto alla domanda) e di una certa capacità competitiva, oltre ad aver già sviluppato qualche iniziativa congiunta. Per gli altri si tratta di avviare questo processo di “consapevolezza” e di aggregazione. Per tutti era ravvisata la necessità di rinforzare la capacità di definire ed attuare strategie comuni tipiche di sistemi integrati. Occorre anche sottolineare come il valore turistico delle aree del Gran Sasso, della Maiella e del Sirente-Velino - già percepito nello studio condotto dal Pitigliani – risulti oggi decisamente rafforzato dal carattere di parco assunto più recentemente da quei territori. Il Piano ha rappresentato una rilevante novità nella politica turistica regionale, ed ha avuto anche ampio assorbimento nell’ambito del piano triennale di promozione per il periodo 2000-2002. Si segnala anche la positiva valutazione ricevuta dal Piano nel recente studio “Processi di territorializzazione e regionalizzazione dell’economia italiana” (2002), curato dalla Società Geografica Italiana per conto del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), allargati anche agli apprezzabili risultati raggiunti a seguito della sua attuazione10. La rassegna di studi e ricerche si conclude con il risultati di una indagine curata nel 2001 dal CENSIS per conto dell’Automobil 10 L. Trotta, “Cresce il turismo, vince l’ambiente”, in Il Sole 24 Ore, 10.6.2002. 229 cap_2.2 (223-240).qxd 06/06/2005 11.44 Pagina 230 CRESA - Il turismo in Abruzzo Club d’Italia (ACI)11, secondo la quale in Italia sarebbero individuabili ben 299 distretti turistici – “nuovo modello di offerta che trae origine dalle vocazioni naturali” – per il quale sono stati assunti a riferimento: - grado di terziarizzazione (indicatore sul quale è stato costruito il rating); - qualità della ristorazione; - qualità ospitalità; - segmentazione ristorazione; - segmentazione ospitalità; - antinomia omogeneità-integrazione; - plus enogastronomico Secondo l’indagine – alla quale sono state mosse non poche critiche, soprattutto per la “proliferazione sterminata di distretti turistici”12 nella sottolineautura di “incongruenze dovute alla incertezza e flessibilità delle classificazioni attuali”13 - in Abruzzo sarebbero individuabili n. 19 distretti turistici, di cui 4 costieri. Occorre precisare il taglio particolare dello studio, la cui caratterizzazione è stata essenzialmente legata alla percorribilità in automobile, fattore di fondamentale interesse per l’ente committente. Gli studi richiamati non sempre hanno trovato seguito nelle concrete dinamiche di sviluppo operate dai competenti soggetti pubblici, per cui non è nemmeno possibile apprezzare la reale validità dei percorsi di sviluppo prospettati, anche se ricorrente è la ricerca di un modello territoriale. Elementi utili per analizzare il rapporto turismo-territorio possono anche essere tratti dall’organizzazione associativa degli operatori turistici a livello locale, che pur nella varietà del peso rappresentativo si dispiega su basi diverse, dal riferimento strettamente comunale a quello d’area, in alcuni casi coincidenti con territori turisticamente definiti (es. associazione albergatori e ristoratori del parco nazionale d’Abruzzo):14 Skipass Alto Sangro (Castel di Sangro); Consorzio Montur (Ovindoli); Associazione albergatori e ristoratori del parco – Ecotur (Pescasseroli); Società Consortile Incoming Abruzzo (Roccaraso); Valle Orsara spa 230 Parte seconda Aspetti economici e territoriali (Scanno); Consorzio Valdisangro Promotional Tour (Bomba); Consorzio Celestiniano (Chieti); OOTT Monti e colline del vastese (Gissi); Consorzio Turistico Abruzzo da scoprire (Lanciano); Consorzio Majella (Pretoro); Associazione albergatori Isola del Gran Sasso; Associazione Albergatori Silvi Marina; Francavilla’s Hotel (Francavilla al mare); Consorzio Operatori turistici Vasto Golfo d’oro (Vasto); Associazione albergatori di Alba Adriatica; Associazione albergatori di Giulianova; Associazione albergatori di Martinsicuro; Associazione albergatori e operatori turistici di Tortoreto; Associazione operatori turistici di Roseto; Associazione albergatori ASAC (Caramanico terme). Si tratta solo in parte – purtroppo – di processi spontanei legati alla condivisione di comuni opportunità di sviluppo, ad iniziative di solidarietà e di mutualità capaci di promuovere la crescita imprenditoriale locale, bensì della risposta a recenti input di politica turistica regionale - che nel cogliere l’importanza dei momenti di aggregazione di operatori ha inteso favorire il sostegno pubblico a strategie di promozione turistica e commercializzazione, prima nell’ambito degli ordinari strumenti di programmazione (anche a totale copertura pubblica !), e più recentemente con riferimento a previsioni normative (art. 4 della legge regionale n. 54/1997), che hanno introdotto e disciplinato meccanismi di compartecipazione ai programmi – significativo passo avanti per superare non più proponibili meccanismi di taglio tipicamente assistenziale. Oggi sono numerose le aggregazioni associative di operatori turistici, anche se solo in parte sono effettivamente operative con 11 ACI-Censis, “Rapporto Turismo 2001. I distretti turistici italiani: l’opportunità di innovare l’offerta”, 200l. 12 N.Costa, Verso la progettazione e gestione dei sistemi turistici locali, in F.Sangalli, Le organizzazioni del turismo, ed. Apogeo, 2002, p. 265. 13 E.Becheri, “Sistemi locali, troppe rigidità”, in Il Sole 24 ore, 21.10.2001. 14 Regione Abruzzo – Settore Turismo: “Manuale di Vendita 2000”, ed. Next. cap_2.2 (223-240).qxd 06/06/2005 11.44 Pagina 231 Parte seconda Aspetti economici e territoriali continuità e con propri programmi (salvo rare eccezioni, non si va oltre il depliant, la partecipazione a qualche fiera, ecc.) e spesso caratterizzate da fenomeni di rilevante frammentazione e quindi, di conseguenza, di scarsa rappresentatività pure a livello locale. Ma la visione di sviluppo turistico regionale – per il suo carattere trasversale dell’economia - è anche compresa in altri strumenti di pianificazione generale e settoriale, non sempre coerenti e in continuità tra loro. Per il suo carattere di attualità si richiama il Documento Unico di Programmazione 2000-200615 che conferma l’articolazione del Quadro Regionale di riferimento, con individuazione di 7 “ambiti territoriali” – Teramo, Avezzano, Sulmona, Pescara, Chieti, Lanciano, Vasto-S.Salvo – corrispondenti – sostanzialmente – ad altrettante aree oggetto di iniziative locali di sviluppo (Patti Territoriali). Si riassumono di seguito i profili essenziali concernenti la turisticità dei singoli ambiti territoriali: Teramo: sul piano turistico e ambientale, l’area esprime una sintesi significativa dell’intera realtà abruzzese, sia per quanto riguarda l’integrazione territoriale, sia per l’articolazione dei contenuti di offerta: ambientale, parchi (parco nazionale della Laga), balneare, invernale, culturale, religioso, enogastonomico, rurale e agrituristico, artigianale, fieristico commerciale, congressuale. La dotazione di servizi è superiore alla media regionale ed esiste una discreta propensione all’innovazione per le PMI. L’Aquila: Sul piano turistico e ambientale l’area presenta una significativa offerta: ambientale, parchi, invernale, culturale, religioso, enogastronomico, rurale e agrituristico, artigianale, fieristico commerciale, congressuale. La dotazione di servizi è superiore alla media regionale ed è bassa la propensione all’innovazione per le PMI. Avezzano: sul piano turistico e ambientale l’area presenta una adeguata offerta ambientale, parchi, culturale, enogastronomico, rurale e agrituristica, artigianale, commerciale CRESA - Il turismo in Abruzzo e congressuale. La dotazione di servizi è inferiore alla media regionale ed è bassa la propensione all’innovazione per le PMI. Sulmona sul piano turistico e ambientale l’area presenta offerta ambientale, parchi, invernale, culturale, enogastronomica, rurale e agrituristica, artigianale e commerciale. La dotazione di servizi è inferiore alla media regionale ed è bassa la propensione all’innovazione per le PMI. Pescara-Chieti: sul piano turistico e ambientale l’area contiene una sintesi significativa dell’intera realtà abruzzese, sia per quanto riguarda l’integrazione territoriale (mare/monti, urbano/rurale) che per l’articolazione dei contenuti di offerta ambientale, parchi (parco nazionale della Maiella), balneare, invernale, culturale, religioso, enogastronomico, rurale e agrituristico, artigianale, fieristico e commerciale, congressuale. La dotazione di servizi è superiore alla media regionale ed esiste una discreta propensione all’innovazione per le PMI. Lanciano sul piano turistico ed ambientale l’area presenta una buona integrazione territoriale (mare/monti, urbano/rurale) e i seguenti contenuti di offerta ambientale, parchi (parco nazionale della Maiella), balneare, lacuale, culturale, religioso, enogastronomico, rurale e agrituristico, artigianale, fieristico e commerciale, congressuale. La dotazione di servizi è inferiore alla media regionale ed è bassa la propensione all’innovazione per le PMI. Vasto-San Salvo sul piano turistico e ambientale l’area presenta una buona integrazione territoriale (mare/monti, urbano/rurale) e i seguenti contenuti di offerta ambientale, balneare, culturale, enogastronomico, rurale e agrituristico, artigianale, fieristico e commerciale, congressuale. La dotazione di servizi è inferiore alla media regionale ed è bassa la propensione all’innovazione per le PMI. 15 Il Docup Abruzzo 2000-2006 è stato pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione Abruzzo n. 126 speciale del 21.11.2001. 231 cap_2.2 (223-240).qxd 06/06/2005 11.44 Pagina 232 CRESA - Il turismo in Abruzzo Parte seconda Aspetti economici e territoriali COMUNITA’ MONTANE 19 in ambito provinciale PARCHI 4 in ambito anche extra regionale AZIENDE SANITARIE LOCALI 6 in ambito provinciale A tale suddivisione della regione per aree corrisponde l’attivazione di Progetti Integrati Territoriali (PIT), intesi come “complesso di azioni intersettoriali, strettamente coerenti e collegate tra loro, che convergono verso un comune obiettivo di sviluppo del territorio e giustificano un approccio attuativo unitario” – con coinvolgimento delle province interessate in sede di definizione dei relativi strumenti programmatici. L’emanazione dei bandi PIT – intervenuta dopo l’emanazione della Legge n. 135/2001 contiene anche l’esplicito obiettivo di tendere alla realizzazione di sistemi turistici territoriali in corrispondenza di ciascuna delle suddette aree. Il territorio è anche il riferimento di numerose aggregazioni funzionali - variamente in rapporto con l’economia turistica - che si sono sviluppate nel tempo e sulla base di specifici strumenti normativi o esigenze particolari, e comunque secondo logiche adottate di volta in volta, senza particolari preoccupazioni tese ad assicurare un disegno complessivo dell’assetto dei servizi sul territorio regionale. Un’ulteriore esperienza aggregativa in fase di avvio nella regione – di taglio esclusivamente istituzionale - è data dalle “unioni di comuni”, incentivate da apposite leggi statali e regionali, per la gestione comune di servizi in territori non montani. Questo il quadro – non esaustivo – di alcuni assetti territoriali presenti nella regione: 232 DISTRETTI SCOLASTICI 15 in ambito provinciale CENTRI SERVIZI CULTURALI 15 in ambito provinciale CENTRI PER L’IMPIEGO 14 in ambito provinciale AMBITI SOCIALI L.R. n. 22/1998 44 in ambito provinciale CONSORZI RACC. DIFFERENZIATA in ambito provinciale CONSORZI ACQUEDOTTISTICI 6 in ambito provinciale DISTRETTI INDUSTRIALI 4 + 1 in ambito provinciale AMBITI DI CACCIA 11 in ambito provinciale + 1 in ambito infraprovinciale cap_2.2 (223-240).qxd 06/06/2005 11.44 Pagina 233 Parte seconda Aspetti economici e territoriali 2.2.3 UN NUOVO MODELLO DI ORGANIZZAZIONE TERRITORIALE DELL’OFFERTA TURISTICA Come già sostenuto, la legge 135/2001 contiene un forte impulso affinché le risorse del territorio siano messe “a sistema”, nel tentativo di favorire e generalizzare modelli già sperimentati con successo in alcune limitate realtà del paese. Ma una cultura di sistema – espressione ora riconosciuta pure a livello legislativo – non può prescindere dall’inevitabile “abbraccio” tra pubblico e privato e può essere certamente favorita da strumenti normativi e meccanismi incentivanti di tipo finanziario, ma richiede soprattutto la volontà e la capacità di “fare sistema”, quale conseguenza dello sviluppo di una cultura di cooperazione, di lavoro in una prospettiva di interesse comune, ecc. L’introduzione e la disciplina dei sistemi turistici regionali rientra tra le competenze proprie delle regioni, nel quadro più generale dei propri strumenti legislativi, programmatori, organizzativi ed operativi, ancor più dopo l’entrata in vigore della L.Cost. n. 3/2001, che individua in capo a tali enti la competenza esclusiva in materia di turismo, circostanza che da sola impone un complessivo ripensamento ed un adeguamento dell’intera legislazione regionale di settore. Al di là della previsione normativa, il coinvolgimento e l’adesione dei vari soggetti pubblici e privati presenti sul territorio è da ritenersi assolutamente funzionale rispetto alla costruzione dei STL e alla missione che gli stessi saranno tenuti a svolgere, pena il rischio di creare “sistemi-gabbia”. La Regione è chiamata ad un compito complesso, in quanto soggetto che deve favorire processi aggregativi su base territoriale, per favorire l’integrazione tra politiche del turismo e politiche di governo del territorio, senza per questo imporre soluzioni dirigistiche, secondo modelli che hanno già dato scarsi risultati in passato. Un ruolo che richiede la capacità di orientare e “vigilare” sulla compatibilità e coesistenza dei nuovi CRESA - Il turismo in Abruzzo sistemi locali con la marca Abruzzo, valore unitario comunque da proteggere, anche a supporto dei nascenti STL, che dalla stessa Regione devono/possono essere “riconosciuti”. Riconosciuti, piuttosto che definiti, istituiti o individuati. Circostanza che sembra spostare il momento decisionale dal centro alla periferia – con una accentuazione per il ruolo dei comuni quali promotori dei STL attraverso forme di mediazione e di concertazione con gli enti funzionali, con le categorie, con i soggetti pubblici e i privati. Le autonomie locali vivono attualmente una fase organizzativa inedita, preoccupate per la dimensione spesso insufficiente del singolo ente per gestire in termini efficaci i servizi e lo sviluppo del territorio e – contemporaneamente - per la prospettiva di vedersi “schiacciare” dal neocentralismo regionale – soprattutto dopo la riforma del Titolo V della Costituzione. Una tendenza che appare emergente sembra ricercata in soluzioni aggregative finalizzate ad acquisire maggior peso o semplicemente per ottenere risorse finanziarie, talvolta anche a prescindere dalle stesse ragioni funzionali degli stessi meccanismi giustificativi di tali forme associative. Il nuovo modello di offerta potrà svilupparsi non necessariamente secondo la tradizionale lettura “per punti” (comuni turistici), per “linee” (es. costa smeralda), o “aree/sistemi” (es. Val di Sole, Chianti, Cinque Terre, ecc.), ma anche secondo altri criteri aggregativi del territorio che siano ritenuti più rispondenti per la costruzione e promozione del prodotto turistico. Incontri, dibattiti e convegni sin qui promossi nella regione16 – soprattutto da soggetti pubblici o rappresentanze di essi - non 16 Tra i vari convegni e incontri si ricordano – il Convegno sulla legge n.135/2001 promosso dall’Unione Province Abruzzesi – aprile 2001 Montesilvano - nell’ambito di Ecotur; il Convegno promosso ANCI – Ortona, 25 luglio 2001; la Settimana della qualità nel turismo – Sulmona, nov. 2001; il Convegno organizzato dalla Provincia di Teramo e dal comune di Giulianova sul tema “Sistemi Turi- 233 cap_2.2 (223-240).qxd 06/06/2005 11.44 Pagina 234 CRESA - Il turismo in Abruzzo sono andati oltre una generica prospettazione delle ipotesi aperte dalla legge n. 135, anche se sembra notarsi il prevalere della tendenza a considerare il territorio – anche in modo meccanico – in continuità con il tradizionale carattere geografico-amministrativo. Un discorso a parte - più avanzato - sembra riguardare la “costa teramana”, dove l’iniziativa di alcuni comuni e quindi della stessa provincia ha visto progressivamente l’adesione nei mesi scorsi delle varie associazioni e consorzi di operatori turistici. Si tratta della naturale evoluzione della concentrazione territoriale più importante della regione dal punto di vista turistico - in termini di esercizi e di posti letto – e di conseguenza di imprenditoria turistica – con un più collaudato dialogo con gli stessi enti locali di riferimento. Sufficientemente “pronta” appare anche la situazione del Parco Nazionale d’Abruzzo e degli Altipiani maggiori, dove si stanno assestando meccanismi sempre più collaudati ed incisivi di collaborazione imprenditoriale, non senza influenza per gli enti locali dell’area. Ed in effetti da tale area è venuta la prima richiesta – in ordine di tempo – di costituzione di un STL, a cura di un promotore privato – Incoming Abruzzo – che esprime un ampio raggruppamento di operatori turistici operanti da tempo sul territorio. La proposta è stata poi fatta propria dalla Comunità Montana – che ha promosso due convegni – in data 8 maggio e 9 luglio 2003 – allargati a tutte le componenti economiche e ai soggetti pubblici presenti sul territorio, compreso il corso di laurea in Economia e Gestione dei Servizi Turistici di Sulmona, chiamato a svolgere un ruolo più diretto nella qualificazione e nell’aggiornamento delle risorse umane impiegate nel settore. Non mancano peraltro tentativi di etichettare come STL modelli rispondenti ad esigenze programmatiche o strumenti finanziari diversi, che non possono ritenersi trasferibili tout court al turismo. Beninteso, esperienze di partenariato - quali la programmazione 234 Parte seconda Aspetti economici e territoriali negoziata, patti territoriali, ecc. – possono sicuramente rappresentare il terreno utile anche per l’esperienza dei STL, senza per questo costituire un vincolo, o ancora una scorciatoia per ripetere meccanicamente e acriticamente percorsi, modelli e localizzazioni pensati per raggiungere finalità diverse – anche circoscritte nel tempo e non necessariamente coincidenti o rispondenti con logiche di sviluppo turistico. Una notazione deve essere fatta anche rispetto alla recente definizione di PIT, che nel prevedere una varietà di interventi direttamente o indirettamente legati allo sviluppo turistico, introducono anche elementi aperti alla costruzione di STL, in una visione che non va oltre il territorio provinciale (o sub-provinciale) – essenzialmente condizionata dal “contenitore” istituzionale di riferimento, a prescindere da qualsiasi valutazione di merito/mercato, e comunque al di fuori di una azione coordinata a livello regionale. Altra “premessa” o meglio precisazione attiene al fatto che i STL non sono delimitazioni o ambiti “amministrativi” cui far corrispondere modelli organizzativi classici, praticamente ripetitivi delle aziende di promozione turistica (o ancora delle aziende di soggiorno e turismo), come pure negli stessi non va necessariamente compreso tutto il territorio regionale, e quindi anche aree in cui il turismo è sviluppabile soltanto a livello potenziale. In realtà la situazione abruzzese presenta assai differenziati livelli di turisticità, con problematiche e velocità di sviluppo molto diverse. Partendo dal dato fondamentale della ricettività, occorre ricordare che nella nostra regione solo il 50% circa dei comuni è dota- stici Locali: opportunità e possibilità di un nuovo modello di sviluppo” - 7 dic. 2001; il Convegno su “Lo sviluppo turistico del bacino Val di Sangro – Majella Orientale: una comune strategia tra enti pubblici locali e imprese per la creazione di un sistema turistico locale”, promosso da Val di Sangro Promotional Tour, Bomba, 21.6.2002; il convegno sui distretti turistico-culturali, promosso dall’Associazione Civita e dalle Fondazioni delle Casse di Risparmio Abruzzesi – Pescara, 18 novembre 2002. cap_2.2 (223-240).qxd 06/06/2005 11.44 Pagina 235 Parte seconda Aspetti economici e territoriali to di strutture ricettive classificate; in termini di posti letto alberghieri quasi la metà della dotazione complessiva è concentrata nel tratto di costa Martinsicuro/Pescara (nove comuni!). In alcune aree il turismo rappresenta una realtà economica, sociale e di servizi affermata (costa teramana, costa vastese, altipiani maggiori, PNA), in altre si assiste ad una fase di decollo, in altre ancora si può solo parlare al massimo di potenzialità ancora inespresse. Certo la debolezza del fattore imprenditoria turistica in Abruzzo – addirittura assente in metà dei comuni della regione – potrà costituire un limite del soggetto privato, anche in termini di compartecipazione finanziaria ai STL e nello stesso tempo porterà i comuni interessati a volere comunque il proprio territorio compreso nei nascenti distretti turistici, indebolendo di fatto l’intero processo strategico di sviluppo. Il passaggio, la trasformazione di aree “amministrative” in aree turistiche richiede una grande disponibilità alla cooperazione, ma anche uno sforzo di immaginazione fuori dai rigidi e ripetitivi schemi geografico-istituzionali. La ricerca di nuovi modelli flessibili funzionali rispetto alla spinta verso l’integrazione della dimensione locale nei processi globali, sta portando – secondo De Rita17 – attento studioso del “localismo” - ad una visione innovativa del territorio da considerarsi “a geografia variabile”, e non più come fattore spaziale rigido. L’obiettivo – al di là delle perdenti e miopi logiche di “campanile” – è quello di poter costruire “grandi” aree turistiche il più competitive possibile, in linea con quanto richiesto dai turisti e offerto dai leader di mercato, partendo dalla consapevolezza che l’effettivo decisore del mercato è la domanda, i cui segnali non possono essere certamente ignorati nella fase di costruzione e qualificazione del sistema offerta/destinazione, a vantaggio di insufficienti visioni locali. La stessa valorizzazione in chiave turistica dell’artigianato artistico e tradizionale, dei prodotti tipici, della ristorazione, di altre at- CRESA - Il turismo in Abruzzo tività commerciali, richiede – ad esempio il coinvolgimento funzionale di altri soggetti, a cominciare dalle Camere di Commercio che potrebbero svolgere un ruolo significativo, costituendo – innanzitutto – il luogo in cui le associazioni dei singoli settori economici interessati possono confrontarsi fra loro, maturare e coaugulare posizioni, avanzare proposte condivise, anche facilitando alleanze su obiettivi di sviluppo locale. Si ritiene che la problematica dei STL e quindi le questioni attinenti all’attuazione della Legge 135/2001 (almeno sotto l’aspetto strettamente connesso alla utilizzazione delle relative risorse finanziarie da trasferire alla regione) richiedano un primo indispensabile intervento normativo, almeno per adeguare l’architettura essenziale dell’organizzazione turistica regionale, riservando ad una seconda fase una riforma complessiva della legislazione regionale e quindi dell’organizzazione stessa dell’APTR, della ri-definizione delle competenze degli enti locali, delle pro-loco, dell’aggiornamento delle disposizioni sulla classificazione del sistema ricettivo, sulle professioni turistiche, ecc. La Regione Abruzzo si è al momento orientata alla formulazione - in sede di elaborazione del programma triennale 2003-2005 – approvato dalla Giunta regionale in data 12.3.203 ed attualmente all’esame del Consiglio Regionale – di indirizzi strategici finalizzati alla realizzazione di quattro sistemi turistici locali: mare, montagna, affari/lavoro, cultura/enogastronomia18. Sarebbe anche da valutare l’eventualità di un approccio aggiornato in materia di “impresa turistica” - in chiave regionale - necessario non solo per i futuri meccanismi di incentivazione ma anche per definire compiutamente i soggetti chiamati a condividere il 17 G. De Rita, “La nuova geografica dello sviluppo”, Il Sole 24 Ore, 17 aprile 2001. 18 Sulla materia si registra la presentazione in data 25 settembre 2002 di una proposta di legge regionale da parte del gruppo dei DS. 235 cap_2.2 (223-240).qxd 06/06/2005 11.44 Pagina 236 CRESA - Il turismo in Abruzzo percorso dei STL. E’ importante – però – tracciare un percorso possibile valido su scala regionale, tenendo lontane soluzioni non strutturate o ispirate semplicemente dal miraggio dei finanziamenti pubblici. E’ senza dubbio presente il pericolo che si corra dietro alle risorse, senza pensare ad un concreto ed efficace progetto di sviluppo, mettendo in piedi soltanto modelli formali. Vi saranno peraltro realtà locali più pronte ed altre che attenderanno tempi più lunghi di aggregazione/progettazione, per cui è inevitabile prevedere – sin d’ora - una gradualità dei processi di organizzazione. Il miglioramento dell’offerta turistica è strettamente correlato alla crescita del valore e dell’immagine del territorio nel suo complesso e alla capacità di condivisione degli obiettivi di sviluppo e competitività da parte dei soggetti coinvolti, dagli operatori pubblici a quelli economici, non solo turistici, ai residenti stessi. Tra i fattori di competitività deve essere dato rilievo alle identità locali in grado di rendere, in qualche modo, unica un’area e di conseguenza differenziarne la sua offerta nell’ambito della concorrenza. Da ciò emerge la necessità di valorizzare l’insieme degli elementi di identità locale, dai valori ambientali e paesaggistici, alla storia della comunità locale, ai segni della cultura e dell’arte, con particolare riguardo all’enogastronomia e alle tradizioni popolari. Una prospettiva questa necessaria non solo per la valorizzazione piena del territorio, ma anche per favorire la coesione sociale considerato che “l’autointerpretazione della comunità accresce la sua coscienza nei confronti del patrimonio naturale e culturale locale e, contemporaneamente, sprona a valorizzare quelle risorse che considera uniche”19. L’ipotesi e la progettazione dei sistemi turistici locali presuppone: 1) l’approfondita conoscenza del territorio (censimento di informazioni relative alla area: ricettività, sistema trasporti, censimento risorse culturali, ecc., ricognizione delle imprese turistiche (nella accezione 236 Parte seconda Aspetti economici e territoriali allargata derivante dalla L. 135/2001), quantità e qualità della domanda turistica, immagine/percezione turistica dell’area; 2) lo studio del mercato e del territorio: analisi dei punti di forza e di debolezza, definizione degli obiettivi perseguibili, individuazione di una strategia (specifiche azioni di intervento per realizzare gli obiettivi). 3) un assetto organizzativo ed una impostazione manageriale dell’iniziativa, con individuazione del “gestore” delle risorse finanziarie e strumentali, nonché delle modalità di relazione e collaborazione pubblico/privato, con una analisi costibenefici del progetto. Il progetto di STL deve comunque prevedere la realizzazione di un sistema di informazione, accoglienza e prenotazione dei servizi. Un percorso, quello indicato, che deve portare alla elaborazione di un progetto strategico di sviluppo pluriennale, autentico “cuore” del sistema turistico locale e strumento da offrire alla riflessione e al concorso aperto dei vari attori interessati. Un breve cenno è necessario sulla natura giuridica dei Sistemi, che non è vincolata – opportunamente - ad alcun formula da parte della legge statale. L’aggregazione di soggetti pubblici e privati costituenti il STL dovrà preferibilmente assumere forma societaria o consortile, consona al sostanziale carattere di “impresa” che il sistema deve assumere e quindi adeguata all’impostazione manageriale e alla concreta possibilità di partecipazione (anche finanziaria) degli operatori privati, tralasciando definitivamente il cliché rappresentato dai mo- 19 I. Ierace, La regione turistica, ed. Cedam, 1991, p. 239; anche F. Vertullo, sottolinea implicitamente il rapporto territorio/comunità laddove indica come l’obiettivo di costruire un sistema turistico locale sia rappresentato dal volontà di “accrescere il valore della semplice sommatoria di risorse locali”, circostanza che presuppone la massima integrazione possibile tra tutte risorse presenti o attivabili su un determinato territorio (cfr. Marketing del turismo, ed. Viganò & Viganò, 2002, p. 38). cap_2.2 (223-240).qxd 06/06/2005 11.44 Pagina 237 Parte seconda Aspetti economici e territoriali delli pubblicistici tradizionali. I soggetti fondatori dovranno essere comunque tenuti a forme di pubblicità che garantiscano l’informazione e il coinvolgimento degli attori potenziali del STL e la partecipazione – anche nel tempo - di altri soggetti utili allo sviluppo del Sistema stesso. I sistemi turistici locali sono l’espressione del profondo rinnovamento che sta permeando di sé (o meglio che dovrebbe permeare) tutta l’attività degli Enti Territoriali, ai quali nel corso degli anni le modifiche legislative hanno ridato nuova vita, con l’attribuzione di nuove e diverse mansioni, prima svolte centralisticamente dallo Stato, e poi dalla Regione. Ovviamente, sarebbe poco realistico, pensare ed affermare che ad ogni legge segua la sua immediata concreta applicazione, ed infatti è pacifico che la maggior parte delle disposizioni normative in materia di Enti Territoriali sia rimasta inattuata, anche, e soprattutto, a causa dei numerosi ostacoli, non solo di tipo finanziario, quanto di natura culturale che si incontrano nel far penetrare, non solo all’interno delle Pubbliche Amministrazioni, il profondo bisogno di innovazione di cui i sistemi turistici locali sono espressione. A tal proposito giova ricordare che il turismo gioca un ruolo assolutamente fondamentale all’interno dell’economia regionale, affermato dalla stessa legge n. 135, che dà al turismo finalmente dignità di settore economico prioritario – tanto da essere considerato in sede di programmazione e di sviluppo delle regioni, a dimostrazione della forte crescita di tale segmento economico che si è realizzata negli ultimi 10/15 anni (da analizzare anche rispetto alla crisi dell’industria tradizionale). Un rapido sguardo al passato ci permette di individuare un’ulteriore e rilevante innovazione, non si tratta più, infatti, di definire, individuare, stabilire e definire “Istituzioni” e “Territorialità”, ma di riconoscere processi aggregativi reali che partono dal basso. Si tratta quindi di superare i tradizionali modelli organizzativi del territorio (si pensi alle CRESA - Il turismo in Abruzzo vecchie Aziende di Soggiorno ecc.), “pensati” a tavolino, decisi in termini convenzionali, permettendo e favorendo – invece l’affermarsi di modelli privatistici (consorzio, società cooperative, società a partecipazione pubblica e privata, patti territoriali ecc.), che siano anche funzionali all’incontro pubblico/privato, ma che soprattutto siano in grado di operare effettivamente in una logica aggregativa di sistema e non semplici perimetrazioni geografiche. Non si può dimenticare, infatti, che il privato (operatori turistici, imprenditori turistici, e più in generale tutti coloro che da sempre si occupano di turismo) deve ricoprire un ruolo fondamentale – unitariamente agli enti locali nell’individuazione dei sistemi Turistici, perché sono proprio loro a conoscere perfettamente, non solo le caratteristiche e le inclinazioni turistiche dei territori nei quali operano, ma anche e soprattutto i bisogni, le attese e le aspettative del turista. E’ proprio il turista, infatti, che andando a visitare i luoghi, idealmente compresi in un unico contesto territoriale, potrà o meno identificare nello stesso territorio un omogeneo sistema turistico individuato alla fine del processo di concertazione di cui sopra (es. Costa Smeralda, Dolomiti, ecc., per citare alcuni casi di ampia e consolidata “riconoscibilità” turistica). Il problema riguarderà – in termini di consenso - essenzialmente quelle località non turistiche (prive di ricettività, di servizi, di beni e attrazioni di particolare rilievo storico, religioso, ambientale, ecc.) che si vedrebbero escluse dall’orizzonte organizzativo (e quindi finanziario) dei STL e per le quali dovrebbero attivarsi processi differenziati di sviluppo. E’ stato opportunamente osservato come “in molti casi non è agevole delimitare geograficamente una destinazione turistica”20. Le risultanze del piano marketing 20 V. Della Corte, La Gestione dei Sistemi Locali di Offerta Turistica, Cedam, 2000, p. 109. 237 cap_2.2 (223-240).qxd 06/06/2005 11.44 Pagina 238 CRESA - Il turismo in Abruzzo potrebbero costituire una valida ed iniziale ipotesi di lavoro, frutto peraltro di una approfondita ed attenta analisi – da ritenersi tuttora attuale – è già confrontata sul campo con gli operatori pubblici e privati, sulla quale potrebbero certamente inserirsi adattamenti o varianti migliorative. Le ipotesi formulate non presentavano d’altra parte carattere di rigidità per quanto concerne i “confini” dei distretti individuati, secondo una logica aperta a principi di progressività e flessibilità dei processi aggregativi, adeguata anche in una prospettiva di sviluppo sostenibile, e quindi di gestione comune delle problematiche connesse al coordinamento di misure di controllo della qualità ambientale, del traffico, e di monitoraggio delle fonti di inquinamento. Andrebbe verificata – ad esempio – la possibilità l’opportunità di sostenere l’istituzione di un unico sistema mare/costa abruzzese da Martinsicuro a San Salvo, in funzione unificante del rapporto prodotto/territorio. L’approccio ha comportato una visione molto definita territorialmente21 e si fonda, di fatto, sulla coesione e la massimizzazione dell’interazione tra entità spazialmente contigue (per linee o aree), anche se non possono escludersi altre soluzioni orientate ad una diversa chiave di lettura volta a rafforzare ed esaltare – ad esempio - l’unicità del prodotto su scala regionale, da articolarsi anche secondo la logica degli itinerari tematici (es. enogastronomia, mete religiose, ecc.). Tale ultima ipotesi – che rappresenterebbe l’Abruzzo come sistema unico a livello regionale - potrebbe permettere di attenuare l’incidenza negativa dell’antagonismo tra sistemi territoriali e nello stesso tempo evitare che gli stessi sistemi assumano atteggiamenti inopinatamente concorrenziali in ambito regionale o addirittura con la stessa Regione, disperdendo il valore del “brand” Abruzzo faticosamente acquisito negli anni recenti. Non manca tuttavia chi sostiene che non possa parlarsi di sistemi monoprodotto per la mancanza di un processo di specializzazione delle parti componenti e perché i lega- 238 Parte seconda Aspetti economici e territoriali Santuario del Volto Santo di Manoppello (PE). mi prevalenti sarebbero di carattere competitivo22. E d’altra parte occorre ricordare come l’Abruzzo “presenta – pur nel suo non vastissimo territorio – condizioni geografico-fisiche, antropiche ed economiche tanto diversificate da non potersi adattare a nessuna definizione univoca”23 per cui non appare certo fuori luogo la preoccupazione che anche l’istituzione dei sistemi turistici locali in Abruzzo possa “degenerare in localismi pericolosi e poco produttivi, non garantendo, peraltro, alla nostra regione la visibilità necessaria sui mercati internazionali”24. Queste problematiche incidono sugli stessi processi connessi alla fase costitutiva dei Sistemi, laddove occorrerebbe, invece, l’azione convinta dei soggetti leader di riferimento presenti sul territorio. 21 Un recente studio teso ad identificare i distretti turistici nel regioni del Mezzogiorno alla luce della creazione dei sistemi turistici locali ha portato ad ipotizzare complessivamente 39 poli turistici, distinti in distretti “già configurati”, “potenziali” e di “promettente potenzialità”. L’analisi – promossa dal Comitato Mezzogiorno di Confindustria, in collaborazione con il Progetto Europa Regions – si ispira al concetto di area geograficamente contigua. cfr. Turismo, largo ai distretti, in Il sole 24 Ore, 31 luglio 2002. 22 E.Nucifora, I sistemi turistici non decollano: perché ? , in La Rivista del Turismo, n. 5, 2002, p. 45. 23 P. Landini, Abruzzo. Un modello di sviluppo regionale, società Geografica, Milano, 1999, p. 9. 24 P. Di Nardo, “Sistemi turistici locali, un’idea da far crescere con attenzione”, in Il Messaggero – Abruzzo, 22 agosto 2001. cap_2.2 (223-240).qxd 06/06/2005 11.44 Pagina 239 Parte seconda Aspetti economici e territoriali 2.2.4 ALCUNE CONSIDERAZIONI NON CONCLUSIVE L’organizzazione di un moderno sistema di offerta locale in grado di sviluppare l’incoming e di competere a livello globale è fondamentale per superare una serie di limiti che hanno finora rappresentato autentici freni allo sviluppo turistico dell’Abruzzo, soprattutto per quanto concerne le piccole e medie imprese - che ne costituiscono il tessuto fondamentale – più seriamente minacciate dalla crescente competizione globale. Il sistema locale dovrebbe “divenire globale, restando locale, con tutte le sue peculiarità ed i suoi elementi di distinzione”25. Gli studi, la legislazione, i vari strumenti di programmazione e pianificazione che si sono sovrapposti, succeduti o ignorati negli ultimi quarant’anni si sono costantemente orientati alla ricerca di assetti territoriali funzionali allo sviluppo, nella ricchezza e mutevolezza delle terminologie (zone, distretti, aree, comprensori, poli, itinerari, ambiti, ecc.) e nella diversità delle metodologie di approccio, ma anche nella comune sorte di scontare enormi difficoltà nella fase attuativa e di messa in pratica – neanche a titolo sperimentale - dei modelli ipotizzati. La stessa Regione non è stata immune da giudizi anche severi, argomentandosi criticamente lo “stato confusionale della programmazione regionale”, peraltro riferito ad un ampio periodo politico-ammistrativo, per l’assenza di continuità e scelte-obiettivo strategiche26. D’altra parte, anche recenti limitate esperienze attivate “dal basso” a livello locale – anche ad iniziativa di soggetti privati hanno conosciuto diversi tentativi ma con scarsi risultati. E’ stato opportunamente osservato – ad esempio - come “un interessante esperimento, non privo di elementi innovativi, rappresentato dalla costituzione del “comprensorio turistico” che prende il nome di “Le Terre del Cerrano”, costituito dai quattro comuni di Pineto, Roseto, Atri e Silvi, nonostante gli sforzi degli operatori turistici e dei sindaci, non è riuscito CRESA - Il turismo in Abruzzo a creare un coordinamento forte e positivo, una propria struttura operativa e snella, che avrebbe certamente giovato all’affermazione di una “marca” più forte e di una visibilità turistica più incisiva”27. Sempre a titolo di esempio, si richiama la rapida conclusione dell’ambizioso progetto del “Consorzio Tre Nevi” (avviato nel 1999), che avrebbe dovuto unire nella promozione e commercializzazione le località sciistiche di Campo Felice, Ovindoli e Assergi. Si tratta di esempi che dimostrano quanto il “nanismo” e la frammentazione di gran parte delle imprese turistiche, unitamente al forte individualismo degli operatori, costituiscano un limite oggettivo all’integrazione dei servizi. Su un piano più generale, vanno richiamate le responsabilità soprattutto dei soggetti pubblici, in quanto “non vi è sviluppo locale di lungo periodo senza capacità locale di governo dei fenomeni di sviluppo”, che non appare più legato esclusivamente a strategie, programmi e investimenti, ma soprattutto a fattori socio-culturali, come i noti studi del Putnam sullo sviluppo delle regioni italiane28 hanno cercato di dimostrare, ponendo l’Abruzzo al “centro” dell’Italia – un po’ a sud e un po’ a nord - sia dal punto di vista geografico che culturale. Sul fronte pubblico, a cominciare dalla Regione, dovrebbe costituire un’esigenza prioritaria adeguare – sia in termini di programmazione che di organizzazione tecnico-amministrativa - le capacità di governo (e autogoverno) dei processi di medio/lungo periodo alla complessità dei fenomeni di integrazione e competizione globale dei sistemi economici e quindi 25 G. Becattini, E.Rullani, “Sistema locale e mercato globale”, in Economia e Politica industriale, n. 1, 1993. 26 P. Landini, op. cit. 27 V. Casolani, “Quale futuro per il turismo teramano?”, in Abruzzoteramano, n. 2, gennaio 2002, pag. 6. 28 R. Putnam, La Tradizione civica nelle regioni italiane, ed. Mondatori, 1993; vedi anche A. Mutti, Il particolarismo come risorsa: politica ed economia nello sviluppo abruzzese, in Rassegna Italiana di Sociologia, ed. Il Mulino, n. 4, dicembre 1994). 239 cap_2.2 (223-240).qxd 06/06/2005 11.44 Pagina 240 CRESA - Il turismo in Abruzzo di guida per lo sviluppo locale, cercando di costruire quel rapporto di fiducia con le imprese e con il territorio indispensabile per raggiungere effettivi obiettivi di crescita nel medio-lungo periodo. Anche nel mutato quadro di competenze e di responsabilità, sono condivisibili le esigenze di strutturazione di nuovi modelli in chiave evolutiva del rapporto pubblico/privato – quale fattore indispensabile per lo sviluppo turistico del territorio. La Regione non può sottrarsi dall’esercitare il suo ruolo – che è centrale nel processo di sviluppo di tali modelli organizzativi, infatti, è suo il compito primario di favorire lo sviluppo dell’economia regionale e quindi – anche - dei Sistemi Turistici Locali, in coerenza con gli obiettivi della programmazione regionale, tenendo conto anche e - soprattutto - delle reali vocazioni dei territori che in essa sono ricompresi. All’uopo è assolutamente indispensabile evidenziare come ciò che si rileva maggiormente nell’individuazione di tali nuove realtà territoriali sia proprio il “territorio/destinazione”, che con le sue caratteristiche ambientali e le diverse “vocazioni” turistiche costituisce il vero ed unico fulcro - l’elemento distintivo - dei STL. Proprio su tale elemento, bisogna focalizzare l’attenzione per poter arrivare ad individuare sistemi turistici Le farchie. Fara Filiorum Petri (CH). 240 Parte seconda Aspetti economici e territoriali coerenti e funzionali, che siano in grado di favorire l’economia dei rispettivi territori. Nello stesso tempo appare corretto riconoscere “che i STL devono essere espressione del territorio e, quindi, degli enti locali e dei privati” 29. In fondo la sfida dello sviluppo, della modernizzazione e intensificazione delle reti di relazioni e della competitività del territorio è legata a scelte e risorse disponibili da coordinare con le capacità di promuovere la crescita di quel “capitale sociale” che coinvolga ed esalti le migliori energie presenti nella comunità, diventando il motore propulsivo, il “fertilizzante” in grado di alimentare le politiche di sviluppo. Anche attraverso i STL l’Abruzzo “ha una grande possibilità di riscoprire e di sviluppare le proprie tradizioni civiche in supporto ad iniziative di solidarietà e mutualità capaci di promuovere imprenditoria, sviluppo personale, sviluppo ambientale”30. 29 In questi termini si è espresso l’assessore regionale al turismo intervistato da G. Biasion, in occasione di un’intervista dal titolo: “Abruzzo, dal mare ai parchi appeninici”, apparsa sul bimestrale di marketing turistico “Voyager”, n. 62, marzo/aprile, 2003, pp. 16, 17. 30 E. Sirolli, “Sviluppo economico e cultura: implicazioni ed opportunità per l’Abruzzo”, in Rivista Abruzzese, n. 3, 2001, p. 193 ss.