EDUCATIONAL Lenti oftalmiche progressive: disponibilità applicative L’evoluzione delle lenti oftalmiche progressive nel corso degli anni ha acquisito una maggiore specializzazione. di Francesco Sala Docente di Optometria e Contattologia Istituto B. Zaccagnini - Bologna; dossier Optometrista S.Opt.I. Introduzione Le lenti oftalmiche progressive vengono introdotte verso la fine degli anni ’501 e da quel momento le geometrie e le metodiche costruttive hanno fatto notevoli progressi, oggi vengono prodotte soluzioni che permettono di selezionare il dispositivo specifico a seconda della condizione rifrattiva e dell’esigenza visiva della persona. La proprietà di una geometria è determinata anche dal miglioramento delle attrezzature disponibili per la costruzione e dai programmi di calcolo che realizzano software sempre più precisi, tuttavia una lente progressiva senza aberrazioni periferiche di superficie non esiste2,3. Le differenze nelle aberrazioni periferiche della lente nascono dalle scelte di costruzione che possono esaltare alcune proprietà del design e che tralasciandone altre realizzano soluzioni mai uguali e sovrapponibili. Tra gli elementi necessari4,5 per identificare le proprietà di una geometria vengono considerati l’ampiezza e la posizione delle zone dedicate alla visione per la distanza prossima e remota. Le caratteristiche del canale di progressione determinano molte delle proprietà finali della lente e i punti di maggiore interesse sono: la larghezza; la lunghezza; come avviene la variazione di potere; la potenza delle variazioni e la loro posizione nel meridiano verticale6. Attraverso questi elementi si possono produrre un numero elevato di geometrie e in 102 P.O. Professional Optometry® Marzo 2008 questo modo diventa possibile la presenza di diversi prodotti sul mercato. Considerando7 differenti tipi di lenti oftalmiche progressive a geometria anteriore l’aberrazione periferica è influenzata solo in parte dai valori di addizione attribuiti nella zona prossimale, dove un significativo contributo deriva dal tipo di geometria7,8. Il modo con cui avviene la variazione di potere all’interno del canale di progressione non determina l’ammontare dell’aberrazione periferica ma, la modifica delle diottrie/millimetro lungo il meridiano verticale della lente si ripercuote sulla grandezza delle zone otticamente utili: quando la progressione determina la variazione di potere maggiore otteniamo l’ampiezza minore dell’intera zona funzionale dedicata alla visione. Se la massima variazione di potere all’interno del meridiano verticale non coincide con il valore maggiore dell’aberrazione periferica, è però possibile misurare in prossimità della fine del canale il valore complessivo della distorsione prodotta nelle aree non otticamente utili8. Un altro elemento da tenere in forte considerazione6 è il valore del potere prescritto per vicino, infatti9,10,11 dalla sua entità dipende l’ampiezza delle zone funzionali dedicate alla visione. Se prendiamo in considerazione due lenti progressive con identica lunghezza del canale di progressione ma con potere addizionato per vicino differente, il design con EDUCATIONAL addizione maggiore sviluppa un corridoio più stretto influenzando la resa del campo visivo dell’intermedio e del vicino. Contrariamente la geometria con il minore valore di addizione genera un meridiano verticale con un corridoio più ampio, dove la zona dell’intermedio e del vicino permetto un capo visivo maggiore. L’influenza della geometria durante l’attività lavorativa La prescrizione12 delle lenti oftalmiche progressive rappresenta per il portatore un dispositivo in grado di risolvere con efficacia le sue necessità occupazionali, per tanto l’individuazione della corretta geometria e la personalizzazione della lente diventa un elemento essenziale per l’utilizzo confortevole dell’occhiale. L’educazione del portatore ha la finalità di comunicare i vantaggi e gli aspetti critici di questo sistema correttivo, contemporaneamente vengono individuati assieme al professionista quali possono essere i migliori campi di impiego e quelle situazioni dove la lente ha meno possibilità di soddisfare le necessità della persona13. Inoltre “l’educazione” permette a chi propone questa soluzione di aumentare sensibilmente le probabilità di successo selezionando accuratamente il potenziale utilizzatore. Durante l’anamnesi il professionista deve cercare di ottenere le informazioni utili per comprendere le esigenze della persona e quali motivazioni ci sono verso l’uso della lente progressiva. Capire la motivazione14 è importante per il successo della prescrizione e qualora le difficoltà durante il periodo iniziale sono maggiori rispetto alla media sarà proprio la forza di volontà a diventare l’elemento determinante15. Le informazioni che possono risultare fondamentali per conoscere il campo di impiego della lente sono relative16: alle attività svolte durante il lavoro e nel tempo libero; alla frequenza e all’impegno durante l’occupazione prossimale; all’uso del computer e alla postura (distanza di lavoro; posizione degli oggetti osservati; tipo e grandezza dell’oggetto; illuminazione della postazione di lavoro). Tra i dati dell’anamnesi è importante infor- marsi sulle precedenti esperienze con lenti progressive o con altri sistemi correttivi (per esempio le lenti bifocali) e in questo modo è possibile consigliare il dispositivo più adatto. Prendendo in considerazione il passaggio dalla visione remota a quella prossimale17, senza l’uso di nessuna lente, la postura del capo modifica l’inclinazione rispetto alla posizione del busto di circa 45° e successivamente gli occhi abbassandosi di 15° individuano alla distanza prossima il testo scritto (figura 1). L’uso della lente progressiva mediante la realizzazione del meridiano verticale impone un cambio della postura: la testa modifica di meno l’inclinazione rispetto alla posizione del busto e conseguentemente sono gli occhi che aumentando la versione verso il basso rendono possibile la visione per vicino. Le prime geometrie realizzate determinano un impatto significativo nella postura durante l’uso della lente e tale proprietà forma in parte gli aspetti che caratterizzano il periodo di adattamento necessario per utilizzare il sistema correttivo. I design successivi hanno ottimizzato le zone dedicate alla visione e durante la lettura con l’occhiale progressivo la postura si avvicina maggiormente a quella naturale, tuttavia rimangono ancora delle differenze alle quali il portatore deve abituarsi (figura 1). L’introduzione negli ultimi anni di soluzioni con un canale di progressione ridotto: la variazione diottrica per millimetro nel meridiano Figura 1. Posizione della testa rispetto a quella del busto e versione degli occhi verso il basso per la visione prossimale. Immagine concessa da Essilor Italia6. Marzo 2008 P.O. Professional Optometry® 103 EDUCATIONAL Grafico 1. Intensità della cefalea durante il periodo di 12 mesi. verticale permette alla geometria di sviluppare in 9.5 mm l’85% del potere addizionato per vicino, dove la lunghezza complessiva è di circa 12-13 mm, amplia le opportunità di personalizzare la lente progressiva. I vantaggi ottenuti permettono un ulteriore avvicinamento verso la postura naturale dove la posizione del capo è inclinata rispetto a quella del busto di circa 40° e successivamente gli occhi si abbassano di 20° per individuare l’oggetto vicino. In aggiunta c’è la diminuzione del prisma introdotto nel meridiano verticale relativo all’influenza della lunghezza del canale sull’ametropia (in caso di anisometropia viene ridotta la differenza dell’effetto prismatico tra i due occhi) e un ampliamento dell’aree dedicate alla visione. Questi dispositivi a differenza di quelli con un canale di progressione più lungo riducono lo spazio dedicato all’intermedio, proprietà che deve essere tenuta in considerazione in base alle necessità occupazionali della persona. Normalmente la lunghezza del canale di pro- Grafico 2. Intensità del dolore al collo durante il periodo di 12 mesi. 104 P.O. Professional Optometry® Marzo 2008 gressione può variare da 12-13 mm a 18-20 mm conseguentemente si possono costruire geometrie con proprietà ergonomiche, di ampiezza delle aree funzionali e di aberrazione delle zone periferiche molto differenti tra loro. Alcuni costruttori in base alle caratteristiche della montatura: dimensioni dell’anello; distanza apice corneale lente; angolo pantoscopico e di avvolgimento, realizzano il design della lente progressiva ottimizzando la lunghezza del canale di progressione. Inoltre con la strumentazione attuale è disponibile l’opportunità di personalizzare il tipo di design mediante la valutazione del comportamento dei movimenti oculari e del capo, l’obiettivo è quello di ottimizzare l’ampiezza delle aree funzionali e la distribuzione delle aberrazioni in funzione delle proprietà della persona. Lenti progressive e l’occupazione al video terminale L’utilizzo del video terminale (VDT) durante l’attività lavorativa negli ultimi anni è caratterizzato da un notevole incremento e durante le ore passate in ufficio20 l’impiego del personal computer prende circa il 60% del tempo occupazionale. La grande diffusione del personal computer e del VDT individua contemporaneamente la necessità di conciliare durante il lavoro la migliore ergonomia della postazione, una ottimale condizione di illuminazione e in caso sia necessario il più efficace sistema correttivo21. Significativo22 è il lavoro condotto da Bergquist e Knave nel 1994 dove negli operatori di video terminale trovano con sensibile frequenza i sintomi di torpore muscolare, leggera fotofobia e segni di rossore oculare. Nelle conclusioni dello studio22 gli autori documentano una correlazione significativa tra il lavoro al VDT e i sintomi di “malessere” oculare. Sjogren23 (1989) e Spalloni24 (1992) dimostrano che la frequenza con la quale si presenta il discomfort visivo e l’intensità del sintomo sono strettamente correlati al tempo che viene dedicato durante il lavoro con il video terminale. Il tipo di schermo utilizzato e la luminosità emessa sono state messe in relazione25 con la difficoltà del sistema visivo di focalizzare l’oggetto osservato e ai sintomi di affaticamento oculare, inoltre la luminosità dell’ambiente se regolata per valori EDUCATIONAL superiori a 600 cd/m2 incrementa la sintomatologia influenzando negativamente il comportamento della funzione accomodativa26. Nel 1995 Sheedy27 afferma l’importanza e la necessità della correzione anche di “piccoli” difetti rifrattivi per quelle persone che lavorano spesso al VDT, infatti la correzione dell’ipermetropia e dell’astigmatismo riducono sensibilmente il discomfort visivo. Durante il lavoro svolto al computer non c’è solo il coinvolgimento delle abilità visive ma vengono interessate anche altre parti del corpo: Aaras28 nel 1998 documenta il legame tra l’affaticamento visivo e il dolore al collo lamentato dai pazienti; altri lavori29,30 dimostrano la relazione che accomuna il carico della muscolatura del trapezio con lo sviluppo dei dolori muscoloscheletrici nella parte superiore del corpo. Horgen31,32 nel 1989 e successivamente nel 1995 studia le possibili implicazioni tra i dispositivi oftalmici utilizzati in caso di presbiopia e il lavoro al video terminale: i risultati dimostrano che le lenti progressive aumentano il carico della postura incrementando la risposta dell’elettromiogramma derivato dal muscolo del trapezio rispetto alle lenti monofocali per vicino. Successivamente altri33 hanno individuato risultati simili a quello di Horgen31,32 documentando come le “normali” lenti oftalmiche progressive non sono il dispositivo più idoneo per l’attività prolungata al VDT. Recentemente sono state sviluppate geometrie specifiche per questo tipo di attività occupazionale: lenti per ufficio o l’uso del computer; personalizzare le lenti progressive significa anche adottare scelte che possano enfatizzare l’ergonomia migliorando la prestazione lavorativa. I prodotti realizzati nascono modificando la geometria delle lenti multifocali e progressive ottenendo soluzioni tra loro notevolmente differenti, comunque nella costruzione viene accentuata l’ampiezza della zona di transizione che va dall’area superiore della lente a quella inferiore. Il risultato finale è quello di ottenere un dispositivo capace di offrire una visione nitida, confortevole per vicino e per le distanze intermedie rispettando l’ergonomia della postura durante il lavoro al videoterminale. Possiamo dividere34 questi dispositivi in tre differenti soluzioni dove la scelta è in funzione della distanza fino alla quale permettono di mantenere la visione nitida, la riduzione del potere che viene prescritto per vicino è applicata nella parte alta della lente e: fino a 1 metro (design tipo 1), a circa 2.5 metri (design tipo 2) e per distanze superiori a 3 metri (design tipo 3). Prendendo in considerazione34 le proprietà della lente di tipo 3 è possibile asserire che la sua geometria non è molto diversa da quella di una lente progressiva “tradizionale”. Horgen34 nel 2004 studia il comportamento di queste tre geometrie prendendo in considerazione 120 presbiti che abitualmente lavorano al VDT per un periodo di tempo considerevole, ogni persona è sottoposta all’analisi visiva per la prescrizione del difetto rifrattivo e della compensazione per vicino, per partecipare allo studio il valore dell’addizione non doveva essere inferiore a 1.50D. Dopo tre settimane dalla consegna dell’occhiale è valutata nuovamente la rifrazione, l’addizione e in base al risultato vengono apportate le modifiche necessarie. Costituiti tre gruppi di 40 partecipanti, uno per tipo di geometria, ogni modello di lente è sistemato nell’occhiale in base alle indicazioni del costruttore e non viene data nessuna spiegazione ai portatori riguardo alla proprietà della lente se non quella di essere adatta per l’uso del computer. La durata dello studio è di 12 mesi e vengono effettuati tre controlli: uno iniziale per registrare il risultato del primo “impatto”, il secondo alla distanza di 6 mesi e uno alla conclusione del lavoro. I controlli consistono nel far compilare ai partecipanti un questionario specifico nell’analizzare i sintomi muscoloscheletrici35 e il grado di soddisfazione durante il lavoro del sistema correttivo. Il questionario è articolato in modo da essere attendibile e ripetibile36: in base all’entità del sintomo è possibile assegnare un punteggio da 0 (assente) a 100 (insopportabile) e analogamente per il grado di soddisfazione la risposta varia da 0 (non soddisfatto) a 100 (soddisfatto). Con l’esecuzione del questionario sono valutati i sintomi della cefalea (grafico 1); del dolore al collo (grafico 2); la soddisfazione della profondità di campo ottenuta (grafico Marzo 2008 P.O. Professional Optometry® 105 EDUCATIONAL te all’utilizzo del VDT offrono la possibilità di soddisfare con efficacia esigenze specifiche e personalizzare al paziente la soluzione oftalmica. Grafico 3. Soddisfazione della profondità di campo mediante l’uso del sistema correttivo durante il periodo di 12 mesi. 3) e la soddisfazione complessiva del sistema correttivo (grafico 4). Nel grafico n°1 al termine dei 12 mesi si ottiene una riduzione statisticamente significativa del sintomo solo nel design di tipo 1, la differenza è pari al 37%34. Anche nei risultati del grafico n°2 alla conclusione del lavoro si ottiene una differenza statisticamente significativa solo nella geometria di tipo 1, per un valore del 32%34. Riguardo alla profondità di campo spicca l’aumento del grado di soddisfazione per il design di tipo 2 che dopo il periodo di 12 mesi aumenta del 46%, mentre per la lente di tipo 1 e 2 l’aumento è rispettivamente del 36% e 21% (grafico 3)34. La soddisfazione complessiva al termine dello studio individua un incremento pari al 58% per il design di tipo 1, del 33% per la geometria di tipo 2 e del 11% per la lente di tipo 3 (grafico 4)34. In conclusione Horgen34 documenta che queste particolari lenti “progressive” dedica- Grafico 4. Soddisfazione complessiva dei tre gruppi selezionati per lo studio durante il periodo di 12 mesi. 106 P.O. Professional Optometry® Marzo 2008 Lenti oftalmiche progressive e aberrazioni La qualità ottica delle lenti oftalmiche può essere valutata con metodi differenti e comunemente vengono impiegati strumenti quali gli interferometri, i deflettometri in grado di osservare le proprietà ottiche della sola lente; a questi strumenti negli ultimi anni è stato aggiunto un dispositivo chiamato Hartmann-Shack (HS) realizzato originariamente per la misura delle aberrazioni nel campo astronomico. Lo strumento successivamente ha trovato un ulteriore campo di impiego e adeguatamente progettato viene utilizzato per misurare il fronte d’onda generato dal sistema oculare. Inoltre diventa possibile conoscere le aberrazioni complessive combinando la “somma” di più sistemi come ad esempio l’occhio e la lente oftalmica37, a contatto o intraoculare, aggiungendo le opportune modifiche si può valutare anche quello delle sole lenti oftalmiche38. Villegas e Artal nel 200438 mettono a punto un sistema che sfruttando lo strumento Hartmann-Shack è in grado di rilevare le aberrazioni di alto ordine sulle lenti oftalmiche. Conseguentemente iniziano a misurare le lenti progressive in differenti punti e inclinando opportunamente la lente, all’interno del sistema, ricostruiscono la condizione più simile a quella mantenuta durante la posizione di sguardo primario. Per posizionare la lente vengono presi in considerazione prevalentemente due aspetti: una distanza tra il vertice posteriore della lente e il centro di rotazione oculare di 27 mm, un valore dell’angolo pantoscopico di 12° (figura 2). Le aberrazioni del fronte d’onda analizzate vengono successivamente scomposte nei polinomi di Zernike39 e determinate per un diametro pupillare sul piano della lente di 6.0 mm. All’interno di questa area vengono presi in considerazione 30-36 punti e mediante l’ela- EDUCATIONAL borazione dei polinomi è valutata la qualità ottica della lente oftalmica. Gli effetti che possono influenzare la qualità della lente acquisiscono più o meno importanza a seconda della dimensione dell’area utilizzata durante la misura, il valore di 6.0 mm permette di osservare con chiarezza38 il risultato ottenuto. L’analisi del fronte d’onda viene nuovamente calcolata per un’area di 4.0 mm e la scelta di rivedere le aberrazioni, utilizzando un diametro più piccolo, nasce dalla necessità di avvicinarsi maggiormente alle dimensioni del diametro pupillare considerando la fascia di età interessata dalla presbiopia. Gli autori38 prendono in considerazione tre modelli di lenti progressive attualmente in commercio di recente design e di tre aziende diverse, durante il lavoro si propongono di valutare e confrontare la qualità ottica. Le proprietà peculiari sono simili per le tre soluzioni: la progressione di potere avviene nella superficie anteriore; la zona dedicata per il lontano è di potere neutro; la lunghezza verticale del canale è di 18 mm misurata dalla croce di centratura alla tracciatura di verifica del potere prossimale; il valore addizionato per vicino è 2.00D; la zona dedicata alla visione prossimale possiede un inset di 2.5 mm e il materiale utilizzato è minerale avente un indice di rifrazione 1.6. Le misure vengono effettuate in 20 zone della lente e distribuite lungo il canale di progressione, nelle porzioni periferiche non otticamente utili (nasale e temporale) ad una distanza massima dal canale di 1 cm. I risultati38 mostrano che per ogni lente all’interno del canale di progressione compare l’aberrazione del coma mentre man mano che si considera un punto lontano dal canale, nelle zone periferiche non otticamente utili, aumenta l’astigmatismo. In queste aree il valore dell’astigmatismo diventa l’aberrazione più significativa anche se non vengono individuate differenze sensibili tra le tre lenti. Complessivamente le aberrazioni di alto ordine più importanti sono il coma, il trefoil e l’aberrazione sferi- ca anche se nelle aree misurate (canale di progressione e zone periferiche) il loro contributo non appare particolarmente significativo38. Tuttavia37,40 è necessario tenere presente che in alcune situazioni le aberrazioni di alto ordine introdotte dalla lente all’interno delle zone otticamente utili, il coma e il trefoil, possono sommarsi a quelle oculari determinando una variazione della qualità dell’immagine retinica. Questo aspetto dipende fortemente dalla correzione del difetto rifrattivo e in particolare dalla cura con la quale è affrontata la correzione dell’astigmatismo. Se vengono considerate tutte le aberrazioni misurate (astigmatismo, coma, trefoil e aberrazione sferica) il comportamento è simile per le tre le lenti: il valore minore è rilevato all’interno del canale mentre quello maggiore è presente nelle zone periferiche. Invece le differenze significative sono individuate nella distribuzione delle aberrazioni: un design ha mostrato un cambio molto più “brusco” delle distorsioni passando dalla zona centrale a quella periferica. Le aberrazioni introdotte dalle lenti oftalmiche progressive38,41 rappresentano sempre un aspetto caratteristico della geometria dove l’astigmatismo rilevato nella porzione periferica è quello dominante. La qualità ottica influenza il grado di accettabilità del sistema correttivo e per questa ragione continuamente i costruttori cercano nuove soluzioni per limitare le distorsioni prodotte. Oggi l’incremento della qualità della lente viene affrontato in modo diverso: è possibile realizzare il canale di progressione nella superficie posteriore, oppure mante- Figura 2. Simulazione del sistema della lente oftalmica progressiva (Progressive Addition Lenses PAL’s) posta nella condizione di visione prossimale38. Il raggio laser dello strumento HS rappresenta l’occhio immaginato nella posizione descritta in precedenza e coincidente con l’asse ottico dell’intero sistema; con AF viene identificato l’asse di fissazione in posizione di sguardo primario, τ è l’inclinazione del frontale, μ è l’angolo tra la lente e l’asse di fissazione e R è il centro di rotazione oculare. Marzo 2008 P.O. Professional Optometry® 107 EDUCATIONAL nere la variazione di potere in quella esterna applicando internamente una lavorazione dedicata per limitare l’aberrazione periferica. 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