Modulo ‘Culture, Differenze, Conflitti’ Prima parte Genere e differenze di genere a.a. 2015-16 prof. Carmen Leccardi • Una premessa: perché analizzare il genere e le differenze di genere non ha alcun nesso con la cosiddetta «teoria del gender», di cui si è parlato molto in Italia nell’ultimo anno. • Quando si parla di differenze di genere si intende, nel senso comune, fare riferimento alle donne. Approccio non corretto. Differenze maschile/ femminile. Maschile non come neutro universale. • Women’s e men’ studies sono oggi ugualmente diffusi (i secondi, i men’s studies, sono solo più recenti (circa tre decenni). • Maschile come dimensione sociale e culturale da analizzare. Genere: termine ombrello, utilizzato per distinguere tra differenze biologiche di sesso e i significati legati a quelle differenze. Dunque: genere come insieme dei significati che gruppi sociali diversi conferiscono alle differenze di sesso; idee che vengono coltivate intorno a queste differenze; rappresentazioni culturali che vengono costruite. • Processo di costruzione sociale e di elaborazione simbolica e culturale dell’appartenenza di sesso. • Il genere problematizza ciò che è dato per scontato, rimette in discussione il senso comune. • Mutevolezza del significato attribuito al concetto di genere dal momento della sua elaborazione (anni Settanta del Novecento) ad oggi. • Caratteristica costante: genere come concetto relazionale. Processo culturale che produce le identità sessuali (Sassatelli) Come le differenze di genere si trasformano in diseguaglianze. Le relazioni di potere. Intersezionalità: intreccio delle differenze di genere con classe, etnia, generazione, credi religiosi e così via. • Il concetto di genere ha carattere dinamico. In quanto dimensione sociale è interno ai processi di mutamento storicosociali. Muta nel tempo e nello spazio. La relazione tra femminismo e ‘scoperta’ del gender. Genere come forma di categorizzazione sociale imposta ad un corpo sessuato. Relazione con la dimensione del potere. Di contro, oggi il genere è per lo più evocato come dimensione ‘neutra’ e ‘naturalizzata’. • Sempre più spesso, ad esempio nel linguaggio accademico (ma non solo), sesso e genere diventano sinonimi. ‘ ‘Normalizzazione’ del carattere originariamente ‘eversivo ‘ del concetto di genere. E’ espunto ogni riferimento alla categoria dell’oppressione delle donne da parte maschile. • Assegna significato sociale al termine per la prima volta l’antropologa Gayle Rubin (The Traffic in Women, 1975). Rubin introduce il termine SEX-GENDER SYSTEM per indicare il sistema psicosocio-economico che trasforma il sesso biologico in attività umana e sociale. Interesse per, e impegno contro, l’oppressione e la subordinazione sociale delle donne. • Importanza della consapevolezza circa la diversità dei due termini sesso e genere (sebbene anche le differenze biologiche possano essere considerate come socialmente costruite: ad esempio, fino all’inizio del XIX secolo era convinzione diffusa che uomini e donne avessero i medesimi organi sessuali – solo diversamente collocati). • Il genere può essere imposto culturalmente a chi possiede un sesso femminile per farne una ‘donna’ in senso sociale (De Beauvoir: Donna non si nasce ma si diventa); a chi possiede un sesso maschile per farne un ‘uomo’ in senso sociale. • Il concetto di genere si contrappone alla sovradeterminazione della differenza biologica tra i sessi. In base a quest’ultima vengono assegnate socialmente ai due sessi caratteristiche diverse (non solo tra loro separate, ma anche gerarchizzate). Bipartizione sociale delle funzioni e delle attitudini. Genere: la proposta analitica di Joan Scott • Storica statunitense, Joan Scott è autrice di un famoso saggio che ‘costruisce’ la categoria di genere (insieme a quello di Gayle Rubin): • «Gender: An Useful Category for Women’s History» (1986) • Influenza delle analisi di Foucault e Derrida (e, in generale del poststrutturalismo: centralità del linguaggio e delle forme simboliche come costitutive del mondo sociale e delle soggettività); ma anche degli studi culturali e dell’antropologia • Genere come costruzione dei saperi intorno alla differenza sessuale. • Quali significati culturali vengono attribuiti alle differenze fisiche • Una molteplicità di saperi costruisce storicamente il genere – e una molteplicità di significati lo caratterizza (sono coinvolte istituzioni, pratiche, rituali, simboli: centralità della vita quotidiana). • I saperi devono garantire la ‘naturalità’ della differenza sessuale. • Genere come fattore primario del manifestarsi dei rapporti di potere. • Come si costruiscono le relazioni di potere tra i sessi. • Il caso delle lavoratrici del XIX secolo (forza lavoro a basso costo; relazione con la ‘trasgressione dei ruoli di genere. Critiche femministe al concetto di genere Tra le principali critiche femministe al genere: • Judith Butler (filosofa statunitense e teorica del movimento queer, rifiuta le tradizionali identità di genere): genere e sesso si stabilizzano nel tempo attraverso una serie di atti rituali quotidiani. Centralità del linguaggio. Contro la percezione dell’eterosessualità come normalità. Butler è autrice, tra l’altro di Gender Trouble (1990) . Vedi, in italiano, La disfatta del genere, 2006. • Teresa de Lauretis (filosofa italiana, ma vive e insegna da decenni negli USA, a sua volta legata al movimento queer) considera il genere una costruzione artificiale, che si ripete grazie a reiterate rappresentazioni - e autorappresentazioni - visive e discorsive. Queste rappresentazioni (‘tecnologie di genere’) finiscono per essere interiorizzate dai soggetti, uomini e donne. Vedi il suo Sui generis. Scritti di teoria femminista, 1996. En-gendering: Teresa De Lauretis • «Per questo ho proposto il neologismo engender, che rendo in italiano con ingenerarsi: il soggetto (…) si produce in quanto soggetto nell’assumere, nel fare proprie o nell’identificarsi con gli effetti di senso e le posizioni specificate dal sistema sessuale in una data società». (Da De Lauretis, Soggetti eccentrici, ed. it. 1999). GLI STEREOTIPI • Lo stereotipo richiede: • 1. la semplificazione della realtà • 2. una generalizzazione arbitraria di determinati caratteri attribuiti ad un gruppo • 3. una condivisione sociale • 4. una fissità e ripetitività dei significati che esso veicola La funzione principale degli S. Oggi si sottolinea il carattere difensivo degli S.: per loro tramite cerchiamo di proteggerci dai continui processi di cambiamento della realtà sociale. L’effetto più importante degli S. Alterazione dei dati dell’esperienza: eventuali informazioni che contraddicono gli S. vengono ignorate. 24 • Attraverso gli S. vengono attribuite determinate caratteristiche negative a specifici gruppi sociali (solitamente minoranze svantaggiate oppure - come nel caso delle donne – a soggetti proposti come culturalmente e socialmente marginali). 25 Sintesi • Gli stereotipi sono semplificazioni rigide e grossolane, e forme di difesa contro la complessità del mondo. Stereotipi come insiemi coerenti e rigidi di credenze negative che vengono nutrite, in modo condiviso, nei confronti di un determinato gruppo o categoria sociale (Mazzara). Stereotipo come nucleo cognitivo del pregiudizio. Gli stereotipi di genere • Persistenza degli stereotipi di genere nel nostro tempo (nonostante il loro anacronismo). • Gli stereotipi di genere come espressione del’ordine di genere (Connell). • Sapere riconoscere gli stereotipi di genere nella vita quotidiana. Stereotipi di genere e costruzione dell’identità. Il processo di autostereotipizzazione. Stereotipi e pregiudizi nella costruzione delle differenze di genere Qualche esempio di stereotipi connessi al modello femminile (Ruspini). Le donne: • Non sono aggressive • Non si percepiscono come leader • Hanno molta comprensione per gli altri • Sono affettuose • Sono fedeli • Amano l’arte e la letteratura • Usano di rado parolacce 28 Gli uomini a loro volta: • Sono molto realistici • E’ difficile influenzarli • Sono attivi • Amano la matematica e le scienze naturali • Non hanno paura • Hanno attitudine al comando • Sanno imporsi e affermarsi • Sanno controllare le emozioni 29 Dalle differenze alle discriminazioni di genere, al superamento delle discriminazioni: le ‘azioni positive’ • La posizione delle donne nel mdl resta ancora oggi svantaggiata: minore occupazione, minore accesso alle posizioni di vertice, più precariato. E non solo nel mondo del lavoro (vedi il GDI: Gender-related Development Index, ONU) • Le ‘affirmative actions’ (‘azioni positive’) come risposta al persistere delle discriminazioni. • Le ‘affirmative actions’ nascono negli USA, anni ‘60 del Novecento. Obiettivo: riequilibrare le posizioni di potere dei gruppi svantaggiati (neri, minoranze etniche). Le donne come gruppo coinvolto nelle ‘azioni positive’ in quanto discriminato. • In Europa si inizia a parlare di ‘a.a.’ a partire dagli anni ‘80. • Le azioni positive consistono nell’attribuzione di riserve di posti nelle imprese o nel conferimento di un surplus di punteggio ad esempio per l’accesso all’università (le quote). • Oltre la prospettiva liberale (e astratta) dell’eguaglianza. Per garantire effettivamente l’eguaglianza può essere necessario trattare i diversi gruppi sociali in modo diseguale (vedi le analisi di Elisa Pazé, Diseguali per legge). • Oltre i divieti di discriminazione. Il paradosso delle ‘affirmative actions’: la legge non è uguale per tutti. • Eguaglianza in senso sostanziale (e non formale). La discriminazione deve favorire i gruppi più svantaggiati. • Le differenze (qui intese come svantaggi sociali) diventano ‘valore aggiunto’. • La problematica delle quote (nel mondo del lavoro, nelle istituzioni politiche) va inserita in questo contesto analitico. • La risoluzione del Parlamento Europeo del marzo 2012: Preso atto che «l’utilizzo delle quote elettorali ha effetti positivi sulla rappresentanza delle donne» si chiede agli stati membri con bassa rappresentanza femminile nelle assemblee politiche di introdurre «misure equivalenti». • L’importanza della legge costituzionale 30 maggio 2003, art. 51, che sottolinea come la Repubblica promuova ‘con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini’. Empowerment e mainstreaming • Che cos’è l’empowerment femminile • Il ruolo del femminismo della ‘seconda ondata’ e la Conferenza di Pechino del 1995 (Quinta Conferenza Mondiale sulle Donne promossa dalle Nazioni Unite) nella costruzione dell’empowerment. Le donne da ‘vittime’ a soggetti attivi, portatori di processi di mutamento sociale. • Cosa si intende per gender mainstreaming. • La prospettiva di genere non è più confinata a specifiche analisi o riflessioni, ma attraverso tutti gli ambiti della vita sociale e collettiva. Importanza del mainstreaming sotto il profilo delle politiche. La maschilità • Il tema della maschilità non è inizialmente considerato quando la categoria di genere viene messa a punto (anni Settanta). Le ragioni. • La maschilità non come ‘essenza’ ma come costruzione sociale di genere (significati culturalmente associati agli uomini e alle donne). • Più precisamente: set di pratiche sociali e di rappresentazioni culturali associate all’essere uomini. Oggi: possibilità di riferirsi ad una pluralità di significati associati alla definizione della maschilità. • Mentre secondo le scienze naturali la maschilità è associata a determinati ormoni e cromosomi per le scienze sociali la maschilità è associata a forme di potere (tra gli uomini, e tra gli uomini e le donne). • Che cos’è la prospettiva essenzialista in rapporto alla maschilità. Il ruolo degli stereotipi. • Per la prospettiva costruzionista le diverse forme di maschilità vanno comprese in relazione ai contesti sociali in cui gli uomini vivono (e ai rapporti uomini/donne). • I significati del’essere uomini (e donne) sono dunque in costante mutamento. In sostanza, la costruzione della maschilità é storica esattamente come quella del femminile. • Che cos’è la ‘maschilità di mercato’ (Kimmel) come forma di maschilità storica: aggressività, competitività e ansia come segni caratteristici. Equivalenza del concetto con quello di ‘maschilità egemone’ (Connell). • Ancora sulla maschilità egemone (Connell): al vertice della ‘gerarchia di genere’ caratteristica delle società occidentali moderne. I suoi tratti: autorità – durezza – forza fisica – eterosessualità • Centrale il rapporto con il lavoro per il mercato • La maschilità egemone: un uomo che vive nel potere e con il potere. In una parola, un uomo di potere. • Il mercato come arena competitiva del maschile. Le donne, gli uomini non bianchi, i non eterosessuali sono esclusi. Riferimento alla realtà americana (ma generalizzabilità del concetto). Per conservare il potere, anche sul piano simbolico, il gruppo egli uomini deve: • Non fare nulla che possa ricordare il femminile • Ricercare prioritariamente potere, prestigio e ricchezza • Elaborare la virilità come controllo delle emozioni • Amare il pericolo ed essere aggressivi La relazione tra questi imperativi e gli stereotipi di genere • Importanza, per il bambino (maschio), di allontanare la madre come segno di autonomia personale. I tratti femminili vissuti come elementi da disprezzare a conferma della propria autonomia. • Alla base del sessismo: la sistematica svalutazione delle donne. • L’incertezza maschile sull’identità di genere e il ricorso alla violenza per dissolverla. • Importanza di dimostrare la propria maschilità agli altri uomini (è questo il terreno di competizione): attraverso le donne ‘conquistate’, le attività sportive, ovviamente il prestigio sociale raggiunto. La maschilità come legge omosociale. • Che cos’è l’omofobia: il timore di poter essere considerati omosessuali. • Maschilità come performance quotidiana per confermare la propria distanza dalle identità femminili e omosessuali • Contro chi è considerato ‘effeminato’, debole e indeciso. La paura di avere paura (di altri uomini). • Il timore si essere giudicati ‘effeminati’ inizia da bambini. Importanza dell’abbigliaamento, del modo di camminare e di parlare. • Aggressività come segno di maschilità (per la ‘maschilità di mercato’). • Che cos’è la ‘polizia di genere’ (Kimmel). • La relazione fra omofobia, sessismo e razzzismo. Gli immigrati come ‘finti uomini’. • Il caso delle miniere d’oro del Sudafrica (fino al XX secolo). Come cambia il concetto di ‘virilità’ (ubudoba) sulla base di specifici processi economici-sociali e migratori. Le donne lasciate dagli uomini africani che lavoravano in miniera nelle fattorie agricole, a chilometri di distanza, reinventano il concetto (vedi Connell, Questioni di genere, 2011). • La lingua indigena registra questo nuovo significato. Virilità diventa sinonimo di competenza (nella conduzione della fattoria), benevolenza, partecipazione alla vita della comunità. • Nelle fattorie le donne svolgevano funzioni maschili, e partecipavano in tal modo all’idea di virilità – ma, di fatto, ridefinendola. Nuove prospettive sulla maschilità • Le ‘maschilità multiple’ contemporanee (policulture maschili conto la monocultura della ‘maschilità di mercato’) • Progressivo allontanamento dall’ideologia di ‘come un uomo deve essere’. Presa di distanza dagli stereotipi di genere. • I modelli di genere e le loro realtà cangianti. Dimensioni ‘discorsive’ e strutturali del genere risultano mescolate. • Sul piano accademico segnale di questo cambiamento è la nascita dei men’s studies accanto ai women’s studies (e ai gender studies). • Tra gli studiosi più noti sul piano internazionale: Connell, Kimmel, • In Italia (tra gli altri) : Ciccone, Bellassai, Deriu, Spallacci • Il new man: tra nuove responsabilità familiari, attenzione all’espressione delle emozioni, rifiuto degli stereotipi di genere, e nuova cura di sé (Spallacci). • L’industria della moda si appropria di quest’ultimo aspetto. Creazione di nuovi stereotipi di maschilità. I men’s movements: che cosa sono • Anni Settanta: CR GROUPS (Consciousness Raising Groups). Relazione con il femminismo: le donne si liberano dal patriarcato, gli uomini dagli imperativi della ‘maschilità egemone’. Relazione con il Men’s Liberation Movement. • La creazione di una ‘nuova donna’ richiede la creazione di un ‘nuovo uomo’ antisessista (Rowbotham). • Perché la consapevolezza maschile delle strutture di genere risulta più difficoltosa. • Accanto a questo tipo di movimenti (profemministi) nascono anche i Men’s Rights Movements, che sottolineano i costi che gli uomini devono pagare per le trasformazioni in corso, e le responsabilità femminili al riguardo (posizione anti-femminista). • Vedi, al riguardo, anche i gruppi per i ‘diritti dei padri’ (contro quelle che vengono considerate discriminazioni nella custodia dei figli) Esperienze USA • Il movimento mitopoietico (Bly): promuove la riscoperta della ‘maschilità profonda’ (letture comuni, ritiri di gruppo in ambienti naturali). Ambivalenza del movimento: tra ritorno alle ‘origini’ e rifiuto del maschilismo. Posizione comunque essenzialista. Vedi le analisi proposte in Spallacci (Maschi, 2012) • I Promise Keepers: movimento di uomini cristiani. • Centralità delle scritture bibliche e dei ruoli ‘naturalmente diversi’ di uomini e donne. Restaurazione della gerarchie naturali tra uomini e donne, in particolare nella famiglia In sintesi • Genere come dimensione relazionale. • Relazioni di genere come processi complessi (e mutevoli) costituiti da e attraverso parti interrelate, interdipendenti. Ciascuna parte non ha esistenza o significato senza l’altra. • Al tempo stesso, sul piano storico un genere, il maschile, va considerato come quello dominante. Il genere , in quanto principio organizzativo societario, ci aiuta a comprendere le dinamiche sociali e culturali (non diversamente dalla classe, dall’appartenenza etnica, eccetera). L’organizzazione materiale e simbolica del mondo sociale porta l’impronta delle differenze di genere, e delle differenze tra le culture di genere. • La questione delle identità di genere e dei loro processi di trasformazione. I mutamenti del ‘maschile’ e del femminile. I ruoli di genere. Il maschile non più come ‘neutro universale’. Diversi significati del termine genere a. Costruzione sociale e culturale delle differenze tra ‘maschile’ e ‘femminile’; muta nel tempo e tra culture; ha carattere storico (costruzionismo) b. Scala di attributi identificati come appartenenti al ‘maschile’ e al ‘femminile’ (essenzialismo) Ai nostril fini: effetto delle relazioni tra uomini e donne (differenze di potere politico, ruoli sociali, attese). Il ‘gendering’: che cos’è Carattere processuale, non statico, del concetto di genere. Questo processo riguarda il modo in cui gruppi di uomini e di donne definiscono ed esprimono i propri interessi (Lovenduski). Il processo che viene definito ‘gendering’ è quello in base al quale le questioni sul tappeto vengono concettualizzate in termini di genere (vedi la questione della rappresentanza politica). In Italia: il dramma del ‘femminicidio’. 179 donne uccise 2013 (rapporto EURES), più un numero considerevole di tentati omicidi; nel 60% dei casi come esito di relazioni troncate. Rapporto tra femminicidio, stereotipi e pregiudizi di genere; relazione fra femminicidio e tempi diversi delle dinamiche di mutamento delle identità di uomini e di donne.