Istituto di Istruzione Superiore “Vincenzo Dandolo”
SEDE COORDINATA DI LONATO DEL GARDA (BRESCIA)
CANDIDATO : FRANCISCO FANTONI V°L
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 1. BREVI CENNI STORICI…………………………pag 3
 2. DESCRIZIONE E FISIOLOGIA DELLA
PIANTA…………………pag 4
2.1 DESCRIZIONE DELLA PIANTA
2.2 IMPOLLINAZIONE E FECONDAZIONE
 3. IL FRUTTO………………………… pag 6
3.1 LE CULTIVAR
3.2 LE PESCHE
3.3 LE NETTARINE
3.4 LE PERCOCHE
 4. PROPAGAZIONE…………………………pag 9
4.1 PORTAINNESTO FRANCO
4.2 PORTAINNESTI IBRIDI PESCO-MANDORLO
4.3 PORTAINNESTI SUSINI
 5. FORME DI ALLEVAMENTO……………………pag 10
5.1 IL VASO RITARDATO
5.2 LA PALMETTA
5.3 IL FUSETTO
5.4 L’IPSILON TRASVERSALE
 6. CURE COLTURALI…………………………pag 12
6.1 GESTIONE DEL SUOLO
6.2 POTATURA DI PRODUZIONE
6.3 IRRIGAZIONE
6.4 CONCIMAZIONE
 7. RACCOLTA…………………………pag 15
 8. AVVERSITA’…………………………pag 16
 9. CONCLUSIONI E SITOGRAFIA…………………pag 19
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Il frutto della pesca è anche chiamato pomo persico
o pomo di Persia: proprio l’origine del nome pesca,
infatti, si deve all’abbreviazione latina "persica o
persicum", che letteralmente significa “frutto
persiano”, anche se per molti secoli è stato ritenuto
originario della Persia, oggi è certo che il pesco sia un
albero originario dell’ovest della Cina. Le pesche
furono introdotte in Europa grazie ad Alessandro
Magno, ma furono i romani ad apprezzarle e a
diffonderne la coltivazione tanto che, nel Medioevo,
la Francia divenne il secondo centro di origine di
questa specie dopo la Cina, raggiunsero una fama tale
che, nella simbologia cristiana, rappresentano la salvezza; infatti le si possono
ammirare rappresentate in vari affreschi accanto alle figure bibliche.
L’introduzione delle pesche nel continente americano invece avvenne secondo due
ondate distinte: la prima, nella prima metà del XVI secolo, operata dagli Spagnoli in
Centro America e la seconda, molto più recente, nella metà del 1800, tramite
l’importazione diretta dalla Cina negli USA, dal 1800 in poi le pesche segnarono un
successo sempre maggiore, tanto che, ad oggi, risultano tra i frutti freschi che
contano il maggior numero di varietà prodotte e commercializzate sul mercato
ortofrutticolo internazionale.
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2.1:DESCRIZIONE DELLA PIANTA
La pianta di pesco se lasciata crescere liberamente può raggiungere le
dimensioni di 4-6 metri, le sue radici ,
come nella maggior parte delle piante
arboree , si sviluppano più in larghezza
che in profondità; il tronco può essere
più o meno contorto a seconda della
specie. Le gemme invece, a legno e a
fiore , sono inserite isolate o a gruppi, a
questo proposito di ritiene utile tenere
ben presente le formazioni fruttifere di
questa pianta che sono molto utili per
poter effettuare una potatura corretta.
Le formazioni fruttifere del pesco sono
le seguenti:

ramo misto, ramo di media vigoria,
è provvisto di gemme a fiore e gemme a
legno ,con gemma distale a legno.

Brindillo,
corto
rametto
con
gemme a fiore lungo tutto l’asse, termina al suo apice con una gemma a legno

Dardo a mazzetto, rametto lungo pochi centimetri, presenta una corona di
gemme a fiore con una gemma a legno nel centro
Per quanto riguarda le altre parti della pianta
invece:
FOGLIE:
sono
lanceolate,
verdi
nella
pagina
superiore e grigie in quella inferiore, con la lamina
liscia a margine seghettato. Il picciolo è lungo circa
la metà della lamina e porta alla base delle ghiandole
di forma globosa .
FIORI: possono essere solitari o riuniti in gruppi,
compaiono prima delle foglie e possono essere di
due tipi:
-
Rosacei , con petali aperti, grandi e di colore
rosa chiaro
-
Campanulacei, con petali piccoli che non si
distendono del tutto, di colore rosa intenso
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La corolla è formata da
5 petali (più numerosi
nei peschi da fiore),
colorati
generalmente
di rosa, gli stami sono
di colore rosso scuro e
sono 20-30 inseriti al
di sotto della corolla.
L’ovario contiene due
ovuli che danno origine
ad un solo seme.
2.2: IMPOLLINAZIONE E FECONDAZIONE
Il pesco è una pianta autofertile, per cui non richiede particolari
impollinazioni , fatta eccezione per alcuni casi isolati; l’impollinazione
avviene pressappoco nella seconda metà di marzo e dura 8-10 giorni.
L’impollinazione del pesco è perlopiù entomofila , operata da insetti
pronubi come l’ape; per cui risulta conveniente all’arboricoltore
posizionare alcune arnie all’interno del frutteto (circa 4-6 arnie/ha) in
modo da facilitare il lavoro degli insetti.
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Il frutto del pesco è una drupa di forma tondeggiante , divisa in due parti da un
solco più o meno profondo detto linea di sutura.
Il mesocarpo o polpa , presenta consistenza diversa a secondo delle cultivar, di
colore giallo o bianco con venature rosse verso l’interno e può essere aderente
o meno al nocciolo.
L’endocarpo o nocciolo è legnoso e provvisto di solcature ; contiene un seme
aromatico dal gusto amaro a causa dell’ amigdalina, uno zucchero tossico per
l’uomo.
Infine vi è l’epicarpo che corrisponde alla parte esterna(o buccia)
3.1: LE CULTIVAR
Le varietà di pesco diffuse al giorno d’oggi sono
innumerevoli, se ne contano circa 6000 in tutto il
mondo . Nonostante la grande possibilità di
scelta che , da un lato offre molte possibilità ai
frutticoltori e ai consumatori , allo stesso tempo
può confondere e disorientare appunto per
l’eccessiva presenza di cultivar.
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Le cultivar di pesche si classificano in base a :
EPOCA DI FIORITURA: per cui si distinguono cultivar che fioriscono

presto da quelle che invece fioriscono più tardi
EPOCA DI MATURAZIONE, le cv si dividono in :

- Precocissime, maturano in giugno
- Precoci, maturano nei primi 15 giorni di luglio
- A media maturazione, maturano nella seconda metà di luglio/ primi
10 giorni di agosto

Tardive, maturano oltre il 10 agosto
COLORE E CONSISTENZA DELLA POLPA: quelle a pasta gialla, con
polpa gialla e soda; a pasta bianca, con polpa in genere poco consistente

UTILIZZO DEL FRUTTO: pesche comuni e nettarine per il consumo
fresco , percoche per l’industria.
3.2: LE PESCHE
Le pesche attualmente coltivate sono per il 90% a pasta
gialla e per il 10% a pasta bianca. In base all’epoca di
maturazione la loro produzione è cosi suddivisa:
-
Precocissime, rappresentano il 23% dell’intera
produzione,
sono
coltivate
prevalentemente
nell’Italia del centro sud ; le cv principali sono:
springcrest, maycrest, springtime .
-
Precoci, sono il 30% della produzione , le cv più
famose sono : june gold, cardinal , favorcrest e
coronet.
-
Medie,
sono
il
gruppo
maggiormente
rappresentato con il 32% , le cv più diffuse sono: redhaven,suncrest,red
top e glohaven.
-
Tardive, sono il 15% della produzione, le cv sono: hale j.h, elberta e
michelini.
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3.3: LE NETTARINE
Le nettarine o pesche noci hanno il frutto
glabro, in parte colorato di rosso vivo
, di polpa gialla o bianca, spesso con
venature rosse. In Italia la loro
diffusione è iniziata verso gli anni
’70 con cv di provenienza americana e
in poco tempo hanno trovato il
consenso dei consumatori diventando
dei prodotti di spicco nell’alimentazione italiana.
Il successo di queste pesche è dato in gran parte dal loro aspetto glabro, dalla
buccia brillante e dal sapore caratteristico, infatti rappresentano circa il
40% della produzione nazionale ; arrivando in certi casi anche al 50% nelle
zone del nord.
Le nettarine sono produttive come le pesche comuni ma si differenziano per alcune
caratteristiche :
- Sono più sensibili a certi parassiti animali e parassiti vegetali
- Non sono compatibili con alcuni portainnesti
- La potatura di produzione è diversa rispetto alle pesche normali
3.4:LE PERCOCHE
Le percoche presentano frutti gialli o lievemente
colorati di rosso, con polpa gialla non fondente, soda e
idonea alla sciroppatura, sono coltivate per i 2/3 in
Campania e per la restante parte nelle altre regioni
interessate alla peschicoltura.
L’industria di trasformazione , cui viene destinata la
maggior parte delle percoche richiede alcune
caratteristiche del frutto:
- Pezzatura media
- Polpa omogenea e compatta
- Nocciolo di piccole dimensioni
- Epoca di maturazione ampia , in modo da
pianificare il lavoro degli stabilimenti
La tecnica colturale è la stessa delle pesche comuni .
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Il pesco si propaga per innesto a gemma dormiente ad agosto-settembre o a
triangolo a febbraio-marzo; questi innesti possono essere fatti sia in vivaio che a
dimora . I portainnesti franchi si propagano prevalentemente per seme, mentre i
susini e gli ibridi si propagano sia per seme che per via vegetativa e alcuni in
particolare(es. gf 677) con la micropropagazione.
4.1: PORTAINNESTI FRANCHI
I
portainnesti
maggiormente
totale)
in
franchi
sono
utilizzati(70%
quanto
quelli
circa
presentano
del
buone
caratteristiche ad esempio : un ottimo
vigore, elevata produttività e affinità
d’innesto; per effettuare tale innesto si
utilizzano
semi
balcanica
che
di
danno
sufficientemente
comune
è
peschi
molto
luogo
uniformi.
di
origine
a
piante
Il
indicato
per
franco
molti
pescheti, risulta però sensibile ai ristagni
idrici , ai freddi invernali e ai marciumi
radicali ed è quindi sconsigliato in determinati tipi di suolo.
4.2:PORTAINNESTI IBRIDI PESCO-MANDORLO
I portainnesti ibridi pesco-mandorlo, sono più resistenti ai ristagni idrici e sono più
vigorosi del franco, sono impiegati in zone collinari e nei reimpianti. Il GF 677 , è
ottenuto da micropropagazione, si è ampiamente diffuso in quanto è resistente alla
siccità, al ristagno idrico e al calcare. È un portainnesto molto vigoroso , indicato
per le zone collinari o per cv di debole vigoria; resta tuttavia inadatto alle cv
precoci perché ne ritarderebbe la maturazione.
4.3: PORTAINNESTI SUSINI
I susini usati come portainnesto presentano buone caratteristiche come:
resistenza all’asfissia radicale, resistenza al ristoppo e alla clorosi. Tuttavia
presentano alcuni punti deboli come: vita breve, disaffinità d’ innesto e fertilità
non molto elevata; tra questo tipo di portainnesto l’MRS 2/5 risulta essere quello
con le migliori caratteristiche.
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In genere in un pescheto moderno si tende si tende a ricercare la precoce entrata
in produzione della pianta ancor prima del suo completo sviluppo, infatti la potatura
nei primi anni di impianto risulta molto limitata. Contemporaneamente si cerca di
limitare lo sviluppo della pianta in modo da contenere i tempi di lavoro e quindi
facendo in modo che le piante raggiungano dimensioni tali che sia possibile eseguire
le lavorazioni da terra.
Le forme di allevamento del pesco possono essere classificate secondo la loro
geometria in:

Forme in volume

Forme in parete verticale

Forme in parete inclinata
5.1: IL VASO RITARDATO
Il vaso ritardato viene chiamato cosi perchè assume
la sua forma definitiva più tardi rispetto alle altre
forme, dopo 3 anni dall’impianto. Infatti nei primi 3
anni la pianta prende la sua forma naturale
piramidale ;dopo la raccolta del 3° anno, si elimina
l’astone in modo da lasciare solo le 3-5 branche
basali. La pianta assume cosi una forma a vaso la cui
altezza non supera i 2.5-3 metri.
5.2 :LA PALMETTA
La palmetta regolare a branche oblique era subentrata al vaso, in quanto consentiva
una buona meccanizzazione delle cure colturali. Questa forma , ancora oggi
presente, si è evoluta negli anni in : palmetta anticipata , palmetta libera e
palmetta a due branche. La palmetta ha sesti d’impianto di 4-4,5x 3-3,5 m con una
densità di 740 piante/ha; la forma
non è più geometrica ma è regolare e
richiede quindi meno potature in fase
di allevamento. L’altezza è di 3,5-4 m
, quindi in caso di freddi invernali e
brinate
primaverili
,
dannosi
soprattutto fino a 2 m , il danno è
solitamente più contenuto.
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5.3: IL FUSETTO
Il fusetto ha sesti di impianto di
4,5-5 m fra le file e 1,5-2m sulla
fila, con una densità di 1100
piante/ha, l’ altezza della pianta è
di circa 3,5 m , per cui soffre
meno
il
freddo.
La
pianta
è
formata da un astone principale su
cui sono inserite corte branchette
che portano i rami a frutto; le
branchette basali sono lunghe circa 1m con un inclinazione di 45°.
5.4: L’IPSILON TRASVERSALE
È una forma piuttosto complessa che porta la produzione nell’interfila con piante
gestibili quasi completamente da terra. L’ ipsilon si può ottenere da una sola pianta
oppure da due piante già inclinate al momento della messa a dimora; in questo caso
la pianta darà luogo ad una sola branca. La potatura di formazione in questo tipo di
pianta è molto complesso , i sesti sono di 5-6m tra le file e 1-2 m sulla fila con una
notevole densità di 1000-2000 piante/ha.
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6.1 GESTIONE DEL SUOLO
La gestione del suolo in un pescheto si avvale: delle lavorazioni , dell’inerbimento e
del diserbo. In casi di terreni siccitosi e con scarse disponibilità idriche , si
effettuano ripetute lavorazioni nel periodo primaverile-estivo che hanno il compito
di tenere controllata la presenza di infestanti. L’inerbimento del terreno è
riservato esclusivamente ai terreni freschi e fertili e ai portainnesti vigorosi che
non risentono della competizione radicale delle piante erbacee; il diserbo è
praticato solo sulla fila per il controllo delle infestanti e per le fasi di allevamento
e produzione della pianta.
6.2 POTATURA DI PRODUZIONE
Il pesco fruttifica sui rami misti , mentre le nattarine e le percoche producono
anche sui dardi inseriti in rami di 2 o 3 anni, si può affermare che paragonate ad
altre specie come melo, pero e ciliegio la potatura del pesco è abbastanza energica.
La potatura di produzione ha lo scopo di regolare la produzione e migliorare la
qualità dei frutti, si vanno infatti ad eliminare i polloni, i succhioni e i rami secchi o
ammalati, inoltre si va ad eliminare il 50-70% dei rami misti , asportando quelli
troppo deboli o troppo vigorosi ;tutte queste pratiche sono effettuate in modo da
ottenere un giusto equilibrio tra vegetazione e produzione.
Altre tecniche utilizzate sono:

Diradamento: il diradamento dei frutti è indispensabile per ottenere una
buona pezzatura. L’entità di questa tecnica dipende da numerosi fattori tra
cui: allegagione, cultivar, vigore, irrigazione, tipo di terreno ecc.. In pratica
per ottenere una buona pezzatura un ramo misto di media vigoria dovrebbe
avere una media di 3-5 frutti, il diradamento del pesco avviene ancora
manualmente a causa degli scarsi risultati ottenuti dalle lavorazioni
meccaniche.

Potatura verde: La potatura verde è molto importante nel pesco e molte
volte si sostituisce addirittura alla potatura secca, può essere eseguita in
diversi momenti.
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6.3: L’IRRIGAZIONE
Il pesco è una coltura irrigua, il suo fabbisogno idrico dal germogliamento fino alla
caduta delle foglie è di circa 5000 m³/ha. Per la pianta sono dannosi sia la siccità
che gli eccessi idrici:


La carenza idrica causa:
-
Vegetazione scarsa
-
Frutti di scarsa pezzatura
-
Maturazione scalare
L’eccesso idrico invece può determinare:
-
Asfissia radicale
-
Incide negativamente sulla qualità
dei frutti
L’irrigazione va eseguita tenendo
conto dei seguenti aspetti:

L’epoca di maturazione delle cultivar

Il portainnesto, in quanto il GF 677 è più
resistente alla siccità del franco

La fase fenologica della pianta, in quanto durante l’ingrossamento del frutto
si ha una buona risposta all’irrigazione
In presenza di pioggia, devono essere considerate nulle le piogge inferiori al
consumo giornaliero e allo stesso modo sono nulli i mm di pioggia eccedenti
al volume di irrigazione prescelto.
6.4: CONCIMAZIONE
La concimazione d’impianto, è basata sulla somministrazione di concimi organici e
di concimi chimici fosfo-potassici.
Nella concimazione di allevamento prevale l’impiego di azoto localizzato in
prossimità delle radici .
La concimazione di produzione invece si fonda sullo spandimento pluriennale di
concimi organici, sull’interramento del sovescio e sull’apporto annuale di concimi
chimici. I criteri che guidano la concimazione sono: l’analisi del terreno, l’analisi
fogliare, i consumi della pianta e i rilievi visivi.
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Il pesco è molto esigente in fatto di azoto, per cui richiede un equilibrata
concimazione che ne eviti sia le carenze sia gli eccessi, l’azoto induce infatti i
seguenti benefici:
-
Aumenta l’attività vegetativa , con foglie più verdi e rami più vigorosi
-
Aumenta il numero di gemme a fiore
-
Incrementa la produzione di frutti e la loro pezzatura
Allo stesso tempo un eccesso di azoto provoca:
-
Eccessivo sviluppo vegetativo
-
Peggiora la qualità dei frutti e ne ritarda la maturazione
-
Favorisce alcune malattie(es. monilia)
La concimazione fosfatica non ha
effetti di rilievo sulla produzione e
inoltre il pescheto assorbe questo
elemento in quantità limitate; è quindi
consigliabile somministrare il fosforo a
cadenza pluriennale.
Il potassio influisce su alcuni caratteri
del frutto quali: colore, acidità e grado
zuccherino, inoltre migliora la vitalità del
polline e la resistenza al freddo della
pianta ; in media si consigliano apporti
annuali di 100-150 kg/ha di potassio.
La somministrazione dei concimi può avvenire con la tecnica della fertirrigazione,
con questa pratica si ottiene una buona efficienza nella distribuzione e un
risparmio del 30-50 % di concime.
In altri casi si ricorre anche alla concimazione fogliare in quanto è una tecnica più
mirata e di minor impatto ambientale .
Le modalità e i tempi di concimazione del pesco non differiscono da quelli delle
altre piante da frutto:
-
in autunno si somministrano i concimi organici e fosfopotassici
-
ad inizio primavera una parte degli azotati
-
dopo l’allegagione la seconda parte degli azotati
-
in post raccolta l’ultima parte degli azotati
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La raccolta delle pesche è una pratica che richiede una grande quantità di
manodopera, questo è anche dato dal fatto che non è effettuata in un unica fase,
ma è frazionata in 3-4 stacchi; la manodopera dipende soprattutto dal tipo di
cultivar.
La resa oraria è di poco superiore al quintale. Molto importante è determinare il
giusto grado di maturazione per evitare di raccogliere frutti anticipatamente e
quindi con scarsi requisiti organolettici oppure frutti troppo maturi e quindi non
conservabili.
Per le pesche e le nettarine gli indici di
maturità sono:

il colore di fondo dell’epidermide,
con l’uso di carte colorimetriche

la durezza della polpa, al
penetrometro, con valori compresi
tra 4,5-5

adeguati valori dell’ l’indice
rifrattometrico
La produttività degli impianti peschicoli può variare notevolmente: risulta minore
per le cultivar precoci mentre tende ad aumentare per quelle tardive; nelle cultivar
più produttive può giungere fino a 400 q/ha.
Dalle aziende le pesche passano, normalmente, ai magazzini di lavorazione dove si
provvede alla cernita, alla spazzolatura, e al confezionamento in imballaggi .
La pesca oltre che essere consumata allo stato fresco è largamente utilizzata nella
produzione di marmellate, succhi e pesche sciroppate; in Italia l'industria
conserviera di pesche occupa un posto di primo piano.
Data la deperibilità del prodotto è necessario che intercorra poco tempo dalla
raccolta alla lavorazione in magazzino(max. 6-8 ore), la pesca è un frutto che si
conserva per una settimana circa, in certi casi anche 15-20 giorni in atmosfera
normale e fino a 30-40 giorni in atmosfera controllata.
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NON PARASSITARIE: Sono rappresentate
dalle difficili condizioni climatiche, dalle
alterazioni dovute a carenze o eccessi
nutrizionali e idrici, da un errato uso di
fitofarmaci o dagli inquinanti atmosferici. Le
principali avversità meteoriche sono le basse
temperature, la grandine, la neve, e il vento. I
forti freddi invernali possono causare danni
anche gravi. I freddi tardivi risultano
particolarmente dannosi in prossimità della
fioritura. La grandine è in grado di provocare gravi danni non solo alla produzione
ma anche alla vegetazione. Il vento risulta molto dannoso durante la fioritura
perché impedisce il volo dei pronubi, oltre che in prossimità della maturazione in
quanto determina un distacco anticipato dei frutti.
Di seguito si riportano alcune delle malattie
più famose del pesco:
BOLLA DEL PESCO: è un fungo diffuso in
tutte le zone d’Italia, soprattutto nel nord, la
bolla colpisce gli organi verdi della pianta del
pesco, come foglie e germogli; in caso di
cultivar particolarmente sensibili, i sintomi
possono manifestarsi anche su altri organi
come i fiori e i frutti. È la malattia più
importante del pesco per i danni irreversibili
che arreca alle foglie che seccano e cadono a terra, le foglie attaccate si
riconoscono per le loro caratteristiche deformazioni bollose e per la colorazione
anomala tendente al rosso. La lotta contro la Bolla del pesco segue ancora criteri
tradizionali, pertanto è prevalentemente di tipo preventivo, effettuata prima
dell'apertura delle gemme. Questa linea di difesa si basa su due interventi più un
terzo attuato solo in condizioni di particolare necessità.
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OIDIO o MAL BIANCO: è una malattia
causata da funghi si tratta della
formazione di un feltro, di colore
biancastro e di aspetto polverulento,
sulla superficie degli organi colpiti. Gli
organi colpiti più frequentemente sono
quelli assimilanti o con intensa attività
vegetativa, quali le foglie, i germogli
erbacei, i frutti in accrescimento. Nel
corso
dell'attacco,
le
aree
colpite
subiscono dapprima una decolorazione
poi la necrosi dei tessuti. In seguito alla
necrosi si verificano disseccamenti o spaccature .Attacchi gravi portano al
disseccamento degli organi colpiti, al deperimento della pianta fino a giungere alla
morte dell'intera pianta. Le condizioni ambientali favorevoli alla formazione dell’
oidio sono le temperature moderate; si sviluppano perciò generalmente in
primavera e all'inizio dell'estate. La diffusione delle spore è favorita dal vento,
mentre le piogge abbondanti hanno un effetto contrastante in quanto provocano il
dilavamento delle foglie.
La difesa chimica contro l'oidio si effettua tradizionalmente con trattamenti a
base di zolfo in polvere e agisce per contatto come prodotto di copertura. Il
trattamento deve quindi coprire uniformemente e completamente la superficie da
proteggere ed ha scopo esclusivamente preventivo. Infatti, con infestazioni in
atto, lo zolfo non ha alcun effetto .
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Alcuni dei principali fitofagi del pesco
invece sono:
L’AFIDE VERDE: si tratta di un piccolo
insetto di colore verde, si ritiene che si
tratti dell’insetto più pericoloso del pesco,
che manifesta danni sulle foglie, con
marcati accartocciamenti, e sui germogli;
su questi organi provoca arresto di
sviluppo sulla pianta, con successive
necrosi sui vari organi. Il danno è
determinato da punture trofiche degli afidi nella pagina inferiore delle foglie ed
elevata produzione di melata che imbratta gli organi, provocando parziale asfissia.
La lotta è di tipo chimica; essa può seguire criteri di lotta guidata ed integrata,
oppure essere effettuata preventivamente:
-
La Lotta preventiva si esegue in zone ad alto rischio
-
La Lotta guidata si deve tener conto della presenza degli afidi eseguendo il
trattamento solo al superamento della soglia di intervento
LA COCCINIGLIA DI S.JOSE’: è
un insetto che fu probabilmente
introdotta a San José nel 1870 da
legname importato dalla Cina è
arrivata anche in Europa all'inizio
del XX secolo, probabilmente
tramite le imbarcazioni americane.
Questo insetto possiede uno
scudetto strati spessi e, a volte,
impermeabili ai trattamenti
fitosanitari. La Cocciniglia di San José provoca danni sugli organi legnosi,
attraverso delle punture e la loro saliva determina delle alterazioni
cromatiche rossastre, in seguito i tessuti necrotizzano determinando
deformazioni e disseccamenti sui rami. I gravi attacchi causano invece
ingrossamenti degli strati dei follicoli, comportando asfissia sugli organi
attaccati. Sulle foglie compaiono punteggiature necrotiche, i frutti
manifestano macchie rossastre con un puntino centrale di colore grigio; le
macchie determinano il deprezzamento dei frutti.
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9.CONCLUSIONI E
SITOGRAFIA
Ho scelto di trattare questo argomento in quanto , a differenza di altri
settori agricoli, l’arboricoltura suscita in me un interesse maggiore. Questo
interesse è dato dal fatto che la mia famiglia possiede un appezzamento di
terra nel comune di Botticino e, dato che negli ultimi anni questo terreno è
rimasto incolto, è mia intenzione
dopo la scuola iniziare a prendermene
cura. Mi piacerebbe molto creare su questo terreno un pescheto, in questa
tesina ho appunto scelto di parlare del pesco, per cercare di migliorare la
mia conoscenza teorica sull’argomento, sperando che in un futuro prossimo
mi possa tornare utile per realizzare questo progetto.
SITOGRAFIA:

“Coltivazioni erbacee e arboree” di : Rolando Valli, Claudio Corradi e
Ferdinando Battini

Sito internet: http://www.rosai-e-piante-meilland.it/pesco

Immagini prese da internet
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