DINAMICHE EVOLUTIVE DEI SISTEMI LOCALI DEL LAVORO
Matteo Tassi
Obiettivo della presente analisi è quello di tracciare le dinamiche evolutive dei
Sistemi Locali del Lavoro afferenti alla regione Umbria, comparativamente a
quelle dei Sistemi Locali del Lavoro delle regioni contigue, Toscana e Marche,
e, ove possibile, di Centro Italia e Italia.
Per un corretto inquadramento dell’oggetto dell’analisi, nel paragrafo secondo
viene offerta una descrizione del concetto di Sistema Locale del Lavoro con
una breve esposizione delle implicazioni applicative e dei possibili limiti del
modello proposto da ISTAT; nel terzo e quarto paragrafo viene proposta
l’evoluzione dei SLL dal punto di vista, rispettivamente, delle dinamiche
interne alle singole regioni e delle principali dinamiche tra regioni oggetto
dell’indagine; nel paragrafo quinto vengono tracciate le principali
trasformazioni intervenute negli assetti produttivi dei SLL, attraverso l’analisi
delle specializzazioni produttive; infine, nel paragrafo sesto vengono proposte
le riflessioni conclusive dell’indagine.
I dati proposti nella presente indagine sono tratti dall’Atlante Statistico dei
Comuni, un sistema informativo contenente dati a livello comunale raccolti da
fonti ufficiali che ISTAT ha sviluppato nell’ambito delle attività di studio,
ricerca e valorizzazione delle basi dati previste nel progetto “Informazione
statistica territoriale e settoriale per le politiche strutturali 2001-2008” a valere
sulla Misura 1.3 del Pon “Assistenza tecnica e Azioni di sistema” e reso
disponibile nel novembre 2006. Per i Sistemi Locali del Lavoro i dati
provengono dal Censimento della popolazione e delle abitazioni - anni 1981,
1991 e 2001 - e dal Censimento dell’Industria e dei Servizi - anni 1981, 1991 e
20011.
1
Il confronto tra i Censimenti del 1981, 1991 e 2001 è a parità del campo di osservazione del 1981. I
tre Censimenti sono sostanzialmente in linea: ISTAT ha eliminato dai Censimenti 1991 e 2001 le sole
La possibilità di disporre dei dati rilevati nelle tre tornate censuarie, “incrociati”
con le tre diverse configurazioni dei Sistemi Locali del Lavoro definite nei
medesimi Censimenti, consente di valutare alcune dinamiche “al netto” delle
evoluzioni naturali intervenute, ad esempio, nella popolazione
(incremento/decremento naturale e migratorio).
I Sistemi Locali del Lavoro: definizione, rilevanza e limiti
ISTAT definisce i Sistemi Locali del Lavoro come “aggregazioni di comuni
contigui (non necessariamente appartenenti alla stessa regione o provincia),
costruite sulla base di un’analisi degli spostamenti giornalieri della
popolazione per motivi di lavoro, i quali vengono rilevati in occasione dei
Censimenti della popolazione (ISTAT 2006, p. 415); un SLL è, dunque, una regione
funzionale che identifica un insieme di comuni legati da significative relazioni
di interdipendenza.
Prescindendo dalle logiche di ripartizione amministrativa (come ad es. le
Province), i Sistemi Locali del Lavoro rappresentano, piuttosto, una
ripartizione funzionale del territorio particolarmente adeguata per analizzare
l’organizzazione territoriale delle attività produttive e degli insediamenti
residenziali; in altri termini, sono uno strumento di analisi appropriato per
indagare la struttura socio-economica del Paese secondo una prospettiva
territoriale.
Nella strategia di regionalizzazione adottata da ISTAT per individuare i Sistemi
Locali del Lavoro (ISTAT, 1997), il concetto-guida è quello dell’autocontenimento,
ossia della capacità di un territorio di comprendere al proprio interno la maggior
quantità (possibile) delle relazioni umane che intervengono fra le sedi di attività
di produzione (località di lavoro) e quelle dove si svolgono le attività legate alla
riproduzione sociale (località di residenza).
Un secondo elemento fondante la metodologia di individuazione dei SLL è il
vincolo di contiguità: nel caso in cui dall’analisi degli spostamenti quotidiani
tra comuni per motivi di lavoro una località risulti priva di contiguità con le
altre che con essa costituiscono un SLL, questa viene riassegnata al primo SLL
“utile” che ne garantisce la contiguità, sempre nel rispetto di un valore soglia
minimo di autocontenimento2. In questo senso, i SLL altro non sono che il
frutto della coalescenza territoriale, cioè dei processi attraverso i quali comuni
attività della caccia e alcune specifiche attività relative alla pubblica amministrazione (Difesa
nazionale, Amministrazione della giustizia, Vigili del fuoco, Ospedali psichiatrici e giudiziari) non
censite nel 1981.
2
“In concreto è stato necessario riallocare lo 0,7% delle località comunali che hanno riguardato il 6%
dei sistemi locali. Si tratta, effettivamente, di una piccola quantità di casi che hanno riguardato
situazioni di mancata contiguità fra i limiti amministrativi comunali in ambiti territoriali ristretti, dove
comunque gli insediamenti umani mostravano un’elevata prossimità ed accessibilità geografica”
(ISTAT, 1997, op. cit., p. 112).
570
contigui si sono integrati fino a formare un’unica unità socio-territoriale
(Calafati 2002).
Partendo dalla definizione dei SLL si giunge alla individuazione dei Distretti
Industriali3: i Distretti Industriali corrispondono a SLL che hanno natura
prevalentemente manifatturiera, dove operano principalmente unità produttive
di piccola e media dimensione appartenenti a un’industria principale.
La crescente attenzione rivolta a Sistemi Locali del Lavoro e a Distretti
Industriali, che sono stati oggetto di riconoscimento giuridico fin dal 1991 (art.
36 della legge 317/1991 e relativo DM 21 aprile 1993), deriva – da un lato –
dalla consapevolezza dell’obsolescenza delle ripartizioni amministrative
subregionali tradizionali (comuni, province e comunità montane) e – dall’altro
– dalla capacità dei SLL di descrivere il nuovo “paesaggio economico” che
discende dalle profonde trasformazioni che hanno avuto luogo in Italia a partire
dagli anni cinquanta.
Proprio per l’importanza riconosciuta ai SLL, si sta assistendo negli ultimi anni
ad un aperto dibattito sulla bontà dell’impostazione metodologica e sulla
correttezza della procedura di calcolo adottate da ISTAT per giungere alla loro
individuazione.
Senza entrare nel dettaglio di tali obiezioni4, rileva in questa sede ricordare che
alcuni dei principali elementi oggetto del dibattito riguardano:
- in primo luogo, la debolezza della tesi per cui il pendolarismo per motivi di
lavoro sia una buona proxy per identificare, anche se in forma approssimata, le
relazioni di interdipendenza tra Comuni;
- in secondo luogo, la criticità della definizione di una soglia minima di
intensità di interdipendenza territoriale al di sotto della quale non si dovrebbe
procedere all’associazione di un comune ad un altro comune (o ad un altro
insieme di comuni);
- infine, la difficoltà nel gerarchizzare ad un SLL quei comuni a gravitazione
non ben definita, cioè nei quali risulta difficile definire nettamente
l’interdipendenza ad un SLL piuttosto che ad un altro.
3
“Il distretto industriale rappresenta un’entità socioeconomica caratterizzata da una base territoriale
locale, dove si compenetrano una comunità di persone e una popolazione di imprese di dimensioni
medio-piccole (ovvero che, secondo la disciplina comunitaria, hanno un numero di addetti inferiori a
250) che prendono parte ad uno stesso processo produttivo “ (ISTAT, Rapporto Annuale. La
situazione del Paese nel 1995, Roma, 1996, p. 261).
4
Per un approfondimento si segnala, tra i principali contributi, “Oltre i sistemi locali del lavoro” di
Calafati G. e Compagnucci F. in Economia Marche, 2005, n. 1.
571
Le dinamiche interne alle regioni
Nel ventennio 1981-2001 i SLL tendono ad una progressiva e diffusa
diminuzione a livello nazionale (tab. 1) passando, a parità di metodologia di
individuazione, da 955 a 686 (-28% circa); questa riduzione trova rispondenza
in tutte le ripartizioni oggetto d’indagine, ma con intensità diverse:
- il Centro Italia si allinea al dato nazionale (-20%);
- l’Umbria e la Toscana perdono un solo SLL ciascuna, presentando, dunque,
un’immagine di tendenziale stabilità;
- la regione Marche, invece, mostra una riduzione del 39% circa; tale variazione
percentuale assume un significato ancor più rilevante se si considera che, in
termini assoluti, le Marche presentavano nel 1981 lo stesso numero di SLL
della Toscana (54).
Tab. 1 - Numero di SLL. Anni 1981, 1991, 2001
Numero, variazioni assolute e percentuali
Numero di SLL
Umbria
Toscana
Marche
Centro Italia
Italia
1981
18
54
54
160
955
1991
16
51
42
136
784
2001
17
53
33
128
686
Variazioni assolute
‘81-‘91
-2
-3
-12
-24
-171
Variazioni percentuali
‘91-‘01 ‘81-‘01 ‘81-‘91 ‘91-‘01 ‘81-‘01
1
-1
-11,1
6,3
2
-1
-5,6
3,9
-9
-21
-22,2
-21,4
-8
-32
-15,0
-5,9
-98
-269
-17,9
-12,5
-5,6
-1,9
-38,9
-20,0
-28,2
Fonte: nostre elaborazioni su dati ISTAT
L’Umbria nel 1981 presenta 18 SLL
Nel 1991 vede scomparire i SLL di:
- Nocera Umbra5, i cui due comuni costituenti Nocera e Valtopina vengono
entrambi assimilati dal SLL di Gualdo Tadino;
- Passignano sul Trasimeno, i cui tre comuni costituenti Passignano sul
Trasimeno, Lisciano Niccone e Tuoro sul Trasimeno vengono assimilati dal
SLL di Perugia – il primo, dal SLL di Cortona – il secondo – e dal SLL di
Perugia nel 1991 e di Cortona nel 2001 – il terzo;
- Amelia, i cui cinque comuni costituenti Alviano, Guardea, Montecchio,
Amelia e Lugnano in Teverina vengono assimilati, dal SLL di Orvieto i primi
tre - e dal SLL di Terni – gli ultimi due.
5
Un SLL prende il nome dal comune centroide, ovvero dal comune in esso contenuto che rappresenta
la località centrale, cioè il polo di attrazione attorno al quale gravitano, in rapporto di subordinazione
gerarchica, gli altri comuni. “Il criterio che è stato adottato per la denominazione dei sistemi locali
assegna il rango di località centrale: quella che dà il nome sistema locale, sulla base della numerosità
di persone che vi si dirigono da tutte le località comunali italiane” (ISTAT, 1997, op. cit., p. 113).
572
Oltre alla scomparsa dei tre suddetti SLL, nel 1991 si registra in Umbria la
costituzione del SLL di Cascia (attraverso l’acquisizione dei comuni di Cascia,
Monteleone di Spoleto e Poggiodomo, presenti nel 1981 nel SLL di Norcia) per
un saldo finale pari a 16 SLL.
Nel 2001 l’Umbria non vede scomparire nessun SLL, mentre si costituisce il
SLL di Gualdo Cattaneo con i comuni di Gualdo Cattaneo e Giano dell’Umbria
provenienti dal SLL di Todi; il saldo regionale si attesta a 17 SLL.
Tavola Comuni presenti in Umbria negli anni 1981, 1991, 2001
SLL UMBRIA 1981
SLL UMBRIA 1991
SLL UMBRIA 2001
Assisi (3):
Assisi (5):
Assisi - Bastia Umbra - Bettona Assisi - Bastia Umbra - Bettona
- Cannara - Valfabbrica
Cascia (3):
Cascia - Monteleone di Spoleto
- Poggiodomo
Castiglione del Lago (4):
Castiglione del Lago (4):
Castiglione del Lago - Paciano Castiglione del Lago - Paciano
- Panicale - Piegaro
- Panicale - Piegaro
ittà di Castello (2):
Città di Castello (2):
Città di Castello - Monte Santa Città di Castello - Monte Santa
Maria Tiberina
Maria Tiberina
Foligno (6):
Bevagna - Cannara - Foligno –
Montefalco - Spello - Trevi
Gualdo Tadino (5):
Costacciaro - Fossato di Vico Gualdo Tadino - Sigillo Valfabbrica
Gubbio (2):
Gubbio - Scheggia e Pascelupo
Marsciano (4):
Fratta Todina - Marsciano Monte Castello di Vibio - San
Venanzo
Nocera Umbra (2):
Nocera Umbra - Valtopina
Norcia (7):
Cascia - Cerreto di Spoleto Monteleone di Spoleto - Norcia
- Poggiodomo - Preci - Sellano
Assisi (4):
Assisi - Bastia Umbra - Bettona
- Cannara
Cascia (3):
Cascia - Monteleone di Spoleto
- Poggiodomo
Castiglione del Lago (4):
Castiglione del Lago - Paciano
- Panicale - Piegaro
Città di Castello (4):
Citerna - Città di Castello Monte Santa Maria Tiberina San Giustino
Foligno (5):
Foligno (5):
Bevagna - Foligno –
Bevagna - Foligno –
Montefalco - Spello - Trevi
Montefalco - Spello - Trevi
Gualdo Cattaneo (2):
Giano dell'Umbria - Gualdo
Cattaneo
Gualdo Tadino (6):
Gualdo Tadino (7):
Costacciaro - Fossato di Vico - Costacciaro - Fossato di Vico Gualdo Tadino - Nocera Umbra Gualdo Tadino - Nocera Umbra
- Sigillo - Valtopina
- Sigillo - Valfabbrica Valtopina
Gubbio (2):
Gubbio (2):
Gubbio - Scheggia e Pascelupo Gubbio - Scheggia e Pascelupo
Marsciano (4):
Marsciano (5):
Fratta Todina - Marsciano Collazzone - Fratta Todina Monte Castello di Vibio - San
Marsciano - Monte Castello di
Venanzo
Vibio - San Venanzo
Norcia (7):
Cerreto di Spoleto - Norcia Preci - Sant'Anatolia di Narco Scheggino - Sellano - Vallo di
Nera
Norcia (4):
Cerreto di Spoleto - Norcia Preci - Sellano
------- segue
573
SLL UMBRIA 1981
Passignano sul T. (3):
Lisciano Niccone - Passignano
sul Trasimeno - Tuoro sul
Trasimeno
Perugia (5):
Corciano - Deruta - Magione Perugia - Torgiano
SLL UMBRIA 1991
Perugia (7):
Corciano - Deruta - Magione Passignano sul Trasimeno Perugia – Torgiano – Tuoro sul
Trasimeno
Spoleto (6):
Spoleto (3):
Campello sul Clitunno - Castel Campello sul Clitunno - Castel
Ritaldi - Sant'Anatolia di Narco Ritaldi - Spoleto
- Scheggino - Spoleto - Vallo di
Nera
Todi (5):
Todi (5):
Collazzone - Giano dell'Umbria Collazzone - Giano dell'Umbria
- Gualdo Cattaneo - Massa
- Gualdo Cattaneo - Massa
Martana - Todi
Martana - Todi
Umbertide (3):
Umbertide (3):
Montone - Pietralunga Montone - Pietralunga Umbertide
Umbertide
Amelia (5):
Alviano - Amelia - Guardea Lugnano in Teverina Montecchio
Fabro (5):
Fabro (5):
Fabro - Ficulle Fabro - Ficulle Montegabbione - Monteleone
Montegabbione - Monteleone
d'Orvieto - Parrano
d'Orvieto - Parrano
Orvieto (6):
Orvieto (9):
Allerona - Baschi - Castel
Allerona - Alviano - Baschi Giorgio - Castel Viscardo Castel Giorgio - Castel
Orvieto - Porano
Viscardo - Guardea Montecchio - Orvieto - Porano
SLL UMBRIA 2001
Perugia (6):
Corciano - Deruta - Magione Passignano sul Trasimeno Perugia - Torgiano
Spoleto (6):
Campello sul Clitunno - Castel
Ritaldi - Sant'Anatolia di Narco
- Scheggino - Spoleto - Vallo di
Nera
Todi (2):
Massa Martana - Todi
Umbertide (3):
Montone - Pietralunga Umbertide
Fabro (5):
Fabro - Ficulle Montegabbione - Monteleone
d'Orvieto - Parrano
Orvieto (11):
Allerona - Alviano - Baschi Castel Giorgio - Castel
Viscardo - Guardea Montecchio - Orvieto - Porano
- Castiglione in Teverina (VT)Civitella d'Agliano (VT)
Terni (12):
Terni (15):
Terni (18):
Avigliano Umbro Avigliano Umbro Avigliano Umbro Acquasparta - Arrone Acquasparta - Amelia - Arrone Acquasparta - Amelia - Arrone
Ferentillo - Montecastrilli – Calvi dell’Umbria - Ferentillo - Attigliano - Ferentillo - Giove
Montefranco - Narni - Polino - - Lugnano in Teverina - Lugnano in Teverina San Gemini - Stroncone - Terni Montecastrilli - Montefranco - Montecastrilli - Montefranco Narni - Penna in Teverina - Configni (RI)
Narni - Polino - San Gemini Stroncone - Terni - Configni
Polino - San Gemini (RI)
Stroncone - Terni - Orte (VT) Configni (RI)
574
La diminuzione del numero di SLL presenti a livello nazionale comporta, in via
generale, una tendenza ad una maggiore aggregazione dei comuni e, quindi, ad
un aumento della presenza in media all’interno di ciascun SLL (tab. 2). Ciò si
dimostra vero per tutte le ripartizioni territoriali oggetto dell’indagine e, in
particolare:
- l’Umbria presenta una variazione in aumento nel periodo 1981-2001,
passando da 4,7 a 5,4 comuni in media per SLL;
- la Toscana registra una sostanziale stabilità (5,3 del 1981 contro 5,5 del 2001
comuni medi per SLL), ma la regione è l’unica ad avere una flessione negativa
nel periodo 1991-2001 (da 5,6 del 1991 a 5,5 del 2001 comuni per SLL);
- le Marche presentano un aumento considerevole, passando da 4,6 a 7,7
comuni per SLL;
- le ripartizioni Centro Italia e Italia si attestano tra l’Umbria e le Marche.
Tab. 2 - Numero medio di comuni, superficie media e popolazione media dei SLL.
Anni 1981, 1991, 2001
Valori assoluti
Numero medio comuni
Umbria
Toscana
Marche
Centro Italia
Italia
Superficie media (k
mq)
Popolazione media
1981
4,7
5,3
4,6
6,2
1991
5,3
5,6
5,9
7,3
2001
5,4
5,5
7,7
7,9
1981
453,0
421,0
184,2
362,8
1991
510,3
448,9
240,6
429,4
2001
489,8
437,7
304,9
457,8
1981
43438,5
66344,2
26484,1
67524,6
1991
49145,0
69587,9
34625,3
80412,4
2001
48427,6
66557,5
45470,3
85632,9
8,5
10,3
11,8
315,5
384,4
439,3
59221,9 72421,0 83084,2
Fonte: nostre elaborazioni su dati ISTAT
All’aumento del numero medio di comuni corrisponde un aumento delle
superfici medie per SLL (tab. 2); nel dettaglio, si registra:
- un continuo e consistente aumento per le Marche (+66% circa nel periodo
1981-2001);
- una tendenziale stabilità nel periodo 1981-2001 (con una flessione negativa
nel periodo 1991-2001) per Umbria e Toscana (rispettivamente +8% e +4%
circa).
Da precisare che l’estensione media dei SLL marchigiani, pur beneficiando del
suddetto incremento, rimane sempre notevolmente inferiore a quella di Umbria
e Toscana.
In presenza di una sostanziale stasi nella popolazione residente e di una
tendenza alla aggregazione dei comuni in un numero minore di SLL, è naturale
attendersi un aumento della popolazione media nei singoli SLL (tab. 2); tale
incremento si rivela:
- consistente per le Marche (+72% circa);
- limitato per l’Umbria (+11% circa);
- pressoché nullo per la Toscana (+0,3%).
575
Nell’arco del ventennio, l’aumento dell’estensione territoriale e della
popolazione compresa, in media, nei SLL è stato parallelo e, quindi, la densità
media è restata sostanzialmente costante:
- l’Umbria passa da 95,9 a 98,9 residenti per km2 con un incremento di un 3%;
- le Marche da 143,8 a 149,1 residenti per km2 con un incremento di un 4%;
- la Toscana registra una diminuzione, da 157,6 a157,1 residenti per km2.
L’analisi delle dinamiche dei centroidi6 è un utile strumento per la
comprensione delle modificazioni strutturali intervenute nei SLL tra il 1981 e il
2001; in particolare, il numero di centroidi presenti in tutti e tre gli anni
(derivati dall’intersezione dei centroidi dei SLL 1981, dei centroidi dei SLL
1991 e dei centroidi dei SLL 2001) aiuta a misurarne il grado di stabilità; il
numero di centroidi presenti un solo anno, viceversa, può offrire una misura del
grado di instabilità.
Per l’Umbria, i centroidi presenti in tutti e tre gli anni sono il 75% del totale dei
centroidi apparsi nei tre Censimenti, contro un 63% circa della Toscana e un
40% circa delle Marche (tab. 3). Questa immagine di stabilità della regione
Umbria nel confronto con le altre ripartizioni si evidenzia anche da una lettura
dei centroidi presenti un solo anno nei tre Censimenti7.
Tab. 3 - Centroidi dei SLL. Anni 1981, 1991, 2001
Valori assoluti e percentuali
Centroidi totali apparsi
nei 3 Censimenti
Umbria
Toscana
Marche
Centro Italia
Italia
v.a. (a)
20
65
64
192
1180
Sempre presenti
nei 3 Censimenti
v.a. (b)
15
41
26
98
502
% (b/a)
75,0
63,0
40,6
51,0
42,5
Presenti
un solo anno
1981
v.a.
3
7
17
36
271
1991
v.a.
0
2
4
9
92
2001
v.a.
1
4
4
13
74
Fonte: nostre elaborazioni su dati ISTAT
Un ulteriore approccio per la comprensione delle dinamiche intervenute nei
SLL è l’analisi della persistenza dei singoli comuni all’interno del medesimo
SLL (tab. 4).
Anche in questo caso l’Umbria si attesta, al pari della Toscana, tra le
ripartizioni più stabili con il 70% circa dei comuni che non hanno cambiato
6
Cfr. con nota 7
I centroidi presenti nei tre Censimenti sono Assisi, Castiglione del Lago, Città di Castello, Foligno,
Gualdo Tadino, Gubbio, Marsciano, Norcia, Perugia, Spoleto, Todi, Umbertide, Fabro, Orvieto e
Terni; i centroidi presenti in un solo Censimento sono Nocera Umbra, Passignano sul Trasimeno,
Gualdo Cattaneo e Amelia.
7
576
SLL nei tre anni censuari; per le Marche, così come per l’Italia, tali comuni non
arrivano alla metà del totale dei comuni.
Tab. 4 - Comuni presenti nei SLL. Anni 1981, 1991, 2001
Valori assoluti e percentuali
Totale comuni
regionali
v.a. (a)
Comuni che non hanno mai
cambiato SLL nei 3 Censimenti
v.a. (b)
% (b/a)
Umbria
Toscana
Marche
Centro Italia
92
287
246
1004
64
200
120
561
69,6
69,7
48,8
55,9
Italia
8101
3952
48,8
Fonte: nostre elaborazioni su dati ISTAT
A conclusione della trattazione sulle dinamiche interne alle regioni, si riporta una
tassonomia8 incentrata sulla rilevazione di alcuni elementi di stabilità che
definisce:
- SLL 2001 stabili quelli presenti con il medesimo centroide nei tre Censimenti
considerati (1981-1991-2001);
- SLL 2001 quasi stabili quelli presenti con il medesimo centroide nei
Censimenti 2001 e 1991, ma non nel 1981;
- SLL 2001 emergenti quelli presenti per la prima volta nel Censimento 2001.
Come si evince dai dati contenuti in tabella 5, l’Umbria presenta la più alta incidenza
di SLL stabili sul totale regionale, oltre l’88%; le Marche si attestano attorno
all’82%, mentre le altre ripartizioni oggetto d’indagine non superano il 78%.
Per apprezzare la tendenza alla stabilità delle singole ripartizioni si dimostra
altrettanto significativo il dato sui SLL emergenti: in questo caso l’Umbria, in
linea con la precedente analisi, presenta la più bassa incidenza di SLL emergenti
sul totale - 5,9% - contro il 7,5% della Toscana e l’oltre 10% delle altre
ripartizioni territoriali.
8
Tratta da “Lo sviluppo locale italiano fra il 1981 e il 2001 alla luce della geografia dei sistemi locali
del lavoro” di G. Barbieri e M. Causi, 2005 - Dipartimento di Economia, Università degli studi Roma
Tre.
577
Tab. 5 - SLL 2001 stabili, quasi stabili ed emergenti per ripartizione
Valori assoluti e percentuali
Totali
v.a.
v.a.
(a)
(b)
Stabili
Quasi stabili
Emergenti
%
v.a.
%
v.a.
%
(b/a)
(b)
(b/a)
(b)
(b/a)
Non inclusi
v.a.
%
(b)
(b/a)
Umbria
17
15
88,2
1
5,9
1
5,9
0
0,0
Toscana
Marche
Centro Italia
Italia
53
33
128
686
41
27
99
502
77,4
81,8
77,3
73,2
5
2
10
59
9,4
6,1
7,8
8,6
4
4
13
74
7,5
12,1
10,2
10,8
3
0
6
51
5,7
0,0
4,7
7,4
Fonte: nostre elaborazioni su dati ISTAT
Graf. 1 - SLL stabili, quasi stabili ed emergenti. Anno 2001
UMBRIA
TOSCANA
STABILI
QUASI STABILI
MARCHE
EMERGENTI
NON INCLUSI
CENTRO ITALIA
ITALIA
0%
20%
40%
60%
80%
100%
Fonte: nostre elaborazioni su dati ISTAT
Le dinamiche tra regioni
La strategia di regionalizzazione adottata da ISTAT per individuare i SLL
ammette la formazione di Sistemi Locali del Lavoro interregionali, cioè
composti da comuni contigui appartenenti a regioni. Nel panorama nazionale, i
SLL interregionali rappresentano una importante parte del totale dei SLL.
Nelle figure 1a, 1b e 1c sono riportati i SLL interregionali afferenti alle
ripartizioni regionali oggetto dell’analisi.
578
Fig. 1a - SLL interregionali di Umbria, Toscana e Marche al 1981
579
Fig. 1b - SLL interregionali di Umbria, Toscana e Marche al 1991
580
Fig. 1c - SLL interregionali di Umbria, Toscana e Marche al 2001
581
Le dinamiche intervenute sui SLL interregionali offrono importanti spunti di
analisi.
Considerando quella che può essere definita attrattività interna, cioè la capacità
di una regione di includere i propri comuni all’interno dei SLL regionali (tab.
6a), si rileva un’ottima “performance” per le tre regioni oggetto dell’indagine:
l’Umbria riesce a conservare all’interno dei suoi SLL una media di oltre il 92%
dei comuni regionali, la Toscana oltre il 97% e le Marche oltre il 98%.
Tab. 6a - Comuni regionali presenti nei SLL regionali. Anni 1981, 1991, 2001
Valori assoluti e percentuali
Totale comuni regionali
Umbria
Toscana
v.a. (a)
92
287
Marche
246
Numero comuni regionali su SLL regionali
1981
1991
2001
v.a. (b) % (b/a) v.a. (b) % (b/a) v.a. (b) % (b/a)
84
91,3
84
91,3
87
94,6
275
95,8
282
98,3
283
98,6
242
98,4
240
97,6
244
99,2
Fonte: nostre elaborazioni su dati ISTAT
Rilevante è anche l’evoluzione nel periodo 1981-2001 (tab. 6b) all’interno del
quale l’Umbria si “riappropria” di alcuni comuni9 passando da 8 comuni
regionali su SLL extraregionali del 1981 a cinque comuni regionali su SLL
extraregionali del 2001.
Tab. 6b - Comuni regionali presenti nei SLL regionali. Anni 1981, 1991, 2001
Variazioni assolute e percentuali
Variazioni assolute
Variazioni percentuali
Umbria
Toscana
1981-1991
0
7
1991-2001
3
1
1981-2001
3
8
1981-1991
0,0
2,5
1991-2001
3,6
0,4
1981-2001
3,6
2,9
Marche
-2
4
2
-0,8
1,7
0,8
Fonte: nostre elaborazioni su dati ISTAT
Volendo valutare la capacità di una regione di attirare nei suoi SLL i comuni
extraregionali (attrattività esterna), la regione Umbria nel periodo 1981-2001
passa da 1 a 4 comuni extraregionali all’interno dei SLL regionali10; la regione
Marche mantiene pressoché inalterato lo stato dell’arte del 1981 (+1 comune
9
L’Umbria “recupera” nel 2001 i comuni di Citerna e San Giustino dall’SLL di Sansepolcro e i
comuni di Attilgiano, Giove e di Penna in Teverina dall’SLL di Orte e “cede”, rispetto al 1981, i
comuni di Lisciano Niccone e Tuoro sul Trasimeno all’SLL di Cortona.
10
Nei Censimenti 1981 e 1991 l’Umbria ingloba il comune di Configni (Rieti) nell’SLL di Terni.; nel
Censimento 2001 l’Umbria ingloba i comuni di Configni (Rieti) e di Orte (Viterbo) nell’SLL di Terni
e i comuni di Castiglione in Teverina (Viterbo) e Civitella d'Agliano (Viterbo) nell’SLL di Orvieto.
582
nel periodo 1981-2001); al contrario, la Toscana “cede” un comune
extraregionale nel periodo 1981-2001 (tab. 7).
Tab. 7 - Comuni extraregionali presenti nei SLL regionali. Anni 1981, 1991, 2001
Valori assoluti, variazioni assolute e variazioni percentuali
Numero comuni extraregionali
su SLL regionali
1981
1991
2001
Umbria
Toscana
1
9
1
5
4
8
Marche
8
9
9
Variazioni
assolute
1981- 1991- 19811991
2001
2001
0
3
3
-4
3
-1
1
0
1
Variazioni percentuali
19811991
0,0
-44,4
19912001
300,0
60,0
19812001
300,0
-11,1
12,5
0,0
12,5
Fonte: nostre elaborazioni su dati ISTAT
Da sottolineare come, al di là degli incrementi/decrementi sul periodo, la
Toscana e le Marche si trovano ad attirare un numero consistente di comuni
extraregionali (in generale, da un minimo di 5 ad un massimo di 9), mentre
l’Umbria non va oltre i 4 comuni.
Analizzando la migrazione dei comuni regionali verso i SLL extraregionali
(tab. 8), si rilevano delle buone performance per Umbria, Toscana e Marche
che, pur cedendo sempre qualche comune alle regioni contermini, recuperano
nel ventennio 1981-2001 rispettivamente 3, 8 e 2 comuni11.
Tab. 8 - Comuni regionali presenti nei SLL extraregionali. Anni 1981, 1991, 2001
Valori assoluti e variazioni assolute
Umbria
Toscana
Marche
Numero comuni regionali
su SLL extraregionali
1981
1991
2001
8
8
5
12
5
4
4
6
2
1981-1991
0
-7
2
Variazioni
assolute
1991-2001
-3
-1
-4
1981-2001
-3
-8
-2
Fonte: nostre elaborazioni su dati ISTAT
11
Nel Censimento 1981 l’Umbria “cede” i comuni di Citerna e San Giustino all’SLL di Sansepolcro;
il comune di Città della Pieve all’SLL di Chiusi; i Comuni di Attigliano, Giove e Penna in Teverina
all’SLL di Orte; i comuni di Calvi dell'Umbria e Otricoli all’SLL di Magliano Sabina.
Nel Censimento 1991 l’Umbria “cede” i comuni di Citerna e San Giustino all’SLL di Sansepolcro; il
comune di Città della Pieve all’SLL di Chiusi; il comune di Lisciano Niccone all’SLL di Cortona; i
Comuni di Attigliano, Giove e Penna in Teverina all’SLL di Orte; il comune di Otricoli all’SLL di
Civitacastellana.
Nel Censimento 2001 l’Umbria “cede” il comune di Città della Pieve all’SLL di Chiusi; i comuni di
Lisciano Niccone e di Tuoro sul Trasimeno all’SLL di Cortona; i comuni di Calvi dell'Umbria e
Otricoli all’SLL di Magliano Sabina.
583
Volendo ricavare il saldo tra comuni extraregionali presenti nei SLL regionali e
comuni regionali presenti nei SLL extraregionali (tab. 9) si registra, tra il 1981
e il 2001, un’evoluzione tendenziale positiva per tutte e tre le regioni, in
particolare per la Toscana che nel 1981 presenta un saldo negativo (-3) e nel
2001 positivo (+4); anche l’Umbria migliora decisamente il saldo del 1981 (-7),
ma presenta anche nel 2001 un saldo negativo (-1).
Tab. 9 - Saldo comuni regionali presenti nei SLL extraregionali e comuni
extraregionali presenti nei SLL regionali. Anni 1981, 1991, 2001
Valori assoluti e variazioni assolute
Umbria
Toscana
Marche
Saldo comuni regionali presenti nei SLL extraregionali e
comuni extraregionali presenti nei SLL regionali
1981
1991
2001
-7
-7
-1
-3
0
4
4
3
7
Variazioni
assolute
1981-2001
6
7
3
Fonte: nostre elaborazioni su dati ISTAT
Si offre, di seguito, una rappresentazione grafica (figg. 2a, 2b, 2c) delle
dinamiche di scambio di comuni tra i SLL di Umbria, Toscana, Marche e le
altre regioni limitrofi per tracciarne le correlazioni.
Le principali evidenze che si ricavano sono:
- la completa assenza di scambio di comuni tra le coppie di regioni MarcheUmbria, Marche-Lazio e Lazio-Toscana;
- la regione Umbria “dialoga” con il Lazio, sia entrata che in uscita, e con la
Toscana solo in uscita;
- la regione Toscana vede attenuarsi l’importante scambio con la Liguria
registrato nel 1981, presenta uno scambio di comuni trascurabile (e solo in
uscita) con le Marche e un vivace scambio con l’Emilia Romagna;
- la regione Marche appare, da un lato, isolata dal versante delle regioni
tirreniche e dall’Umbria; dall’altro, appare baricentro di una sorta di “corridoio
adriatico” che la vedono raccordata a Emilia Romagna (sia entrata che in
uscita) e con l’Abruzzo (solo in entrata).
584
Fig. 2a - Scambio di comuni tra SLL di Umbria, Toscana e Marche al 1981
Fig. 2b - Scambio di comuni tra SLL di Umbria, Toscana e Marche al 1991
585
Fig. 2c - Scambio di comuni tra SLL di Umbria, Toscana e Marche al 2001
Le specializzazioni produttive
L’analisi delle specializzazioni produttive dei SLL e la loro riclassificazione
tipologica consente di “descrivere le principali caratteristiche dello sviluppo
economico territoriale attraverso una lettura sintetica, ma al tempo stesso
robusta, del tessuto economico e produttivo italiano (ISTAT 2006, p. 103)”.
L’ultima elaborazione delle specializzazioni produttive, realizzata da ISTAT
(2006) a partire dai dati relativi alle unità locali e agli addetti alle unità locali
del Censimento dell’industria e dei servizi del 2001, ha portato alla
individuazione di 19 raggruppamenti tipologici coesi al loro interno e distinti
tra loro. Questi raggruppamenti sono stati poi organizzati in quattro grandi
classi:
A - Sistemi senza specializzazione
Si tratta di aree in cui le specializzazioni che comunque emergono (commercio
e riparazioni, costruzioni, servizi pubblici) non sono legate a fattori di
localizzazione specifici, ma seguono una distribuzione sul territorio
sostanzialmente proporzionale alla presenza di popolazione residente.
B - Sistemi non manifatturieri
Tale classe si caratterizza per la presenza di gruppi specializzati
prevalentemente in attività terziarie e, in un solo caso, in attività connesse con
l’agricoltura.
586
C - Sistemi del made in Italy
La classe si divide in due sottoclassi. La prima è costituita dai Sistemi del
tessile, delle pelli e dell’abbigliamento e raggruppa quattro diverse vocazioni
produttive; la sottoclasse Altri sistemi del made in Italy rappresenta, a
esclusione delle produzioni del comparto tessile, la parte più rilevante della
produzione manifatturiera e distrettuale italiana.
D - Sistemi della manifattura pesante
L’ultima classe comprende quattro gruppi di SLL: quelli delle produzione e
lavorazione dei metalli, i sistemi dei mezzi di trasporto, i sistemi dei materiali
da costruzione e i sistemi della chimica e del petrolio.
L’analisi delle specializzazioni produttive dei SLL sempre presenti nei 3
Censimenti 1981, 1991 e 2001 rimanda per Umbria, Toscana e Marche
un’immagine di significativa diversità nei tessuti produttivi regionali (tab. 10 e
graf. 2); in particolare:
- Umbria e Toscana presentano un’alta incidenza di sistemi senza
specializzazione sul totale, a differenza delle Marche che presentano tutti i SLL
all’interno delle due classi B e C;
- la Toscana mostra un presenza di SLL in tutte le 4 classi tipologiche, a
differenza di Umbria e Marche (nel dettaglio, i sistemi della manifattura
pesante sono presenti solo nella regione Toscana);
- infine, i sistemi del made in Italy rappresentano la classe a maggiore incidenza
per Umbria e Marche, con una percentuale che, per quest’ultima, supera il 96%.
Tab. 10 - Specializzazioni 2001 per Classe dei SLL sempre presenti nei Censimenti
industria e servizi. Anni 1981,1991,2001
Valori assoluti e percentuali
Classe Denominazione Classe
A
B
C
D
Umbria
Toscana
Marche
v.a. (b) % (b/a) v.a. (b) % (b/a) v.a. (b) % (b/a)
Sistemi senza specializzazione
2
13,3
4
9,8
0
0,0
Sistemi non manifatturieri
5
33,3
16
39,0
1
3,8
Sistemi del made in italy
8
53,3
15
36,6
25
96,2
Sistemi della manifattura pesante
0
0,0
6
14,6
0
0,0
Totale (a)
15
100,0
41
100,0
26
100,0
Fonte: nostre elaborazioni su dati ISTAT
587
Graf. 2 - Specializzazioni 2001 per Classe dei SLL sempre presenti nei Censimenti
industria e servizi. Anni 1981,1991,2001
UMBRIA
TOSCANA
MARCHE
0,0%
10,0% 20,0% 30,0% 40,0% 50,0% 60,0% 70,0% 80,0% 90,0% 100,0%
CLASSE D - SISTEMI DELLA MANIFATTURA PESANTE
CLASSE C - SISTEMI DEL MADE IN ITALY
CLASSE B - SISTEMI NON MANIFATTURIERI
CLASSE A - SISTEMI SENZA SPECIALIZZAZIONE
Fonte: ISTAT
Tali risultanze si evidenziano ancor di più analizzando la classificazione dei
SLL in Gruppi di specializzazioni produttive (tab. 11 e graf. 3); in particolare:
- la despecializzazione (intesa non come assenza di specializzazioni, ma
piuttosto come mancanza di una specializzazione che rileva sulle altre) dei SLL
umbri e toscani aumenta: considerando oltre ai sistemi della Classe A, anche i
sistemi dei gruppi BA02 “Aree urbane a bassa specializzazione” e BA03 “Aree
urbane senza specializzazione” afferenti alla Classe B, l’incidenza dei sistemi
senza o con bassa specializzazione arriva al 40% in Umbria e al 27% circa in
Toscana;
- la marcata vocazione dei SLL marchigiani alle produzioni collegate al made
in Italy e, dall’altra parte, la diversificata distribuzione delle specializzazioni
produttive dei SLL umbri e, soprattutto, toscani è senza dubbio uno specchio
delle diverse dinamiche economiche in atto nelle tre regioni: significativo, su
tutti, il dato sui SLL turistici (BB01) che sono completamente assenti nelle
Marche, mentre rappresentano quasi il 15% per la Toscana e quasi il 7% per
l’Umbria.
588
Tab. 11 - Specializzazioni 2001 per Gruppo dei SLL sempre presenti nei Censimenti
industria e servizi. Anni 1981,1991,2001
Valori assoluti e percentuali
Gruppo Denominazione Gruppo
Umbria
Toscana
Marche
v.a. % v.a. % v.a. %
(b) (b/a) (b) (b/a) (b) (b/a)
A01
Sistemi senza specializzazione
2
13,3
4
9,8
0
0,0
BA02
Aree urbane a bassa specializzazione
4
26,7
6
14,6
0
0,0
BA03
Aree urbane senza specializzazione
0
0,0
1
2,4
0
0,0
BB01
Sistemi turistici
1
6,7
6
14,6
0
0,0
BB02
Sistemi portuali e dei cantieri navali
0
0,0
2
4,9
1
3,8
BB03
Sistemi a vocazione agricola
0
0,0
1
2,4
0
0,0
CA01
Sistemi integrati della pelle e del cuoio
0
0,0
1
2,4
5
19,2
CA02
Sistemi delle calzature
0
0,0
3
7,3
4
15,4
CA03
Sistemi dell'industria tessile
0
0,0
1
2,4
0
0,0
CA04
Sistemi dell'abbigliamento
4
26,7
4
9,8
6
23,1
CB01
Sistemi del legno e dei mobili
0
0,0
3
7,3
7
26,9
CB03
Sistemi della fabbricazione di macchine
1
6,7
2
7,7
CB04
Sistemi dell'agroalimentare
3
20,0
3
7,3
1
3,8
D01
Sistemi della produzione e lavorazione dei metalli
0
0,0
3
7,3
0
0,0
D02
Sistemi dei mezzi di trasporto
0
0,0
1
2,4
0
0,0
D04
Sistemi della chimica e del petrolio
Totale (a)
0
0,0
2
4,9
0
0,0
15
100
41
100
26
100
Fonte: nostre elaborazioni su dati ISTAT
589
Graf. 3 - Specializzazioni produttive 2001 per Gruppo dei SLL sempre presenti nei
Censimenti industria e servizi. Anni 1981,1991,2001
D04
D02
D01
CB04
CB03
CB01
CA04
CA03
CA02
CA01
BB03
BB02
BB01
BA03
BA02
A01
0,00%
Fonte: ISTAT
590
5,00%
10,00%
15,00%
20,00%
UMBRIA
TOSCANA
MARCHE
25,00%
30,00%
Viene ora proposta un’ulteriore analisi allo scopo di rilevare ed analizzare le
variazioni intervenute sulle specializzazioni produttive dei SLL umbri, toscani e
marchigiani nell’arco del ventennio 1981-2001.
Lungi dal replicare la classificazione in specializzazioni produttive elaborata da
ISTAT sui SLL 2001 e dal confrontare singoli SLL tra loro, lo studio si pone
come obiettivo quello di descrivere le dinamiche evolutive delle tre regioni
oggetto dell’indagine dal punto di vista della stabilità delle specializzazioni
produttive dei rispettivi SLL.
Anche in questo caso, i dati utilizzati sono stati ricavati dall’Atlante Statistico
dei Comuni; in particolare, sono stati elaborati i dati sugli addetti alle unità
locali associati alle singole attività economiche:
A
Agricoltura, caccia e silvicoltura
DM
Fabbricazione di mezzi di trasporto
B
Pesca, piscicoltura e servizi connessi
DN
H
Altre industrie manifatturiere
Produzione e distribuzione di energia elettrica,
gas e acqua
Costruzioni
Commercio all'ingrosso e al dettaglio;
riparazione di autoveicoli, motocicli e di beni
personali e per la casa
Alberghi e ristoranti
I
Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni
J
Intermediazione monetaria e finanziaria
Attività immobiliari, noleggio, informatica,
ricerca, altre attività professionali e
imprenditoriali
Pubblica amministrazione e difesa;
assicurazione sociale obbligatoria
CA
Estrazione di minerali energetici
E
CB
Estrazione di minerali non energetici
F
DA
Industrie alimentari, delle bevande e del
tabacco
G
DB
DC
DD
DE
DF
DG
DH
DI
DJ
DK
DL
Industrie tessili e dell'abbigliamento
Industrie conciarie, fabbricazione di prodotti in
cuoio, pelle e similari
Industria del legno e dei prodotti in legno
Fabbricazione della pasta-carta, della carta e
dei prodotti di carta; stampa ed editoria
Fabbricazione di coke, raffinerie di petrolio,
trattamento di combustibili nucleari
Fabbricazione di prodotti chimici e di fibre
sintetiche e artificiali
Fabbricazione di articoli in gomma e materie
plastiche
Fabbricazione di prodotti della lavorazione di
minerali non metalliferi
Produzione di metallo e fabbricazione di
prodotti in metallo
Fabbricazione di macchine e apparecchi
meccanici, compresi l'installazione, il
montaggio, la riparazione e la manutenzione
Fabbricazione di macchine elettriche e di
apparecchiature elettriche ed ottiche
K
L
M
Istruzione
N
Sanità e altri servizi sociali
O
Altri servizi pubblici, sociali e personali
P
Servizi domestici presso famiglie e
convivenze
Q
Organizzazioni e organismi extraterritoriali
Stante la possibilità di disporre di 3 diverse configurazioni territoriali dei SLL
(dovute alle entrate/uscite di comuni nell’arco dei 3 Censimenti in ciascun
SLL) e di dati armonizzati al 1981 per le tre tornate censuarie, ci si è trovati di
fronte alla seguente matrice:
591
Dati CIS
1981
SLL configurazione
1981
Dati CIS
1991
Dati CIS
2001
B
SLL configurazione
1991
SLL configurazione
2001
A
C
che offre tre possibilità di indagine:
- la prima (percorso A) che, tenendo fissi i dati di un Censimento (nell’es.
quello del 1981) e variando le tre configurazioni dei SLL, consente di valutare
le variazioni nel numero di addetti dovute esclusivamente alle entrate/uscite di
comuni in un determinato SLL;
- la seconda (percorso B) che, tenendo fissa una configurazione dei SLL
(nell’es. quella del 1981) e variando i dati dei tre Censimenti, consente di
valutare le variazioni nel numero di addetti dovute esclusivamente a dinamiche
“endogene” ai comuni costituenti un determinato SLL;
- la terza (percorso C) che, associando per ciascun anno una determinata
configurazione dei SLL con il rispettivo numero di addetti effettivi, consente di
valutare le variazioni nel numeri di addetti dovute sia alle entrate/uscite di
comuni in un determinato SLL, sia alle dinamiche “endogene” ai comuni
costituenti lo stesso SLL.
Come è evidente, i primi due percorsi di lavoro generano situazioni non
effettive, anche se rilevanti a livello di indagine statistica (ad esempio, è
possibile analizzare un SLL definito con la configurazione comunale del
Censimento 1991 a cui vengono imputati gli addetti rilevati nel Censimento
2001).
In accordo con l’obiettivo generale dello studio di rilevare le effettive
variazioni nelle specializzazioni produttive al solo scopo di confrontare tali
dinamiche tra le tre regioni, la scelta di campo è stata quella di adottare l’ultima
possibilità di indagine, cioè il percorso C.
In questo senso, si specifica che lo studio è stato realizzato solo sui SLL che si
sono rivelati esistenti in tutti e tre i Censimenti.
Dal punto di vista metodologico, è stato in parte mutuato l’impianto con cui
ISTAT giunge alla definizione di Distretto Industriale (ISTAT, 2005); la
procedura del presente studio si compone di 4 fasi:
592
1) è stato calcolato, per ciascun SLL, un coefficiente di concentrazione
territoriale (CCT) relativo a ciascuna delle attività economiche, cioè il
rapporto tra la quota di addetti sul totale dell’attività j-esima nel sistema
i-esimo e la corrispondente quota calcolata su base nazionale.
La formula utilizzata è la seguente:
( SLLadd,ateco/ ITAadd,ateco ) / ( SLLadd,tot / ITAadd,tot )
dove:
- SLLadd,ateco indica gli addetti di una singola attività economica in
un sistema locale;
- ITAadd,ateco indica gli addetti di una singola attività economica in
Italia;
- SLLadd,tot indica gli addetti totali (dell’industria e dei servizi) in
un sistema locale;
- ITAadd,tot indica gli addetti totali (dell’industria e dei servizi) in
Italia.
Valori dell’indice compresi tra 0 e 1 per l’attività j-esima indicano che
l’area presenta una specializzazione inferiore a quella media nazionale,
mentre valori maggiori di 1 mostrano una specializzazione superiore a
quella media nazionale;
2) per ciascun SLL sono state escluse dal campo di osservazione le attività
che presentano un CCT inferiore o uguale ad 1, in modo da escludere
tutte le attività che non possono essere considerate specializzazioni in
quanto la concentrazione territoriale è inferiore o uguale al dato
nazionale;
3) solo per le attività con CCT maggiore di 1, è stato applicato un peso
dato dal rapporto di composizione tra gli addetti dell’attività j-esima di
un SLL sul totale degli addetti dello stesso SLL:
SLLadd,ateco / SLLadd,tot
Tale scelta è motivata dalla volontà di ponderare il CCT all’effettiva
incidenza che l’attività j-esima ha sull’economia totale del SLL i-esimo,
evitando, dunque, distorsioni circa l’attribuzione di una specializzazione
produttiva non prevalente al SLL12;
4) il valore più alto ricavato in una delle attività economiche indica la
specializzazione produttiva.
Per utilità di esposizione, si riportano, di seguito, solo le risultanze ottenute per
i SLL umbri:
12
È possibile, infatti, che ad un SLL corrisponda un elevato coefficiente di concentrazione territoriale
per una determinata attività, pur rappresentando, quest’ultima, una componente residuale
dell’economia del SLL in termini Addetti alle UL espressi in valori assoluti.
593
Attività ATECO
Anno 1981
DB Industrie tessili e
ASSISI
dell'abbigliamento
E Produzione e
CASTIGLIONE distribuzione di energia
elettrica, gas e acqua
DEL LAGO
SLL
Attività ATECO
Anno 1991
DB Industrie tessili e
dell'abbigliamento
E Produzione e
distribuzione di energia
elettrica, gas e acqua
DE Fabbricazione della
pasta-carta, della carta e
dei prodotti di carta; stampa
ed editoria
DM Fabbricazione di mezzi
di trasporto
CITTÀDI
CASTELLO
DB Industrie tessili e
dell'abbigliamento
FOLIGNO
DM Fabbricazione di mezzi
di trasporto
GUALDO
TADINO
DI Fabbricazione di
DI Fabbricazione di
prodotti della lavorazione di prodotti della lavorazione di
minerali non metalliferi
minerali non metalliferi
GUBBIO
MARSCIANO
NORCIA
DI Fabbricazione di
prodotti della lavorazione di
minerali non metalliferi
DI Fabbricazione di
prodotti della lavorazione di
minerali non metalliferi
L Pubblica amministrazione
e difesa; assicurazione
sociale obbligatoria
PERUGIA
DB Industrie tessili e
dell'abbigliamento
SPOLETO
F Costruzioni
TODI
DA Industrie alimentari,
delle bevande e del tabacco
UMBERTIDE
DB Industrie tessili e
dell'abbigliamento
FABRO
ORVIETO
TERNI
F Costruzioni
G Commercio all'ingrosso e
al dettaglio; riparazione di
autoveicoli, motocicli e di
beni personali e per la casa
DJ Produzione di metallo e
fabbricazione di prodotti in
metallo
Attività ATECO
Anno 2001
DB Industrie tessili e
dell'abbigliamento
DL Fabbricazione di
macchine elettriche e di
apparecchiature elettriche ed
ottiche
DE Fabbricazione della
pasta-carta, della carta e dei
prodotti di carta; stampa ed
editoria
DM Fabbricazione di mezzi di
trasporto
DK Fabbricazione di
macchine e apparecchi
meccanici, compresi
l'installazione, il montaggio,
la riparazione e la
manutenzione
DI Fabbricazione di prodotti
della lavorazione di minerali
non metalliferi
DI Fabbricazione di prodotti
della lavorazione di minerali
non metalliferi
DI Fabbricazione di
prodotti della lavorazione di
minerali non metalliferi
DI Fabbricazione di
prodotti della lavorazione di
minerali non metalliferi
L Pubblica amministrazione
DA Industrie alimentari, delle
e difesa; assicurazione
bevande e del tabacco
sociale obbligatoria
G Commercio all'ingrosso e al
L Pubblica amministrazione
dettaglio; riparazione di
e difesa; assicurazione
autoveicoli, motocicli e di beni
sociale obbligatoria
personali e per la casa
G Commercio all'ingrosso e G Commercio all'ingrosso e al
al dettaglio; riparazione di
dettaglio; riparazione di
autoveicoli, motocicli e di
autoveicoli, motocicli e di beni
beni personali e per la casa personali e per la casa
DA Industrie alimentari,
F Costruzioni
delle bevande e del tabacco
DJ Produzione di metallo e
DB Industrie tessili e
fabbricazione di prodotti in
dell'abbigliamento
metallo
F Costruzioni
H Alberghi e ristoranti
G Commercio all'ingrosso e G Commercio all'ingrosso e al
al dettaglio; riparazione di
dettaglio; riparazione di
autoveicoli, motocicli e di
autoveicoli, motocicli e di beni
beni personali e per la casa personali e per la casa
DJ Produzione di metallo e
DJ Produzione di metallo e
fabbricazione di prodotti in fabbricazione di prodotti in
metallo
metallo
L’analisi dei dati (tab. 12) mostra come per l’Umbria solo il 40% dei SLL
apparsi nei 3 Censimenti propone la stessa specializzazione produttiva nel
tempo, a differenza della Toscana e delle Marche in cui tali SLL sono superiori
alla metà dei totali (rispettivamente 51% e 65% circa).
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Tab. 12 - Evoluzione delle specializzazioni produttive nei SLL sempre presenti nei 3
Censimenti industria e servizi. Anni 1981, 1991, 2001
Valori assoluti e percentuali
Umbria
Toscana
Marche
SLL
sempre presenti
nei 3 Censimenti
v.a. (a)
15
41
26
SLL con stessa
specializzazione nei 3
Censimenti
v.a. (b)
% (b/a)
40,0
6
51,2
21
65,4
17
SLL con specializzazione
sempre diversa nei 3
Censimenti
v.a. (b)
% (b/a)
1
6,7
5
12,2
3
11,5
Fonte: nostre elaborazioni su dati ISTAT
Inoltre, le incidenze dei SLL con specializzazione sempre diversa nei 3
Censimenti risultano decisamente basse per tutte e 3 le ripartizioni: in termini
assoluti, solo 1 SLL per l’Umbria, 3 per le Marche e 5 per la Toscana.
Conclusioni
L’analisi proposta mette in luce alcune evidenze empiriche che, ad una lettura
integrata, offrono importanti spunti interpretativi delle dinamiche in atto nei
sistemi locali oggetto dell’indagine; in particolare, emergono forti analogie, di
seguito illustrate, tra le regioni Umbria e Toscana che da più punti di
osservazione sembrano allontanarsi dalle Marche.
La diminuzione del numero complessivo di SLL e i processi di concentrazione
attorno a determinati centroidi (generato dall’allungamento del raggio degli
spostamenti pendolari man mano che si intensificano le relazioni tra i centri e le
periferie del sistema insediativo) si rivela come una tendenza generalizzata a
livello nazionale (soprattutto nel Nord Est e nel Nord Ovest) e per tutte le tre
ripartizioni regionali oggetto dell’indagine; il fenomeno, però, si dimostra
consistente nelle Marche, la cui diminuzione percentuale di SLL supera di gran
lunga il dato nazionale, ma non nell’Umbria e nella Toscana per le quali si può
agevolmente parlare di stasi, vista la diminuzione di un solo SLL ciascuna nel
periodo di riferimento.
Al processo di concentrazione si associa, chiaramente, una turbolenza che si
manifesta nella nascita e nella scomparsa di SLL e nella “migrazione” di
comuni da un SLL all’altro; anche in questo caso l’analisi mostra situazioni
nettamente differenti per le regioni in esame: da un lato, la coppia Umbria e
Toscana con un’alta incidenza di SLL sempre presenti nei 3 Censimenti e di
comuni che non hanno mai cambiato SLL nei 3 Censimenti; dall’altro, le
Marche la cui instabilità dei SLL e dei comuni in essi contenuti appare
decisamente pronunciata.
Anche dallo studio delle specializzazioni produttive si registrano delle
divergenze tra le regioni analizzate, ma in questo caso l’instabilità sembra
595
appannaggio di Umbria e Toscana: nelle Marche, infatti, oltre il 65% dei SLL
presenti nei 3 Censimenti ripropone la stessa specializzazione produttiva nelle
tre tornate censuarie. Le Marche si evidenziano anche per la tipologia di
specializzazione produttiva: la quasi totalità dei suoi SLL (oltre il 96%) ricade
nella classe che ISTAT definisce “SLL del made in Italy” (o, in altri termini,
della manifattura leggera), mentre per Umbria e Toscana il quadro delle
specializzazioni produttive è decisamente più frammentato (si rileva anche
un’alta percentuale di SLL senza una specializzazione prevalente).
C’è da considerare, infine, la geografia dei c.d. SLL interregionali, cioè dei
SLL che includono comuni di più regioni contermini; in questo ambito la
cesura tra Umbria e Toscana, da un lato, e Marche, dall’altro, assume contorni
chiarissimi: l’Umbria si rivela, infatti, fortemente collegata alla Toscana (quasi
ad apparirne appendice) e al Lazio, mentre non mostra nessuno scambio con la
regione Marche; quest’ultima, al contempo, si presenta come baricentro di un
“corridoio adriatico” per la dimensione degli scambi, anche reciproci, con
Emilia Romagna e Abruzzo; la Toscana, infine, presenta una soluzione di
continuità con il Lazio e uno scambio di comuni trascurabile con le Marche.
Stante questa netta separazione tre le ripartizioni regionali oggetto dello studio,
gli elementi di indagine rinvenuti contribuiscono, in estrema sintesi, a tracciare
i seguenti quadri riepilogativi:
- l’Umbria e la Toscana rimandano un’immagine di diffusa stabilità nel tempo
delle dinamiche dei sistemi del lavoro a cui si associa, a livello regionale, una
scarsa propensione alla specializzazione produttiva;
- le Marche, al contrario, denotano un’evidente tendenza alla concentrazione
dei sistemi del lavoro verso i principali poli di attrazione che si associa ad una
netta specializzazione verso produzioni manifatturiere.
596
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1997
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lavoro e nei distretti tra il 1991 e il 2001, AUR Quaderni PRASSI
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NOTE
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NOTE
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dinamiche evolutive dei sistemi locali del lavoro