Together to make the difference Editore: BREVINI GROUP Via Degola, 14 - 42124 - Reggio Emilia (Italy) Edito per il 10° anniversario del Progetto Studenti Werther Campaldi Stampato in Italia nel mese di Dicembre 2011 (edizione fuori commercio) Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo elettronico, meccanico o altro senza l’autorizzazione scritta di Brevini Group “Competere con la testa” I primi dieci anni del progetto studenti “Werther Campaldi” A cura di Stefano Catellani Questo volume è dedicato a Werther Campaldi “... un uomo che credeva nei giovani... ... e aveva ragione” COMUNE DI REGGIO EMILIA UFFICIO XVI - AMBITO TERRITORIALE PER LA PROVINCIA DI REGGIO EMILIA I.T.I.S. LEOPOLDO NOBILI DI REGGIO EMILIA UNIVERSITA DEGLI STUDI DI MODENA E REGGIO EMILIA Indice Introduzione Pag.8 Renato Brevini Il nostro capitale più importante? “Le risorse umane” Pag. 10 Vito Bonafede Brevini Fluid Power: “Le nuove sfide” Pag. 14 Le scuole aziendali: una storia italiana Pag.21 Maurizio Brevini Una nuova “training School” per costruire il nostro futuro Pag. 35 Mirco Campaldi sono stati dieci anni di “scuola” Pag. 40 Renato Brevini - Loris Saccani Ecco chi era Werther Campaldi Pag. 47 Progetto Studenti Tutti i protagonisti del Decennale Pag. 55 Photogallery 2001-2011 Pag. 77 Un progetto 2.0 Tante “web-idee” per partecipare e condividere Pag. 89 Brevini Fluid Power Dai componenti ai sistemi Pag. 93 Mission e Vision Pag. 103 Maria Licia Ferrarini Innovazione e formazione tecnica per la Reggio del futuro Pag.119 Luciano Brevini a sinistra e Werther Campaldi a destra alla Fiera di Milano Un nuovo “apprendistato” per non sprecare capitale umano Cresce in Italia il numero dei giovani che non studiano e non lavorano. Una soluzione potrebbe essere la formazione tecnica universitaria sul modello delle scuole di specializzazione tedesche, le cosiddette Fachhochschule. Sarebbe una riforma a costo zero per le casse dello Stato. L’università, insieme a un certo numero di imprese locali, potrebbe introdurre un corso di laurea triennale caratterizzato da una presenza simultanea dello studente nelle aule universitarie e in azienda. Controlli reciproci garantirebbero la qualità della formazione. Lo studente lavoratore acquisirà metà dei crediti del corso in azienda e metà dei crediti in università. 8 Sia le imprese che le università metteranno a disposizione un tutor che seguirà il ragazzo in università e in azienda. Il ragazzo o la ragazza saranno formalmente impiegati presso l’impresa con un contratto di apprendistato della durata di tre anni, ma l’azienda non avrà alcun obbligo di assumere il giovane con un contratto unico di inserimento alla fine del triennio. Il tema è centrale per il futuro del made in italy e iniziative come il Progetto Studenti Werther Campaldi che gira la boa dei primi 10 anni di vita dimostrano che rimane alta la disponibilità di molti imprenditori per investire in formazione. Le analisi condotte da Tito Boeri (Università Bocconi) e Pietro Garibaldi per lavoce.info dicono che con Turchia e Messico, l’Italia vanta il primato tra i paesi Ocse nella percentuale di giovani Neet (Neither in Employment, nor in Education or Training), non occupati, né in istruzione formale o formazione. Oggi come 10 anni fa l’esigenza è una sola: dare alle imprese che hanno progetti di crescita risorse umane adeguate. Nelle pagine che seguono sono raccolte idee e riflessioni sul tema della formazione permanente e delle scuole aziendali. Tutto parte dalla lezione “sul campo” lasciata da Werther Campaldi e prima ancora da Luciano Brevini: “investire sui giovani”. Il futuro del made in Italy è concentrato in quelle tre parole. Parole che non devono essere uno slogan ma un impegno concreto. L’impegno della famiglia Campaldi e di Brevini Fluid Power per ricordare Werther Campaldi con il “Progetto Studenti” è la prova che dai buoni progetti nascono buone soluzioni e valore per le imprese che sanno mettere le persone al centro. La fabbrica dei talenti che Adriano Olivetti ha sognato non è un’utopia. E mi piace pensare sperare che nelle prossime edizioni ci saranno tante donne tra i premiati, finora solo maschi. Le nuove frontiere dello sviluppo industriale del made in Reggio non potranno allargarsi se non ci saranno più donne anche nelle aree tecniche. Basta provarci. Stefano Catellani 9 Il nostro capitale più importante? “Le risorse umane” Renato Brevini presidente Brevini Group 10 Mi chiedono spesso, visto che la nostra azienda ha girato la boa dei primi 50 anni, quale è stato il fattore chiave che ha portato il Brevini Group e le sue aziende, quelle storiche e quelle di più recente creazione, al posizionamento che oggi occupano a livello internazionale. È un insieme di risorse: la passione imprenditoriale, il continuo flusso di investimenti, l’ascolto quotidiano delle esigenze dei clienti ma prima, prima ancora delle risorse finanziarie, necessarie allo sviluppo, c’è un capitale più importante. Oggi posso ribadire con convinzione che il capitale più importante per noi Brevini sono “le risorse umane”. È per questo che dedichiamo risorse e attenzioni al tema della formazione continua. Le sfide sempre nuove che i mercati ci impongono ogni giorno in tutto il mondo possono essere vinte solo se il “capitale umano” cresce e continua a crescere. La Scuola Aziendale “Luciano Brevini”, il Progetto Studenti Werther Campaldi e molte altre idee che diventano realtà come il nuovo Training Center di Brevini Fluid Power sono il segno concreto di questa attenzione, è questo lo “stile Brevini”: NOI CREDIAMO NEI GIOVANI E INVESTIAMO SUI GIOVANI. Lo dico con forza, con la forza dei fatti concreti. È sempre stato così per me, per mio fratello Luciano e per Corrado. E abbiamo cercato di trasmettere questo valore guida ai nostri figli. Il tema della formazione è centrale. Abbiamo creato la Scuola Aziendale “Luciano Brevini” per elevare il grado di conoscenza tecnica a tutti i livelli. Brevini vive a stretto contatto con grandi costruttori di macchine e impianti, fornisce prodotti tecnologicamente avanzati. È per sviluppare dialogo e partnership con i clienti che serve una preparazione adeguata. È per questo che ho sempre voluto dare al nostro personale tecnico e commerciale un plus di conoscenze specifiche. Abbiamo ottenuto risultati molto importanti con il nostro approccio alla formazione. Quando abbiamo deciso di strutturare le iniziative di formazione creando una scuola interna abbiamo deciso di affidare il progetto e la gestione non ad un “Professore“ esterno ma ad un nostro manager che conosceva esattamente, in ogni minimo dettaglio, le nostre problematiche e le esigenze dei clienti. Da quel punto “forte” si sono aperte e si svilupperanno in futuro collaborazioni con il mondo della scuola e dell’Università, in Italia e all’estero ma il cuore rimane “aziendale”. La nostra scuola si è evoluta e stiamo preparando nuovi corsi, su nuove tematiche adeguate ai nuovi input che ci arrivano 11 da tutto il mondo. Cambierà forse anche la definizione “Scuola Aziendale” per dare immediatamente l’idea del progetto formativo che abbiamo in mente. All’inizio della nostra attività bastava la formazione sulle macchine oggi pensiamo a veri “Master aziendali”. A livelli di qualificazione e profili più alti. Un fattore chiave però non cambia: tutti gli assunti, anche i dirigenti, per una settimana frequentano la scuola, montano e smontano i nostri riduttori. Ogni percorso di carriera parte così: dalla conoscenza del prodotto. Oggi siamo presenti con unità produttive in Italia, Germania, Cina e Usa. Presto arriveremo in altri paesi, penso al Brasile, quindi anche rispetto ai processi di globalizzazione la scuola, o comunque la 12 formazione aziendale hanno un senso e un ruolo. Lo “stile Brevini” deve e dovrà essere sempre riconoscibile, in ogni continente. La “Scuola Aziendale” è funzionale anche a questo discorso, perché in definitiva, bisogna preparare le persone perché possano essere destinate con successo in mercati grandi e complessi come la Cina. In Cina noi abbiamo preparato il personale per essere capaci di affrontare il mercato cinese. Non solo per le vendite ma anche per il servizio assistenza e per produrre. Dico di più. Il fattore chiave che ci ha portato a scegliere l’area di Yancheng per i nostri stabilimenti cinesi è stata la presenza di scuole tecniche e università (ben 4) che sono orientate al dialogo con il polo industriale dedicato all’Automotive che è la forza di quella zone della Cina. Al personale che potenzialmente poteva entrare nella nostra azienda le autorità di Yancheng ci hanno dedicato due corsi universitari “ad hoc” preceduti e seguiti da una selezione accuratissima. Ho visto centinaia di ragazzi all’interno di un capannone pieno di macchine. Facevano test sulle macchine e sostenevano colloqui. Venivano scelti in funzione delle loro capacità manuali, tecniche e delle loro caratteristiche personali. Su 100 ne escono 10 ma “su misura” già con il background giusto per poter lavorare sulle macchine moderne, questo mi è piaciuto moltissimo. Sulle macchine utensili più avanzate con competenze sull’elettronica, sulla pneumatica e su altri settori. Oggi stiamo avviando la costruzione di uno stabilimento in Brasile e seguiremo, spero, la stessa strada. Una strada che porta al successo sempre: in Italia, in Germania o in America. Quel che conta sono sempre LE PERSONE. Reggio Emilia dicembre 2011 13 Brevini Fluid Power: “Le nuove sfide” Vito Bonafede Amministratore delegato Brevini Fluid Power Siciliano, 51 anni, dopo la Laurea all’Università Bocconi di Milano (nel 1986) per Vito Bonafede, escluso un “primo assaggio”, il primo lavoro nel gruppo Bsn Danone, tutta la vita è stata un viaggio nella galassia Bosch: prima automotive poi, dal 2001, in Rexroth quindi nell’oleodinamica. Dal gennaio 2011 è in Brevini Fluid Power. 14 Il mio primo anno in Brevini Fluid Power è letteralmente “volato via”. In primavera abbiamo presentato il piano triennale dove abbiamo condensato le linee strategiche. Abbiamo ridefinito mission e vision e già a fine anno con un importantissimo Management Meeting abbiamo messo a punto le scelte operative: abbiamo definito la nostra agenda verso la crescita. Le linee strategiche sono principalmente tre: la prima è la globalizzazione. Brevini Fluid Power ha già intrapreso questa strada alcuni anni fa creando uno stabilimento in Cina, a Yancheng, che si aggiunge alla forte presenza in Italia e in Europa ma sicuramente la nostra presenza in Asia e in America potrà essere rafforzata. Per centrare questo obiettivo dovremo aprire nuove filiali, dovremo stringere accordi con i distributori e dovremo creare anche nuove aziende produttive perché produrre solo in Italia e pensare di essere globali non è possibile. Noi, per essere vincenti, dovremo essere sempre più vicini ai nostri clienti e ai nostri mercati e non solo dal punto di vista commerciale, ma anche da un punto di vista produttivo. Questa è la prima fase. La seconda fase ha come obiettivo una maggiore efficienza ed efficacia all’interno del nostro gruppo. Brevini Fluid Power nasce come un insieme di aziende cresciute in modo indipendente e chiaramente queste aziende vanno “messe assieme”. Dovremo sviluppare un’organizzazione coerente e soprattutto molto efficace nelle operation. Molte scelte sono già impostate: dal primo gennaio 2012, faremo il primo grande passo con la fusione della Brevini Fluid Power, intesa come unione di Aron e HydrApp, con la SAM Hydraulik. Queste due grandi aziende che da sole realizzano il 90% del fatturato di gruppo dal prossimo anno saranno un’unica grande realtà. Una sola azienda dal punto di vista del personale, dell’amministrazione, della produzione, della logistica, degli acquisti e di tutte le funzioni. Questo passaggio ci permetterà di avere una massa critica maggiore che ci aiuterà nella nostra strategia di globalizzazione ma ci aiuterà anche una maggiore efficienza: una struttura dei costi più snella rispetto a quella attuale. La terza fase della nostra strategia punta con decisione alle dimensioni. Vogliamo aumentare la nostra massa critica anche attraverso nuove acquisizioni. Acquisizioni che ci aiuteranno nelle nostre strategie di globalizzazione, quindi a commercializzare e a produrre il nostro prodotto anche al di fuori dell’Italia e dell’Europa. Cercheremo aziende e partner nel nostro settore per 15 completare la gamma dei nostri prodotti e per rafforzare la nostra presenza nel mondo. Siamo stati e vogliamo essere ancora un “polo aggregante”. Le aziende italiane hanno guardato in passato, e sono modelli di riferimento eccellenti (Olivetti, Fiat, Magneti Marelli), alle scuole aziendali come scelta strategica. Oggi servono competenze a livello globale. Quale deve essere il ruolo di una scuola aziendale? Quale sarà il ruolo della scuola aziendale nei programmi di formazione e sviluppo di risorse umane di Brevini Fluid Power? Sono arrivato in Brevini Fluid Power dopo una lunga esperienza in un’azienda tedesca che si muove in tutto il mondo, una vera multinazionale. Lavorando per quasi 25 anni in quella dimensione mi sono reso conto che il vantaggio vero è proprio l’aver creduto DAVVERO nella scuola, nella formazione, e 16 quindi, nella ricerca e nello sviluppo. Siamo sinceri. È questo uno dei gap che separa, in linea generale, l’industria italiana da quella tedesca che continua a essere un punto di riferimento per tutto il mondo. La nostra strategia di globalizzazione, che passerà attraverso nuove acquisizioni, impone lo sviluppo e la messa in campo, ogni giorno, di professionalità “pesanti”, di profili alti dal punto di vista tecnico, dal punto di vista commerciale, ma anche manageriale. Per fare il salto le strade sono due: o le acquisisci all’esterno, oppure fai crescere le persone al tuo interno. Per far crescere le persone al nostro interno dobbiamo creare una scuola aziendale per dare quella professionalità che in questo momento, in certi settori, è difficilissimo trovare. Quindi attiveremo la nostra nuova scuola di formazione per coprire, speriamo in tempi brevi, i gap formativi e professionali che abbiamo. Solo così potremo lavorare al meglio con la nostra strategia di crescita e di globalizzazione. La situazione economica mondiale, questa bufera che non è ancora passata, e la situazione italiana, soprattutto per i giovani che si affacciano per la prima volta al mondo del lavoro appare una “Mission Impossible”. Quale messaggio intende dare ai giovani che, anche grazie al progetto Werther Campaldi, possono traguardare un ingresso in azienda? In questo momento essere giovani, vivere in questa situazione congiunturale, soprattutto in Italia, è oggettivamente difficile. È difficile perché non sembrano esserci le prospettive che ci sono state quando io ero giovane. È questa la realtà, devo essere sincero. Però per le aziende come Brevini Fluid Power che credono nella possibilità di svilupparsi e hanno le idee chiare su come svilupparsi credo ci sia una possibilità in più: sia per l’azienda che per quei giovani che accetteranno le nostre sfide. Il Progetto Studenti Werther Campaldi è un’iniziativa molto mirata, molto giusta, molto corretta perché è andata in questa direzione quando la crisi non c’era. Oggi è doppiamente importante. Noi per poter crescere abbiamo bisogno di giovani. Abbiamo “voglia di futuro”. È questo il fattore chiave, la prima risorsa, di cui l’azienda ha bisogno per poter crescere. È fondamentale 17 credere nei giovani e dare loro nuove opportunità di poter iniziare a fare un’esperienza nel mondo del lavoro. È un “ponte” quello che noi stiamo costruendo tra l’azienda e i giovani e sarà un ponte molto solido. La produzione globale che vede già la presenza di Brevini Fluid Power in Cina impone cambiamenti anche nella fase di formazione, di ingresso nel mondo del lavoro? La Cina si posiziona già tra le prime potenze industriali ed economiche nel mondo. Nel nostro settore, nel settore dell’oleodinamica, sta superando anche l’America e nel giro di due o tre anni sarà al centro dell’oleodinamica a livello planetario. 18 In questa visione è evidente che anche i nostri giovani dovranno mettersi in gioco su scala globale. Dovranno accumulare nuove esperienze andando a lavorare in quello che è il primo mercato del mondo. Quindi, la Cina non è più quella a cui eravamo abituati a pensare alcuni anni fa, oggi la Cina è una grande opportunità per i nostri giovani. La nostra presenza in Cina è certamente un buon punto di partenza per i giovani che vogliono imparare a “lavorare nel mondo”. Quando io sono uscito dall’Università Bocconi di Milano “andare per il mondo” era un’opportunità per pochi. Oggi è un’esigenza per tutti. 19 L’istruzione e la formazione sono le armi più potenti che si possono utilizzare per cambiare il mondo Nelson Mandela 20 Le scuole aziendali La vera “fucina” del Made in Italy I campioni del Made in Italy, le medie imprese eccellenti che sanno competere sui mercati mondiali, hanno un DNA comune: tanti imprenditori che a cavallo tra gli anni cinquanta e sessanta hanno creato le loro “officine”, hanno imparato le basi, il mestiere, il “saper fare” anche grazie alla formazione professionale curata direttamente dalle grandi imprese industriali italiane. A Reggio Emilia la storia delle Officine Reggiane fondate nel 1901 è un esempio da manuale. Una case history di successo, almeno da quel punto di vista se non da quello della continuità industriale. Da quella storia fatta di grandi professionalità, di capacità operaie che sarebbero diventate anche manageriali è nata una parte importante dell’imprenditoria reggiana. Luciano Brevini, fondatore insieme al fratello Renato e successivamente a Corrado del gruppo Brevini, lavorava alle “Reggiane”. Oggi è dedicata a Luciano Brevini la scuola aziendale Brevini Power Transmission e anche 21 per Brevini Fluid Power è previsto un progetto di formazione permanente di alto profilo: la Training School. Quello creato dalle Officine Reggiane è un patrimonio che ha prodotto frutti anche nelle province vicine. Un esempio per tutti: Tommaso Barbieri nel 1938 a Parma creò una scuola per tecnici da impiegare nella sua industria che produceva macchine per pastifici basandosi sui libri di testo preparati dalle Officine Reggiane di Reggio Emilia. Oggi le “scuole aziendali” spesso si chiamano “University” oppure “Academy” e rispetto a quelle create all’inizio del Novecento dalle più grandi aziende italiane: Fiat, Breda, Marelli, Olivetti, Ansaldo e Dalmine sono più orientate alla specializzazione produttiva. Le scuole aziendali delle grandi industrie che hanno segnato la ricostruzione dell’Italia invece hanno formato a 360° un’intera classe operaia, altamente qualificata e capace di guardare al futuro. La complessità del rapporto scuola-lavoro risulta sempre attuale nei periodi di forti crisi politiche ed economiche. Oggi come ieri “la scuola aziendale” può essere un punto di riferimento ma servirebbero politiche nazionali (e anche europee) più adeguate alle sfide imposte dalla globalizzazione. La cultura tecnica è alla base della competitività di un Paese che si voglia definire protagonista dell’economica globale e la sua difesa è fondamentale per garantire il benessere collettivo della sua popolazione. Le più famose imprese italiane concepivano la formazione professionale delle proprie maestranze come parte integrante delle strategie organizzative 22 e produttive. La formazione era oggetto di investimenti importanti. Inevitabile il riferimento all’impegno di Adriano Olivetti. L’imprenditore piemontese intuì prima e più di altri, che doveva mettere in primo piano il problema della preparazione delle giovani maestranze qualificate. Fondò la Scuola Olivetti nel 1935. Nel 1943 in stretto collegamento con il Centro Formazione Meccanici creò un Istituto Tecnico Industriale e un meccanismo di borse di studio. Gli “allievi” venivano selezionati tramite rigorosi test d’ingresso che “scartavano il 25% dei candidati” ma consentivano a quelli che superavano la prova di accedere ai tre anni di “scuola” previsti dal CFM (Centro Formazione Meccanici). Il Corso Triennale di Addestramento dell’azienda di Ivrea che produceva macchine per scrivere era a tempo pieno e prevedeva diciotto ore settimanali di materie teoriche con lezioni di cultura generale, politica, economica, sindacale e perfino l’educazione artistica. Le officine della scuola offrivano, già dai primi anni cinquanta, tutte le apparecchiature più all’avanguardia per l’epoca e gli alunni potevano usufruire di ventiquattro ore di pratica la settimana per esercitarsi al fianco di insegnanti motivati e ben preparati. L’attività fisica all’aria aperta completava il calendario scolastico di ogni allievo che si spostava sempre più al centro del processo produttivo della fabbrica e membro di una comunità di veri professionisti. Il Corso Biennale di Qualificazione, impostato secondo una frequenza a tempo ridotto, venne riservato a coloro che, avendo frequentato con successo quello triennale, erano già inseriti in reparti di produzione. Alle lezioni teoriche si dedicavano dieci ore settimanali, mentre le esercitazioni pratiche erano organizzate in funzione dei vari indirizzi specialistici: si formarono così attrezzisti, montatori e manutentori di macchine utensili, addetti a Adriano Olivetti 23 Il Centro Formazione Meccanici Olivetti 24 macchine universali e speciali ed elettromeccanici. Tutti i ragazzi che partecipavano ai corsi erano retribuiti secondo un particolare contratto di lavoro che prevedeva un salario ridotto del 10% rispetto a quello dell’operaio comune; l’impresa assicurava agli studenti gli stessi servizi sociali che forniva gratuitamente agli altri lavoratori e consentiva che gli anni di studio fossero conteggiati ai fini dell’anzianità aziendale. Criteri che sarebbero attuali anche oggi. Per non scoraggiare i giovani dall’intraprendere il lungo percorso formativo del CFM, erano inoltre previsti alcuni incentivi: aumenti retributivi annuali in relazione al superamento degli esami, premi in denaro per gli alunni più meritevoli e un fondo di risparmio personale che si riscatta al conseguimento del titolo. È inoltre la stessa Olivetti a contribuire alla nascita del primo istituto tecnico industriale omonimo di Ivrea, riconosciuto legalmente dallo stato italiano e in attività fino al 1962. Strada scelta, molti anni dopo, da imprenditori come Pietro Barilla che sostenne concretamente la creazione della facoltà di Ingegneria dell’Università di Parma oppure come Achille Maramotti che nel 1994 a Reggio Emilia stimolò la creazione di una scuola per “periti della Moda” all’Itis Nobili come evoluzione della scuola di taglio e cucito creata nel dopoguerra dalla madre Giulia Fontanesi. Giulia Fontanesi creò la “Scuola di Taglio e Confezioni Maramotti” con la finalità di formare artigiani e tecnici che fossero in grado, partendo da un dato schizzo o figurino, di realizzare modelli o capi di abbigliamento. Idea poi ripresa con i “periti della moda”. In Italia un vero censimento delle scuole aziendali risulta complesso da stilare e aggiornare ma in Emilia e nel Nord Italia gli esempi virtuosi sono stati e sono davvero tanti: centinaia. In tanti si sono ispirati e si ispirano alle esperienze di Adriano Olivetti. In Europa e ancor di più se l’analisi si allarga a livello internazionale la scelta di investire nella formazione aziendale è considerata “fondamentale”, un vero pilastro dello sviluppo di ogni impresa. In Italia servirebbero nuovi strumenti di sostegno per le imprese che investono e per avere una maggiore integrazione con scuole professionali, istituti tecnici e università per dare alla “fabbrica” il giusto ruolo e la giusta attrattività ma su questa strada i passi avanti sono pochi e discontinui. Adriano Olivetti invece aveva compreso che non era sufficiente formare i propri dipendenti tramite il classico apprendistato pratico e nessun dirigente trovava vantaggioso affiancare gli operai esperti ai principianti. Si andò così delineando uno dei sistemi educativi più efficaci nell’era del boom economico. Il modello della “scuola aziendale” fu sperimentato con successo anche dalla FIAT. La Scuola Allievi FIAT iniziò attività nel marzo 1922 per volere del fondatore Giovanni Agnelli e allo scopo di provvedere alla formazione dei propri lavoratori qualificati tramite metodi e mezzi aggiornati. Ugo Gobbato rielaborò molti dei concetti del taylorismo e del fordismo adattandoli alla gestione della fabbrica di automobili. La concezione scientifica del lavoro, l’analisi delle caratteristiche della mansione da svolgere, la creazione del tipo di lavoratore adatto a quel compito e la selezione dell’operaio ideale furono le linee guida della scuola aziendale FIAT. La selettività era un criterio importante fin dalla prova di ammissione. Il Centro Formazione FIAT Tutti gli aspiranti operai erano poi sottoposti a visita medica affinché potessero dimostrare di essere idonei a svolgere i propri compiti. I corsi di studio erano annuali, biennali e triennali, a seconda del livello 25 26 di istruzione conseguito precedentemente dai ragazzi, ed il ritmo risultava particolarmente sostenuto (dato che prevedeva teoria e pratica); per continuare a frequentare le lezioni, inoltre, era indispensabile conseguire una media complessiva di sette decimi. Lo studente godeva degli stessi diritti e doveri degli altri operai, la sua operosità era certificata tramite un “diario di lavoro” compilato dal “docente capo squadra”. La prima sede della Scuola Professionale Fiat fu istituita presso lo stabilimento Lingotto dove molti giovani licenziati o provenienti da istituzioni scolastiche statali iniziarono a qualificarsi come operai specializzati. Terminata la Seconda Guerra Mondiale, la sede fu trasferita in Corso Dante, nello stesso edificio industriale che aveva visto nascere la Fiat nel 1899. “La Scuola Centrale Giovanni Agnelli” costituiva un complesso didattico prevalentemente rivolto alla preparazione tecnica e professionale; era tuttavia considerata fondamentale la formazione culturale degli allievi per cui l’insegnamento comprendeva non solo le lezioni teoriche e pratiche sulle varie materie specifiche e caratterizzanti. La Scuola Centrale “Giovanni Agnelli” Ogni allievo poteva dunque seguire corsi di matematica, disegno, fisica, tecnologia d’officina, metallurgia e inglese, arricchendo il proprio bagaglio culturale di nozioni indispensabili per la vita di tutti i giorni. La scuola aziendale continuò ad essere attiva fino al 1972, quando fu definitivamente sostituita dall’Isvor Fiat. Isvor fino al 2008 (quando fu chiusa) rimase una delle eccellenze italiane nel settore della formazione 27 aziendale. Nel 2004 ISVOR FIAT aveva realizzato 1.300 diversi progetti di formazione per un totale di 10.850 giornate di aula e oltre 13.400 giornate di assistenza tecnica, coinvolgendo circa 35.000 persone sia in Italia che all’estero. Alla base della ripresa della FIAT, dopo la forte crisi degli anni ottanta, spesso si ritrova quella classe di operai altamente qualificata che frequentò la Scuola Centrale. Sono tante, per fortuna, le aziende italiane che investirono capitale economico ed umano nella gestione di corsi specializzanti negli anni venti e trenta del novecento ed è pertanto difficile stabilire chi per prima ebbe l’idea vincente. Certamente il “modello Gobbato” ha fatto scuola. Anche nel Ventennio Fascista le imprese evidenziarono la necessità di sostituirsi allo Stato per garantire una corretta formazione ai propri dipendenti. Le strutture create da Benito Mussolini non si erano infatti dimostrate del tutto all’altezza di gestire il sistema educativo professionale. La scuola interna Magneti Marelli A Milano Federigo Caglieri il dirigente scolastico della scuola interna Magneti Marelli (fondata nel 1925) affermava (nel 1935) che per l’istruzione tecnica di Stato era impossibile operare secondo le esigenze delle imprese: “operai abili non si improvvisano certo e sarebbe deplorevole ottimismo da parte nostra attendere da altri un miglioramento della situazione”. Si investì anche in comunicazione. La Magneti Marelli stimolò la diffusione di una rivista interna di fabbrica chiamata “Sprazzi e Bagliori”. In quelle pagine i giovani delle scuole aziendali venivano definiti con l’epiteto 28 “Vedette d’Officina” ed erano proposti all’attenzione degli operai più anziani come soldati di un nuovo esercito avanguardista. L’autocelebrazione dell’impresa non poteva prescindere dall’esaltazione di un nuovo tipo di dipendente, istruito con mezzi e metodi moderni, orgoglioso del proprio lavoro e dell’appartenenza all’organico di fabbrica. Lo stabilimento di Sesto San Giovanni fu il primo a dotarsi, agli inizi degli anni sessanta, di un vero e proprio asilo aziendale per i figli delle dipendenti che seguivano il corso professionale da avvolgitrici. Altri ne sono nati nei decenni successivi ma ancora oggi le aziende che offrono strutture del genere si contano in poche decine. La formazione permanente era vista come una, se non l’unica, risposta possibile alla crisi finanziaria di Wall Street scoppiata nel 1929. Anche di fronte alla crisi che stiamo vivendo la “scuola” si potrebbe rivelare una risposta, un fattore competitivo in più. Non era più conveniente, come afferma Luigi Ricca, docente presso la Scuola della Dalmine (1937), “Lasciare l’apprendista a diretto contatto con l’operaio anziano” perché era necessario “evitargli tutti quegli errori d’empirismo nei quali quest’ultimo ha perseverato per lunghi anni.” Agostino Rocca, a capo di Dalmine e Ansaldo alla fine degli anni trenta, pensò inoltre di dare un forte impulso alle opere sociali dell’impresa rivolte ai dipendenti, quali dopolavoro, colonie estive, asilo, strutture sportive, fattoria per i lavoratori, cooperativa di consumo. L’esperienza della Scuola Apprendisti avviata da Rocca costituì fino al 1948 il punto di riferimento per la preparazione scolastico-professionale 29 della provincia di Bergamo. Il docente e intellettuale Luigi Ricca diede perfino alle stampe un manuale pratico intitolato “La scuola di fabbrica: come si impianta, funziona, dirige e come modello di organizzazione industriale” (1941), attraverso il quale analizzava gli aspetti positivi e negativi della creazione di corsi professionali dedicati ai dipendenti. Lo stesso Ricca teorizzava che la scuola deve essere contemporaneamente entro i confini dello stabilimento ma al di fuori dei reparti di lavoro, sottolineando così l’appartenenza all’impresa senza confondere questa nuova realtà con quella meramente produttiva: “la Scuola di Fabbrica non deve essere considerata come un reparto di Stabilimento. Essa non è una scuola come tutte le altre perché permette di realizzare finalmente il contatto fra Scuola professionale e Industria; ma non è neppure un reparto produttivo. Non si possono applicare ad essa tutte le norme vigenti per gli altri reparti di Stabilimento. Gli allievi non sono operai, i professori non devono essere trattati alla stregua di comuni impiegati; perciò sia le ore lavorative settimanali, sia le vacanze, vanno stabilite in modo da rappresentare anch’esse un che di intermedio fra Scuola pubblica e Fabbrica.” E funzionava. Basta citare un esempio: il disegno tecnico consisteva nella copia dal vero di organi di macchine semplici e complesse, che erano parte integrante della dotazione strumentale delle aule. Altro che “scanning automatizzato con rilevazione laser e CAD 3D”. I progettisti nascevano così. La scuola aziendale diveniva sempre di più “l’officina dell’officina” e per questo era fondamentale vigilare attentamente sui processi educativi dell’élite operaia. 30 L’inserimento nell’ambiente produttivo doveva avvenire gradualmente, poiché la realtà con la quale il ragazzo si sarebbe di lì a poco confrontato, era ben diversa da quella del laboratorio pratico della scuola professionale. La Dalmine promosse inoltre l’idea che la gestione del luogo di studio (e lavoro) dovesse avere alcuni punti in comune con quella delle caserme militari; gli studenti, ogni mattina, erano tenuti a presentarsi in divisa per il saluto alla bandiera e, secondo lo stesso Ricca, perfino gli ambienti scolastici dovevano essere tinteggiati con colori chiari per determinare una migliore disposizione d’animo degli alunni. Le sanzioni e i richiami erano all’ordine del giorno e si pensava che la rigidità potesse formare la classe operaia del domani, sulla quale molti governi avevano a lungo dibattuto senza sviluppare un percorso formativo concreto. Le aziende continuarono a sostituirsi allo stato Italiano, creando attorno alla fabbrica i luoghi del sapere professionale e dell’avviamento al lavoro. Le scuole ufficiali, tuttavia, furono presto rimpiazzate da corsi serali meno vincolanti rispetto al passato e la società civile si rese conto dell’importanza delle scuole di specializzazione tecnica; nacquero così, in pieni anni sessanta, alcuni istituti tecnici e professionali statali che ancora oggi sono attivi. Il modello d’istruzione d’impresa contribuì positivamente alla crescita del nostro Paese. È da quel patrimonio che possiamo ripartire. * Ha collaborato alla ricerca sulle scuole aziendali Lorenzo Ferrari 31 I primi 10 anni della scuola “Luciano Brevini”: la palestra per competere Inaugurazione della scuola Luciano Brevini con il Presidente della Provincia di Reggio Emilia Roberto Ruini 32 “È vero che è utile imparare facendo, ma se prima qualcuno ci spiega cosa bisogna fare si impara ancora più in fretta” dice spesso Luciano Cigarini che è l’anima e il motore della Scuola Aziendale “Luciano Brevini”. In Brevini Power Transmission il problema della formazione diventò evidente già nel corso degli anni novanta quando la rapida crescita dell’azienda e la complessità del processo produttivo si abbinavano alla crescente difficoltà di trovare nel territorio reggiano personale con un’adeguata preparazione. Renato Brevini iniziò così a pensare di organizzare in modo sistematico dei corsi interni di formazione. Negli anni novanta è nato il primo nucleo di quella che dall’ottobre 2001 sarà la scuola “Luciano Brevini”. Nel budget Brevini Power Transmission, anno dopo anno, la quota di investimenti in formazione è sempre aumentata. Nella vision Brevini è un “investimento irrinunciabile”. L’idea della scuola aziendale risponde a un’esigenza concreta, quella di formare personale qualificato da inserire nelle sedi e filiali, in Italia e all’estero. Alcuni corsi vengono realizzati direttamente nei nuovi insediamenti produttivi: in Germania, in Cina o in USA. Una parte dei corsi, quella più specifica e dedicata al prodotto Brevini Power Transmission, si svolge combinando una parte teorica svolta in aula e una parte pratica, per “toccare con mano”, svolta negli stabilimenti produttivi. È un tipo di formazione mirata anche al post vendita, con una struttura dedicata, che rimane una via di sviluppo importante. Nel 2010 le ore di formazione sono state tredicimila e hanno coinvolto la maggioranza dei dipendenti di Brevini Power Transmission. Analogo il trend 2011: l’anno del decennale dall’inaugurazione. La scuola è un asset importante perché aumenta e diffonde la “cultura Brevini“ e contribuisce a formare e consolidare “lo stile Brevini” che viene riconosciuto dai clienti come un reale plus competitivo. I numeri della scuola “Luciano Brevini” sono importanti: 1.500 presenze in quasi dieci anni di attività a Reggio Emilia basate su 180 corsi che si svolgono in parte in aula e in parte nei reparti produttivi. Oltre il 40% dei corsi viene realizzato direttamente nelle filiali Brevini nei Paesi esteri e vengono organizzati corsi anche direttamente nelle sedi dei principali clienti che utilizzano prodotti Brevini. La logica è semplice: teoria e pratica insieme, per tutti, anche per i top manager che il training nella scuola “Luciano Brevini” lo hanno fatto proprio tutti. La scuola “Luciano Brevini” avrà un ruolo e un futuro sempre più trasversale coinvolgendo altri profili professionali, ad esempio ai montatori, ma le opportunità sono davvero tantissime. “Dare adeguato slancio alla formazione, di base e anche avanzata, è una via di sviluppo importantissima - ha detto Renato Brevini nel corso della cerimonia che nel giugno 2009 ha segnato la chiusura del primo “Master” della scuola “Luciano Brevini” – quando nei primi Esercitazione di montaggio alla scuola aziendale Brevini Power Transmission a Reggio Emilia 33 anni di attività della F.lli Brevini abbiamo deciso di assumere il primo ingegnere (l’ing. Gian Paolo Manzini) nessuno poteva immaginare che meno di cinquant’anni dopo otto giovani, neo laureati in ingegneria, avrebbero seguito un corso di alta formazione post laurea all’interno della Brevini costruendo progetti specifici per dare slancio alla scelta di inserire i criteri basati sul Lean Thinking, sul pensiero snello, in tutte le unità produttive della Brevini Power Transmission. 34 Una nuova “training School” Brevini Fluid Power per costruire il nostro futuro Maurizio Brevini Vicepresidente Brevini Group La voglia di futuro che mezzo secolo ha animato mio padre Corrado e i suoi fratelli Renato e Luciano ha portato oggi alla creazione del Brevini Group. Certamente la strada fatta dal 1960 a oggi è tanta ma le analisi più recenti dicono che le imprese vincenti sono quelle capaci di scommettere – investire sulla formazione. Noi Brevini siamo cresciuti a questa “scuola”, con questo pensiero quindi è naturale dare una struttura organica alla Scuola Aziendale “Brevini Fluid Power“ nel contesto di un piano industriale che lancia un ponte verso il futuro. Abbiamo sempre riservato attenzioni alla formazione, in tutte le aziende che ora confluiscono in Brevini Fluid Power, continueremo a farlo con rinnovato impegno. Al marketing meeting 2011 ho presentato la nostra idea di “Scuola Aziendale”. La Brevini Fluid Power Training School è molto di più di un investimento in formazione permanente. Vuole essere un punto di raccordo con la scuola, con l’Università, con i centri ricerca. Avere una forza lavoro preparata è un prerequisito, a ogni livello, in ogni paese del mondo. Oggi più di ieri. 35 Oggi con la Brevini Fluid Power Training School diamo visibilità a questa visione. Vogliamo rendere evidente a tutti, dentro e fuori l’azienda, che il cambiamento organizzativo in atto è spinto da un forte spirito innovativo e dalla volontà di ascoltare ogni tipo di proposta mirata al miglioramento continuo della nostra azienda. obiettivo serviranno grandi capacità in ogni area di attività. Nessuno si deve sentire estraneo al progetto della nostra Training School. Sono in campo marchi che possono realizzare sinergie a valore aggiunto. Ogni team aziendale sarà chiamato a dare contributi per innalzare la cultura del gruppo condividendo knowhow e valori. Abbiamo pensato il nostro Training Center partendo da obiettivi precisi: dovrà essere, interfunzionale, trasversale, multidisciplinare ma prima di tutto EDUCATIVO. È questo il primo obiettivo della nostra Training School: fare squadra, una squadra capace di giocare al massimo livello in tutto il mondo. Vogliamo diventare un player globale nel mondo dell’oleodinamica: in Italia, in Europa e nel mondo. Per centrare questo ambizioso 36 È da questo coinvolgimento, dalla partecipazione che nascerà valore aggiunto per tutti, per tutto il gruppo Brevini Fluid Power. Il business model di riferimento per Brevini Fluid Power ha bisogno di profili innovativi, in tutte le aree di attività. Abbiamo messo in cantiere decine di corsi tematici teorico/pratici che già nel 2012 vedranno impegnate le nostre persone in una nuova sfida. Ci sarà spazio per i prodotti, per il budgeting, per l’elettronica 37 Products & Services Core Capabilities Distribution Revenue BUSINESS MODEL Costs Target customer Value Configuration Competencies Management Partner Network Infrastructure coniugata con l’oleodinamica, per tutto quel che “suona nuovo” e che invece dovrà essere nella nostra agenda quotidiana. Solo valorizzando al massimo e partecipando attivamente alla promozione e alla gestione della Brevini Fluid Power Training School l’innovazione diventerà un “fatto collettivo”, un patrimonio di tutti. Abbiamo di fronte, tutti, nuovi concorrenti e nuovi clienti. La 38 globalizzazione offre opportunità ma impone anche nuovi standard di posizionamento. La via che conduce alla crescita della produttività passa dall’incrocio della formazione. Passa per l’accumulazione di “capitale umano” e si basa sull’investimento nelle persone che lavorano nel nostro gruppo industriale. È per questo che abbiamo creato la Brevini Fluid Power Training School. Imparare è un’esperienza, tutto il resto è informazione. Albert Einstein 39 Mirco Campaldi: sono stati dieci anni di “scuola” L’idea di ricordare Werther Campaldi è nata nel 1994 subito dopo la sua scomparsa. Il figlio di Werther Campaldi è nato nel 1974 a Reggio Emilia insieme alla Hydr-App e dopo il diploma in ragioneria ha iniziato un percorso di formazione sul campo, in fabbrica. È entrato in Hydr App subito dopo la morte del padre. Dal 2007 è direttore delle operation. Il primo approccio, seguendo una grande passione di Werther Campaldi, è stato orientato allo sport. Unendo sport e giovani è nato un torneo di calcio che per alcuni anni ha portato a Reggio Emilia le squadre giovanili dei grandi Club (Juventus, Inter, Milan e altre ancora). Un “memorial Campaldi” che cercava di unire due passioni: i giovani e il calcio. “Organizzando questi tornei – racconta Mirco Campaldi – mi sono accorto che lo spirito era lontano dalle mie aspettative. Lo spirito che animava i giovani 40 calciatori, e questo fu fonte di grande delusione, non era la vera essenza dello sport, non era lo stare insieme per vivere un’esperienza importante, formativa, dentro squadre di calcio importanti: si vedeva già il profilo del business. Il guadagno, di denaro era il solo obiettivo. Abbiamo quindi deciso di interrompere questa prima esperienza che è durata fino al 2000. A quel punto mi sono detto, ispirandomi al modello della formazione americano, perché non tentiamo di mettere in piedi un progetto capace di selezionare le persone, i ragazzi, già durante gli ultimi anni delle scuole superiori per accompagnarle lungo tutto l’arco temporale dell’Università, fino alla laurea. Costruendo questo progetto ci siamo concentrati sulle facoltà tecniche. La Hydr-App è nata e cresciuta nel settore oleodinamico. Un campo assolutamente tecnico. Uno dei problemi maggiori nel nostro settore è sempre stato quello di avere i “cervelli”. È apparso chiaro che investire sulle persone per trovare nuovi talenti poteva essere il modo giusto per ricordare l’impegno di mio padre Werther. Cercare persone capaci di far progredire l’azienda. È stato questo e questo rimane l’obiettivo. Il nostro è un progetto che parte dalla conoscenza delle persone, dei ragazzi, per accompagnarli, per aiutarli a capire che cosa è il mondo del lavoro già mentre studiano. 41 Il criterio di ammissione e di permanenza nel progetto è basato sul merito, sulla meritocrazia, non abbiamo altri riferimenti. È un modo per spronarli a fare sempre meglio. Abbiamo immaginato un percorso per cercare di creare una serie di rapporti solidi. Senza escludere, finito il percorso di studi, di arrivare a forme diverse di collaborazione: dai progetti di ricerca fino all’ingresso nello staff aziendale con l’assunzione. È accaduto. Quindi le speranze si sono avverate. Quale bilancio si può stilare dei primi 10 anni del Progetto Studenti? I risultati sono concreti. In questi dieci anni abbiamo inserito nel Progetto Studenti circa una ventina di ragazzi. Ne abbiamo portati alla laurea 42 otto. Tre sono attualmente ricercatori universitari e uno lavora in Brevini Fluid Power. Quasi tutti si sono laureati con eccellenti risultati. Tanti 108, 110 e qualche “lode”. Quindi abbiamo persone che a livello scolastico hanno ottenuto ottimi risultati. Dicevo che ci sono tre ricercatori. È la dimostrazione che abbiamo lavorato, anche durante gli stage in azienda, per far capire a loro che finita l’Università ci può essere un futuro lavorativo, in azienda, ma anche che le aziende hanno bisogno di ricerca e di collaborazione con l’Università. I programmi di ricerca costruiti e realizzati dal polo oleodinamico dell’Università di Modena e Reggio sono veramente interessanti. Ovviamente, a questi ricercatori abbiamo assegnato anche dei progetti del gruppo Brevini Fluid Power da sviluppare e 43 realizzare. Tutte scelte orientate al miglioramento del nostro prodotto. L’inserimento nel mondo del lavoro rimane un passaggio delicato e complesso? Rimane un momento delicato. Dopo molti anni di “scuola” inizia una nuova serie di “esami”. Il Progetto Studenti si è rivelato utile anche in questo senso. I ragazzi inseriti sono rimasti in contatto con l’azienda e con il gruppo. Alcuni hanno scelto di fare stage, altri di cercare in “fabbrica” i supporti per la tesi. L’Ing. Paolo Melloni dopo il dottorato di ricerca è stato assunto, proprio quest’anno, e lavora alla progettazione di una delle nostre linee di prodotto più complesse, i distributori proporzionali. È un ingresso che qualifica il Progetto Studenti e l’azienda perché porta nuove competenze 44 in una linea di prodotti dove Brevini Fluid Power vuole assolutamente investire risorse importanti, proprio perché è un prodotto complesso e il livello di selezione dei produttori è molto alto. Quelli che rimangono in quel segmento di mercato hanno futuro e noi ci saremo. I risultati sono, senza dubbi, positivi, non ci sono tanti progetti che durano così tanti anni nel mondo dell’impresa nel rapporto con l’università e la scuola in Italia, questo è assodato. Come cambierà nei secondi 10 anni il progetto Studenti, anche in relazione alla scuola che nascerà in Brevini Fluid Power? Nei prossimi 10 anni puntiamo a creare, se possibile, un collegamento indissolubile con la scuola aziendale. Il nostro know-how, il patrimonio di conoscenze a livello aziendale, è importantissimo ma non basta. Dovremo sviluppare e diffondere una nuova cultura, cultura made in Brevini Fluid Power. Brevini Fluid Power avrà la sua scuola. Questo vuol dire che c’è qualcuno disposto a insegnarti, a farti capire di che cosa c’è effettivamente bisogno per crescere in azienda. La dimensione globale di Brevini Fluid Power che ha unità produttive in Cina, che si è dato un piano di sviluppo, un piano di crescita ambizioso come si può integrare nel Progetto Studenti? Il Progetto Studenti Werther Campaldi è nato a Reggio Emilia dove le nostre aziende sono nate e dove mio padre ha lavorato con l’espresso desiderio di fare qualcosa per questo territorio ma i programmi e i progetti cambiano e stiamo verificando quanto può diventare concreta l’idea di aprire il Progetto Studenti anche a giovani di altre nazioni, ovviamente partendo dalla Cina dove abbiamo la nostra unità produttiva estera. Sarebbe un punto di forza. Un’esperienza in più per i ragazzi. Non è così vicina e facile da realizzare ma l’idea di una “scuola aziendale senza frontiere” l’abbiamo in mente. 45 L’unico modo per fare un ottimo lavoro è amare quello che fai. Se non hai ancora trovato ciò che fa per te, continua a cercare. Sii affamato. Sii folle. “Stay Hungry, stay Foolish” Steve Jobs 46 Ecco chi era Werther Campaldi di Renato Brevini e Loris Saccani Werther Campaldi è entrato in Brevini nel 1964, la sede era ancora in via Fantuzzi sul lungo Crostolo a Reggio Emilia. Aveva solo 16 anni e con Luciano Brevini ha seguito tutto il percorso di formazione che lo ha portato fino al ruolo di Capo Officina già nel 1970. La produzione era concentrata solo sulla trasmissione di potenza, sui “riduttori”. Gli anni che Werther Campaldi ha passato in Brevini e poi nella Hydr-App (azienda che insieme a SAM Hydraulik è alla base del Brevini Fluid Power) hanno lasciato un segno profondo. La morte improvvisa nel ’94, a soli 46 anni, ha lasciato un vuoto difficile da colmare ma è anche un esempio da seguire. Di Werther Campaldi tutti quelli che hanno lavorato con lui hanno un solo ricordo: “aveva sul cuore la maglia Brevini”. Amava l’azienda e amava il suo lavoro. Passione che porta a grandi risultati. Ha passato gran parte della sua vita in Brevini. Quando Werther Campaldi è stato assunto alla F.lli Brevini i dipendenti erano una decina. Con Luciano e Renato, poi anche con Corrado, ha condiviso gli anni dell’avvio dell’attività industriale. Werther Campaldi (1948-1994) Nel 1974 era nata la Hydr-App per dare sviluppo a linee di produzione che la Brevini non poteva più seguire (come i moltiplicatori e riduttori ad assi paralleli) perché si focalizzava sui riduttori epicicloidali e Luciano Brevini chiese a Werther Campaldi di occuparsi dell’azienda nel ’75 47 - ’76 in occasione di una trasformazione societaria importante. I soci che avevano fatto nascere la Hydr-App erano usciti e bisognava “cambiare marcia”. Werther Campaldi accettò la sfida e portò in HydrApp tutto quello che aveva imparato in Brevini. Prima di tutto il valore delle persone. Come aveva fatto Luciano Brevini anche Werther Campaldi ha sempre aiutato i giovani che entravano in fabbrica. Credeva nei giovani. Ha cercato di continuare a camminare sulla strada che Luciano Brevini aveva tracciato anche dopo la sua morte (nel 1982 ndr). Credeva nel valore del lavoro e in vent’anni la Hydr-App diventò un’azienda competitiva. Impegno, dedizione, onestà, passione, solidarietà sono insegnamenti di grandissima attualità. Oggi, forse in misura ancora maggiore, il rispetto la coesione aziendale, la volontà di fare squadra per ottenere risultati che sono “di tutti” diventano valori insostituibili e possono essere di grande aiuto per competere al meglio anche con le grandi dimensioni che Brevini Group ha raggiunto. 48 Renato Brevini Presidente Brevini Group Investire sulle persone. È questo il tratto che unisce le storie di tutte le attività imprenditoriali avviate da Luciano, Renato e Corrado Brevini. “Per la Hydr-App che muoveva i primi passi – ricorda Renato Brevini – avevamo bisogno di persone di fiducia, persone su cui investire al punto da farli diventare soci. Noi fratelli avevamo già troppi impegni in Brevini Riduttori così abbiamo dato un’opportunità a persone come Werther Campaldi e Loris Saccani che hanno risposto in pieno alle nostre attese. Werther Campaldi era una persona amabile, un professionista estremamente capace ma era prima di tutto una persona seria, affidabile. Era, lo confermo, una persona amabile ma ti diceva sempre in faccia quello che pensava. Ovvio che qualche volta la sua schiettezza poteva anche fare male ma la sua onestà e serietà erano proverbiali. E per questo tutti lo apprezzavano e rispettavano. Quando c’era qualcosa che non gli andava a genio Werther si incavolava in un modo modo evidente, “non le mandava mica a dire”. Scontri anche duri ma grazie alla sua schiettezza riusciva sempre a uscire con un risultato positivo dal confronto che magari era partito con la classica sfuriata in officina. Per noi fratelli (Renato, Luciano e Corrado ndr.) è stato un collaboratore di alto profilo 49 ma anche un amico. Aveva davvero la maglia Brevini, o se volete quella della Hydr-App, sul cuore. Si era conquistato una notevole autonomia nella gestione della Hydr-App e i risultati a fine anno erano la miglior conferma che avevamo fatto la scelta giusta. La Hydr-App cresceva e Campaldi stava costruendo una “buona squadra”, un team coeso. Oggi in Brevini Fluid Power abbiamo suo figlio Mirco e vediamo che ha trasmesso anche a lui quei valori. È questo, credo, che dobbiamo ricordare di Werther Campaldi: la capacità di insegnare ai 50 giovani e di guidare la squadra con autorevolezza. Non ha mai usato semplicemente l’autorità. Ha sempre saputo far valere le sue ragioni. Oggi il gruppo è cresciuto ma storie come quella di Werther Campaldi dimostrano che “far carriera” è possibile. Impegno, tenacia, onestà sono valori chiave, ieri come oggi, e lo saranno ancora di più in futuro perché in tutte le aziende, a tutti i livelli, c’è un passaggio generazionale progressivo e solo giovani di valore potranno raccogliere il testimone da uomini come Werther Campaldi. Loris Saccani Vice presidente Brevini Fluid Power Loris Saccani è entrato alla Hydr- App nel 1975. L’azienda era attiva da un anno. Oggi si direbbe una “startup” e si direbbe anche che era uno “spin off “ ovvero un’azienda nata da un’attività della casa madre che allora si chiamava Brevini Riduttori (oggi è la Brevini Power Tranmsission). Quando in Hydr-App è emersa l’esigenza di un cambio di marcia, di una nuova spinta gestionale nello staff è arrivato, dalla Brevini Riduttori, il giovane Werther Campaldi. Aveva maturato, lavorando al fianco di Luciano Brevini, una grande competenza nel coordinamento della gestione nei reparti produttivi e la sfida era proprio quella: migliorare l’efficacia della gestione in Hydr-App. Quindi, nel cambio di marcia dell’azienda… Nel cambio di marcia dell’azienda, è entrato Campaldi. Campaldi che era un uomo Brevini, naturalmente, di Luciano Brevini, ma non lo citiamo, messo appunto per gestire, per dare ordine. “Nessuno di noi aveva cultura manageriale – ricorda Loris Saccani – ma di Werther Campaldi mi stupì fin dai primi incontri il senso innato, il “fiuto” per la gestione aziendale. Sapeva come risolvere le problematiche che ogni giorno si presentano in una fabbrica che cresce e sapeva gestire i cambiamenti con 51 una competenza tecnica riconosciuta da tutti. Libri di management zero ma tanto impegno, tanto lavoro e tanta tenacia. Allora in Hydr-App eravamo una quindicina di dipendenti e lui riusciva a essere presente in prima persona su tutto e su tutte le problematiche. Fino a quando l’organico è salito a 50-60 dipendenti era lui a mettere “in moto” la fabbrica ogni giorno. Poi naturalmente ha delegato alcune mansioni ma è sempre rimasto un “leader”. Amava la produzione, meno l’area commerciale, e per questo ci siamo integrati bene. Ci siamo completati a vicenda. Un po’ come era accaduto tra i fratelli Brevini. Insieme siamo riusciti a far partire la Hydr-App che ha intrapreso una strada di crescita che dura ancora oggi. 52 Oggi Hydr-App è parte di un gruppo ma i valori guida che ha impostato Werther Campaldi li abbiamo mantenuti. Il nostro imprinting iniziale, l’eredità più importante che Werther Campaldi ci ha trasmesso, è l’onestà che porta alla trasparenza. Un insieme di valori che Campaldi ha trasmesso a suo figlio e a quanti hanno avuto l’opportunità di lavorare al suo fianco. Anche nella storia di Hydr-App abbiamo incontrato persone che non erano trasparenti... ma hanno sempre fatto una brutta fine. Di Werther Campaldi mi piace ricordare un’altra qualità importantissima: sapeva ragionare sempre e comunque con gli altri per “tirare fuori” delle soluzioni condivise. Oggi in azienda di colleghi della prima ora come Anna Cantoni non ne sono rimasti tanti ma il suo esempio e il suo modo di lavorare rimane un riferimento. Quando Werther Campaldi nel 1994 è morto il testimone della guida dell’azienda è passato nelle mie mani. Ho cercato di portare avanti il suo sistema di gestione, il sistema basato sul dialogo e penso che rimanga un modello valido anche oggi. Werther Campaldi credeva nei giovani. Era “sangue nuovo per l’azienda” diceva spesso e per questo ha sempre aiutato i giovani a inserirsi nella squadra Hydr-App. Prima ancora degli “stage” e del Progetto Studenti ogni estate Werther portava in azienda studenti. Li metteva alla prova, li guardava e tante assunzioni, anche di persone che oggi hanno ruoli importanti, sono maturate così... con quelle “vacanze in fabbrica”. 53 La caratteristica peculiare dell’Università consiste nell’insegnare a studiare. La laurea è solo la prova che si sa studiare, che si sa acquisire formazione da se stessi e che ci si è trovati bene nei percorsi della ricerca scientifica. Se si è imparato ad imparare allora si è fatti per imparare. Una persona con una laurea è dunque una persona cha sa meglio destreggiarsi nell’oceano della formazione. Ha ricevuto un orientamento Maria Montessori 54 Progetto Studenti 2001-2011 Tutti i protagonisti del Decennale Chi meglio dei protagonisti, i giovani inseriti nel Progetto Studenti “Werther Campaldi” può raccontare i primi dieci anni? È per questo che abbiamo “aperto il microfono” e chiesto ai protagonisti di raccontare le loro storie cercando di capire quali valutazioni danno sul Progetto Studenti e cosa si potrebbe fare per migliorarlo. Sono 19 conversazioni a ruota libera che fotografano bene i primi dieci anni. Dieci anni che hanno visto cambiare l’incontro annuale che si è progressivamente aperto a contributi esterni, come avvenne nel 2010 all’aula Magna della facoltà di Ingegneria dell’Università di Modena e Reggio, e hanno affrontato con grande chiarezza temi e problemi del rapporto tra scuola-Università e Impresa. Nelle pagine che seguono troverete le parole “dal vivo” dei giovani, alcuni già laureati e occupati, nelle aziende ma anche nel mondo della ricerca univesitaria,che offrono molti spunti di riflessioni. Il primo: la MERITOCRAZIA è un valore vero, concreto che si traduce in percorsi di crescita nel mondo del lavoro. Di questi tempi dimostrare concretamente che la meritocrazia esiste, come ha fatto Brevini Fluid Power.. è già un bel risultato raggiunto. Ma Davide Fontana ha scelto l’elettronica… Davide Fontana si è diplomato in Elettrotecnica all’ITIS Nobili di Reggio Emilia nel 2003. È entrato nel Progetto Studenti Werther Campaldi grazie ai buoni risultati ottenuti e alla decisione di iscriversi alla facoltà di ingegneria Elettronica all’Università di Parma. Il percorso iniziato nel 2004 si è interrotto. Davide Fontana ha scelto un percorso che lo ha portato lontano da Reggio Emilia. * le interviste sono state raccolte da Cecilia Vecchi 55 GIAMPIERO MOSCO Come hai vissuto il progetto studenti Werther Campaldi? È stato un incentivo ulteriore a fare meglio? Lo hai visto come un ponte verso il lavoro? Quali sono le tue valutazioni? Giampiero Mosco nato a San Pietro Vernotico in provincia si Brescia il 19/06/1982. Esce dall’Itis Nobili (indirizzo meccanica) nel 2001 con un tesina sul Robot e automazione industriale. In seguito si iscrive ad Ingegneria e Meccanica presso l’Università di Parma. Sono stato uno tra i primi a conseguire la borsa di studio tramite il progetto studenti Werther Campaldi il quale è stato un forte incentivo per la prosecuzione dei miei studi. Ritengo quindi che sia stata un’ottima occasione per affacciarmi al mondo del lavoro, avendo avuto un importante e significativo appoggio. Il progetto studenti per diventare ancora più efficace e valido quali iniziative dovrebbe avviare (stage, lezioni mirate, progetti di ricercaassegno di ricerca universitario)? Credo che lo stage, se ben attuato sia dallo studente che dall’azienda, sia sempre da considerarsi un valido metodo per far conoscere ai giovani il 56 mondo del lavoro. I ragazzi oggi hanno particolarmente bisogno di un incentivo pratico oltre che di concetto, e l’attivazione di stage o di progetti specifici credo siano strumenti necessari alla completezza dell’esperienza di studi, nonché un’interessante esperienza di vita. Allo stesso tempo anche un aiuto alla ricerca universitaria non lo escluderei, visti i vari tagli che sempre più colpiscono l’istruzione in Italia. La proiezione attuale può essere la ricerca universitaria oppure il lavoro in azienda? In Italia o all’estero? Più che all’Università credo che un solido lavoro in azienda sia ciò che tutti sognano e se è corredato da un’esperienza in ambito internazionale, per capire come funziona il mondo del lavoro anche oltre confine, sarebbe il top. LUIGI BORGHI Come hai vissuto il progetto studenti Werther Campaldi? È stato un incentivo ulteriore a fare meglio? Lo hai visto come un ponte verso il lavoro? Quali sono le tue valutazioni? È stato sicuramente un onore per me oltre che un piacere ricevere la borsa di studi Werther Campaldi nel 2001; mi ha sicuramente dato sprone ad affrontare il percorso di laurea. Il progetto concretizza certamente il suo intento di aiuto verso gli studenti meritevoli di appoggio. Alcune aziende strutturate come il gruppo Brevini, vedendo difficile l’identificazione di personale qualificato, compiono azioni mirate come queste per cercare un giusto inserimento del personale. È quindi una prova concreta che questa integrazione tra impresa, università e studenti sia una cosa molto più profonda e positiva di quanto una prima valutazione possa definire perché è difficile stimare veramente quanto lo studente che accede alla borsa di studio e venga quindi a contatto con l’azienda possa crescere e migliorarsi. Nel mio specifico caso la borsa di studio è stata un incentivo oltre che economico anche di convincimento a continuare negli studi universitari. Ciò che ritengo remunerativo nel tempo è che sul nostro territorio si sia sviluppata una costante collaborazione tra università, scuola e mondo imprenditoriale e che tutto ciò sia sempre più amplificato. Il progetto studenti per diventare ancora più efficace e valido quali iniziative dovrebbe avviare (stage, lezioni mirate, progetti di ricerca assegno di ricerca universitario)? Penso che la scuola, sempre più in questi anni, stia diventando un mondo asettico rispetto al mondo del lavoro; non per proprie intenzioni, che sarebbero diametralmente opposte, ma per i sussidi sempre più scarsi determinati dai tagli di spesa per l’acquisto di materiale tecnologico che segua il passo con i tempi e possa essere un valido strumento didattico per affacciarsi al lavoro con cognizione di causa. L’utilizzo di questi materiali potrebbe essere un utile strumento per migliorare notevolmente il progetto. La proiezione attuale può essere la ricerca universitaria oppure il lavoro in azienda? In Italia o all’estero? La mia percezione attuale si riversa in azienda, in Italia, ma senza escludere l’estero. Colgo l’occasione per ringraziare nuovamente tutti i protagonisti che hanno fatto in modo che tutto ciò si sia realizzato e sviluppato negli anni. Luigi Borghi nato a Reggio Emilia il 23/06/1982. Nell’anno 2001 esce dall’Itis Nobili (indirizzo elettronica) con una tesina sull’applicazione della L.626. Lo stesso anno si iscrive al corso di laurea in Ingegneria Meccatronica presso l’università di Reggio e Modena. 57 ANDREA ROSSI Come hai vissuto il progetto studenti Werther Campaldi? È stato un incentivo ulteriore a fare meglio? Lo hai visto come un ponte verso il lavoro? Quali sono le tue valutazioni? Andrea Rossi nato a Bozzolo (MN) il 23/01/1983. Nell’anno 2002 esce dall’Itis Nobili (indirizzo elettrotecnica) con una tesina sul motore a sincrono trifase. Consegue la laurea in Ingegneria Meccatronica presso l’università di Reggio e Modena. Si sta avvicinando alla fine del Dottorato di Ricerca in Tecnologie dell’Informazione presso l’Università di Parma, specializzandosi nell’elettronica di controllo dei motori elettrici e nel progetto hardware e software di schede elettroniche di controllo. 58 Sono stato gratificato dal progetto Werther Campaldi, è stata una bella esperienza che mi ha reso orgoglioso dei risultati ottenuti sia all’ ITIS che all’università. Sono stato motivato a fare meglio ed ad avere una media dei voti più alta possibile per restare in corsa nel progetto. La possibilità di avere uno sbocco occupazionale alla fine del mio percorso di studi mi ha dato ulteriore sicurezza e tranquillità. Dovrebbero essere numerosi i progetti che accompagnano gli studenti meritevoli durante il loro percorso di studi, mentre invece sono solo casi isolati, e di cui nessuno è a conoscenza. Raccontando ad amici e colleghi universitari del progetto Werther Campaldi ho sempre riscontrato invidia ed incredulità, e mi sono sempre sentito lusingato e fortunato ad avere un sostegno di questo tipo. del reclutamento è bene inserire nei parametri di selezione dei candidati, per quanto possibile, gli indirizzi universitari afferenti alle posizioni offerte. Il progetto studenti per diventare ancora più efficace e valido quali iniziative dovrebbe avviare (stage, lezioni mirate, progetti di ricercaassegno di ricerca universitario)? La proiezione attuale può essere la ricerca universitaria oppure il lavoro in azienda? In Italia o all’estero? Credo che la possibilità di conferire borse di studio, la possibilità di svolgere uno stage durante il periodo di tesi e di un impiego futuro dopo il percorso, siano il massimo che il progetto Werther Campaldi possa offrire. È importante mantenere un buon contatto con lo studente quando si approssima al periodo di tesi, per potergli offrire un’attività di stage, e mantenere stretto contatto con esso nel momento in cui entra nel mondo del lavoro. Se il periodo di accompagnamento degli studenti ha un ruolo importante ai fini Sono stato recentemente coinvolto in “un’avventura imprenditoriale” nel campo delle energie rinnovabili che esula parzialmente dalla mia specializzazione. Tuttavia mi ritengo ancora una volta fortunato ad avere avuto una chance. In questo periodo di crisi è difficile avere queste possibilità, specialmente in Italia, e la tentazione di fuggire all’estero alletta molti. Io sfrutterò questa occasione nella mia terra e mi adopererò perché questa nuova impresa prenda forma e si sostenga. DANIELE PEDRONI Come hai vissuto il progetto studenti Werther Campaldi? È stato un incentivo ulteriore a fare meglio? Lo hai visto come un ponte verso il lavoro? Quali sono le tue valutazioni? Far parte del progetto studenti Werther Campaldi ha senza dubbio rappresentato una ulteriore motivazione per fare sempre meglio nel corso di un percorso universitario impegnativo come quello di Ingegneria: come era giusto che fosse, l’azienda sosteneva solo chi si fosse attenuto entro precisi termini in fatto di carriera accademica, sulla base di avanzamento e rendimento. Oltre che meritevole mi sono sentito fortunato, e questo mi ha dato sicuramente la spinta a fare sempre del mio meglio. Pur non avendo rappresentato direttamente un ponte verso il lavoro, questa esperienza è stata molto interessante nel confronto con i referenti aziendali, per capire le loro aspettative nei confronti di ingegneri neolaureati. Le mie valutazioni non possono quindi che essere positive. Il progetto studenti per diventare ancora più efficace e valido quali iniziative dovrebbe avviare (stage, lezioni mirate, progetti di ricercaassegno di ricerca universitario)? A mio parere, lo stage rappresenta un ottimo modo per far sì che uno studente possa farsi un’idea di cosa significhi lavorare in azienda, delle aree di competenza in cui potrebbe inserirsi e delle dinamiche tra i reparti. Potrebbe essere interessante dare l’opportunità, a studenti reputati meritevoli, di proseguire dopo la laurea tramite finanziamento di un preciso progetto di ricerca, anche in vista di un possibile inserimento in azienda. La proiezione attuale può essere la ricerca universitaria oppure il lavoro in azienda? In Italia o all’estero? Per quanto mi riguarda, al termine degli studi ho scartato l’idea di ricerca universitaria; l’ho ritenuta certamente interessante professionalmente, ma poco soddisfacente dal punto di vista delle garanzie di stabilità e delle opportunità di carriera. Oggi come oggi non valuto concretamente l’eventualità di un trasferimento all’estero per lavoro, ma per il futuro non escludo affatto che ciò non possa avvenire. Daniele Pedroni nato a Reggio Emilia il 25/02/1983. Nell’anno 2002 esce dall’Itis Nobili (indirizzo elettrotecnica) con una tesina sulla costruzione di un impianto. Consegue la laurea in Ingegneria Meccanica presso l’università di Parma raggiungendo la meritevole votazione di 110/110 e lode. 59 DAVIDE BOTTAZZI Come hai vissuto il progetto studenti Werther Campaldi? È stato un incentivo ulteriore a fare meglio? Lo hai visto come un ponte verso il lavoro? Quali sono le tue valutazioni? Davide Bottazzi nato a Correggio (RE) il 22/04/1983. Nell’anno 2002 esce dall’Itis Nobili (indirizzo elettrotecnica) con una tesina sull’energia solare. Consegue la laurea in Ingegneria Meccatronica presso l’università di Reggio e Modena. Tra aprile e settembre 2005 ha effettuato uno stage presso Aron. 60 Il progetto è stata un’esperienza molto interessante e positiva sotto numerosi aspetti. Sicuramente è gratificante vedere premiati i propri risultati scolastici grazie ad un’iniziativa che ha seguito noi studenti dalle scuole superiori fino al termine degli studi universitari. La possibilità di ottenere un premio di studio e quindi essere di minor peso nel bilancio famigliare, ha rappresentato un ulteriore stimolo ad ottenere buoni risultati negli esami ed a laurearsi nei tempi previsti. Ma l’aspetto più importante è stato entrare in contatto con una realtà industriale come Brevini Fluid Power, grazie agli incontri annuali ed al periodo di tesi svolto in Aron. In questo modo si è potuto iniziare a comprendere come applicare nel concreto le conoscenze acquisite. Il progetto studenti per diventare ancora più efficace e valido quali iniziative dovrebbe avviare (stage, lezioni mirate, progetti di ricercaassegno di ricerca universitario)? Il periodo di tesi triennale, svolto internamente al gruppo Brevini Fluid Power, è stato un’esperienza molto importante nella mia formazione. Per questo motivo ritengo che affiancare percorsi di stage agli studi universitari o aggiungere la possibilità di un periodo post laurea, sarebbe un ottimo modo di completare la formazione di uno studente. Attraverso assegni o progetti di ricerca da svolgere in azienda, eventualmente in collaborazione con docenti universitari, si potrebbe realizzare a pieno il trasferimento tecnologico dagli studi alle applicazioni. La proiezione attuale può essere la ricerca universitaria oppure il lavoro in azienda? In Italia o all’estero? Dopo la laurea specialistica, ho avuto la possibilità d’intraprendere il percorso di dottorato nel gruppo di ricerca Hy.Sy.De. guidato dal Prof. Milani. Questo mi ha permesso di avvicinare il mondo della ricerca e di lavorare con le numerose aziende che si avvalgono di collaborazioni con il gruppo Hy.Sy.De. Inoltre, ho potuto frequentare congressi e centri di ricerca internazionali. Giunto ormai al termine di quest’esperienza, ho scelto di continuare la mia formazione grazie ad un assegno di ricerca biennale, con l’obbiettivo di accedere in seguito al mondo aziendale e mantenere la massima disponibilità verso un’eventuale opportunità lavorativa estera. PAOLO SASSI Come hai vissuto il progetto studenti Werther Campaldi? È stato un incentivo ulteriore a fare meglio? Lo hai visto come un ponte verso il lavoro? Quali sono le tue valutazioni? Per me il progetto Werther Campaldi è stato un notevole incentivo per il mio percorso di studi universitari, sia dal punto di vista economico, ma anche dal punto di vista della motivazione, in quanto riuscire a guadagnare un posto in un progetto così importante per la realtà industriale reggiana ha rappresentato un motivo di grande soddisfazione. Per quanto riguarda il mio percorso lavorativo il progetto non ha avuto sbocchi professionali presso aziende del gruppo, però penso che l’iniziativa sia molto valida in quanto permette agli studenti di iniziare ad avere contatti importanti con aziende di spicco. Penso che, nell’ambito di un percorso di studi in Ingegneria, un rapporto del genere con tali aziende dia una grande opportunità di incrementare il proprio bagaglio di conoscenze, arricchendolo con esperienze di collaborazione, come stage sul campo o addirittura rapporti di lavoro. Il progetto studenti per diventare ancora più efficace e valido quali iniziative dovrebbe avviare (stage, lezioni mirate, progetti di ricercaassegno di ricerca universitario)? Il mio rapporto con il progetto studenti Werther Campaldi si è limitato alla sovvenzione economica a sostegno delle spese universitarie, e di questo sono estremamente grato agli organizzatori. Oltre questo non ho avuto modo di avere rapporti più approfonditi con le aziende del gruppo. So che alcuni ragazzi, entrati a far parte del progetto prima di me, avevano avuto l’opportunità di visitare alcune delle aziende e addirittura di sviluppare o seguire progetti finalizzati alla stesura di tesi di Laurea. Questo lo considero già un notevole passo di avvicinamento delle aziende al mondo universitario. La proiezione attuale può essere la ricerca universitaria oppure il lavoro in azienda? In Italia o all’estero? Lo scopo per il quale ho intrapreso i miei studi era quello di mettermi nella condizione di riuscire a trovare un posto di lavoro una volta li avessi terminati, cosa che fortunatamente è avvenuta. Ammetto che la Ricerca non è mai stata uno dei miei obiettivi. Penso che in Italia la maggior parte delle persone che intraprendono un percorso universitario lo faccia per avere sbocchi lavorativi, ma, per dirlo in termini semplicistici, “con la ricerca in Italia non si vive!”. Ammetto che però se dovessi intraprendere una carriera di ricercatore non lo farei sicuramente in Italia. Paolo Sassi nasce a Reggio Emilia il 14/04/1984. Nell’anno 2003 esce dall’Itis Nobili (indirizzo elettrotecnica). Consegue la laurea in Ingegneria Meccatronica presso l’università di Reggio e Modena. 61 MATTEO MUSSINI Come hai vissuto il progetto studenti Werther Campaldi? È stato un incentivo ulteriore a fare meglio? Lo hai visto come un ponte verso il lavoro? Quali sono le tue valutazioni? Matteo Mussini nasce Reggio Emilia il 08/06/1984. Nell’anno 2003 esce dall’Itis Nobili (indirizzo elettrotecnica). Si iscrive ad Ingegneria Elettronica presso l’Università di Parma. Il progetto è stato sicuramente un incentivo concreto alla prosecuzione degli studi volti ad accrescere sempre più il proprio bagaglio di conoscenze personali e ampliare la poliedricità della persona verso il mondo del lavoro. In più, è stato un fattore di forte stimolo professionale e di aumento della stima in se stessi, che non è poco di questi tempi. Per queste ragioni, non posso che essere pienamente soddisfatto dell’opportunità che il progetto Werther Campaldi mi ha dato. E per questo ringrazio colori i quali hanno reso possibile la sua realizzazione. Il progetto studenti per diventare ancora più efficace e valido quali iniziative dovrebbe avviare 62 (stage, lezioni mirate, progetti di ricerca-assegno di ricerca universitario)? Credo che sia molto importante seguire i ragazzi di anno in anno accogliendoli in azienda e affiancarli in iniziative di stage o visite guidate su quelle che sono le vere dinamiche e problemi del mondo del lavoro. In aggiunta, penso che sia di grande stimolo l’appoggio dell’azienda in progetti interni di ricerca volti alla stesura della tesi di laurea. Affrontare un problema concreto è a mio parere molto più formativo e interessante che lo sviluppo di un argomento didattico all’interno delle strutture universitarie. La proiezione attuale può essere la ricerca universitaria oppure il lavoro in azienda? In Italia o all’estero? La proiezione futura nel mio caso non è l’Università ma sicuramente il lavoro in azienda, e perché no, fra qualche anno anche la prestazione di lavoro autonomo, quale ad esempio studio tecnico. Al momento credo di rimanere in Italia, perché sono ancora convinto che si possano fare delle belle cose nel nostro Paese, ma accolgo volentieri eventuali iniziative di formazione all’estero per limitati periodi di tempo. LUCA BELTRAMI Come hai vissuto il progetto studenti Werther Campaldi? È stato un incentivo ulteriore a fare meglio? Lo hai visto come un ponte verso il lavoro? Quali sono le tue valutazioni? Ritengo il progetto Werther Campaldi una bella ed importante iniziativa a favore dei giovani, dello studio e del merito. Io personalmente l’ho vissuto come una grande possibilità che mi è stata offerta e nella quale mi sono impegnato per fare il meglio possibile. Non lo considero un vero e proprio incentivo ad impegnarsi maggiormente, in quanto ritengo che gli sforzi fatti nello studio si fanno per se stessi e non per altri. Tuttavia non escludo che possa essere un impulso supplementare in alcune circostanze. Purtroppo la facoltà alla quale mi sono iscritto non si sposava perfettamente con l’iniziativa aziendale e quindi non l’ho mai visto veramente come una prospettiva di lavoro futuro. Penso però che mi sia stato utile in quanto mi ha permesso di osservare da vicino la struttura e l’organizzazione di una multinazionale, e questo si che potrà essermi utile per il futuro. Per concludere non posso che apprezzare e condividere le finalità e l’organizzazione del progetto Werther Campaldi. In una società così lontana dai giovani e dalle loro necessità, fa sempre piacere vedere che ci sono importanti aziende che, in maniera lungimirante, continuano a credere ed investire su di noi. Il progetto studenti per diventare ancora più efficace e valido quali iniziative dovrebbe avviare (stage, lezioni mirate, progetti di ricercaassegno di ricerca universitario)? Per migliorare la validità e l’efficienza del progetto si dovrebbe pensare di organizzare una politica più massiccia di stage aziendali e progetti di ricerca che coinvolgano gli studenti. Non ritengo infatti utile limitarsi ad una valutazione sulla base del merito universitario (sicuramente molto importante) ma anche all’inserimento dello studente nella realtà aziendale in maniera graduale e guidata. Questo sarà sicuramente utile sia per l’azienda che avrà la possibilità di formare un possibile futuro dipendente prima che questo si affacci al mondo del lavoro, sia per lo studente che avrà la possibilità di entrare in contatto con una importante realtà aziendale e quindi di maturare una apprezzabile esperienza. La proiezione attuale può essere la ricerca universitaria oppure il lavoro in azienda? In Italia o all’estero? Attualmente lavoro presso un’azienda. Scelta non facile visto che sono sempre stato orientato verso il dottorato di ricerca universitario. Tuttavia dopo attenta riflessione sulla situazione della ricerca in Italia e vista la mia “scarsa” disponibilità al trasferimento estero ho deciso di intraprendere la strada del lavoro aziendale. A 7 mesi dalla mia assunzione sono sempre più convinto della mia scelta. Luca Beltrami nasce Reggio Emilia il 14/11/1985. Nell’anno 2003 esce dall’Itis Nobili (indirizzo elettrotecnica). Si iscrive ad Ingegneria Elettronica presso l’università di Parma. 63 GIUSEPPE MELIOLI Come hai vissuto il progetto studenti Werther Campaldi? È stato un incentivo ulteriore a fare meglio? Lo hai visto come un ponte verso il lavoro? Quali sono le tue valutazioni? Giuseppe Melioli nato a Correggio il 31/08/1985. Nell’anno 2004 esce dall’Itis Nobili (indirizzo meccanica) con una tesina sulle lavorazioni al plasma. Si è laureato in Ingegneria Meccanica presso l’Università di Parma con la votazione di 110/110 e lode. 64 Purtroppo ho fatto parte del progetto solo nella sua primissima fase. Ho partecipato alla premiazione con la consegna della prima borsa di 250 Euro presso l’ITI di Reggio Emilia poi, a causa di una media bassa di voti durante il primo anno di università sono stato escluso dal progetto. Così, non essendo stato “protagonista” a pieno di questa bellissima iniziativa, non posso dare una valutazione realistica. Nel mio caso e per mia colpa, non è potuto essere né da stimolo a fare meglio né da ponte per il lavoro. Credo comunque che sia uno strumento ideale per incentivare a dare il massimo negli studi e la speranza di poter concretizzare qualcosa anche a livello lavorativo. Il progetto studenti per diventare ancora più efficace e valido quali iniziative dovrebbe avviare (stage, lezioni mirate, progetti di ricerca-assegno di ricerca universitario)? Sicuramente il fatto di avviare iniziative come stage o lezionicorsi mirati all’introduzione nel mondo del lavoro è indubbiamente un’ottima iniziativa. Un consiglio che mi sento di dare, però, è quello di differenziare la soglia di media da raggiungere per non essere esclusi dal progetto in base alla facoltà e all’ateneo in cui si intraprendono gli studi. Credo sia necessario essere meno esigenti nella media del primo anno d’università in quanto è difficile il passaggio scuola superiore e mondo universitario. Nel mio specifico caso pur essendo stato escluso dal progetto dopo il primo anno d’università ho concluso gli studi con il conseguimento della laurea specialistica in ingegneria meccanica presso l’università di Parma con la votazione di 110 e lode La proiezione attuale può essere la ricerca universitaria oppure il lavoro in azienda? In Italia o all’estero? La proiezione attuale è sicuramente il lavoro in azienda. Anche se il mercato del lavoro in qualsiasi settore è veramente molto duro, per come è svolta in Italia, la ricerca universitaria non è stimolante e soprattutto non ti permette una stabilità lavorativa con cui progettare serenamente il futuro. Attualmente escludo l’estero, e sicuramente il mio luogo di lavoro è in Italia. STEFANO MERCATI Come hai vissuto il progetto studenti Werther Campaldi? È stato un incentivo ulteriore a fare meglio? Lo hai visto come un ponte verso il lavoro? Quali sono le tue valutazioni? Il progetto studenti Werther Campaldi, oltre a facilitare il mio percorso formativo, ha fornito ulteriori stimoli per mantenere alto il mio curriculum accademico. Più che un “ponte verso il lavoro”, identifico il progetto come una “rampa di lancio” per l’aiuto che fornisce agli studenti che hanno le capacità per entrare a far parte del progetto stesso e giocarsi a seconda delle capacità il proprio futuro. Il giudizio non può che essere positivo per la serietà e la disponibilità che le persone organizzatrici del progetto hanno rivolto a noi studenti. Il progetto studenti per diventare ancora più efficace e valido quali iniziative dovrebbe avviare (stage, lezioni mirate, progetti di ricerca-assegno di ricerca universitario)? Ritengo che un’ottima strada per incrementare l’efficacia del progetto studenti sarebbe quella di finanziare progetti di ricerca e assegni di ricerca nel campo del fluid power (oltre a mantenere attivo l’attuale sistema di borse di studio) in modo da accompagnare lo studente oltre il percorso puramente accademico, tramite una fase che sia allo stesso tempo di ulteriore formazione scientifica di alto livello e di transizione verso la futura introduzione nel mondo del lavoro industriale. La proiezione attuale può essere la ricerca universitaria oppure il lavoro in azienda? In Italia o all’estero? Attualmente sto svolgendo un percorso di dottorato di ricerca presso la Scuola di Dottorato in Ingegneria dell’Innovazione Industriale del Dipartimento di Scienze e Metodi dell’Ingegneria (DISMI) di Reggio Emilia (Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia). L’attuale clima socio-politico italiano non permette di fare progetti a “lungo termine”: in questo momento penso alla ricerca universitaria come ponte verso le aziende tramite processi di trasferimento tecnologico. Spero di continuare a lavorare in Italia, anche se paesi come Germania, Regno Unito e Stati Uniti rappresentano sfide molto allettanti nel campo ingegneristico. Stefano Mercati nato a Reggio Emilia il 16/03/1985. Nell’anno 2004 esce dall’Itis Nobili (indirizzo meccanica) con una tesina sulla trasmissione idrostatica in circuito chiuso. Consegue la laurea in Ingegneria Meccatronica presso l’università di Reggio e Modena. Attualmente sta svolgendo un Dottorato in Ingegneria dell’Innovazione Industriale del Dipartimento di Scienze e Metodi dell’Ingegneria (DISMI) di Reggio Emilia (Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia). 65 PAOLO MELLONI Come hai vissuto il progetto studenti Werther Campaldi? È stato un incentivo ulteriore a fare meglio? Lo hai visto come un ponte verso il lavoro? Quali sono le tue valutazioni? Paolo Melloni nato a Reggio Emilia il 06/12/1986. Nell’anno 2005 esce dall’Itis Nobili con la votazione di 97/100. Consegue la laurea magistrale in Ingegneria Meccatronica presso l’università di Reggio e Modena. Attualmente è stato assunto a tempo indeterminato nel gruppo Brevini Fluid Power. 66 Il progetto studenti Werther Campaldi non è una semplice borsa di studio, ma un vero e proprio progetto basato sulla meritocrazia. Durante il mio percorso di studi ho sempre cercato di fare del mio meglio e sicuramente, la voglia di continuare a far parte di questo progetto è stato un incentivo a voler far di più. Inizialmente, non ho pensato che questa iniziativa potesse essere un ponte tra gli studi e il mondo del lavoro, ma, anno dopo anno, ho progressivamente cambiato il mio punto di vista. Questo progetto infatti si è rivelato un’occasione per prendere i primi contatti con una realtà completamente diversa da quella universitaria, grazie anche alle occasioni di incontro e confronto fra gli studenti e l’azienda organizzate nel tempo. Il progetto studenti per diventare ancora più efficace e valido quali iniziative dovrebbe avviare (stage, lezioni mirate, progetti di ricerca-assegno di ricerca universitario)? Per rendere questa iniziativa ulteriormente positiva, si potrebbero offrire agli studenti del terzo e del quinto anno, prossimi quindi alla laurea, che già beneficiano della borsa di studio, delle occasioni formative di stage presso l’azienda. La proiezione attuale può essere la ricerca universitaria oppure il lavoro in azienda? In Italia o all’estero? Nonostante quest’ultima osservazione non posso che ritenermi soddisfatto di aver preso parte a questo progetto che si è rivelato essere un importante ponte verso il mondo del lavoro, soprattutto nell’attuale fase economica del nostro paese che non facilita certo l’ingresso dei giovani nel contesto lavorativo. Quest’anno riceverò l’ultima borsa di studio ma… posso affermare che il progetto Werther Campaldi sia davvero finito per me? Io direi piuttosto che abbiamo iniziato un nuovo capitolo… ALESSANDRO BENEVELLI Come hai vissuto il progetto studenti Werther Campaldi? È stato un incentivo ulteriore a fare meglio? Lo hai visto come un ponte verso il lavoro? Quali sono le tue valutazioni? Personalmente, ho molto apprezzato il progetto studenti Werther Campaldi in quanto mi ha consentito di entrare in contatto con il mondo del lavoro, fin dal periodo di studi. Ovviamente, la possibilità di ricevere una borsa di studio in base a criteri esclusivamente meritocratici mi ha incentivato a non mollare mai la “presa” e puntare a mantenere sempre una media elevata unita a un ritmo altrettanto elevato. Oggi che mi sto affacciando nel mondo del lavoro, tutto questo si è tradotto in offerte immediate a fronte della mia disponibilità. Pertanto questo progetto, che mi ha accompagnato per l’intera durata dei miei studi universitari, è stato indubbiamente molto utile e interessante. Non è stato assolutamente un ponte verso il lavoro poichè, come già scritto, non ho avuto alcuna risposta dalle aziende promotrici. La mia valutazione finale è (ovviamente) positiva per quel che riguarda l’idea di versare assegni agli studenti meritevoli (una gratifica fa sempre piacere), mentre avrei preferito un maggior interessamento da parte dell’azienda per le scelte successive al diploma e per il percorso intrapreso. Il progetto studenti per diventare ancora più efficace e valido quali iniziative dovrebbe avviare (stage, lezioni mirate, progetti di ricerca-assegno di ricerca universitario)? prosecuzione di un progetto che mira ad accompagnare giovani ingegneri durante la loro crescita formativa. La proiezione attuale può essere la ricerca universitaria oppure il lavoro in azienda? In Italia o all’estero? Ad oggi ho svolto un anno di assegno di ricerca presso il laboratorio di “Idraulico del Veicolo” del dipartimento di Ingegneria Meccanica e Civile della facoltà di Ingegneria “Enzo Ferrari”, a Modena. Quindi l’Università può rientrare nei miei progetti anche se per il prossimo anno penso di entrare nel mondo del lavoro, magari proseguendo sui progetti seguiti sin ora. Che sia Italia o anche estero, l’importante è andare dove ci sai una buona opportunità. Alessandro Benevelli nato a Reggio Emilia il 24/04/1986. Nell’anno 2005 esce dall’Itis Nobili (indirizzo meccanica) con una tesina sulle ruote dentate cilindriche a denti dritti con una valutazione di 100/100. Consegue la laurea in Ingegneria Meccanica presso l’università di Modena e Reggio. Sicuramente progetti di ricerca, sotto forma di dottorati e assegni di ricerca, sarebbero la naturale 67 DAVIDE VITO BICA Come hai vissuto il progetto studenti Werther Campaldi? È stato un incentivo ulteriore a fare meglio? Lo hai visto come un ponte verso il lavoro? Quali sono le tue valutazioni? Davide Vito Bica nato a Montecchio Emilia il 02/12/1986. Nell’anno 2005 esce dall’Itis Nobili (indirizzo elettrotecnica) con una tesina sul cancello automatico. Si è laureato in Ingegneria Civile presso l’Università di Parma. Il progetto per studenti Werther Campaldi è stato un bell’incentivo per migliorare il rendimento scolastico e una soddisfazione personale, un bel riconoscimento dopo tanto impegno e studio. È un vero progetto meritocratico che mi ha dato tanto in termini personali ma anche economici. Più che un ponte verso il lavoro è un buona opportunità per prepararsi ed affrontare la vita, quindi anche il mondo del lavoro, in maniera più aperta e consapevole. Le mie considerazioni al riguardo non possono che essere positive. Il progetto studenti per diventare ancora più efficace e valido quali iniziative dovrebbe avviare 68 (stage, lezioni mirate, progetti di ricerca-assegno di ricerca universitario)? Credo che il progetto sia ben strutturato ma forse dovrebbe essere corredato da uno stage formativo o in subordine da progetti di ricerca per avvicinare maggiormente lo studente al mondo del lavoro, ormai così distante dal mondo dello studio. La proiezione attuale può essere la ricerca universitaria oppure il lavoro in azienda? In Italia o all’estero? Dopo aver ottenuto la laurea specialistica in ingegneria civile punto ad entrare in una azienda di costruzioni o in uno studio di ingegneria, credo che sia meglio che la carriera universitaria. In Italia sicuramente mi piacerebbe ma anche all’estero se ce ne sarà bisogno. ANDREA CARRETTI Come hai vissuto il progetto studenti Werther Campaldi? È stato un incentivo ulteriore a fare meglio? Lo hai visto come un ponte verso il lavoro? Quali sono le tue valutazioni? Il progetto studenti Werther Campaldi è stato molto importante per me perché mi ha permesso di dedicarmi quasi esclusivamente allo studio, riducendo il tempo da riservare a lavori saltuari che ho sempre fatto per aiutare la mia famiglia a mantenermi negli studi. Di conseguenza la borsa di studio è stata un gran incentivo a fare meglio e mi ha consentito di rimanere a tutt’oggi in corso, nonché, appunto un grosso aiuto finanziario. Sapere poi, che la ditta Brevini mi segue ed è al corrente dei miei risultati mi dà fiducia sul domani quando cercherò un lavoro. Per tutto questo la mia valutazione del progetto non può che essere positiva. Il progetto studenti per diventare ancora più efficace e valido quali iniziative dovrebbe avviare (stage, lezioni mirate, progetti di ricerca-assegno di ricerca universitario)? Per rendere il progetto più efficace e valido penso sarebbe utile avviare degli stage aziendali perché ritengo che il modo migliore per completare la formazione di uno studente sia quello di mettere in pratica gli studi effettuati ed avere l’opportunità d’entrare in contatto con il mondo del lavoro. che adottano gli altri paesi con economie più forti e/o emergenti (oggi penso alla Germania o all’India) e perché penso che al giorno d’oggi non ci si possa affacciare al mondo lavorativo senza la conoscenza corrente di almeno una seconda lingua. Nello specifico l’inglese ormai dovrebbe essere obbligatorio per tutti. Quindi sì all’estero per avere una buona e diversa formazione culturale, linguistica e lavorativa, e un’utile esperienza di vita. Andrea Carretti nato a Montecchio Emilia il 04/06/1989. Nell’anno 2008 esce dall’Itis Nobili (indirizzo meccanica). Sta frequentando la Facoltà di Ingegneria Meccanica presso l’università di Modena e Reggio. La proiezione attuale può essere la ricerca universitaria oppure il lavoro in azienda? In Italia o all’estero? Dopo la Laurea prevedo almeno un anno di lavoro all’estero per conoscere i metodi di lavoro 69 NICOL0’ MORINI Come hai vissuto il progetto studenti Werther Campaldi? È stato un incentivo ulteriore a fare meglio? Lo hai visto come un ponte verso il lavoro? Quali sono le tue valutazioni? Nicolò Morini nato a Reggio Emilia il 13/11/1990. Nell’anno 2009 esce dall’Itis Nobili (indirizzo meccanica) con la votazione di 100/100. Sta frequentando la Facoltà di Ingegneria Meccanica presso l’università di Modena e Reggio. Rientro nel “Progetto Studenti Werther Campaldi“ dal 2009, anno in cui sono stato premiato all’ITIS L. Nobili (Corso Scientifico Tecnologico “ Brocca”) con una borsa di studio. È stato importante perché ho avuto il primo incontro con personalità del mondo del lavoro appartenenti ad una valida azienda del territorio ed è stato un riconoscimento gratificante tale da regalarmi nuovi stimoli e motivazioni per il percorso universitario che avrei dovuto affrontare dopo pochi mesi. Il “ Progetto “ non solo offre allo studente una concreta base economica nel corso degli studi di laurea triennale e magistrale, ma anche un senso di fiducia, 70 un senso di appartenenza ad un gruppo e di apertura ad un mondo extra-scolastico: quindi una realtà potenzialmente in grado di relazionare lo studente con l’azienda stessa e più in generale con il mondo del lavoro. Per la mia scelta di indirizzo (Ingegneria Meccanica) il “Progetto“ è anche una necessità formativa. Il progetto studenti per diventare ancora più efficace e valido quali iniziative dovrebbe avviare (stage, lezioni mirate, progetti di ricerca-assegno di ricerca universitario)? Ritengo fondamentali diverse attività: stages, lezioni mirate, progetti di ricerca e collaborazione UniversitàAzienda, al fine di potenziare conoscenze, specializzazioni relative all’organizzazione, alle metodologie, alla consapevolezza delle problematiche quotidiane sulla complessità del lavoro. Il “Progetto Studenti Werther Campaldi“ è un esempio che merita di essere conosciuto, diffuso ed incentivato, ce ne fossero…anche l’Italia sarebbe migliore. La proiezione attuale può essere la ricerca universitaria oppure il lavoro in azienda? In Italia o all’estero? Mi vedo proiettato, o meglio, in futuro mi piacerebbe lavorare in una azienda, e preferibilmente italiana, con questo però non voglio neppure disdegnare l’estero. Mi piacerebbe in assoluto lavorare in un settore che mi appassionerà. Oggi, porto con me questa riflessione di Goethe: “ Non è abbastanza fare dei passi che un giorno ci porteranno ad uno scopo; ogni passo deve essere lui stesso un scopo, nello stesso tempo in cui ci porta in avanti.” LUCA BONOMO Come hai vissuto il progetto studenti Werther Campaldi? È stato un incentivo ulteriore a fare meglio? Lo hai visto come un ponte verso il lavoro? Quali sono le tue valutazioni? Essendo solo al secondo anno della mia carriera universitaria non posso dire di aver pienamente vissuto il progetto Werther Campaldi ma mi considero nel vivo e nel presente di quest’ultimo che è per me un importante stimolo nell’affrontare gli impegni di studio. Credo, infatti, che uno studente, appoggiato da un’azienda leader come la Brevini Fluid Power, abbia la possibilità e soprattutto l’interesse di dimostrare le sue capacità molto prima di entrare nel mondo del lavoro. Inoltre, essendo stato informato nel dettaglio riguardo al progetto e alle possibilità che questo potrà offrirmi in futuro, e avendo avuto occasione di confrontarmi anche con altri studenti premiati gli anni scorsi, penso che sia un’ottima opportunità per l’ingresso nel mondo del lavoro. Non posso quindi che valutare, sempre per il momento, più che positivamente il progetto e la mia breve esperienza. Il progetto studenti per diventare ancora più efficace e valido quali iniziative dovrebbe avviare (stage, lezioni mirate, progetti di ricerca-assegno di ricerca universitario)? Penso che gli stage in azienda potrebbero essere utili a uno studente per entrare in contatto con il mondo del lavoro e iniziare a comprenderne i diversi aspetti ma non vedo ad oggi la possibilità di conciliare la frequenza delle lezioni con la partecipazione ad uno stage aziendale. Quindi sarebbe meglio che questi si attuassero subito dopo i corsi di laurea, per dare pratica ai concetti fino a quel momento studiati e il giusto tempo per assimilarli. La proiezione attuale può essere la ricerca universitaria oppure il lavoro in azienda? In Italia o all’estero? Dalla risposta precedente si può comprendere come la mia attuale prospettiva per il futuro sia l’inserimento nel mondo del lavoro, anche se essendo ancora all’inizio non escludo la possibilità di interessi diversi che potrebbero nascere durante il percorso di studio. La mia scelta lavorativa o di percorsi differenti può essere riservata sia nel mio Paese come in altri. L’importante è poter apprendere appieno tutto ciò che può arrivare e che può servire a crearmi una formazione piena e di larghe vedute. Luca Bonomo nato a Reggio Emilia il 06/06/1991. Nell’anno 2010 esce dall’Itis Nobili con la votazione di 100/100. Sta frequentando la Facoltà di Ingegneria Gestionale. 71 NASSREDDIN NAAS Come hai vissuto il progetto studenti Werther Campaldi? È stato un incentivo ulteriore a fare meglio? Lo hai visto come un ponte verso il lavoro? Quali sono le tue valutazioni? Nassreddin Naas nato a Reggio Emilia il 23/10/1992. Nell’anno 2011 esce dall’Itis Nobili con la votazione di 100/100. Sta frequentando la Facoltà di Ingegneria Meccanica di Bologna 72 Questo progetto mi ha aiutato da molti punti di vista: oltre che essere stata una soddisfazione personale mi ha permesso di vedere che in realtà i giovani non sono trascurati come molti dicono, anzi siamo proprio noi il futuro di grandi aziende come la Brevini Fluid Power. Questa iniziativa rappresenta il modo giusto per indirizzare noi giovani verso il mondo del lavoro. Grazie al consistente contributo economico di questo programma, gli studenti risultano ancor più motivati nel proseguire la carriera scolastica. Indubbiamente penso che sia un ottima opportunità che guarda anche al mondo lavorativo, soprattutto di questi tempi. Non posso che ritenere buona questa considerevole iniziativa. Il progetto studenti per diventare ancora più efficace e valido quali iniziative dovrebbe avviare (stage, lezioni mirate, progetti di ricerca-assegno di ricerca universitario)? Il progetto potrebbe diventare ancora più efficace se venissero messe in atto attività come lo stage per potere inserire al meglio i giovani all’interno delle aziende e seguirli nella loro formazione. Questo importante strumento rispecchia la realtà più dei tanti concetti che si apprendono in un percorso scolastico, lo trovo quindi fortemente motivante e attrattivo, specialmente per gli studenti che si devono ancora affacciare al mercato del lavoro, ultimamente sempre più ostico e insidioso. Lo stage quindi potrebbe aiutare ad affrontarlo al meglio. La proiezione attuale può essere la ricerca universitaria oppure il lavoro in azienda? In Italia o all’estero? Ho deciso di proseguire con gli studi. Ora frequento l’università di Bologna e il mio obbiettivo per il futuro è quello di potere concludere i miei esami all’estero perché penso che sia molto importante imparare l’inglese in quanto può offrire vantaggi per il futuro e so che lo è anche per la Brevini. Ormai l’inglese è la lingua ufficialmente riconosciuta in tutte le realtà ed è indispensabile conoscerla. Un progetto che offre vantaggi non solo a noi ma anche all’azienda stessa che può in questo modo mantenere contatti con i ragazzi. DAVIDE GARULLI Come hai vissuto il progetto studenti Werther Campaldi? È stato un incentivo ulteriore a fare meglio? Lo hai visto come un ponte verso il lavoro? Quali sono le tue valutazioni? L’ingresso in questo progetto, è stata sicuramente una bella soddisfazione, che ha valorizzato ancora di più l’impegno e i risultati ottenuti nel corso delle scuole superiori. Ho da poco iniziato il percorso universitario, e posso dire che non è un percorso facile. Per arrivare fino in fondo sono necessari una grande motivazione e un grande impegno, e questo progetto è indubbiamente un ottimo incentivo. Vedo questo programma come un invito dal mondo del lavoro nei miei confronti, a sfruttare al meglio le mie potenzialità, per migliorare le mie prospettive future. Credo che questa iniziativa sia molto importante, e dovrebbe essere promossa anche da molte altre aziende, perché è molto importante per i giovani sentirsi considerati dal mondo del lavoro, e vedere che le aziende investono su di loro. Per questo le mie valutazioni non possono che essere positive e ripongo in esse tutte le mie speranze. dell’attività di lavoro, in modo tale che alla fine degli studi, si arrivi già preparati al mondo del lavoro, per conoscere al meglio il suo potenziale e le sue esigenze. Il progetto studenti per diventare ancora più efficace e valido quali iniziative dovrebbe avviare (stage, lezioni mirate, progetti di ricerca-assegno di ricerca universitario)? In futuro non vedo tanto l’Università, quello che vorrei è dedicarmi al lavoro in azienda, nel campo della progettazione e dello sviluppo se possibile, credo che rimarrò in Italia, il più vicino possibile alla mia zona, non perché in altre zone o all’estero non ci siano buone possibilità di lavoro, ma semplicemente perché sono legato alla mia quotidianità e alla mia terra. A mio parere, il progetto può essere migliorato sotto un aspetto principale, aumentare la collaborazione tra gli studenti e l’azienda, e quindi coinvolgerli di più nell’attività lavorativa. La collaborazione deve essere diversificata via via nel corso di studio, nei primi periodi può essere sotto forma di stage o incontri, poi via via un graduale inserimento all’interno La proiezione attuale può essere la ricerca universitaria oppure il lavoro in azienda? In Italia o all’estero? Davide Garulli nato a Reggio Emilia il 03/06/1992. Nell’anno 2011 esce dall’Itis Nobili con la votazione di 100/100. Sta frequentando la Facoltà di Ingegneria Meccanica di Modena. 73 TOMMASO BACCI Come hai vissuto il progetto studenti Werther Campaldi? È stato un incentivo ulteriore a fare meglio? Lo hai visto come un ponte verso il lavoro? Quali sono le tue valutazioni? Tommaso Bacci nato a Montecchio Emilia (RE) il 24/12/1992. Nell’anno 2011 esce dall’Itis Nobili con la votazione di 100/100. Sta frequentando la Facoltà di Ingegneria Gestionale a Reggio. 74 Personalmente questo progetto è stato per me un gran incentivo a fare bene, ad ottenere ottimi risultati. La realizzazione personale (più che il denaro) è stato probabilmente l’obiettivo che mi ero prefissato di raggiungere; studiare per un obiettivo ben prefissato e non per qualcosa fine a se stesso. Sicuramente la mia è una valutazione alquanto positiva; se questo progetto serve a spronare gli studenti a fare bene e può aiutare anche economicamente il prosieguo del percorso di studi, ben venga. Inoltre è una sorta di “avvicinamento” al mondo lavorativo; l’avere una ditta importante come la BFP alle spalle, che ti segue e ti dà sicurezza è certamente una cosa da apprezzare molto coi tempi che corrono. Il progetto studenti per diventare ancora più efficace e valido quali iniziative dovrebbe avviare (stage, lezioni mirate, progetti di ricerca-assegno di ricerca universitario)? Una mossa certamente valida e vincente per questo progetto, potrebbe essere già un inserimento nella realtà aziendale durante i tempi universitari (ai momenti di preparare le tesi per le lauree triennale e magistrale in primis) per conoscere meglio i prodotti e i modi di produrre dell’azienda; inoltre la possibilità di partecipare a corsi/lezioni organizzate dall’azienda per il suo personale (corsi caratterizzanti e formativi per avvicinare maggiormente lo studente a ciò che probabilmente lo aspetterà dopo il percorso universitario). La proiezione attuale può essere la ricerca universitaria oppure il lavoro in azienda? In Italia o all’estero? Al momento l’idea preponderante è quella, finiti gli studi, di lavorare in un’azienda anziché in ambito universitario, perché credo che un lavoro in azienda potrebbe essere molto più gratificante rispetto alla ricerca universitaria. Attualmente il pensiero è quello di andare all’estero per un breve periodo (o gli Erasmus universitari o dando la disponibilità all’azienda per lavori nelle filiali estere), volto principalmente alla totale e perfetta acquisizione della lingua inglese (magari anche all’apprendimento di un’ulteriore lingua) e all’”ampliamento” delle proprie conoscenze sul modo di lavorare al di fuori della realtà Italia. Il giorno della Laurea Per un progetto come quello messo in campo da Brevini Fluid Power per accompagnare i giovani dal Diploma alla Laurea. Il giorno della Laurea è un evento importante. In questi sorrisi c’è tutto lo spirito del Progetto Studenti Werther Campaldi… e tanti 110 sono la conferma che la strada imboccata è quella giusta. 75 Think different «Io penso che se fai qualcosa e risulta abbastanza buona, dovresti andare avanti a fare qualcosa di meraviglioso, non aspettare troppo. Pensa solo alla prossima cosa» Steve Jobs 76 FOTOGALLERY 2001-2011 Giugno e dicembre. L’inizio e il giro di boa, qualche volta il traguardo con la laurea, per i giovani inseriti nel Progetto Studenti Werther Campaldi. Ogni anno tutti i giovani coinvolti nel progetto si sono incontrati per parlare di università, di lavoro, di imprese. Spesso sono stati i manager del gruppo a guidare la conversazione che ha consentito di mantenere alto il livello di coinvolgimento. Non è mai stata la “classica” Borsa di Studio ma un incontro che ha sempre aperto opportunità. Ogni anno c’era una novità. Brevini Fluid Power cresceva e si internazionalizzava. E toccava con mano la disponibilità a trasferirsi all’estero, magari in Cina, dei giovani studenti che sarebbero entrati nel mondo del lavoro. In altri casi si aprivano orizzonti nuovi come la meccatronica, grazie all’acquisizione della BPE di Novellara. Vite parallele che si sono incrociate in conversazioni a ruota libera. Poi nel 2010 la scelta di uscire dall’azienda per andare nel cuore dell’Università. Nell’aula Magna della facoltà di ingegneria dell’Università di Modena e Reggio Emilia erano le ore difficili “dei tagli ai finanziamenti per gli Atenei”. Ora come oggi il dialogo tra imprese e università può diventare una vera occasione di crescita, per tutti. Le aziende possono sviluppare progetti di ricerca, gli Atenei possono 77 dare nuove prospettive di lavoro ai laureati e stringere rapporti virtuosi con il mondo industriale. Di questo si è parlato in questi dieci anni. Nei secondi dieci anni il Progetto Studenti Werther Campaldi si aprirà ancora maggiormente alle scuole superiori a indirizzo tecnico e alle realtà universitarie di una regione, l’Emilia Romagna, che si fregia a pieno titolo del primato nell’oleodinamica made in Italy. Tante aziende e tante specializzazioni che lungo via Emilia offrono il meglio del meglio. Un primato riconosciuto e apprezzato in tutto il mondo. Un primato che idee come il Progetto Studenti Werther Campaldi contribuiscono a consolidare. FOTOGALLERY 2002 78 FOTOGALLERY 2003 79 FOTOGALLERY 2004 80 FOTOGALLERY 2005 81 FOTOGALLERY 2006 82 FOTOGALLERY 2007 83 FOTOGALLERY 2008 84 FOTOGALLERY 2009 85 FOTOGALLERY 2010 86 FOTOGALLERY 2011 87 Tutti gli uomini per loro stessa natura desiderano imparare. Aristotele 88 Un progetto 2.0 Tante “web-idee” per partecipare e condividere Far vivere il Progetto Studenti Werther Campaldi e i programmi formativi che Brevini Fluid Power intende lanciare “tutto l’anno”. Favorire uno scambio continuo di idee e di esperienze sul filo, anche virtuale, del rapporto scuola – università – impresa. È questo il senso dei progetti avviati in occasione del Decennale. Un portale internet “in progress” www.werthercampaldi.it che si collega a un canale You Tube (BFPWertherCampaldi) e presto ai social network e ai più utilizzati canali di scambio tra professionisti (Twitter, Linkedin e Facebook). Il 2.0 è una realtà. I social network entrano anche nel mondo delle imprese, in particolare nella vita dei manager italiani. Sette su dieci, infatti, dichiarano di navigare abitualmente sui nuovi strumenti di comunicazione online come Twitter, Facebook, ma soprattutto Linkedin. Se, infatti, 89 il 70% dei manager sceglie il social network creato da Mark Zuckerberg, il preferito dagli uomini d’affari rimane Linkedin (preferenze al 76%). Seguono Twitter (21%) e Youtube (18%). È quanto emerge dall’indagine condotta da Hsm. Le imprese che utilizzano già i social network prediligono Facebook (71%). Al 90 secondo posto si piazza Twitter (64%), seguito da Youtube e Linkedin (entrambi al 50%). Tante idee per comunicare la volontà di aprire l’azienda alle risorse che possono trovare stimoli nei piani di sviluppo lanciati da Brevini Fluid Power anche su www.brevinifluidpower.com Considero il Web come un tutto potenzialmente collegato a tutto, come un’utopia che ci regala una libertà mai vista prima. Il Web è ben lungi dall’essere “fatto”, è solo in una fase farraginosa di costruzione. Quando cominciai a trafficare con il programma che avrebbe poi fatto nascere l’idea del World Wide Web, lo chiamai Enquire, da Enquire Within upon Everything, “entrate pure per avere informazioni su ogni argomento”. Tim Berners-Lee “L’architettura del nuovo Web” - 1999 co-inventore insieme a Robert Cailliau del World Wide Web 91 92 Dai componenti ai sistemi La Società Il gruppo di riferimento Brevini Fluid Power è stata costituita nel 2003 a Reggio Emilia dove mantiene la sua sede centrale. È tra i primi produttori in Italia nel settore della componentistica oleodinamica e un player di riferimento in Europa e nel mondo grazie a una gamma estremamente ampia. La società è controllata dalla famiglia Brevini tramite la holding Brevini Group che opera a livello internazionale nel settore delle trasmissioni meccaniche attraverso Brevini Power Transmission SpA e nel settore della componentistica idraulica tramite Brevini Fluid Power SpA. 93 94 Linee prodotto In linea con la Mission, tesa a rendere l’azienda globale, l’offerta intende fornire ai clienti in tutto il mondo soluzioni e pacchetti applicativi completi sia per il settore mobile che industriale. Di conseguenza le linee prodotto sono numerose e articolate, volte a coprire qualsiasi esigenza: Linea prodotto Aron: Valvole Cetop per controllo direzione, portata e pressione, on-off e proporzionali. Valvole modulari e a cartuccia, basi e blocchi. Linea prodotto Hydr-App: Centrali e minicentrali idrauliche, standard o personalizzate, valvole ed elettrovalvole a cartuccia, moltiplicatori di giri e sistemi di trasmissione. Linea prodotto BPE Electronics: Sensori, celle di carico, schede e controlli elettronici via CAN, display, indicatori di planarità. Linea prodotto S.A.M. Hydraulik: Pompe e motori a pistoni assiali per medie e alte pressioni, motori orbitali. Linea prodotto Brevini Hydraulics: Distributori idraulici proporzionali, joystick e moduli elettronici Linea prodotto VPS Brevini: Distributori idraulici monoblocco e componibili. Linea prodotto OT Oiltechnology: Pompe e motori a ingranaggi, divisori di flusso. 95 L’azienda e il mercato Crescita costante Presenza internazionale Dal 2003 Brevini Fluid Power è stata protagonista di una crescita costante testimoniata dal fatturato che dai circa 48 milioni del 2004 arriva a sfiorare i 107 milioni nel 2011 Brevini Fluid Power opera a livello internazionale tramite filiali e stabilimenti produttivi. Le filiali sono 12 nei principali paesi: Italia, Francia, Germania, Inghilterra, Romania, Olanda, Cina, India, Singapore, Stati Uniti. Settori di attività Il mercato mondiale della componentistica oleodinamica è estremamente trasversale e diversificato. Le numerose linee prodotto, l’ampiezza delle gamme e delle taglie permettono a Brevini Fluid Power di presidiare i principali settori. 13% 14% 11% 21% 17% 19% 96 5% Gli stabilimenti produttivi sono localizzati a Reggio Emilia, Ozzano Emilia (BO), Noceto (PR), Novellara (RE), Yancheng (provincia di Jiangsu, Cina), quest’ultimo, inaugurato nel 2009 è operativo dal 2010. Industrial equipment Material handling / logistic Construction / earthmoving Marine /port installations Mining /quarry Agriculture Recycling /municipal 97 Portafoglio Clienti Brevini Fluid Power annovera clienti importanti nei settori più disparati. Costruzioni / movimento terra: Sollevamento / trasporti e logistica: Dana, Carraro, Manitowoc, Hinowa, Sany, Imer Group, Greaves, Kato Stertil; Tyssenkrupp Ceteco, Lifter; Vimec, Nifty Lift, Rite Hite, Ningbo Ruyi, Zhejang Noblelift, Garaventa, Xuzhou Heavy Machinery, JLG, Tanfield, Normet Agricoltura / Selvicoltura: Mahindra, CNH, Alamo, Mac Don; Vassalli, Bieffebi, Tanco, Bandit, Greenmech, Lacas et Maillaux, Tatoma, Luclar-Seko-Storti Energie rinnovabili / ambiente: Orwak, Schmidt Offshore / attrezzature portuali: Costruzioni / cave / miniere: 98 Casagrande, Comacchio, Soilmec, Leitner, Red Rhino Besenzoni, Ned Deck, Navalimpianti-MEP, Hydramarine Automotive: Impianti industriali: Piaggio, Corghi Cannon Afros, Staubli La storia di Brevini Fluid Power non può prescindere da quella delle imprese che l’hanno formata. Grazie ad aziende come S.A.M. Hydraulik, Hydr- 1973 Nasce S.A.M. Hydraulik 1974 Luciano Brevini fonda Hydr-App e nel 1976 ne affida la direzione a Werther Campaldi 1978 Nasce Aron 1995 Viene fondata Brevini Hydraulics App, Aron l’oleodinamica italiana si è distinta nel mondo per innovazione e qualità. La storia parte da Reggio Emilia, più di quarant’anni fa: 2001 - 2002 Hydr-App acquisisce Oleodinamica Reggiana e Aron 2003 Viene costituita Brevini Fluid Power che comprende HydrApp; Brevini Hydraulics, Aron 2009 Viene inaugurato lo stabilimento di Yancheng (China) 2009 Viene acquisita BPE Electronics di Novellara (RE) 2010 Viene acquisita OT Oiltechnology di Noceto (PR) 2011 Vito Bonafede assume la carica di Amministratore Delegato di Brevini Fluid Power 1973-2011 Milestones 99 Scheda di sintesi Anno di Costituzione 2003 Sede Legale: Via Moscova 6, 42124 Reggio Emilia Fondatori Renato Brevini, Maurizio Brevini, Loris Saccani Presidente Renato Brevini Amministratore Delegato Vito Bonafede Vice Presidenti Maurizio Brevini, Loris Saccani Fatturato Consolidato 2010 97,7 Milioni di Euro Numero Collaboratori 509 100 Stabilimenti Produttivi Hydr-App Via Moscova 6 (RE) S.A.M. Hydraulik Via Moscova 10 (RE) Aron Via Giulio Natta 1 (RE) BPE Electronics Via Motta 11 Novellara (RE) VPS Brevini Via Matteotti47 Ozzano Emilia (BO) OT Oiltechnology Via Meucci 2 Noceto (PR) Yancheng Flui Power Yancheng (provincia di Jiangsu, Cina) Filiali Brevini Fluid Power Veneto Via Galvani 7 Rubano (PD) Hydr-App Lombardia Via San Fiorano 54/A Villasanta (MI) SAM Hydraulik Lombardia Via Radaelli 40/H Pontirolo Nuovo (BG) Brevini Fluid Power Benelux Rontgenweg 24 At Alphen A/D Rijn (NL) Brevini Fluid Power Shanghai Lucky Mansion No. 660, Shangcheng Rd, Pudong Brevini Fluid Power Beijing Aron France 100012 San Hao, Dongyuan, Bei Yuan Cun, Chao Yang Qu Brevini Fluid Power Germany Brevini Fluid Power India Brevini Fluid Power UK Brevini Fluid Power S. E. Asia Rue des Entrepreneurs 7 Vertou Benzstrasse 7 Mammendorf Planet House, Centre Park, Warrington Brevini Fluid Power Romania Str. Fundatura Harmanului 4 Brasov No. 43/3 ground floor”G” Block, Sahakarnagar Bangalore 8 Penjuru Place nr. 01-36 2.8 Penjuru Tech Hub Singapore Brevini Fluid Power USA 14141 W. Brevini Drive Yorktown, Indiana Centrali e mini centrali, moltiplicatori, sistemi di trasmissione. Pompe e motori a pistoni assiali, motori orbitali. Valvole Cetop, valvole modulari e a cartuccia, basi e blocchi. Distributori idraulici proporzionali, joystick e moduli elettronici Sensori, celle di carico, schede e controlli elettronici, display, indicatori di planarità. Distributori idraulici monoblocco e componibili. Siti Web Brevini Fluid Power www.brevinifluidpower.com www.hydr-app.it www.aron.it www.samhydraulik.com www.bpe.it www.vpsbrevini.com www.ot-oiltechnology.com Siti Web Filiali www.brevinifluidpowerveneto.it www.aron-france.fr www.brevinifluidpower.de www.brevinifluidpower.ro www.brevinifluidpower.nl/uk www.hydr-app.com.cn Pompe e motori a ingranaggi, divisori di flusso. 101 102 Mission e Vision Il piano industriale di sviluppo 2011- 2013 lanciato da Brevini Fluid Power è basato su una nuova mission & vision che accompagnerà il gruppo nei prossimi anni. È la traccia guida sintetica, un’agenda di impegni, che vogliamo condividere sia con tutti i nostri stakeholders, che con le nostre risorse umane, i fornitori e i clienti di tutti i Paesi in cui operiamo. Vito Bonafede Amm. Del. Brevini Fluid Power novembre 2011 Key value – valori chiave • • • • • • • • • • Centralità del cliente Innovazione Sostenibilità Trasparenza Orientamento alla crescita e alla redditività Responsabilità Sociale e Meritocrazia Impegno Entusiasmo Affidabilità, Credibilità e Legalità Internazionalizzazione e Pluralità culturale 103 SPEED 104 Chi siamo Brevini Fluid Power è nata nel 2003 dall’unione di sei aziende (Aron, Hydr-App, SAM Hydraulik, Oleodinamica Reggiana, VPS Brevini, Brevini Hydraulics) che vantavano oltre 30 anni di attività nella produzione di componenti oleodinamici. A queste aziende si sono aggiunte recentemente BPE Electronics e OT. La condivisione di know-how e esperienze diverse ha reso Brevini Fluid Power un’azienda più globale, più incisiva sui mercati internazionali e più vicina ai propri clienti. Cosa facciamo Progettiamo e produciamo componenti e sistemi oleodinamici ed elettronici con una marcata attenzione alla sostenibilità complessiva dei nostri processi produttivi, al risparmio energetico, alla riduzione delle emissioni e alla sicurezza. Analogo impegno è garantito su importanti obiettivi in tema di sicurezza e salubrità nell’ambiente di lavoro. Valorizziamo la serietà professionale, l‘impegno e la coerenza con i piani di sviluppo e investimento avviati e consideriamo vincolante la meritocrazia per sostenere adeguatamente la costante ricerca rivolta all’innovazione tecnologica. Realizziamo prodotti di alta qualità nel rispetto delle normative e delle 105 regole. Puntiamo al pieno soddisfacimento delle aspettative e degli impegni presi con i clienti e i fornitori. personalizzabili su richiesta del cliente in tempi contenuti. Velocità e flessibilità fanno parte del DNA aziendale. Realizziamo prodotti e sistemi affidabili anche grazie a un’accurata selezione dei nostri fornitori. I nostri prodotti sono Utilizziamo le tecnologie più avanzate per lo sviluppo di componenti e sistemi semplici ed efficaci. Dove lo facciamo Il cuore e il cervello del Brevini Fluid Power rimangono a Reggio Emilia e valorizziamo le nostre radici che affondano nel “saper fare emiliano” e nel made in Italy ma con lo sguardo aperto al mercato globale. Nei prossimi anni aumenteremo progressivamente il numero delle nostre filiali nel mondo, anche attraverso la creazione di una rete più capillare di distributori ufficiali che sarà supportata dalla realizzazione di stabilimenti produttivi nei cinque 106 continenti. Questo processo verrà sostenuto da Manager appartenenti alle diverse aree di riferimento, con un disegno organizzativo, commerciale e produttivo orientato verso l’internazionalizzazione. Per far conoscere il marchio Brevini Fluid Power svilupperemo nuovi sistemi di comunicazione e favoriremo lo sviluppo e la diffusione di una mentalità aziendale in grado di comprendere le differenti culture di clienti e fornitori nei vari Paesi del mondo. Con chi lo facciamo Tutti gli uomini e le donne che, giorno dopo giorno, da quasi 40 anni, fanno crescere Brevini Fluid Power, hanno passione per le sfide, credono nel miglioramento continuo, puntano all’eccellenza e attribuiscono un valore fondamentale alla persona, all’ambiente e all’integrità morale. Lavoriamo con passione, dedizione ed entusiasmo per affrontare il cambiamento e vincere le nuove sfide. Siamo proiettati verso il futuro ma camminiamo nel solco tracciato in quasi quarant’anni di attività industriale. Crediamo nello spirito di squadra. Esaltiamo il valore dell’azienda intesa come famiglia. Stiamo realizzando e promovendo una ”scuola aziendale” di formazione, organizziamo meeting e workshop per condividere a tutti i livelli la nostra Vision, la nostra Mission e i nostri Valori, che sono le fondamenta della Brevini Fluid Power. Perseguiamo il raggiungimento degli obiettivi di crescita e di profitto, fissati dal nostro piano industriale, valorizzando tutti i nostri collaboratori che rimangono la risorsa principale e siamo stimolati da molteplici confronti e scambi con le culture industriali di tutti i Paesi dove operiamo. 107 Per chi lo facciamo Il cliente e la sua soddisfazione sono al centro di ogni nostra azione quotidiana. Riteniamo che le sue esigenze debbano essere condivise in un ambiente di collaborazione e stima reciproca. Troviamo nel nostro mercato di riferimento stimoli continui, promuovendo il co-design con clienti e fornitori attraverso rapporti di fiducia e rispetto per realizzare partnership durature e trasparenti. I prossimi anni Clienti e fornitori nella visione di Brevini Fluid Power sono partner a tutti gli effetti. È una filosofia operativa che coltiviamo fin dalla fondazione delle aziende che compongono oggi Brevini Fluid Power e che intendiamo sviluppare anche in futuro. Cerchiamo partner industriali che condividano i nostri stessi valori, per sviluppare nuove opportunità sia nei mercati in cui siamo presenti che in quelli dove intendiamo entrare. Siamo e saremo veloci e reattivi nel realizzare le decisioni prese 108 I nostri tempi di consegna saranno sempre maggiormente allineati alle richieste dei nostri clienti grazie ad una gestione di magazzini delocalizzati e posizionati vicino al mercato di riferimento Ci impegniamo per garantire comunicazioni capillari e puntuali anche grazie a un sistema informatico all’avanguardia basato su un’efficace gestione dei flussi informativi e sulle nostre persone che hanno un impegno preciso: “ Vi ascoltano!” CULTURE GROWTH FLEXIBILITY 109 Vision Vogliamo diventare un player globale nel settore dell’oleodinamica valorizzando e migliorando la cultura, i valori, la passione di un’azienda italiana per essere riconosciuti e accreditati come partner affidabili, flessibili e veloci nel soddisfare le richieste dei clienti di componenti e sistemi. KEY POINTS Globalità: La visione globale è uno dei cardini della nostra strategia di crescita Cultura: Le differenze culturali tra i nostri collaboratori, clienti e fornitori sono un punto di forza di Brevini Fluid Power 110 Affidabilità: Manteniamo le nostre promesse e puntiamo all’eccellenza dei nostri prodotti/sistemi Flessibilità: La ricerca di soluzioni per soddisfare le richieste dei nostri clienti fa parte del nostro DNA Passione: È ciò che ci rende forti anche di fronte alle avversità Velocità: Siamo veloci a prendere le decisioni e le realizziamo con impegno Partnership: Crediamo nel valore del lavoro in team e chiamiamo partner i nostri clienti e fornitori Componenti / Sistemi: Realizziamo soluzioni tecniche integrate e non solo dei componenti 111 BFP crescerà così A livello mondiale l’intero settore dell’oleodinamica muove un giro di affari attorno al miliardo e mezzo di euro. In Emilia si concentrano esperienze e aziende importanti: in buona sostanza opera in un maxi distretto l’80% del settore. Ci sono tutti: aziende italiane e multinazionali. “La nostra strategia è chiara – commenta l’amministratore delegato di Brevini Fluid Power Vito Bonafede – lavoriamo per diventare il player più importante lungo la Via Emilia. Abbiamo le carte in regola, il DNA giusto: andiamo all’estero e possiamo offrire una gamma di prodotti completa (orbitali e assiali, mini centrali, gear pump,Vav e altro 112 ancora). Siamo tra le pochissime aziende italiane in grado di supportare un grande produttore di macchine come fornitore di sistemi e non solo di singoli componenti. Nel futuro ci saranno alleanze, aggregazioni, sinergie ma non escludiamo nemmeno di crescere con alcune acquisizioni”. Come è cambiata BFP nell’ultimo anno? Abbiamo rinnovato la rete commerciale creando due figure. Prima del nuovo piano industriale avevamo un venditore che “faceva tutto”: adesso abbiamo una figura commerciale che presiede le aree, un area sales manager ma anche una figura che presiede il prodotto: il product sales manager. I risultati sono positivi. E sul fronte produttivo? La globalizzazione è il cuore della nostra strategia di crescita. Dobbiamo diventare cinesi in Cina, tedeschi in Germania, francesi in Francia, americani negli Stati Uniti. Anche dal punto di vista produttivo. La Cina è solo il primo esempio. Nell’oleodinamica esistono tre famiglie di aziende. La prima famiglia è quella dei grandi player: Bosch Rexroth, Parker, Sauer Danfoss, Eaton Vikers cioè tutte aziende che hanno dimensioni da miliardi di euro e che sono cresciuti negli ultimi 50 anni grazie ad una politica di acquisizioni. Poi c’è una seconda fascia, le Brevini per intenderci, cioè aziende che vogliono globalizzarsi, vogliono crescere. Poi c’è una terza famiglia di produttori che è quella del mono prodotto che in futuro non avranno la dimensione sufficiente per poter affrontare una strategia di globalizzazione. Rispetto ai grandi player che hanno come vantaggio i grandi numeri, i bassi costi, la tecnologia noi abbiamo altri vantaggi: la velocità e la capacità di adattarci, “di cucire l’abito assolutamente su misura”. Non dovremo mai perdere questa capacità. Brevini Fluid Power deve continuare a muoversi con estrema velocità, estrema efficacia. Deve sapere rispondere a tutte le richieste dei 113 clienti e soddisfarle. Specialmente quando si tratta di clienti grandi, medi e piccoli. I grandissimi li lasciamo ai grandissimi. Noi abbiamo un punto di forza nelle filiali: la capacità di “assembling”. È un importantissimo fattore differenziante. Trovare competitor che assemblano a livello di filiale è difficile, quelli come Brevini sono rimasti pochissimi. Su questo vantaggio per il cliente, evidente e misurabile, giochiamo un pezzettino del nostro futuro. Che ruolo avrà l’elettronica? La BPE sicuramente ha le competenze per aiutare il gruppo Brevini Fluid Power a diventare “più meccatronico” ma la BPE è anche un’azienda che nel suo mercato rientra tra le eccellenze. È lo stesso mercato di BFP, il mercato del mobile e delle piattaforme, delle gru. La BPE prima di tutto può crescere poi potrà aiutarci 114 a competere meglio. Abbiamo iniziato diverse attività di ricerca e sviluppo in comune e i risultati sono attesi nel giro di un paio d’anni, quindi entro il 2013... nel 2013-2014 noi presenteremo una nuova gamma di prodotti Brevini Fluid Power, che beneficerà di questi incroci. E la Cina? Abbiamo investito in Cina a Yancheng e con la partenza delle linee di produzione: motori orbitali poi gear pump, mini centrali e unità a pistoni (nel 2012) avremo nuove carte da giocare sul mercato. Quali orizzonti traguarda il piano industriale BFP? Guardando al 2013 è prevista una crescita complessiva del 60% netta nei tre anni (mediamente il 20% annuo), con investimenti di 15 milioni di euro. La Cina diventerà il secondo Paese più importante dopo l’Italia, poi Stati Uniti, Sudamerica (Brasile), dove sicuramente la strategia nostra e di Brevini Power Trasmission sarà comune. Credo molto nelle sinergie che nelle filiali si possono realizzare tra BFP e BPT. In questa ottica la nostra presenza all’estero aumenterà più velocemente. Abbiamo linee di prodotto e marchi di assoluta eccellenza: Hydr-App, Aron, SamHydraulik, BPE, VPS Brevini, OT Oiltechnology, Brevini Hydraulics. È una bella squadra, che può vincere il campionato. E dopo il 2013? Brevini Fluid Power si candida per diventare un punto di riferimento, un polo dell’oleodinamica italiana, vuole diventare “il faro”, un punto di aggregazione. 115 Marketing meeting Internazionale 2011 Brevini Fluid Power Reggio Emilia novembre 2011 116 117 Il lavoro e l’applicazione continui sono il cibo del mio spirito. Quando comincerò a cercare il riposo, allora smetterò di vivere. Francesco Petrarca 118 Innovazione e formazione tecnica per la Reggio del futuro “L’Italia guarda a Reggio per cercare nuove vie di sviluppo. La meccatronica reggiana nel corso della IX Giornata della Ricerca e dell’Innovazione promossa da Confindustria ha avuto un ruolo di primo piano. È stata portata ad esempio tra i distretti di eccellenza, ma anche come ambito in cui è stato creato positivamente un forte coordinamento tra sistema delle imprese, enti locali, istituti di formazione e di ricerca”. Maria Licia Ferrarini, vice presidente di Industriali Reggio Emilia con delega all’education ha sintetizzato così il messaggio che parte dalla Confindustria reggiana che si unisce all’appello lanciato a Roma da molti imprenditori: “adesso più che mai, è ora di crescere”. L’occasione è stata la IX Giornata della Ricerca e dell’Innovazione promossa da Confindustria per segnalare all’intero Paese, ma in modo particolare ai giovani, quanto oggi sia importante puntare sulla ricerca e sull’innovazione per ritrovare la strada della crescita. Maria Licia Ferrarini Vice Presidente Industriali Reggio Emilia all’Education e Rapporti con la Scuola novembre 2011 Molte delle idee nate intorno al Progetto Studenti Werther Campaldi si ritrovano in queste riflessioni di Maria Licia Ferrarini: “Quello della giornata della ricerca è un messaggio che sosteniamo da tempo. I giovani devono conoscere quali sono i fattori che caratterizzano lo scenario della competizione economica e indirizzare su 119 questi la scelta del proprio percorso di studi. È di questi giorni la notizia che la Facoltà di Ingegneria di Reggio Emilia per l’anno accademico 2011-2012 registra un deciso incremento di iscrizioni, pari al 37.5% rispetto allo scorso anno. Questo dato positivo ci è particolarmente gradito, perché è segno di una ripresa dell’attenzione dei giovani verso le lauree tecnicoscientifiche. Un risultato che premia innanzitutto il lavoro svolto dalla Facoltà di Ingegneria in questi anni. L’Ateneo reggiano ha infatti saputo creare un modello di Università aperto alle collaborazioni con le imprese del territorio, che gli ha permesso di attestarsi ai primi posti delle classifiche italiane relativamente al successo occupazionale dei propri laureati. Ma è anche la 120 conferma che le famiglie hanno compreso il vantaggio che, in un momento di crisi economica, una formazione tecnica può dare per assicurare ai propri figli un futuro nel mondo del lavoro ed in tempi rapidi. Va nella stessa direzione l’eccellente risposta dei giovani al bando di selezione per l’iscrizione al Corso ITS per la meccatronica. Anche questa rappresenta un’opportunità importante per chi intende intraprendere un processo formativo dalle ampie prospettive, dove non potranno mancare la motivazione e la volontà di investire sulle proprie capacità. Siamo convinti che una buona formazione sia un elemento determinante per dare ai nostri giovani prospettive sostenibili e durature e, al tempo stesso, per consentire alle imprese di rispondere efficacemente alle sfide poste dall’attuale competizione internazionale che, sempre di più, si basa su risorse umane con una preparazione coerente con il sistema produttivo di riferimento. Per questo è fondamentale continuare ad investire nell’istruzione dei nostri ragazzi, ma anche nella conoscenza presso le famiglie ed i lavoratori del futuro della struttura industriale e della cultura imprenditoriale che rappresenta il successo della nostra economia. Con “Industriamoci 2011” le piccole e medie aziende reggiane hanno aperto le porte delle fabbriche alle scuole, agli studenti ed alle famiglie, per dar conto della loro capacità competitiva e del ruolo produttivo e sociale che esse rappresentano. Le imprese hanno capito da tempo che l’elemento vincente ed insostituibile sono le persone. Le risorse umane, la loro promozione, la loro crescita culturale e professionale costituiscono la vera ricchezza competitiva su cui puntare. Ed è dai giovani, dalle loro energie e dai loro talenti, che dobbiamo ripartire”. 121 CREDITS Hanno collaborato alla stesura del volume il team marketing Brevini Fluid Power (Tiziano Bozzuffi, Marianna Brevini, Sara Marmiroli)e due giovani giornalisti: Cecilia Vecchi e Lorenzo Ferrari Progettazione grafica e editing: Mario Artoni - Montecchio Emilia (RE) Stampa: Bertani & C. S.r.l. Industria Grafica Cavriago (RE) Fotografie: Le foto sono di Paolo Codeluppi, Massimo Manini, Cecilia Vecchi Lorenzo Ferrari e Stefano Catellani. Altre immagini sono proprietà dell’archivio storico Brevini Group. Le immagini storiche sono frutto di ricerche in archivi storici e archivi on line. Parte delle immagini sono state pubblicate dai quotidiani Gazzetta di Reggio, il Resto del Carlino (edizione Reggio Emilia), L’Informazione (edizione Reggio Emilia) e dai portali www.viaemilianet.it e www. viaemiliaaffari.it Le fotografie che illustrano la Mission e la Vision di Brevini Fluid Power sono opera di Naide Bigliardi Nata a Reggio Emilia, Naide Bigliardi vive e lavora a Bibbiano. Ha da sempre coltivato la passione per la fotografia e la pittura, frequentando numerosi corsi di fotografia, pittura, incisione, disegno dal vero e acquerello. www.csart.it/naide.bigliardi Allestimento Meeting Center Brevini Fluid Power di Reggio Emilia Arch. Mirka Brevini Bibliografia: Massimiliano Colombo e Stefano Catellani “Officina di Idee” Brevini 50 Years Young (2010) È fonte di ricreca e consultazione l’house organ Brevini Power Transmission “Conversation” Per le schede storiche sono fonte di consultazione l’enciclopedia on line “Wikipedia“ e i volumi sulla storia dell’industria reggiana editi da Industriali Reggio Emilia (Confindustria).I testi contengono altri riferimenti espliciti su opere e autori oggetto di citazione. Le citazioni di frasi sono sempre riferite a che le ha pronunciate. Questo volume nasce dalla collaborazione tra il Gruppo Brevini e il giornalista Stefano Catellani che ha curato il progetto editoriale Stefano Catellani Giornalista Professionista dal 1990 Lavora nella comunicazione multimediale da oltre 30 anni. Nel 2001 ha scritto il volume “Futuro in corso” 40 anni del gruppo Giovani dell’Associazione Industriali di Reggio Emilia. Ha collaborato alla realizzazione del volume “Pensare Snello – Lean Thinking alla maniera italiana di Romano Bonfiglioli e nel 2008 con lo stesso autore al volume “Leadership e dintorni Una storia Italiana” (Guerini e Associati) e per Franco Angeli il volume “ Leadership e Passaggio Generazionale” che contiene interviste a tre imprenditori sul passaggio generazionale realizzate nell’autunno 2010. Ha curato diverse trasmissioni televisive di economia e finanza (Reggio Economy, Dare & Avere, Via Emilia Affari, Affari Centro Nord) e realizza da oltre quindici anni la pagina “Emilia Finanza” di Milano Finanza. Collabora con l’agenzia ANSA e con altre testate nazionali. Nel 2011 ha curato il volume “Il passo in più” dedicato ai 50 anni delle attività imprenditoriali di Romano Minozzi (Iris Ariostea Fiandre) Chi è maestro nell’arte di vivere distingue poco fra il suo lavoro e il suo tempo libero Saggezza orientale