N.1 2015
ASSOFOND
FEDERAZIONE
NAZIONALE
FONDERIE
Poste Italiane S.p.A. - Anno XL-Pubblicazione bimestrale - Spedizione in A.P. - 70% - Filiale di Milano
La rivista delle Fonderie
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N. 1 2015
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sommario
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fusoria
ASSOFOND
in igne vita
ASSOFOND
FEDERAZIONE
NAZIONALE
FONDERIE
Pubblicazione bimestrale tecnico-economico ufficiale
per gli atti dell’Associazione Nazionale delle Fonderie
Autorizzazione Tribunale di Milano
n. 307 del 19.4.1990
Direttore Responsabile
Silvano Squaratti
Economico
Assofond ghisa al suo appuntamento annuale ........................................................................ 10
48 Census: costante crescita dell’output mondiale di getti .................................................... 16
La Fonderia in USA vedrà aumentare le proprie vendite fino al 2016 ............................ 24
La diagnosi energetica: l’impatto sulle Fonderie ed il supporto offerto da Assofond ...... 32
Dazio sull’alluminio: chi perde e chi guadagna ........................................................................ 38
Diagnosi energetica: opportunità non solo obbligo .................................................................. 46
Costo orario del lavoro: gennaio 2015 ...................................................................................... 50
XXXII Congresso di Fonderia
Direzione e redazione
Federazione Nazionale Fonderie
20090 Trezzano S/Naviglio (MI), Via Copernico 54
Tel. 02/48400967 - Telefax 02/48401282
www.assofond.it - [email protected]
Gestione editoriale e pubblicità
S.A.S. - Società Assofond Servizi s.r.l.
20090 Trezzano S/Naviglio (MI), Via Copernico 54
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Amministrazione e abbonamenti
S.A.S. - Società Assofond Servizi s.r.l.
20090 Trezzano S/Naviglio (MI), Via Copernico 54
Tel. 02/48400967 - Telefax 02/48401282
Abbonamenti per l’Italia,
anno 2015 105,00 euro
La scoria da cubilotto: un sottoprodotto da valorizzare ...................................................... 54
Ottimizzazione della progettazione dei sistemi di alimentazione
delle fusioni in ghisa con grafite sferoidale ................................................................................ 58
Progetto EU DEBACOAT: sviluppo di leghe ferrose e tecniche fusorie per la
produzione di rivestimenti resistenti ad usura ed abrasione ................................................ 70
Soluzioni individuali Cold Box connesse all’alimentatoree ...................................................... 74
Abbonamento per l’estero,
anno 2015 180,00 euro
Una copia 12,91 euro, estero 20,66 euro
Numeri arretrati il doppio
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di freni a disco in ghisa per veicoli pesanti trasporto merci ................................................ 84
In breve
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Indice
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È vietata la riproduzione degli articoli e illustrazioni di
Industria Fusoria senza autorizzazione e senza citare
la fonte. La collaborazione alla Rivista è subordinata
insindacabilmente al giudizio della Redazione.
Le idee espresse dagli Autori non impegnano ne la
Rivista ne Assofond e la responsabilità di quanto
viene pubblicato rimane agli Autori stessi.
La pubblicità che appare non supera il 50% della
superficie totale del periodico.
Inserzionisti ..........................................................................................................................................96
7
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Il tradizionale appuntamento
delle Fonderie di ghisa, “Assofond Ghisa”, tenutosi a Corte
Franca-BS il 12 dicembre 2014,
è coinciso con l’incontro di fine
anno: un’importante occasione
per scambiarsi le proprie impressioni e le personali sensazioni sull’attuale situazione congiunturale e prospettica.
Fatte alcune debite note introduttive a cura del Presidente di
Assofond
Ghisa,
Duccio
Conforti, sulla condizione generale del Settore alla luce dei risultati emersi dall’Indagine Congiunturale Rapida presso un
campione rappresentativo di
Fonderie associate, è stato favorito un incontro-dibattito. La discussione che ne è seguita è stata costruttiva, interessante e
molto equilibrata grazie all’abilità del moderatore, che ha offerto notevoli spunti di riflessione coinvolgendo gli imprenditori che hanno aderito interattivamente con confronti e ragionamenti estemporanei ed efficaci.
Sintesi risultati
Indagine Congiunturale
Rapida - Campione
Fonderie di ghisa
BREVE
PREMESSA
METODOLOGICA
E’ stata replicata l’Indagine
Congiunturale Rapida per avere una sintetica ricognizione
sull’andamento congiunturale
del comparto con lo scopo di
Industria Fusoria 1/2015
economico
Assofond ghisa
al suo appuntamento annuale
capire, in via preliminare, quali
sono i tratti complessivi che
hanno contraddistinto il 2014,
unitamente alle indicazioni delle prime proiezioni per il primo
trimestre del 2015.
Variabili di riferimento:
• attività in generale;
• portafoglio ordini;
• produzione;
• CIG;
• prezzi di vendita.
C AMPIONAMENTO
Al fine di mantenere il più possibile inalterata la composizione sostanziale del campione,
nonché la sua rappresentatività sotto il profilo statisticoeconomico, i soggetti intervistati, rappresentativi di un subuniverso di imprese contattate
dall’Associazione, rimangono i
medesimi; essi sono sostituiti
soltanto nell’eventualità in cui
qualcuno di loro non sia più
disponibile, per varie ragioni, a
fornire le indicazioni richieste.
Nella composizione del panel
si è scelto di contemplare la
presenza di Fonderie fornitrici
dei principali mercati di sbocco «8 cluster» (trattoristica e
macchine agricole, meccanica,
veicoli industriali, automotive,
macchine movimento terra,
edilizia, siderurgia) e di concentrarsi su un gruppo di “osservatori privilegiati” sufficientemente in contatto con
l’Associazione in grado di offrire garanzie di una più allargata attendibilità alle risultanze empiriche.
10
I risultati
Scopo dell’intervista è stato
quello di sondare in via preconsuntiva i risultati del 2014 e
preliminarmente sui tratti
complessivi che andranno a
contraddistinguere il primo trimestre del 2015.
Sul 2014 il quadro appare sufficientemente chiaro: un avvio
complessivamente positivo con
un ritmo di espansione soddisfacente per diversi settori
committenti, mentre la ripresa,
dopo la pausa estiva, ha disatteso le previsioni di fine giugno,
consegnando uno scenario totalmente cambiato rispetto al
primo semestre dell’anno. La
domanda generale del Settore
ha mostrato un progressivo e
notevole indebolimento aggravatosi significativamente nel
corso dell’ultimo trimestre dell’anno.
IN
GENERALE, COME
GIUDICA LO STATO ATTUALE
DELLA SUA ATTIVITÀ?
Le valutazioni delle imprese intervistate circa lo stato, al dicembre 2014, dell’attività, hanno messo in luce un discreto
grado di soddisfazione comune alle Fonderie dedite alla
produzione di grandi getti
(83% delle risposte si concentra tra la modalità buono e
soddisfacente) ed a quelle
orientate all’automotive (63%
delle risposte tra le modalità
buono e soddisfacente).
Se da un lato era lecito atten-
economico
dersi una lettura ancora negativa dell’attività per il settore
delle costruzioni, (100% dei
giudizi si concentra sulla modalità insufficiente) non era
così ovvio il dato dei trattori e
macchine agricole (62%) e movimento terra (60%).
Il dibattito nel corso dell’incontro ha permesso di chiarire che la produzione di getti
destinati al settore delle macchine agricole e trattoristica
nella prima parte dell’anno si è
attestata su livelli soddisfacenti, scontando per il secondo
semestre un sostanziale ridimensionamento degli ordinativi. Quindi i sentiment espressi
su tale mercato risentono
molto del deterioramento intervenuto nella seconda parte
dell’anno e non una valutazione media annuale (Tab. 1).
COME VALUTA IL
PORTAFOGLIO ORDINI DEL
4° TRIMESTRE
RISPETTO AL 3°TRIMESTRE?
Per tutti i cluster, fatta eccezione per i grandi getti ed i
veicoli industriali, la valutazione richiesta con il primo ed il
secondo quesito (stato dell’attività e portafoglio ordini)
grosso modo coincidono. Si rileva una distribuzione analoga
delle risposte intorno alle tre
modalità con saldi tra giudizi
opposti simili. Al contrario per
i grandi getti e veicoli industriali i giudizi peggiorano nella
valutazione del portafoglio ordini del trimestre in corso. Per
i grandi getti il saldo tra giudizi opposti (buono-insufficiente) passa da +33 a -16; per i
Cluster
Grandi getti con formatura a mano
Trattori, Macchine agricole
Meccanica (riduttori, oleodinamica,
meccanica varia)
Veicoli industriali
Automotive
Macchine movimento terra
Edilizia
Siderurgia
Cluster
Grandi getti con formatura a mano
Trattori, Macchine agricole
Meccanica (riduttori, oleodinamica,
meccanica varia)
Veicoli industriali
Automotive
Macchine movimento terra
Edilizia
Siderurgia
Buono
17%
0%
Soddisfacente Insufficiente
50%
33%
38%
62%
0%
50%
50%
0%
44%
0%
0%
0%
29%
11%
50%
0%
100%
71%
44%
50%
100%
0%
Tab. 2
veicoli industriali da -45 a -71.
Quindi per entrambi questi
comparti i giudizi sugli ordini
del quarto trimestre sono
peggiorativi rispetto alla valutazione dell’attività in generale
indagata con il quesito precedente (Tab. 2).
FATTO
PARI A 100 IL
LIVELLO ANTE-CRISI
DEL 2008, QUAL È IL LIVELLO
DEL 2014 E QUELLO ATTESO
PER IL PRIMO TRIMESTRE
DEL 2015?
Nel complesso i giudizi sulle
proiezioni per il primo trimestre del 2015 convergono verso una situazione di sostanziale
stabilità rispetto al 2014 fatte
alcune eccezioni meglio argomentate nel corso del dibattito. Da questo punto di vista la
situazione appare “non drammatica”. Ma come è stato rimarcato anche dai presenti, le
variazioni tendenziali del 2014
o 2015, rispetto all’anno precedente assumono scarsa rilevanza ai fini di un’analisi sulle reali
condizioni del settore. Il con-
Buono
50%
0%
Soddisfacente Insufficiente
33%
17%
38%
62%
6%
50%
44%
11%
38%
0%
0%
0%
33%
25%
40%
0%
100%
56%
38%
60%
100%
0%
Tab. 1
11
fronto più significativo è quello
che utilizza come riferimento il
2008 ovvero l’anno in cui è stato raggiunto il picco di massima
espansione del ciclo, che poniamo pari a 100.
Il rapporto tra i livelli assoluti
di domanda rilevati nel 2014
(preconsuntivi) o delle proiezioni sul primo trimestre del
2015, rispetto al livello della
capacità produttiva misurata
con i risultati produttivi conseguiti nel 2008, evidentemente porta a delle valutazioni, almeno per alcuni cluster analizzati, ben più preoccupanti. Tra i
mercati più importanti, se si
escludono i cluster dei grandi
getti e dell’automotive prossimi ai livelli del 2008, l’eccesso
di capacità produttiva rilevata,
va da un minimo di 16%-17%
per la trattoristica e macchine
agricole ad un massimo del
41%-42% per i veicoli industriali; tra i valori intermedi figurano il 24% della meccanica
e il 39%-33% per le macchine
movimento terra.
Tali riflessioni sull’eccesso di
capacità produttiva del settore lancia un segnale chiaro anche in merito alle possibili criticità sulla redditività aziendale (Tab. 3).
RICORSO ALLA CIG
ORDINARIA NEGLI ANNI
2014 E 2013
Il ricorso alla CIG, come puntualizzato dai presenti, non costituisce più un carattere di
eccezionalità nella gestione
dell’impresa; pertanto la stessa
analisi di tale indicatore acquista una minor rilevanza rispet-
Industria Fusoria 1/2015
economico
Cluster
2008
Grandi getti con formatura a mano
Trattori, Macchine agricole
Meccanica (riduttori, oleodinamica,
meccanica varia)
Veicoli industriali
Automotive
Macchine movimento terra
Edilizia
Siderurgia
100
100
Preconsuntivo Attese 1° Trim.
2014
2015
91
90
83
84
100
76
76
100
100
100
100
100
59
94
61
40
80
58
98
67
40
80
•
Tab. 3
to al valore che si era soliti attribuirgli negli anni pre-crisi.
Stando alle indicazioni emerse,
il 50% del campione intervistato ha dichiarato di aver fatto
ricorso alla CIG nel 2014; tale
percentuale è sostanzialmente
in linea a quanto rilevato nel
2013 (52%). Il ricorso alla CIG
in quasi tutte le aziende interessate ha riguardato l’ultimo
trimestre dell’anno.
Materie prime
ROTTAMI
• L’evoluzione delle quotazioni
dei rottami da Fonderia per
tutta la prima parte dell’anno
ha seguito un andamento discendente con brevi interruzioni legate essenzialmente
ad un temporaneo rinvigorimento della domanda a seguito della ricostituzione delle
scorte.
• Le oscillazioni sono comunque rimaste abbastanza contenute.
• Il punto di minimo per i rottami è stato toccato lo scorso mese di novembre in cui le
quotazioni dei pacchi di lamierino di profondo stampaggio 30X30 sono arrivate a
320 Euro/t (medie mensili listini CCIAA di Milano).
• massimo dell’anno risale allo
scorso mese di gennaio con
364 Euro/t.
Tra il picco massimo e il minimo dell’anno 2014, il delta
€/t è pari a circa 44 Euro /t
su medie mensili.
• La flessione complessiva re-
Industria Fusoria 1/2015
cepita nel 2014 (variazione
tendenziale su medie anno)
per i rottami è di circa -25
Euro/t (-7%).
• Lo scorso mese di novembre,
le quotazioni del rottame siderurgico e per fonderia hanno toccato i minimi livelli degli ultimi 4 anni. Per ritrovare
valori simili occorre risalire
addirittura a marzo 2010.
Con i decrementi di fine novembre si è arrestata la fase
ribassista facendo così ipotizzare l’avvicinarsi di una reazione destinata a riequilibrare
il mercato.
GHISE
•
•
IN PANI
• Sul mercato delle ghise in pani, e per tutto il primo semestre, è prevalso un clima di
sostanziale stasi, interrotto
bruscamente dagli sviluppi
della crisi in Ucraina i cui effetti si sono fatti sentire a
partire dal mese di agosto.
• La fermata di agosto in Italia
ha ritardato la rilevazione
delle fluttuazioni dei prezzi
Cluster
Grandi getti con formatura a mano
Trattori, Macchine agricole
Meccanica (riduttori, oleodinamica,
meccanica varia)
Veicoli industriali
Automotive
Macchine movimento terra
Edilizia
Siderurgia
Tab. 4
12
•
sulle ghise in pani, facendo si
che gli incrementi si siano accumulati fino a raggiungere
+20 Euro la tonnellata che
sono stati registrati in occasione della prima adunanza
Camerale della CCIAA di Milano lo scorso 5 settembre.
Lo scenario che si è delineato
subito dopo la ripresa dalla
fermata estiva ha visto il prezzo delle ghise in pani d’affinazione per Acciaieria (voce
300, capitolo 430 CCIAA di
Milano) schizzare ai massimi
da inizio anno. Per trovare livelli delle quotazioni pari a
quelle rilevate a inizio settembre dalla CCIAA (347357 Euro la tonnellata, +20
Euro/t rispetto a fine luglio)
occorre tornare indietro di
due anni, ovvero al settembre
del 2012 (7 settembre 2012,
350-360 Euro la tonnellata).
Il punto di minimo per le ghise di qualità è stato toccato
lo scorso mese di giugno-luglio in cui le quotazioni sono
arrivate a 420 Euro/t per l’ematite e 410 Euro/t per la
sferoidale (medie mensili listini CCIAA di Milano).
Tra il picco massimo ed il minimo dell’anno 2014, il delta
€/t è tra 15-20 Euro /t su
medie mensili.
La variazione tendenziale su
medie anno 2014/2013 per
entrambe le tipologie di ghisa
è di circa -20 Euro/t (-5%).
Riguardo le importazioni di
ghisa in pani la situazione a dicembre non si era ancora
completamente normalizzata.
C’era ancora un deficit di fornitura dall’Ucraina, i pochi ar-
Aumento
33
0
Stabilità
50
77
Diminuzione
17
23
6
63
31
0
0
0
0
0
75
62
82
100
100
25
38
18
0
0
economico
rivi da tale Paese, riguardavano stock accumulati in passato e non facevano riferimento a ghisa di nuova produzione per la quale occorrerà ancora attendere se si considera che gli impianti più colpiti
sono stati proprio quelli ubicati nelle aree di Donetsk e
Luhansk.
• E’ stato segnalato, infine, che
gli ultimi arrivi di ghisa in pani
dall’Ucraina provengono da
fonti diverse non tradizionalmente sfruttate in passato.
Indici Assofond
L’inflazionamento legato alla
materia prima principale (ghise
e rottame) si applica in modo
additivo rispetto al costo del
prodotto in € / tonnellata. Ciò
induce ad operare una più corretta comparazione tra il delta
del valore mensile di ciascun indicatore rispetto al periodo assunto come base (anno 2002).
Nel Grafico 1 è rappresentato il
rigo 7 Colonna 3 e 5 della Tabella quota extra materia prima.
Dal grafico emerge come il delta stia ritracciando su un nuovo
livello di stabilità in prossimità
del valore +200 Euro/t rispetto
all’anno 2002, ovvero +100 Euro/t rispetto alla caduta del
2009.
Il superciclo cinese aveva imposto il primo raddoppio delle
Fig. 1
quotazioni delle materie prime
(+200 Euro/t) giustificato dai
crescenti investimenti delle società minerarie per aumentare
la produzione, la costruzione di
nuove navi ecc. ; il secondo raddoppio è arrivato a febbraio
del 2008 esplodendo con l’impennata che ha portato le quotazioni a sfiorare +500 Euro/t
nel primo semestre del 2008.
Alcuni tra gli imprenditori presenti convergono nell’ipotizzare che effettivamente +200 Euro/t possa rappresentare un
nuovo punto di equilibrio di
lungo periodo con quotazioni
che potranno fluttuare all’interno di una banda di oscillazione
di cui ad oggi non è possibile
prevederne l’ampiezza.
Grafico 1 - Quota extra materia prima (Rigo 7 Colonna 3 e 5 Tabella QEMP)
Delta mensile VS Anno base = 2002 (Euro / t).
13
Tal altri, invece, temendo uno
scenario macroeconomico più
pessimistico caratterizzato da
un ulteriore rallentamento delle
economie emergenti, valutano
plausibile un movimento ancora
ribassista del delta quota extra
materia prima, con la rottura
del livello +200 sopra citato.
Dati CAEF
Il Presidente ha commentato
alcuni grafici estrapolati dalla
presentazione CAEF in occasione dell’ultimo International
Foundry Forum per evidenziare l’assottigliamento del
peso produttivo dell’industria
europea dei getti (Paesi CAEF
che includono la Turchia) nel
panorama mondiale (Fig. 1).
A tal riguardo è stato utilmente ricordato come forse
valga la pena compiere un
ranking mondiale operando
però una discriminazione importante tra le ton (tonnellate totali) e le toq (qualità delle tonnellate).
Un confronto a livello di commodity (prodotti universalmente sostituibili) tra Paesi
CAEF e Cina o India vedrà sicuramente questi ultimi vincenti grazie ai vantaggi competitivi sui costi dei principali
fattori produttivi (materia prima, energia elettrica, manodopera). Parallelamente sarebbe
Industria Fusoria 1/2015
economico
utile replicare lo stesso confronto utilizzando un altro indice che esprima il grado di
maturità tecnologica/qualitativa raggiunta dall’industria di
fonderia ferrosa e non ferrosa,
evidenziando anche la tipologia dei getti realizzati.
Distinguendo la produzione
dei getti ferrosi da quelli non
ferrosi, si rileva una fortissima
divaricazione nei trend dei due
comparti. In particolare emerge come la Fonderia di metalli
non ferrosi europea (CAEF)
sia meglio riuscita a difendere
il proprio posizionamento nello scenario mondiale. A tal riguardo i presenti si sono
espressi con opinioni diverse.
E’ stato sottolineato come una
delle possibili ragioni alla base
di tale gap produttivo (l’analisi
CAEF si focalizza solo sui volumi realizzati), potrebbe essere
di natura commerciale e normativa. La politica commerciale seguita dai produttori di
getti non ferrosi, stando alle riflessioni emerse, passa anche
attraverso una promozione
normativa orientata ad esaltare le prestazioni e le caratteristiche qualitative dei prodotti
in leghe non ferrose. Al contrario, l’atteggiamento dei produttori di getti ferrosi, a livello
mondiale, è maggiormente improntato alla prudenza; la politica normativa è meno indirizzata a mettere in risalto gli
aspetti qualitativi.
Secondo un’altra visione
espressa, il principale contributo al vantaggio di crescita
cumulato della Fonderia di
getti non ferrosi a livello
mondiale (le performance
CAEF appaiono comunque
modeste nel contesto globa-
Industria Fusoria 1/2015
le), risiede in primis nella forte vocazione di tale comparto
verso il mercato dei mezzi di
trasporto che assorbe circa il
50% dei volumi. L’automotive
è stato il vero volano dell’espansione produttiva dei getti
non ferrosi.
Infine, è stato ricordato che il
minor peso dell’Europa e del-
Fig. 2
Fig. 3
14
la stessa Italia in termini di volumi (tonnellate prodotte) sia
conseguente alla tendenziale
riprogettazione di tutti i prodotti, in particolare per le applicazioni automotive, finalizzata alla riduzione dei pesi. Infatti a fronte di un minor volume prodotto spesso il numero dei pezzi corrispondenti è invariato (Figg. 2 e 3).
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produttiva grazie al contenimento
dei tempi di fusione
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Produzione
2013 vs 2012
Nel 2013 prosegue la crescita
della produzione mondiale di
getti. Complessivamente sono
state prodotte 103 milioni di
tonnellate superando di 3.43
milioni di tonnellate l’output
mondiale di getti del 2012. Il
tasso di crescita registrato è
stato pari a +3.4% ovvero un
punto percentuale sopra l’impulso acquisito nel 2012
(+2.4%).
Dei 31 Paesi che hanno partecipato all’indagine, ben 18 hanno riportato una flessione annua nei volumi del 2013 rispetto al 2012.
economico
48 Census: costante crescita
dell’output mondiale di getti
spetto all’anno precedente. Il
contributo cinese alla crescita
dell’output mondiale di getti rimane significativo e la propria
quota di mercato si espande ulteriormente (43% nel 2013,
42% nel 2012).
Il secondo produttore mondiale, gli USA, hanno prodotto
12.25 milioni di tonnellate,
mentre il tasso di incremento
rispetto al 2012 ha sfiorato il
+4% (+3.9%).
Al contrario, il bilancio produttivo del 2013, si è chiuso negativamente per alcuni dei Paesi
La Polonia ha conseguito una
crescita del +18% guadagnando terreno sull’intera gamma
di leghe prodotte. Il Pakistan al
contrario si è distinto per l’entità della contrazione produttiva, -23.2%.
Nel 2013, tra i principali produttori mondiali, il Brasile è
riuscito a conquistare il tasso
di sviluppo più vigoroso (+6.9%
rispetto alle tonnellate del
2012).
La produzione cinese di getti
nel 2013 si è portata a 44.5 milioni di tonnellate, +2 milioni ri-
Industria Fusoria 1/2015
16
che rientrano nel ranking dei
top 10, ovvero Francia, Germania e Russia. La flessione riportata ha oscillato tra -3% e -5%.
Ranking Mondiale
2013, Top 10
Complessivamente i primi 10
produttori, come nel 2012, anche nel 2013 hanno realizzato
l’88% dell’output mondiale di
getti. La classifica mondiale dei
top 10 relativa al 2013 è rimasta invariata rispetto al 2012 ed
al 2011.
economico
ANNO 2013
17
Industria Fusoria 1/2015
economico
Produttività media
annua 2013:
produzione media
per impresa
In riferimento ai principali
produttori, il Census calcola,
anche per il 2013, la produzione media per impianto esprimendola come rapporto tra i
volumi realizzati dai singoli
Paesi ed il relativo numero di
Fonderie attive.
Sotto il profilo della produttività media per impresa, la
Germania si è confermata leader mondiale con un ulteriore
incremento (+41 tonnellate
per impianto) rispetto ai dati
del 2012 ed una produzione
media per impianto pari a
8.659 tonnellate nel 2013. Cina e India, i due Paesi con il
maggior numero di impianti al
mondo, hanno riportato rispettivamente un miglioramento del 4.73% e del 2.7%.
Le leghe prodotte
La produzione complessiva di
getti di ghisa è cresciuta, sostenuta dalla ghisa grigia (+4.6%)
ed in minor misura da quella
sferoidale (1.3%). Il contributo
della ghisa malleabile è stato
La Cina è rimasta di gran lunga
il maggior produttore al mondo, con un volume complessivo
di getti di 44.5 milioni di tonnellate che rappresenta il 43%
della produzione mondiale. Gli
Stati Uniti conservano il secondo posto sfilato all’India nel
2011 con 12.25 milioni di tonnellate. L’India si è confermata
terzo produttore mondiale
con 9.81 milioni di tonnellate.
Seguono: 4° Giappone (5.54
milioni di tonnellate); 5° Germania (5.19 milioni di tonnellate); 6° Russia (4.1 milioni di
tonnellate); 7° Brasile (3.07 milioni di tonnellate); 8° Corea
(2.56 milioni di tonnellate); 9°
Italia (1.97 milioni di tonnellate); 10° Francia (1.75 milioni di
tonnellate).
Industria Fusoria 1/2015
18
economico
negativo (-27.1%). L’output dei
getti di acciaio ha chiuso il
2013 in sostanziale stabilità (0.1%), mentre la produzione di
getti di alluminio ha avuto un
rimbalzo pari a circa il +10%
(9.9%).
19
Industria Fusoria 1/2015
economico
La produzione
mondiale tra alti e
bassi
La produzione mondiale di getti
nel 2013 ha fatto registrare
un’espansione, ma al netto del
contributo cinese, il volume totale è aumentato meno di un
milione e mezzo di tonnellate.
Dopo un apporto alla crescita
totale del 15,1% nel 2012, il
mercato USA ha avuto lo scorso anno una dinamica più modesta. Mentre l’economia globale nel suo complesso prosegue
sul proprio sentiero di stabilizzazione, il percorso dei diversi
Paesi presenta forti divaricazioni con perdite per alcuni e guadagni per altri. In particolare, i
produttori più piccoli, hanno
sperimentato perdite e/o gua-
Industria Fusoria 1/2015
dagni in doppia cifra; al contrario, per la maggior parte dei più
grandi produttori mondiali, non
ci sono state grossi scostamenti
nel trend che è proseguito in salita o con qualche lieve contrazione. Nel 2013, la produzione
dei Top 10 ha registrato un tasso complessivo di crescita
dell’1,9%, che potrebbe indicare
come la maggior parte di volatilità a livello mondiale si trovi in
mercati più piccoli.
NOTE METODOLOGICHE:
i dati elaborati ai fini del 48 Census mondiale sono stati forniti dalle Associazioni che all’interno dei
singoli Paesi rappresentano l’industria di Fonderia. In questa edizione è mancata la collaborazione
di: Danimarca, Messico, Serbia,
Slovacchia e Sud Africa. Per questi
20
Paesi sono stati riportati gli ultimi
dati usufruibili. La Mongolia è stata eliminata dall’elenco poiché gli
ultimi dati disponibili per tale Paese risalgono al 2009. La Tailandia,
dopo una lunga assenza, è stata
nuovamente inserita in questa
edizione dell’indagine con una
produzione di 316.400 tonnellate. Messico, Ucraina e Turchia sono per poche tonnellate esclusi
dal ranking dei Top 10. In relazione alle condizioni economiche che
si presenteranno nei prossimi anni questi tre Paesi potrebbero minacciare di scalzare uno o più dei
produttori di getti più affermati
nella classifica mondiale, come la
Francia e l’Italia.
Fonte: Traduzione liberamente
tratta da Modern Casting - Dicembre 2014.
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economico
La Fonderia in USA vedrà aumentare
le proprie vendite fino al 2016
FINO AL 2016 LE PROIEZIONI INDICANO UNA CRESCITA MODERATA
PER TUTTE LE LEGHE DI FONDERIA, MENTRE NEL LUNGO TERMINE
È PREVISTO UN APPIATTIMENTO DEL TREND DI MERCATO
Anche quest’anno l’American
Foundry Society, ha replicato
l’analisi previsionale sull’industria di Fonderia americana.
Stando alle indicazioni emerse,
le vendite di getti in America
raggiungeranno circa 33,51 Miliardi di dollari nel 2017 grazie al
sentiero di crescita imboccato
dopo la drammatica parentesi
recessiva per l’industria americana iniziata nel 2008 ed esauritasi nella prima parte del 2010.
Dopo aver raggiunto il picco di
massima espansione nel 2007,
l’industria di Fonderia americana ha sperimentato un tracollo
delle proprie vendite, precipitate a 21,6 miliardi di dollari nel
2009. Nel 2010 è iniziata la ripresa con un primo rimbalzo
del 18% rispetto al precedente
anno ed un livello pari a 25,46
miliardi di dollari. Il rilancio del
settore è proseguito nel 2011,
quando le vendite hanno raggiunto 29,64 miliardi di dollari.
Nel breve termine, l’analisi di
AFS, prospetta una crescita generalizzata per tutte le tipologie di getti; per quelli microfusi,
in acciaio, alluminio e rame viene stimato un aumento supe-
I getti in alluminio e in ghisa duttile mostreranno le stesse
tendenze di crescita del 3% fino al 2016.
Industria Fusoria 1/2015
riore al +3% dal 2014 al 2016,
mentre per i getti di ghisa a
grafite compatta si attende uno
sviluppo superiore pari a 4.82%
che potrebbe essere indotto
dalla costruzione di nuovi motori, turbine ed applicazioni generali nel settore degli organi
di trasmissione. L’incremento
previsto per i getti microfusi in
acciaio potrebbe essere stimolato dalla significativa crescita
nell’ambito del mercato legato
agli articoli sportivi ed all’atletica e presumibilmente anche
dalla produzione di armi leggere e dal mercato delle valvole.
Le leghe a base rame e le altre leghe
mostreranno un trend in crescita fino al 2016.
24
economico
L’impulso per i getti di alluminio dovrebbe arrivare, invece,
dagli organi di trasmissione di
potenza ed automotive.
L’industria di Fonderia in America è costituita da 1.965 imprese. Il tessuto produttivo ha
subito un significativo ridimensionamento negli ultimi 5 anni,
attribuibile a diverse motivazioni tra le quali figurano principalmente: la recessione economica, lo sviluppo tecnologico
del comparto, la concorrenza
internazionale e le più stringenti normative.
La capacità produttiva annua
del comparto è valutata in 15,5
milioni di tonnellate, mentre lo
sfruttamento degli impianti è
stato stimato in circa l’81% per
il 2015.
In termini di volumi, gli USA si
posizionano al secondo posto
nella classifica dei maggiori
produttori mondiali di getti.
Stando ai risultati dell’ultimo
Censimento Mondiale sulla
produzione di getti condotto
da Modern Casting, la Cina è
rimasta di gran lunga il leader
mondiale, con un volume complessivo di getti di 44,5 milioni
di tonnellate che rappresenta
il 43% della produzione mondiale (cfr articolo 48 Census
pubblicato in questo numero
di Industria Fusoria). Gli Stati
Uniti conservano il secondo
posto sfilato all’India nel 2011
con 12,25 milioni di tonnellate, mentre l’India si è confermata terzo produttore con
9,81 milioni di tonnellate. Seguono: 4° Giappone (5,54 milioni di tonnellate); 5° Germania (5,19 milioni di tonnellate);
6° Russia (4,1 milioni di tonnellate); 7° Brasile (3,07 milioni di tonnellate); 8° Corea
(2,56 milioni di tonnellate); 9°
Italia (1,97 milioni di tonnella-
te); 10° Francia (1,75 milioni di
tonnellate).
Di seguito riportiamo una serie
di tabelle tratte dall’articolo originale “Industry to See Continued, short-Term Growth” pubblicato sul numero di gennaio
2015 di Modern Casting del cui
testo è stata presentata una sintesi in precedenza. Le tavole che
proponiamo costituiscono le
proiezioni fino al 2023 delle spedizioni americane di getti suddivise per tipologia di metallo e
mercato di destinazione. AFS
(America Foundry Society,
Schaumburg, III), l’autore dell’articolo, informa che i dati riportati nelle tavole in questione sono
stati elaborati mediante l’utilizzo
di modelli econometrici previsionali e sono da considerarsi
esclusivamente come valori stimati, pertanto AFS non può essere ritenuta responsabile circa
la loro accuratezza.
MERCATO GETTI DI GHISA GRIGIA
Other Industrial Machinery - NAICS 333249
Crescita annua a breve termine ‘14-’16
1,3 %
Crescita annua a lungo termine ‘14-’23
0,11%
Utility Construction
NAICS (North American Industry
Classification System) 2371
Crescita annua a breve termine ‘14-’16
Crescita annua a lungo termine ‘14-’23
4,57%
1,11%
Highway, Street and Bridge Construction
NAICS 23731
Crescita annua a breve termine ‘14-’16
Crescita annua a lungo termine ‘14-’23
4,3%
0,67%
Metal Valve - NAICS 33291
Crescita annua a breve termine ‘14-’16
Crescita annua a lungo termine ‘14-’23
2,02%
0,17%
Machine Tool Manufacturing
NAIC 333515
Crescita annua a breve termine ‘14-’16
Crescita annua a lungo termine ‘14-’23
3,15%
0,75%
Farm Machinary and Equipment
Manufacturing - NAICS 333111
Crescita annua a breve termine ‘14-’16
Crescita annua a lungo termine ‘14-’23
-0,4%
0,99%
Construction Machinery
NAICS 333120
Crescita annua a breve termine ‘14-’16
Crescita annua a lungo termine ‘14-’23
Speed Changer, Industrial High-Speed Drive
and Gear - NAICS 333612
Crescita annua a breve termine ‘14-’16
4,08%
Crescita annua a lungo termine ‘14-’23
0,63%
Other Engine Equipment - NAICS 333618
Crescita annua a breve termine ‘14-’16
1,59%
Crescita annua a lungo termine ‘14-’23
0,66%
Pump and Pumping Equipment
NAICS 33391
Crescita annua a breve termine ‘14-’16
Crescita annua a lungo termine ‘14-’23
3,57%
0,78%
Automobile and Light Duty Motor Vehicle
NAICS 33611
Crescita annua a breve termine ‘14-’16
1,76%
Crescita annua a lungo termine ‘14-’23
0,28%
TOTALE
Crescita annua a breve termine ‘14-’16
Crescita annua a lungo termine ‘14-’23
2,55%
0,94%
Previsioni vendite per il 2015
25
2,07%
0,54%
4.754.290.000 $
Industria Fusoria 1/2015
economico
MERCATO GETTI DI GHISA DUTTILE
Pipe, Fittings, Ingot Molds - NAICS 331511
Crescita annua a breve termine ‘14-’16
2,04%
Crescita annua a lungo termine ‘14-’23
0,5%
Pump and compressor Manufacturing
NAICS 33391
Crescita annua a breve termine ‘14-’16
Crescita annua a lungo termine ‘14-’23
Metal Valve - NAICS 33291
Crescita annua a breve termine ‘14-’16
Crescita annua a lungo termine ‘14-’23
Other Engine Equipment - NAICS 333618
Crescita annua a breve termine ‘14-’16
3,25%
Crescita annua a lungo termine ‘14-’23
1,08%
Farm Machinary and Equipment
Manufacturing - NAICS 333111
Crescita annua a breve termine ‘14-’16
Crescita annua a lungo termine ‘14-’23
Construction Machinery - NAICS 333120
Crescita annua a breve termine ‘14-’16
Crescita annua a lungo termine ‘14-’23
3,7%
0,57%
5,29%
1,2%
Automobile and Light Duty Motor Vehicle
NAICS 33611
Crescita annua a breve termine ‘14-’16
3,43%
Crescita annua a lungo termine ‘14-’23
0,68%
0,05%
1,44%
4,24%
1,36%
Oil and Gas Field Machinery - NAICS 333132
Crescita annua a breve termine ‘14-’16
-3,02%
Crescita annua a lungo termine ‘14-’23
1,62%
Heavy Duty Truck NAICS 33612
Crescita annua a breve termine ‘14-’16
Crescita annua a lungo termine ‘14-’23
1,8%
-0,08%
TOTALE
Crescita annua a breve termine ‘14-’16
Crescita annua a lungo termine ‘14-’23
2,34%
0,66%
Previsioni vendite per il 2015
6.216.870.000 $
MERCATO GETTI DI GHISA A GRAFITE COMPATTA
Other Engine Equipment Manufacturing
NAICS 333618
Crescita annua a breve termine ‘14-’16
1,28%
Crescita annua a lungo termine ‘14-’23
0,26%
Engine, Turbine and power
Transmissions Equipment - NAIC 3336
Crescita annua a breve termine ‘14-’16
Crescita annua a lungo termine ‘14-’23
1,79%
TOTALE
Crescita annua a breve termine ‘14-’16
Crescita annua a lungo termine ‘14-’23
4,82%
1%
Previsioni vendite per il 2015
8,6%
411.050.000 $
MERCATO GETTI DI ACCIAIO
(non include le Fonderie di precisione)
Metal Valve - NAICS 33291
Crescita annua a breve termine ‘14-’16
Crescita annua a lungo termine ‘14-’23
1,46%
0,18%
Engine, Turbine and Power Transmission
Equipment - NAICS 3336
Crescita annua a breve termine ‘14-’16
2,6%
Crescita annua a lungo termine ‘14-’23
0,18%
Construction Machinery Equipment
NAICS 333120
Crescita annua a breve termine ‘14-’16
Crescita annua a lungo termine ‘14-’23
1,59%
0,84%
Industrial Process Furnace and Oven
NAICS 333994
Crescita annua a breve termine ‘14-’16
Crescita annua a lungo termine ‘14-’23
Mining Machinery and Equipment
NAICS 33313
Crescita annua a breve termine ‘14-’16
Crescita annua a lungo termine ‘14-’23
2,05%
2,35%
Railroad Rolling Stock NAICS 3365
Crescita annua a breve termine ‘14-’16
Crescita annua a lungo termine ‘14-’23
0,8%
-0,26%
TOTALE
Crescita annua a breve termine ‘14-’16
Crescita annua a lungo termine ‘14-’23
1,31%
0,47%
3,83%
0,79%
Oil and Gas Fiel Equipment - NAICS 333132
Crescita annua a breve termine ‘14-’16
-3,13%
Crescita annua a lungo termine ‘14-’23
1,6%
Industrial and Commercial Fan and Blower
NAICS 33341
Crescita annua a breve termine ‘14-’16
1,81%
Crescita annua a lungo termine ‘14-’23
0,16%
Industria Fusoria 1/2015
Previsioni vendite per il 2015
26
4.405.950.000 $
economico
MERCATO GETTI DI PRECISIONE
Sporting and Athletic Goods Manufactruing
NAICS 339920
Crescita annua a breve termine ‘14-’16
6,44%
Crescita annua a lungo termine ‘14-’23
1,73%
Transportation Equipment Manufacturing
NAICS 336
Crescita annua a breve termine ‘14-’16
1,21%
Crescita annua a lungo termine ‘14-’23
0,3%
Industrial Valve - NAICS 332911
Crescita annua a breve termine ‘14-’16
Crescita annua a lungo termine ‘14-’23
Hand and Engine,Tool Manufacturing
NAICS 33216
Crescita annua a breve termine ‘14-’16
Crescita annua a lungo termine ‘14-’23
4,42%
0,44%
TOTALE
Crescita annua a breve termine ‘14-’16
Crescita annua a lungo termine ‘14-’23
3,05%
0,71%
6,44%
1,73%
Small Arm Manufacturing - NAICS 332994
Crescita annua a breve termine ‘14-’16
3,21%
Crescita annua a lungo termine ‘14-’23
0,19%
Engine, Turbine and Power Transmission
Equipment - NAICS 3336
Crescita annua a breve termine ‘14-’16
1,83%
Crescita annua a lungo termine ‘14-’23
0,63%
Previsioni vendite per il 2015
4.207.690.000 $
MERCATO GETTI DI ALLUMINIO
HAVC and Commercial Refrigeration
Equipment - NAICS 33341
Crescita annua a breve termine ‘14-’16
Crescita annua a lungo termine ‘14-’23
Transportation Equipment - NAICS 336
Crescita annua a breve termine ‘14-’16
3,8%
Crescita annua a lungo termine ‘14-’23
0,62%
2,73%
0,68%
Engine,Turbine and Power Transimission
Equipment - NAICS 3336
Crescita annua a breve termine ‘14-’16
3,22%
Crescita annua a lungo termine ‘14-’23
0,75%
Navigational, Measuring and Control
Instruments - NAICS 3345
Crescita annua a breve termine ‘14-’16
Crescita annua a lungo termine ‘14-’23
Household Appliance - NAICS 3352
Crescita annua a breve termine ‘14-’16
Crescita annua a lungo termine ‘14-’23
4,3%
1,1%
3,27%
0,73%
Motor Vehicles - NAICS 3361
Crescita annua a breve termine ‘14-’16
Crescita annua a lungo termine ‘14-’23
2,34%
0,31%
Aerospace Products and Part
NAICS 3364
Crescita annua a breve termine ‘14-’16
Crescita annua a lungo termine ‘14-’23
2,21%
0,36%
TOTALE
Crescita annua a breve termine ‘14-’16
Crescita annua a lungo termine ‘14-’23
3,13%
0,63%
Previsioni vendite per il 2015 8.839.880.000 $
MERCATO GETTI DI ZINCO E DI LEGHE A BASE PIOMBO
Electrical Equipment Manufacturing
NAICS 33531
Crescita annua a breve termine ‘14-’16
Crescita annua a lungo termine ‘14-’23
Noncurrent-Carrying Wiring Device
NAICS 335932
Crescita annua a breve termine ‘14-’16
Crescita annua a lungo termine ‘14-’23
Transportation Equipment - NAICS 336
Crescita annua a breve termine ‘14-’16
0,64%
Crescita annua a lungo termine ‘14-’23
-0,12%
4,42%
0,81%
TOTALE
Crescita annua a breve termine ‘14-’16
Crescita annua a lungo termine ‘14-’23
2,31%
0,66%
Previsioni vendite per il 2015
27
2,33%
0,48%
672.360.000 $
Industria Fusoria 1/2015
economico
MERCATO GETTI DI LEGHE A BASE RAME
Hardware - NAICS 332510
Crescita annua a breve termine ‘14-’16
Crescita annua a lungo termine ‘14-’23
-3,04%
-0,84%
Speed Changer, Industrial High-Speed Drive
and Gear - NAICS 333612
Crescita annua a breve termine ‘14-’16
5,53%
Crescita annua a lungo termine ‘14-’23
1,27%
Industrial Valve - NAICS 332911
Crescita annua a breve termine ‘14-’16
Crescita annua a lungo termine ‘14-’23
7,19%
1,44%
Pump and Pump Compressor - NAICS 33391
Crescita annua a breve termine ‘14-’16
4,23%
Crescita annua a lungo termine ‘14-’23
1,25%
Plumbing Fixture Fitting and Trim
NAICS 3329113
Crescita annua a breve termine ‘14-’16
Crescita annua a lungo termine ‘14-’23
TOTALE
Crescita annua a breve termine ‘14-’16
Crescita annua a lungo termine ‘14-’23
2,53%
3,08%
Previsioni vendite per il 2015
3,5%
0,79%
1.647.800.000 $
MERCATO GETTI DI MAGNESIO
Hand and Edge Tool Manufacturing
NAICS 332216
Crescita annua a breve termine ‘14-’16
Crescita annua a lungo termine ‘14-’23
Transportation Equipment - NAICS 336
Crescita annua a breve termine ‘14-’16
1,98%
Crescita annua a lungo termine ‘14-’23
0,39%
2,16%
0,34%
TOTALE
Crescita annua a breve termine ‘14-’16
Crescita annua a lungo termine ‘14-’23
Sporting and Athletic Goods
NAICS 339920
Crescita annua a breve termine ‘14-’16
Crescita annua a lungo termine ‘14-’23
4,46%
1,25%
Previsioni vendite per il 2015
2,06%
0,61%
869.130.000 $
Gli stati dell’unione
Di seguito proponiamo un secondo articolo tratto da Modern Casting che offre una fotografia dell’industria americana di Fonderia operando alcuni
approfondimenti in relazione al
tipo di lega, al tipo di processo,
all’ubicazione, al valore aggiunto dei servizi offerti ed al processo di formatura della anime.
Lo studio si basa su un’indagine
condotta presso 1.692 imprese
americane che rappresentano
l’86.1% dell’intera industria
americana (1.965 Fonderie). La
percentuale riflette il numero
di imprese intervistate che ha
risposto a ciascun quesito. Per
il calcolo delle medie, dal computo sono stati scartati i valori
estremi per ciascuna categoria
e la somma è stata divisa per il
numero di risposte.
Industria Fusoria 1/2015
Metallo
Leader: Alluminio
Last Place: Titanio
Dal punto di vista della tipologia di leghe prodotte, le Fonderie di alluminio e sue leghe, sono al primo posto nell’industria
di Fonderia americana con 800
imprese (47.3% del totale). Tale
percentuale è leggermente cresciuta rispetto ai risultati dello
scorso anno (46.6%, 788 su
1.691 imprese).
La ghisa è al secondo posto,
con 25.5% di imprese dedite alla fusione di tale lega, in flessione del 4% rispetto allo scorso
anno. Sessantadue imprese
(3.7%) trattano contemporaneamente alluminio, ghisa e ac-
28
ciaio, mentre 118 (7%) fondono
alluminio e ghisa. Il titanio occupa una posizione marginale,
con solo 21 imprese che lo
producono.
Tuttavia, sotto il profilo dei volumi prodotti, l’alluminio si posiziona al terzo posto dopo la
ghisa duttile e quella grigia.
Ubicazione Fonderie
USA per Stato
Leader: Ohio
Last Place: Alaska, Hawaii,
North Dakota
L’Ohio spicca per una maggiore
concentrazione di Fonderie rispetto agli altri Stati USA (158
imprese pari al 9.4% del totale).
economico
Nel 2014 la Pennsylvania ha incrementato il proprio numero
di Fonderie di due unità raggiungendo un totale di 134 imprese. Tale modesta variazione
le è stata sufficiente per guadagnare il secondo posto scalzando la California che nello stesso anno è rimasta ferma su 133
unità retrocedendo al terzo
posto. Wisconsin si posiziona al
quarto posto con 125 aziende,
mentre Michigan e Illinois contano rispettivamente 121 e 116
impianti.
Alaska, Hawaii e North Dakota,
così come District of Columbia
hanno ciascuno una sola Fonderia. Gli altri Stati con meno
di 10 imprese sono Idaho, Louisiana, Maryland, Maine, Mississippi, Nebraska, New Mexico,
Nevada, South Dakota, Vermont,West Virginia e Wyoming.
Infine, nello Stato Delaware
l’industria di Fonderia è totalmente assente.
Processo Produttivo
Leader: Formatura in sabbia a
verde con linea orizzontale
Last Place: V-Process (Vacuum-Process)
Nell’industria di Fonderia americana, il processo di formatura
in sabbia a verde con linea orizzontale è quello di gran lunga
preferito; lo utilizza il 38.7%
delle imprese (655 su 1.692
Fonderie), leggermente in crescita rispetto ai dati del 2012. Il
processo alternativo, ovvero
quello a verde con formatura
verticale, viene impiegato dal
12.3% delle imprese. Il processo nobake viene al secondo posto con 604 imprese pari al
35.7% del totale. Infine, molte
imprese intervistate impiegano
una combinazione di più processi. 120 imprese realizzano
getti con formatura in sabbia a
verde in forma permanente
(7.1%); 433 Fonderie hanno
formature in sabbia verde e nobake (25.6%). Solamente 7 delle imprese intervistate adoperano il processo vacuum, un
metodo che impiega il vuoto
per realizzare la forma in sabbia senza utilizzo di leganti.
Servizi che
incrementano
il valore aggiunto
del getto
Leader: lavorazioni meccaniche
Last Place: verniciatura
Il 70.2% delle imprese che hanno aderito all’indagine (1.187 su
1.692) offrono almeno un servizio a valore aggiunto. La lavorazione meccanica è quello maggiormente diffuso con 908 imprese (53.7% del totale) che offrono servizi di finitura e 892 di
sgrossatura (53.4%). Il trattamento termico, la realizzazione
dei modelli, la progettazione e
l’ingegnerizzazione insieme totalizzano più di 700 imprese. La
maggior parte delle imprese offrono una molteplicità di servizi
a valore aggiunto; il 93.3%
(1.105 su 1.188) è in grado di
29
supportare il cliente con almeno due servizi; il 55% delle Fonderie intervistate somministrano tutti e 10 i servizi menzionati (si veda grafico). La prototipizzazione e la verniciatura rappresentano i servizi meno diffusi e
vengono praticati rispettivamente da 290 e 217 Fonderie.
Metodi
per la formatura
delle anime
Leader: Shell
Last Place: Cast-in Inserts
Poco più della metà delle Fonderie intervistate (893) ha il reparto interno per la formatura
delle anime. I metodi Shell e
air-set/nobake si collocano ai
primi posti della classifica, con
rispettivamente 609 e 571 imprese. I processi di formatura
meno impiegati sono quelli che
producono le anime in ceramica (99 aziende) o utilizzano inserti (40 aziende).
Circa l’80% delle imprese utilizzano più di un metodo tra
quelli sopraccitati per la formatura delle anime, mentre solo
182 impianti si avvalgono di un
solo procedimento. La combinazione di shell e air-set/nobake rappresenta quella più diffusa, con 416 imprese, mentre
340 adoperano la combinazione shell/green sand.
Fonte: Traduzione liberamente
tratta da Modern Casting – Gennaio 2015.
Industria Fusoria 1/2015
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c
M. Prando
M. Favini
economico
La diagnosi energetica:
l’impatto sulle Fonderie ed il supporto
offerto da Assofond
Il 19 luglio dello scorso anno è
stato pubblicato il Decreto Legislativo 102/2014 che recepisce la
Direttiva Europea 2012/27/UE e
definisce un insieme di misure
per la promozione e il miglioramento dell’efficienza energetica,
volte al conseguimento dell’obiettivo nazionale di riduzione
dei consumi finali di energia.
L’obiettivo nazionale di risparmio, individuato all’Art. 3 del Decreto, consiste nella riduzione,
entro l’anno 2020, di 20 milioni
di tonnellate equivalenti di petrolio di consumo di energia primaria, pari a 15,5 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio di
energia finale, conteggiati a partire dal 2010.
Per raggiungere lo scopo, il decreto introduce un insieme di
misure e identifica alcuni strumenti, tra cui la Diagnosi Energetica ed i Sistemi di Gestione dell’Energia.
In relazione all’impatto che l’adempimento ha sulle imprese
del Settore delle Fonderie (sono
Industria Fusoria 1/2015
oltre 100 le imprese associate
che rientrano nell’obbligo), Assofond ha ritenuto di strutturare
uno specifico Servizio allo scopo
di fornire un supporto diretto
nella realizzazione delle Diagnosi
Energetica.
Dopo una attività di validazione
presso un primo gruppo di Fonderie già individuate e che hanno
aderito al progetto, ASSOFOND
si è posta l’obiettivo di definire
una specifica “Linea Guida” per i
processi di fonderia ferrosa
e non ferrosa.
Nel seguito di questo articolo,
entreremo nel dettaglio delle regole da seguire nella esecuzione
della Diagnosi Energetica, per
poi descrivere le attività messe
in campo da Assofond.
Cosa è la Diagnosi
Energetica
La Diagnosi energetica è una
procedura sistematica volta a
fornire un’adeguata conoscenza
32
del profilo di consumo energetico di un edificio o gruppo di edifici di una attività e/o impianto
industriale o di servizi pubblici o
privati e individuare e quantificare le opportunità di risparmio
energetico sotto il profilo costibenefici.
Lo scopo della Diagnosi Energetica è, quindi, quello di rendere
disponibile una descrizione del
sistema energetico di una Organizzazione, definendo i possibili
interventi di miglioramento dell’efficienza e quantificandone i
conseguenti risparmi.
Il D.Lgs.102/2014 obbliga (Art.
8), i soggetti elencati nel prossimo paragrafo, all’esecuzione della prima Diagnosi Energetica entro il 5 dicembre del 2015. La
Diagnosi deve essere, successivamente, ripetuta con cadenza
quadriennale.
Chi sono i soggetti
obbligati alla sua
esecuzione
I soggetti obbligati alla esecuzione della Diagnosi Energetica sono:
• grandi imprese (Art. 2 comma
1 lettera v) D.Lgs 102/2014):
imprese che occupano più di
250 persone, il cui fatturato
annuo supera i 50 milioni di
euro o il cui totale di bilancio
annuo supera i 43 milioni di
euro;
• imprese a forte consumo di
economico
energia (Art. 2 DM 5 Aprile
2013): imprese del settore manifatturiero (con codice ATECO 10.xx.xx – 33.xx.xx) con
un consumo di energia annuo
maggiore di 2.4 GWh e un’incidenza del costo energetico
sul fatturato annuo maggiore o
uguale al 3% (art. 39, comma 1,
d.lgs. 83/2012);
• imprese aventi diritto agli sgravi sugli oneri in bolletta: imprese del settore manifatturiero
(con codice ATECO 10.xx.xx
– 33.xx.xx) con un consumo di
energia elettrica annuo maggiore di 2.4 GWh e un’incidenza del costo energetico sul fatturato annuo maggiore o uguale al 2% (dall’art. 39, comma 3,
d.Lgs 83/2012).
L’obbligo non si applica alle grandi imprese che adottino sistemi
di gestione conformi ad EMAS,
sistemi di gestione conformi alle
norme ISO 50001 oppure sistemi di gestione conformi alle norme EN ISO 14001, a condizione
che tale sistema di gestione includa audit energetici realizzati
in conformità all’Allegato_2 del
D.Lgs 102/2014.
Chi è autorizzato
all’esecuzione della
Diagnosi Energetica
La Diagnosi è eseguita dal Responsabile della Diagnosi Energetica (REDE) che, normalmente, è un professionista appartenente ad una società di servizi
energetici (ESCO), un esperto in
gestione dell’energia (EGE) o un
auditor energetico. Il REDE può
essere affiancato, nella sua attività, da esperti del processo produttivo oggetto della diagnosi.
Decorsi 24 mesi dall’entrata in
vigore del decreto 102/2014, le
diagnosi potranno essere eseguite solo da soggetti certificati
da organismi accreditati, in base
alle norme UNI CEI 11352
(cioè aziende Esco – Energy
Service Company Certificate) o
UNI CEI 11339 (cioè EGE –
Esperti in Gestione dell’Energia
Certificati).
Il soggetto autorizzato alla esecuzione della Diagnosi Energetica, nel caso di aziende che adottino lo schema EMAS, è l’ISPRA.
Cosa succede in caso
di inottemperanza
I soggetti obbligati alla diagnosi
energetica dovranno pagare una
sanzione (Art. 16) che, in funzione della dimensione della azienda, può variare tra 4.000 e
40.000 Euro. I proventi delle sanzioni sono destinati ad alimentare il fondo per l’efficienza energetica previsto nel decreto.
Quali sono i requisiti
stabiliti per la
Diagnosi Energetica
La Diagnosi Energetica deve avere le caratteristiche indicate nell’Allegato 2 del D. Lgs 102/2014
che ricordiamo:
a. è basata su dati operativi misurati e tracciabili;
b. comprende l’esame dettagliato del profilo di consumo
energetico di edifici o di gruppi di edifici, di attività o impianti industriali, ivi compreso
il trasposto;
c. si basa sull’analisi del costo
del ciclo di vita, invece che su
semplici periodi di ammortamento, in modo da tener conto dei risparmi a lungo termine, dei valori residuali degli investimenti a lungo termine e
dei tassi di sconto;
d. è proporzionata e sufficientemente rappresentativa per
consentire di tracciare un
quadro fedele della prestazione energetica globale e di individuare in modo affidabile le
opportunità di miglioramento
più significative.
e. consente calcoli dettagliati e
convalidati per le misure proposte in modo da fornire
informazioni chiare sui potenziali risparmi.
Ciascuno dei requisiti elencati all’Allegato II del Decreto trova
puntuale riscontro nello standard CEI EN 16247-1.
33
La Diagnosi Energetica
secondo lo standard
CEI EN 16247
Secondo lo standard UNI CEI
EN 16247-3 la Diagnosi Energetica, svolta dal Responsabile della
Diagnosi Energetica (REDE) deve prevedere almeno le fasi seguenti (Fig. 1):
1. Contatto ed incontro preliminare: lo scopo principale del
contatto e dell’incontro preliminare è la condivisione con il
Committente (Management
Aziendale e Tecnici coinvolti
nella diagnosi) delle modalità
di esecuzione, tempistiche ed
obiettivi della Diagnosi Energetica. Questa fase può essere
finalizzata anche alla preventiva raccolta di dati e informazioni necessari ad un primo
inquadramento della problematica energetica nello stabilimento (bollette e contratti
di fornitura energetica, layout
di processo, utilities, principali
prodotti e livelli produttivi,
materie prime ecc.).
2. Raccolta dati: per ogni utilizzo
del quale sono disponibili dati
storici di consumo energetico
(contatori gas, POD energia
elettrica …) vengono raccolti
i dati relativi ad un periodo
sufficientemente lungo (2/3
anni) che consentano il calcolo di Indici di Prestazione
Energetica.
Accanto ai dati energetici ricavati dai misuratori di energia, devono essere raccolte
informazioni relative ai fattori
di aggiustamento definibili come grandezze quantificabili
che influenzano il consumo
energetico e che sono utilizzate per normalizzare in modo omogeneo i consumi.
Esempio: livello produttivo,
turni di lavoro, condizioni ambientali …
Accanto alle informazioni di
carattere energetico è necessario raccogliere le informazioni di carattere economico
ovvero le strutture dei costi
dei vettori energetici.
3. Analisi dei dati: la analisi dei
dati deve portare all’ottenimento di Indicatori di Presta-
Industria Fusoria 1/2015
economico
Sottolineiamo che la Diagnosi
Energetica verrà svolta conformemente ai criteri definiti dall’allegato 2 del decreto, e alle
indicazioni della normativa Tecnica UNI CEI EN 16247 “Diagnosi Energetica” che definisce
i requisiti, la metodologia e la
reportistica di una diagnosi
energetica nell’ambito di un
processo; in particolare la metodologia con cui saranno condotti gli audit ed elaborata la
Diagnosi Energetica, sarà messa
a punto dal Gruppo di lavoro in
relazione alle specificità tecnico/impiantistiche e produttive
delle imprese rappresentate in
Assofond.
Preparazione di una
Linea Guida per la
esecuzione delle
Diagnosi Energetiche
in Fonderia
Dopo una attività di validazione presso un primo gruppo di
Fonderie già individuate e che
hanno aderito al progetto, ASSOFOND si è posta l’obiettivo di definire una specifica “Linea Guida” per i processi di
fonderia ferrosa e non ferrosa.
Fig. 1
zione Energetica da confrontare con indici tipici della stessa tipologia di attività (Indicatori di Prestazione Energetica
Obiettivo) per evidenziare
quale sia il potenziale di efficienza presente nel sistema in
esame.
4. Identificazione delle opportunità di miglioramento: se esiste uno scarto significativo tra
l’indice di prestazione operativo ottenuto e quello operativo, si individuano le misure
di miglioramento che consentano il loro riallineamento
5. Analisi costo/beneficio: per
ognuno degli interventi identificati al punto 4) sono condotte le rispettive analisi di
fattibilità tecnico-economiche
e definite, conseguentemente,
le priorità di intervento.
Industria Fusoria 1/2015
Il supporto offerto da
ASSOFOND alle
Fonderie associate
Come anticipato, in relazione all’impatto che l’adempimento ha
sulle imprese del Settore delle
Fonderie sono oltre 100 le imprese associate che rientrano
nell’obbligo, Assofond ha ritenuto di strutturare uno specifico
Servizio allo scopo di fornire un
supporto diretto nella realizzazione delle Diagnosi Energetica.
La diagnosi verrà eseguita da un
Gruppo di lavoro costituito da
specialisti con i quali Assofond
ha sottoscritto uno specifico
accordo, affiancati dai Tecnici di
Assofond per focalizzare l’intervento sulle specificità del
Settore.
34
Intenzione di Assofond è, inoltre, quella di sottoporre la Linea Guida ad ENEA al quale
sono attribuiti, fra i vari compiti, quelli di svolgere dei controlli sulle diagnosi effettuate e
trasmesse dai soggetti obbligati, allo scopo di accertarne la
conformità alle prescrizioni
dell’Allegato 2 e alle norme
tecniche che saranno emanate
ai sensi del comma 2 dell’articolo 12 del Decreto.
Le Diagnosi Energetiche saranno finalizzate all’individuazione
degli interventi più efficaci per
ridurre i consumi di energia
anche tramite analisi dei costibenefici e dovranno valutare
tutti i possibili interventi fattibili non solo tecnicamente, ma
economicamente sostenibili, di
risparmio e di recupero di
energia.
economico
I PARTNER DI ASSOFOND
Assofond ha sottoscritto uno specifico accordo con
società specializzate che affiancheranno, nel corso della Diagnosi, i tecnici di Assofond.
Le società partner saranno Sogesca ed Universal Sun
delle quali riportiamo un breve profilo.
SOGESCA
SOGESCA è al servizio delle imprese dal 1986. Lo staff
è composto da venti tecnici laureati in diverse discipline con una prevalenza ingegneristica. I punti di forza
della società sono:
• Personale con esperienza pluriennale nel settore
energetico e con qualifiche specifiche (EGE).
• Familiarità con il percorso per i Titoli di Efficienza
Energetica garantendo alle imprese vicinanza territoriale e presenza a Roma con le organizzazioni competenti.
• Progetti in corso per alcune migliaia di MWh elettrici e termici e relative pratiche per i TEE.
• Valutazione degli interventi in base a considerazioni
di opportunità, tempi di ritorno, IRR.
• Supporto anche per i progetti complessi (es. recuperi di calore).
• Competenza ed esperienza specifica nel settore metallurgico con molte decine di clienti del settore (acciaierie e fonderie).
• Collaborazione con Assofond nella gestione ambientale dal 2002 al 2008.
• Dieci anni di esperienza nel settore energetico.
• Quasi trenta anni di esperienza complessiva (dal
1986).
• Possesso delle certificazioni ISO 9001 e ISO 14001.
• Praticità con l’integrazione dell’analisi energetica con la
baseline di riferimento per la ISO 14001 e/o l’EMAS.
• Progettazione dei sistemi di gestione dell’energia ISO
50001.
UNIVERSAL SUN
Universal Sun è una ESCo accreditata presso il GSE
che opera nell’ambito dell’efficienza energetica. Il
punto di forza di Universal Sun, oltre ad un team
qualificato e competente, è la capacità di individuare
la miglior soluzione di risparmio per ciascun Cliente
e la flessibilità di poterla accompagnare con la formula contrattuale più opportuna.
L’obiettivo di Universal Sun non è vendere a tutti i
costi una tecnologia specifica, cavalcando l’onda del
momento, ma è quello di ricercare la soluzione giusta per il risparmio tenendo ben presenti i quadri
normativi e le esigenze delle diverse aziende. Sintetizzando, non crediamo in un modello da applicare
quanto a una soluzione da ricercare.
Per questa ragione l’ambito di attività di Universal
Sun è ampio: operiamo infatti nella cogenerazione,
nel recupero di cascami termici per la produzione di
energia elettrica e/o termica/frigorifera, nel revamping di sistemi ausiliari esistenti (climatizzazione, aria
compressa, ecc…), nel miglioramento dell’esistenze
in termini di efficienza (tecnologia LED, motori ad alta efficienza, ecc…) e nell’autoproduzione da fonti
rinnovabili.
Gli interventi sono realizzati proponendo diverse
soluzioni contrattuali così da consentire ai Clienti di
poter scegliere la formula più appropriata:
• Fornitura Chiavi in Mano.
• ESCo - Servizio Energia.
• Nolo Operativo.
Universal Sun eroga anche servizi essenziali quali:
• Servizi di manutenzione.
• Gestione dei certificati bianchi.
• Prova concreta della nostra esperienza sono gli impianti che abbiamo realizzato.
Connessione con il
progetto di
“Razionalizzazione dei
processi di
Fonderia”
Questa nuova attività di supporto alle imprese, si inserisce nel
più ampio progetto di “Razionalizzazione dei processi di Fonderia” che Assofond ha da tempo
avviato, allo scopo di contribuire
fattivamente al miglioramento
della competitività delle Fonderie italiane
(www.fonderiaefficiente.it).
Il Servizio rappresenta una opportunità anche per le Fonderie
non soggette agli obblighi del
Decreto, che volessero verificare
le possibilità di razionalizzazione
Il Servizio è offerto a costi competitivi rispetto a quelli
medi di mercato; invitiamo le Fonderie interessate a
contattare fin da ora i nostri Tecnici (Michelangelo Lafronza: [email protected], Maurizio Prando:
[email protected], Gualtiero Corelli: g.corelli@as-
e di risparmio energetico che
possono essere individuate e
realizzate a seguito di una Diagnosi Energetica correttamente
svolta.
sofond.it) disponibili per formalizzare offerte, formulate
sulla base dello specifico assetto tecnico produttivo e
dimensionale dell’impresa, oltre che per fornire qualsiasi ulteriore informazione e chiarimento in merito al servizio di Diagnosi Energetica offerto.
35
Industria Fusoria 1/2015
Riduci gli sprechi
e aumenta la tua competitività
In un contesto in cui l’ottimizzazione di tutti centri di costo
è necessaria per mantenere competitività soprattutto
rispetto a competitors esteri, diventa cruciale e strategico
estendere tale attività anche alle utilities energetiche.
GESTIONE ENERGETICA
Riduzione dei consumi per unità di prodotto
• Variabili controllabili internamente
• Ampi margini di intervento
• Consolidamento dei savings
MONITORAGGIO CONTINUO
PROGRAMMARE
FARE
VERIFICARE
AGIRE
eco no
mi
M. Conserva
ico
om
on
nomico
eco
ec
o
c
M. Favini
economico
Dazio sull’alluminio:
chi perde e chi guadagna
Il dazio europeo sulle importazioni di alluminio primario costa miliardi di Euro alle piccole e medie
imprese della filiera a valle di questa industria. Quasi metà di questo costo va a vantaggio delle imprese extra-europee.
Il primo studio in assoluto sul
segmento downstream dell’industria dell’alluminio, realizzato
dal CRIF “Fabio Gobbo” dell’Università LUISS “Guido Carli”
di Roma per conto della Federazione degli Utilizzatori di Alluminio in Europa FACE con
sede a Bruxelles, mette in evidenza la dimensione del danno
e degli svantaggi competitivi generato alle PMI europee da
questa tariffa, e conseguente
dallo spostamento di risorse
che esse determinano.
Il mantenimento da parte
dell’Unione Europea del dazio
sulle importazioni di alluminio
primario risulta ingiustificato da un punto di vista economico in quanto ha determinato costi addizionali fino a 15,5 miliardi di Euro
negli ultimi quattordici anni, a scapito delle piccole e
medie imprese europee collocate a valle, danneggiandone
seriamente la posizione competitiva nello scenario globale,
consentendo parallelamente ai
produttori upstream di godere
di ingiustificati benefici. Questo
extra-costo deriva dal fatto che
il valore del dazio, pari al 6%,
viene incluso artificialmente nel
prezzo di tutto l’alluminio venduto in UE, indipendente dal
paese di origine.
Industria Fusoria 1/2015
Sintesi dello studio
e principali risultati
Lo studio dell’Università LUISS
“Guido Carli” di Roma rappresenta la prima analisi mai realizzata sul segmento a valle dell’industria dell’alluminio, parte
rilevante in termini economici poiché assorbe oltre il
90% della forza lavoro impiegata complessivamente
nel settore. Uno dei risultati
principali dello studio, realizzato con il supporto di FACE, riguarda la quantificazione dei
costi cumulati legati alla presenza del dazio europeo sulle
importazioni di alluminio pri-
38
mario, sopportati dalle imprese
a valle del settore nel periodo
2000-2013. Secondo quanto indicato dai quattro possibili scenari costruiti nello studio, tali
costi cumulati legati alle
tariffe sulle importazioni
variano tra i 5,5 e i 15,5 miliardi di euro. Soltanto una
quota limitata di tali costi ha
costituito
effettivamente
un’entrata per gli uffici doganali
dell’UE. Il resto rappresenta un
extra-profitto per i produttori
di alluminio primario, europei
ed extra-europei, tipicamente
grandi imprese verticalmente
integrate. Le tariffe sull’alluminio primario infatti determina-
economico
no un aumento del costo dei
semilavorati e dei prodotti finiti
in alluminio che, combinato
con un incremento della pressione competitiva esercitata dai
produttori extra europei, sta
mettendo a rischio la sopravvivenza delle imprese a valle del
settore, mettendo in pericolo e
indebolendo in questo modo
l’intera filiera europea dell’alluminio. Lo studio raccomanda la
soppressione del dazio sulle
importazioni di alluminio primario per diverse ragioni:
• l’UE è già da tempo importatore netto di alluminio e la capacità produttiva installata di
alluminio primario può garantire la copertura di solo il 45%
dei consumi apparenti interni;
• le politiche sul commercio
dell’UE stanno danneggiando
la competitività della parte
essenziale della filiera dell’alluminio, considerato che le
attività collocate a valle
(estrusori, laminatori, produttori di getti di fonderia, ecc.)
assorbono oltre il 90% della
forza lavoro impiegata dall’industria dell’alluminio nel suo
complesso in Europa;
• infine, l’effetto del dazio è in
contraddizione con lo spirito
del Trattato di Lisbona, in
quanto le politiche sul commercio dell’UE stanno limitando la libertà di iniziativa
economica delle piccole e
medie imprese poste a valle,
favorendo in maniera evidente i grandi produttori integrati verticalmente.
Approfondimento
Il primo studio mai realizzato sulle imprese europee
poste a valle nel settore
dell’alluminio
Il CRIF “Fabio Gobbo” dell’università LUISS “Guido Carli” di
Roma ha realizzato una ricerca
unica nel suo genere per analizzare l’impatto delle politiche
dell’UE sui produttori a valle
nella filiera europea dell’alluminio, parte dell’industria di assoluta rilevanza che assorbe il
90% della forza lavoro. Lo studio è stato condotto con il sup-
39
Industria Fusoria 1/2015
economico
porto della Federazione dei
Consumatori di Alluminio Europei (FACE). L’obiettivo dello
studio è di identificare i punti di
maggiore criticità che, al momento, gravano su tali produttori, soffermandosi in particolare
sulla quantificazione dei costi legati alla presenza del dazio europeo sulle importazioni di alluminio primario, per poi fornire
indicazioni di policy a sostegno
non solo dei produttori a valle
ma dell’intera industria europea
dell’alluminio. I risultati completi
dello studio saranno presentati
a dicembre; al momento sono
diffusi i principali risultati alla luce della loro rilevanza. Studi
precedenti sul settore dell’alluminio in Europa si sono soffermati all’analisi della sola parte a
monte del settore, vale a dire i
produttori primari. Nel dettaglio, la DG Imprese e Industria
della Commissione Europea ha
promosso prima un’analisi focalizzata sui produttori europei di
metalli non ferrosi1, ed ha successivamente lanciato un nuovo
round di studi con l’obiettivo di
analizzare l’impatto delle politiche europee sulla posizione
competitiva delle industrie
dell’acciaio e dell’alluminio2. Tuttavia, tali studi hanno limitato il
loro campo di indagine ai soli
produttori primari che, come ricordato, rappresentano solo
una porzione limitata del settore. Le analisi forniscono quindi
un quadro parziale e incompleto che trascura il ruolo fondamentale giocato dalle imprese a
valle nel settore dell’alluminio,
legate a settori strategici in Europa, come quelli dell’automobile, dell’edilizia, della meccanica,
aerospaziale, ecc. L’unico studio
ad avere offerto qualche considerazione rilevante sulle imprese dell’alluminio a valle è quello
realizzato da Ecorys nel 2011, il
quale ha stimato come una riduzione dell’1% della tariffa sulle
importazioni di alluminio primario possa ridurre i costi di produzione delle imprese a valle di
circa 117 milioni di Euro.
1
Cfr. Competitiveness of the EU Non-ferrous Metals Industries, Ecorys, 2011.
of Cumulative Cost Impact for The Steel and The Aluminium Industry, Final Report Aluminium, CEPS & Economisti Associati, 2013.
2 Cfr. Assessment
Industria Fusoria 1/2015
40
economico
Lo studio della LUISS colma
questa lacuna riscontrata nelle
ricerche precedentemente realizzate attraverso un’analisi dettagliata e critica del settore a
valle, identificandone i fattori di
competitività, ma anche per
mezzo di una ricostruzione ragionata del funzionamento del
mercato dell’alluminio, dei processi di formazione dei prezzi e
degli effetti che tale processi
determinano sulle imprese anche a causa delle politiche europee sul commercio. Riguardo
quest’ultimo punto, uno dei
principali risultati dello studio è
la stima dei costi cumulati sopportati dalle imprese europee
dell’alluminio poste a valle come conseguenza dell’esistenza
del dazio europeo sulle importazioni di alluminio primario.
I costi cumulati delle tariffe
sull’importazione, sopportati
dalle imprese a valle, sono stimati tra i 5,5 e i 15,5 miliardi di
Euro nel 2000-2013, secondo 4
scenari disegnati dai ricercatori
LUISS ai quali sono legati diverse ipotesi circa la quantità di alluminio soggetta a tariffa sulle
importazioni e il modo in cui
tale tariffa incide sul prezzo di
vendita dell’alluminio primario.
Tali ipotesi sono costruite considerando che la tariffa influenza non solo il prezzo dell’alluminio per il quale il dazio è dovuto, ma anche quello dell’alluminio duty-free.Tale comportamento incrementa artificialmente il costo dei prodotti in
alluminio semilavorati e finiti
che, combinato con la crescente pressione derivante dai concorrenti extra europei, sta minacciando la competitività delle
imprese europee dell’alluminio
poste a valle e dell’intera filiera
dell’alluminio.
Nel primo scenario (lower
bound), gli extra costi generati
sul segmento a valle dell’industria dell’alluminio sono pari a
5,5 miliardi di Euro. Mentre solo 885 milioni di Euro (16% degli extra costi) risultano incassati dalle Dogane dell’UE, 2,2
miliardi (40%) sono extra profitti per i produttori europei di
alluminio primario, e 2,5 miliardi (44%) rappresentano extra
profitti per i produttori extra
europei che esportano duty
free verso l’UE.
Nel secondo scenario (lower
bound “plus”), gli extra costi legati al dazio ammontano a 8,7
miliardi di Euro. L’11% di tali
extra costi (1 miliardo di Euro)
costituisce quanto pagato alla
Dogana UE, 2,2 miliardi di Euro
(25%) sono gli extra profitti
per i primaristi europei, mentre
3 miliardi (34%) e 2,5 miliardi di
Euro (30%) rappresentano rispettivamente gli extra profitti
incassati dai primaristi non EU
e dai produttori di alluminio
secondario che esportano duty
free verso l’UE.
41
Il terzo scenario (upper bond)
stima gli extra costi legati al dazio pari a 9,6 miliardi di Euro.
Tale costo va per 1,5 miliardi
(16%) alle Dogane UE, per 3,8
miliardi (40%) e per 4,3 miliardi
(44%) rispettivamente ai produttori di alluminio primario
europei ed extra europei che
esportano duty free verso l’UE.
Infine, il quarto scenario (upper
bound “plus”), identifica in 15,5
miliardi di Euro l’extra costo
generato dal dazio europeo
sull’alluminio primario. Di tale
importo, 1,7 miliardi di Euro
(11%) è incassato dalle Dogane
UE, mentre 4,0 miliardi (25%),
5,3 miliardi (34%), e 4,6 miliardi
di Euro (30%) rappresentano
rispettivamente gli extra profit-
Industria Fusoria 1/2015
economico
ti ottenuti dai produttori europei di alluminio primario, dai
produttori europei di alluminio
secondario, e dai produttori di
alluminio primario e secondario extra europei che esportano duty free verso l’UE.
Alla luce di quanto emerso, lo
studio raccomanda la soppressione del dazio sulle
importazioni di alluminio
primario sulla base di una serie di elementi.
• Innanzitutto, se l’introduzio-
Industria Fusoria 1/2015
ne di un dazio è mirata a proteggere l’industria nazionale
o a strategie di import substitution, la presenza del dazio
europeo sulle importazioni di
alluminio primario non risponde alle suddette esigenze. Infatti, l’UE pur sfruttando interamente la
propria capacità produttiva di alluminio primario
non sarebbe in grado di
coprire neanche la metà
dei consumi apparenti
europei. In aggiunta, negli ul-
42
timi dieci anni, i maggiori investimenti registrati a livello
mondiale in termini di capacità produttiva sono stati realizzati in paesi extra UE.
• In secondo luogo, tale politica
sta danneggiando la competitività delle piccole e medie
imprese europee presenti nel
segmento downstream, mettendone a repentaglio la sopravvivenza nel prossimo futuro, anche alla luce della crescente pressione competitiva
esercitata dai produttori extra europei. Inoltre, gli extra
costi ingiustificatamente imposti dalle politiche sul commercio dell’UE saranno di
certo ancor più importanti
negli anni a venire. Lo studio
infatti calcola il costo cumulato del dazio includendo anche il periodo 2008-2013,
quando il crollo della domanda determinato dalla crisi ha
sensibilmente ridotto i prezzi
(premi esclusi) della materia
prima. Ne segue che l’effetto
combinato di un incremento
dei prezzi dell’alluminio quando la crisi sarà superata (stime parlano di un incremento
atteso della domanda di alluminio pari al 6% annuo) e un
aumento dei premi sull’alluminio, derivanti anche dall’incapacità della produzione europea di alluminio primario di
soddisfare la domanda interna, amplieranno significativamente l’impatto del
dazio sulle imprese dell’alluminio poste a valle.
• Infine, il dazio sull’alluminio,
alla luce dei costi generati,
contraddice lo spirito del
Trattato di Lisbona dal momento che limita la libertà di
iniziativa economica delle
piccole e medie imprese poste a valle dell’industria e favorisce esplicitamente i grandi produttori verticalmente
integrati, tipicamente localizzati al di fuori dell’UE.
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di alluminio e di altri metalli non ferrosi.
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la base per la soluzione di qualsiasi necessità di filtrazione si
presenti adattandosi agli impianti all’interno della fonderia.
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Cubilotti
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Impianti sabbie
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Filtro a maniche piatte con sistema di
pulizia ad aria Tipo (FS)
10
d
1
2
3
4
5
6
7
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9
10
11
12
13
14
15
Cappa di ingresso
Compartimento gas sporchi
Maniche piatte con elementi
distanziatori
Telaio supporto maniche
Compartimento aria pulita
Parete a fessura con sistema a molla
Carrello di pulizia con ugello
Tubo flessibile di pulizia
Valvola di pulizia
Ventilatore di pulizia
Stazione guida del carrello di pulizia
Stazione di comando con disco
di posizionamento
Struttura di supporto
Tramoggia di raccolta polveri
con coclea di scarico
Piattaforma di accesso e manutenzione
1
9
a
Ingresso gas sporchi
4
b Uscita gas puliti
2
c
Uscita polveri
d Ingresso aria di pulizia
8
7
3
11
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12
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c
economico
Diagnosi energetica:
opportunità non solo obbligo
Le recenti disposizioni in materia
di promozione e miglioramento
dell’efficienza energetica (D.Lgs
102/14 di recepimento della Direttiva Europea 2012/27/UE) introducono per le Grandi Imprese, le Imprese aventi diritto a
sgravi sugli oneri in bolletta e le
Imprese Energivore l’obbligo di
riqualificazione dei siti e dei processi al fine di ridurre il consumo
di energia primaria.
In particolare, l’art. 8 del D. Lgs.
102/14 impone a tali soggetti di
eseguire una Diagnosi Energetica
(secondo lo schema previsto all’allegato 2 del citato decreto)
entro e non oltre il 05/12/2015 e
quindi di rivederla ogni 4 anni.
Sono esentate da tale obbligo le
Imprese certificate ISO 50001
che possono dimostrare di aver
eseguito una Diagnosi Energetica in linea con quanto previsto
all’allegato 2 del citato decreto.
I soggetti riconosciuti, ovvero
abilitati, per la conduzione della
Diagnosi energetica sono:
• Società di Servizi Energetici e/o
ESCo.
• Esperti in Gestione dell’Energia
(EGE).
energetica è infatti influenzata
dal grado di ottimizzazione degli
impianti.
Spesso, analizzando l’efficienza
dei sistemi esistenti, il loro utilizzo ed i processi di manutenzione, si scopre che esistono dei
margini di miglioramento che, se
attuati, producono un risparmio
sulla spesa energetica complessiva. Ottimizzare l’esistente significa, in sostanza, “processarne”
l’efficienza e l’utilizzo per valutarne “l’efficacia” ed individuare i
possibili interventi di miglioramento che, se implementati, genereranno un risparmio.
Consumare di meno significa
spendere di meno ed essere meno soggetti alle oscillazioni dei
prezzi e alla modifica delle componenti tariffarie (A3, dispacciamento, trasporto, accise, ecc…).
Solo una diagnosi energetica
condotta secondo metodologie
standard riconosciute permette
di stabilire non solo gli interven-
A prescindere dall’obbligatorietà, la conduzione di una Diagnosi Energetica produce indubbi benefici in termini di risparmio e quindi in termini di competitività.
Oltre che dai costi puri di fornitura, dalla tipologia di contratto
di approvvigionamento sottoscritto, dalle componenti tariffarie imposte (A3, trasporto, dispacciamento, ecc….), la spesa
Industria Fusoria 1/2015
46
ti di efficienza da implementare
ma anche la loro priorità in termini temporali, così da approcciare il tema del risparmio in
un’ottica globale.
Ecco perché il D.Lgs. 102/2014
individua quali soggetti abilitati
per la conduzione della Diagnosi
Energetica le ESCo o i professionisti qualificati come EGE; perché tali soggetti, dei quali Universal Sun fa parte in qualità di
ESCo, possiedono la necessaria e
comprovata esperienza per analizzare il tema del risparmio con
una visione strutturata.
Peraltro, gli interventi in efficienza energetica consentono di poter accedere al meccanismo premiante dei certificati bianchi
(TEE).
Universal Sun offre ai propri
Clienti un’ulteriore opportunità:
scontare i costi per la Diagnosi
Energetica sul primo intervento
di efficienza per il quale le viene
affidata l’implementazione.
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c
economico
Costo orario del lavoro:
gennaio 2015
Si riporta la tabella n. 153 nella
quale sono indicati i dati relativi
al costo di un’ora di lavoro dell’operaio di terzo livello superiore ai 21 anni ed appartenente ad una fonderia che occupa
più di 50 dipendenti.
Nella tabella è preso per base il
trattamento minimo contrattuale - risultante dal Contratto
Collettivo Nazionale di Lavoro
del settore metalmeccanico maggiorato di 0,13 Euro/h quale superminimo, di 2.130,38 Euro/anno di altri premi e di
3.050,00 Euro/anno quale premio di risultato.
Il costo tiene pure conto di un
incentivo o cottimo nella misura del 5% e del premio di produzione in atto nel giugno 1994.
Per le spiegazioni delle singole
voci si rimanda a quanto riportato nelle note esplicative.
Il costo del lavoro, così risultante, è soltanto indicativo e teorico e si riferisce unicamente agli
elementi considerati in tabella.
Costo
Descrizione
Annuo
Orario
Ore (1.520)
A) RETRIBUZIONE DIRETTA
1. Minimo tabellare
9,13
2. Incentivo o cottimo
0,46
3. Premio di produzione
0,02
4. E.D.R.
0,06
5. Aumenti periodici di anzianità in atto
0,72
6. Indennità di mensa
0,03
7. Superminimo
Totale retribuzione diretta ………......................A
0,13
16.024,59
10,54
B) RETRIBUZIONE INDIRETTA
8. Altri premi
2.130,38
9. Premio di risultato
3.050,00
10. Gratifica natalizia
1.823,85
11. Festività nazionali ed infrasettimanali
912,17
12. Permessi per festività abolite
337,36
13. Ferie annuali
14. Assemblea
15. Assenteismo
16. Riduzione orario di lavoro
Totale retribuzione indiretta ………...................B
1.685,11
189,76
1.054,25
759,06
11.942,55
7,86
17. Trattamento di fine rapporto al 31.12.12
3.084,30
2,03
18. Trattamento di fine rapporto per il 2013
2.163,37
1,42
C) TRATTAMENTO DI FINE RAPPORTO
D) ONERI PREVIDENZIALI ED ASSISTENZIALI
19. Cassa assegni familiari
469,85
20. CIG ordinaria e straordinaria
783,08
21. Mobilità
83,9
22. Fondo di garanzia
55,93
23. Fondo di adeguamento pensioni e
assicurazione malattia
Tab. n. 153
Costo annuo e costo orario gennaio
2015 dell’operaio di terzo livello appartenente ad una Fonderia con oltre 50 addetti.
Industria Fusoria 1/2015
7.858,77
24. Infortuni sul lavoro e malattie professionali
4.894,25
Totale oneri previdenziali ed assistenziali …........D
14.145,78
9,31
COSTO TOTALE
47.360,59
31,16
50
1
economico
Al fine di una reale valutazione dei singoli costi, suggeriamo alle Fonderie di effettuare
i conteggi relativi agli elementi di fatto che contribuiscono
a formare il proprio costo del
lavoro.
Raffrontando il costo orario di
gennaio 2014 con quello di
gennaio 2015 - per effetto di
quanto previsto dal rinnovo del
c.c.n.l. - si ha un maggior costo
di 0,63 Euro/h pari ad un incremento del 2,07%.
NOTE ESPLICATIVE PER IL CALCOLO DEL COSTO DI UN’ORA DI LAVORO
Tabella No. 153 – gennaio 2015
Orario 2012 = ore 1.520 (365 giorni meno 52 domeniche e 52 sabati = 261 giorni x 8 ore = 2.088 ore
meno 160 ore per ferie; 18 ore per assemblee, permessi sindacali e diritto allo studio; 200 ore per assenteismo, 86 ore per festività nazionali e infrasettimanali, 32 ore per festività abolite; 72 ore per riduzione dell’orario di lavoro).
A) Retribuzione diretta
1 - Minimi tabellari al 1° gennaio 2015 (a decorrere dall’1-07-99 nei nuovi minimi tabellari è stato conglobato l’importo dell’ex indennità di contingenza con i valori in atto).
2 - Incentivo o cottimo: 5% su minimo tabellare.
3 - Premio di produzione: in atto nel giugno 1994.
4 - E.D.R. (elemento distinto dalla retribuzione).
5 - No. 5 aumenti periodici di anzianità (0,144 Euro x 5).
6 - Indennità di mensa: 0,248 Euro giornaliere.
7 - Superminimo: 0,13 Euro orarie.
B) Retribuzione indiretta
8 - Altri premi (comprendono: premio feriale, premio di produzione per la parte eccedente il superminimo della voce 7.
9 - Premio di risultato: quota del 1996, 1997, 1998 e 1999 (1.550 Euro). Quota del 2001, 2002, 2003
e 2004 (500 Euro), quota del 2005, 2006, 2007, 2008, 2009 e 2010 (1.000 Euro).
10 - Gratifica natalizia: ore 173 x totale A.
11 - Festività nazionali ed infrasettimanali: giorni 13 x ore 6,66 = ore 86,58 x totale A.
12 - Permessi per festività abolite: giorni 4 x 8 ore = ore 32 x totale A.
13 - Ferie annuali: giorni 24 x ore 6,66 = ore 160 x totale A.
14 - Assemblea, permessi sindacali e diritto allo studio: ore 18 x totale A.
15 - Assenteismo (infortuni, malattia, ecc.) ore 100 x totale A (trattandosi di ore retribuite mediamente nella misura del 50%, le ore reali di assenza considerate sono 200.
16 - Riduzione orario di lavoro: ore 72 x totale A.
C) Trattamento di fine rapporto
17 - Trattamento di fine rapporto al 31/12/2014.
18 - Trattamento di fine rapporto per il 2015: è stato adottato quanto previsto dalle legge No. 297 del
29/5/1982, ipotizzando una rivalutazione, del maturato al 31.12.2014, nella misura del 3%.
D) Oneri previdenziali e assistenziali
L’aumento dei contributi dello 0,50% stabilito dall’art. 3 della Legge 297 del 29/5/1982 non viene calcolato trattandosi di un anticipo che viene recuperato all’atto della risoluzione del rapporto di lavoro.
19 - Cassa assegni familiari: 1,68% su A+B
20 - Cassa Integrazione Guadagni ordinaria e straordinaria: (2,20 + 0,60)=2,80% su A+B
21 - Mobilita: 0,30 su A+B.
22 - Fondo garanzia: 0,20% su A+B
23 - F.P.L.D
23,81%
Assicurazione disoccupazione
1,61%
Contributo indennità economica di malattia
2,22%
Assicurazione maternità
0,46%
TOTALE
28,10% su A+B
24 - Assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali
24 - Assicurazione contro la silicosi
TOTALE
51
8,30%
9,20%
17,50%
su A + B
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E. Flamigni
XXXII Congresso
di Fonderia
SESSIONE ENERGIA,
AMBIENTE E SICUREZZA
La scoria da cubilotto:
un sottoprodotto da valorizzare
Lo scorso anno la nostra Società ha avuto un problema in
merito allo smaltimento della
scoria del cubilotto come rifiuto recuperabile. In particolare il canale attivato da ormai
40 anni, prima ancora dell’entrata in vigore del DM 5 febbraio 1998 sulle attività di riutilizzo dei rifiuti non pericolosi in regime “semplificato”,
che ci consentiva lo smaltimento delle scorie presso
un’azienda che fabbrica manufatti in cemento destinati alla
costruzione di canne fumarie,
è entrato in crisi a causa di
nuove scelte gestionali della
Provincia di Rimini.
In sintesi la ditta utilizzatrice
della scoria come materia prima inerte, agglomerante del
cemento, che operava in regime di comunicazione ai sensi
del citato DM del 1998, in occasione del rinnovo della comunicazione ha ricevuto il diniego da parte della Provincia
con la motivazione che la scoria da cubilotto era assimilabile alla loppa d’altoforno, per
cui poteva essere gestita come sottoprodotto e non più
in regime di comunicazione.
tutti i canali alternativi del rifiuto avevano un costo rilevante, sia come trasporto che come smaltimento, mentre il canale precedente era vicino alla
fonderia ed il conferimento è
sempre stato a costo zero.
Dunque abbiamo iniziato a valutare come poter gestire la
scoria del cubilotto non come
rifiuto ma come sottoprodotto e da subito ci siamo resi
conto che una tale scelta gestionale comportava l’obbligo
della registrazione secondo il
regolamento REACH trattandosi di una “sostanza” prodotta.
Dapprima non sapevamo se
esisteva un numero CAS identificativo della sostanza, ma con
una ricerca siamo riusciti ad
identificare un sito europeo di
Tale scelta della Provincia ci
ha costretto a valutare per le
scorie di fusione, canali di
smaltimento alternativi, ma
Industria Fusoria 1/2015
54
riferimento ww.euroslag.it
che raggruppa le aziende europee produttrici di scoria, in
diversi processi produttivi. In
tale sito abbiamo dapprima
capito che la scoria è una sostanza classificata dal regolamento REACH come sostanza UVCB, cioè Substances of
Unknown and Variable composition, Complex reaction products
or Biological materials, (Sostanza con Composizione Sconosciuta o Variabile, prodotto da reazioni Complesse o materiali Biologici).
Tali sostanze sono caratterizzate in base al loro processo
produttivo e non sulla base
della loro composizione ed in
particolare abbiamo visto che
la descrizione del processo
produttivo della “Slag, ferrous
XXXII Congresso
metal, blast furnace (granulated
- GBS) EINECS No.266-002-0,
CAS No.65996-69-2” che è
quella prodotta dall’altoforno e
granulata in flusso d’acqua, si
poteva estendere anche al nostro caso.
Abbiamo poi verificato anche
se la composizione della nostra
scoria fosse nei limiti di composizione riportati come caratteristici della scoria d’altoforno, e avendo avuto anche questa conferma ci siamo resi conto che era possibile percorrere
la strada della registrazione
della scoria da cubilotto.
Abbiamo interpellato il Centro
Reach di Federchimica per assisterci nel percorso di registrazione, dalla acquisizione della
“lettera di accesso” fino alla registrazione nel sito dell’ECHA.
In passato come fonderie avevamo già preregistrato alcune
sostanze, come la ghisa in pani,
il coke, il ferrosilicio e il carburo di silicio, al fine di poterli acquistare direttamente dall’estero e importarli, però non sono
state poi trasformate in registrazioni perché abbiamo valutato che l’investimento occorrente non fosse conveniente
per noi.
Diversamente, il percorso della
registrazione delle scorie di fusione, dal punto di vista econo-
Composizione media di una scoria di fusione
Parametri Concentrazione
Limite
Limite
tipica (p/p%) inferiore (p/p%) superiore (p/p%)
CaO
40
21
58
SiO2
37
27
53
Al2O3
11
5,5
26
MgO
9
1,3
20
S total
1
< 0,1
3,8
TiO2
0,8
0,1
4
K2O
0,6
< 0,1
8,1
MnO
0,5
< 0,1
3,5
FeO
0,4
< 0,1
5
0,4
0,1
2
Na2O
mico, è risultato essere assolutamente conveniente in relazione ai costi che, in alternativa,
vanno sostenuti per lo smaltimento del rifiuto.
solutamente opportuno, oltre
che economicamente non conveniente, gestirlo come rifiuto
e soprattutto destinarlo in discariche di rifiuti inerti.
Con la registrazione della scoria da cubilotto e la sua gestione come sottoprodotto, si
aprono canali di utilizzo in diversi settori, anche quelli non
contemplati dal DM del 1998,
in particolare il sito www.euroslag,it riporta importanti campi
di impiego già attivi da molto
tempo in tutta Europa come
nella realizzazione di ponti e
grattacieli, strade (sottofondi e
manti stradali), nelle opere di ingegneria idraulica (frangiflutti,
condotte), come fertilizzante, pali
in cemento etc.
Il DM del 1998, che in passato
ha regolamentato quello che
erano le “materie prime secondarie”, ha indubbiamente ormai
mostrato dei forti limiti perché
ha trasformato tutti i sottoprodotti in rifiuti, con tutta la burocrazia autorizzativa e gestionale che ne ha reso estremamente complessa la gestione,
ed ha limitato il loro utilizzo
solo in alcuni processi ben definiti restringendo enormemente il loro campo d’impiego e
tutto questo ha generato indubbiamente nel tempo un’alterazione del mercato dello
smaltimento attirando interessi
enormi spesso con componenti speculative. In conclusione la
corretta gestione della scoria
passa indubbiamente attraverso la gestione del sottoprodotto sia per ragioni ambientali
che economiche, inoltre questo forse è il primo passo verso
una nuova “filosofia” nella gestione di tutti i rifiuti recuperabili della fonderia.
In Europa ci sono diverse
aziende produttrici che vendono sul mercato la scoria di altoforno opportunamente granulata e macinata e classificata
per impieghi in diversi settori
con nomi commerciali registrati.
La scoria di cubilotto, che in genere è granulata in acqua, è indubbiamente un prodotto valido, e non un rifiuto, che può essere utilizzato tal quale con
convenienza in diversi processi
produttivi e dunque non è as-
55
Enrico Flamigni
SCM Group S.p.A., SCM fonderie, Villa Verucchio (RN)
Industria Fusoria 1/2015
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XXXII Congresso
di Fonderia
SESSIONE METALLI FERROSI:
METALLURGIA, SIMULAZIONE SW
Ottimizzazione della progettazione
dei sistemi di alimentazione delle fusioni
in ghisa con grafite sferoidale
La fabbricazione di fusioni in
ghisa con grafite sferoidale ad
alto contenuto tecnologico ed
elevata qualità, è oggi possibile
per mezzo dei programmi in
grado di simularne la solidificazione.Tuttavia ancor oggi la progettazione molto spesso si basa
su principi tipici dell’acciaio come i cerchi di Heuvers, il modulo geometrico e il modulo di solidificazione. Ma nel caso specifico delle ghise il principio dell’acciaio di solidificazione direzionale perde significato in presenza della precipitazione grafitica;
fenomeno che a volte da solo è
in grado di contrastare il ritiro
della matrice metallica.
Il presente lavoro, sviluppato
nella Arizzi Fonderie, si propone di studiare come la calibrazione dei nuovi metodi innovativi di simulazione attraverso
l’analisi termica della ghisa prodotta dalla stessa Fonderia, sia
la via necessaria all’ottenimento di fusioni sane, ma allo stesso tempo il modo corretto per
ridurre il peso degli alimentatori, con conseguente riduzione di costi ed energia necessari alla produzione dei getti.
paragonate alle molle elastiche
che permettono agli atomi di
oscillare attorno alla posizione
di equilibrio della struttura,
mantenendo la forma geometrica. Invece nei liquidi le forze
interatomiche sono molto più
deboli, permettendo agli atomi
un certo grado di libertà, in
questo modo la sostanza non
avrà più una forma definita, ma
assumerà la forma del contenitore in cui si trova (Fig. 1). Il riscaldamento dei materiali metallici, aumenta le distanze tra
gli atomi indebolendo i legami
interatomici fino al cambiamento di fase solido-liquido.
Poiché i metalli puri possiedono scarse proprietà meccaniche non trovano applicazioni
industriali, per questo motivo
sono impiegate le leghe. Indubbiamente tra queste le più utilizzate nella storia dell’umanità
sono le leghe Fe-C: ghisa e acciaio. Come si può notare dalla
Fig. 2 una lega metallica presenta difetti atomici di tipo sostituzionale e/o interstiziale nel re-
Fig. 1 - disposizione atomica in fase solida (reticolo ordinato) ed in fase liquida
(elevato grado di libertà) |11|.
ticolo cristallino, questi saranno ordinati nel caso dei solidi;
mentre avranno un certo grado
di libertà in fase liquida. A livello atomico, nelle leghe ferrose i
difetti principali sono: solo atomi di carbonio per l’acciaio,
mentre carbonio e silicio per la
ghisa (Fig. 2). Sono infatti gli atomi di silicio presenti nelle ghise
ad evitare che queste solidifichino nel campo metastabile.
Contrariamente agli acciai, dove le proprietà dipendono principalmente dagli atomi di C all’interno del reticolo cubico del
Fe e dove il Si è tipicamente
non superiore allo 0.5%, la ghi-
Solidificazione delle
leghe ferrose
In un solido, gli atomi hanno un
ordinamento spaziale, le forze
interatomiche possono essere
Industria Fusoria 1/2015
Fig. 2 - disposizione atomica in fase liquida nelle diverse leghe ferrose. Atomi rossi (Fe),
atomi blu (Si) e atomi neri (C) |11|.
58
XXXII Congresso
Fig. 3 - forme allotropiche della cella elementare del Fe al variare della temperatura |11|.
sa è a tutti gli effetti un materiale composito, poiché un non
metallo (grafite) si forma per
precipitazione dal liquido nella
matrice ferrosa. In condizioni
industriali per ottenere la formazione di grafite sono necessari elementi cosiddetti grafitizzanti, di cui il Si è il principale.
La solidificazione delle leghe
metalliche è accompagnata dal
fenomeno di ordinamento di
atomi nella struttura cristallina
basata sulla ripetizione nello
spazio di celle elementari tipiche di ogni elemento chimico.
Nel caso del ferro la cella elementare è cubica ed è sottoposta alle trasformazioni allotropiche dovute alla variazione
della temperatura (Fig. 3). Con
l’abbassamento della temperatura diminuisce anche lo spigolo della cella, ciò è accompagnato dal ritiro in fase solida.
Pertanto, nel caso dell’acciaio,
dove gli spazi interstiziali tra gli
atomi di ferro non sono completamente occupati da atomi
di carbonio, ma purtroppo
spesso occupati anche da atomi di ossigeno, azoto ed idrogeno, la solidificazione ha solo
l’effetto di restringimento dimensionale. Invece nel caso
della ghisa, gli spazi interatomici sono completamente occupati da atomi di carbonio. Infatti il carbonio solubile nella matrice metallica (austenite) è al
massimo il 2.11%, l’eccesso fino
alla composizione effettiva della ghisa viene rigettato nel liquido, dove le particelle microscopiche della famiglia dei solfuri
fungono da supporto per la
germinazione e crescita grafitica |7|. Inoltre, la solubilità del
carbonio nell’austenite si riduce proporzionalmente con l’au-
Fig. 4 - distorsione del reticolo del Fe
(atomi rossi) in presenza di Si (atomi blu)
e conseguente espulsione del C (atomi
neri) |11|.
mento del contenuto di silicio
secondo l’equazione (1).
Cγ = 2.10 − 0.217 · Si
Eq. (1)
Questo fenomeno è dovuto alla sostituzione dei vari atomi di
ferro con atomi di silicio creando una soluzione sostituzionale. L’atomo di silicio (rSi=
1.176Å) avendo un raggio atomico inferiore a quello di ferro
(rFe= 1.26Å), provoca la distorsione del reticolo per cui gli
atomi di ferro insieme a quelli
di silicio pressano quelli di carbonio durante il raffreddamento al di fuori della cella cristallografica (Fig. 4) rigettandoli nel
liquido con conseguente aumento di grafite.
Analizzando il caso industriale
di una ghisa sferoidale con composizione chimica di C=3.6% e
Si=2.5%, in base a quanto discusso in precedenza e ricavabile dall’eq.1, si può concludere
che grazie al Si solo l’1.56% di
carbonio è solubile nell’austenite, il resto fino a 3.6% è rigettato nel liquido. Dunque il 2.04%
del carbonio precipiterà come
grafite, ovvero il 56.67% del carbonio totale a solidificazione
completa avrà massa specifica di
2200 Kg/m3.
In Fig. 5 è proposto un semplice calcolo della variazione volumetrica durante solidificazione per tre leghe ferrose (acciaio, ghisa a grafite lamellare e
ghisa a grafite sferoidale) applicate ad un pezzo di 100 kg.
Fig. 5 - Calcolo della variazione volumetrica per tre Fe-C.
59
Industria Fusoria 1/2015
XXXII Congresso
Fig. 6 - “Estrazione” della grafite dalla matrice metallica |11|.
Come si può osservare in Fig. 5
considerando una contrazione
volumetrica standard del 4%,
tramite la precipitazione grafitica nelle ghise con grafite lamellare e nelle ghise con grafite sferoidale si verifica la compensazione totale della contrazione
della matrice metallica. Schematizzando il fenomeno con l’aiuto
di Fig. 6, è come “estrarre” la
grafite presente nella ghisa, trasferendolo alla parte superiore
della micrografia. Ovviamente
negli acciai, dove la grafite non
esiste, al suo posto si verificherà
una contrazione profonda tipica
di questi materiali.
Infatti a supporto del ragionamento precedente, è noto che
la maggior parte dei produttori
di ghise con grafite lamellare
non usano materozze. Per lo
stesso ragionamento pare corretto applicare le stesse considerazioni alla produzione di
ghise sferoidali riducendo o eliminando le materozze. Non solo, ma la stessa procedura di
progettazione secondo regole
ottime per l’acciaio risulta limitativa se applicato nel campo
delle ghise.
0.04% di Mg, anche se lo S di
base è inferiore a 0.015%, per
evitare la formazione di grafite
vermiculare. Pertanto, il contenuto di zolfo e ossigeno nel liquido deve essere strettamente controllato durante il processo di fusione tramite aggiunte di Mg e Ce. Nel suo lavoro
Loper et al. |2| hanno dimostrato che la morfologia della grafite lamellare è presente quando
il rapporto tra Mg e S è minore di 1.0, ma diventa sferoidale
quando è superiore a 3.0, e la
forma vermiculare è presente
quando il rapporto è compreso
tra 1.0 e 3.0.
Altri studi hanno inoltre dimostrato la presenza di forma nodulare indipendentemente dalla
composizione ipo- o ipereutettica, purché in assenza degli elementi attivi o tramite leghe o
sotto vuoto. Inoltre, le forme di
grafite sferoidale sono più facilmente ottenibile a velocità di
raffreddamento più elevate, ovvero in fusioni con spessori
sottili. Per una trattazione più
estesa e dettagliata si rimanda
ai lavori di Lux |3-4| e Stefanescu |5-6|.
CON GRAFITE
SFEROIDALE. CONDIZIONI
PER LA FORMAZIONE
DELLA GRAFITE SFEROIDALE
La ghisa con grafite sferoidale è
stata realizzata per la prima volta da H.Morrogh et al. nel 1947
e Gagnebin et al. nel 1948: in
una ghisa ipereutettica con meno di 0.02% S ed in una ghisa
con 0.02% S e 0.02% Ce, è stato aggiunto lo 0.04% di Mg. Successivamente negli Stati Uniti
K.Millis, per primo ha prodotto
industrialmente ghisa sferoidale
tramite aggiunta di Mg |1|.
Già nel 1955, Morrogh raccomanda di introdurre più dello
Industria Fusoria 1/2015
Principi di calcolo dei
sistemi di
alimentazione
SULLA FORMAZIONE
DI GRAFITE SFEROIDALE
Uno dei metodi ancor oggi utilizzati per la progettazione dei
getti per fonderia, è il metodo
geometrico dei “cerchi di Heuvers” |8|. Questo metodo tradizionale fino alla metà degli
anni ‘90 è basato sul concetto
di solidificazione direzionale. La
progettazione, necessità di un
tecnigrafo un compasso e l’identificazione molto accurata
delle zone termiche ad alto rischio di formazione ritiri. Il passo successivo è quello di progettare la solidificazione tramite la modifica dei gradienti termici nelle parti superiori dove
sono stati applicati gli alimentatori. Per avere una precisione
soddisfacente, la dimensione
del tecnigrafo e l’apertura del
compasso erano importanti. Infatti era necessario che questi
fossero direttamente proporzionali alle dimensioni delle fusioni poiché si usavano disegni
in scala 1:1.
Nel corso degli anni sono state
formulate svariate teorie sulla
formazione della grafite in forma sferoidale nella ghisa, e la
maggior parte di esse sono state commentate nei lavori di
Come si può vedere in Fig. 7.1
più sottile è la parete verticale,
tanto maggiore diventa l’alimentatore necessario per conseguire la solidificazione dire-
LE TEORIE
GHISA
Lux |3-4| e nelle ricerche recenti |6-7|. Tuttavia ancor oggi
le teorie proposte suscitano
grande dibattito; infatti la conoscenza attuale può spiegare solo il metodo di crescita a conoelica, ma non il fenomeno che
determina la crescita in questa
forma. Per approfondire questo
argomento si consigliano i lavori di Stefanescu |6|, Skaland |7|
e Udroiu |10|.
Fig. 7 - Materozzatura secondo il metodo dei cerchi di Heuvers.
60
XXXII Congresso
Fig. 8 - Modulo geometrico per tre solidi semplici: cubo di spigolo l, sfera di raggio r e cilindro di raggio r e altezza h.
zionale. A seconda del particolare, del processo produttivo e
dei costi, ciascuna fonderia decide come utilizzare gli alimentatori, per forma e dimensione:
materozze aperte possono essere utilizzate per estrarre il
modello dell’alimentatore verso l’alto (Fig. 7.2a), alimentatori
chiusi con collo applicabile separatamente (Fig. 7.2b), alimentatori chiusi con involucri esotermici (Fig. 7.2c), alimentatori
chiusi di piccole dimensioni,
con direzionalità della solidificazione fornita utilizzando materiali isolanti applicati direttamente sulle parti verticali della
fusione (Fig. 7.2d).
Nonostante il metodo Heuvers
fosse sicuro, richiedeva una
grande esperienza pratica del
progettista e sicuramente esagerava i coefficienti di sicurezza
utilizzati per il dimensionamento dei sistemi di alimentazione.
Il metodo dei cerchi di Heuvers è stato sostituito parzialmente, dal metodo che divide il
pezzo in forme geometriche
semplici (Fig. 8); divisione seguita dal calcolo dei moduli geometrici (rapporto tra volume
ed superficie totale della zona
da alimentare) o dal calcolo dei
moduli di solidificazione (considera l’area di scambio termico
e non la superficie totale) |8|.
Applicando la regola dei moduli progressivi (1.2/1.1/1.0) per
estrarre i moduli termici |8|, la
solidificazione direzionale resta
rispettata e scegliendo il dimensionamento corretto degli
alimentatori ed il corretto numero considerando la distanza
di influenza di ciascuno di essi,
allora i getti risultano privi di
difetti da ritiro del tipo micro o
macro.
Con il forte sviluppo dell’informatica, negli anni ‘90, la vera rivoluzione in campo di progettazione dei sistemi di alimentazione, arriva con i programmi in
grado di simulare la solidificazione. Le basi teoriche rimangono le stesse, la direzionalità della solidificazione, i moduli di solidificazione, ma perfezionate
applicando l’equazione di Fourier del trasferimento di calore.
Oltre all’implementazione dei
modelli matematici di fluidodinamica (Bernoulli) per il riempimento della cavità, il tutto poi
raffinato dall’aggiunta delle caratteristiche chimico-fisiche delle leghe considerate, descrivendone i comportamenti termici
durante la solidificazione (curve
di raffreddamento).
Nei moderni programmi di simulazione è stato introdotto un
parametro fondamentale che ha
permesso di ridurre gli alimentatori come numero e dimensione
nel caso delle ghise. Questo parametro, detto Critical Liquid
Fraction – CLF, è il fattore in
grado di tenere in considerazione il processo metallurgico, scarsamente considerato prima delle
sua introduzione.
Il CLF esprime in percentuale la
capacità di alimentazione della
lega considerata; ovvero descrive la possibilità del liquido di alimentare all’avanzare del fronte
di solidificazione. Perciò maggiore sarà il CLF quanto maggiore
sarà la difficoltà del metallo a
percolare tra le dendriti in accrescimento, aumentando così
la probabilità di avere porosità
nelle zone isolate (Fig. 9).
Fig. 9 - Lo sviluppo delle dendriti che rende difficoltoso il passaggio del liquido da
una zona all’altra |11|.
In sostanza se il materiale ha
dendriti più lunghe il liquido
farà più fatica ad alimentare e si
avranno porosità maggiori (Fig.
11). Per questo motivo la solidificazione eutettica (Fig. 10)
diventa un obiettivo, poiché
l’intervallo di solidificazione è
teoreticamente inesistente con
crescita dei rami dendritici in
tre dimensioni (crescita isotropica) senza una dimensione
preferita (anisotropica), come
ad esempio nella ghisa ipoeutettica (Fig. 10).
Se un parametro così importante per la progettazione come il CLF richiede la conoscenza del comportamento termico
di solidificazione della lega prodotta, è allora chiaro che l’uni-
Fig. 10 - ghisa eutettica (verde) e ghisa ipoeutettica (blu): curva di raffreddamento (linea continua) e derivata prima (linea tratteggiata). In particolare la curva blu rispecchia le condizioni A e B di Errore. L’origine riferimento non è stata trovata.; mentre la curva verde il caso E.
61
Industria Fusoria 1/2015
XXXII Congresso
Fig. 11 - intervalli di solidificazione per le leghe ferro-carbonio: E=crescita eutettica; A=crescita dendritica con corta ramificazione; B=crescita dendritica con lunga ramificazioni |11|.
co strumento in grado di trasferire queste informazioni è
l’analisi termica. Infatti è attualmente l’unico strumento utilizzato durante la produzione, in
grado di valutare la grafite precipitata e a discriminare il tipo
di crescita dell’austenite. In
particolare nelle ghise ipoeutettiche (Fig. 10), la solidificazione inizia con la germinazione e la crescita di dendriti di
austenite primaria che aggrava
e ferma ad un certo momento
il passaggio del metallo liquido.
Al contrario in una ghisa eutettica la solidificazione inizia con
la crescita equiassica isotropica
(cellulare) e la contemporanea
precipitazione grafitica, che non
impediscono al liquido di scorrere dove necessario (Fig. 11).
Se a prima vista, applicando l’equazione (2) si dovrebbe assicurare la solidificazione eutettica, in pratica sono sempre presenti altri elementi chimici in
grado di influenzare il bilancio
del carbonio equivalente.
Ceq = C + 0.33 · Si = 4.3%
Eq. (2)
Non solo, ma anche l’applicazione di formule complesse
che prendono in considerazione fino a 16 elementi |11|, non
assicura il punto di solidificazione eutettica. Ciò rafforza la
necessità dell’analisi termica in
quanto fondamentale per il raggiungimento del vero eutettico
Industria Fusoria 1/2015
Fig. 12 - Prova “H” utilizzata in Arizzi Fonderie per le prove sperimentali.
attraverso la condizione TLiquidus=TEutettico (Fig. 10).
In conclusione, la moderna simulazione computerizzata è in
grado di tenere conto anche del
comportamento durante la solidificazione delle leghe metalliche, suddivise in leghe con brevi
intervalli di solidificazione, leghe
con lunghi intervalli di solidificazione e leghe eutettiche (Fig.
11). A condizione che questa
venga calibrata correttamente
secondo le ghise reali prodotte
da ciascuna specifica fonderia e
verificata secondo i casi pratici.
Parte sperimentale
Il lavoro sperimentale ha richiesto la progettazione di un
provino campione (prova “H”)
necessario alla calibrazione del
simulatore NovaFlow&Solid
(NF&S) di cui si è dotata la
Arizzi Fonderie. Completato il
processo di calibrazione del simulatore, questo è stato impiegato per l’ottimizzazione dell’alimentazione di un getto campione. Nello specifico la calibrazione è avvenuta nell’ambito
delle condizioni processuali fissate dalla Fonderia e monitorate con l’ausilio dell’analisi termica ATAS Metstar utilizzato
come strumento di controllo
di processo.
La calibrazione è stata possibile
colando un numero sufficiente
di prove (ca.40) per la forma-
62
zione di un campione statistico,
successivamente sezionati per
analizzare e correlare il volume
di ritiro dei campioni. In definitiva la calibrazione del programma di simulazione è avvenuta non solo ottimizzando il
parametro CLF importando i
dati di analisi termica del processo fusorio, ma da questi è
stato possibile ottenere la curva di densità corretta e le temperature esatte (TL, TE, TS
ecc.). Infatti NF&S importa i dati di precipitazione grafitica calcolati dal software ATAS.
PROGETTAZIONE
E
SIMULAZIONE
Come test standard per questo
lavoro è stata progettata una
prova “H” dove due parallelepipedi 80mmx80mmx95mm sono collegati attraverso un ponte con spessore di 10mm. Il test è stato progettato in maniera tale che i moduli siano uguali (M1 = M2 = 1.43cm) e separati intenzionalmente al termine del riempimento.
Il sistema di colata filtrato si
trova nel centro del campione
per distribuire uniformemente il
metallo senza squilibrio termico. Un parallelepipedo è provvisto di una manica esotermica
con modulo di alimentazione
(Mm = 1.70cm) sufficiente per la
zona da alimentare; l’altro non è
alimentato ma ha solo un “condotto” con diametro di 9mm
per convogliare eventuali gas.
XXXII Congresso
della precipitazione grafitica
durante la solidificazione di
contrastare il ritiro della matrice metallica nelle ghise con grafite sferoidale.
Tab. 1 - Composizione chimica (%) media delle ghise utilizzate per le prove sperimentali.
PROCESSO
FUSORIO
Il metallo necessario agli esperimenti è stato preparato in un
forno a crogiolo da 17ton, il liquido prelevato è stato precondizionato durante il travaso
in siviera e poi sferoidizzato
con filo animato. Il metallo opportunamente preparato è stato trasferito in un forno di colata da 4ton. Infine il riempimento della staffa1 è avvenuto
per colata automatica con inoculazione finale sul flusso. L’analisi termica è stata utilizzata per
verificare la ghisa base e la ghisa finale effettivamente colata
in staffa. Due sono state le qualità finali prodotte per gli esperimenti: EN-GJS-400-18 e ENGJS-700-2. Le composizioni
chimiche medie delle prove sono riportate in Tab. 1; mentre in
Fig. 13 è riportata una curva di
raffreddamento ottenuta durante la produzione dei test.
Risultati e discussioni
PROVA “H”
Inizialmente la simulazione della solidificazione con i parametri preimpostati ha mostrato
che il parallelepipedo alimentato con manica esotermica non
Fig. 13 - Curva di raffreddamento e sua derivata per le ghise prodotte.
presenta difetti da ritiro (Fig.
14); mentre nel parallelepipedo
non alimentato il difetto è previsto con alta probabilità nel
baricentro termico (Fig. 15).
Per questo motivo si potrebbe
concludere che la prova “H”
per essere priva di difetti da ritiro deve essere dotata di alimentatore.
A questo punto una serie di
provini H sono stati colati in
staffa con la tipica procedura
fusoria della fonderia. Una volta sezionati questi hanno permesso la verifica dell’assenza di
ritiro, dimostrando la capacità
Fig. 14 - Simulazione di solidificazione (50% di fase liquida) della prova “H” con impostazioni standard.
1
Concludendo che le aree senza
maniche sono “autoalimentate”
dalla precipitazione grafitica, la
fase successiva ha previsto una
nuova simulazione dopo aver
calibrato il programma di simulazione importando in
NF&S i dati di analisi termica
della ghisa realmente prodotta
(Fig. 13). Ottenendo in questo
modo la curva di densità corretta e le temperature di solidificazione esatte (TL, TE, TS
ecc.), ottimizzando inoltre il
parametro CLF.
La simulazione della solidificazione dopo calibrazione, non
consiglia più l’alimentazione della prova “H” (Fig. 18 e Fig. 19).
Fig. 15 - Porosità come risultato della simulazione a fine solidificazione della prova “H” con impostazioni standard.
Staffa 800mmx600mmx250mm+250mm; formatura multi-impress orizzontale in terra verde.
63
Industria Fusoria 1/2015
XXXII Congresso
Fig. 16 - Le prove “H” sezionate mostrano l’assenza di ritiro.
Fig. 17 - Dettaglio della Fig. 16, assenza di porosità macro o micro
nella zona non alimentata.
Fig. 18 - Simulazione di solidificazione (50% di fase liquida) della prova “H” dopo calibrazione.
Fig. 19 - Porosità come risultato della simulazione a fine solidificazione della prova “H” dopo calibrazione.
OTTIMIZZAZIONE
DI UN GETTO DI PROVA
La prima simulazione con i parametri preimpostati e coefficienti di sicurezza molto ampi, per garantire la sanità del
getto richiedeva due grossi
alimentatori ottenuti per
mezzo di maniche esotermiche 10/13 (Fig. 20, Fig. 21 e
Fig. 22). Con questa configurazione il rendimento del liquido era del 59%.
Dopo la verifica sperimentale
con le prove “H” e la calibrazione del simulatore NF&S
per mezzo delle curve di analisi termica, è stato possibile
simulare nuovamente il getto
di prova con la riduzione degli
alimentatori e l’eliminazione
delle maniche accessorie (Fig.
23, Fig. 24 e Fig. 25). Questo
ha portato ad un risparmio di
metallo necessario all’alimentazione ed un ulteriore risparmio economico attraverso l’eliminazione delle maniche. Con questa configurazione il rendimento del liquido è
salito al 69%.
Industria Fusoria 1/2015
Fig. 20 - Simulazione di solidificazione
(100% di fase liquida) del getto di prova
con impostazioni standard.
Fig. 23 - Simulazione di solidificazione
(100% di fase liquida) del getto dopo ottimizzazione.
Fig. 21 - Simulazione di solidificazione
(50% di fase liquida) del getto di prova
con impostazioni standard.
Fig. 24 - Simulazione di solidificazione
(50% di fase liquida) del getto dopo ottimizzazione.
Fig. 22 - Porosità come risultato della simulazione a fine solidificazione del getto
di prova con impostazioni standard.
Fig. 25 - Porosità come risultato della simulazione a fine solidificazione del getto
di prova dopo ottimizzazione.
64
XXXII Congresso
La verifica della nuova simulazione è stata eseguita tramite
sezionatura, sia dell’alimentazione (Fig. 26, Fig. 27 e Fig. 28)
che del getto (Fig. 29 e Fig. 30),
di una produzione pilota di getti prodotti in ghisa EN-GJS700-2. La sezionatura conferma
le previsioni della simulazione
dopo la calibrazione.
Fig. 27 - Sezione della materozza di sinistra in Errore. L’origine riferimento non è
stata trovata.
controllati è possibile compensare il ritiro metallico con
l’espansione grafitica e, in tal
caso, i getti non necessitano di
alimentatori. Tuttavia se il ritiro
è maggiore della espansione si
formano difetti di ritiro macro
o micro (Fig. 31). Oppure nel
caso contrario, un’espansione
troppo eccessiva può indurre
la distruzione dei noduli di grafite (Fig. 31 e Fig. 32) a causa
dell’eccessiva pressione interna |9|, o ottenere flottazione
della grafite, con conseguenze
indesiderabili sulle proprietà
meccaniche.
La progettazione dei sistemi
di alimentazione nelle fusioni
in ghisa sferoidale si basa su
Fig. 26 - Sistema di alimentazione ottimizzato con le materozze di Heine.
Conclusioni
La solidificazione della ghisa è
la più complessa solidificazione tra le leghe utilizzate nella
produzione di getti fusi. La
complessità deriva dalla contemporanea nucleazione e
Fig. 28 - Sezione della materozza di destra
in Errore. L’origine riferimento non è stata trovata.
crescita dell’austenite con la
germinazione della grafite tramite il rigetto del carbonio in
eccesso. Questo principio si
manifesta nella contrazione
della matrice metallica e nell’espansione della grafite. Se
questi due fenomeni sono
Fig. 30 - Sezionatura lungo la flangia più
massiva.
Fig. 29 - Getto sezionato, in alto la mezza staffa supeirore e in basso quella inferiore.
Fig. 31- Possibili difetti derivanti da una scarsa o eccessiva espansione
grafitica |9,11|.
65
Fig. 32 - Esempio di precipitazione grafitica esagerata. Si notano crepe che si formano di seguito alla pressione interna sviluppata dalla
grafite |10|.
Industria Fusoria 1/2015
XXXII Congresso
principi specifici delle leghe
ferrose e particolarmente rigorose per l’acciaio. Ma queste perdono notevole importanza nel caso della ghisa con
grafite sferoidale, a seguito
della complessa natura della
sua solidificazione. Per questo
motivo i criteri di progettazione per l’alimentazione delle
ghise con grafite sferoidale, si
dovrebbero basare prima di
tutto sull’ottimizzazione ed il
mantenimento costante della
qualità metallurgica del metallo, e successivamente attraverso l’uso dei moduli di solidificazione. Infatti la direzionalità della solidificazione come
principio, può avere effetti più
negativi che positivi nelle fusioni in ghisa. Poiché la separa-
zione del getto in zone con
più nuclei caldi può avere un
effetto positivo, a patto che
ogni area sviluppi il necessario
grafitico per l’autoalimentazione; contrariamente all’acciaio
dove è importante mantenere
in contatto la fusione con l’alimentazione del liquido.
In conclusione solo attraverso
condizioni metallurgiche controllate e mantenute costanti
è possibile la corretta calibrazione del parametro CLF
(Critical Liquid Fraction) e
della curva di densità, di qualsiasi programma moderno di
simulazione. È infatti questo il
vero successo, realizzare fusioni ottimizzate, economicamente più performanti ed
ecologicamente più efficienti.
|1| AA.VV., Manuale SORELMETAL della ghisa sferoidale, Rio Tinto Iron&Titanium INC. (2011).
|2| C.R. Loper, R.W. Heine, C.C. Wang and L.
Janowski, AFS Trans, 84 (1976), 203.
|3| B. Lux: AFS Cast Metals Res. Journal, (1972), 25.
|4| B. Lux: AFS Cast Metals Res. Journal, (1972), 49.
|5| D.M. Stefanescu, Science and Engineering of
Casting Solidification, Springer, New York
(2002).
|6| D.M. Stefanescu, Solidification and modeling of
cast iron—A short history of the defining moments, Materials Science and Engineering A
413–414 (2005) 322–333.
Industria Fusoria 1/2015
Ringraziamenti
Si ringrazia in primo luogo
l’Ing. A.Udroiu per la preziosa
collaborazione e la progettazione del lavoro, nonché per
lo stimolo alla ricerca del miglioramento continuo. Un ringraziamento speciale ai collaboratori, la direzione e la proprietà della Arizzi Fonderie
che hanno reso possibile questo progetto. Si ringrazia la
NovaCast System AB per la
formazione tecnica ed il supporto all’utilizzo della simulazione e dell’analisi termica.
Matteo Pesci, Paolo Salvi - Arizzi
Fonderie S.Giorgio S.p.A., Albino
(BG).
|7| T. Skaland, Nucleation mechanisms in ductile
iron, Proceedings of the AFS Cast Iron Inoculation Conference, Sept. 29-30 (2005).
|8| J.R. Brown, Foseco Ferrous Foundryman’s
Handbook, Elsevier (2008).
|9| Adrian Udroiu,The Use of Thermal Analysis for
Process Control of Ductile Iron, Seminar NovaCast (2002).
|10| Adrian Udroiu; Die Kiel Theorie; Ein neuer
Ansatz zur Erlarung der Bildung von ChunkyGraphit in Gusseisen mit Kugelgraphit. Giesserei Rundschau, nr. 60, (2013).
|11| Adrian Udroiu; Corsi per tecnici di Fonderia,
Assofond, Italia.
66
EKW Italia S.r.l.
via del Lavoro 21, 20863
Concorezzo (MB) Italy
Tel. + 39 039 628031
Fax. + 39 039 6280322
www.ekw.it
[email protected]
Refrattario e servizio nel sistema
L. Rovatti – J. Lemke
M. Vedani – O. Stejskal
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XXXII Congresso
di Fonderia
SESSIONE METALLI FERROSI:
METALLURGIA, SIMULAZIONE SW
Progetto EU DEBACOAT:
sviluppo di leghe ferrose e tecniche fusorie
per la produzione di rivestimenti resistenti
ad usura ed abrasione
L’obiettivo del progetto DEBACOAT (Development of HighPerformance Barrels with Innovative Gradient Coatings),
nel quale è inserito questo lavoro di ricerca, è lo sviluppo di
barrel bimetallici per estrusori
con rivestimenti innovativi.
In questa memoria si presentano, da una parte, i risultati relativi all’analisi degli effetti della
diluzione su una lega hardfacing Fe-C-B-Ni e, dall’altra,
quelli legati alla formulazione
di nuove leghe ad alto tenore
di vanadio con elevate proprietà antiusura.
Parole chiave: hardfacing, diluizione, microstruttura, usura.
Introduzione
La produzione di rivestimenti
spessi mediante hardfacing consiste nella deposizione di un
materiale ad elevata durezza,
resistenza ad usura e alla corrosione sulla superficie di un
componente più vulnerabile,
per aumentarne la vita in esercizio. Le pareti interne degli
estrusori per lo stampaggio di
polimeri sono un classico
esempio di applicazione, essendo rivestite tramite nitrurazione o con rivestimenti dello
spessore dell’ordine del millimetro, a causa dell’ambiente
Industria Fusoria 1/2015
tribo-corrosivo a cui sono soggette |1,2|. Tali leghe contengono generalmente elementi con
alta affinità con il carbonio come Cr, Mo,V e Nb, che, formando fasi dure, ne aumentano la
resistenza all’usura |3-6|. Una
delle possibili tecnologie di deposizione di leghe hardfacing è
lo spin casting o spin coating, che
può essere considerato una
sorta di colata centrifuga nella
quale una lega è fusa e risolidificata all’interno di in un cilindro posto in rotazione. Durante il processo di deposizione, a
causa delle elevate temperature di processo, si verificano fenomeni diffusivi che provocano
effetti di diluizione sui rivestimenti.
Considerando che la diluizione
può essere definita come percentuale di materiale base nel
coating |7|, in questa ricerca sono stati analizzate mediante colate in laboratorio le conseguenze della diluizione in una
lega hardfacing Fe-C-B–Ni attraverso graduali aggiunte di Fe
puro. Come ultima fase dello
Fe-C-B-Ni
Fe-12V-Cr
C+B
Si
4-5
2-3
2-3 0.7-0.9
Mn
0.5-0.7
0.4-0.6
studio è stata analizzata la microstruttura di nuove leghe
prodotte tramite aggiunte crescenti di una polvere ricca in
vanadio.
Procedura
sperimentale
Gli effetti della diluzione su una
lega hardfacing standard Fe-CB-Ni (composizione riportata
in Tab. 1) sono stati analizzati
tramite la fusione in crogioli di
allumina (dimensioni di 30 x 15
x 10 mm) di miscele prodotte
da polveri atomizzate di lega
base con una graduale aggiunta
di Fe. Sono stati studiati diversi
livelli di diluzione a partire da
10% fino al 40%.
Questa metodologia di studio
è stato sviluppata per simulare
gli effetti della diluizione attraverso un approccio sperimentale riproducibile in laboratorio
in modo rigoroso e controllabile. Inoltre i campioni massivi
di opportuna forma hanno
Cr
0
5-6
Ni
3-4
0.4-0.6
Mo
0
1-2
V Fe
0 Bal.
12 Bal.
Tab. 1 - Composizione della polvere della lega base e della polvere Fe-12V-Cr (% in peso).
70
XXXII Congresso
dificazione troppo ampi mostrano preoccupante sensibilità
alla formazione di cricche a caldo |8|.
I risultati delle prove di usura
indicano che elevati livelli di diluizione portano ad una marcata diminuzione della resistenza
ad usura. In particolare, il volume di usura nella lega A diluita
aumenta del 150% in corrispondenza di una diluizione del
30%. La lega A diluita del 10%
presenta un volume di usura
minore della lega base. Tale risultato è in accordo con l’incremento di durezza della lega
dopo diluizione (Tab. 2), legato
sostanzialmente all’eliminazione di isole di grafite presenti
nella lega non diluita.
Fig. 1 - Microstruttura della lega ipereutettica A (a) e della lega diluita del 30% Fe con microstruttura ipoeutettica (b).
consentito una più agevole caratterizzazione delle proprietà.
Per analizzare l’effetto del vanadio sulla lega Fe-C-B-Ni, aggiunte crescenti (dal 5% al 40%
in peso) di polvere di Fe-12VCr sono state miscelate a quelle della lega base (Tab.1).
L’evoluzione microstrutturale
delle nuove leghe è stata studiata tramite microscopia ottica, elettronica, misure DSC (velocità di raffreddamento e riscaldamento di 30°C/min fino a
1200°C), di macrodurezza (981
N), mentre, la resistenza ad
usura è stata analizzata attraverso prove pin-on-disc (carico
5N, velocità lineare di 0.1 m/s,
lunghezza di 300 m).
Risultati
STUDIO
SISTEMATICO DELLA
DILUZIONE NEI RIVESTIMENTI
DA SPIN CASTING
La micrografia ottica riportata
in Fig. 1a illustra la microstruttura della lega ipereutettica A,
costituita da carbo-boruri primari del tipo Fe3(C,B), grafite
ed eutettico. Per aggiunte crescenti di polvere di ferro è possibile individuare che la transizione della iniziale microstruttura ipereutettica a quella
ipoeutettica si osserva per
un’aggiunta di Fe compresa tra
il 10% e il 20% in peso.
Infatti, per livelli di diluizione
superiori al 10% si possono osservare sulla sezione i bracci
delle dendriti metalliche primarie caratterizzate da una microstruttura bainitico-martensitica
(Fig. 1b). In Tab. 2 sono riportati i risultati delle prove di durezza, delle prove DSC e delle
prove di usura (per lunghezze
di strisciamento pari a 300 m)
in corrispondenza dei differenti
livelli di diluizione.
NUOVE
COMPOSIZIONI
PER LEGHE HARDFACING:
AGGIUNTA DI POLVERI
RICCHE IN VANADIO
L’aggiunta di polvere a base Fe
ricca in V alla lega Fe-C-B-Ni ha
portato ad una variazione della
microstruttura della lega base,
da ipereutettica ad ipoeutettica,
per aggiunte superiori al 20% in
peso di Fe-12V-Cr (Fig. 2a).
In particolare, si nota dai dati in
Tab. 2 che per aggiunte crescenti di Fe, le temperature di
inizio e fine solidificazione aumentano nel campo di solidificazione ipoeutettica, dove, l’intervallo di solidificazione raggiunge anche il valore massimo.
Il controllo dell’intervallo di solidificazione delle leghe hardfacing ha un ruolo significativo
nel processo di deposizione. E’
noto che un intervallo di solidificazione troppo ristretto può
essere negativo per il casting di
leghe a causa della difficoltà per
il liquido di riempire i vuoti interdentritici durante la solidificazione. Al contrario, leghe caratterizzate da intervalli di soli-
La lega A con un’aggiunta di
polvere di Fe-12V-Cr del 20%
presenta il valore massimo di
durezza (Tab. 3). Tale risultato
risulta coerente con la microstruttura eutettica delle lega in
cui i carburi di vanadio di forma
cuboidale sono dispersi omogeneamente (Fig. 2a).
Un livello di Fe-12V-Cr fino al
20% nella lega base non porta
ad un incremento delle temperature di liquidus e solidus nelle nuove leghe. Al contrario, le
nuove leghe ipoeutettiche ricche in vanadio subiscono un
Lega
Durezza |HV|
T liquidus (°C)
T solidus (°C)
ΔT (°C)
Volumi di usura (μm3)
A
543 ± 66.7
1088
1025
63
1335 x 104 ± 44.7
A+10%Fe
698.75 ± 30.7
1054
1021
33
1053 x 104 ± 62.6
A+20%Fe
618 ± 36.1
-
-
-
-
A+30%Fe
645 ± 31.8
1242
1048
194
3361 x 104 ± 285.9
Tab. 2 - Durezza, intervalli di solidificazione e volumi di usura delle leghe diluite dopo prove pin-on-disc per una lunghezza di strisciamento di 300 m.
71
Industria Fusoria 1/2015
XXXII Congresso
Lega
Durezza |HV|
T liquidus (°C)
T solidus (°C)
ΔT (°C)
Volumi di usura (μm3)
A
A+
20%Fe-12V-Cr
A+
40%Fe-12V-Cr
543 ± 66.7
1088
1025
63
1982 x 104 ± 150.6
771 ± 28.8
1114.86
1042.54
72.32
484 x 104 ± 83.1
656 ± 37
1191.65
1064.52
127.13
318 x 104 ± 62.8
Tab. 3 - Durezza, intervalli di solidificazione e volumi di usura dopo prove pin-on-disc per una lunghezza di strisciamento di 300 m delle nuove leghe ad alto V.
chiaro aumento del range e delle temperature di solidificazione (Tab. 3).
Per aggiunte superiori al 40% in
peso della polvere Fe-12V-Cr
(contenuto di vanadio di circa il
5%) si individuano VC di forma
sferoidale delle dimensioni medie di circa 5 m. Un dettaglio
della superficie di usura della
lega con il 40% di Fe-12V-Cr è
riportato in Fig. 2b. Come è
possibile osservare dalla micrografia BSE, i carburi di vanadio
di dimensioni ridotte rimangono ancorati alla matrice senza
fratturarsi. Infatti, le cricche che
si osservano nella traccia di
usura, sono principalmente associate alla matrice ossidata.
Dall’analisi del comportamento
ad usura delle nuove leghe
emerge che l’aggiunta delle polveri ricche in V portano ad una
significativa diminuzione del volume di usura rispetto alla lega
base, rispettivamente, di circa il
76% e 84% per le leghe con il
20% e con il 40% di Fe-12V-Cr.
Conclusioni
Il presente studio che si inserisce nel progetto di ricerca Europeo DEBACOAT (Develop-
Fig. 2 - Micrografie BSE (backscattered electron) della lega base contenente il 20% di Fe12V-Cr (a). BSE della traccia di usura della lega A+40Fe-12V-Cr a seguito di una prova pinon-disc (b).
ment of High-Performance
Barrels with Innovative Gradient Coatings) all’interno di
FP7-SME-2012 (project ID
315417) ha portato a raggiungere i seguenti risultati:
• è possibile definire un approccio di studio sistematico
della diluizione per l’ottimizzazione delle proprietà e della microstruttura di rivestimenti hardfacing;
• un’aggiunta della polvere Fe12V-Cr ad una lega ipereutettica Fe-C-B-Ni ne incrementa
la durezza e le proprietà ad
usura grazie all’azione di
rinforzo offerta dai carburi di
vanadio finemente dispersi.
Un livello di Fe-12V-Cr fino al
20% nella lega base non comporta rilevanti modifiche nell’intervallo di solidificazione
|1| M. Heinze, G. Menning, G. Paller, Surf. And Coat.
Techn. 74-75 (1995) 658-663.
|2| J. He, J.M. Schoenung, Surf. and Coat. Techn. 157
(2002) 72-79.
|3| Q. Wang, X. Li, Welding J., 2010, 38, 133-139.
|4| E.O. Correa, N.G. Alcantara, D.G. Tecco, R.V. Kumar, Metall. Mater. Trans., 2007, 38A, 1671-1680.
|5| R.J. Chung, X. Tang, D.Y. Li, B. Hinckley, K. Dolman, Wear, 2013, 301, 695-706.
Industria Fusoria 1/2015
mentre nelle nuove leghe
ipoeutettiche ad alto V si osserva un chiaro aumento della temperatura di liquidus.
Ringraziamenti
Il presente studio è stata sviluppato nel quadro del progetto di ricerca DEBACOATDevelopment of high-performance barrels with innovative
gradient coatings, finanziato
dalla Commissione Europea
all’interno del FP7-SME-2012
(ID del progetto: 315417).
www.debacoat.eu
L. Rovatti, J. Lemke, M.Vedani - Politecnico di Milano, Dipartimento
di Meccanica, Milano - O. StejskalBernex Bimetallic Sro, Modrice,
Czech Republic.
|6| David A. Porter, Kenneth E. Easterling, Phase
Transformations in Metals and Alloys, pag. 425,
3rd edition, CRC Press, 1992.
|7| B.Valsecchi, B. Previtali, E. Gariboldi, International Journal of Structural Integrity 3 (2012) No.4
377–395.
|8| J. Campbell, Castings, Butterworth Heinemann,
Oxford, UK,2nd edition, 2003.
72
SIDERMETAL S.p.A. - Via Europa, 50 - 25040 Camignone di Passirano (BS)
Tel. 030 654579 - Fax 030 654194 - E-mail: [email protected] - www.sidermetal.it
A. Vezzuli
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di Fonderia
SESSIONE METALLI FERROSI:
METALLURGIA, SIMULAZIONE SW
Soluzioni individuali Cold Box
connesse all’alimentatore
In passato l’impiego di alimentatori esotermici negli impianti
di formatura a sezione verticale era l’eccezione e non la regola. Nella maggior parte dei
casi si rendeva necessario
adattare la manica in base al tipo di getto per poterne consentire l’utilizzo.
La Chemex GmbH Delligsen,
filiale della Hüttenes-Albertus
Chemische Werke GmbH realizza da quarantanni nello stabilimento di Delligsen maniche conformi alle esigenze
specifiche del cliente. Nel 2001,
l’introduzione della manica realizzata con il processo ColdBox ha portato di fatto ad una
riconversione della tecnologia
con uno sguardo al futuro.
Nonostante il disastroso incendio del 2008 e i successivi
anni di crisi, gli sviluppi tecnologici e il servizio orientato al
cliente hanno contribuito a
una costante crescita dell’azienda.
In particolare, n egli ultimi anni
le maniche telescopiche sono
diventate un punto fisso per il
mercato. La realizzazione delle
maniche in più pezzi si contraddistingue, oltre che per le
eccellenti proprietà di forma e
di alimentazione, in particolare
per l’elevata dinamicità. Lo
spettro offerto copre moduli
compresi fra 0,8 e 8,6. Grazie
alla combinazione di vari componenti superiori esotermici
o isolanti con rispettivi elementi inferiori esotermici è
possibile calcolare con il fonditore la soluzione ottimale
per la realizzazione del getto.
Mediante l’ottimizzazione della
tecnica di alimentazione si ottengono vantaggi dal punto di
Industria Fusoria 1/2015
Fig. 1 - Assortimento di maniche telescopiche.
vista ambientale (es. riduzione
del fabbisogno fusorio risparmiando sulle parti destinate
alla rifusione) nonché vantaggi
economici (esempio: risparmio
sui costi di sbavatura).
I costi connessi alla fabbricazione della attrezzatura andavano
a discapito delle soluzioni possibili, malgrado la riduzione dei
costi di sbavatura e la maggior
resa rispetto ai sistemi di alimentazioni tradizionali. Per garantire alle fonderie che impiegano maniche esotermiche un
risultato durevole, le maniche
telescopiche laterali sono state
dotate di un sistema di alimentazione idoneo
• per diversi tipi di geometrie;
• per getti > 20 kg;
• per consentire lo scarico dell’aria attraverso la manica;
Manica telescopica
laterale
Quale coerente evoluzione
della manica telescopica per
impianti di formatura a sezione orizzontale, nel 2013 è
stata introdotta la manica telescopica laterale per l’impiego su impianti di formatura a
sezione verticale.
74
Fig. 2 - Manica telescopica laterale nello
stato in cui viene fornita.
XXXII Congresso
• per garantire una buona smaterozzatura;
• per poter essere collocate al
di fuori del piano di divisione
della forma.
La manica telescopica viene
montata su un impianto Disamatic (ad es.) quando la piastra oscillante si trova in posizione orizzontale e la motta
viene spinta dalla piastra fissa.
In questo modo la manica può
venir ramolata rispettando i
tempi macchina previsti. Una
Fig. 4 - Assortimento di anime di segmentazione esotermiche e isolanti.
volta che la piastra oscillante
è ritornata in posizione verticale e si è ultimato il riempimento con la terra, la manica
telescopica si comporta in maniera analoga agli alimentatori
per impianti di formatura orizzontali consentendo così di ottenere superfici di contatto minime e la miglior resa dell’alimentatore.
Fig. 3 - Uso della manica telescopica laterale.
A completamento della gamma
di produzione di alimentatori
esotermici la Chemex GmbH
offre soluzioni speciali personalizzate e anime di segmen-
75
tazione esotermiche o isolanti. Alla luce del costante incremento dei prezzi delle materie
prime, di componenti sempre
più complessi e degli aspetti
ambientali, le soluzioni per
maniche su misura e con elementi specifici acquistano
sempre più importanza. Utilizzando masse prive di fluoro è
possibile riprodurre in materiale esotermico anche geometrie
complesse di grandi dimensioni
senza rischio di impatti negativi
sulla struttura dei getti grezzi.
A. Vezzuli – Chemex GmbH
Industria Fusoria 1/2015
M. Rosso – I. Peter,
C. Castella – R. Molina
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XXXII Congresso
di Fonderia
SESSIONE
METALLI NON FERROSI
Proprietà delle leghe AlZn10Si8Mg
per applicazioni ad alte prestazioni
In questo articolo viene proposta una lega base alluminio auto
indurente (AlZn10Si8Mg) con
potenziali applicazioni nell’industria Automotive.
Sono stati considerati campioni
prodotti con diverse velocità di
raffreddamento. La resistenza
meccanica, l’evoluzione della
durezza, il comportamento della microstruttura e la resistenza a corrosione sono i parametri analizzati su campioni preparati con un contenuto di Mg variabile (nel campo di valori tra
0.5 e 3% in peso). L’analisi della
superficie di frattura è stata
eseguita per identificare la presenza di difetti sulle superfici di
rottura e per correlarli alle
prestazioni meccaniche.
Come atteso velocità di raffreddamento più elevate favoriscono lo sviluppo di microstrutture più fini collegate a
buone prestazioni meccaniche.
Una distribuzione uniforme di
una struttura intermetallica a
base Zn, responsabile del comportamento di auto indurimento della lega è stata rilevata.
Aggiunte di Mg fino all’1% contribuiscono a migliorare le proprietà meccaniche della lega e
la sua resistenza agli agenti corrosivi.
Introduzione
Esiste un interesse crescente
all’utilizzo di materiali leggeri
Industria Fusoria 1/2015
per diminuire il consumo di
energia e l’emissione dei gas
nell’ambiente |1|. Questo è un
target veramente importante e
coinvolge in modo particolare
l’industria dei trasporti. Le leghe di alluminio rivelano importanti proprietà (bassa densità,
elevata resistenza rispetto alla
densità, buona deformabilità e
buona resistenza alla corrosione) e per questa ragione sono
consigliate per la produzione di
componenti per applicazioni
automotive e aerospaziali |2-5|.
È stato largamente riportato il
grande sforzo della comunità
scientifica di sviluppare nuove
leghe e/o processi innovativi
per la produzione di componenti industriali ad elevate prestazioni. Processi in semisolido
(Thixoforming, Rheocasting) |610| e alcune tecniche innovative, come lo squeeze casting
avanzato|11-15|, sono state
considerate come la strada del
near net shape capace di ridurre
la presenza di difetti (porosità
da ritiro o da gas) generati tipicamente nelle parti in Al ottenute con metodi di fonderia
tradizionali. Attualmente grandi
investimenti relativi a questi
processi portano verso il loro
impiego su applicazioni industriali estensive.
Una opzione con delle attrattive può venire attribuita all’utilizzo di una lega di alluminio auto indurente |16|.
76
Questa classe di leghe ha una
particolare caratteristica: Sono
soggetti ad un fenomeno di invecchiamento naturale e dopo
un periodo che va da 10 giorni
possono raggiungere delle caratteristiche meccaniche buone
senza alcun trattamento termico
successivo |17-18|. Questo articolo vuole quindi rappresentare
un importante contributo benefico atto a ridurre considerevolmente i costi di produzione di alcuni componenti.
In questo articolo è stata prodotta e analizzata una lega auto indurente a base Al
(AlZn10Si8Mg), prodotta per
pressocolata, con contenuti di
Mg crescenti. Il confronto di tre
tipi di lega, considerando anche
la velocità di raffreddamento
dei getti, è stato eseguito allo
scopo di trovare una composizione ottimale e le condizioni
di processo che portassero a
miglioramenti delle proprietà
meccaniche e di resistenza a
corrosione.
Procedura
Sperimentale
Le leghe, con la composizione
chimica riportata in Tab. 1, sono
state prodotte con la tecnica di
pressocolata in Teksid Aluminum Srl, nello stabilimento di
Carmagnola (TO).
XXXII Congresso
Elementi
Campione 1
Campione 2
Campione 3
Si
7.5-9.5
7.5-9.5
7.5-9.5
Fe
0.3
0.3
0.3
Cu
0.1
0.1
0.1
Mn
0.15
0.15
0.15
Mg
0.2-0.5
1
3
Zn
9.0-10.5
9.0-10.5
9.0-10.5
Ti
0.15
0.15
0.15
Al
A completare
A completare
A completare
Tab. 1 - Composizione chimica (% in peso) delle tre leghe prodotte.
Le caratteristiche meccaniche
e strutturali, sono state analizzate come una funzione del
contenuto di Mg. Considerando che in condizioni di equilibrio il livello di solubilità massimo del Mg nell’Al è del 17.4%
in peso, solitamente il suo contenuto non supera il 5% in peso
nelle leghe per deformazioni
plastiche e il 10% nelle leghe da
fonderia. Per queste ragioni il
contenuto di Mg è stato mantenuto in questo campo.
Le leghe prodotte, con un contenuto di Mg crescente sono
state etichettate come “Campione per 10Si8Mg, “Campione
per 10Si8Mg1 e “Campione per
10Si8Mg3, come riportate in
Tab. 1.
Per analizzare gli effetti della
velocità di raffreddamento
sulla microstruttura sui getti
per tutte le composizioni
considerate è stata sviluppata
una speciale geometria, visibile
in Fig. 1.
Il peso del getto di alluminio è
circa mezzo chilogrammo senza il sistema di alimentazione.
La configurazione appena
menzionata permette di ottenere un getto con differenti
velocità di solidificazione, con
diversi sviluppi di microstruttura nello stesso getto. In questo getto a scalini è stata realizzata una variazione degli
spessori da che porta la velocità di raffreddamento a diminuire dalla zona A (più vicina
all’alimentatore) alla zona D
(vicina ai Riser), generando diverse microstrutture nel getto.
Le proprietà meccaniche sono
state analizzate utilizzando alcuni campioni estratti direttamente dalle configurazioni preparate. In particolare i campioni 50x10x5 derivanti dalle sezioni A e C sono stati utilizzati
per la determinazione dei carichi di resistenza a flessione e
delle deformazioni a rottura
tramite una prova a flessione a
3 punti (con un dinamometro
Zwick Z100 opportunamente
attrezzato). A causa delle dimensioni dei campioni non
adatte ad una prova di trazione
si è optato per la prova di flessione a 3 punti. Il carico applicato corrisponde a 5 kN.
Per le prove di resilienza sono
stati utilizzati i campioni estratti dalle zone B e D, per valutare
l’energia assorbita dai campioni
durante pendolo Charpy utilizzato provvede 50J a temperatura ambiente, ed i campioni
sono non intagliati di dimensioni 10x10x50.
Sui campioni lucidati sono stati
eseguite prove di durezza tramite un apparecchio Volpert
Du10. Una forza di 50N è stata
applicata per almeno 15s per
ogni misura ed un minimo di 5
prove sono state eseguita per
ogni campione.
I campioni per le analisi morfologiche sono stati ricavati da
Campione D
Campione C
Campione B
Campione A
Fig. 1 - Geometria del getto a scalini utilizzato per lo studio.
Da Sx a Dx, Campione D, Campione C, Campione B, Campione A.
77
quelli testati dal punto di vista
meccanico, e sono stati preparati con una procedura metallografica standard con montaggio
e lucidatura. La microstruttura
dei campioni è stata analizzata
utilizzando un microscopio ottico (OM, MeF4 Reicharte-Jung)
ed un microscopio a scansione
elettronica (SEM, Leo 1450VP),
equipaggiato con una sonda a
Raggi X per la spettroscopia dispersiva (EDS, Oxford Microprobe), utilizzata per le analisi
della composizione.
Lo stesso strumento è stato
utilizzato per le analisi frattografiche delle superfici di rottura dei campioni, dopo le prove
meccaniche, per determinare
alcune delle cause di rottura
dei campioni.
Per l’identificazione delle fasi è
stato utilizzato la tecnica ai raggi
X (X-Ray, PANanalythicalTool
con Cu e lunghezza d’onda di
1.5418).
Le prove di corrosione sono
state eseguite in una camera a
nebbia salina secondo gli standard ISO 9227 usando una configurazione generale, con tutte
le composizioni, per controllare
gli effetti dell’aggiunta di Mg sulla resistenza a corrosione delle
leghe. Dopo alle ispezioni visive
alcuni campioni sono stati
estratti direttamente dai getti a
gradino e sottoposti a prove
meccaniche per confrontare il
comportamento della lega prima e dopo le prove di corrosione. La resistenza a corrosione è
stata misurata per tutte le leghe, inserendo dentro la camera
di prova contenente il mezzo
corrosivo (la soluzione utilizzata comprende 5% in peso di NaCl) per 480 ore come previsto
dallo standard. La camera di
prova è stata mantenuta alla
temperatura costante di 35°C
per tutta la durata delle prove.
Industria Fusoria 1/2015
XXXII Congresso
Risultati e discussioni
ANALISI
MICROSTRUTTURALI
La solidificazione è critica per
lo sviluppo della microstruttura
nei getti, e può essere considerata come la principale responsabile per lo sviluppo delle
proprietà meccaniche. La solidificazione può essere considerata come divisa in due fasi:
Prima la fase -Al e la regione
eutettica si sviluppano, seguite
dalla separazione delle particelle intermetalliche secondarie dal fuso. Gli effetti dei velocità di raffreddamento, e di
conseguenza l’aumento della
velocità di solidificazione attraverso la microstruttura del
getto generalmente sono in
grado di evitare lo sviluppo di
segregazione, considerabile
una dispersione delle fasi.
Le Leghe con diversa velocità
di solidificazione e diverso
contenuto di Mg sono state
sottoposte ad osservazioni
morfologiche. La microstruttura di tutte le leghe studiate
consiste in Precipitati -Al, originati dal metallo liquido come
fase primaria. Questa soluzione solida è immersa nella miscela eutettica Al-Si.
La Fig. 2 riporta le microstrutture delle leghe in funzione del
contenuto di Mg e della velocità di solidificazione. In Particolare, le condizioni riportate,
riguardano i campioni estratti
dalle zone A e C, che portano
rispettivamente una alta ed
una bassa velocità di solidificazione. Indipendentemente dal
contenuto di Mg, elevate velocità di solidificazione promuovono una rapida nucleazione e
crescita delle particelle ed allo
sviluppo di una microstruttura
più fine. A causa della solidificazione più rapida la fase -Al
non può crescere ad una
struttura completamente dendritica, prima di una completa
solidificazione del fuso. In particolare una struttura più fine
è stata osservata per campioni
derivanti dalle zone A (che
hanno una velocità di solidificazione maggiore, a sinistra in
Industria Fusoria 1/2015
Fig. 2 - Microstruttura delle leghe considerata come funzione del contenuto di Mg e della velocità di solidificazione, a sinistra campioni prelevati dalla zona A e a destra prelevati dalla zona C.
Fig. 2), rispetto a quelli derivati
dalle zone C (velocità di solidificazione più bassa, a destra in
Fig. 2).
La morfologia dei campioni risulta essere governata dal contenuto di Mg. Con l’aumentare
della percentuale di Mg (passando dalle figure più in alto a
quelle verso il basso) si osserva lo sviluppo di una più accentuata morfologia dendritica, la crescita della struttura
nella formazione di -Al sotto
forma di dendriti è associata a
una maggior segregazione evidenziata nelle regioni eutettiche(muovendo dall’alto verso
il basso della Fig. 2). In Questo
caso un modesto quantitativo
di Mg mostra formazioni aciculari. In Posizioni confrontabili sull’intero getto non sono
evidenziate variazioni considerevoli.
In tutte le leghe intermetalliche a base Mg sono stati evidenziati sotto forma di scritture cinesi (aree evidenziate in
Fig. 2). La dimensione di questi
composti Mg2Si può essere
78
correlata direttamente al contenuto di Mg nella lega: come
prevedibile un aumento del
contenuto di Mg porta a particelle di Mg2Si di maggior dimensione. Allo stesso tempo
la velocità di solidificazione
controlla la crescita delle particelle intermetalliche: nel caso di campioni estratti dalla
zona C, con velocità di solidificazione più bassa si sono sviluppati precipitati di maggiori
dimensioni. Una condizione
relativamente equivalente è
stata raggiunta con una un
maggior contenuto di Mg e
una minor velocità di solidificazione.
La Fig. 3 riporta gli spettri ottenuti dalle analisi ai raggi X.
Alcune differenze vengono evidenziate: in tutte le leghe considerate si nota la presenza di
-Al e Si, ma i segnali di diffrazione relativi alla presenza di
Mg2Si secondaria sono più accentuati nel caso delle leghe
AlZn10Si8Mg1
e
AlZn10Si8Mg3. È stata anche
rilevata la presenza di fasi intermetalliche MgZn2.
XXXII Congresso
Fig. 3 - Diffrattogramma per le leghe studiate.
Fig. 4 - Microstruttura SEM della lega AlZn10Si8Mg che mostra la presenza di particelle
intermetalliche base Zn e Fe.
La presenza di particelle intermetalliche a base Zn (particelle bianco brillanti in Fig. 4) e AlFeMnSi esagonali (Particelle
grigie in Fig. 4) è stata rilavata
alle osservazioni SEM e analisi
EDS, queste interrompono in
modo casuale la microstruttura
della lega per tutte le composizioni. Lo Zn è soggetto ad un
processo di diffusione responsabile del comportamento di
auto indurimento di questo tipo di leghe. Il processo di diffusione sembra stabilizzato dopo
20 giorni, nessuna variazione è
stata rilevata dopo questo periodo, sia dal punto di vista della resistenza meccanica che
della microstruttura. Anche se
il ferro è considerato un impurità sfavorevole nei getti, è stato mantenuto a bassi livelli, ed
in presenza di Mn, che ha la capacità di alterare la morfologia
dell’intermetallico, ed è stata
eseguita la promozione delle
formazione di un composto intermetallico -AlFeMnSi maggiormente compatto. In questo
modo l’effetto negativo sulle
proprietà meccaniche (in particolare per quanto riguarda la
duttilità) e sulla resistenza a
corrosione è stato limitato.
Con l’aumento del contenuto
di Mg, si evidenzia lo sviluppo di
una fase MgZn2, come indicato
in Fig. 5. In questa microstruttura gli intermetallici MgZn2 sono
vicini alla fase intermetallica
AlZn. La migrazione dello Zn è
passata attraverso i bordi grano ed una diffusione di questo
elemento è stata osservata nella formazione delle particelle
MgZn2.
EVOLUZIONE DELLE
PROPRIETÀ MECCANICHE
Fig. 5 - Microstruttura SEM mostrante la presenza di particelle intermetalliche
nello stato as-cast.
79
In Fig. 6 è stata riportata l’energia assorbita dai campioni non
intagliati. A velocità di solidificazione elevate non ci sono grandi differenze di energia assorbita durante la frattura. Anche se
il contenuto di Mg aumenta in
questa situazione, le particelle
intermetalliche presentano una
dimensione ridotta e grazie alla
loro distribuzione uniforme
nella microstruttura non hanno
prodotto nessun effetto negati-
Industria Fusoria 1/2015
Resilienza|J|
XXXII Congresso
Campione B
Campione D
Campione 1 Campione 2 Campione 3
Fig. 6 - Resilienza per le leghe studiate.
Carico di rottura a flessione
|MPa|
Campione A
Campione C
Sulle superfici di frattura è stata
eseguita una analisi frattografica. Diversi tipi di difetti sono
stati rilevati accidentalmente
con un effetto limitato sulla valutazione delle proprietà meccaniche delle leghe. Le figure da
8 a 10 mostrano le superfici di
frattura delle leghe: in tutti i casi si nota una frattura mista caratterizzata da alcuni dimples e
alcune zone di clivaggio.
Campione 1 Campione 2 Campione 3
Fig. 7 - Carico di rottura a flessione per le leghe studiate.
vo sula resistenza a impatto.
Quando la velocità di raffreddamento diminuisce e il contenuto di Mg aumenta, a causa
dello sviluppo di una microstruttura più grossolana con
particelle intermetalliche più
larghe la resilienza decresce
considerevolmente.
Una durezza superiore è stata
misurata nelle leghe ricche di
Mg ed è dovuta alla crescita di
larghe particelle intermetalliche all’interno della struttura.
Nel caso dei più elevati contenuti di Mg col diminuire della
velocità di solidificazione è stato ottenuta una amplificazione
locale dei di queste proprietà.
La Fig. 7 riporta i risultati delle
Industria Fusoria 1/2015
prove di flessione in 3 punti
eseguite sui campioni. Il campione B con 1% di Mg mostra
un aumentato carico di rottura
a flessione confrontato con i
campioni A per entrambe le
microstrutture con elevata velocità di raffreddamento e con
bassa velocità di raffreddamento rispettivamente, dovuto all’effetto rafforzante delle particelle intermetalliche Mg2Si. Il
successivo aumento del contenuto di Mg determina una rapida decrescita dello stesso parametro per entrambe le microstrutture, come una conseguenza della evoluzione di precipitati più grandi. Questi precipitati, principalmente a causa
della loro dimensione non trascurabile agevolano la formazione di cricche e conseguentemente alla rottura della lega.
Lo stesso comportamento è
ottenuto analizzando i risultati
della deformazione a rottura.
Fig. 8 - Frattografia SEM del campione 1.
80
XXXII Congresso
La presenza di Porosità nell’alluminio (Fig. 8), di cavità da ritiro (Fig. 9), e la presenza di alcune zone fragili (Fig. 10), è stata
rilevata occasionalmente.
ANALISI
DELLE RESISTENZA
A CORROSIONE
La capacità di resistere alla
corrosione della lega è stata
monitorata per un periodo di
oltre 20 giorni tramite immersione in un media corrosivo,
come mostrato in Fig. 11. A
tempi prestabiliti i campioni
sono stati estratti dal bagno
per controllare il livello di degradazione delle superfici, e
per attestare se la corrosione
concerne solo la superficie
dei campioni o interessa anche la matrice metallica. Il
confronto dei campioni viene
eseguito per verificare l’effetto dell’aggiunta di Mg sulla resistenza a corrosione delle leghe. La Fig. 12 mostra l’immagine ottenuta dopo il mantenimento per 24, 168 e 480 h
in ambiente corrosivo: dopo
480h i campioni non sono più
stati controllati.
Dopo 24 h d esposizione il
campione con un maggior
contenuto di Mg sembra essere più resistente all’ambiente
corrosivo: alla fine del tempo
di mantenimento la superficie
è più o meno identica a quando era allo stato iniziale. Alcune analisi meccaniche preliminari sono state eseguite su
campioni estratti da quelli
sottoposti a prova di corrosione sembrano essere estremamente promettenti: infatti i
valori ottenuti dalle prove
meccaniche dopo alla prova di
corrosione sono praticamente identici a quelli eseguiti prima di questa prova, significando che il fenomeno di corrosione interessa solo la superficie della lega e non influenza
il loro comportamento meccanico generale.
Fig. 9 - Frattografia SEM del campione 2.
Fig. 10 - Frattografia SEM del campione 3.
Alla fine della prova di corrosione non si sono rilevate sostanziali variazioni della resilienza per i campioni ottenuti
con elevata velocità di solidificazione.
Fig. 11 - Set-up del bagno corrosivo per l’esperimento.
81
Industria Fusoria 1/2015
XXXII Congresso
Campione 1
Campione 1
Campione 1
Campione 2
Campione 2
Campione 2
Campione 3
Campione 3
Campione 3
Fig. 12 - Foto dei campioni analizzati nel media corrosivo.
Conclusioni
In questo articolo sono state
studiate leghe AlZn10Si8Mg
con un tenore di Mg crescente. Sono stati analizzati gli effetti della velocità di solidificazione sulle prestazioni della
lega. Basandoci sui risultati ottenuti finora possiamo riportare le seguenti conclusioni:
1. come è noto la velocità di
solidificazione ha un importante effetto sull’evoluzione
microstrutturale: maggiore
velocità di solidificazione
favorisce lo sviluppo di una
microstruttura più fine collegata a maggiori proprietà
meccaniche;
2. a basse velocità di solidificazione, come conseguenza
dello sviluppo di particelle
Mg2Si più larghe, si misura
una più bassa resilienza,
Industria Fusoria 1/2015
mentre analizzando il carico di rottura della prova di
flessione aggiungere l’ 1% di
Mg sembra essere una buona opzione; aumentare il
contenuto di Mg al 3% permette di raggiungere un risultato negativo;
3. escludendo la velocità di
solidificazione, elevati contenuti di Mg riducono la
deformazione a rottura a
flessione della lega;
4. alla fine della prova di corrosione sono state effettuate misurazioni con prove di
resilienza; in questo caso la
lega con un elevata velocità
di solidificazione non ha
mostrato alcuna variazione
delle sue caratteristiche
meccaniche;
5. combinando lo sviluppo
delle proprietà meccaniche
e della resistenza a corro-
82
sione della lega è stato rilevato
che
una
lega
AlZn10Si8Mg1 auto indurente rapidamente solidificato appare un buon candidato per la produzione di
componenti automotive.
Mario Rosso, Ildiko Peter, Christian Castella - Politecnico di Torino, Dipartimento di scienze
applicate, Istituto di scienza ed
ingegneria dei materiali per tecnologie innovative, ALTO – Gruppo di metallurgia; Roberto Molina - Teksid Aluminum Srl.
Parole chiave: Leghe base Alluminio, Auto indurimento, microstruttura.
XXXII Congresso
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science & Engineering, A 561(2013) 1-6.
83
Industria Fusoria 1/2015
ic
tecnico
o
M. Collignon – G.Regheere
A. L. Cristol - Y. Desplanque
D. Balloy
nic
t ec n
t
ec
o
tecnico
Performance di frenata e influenza
della microstruttura di freni a disco
in ghisa per veicoli pesanti trasporto merci
La rottura prematura di dischi
freno per camion dovuta a
criccature macroscopiche è
una materia di grande interesse
|1-3|. Per migliorare le performance dei dischi freno la progettazione ed il materiale dei
dischi vengono solitamente
analizzati. Il presente studio è
stato eseguito con lo scopo di
trovare nuove soluzioni al livello del materiale per migliorare
la durata dei dischi.
Contesto
Il mercato dei freni a disco è
molto competitivo, e questo è
il motivo per cui ci sono diverse soluzioni di materiale disponibili. Ci sono stati diversi studi
riguardanti le composizioni delle ghise. Le prime ad essere sviluppate sono state le ghise ad
alto contenuto di Carbonio.
Successivamente sono stati aggiunti elementi aggiuntivi come
Molibdeno, Vanadio, Niobio, Titanio e Nickel per migliorare la
resistenza a fatica e all’usura
|4|. Questi elementi sono però
costosi e di conseguenza non
sempre portano un sostanziale
miglioramento al mercato.
Questo ha portato a spostare
l’attenzione di alcuni produttori sulle morfologie delle particelle di grafite, che sono collegate all’effetto intaglio nelle
ghise lamellari. Come risultato
sono state ottenute le ghise
Industria Fusoria 1/2015
Vermicolari per l’applicazione
dei dischi freno, che hanno
buone caratteristiche di resistenza agli shock termici, come
le ghise lamellari, e una resistenza meccanica pari alle ghise
sferoidali. Come contro si ha
però la difficoltà di produzione
di questo tipo di materiale. Nel
mentre alcuni studi eseguiti al
CTIF |5| hanno mostrato un
miglioramento delle caratteristiche della ghisa lamellare arricchita in Azoto. Infatti è stato
rilevato un aumento delle caratteristiche meccaniche dovuto alla forma modificata delle
lamelle di grafite. Inoltre le caratteristiche alle alte temperature, sia statiche che sotto carichi variabili sono migliorate
grazie alla migliorata stabilità
della perlite. Alla luce di queste
valutazioni una ghisa lamellare
arricchita con Azoto ed una
ghisa con un gradiente microstrutturale sono proposte per
limitare l’effetto intaglio della
ghisa lamellare comunemente
usata nella fabbricazione dei dischi freno. Il primo passo è stato valutare il comportamento
in frenata di queste ghise tecnologicamente avanzate per valutane la sostenibilità.
Come materiale 1 è stata considerata la ghisa lamellare arricchita in Azoto, mentre come
materiale 2 una ghisa con un
gradiente microstrutturale nella sezione dello spessore del
84
disco. La superficie esterna
contiene una percentuale bassa
di grafite lamellare per diminuire l’effetto di intaglio, mentre la
proporzione di lamelle di grafite più grossolane aumenta verso l’interno per assicurare una
buona resistenza agli shock termici. Infine il materiale 3 è una
ghisa lamellare a matrice perlitica, utilizzata come materiale
di riferimento.
Materiale dei dischi
MICROSTRUTTURA
Le tre ghise sono state prodotte nella fonderia del CTIF con
composizioni equivalenti ed in
accordo con le specifiche per i
dischi freno per veicoli pesanti.
Le composizioni però sono
materiale confidenziale.
D1 rappresenta i dischi in ghisa
lamellare arricchita di azoto. La
Fig. 1-a mostra la distribuzione
della grafite nella zona superficiale, mentre la Fig. 1b riporta
la microstruttura nella zona
centrale. La microstruttura generale è composta da una matrice perlitica lamellare con lamelle di grafite lunghe 200µm e
curvate regolarmente disperse
nella matrice.
I dischi D2 invece presentano
un gradiente microstrutturale
attraverso lo spessore, mentre
la composizione chimica è
omogenea. La Fig. 2 mostra co-
tecnico
Lamelle di grafite
Lamelle
di grafite
Matrice perlitica
Fig. 1 - Distribuzione della grafite sulla superficie del disco D1 e (b)
Microstruttura della sezione.
me la superficie dei dischi D2
presenta grafite interdendritica
tra le dendriti di perlite risultanti dalla austenite primaria insieme alle lamelle di grafite. La
lunghezza delle formazioni di
grafite interdendritica è di meno di 100µm, mentre le lamelle
di grafite sono di circa 300µm.
di conseguenza possiamo affermare che alla superficie è presente una maggiora quantità di
particelle di grafite ma di dimensioni minori rispetto al
cuore del disco. Per alcune ragioni legate alla lavorazione del
disco, il gradiente della micro-
struttura non è perfettamente
perpendicolare alla superficie
del disco. Inoltre la microstruttura lungo la circonferenza del
disco è risultata eterogenea,
come visibile in Fig. 2-a, presentando principalmente grafite interdendritica e la Fig. 2-b con
più lamelle di grafite. La Fig. 3
mostra le microstrutture della
sezione a differenti profondità.
Dalla superficie fino a di distanza (figure 3-a e 3-b) la microstruttura presenta aree di perlite ma anche perlite con formazione dendritica dalla formazione allo stato solido delle
25°C
54
468
dendriti di austenite primaria.
Allontanandosi dalla superficie
questa convivenza di microstruttura cede il posto ad una
sola matrice perlitica come
quella mostrata nel disco D1.
Le figure 4-a e 4-b mostrano la
distribuzione della microstruttura rispettivamente alla superficie del disco e nella sezione per il disco di riferimento D3. In tutto il disco si vedono le stesse particelle di grafite lunghe 500µm regolarmente distribuite in una matrice
perlitica.
D2
50°C
37
670
Grafite
interdendritica
Fig. 2 - Ripartizione della grafite alla superficie del disco D2 con gradiente microstrutturale.
D1
Conduttività termica (W/m/K)
Calore specifico (J/kg/K)
Perlite derivata
da austenite primaria
25°C
35
460
D3
50°C
33,5
675
25°C
53
488
50°C
36
669
Tab. 1. – Caratteristiche termofisiche delle tre ghise a 25 e 500 °C.
85
Industria Fusoria 1/2015
tecnico
Perlite derivata da
austenite primaria
Grafite
interdendritica
Come mostrato in precedenza
le lamelle di grafite dei dischi
D1 e D3 sono di dimensioni
maggiori delle formazioni interdendritiche osservate in D2. La
differenza di lunghezza delle
particelle spiega la minore conduttività riscontrata in D2. Il
calore specifico dipende dal
rapporto in volume delle particelle costituenti. Siccome le tre
ghise analizzate hanno un contenuto in ferro all’incirca equivalente, i tre valori di calore
specifico sono molto simili.
Lamelle di grafite
Matrice perlitica
Test di frenata
EQUIPAGGIAMENTO
SPERIMENTALE
Matrice perlitica
Lamelle di Grafite
Fig. 3 - Microstruttra della sezione del disco
D2 con gradiente microstrutturale a) alla
superficie b (a 2mm di profondità c) a cuore
del disco.
Fig. 4 - Distribuzione della grafite sulla superficie del disco D3 di riferimento e (b)
Microstruttura della sezione.
I tre dischi sono stati testati su
di un tribometro di frenata |6|
progettato espressamente per
simulare frenate ad alta dissipazione di energia (Fig. 5). Una
singola pastiglia viene premuta
sulla superficie del disco. Il disco viene messo in rotazione
tramite un motore elettrico ad
una velocità iniziale di 70m/s
mentre la pastiglia viene premuta sul disco tramite due attuatori idraulici che forniscono
alla stessa una pressione che
può raggiungere una pressione
di contatto di 1x107Pa. Gli strumenti di misurazione del tribometro permettono di valutare
la velocità del disco (tachimetro del motore) e le componenti del contato perno-disco
(sensore piezoelettrico 3D). Le
condizioni meccaniche e termiche di questo test in scala ri-
È importante tenere a mente
nei tre casi osservati la quantità
di grafite alla superficie del disco è la stessa, ma con variazioni solamente morfologiche e di
ripartizione della grafite stessa.
Attuatore
idraulico
PROPRIETÀ TERMOFISICHE
Le proprietà termofisiche dei
tre dischi sono mostrate in Tab.
1. La conduttività dei dischi D1
e D3 è simile ad entrambe le
temperature studiate, mentre
nel caso D2 a 25° è leggermente inferiore, mente è simile a
Nella ghisa la conduttività è data dalle formazioni di grafite.
Motore
elettrico
Pastiglia
Disco
Fig. 5 - Tribometro di frenata.
Carico Normale (N)
Velocità iniziale (rpm)
Inerzia (kg*m2)
Ripetizioni
Serie di frenatura di arresto
800
1000 + n*100;
n= 0,12….14,16,20
4
1
Serie di rallentamenti
800
Da 1000 a 500
8
15
Tab. 2 - Condizioni di frenatura nel tribometro di frenata
Industria Fusoria 1/2015
86
Coefficiente di attrito
tecnico
Tempi (s)
Fig. 6 - Evoluzione del coefficiente di attrito per ogni disco durante le prove di frenatura a fermata a diverse velocità iniziali.
PROCEDURA SPERIMENTALE
Ogni coppia pastiglia/freno è stata testata sotto le stesse condizioni. Una lucidatura di rodaggio
è stata ottenuta tramite una serie di frenature di fermata sotto
carichi lievi. Questo ha permesso di ottenere una buona ed
omogenea condizione di contatto tra le superfici. Il test di frenata inizia solamente quando la superficie della pastiglia è stata totalmente rettificata. In Tab. 2 è riportato un riassunto delle condizioni di frenatura.
Gli esperimenti sono stati eseguiti come una serie di test di
frenata a fermata con una quantità di energia da dissipare crescente, seguite da una serie di
frenate di rallentamento per ottenere un effetto di accumulo di
calore. Una data temperatura
deve venire raggiunta e tra un test e l’altro la temperatura media
registrata dalle termocoppie deve diminuire di 80°C per poter
iniziare la prova successiva. La
velocità di inizio della prova vie-
ne aumentata ad ogni test susseguente. Il totale delle prove di
fermata è stato 17.
Risultati
Il comportamento dell’attrito,
delle performance di frenatura,
e le variazioni con il carico termico sono state analizzate in
termini di dissipazione dell’energia.
COMPORTAMENTO
DELL’ATTRITO E TEMPERATURA
INTERNA
Il coefficiente di attrito rispetto
al tempo di frenatura per ogni
disco è mostrato in Fig. 6.
Quattro prove, ognuna con una
diversa velocità iniziale maggiore della precedente, sono state
eseguite. Il valore del coefficiente di attrito è ottenuto dividendo il valore della reazione
misurato per 800N, il carico
normale applicato. In ogni prova il comportamento, la durata,
ed il coefficiente di attrito è
molto simile per tutti e 3 i di-
Coefficiente
di attrito
dotta sono le più simili possibile alle condizioni reali. Il raggio di contatto medio sul disco
è di circa mentre la superficie
della pista di contatto sul disco
è di circa 107 cm2. Le pastiglie
utilizzate sono state ricavate
da materiale semi-metallico
per pastiglie commerciali con
un area di contatto di circa 11
cm2. Il comportamento termico e tribologico dell’accoppiamento disco/pastiglia viene
controllato tramite attraverso
un accurata scelta degli strumenti. Una camera ad infrarossi piazzata frontalmente al disco permette di monitorare le
aree surriscaldate e la loro
evoluzione. Alcune termocoppie vengono piazzate in fori
appositamente eseguiti nella
pastiglia e nel disco (tramite
un collettore rotante) per monitorare le temperature a cuore. Durante la prova le componenti dello sforzo tra pin e disc
(pastiglia e disco) sono calcolate con il sensore piezoelettrico tridimensionale equipaggiato dietro la pastiglia.
Tempi (s)
Fig. 7 - Evoluzione del coefficiente di attrito per ogni disco durante la serie di rallentamenti.
87
Industria Fusoria 1/2015
Temperatura del
cuore del disco
tecnico
Tempi (s)
Fig. 8 - Temperatura a cuore del disco durante la serie di rallentamenti.
schi. Un confronto tra le prove
mostra che ad una maggiore
energia dissipata corrisponde
una maggiore durata della frenata ed un incremento della
fluttuazione del coefficiente di
attrito. Nel caso di frenate con
una velocità di partenza di
1000rpm il coefficiente di attrito rimane stabile a 0.4, incrementando solo nella fase finale
della frenata. Durante le frenate da 2000rpm il coefficiente di
attrito parte da circa 0.4 poi
cresce leggermente fino a 0,55
verso la fine, con il disco D3
più stabile dei dischi D1 e D2
nella parte finale. Nel caso della
frenata da una velocità iniziale
di 2600rpm e 3000rpm è soggetto a variazioni più significative. In particolare nel caso della
frenata da 3000 rpm, dove sono osservate le fluttuazioni
maggiori. In questa prova le variazioni maggiori si sono rilevate nel disco D2, che ha un gradiente microstrutturale. Ad
ogni modo tutti e tre i dischi
presentano delle caratteristiche di attrito confrontabili ed
un coefficiente medio di attrito
intorno a 0.4 Ridurre le dimensioni della grafite sembra non
avere una grossa influenza sull’attrito. Questo perché anche
se la dimensione delle particelle è diversa si ha la stessa quantità di grafite sulla superficie.
Una altro punto interessate è
che in teoria con un aumento
dell’energia dissipata ci si
aspetta un aumento di temperatura. Invece la temperatura
media all’interno dei campioni
non mostra differenze significative tra i diversi dischi. Risulta
quindi che modificare la microstruttura delle della grafite su-
Industria Fusoria 1/2015
Fig. 9 (a-d) - Termogrammi completi del disco D1 (ghisa arricchita con Azoto) a piena velocità delle quattro prove di frenata di arresto discusse nel testo, (e-h) A metà velocità, ovvero
a metà prova delle quattro prove discusse nel testo.
perficiale non è uno svantaggio
termico così come lo si immaginava per il quantitativo di energia immagazzinata nel disco.
La Fig. 7 mostra l’evoluzione
del coefficiente di attrito durante 4 prove di rallentamento, in particolare durante le
prove numero 1, 5, 10 e 15.
Durante il primo rallentamento la situazione in frenata è la
stessa per tutti e tre i dischi.
Per il disco D1 arricchito in
azoto ed il disco D3 di riferimento mostrano lo stesso
comportamento del coefficiente di attrito, con un valore
di circa 0.4. il disco D2 con il
gradiente microstrutturale ha
un coefficiente che aumenta
leggermente durante la seconda parte della frenata. Durante la quinta frenata di rallentamento le due ghise avanzate D1 e D2 mostrano un
aumento del coefficiente di
attrito, mentre quello relativo
al D3 di riferimento decresce.
88
In aggiunta il tempo necessario al rallentamento aumenta
per il campione D3 rispetto
alle altre due D1 e D2. Un
comportamento simile ed anche più accentuato si ottiene
durante il decimo rallentamento. La differenza di durata
del rallentamento viene notata anche nel caso del decimo
rallentamento; il coefficiente
di attrito si attesta stabilmente per i campioni D1 e D2 sul
valore approssimativo di 0.5
Nell’ultimo esperimento della
serie le frenate diventano tutte della stessa durata ed anche il coefficiente di attrito si
stabilizza intorno allo 0.4. solamente il valore del coefficiente di attrito del campione
D2 ha un leggero aumento
nella parte iniziale della frenata di prova.
La Fig. 8 mostra la variazione
della temperatura a cuore di
ogni disco freno durante la
serie di rallentamenti. in tutti i
tecnico
Differenza in Z
(scostamento Radiale) (µm)
Posizione angolare
Fig. 10 (a) profilo circonferenziale del disco D3; (b) termogramma completo del disco D3 (disco di riferimento) a mezza velocità ovvero a metà
della prova di frenata ad arresto da 3000 rpm.
casi c’è stato un generale incremento di temperatura da
70 a 320 °C ad ogni modo
però non tutti i dischi hanno
raggiunto la temperatura impostata allo stesso tempo.
Durante la prima frenatura
tutti i dischi hanno ottenuto
lo stesso salto di temperatura
(approssimativamente 30°C).
Nel corso del quinto rallentamento la temperatura interna
era
approssimativamente
210° C, ma D2 è stato il primo e D1 l’ultimo a raggiungere questa temperatura. Richiamando la Fig. 6 la durata
della frenata variava da un rallentamento all’altro. Questo
può collegarsi alle variazioni
tra i segnali delle temperature
interne. E’ stato anche osservato che alla massima temperatura, il coefficiente di attrito
rimaneva approssimativamente di 0,4. Ciò indica che tutti i
materiali mostrano una buona
efficienza dell’attrito anche ad
elevate temperature.
Alle temperature raggiunte
durante i test di frenata l’impatto della riduzione della dimensione delle lamelle sulla
proprietà fisiche non è abbastanza per influenzare la
quantità di calore immagazzinato, e di conseguenza i comportamenti termici del disco.
LOCALIZZAZIONE TERMICA
La localizzazione termica è un
fenomeno ben noto nella fre-
natura. Diversi autori |7-11|
hanno analizzato l’apparizione
di bande calde e punti caldi e la
loro migrazione lungo il raggio
del disco durante la frenatura.
E’ stato stabilito che queste localizzazioni termiche nascono
dalle deformazioni del disco e l’
instabilità di contatto, e portano ad elevati livelli di temperatura e gradienti termici che
causano danneggiamenti del disco. Nello studio attuale la localizzazione termica è stata
monitorata utilizzando una camera ad infrarossi . La Fig. 9 (ad) mostra i termogrammi del
tracciato dell’intero disco D1
(ghisa arricchita all’azoto) all’inizio della frenatura dei quattro test di frenata a fermata discussi nell’articolo, mentre in
Fig. 9 (e-h) mostra dei termogrammi simili ma ottenuti a
metà della frenata. Il termogramma dell’intero tracciato
del disco è stato composto tramite i termogrammi di porzione di un terzo del disco. La scala dei grigi mostra differenti livelli di luminanza agli infrarossi, che varia da valori più bassi
ai più elevati che sono indicati
al centro di ogni termogramma. Punti più scuri mostrano le
localizzazioni termiche.
Si può osservare, da un lato,
che da un maggior quantitativo
di energia dissipata si ha una
maggiore intensità di localizzazione termica. D’altra parte, le
principali localizzazioni termiche consistono in una banda
89
calda che migra dal perimetro
esterno del tracciato all’inizio
del test di frenata a fermata
(Fig. 9 a-d) al perimetro interno a metà dello stesso test
(Fig. 9 e-g). A causa della distribuzione irregolare della pressione e della velocità lungo il
raggio del disco il gradiente di
energia dissipata appare con
una larga ampiezza, portando
alla formazione di bande calde.
La loro migrazione radiale è
guidata da un accoppiamento
tra gli effetti dell’espansione
termica e di un incremento locale del flusso dei detriti di
usura |7|. Oltre alle bande cal-
Fig. 11 - Osservazioni SEM (modalità
Backscattered BSE) della superficie del disco D3 di riferimento dopo le prove di
frenata. (a) Raggio esterno senza punto
caldo. (b) Raggio interno con punto caldo.
La freccia bianca indica la direzione di
strisciamento della pastiglia freno.
Industria Fusoria 1/2015
tecnico
Fig. 12 - Microstruttura della sezione ortogonale alla direzione di strisciamento dopo le prove di frenata sul disco di riferimento D3. (a)
Esterno del disco al di fuori dei punti caldi, (b) interno del disco in
una zona interessata da punto caldo. La freccia bianca indica la direzione di migrazione delle bande calde.
de alcuni localizzazioni circonferenziali tipo “punti caldi”
possono essere osservate.
Come mostrato in Fig. 10,
questi punti caldi sono collegati alle imperfezioni della planarità del disco risultanti dai
processi di lavorazione meccanica. Infatti, i dischi sono fissati su una macchina rotante
(tornio) con un mandrino a
tre ganasce. Risultano quindi
delle deformazioni elastiche
dovute al fissaggio. Dopo le lavorazioni meccaniche vi è un
ritorno elastico. Di conseguenza il profilo circonferenziale del disco (Fig. 10a) mostra una ondulazione abbastanza regolare del tracciato
Industria Fusoria 1/2015
Fig. 13 - Microstruttura della sezione trasversale nella direzione di
strisciamento dopo le prove di frenatura sul disco di riferimento D3,
(b) e (c) sono i dettagli evidenziati in (a). La freccia bianca indica la
direzione di strisciamento della pastiglia freno sul disco.
del disco alternante tre creste
e tre cave. La variazione massima tra cresta e cava è pari a 20
µm. Sul termogramma di Fig.
10b può essere osservato che
la localizzazione angolare di
ogni punto caldo corrisponde
ad una cresta del tracciato.
Come mostrato in Fig. 9, preso
atto che il livello di dissipazione di energia aumenta ad ogni
prova di fermata, la ondulazione iniziale del disco diventa
sempre più marcata. Alla maggior velocità Fig. 9d i punti caldi vicino alla banda calda appaiono più numerosi. Questo
fenomeno si collega alle vibrazioni indotte dall’attrito e conseguentemente alle fluttuazio-
90
ni del coefficiente di attrito discusse in Fig. 6.
Alcuni fenomeni di localizzazione termica sono stati osservati in tutti i casi. Questo
perché le localizzazioni termiche sono anche collegate con
le ondulazioni iniziali del disco
e le deformazioni termo-meccaniche dovute al calore. Gli
effetti dovuti al materiale non
sono dominanti. Nonostante
questo si nota che nel caso
del disco D2, che presenta le
maggiori fluttuazioni del coefficiente di attrito ad alta velocità le localizzazioni termiche
sono più marcate comprendendo punti caldi più numerosi alla circonferenza del disco.
tecnico
Danneggiamento
Nelle figure seguenti una freccia bianca indica la direzione di
strisciamento della pastiglia sul
disco per le sezioni nella direzione di avanzamento, o della
direzione della migrazione delle localizzazioni termiche per le
sezioni radiali.
ANALISI
DELLE SUPERFICI
DI STRISCIAMENTO
In lavori precedenti |7,13,14| è
stato mostrato che l’attrito e i
meccanismi di usura interagiscono interamente con le localizzazioni termiche. Le bande
calde corrispondono alla posizione della area di contatto apparente quando avviene una
dissipazione dell’energia, quindi
dove gli attriti pastiglia/disco e
quindi i contatti sono maggiormente concentrati. Al di fuori
di questa banda i contatti rimangono solo parzialmente
chiusi o aperti. Quando queste
bande calde migrano radialmente dall’esterno all’interno
della traccia del disco, la zona
di contatto si avvicina davanti
alla banda calda mentre si allontana dietro di essa. Meccanismi simili di avvicinamento e
apertura
dei
contatti
pastiglia/disco aumenta nel caso di punti caldi |7|. La Fig. 11
mostra alcune analisi SEM del
disco freno in ghisa D3 in due
punti, una al di fuori di un’area
di un punto caldo all’esterno
del tracciato del disco (Fig.
11a), l’altra all’interno dell’area
di un punto caldo dentro il
tracciato del disco (Fig. 11b). Si
nota che dopo le prove di frenatura, l’area osservata al di
fuori del punto caldo viene minimamente interessata dall’attrito quando la banda calda mi-
Fig. 14 - Microstruttura della sezione ortogonale alla direzione di strisciamento dopo le prove di frenata sul disco D1 in ghisa arricchita
con Azoto. (a) Raggio esterno senza punti caldi, (b) raggio interno con
punti caldi.
91
gra attraverso il tracciato mentre la parte all’interno del punto caldo viene completamente
interessata dall’attrito.
In Fig. 11 (analisi al microscopio
elettronico con modalità ad
elettroni retrodiffusi) il terzo
corpo prodotto dall’attrito appare in grigio scuro. Consiste di
una mistura di ossidi di ferro
ed ingredienti della pastiglia
|7,13|. L’area interna al punto
caldo del tracciato principalmente interessata dall’attrito
appare maggiormente coperta
da questo composto. In aggiunta, particelle di ferro dalla pastiglia semi-metallica vengono trasferite alla superficie del disco,
principalmente nell’area del
punto caldo. Striature sono osservate nella direzione di avanzamento e rilevano una deformazione plastica nella matrice
della ghisa. Le analisi eseguite
Fig. 15 - Microstruttura della sezione ortogonale alla direzione di
strisciamento dopo le prove di frenata sul disco D2 in ghisa con gradiente microstrutturale. (a) Raggio esterno senza punti caldi, (b) raggio interno con punti caldi.
Industria Fusoria 1/2015
tecnico
sulla superfici dei tre dischi dopo le prove di frenata mostrano
la presenza di particelle in ferro
trasferite dalla pastiglia ed una
ripartizione simile di un terzo
corpo che segue la localizzazione termica. I meccanismi di attrito alla superficie sembrano
non essere influenzati dalla modificazione della dimensione
delle particelle di grafite.
MECCANISMI
DI
DANNEGGIAMENTO
DELLA GHISA DI RIFERIMENTO
Per analizzare i meccanismi di
danneggiamento della superficie di contatto, sono state eseguite alcune analisi sulle sezioni
di tutti i materiali studiati. I risultati qui mostrati fanno parte
del caso del disco di riferimento (Fig. 12 e 13). Una sezione
perpendicolare alla direzione di
avanzamento (Fig. 12) permette
di osservare i danni superficiali
dovuti all’attrito. Nella parte
esterna della traccia di scorrimento (Fig. 12-a) i danni appaiono specialmente degni di
nota e significativi. Questi consistono nell’estrusione della
matrice ferrosa che scivola lungo le lamelle di grafite emergendo sulla superficie di contatto. Queste estrusioni emergono dalla superficie di alcune
dozzine di micrometri. Possono
essere spiegate dalla severità di
una pressione di contatto molto localizzata contro i punti caldi in quest’area.
In aggiunta, il flusso plastico da
sinistra a destra può essere notato dalla cima delle estrusioni,
che seguono la direzione della
migrazione delle fasce calde.
Particelle dovute all’usura possono essere osservate sulla superficie, specialmente intrappolate all’interno della pieghe della matrice ferrosa. All’interno
della traccia di frenatura (Fig. –
b) le estrusioni di ferro non sono più osservabili. Visto che
questa area è considerata sotto
sfregamento fino all’arresto, le
estrusioni di ferro devono essere state rimosse sotto l’azione di attrito ed usura. Può essere osservata comunque una
Industria Fusoria 1/2015
chiusura delle lamelle di grafite
alla superficie, formanti scalini
di pochi micrometri nella direzione delle bande calde.
Nella direzione di scorrimento
(Fig. 13a), il flusso plastico della
matrice influisce sulla superficie
di strisciamento, portando ad
una rottura delle lamelle.
Quando l’orientamento delle
lamelle è opposta alla direzione
di scorrimento (Fig. 13b), la loro chiusura deriva da una complessa deformazione plastica
dei due muri in ferro, mentre
quando è orientata nella direzione di scorrimento (Fig. 13c),
la chiusura deriva dal flusso plastico alla cima vicino alla superficie nella direzione di scorrimento.
I meccanismi di danneggiamento sono chiaramente dipendenti dalla microstruttura della ghisa. Essi sono principalmente
guidati da flussi plastici dovuti
all’azione di pressione e attrito
applicati dalla pastiglia a loro
volta fortemente dipendenti
dalle localizzazioni termiche.
Visto che i danni possono essere facilmente osservati nella sezione radiale della traccia del
disco, si sono confrontati i danni superficiali dei tre dischi in
questa direzione.
CONFRONTO
DEI DANNEGGIAMENTI
Nel caso della ghisa D1 (Fig.
14), in accordo con la dimensione delle lamelle di grafite, si
ottengono meccanismi di danneggiamento simili. In più l’osservazione ad ingrandimenti
più elevati conferma l’esistenza degli stessi meccanismi dovuti alla grafite lamellare.
Nel caso della ghisa D2 (Fig.
15) nessun danno significativo
è osservato a questo ingrandimento. La grafite interdendritica sembra ridurre l’estrusione della matrice non
creando una direzione di scivolamento alla estrusione della matrice ed alla mancanza di
blocchi di matrice tra due particelle di grafite.
92
E’ stato mostrato che in conseguenza dell’attrito, la matrice
del disco presenta danneggiamenti localizzati alle lamelle di
grafite. Quindi meno danno è
rilevato nei casi della due ghise
D1 e D2. Grafite lamellare
grossolana porta ad una maggiore deformazione plastica
conseguente di un’estrusione
della matrice lungo le lamelle di
grafite. Piccole particelle di grafite riducono l’estrusione della
matrice.
Conclusioni
Dischi freni per trasporti pesanti, comunemente costruiti
con ghisa grigia, presentano
della rotture premature dovute
a fratture macroscopiche portate dalle sollecitazioni termomeccaniche della frenatura. Per
ridurre l’effetto di intaglio risultante dalla forma lamellare della grafite, due ghise avanzate
vengono proposte con delle
modificazioni della morfologia
della grafite: una ghisa arricchita di azoto presenta lamelle di
grafite curvate, ed una ghisa
con un gradiente microstrutturale che ha piccole particelle di
grafite vicino alla superficie di
strisciamento e lamelle di grafite maggiori all’interno. Le due
ghise vengono proposte per
rimpiazzare la ghisa grigia comunemente usata. La quantità
di grafite sulla superficie è equivalente nei tre casi ma sono
differenti dimensione e ripartizione. Per valutare la loro sostenibilità le tre ghise sono sottoposte a test di frenata: frenature a fermata con diverse velocità iniziali e serie di rallentamenti con accumulo di calore. I
risultati possono venire riassunti come di seguito:
DA UN PUNTO DI VISTA
MACROSCOPICO:
le due ghise tecnologicamente
avanzate hanno una performance di frenatura equivalente
alla ghisa grigia lamellare. Diminuire la dimensione della
grafite sulla superficie sembra
non dare effetti significanti
sull’attrito.
tecnico
La quantità di calore accumulato è anche simile in accordo ai
parametri termici alle alte temperature. Alle temperature raggiunte l’impatto del ridurre la
dimensione della grafite sulla
superficie non è abbastanza significativo da impattare i comportamenti termici del disco.
Nessuna significativa influenza
viene osservata sulla localizzazione termica come le bande
calde o i punti caldi.
DA UN PUNTO DI VISTA
MICROSCOPICO:
le analisi eseguite sulle superfici
del disco dopo le prove di frenata mostrano la presenza di
particelle ferrose trasferite dalla pastiglia ed alla ripartizione
di un terzo componente con similitudini con la localizzazione
termica. I meccanismi di attrito
sembrano non essere influenzati dalla modificazione della dimensione della grafite. Defor-
mazione plastica e danneggiamenti superficiali sono caratterizzati sul disco di riferimento
su una sezione corrispondente
ad un punto caldo. La grafite lamellare creata favorisce piani di
scorrimento per la matrice che
portano all’estrusione. A causa
dell’attrito la matrice ha un
flusso plastico che si osserva
nella direzione di scorrimento
della pastiglia ed anche nella direzione radiale in accordo con
le localizzazioni termiche ed alla migrazione radiale delle bande calde. Meccanismi simili vengono osservati nel caso del disco in ghisa arricchito con azoto. Grazie a particelle in grafite
più piccole, viene osservato
meno danno nel caso della ghisa con un gradiente microstrutturale. Questo materiale
sembra essere una buona opzione al miglioramento della vita in opera dei dischi freno senza significativi effetti dei com-
|1| Collignon M. et al., Rottura di dischi freno: un
approccio accoppiato numerico-sperimentale
per identificare carichi termomeccanici critici,
Tribology International 59 (2013).
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vanadio ad elevata resistenza con applicazioni
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88 Annual Conference Cast Iron 91 Giugno
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Fonderie Fondeur d’Aujourd’hui (2005).
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tribologia simulata WEAR 262 (2007).
|7| Cristol-Bulthe A-L. et al., Accoppiamenti tra
meccanismi fisici di attrito e fenomeni termici
transitori coinvolti nei contatti disco-pastiglia
in frenate ferroviarie. WEAR 263 (2007).
portamenti tribologici e delle
performance di frenata.
In generale i danneggiamenti
della superfici dei dischi appare
fortemente dipendente dalla
microstruttura della ghisa e dagli stress meccanici indotti dai
contatti e dall’attrito con la pastiglia. In un contesto di vita dei
dischi freno, questi danni possono contribuire alla prematura rottura dei dischi. Assodato
che l’interazione pastiglia-disco
è fortemente dipendente dalla
localizzazione termica e poi
dalla dissipazione del calore, le
analisi di fatica termomeccanica
dei dischi freno dovrebbero essere guidate dall’accoppiamento con carichi termomeccanici
pastiglia-disco e meccanismi di
attrito-usura.
Tratto da Fonderie N. 37 del
2013 – Traduzione Francesco Calosso.
|8| Kumar M. et al., Influenza di vari riempitivi metallici nei materiali per attrito sull’apparizione
di punti caldi durante la frenata. WEAR 270
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93
Industria Fusoria 1/2015
in bre
ve
e
brev
in
in
ve in bre
e
r
b
ve
in breve
La nuova generazione INOTEC™ convince
grazie ai vantaggi per il processo di colata
ASK Chemicals è riuscita a migliorare ulteriormente la tecnologia inorganica INOTEC™:
i nuovi prodotti INOTEC™ TC
5000 e INOTEC™ HS 3000
consentono in particolare di
ottenere anime con una migliore attitudine alla sterratura e
maggiore stabilità all’umidità.
Oltre alla produzione inodore
delle anime e alla riduzione
degli odori durante la colata, la
tecnologia INOTEC™ permette di ottenere ulteriori
vantaggi nel settore fusorio,
quali una notevole riduzione
del lavoro di pulizia di macchine e utensili e di conseguenza
una maggiore produttività in
fonderia. I vantaggi apportati
dai leganti inorganici permettono inoltre di ottenere getti
con migliori caratteristiche di
resistenza.
MIGLIORE STERRATURA
E MIGLIORE QUALITÀ
SUPERFICIALE
Il promotore INOTEC™ Promotor TC 5000 di nuova con-
cezione integra le caratteristiche positive della generazione
precedente: oltre a migliorare
la qualità della superficie dei
getti, grazie alla riduzione delle
penetrazioni di metallo e dell’adesione di residui di sabbia,
garantisce una migliore sterrabilità nella colata di metalli leggeri (Fig. 1), minori tempi di indurimento e una migliore resistenza allo stoccaggio delle
anime.
La sterratura delle anime prodotte con leganti inorganici
nella zona della camicia d’acqua rappresentava in passato
una sfida soprattutto quando
l’impianto di estrazione delle
anime disponeva di pochi gradi
di libertà.
INOTEC™ TC 5000 permette
ora di estrarre in modo sicuro
dal getto dopo la colata anche
di anime per la camicia d’acqua
complesse e molto sottili. Si
tratta naturalmente di un sistema inorganico al 100% che
non provoca alcun deposito di
condensati sugli utensili né la
formazione di fumi nel processo di colata.
MIGLIORE RESISTENZA
ALLO STOCCAGGIO
E ALL’UMIDITÀ
Anche lo stoccaggio delle anime
realizzate con leganti inorganici
è problematica, in particolare
nelle giornate estive calde, con
elevata umidità dell’aria e alte
temperature. Con il nuovo legante INOTEC™ HS 3000 la resistenza all’umidità dell’anima
realizzata con leganti inorganici
risulta notevolmente migliorata
(Fig. 2). In questo modo, grazie ai
nuovi leganti INOTEC™, ora è
possibile realizzare anime stabili,
con la possibilità di verniciare
con una vernice a base d’acqua: il
sistema di leganti INOTEC™ diventa dunque interessante anche
per la colata della ghisa.
Queste e altre soluzioni saranno
presentate da ASK Chemicals al
GIFA di Düsseldorf, dal 16 al 20
giugno 2015, nel padiglione 12,
stand A22.
Attitudine alla sterratura [%]
Resistenza residua dopo esposizione all’umidità [%]
100
90
80
70
60
50
40
30
20
10
0
100
90
80
70
60
50
40
30
20
10
0
INOTEC™ TC 4000
INOTEC™ TC 5000
EP 3973
Test di sterratura: il promotore INOTEC™ Promotor TC 5000 migliora
notevolmente l'attitudine alla sterratura dell'anima.
Industria Fusoria 1/2015
INOTEC™ HS 3000
Resistenza residua dopo permanenza in camera climatica. Il legante
INOTEC™ HS 3000 migliora notevolmente la resistenza allo stoccaggio.
94
Aggiungiamo valore
aggiunto al Vostro
processo produttivo
Vi diamo appuntamento al GIFA a
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inserzionisti
A
M
ABB . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Fascicolo VI/I3
Abrasystem . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 31
ASK Chemicals . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9 - 95
Mazzon F.lli
............................................6
Metal Trading . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Fascicolo 1V/13
Montalbetti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Fascicolo VI/I3
B
Brain Force . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Fascicolo VI/I3
N
C
Nitor . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 23
Carbones . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 36
Cavenaghi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2 - 3
Crossmedia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 37
O
E
Omnysist . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Fascicolo II/14
Eca Consult . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 56
Ecotre . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 48
EKW Italia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 69
Elkem . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15 - 57
Emerson Industrial Automation. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 44
Energy Team . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 21
Engin Soft . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Fascicolo VI/14
Ervin Amasteel . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Fascicolo VI/14
Euromac . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1
Omar . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Fascicolo VI/12
P
Pangborn Europe . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Fascicolo VI/14
Primafond . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Copertina III
Protec-Fond
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Fascicolo V/14
R
RC Informatica
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Fascicolo
II/13
F
Fae . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Fascicolo 11/13
Farmetal SA. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Copertina II
Faro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Fascicolo VI/14
Fomet . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Fascicolo VI/I3
Fontanot. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 45
Foseco. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 47
Safond
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Copertina
IV
Satef . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 52
Savelli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Fascicolo VI/14
Sibelco Europe. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 53
Sidermetal . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 73
G
Gerli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Fascicolo VI/14
Gerli Metalli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 43
Guerra autotrasporti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 49
Sogemi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4
Speroni Remo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 67-68
T
H
Heinrich Wagner Sinto
S
................................8
Tesi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5
Tiesse Robot . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22
I
Icm . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Fascicolo VI/14
Imf . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Copertina I
Imic . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Fascicolo VI/14
Italiana Coke . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Fascicolo VI/14
Industria Fusoria 1/2015
96
U
Universal Sun
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Fascicolo VI/14
Ubi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 30
Impianti, macchine e attrezzature per fonderie e animisterie
Programma di produzione
• Impianti di preparazione e distribuzione sabbia per ogni processo
di produzione anime.
• Macchine per formatura anime in cold box e shell moulding in vari
tipi e dimensioni.
• Macchine speciali a richiesta.
• Gasatori automatici per ogni processo.
• Mescolatori ad elica radente.
• Frantumatori per recupero sabbia.
• Propulsori pneumatici.
• Depuratori a scrubber per l’abbattimento delle emissioni da qualsiasi
processo di formatura anime.
• Vasche di miscelazione della vernice per anime.
• Impianti di asciugatura delle anime verniciate.
• Forni di riscaldamento per sterratura anime da fusioni di alluminio.
• Smaterozzatori a cuneo per la rottura delle colate di fusioni di
ghisa sferoidale e acciaio al manganese.
• Cabine aspiranti insonorizzate per sbavatura.
• Manipolatori - Posizionatori per sbavatura getti.
• Revisioni, modifiche, fornitura di macchine e impianti usati.
• Progettazione e consulenza.
• Manutenzione e assistenza.
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