Pensabene Fabio
Classe:3T
Divina Commedia
Canto Primo
Inferno
Tre Fiere
Sintesi
• È la primavera del 1300, l'anno del primo giubileo; Dante ha trentacinque
anni, quando si ritrova, avendo smarrito la diritta via, in una selva oscura.
Mentre cerca una via di uscita, giunge alle pendici di un colle illuminato dai
raggi del sole: è il luogo della salvezza, verso il quale il poeta si avvia con il
cuore pieno di speranza.
• Ha appena iniziato la salita del colle, quando tre fiere (una lonza dal
mantello variegato, un leone con la testa alta e con rabbiosa fame e una
lupa che, per la sua magrezza, sembrava piena di ogni brama) impediscono
il suo cammino a tal punto che, perduta la speranza di raggiungere la vetta,
il poeta è risospinto nella valle della perdizione.
• All'improvviso però, scorge una figura, di cui non sa subito dire se sia un
uomo in carne ed ossa o uno spirito. Ad essa, con animo accorato, chiede
aiuto: è l'anima di Virgilio, che prima gli rivela che Cristo interverrà per
salvare gli uomini, mandando sulla terra un veltro che ricaccerà la lupa
nell'inferno, poi aggiunge che è possibile salvarsi da quelle tre belve, ma a
condizione che egli visiti l'inferno, regno della perdizione, il purgatorio, regno
della penitenza, e il paradiso, regno della beatitudine e sede di Dio.
• Questa è l'unica via di salvezza, dice Virgilio, e Dante la percorrerà sotto la
sua guida nell'inferno e nel purgatorio, sotto la guida di Beatrice nel
paradiso.
Virgilio
Publio Virgilio Marone nacque nel 70 a.C. ad
Andes presso Mantova. Di origini modeste,
ebbe un ottima educazione grammaticale e
retorica, prima a Cremona, poi a Milano poi a
Roma.
La scelta del poeta latino Virgilio come guida
rientra nella complessa simbologia che
caratterizza tutta la Commedia. Virgilio
compare a Dante, all’inizio del I Canto
dell’Inferno. Dante considera Virgilio suo
maestro e gli riconosce il ruolo di guida. Nello
stesso tempo pone la commedia nel solco
tracciato dall’Eneide, come sua erede spirituale.
Un ruolo, quello di profeta, cui si sente
chiamato anche Dante: nella Commedia, egli è
esortato a più riprese a raccontare la sua
esperienza del viaggio oltremondano perché
diventi patrimonio di tutti, anche a costo di
procurarsi molti nemici.
Lonza
• Lonza (dal francese antico lonce), probabilmente ai tempi di
Dante Alighieri indicava un felino, una via di mezzo tra il leopardo
e la pantera.
• Dante la pone tra le tre fiere che gli sbarrano la strada nel primo
canto dell'Inferno (Divina Commedia I, vv. 31-60).
• Allegoricamente i commentatori antichi indicano la lonza come la
lussuria, che si interpone tra Dante e il colle con l'intento di farlo
ripiombare nei suoi dubbi peccaminosi.
• Per il poeta la lonza rappresenta la sua città, Firenze, corrotta dalla
lussuria, colma di politici che pensano esclusivamente ai propri
interessi, e che hanno ceduto alle lusinghe della Chiesa
(simboleggiata da una lupa) a discapito della libertà.
• Su un antico documento viene citato che una lonza o leonza
veniva tenuta in una gabbia nel Comune di Firenze, forse da qui
l'idea di Dante di rappresentare allegoricamente la sua città con
questo animale.
Selva Oscura
"Nel mezzo del cammin di
nostra vita
mi ritrovai per una selva
oscura,
ché la diritta via era smarrita.
Ah quanto a dir qual era è
cosa dura,
esta selva selvaggia e aspra e
forte,
che nel pensier rinnova la
paura!
Tant’è amara che poco è più
morte;
ma per trattar del ben ch’i’ vi
trovai
dirò de l’altre cose ch’i’ v’ho
scorte."
A metà del cammino della vita
umana (= a 35 anni),
all’improvviso mi trovai in un
bosco buio, perché avevo
perso la giusta via.
E’ difficile raccontare come
era, questo bosco selvaggio,
pieno di sterpi e difficile da
attraversare, tanto che solo a
pensarci, ho di nuovo paura!
E’ così amara che la morte è
poco più; ma per raccontare il
bene che vi ho trovato,
descriverò le altre cose che vi
ho visto.
Continua
• Così comincia la Divina Commedia: questi versi appartengono infatti al
Canto I dell’Inferno e raccontano l’antefatto che porterà Dante ad
attraversare i tre regni dell’oltretomba. Il Canto è un’introduzione all’intera
opera e descrive in modo allegorico, simbolico, l’inizio dell’avventura di
Dante.
• E’ notte, e il poeta, come in un brutto sogno, si trova smarrito in una selva,
simbolo del peccato e della corruzione che avvolgono gli uomini. Dante ha
circa 35 anni (a quel tempo, infatti, si pensava che la vita media di un uomo
fosse di 70 anni) e ha lasciato la retta via, cioè la via del bene, quella
indicata da Dio: si è perso nel peccato. Ma è anche la notte del Venerdì
Santo (8 aprile 1300), il giorno della morte di Cristo e della speranza della
resurrezione, quindi una buona stella guida il cammino di Dante. In questa
situazione, il poeta diventa simbolo dell’intera umanità. Ha paura e nel
ricordare quell’esperienza, la paura si rinnova; tuttavia lo smarrimento nella
selva è l’inizio della purificazione, e quindi di un cammino verso il bene.
• Nella selva, infatti, Dante incontrerà Virgilio (simbolo della ragione umana)
che lo guiderà, secondo un progetto divino, attraverso l’Inferno (e quindi la
conoscenza del peccato) e il Purgatorio (la purificazione dal peccato), per
prepararlo poi alla beatificazione del Paradiso.
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Tre Fiere