RAPPORTO SULLE IMPRESE BALNEARI 2007 S.I.B. Piazza G.G. Belli, 2 00143 Roma Tel. 06583921 Fax 065811501 www.sindacatobalneari.it [email protected] MERCURY Srl - Turistica Via de’ Bardi, 39 50125 Firenze Tel. 0552302470 Fax 0552302774 www.turistica.it [email protected] Copyright © 2007 Mercury Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questa pubblicazione può essere fotocopiata, riprodotta, archiviata, memorizzata o trasmessa in qualsiasi forma o mezzo - elettronico, meccanico, reprografico, digitale - se non nei termini previsti dalla legge che tutela il Diritto d’Autore. Gruppo di Lavoro Emilio Becheri Responsabile scientifico [email protected] Sandro Billi Coordinatore [email protected] Pietro Gentili Responsabile SIB [email protected] Giacomo Becheri Ricercatore senior [email protected] Maria Iannario Ricercatrice senior [email protected] Diego Cordua Ricercatore junior Marco Stella Mercury Serena Scarcella Mercury Martha Wurzer Mercury INDICE I 1 INTRODUZIONE 1 LOCALITÀ MARINE: EVOLUZIONE E POSIZIONAMENTO DEL TURISMO BALNEARE Premessa 7 7 2 Genesi ed evoluzione del turismo balneare 2.1 La nascita degli stabilimenti balneari 3 Le aree balneari tradizionali: analisi geografica e modelli turistici 4 I numeri del turismo balneare in Italia 4.1 Il posizionamento del settore 4.2 L'andamento di medio - lungo termine 4.3 La stagionalità 4.4 L'affollamento delle coste 4.5 Le presenze nelle seconde case 4.6 La spesa media II 1 2 3 4 5 6 III 1 2 3 4 IV LA DIMENSIONE STATISTICA ED ECONOMICA Un comparto complesso Imprese ed unità locali nelle macroaree Imprese ed unità locali nelle regioni I Beni Demaniali nelle analisi del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti Stabilimenti e servizi balneari. Un allargamento di campo. L'economia del comparto 6.1 Il fatturato 6.2 Stuttura dei ricavi e modalità di fruizione 6.3 Lavoro ed occupazione IL SETTORE SECONDO GLI OPERATORI Premessa Metodologia d'indagine e struttura del campione Lo scenario di riferimento per le imprese del settore Schede di sintesi dei risultati IMPRESE BALNEARI: ASPETTI LEGISLATIVI E GESTIONALI Introduzione Il regime giuridico dei beni demaniali 2.1 Il demanio marittimo 2.2 L'utilizzazione del demanio Marittimo 3 Lo stabilimento balneare come impresa turistica 4 I condizionamenti normativi e la legge finanziaria 5 Regioni, competenze e legislazione 6 Un confronto di sintesi: la normativa nel Mediterraneo 1 2 7 8 10 13 13 20 22 24 25 26 27 27 28 31 35 38 41 41 43 45 49 49 50 50 53 75 75 75 76 78 80 82 84 109 V 5 TURISMO BALNEARE: SOSTENIBILITÀ COME VARIABILE STRATEGICA Premessa Ecosistema spiaggia: analisi delle esternalità Erosione delle coste La qualità delle acque di balneazione Il governo del mare Riconoscimenti ambientali Certificazione: una variabile strategica Il regolamento Europeo n. 761/2001 "EMAS II" La norma UNI EN ISO 14001:2004 Valutazioni di sintesi 111 111 112 115 119 122 124 127 129 132 135 1 2 3 CONSIDERAZIONI FINALI Il ruolo dei "bagni" nei confronti dei cambiamenti in atto Il dibattito sull'accesso alla battigia Le tendenze attuali 137 137 138 141 1 2 2.1 2.2 3 3.1 4 4.1 4.2 VI Rapporto sulle imprese balneari 2007 1 INTRODUZIONE La seconda edizione del Rapporto sulle Imprese balneari è stata realizzata durante un periodo che ha visto il comparto al centro di dibattiti e polemiche legate alle leggi finanziarie. Prima (2004) si è discusso molto del provvedimento che prevedeva un forte aumento dei canoni demaniali, poi rientrato e successivamente (2007) rimandato, al problema della spiagge libere e del diritto di accesso alla battigia. Quanto è avvenuto è la sintesi degli umori e degli atteggiamenti relativi ad un settore complesso, raramente analizzato sotto un profilo scientifico e sociologico. Con questo nuovo lavoro dopo la valutazione della rilevanza delle imprese balneari nell’economia e nella società delle destinazioni, effettuata con l’analisi realizzata nella edizione 2002, si propone un ulteriore approfondimento per valutare le diverse modalità di gestione degli arenili, il diverso ruolo delle strutture nei vari contesti territoriali ed il carattere di pertinenza e di integrazione che spesso gli stabilimenti balneari presentano rispetto ad altri esercizi come, ad esempio, le strutture ricettive, gli esercizi di ristorazione ed i bar. Uno dei fatti più significativi di questi ultimi anni è stato il riconoscimento che la Legge Quadro del marzo 2001 ha attribuito agli stabilimenti balneari, considerandoli come imprese turistiche a tutti gli effetti, aventi pari dignità rispetto alle altre tradizionali attività, quali ad esempio gli esercizi ricettivi (campeggi, alberghi ecc….) e le agenzie di viaggio. In realtà si tratta di un riconoscimento tardivo a fronte del grande ruolo storico che “i bagni” hanno avuto nel sistema di ospitalità del mare fin dalle sue prime manifestazioni a partire dagli anni intorno al 1800. Si ricorda che il primo “bagno” viene aperto a Livorno nel 1781 (Bagni Baretti) restando un fatto abbastanza isolato. A Viareggio i primi “bagni” vengono aperti nel 1828, a Rimini nel 1843, a Venezia nel 1857; si può parlare di prime embrionali reti territoriali. Ma è dai primi anni del 900 che si sviluppa e generalizza il fenomeno quando la concezione di bagno, prima applicata esclusivamente al comparto termale, si trasla di fatto all’ambito marino, portandosi dietro, in un primo momento, lo stesso concetto di organizzazione formale. Proprio per questo motivo nel periodo che va dagli anni venti fino intorno agli anni trenta molte località termali cambiarono la loro denominazioni da Bagni in Terme, come nel caso dei Bagni di Montecatini o di Abano-Bagni che da allora si chiamano Montecatini Terme (1928) e Abano Terme (1930). In alcuni casi, tuttavia, la denominazione “bagni” resta: Bagni di Romagna, Bagni di Lucca, Bagni di Tivoli e altri. Sembra opportuno tenere presente questa origine per spiegare perché molte delle regole proprie delle località termali si trasferirono al comparto balneare. Nei primi anni del 1900 Montecatini Terme è il maggiore centro di concentrazione delle vacanze estive dei parlamentari, senza distinzione di partito di appartenenza, con un ruolo ben più rilevante di quello che attualmente ha Capalbio. Proprio perché si sono sviluppati prima e secondo modalità diverse da quelle di altri paesi mediterranei, gli stabilimenti balneari italiani hanno rappresentato una diversità un punto di forza delle destinazioni nazionali, spesso caratterizzandole anche in senso 2 Introduzione Prospetto 1. Il ruolo degli stabilimenti balneari nel tempo Periodo Epoca GrecoRomana Epoca illuminista dal 1750 al 1850 dal 1850 al 1900 dal 1900 al 1930 dal 1930 al 1950 Anni Cinquanta Anni Sessanta Anni Settanta Anni Ottanta Anni Novanta Anni Duemila La spiaggia ed il mare Lo stabilimento balneare come terme sono diffusi nelle città ma anche luoghi dell’impero specializzati per particolari cure, in aree marittime le località si caratterizzano in senso ludico. Soggiorni invernali nelle destinazioni marine italiane primi soggiorni “marittimi” a scopi terapeutici, invernali ed estivi le terme sono bagni pubblici e luoghi di cura non solo fisica, ma anche dello spirito. Sono anche luoghi di incontri e di discussioni le terme diventano bagni curativi e propongono cure balneari i luoghi di cura termali e le località sono definite “balneari”. Concorrenza embrionale delle destinazioni balneari. si sviluppano le prime città marine per le assume rilevanza il ruolo dello stabilimento vacanze. I soggiorni al mare diventano balneare, ma le terme restano luogo estivi e continuano ad essere di élite privilegiato anche per le vacanze estive le località marine si caratterizzano per la ruolo sempre maggiore dello stabilimento vita mondana, come luogo privilegiato di balneare, e anche termale, nell’architettura vacanza e godono di un grande sviluppo delle città, con caratterizzazione Liberty e Postliberty. Verso gli anni trenta le destinazioni costiere usurpano a quelle termali il titolo di “balneare” (es. da Bagni di Montecatini a Montecatini Terme) gli stabilimenti balneari si concentrano in alla rilevanza strategica dello stabilimento particolare nel Centro Nord. Nelle varie balneare si sovrappone quella della ricettività regioni il ruolo si diversifica il soggiorno in spiaggia è quasi lo stabilimento svolge funzioni di sicurezza e esclusivamente presso uno stabilimento di affidabilità balneare si impongono lentamente nuove forme lo stabilimento si specializza in funzione di turismo (aria aperta) e si "scoprono" della famiglia media con bambini; per i le spiagge libere giovani nascono le rotonde e le balere si verifica il boom del campeggio e delle lo stabilimento balneare consolida la sua seconde case con la ricerca di spazi funzione di punto di riferimento per le liberi famiglie e valorizza l'animazione si impone la diversificazione delle lo stabilimento si apre ad altre attività ludiche vacanze balneari, sempre più attive e (giochi) e di intrattenimento (balli) movimentate, aumentano le imbarcazioni da diporto le vacanze al mare si fondano su una lo stabilimento si ristruttura ed opta a favore bivalenza: da un lato forte tradizione, della qualità; si attivano attività dall'altro ricerca di innovazione e pratica complementari, in particolare forme varie di sport; forte concorrenza delle vacanze forme di ristorazione. Si diffondono le delle altre destinazioni mediterranee. Si piscine interne all’esercizio riducono le spiagge libere alla vacanza di impronta tradizionale nei orientamento a servizi fitness e ad attività luoghi più conosciuti (Italia) si associa la collaterali; lo stabilimento diventa un vero e vacanza come scoperta altrove (estero). proprio luogo di ritrovo con attività di Sempre più forte la concorrenza degli intrattenimento serale e di ristorazione di altri paesi, mediterranei e non. Si pone il qualità. Tale tendenza si diffonde prima problema delle spiagge libere. Centro Nord, quindi nel Mezzogiorno. E. Becheri, rielaborazione dal Rapporto sulle imprese balneari 2002, SIB-Mercury Rapporto sulle imprese balneari 2007 3 urbanistico territoriale. Alcuni stabilimenti balneari dell’epoca Liberty e Postilberty rappresentano punti di riferimento essenziali nei manuali di architettura; ancora oggi esistono testimonianze significative in tal senso. Inoltre è anche il caso di dire, a fronte di critiche pregiudiziali, che generalmente la gestione degli stabilimenti balneari implica anche una attività di mantenimento e di cura degli arenili, in quanto le spiagge sono la risorsa di base sulla quale si fondano ed è primo interesse degli imprenditori del settore preservarle, avendo un atteggiamento ispirato non solo ai principi di sostenibilità, ma ancora più rigido ed attento, volto alla difesa dell’ambiente marino. In tale ottica la questione dell'accesso al mare, tranne che in alcune situazioni particolari dovute alla specificità delle imprese, alla natura della costa e al contesto sociale nelle quali operano, non ha mai rappresentato un vero problema perchè il passaggio dal lungomare alla spiaggia generalmente è sempre stata riconosciuto come una servitù di fatto. Diverso è l'utilizzo della battigia che, anche per fini di sicurezza, è destinata esclusivamente al libero transito e non può essere occupata. Comunque anche la presenza di bagnanti sulla battigia è sempre stata tollerata a condizione che fosse ispirata a principi di decoro. È certo che vi debbano essere anche molte spiagge libere, ma si tratta di un problema diverso. In tal senso deve fare riflettere il fatto che negli ultimi anni alcune spiagge libere siano state trasformate in attrezzate, per volontà delle amministrazioni comunali, alle quali in ultima analisi spetta il rilascio delle concessioni. Vi possono essere state ragioni fiscali, ma una motivazione determinante è anche la maggiore garanzia e le maggiori possibilità di controllo che le spiagge attrezzate consentono. Non si può non ricordare, a tal proposito, che la prima destinazione degli stabilimenti è quella delle famiglie, ed in particolare delle famiglie con bambini, per le condizioni di sicurezza, di ordine e di pulizia che garantiscono. Per riconoscimento generalizzato “i bagni”, dunque, rappresentano un punto di forza del sistema dei turismi del mare, riconosciuto ed apprezzato dalla clientela che li frequenta: turisti veri e propri di strutture ricettive censite e di appartamenti per vacanza non rilevati, escursionisti giornalieri e residenti dell’area e dintorni, che spesso optano per un abbonamento per tutta la stagione. È in questo complesso quadro che va collocata questa seconda indagine, che parte dalla valutazione della evoluzione del comparto e dei modelli turistici di riferimento e si sviluppa con una ricerca sulle tendenze, evidenziando il consolidamento in atto, ma anche le difficoltà della fase di maturità di un comparto che, per stare al passo con i tempi ed anticipare la domanda, deve continuamente aggiornarsi ed innovare struttura ed organizzazione. Successivamente si presentano anche analisi sulle modifiche della concezione di destinazione, un tentativo di quantificazione del sistema delle imprese balneari, incluso una complessa introduzione sulle problematiche associate alla scelta delle fonti e alla gestione delle informazioni con un accenno all’introduzione del S.I.D., Sistema Informativo Demanio Marittimo, avviato nel 1993 e destinato al censimento delle concessioni demaniali, attualmente ancora, purtroppo, in fase di completamento. In base ai principi del decentramento e dell’autonomia le sostanziali competenze in 4 Introduzione materia sono state trasferite alle regioni e da queste operativamente delegate agli enti locali: funzioni amministrative sul litorale marittimo, gestione delle aree demaniali immediatamente prospicienti, gestione delle aree del demanio lacuale e fluviale e individuazione delle finalità turistiche e ricreative. Questo processo, gestito in modo non coordinato dalle istituzioni, ha dato luogo ad una disomogenetià complessiva da riarticolare non solo per le modalità di quantificazione, quanto e soprattutto in materia di sostenibilità e tutela ambientale. Conseguentemente assumono grande rilevanza gli aspetti legislativi, con la valutazione dei diversi atteggiamenti regionali su deleghe, competenze e autorità gestionali, in particolare relative alle superfici demaniali, alla tutela delle acque e alla gestione delle imprese balneari. Completa l’analisi una valutazione delle tematiche di gestione sostenibile del comparto, con l’indicazione delle politiche volontarie per la certificazione, delle dimensioni statistiche e degli effetti socio-economici. La principale innovazione dell’analisi rispetto a quella precedente è data, tuttavia, da una indagine campionaria condotta sugli operatori del settore, attraverso la quale si cerca di dare risposta ad interrogativi decisivi per l’attività del comparto, sia dal punto di vista macro che da quello micro. Come affrontare i cambiamenti? Quali le politiche di intervento? Come affrontare gli scenari futuri? Come raccordare le tendenze del mercato con l’azione delle istituzioni? Quali sono i servizi richiesti dal cliente? Come poter realizzare politiche di allungamento della stagione? Come attivare politiche di sensibilizzazione con i fruitori, a diverso titolo, della località? In tale quadro di riferimento l’obiettivo di questo nuovo “rapporto” è quella di offrire un quadro tecnico scientifico del comparto, misurando le potenziali risorse e offrendo indirizzi di merito per nuove tecniche di intervento e gestione, con la proposta di un asset di strumenti per il superamento degli aspetti precompetitivi disposti e schierati dalle destinazioni concorrenti. Nelle conclusioni si cercherà di provare che i grandi cambiamenti che si sono realizzati e che sono ancora in corso, sintetizzabili nel passaggio dalla concezione di turismo balneare a quella dei turismi del mare, hanno determinato una crisi di trasformazione che solo apparentemente ha ridimensionato l’importanza del comparto, ma che vi è ampio spazio per reagire e per continuare nello sviluppo, anche se in un modo diverso. In particolare tutto il comparto deve assumere consapevolezza della grande rilevanza che la rete degli stabilimenti balneari ha come caratterizzazione dell’offerta, come sintesi efficace e come riconduzione ad unità della molteplicità delle fruizioni ricettive presenti sul territorio, perché quasi tutti coloro che vi soggiornano fanno riferimento ai “bagni” per il godimento della spiaggia. A tal proposito sembra opportuno ricordare che nella effettuazione di alcune indagini di mercato sulle destinazioni marine spesso l’unità di riferimento è stata proprio lo stabilimento balneare, perché vi confluiscono tutte le categorie degli ospiti di una località. Secondo una visione d’insieme, inoltre, è da tenere presente che la diffusione di internet come nuova logica di mercato, la sostenibilità della gestione, le attività di ripascimento, gli investimenti in nuove tecnologie e soprattutto la volontà di preservare un patrimonio di grande qualità, ma a serio rischio di estinzione (si pensi agli effetti del Rapporto sulle imprese balneari 2007 5 global warming) deve rendere in primo luogo vigili proprio gli operatori del settore e le istituzioni alle quali sono affidate la responsabilità del coordinamento delle politiche urbanistico-territoriali. Si vuol guardare ad un futuro, che è già attualità, proprio partendo dalla soddisfazione di un’esigenza conoscitiva che sta alla base di un fare turismo attento alle conseguenze economiche, sociali ed ambientali di un settore complesso: tale esigenza ha portato il Sindacato Italiano Balneari (SIB) a volere realizzare questo secondo “rapporto”. Riccardo Borgo Presidente SIB Emilio Becheri Mercury Srl Rapporto sulle imprese balneari 2007 7 CAP I LOCALITÀ MARINE: EVOLUZIONE E POSIZIONAMENTO DEL TURISMO BALNEARE 1.1 Premessa Il turismo balneare per la sua natura e per la sua storia ha creato un sistema competitivo tipico delle destinazioni turistiche monoprodotto Il nucleo dell’offerta, fatto dal classico e forse banale insieme di spiaggia, sole e mare, è riproducibile in molteplici località facendo sì che la concorrenza si sviluppi fondamentalmente in relazione a tre parametri: il contesto territoriale, la qualità dei servizi, il costo al quale ultimamente si è aggiunta la facile raggiungibilità. Lo sviluppo del trasporto aereo, e in particolare i Low Cost, una diversa organizzazione sociale e del lavoro, la presenza sul mercato di gruppi di grandi dimensioni nel campo dell’ospitalità e della distribuzione, l’applicazione di concetti di marketing più avanzati, il radicarsi di internet in fasce crescenti della popolazione, sono elementi che hanno facilitato la crescita di destinazioni lontane, sviluppando una concorrenza nuova che si gioca sulla possibilità di godere di periodi di vacanza fuori dai tradizionali mesi estivi, più affollati e cari, e non solo sulle destinazioni. Concorrenza difficilmente contrastabile dalle nostre località ancora radicate su una stagionalità tradizionale, incapaci di creare nuovi prodotti appetibili a fasce di mercato potenziale sempre più consistenti all’interno della domanda mondiale, come gli over 60 1 , baby boomers, dalle interessanti disponibilità economiche, alla ricerca di luoghi temperati e di qualità della vita elevata per trascorrere i mesi estivi troppo difficili e per certi aspetti dispendiosi nei luoghi di residenza tradizionali. In questo capitolo sarà riportata una breve analisi dello sviluppo del turismo balneare, una valutazione sulla specializzazione delle destinazioni e sulla loro trasformazione in senso geografico. All’osservazione delle aree balneari tradizionali attraverso l’analisi geografica e lo studio dei modelli turistici seguirà un cenno sul ciclo di vita delle località balneari cui farà seguito la valutazione dello stato attuale e dello sviluppo della domanda in Italia sulla base dei dati ufficiali rilevati, oltre ad una valutazione dell’apporto delle seconde case. 1.2 Genesi ed evoluzione del turismo balneare Durante gli anni che hanno preceduto la seconda metà del XIX secolo, il desiderio aristocratico e borghese di trascorrere l’estate o qualche giorno di vacanza lontano dagli abituali ambienti della vita lavorativa ha contribuito alla creazione delle celebri stazioni balneari di lusso dell’Europa, suscitando la vocazione turistica di quasi tutte le località marittime in grado di accogliere bagnanti durante il periodo estivo. Dalle coste della Capitolo a cura di Sandro Billi e Maria Iannario 1 Dei Paesi freddi 8 Località marine: evoluzione e posizionamento del turismo balneare Scandinavia meridionale a quelle dell’Europa Mediterranea, il turismo balneare ha sconvolto la vita di quasi tutti i villaggi portuali, seguendo i modelli delle destinazioni elitarie, sorte in seguito all’interesse mostrato da parte delle famiglie reali, dell'alta nobiltà, delle personalità alla moda e della gentry. Più precisamente il successo dell’idea di vacanza sulle rive del mare è attribuibile al graduale declino delle terme e della cultura termale che si andò manifestando dalla fine del Settecento. Le terme, frequentate fin dall’antichità da genti di ogni ceto, pur attrezzate e arricchite di ogni passatempo mondano, restavano sempre luoghi caratterizzati dalla terapia, elemento che mal si coniugava con il bisogno di svago e di piacere. Così, appena fu possibile proporre un nuovo modello di vacanza, più affascinante, se non altro per lo scenario in cui si collocava, meno “terapeutico” delle terme, ma pur sempre benefico, non fu difficile spostare sulle spiagge le “masse” di aristocratici e di borghesi che scelsero di “colonizzare” nuovi spazi per il loro (molto) tempo libero. 1.1 La nascita degli stabilimenti balneari Gli stabilimenti balneari sono comparsi per la prima volta a Dieppe, sulla costa della Normandia (Francia) nel 1778 2 . In Italia uno dei primi impianti, quello dei bagnetti di Cavalleggeri di Livorno, funzionò a partire dal 1781, grazie ai bagni caldi e naturali di acqua dolce e di mare. Altre baracche in legno con funzione di spogliatoio furono create all’inizio dell’Ottocento, per favorire l’accesso al mare. A Viareggio, la cui spiaggia era stata divisa in due parti, una riservata agli uomini e una riservata alle donne, il primo stabilimento balneare sorse nel 1828. In Inghilterra, ad esempio, l'importanza della presenza reale, si impose sul destino di Brighton, situata a minor distanza da Londra rispetto a Weymouth. Durante la Reggenza, così come sotto i regni di Giorgio IV e di Guglielmo IV, la stazione balneare venne considerata la seconda capitale inglese. Worthing venne invece, beneficiata dalla villeggiatura della principessa Amelia (1798); Southend si è sviluppata nel 1801, in seguito alla visita della principessa di Galles, Carlotta, inviata dai medici a soggiornarvi. La visita di Giorgio III lanciò Sidmouth (1791), mentre l'isola di Wight, si avvantaggiò del passaggio di Carlo X in esilio, passato alla storia per le sue tristi passeggiate sulla spiaggia di Cowes 3 . Simile la condizione per altre destinazioni. In Francia, all’epoca della Restaurazione, la stazione di Dieppe in stretto rapporto con Brighton cominciò a disporre di un lussuoso stabilimento di bagni che ospitò nel 1812 Napoleone III per le sue vacanze, mentre in Olanda e successivamente in Belgio fu una società di mercanti, funzionari e medici che fondò la nuova dimensione dei bagni. I sovrani vegliarono attentamente sul destino delle stazioni balneari incoraggiandone la fondazione o lo sviluppo con una propria sovvenzione. Ancor prima della realizzazione del primo stabilimento balneare in muratura, costruito a Livorno nel 1840, a Venezia, nel 1833 fu ormeggiato uno 2 O. Testi, Un secolo di storia balneare livornese, in “Il Telegrafo”, 16 agosto 1922; 31 agosto 1922; 6 settembre 1922. 3 Alain Corbin (1989), L'invenzione della spiaggia: il primato iniziale dell'aristocrazia, da “Lido e Lidi, società, moda, architettura e cultura balneare tra passato e futuro". Catalogo della mostra a cura di G. Triani, Marsilio Editori Spa. Rapporto sulle imprese balneari 2007 9 stabilimento balneare galleggiante localizzato nel bacino di San Marco. Il primo bagno nell’Adriatico fu realizzato invece a Rimini nel 1843, precedendo di 14 anni quello del lido di Venezia e di ben 39 quello di Cervia (Ravenna). “Ogni stazione balneare ha necessitato, inizialmente, della presenza di un membro della famiglia reale, per attirare la gente bene” (Corbin, 1989) e trasformarsi in destinazione turistica. Tuttavia, lo sviluppo di questo sistema di vacanze balneari, collegato al mito della aristocrazia prima e della borghesia dopo, fu ampiamente deriso e criticato da autori ed interpreti come Jane Austen, autrice di “Sanditon” (1817), e Dickens, autore de “La famiglia Tuggs a Ramsgate” (1836), interessati ad affrontare vizi e difetti della vacanza borghese al mare durante la profonda evoluzione verificatasi nel tardo diciannovesimo secolo, che interruppe l’accezione elitaria del turismo balneare per trasformarlo in fenomeno sociale diffuso. La democratizzazione del movimento geografico, identificata dalla possibilità di trasferimento a basso costo (si pensi durante questo periodo alla nascita della ferrovia e alle trasformazioni sociali prodotte dalla rivoluzione industriale inglese), rappresentò la vera causa per l’ascesa del turismo di massa, associato alla nuova ed esclusiva definizione dei “luoghi di villeggiatura della classe operaia”, così denominati per la presenza di viaggiatori provenienti da un gruppo omogeneo comune: il proletariato. (Urry, 1995), intrinsecamente collegata alla ricerca di destinazioni balneari. In questo contesto nacque l’idea fordista ossia di sviluppo quantitativo, fondato sull’economia di scala di Karl Baedeker e Thomas Cook sulla standardizzazione dei siti turistici assimilati a pacchetti tour e poi venduti come beni di consumo di massa. Il turismo, considerato come un qualsiasi prodotto industriale, veniva standardizzato, assemblato e prodotto in serie. Il mito del viaggio individuale collassò sotto il peso del turismo organizzato; durante il periodo fordista le attività degli agenti di viaggio e dei tour operator, cominciate nel 1840 con Thomas Cook, aumentarono in misura esponenziale. Si generò “un movimento di massa di esseri umani che fece apparire insignificanti le migrazioni del passato, sostenendo la più grande industria del mondo” (Brendon 1991, p. 3) 4 . La diffusione del turismo si identificò nella rincorsa verso il mito anglosassone della destinazione balneare, tradottasi nello stereotipo reso popolare dai mass media “Sun, Sex and Sea”. Da allora l’eliotropismo e la spiaggia hanno rappresentato storicamente i fattori di civilizzazione più importanti per l’affluenza turistica, ancor oggi largamente dominata dagli abitanti delle società a Pil elevato, espressioni dominanti del “far vacanza”. Anche in Italia hanno costituito dagli anni della seconda guerra mondiale e ancor più durante il periodo del boom economico una permanente rivelazione della socialità, che ha fatto riferimento, sia fisicamente che simbolicamente, ad un bisogno di evasione dagli spazi del quotidiano. Il binomio mare-vacanza ha condotto la maggior parte dei turisti vacanzieri a privilegiare destinazioni costiere alimentando una serie di problematiche collegate alla relazione rete ricettiva-spazio balneare e soprattutto spiaggia-qualità della vita della località. La crescente domanda di turismo balneare, generata prevalentemente durante i mesi estivi, ha provocato un sovraccarico di turisti sullo spazio disponibile determinando una incapacità di supporto delle destinazioni (limitate rispetto alla capacità 4 Brendon, P. (1991), Thomas Cook: 150 Years of Popular Tourism, London, Secker and Warburg. 10 Località marine: evoluzione e posizionamento del turismo balneare di carico), a cui sono seguite una serie di politiche incisive basate sulla gestione sostenibile e sulla diversificazione (o destagionalizzazione) dei flussi. Il fenomeno della stagionalità collegato alla chiusura dei grandi stabilimenti industriali ha da sempre condizionato il “sistema vacanze”, soprattutto balneare. Gli industriali riconoscevano le “settimane di ferie” come periodi regolarizzati di vacanza. In tutt’Europa si cominciarono a concedere periodi regolari di vacanza come incentivo all’efficienza osservando una serie di vantaggi nel far confluire i tempi delle ferie in periodi concordati. Prescindendo da un’analisi cronologica che stabilisca con esattezza le fasi evolutive del fenomeno, riproducendo una valutazione delle circostanze che hanno condotto alla nascita del turismo balneare di massa e al superamento del pregiudizio “produttivistico”, tipico del periodo successivo, è necessario ricordare che il turismo balneare ha subito una graduale metamorfosi che lo ha trasformato da espressione turistica esclusiva (condizione per la nascita di spazi turistici specializzati) a fenomeno polinucleare (unito ad altre tipologie turistiche). Tale tendenza ha condizionato il ciclo di vita delle destinazioni imponendo nuove politiche per la progettualità e la pianificazione dei luoghi. Attualmente si presenta come un fenomeno sfaccettato per le sue diverse articolazioni territoriali, che vanno da modelli consolidati ed efficienti, come nel caso di Rimini e della costiera romagnola, ad altri orientati ad un mercato elitario (come la Sardegna) ed altri ancora basati sui movimenti collegati alle regioni limitrofe (Calabria e Puglia). Siamo di fronte ad un mutamento generale: il sistema vacanze presenta una diversa articolazione temporale con più week end e meno vacanze lunghe, le destinazioni di massa ed i villaggi turistici all inclusive, si contendono il mercato contro i luoghi turistici incontaminati, nel contempo le destinazioni internazionali facilmente raggiungibili attraverso voli low cost e prenotazioni on line, riducono la competitività delle destinazioni italiane; la ricerca della qualità produce un bisogno di politiche sostenibili (registrazioni e marchi da un lato, efficienza e qualità della vita dall’altro) che si associano sempre più ad una diversificazione dell’offerta turistica ma che raramente hanno effetti sul mercato. Se tutto questo è vero, appare evidente che è in atto un riposizionamento delle vacanze balneari, per evitare di subirlo bisogna affrontarlo. 1.3 Le aree balneari tradizionali: analisi geografica e modelli turistici L’organizzazione dello spazio turistico moderno, sempre più imponente e strutturata, legata al potere propulsivo dell’economia di mercato, consente di individuare come possibile l’esistenza di un certo numero di forze latenti che prefigurano una sorta di ordine nella gestione degli spazi turistici devoti alla balneabilità. Questo ordine risponde, almeno in via di ipotesi teorica, ad una serie di leggi che regolano la maggior parte delle destinazioni: la distanza, fattore decisivo dell’ordinata di distribuzione delle attività umane; i criteri di scelta localizzativi che enfatizzano il potere frizionale della distanza e danno un senso relazionale alla continuità; la caratterizzazione gerarchica delle formazioni geografiche, che esprime a sua volta gli effetti coincidenti di due altri cardini dell’analisi spaziale, l’accessibilità e il potere dell’agglomerazione. A seconda delle destinazioni balneari si individuano aree turistiche orientate su una discontinuità geografica di sviluppo, ne sono un esempio i centri turistici balneari della Rapporto sulle imprese balneari 2007 11 costa atlantica, dove la scala dello spazio americano da sola basta a render conto di una occupazione turistica meno concentrata che sul vecchio continente europeo, contrapposte a zone congestionate basate su una “monolitica concentrazione di ipersviluppo (overdevelopment) 5 ” modulare e continua come quella caratterizzante la Costa del Sol spagnola o la Riviera adriatica italiana. Prescindendo da una valutazione su scala di dettaglio (per cui si rinvia a Lozato-Jotart, 1999 6 ) in cui vengano indicate tutte le tipologie e le forme dello spazio turistico balneare (la grande stazione polinucleare e multipolare; le piccole e medie stazioni polinucleari, binucleari e mononucleari; il tipo tradizionale bipolare poco balneare; i tipi bipolari balneari recenti) qualche accenno va effettuato sulla specializzazione di tali spazi turistici per interpretare correttamente i motivi che caratterizzano il ciclo di vita di una destinazione. In genere si possono distinguere spazi turistici ripartiti o coesistenti con altri tipi di attività, la cui complementarietà è sovente indispensabile alla produzione turistica, e spazi indirizzati prevalentemente al turismo suddivisi per turismi polivalenti o esclusivi. I centri balneari, frequentati esclusivamente o quasi da coloro che sono interessati alla balneazione marina, si distinguono innanzitutto per la monostagionalità del loro turismo. Il loro paesaggio, se si prescinde dai casi in cui tali centri siano anche meta di turismo climatico (ad esempio, alcuni capoluoghi della Riviera ligure di Ponente), è profondamente diverso a seconda della stagione. L’esclusività, tuttavia, ha perso nel tempo la sua accezione monopolistica 7 ; l’esigenza di diversificare il prodotto per difendere la propria competitività nel mercato ha indotto molte località a sviluppare espressioni turistiche combinate (balneare e leisure – Blakpool; oppure balneare e benessere – isola d’Ischia; balneare e fitness – costiera Romagnola; balneare e artistica – Barcellona, ecc.). In genere le stazioni balneari tradizionali, benché spesso costrette ad ingrandirsi oppure a diversificare le loro attività turistiche, fondano sempre la loro immagine (brand) sulle spiagge e l’eliotropismo. A queste si associano stazioni indirizzate a trasformare la loro immagine peculiare per restituire competitività alla destinazione dopo la saturazione del comparto balneare. Quanto affermato si ricollega al “ciclo di vita di una destinazione turistica”; un modello idealizzato da Butler (1980) 8 ispirato al celeberrimo ciclo di vita di un prodotto (Vernon, 1966) 9 che, attraverso un’ipotetica traiettoria evolutiva caratterizzante una destinazione turistica, ipotizza sei fasi di sviluppo caratterizzate ciascuna da un diverso comportamento delle componenti della domanda e dell’offerta, che si riflette poi in termini di immagine, di valorizzazione differenziata delle risorse e di mutamento di configurazione dello spazio turistico. 5 Barke, M.; France L.A. (1996), “The Costa del Sol”, in Barke et al. (a cura di), Tourism in Span: Critical Issues, Wallingford: CAB International. 6 Lozato Giotart, J. P. (1999), Geografia del Turismo, Milano, Franco Angeli. 7 Per alcuni paesi (Grecia) il turismo ha rappresentato e rappresenta ancora l’attività che permette il maggior afflusso dei capitali dall’estero. 8 R.W. Butler (1980), “The concept of a tourist area cycle of evolution: implications for management resources”. Canadian Geographer 24, pp. 5-12. 9 Vernon, R. (1966) “International Investment and International Trade in the Product Cycle”, Quartely Journal of Economics, 80, (2), pp. 190-207. 12 Località marine: evoluzione e posizionamento del turismo balneare Fig.1 Il ciclo di vita di una destinazione turistica A Ringiovanimento B ZONA CRITICA PER LA “CARRYING CAPACITY Consolidamento Stagnazione C Declino D Sviluppo Presenze E Coinvolgimento Esplorazione Tempo Fonte: Butler, 1980 Da una prima accezione esplorativa, si passa al coinvolgimento della popolazione locale, a cui segue la fase di sviluppo. Arriva successivamente il consolidamento della destinazione, in cui l’organizzazione dello spazio turistico si gerarchizza e dà vita a dei veri e propri distretti turistici (recreational business district). Quando subentra la stagnazione (il numero degli arrivi comincia a diminuire), l’eccessiva pressione turistica può portare, se non si adottano politiche correttive, al superamento delle varie soglie imposte dalla carrying capacity innestando la fase di declino. La maggior parte delle destinazioni balneari ha vissuto tale declino che potrebbe proseguire fino all’uscita definitiva della destinazione del mercato turistico. Tuttavia spesso le autorità locali cercano in qualche modo di rivitalizzare l’offerta e l’immagine della destinazione con una serie di interventi di ringiovanimento o di ridefinizione del ruolo provocando una sorta di recupero a carattere temporaneo o permanente. Tale intervento è generalmente perseguito attraverso la creazione di attrattive complementari di natura artificiale (casinò, parchi acquatici, campi da golf) oppure attraverso la valorizzazione di risorse inesplorate. Tali valutazioni costituiscono una rapida interpretazione della lettura sull’argomento per giustificare lo stato di sviluppo di alcune destinazioni, interpretare le politiche attuate dagli operatori e soprattutto visualizzare la differenza tra monospecializzazione e diversificazione della proposta turistica proponendosi come indicative per le differenti destinazioni attualmente localizzate in una delle distinte fasi del ciclo. Qualsiasi interpretazione, tuttavia, non può prescindere da un’analisi di dettaglio sull’evoluzione storica del turismo balneare valutata sul territorio nazionale attraverso i dati forniti dall’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT). Tale analisi consente un’interpretazione puntuale del fenomeno fornendo precise indicazioni sulle tipologia di turismo misurate attraverso le destinazioni-località indicate dall’ISTAT e sui trend Rapporto sulle imprese balneari 2007 13 succedutisi nel tempo; un metro di valutazione empirica che avalla parte delle ipotesi indicate in letteratura. 1.4 I numeri del turismo balneare in Italia 1.2 Il posizionamento del settore I valori di seguito riportati fanno riferimento ai dati delle strutture ricettive ed alla classificazione utilizzata dall’ISTAT nelle “Statistiche sul Turismo”. Per la ripartizione in risorse turistiche prevalenti: Sei classi principali (città di interesse storico e artistico, località montane, località lacuali, località marine, località termali, località collinari e di interesse vario), e due categorie residue (Capoluoghi di provincia n.a.c. e Comuni n.a.c.) quest’ultime pari al 17% delle presenze totali (21% dei soli italiani), per un totale di 5.800 comuni su 8.100. In virtù della facile identificazione della risorsa “mare” possiamo ipotizzare che la maggior parte dei comuni che fanno riferimento ad essa siano stati inclusi nella categoria, anche se per alcune località potrebbero esserci state delle sovrapposizioni con altri richiami. Inoltre alcuni comuni non costieri potrebbero essere facilmente definiti marini essendo elevato il flusso quotidiano di ospiti verso il mare che non sono compresi. Il fatto più rilevante è, però, che la classificazione dei vari comuni viene fatta in base alla risorsa “prevalente”, per cui una destinazione che ha una percentuale del 51% di carattere balneare e il 49% di storico ed artistico, viene inserita solamente nel primo gruppo. Inoltre non è considerata la motivazione “affari”. In altre parole la classificazione adottata è approssimata, ma è comunque indicativa in particolare in termini di trend. Tab.1 Presenze in Italia per risorsa turistica prevalente. Valori assoluti. Anno 2005 Città di int. storico e artistico Località montane Località lacuali Località marine Località termali Località collinari e di int. vario Capoluoghi di prov. n.a.c. Comuni n.a.c. Totale Italiani Arrivi Presenze 12.522.846 36.554.913 5.750.971 29.169.051 1.655.807 6.715.251 13.679.023 76.706.279 1.831.391 8.612.676 1.952.072 5.663.716 2.266.467 6.413.787 10.553.296 36.918.447 50.211.873 206.754.120 Stranieri Arrivi Presenze 17.065.971 49.689.930 3.323.923 17.447.273 3.193.915 16.554.827 6.503.523 35.495.664 1.291.292 4.957.307 1.497.520 7.070.258 885.410 2.359.794 4.365.137 14.925.999 38.126.691 148.501.052 Totale Arrivi Presenze 29.588.817 86.244.843 9.074.894 46.616.324 4.849.722 23.270.078 20.182.546 112.201.943 3.122.683 13.569.983 3.449.592 12.733.974 3.151.877 8.773.581 14.918.433 51.844.446 88.338.564 355.255.172 Fonte: ISTAT Nel 2005 il numero di presenze nelle località marine ha superato i 112 milioni, pari al 32% del totale nazionale. Di questi il 68% sono Italiani e il 32% stranieri. Il dato pone al primo posto assoluto la risorsa in termini di presenze, seguita dalle Città d’Arte (24%) e dalle località montane (13%). I comuni e le province non classificate incidono per il 17%. Gli arrivi invece pesano meno, solamente il 23% del totale nazionale (35% nelle città d’arte), indice del soggiorno per un tempo più lungo, tipico della risorsa. Sommando al dato delle presenze nelle località marine quello delle località lacuali, il valore sale al 38% 14 Località marine: evoluzione e posizionamento del turismo balneare delle presenze totali e al 35% di quelle straniere, confermando ancora di più il valore della risorsa “acqua” per il turismo italiano. L’andamento congiunto dei fenomeni porta ad una permanenza media di 5,56 notti, la più elevata tra l’insieme delle risorse, seguita a breve dalla “montagna” (5,14 notti), dalle località lacuali (4,80) e da quelle termali (4,35). Tab.2 Permanenza media per risorsa ed origine. Anno 2005 Italiani 2,92 5,07 4,06 5,61 4,70 2,90 3,38 4,12 Città di interesse storico e artistico Località montane Località lacuali Località marine Località termali Località collinari e di interesse vario Altre n. a. c. Italia Stranieri 2,91 5,25 5,18 5,46 3,84 4,72 3,29 3,89 Totale 2,91 5,14 4,80 5,56 4,35 3,69 3,35 4,02 Fonte: elaborazioni Mercury su dati ISTAT Graf.1 Composizione presenze per risorsa prevalente e origine in Italia. Anno 2005 31,6 28,5 36,5 37,4 55,5 57,6 71,1 68,4 71,5 63,5 62,6 44,5 42,4 28,9 Località marine Città di Località interesse storico montane Località lacuali Località termali Località collinari e di interesse e artistico v ario Italiani Fonte: elaborazioni Mercury su dati ISTAT Stranieri Altri Rapporto sulle imprese balneari 2007 15 Graf.2 Distribuzione delle presenze in Italia per origine e risorsa prevalente. Anno 2005 40,3 38,1 35,1 37,1 31,6 33,5 24,3 23,9 21,0 17,7 17,1 14,1 13,1 11,7 11,1 11,2 6,6 3,2 4,2 3,3 3,8 2,7 4,8 3,6 Località Città di Località Località Località Località marine interesse montane lacuali termali collinari e di storico e interesse artistico v ario Italiani Stranieri Altri n. a. c. Marine + lacuali Totale Fonte: elaborazioni Mercury su dati ISTAT Rispetto alle altre risorse il turismo balneare presenta una grande prevalenza di turisti italiani: più del doppio delle presenze nelle città d’arte, con una percentuale di 10 punti superiore alla media nazionale. Controbilanciano gli stranieri che invece sono di altrettanti punti inferiori e poco più di due terzi di quelli che si recano nelle Città d’arte. Il richiamo mare è quindi inferiore ad altri prodotti italiani per livello di richiamo internazionale. Un ulteriore elemento di distinzione del turismo balneare è la predisposizione al soggiorno nelle strutture extralberghiere (40% delle presenze) più alta della media, valore che non raggiunge la punta della risorsa lacuale (51,3%, similare nella forma ma ridotta nell’estensione e condizionata dalla struttura dell’offerta), ma che supera di sette punti percentuali il dato nazionale. A livello territoriale il turismo balneare si mostra abbastanza concentrato, le prime tre regioni infatti accolgono più del 50% delle presenze, che salgono al 62% includendo la quarta. Ai primi posti Emilia – Romagna con il 21,% del totale (corrispondenti a 3,9 milioni di arrivi e 24,1 milioni di presenze), Veneto con il 16% (2,7 milioni di arrivi e 18,1 milioni di presenze), Toscana 13% (2,6 milioni e 15,1 milioni rispettivamente) e Liguria (11%, 2,7 milioni e 12 milioni). Seguono le Marche (7%), e la Campania, prima regione meridionale, con il 6%. Tra le regioni che possono vantare una offerta balneare, all’ultimo posto la Basilicata e Molise con lo 0,2% delle presenze totali. Il dato si riflette anche a livello di macroaree, dove il Nord Est con il 42% si assicura la quota maggiore, seguita dal Centro (22%) dal Sud (17% ma insieme alle isole è il 25%) e dal Nord Ovest (11%). 16 Località marine: evoluzione e posizionamento del turismo balneare Graf.3 Composizione delle presenze per risorsa prevalente e forma di soggiorno. Anno 2005 10,5 27,3 26,2 32,2 39,5 26,2 51,3 89,5 72,7 73,8 67,8 60,5 73,8 48,7 Località marine Città di interesse Località collinari storico e artistico Località lacuali Località montane Località termali Altri n. a. c. e di interesse v ario Alberghieri Ex tralberghieri Fonte: elaborazioni Mercury su dati ISTAT La distribuzione degli arrivi è leggermente diversa. Si evidenziano in particolare Liguria, che si posiziona al secondo posto e Friuli, al decimo contro il settimo per le presenze, denotando notevoli differenze nella permanenza media che nel primo caso si attesta su 4,4 notti e nel secondo su 6,6. Tuttavia non sono questi i valori estremi che troviamo invece come minimo nel Molise (3,2 notti) e come massimo in Puglia (7,1). La media nazionale è di 5,6 notti. La componente nazionale e quella straniera del turismo balneare sono notevolmente differenti tra le regioni. Al primo posto come internazionalità troviamo la Campania con oltre la metà di presenze dovute alla componente straniera (54%), seguita a breve distanza dal Veneto (53%) e dalla Sicilia (48%). Tre regioni caratterizzate da una offerta che lega strettamente il mare e le città d’arte, facendo ipotizzare un effetto trascinamento. I valori più bassi per Molise, che si caratterizza quindi come destinazione prettamente domestica (italiani 13%), così come Abruzzo (14%) e Puglia (14%). Il turismo balneare ha grande rilievo in Liguria anche come numero di arrivi (80%), così come in Calabria (55%) e le Marche (54%). In fondo alla classifica ancora il Lazio dove la percentuale di arrivi nel balneare è il 4% del totale, la Basilicata con il 10%, il Veneto con il 21%. In una ipotetica suddivisione tra costa orientale e costa occidentale, settentrionali e meridionali, la distribuzione delle presenze totale rispecchia quanto già rilevato in precedenza nei dati regionali con una sensibile predominanza dell’area Nord Orientale (39% del totale, 36% di italiani, 45% di stranieri), seguita da quella Nord Occidentale (rispettivamente 28%, 23% e 29%) seguite da quella Sud Orientale (18%, 23% e 9%) e, non molto distante, quella Sud Orientale e Isole (15%; 12% e 23%). Risulta tuttavia interessante in questa ripartizione il dato che riporta un uguale numero di stranieri sia al Rapporto sulle imprese balneari 2007 17 Nord sia al Sud della costa Occidentale (23% del totale nazionale) A seguito di ciò, il valore più alto di internazionalità risulta nella costa occidentale del sud (48%), seguita da quella orientale del nord (38%). Valore più basso nella costa orientale meridionale (16%). Tab.3 Arrivi, presenze e permanenza media risorsa balneare nelle regioni italiane. Anno 2005 Regione Piemonte Valle d'Aosta Lombardia Trentino-A. Adige Veneto Friuli-V. Giulia Liguria Emilia-Romagna Toscana Umbria Marche Lazio Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna Italia Arrivi 1.133.289 371.023 1.884.510 3.206.899 1.921.386 941.751 351.215 606.956 50.623 751.321 369.811 35.724 655.856 816.873 581.786 13.679.023 Presenze 8.542.590 2.674.537 8.917.518 18.941.316 10.740.506 6.216.671 1.779.026 3.312.472 155.903 3.060.460 2.677.382 152.428 3.951.100 2.529.582 3.054.788 76.706.279 Arrivi 1.526.656 386.262 857.406 775.932 723.176 175.680 60.007 95.182 5.071 818.168 67.925 9.259 124.683 573.709 304.407 6.503.523 Presenze 9.608.824 2.339.450 3.121.578 5.215.096 4.406.145 1.131.506 322.923 550.525 23.980 3.629.570 449.335 34.146 872.667 2.306.284 1.483.635 35.495.664 Arrivi 2.659.945 757.285 2.741.916 3.982.831 2.644.562 1.117.431 411.222 702.138 55.694 1.569.489 437.736 44.983 780.539 1.390.582 886.193 20.182.546 Presenze 18.151.414 5.013.987 12.039.096 24.156.412 15.146.651 7.348.177 2.101.949 3.862.997 179.883 6.690.030 3.126.717 186.574 4.823.767 4.835.866 4.538.423 112.201.943 P.M. 6,8 6,6 4,4 6,1 5,7 6,6 5,1 5,5 3,2 4,3 7,1 4,1 6,2 3,5 5,1 5,6 Fonte: ISTAT Quanto visto sopra rappresenta il peso del turismo balneare di ogni regione sul totale nazionale. Ma quanto incide tale risorsa all’interno di ogni regione? In quale misura si dimostra importante per l’economia turistica locale? I dati mostrano una notevole variabilità, influenzati dalla lunghezza della costa rispetto alla superficie della Regione e dalla presenza di altri richiami. Secondo i dati ufficiali risulta così all’ultimo posto come importanza del turismo balneare il Lazio, con il 7% totale delle presenze, preceduto dalla Basilicata con il 10% e dalla Puglia, dove il valore però è notevolmente superiore (29%). Particolarmente significative invece le percentuali per Liguria, dove arriva all’87% del totale, Emilia Romagna (67%), Calabria (62%) e Friuli Venezia Giulia (60%). Nel Veneto invece, nonostante sia la regione che occupa il secondo posto come presenze balneari sul totale italiano, il peso del turismo balneare è solamente del 32%. 18 Località marine: evoluzione e posizionamento del turismo balneare Graf.4 Distribuzione del turismo balneare per regione. Anno 2005. Italia = 100 21,5 Emilia-Romagna 16,2 Veneto 13,5 Toscana 10,7 Liguria 6,5 Marche 6,0 Campania Friuli-V. Giulia 4,5 Sicilia 4,3 Calabria 4,3 4,0 Sardegna 3,4 Abruzzo 2,8 Puglia 1,9 Lazio Basilicata 0,2 Molise 0,2 Piemonte - Valle d'Aosta - Lombardia - Trentino-A. Adige - Umbria - Fonte: elaborazione Mercury su dati ISTAT P b l Rapporto sulle imprese balneari 2007 19 Graf.5 Incidenza delle presenze balneari sul totale presenze. Anno 2005 (Valori in percentuale) 87,0 Liguria 66,6 Emilia-Romagna 61,5 Calabria 59,8 Friuli-V. Giulia 58,8 Marche 55,6 Abruzzo 44,5 Sardegna 39,7 Toscana Sicilia 35,2 Campania 35,0 Veneto 32,0 Italia 31,6 28,9 Puglia 24,1 Molise 9,5 Basilicata 6,6 Lazio Piemonte - Valle d'Aosta - Lombardia - Trentino-A. Adige - Fonte: elaborazione Mercury su dati ISTAT 20 Località marine: evoluzione e posizionamento del turismo balneare Tab.4 Distribuzione delle presenze per macroaree costiere. Presenze. Anno 2005 Macroaree Orientale settentrionale Orientale meridionale Occidentale Settentrionale Occidentale Meridionale e Isole Regioni Friuli V. G.; Veneto, Emilia Romagna. Marche, Molise, Abruzzo, Puglia, Basilicata, Calabria Ionica. Liguria, Toscana. Lazio, Campania, Calabria tirrenica Sicilia, Sardegna. Totale Italiani 35,7 23,1 Stranieri 45,0 8,9 Totale 38,7 18,5 29,5 23,5 27,5 11,7 22,7 15,3 100,0 100,0 100,0 Italiani 62,4 84,5 Stranieri 37,6 15,5 Totale 100 100 72,4 27,6 100 52,0 48,0 100 Fonte: elaborazione Mercury su dati ISTAT Tab.5 Tasso di internazionalità delle coste. Presenze. Anno 2005 Macroaree Orientale settentrionale Orientale meridionale Occidentale Settentrionale Occidentale Meridionale e Isole Regioni Friuli V. G.; Veneto, Emilia Romagna. Marche, Molise, Abruzzo, Puglia, Basilicata, Calabria Ionica. Liguria, Toscana. Lazio, Campania, Calabria tirrenica, Sicilia, Sardegna Fonte: elaborazione Mercury su dati ISTAT 1.3 L’andamento di medio-lungo termine Il trend di medio termine del turismo balneare mostra due periodi ben distinti. Il primo dal 1997 al 2000 con una crescita media annua delle presenze totali del 5,7%, guidato più dagli stranieri (Tvma 7,5%) che dagli italiani (Tvma 4,9%), un valore non lontano da quello segnalato dal totale delle presenze in Italia, cresciute alla media annua del 5,1%. Gli anni seguenti, tra il 2001 e il 2005, segnalano una crisi del settore, guidata più dalla perdita della componente straniera (Tvma -3,5%) che da quella italiana, tuttavia in calo (Tvma -1,3%). Il dato complessivo del settore è pari ad una media annua del -1,3%, contro le presenze totali nazionali che, seppure con andamento alterno, risultano nel medio termine costanti (Tvma 0,4%). Di conseguenza ne viene la perdita di peso sull’intero comparto turistico che vede le presenze balneari passare dal 34,5% del 1999 al 33,7% del 2000 al 31,6% del 2005. Nell’intero arco di tempo analizzato (1997 – 2005) la variazione media annua delle presenze nel settore balneario è +1,9 % per gli italiani, +1,5% per gli stranieri, +1,8% nel totale, contro un valore del comparto turistico pari a +2,5%. Gli arrivi mostrano un andamento diverso anche se i valori restano sempre inferiori al dato nazionale. Nell’intero periodo crescono del 2,6%. per gli italiani, dell’1,8% per gli stranieri, con un totale del 2,3% per il balneario. Il totale nazionale segnala un +2,8%. Rapporto sulle imprese balneari 2007 21 Graf.6 Andamento presenze risorsa balneare e Italia. Anni 1997 – 2005. Numeri indice ‘97=100 130 125 120 115 110 105 100 95 1997 1998 1999 2000 2001 2002 Balneare Italiani Balneare stranieri Totale Italia Italia netto balneare 2003 2004 2005 Balneare totale Fonte: elaborazione Mercury su dati ISTAT Tab.6 Arrivi e presenze risorsa balneare e Italia. Anni 1997 – 2005. Valori assoluti 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 Italiani Arrivi Presenze 11.141.236 65.995.302 11.768.433 69.564.011 12.374.215 72.141.307 12.715.722 76.114.938 12.881.250 77.152.897 12.795.494 76.577.641 13.375.147 78.128.478 13.441.806 76.798.743 13.679.023 76.706.279 Balneare Stranieri Arrivi Presenze 5.628.271 31.577.606 5.975.513 32.774.144 6.204.280 34.191.248 6.953.206 39.249.472 7.110.854 40.909.883 7.023.450 40.535.898 6.590.934 38.093.681 6.588.135 36.117.067 6.503.523 35.495.664 Totale Arrivi Presenze 16.769.507 97.572.908 17.743.946 102.338.155 18.578.495 106.332.555 19.668.928 115.364.410 19.992.104 118.062.780 19.818.944 117.113.539 19.966.081 116.222.159 20.029.941 112.915.810 20.182.546 112.201.943 Italia Totale Arrivi Presenze 70.622.726 292.208.275 72.313.561 299.508.387 74.320.938 308.314.729 80.031.637 338.885.143 81.773.368 350.323.133 82.030.312 345.247.050 82.724.652 344.413.317 85.925.672 345.315.658 88.338.564 355.255.172 Fonte: ISTAT Anche in questo caso si possono identificare due tendenze ben distinte: nel periodo 1997 – 2000 arrivi e presenze crescono in maniera pressoché uguale per italiani e stranieri rispettivamente, in quello successivo invece i due tassi mostrano andamenti diversi e, per gli italiani, di segno opposto, sintetizzandosi in una variazione nulla di arrivi totali a fronte del calo di presenze. Il dato è confermato dall’indice di correlazione che nell’arco temporale 1997 – 2002 ha valore 0,99 mentre nel periodo più lungo 1997 – 2005 scende a 0,93. Il risultato del balneare che fino a pochi anni or sono procedeva di pari passo con quello del Paese, comincia negli ultimi anni a differenziarsi. È il segnale 22 Località marine: evoluzione e posizionamento del turismo balneare evidente del cambiamento nelle modalità di vacanza già più volte segnalato, che si traduce in minore durata e maggiore frequenza, come si legge anche dal valore della permanenza media che scende tra il 2001 e il 2005 da 6,0 notti a 5,6 per gli italiani e da 5,8 a 5,5 per gli stranieri. Tab.7 Arrivi e presenze risorsa balneare e Italia. Anni 1997 – 2005. Variazioni 1998/97 1999/98 2000/99 2001/00 2002/01 2003/02 2004/03 2005/04 TVMA ‘05/97 TVMA ‘00/97 TVMA ‘05/01 Arrivi 5,6 5,1 2,8 1,3 -0,7 4,5 0,5 1,8 2,6 4,5 1,5 Italiani Presenze 5,4 3,7 5,5 1,4 -0,7 2,0 -1,7 -0,1 1,9 4,9 -0,1 Balneare Stranieri Arrivi Presenze 6,2 3,8 3,8 4,3 12,1 14,8 2,3 4,2 -1,2 -0,9 -6,2 -6,0 0,0 -5,2 -1,3 -1,7 1,8 1,5 7,3 7,5 -2,2 -3,5 Arrivi 5,8 4,7 5,9 1,6 -0,9 0,7 0,3 0,8 2,3 5,5 0,2 Totale Presenze 4,9 3,9 8,5 2,3 -0,8 -0,8 -2,8 -0,6 1,8 5,7 -1,3 Italia Totale Arrivi Presenze 2,4 2,5 2,8 2,9 7,7 9,9 2,2 3,4 0,3 -1,4 0,8 -0,2 3,9 0,3 2,8 2,9 2,8 2,5 4,3 5,1 1,9 0,4 Fonte: elaborazione Mercury su dati ISTAT Tab.8 Presenze balneare, incidenza su presenze Italia e permanenza media 1997 2001 2005 Incidenza su totale Arrivi Presenze 23,7 33,4 24,4 33,7 22,8 31,6 Permanenza media Italiani 5,9 6,0 5,6 Stranieri 5,6 5,8 5,5 Fonte: elaborazione Mercury su dati ISTAT 1.4 La stagionalità Uno degli elementi di maggiore criticità per le imprese che operano all’interno della risorsa balneare è la stagionalità. Quattro mesi estivi nei quali si giocano il tutto per tutto a livello di remunerazione degli investimenti e del lavoro. La distribuzione delle presenze conferma il dato, un valore strutturale che nel medio periodo non mostra segni di variazione se non una lieve distribuzione più omogenea all’interno dei quattro mesi principali. I mesi estivi (giugno – settembre) assommavano infatti al 78,6% delle presenze della risorsa nel 1997 e, dopo avere raggiunto il 79,8% nel 2000, calano al 79,2 nel 2005. Sono valori che divergono dal dato nazionale al netto del balneare – che dimostra un più elevato trend alla destagionalizzazione - di oltre 27 punti percentuali (erano meno di 26 nel 1997). Minore stagionalità per la risorsa lacuale che già dal mese di aprile vede una percentuale più alta di presenze rispetto al balneario, con una punta a maggio e un prolungamento della stagione anche a settembre ed ottobre. Rapporto sulle imprese balneari 2007 23 Graf.7 Stagionalità della risorsa balneare e lacuale. Anni 1997 – 2005 35,0 30,0 25,0 20,0 15,0 10,0 5,0 Balneare 1997 Balneare 2005 Lacuale 1997 br e ce m Di br e No ve m Ot tob re br e Se t te m Ag os to Lu gli o Gi ug no M ag gio Ap rile ar zo M Fe bb ra io Ge nn aio - Lacuale 2005 Fonte: elaborazione Mercury su dati ISTAT Graf.8 Distribuzione delle presenze per stagioni. Balneare più lacuale e Italia netto balneare e lacuale. Anni 1997 e 2005 76,9 77,8 51,5 50,0 32,8 32,8 15,7 17,2 17,5 16,6 5,7 5,6 gennaio - maggio balneare 1997 balneare 2005 Fonte: elaborazione Mercury su dati ISTAT giugno - settembre Italia netto balneare e lacuale 1997 ottobre - dicembre Italia netto balneare e lacuale 2005 24 Località marine: evoluzione e posizionamento del turismo balneare Nell’arco dell’estate agosto raccoglieva nel 1997 il 30,4% delle presenze nella risorsa “mare”, scendendo a 28,8% nel 2005. Presenze che si sono trasferite nel mese di luglio (da 23,5% a 23,9%) e, principalmente, in quello di giugno (da 13,9% a 15,9%). Quest’ultimo dato merita una riflessione sulle possibili cause, che possono essere trovate nella durata dell’anno scolastico, nel minor costo del soggiorno, in eventi naturali come le giornate più lunghe e il clima più favorevole, nei modelli di consumo che vedono giugno come mese della villeggiatura dei bambini e agosto come mese del viaggio con la famiglia magari all’estero, non ultimo fattore di cambiamento la concorrenza delle molteplici attività organizzate nelle città. Anche settembre è in calo (-0,3%) ma ogni differenza di queste dimensioni, può essere addebitabile a fenomeni contingenti come una particolare stagione avversa o festività. 1.5 L’affollamento delle coste Il dato delle presenze globali è un segnalatore quantitativo dello stato del settore in ambito regionale. L’intensità delle presenze sulle coste italiane può darci invece un parametro di valutazione qualitativa anche se parziale e indicativo, non tenendo conto del tipo di costa, della sua ampiezza, della infrastrutturazione. Tab.9 Presenze estive per chilometro balenabile. Regioni e aree geografiche. Anno 2005 Regione Emilia-Romagna Veneto Friuli-Venezia Giulia Marche Liguria Toscana Abruzzo Campania Lazio Calabria Sardegna Molise Sicilia Puglia Basilicata Italia Orientale settentrionale Orientale meridionale Occidentale settentrionale Occidentale meridionale Isole Costa balenabile (km) 99,7 99,1 62,4 151,3 281,5 390,9 112,8 355,7 265,7 616,4 851,5 33,1 939,7 699,2 58,7 5.017,6 261,2 1.363,3 672,4 929,6 1.791,2 Presenze balneare 24.156.412 18.151.414 5.013.987 7.348.177 12.039.096 15.146.651 3.862.997 6.690.030 2.101.949 4.823.767 4.538.423 179.883 4.835.866 3.126.717 186.574 112.201.943 47.321.813 17.239.427 27.185.747 11.080.667 9.374.289 Presenze estive 19.139.541 14.381.678 3.972.668 5.822.087 9.538.783 12.000.952 3.060.719 5.300.626 1.665.410 3.821.954 3.595.871 142.524 3.831.540 2.477.352 147.826 88.899.532 37.493.888 13.659.095 21.539.736 8.779.403 7.427.411 Presenze / gg estive 156.881 117.883 32.563 47.722 78.187 98.368 25.088 43.448 13.651 31.327 29.474 1.168 31.406 20.306 1.212 728.685 307.327 111.960 176.555 71.962 60.880 Presenze / Km balneabile 1.593 1.151 522 316 278 253 224 123 51 50 35 34 34 29 21 145 1.167 82 263 77 34 Fonte: elaborazione Mercury su dati Istat e Ministero della Salute Può essere tuttavia un dato su cui riflettere e sul quale misurare le potenzialità. Per questa misurazione abbiamo utilizzato il numero di presenze giornaliero nei mesi estivi (PbE) per chilometro di spiaggia balneabile. Il dato delle presenze estive è stato calcolato per ogni regione applicando al valore delle presenze balneari la percentuale delle stesse Rapporto sulle imprese balneari 2007 25 nei mesi di maggio – settembre (valore nazionale), dividendo per 122 (totale dei giorni di giugno, luglio, agosto e settembre) il risultato. Le presenze giornaliere per chilometro variano tra le circa 1,5 mila dell’Emilia Romagna e le 21 presenze della Basilicata, una notevole variabilità passando dalle circa 1,5 mila presenze giornaliere dell’Emilia Romagna alle 21 della Basilicata, che assume così il ruolo di costa meno affollata. Occorre però notare che ben sette regioni sulle 15 balneari (47%) segnalano meno di 100 PbE/km e che ben 12, corrispondenti all’80% si posizionano nel quartile più basso (meno di 393 PbE/km). Solo due regioni superano il valore di mille: la già menzionata Emilia Romagna e il Veneto, destinazioni tuttavia che fanno dell’elevato numero di presenze balneari un valore aggiunto per lo sviluppo di prodotti collaterali sintetizzabili in una elettrizzante vita fuori spiaggia. Una lettura per aree geografiche ci consente di vedere come le coste Nord Est siano quelle maggiormente affollate con un PeB/km di 1,1 mila, seguite da quelle del Nord Ovest con un valore sensibilmente più basso (263). Nel meridione poca differenza tra la costa orientale (82) e quella occidentale (77), mentre la palma di paradiso dei bagnanti è appannaggio delle isole con un PeB/km di 34. 1.6 Le presenze nelle seconde case Il turismo italiano risente in maniera notevole del fenomeno delle seconde case. Di proprietà o in affitto da privati compongono un’ offerta rilevante che non rientra nelle statistiche ufficiali. Nel 2003 Mercury ha realizzato con Rescasa uno studio destinato ad indagare l’ampiezze del fenomeno determinando a livello provinciale il peso di questo turismo sommerso. Applicando i coefficienti allora indicati, abbiamo cercato di stimare l’ampiezza del fenomeno relativamente ai soli valori delle presenze balneari, per giungere ad un dato che valutasse la reale portata dei flussi. Un dato che tuttavia potrebbe essere ancora sottostimato, vista la scala provinciale di partenza, essendo il fenomeno delle seconde case particolarmente sviluppato in quasi tutte le località marine, valutabile quindi meglio su scala comunale. In base ai calcoli effettuati il numero totale delle presenze a livello nazionale del comparto “mare” supererebbe così i 366 milioni, con un fattore moltiplicativo rispetto a quelle ufficiali che si avvicina a 2,3. All’interno delle singole regioni il dato presenta una notevole variabilità passando da un massimo di 8,3 per il Molise ad un minimo di 0,8 per il Veneto. Valori elevati per molte regioni meridionali: Sicilia (7,7), Puglia (5,8) e Calabria (5). Il dato ovviamente non dipende dal numero totale di case ma è influenzato dal livello di infrastrutturazione turistica e dal rapporto tra numero di case e numero di strutture ricettive. Il dato ci consente di aggiornare anche il valore delle presenze per chilometro di costa balenabile che raggiunge valori intorno alle 3,5 mila/giorno in Emilia Romagna, 2 mila in Veneto, 1,3 mila in Liguria, rimanendo la più bassa in Basilicata (64,8), preceduta dalla Sardegna (140) e dalla Puglia (197). 26 Località marine: evoluzione e posizionamento del turismo balneare Tab.10 Presenze totali compreso seconde case e presenze totali per chilometro balneabile Abruzzo Basilicata Calabria Campania Emilia-Romagna Friuli-Venezia Giulia Lazio Liguria Marche Molise Puglia Sardegna Sicilia Toscana Veneto Italia Coeff. Molt. 4,4 2,1 5,0 2,5 1,2 1,0 2,9 3,9 1,0 8,3 5,8 3,1 7,7 1,2 0,8 2,30 Presenze balneario 3.862.997 186.574 4.823.767 6.690.030 24.156.412 5.013.987 2.101.949 12.039.096 7.348.177 179.883 3.126.717 4.538.423 4.835.866 15.146.651 18.151.414 112.201.943 Seconde case balneario 17.103.556 398.773 23.928.996 16.465.000 29.913.602 4.862.983 6.155.906 46.440.211 6.984.613 1.490.601 18.100.786 13.874.993 37.080.224 17.718.108 13.662.497 254.180.848 Presenze totali 20.966.553 585.347 28.752.763 23.155.030 54.070.014 9.876.970 8.257.855 58.479.307 14.332.790 1.670.484 21.227.503 18.413.416 41.916.090 32.864.759 31.813.911 366.382.791 PbE/km balneabile 1.207,1 64,8 302,9 422,8 3.522,1 1.028,0 201,8 1.349,2 615,2 327,8 197,2 140,4 289,7 546,0 2.084,9 474,2 Fonte: elaborazione Mercury su dati Istat, ANCI, Ministero della Salute 1.7 La spesa media I dati forniti dal CISET 10 relativi alle diverse destinazioni mostrano per il balneare una contrazione sia in termini di presenze sia in termini di spesa. Le rilevazioni effettuate non fanno riferimento alla medesima ripartizione territoriale dell’ ISTAT, per tale motivo il peso delle presenze risulta diverso. Possiamo tuttavia ritenere valido il dato di tendenza e il valore della spesa. Secondo tali rilevazioni il peso del turismo balneare del 2005 è in contrazione sia come dimensione economica che fisica (25,5% delle presenze rispetto al 27,9% del 2004 secondo Ciset; 31,62% contro 32,7% secondo ISTAT; 20,2% della spesa contro 21,6% del 2004), a fronte di una sostanziale tenuta della spesa giornaliera, comunque significativamente più bassa rispetto alla media e agli altri settori. Tab.11 Incidenza della spesa per risorsa e spesa media per tipo di destinazione. Anno 2005 Risorsa Balneare Montano Lacuale Culturale Incidenza 20,2 14,1 7,3 47,3 Spesa Media (Euro) 72 86 73 108 % presenze Ciset Istat 25,5 31,6 14,9 13,1 9,1 6,6 39,8 24,3 Spesa Risorsa Incidenza Media (Euro) Territorio 4,0 127 Altro (*) 7,1 99 Totale 41,6 91 (*) eventi, sport, crociere. Fonte: CISET 10 Mara Manente, Economia Turistica Regionale nel 2005, CISET – Università Ca’ Foscari % presenze Ciset Istat 4,2 6,5 24,5 49,5 51,3 Rapporto sulle imprese balneari 2007 27 CAP II LA DIMENSIONE STATISTICA ED ECONOMICA 1.5 Un comparto complesso Il problema della quantificazione del comparto degli stabilimenti balneari è complesso per l’evoluzione degli aspetti gestionali, per l’atteggiamento delle amministrazioni, in merito al numero ed alle modalità delle concessioni e dei servizi possibili, e per le difficili valutazioni statistiche, in quanto ufficialmente sono rilevate solo le attività che assurgono al rango di impresa, mentre sul territorio sono presenti molteplici punti di erogazione del servizio “anomali”. Attualmente non esistono fonti amministrative che rilevano, in modo organico e strutturato, le informazioni sugli stabilimenti balneari, visto che anche la realizzazione del Sistema Informativo Demanio marittimo (S.I.D.) 11 , avviata nel 1993 e indirizzata al censimento delle concessioni demaniali, è ancora in fase di completamento. La stessa definizione di stabilimento balneare è sottoposta ad interpretazioni differenti 12 , mentre la localizzazione delle strutture è regolamentata da normative urbanistiche e da piani dei litorali variabili a seconda delle regioni e dei comuni. Già nella precedente edizione del Rapporto sulle Imprese Balneari (2002) nella premessa sulla stima del comparto sono state sintetizzate una serie di riflessioni sulla modalità di indicizzazione del settore e le difficoltà di quantificazione dello stesso. In questa edizione alle statistiche ottenute mediante le informazioni rese da enti istituzionali sono state associate stime di sintesi altrettanto significative. Le potenzialità rese disponibili dai progressi in tema di tecnologia e database relazionali, e in generale i risultati di un’attività di ricerca basata sugli sviluppi di metodologie e tecniche di integrazione delle fonti hanno consentito di avvalersi di dati amministrativi validati dalle direzioni di competenza e capaci di restituire “meta-informazioni” aggregate sulla base delle quali sono state ricavate stime e proiezioni. Nel seguente lavoro di indagine, nella documentazione delle informazioni relativa alla numerosità del comparto sono riportati come primi i valori forniti da Infocamere, dall’ISTAT attraverso il data base ASIA, e una elaborazione dei dati raccolti presso la Direzione Generale per le infrastrutture della navigazione marittima ed interna del Il seguente capitolo è a cura di Emilio Beceri, Sandro Billi e Maria Iannario. 11 Il Sistema è nato con la finalità di consentire una efficace gestione dei beni del demanio marittimo attraverso la puntuale identificazione e conoscenza del loro reale stato d’uso disponendo, per l’intero territorio nazionale, di una cartografia catastale aggiornata e revisionata. Tale sistema consente di individuare un’esaustiva enumerazione del numero di concessioni. L’area di intervento interessa la zona demaniale marittima e la relativa fascia di rispetto dell’intero territorio nazionale per uno sviluppo di ca. 7.500 km di costa. In tale quantificazione è esclusa l’indicazione degli stabilimenti lacuali e fluviali. 12 Nonostante l’accezione giuridica e la normativa di riferimento permangono discrasie interpretative nell’identificazione di tutte quelle strutture (es. stabilimenti di alberghi e/o campeggi, chioschi, bar con servizio spiaggia) non propriamente riconosciute/registrate nell’identificativo “stabilimento balneare”, né riconducibili ad un’espressione normativa propria. 28 La dimensione statistica ed economica Ministero dei Trasporti. A questi dati è stata associata una breve sintesi delle informazioni ottenute dalle singole Regioni (dati ufficiali, stime, elaborazioni rispetto agli anni precedenti) che ci consente di pervenire ad una stima ragionevole proposta sulla base di tutte le fonti utilizzate. In una tavola a parte è riportato poi il numero delle strutture ricettive dotate di spiaggia privata, il cui dato non sempre è registrato tra le attività secondarie. Per procedere alla analisi nel senso indicato sembra opportuno ricordare che il Censimento 2001 rilevava 5.368 stabilimenti balneari 13 , dei quali 8 gestiti da istituzioni pubbliche. Ma funzioni analoghe a quelle degli stabilimenti balneari erano rintracciabili anche nelle altre attività, e nelle competenze delle istituzioni no-profit relative al demanio marittimo, rappresentate rispettivamente da 2.765 e 19.841 unità 14 . I dati del censimento sono alla base della verifica effettuata sulla validità dei dati dell’Archivio Statistico delle Imprese Attive (A.S.I.A.), una banca dati creata dall’Istat, in ottemperanza ai riferimenti normativi relativi all'armonizzazione statistica, introdotti dall’Eurostat, l’Ufficio statistico della Comunità Europea (artt. 1 e 7 del Regolamento n. 2186/93 del Consiglio dell’Unione Europea) e in attuazione del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 26 febbraio 1994, che incaricava l’ente di istituire un gruppo di lavoro avente l’incarico di progettare e realizzare il nuovo registro statistico delle imprese sulla base delle informazioni disponibili in ambienti di tipo amministrativo. Secondo tale archivio, a fine 2006 gli stabilimenti balneari operanti sotto forma di impresa, attivi almeno sei mesi sarebbero stati 5.567, e a questi avrebbero fatto riferimento circa 9,6 mila addetti indipendenti e 6,8 mila addetti indipendenti. 1.6 Imprese ed unità locali nelle macroaree Anche le informazioni sugli stabilimenti balneari raccolte da fonte Infocamere 13 Tale dato è leggermente, ma non significativamente, differente da quello successivamente (par. 2) riportato nel testo con riferimento al 2001, di fonte Infocamere. 14 Si presenta di seguito il prospetto fornito dall’ISTAT, relativo al censimento dell’industria e dei servizi per categoria di attività economica a livello di singolo comune, relativo all’anno 2001 per le macroaree. Si considerano gli stabilimenti balneari (marittimi, lacuali e fluviali), classificati come Codice Ateco 92721 e altre attività non comunemente classificate che fanno capo al codice Ateco 92722. Fra queste ultime, come si è detto nel testo, rientrano diverse attività che riguardano la balneazione. Stabilimenti balneari (Ateco 92721) e Altre Attività Ricettive N.C.A. (Ateco 92722) IMPRESA Nord Ovest Nord Est Centro Mezzogiorno Stabilimenti balneari 825 1.399 1.696 1.440 ISTITUZIONE PUBBLICA Altre attività 745 647 572 705 Stabilimenti balneari 5 1 1 1 Altre attività 17 27 20 32 ISTITUZIONE NO-PROFIT Altre attività 4.893 4.841 4.038 6.069 Fonte: elaborazioni su dati ISTAT, Censimento 2001 Il no profit, invece, ha realizzato interessanti interventi nell’ambito del comparto balneare, ma non presenta nella rilevazione censuaria del 2001 indicazioni di maggiore dettaglio, mentre si prevede una specificazione del metadato osservabile, a partire dalla prossima rilevazione censuaria. Si riportano i relativi dati a titolo informativo, senza un riscontro nelle analisi successive. Rapporto sulle imprese balneari 2007 29 presentano alcune disomogeneità classificatorie, variabili su scala regionale 15 , e un sottodimensionamento della struttura del comparto, proprio perché, come si è detto, non tutte le strutture sono registrate come imprese. Il caso del Veneto è quello più evidente perché si rilevano solo 166 unità, corrispondenti all’2,1% del totale nazionale, in quanto la gestione degli stabilimenti in molti casi è associata o compresa in quella delle gestioni alberghiere e non è classificata neppure come attività sussidiaria. Analoghe considerazioni possono essere fatte per la Sardegna, con diversi stabilimenti all’interno dei resort, ma anche con una maggiore diffusione di litorali liberi. Tenuto conto di queste precisazioni, alle quali successivamente si cercherà di ovviare con delle stime, la ripartizione degli stabilimenti balneari viene proposta considerando gli incroci delle sedi e delle unità locali con le attività principali e quelle accessorie, e raffrontandola con quella analoga presentata nell’undicesima edizione del Rapporto sul turismo italiano 16 . Per inciso si ricorda che la voce stabilimenti balneari racchiude al proprio interno, ove non è diversamente specificato, anche quelli lacuali e fluviali, che rappresentano, comunque, una percentuale molto ridotta del totale. Nel quinquennio 2001-2006 gli esercizi balneari aumentano di un quarto su tutto il territorio nazionale (tasso medio annuo di crescita 4,6%), con una percentuale più che doppia (52,7%, tasso medio annuo di crescita dell’8,8%) rispetto alla media nel Mezzogiorno, ed in modo più contenuto nelle altre macroaree; il Nord Est, da sempre l’area più strutturata per questa tipologia di servizio, presenta l’incremento minore. La forte dinamica del Mezzogiorno è spiegabile anche con il fatto che sono state trasformate in impresa alcune attività che comunque erano già presenti sul territorio. Nel 2007, a livello nazionale, saranno presumibilmente superate le 8.000 unità registrate Per un raffronto con gli altri comparti turistici, sempre secondo fonte Infocamere e considerando le sedi e le unità locali che svolgono tale attività come principale o secondaria, si rileva che nello stesso quinquennio gli alberghi aumentano del 5,0% (38.989 nel 2006) 17 , i campeggi del 12,7% (2.790) , i villaggi turistici del 23,6% (659) e gli agriturismi di ben il 59,0% (13.378). Il tasso di attività secondaria rispetto a quella totale è, nell’anno 2006, pari al 15,4% per gli stabilimenti balneari, all’11,8% per gli alberghi, al 19,4% per i campeggi, al 31,4% per i villaggi turistici, all’80,4% per gli agriturismi. Appare evidente che la gestione di un “bagno” 18 è una attività particolarmente dinamica e caratterizzata da una forte autonomia. Solo gli agriturismi presentano una dinamica notevolmente superiore nella variazione, ma vista prevalentemente come reddito integrativo rispetto ad altre attività. 15 In alcune regioni il sistema di classificazione è collegato a categorie di riferimento differenti rispetto a quelle standard. 16 Rapporto sul turismo italiano, undicesima edizione, Mercury, Firenze, 2002 17 Si ricorda che l’ISTAT rileva per il 2005, ultimo dato disponibile, 33.370 unità alberghiere che svolgono tale attività come principale. 18 Questa è la denominazione con cui usualmente vengono chiamati gli stabilimenti balneari dai frequentatori. 30 La dimensione statistica ed economica Tab.1 Stabilimenti balneari e lacuali nelle macroaree ed in Italia nel 2001 e nel 2006 e variazione percentuale. Numero di sedi ed unità locali che svolgono tale attività come principale o secondaria. 2001 1.059 1.642 1.940 1.647 6.288 Nord Ovest Nord Est Centro Mezzogiorno Italia 2006 1.281 1.755 2.313 2.515 7.864 Var %. 21,0 6,9 19,2 52,7 25,1 Var.% media annua 3,9 1,3 3,6 8,8 4,6 Fonte: elaborazioni su dati Infocamere Nel quinquennio 2006 il Mezzogiorno passa da una incidenza del 26,2% sul totale degli stabilimenti nazionali, ad una del 32,0%, mentre il Centro, pur aumentando le proprie strutture, vede ridurre la propria quota parte dal 30,9% al 29,4%. Sempre secondo i dati Infocamere, le imprese che, sull’intero territorio nazionale, svolgono come attività principale la gestione di uno o più stabilimenti balneari sono 4.872. Ad ogni impresa che svolge tale attività come principale corrispondono, oltre alla sede, 0,37 unità locali, per un tale di 6.653 strutture. Graf.1 Distribuzione degli esercizi balneari fra le macro aree: anni 2001 e 2006 2006 2001 Sud e Isole; 26,2 Nord Ovest; 16,8 Centro; 30,9 Nord Est; 26,1 Nord Ovest; 16,3 Sud e Isole; 32,0 Nord Est; 22,3 Centro; 29,4 Fonte: elaborazioni su dati Infocamere Se si aggiungono anche le imprese e le unità locali che svolgono in modo secondario questa attività il numero complessivo delle strutture sale, ad agosto 2006, a 7.864 unità. Questo ultimo rappresenta il dato di riferimento principale per valutare la dimensione del comparto a livello di imprese censite. Fra queste l’84,6% delle unità svolge la propria attività come principale: l’85,3% nel Nord Ovest, il 90,7% nel Nord Est, l’84,4% nel Centro, l’80,2% nel Mezzogiorno. A livello di macroarea territoriale la maggiore presenza di stabilimenti si rileva nel Mezzogiorno e nel Centro per la maggiore ampiezza della fascia costiera, che nel Nord ovest è limitata solo alla Liguria, oltre ai laghi. Rapporto sulle imprese balneari 2007 31 Graf.2 Numero di imprese classificate stabilimenti balneari: marittimi, lacuali e fluviali. Anno 2006 7.864 6.653 4.872 1.211 sedi con attività principale sedi ed UL con attività principale sedi e UL con attività secondaria sedi e UL con attività principale o secondaria Fonte: elaborazioni su dati Infocamere 1.7 Imprese ed unità locali nelle regioni Facendo riferimento ancora ai dati Infocamere, emerge che la regione con il maggiore numero di stabilimenti è l’Emilia Romagna, quasi un quinto del totale nel paese, seguita dalla Liguria e dalla Toscana. Insieme nelle tre regioni di collocano quasi la metà dei “bagni” nazionali (47,8%), mentre nel 2001 la corrispondente quota era superiore alla metà (53,9%). Da notare che anche nelle regioni senza fascia costiera (Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Trentino Alto Adige, Umbria) sono presenti alcuni stabilimenti balneari presso i diversi laghi. In termini di variazione percentuale nel quinquennio 2001 – 2006 il maggiore incremento si rileva in Basilicata, Calabria, Sardegna e Sicilia. Si tratta di aumenti notevoli perché sono state messe a cultura turistica diverse spiagge prima libere oppure si sono trasformate in imprese forme di gestione prima diverse o, ancora, si sono registrate nella classe di attività corretta imprese prima iscritte con codici o con attività prevalente diversa; di fatto nel mezzogiorno si sta realizzando, con ritardo, un certo riallineamento alle regioni del Centro-Nord. Secondo il riferimento camerale appaiono in diminuzione gli stabilimenti lacuali di due regioni non costiere quali l’Umbria ed il Trentino-Alto Adige, mentre il caso della Valle d’Aosta, con il suo unico stabilimento nel 2001 e nel 2006 non può fare testo. Come ovvia conseguenza, tutte le regioni del Sud aumentano la loro quota relativa. 32 La dimensione statistica ed economica Tab.2 Stabilimenti balneari e lacuali nelle regioni italiane nel 2001 e nel 2006 e relative quote. Numero di sedi ed unità locali che svolgono tale attività come principale o secondaria. Infocamere Valori assoluti Distribuzione % 2001 2006 2001 2006 8 12 0,1 0,2 1 1 0,0 0,0 30 47 0,5 0,6 19 14 0,3 0,2 135 166 2,1 2,1 36 45 0,6 0,6 1.020 1.221 16,2 15,5 1.452 1.530 23,1 19,5 919 1.009 14,6 12,8 8 7 0,1 0,1 663 810 10,5 10,3 350 487 5,6 6,2 360 493 5,7 6,3 33 39 0,5 0,5 447 614 7,1 7,8 278 435 4,4 5,5 35 87 0,6 1,1 179 341 2,8 4,3 268 428 4,3 5,4 47 78 0,7 1,0 6.288 7.864 100,0 100,0 Piemonte Valle D'Aosta Lombardia Trentino A. A. Veneto Friuli V. G. Liguria Emilia Romagna Toscana Umbria Marche Lazio Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna Italia A.S.I.A. (Istat) Valori assoluti Distribuzione % 2006 2006 n.d. n.d. n.d. n.d. 21 0,4 n.d. n.d. 85 1,5 21 0,4 734 13,2 1.107 19,9 813 14,6 n.d. n.d. 478 8,6 435 7,8 399 7,2 29 0,5 422 7,6 320 5,7 38 0,7 296 5,3 273 4,9 77 1,4 5.567 100,0 Fonte: elaborazioni su dati Infocamere 2001 e 2006 e A.S.I.A. Istat anno 2006. Graf.3 Variazioni percentuali degli stabilimenti balneari delle regioni italiane: periodo 2001-2006 148,6 Basilicata 90,5 Calabria 66,0 Sardegna 59,7 Sicilia Lombardia 56,7 56,5 Puglia Piemonte 50,0 39,1 Lazio 37,4 Campania 36,9 Abruzzo 25,1 MEDIA Friuli V.G. 25,0 23,0 Veneto Marche 22,2 19,7 Liguria 18,2 Molise 9,8 Toscana 5,4 Emilia Romagna Valle d'Aosta 0,0 -12,5 Umbria Trentino A.A. -26,3 Rapporto sulle imprese balneari 2007 33 Graf.4 Percentuale di unità che svolgono l’attività di stabilimento balneare come principale. Anno 2006 100,0 Valle d'Aosta 93,1 Emilia Romagna 88,8 Toscana 86,7 Liguria Abruzzo 85,0 MEDIA 84,6 Marche 82,1 Sicilia 81,3 Campania 80,3 Lazio 79,7 Puglia 78,6 Veneto 78,3 Calabria 77,7 Sardegna 76,9 74,7 Basilicata 66,7 Piemonte 64,4 Friuli V.G. 64,1 Molise Trentino A.A. Umbria Lombardia 57,1 57,1 53,2 Tab.3 Stabilimenti balneari e lacuali nelle regioni italiane nell’anno 2006: sedi con attività principale, sedi ed unità locali con attività principale, sedi ed unità locali con attività secondaria, sedi ed unità locali con attività principale e secondaria. Piemonte Valle D'Aosta Lombardia Trentino A. A. Veneto Friuli V. G. Liguria Emilia R. Toscana Umbria Marche Lazio Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna Italia Nord Ovest Nord Est Centro Mezzogiorno Sedi CaP 8 1 19 6 65 19 676 1.085 761 3 479 303 314 19 390 243 38 204 210 29 4.872 704 1.175 1.546 1.447 Valori assoluti SeULCaP SeULCaS 8 4 1 25 22 8 6 130 36 29 16 1.058 163 1.424 106 896 113 4 3 665 145 388 99 419 74 25 14 493 121 342 93 65 22 265 76 348 80 60 18 6.653 1211 1.092 189 1.591 164 1.953 360 2.017 498 Fonte: elaborazioni Mercury su dati Infocamere SeULCaPS 12 1 47 14 166 45 1.221 1.530 1.009 7 810 487 493 39 614 435 87 341 428 78 7.864 1.281 1.755 2.313 2.515 Sedi CaP 0,2 0,0 0,4 0,1 1,3 0,4 13,9 22,3 15,6 0,1 9,8 6,2 6,4 0,4 8,0 5,0 0,8 4,2 4,3 0,6 100,0 14,4 24,1 31,7 29,7 Valori percentuali SeULCaP SeULCaS 0,1 0,3 0,0 0,0 0,4 1,8 0,1 0,5 2,0 3,0 0,4 1,3 15,9 13,5 21,4 8,8 13,5 9,3 0,1 0,2 10,0 12,0 5,8 8,2 6,3 6,1 0,4 1,2 7,4 10,0 5,1 7,7 1,0 1,8 4,0 6,3 5,2 6,6 0,9 1,5 100,0 100,0 16,4 15,6 23,9 13,5 29,4 29,7 30,3 41,1 SeULCaPS 0,2 0,0 0,6 0,2 2,1 0,6 15,5 19,5 12,8 0,1 10,3 6,2 6,3 0,5 7,8 5,5 1,1 4,3 5,4 1,0 100,0 16,3 22,3 29,4 32,0 34 La dimensione statistica ed economica Interessante risulta anche verificare a livello regionale, la percentuale di stabilimenti – sedi ed unità locali – che svolgono la loro attività come principale, rispetto al totale delle strutture esistenti, che comprende anche quelle che svolgono la loro attività come principale o secondaria. A parte il caso della Valle d’Aosta, per la quale viene considerata una solo impresa lacuale, le regioni ove prevale l’incidenza delle imprese che fanno della stagione dello stabilimento la loro attività principale sono quelle ad economia balneare più matura; nell’ordine Emilia-Romagna, Toscana, Liguria e Abruzzo, le sole a presentare valori sopra la media nazionale. Considerando la natura giuridica delle imprese, le società di capitale rappresentano una quota molto ridotta del totale, che Infocamere indica in circa il 10%. Il dato corrispondente relativo al Nord Est (5,5%) abbassa l’incidenza a livello nazionale, che per le altre tre macroaree è intorno all’11-12%. Da notare che nel Mezzogiorno si rileva la maggiore quota di imprese individuali, mentre nel Nord Ovest e nel Nord Est questa componente appare ridotta. Tab.4 Stabilimenti balneari, sedi con attività principale per natura giuridica. Anno 2006 Nord Ovest Nord Est Centro Mezzogiorno Totale Valori assoluti 695 1.122 1.528 1.422 4.767 Distribuzione % (colonna) freq. relative SdC SdP II 14,6 17,4 17,4 9,9 23,5 12,6 28,7 18,4 30,1 34,3 32,1 35,3 23,8 37,4 29,8 34,7 100 100 100 100 AF 10,3 37,6 26,5 25,6 100 SdC 12,4 5,5 11,4 12 10,3 Distribuzione % (riga) SdP II AF 61,4 24,5 1,7 62,6 28 3,9 48,2 38,4 2 40,9 44,9 2,1 51,3 35,9 2,5 Fonte: elaborazioni Mercury su dati Infocamere La difficoltà di arrivare a dati unitari è chiara dal confronto tra i valori di fonte Infocamere visti precedentemente e quelli del Sistema Informativo del Demanio Marittimo riportati di seguito. Anche il ricorso alla banca dati A.S.I.A. dell’Istat sembra non facilitare la soluzione del problema. Infatti la sua realizzazione fa capo a tre livelli di fonti: il primo collegato a ai grandi archivi amministrativi quali Anagrafe Tributaria, Registro delle imprese, Archivio INPS, Archivio INAIL, Archivio delle utenze elettriche della Società per l’energia elettrica. Il secondo costituito dalle informazioni che provengono dagli Enti pubblici e privati che gestiscono sub-archivi inerenti a specifici settori quali ad esempio l’ABI e la Banca d’Italia per gli Istituti di credito, l’ANIA per gli Istituti assicurativi ecc… Il terzo invece fa capo a tutte le indagini statistiche che l’Istat effettua sulle imprese. Tutte queste fonti tuttavia non sono in grado di superare alcuni problemi strutturali delle imprese del settore balneario e, in particolare, la presenza di attività facenti capo a organismi no – profit, la compresenza dell’attività di gestione delle spiagge con quella di ristorazione o ricettività, la diversa forma che le imprese assumono nelle differenti aree. Dalla tab. 2 si può notare come il dato derivante dall’archivio A.S.I.A. rispetti abbastanza la distribuzione territoriale dei dati Infocamere delle unità principali e secondarie, denotando quindi la sua fonte principale, ma contemporaneamente riporti un valore totale più basso (5.567 imprese contro 7.864) segnale della difficoltà di fare confluire all’interno della rilevazione quelle fattispecie facenti capo ad altre tipologie di attività prevalenti. Rapporto sulle imprese balneari 2007 35 1.8 I Beni Demaniali nelle analisi del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti La realizzazione del S.I.D. (Sistema Informativo del Demanio marittimo) 19 , proposta dal Ministero dei Trasporti, che dovrebbe rappresentare una svolta per la quantificazione delle strutture balneari, al momento non è in grado di fornire indicazioni di rilievo. Il sistema infatti prevede un lavoro congiunto tra Ministero ed autonomie locali per l’inserimento dei dati ma le diverse norme attuative a livello locale e l’aggiornamento dei dati ancora non completato dopo il passaggio delle competenze, non hanno permesso di mettere a regime lo strumento e ancora oggi i dati forniti lasciano ampi spazi di incertezza come vedremo più avanti, sia per le elaborazioni che vi vengono attuate, sia per i valori che risultano stranamente in calo invece che in aumento come rilevato da altre fonti ad oggi ancora maggiormente attendibili. Infatti, la creazione del S.I.D. (1993) si è successivamente intersecata con la evoluzione normativa (D.Lgs. 112/98) relativa al Pubblico Demanio Marittimo che ha significativamente mutato l’assetto istituzionale coinvolgendo altre pubbliche amministrazioni. Il citato decreto legislativo preserva allo Stato le funzioni relative al Sistema, regolando la gestione attraverso protocolli d’intesa con le Regioni (ai sensi dell’art. 6 del D.Lgs. 281/97). Fermo restando il rispetto dell’autonomia delle singole amministrazioni titolari, il S.I.D. prevede l’acquisizione di tutti i dati rilevabili in base alla concessione della licenza: ▪ domanda; ▪ rilascio del relativo provvedimento; ▪ gestione del profilo economico; ▪ chiusura della pratica. Da questa raccolta di dati dovrebbe derivare un quadro d’insieme di informazioni omogenee. Attualmente la regione capofila che si occupa di coordinare le attività e rispondere come rappresentante delle pratiche regolamentari di fronte al S.I.D. è la Calabria, la Puglia, invece, rappresenta la regione indicata come “prima esecutrice”, predisposta alla sperimentazione con il diretto inserimento dei dati e la verifica della concreta funzionalità degli strumenti. Il sistema, come previamente accennato, una volta a regime dovrebbe restituire un’informazione completa sulle tipologie di utilizzo del demanio, riprendendo la struttura classificatoria riportata nella tavola seguente distingu le concessioni assegnate per generico uso turistico-ricreativo. Nel prospetto è riportato il numero di concessioni rilevate nel 2001, prima del decentramento che ha provocato la disarticolazione delle informazioni Nella prima colonna sono riportati i valori relativi alle diverse tipologie. Si può notare come un numero elevato di concessioni (27% circa) ricada nella classe residua “vario”, costituita dalle forme di utilizzazione non inseribili direttamente nelle voci precedenti. Nella terza colonna il valore è stato ridistribuito proporzionalmente all’interno delle voci ipotizzando che aspetti di tutte le tipologie precedenti ricadessero nell’insieme residuo. 19 Coordinatore ed esecutore di un sistema informativo sulla titolarità e strutturazione del demanio. 36 La dimensione statistica ed economica Secondo i dati e le elaborazioni Ministeriali le concessioni che fanno riferimento al comparto turistico – ricreativo passano da circa 14 mila a 19 mila. Occorre però evidenziare che il riferimento non è solo agli stabilimenti balneari ma a tutte le attività di questo genere stabilite in area demaniale, incluso quindi i campeggi, i pubblici esercizi di ogni genere, le attività per il tempo libero ecc. Tab.5 Concessioni demaniali per tipo di utilizzazione prima del decentramento. Anno 2001 Uso Numero concessioni Distribuzione % 13.895 849 567 587 47 884 6.143 22.972 60,5 3,7 2,5 2,6 0,2 3,9 26,7 100 Turistico- ricreativo pesca ed acquacoltura Cantieristica navale Produttivo ed industriale Tutela ambientale Diporto nautico Vario Totale Numero concessioni ridistribuite 18.967 1.158 774 802 64 1.207 Distribuzione % 22.972 100 82,56 5,04 3,37 3,49 0,28 5,26 Fonte: elaborazioni Ministero dei Trasporti su dati S.I.D. Nel 2006, in concomitanza con la revisione dei canoni per “concessioni demaniali marittime ad uso turistico-ricreativo”, è stata presentata una nuova elaborazione che tuttavia fa riferimento a dati del 2003. Tab.6 Ripartizione delle concessioni demaniali di carattere turistico ricreativo suddivise per Regione e superficie territoriale. Anno 2003 Regioni 0 - 100 m 101 – 500 m N. Sup. N. Sup. Abruzzo 8 420 48 17.503 Calabria 231 7.549 397 122.832 Campania 182 2.717 25 7.010 Emilia R. 213 5.947 181 44.198 Friuli V.G. 129 24 6.642 Lazio 209 8.673 191 47.934 Liguria 528 17.107 368 99.543 Marche 67 3.230 180 52.386 Molise 3 270 26 4.380 Puglia 294 10.404 194 54.334 Sardegna 261 7.177 132 34.443 Toscana 151 4.730 156 46.505 Veneto 123 7.060 88 21.987 Italia 2.399 75.284 2.010 559.697 Dist. Perc. 22,25 18,64 Sup. media 31,38 278,46 Totali corretti con ripartizione di “altri” Italia 3.776 118.508 3.164 881.044 Classi di superficie 501 – 1.000 m 1.001 – 5.000 m N. Sup. N. Sup. 113 86.051 464 1.237.147 290 229.764 443 922.910 11 7.964 39 97.225 72 56.293 446 1.231.673 9 6.396 25 58.570 64 50.472 232 573.252 284 205.963 534 1.075.838 227 170.732 557 1.110.391 4 3.020 39 109.186 160 122.460 446 1.048.368 44 33.901 59 134.057 122 85.953 641 1.796.481 20 14.647 108 284.890 1.420 1.073.616 4.033 9.679.988 13,17 37,40 756,07 2.400,20 2.235 1.690.027 6.349 15.237.700 5.001 – 20.000 m N. Sup. 88 711.559 55 436.715 15 121.362 97 691.584 18 177.213 95 827.449 31 264.673 25 208.188 15 109.923 133 1.003.835 11 97.831 204 1.652.182 71 758.947 858 7.061.461 7,96 8.230,14 1.351 11.115.760 Oltre 20.000 m N. Sup. 2 59.050 5 292.564 3 95.663 1 21.000 4 410.506 2 66.610 6 238.076 0 0 0 0 6 176.479 1 27.225 5 141.589 28 2.220.063 63 3.748.825 0,58 59.505,16 99 5.901.192 N. 723 1421 275 1010 209 793 1751 1056 87 1233 508 1279 438 10783 100,00 16.974 Fonte: elaborazioni Ministero dei Trasporti su dati S.I.D. Sono proiezioni effettuate dal Ministero dei Trasporti sulle prime stime pervenute al S.I.D. incrociate con i dati raccolti nel 2001 che includono una ripartizione regionale delle concessioni a carattere turistico–ricreativo suddivise per gruppi di dimensioni. La suddivisione riguarda le sole regioni costiere (non sono presenti dati sul lacuale e sul Totale Sup. 2.111.730 2.012.334 331.941 2.050.695 659.327 1.574.390 1.901.200 1.544.927 226.779 2.415.880 334.634 3.727.440 3.307.594 22.198.871 2.058,69 34.944.230 Rapporto sulle imprese balneari 2007 37 fluviale). È esclusa la Sicilia il cui demanio è regionale e non statale. Secondo i dati forniti a tale data il numero di concessioni a carattere Turistico Ricreativo totalizzava 10,7 mila, portate a 16,9 mila con la redistribuzione della categoria “vario”. Il dato lascia perplessi considerando che è minore rispetto alla stima del 2001. La ripartizione percentuale (basata sul totale corretto), espressa nel grafico seguente, invece, consente di indicare la distribuzione regionale delle concessioni demaniali che, indipendentemente dalle dimensioni concesse (superfici) e dall’ampiezza dei singoli stabilimenti, sintetizza la dimensione del fenomeno (uso turistico-ricreativo del demanio) per singola regione. L’ultima tavola riepilogativa tratta dai dati del Ministero dei trasporti presenta il dato sulle concessioni di carattere turistico – ricreativo così come riportato direttamente dalle Regioni, valori da ritenersi solamente indicativi e utilizzati solo in parte per la definizione della numerosità riportate nella tabella precedente, a causa della evidente carenza di completezza. Non tutte le regioni infatti risultano in grado di indicare una proiezione precisa degli usi demaniali, essendo diverse le forme adottate. Basta pensare che alcune (come Abruzzo, Molise e Puglia) presentano dei dati relativi a concessioni “temporali annuali” non previste dalla normativa di riferimento nazionale sulla base della quale è stato creato il software di lettura generale (S.I.D.). Graf.5 Distribuzione delle concessioni demaniali secondo i dati S.I.D. corretti. Anno 2003 16,2 13,2 11,9 11,4 9,8 9,4 7,4 6,7 4,7 2,6 4,1 1,9 0,8 Abruzzo Calabria Campania Emilia Friuli V.G. Romagna Fonte: elaborazioni su dati Ministero dei Trasporti Lazio Liguria Marche Molise Puglia Sardegna Toscana Veneto 38 La dimensione statistica ed economica Tab.7 Rilevazione dati per aree turistico-ricreative. Anni 2004-2005 Regione Abruzzo Basilicata Calabria Campania Emilia Romagna Friuli Venezia Giulia Lazio Liguria Marche Molise Puglia Sardegna Sicilia Toscana Veneto Totale Costa Km Spiagge Km 126,99 98,77 Concessioni pluriennali uso balneare 633 Eventuali concessioni temporanee 114 69 Concessioni per altro uso turistico-ricreatico 98 Totale per regione 845 69 451,83 135,00 2.039 145 2.184 344,79 938 592 1.530 207,78 33,85 553,70 1.853,94 113,46 33,85 200,70 446,78 1.297 63 6 680 99 112 891 288 434 1.381 2.253 626 9.764 2.253 192 8.095 1.297 69 Fonte: elaborazioni Ministero dei Trasporti su dati S.I.D. Tale incongruenza costituisce una prima evidente criticità per il corretto funzionamento del sistema. L’assenza di campi prestabiliti per l’inserimento dei dati porta in prima istanza alla sottostima del comparto e impone la modifica del sistema di rilevazione con l’inserimento di nuovi campi, che a volte però sono di riferimento in una sola regione. In attesa che il sistema sia a regime, i dati di riferimento possono essere attinto solamente a livello locale, dove però sono diversi e variabili gli enti di riferimento, rendendo così complessa la raccolta. La volontà di giungere ad un risultato più concreto nella valutazione della numerosità degli stabilimenti balneari ci ha indotto a rilevare i dati presso ciascun organo competente (assessorati, osservatori, enti provinciali, comuni, ecc.) e, una volta incrociati gli stessi con i dati camerali, abbiamo potuto realizzare una stima sufficientemente valida come riportato nella parte seguente. 1.9 Stabilimenti e servizi balneari. Un allargamento di campo Come è stato detto la verifica del numero degli stabilimenti balneari esistenti è molto complessa perché in diversi casi si tratta di unità che non sono imprese e/o che sono associate a fruizioni di altra natura, come ad esempio la ristorazione, l’alloggio alberghiero o campeggistico,, le attività no-profit, la destinazione a particolari associazioni e, anche, in qualche caso, la gestione dei parcheggi. Per questo motivo i dati di fonte Infocamere, sentiti anche i diversi uffici regionali Rapporto sulle imprese balneari 2007 39 responsabili del comparto, non offrono una copertura totale del fenomeno 20 . Per cercare di avere dati più aderenti al mercato reale rispetto a quello “ufficiale” sono stati integrati con altre fonti quali gli uffici competenti regionali 21 , provinciali e comunali, con alcuni cataloghi regionali e locali sui servizi per il turista e con le risultanze delle analisi dei cataloghi degli alberghi e degli altri esercizi ricettivi gestori anche di “bagni”. I raffronto non è stato semplice anche perché non è stato possibile individuare un modo univoco per interpretare le differenze. Così, ad esempio, nel caso della Campania il manuale regionale per i Tour operator indica 441 stabilimenti balneari per il 2006, a fronte di 390 imprese-sedi, a fronte di 493 sedi ed unità locali che svolgono tale attività come principali, a fronte di 614 sedi ed unità locali che svolgono l’attività in modo principale o subordinato e a fronte delle 422 imprese dichiarate dall’archivio A.S.I.A. Più volte è stato fatto riferimento al caso del Veneto che a fronte dei 166 stabilimenti rilevati da Infocamere nel 2006 presenta, in realtà, quasi 900 strutture. Graf.6 Stime relative agli stabilimenti balneari nelle regioni italiane. Valori assoluti 2.070 Emilia Romagna 1.284 Toscana 1.250 Liguria 1.135 Campania 1.090 Puglia 984 Sicilia 940 Marche 892 Veneto 860 Lazio 682 Calabria 652 Abruzzo 470 Sardegna 255 Friuli V. G. 148 Lombardia Basilicata 98 Piemonte 72 Molise 52 Trentino Alto Adige 46 Umbria Valle D'Aosta 10 1 Fonte: elaborazioni su fonti varie (Regioni, Province, Comuni, Enit, Istat, Infocamere, Ministero dei Trasporti) 20 Nella precedente edizione di questo rapporto (2002) si ricordava il caso in cui il numero delle richieste di assistenza per aspetti finanziari rivolte alla associazione di categoria (SIB) risultava maggiore del numero delle imprese ed unità locali di fonte camerale. 21 La richiesta di ricevere stime (nel caso in cui si fosse verificata una difficoltà nell’elargizione del dato definitivo) relative a strutture balneari suddivise tra stabilimenti, alberghi con servizio spiaggia, campeggi con stabilimenti balneari e chioschi (da intendersi come strutture semipermanenti) non ha sempre ottenuto risposta, soprattutto nel caso di regioni come Sicilia (in assetto di ristrutturazione del sistema informatico, collegata ad una particolare procedura quantitativa per l’autonomia concessale), Veneto e Lombardia. 40 La dimensione statistica ed economica In base alle stime effettuate è rilevato dalle statistiche ufficiali solo il 61% degli stabilimenti balneari che operano sul territorio nazionale; infatti mentre nel 2006 la fonte Infocamere indica 7.864, le stime individuano 12.968 punti (circa il 65% in più) nei quali sono offerti servizi balneari. L’Emilia Romagna continua ad incrementare la propria attività e ad essere la regione con il maggiore numero di stabilimenti ma con una quota percentuale in calo rispetto al totale nazionale. Al secondo posto si colloca la Toscana che, rispetto al dato Infocamere, sorpassa la Liguria. In quarta, quinta e sesta posizione si collocano due regioni del Mezzogiorno, Campania e Puglia, e, quindi, la Sicilia. Nelle regioni del Mezzogiorno il forte incremento del numero degli stabilimenti rilevato nel quinquennio è spiegabile, in buona parte, anche con l’emersione di attività che prima non venivano rilevate. Si distinguono a parte anche i dati relativi ai servizi balneari esistenti presso alberghi, villaggi turistici e campeggi, con l’avvertenza di notare che tali strutture non possono essere semplicemente sommate a quelle stimate come stabilimenti balneari, perché alcune sono già comprese fra quelle, mentre altre non lo sono, senza che vi sia, al momento, la possibilità di individuarle. Tab.8 Esercizi balneari in Italia nell’anno 2006 secondo la fonte Infocamere (sedi ed U.L. con attività principale e secondaria) e secondo stime che tengono conto di una pluralità di fonti. Quota del dato Infocamere sulle stime. Piemonte Valle D'Aosta Lombardia Trentino A. A. Veneto Friuli V. G. Liguria Emilia R. Toscana Umbria Marche Lazio Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna Italia Nord Ovest Nord Est Centro Mezzogiorno Valori assoluti Infocamere 12 1 47 14 166 45 1.221 1.530 1.009 7 810 487 493 39 614 435 87 341 428 78 7.864 1.281 1.755 2.313 2.515 Stime 72 1 60 23 892 255 1.250 2.070 1.284 10 940 860 652 52 1.135 1.090 98 682 984 470 12.880 1.383 3.240 3.094 5.163 Distribuzione Infocamere 0,2 0,0 0,6 0,2 2,1 0,6 15,5 19,5 12,8 0,1 10,3 6,2 6,3 0,5 7,8 5,5 1,1 4,3 5,4 1,0 100,0 16,3 22,3 29,4 32,0 Stime 0,6 0,0 0,5 0,2 6,9 2,0 9,7 16,1 10,0 0,1 7,3 6,7 5,1 0,4 8,8 8,5 0,8 5,3 7,6 3,6 100,0 10,7 25,2 24,0 40,1 Fonte: elaborazioni su fonti varie (Regioni, Province, Comuni, Enit, Istat, Infocamere, Ministero dei Trasporti) % Infocamere Su stime 16,7 100,0 78,3 60,9 18,6 17,6 97,7 73,9 78,6 70,0 86,2 56,6 75,6 75,0 54,1 39,9 88,8 50,0 43,5 16,6 61,1 92,6 54,2 74,8 48,7 Rapporto sulle imprese balneari 2007 41 È comunque stimabile che il numero complessivo degli stabilimenti balneari in Italia, tenuto conto anche di queste componenti superi le 15.000 unità; inoltre sarebbero da comprendere anche i circa 2.900 chioschi e i servizi minimi sparsi sul territorio nazionale, parte dei quali sono stati trasformati, nel corso del quinquennio in stabilimenti; erano, infatti, circa 3.200 cinque anni fa. Tab.9 Servizi balneari in Italia nell’anno 2006 presso alberghi, i villaggi turistici e campeggi. Piemonte Valle D'Aosta Lombardia Trentino Alto Adige Veneto Friuli V. G. Liguria Emilia Romagna Toscana Umbria Marche Lazio Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna Italia Nord Ovest Nord Est Centro Mezzogiorno Alberghi 38 0 96 17 769 114 221 117 158 3 260 111 277 9 220 152 27 193 169 140 3091 355 1017 532 1187 Villaggi e campeggi 20 0 96 36 115 27 134 107 206 25 103 75 90 5 174 137 16 161 110 98 1735 250 285 409 791 Totale 58 0 192 53 884 141 355 224 364 28 363 186 367 14 394 289 43 354 279 238 4826 605 1302 941 1978 Fonte: elaborazioni Mercury su Annuario Enit 2006 e su Annuari ricettivi delle regioni. 1.10 L’economia del comparto 1.8 Il fatturato L’aggiornamento dell’indagine già rilevata nel 2001, in collaborazione con SIB Fipe, porta a valutare il fatturato dei 12.968 “bagni” (stabilimenti balneari e servizi balneari) stimati attivi nell’anno 2006, in circa 1.466,3 mln di euro per una media di 113.077 euro a struttura. Come si è detto il forte aumento che si è verificato per gli stabilimenti balneari registrati a livello di Infocamere è attenuato considerando il dato globale che comprende anche i servizi balneari non censiti, che aumentano del 7,6% nel 2006 rispetto al 2001 (tasso medio annuo di crescita di circa 1,5%), mentre gli esercizi rilevati da infocamere aumentano del 25,1% ad un tasso medio annuo di crescita del 4,6%. Di fatto una parte significativa dei servizi balneari che, particolarmente nel Mezzogiorno, non era censita nel 2001, è stata ufficializzata nel corso del quinquennio, per cui l’aumento totale è più ridotto. 42 La dimensione statistica ed economica Tab.10 Fatturato degli stabilimenti e servizi balneari in Italia negli anni 2001 e 2006 e variazione percentuale 2001 2006 variazione percentuale variazione media annua Numero strutture 12.055 12.968 7,6 1,5 Fatturato totale (mln €) 1.230 1.466 19,2 3,6 Fatturato medio (€) 102.032 113.077 10,8 2,1 Fonte: indagine SIB Tenuto conto di queste precisazioni il fatturato complessivo aumenta, nel 2006 rispetto al 2001, del 19,2% pari ad un tasso medio annuo del 3,6%, mentre il fatturato medio per esercizio aumenta del 10,8%, ad un tasso medio annuo del 2,1%. Tab.11 fatturato totale e fatturato medio per tipologia di struttura. Anno 2006 Sedi e UL Infocamere Altre unità Totale Numero strutture 7.864 5.104 12.968 Fatturato totale (migliaia €) 1.097.356,2 369.024,3 1.466.380,6 Fatturato medio (€) 139.541,7 72.301,0 113.076,8 Fonte: elaborazioni su dati Infocamere e Indagine Sib. Questo dato, più di molti altri, prova la ridotta dimensione media degli stabilimenti balneari, trascinata verso il basso dalla presenza di tante vere e proprie microstrutture (imprese e U.L. rilevate e non) e, ovviamente, dalla connotazione strutturale della stagionalità del servizio. Complessivamente il fatturato corrisponde pressappoco all’1,6% di tutti i consumi turistici in Italia, con un incremento dello 0,2% rispetto al 2001. Una proiezione che distingue fra imprese e U.L. di fonte Infocamere e le altre, porta a stimare il fatturato per le 7.864 unità appartenenti al primo gruppo in circa 1.097 mln di euro, per una media di 139.542 euro a struttura; per le 5.104 unità appartenenti al secondo gruppo il fatturato è stimato considerevolmente più basso, pari a circa 369 mln di euro, per una media di circa 72.301 euro ad unità. Tab.12 Fatturato totale delle imprese (per sede ed unità locale) nelle macroaree, distribuzione percentuale e fatturato medio. Anno 2006 Nord Ovest Nord Est Centro Mezzogiorno Totale Fatturato totale 181.234,1 291.896,0 343.323,6 280.902,2 1.097.355,9 Distribuzione % 16,5 26,6 31,3 25,6 100,0 Numero unità 1.281 1.755 2.313 2.515 7.864 Fatturato medio 141.478,6 166.322,5 148.432,1 111.690,7 139.541,7 Fonte: elaborazioni su dati Infocamere e Indagine Sib. Da notare che se si considera il numero delle imprese, esercitanti l’attività come principale o sussidiaria, corrispondenti a 5.834 la quota di fatturato per unità sale a 188.097 euro; è questo il principale dato di riferimento perchè indica il fatturato medio per impresa. Con riferimento alle macroaree sono stati analizzati i dati relativamente alle 7.864 unità Rapporto sulle imprese balneari 2007 43 (sedi ed U.L.) rilevati dalla fonte Infocamere, in quanto i dati di riferimento presentano un maggiore grado di affidabilità. Il Centro determina il maggiore fatturato con una quota del 31,0%, seguito da Nord Est, Mezzogiorno e Nord ovest. In termini di fatturato medio ad impresa solo il Mezzogiorno presenta un dato inferiore alla media nazionale. Il Nord Est rileva un fatturato medio ad impresa superiore di circa il 19% rispetto alla media nazionale, il Centro circa il 6%, il Nord Ovest presenta un dato che di poco supera la media, mentre per il Mezzogiorno il relativo dato è inferiore di circa il 20%. Rispetto al resto dell’Italia (Centro Nord) il Sud Italia e le Isole presentano un deficit dei circa il 27%. Di fatto il Mezzogiorno possiede quasi un terzo degli stabilimenti balneari esistenti in Italia, ma determina poco più di un quarto del fatturato. I dati riportati significano un maggiore apporto economico per le Aree del centro Nord rispetto a quelle del Mezzogiorno, ma anche la presenza di prezzi medi relativamente più bassi. 1.9 Struttura dei ricavi e modalità di fruizione In realtà in tutte le aree appaiono elevati i prezzi delle località di grande richiamo e più contenuti gli altri. Il costo di una cabina, di due sdraio e di un ombrellone varia dai circa 10 euro in Calabria ai circa 70 euro in alcuni stabilimenti di grande prestigio della Liguria, del Veneto e della Toscana. Per l’analisi della struttura dei ricavi si può fare riferimento ai risultati degli studi di settore realizzati dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, che nell’ottobre 2005, con riferimento al 2003 ha rilevato i dati strutturali delle imprese sulla base di notizie fornite in fase di realizzazione delle dichiarazione dei redditi, in gran parte validi ancora oggi. Come premessa è da considerare che le strutture categoriali di riferimento non sembrano omogenee e che non vi è talvolta coerenza fra la sintesi dello studio di settore (TG60U) e quanto indicato nella Nota Tecnica e Metodologica che fa riferimento ad un subcampione di riferimento. Ad esempio la categoria egli stabilimenti che operano prevalentemente con abbonamenti stagionali può sovrapporsi alle altre classificazioni delle quali è una parte, inoltre talvolta non esiste una corrispondenza fra titolo delle categorie utilizzate; ancora nella Nota Tecnica si fornisce il periodo di apertura stagionale solo per i due cluster degli stabilimenti di piccola dimensione con soli servizi di spiaggia e per quelli di medio-grande dimensione con piscina e bar. 44 La dimensione statistica ed economica Tab.13 Cluster definiti dallo studio di settore del Ministero dell’Economia e delle Finanze. Principale quota di ricavi e modalità di fruizione. Anno di riferimento 2003 Cluster Numero Distrbuz. Principale quota di ricavi 54% bar 1 di grande dimensione con bar a gestione diretta 612 12,8 2 di grande dimensione con soli servizi di spiaggia 336 7,0 3 che operano prevalentemente con abbonamenti stagionali 503 10,5 4 con bar e servizio di ristorazione a gestione indiretta 194 4,1 5 di piccole dimensioni con soli servizi di spiaggia 1013 21,2 86% affitto ombrelloni sdraio e lettini 6 di dimensioni rilevanti con piscina e bar 167 3,5 60% affitto ombrelloni sdraio e lettini (40%) e cabine (20%) 7 con bar e servizio di risotrazione a gestione diretta 633 13,2 69% ristorazione (41%) e bar (28%) 8 di piccole dimensioni con bar a gestione diretta 1326 27,7 53% bar Totale 4784 100,0 86% affitto ombrello sdraio e lettini 48% dei servizi di balneazione affitto di ombrelloni, sdraio e lettini; 30% affitto cabine 80% affitto ombrelloni sdraio e lettini (46%) e cabine (34%) Modalità di fruizione servizi balneazione Fruizione con abbonamenti di periodo più lungo: 40% di cui abbonamenti stagionali: 18% abbonamenti mensili: 22%. Abbonamenti settimanali: 16% ingressi giornalieri: 21% Fruizione con abbonamenti di periodo lungo: 37% di cui abbonamenti stagionali: 18% abbonamenti mensili: 19%. Abbonamenti settimanali: 24%; abbonamenti bisettimanali: 20% ingressi giornalieri: 19% 68% abbonamenti stagionali 70% abbonamenti periodo lungo: abbonamenti stagionali: 48%; abbonamenti mensili: 22% . Abbonamenti mensili 21%, Abbonamenti bisettimanali 17%; Abbonamenti settimanali 21%, ingressi weekend 18%. 64% abbonamenti lungo periodo: stagionali 42%, mensili 22%. 13% ingressi giornalieri e fine settimana 43% abbonamenti lungo periodo: stagionali: 25% ; mensili 19%; giornalieri e weekend 23%. 24% giornalieri di fine settimana, 23% abbonamenti fino a 30 giorni, 14% ingressi giornalieri dal lunedì al venerdì. Fonte: Ministero dell’Economia e delle Finanze, Studio di settore TG60U. Attività 92.72.1 Gestione di stabilimenti balneari, marittimi e fluviali, Ottobre 2005, con l’allegato Nota Tecnica e Metodologica. Tenuto conto di tali considerazioni, tuttavia possono essere tratte alcune interessanti notizie dalle 4.784 imprese considerate, che svolgono la funzione di stabilimento come principale. Il fatto più rilevante è il peso sempre maggiore che stanno assumendo i servizi che una volta erano accessori a quelli di spiaggia, ma che ora ne fanno parte integrante. Fra gli otto cluster esaminati in tre casi la principale fonte di ricavo è l’esercizio della ristorazione e del bar; peraltro molti bar offrono anche un servizio giornaliero di lunch. Fra le tipologie di altri servizi accessori che determinano ricavi significativi si ricordano Rapporto sulle imprese balneari 2007 45 il noleggio di attrezzature per sport d’acqua (imbarcazioni, pedalò, pattini, moto d’acqua, canoe, windsurf, ecc.). Anche se spesso non determinano ricavi aggiuntivi sono da ricordare come servizi anche le aree riservate ad attività sportive (beach volley, ping pong, tennis e altro) e la presenza di una piscina, ove questa è disponibile. Sono da ritenersi parte essenziale del servizio di base, invece, la disponibilità di aree attrezzate per bambini, i parcheggi (spesso non presenti). La tipologia di prezzo-contratto prevalente utilizzata con il cliente è quella dell’abbonamento, mensile, settimanale o bisettimanale, mentre per gli weekend e gli short break festivi si praticano prezzi giornalieri maggiorati. Tale fatto determina una riduzione della media dei ricavi rispetto ai prezzi giornalieri indicati. Da notare anche che l’abbonamento stagionale è molto utilizzato dai residenti delle destinazioni balneari e delle zone limitrofe, nonché dai proprietari di abitazioni per vacanza. Relativamente alla stagionalità degli esercizi si rileva che gli stabilimenti di piccola dimensione con soli servizi di spiaggia sono aperti per 110 giorni all’anno, con un periodo di alta stagione di 51 giorni. Come esempio tipico si cita il caso di Rimini; quelli di mediogrande dimensione con piscina e bar sono aperti 123 giorni all’anno, con un periodo di alta stagione di 64 giorni. Per gli altri cluster possono essere generalizzate analoghe regole, ma la tendenza in corso da alcuni anni, accelerata nel corso del 2005 e 2006, è verso una apertura più allungata che va da maggio, o dal periodo pasquale (quando si verifica in Aprile) fino a metà ottobre. 1.10 Lavoro ed occupazione Gli stessi studi di settore ci consentono di effettuare alcune valutazioni relativamente alla occupazione. Elementi che caratterizzano fortemente la struttura del lavoro sono l’elevata percentuale di società di persone e di ditte individuali (fra l’85% e il 90% del totale) e l’alta stagionalità. Questi due elementi portano ad una crescita dell’importanza del lavoro dei soci e dei familiari rispetto a quello dei dipendenti, da cui deriva una preponderanza del lavoro autonomo, con percentuali che nei mesi dell’alta stagione superano il 60% del totale. Applicando alla quantificazione stimata nella tabella 8 i dati desunti dagli studi di settore, possiamo stimare in circa 31,5 mila il numero mensile medio di addetti, dei quali 6,7 mila circa dipendenti, e 24,8 mila autonomi (titolari, familiari, collaboratori ecc). Utilizzando i parametri della stagionalità individuati nell’Osservatorio sul Mercato del Lavoro nel Turismo in Italia 22 , che possiamo considerare ancora validi visto che il fenomeno tende a modificarsi lentamente, è stimabile l’evoluzione della occupazione nell’anno calcolando il numero di addetti del mese di agosto, periodo di massima occupazione, intorno alle 54 mila unità e nei mesi invernali intorno alle 19 mila unità, variazione dovuta più al calo dei lavoratori dipendenti che a quelli autonomi. Il dato sui lavoratori dipendenti non è lontano da quanto riportato dall’archivio A.S.I.A. pari a 6,8 mila unità. 22 Mercury, EBNT, anno 2000. 46 La dimensione statistica ed economica Tab.14 Numero di addetti per impresa normalizzati all’anno in base al numero di giornate retribuite. Anno 2005. Cluster Distrib.ne imprese 1 Stabilimenti di grandi dimensioni con bar a gestione diretta 2 Stabilimenti grandi dimensioni con soli servizi spiaggia 3 Stabilimenti che operano prevalentemente con abbonati stagionali 4 Stabilimenti con bar e/o servizio di ristorazione a gestione indiretta 5 Stabilimenti di piccole dimensioni con soli servizi di spiaggia 6 Stabilimenti con piscina 7 Stabilimenti con bar e/o servizio di ristorazione a gestione diretta 8 Stabilimenti di piccole dimensioni con bar a gestione diretta Totale Addetti Bar Inservienti Salvataggio Totale di cui dipendenti 12,8 1,8 0,9 0,8 3,4 1,3 7 - 1,6 1,2 2,8 1,2 10,5 1,7 - 0,7 2,4 0,6 4,1 - 1,8 1,7 3,5 - 21,2 - 0,9 0,8 1,8 - 3,5 0,7 0,9 1,5 3,1 2,1 13,2 2,6 - 1,0 3,6 1,1 27,7 0,8 - 0,8 1,7 - 100 Fonte: Ministero dell’Economia e delle Finanze. Studio di settore TG60U Tab.15 Quantificazione numero medio annuo di addetti per impresa. Anno 2005. Valori x 1.000 Cluster 1 Stabilimenti di grandi dimensioni con bar a gestione diretta 2 Stabilimenti grandi dimensioni con soli servizi spiaggia 3 Stabilimenti che operano prevalentemente con abbonati stagionali 4 Stabilimenti con bar e/o servizio di ristorazione a gestione indiretta 5 Stabilimenti di piccole dimensioni con soli servizi di spiaggia 6 Stabilimenti con piscina 7 Stabilimenti con bar e/o servizio di ristorazione a gestione diretta 8 Stabilimenti di piccole dimensioni con bar a gestione diretta Totale Bar Inservienti Salvataggio To.t addetti Dipendenti Altre forme 2,9 1,4 1,3 5,6 2,1 3,5 - 1,5 1,1 2,5 1,1 1,5 2,3 - 1,0 3,3 0,8 2,6 - 0,9 0,9 1,8 - 1,8 - 2,6 2,3 4,9 - 4,9 0,3 0,4 0,7 1,4 0,9 0,5 4,5 - 1,6 6,1 1,9 4,2 2,9 - 3,0 5,9 - 5,9 13,0 6,8 11,8 31,5 6,8 24,8 Fonte: Ministero dell’Economia e delle Finanze. Studio di settore TG60U La stima fornita comprende solo in parte il lavoro attivato dai servizi dati in appalto, quali ristoranti, bar, piscina, animazione per adulti e bambini, discoteca, valore che può facilmente superare i 3 – 4 mila addetti, considerando che sono circa 800 le strutture che possiedono una piscina o che danno in gestione i servizi bar e ristorazione. Rapporto sulle imprese balneari 2007 47 Tab.16 Stime numero di addetti, autonomi e dipendenti per mese. Anno 2005. Valori in miglia Autonomi Dipendenti Addetti gen 18,6 1,0 19,7 feb 19,1 1,0 20,2 mar 19,7 1,4 21,2 apr 21,9 2,1 24,1 mag 27,8 5,0 32,8 giu 31,7 13,1 44,8 lug 33,8 19,3 53,1 ago 34,0 19,9 53,9 set 31,5 12,5 44,0 ott 21,2 3,0 24,2 nov 19,5 1,6 21,2 dic 18,6 0,9 19,6 Media 24,8 6,8 31,5 Fonte: elaborazione dati Ministero dell’Economia e delle Finanze su nostri parametri. Il numero dei lavoratori assimilabili agli autonomi ha una minore stagionalità essendo rappresentato prevalentemente dai titolari degli stabilimenti e dai loro familiari che, nell’arco dell’intero anno, svolgono una attività collegata alla commercializzazione, amministrazione, manutenzione e controllo della struttura. Graf.7 Indice di stagionalità addetti, dipendenti e autonomi. Anno 2005. Agosto = 100. 120,0 100,0 80,0 60,0 40,0 20,0 0,0 gen feb mar apr mag Autonomi giu lug dipendenti ago set addetti Fonte: elaborazione dati Ministero dell’Economia e delle Finanze su nostri parametri. ott nov dic Rapporto sulle imprese balneari 2007 49 CAP III IL SETTORE SECONDO GLI OPERATORI 2. Premessa In un sistema alla ricerca di nuovi equilibri per i cambiamenti negli stili di vita e nelle modalità di consumo, anche gli stabilimenti balneari sentono la necessità di rivedere i servizi e la posizione sul mercato. Il loro ruolo li rende soggetti ad un doppio condizionamento: le tendenze del turismo e i mutamenti in atto nelle strutture sociali, in particolar modo quelli che avvengono all’interno delle famiglie, considerato che rappresentano tuttora oltre il 90% della clientela. Soggiorni più brevi secondo la percezione della quasi totalità degli operatori, tendenza alla prenotazione all’ultimo momento, principalmente nelle aree più mature, aumento dell’età media e una certa attenzione al costo caratterizzano il cliente degli stabilimenti balneari di questo decennio. Alla evoluzione della domanda si associa quella dell’offerta, spesso senza una corrispondenza definita. Sono in aumento i servizi offerti dagli stabilimenti balneari, dalla ristorazione, al fitness e agli intrattenimenti serali e notturni. Come affrontare i cambiamenti? Una risposta univoca ovviamente non esiste, dovendo allo stesso tempo far fronte alla necessità di diversificazione in un sistema sempre più competitivo e a una concorrenza che fino alla metà degli anni ’90 si basava su elementi come la cura dell’arenile, la pulizia, la cordialità e il rapporto personale dei gestori, fattori tuttora importanti che caratterizzano quella che può essere definita una offerta classica, tradizionale, ma che si devono confrontare con le necessità dimensionali, con la richiesta di nuovi servizi, con l’esigenza di investimenti in attrezzature per attività sportive e di svago. In poche parole una gestione più complessa, difficile da affrontare in un universo che per i tre quarti è rappresentato da società di persone o ditte individuali. I “bagni” rappresentano un investimento personale importante dei titolari sia sotto l’aspetto del lavoro, sia sotto l’aspetto del rischio economico che vede l’impegno del capitale proprio più che in altri ambiti, anche perché il meccanismo delle concessioni porta ad investire su terreni demaniali e quindi a non potere garantire in maniera sufficiente con il patrimonio d’impresa il sistema creditizio. È sempre più complesso intercettare i desideri del cliente. Come in tutto il settore turistico, la risposta non può essere univoca a fronte delle diverse sfaccettature di un cliente che cambia velocemente le proprie richieste e si trova indeciso tra le diverse proposte che riceve. Per affrontare alcune delle problematiche considerate prioritarie nell’attuale momento socio-strutturale del turismo balneare e osservare la dimensione strategica del pensare e dell’agire di imprese e operatori è stata realizzata un’indagine campionaria che ha Capitolo a cura di Sandro Billi. 50 Il settore secondo gli operatori consentito di analizzare aspetti del sistema e politiche di gestione. Si definisce così un quadro di sintesi in grado di mostrare “il settore” attraverso la lettura degli operatori e il loro operare a fronte di una domanda sempre più difficile da percepire e comprendere. 3. Metodologia di indagine e struttura del campione L’analisi, condotta durante il periodo giugno-ottobre 2006, ha coinvolto un campione di oltre 100 operatori (proprietari di stabilimenti balneari), con l’obiettivo di analizzare le caratteristiche e le problematiche dell’attività da loro svolta, individuano l’andamento economico delle imprese balneari presenti sul territorio italiano. In particolar modo è stata focalizzata l’attenzione sul profilo giuridico delle società, sulle minacce del settore, sugli aspetti economico-gestionali, sugli investimenti per affrontare il mercato di questi anni. La somministrazione del questionario è avvenuta secondo una duplice modalità: contattando sul territorio nazionale gli operatori del settore, direttamente sottoposti all’indagine mediante intervista telefonica 23 (semistrutturata con risposte chiuse), o attraverso sito web, invitandoli a rispondere volontariamente al medesimo questionario. La campionatura è stata realizzata tenendo conto della ripartizione territoriale degli stabilimenti secondo quanto rilevato nel “Rapporto sulle Imprese Balneari 2002” 24 . L’indagine, dopo una prima valutazione sullo scenario di riferimento, procede verso l’interpretazione della natura giuridica del campione, seguita dall’osservazione sulle relazioni istaurate con altre strutture turistiche, per poi procedere alla valutazione dell’economia delle imprese (ricavi, costi, attività appaltate). Le conclusioni riguardano le principali minacce del settore, mostrando i cambiamenti di consumo dei clienti e gli investimenti in qualità effettuati per resistere alla concorrenza internazionale. 4. Lo scenario di riferimento per le imprese del settore In equilibrio tra relax e intrattenimento la tendenza attuale sembra pretendere comunque un ritorno ad un consumo classico, caratterizzato da tranquillità e riposo, con la possibilità di usufruire di servizi tradizionali, come bar e ristorante, magari anche presso l’ombrellone, ma con una minore necessità di servizi innovativi di spiaggia – del tipo corsi di ginnastica o informatizzazione – (eccedenza 13% degli operatori), o di servizi extra spiaggia, come feste ed eventi (eccedenza 64%). Il sistema di contro ha risposto già negli anni passati alle istanze dei clienti proponendo nuovi servizi sia gestiti in maniera diretta sia appaltati a terzi. Il Bar è ormai presente nell’82% delle struttura a livello nazionale, con punte del 90% nel Sud/Isole. Il ristorante è presente nel 47% delle strutture indagate, alta anche la percentuale di coloro che propongono servizi di animazione per bambini o per adulti. Comincia ad essere interessante il numero di strutture che, abitualmente o saltuariamente, organizzano serate con musica tipo discoteca o semplice pista da ballo. Palestra, strutture per anziani e disabili, affittacamere sono i servizi più originali segnalati 23 L’indagine è stata condotta nel corso dei giorni lavorativi mediante l’ausilio di intervistatori esperti ed adeguatamente formati sui contenuti dell’indagine. 24 SIB, Mercury, Rapporto sulle Imprese Baneari 2002, Mercury, Firenze, 2002 Rapporto sulle imprese balneari 2007 51 da alcuni stabilimenti. Alcune attività sono appaltate esternamente e tra queste prevalgono quelle collegate all’animazione e più comunemente la discoteca. Gli effetti della crisi del turismo e in particolare di quello balneare nelle sue forme tradizionali si sono fatti sentire anche negli stabilimenti. Il 2004 e il 2005 hanno segnato una diminuzione nella quantità di giornate per ombrellone vendute, rispettivamente dell’1,6% e dell’1,0%. Valori inferiori al dato delle strutture ricettive, attutito dalla forte presenza di clienti che soggiornano nelle case (61%) e da un mercato che fa riferimento anche ai residenti, stimabile intorno al 20% del totale. Il 2006 ha segnato una inversione di tendenza con un aumento leggermente inferiore all’1%, che tuttavia non riporta i valori della domanda ai livelli di inizio anni duemila. Gli effetti di un mercato difficile sono stati aggravati da un aumento di costi di gestione nettamente superiore alla variazione dei ricavi. I primi cresciuti negli ultimi quattro anni intorno all’11% a livello nazionale, i secondi aumentati solamente del 2,4% a causa in parte della riduzione delle vendite, ma anche per la necessità di agire per quanto possibile sulla leva prezzo per ridurre la diminuzione della clientela. Il risultato è stato un calo della redditività stimabile intorno al 9%. D’altro lato la struttura di costi di gestione delle imprese balneari non consente eccessive manovre considerando che il personale incide per circa il 32% del totale e la manutenzione ordinaria e straordinaria, necessaria per salvaguardare i livelli di qualità in una situazione ambientale particolare, per il 28%. Il valore è stato aggravato in molte località negli ultimi anni dalla necessità di combattere l’erosione della costa con il rimpascimento delle spiagge. Sotto l’aspetto dei ricavi, il 68% è ancora rappresentato dal classico servizio di affitto di ombrelloni, sedie a sdraio e spogliatoi, valore che lega l’attività ad un business principale ma segnala anche una certa diversificazione. Il problema eventualmente è che il target rimane lo stesso. I gestori però non si sono tirati indietro di fronte alla sfida del cambiamento e hanno investito nella qualità delle strutture, consapevoli del valore competitivo che ne deriva. Il 90% circa ha rinnovato ombrelloni e sdraio, il 70% ha migliorato gli impianti igienici, il 40% ha operato su cabine e spogliatoi, mentre una percentuale elevata (63%) ha invece optato per iniziative sulla spiaggia. Molti anche gli investimenti nell’ambito del benessere e per la realizzazione di piscine, purtroppo a volte spinti anche dalla qualità delle acque, così come i già citati investimenti per fare fronte all’erosione delle coste. Minori invece gli investimenti in nuove tecnologie, indirizzati principalmente alla realizzazione di siti web anche se non sempre dotati di prenotazione telematica. Tra gli altri investimenti la tecnologia wireless, gli internet point, le card di accesso e di consumo pre pagate. Un notevole sforzo per concorrere sul mercato sotto l’aspetto della qualità, nonostante alcune ombre sul futuro con minacce che vengono non tanto dai cambiamenti del mercato, quanto dall’aspetto amministrativo. Minacce che, secondo gli operatori, hanno il nome di canoni demaniali, normativa complessa, imposte ed oneri e, da non trascurare, aspetti ambientali, in particolare la diminuzione dell’arenile, e l’aumento dei costi di gestione. Quale scenario futuro quindi per le imprese del settore? Sicuramente una delle 52 Il settore secondo gli operatori strategie da mettere in campo è la capacità di rispondere alle diverse sfaccettature della domanda con un sistema di servizi adeguato, caratterizzata su aspetti come il benessere, le tipicità, la tranquillità, le attività per bambini e ragazzi, proponendo un prodotto ben definito e non rincorrendo parziali soddisfazioni per diversi target senza accontentare a pieno nessuno. Fondamentale è recuperare il rapporto umano, invertendo la tendenza in atto, specialmente nelle strutture più grandi, alla spersonalizzazione del servizio. Occorre prestare attenzione all’evoluzione della clientela composta non solo da turisti, minoranza in alcune località, ma in numero sempre più importante da escursionisti, visitatori di un giorno, prevalentemente del week end, che necessitano della certezza della disponibilità del servizio, disposti forse a spendere qualcosa di più a fronte di una qualità da misurare anche nel confronto con la crescente concorrenza delle proposte estive cittadine. Non ultima l’attenzione verso i residenti per i quali nei mesi estivi lo stabilimento balneare sostituisce la piazza, il bar e la palestra, spazio e svago da vivere anche nel tempo libero dal lavoro quotidiano. Per il mercato turistico si rende necessario un maggiore sforzo ad operare in rete con strutture ricettive, altri servizi, intermediari, vettori del trasporto, presentandosi sul mercato con una forza contrattuale ed una visibilità superiore a quelle attuali, che vede solo il 58% degli operatori dichiarare di intrattenere rapporti commerciali con le strutture ricettive e con il 42% che limita tale rapporto a semplici convenzioni. Una integrazione che dovrà passare anche dalla nascita di un sistema di imprese meno parcellizzato, da una maggiore integrazione anche societaria, laddove attualmente solo l’8% delle imprese balneari condivide la proprietà con altri servizi turistici e il 18% è gestita come attività secondaria. Nelle schede che seguono lo sviluppo analitico della ricerca effettuata Rapporto sulle imprese balneari 2007 53 Natura giuridica delle imprese campione Società di persone e ditte individuali Società di capitali Altre forme Totale Nord Ovest 75,0 25,0 100,0 Sud e Isole 77,8 15,6 6,7 100,0 18,8 77,8 Sud e Isole Centro Nord Ovest Centro 81,5 14,8 3,7 100,0 76,2 Italia Nord Est Nord Est 66,7 28,6 4,8 100,0 15,6 81,5 14,8 66,7 28,6 75,0 Società di persone Società di capitali Italia 76,2 18,8 5,0 100,0 5,0 6,7 3,7 4,8 25,0 - Altre forme La percentuale preponderante di stabilimenti balneari intervistati è gestita sotto forma di società di persone o di ditta individuale (76% del totale), le società di capitali sono il 19% mentre le altre forme di gestione sono il 5%. I valori si discostano leggermente da quelli rilevati attraverso Infocamere, con percentuali inferiori per le imprese e superiori per le altre forme di gestione. Il dato tuttavia è plausibile essendo proprio queste ultime le forme di gestione assenti dal dato camerale, quindi ufficialmente sottostimato. Le attività no profit (associazioni sportive, cral, ecc. presenti anche nel resto di Italia ma in percentuali meno forti) assumono un peso maggiore al sud. Questa struttura denota come l’attività all’interno degli stabilimenti balneari sia ancora centrata sul lavoro dei titolari e dei familiari, e si traduca nella concentrazione del rischio sui patrimoni personali. Una struttura societaria forse condizionata anche dal meccanismo delle concessioni che, portando ad investire su terreni non propri, non garantisce in maniera sufficiente con la semplice attività o con il patrimonio d’impresa il sistema creditizio. 54 Il settore secondo gli operatori Attività principale/secondaria Nord Ovest Nord Est Centro Sud e Isole Italia Attività principale 87,5 90,5 92,6 71,7 82,4 Attività secondaria 12,5 9,5 7,4 28,3 17,6 Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 87,5 12,5 Nord Ovest 90,5 9,5 Nord Est 92,6 7,4 Centro 71,7 28,3 Sud e Isole 82,4 17,6 Totale Attività principale Attività secondaria La gestione dello stabilimento balneare è per la maggior parte degli intervistati l’attività prevalente (81%). Valore elevato ma non altissimo e con differenze nell’ambito delle macroaree. Il dato porta a dedurre da un lato una discreta redditività, dall’altro invece è una conferma dello stato generale dell’offerta italiana caratterizzato dall’estrema parcellizzazione delle imprese. Il valore risulta più basso nel meridione (71,7%), dove le strutture risultano maggiormente collegate ad alberghi o ad altri servizi turistici. Il dato, tuttavia, è da vedere anche in un’ottica storica. Nel Nord sono nati gli stabilimenti balneari e poi, all’interno di essi, i bar e i ristoranti, spesso a servizio esclusivo della clientela. Nel Meridione, invece, il meccanismo è stato l’opposto per cui dal piccolo barrettino vicino al mare si sono sviluppate attività di servizio alla balneazione. Rapporto sulle imprese balneari 2007 55 Nella gestione dello stabilimento balneare mantiene rapporti commerciali con strutture ricettive? Italia 6,9 47,1 8,8 42,2 stessa proprietà convenzioni pacchetti no Nord Ovest 6,3 25,0 12,5 37,5 Nord Est 9,5 52,4 9,5 38,1 Centro 3,7 51,9 3,7 44,4 Sud e Isole 6,5 45,7 10,9 43,5 38,1 42,2 43,5 44,4 9,5 37,5 8,8 12,5 3,7 10,9 51,9 45,7 3,7 6,5 52,4 47,1 25,0 6,9 Italia stessa proprietà 9,5 6,3 Nord Ovest convenzioni Nord Est pacchetti Centro Sud e Isole no, non risponde Il rapporto tra stabilimenti balneari e altre tipologie di servizi presenti sul territorio è un segnalatore della propensione alla creazione di una rete, primo passo per un successivo sviluppo di sistemi turistici in grado di presentarsi sul mercato in forma unitaria. A livello nazionale il 42% delle imprese intervistate dichiara di non avere rapporti commerciali con le strutture ricettive, il 9% circa di essere inserita in pacchetti, il 4% di avere attivato convezioni, mentre l’8% circa dichiara di essere dello stesso proprietario. La gestione di stabilimenti balneari da parte di strutture ricettive è un fenomeno particolarmente presente nel Nord Est, dove è stato rilevato presso il 9% degli intervistati, mentre raggiunge livelli più bassi nel centro (4%). Questa differenza rispecchia la diversa evoluzione storica dei due sistemi di vacanza, il primo centrato maggiormente sulle strutture ricettive (pensioni prima e alberghi poi), mentre il secondo è nato sullo svilupparsi delle seconde case. 56 Il settore secondo gli operatori Suddivisione dei ricavi per tipologia sdraio + ombrellone cabina + sdraio + ombrellone bar a gestione diretta ristorante a gestione diretta appalti (es. ristorante, animazione) altri ricavi totale Italia 39,8 17,2 25,4 11,2 2,5 4,0 100,0 Nord Ovest 33,4 34,8 13,9 10,5 3,6 3,7 100,0 33,4 Nord Est 43,6 15,2 22,5 11,6 4,1 3,0 100,0 Centro 42,4 23,9 16,6 12,3 1,8 3,1 100,0 34,8 13,9 Sud e Isole 37,5 11,4 33,6 10,5 2,0 5,0 100,0 10,5 3,6 3,7 11,6 4,1 3,0 Nord Ovest 43,6 15,2 22,5 Nord Est 23,9 42,4 16,6 12,3 1,8 3,1 Centro 37,5 33,6 11,4 10,5 2,0 5,0 Sud e Isole 39,8 17,2 25,4 11,2 2,5 Italia sdraio + ombrellone cabina + sdraio + ombrellone bar a gestione diretta ristorante a gestione diretta appalti (es. ristorante, animazione) altri ricavi I nuovi servizi, le offerte diversificate ed innovative, rappresentano strumenti importanti per posizionarsi sul mercato, tuttavia la percentuale più elevata di ricavi deriva ancora dal noleggio di sdraio ed ombrelloni, con valori che spaziano dal 33% del Nord Ovest al 44% del Nord Est, posizionandosi intorno al 40% a livello nazionale. Una maggiore differenza deriva invece dal ritorno dell’uso delle cabine. La percentuale di ricavi dal noleggio di ombrellone + cabina è elevato nel Nord Ovest (35%), mentre scende all’11% nel Meridione. Inversa invece è l’importanza dei ricavi dalla gestione diretta del bar che nel Nord Ovest rappresentano solamente il 14% mentre salgono al 34% nel Sud. I ricavi dalla gestione diretta dei ristoranti invece mantengono un peso simile in tutto il territorio, con valori che passano da oltre il 10% nel Sud / Isole al 12% nel Centro. I ricavi da appalti di natura diversa rappresentano una percentuale limitata, è tuttavia interessante notare come tale valore sia più del doppio nel Nord Est (4%) rispetto al Centro e al Sud. 4,0 Rapporto sulle imprese balneari 2007 57 Suddivisione dei costi per tipologia Italia 31,9 19,6 15,6 10,7 15,9 6,3 100,0 personale materie prime ristorante o bar manutenzione ordinaria manutenzione straordinaria utenze (luce, telefono, gas) altri costi totale Nord Ovest 30,6 16,2 12,7 15,7 10,6 14,2 100,0 31,9 19,6 Nord Est 37,9 17,1 14,4 8,8 16,1 5,8 100,0 Centro 30,0 14,1 17,6 13,0 18,1 7,2 100,0 10,7 15,6 Sud e Isole 30,5 24,6 15,4 9,4 15,4 4,8 100,0 15,9 6,3 Italia 30,5 15,4 24,6 9,4 15,4 4,8 Sud e Isole 30,0 14,1 13,0 17,6 7,2 18,1 Centro 37,9 17,1 14,4 8,8 16,1 5,8 Nord Est 30,6 16,2 12,7 15,7 10,6 14,2 Nord Ovest personale manutenzione straordinaria materie prime ristorante o bar utenze (luce, telefono, gas) manutenzione ordinaria altri costi L’onere principale nella gestione degli stabilimenti balneari è rappresentato dal costo del personale che, a livello nazionale, pesa intorno al 32% con un massimo nel Nord Est (38%), e mantenendosi invece pressoché uguale, 30% circa, nelle altre macroaree. In considerazione delle caratteristiche strutturali e della dislocazione degli stabilimenti balneari, è invece notevole il peso delle manutenzioni ordinarie che, insieme a quelle straordinarie, coprono tra il 23% e il 30% dei costi totali. L’approvvigionamento per il bar e i ristoranti varia tra il 14% (Centro) e il 25% (Sud e Isole), in considerazione anche della diversa offerta di servizi e di organizzazione all’interno degli stabilimenti, che vede i primi maggiormente centrati sulla spiaggia (cabine, ombrelloni, sdraio), mentre i secondi prestano una maggiore attenzione agli aspetti della ristorazione e del bar. 58 Il settore secondo gli operatori Servizi extra-spiaggia Bar Ristorante Discoteca Animazione bambini Animazione sportiva Altro Italia 82,4 47,1 8,8 57,8 49,0 17,6 Nord Ovest 87,5 50,0 4,3 25,0 25,0 - Nord Est 81,0 42,9 9,5 85,7 71,4 23,8 Centro 70,4 55,6 7,4 55,6 44,4 14,8 Sud e Isole 89,1 43,5 8,7 52,2 45,7 19,6 100,0 90,0 80,0 70,0 60,0 50,0 40,0 30,0 20,0 10,0 Italia Bar Ristorante Nord Ovest Discoteca Nord Est Centro Animazione bambini Sud e Isole Animazione sportiva Totale Altro Il sistema degli stabilimenti balneari si sta modificando, spingendosi sempre più verso un’offerta di molteplici servizi, in grado di intrattenere e mantenere l’ospite al loro interno. Il bar è ormai presente in quasi tutti gli stabilimenti, con percentuali che vanno dal 70% del Centro all’89% del Sud. Anche la presenza di ristoranti tocca oramai percentuali interessanti, intorno al 47% del totale degli intervistati, con valori non molto dissimili all’interno delle diverse macroaree. Maggiori differenze invece possiamo notarle per quanto riguarda l’insieme dei servizi definibili come intangibili o innovativi: animazione e discoteca. La prima, riferita ai bambini, è presente nel 58% degli stabilimenti intervistati, con minimo del 25% nel Nord Ovest e massimo del 85,7% nel Nord Est, mentre quella sportiva è presente nel 49% degli stabilimenti indagati. La discoteca è invece presente nel 9% delle strutture, in misura maggiore nel Nord Est (9,5%) e più bassa nel Nord Ovest (4,3%). Per quanto riguarda invece le “altre attività” vengono segnalate l’animazione per adulti, palestra, facilities per anziani e disabili, noleggio natanti e affittacamere. Rapporto sulle imprese balneari 2007 59 Gestione diretta ed appaltati Italia 7,1 12,5 33,3 30,5 24,0 22,2 Bar Ristorante Discoteca Animazione bambini Animazione sportiva Altro Nord Ovest 33,3 50,0 Nord Est 29,4 22,2 66,7 22,2 20,0 20,0 Centro 5,3 20,0 25,0 26,7 33,3 50,0 Sud e Isole 5,0 22,2 37,5 23,8 11,1 100,0 90,0 80,0 70,0 60,0 50,0 40,0 30,0 20,0 10,0 Italia Bar Nord Ovest Ristorante Discoteca Nord Est Animazione bambini Centro Sud e Isole Animazione sportiva Altro Non tutti i servizi tuttavia sono gestiti direttamente, in particolare quelli più innovativi. Così mentre il bar viene dato in appalto dal 7% degli intervistati, la discoteca lo è nel 33%, con punte che si avvicinano al 67% nel Nord Est e valori notevolmente più bassi nel Sud (22%) e nel Centro (25%). Cospicua anche la percentuale di servizi appaltati per quanto riguarda l’animazione dei bambini (30% del totale) e quella sportiva (24%). 60 Il settore secondo gli operatori Confronto variazione percentuale percepita costi e ricavi. Anni 2002-2006 13,6 12,7 11,4 12,0 9,0 5,4 2,4 2,3 1,7 2,3 -6,7 -9,0 -8,3 -9,8 -11,0 Italia Nord Ovest Costi Nord Est Centro Ricavi Differenza Sud e Isole La quasi totalità degli operatori intervistati (90% a livello nazionale) nell’arco degli ultimi 4 anni ha percepito un aumento dei costi di gestione. Oltre il 35% ne segnala una crescita compresa tra il 10% e il 35%, e secondo il 24% circa di essi la variazione è stata anche più forte. L’aumento più consistente dei costi di gestione sembra essere avvenuto nel Nord Ovest, dove oltre il 71% degli intervistati ha percepito un incremento superiore al 10%. Segue non lontano il Nord Est con il 70%, il Sud con il 62% e il Centro con solamente il 44%. Una parametrizzazione delle indicazioni degli operatori porta a stimare l’aumento dei costi a livello nazionale negli ultimi quattro anni intorno all’11%, con andamenti diversi nelle macroaree che indicano un minimo del 9% nel Centro e un massimo intorno al 13% nel Nord Ovest. Parallelamente all’aumento di costi non è stato percepito un analogo andamento dei ricavi, anche se a livello generale il 43% segnala una crescita, il 34% li ritiene invariati e il 22% li dichiara invece in calo. Per due terzi di coloro che hanno indicato una crescita però questa è stata inferiore al 10%, valore medio dell’aumento di costi. A livello di macroaree nel Sud/Isole sembra riscontrarsi maggiore scontento. Solo il 40% infatti dichiara un aumento dei ricavi, mentre il 31% indica un calo. Nel Nord Ovest invece la situazione sembra migliore: il 50% degli imprenditori intervistati dichiara una crescita, anche in questo caso per tre quarti inferiore all’aumento dei costi. Parametrizzando i valori dichiarati l‘aumento dei ricavi può essere stimato del 2,4% a livello nazionale, con un minimo dell’1,7% nel Nord Est e un massimo del 5,4% nel Nord Ovest. Differenza sensibile che segnala la difficoltà ad affrontare il mercato in un momento di crisi del settore e di aumento dei costi, con conseguente diminuzione della redditività della gestione. Un confronto tra variazione dei costi e variazione dei ricavi, misurata sulla percezione degli operatori, mostra differenze di nove punti percentuali a livello medio nazionale, con massimo vicino a 10 per Sud e Isole e minimo di 8 per il Nord Ovest. Rapporto sulle imprese balneari 2007 61 Variazione costi di produzione. Anni 2002-2006 Italia 89,9 10,1 - Aumentati Invariati Diminuiti Nord Ovest 100,0 - Nord Est 100,0 - Centro 88,9 11,1 - Sud e Isole 84,4 15,6 - Di quanto? Italia 35,4 17,2 14,1 10,1 9,1 4,0 1-3% 4-6% 7-9% 10-15% Aumento 15-25% Nord Ovest Nord est 45,0 42,9 14,3 14,3 25% o più Diminuzione 14,3 20,0 20,0 14,3 10,0 5,0 0,0 0,0 1-3% 4-6% 7-9% 10-15% 15-25% 25% o più 1-3% 4-6% Centro 7-9% 10-15% 15-25% 25% o più Sud e Isole 37,0 28,9 22,2 18,5 17,8 13,3 3,7 3,7 3,7 15,6 6,7 2,2 1-3% 4-6% 7-9% 10-15% 15-25% 25% o più 1-3% 4-6% 7-9% 10-15% 15-25% 25% o più 62 Il settore secondo gli operatori Variazione ricavi negli ultimi quattro anni Italia 43,4 34,3 22,2 Aumentati Invariati Diminuiti Nord Ovest 50,0 50,0 - Nord Est 45,0 30,0 25,0 Centro 46,2 42,3 11,5 Sud e Isole 40,0 28,9 31,1 Di quanto? Italia 20,0 15,0 10,0 5,0 0,0 -5,0 -10,0 1-3% 4-6% 7-9% 10-15% Aumento 15-25% 25% o più Diminuzione Nord Ovest Nord est 50,0 40,0 30,0 20,0 10,0 0,0 -10,0 -20,0 50,0 40,0 30,0 20,0 10,0 0,0 -10,0 -20,0 1-3% 4-6% 7-9% 10-15% 15-25% 25% o più 1-3% Centro 4-6% 7-9% 10-15% 15-25% 25% o più Sud e Isole 50,0 40,0 30,0 20,0 10,0 0,0 -10,0 -20,0 50,0 40,0 30,0 20,0 10,0 0,0 -10,0 -20,0 1-3% 4-6% 7-9% 10-15% 15-25% 25% o più 1-3% 4-6% 7-9% 10-15% 15-25% 25% o più Rapporto sulle imprese balneari 2007 63 I risultati degli ultimi anni e il trend di breve periodo nei volumi di vendita 2004/03 -1,6 -3,6 -1,4 -3,5 -0,3 Italia Nord Ovest Nord Est Centro Sud e Isole 2005/04 -0,7 3,7 -1,6 0,0 -1,5 2006/05 0,9 2,1 1,6 1,3 0,1 2,1 1,6 1,3 0,9 0,3 0,1 0,0 -0,3 -1,0 -1,4 -1,6 -3,6 -1,6 -1,5 -3,5 2004/03 2005/04 Italia Nord Ovest Nord Est 2006/05 Centro Sud e Isole Anche il prodotto “mare” nella sintesi delle imprese balneari come percepito dagli operatori, ha segnalato nel corso del 2006 una seppur lieve recupero dopo due anni di difficoltà, con andamenti differenti nelle macroaree. Una crescita vicina all’1% del numero di giornate per ombrellone a livello nazionale dopo un 2004 a -1,5% e un 2005 a -1%, è la sintesi della ripresa del Nord Ovest con aumento di circa il 2%, dell’incremento seppur limitato del Nord Est e del Centro (1,5% circa) e del Sud che non sembra ancora avere imboccato la strada dell’aumento anche se gli effetti della crisi sembrano essere stati minori, specialmente nel medio periodo. La crescita dell’ultimo anno non ha riportato il numero dei clienti ai livelli del 2003, avendo recuperato solo in parte il calo del 2004 (Italia -1,6%, Nord Ovest e Centro -3,5% circa) e la seppur minore diminuzione del 2005 (Italia -1%; Nord Est e Isole -1,5% circa). 64 Il settore secondo gli operatori Giornate per ombrelloni vendute. Confronto 2004/2003 Italia 22,9 24,1 53,0 Aumentati Invariati Diminuiti Nord Ovest 20,0 20,0 60,0 Nord Est 5,6 16,7 Centro 9,1 22,7 68,2 Sud e Isole 28,9 31,6 39,5 Italia 50,0 40,0 30,0 20,0 10,0 0,0 10,0 20,0 30,0 40,0 50,0 1-3% 4-6% 7-9% Aumento Diminuzione Nord Est Nord Ovest 50,0 40,0 30,0 20,0 10,0 0,0 10,0 20,0 30,0 40,0 50,0 1-3% 4-6% 10% o più 7-9% 10% o più 50,0 40,0 30,0 20,0 10,0 0,0 10,0 20,0 30,0 40,0 50,0 1-3% Centro 4-6% 7-9% 10% o più Sud e Isole 50,0 40,0 30,0 20,0 10,0 0,0 10,0 20,0 30,0 40,0 50,0 50,0 40,0 30,0 20,0 10,0 0,0 10,0 20,0 30,0 40,0 50,0 1-3% 4-6% 7-9% 10% o più 1-3% 4-6% 7-9% 10% o più Rapporto sulle imprese balneari 2007 65 Giornate per ombrelloni vendute. Confronto 2005/2004 Italia 28,6 26,2 45,2 Aumentati Invariati Diminuiti Nord Ovest 66,7 33,3 Nord Est 7,1 Centro 34,8 30,4 34,8 Sud e Isole 22,0 26,8 51,2 Italia 50,0 40,0 30,0 20,0 10,0 0,0 10,0 20,0 30,0 40,0 50,0 1-3% 4-6% 7-9% Aumento 10% o più Diminuzione Nord Ovest Nord Est 50,0 40,0 30,0 20,0 10,0 0,0 10,0 20,0 30,0 40,0 50,0 50,0 40,0 30,0 20,0 10,0 0,0 10,0 20,0 30,0 40,0 50,0 1-3% 4-6% 7-9% 1-3% 10% o più Centro 4-6% 7-9% 10% o più 7-9% 10% o più Sud e Isole 50,0 40,0 30,0 20,0 10,0 0,0 10,0 20,0 30,0 40,0 50,0 50,0 40,0 30,0 20,0 10,0 0,0 10,0 20,0 30,0 40,0 50,0 1-3% 4-6% 7-9% 10% o più 1-3% 4-6% 66 Il settore secondo gli operatori Giornate per ombrelloni vendute. Confronto 2006/2005 Italia 50,0 27,0 23,0 Aumentati Invariati Diminuiti Nord Ovest 62,5 12,5 25,0 Nord Est 65,0 25,0 10,0 Centro 59,3 29,6 11,1 Sud e Isole 35,6 28,9 35,6 Italia 50,0 40,0 30,0 20,0 10,0 0,0 10,0 20,0 30,0 40,0 50,0 1-3% 4-6% 7-9% Aumento 10% o più Diminuzione Nord Ovest Nord Est 50,0 40,0 30,0 20,0 10,0 0,0 10,0 20,0 30,0 40,0 50,0 50,0 40,0 30,0 20,0 10,0 0,0 10,0 20,0 30,0 40,0 50,0 1-3% 4-6% 7-9% 1-3% 10% o più 4-6% 7-9% 10% o più 7-9% 10% o più Sud e Isole Centro 50,0 40,0 30,0 20,0 10,0 0,0 10,0 20,0 30,0 40,0 50,0 50,0 40,0 30,0 20,0 10,0 0,0 10,0 20,0 30,0 40,0 50,0 1-3% 4-6% 7-9% 10% o più 1-3% 4-6% Rapporto sulle imprese balneari 2007 67 Principali minacce per il settore (scala da 1 a 7.; 1=massimo) Normativa complessa Canoni demaniali Aumento dei costi di gestione Moda Destinazioni straniere meno care Riduzione dei periodi di vacanza Erosione dell’arenile Imposte ed oneri comunali Oneri di concessione Italia 2 1 5 9 8 6 3 4 7 Nord Ovest 3 1 7 8 6 5 1 4 8 Nord Est 2 1 6 9 7 8 3 4 5 Centro 1 2 5 9 8 7 3 4 5 Sud e Isole 1 3 6 9 8 5 2 4 7 Per gli operatori tuttavia le principali difficoltà non vengono dal mercato ma dal contesto burocratico amministrativo nel quale si trovano ad operare. Il livello dei canoni demaniali è considerato come la principale minaccia all’attività nel complesso nazionale, nel Nord Est e nel Nord Ovest, mentre è al secondo posto tra le preoccupazioni nel Centro e al terzo nel Sud/Isole. Al secondo posto nella scala delle minacce a livello nazionale la complessità della normativa, impressione condivisa anche dalle imprese del Nord Est, mentre nel Centro e nel Sud appare come minaccia principale. Significativa la considerazione che viene data all’aspetto ambientale: l’erosione della costa è vista infatti come prima, concreta minaccia esterna al sistema delle imprese balneari, dopo gli aspetti burocratici e delle imposte, e per il Sud essa si pone addirittura al secondo posto. Non il mercato quindi, ma la burocrazia ed i problemi ambientali sono i principali ostacoli all’attività. 68 Il settore secondo gli operatori Investimenti in qualità negli ultimi 4 anni Italia 89,2 40,2 69,6 46,1 62,7 37,3 14,7 Ombrelloni e sdraio Cabine Bagni e docce Reception Speciali iniziative da spiaggia Speciali iniziative fuori spiaggia Avvio certificazione di qualità Nord Ovest 100,0 75,0 75,0 25,0 50,0 37,5 25,0 Nord Est 95,2 38,1 81,0 42,9 81,0 47,6 28,6 Centro 92,6 51,9 63,0 40,7 55,6 40,7 7,4 Sud e isole 82,6 28,3 67,4 54,3 60,9 30,4 10,9 100,0 90,0 80,0 70,0 60,0 50,0 40,0 30,0 20,0 10,0 Ombrelloni e sdraio Cabine Bagni e docce Italia Reception Nord Ovest Speciali iniziative da spiaggia Nord Est Centro Avvio Speciali iniziative fuori certificazione di qualità spiaggia Altro (specificare) Sud e Isole I gestori degli stabilimenti balneari sono consapevoli che il recupero del volume di clientela degli anni passati non può essere delegato ai soli andamenti del mercato ma deve passare anche attraverso il miglioramento della qualità dell’offerta. Negli ultimi quattro anni il 90% degli imprenditori intervistati ha investito nella sostituzione di ombrelloni e sdraio (100% nel Nord Ovest), il 70% negli impianti igienici e nelle docce, il 63% in iniziative di spiaggia, il 46% nel miglioramento della reception, il 40% negli spogliatoi e il 37% in iniziative fuori spiaggia (eventi ecc.). I valori possono mutare a livello di macroarea, in considerazione anche delle diversità infrastrutturali. Così nel Sud / Isole, ad esempio, la percentuale di operatori che ha investito nelle cabine e negli spogliatoi risulta più bassa, anche in virtù della diversa e minore presenza di tali manufatti. Interessante il dato sull’investimento in certificazione della qualità, segnalato dal 15% circa delle imprese intervistate (25% nel Nord Ovest, 7% nel centro), anche se è un processo che per molte è distante dal concludersi. Per quanto riguarda altri investimenti vengono segnalate molte iniziative nel campo del benessere, delle piscine (condizionate dalla qualità delle acque?) e, purtroppo, dal rimpascimento degli arenili. Alcuni intervistati segnalano anche la realizzazione di strutture per la ricettività, associate al “bagno” Rapporto sulle imprese balneari 2007 69 Investimenti in tecnologia negli ultimi 4 anni Italia 59,8 30,4 2,9 6,9 Sito Web (creazione/restyling) Servizi di prenotazione telematica Tecnologie presso gli ombrelloni Altro (specificare) Nord Ovest 50,0 12,5 25,0 Nord Est 61,9 38,1 9,5 4,8 Centro 66,7 29,6 3,7 3,7 Sud e Isole 56,5 30,4 6,5 70,0 60,0 50,0 40,0 30,0 20,0 10,0 Sito Web (creazione/restyling) Servizi di prenotazione elettronica/telematica Italia Nord Ovest Tecnologie presso gli ombrelloni Nord Est Centro Altro (specificare) Sud e Isole L’investimento in tecnologia invece è stato realizzato in percentuale più bassa ed ha riguardato prevalentemente la presenza in Internet (60% degli intervistati) anche se solo un terzo ha ritenuto necessario sviluppare un sistema di prenotazione on line. Le rilevazioni mostrano una percentuale di investimento più bassa nel Nord Ovest, mentre il Nord Est persegue una politica di investimenti in tecnologia anche avanzata presso gli ombrelloni. Tra gli “altri investimenti” si segnalano le postazioni internet, la tecnologia wireless anche in spiaggia, le web cam e le card di accesso e di consumo pre pagate. 70 Il settore secondo gli operatori Come cambiano i comportamenti di consumo dei clienti -100,00 -50,00 0,00 50,00 100,00 Soggiorno più breve Prenotazioni all’ultimo momento Aumento dell'età media Utilizzo del solo ombrellone Richiesta nuovi servizi spiaggia Richiesta nuovi servizi extra spiaggia Italia Nord Ovest Nord Est Centro Sud e Isole Al di là degli investimenti in attività di spiaggia e fuori spiaggia, le tendenze del mercato degli stabilimenti balneari cambiano sulla scia dell’evoluzione del consumo turistico. Secondo una analisi comparata, l’indice relativo alla diminuzione della permanenza media è 90 25 , mentre quello relativo all’aumento delle prenotazioni all’ultimo momento è 81. Si segnalano in aumento l’età media con indice 54 (fenomeno che non sembra manifestarsi nel meridione), e una tendenza ad utilizzare solamente ombrelloni e sedie a sdraio a svantaggio delle cabine e degli spogliatoi (indice 61). Dopo le realizzazioni effettuate negli ultimi anni, la richiesta di servizi innovativi in spiaggia e fuori dalla spiaggia sono in diminuzione, il primo con valore 14, il secondo 65. Altre segnalazioni ripetute riguardano la richiesta giochi per bambini, il deposito per natanti, l’intrattenimento, il servizio di ristorazione all’ombrellone, l’area per animali, i pacchetti “all inclusive con le strutture ricettive”. 25 L’indice è calcolato come peso della differenza tra segnalazioni positive e negative sul totale delle segnalazioni. Max = 100; min = -100. Rapporto sulle imprese balneari 2007 71 Tipologia di cliente: famiglie o single Sud e Isole 49,5 Centro 46,7 Nord Est 46,5 18,3 15,0 12,5 16,8 18,7 10,8 9,4 Nord Ovest 48,1 16,9 Italia 48,0 17,4 13,1 13,1 13,5 13,9 21,1 14,0 Famiglie con bambini Famiglie con ragazzi Famiglie giovani senza figli/coppie Famiglie anziane senza figli 6,7 8,1 10,3 4,5 7,6 Single La famiglia rimane il referente principale degli stabilimenti balneari, rappresentando oltre il 90% della clientela. Tra queste prevalgono le famiglie con bambini (48% del totale), meno numerose quelle con ragazzi (17%), mentre sono in percentuale pressoché uguale quelle giovani e quelle anziane senza figli. Intorno all’8% la percentuale di single. I valori non differiscono molto all’interno delle macroaree. 72 Il settore secondo gli operatori Tipologia di cliente: turisti, escursionisti, stagionali Italia 37,5 29,4 33,2 100,0 Turisti Giornalieri Stagionali Totale Nord Ovest 54,1 34,0 11,9 100,0 Sud e Isole 34,6 Centro 33,7 Nord Est Centro 33,7 31,9 34,4 100,0 27,3 34,4 29,0 54,1 37,5 28,8 11,9 34,0 33,2 29,4 Turisti Sud e Isole 34,6 27,3 38,1 100,0 38,1 31,9 42,3 Nord Ovest Italia Nord Est 42,3 29,0 28,8 100,0 Giornalieri Stagionali Sulla scia del cambiamento delle abitudini del consumo turistico si modifica anche la tipologia di cliente degli stabilimenti balneari. Turisti, stagionali in particolare residenti, escursionisti, sono presenti in percentuali tra loro non molto lontane, rispettivamente 37%, 33%, 29%. Nel centro una distribuzione quasi omogenea. Nel Nord Ovest si fa notare il basso livello di stagionali accompagnato da una elevata percentuale di turisti. Le tendenze generali segnalano una ulteriore crescita delle presenze di escursionismo, un turismo che non soggiorna, che affolla le spiagge durante i week end, che non garantisce stabilità di reddito ma che individualmente consuma più del turista o dello stagionale. Non solo gli escursionisti sono in crescita. Anche i residenti, seppur con valori più bassi, aumentano, facendo ipotizzare che lo stabilimento balneare possa sostituire durante i mesi più caldi, la piazza o il bar come luogo di aggregazione, e la palestra come luogo di benessere e di remise en form. Rapporto sulle imprese balneari 2007 73 Dove soggiorna il turista / cliente Italia Casa Strutture Ricettive Nord Ovest 61,5 38,5 Sud e Isole 69,4 30,6 60,0 40,0 40,0 30,6 69,4 Centro 51,8 48,2 24,0 76,0 Nord Ovest Italia Centro 48,2 51,8 60,0 Sud e Isole Nord Est Nord Est 76,0 24,0 38,5 61,5 Casa Strutture Ricettive Il fenomeno delle seconde case è un fattore caratterizzante la vacanza balneare in Italia. I dati ufficiali delle presenze rilevati istituzionalmente rappresentano una realtà limitata dell’universo dei turisti. Secondo la percezione degli operatori intervistati il fenomeno è notevole, pari a circa il 38% del totale, con punte superiori al 50% nel Nord Est e un minimo del 24,% nel Nord Ovest. Le presenze ufficiali devono quindi essere moltiplicate almeno per 1,6 per ottenere il valore reale. Rapporto sulle imprese balneari 2007 75 CAP IV IMPRESE BALNEARI: ASPETTI LEGISLATIVI E GESTIONALI 4.1 Introduzione La complessità degli aspetti gestionali relativi all’utilizzazione turistica del demanio marittimo si è ulteriormente incrementata con l’adozione della legge sul decentramento e la distribuzione di competenze all’interno di ciascuna area regionale. Il conferimento disarticolato delle funzioni e la scelta di applicare un regime di tutela diversificato e frammentato in base ai regolamenti regionali ha condizionato le politiche di utilizzo/gestione del demanio rendendo complessi gli interventi di uniformazione settoriali (es. politiche di intervento a tutela ambientale). La frammentazione ha reso difficile la stessa quantificazione del comparto delle “imprese balneari”, intese come strutture che consentono al pubblico, non solo di disporre di attrezzature e servizi idonei a rendere più agevole l’uso balneare, ma anche di usufruire di servizi qualificati (animazione e giochi, ristorazione, dancing, locali di intrattenimento, etc.). Tali imprese costituiscono il principale asset economico derivante dalla gestione dei demani ma presentano, allo stato attuale, problemi legislativi particolarmente complicati, applicandosi ad esse, oltre la normativa che regola i pubblici esercizi (licenza di esercizio comunale, nulla osta sanitario), la complessa disciplina relativa all’uso dei beni demaniali. L’esigenza di chiarificare l’accezione gestionale e di rendere immediatamente fruibile la legislazione applicata nei singoli contesti regionali ha dato luogo al seguente percorso di indagine: nella prima parte verrà presentata una disamina sul regime giuridico dei beni demaniali in cui verrà data indicazione sul processo di decentramento; a seguire, verrà affrontata un’analisi legislativa degli stabilimenti balneari intesi come imprese turistiche, per poi passare all’osservazione di alcuni condizionamenti legislativi imposti dalla nuova Legge Finanziaria (2007), cui farà seguito il dettaglio regionale. Chiuderà la rassegna una breve valutazione delle legislazioni applicate in alcuni paesi competitor del Mediterraneo; un accenno inteso come spunto di riflessione per incrementare la qualificazione del comparto e incentivare la capacità competitiva del settore. 4.2 Il regime giuridico dei Beni Demaniali I beni per i quali ricorre la condizione giuridica in esame sono elencati negli artt. 822 e 826 del codice civile sotto i generi del “demanio pubblico” e del “patrimonio indisponibile” (per natura). In mancanza di norme che definiscano la demanialità, l’identificazione dei beni soggetti allo speciale regime avviene in modo empirico, il che serve comunque ad escludere la Capitolo a cura di Giacomo Becheri 76 Imprese balneari: aspetti legislativi e gestionali possibile incertezza che comporterebbe una qualificazione desumibile da principi astratti. Comune, per quanto riguarda l’aspetto soggettivo, è la condizione di appartenenza allo Stato o ad altri enti territoriali, mentre sotto quello oggettivo resta da aggiungere che si tratta esclusivamente di beni immobili, o per natura o per destinazione di legge. Occorre tener presente che la demanialità è una qualificazione che fonda la sua ragion d’essere sull’attitudine del bene a soddisfare in concreto quelle esigenze di interesse generale - configurate in astratto - in relazione alle sue caratteristiche fisiche, e che detta qualificazione è strettamente legata all’effettivo manifestarsi, attuale o potenziale, del rapporto di libera fruizione collettiva – caratteristica insita nella demanialità stessa. L’elencazione presente nel comma 1 dell’art. 822 del codice civile deve essere considerata, pertanto, tassativa: l’interprete non può ampliarla con il ricorso a criteri ermeneutici astratti, segnatamente analogici o estensivi, poiché soltanto i beni nominati possono considerarsi demaniali, per le loro stesse caratteristiche intrinseche. Ciò vale in assoluto per i beni di cui al citato comma, i quali costituiscono, rispettivamente, il demanio marittimo (il lido del mare, la spiaggia, le rade, i porti), il demanio idrico (i fiumi, i torrenti, i laghi e le acque definite pubbliche) e il demanio militare (le opere destinate alla difesa nazionale). Si tratta dei beni che nel loro insieme formano il cosiddetto demanio necessario, termine che ne esclude non soltanto la proprietà in capo a privati, ma anche la configurazione di diritti reali di altro tipo in capo ad essi. Per i beni elencati al secondo comma, i quali per le loro caratteristiche intrinseche possono appartenere anche ai privati “uti domini”, il regime della demanialità sussiste soltanto se gli stessi appartengono allo Stato o ad ente territoriale (art. 824 cod. civ.). I beni in questione formano il cosiddetto demanio accidentale, che comprende il demanio delle vie di comunicazione (strade, autostrade, aerodromi), il demanio dei beni culturali (beni di interesse storico, artistico e archeologico), il demanio archivistico e bibliotecario, nonché gli acquedotti. Il Codice della navigazione, infine, elenca all’art. 28 (lett. b e c) fra i beni del demanio marittimo alcune specie non nominate nel primo comma dell’art. 822 del codice civile; si tratta, secondo la migliore dottrina, di una specificazione categoriale e non di un ampliamento. 1.11 Il Demanio Marittimo Il demanio marittimo comprende una tipologia di beni immobili la cui destinazione è caratterizzata dal prevalente interesse pubblico all’uso collettivo. Si tratta, cioè, di beni il cui utilizzo non può prescindere dal pubblico interesse, da intendersi come potenzialità di uso comune dei beni demaniali, per il beneficio di tutti; nozione, questa, che si arricchisce di nuove valenze, attesa la rilevanza assunta da nuovi e più intensi valori quali la destinazione turistico – ricreativa e la tutela dell’ambiente. Ai sensi dell’articolo 28 del Codice della Navigazione: “Fanno parte del demanio marittimo: il lido, la spiaggia, i porti, le rade; le lagune, le foci dei fiumi che sboccano in mare, i bacini di acqua salsa o salmastra che almeno durante una parte dell’anno comunicano liberamente col mare; Rapporto sulle imprese balneari 2007 77 i canali utilizzabili ad uso pubblico marittimo.” Rimandando ad una più accurata analisi della spiaggia quale bene demaniale, ripercorriamo l’evoluzione storica in materia di competenze e di funzioni amministrative ormai ripartite tra Stato, Regioni, Province e Comuni. Già con il D.P.R. 616/77 si è provveduto a decentrare verso le Regioni alcuni settori organici di intervento, tra cui lo sviluppo economico e l’assetto dell’utilizzazione del territorio. Nell’ambito del settore “Turismo ed industria alberghiera” spicca, in relazione alla gestione e all’uso dei beni del demanio marittimo, l’art. 59 ove, ribadita la titolarità dello Stato della proprietà e delle connesse funzioni amministrative legate ai beni del demanio marittimo, vengono delegate alle Regioni un ventaglio di funzioni connesse allo sviluppo turistico per cui: “Sono delegate alle Regioni le funzioni amministrative sul litorale marittimo, sulle aree demaniali immediatamente prospicienti, sulle aree del demanio lacuale e fluviale, quando l’utilizzazione abbia finalità turistiche e ricreative. Sono escluse dalla delega le funzioni esercitate dagli organi dello Stato in materia di navigazione marittima, di sicurezza nazionale, di polizia doganale.” L’art. 59 del DPR 616/77 esclude dalla delega i porti e le aree di preminente interesse nazionale, in relazione alla sicurezza dello Stato ed alle esigenze della navigazione marittima, rinviando ad un decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri l’identificazione delle aree. Solo a partire dal 1997 le Regioni hanno materialmente assunto la competenza in materia di gestione del demanio marittimo nelle aree escluse dal DPCM summenzionato; ma, nel contempo, l’avanzare della politica di decentramento delle funzioni amministrative, messa a punto con la c.d. Legge Bassanini, ha determinato il pressoché completo trasferimento delle funzioni amministrative in materia di demanio marittimo dallo Stato alle Regioni e agli altri Enti territoriali. L’art. 105 del D. Lgs. 112/98 sancisce infatti che “Sono conferite alle Regioni ed altri Enti locali tutte le funzioni non espressamente indicate negli articoli del presente capo e non attribuite alle autorità portuali dalla L. 28.01.1994 e successive modifiche ed integrazioni. Tra le funzioni di cui al comma 1 sono in particolare conferite alle Regioni le funzioni relative: [omissis] l) al rilascio di concessioni di beni del demanio della navigazione interna, del demanio marittimo e di zone del mare territoriale per finalità diverse da quelle di approvvigionamento di fonti di energia.” Ne consegue che l’assetto delle funzioni conferite alle Regioni risulta quanto mai completo ed equilibrato, investendo la competenza al rilascio di concessioni per qualsiasi tipo di attività e su tutti i beni del demanio marittimo e del mare territoriale compresi nel territorio regionale, con la sola esclusione delle aree individuate dal DPCM 21 dicembre 1995. Tuttavia, il conferimento di funzioni consiste esclusivamente nel rilascio delle concessioni mentre, per converso, tutte le funzioni che appartengono all’esercizio della titolarità del diritto di proprietà sui beni demaniali, quali la delimitazione, l’ampliamento e l’incameramento delle pertinenze, resta nella competenza dell’amministrazione dello Stato. 78 Imprese balneari: aspetti legislativi e gestionali “Il quadro trova definitivo consolidamento nella L. Cost. 18 Ottobre 2001, n. 3, con la quale si cristallizza nella Costituzione il nuovo assetto organizzativo: infatti, ne è riformato il titolo V.” Viene ad evidenza, inoltre, come la riforma costituzionale vada a delineare il riparto delle attribuzioni tra Stato e Regioni, modificando l’assetto previsto dall’originaria stesura degli art. 117 e 118, prevedendo attualmente una elencazione tassativa delle materie riservate in via esclusiva alla legislazione dello Stato, e attribuendo tutte le altre materie alla potestà delle Regioni. A tal riguardo si segnala come fra le materie riservate alla potestà regolamentare dello Stato non compaia il settore dei beni demaniali, salvo che per i porti. 1.12 L’utilizzazione del Demanio Marittimo Le attività aventi ad oggetto la fruizione dei litorali marini a scopo di turismo e di impiego del tempo libero hanno assunto negli ultimi decenni un ruolo di primissimo piano tra le forme di utilizzazione del demanio marittimo: ne è rilevante manifestazione la balneazione. La balneazione si effettua o mediante utilizzo diretto delle spiagge libere “uti universi”, ovvero attraverso la concessione dell’arenile a soggetti che lo occupano “uti singuli”, per metterlo a disposizione, con i relativi servizi, della collettività nell’esercizio di un’attività imprenditoriale di natura pubblica o privata. Tale attività è propria degli stabilimenti o esercizi balneari. La tutela dell’uso pubblico, che l’articolo 36 del Codice della navigazione pone come prioritario, avviene in funzione della riconosciuta strumentalità dell’interesse privato rispetto al soddisfacimento di quello generale. Essendo la balneazione una pratica socialmente diffusa, è necessaria un’equilibrata gestione del potere concessorio dell’uso esclusivo, al fine di non compromettere l’utilizzo diretto del mare da parte delle categorie meno abbienti. Questo è, infatti, il limite della strumentalità. Quindi l’aspetto saliente, con riferimento alla demanialità dei luoghi il cui uso rientra nel sistema delle concessioni disciplinate dall’art. 36 e segg. cod. nav., s’incentra sulla delega di funzioni amministrative relative al rilascio delle medesime, conferite alle Regioni a statuto ordinario con l’art. 59 del DPR n. 616/77. Per spiegare le difficoltà applicative che hanno a lungo ritardato l’attuazione della previsione legislativa, è opportuno riassumerne la singolare vicenda: è perciò opportuno porre l’accento sul limite di applicazione territoriale della norma, per effetto del quale vennero escluse dalla delega “le aree di preminente interesse nazionale in relazione agli interessi della sicurezza dello Stato e delle esigenze della navigazione marittima”. L’identificazione delle aree escluse è stato presupposto ineludibile per l’esercizio in concreto delle funzioni conferite: operazione di certa complessità pratica, in merito all’estensione degli ambiti territoriali, che doveva concludersi con l’emanazione di un DPCM, di concerto con i Ministeri della Difesa, della (oggi inesistente) Marina Mercantile e delle Finanze, sentite le Regioni interessate. A riguardo, è apparso subito evidente che l’emanazione del DPCM avrebbe richiesto tempi lunghi. Al fine di garantire la correttezza del servizio, il Ministero della Marina Mercantile e Rapporto sulle imprese balneari 2007 79 quello delle Finanze impartirono direttive per il rinnovo annuale delle concessioni in scadenza e per la predisposizione di elenchi delle aree demaniali, distinguendo quelle già destinate alle attività turistico-ricreative attraverso concessioni per stabilimenti balneari per le quali non fossero previsti usi diversi in seguito e quindi suscettibili di esercizio della delega conferita alle Regioni, da quelle libere da concessioni, che sarebbero dovute restare nella competenza amministrativa statale per eventuali possibili utilizzazioni future in relazione agli interessi della sicurezza nazionale e della navigazione marittima. Nel frattempo andava consolidandosi la tesi di principio sostenuta dagli organi consultivi, secondo la quale, in attesa dell’identificazione delle aree, la delega non poteva ritenersi efficace, costituendo l’identificazione il presupposto imprescindibile per la delimitazione della materia delegata rispetto a quella, invece, di competenza statale. In seguito, con la legge 4 dicembre 1993 n. 494, venne stabilito il termine di un anno per consentire al Governo di rendere effettiva la delega: decorso il quale, le funzioni amministrative sarebbero state comunque delegate. Venne disposto che ai fini dell’esercizio concreto le Regioni dovevano predisporre, sentita l’autorità marittima, un piano di utilizzazione delle aree demaniali dopo aver acquisito il parere dei Comuni interessati e delle associazioni di categoria. Il termine annuale venne poi prorogato per effetto di una serie di decreti non convertiti, le cui disposizioni sono state in seguito attuate dalla legge 23 dicembre 1996, n. 647. La stessa prevede che per l’esercizio delle funzioni delegate le amministrazioni regionali possono avvalersi delle Capitanerie di porto in base ad una convenzione-tipo, approvata dalla Conferenza permanente per i rapporti fra Stato e Regioni. In seguito all’osservazione delle vicende rilevanti inerenti al nuovo soggetto istituzionale delegato all’esercizio del potere concessorio (in deroga all’art. 30 cod. nav. in materia di attività turistico-ricreative), è necessario esaminare gli aspetti tipici della concessione di specie, tenendo presente che in forza dell’art. 36 del cod. nav. il potere relativo è esercitabile soltanto se l’uso particolare è compatibile con quello generale fondato sul principio della libertà di balneazione. Il problema si pone ogniqualvolta, a causa della limitata estensione della spiaggia lungo il lido, la realizzazione di uno stabilimento balneare (uso indiretto) restringe eccessivamente il tratto di spiaggia libera. In tal caso l’atto di diniego della concessione appare legittimo, stante la priorità dell’uso diretto. Alla stessa esigenza è correlato l’obbligo da parte dei titolari di concessioni già assentite, di aprire varchi nelle zone antistanti la battigia, obbligo che può essere derogato soltanto se in adiacenza alle aree concesse esistono spiagge libere dotate di accessi naturali di sufficiente ampiezza. L’obbligo di predisporre idonee strutture per garantire l’accesso al mare di soggetti disabili, inoltre, è stato imposto ai concessionari di stabilimenti balneari, laddove esistono obbiettive difficoltà ambientali, con l’art. 9 della legge n. 494 del 1993. La libertà di balneazione non può infatti subire limitazioni ove lo spazio sia insufficiente, nemmeno quando l’oggetto della concessione sia un’attività di interesse pubblico generale che non sia tra quelle non delegabili: ad esempio, l’acquacoltura costiera, che viene pure incoraggiata per altri fini. Accertata la sussistenza della compatibilità, l’organo concedente può trovarsi di fronte 80 Imprese balneari: aspetti legislativi e gestionali a più richieste di utilizzo della stessa area. Quindi si procede alla comparazione delle domande e ad applicare, ai fini della scelta, i criteri di preferenza elencati nell’art. 37 cod. nav., nonché quelli ex legge 4 dicembre 1993, n. 493, e precisamente: le maggiori garanzie di una proficua utilizzazione della concessione e l’uso più rispondente ad un rilevante interesse pubblico; il c.d. diritto di insistenza (ossia la richiesta di rinnovo da parte del precedente concessionario); l’installazione di strutture non fisse e completamente amovibili. L’organo concedente è tenuto ad avviare un’istruttoria in contraddittorio con i richiedenti e a dare atto - con provvedimento motivato - delle valutazioni fatte con riferimento a tutte le domande presentate. Le ragioni di preferenza riguardanti l’amovibilità delle opere che il concessionario intende realizzare per esercitare una delle attività consentite nei limiti posti dall’art. 1 della legge n 494/1993 sono state introdotte ai fini della tutela dell’ambiente costiero sotto il profilo della conservazione dei beni naturali, purché, indipendentemente dal fatto che siano destinate ad attività turistico-ricreative, sorgano all’interno della fascia di 300 metri dalla linea di battigia, zona vincolata ai sensi della legge n. 431 del 1985. Si tratta peraltro di opere per le quali, stante l’amovibilità, non può operare il diritto di accessione che farebbe sorgere la condizione di demanialità alla scadenza della concessione. Venendo agli aspetti ambientali connessi alla balneazione, va premesso che essi sono di due ordini: il primo concerne la tutela dell’ambiente, intesa come salvaguardia delle bellezze naturali costiere (se ne è già fatto riferimento a proposito della preferenza da accordare alla richiesta di concessione che importi attrezzature non fisse e completamente amovibili); il secondo riguarda la qualità delle acque utilizzate dai bagnanti, aspetto che rientra nel più vasto problema della lotta all’inquinamento delle acque, sia che gli agenti inquinanti provengano dalla terraferma, sia che provengano da navi. La vigilanza degli scarichi in mare provenienti dalla terra ferma, la cui azione inquinante incida in misura rilevante sulla qualità delle acque marine costiere destinate alla balneazione, è di competenza di organi della Regione, mentre quella sugli scarichi provenienti dalle navi, o a seguito di incidenti tra essi, rientra nella competenza dell’amministrazione marittima, la quale fin dai primi anni Settanta aveva attivato a tal fine un apposito servizio presso la Capitaneria di porto. L’attività venne poi potenziata in attuazione della legge sulla difesa del mare, che prevedeva la formazione, d’intesa con le Regioni, di un piano generale riguardante la tutela dell’ambiente costiero. Con la successiva legge sulla difesa del suolo, alle Regioni sono state poi delegate le funzioni amministrative statali sulla difesa delle coste. Avvalendosi oggi le Regioni sia della capitaneria di porto che degli uffici da essa dipendenti per l’esercizio della delega in materia di attività turistico-ricreative, è palese il positivo impatto derivante dal coordinamento degli interventi in materia. 4.3 Lo stabilimento balneare come impresa turistica Prima della legge n. 217 del 1983 non esisteva una previsione legislativa dell’impresa turistica, attesa la forma prevalentemente familiare della conduzione del settore turistico. Rapporto sulle imprese balneari 2007 81 L’abrogata legge quadro sul turismo aveva continuato in questa direzione, non prevedendo alcuna definizione esplicita ma limitandosi a ricomprendere nelle imprese turistiche alcune figure specifiche di attività. Infatti, si distinguevano: ▪ imprese di gestione di strutture ricettive e servizi annessi; ▪ agenzie di viaggio, definite come imprese che esercitano attività di produzione, organizzazione di viaggi e soggiorni, intermediazione nei predetti servizi o anche entrambe le attività. Con la legge 5 dicembre 1985, n. 730, recante la “Disciplina dell’agriturismo” venivano riconosciute anche le imprese agrituristiche. Le legge n. 135 del 2001, invece, supera la definizione ristretta e limitativa di “impresa turistica” contenuta nella precedente legge quadro, per approdare ad una definizione più ampia e rispondente all’evoluzione che il settore ha avuto nell’ultimo decennio. Secondo l’art. 7 della detta legge, infatti, sono imprese turistiche quelle che esercitano attività economiche organizzate per la produzione, la commercializzazione, l’intermediazione e la gestione di prodotti, di servizi (tra cui gli stabilimenti balneari), di infrastrutture e di esercizi concorrenti alla formazione dell’offerta turistica. Evidentemente si tratta di una formula non tassativa, che ricomprende anche la sperimentazione di nuove iniziative imprenditoriali, purché capaci di concorrere alla formazione dell’offerta turistica. Vi rientrano, per espresso richiamo, gli stabilimenti balneari, ma anche le attività di “somministrazione” (espressione con cui s’intende la vendita di alimenti e bevande) svolte all’interno dei Sistemi Turistici Locali. La definizione di impresa turistica contenuta nella citata legge n. 135 è comprensiva anche di quella di agenzie di viaggio e turismo contenuta nel comma secondo dell’art. 2 del decreto legislativo 23 novembre 1991, n. 392, che supera quella contenuta nella legge n. 217 del 1983: “Sono agenzie di viaggio e turismo tutte le imprese che esercitano attività di produzione, organizzazione, presentazione e vendita, a forfait o a provvigione, di elementi isolati o coordinati di viaggi o soggiorni, ovvero attività di intermediazione nei predetti servizi, o anche entrambe le attività”. Ma la novità più importante contenuta nell’attuale legge di riforma del turismo consiste nell’effettiva equiparazione dell’impresa turistica a quella industriale; ovviamente ciò comporta che deve trattarsi effettivamente di impresa, ossia di attività economica svolta in forma imprenditoriale, così come definita dall’art. 2082 del codice civile. Il comma 4 del citato art. 7 estende infatti alle imprese turistiche, con il solo limite previsto dalla disciplina comunitaria in materia di aiuti statali alle imprese, le agevolazioni, i contributi, le sovvenzioni, gli incentivi e i benefici di qualsiasi genere previsti dalle norme vigenti per l’industria. La legge n.135 del 2001, a differenza della disciplina precedente, non contiene una definizione delle attività imprenditoriali, ma ne delega il contenuto ad un Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri contenente linee guida per l’individuazione concreta delle tipologie di imprese turistiche operanti nel settore, oltre alle attività di accoglienza non convenzionale. 82 Imprese balneari: aspetti legislativi e gestionali 4.4 I condizionamenti normativi e la legge finanziaria Dopo la polemica innescata nella fase di concepimento della finanziaria, poi rivista dal Vicepresidente del Consiglio Francesco Rutelli, la legge definitiva non ha dato luogo al temuto aumento dei canoni del 300%, né al pericoloso ampliamento del diritto di accesso alla battigia che gli stabilimenti sono tenuti comunque a garantire anche ai non clienti. Stando anche all’interpretazione della Presidenza del Consiglio dei Ministri, il combinato disposto del comma 251, lettera e), e del comma 254 della legge 27 dicembre 2006, n. 296 (Finanziaria 2007), pone come materia di legislazione primaria quanto già previsto da altre fonti normative: pertanto, non potrà essere avanzata nessuna pretesa di permanenza sul bagnasciuga, che resta destinato esclusivamente al libero transito ed alle operazioni di soccorso nei confronti dei bagnanti in difficoltà. Con ciò si ha la conferma di un principio particolarmente importante che verrà formalizzato attraverso le Ordinanze Normative diramate congiuntamente dalle Capitanerie di Porto e dagli Enti locali, al fine di garantire le misure previste dalla normativa vigente per assicurare la salvaguardia della salute in mare, l’ordine pubblico sulle spiagge ed un corretto utilizzo da parte della collettività delle aree demaniali marittime affidate in concessione per il soddisfacimento di pubblici interessi attraverso l’offerta di servizi turistico-ricreativi. In altre parole, la disposizione che determina "l'obbligo per i titolari delle concessioni di consentire il transito gratuito all’arenile, anche ai fini di balneazione” rafforza un diritto già esistente in gran parte dei comuni costieri italiani nei quali, attraverso i Piani di Utilizzazione delle Aree Demaniali, è già prevista sia la possibilità di raggiungere sempre e comunque la battigia, sia la garanzia di un’efficiente fruibilità delle spiagge libere. Un cambiamento significativo, invece, riguarda il calcolo dei canoni demaniali marittimi, attraverso criteri innovativi che riducono le classi in cui erano finora suddivise le aree da tre a due; in precedenza esistevano: ▪ la categorie A (aree, pertinenze e specchi acquei, o parti di essi, concessi per utilizzazioni ad uso pubblico ad alta valenza turistica); ▪ la categoria B (a normale valenza turistica); ▪ la categoria C (a minore valenza turistica). Attualmente sono rimaste soltanto le categorie A e B; l’identificazione di un'area in un ambito o in un altro resta competenza di organi regionali; in assenza del provvedimento di specie, le aree rientrano tutte nella categoria B. Viene abrogata la norma introdotta dalla legge finanziaria 2004, quindi i canoni per gli anni 2004, 2005 e 2006 restano confermati nella misura determinata ex L. 494/93. Per le destinazioni d’uso degli arenili rimane confermata la differenziazione disposta ex citata L. 494/93 per la quale, con decorrenza dal 1° gennaio 2007, ai sensi di quanto disposto dal comma 251, lettera b), numeri dall’1) all’1.7), i canoni verranno aggiornati in base agli indici ISTAT, in relazione alle categorie A e B attraverso i seguenti criteri: ▪ area scoperta: euro 1,86 al metro quadrato per la categoria A; euro 0,93 al metro quadrato per la categoria B; ▪ area occupata con impianti di facile rimozione: euro 3,10 al metro quadro per la categoria A; euro 1,55 al metro quadro per la categoria B; Rapporto sulle imprese balneari 2007 83 ▪ area occupata con impianti di difficile rimozione: euro 4,13 al metro quadro per la categoria A; euro 2,65 al metro quadro per la categoria B; ▪ euro 0,72 per ogni metro quadrato di mare territoriale per specchi acquei o delimitati da opere che riguardano i porti così come definite dall’articolo 5 del testo unico approvato con regio decreto 2 aprile 1885, n. 3095, e comunque entro 100 metri dalla costa; ▪ euro 0,52 per gli specchi acquei compresi tra 100 e 300 metri dalla costa; ▪ euro 0, 41 per gli specchi acquei oltre 300 metri dalla costa; ▪ euro 0,21 per gli specchi acquei utilizzati per il posizionamento di campi boa per l’ancoraggio delle navi al di fuori degli specchi acquei. Una variazione sostanziale, invece, potrebbe riguardare le concessioni concernenti aree sulle quali insistono pertinenze demaniali marittime non finalizzate ad attività turistico-ricreative, bensì adibite ad attività commerciali, per le quali il canone è determinato in base alla media dei valori mensili, minimi e massimi, registrati dall'Osservatorio del Mercato Immobiliare nella zona di riferimento, da conteggiare sulla superficie adibita all'esercizio. Se i dati dell'Osservatorio non sono disponibili per un dato Comune, si applicano quelli del Comune costiero più vicino, rispetto all'attività (manufatto) considerata. In particolare, la media dei valori mensili è moltiplicata per un coefficiente pari a 6,5 ed il canone annuo così determinato verrà ulteriormente ridotto delle seguenti percentuali, da applicare per scaglioni progressivi di superficie del manufatto: fino a 200 mq., 0 per cento;oltre 200 mq. e fino a 500 mq., 20 per cento; oltre 500 mq. e fino a 1.000 mq., 40 per cento; oltre 1.000 mq., 60 per cento. Per le aree comprese nella concessione si applicano per gli anni 2004, 2005 e 2006 le misure vigenti alla data di emanazione della menzionata legge e non operano le disposizioni maggiorative di cui ai commi 21, 22 e 23 dell’articolo 32 del d.l. 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326, mentre a partire dal 1° gennaio 2007 quelle di cui alla lettera b) punto 1). In relazione a quest'ultimo aspetto, alcuni dubbi permangono: resta da chiarire se la diversificazione produttiva di molti stabilimenti, specialmente in alcune aree, renderà soggette molte attività alla determinazione dei canoni relativi ad alcune porzioni d'area in base a parametri assai più alti. Oltre alle riduzioni dei canoni per le aree oggetto di eventi calamitosi, occorre tenere conto che per determinati utilizzi - meritevoli di tutela - sono mantenute le riduzioni del canone annuo già previste. È il caso dei canoni per le concessioni rilasciate alle società sportive dilettantistiche senza scopo di lucro affiliate alle società sportive di rilevanza nazionale (ma da queste agevolazioni sono escluse le strutture per attività commerciali, terziario-direzionali e di produzione di beni e servizi), nonché delle concessioni in favore di enti di beneficenza. I nuovi criteri di determinazione dei canoni per le concessioni demaniali turistico-ricreative sono estesi anche alle concessioni dei beni del demanio marittimo e di zone del mare territoriale dove vengono realizzate e gestite le strutture dedicate alla nautica da diporto. Infatti, il comma 3 dell’articolo 3 del decreto legge 5 ottobre 1993, n. 400, convertito con modificazioni dalla legge 4 dicembre 1993 n. 494, è sostituito con: “Le misure dei canoni di cui al comma 1, lett b) dell'art. 16 della L. 84 Imprese balneari: aspetti legislativi e gestionali Finanziaria 2007, si applicano, a decorrere dal 1° gennaio 2007, anche alle concessioni dei beni del demanio marittimo e di zone del mare territoriale aventi ad oggetto la realizzazione e la gestione di strutture dedicate alla nautica da diporto.”. Ci sembra qui opportuno ricordare che nella determinazione del canone per le imprese turistico-ricettive all’aria aperta, i valori inerenti alle superfici vengono ridotti del 25%. Un'altra importante novità riguarda la durata delle concessioni: i titoli concessivi delle attività finalizzate all’uso turistico-ricreativo di aree, pertinenze demaniali marittime e specchi acquei per i quali si applichino le disposizioni relative alle utilizzazioni del demanio marittimo possono avere anche durata superiore a sei anni e comunque non superiore a venti anni in ragione dell'entità e della rilevanza economica delle opere da realizzare. 4.5 Regioni: competenze e legislazione Piemonte GESTIONE DELLE AREE DEMANIALI LACUALI E FLUVIALI: LEGGE REGIONALE N. 5 DEL 15/03/2001, A MODIFICA E INTEGRAZIONE ALLA LEGGE REGIONALE 26 APRILE 2000, N. 44 - “CONFERIMENTO DI FUNZIONI E COMPITI AMMINISTRATIVI DELLO STATO ALLE REGIONI ED AGLI ENTI LOCALI”. Competenze Competono alla Regione le funzioni amministrative relative: 1. alla disciplina della navigazione interna lacuale e fluviale; 2. all’individuazione dei porti di interesse turistico regionale comunale; 3. al rilascio di concessioni per l’utilizzo dei beni e delle aree del demanio e della navigazione interna (lacuale e fluviale) in acqua e a terra, quando l’utilizzazione prevista abbia finalità turistiche e ricreative; 4. alla regolamentazione dell’utilizzo del demanio lacuale e fluviale, sentiti i Comuni rivieraschi, stabilendo limiti e vincoli d’uso dei beni e delle aree ed indicando le vocazioni, le compatibilità ed i criteri di valutazione degli interventi. Sono attribuite ai Comuni le funzioni amministrative relative al rilascio delle concessioni per l’utilizzo dei beni e delle aree del demanio della navigazione interna (lacuale e fluviale) in acqua ed a terra, quando l’utilizzazione prevista abbia finalità turistiche, ricreative e commerciali di interesse comunale e di affidamento della gestione dei porti di interesse turistico regionale. Proposta di legge regionale del 12 dicembre 2005 n. 213 Attualmente, nelle materie di cui si tratta, è necessario segnalare una proposta di legge che ha ad oggetto l’individuazione delle funzioni lacuali in materia di navigazione e porti lacuali e l’effettiva sub-delega delle funzioni amministrative ai Comuni. In particolare viene sancito che i beni demaniali e gli altri beni immobili della Regione Rapporto sulle imprese balneari 2007 85 necessari all’esercizio delle funzioni amministrative sono affidati ai Comuni. Al fine di assicurare il corretto utilizzo delle aree costituenti il demanio in oggetto, i Comuni interessati stabiliscono, con propri atti di indirizzo, criteri uniformi circa l’utilizzo delle zone demaniali lacuali e fluviali; detti criteri riguardano l’individuazione e la delimitazione delle aree destinate a utilizzazione turistico ricreativa per le attività sportive, di balneazione e per la realizzazione di porti e approdi turistici. Sono aree demaniali di terra e spiaggia quei territori contigui lasciati scoperti dalle acque nel loro volume ordinario, necessari e strumentali al soddisfacimento delle esigenze della collettività per finalità turistiche ricreative. Le concessioni di dette aree sono rilasciate dai Comuni. I canoni relativi alle concessioni sono incamerati dagli Enti interessati per la realizzazione delle opere insistenti sul demanio oggetto di sub-delega. Lombardia GESTIONE DELLE AREE DEMANIALI LACUALI E FLUVIALI: LEGGE REGIONALE N. 20 DEL 16/08/1994 - DISCIPLINA DEL DEMANIO LACUALE E DELLA NAVIGAZIONE SUL LAGO DI GARDA. Competenze In attuazione dell’art. 59 del D.P.R. 24 luglio 1977 n. 616 e dell’art. 1 del D.P.R. 19 novembre 1987, n. 527, le funzioni amministrative per l’utilizzazione turistico-ricreative delle aree del demanio lacuale interessante il lago di Garda sono esercitate dagli enti preposti, secondo le competenze territoriali. Al fine di assicurare il corretto utilizzo del bacino gardesano, gli enti stabiliscono con propri atti di indirizzo criteri uniformi circa l’utilizzo delle zone demaniali lacuali del lago di Garda. Detti criteri riguardano: 1. l’individuazione e la delimitazione delle aree portuali riservate all’esercizio di attività inerenti alla navigazione interna, in servizio professionale e da diporto; 2. l’individuazione delle aree portuali di terra destinate all’esercizio di attività artigianali e commerciali; 3. l’individuazione delle aree destinate a utilizzazione turistico-ricreativa per l’esercizio di attività sportive, di balneazione e per la realizzazione di porti o approdi turistici; 4. l’utilizzo degli introiti dell’attività concessoria. Veneto GESTIONE DELLE AREE DEMANIALI MARITTIME: LEGGE REGIONALE N. 9 DEL 06/04/2001; LEGGE REGIONALE N. 33 DEL 4/11/2002 - NORME PER L’ATTUAZIONE DELLE FUNZIONI AMMINISTRATIVE IN MATERIA DI DEMANIO MARITTIMO E TESTO UNICO DELLE LEGGI REGIONALI IN MATERIA DI TURISMO. 86 Imprese balneari: aspetti legislativi e gestionali Competenze La Regione esercita le seguenti funzioni in materia di gestione del demanio marittimo: 1. programmazione, pianificazione e indirizzo generale; 2. raccolta sistematica, catalogazione, archiviazione e numerazione dei dati, informazioni e grafici sull’uso del demanio marittimo; 3. formazione del catasto del demanio marittimo; 4. predisposizione delle misure di salvaguardia dell’ambiente. La Regione inoltre coordina e programma le iniziative turistiche di interesse regionale e le relative risorse finanziarie e incentiva in via ordinaria e straordinaria in ordine alla realizzazione, riqualificazione, ammodernamento dei beni, impianti e servizi turistici gestiti dalle imprese e da soggetti pubblici e privati che operano nel sistema dell’offerta regionale. Per l’attività di programmazione, indirizzo e coordinamento delle iniziative regionali in materia di turismo è costituito un comitato del quale fanno parte i presidenti delle strutture associate e i presidenti delle Province. Ai Comuni nel cui ambito territoriale sono comprese le aree demaniali marittime, sono delegate le funzioni amministrative per il rilascio, rinnovo e ogni altra modificazione inerente alle concessioni demaniali marittime, in conformità a leggi e regolamenti dello Stato e della Regione e delle indicazioni di cui al Piano Regionale di utilizzazione delle Aree del Demanio Marittimo. I Comuni trasmettono alla Regione, entro il 28 febbraio di ogni anno, una relazione sulle funzioni amministrative attribuite, allegando l’elenco aggiornato delle concessioni. Il Piano Regionale di Utilizzazione del Demanio Marittimo è costituito dalle direttive generali fornite dalla Regione ed i Piani Particolareggiati dell’arenile dei Comuni devono rispettare tale Piano. In attesa dei Piani, i Comuni possono rilasciare nuove concessioni purché in conformità delle direttive contenute nel Piano regionale di utilizzazione del demanio marittimo. Conferimento di funzioni ai comuni in materia di demanio lacuale relativo al lago di Garda Sono conferite ai Comuni rivieraschi del lago di Garda, limitatamente al demanio lacuale rappresentato dal lago di Garda, le funzioni amministrative relative a: ▪ concessioni di sponde e di spiagge lacuali, di superficie e pertinenze del lago relative, per finalità turistico-ricreative; ▪ alla realizzazione di interventi sui beni del demanio lacuale, finalizzati all’uso turistico-ricreativo ed alla manutenzione ordinaria degli stessi. Entro il 30 giugno di ogni anno, una quota pari al 50% del gettito finanziario complessivo derivante dai canoni dovuti per l’utilizzazione dei beni del demanio lacuale del lago di Garda, introita dalla Regione, è attribuita ai Comuni rivieraschi del lago di Garda. Rapporto sulle imprese balneari 2007 87 Friuli Venezia Giulia Anche il Friuli Venezia Giulia, con la Legge Regionale n. 2 del 16/1/2002, stabilisce che l’autorizzazione all’esercizio di uno stabilimento balneare sia rilasciata dal Comune competente, fermo restando quanto previsto dalle leggi nazionali e regionali vigenti in materia di concessioni demaniali marittime. Tale normativa regionale presenta una peculiarità degna di nota, ossia la subordinazione del rilascio dell’autorizzazione all’esercizio di uno stabilimento balneare alla sua classificazione. Non sono classificabili gli stabilimenti balneari privi di un punteggio minimo per la classificazione, determinato ai sensi dell’“allegato G” della citata legge regionale 2/2002. Dopo aver definito lo stabilimento balneare (“sono stabilimenti balneari le strutture turistiche ad uso pubblico gestite unitariamente in regime di concessione, poste sulla riva del mare, di fiumi o di laghi, attrezzate prevalentemente per la balneazione”) ed aver sancito che lo stabilimento balneare può essere dotato di impianti ed attrezzature per cure elioterapiche e termali, nonché di impianti e attrezzature sportive e ricreative, definisce le modalità di rilascio ed i requisiti dei provvedimenti di classificazione e di autorizzazione, le caratteristiche della denominazione, del segno distintivo e della sua pubblicità. Si riporta di seguito il testo del menzionato “allegato G” della suddetta legge regionale, che definisce le regole per la classificazione di un bagno, elemento propedeutico al riconoscimento della concessione: [omissis] Avvertenze a) Agli stabilimenti balneari sono attribuite rispettivamente: - quattro stelle per un punteggio oltre i 200 punti; - tre stelle per un punteggio da 131 a 200; - due stelle per un punteggio da 81 a 130; - una stella per un punteggio da 40 a 80. b) Qualora l’accesso all’arenile sia libero e gratuito senza obbligo di affitto di materiali, al punteggio ottenuto si aggiungono 20 punti. c) Gli stabilimenti balneari devono in ogni caso essere forniti del servizio di salvataggio nonché di una cassetta per il pronto soccorso e del telefono ad uso comune. d) Le opere, le attrezzature e i servizi a disposizione degli utenti all’interno dello stabilimento balneare sono comunque conteggiati ai fini della classificazione, quand’anche insistenti su terreno non demaniale. ALLEGATO G - Punteggi minimi per la classificazione degli stabilimenti balneari. 1. STATO COMPLESSIVO DELLO STABILIMENTO E SISTEMAZIONE DELL’AREA. 1.01 STATO DI MANUTENZIONE COMPLESSIVO DELLA STRUTTURA 1.01.1 struttura nuova o in ottimo stato = 14 1.01.2 in buono stato di manutenzione = 10 88 Imprese balneari: aspetti legislativi e gestionali 1.01.3 in sufficiente stato di manutenzione = 6 1.02 SUPERFICIE IN CONCESSIONE 1.02.1 fino a 5.000 mq = 5 1.02.2 da 5001 a 20.000 mq = 10 1.02.3 oltre i 20.000 mq = 15 1.03 SUPERFICIE DESTINATA AD AREE VERDI O AREE COMUNI 1.03.1 oltre il 30% della superficie complessiva dell’area = 30 1.03.2 dal 20 al 30 % della superficie complessiva dell’area = 20 1.03.3 dal 10 al 19% della superficie complessiva dell’area = 12 1.03.4 meno del 10% della superficie complessiva dell’area = 6 1.04 OPERE VARIE 1.04.1 opere fisse a difesa dell’arenile = 4 1.04.2 accessi facilitati ai portatori di handicap = 4 1.04.3 terrazza solarium = 2 1.04.4 opere accessorie alle cabine (marciapiedi, passerelle d’accesso) = 2 1.04.5 passerelle d’accesso all’arenile ed al mare: 1 ogni 50 metri = 6 1 ogni 100 metri = 3 1 ogni piu’ di 100 metri = 1 2. STATO DI MANUTENZIONE DELLE ATTREZZATURE 2.01 CABINE 2.01.1 in ottimo stato di manutenzione = 14 2.01.2 in buono stato di manutenzione = 10 2.01.3 in sufficiente stato di manutenzione = 6 2.02 OMBRELLONI 2.02.1 in ottimo stato di manutenzione = 8 2.02.2 in buono stato di manutenzione = 6 2.02.3 in sufficiente stato di manutenzione = 3 2.03 LETTINI 2.03.1 in ottimo stato di manutenzione = 4 2.03.2 in buono stato di manutenzione = 3 2.03.3 in sufficiente stato di manutenzione = 1 3. ATTREZZATURE 3.01 CABINE 3.01.1 con doccia interna per almeno 1/3 del totale = 6 3.02 OMBRELLONI 3.02.1 in alluminio per almeno 2/3 del totale = 6 3.03 LETTINI 3.03.1 con tettuccio = 2 3.03.2 uno per ogni ombrellone = 1 3.03.3 due per ogni ombrellone = 2 3.03.4 oltre a due per ogni ombrellone = 3 Rapporto sulle imprese balneari 2007 89 3.04 SEDIE A SDRAIO O SEDIE 3.04.1 in alluminio per almeno 2/3 del totale = 4 3.04.2 in legno = 2 3.05 ATTREZZATURE VARIE 3.05.1 piattello o tavolino per ogni ombrellone = 1 3.05.2 attaccapanni per ogni ombrellone = 1 3.05.3 fornitura a richiesta di cassette con chiusura per ameno il 50% degli ombrelloni = 2 4. DOTAZIONI, IMPIANTI ED ATTREZZATURE 4.01 DOCCE: 4.01.1 almeno una ogni 50 ombrelloni = 16 4.01.2 almeno una ogni 100 ombrelloni = 12 4.01.3 almeno una ogni 150 ombrelloni = 10 4.01.4 almeno una ogni 200 ombrelloni = 8 4.01.5 almeno una ogni 250 ombrelloni = 4 4.01.6 con acqua calda = 4 4.01.7 chiuse = 4 4.02 LAVAPIEDI = 1 4.03 WC SEPARATI PER UOMINI E DONNE 4.03.1 uno ogni 50 ombrelloni = 16 4.03.2 uno ogni 100 ombrelloni = 12 4.03.3 uno ogni 150 ombrelloni = 10 4.03.4 uno ogni 200 ombrelloni = 8 4.03.5 uno ogni 250 ombrelloni = 4 4.03.6 uno ogni più di 250 ombrelloni = 2 4.04 BAR E RISTORAZIONE 4.04.1 impianto fisso ben attrezzato con servizi igienici e personale addetto = 12 4.04.2 bar smontabile attrezzato = 8 4.04.3 bar smontabile con attrezzatura minima = 4 4.04.4 ristorante o self service = 4 4.05 IMPIANTI ACCESSORI 4.05.1 piscina con acqua di mare = 12 4.05.2 piscina con acqua dolce = 8 4.06 ATTREZZATURE SPORTIVE 4.06.1 beach volley gratuito = 2; a pagamento = 1 4.06.2 beach soccer gratuito = 2; a pagamento = 1 4.06.3 ping pong gratuito = 2; a pagamento = 1 4.06.4 bocce gratuito = 2; a pagamento = 1 4.06.5 campo da tennis gratuito = 4; a pagamento = 2 4.06.6 minigolf gratuito = 4; a pagamento = 2 4.07 ALTRI SERVIZI 4.07.1 noleggio imbarcazioni gratuito = 2; a pagamento = 1 4.07.2 posteggio surf gratuito = 2; a pagamento = 1 4.07.3 deposito materassini e varie gratuito = 2; a pagamento = 1 90 Imprese balneari: aspetti legislativi e gestionali 4.07.5 scuola nuoto, sub, surf o vela gratuito = 2; 4.07.6 trampolini gratuito = 2; 4.07.7 zattera galleggiante gratuito = 2; 4.07.8 gonfiaggio materassini gratuito = 2; 4.07.9 ricarica bombole sub gratuito = 2; 4.07.10 servizio di animazione = 6 4.07.11 baby center con personale specializzato = 4 4.07.12 area attrezzata per giochi bambini = 2 a pagamento = 1 a pagamento = 1 a pagamento = 1 a pagamento = 1 a pagamento = 1 Liguria GESTIONE DELLE AREE DEMANIALI MARITTIME. La legge regionale n. 13 del 28 Aprile 1999, modificata dalla legge regionale n. 1 del 3 Gennaio 2002, è lo strumento normativo con il quale la Regione Liguria individua quali funzioni riservare a sé e quali invece trasferire agli Enti locali in materia di difesa della costa, ripascimento degli arenili, protezione ed osservazione dell’ambiente marino e costiero, demanio marittimo e porti. Competenze Alla Regione competono le funzioni di programmazione generale dello sviluppo economico, portuale e turistico e di pianificazione territoriale degli assetti costieri secondo i principi dello sviluppo sostenibile e del controllo della qualità degli interventi. La Regione esercita tale funzione attraverso il Piano Territoriale di Coordinamento della Costa e gli altri atti di programmazione e pianificazione regionale secondo il metodo della concertazione con gli Enti locali e le Amministrazioni dello Stato interessate, ferme restando le funzioni dello Stato in materia di tutela dell’ambiente. Compete alla Regione l’approvazione del Piano di Utilizzo delle Aree del Demanio Marittimo sulla base degli indirizzi contenuti nel piano territoriale della costa e alla classificazione delle aree, pertinenze e specchi acquei in base alla valenza turistica. Ai Comuni sono trasferite le funzioni relative al rilascio e rinnovo, sulla base dei propri regolamenti, di concessioni di beni del demanio marittimo in ambito portuale; al rilascio e rinnovo, sulla base delle previsioni del Piano di Utilizzazione delle Aree e dei Piani Spiaggia, di concessioni relative ai beni del demanio marittimo ed a zone del mare territoriale per finalità diverse da quelle di approvvigionamento di fonti di energia. Spetta ai Comuni la vigilanza sulle aree demaniali. Il Piano di Utilizzazione costituisce l’attuazione del Piano Territoriale della costa rivolto a disciplinare il rilascio e il rinnovo delle concessioni demaniali marittime. Tale Piano si attua attraverso i Piani Spiaggia Comunali, che costituiscono strumenti di natura programmatica al fine della razionale gestione delle relative concessioni, da redigere a cura dei singoli Comuni costieri in coerenza con il piano di utilizzazione e con gli atti di pianificazioni di livello locale. In attesa dell’approvazione dei Piani Spiaggia, le concessioni sono rilasciate dalla Regione. Rapporto sulle imprese balneari 2007 91 Linee guida per la regolamentazione degli stabilimenti balneari In Liguria, in cui il turismo estivo e balneare rappresenta una delle principali attività economiche, lo stabilimento balneare come modello di insediamento, con le sue funzioni organizzative, produce innegabili risultati sotto il profilo economico ed in molti casi anche ambientale. Le linee guida dettate della Regione si applicano nell’esercizio delle funzioni amministrative sul demanio per il rilascio di nuove concessioni e il rinnovo di concessioni esistenti. In ogni Comune deve essere mantenuta un’estensione significativa di spiaggia libera. La delimitazione tra aree in concessione a stabilimenti balneari e spiagge libere o attrezzate dovranno essere realizzate con semplici strutture a giorno. Nelle spiagge libere il Comune provvede alla pulizia, direttamente o attraverso convenzioni. Gli obblighi del Comune relativi alla sicurezza della balneazione nelle spiagge libere sono disciplinate con ordinanza della Capitaneria di porto. La gestione delle attività della concessione della spiaggia libera e la predisposizione delle misure di sicurezza della balneazione sono esercitate direttamente dal Comune, in economia, con affidamento diretto a istituzioni, aziende speciali anche consortili, società di capitali e associazioni costituite o partecipate dall’ente locale. L’intera gestione deve essere esercitata dall’azienda, società o associazione affidataria. Qualora il Comune preveda nel proprio Progetto di Utilizzo delle Aree demaniali la possibilità di rilasciare nuove concessioni per stabilimenti balneari, la scelta del concessionario si effettua ai sensi dell’art. 37 del Codice della navigazione. La gestione burocratica è affidata ai Comuni che ogni anno provvedono alle ordinanze. Le ordinanze della Capitaneria di porto concernono principalmente l'orario dei bagnini, vietano la pesca ove non opportuna, regolano il passaggio dei natanti e, soprattutto, si occupano della disciplina della sicurezza delle coste. Inoltre la Capitaneria di porto di Savona, oltre a gestire i verbali di tutta la provincia, regola gli arenili da Celle a Pietra Ligure. Emilia Romagna GESTIONE DELLE AREE DEMANIALI MARITTIME: LEGGE REGIONALE N. 9 DEL 31/05/2002 - DISCIPLINA DELLE FUNZIONI AMMINISTRATIVE IN MATERIA DI DEMANIO MARITTIMO E DI ZONE DI MARE TERRITORIALE. Competenze Spettano alla Regione le funzioni di: 1. programmazione e indirizzo generale; 2. monitoraggio e vigilanza delle attività attribuite agli enti locali; 3. autorizzazione alla pesca, anche del novellame selvatico in mare ed in aree del demanio marittimo; 92 Imprese balneari: aspetti legislativi e gestionali 4. individuazione delle aree del demanio marittimo sulle quali eventualmente esercitare il potere di revoca per sopravvenuti motivi di pubblico interesse. Il Consiglio Regionale approva direttive per l’esercizio delle funzioni amministrative inerenti all’utilizzazione del demanio marittimo. Le direttive disciplinano gli usi turisticoricreativi degli ambiti del demanio marittimo laddove tali destinazioni d’uso siano previsti negli strumenti di pianificazione territoriale ed urbanistica. Oltre alle funzioni di programmazione ed indirizzo generali, permane in capo alla Regione l’adozione di appositi provvedimenti (ordinanze balneari) per la disciplina dell’uso e di ogni altra attività, ivi compreso l’esercizio del commercio sul litorale marittimo ricompreso nei territori dei comuni costieri. I Comuni approvano in conformità delle direttive regionali sopra citate un Piano dell’Arenile costituente il Piano Operativo Comunale, avente ad oggetto la regolamentazione della trasformazione dell’arenile, delle costruzioni esistenti e per la dotazione delle aree per servizi pubblici. Sono attribuite inoltre ai Comuni: 1. rilascio, rinnovo, modificazione e revoca delle concessioni demaniali marittime a finalità turistico-ricreative ricadenti nel territorio comunale; 2. pulizia degli arenili; 3. rilascio, rinnovo, modificazione e revoca delle concessioni e dei nullaosta per l’esercizio del commercio nelle aree demaniali marittime ricadenti nel territorio comunale; 4. rilascio, rinnovo, modificazione, decadenza o revoca di autorizzazione sull’arenile. Ai Comuni è anche attribuita l’approvazione dei Piani di Salvamento nel rispetto dell’ordinanza regionale, sentite le associazioni regionali di categoria appartenenti alle organizzazioni sindacali più rappresentative nel settore turistico, dei concessionari demaniali, marittimi e dei lavoratori. Nell’ambito delle funzioni conferite, le funzioni di polizia amministrativa, di vigilanza, nonché l’applicazione delle relative sanzioni amministrative sono esercitate dai Comuni. Il piano dell’arenile Il Piano disciplina gli ambiti demaniali marittimi dell’intero territorio comunale destinati ad attività turistico-ricreative, salvo esigenze comunali documentate a procedere per stralci funzionali riferite a singole aree omogenee. Il Piano contiene l’individuazione delle aree che possono essere oggetto di rilascio di nuove concessioni, le modalità di gestione possibili, le modalità di presentazione delle domande ai fini dell’ottenimento della concessione. In particolare individua le spiagge libere e la definizione dei servizi e delle attrezzature. Lo stesso Piano dell’Arenile contiene l’individuazione dell’accessibilità delle aree nel loro complesso e dei singoli esercizi; la viabilità pedonale o ciclabile, con particolare riferimento al rispetto della normativa sull’eliminazione delle barriere architettoniche per la libera fruizione dei disabili. Prevede inoltre il limite delle concessioni demaniali marittime che coincide con il limite di battigia o con la fascia di libero transito per l’intero Rapporto sulle imprese balneari 2007 93 territorio comunale, nonché l’incentivazione di progetti di rinaturalizzazione degli stabilimenti balneari, con la sostituzione delle strutture fisse con strutture precarie o comunque a basso impatto ambientale. L’art. 36 della legge regionale n. 6/2004 ha poi modificato la legge regionale n. 9/2002 stabilendo che, qualora i Comuni non abbiano provveduto all’adeguamento dei Piani dell’Arenile, l’attribuzione delle funzioni ai Comuni diviene efficace solo in parte, cioè rimangono precluse la possibilità di rilasciare nuove concessioni relative ad aree non ancora assoggettate a regime concessorio con finalità turistico ricreative. Fino al completamento delle procedure di trasferimento le funzioni sono esercite dalla Regione. L’imposta regionale sulle concessioni dei beni del demanio dello Stato, determinata nella misura del 5% del canone demaniale dalla legge regionale 1/71, è riscossa dai Comuni, ai quali è attribuito l’80% di detta imposta. Disciplina degli stabilimenti balneari L’ordinanza balneare approvata dalla Regione Emilia Romagna contiene delle prescrizioni riferite agli stabilimenti balneari a cui i concessionari devono attenersi. In particolare presso ogni stabilimento dovrà essere disponibile: ▪ un’idonea imbarcazione di emergenza riportante la scritta “Emergenza”; ▪ almeno un estintore; ▪ servizi igienici collegati alla rete fognaria. I concessionari devono garantire l’accesso gratuito ai servizi igienici a tutti utenti della spiaggia, anche se non clienti dello stabilimento. I concessionari hanno l’obbligo di segnalare tempestivamente all’Autorità marittima competente gli incidenti verificatisi sul demanio marittimo e nelle acque antistanti. Tutte le bevande, inoltre, non consumate nei bar o ristoranti siti sulla spiaggia, devono essere vendute in confezioni di plastica o alluminio. Toscana La Regione Toscana, con la legge regionale del 1.12.1998 n. 88 avente ad oggetto la cd. “semplificazione amministrativa”, conferisce le competenze ai comuni costieri in materia di concessioni e, più in generale, di gestione del demanio marittimo. Oltre alle linee guida, la Regione Toscana si riserva l'elaborazione e alcune fasi dell’attuazione delle politiche comunitarie e nazionali di settore; la predisposizione di atti di intesa e di concertazione con lo Stato e le altre Regioni nonché, per quanto di propria competenza, i rapporti con le istituzioni comunitarie; l’attuazione di specifici progetti e programmi di interesse regionale, definiti ai sensi della legislazione vigente; il coordinamento dei sistemi informativi e la cura di specifici interessi di carattere unitario. Già un anno prima, con la legge regionale 7/’97, si obbligavano le aziende turistiche ricettive e gli stabilimenti balneari, ai fini della trasparenza dei prezzi e delle prestazioni, a darne ufficiale comunicazione alle Province. L’esercizio dello stabilimento balneare è subordinato all’autorizzazione del Comune secondo le disposizioni contenute nel Titolo II, capo I, sezione III del testo unico. Ai fini dell’attribuzione di un punteggio per la classificazione nell’apposita graduatoria, il 94 Imprese balneari: aspetti legislativi e gestionali Comune, entro tre giorni dal deposito della domanda da parte dell’esercente, trasmette alla Provincia competente copia della domanda di autorizzazione con il livello di classificazione dichiarato dal richiedente. La Provincia, entro trenta giorni, trasmette al Comune le proprie determinazioni. L’atto di autorizzazione deve indicare: a) gli elementi identificativi del titolare e del gestore; b) la denominazione e la classificazione della struttura; c) i periodi di apertura del complesso; d) il numero delle cabine; e) le attività di somministrazione presenti nell'esercizio. Eventuali variazioni degli elementi dell’autorizzazione devono essere tempestivamente comunicate al Comune, che provvede alla modifica dell’autorizzazione. Inoltre, la Regione Toscana ha stabilito alcuni standard minimi qualitativi e quantitativi degli stabilimenti balneari, tramite il Regolamento Regionale del 23 aprile 2001, n. 18. Tale regolamento, dopo aver definito lo stabilimento balneare come struttura delimitata attrezzata prevalentemente per la balneazione ed a gestione unitaria, stabilisce che deve possedere requisiti specifici, oltre che tecnico-edilizi, igienico sanitari e di sicurezza previsti dalla norme vigenti in materia. In particolare, deve possedere un numero di cabine pari almeno al dieci per cento del numero dei punti ombra (ombrelloni, tende e simili); la cabina, definita quale locale chiuso preordinato come spogliatoio ed avente superficie minima di 0,80 metri quadri, deve essere dotata di attaccapanni, specchio, sgabello e porta chiudibile dall'interno; un locale spogliatoio ad uso comune con le stesse caratteristiche previste per la cabina; servizi igienici costituiti da locali bagno dotati di vaso e lavabo, con superficie minima di metri quadrati 0,80 e porta chiudibile dall'interno, il cui lavabo può essere collocato anche in zona antibagno; le attrezzature di servizi previste dalla concessione demaniale e da specifiche disposizioni, compreso recipienti idonei alla raccolta di rifiuti la cui pulizia deve essere assicurata almeno una volta al giorno. Tutta l'area dello stabilimento a disposizione degli ospiti, arenile compreso, deve essere mantenuta in buono stato di pulizia. Le attrezzature, gli arredi ed i locali in oggetto devono essere mantenuti in buono stato di conservazione, tale da assicurarne la funzionalità. Altre indicazioni riguardano la comunicazione: deve essere esposta, in modo ben visibile all'esterno, l'insegna con la denominazione e l'indicazione del livello di classificazione; all'interno della struttura deve essere esposta in modo ben visibile l’autorizzazione all’esercizio ovvero, per gli esercizi già in attività all’entrata in vigore del regolamento in oggetto, copia della comunicazione, nonché la tabella dei prezzi. Marche GESTIONE DELLE AREE DEMANIALI MARITTIME: LEGGE REGIONALE N. 10 DEL 17/05/1999, MODIFICATA DALLA LEGGE REGIONALE N. 23 DEL 06/11/2002. Competenze Sono riservate alla Regione le funzioni amministrative concernenti il rilascio di Rapporto sulle imprese balneari 2007 95 concessioni relative a zone del mare territoriale per le attività di pesca e acquacoltura e per le attività scientifiche e produttive correlate alla tutela delle risorse della pesca. In materia di turismo la regione (legge regionale n. 53 del 06/08/1997) esercita le seguenti funzioni: 1. programmazione, indirizzo, coordinamento delle attività amministrative; 2. promozione nell’Italia e all’estero dell’immagine unitaria e complessiva dell’offerta turistica regionale. La Regione, nell’esercizio delle proprie competenze, adotta il Piano di gestione integrata delle aree costiere. Il Piano costituisce lo strumento normativo, tecnicooperativo e finanziario mediante il quale sono programmati gli interventi diretti alla tutela e valorizzazione delle aree costiere. Sono delegate ai Comuni le funzioni amministrative concernenti il rilascio di concessioni di beni del demanio marittimo e di concessioni relative a zone del mare territoriale per finalità turistico-ricreative. Sono altresì attribuite ai Comuni le funzioni amministrative concernenti le concessioni di spiagge lacuali, superficie e pertinenze dei laghi. I Comuni esercitano anche le funzioni amministrative che riguardano la progettazione e realizzazione delle opere di difesa della costa. Utilizzo del litorale marittimo per finalità turistico-ricreative I titolari degli stabilimenti balneari, durante il periodo di apertura al pubblico, devono esporre in modo ben visibile al pubblico, per tutta la durata della stagione balneare, una copia del regolamento che disciplina l'utilizzazione delle spiagge; la tabella contenente l'orario di apertura dello stabilimento; le tabelle delle tariffe applicate per i servizi resi; un quadro illustrativo degli interventi da attuarsi in caso di pronto soccorso alle persone in pericolo, nonché sui pericoli derivanti dall'immersione in acqua a breve distanza dai pasti e sulla pericolosità della balneazione in prossimità delle scogliere; curare il decoro e la pulizia dello stabilimento, dell'arenile e dello specchio acqueo immediatamente prospiciente da esso. I rifiuti devono essere sistemati in appositi contenitori chiusi in attesa dell'asporto da parte degli operatori comunali ed i rifiuti solidi devono essere gettati nei cassonetti predisposti dal Comune, negli orari e con le modalità fissate dalla stessa amministrazione comunale. E’ d’obbligo predisporre, all'interno dello stabilimento, contenitori per la raccolta differenziata dei rifiuti, consentire a tutti ed in qualsiasi momento il libero accesso al mare ed alla fascia di libero transito di 5 metri dalla linea di battigia, realizzando corridoi liberi da qualsiasi ingombro di larghezza non inferiore a 2 metri. I titolari degli stabilimenti devono altresì installare sull'arenile un numero di ombrelloni tale da non intralciare lo spostamento dei bagnanti. A meno che non sia diversamente regolamentato dai Piani di Spiaggia, fra i paletti degli ombrelloni devono essere rispettate le seguenti distanze minime: 3 metri tra le file o settori e 2,30 metri fra gli ombrelloni della stessa fila. È consentito ridurre questa ultima distanza fino a 2,20 metri aumentando la prima misura della corrispondente lunghezza affinché la somma delle due sia sempre di 5,30 metri. Sulle aree in concessione è consentita l'installazione di ombrelloni con un diametro 96 Imprese balneari: aspetti legislativi e gestionali massimo di 6 metri, nonché di altri sistemi di ombreggio di facile rimozione, a condizione che abbiano strutture di sostegno esclusivamente verticali, che siano posti in modo tale da non intralciare lo spostamento dei bagnanti e da non precludere la vista del mare; infine, che non siano in contrasto con le prescrizioni del piano di spiaggia. E’ obbligatorio predisporre percorsi perpendicolari alla battigia al fine di rendere possibile l'accesso al mare ai soggetti portatori di handicap, mediante idonei camminamenti che consentano l'abbattimento di ogni impedimento alla fruibilità delle spiagge da parte dei disabili. Salvo specifica deroga rilasciata dal Comune su motivata richiesta, nelle aree in concessione durante la stagione balneare si devono sospendere i lavori edilizi. I concessionari, durante il periodo di apertura al pubblico, possono, previa autorizzazione dell'autorità concedente, attrezzare all'interno delle aree oggetto di concessione spazi per il gioco, come beach-volley, beach-basket, campo bocce, calcetto, campi attrezzati per ginnastica et similia, nonché tavole a vela e piccole imbarcazioni a vela con superficie velica non superiore a mq 4, in apposite aree interne allo stabilimento, nel pieno rispetto delle norme di attuazione del piano di spiaggia o, in loro assenza, delle disposizioni impartite dal Comune, sentita l'autorità marittima, atte a garantire l'incolumità dei bagnanti. Lazio GESTIONE DELLE AREE DEMANIALI MARITTIME: DELIBERA DELLA GIUNTA REGIONALE 30 LUGLIO 2001, N 1161. Competenze Alla Regione sono riservate: 1. l’adozione di atti di indirizzo e coordinamento finalizzati all’esercizio delle funzioni in materia di demanio marittimo; 2. l’emanazione di criteri e di linee guida per l’elaborazione dei Piani di Utilizzo degli arenili; 3. il monitoraggio, la vigilanza ed il controllo sullo stato di attuazione delle subdeleghe, tenendo conto delle relazioni annuali dei Comuni; 4. l’individuazione della diversa valenza turistica delle zone per finalità turisticoricreative; 5. l’assenso ai Comuni per il rilascio delle autorizzazioni per l’ampliamento di concessioni. Ai Comuni sono riservate le funzioni che riguardano: 1. il rilascio di nuove concessioni, a prescindere dalla durata, fissata ordinariamente in sei anni; 2. il rilascio di concessioni temporanee per manifestazioni turistico-ricreative a favore di Enti pubblici; 3. il rinnovo delle concessioni demaniali marittime esistenti e di quelle che saranno rinnovate mantenendo la stessa superficie coperta e scoperta e la volumetria fronte mare indicati nell’ultimo titolo concessorio. I piani comunali di utilizzazione degli arenili sono adottati sentito il parere delle Rapporto sulle imprese balneari 2007 97 associazioni locali di categoria appartenenti alle organizzazioni sindacali più rappresentative nel settore turistico dei concessionari demaniali marittimi, sulla base di una indagine ricognitiva delle concessioni demaniali in atto e nel rispetto dei criteri e delle direttive definiti dalla Giunta regionale. I Comuni adottano iniziative finalizzate alla salvaguardia ed al mantenimento delle spiagge libere in modo da garantire al pubblico, oltre alla libera e gratuita fruizione, anche i servizi generali indispensabili per la tutela dell’igiene e dell’incolumità pubblica (pulizia, servizi igienici, assistenza bagnanti e mezzi di salvataggio; posti di primo soccorso, etc.). Criteri generali di pianificazioni e limitazioni Al fine di uniformare la tipologia di strutture che potranno essere ancora inserite lungo la costa e di limitarne l’impatto ambientale, anche in attesa del piano regionale di utilizzazione delle aree del demanio marittimo, le nuove strutture potranno essere composte soltanto con materiali eco-compatibili. Il fronte mare delle nuove concessioni dovrà essere armonizzato con la superficie e la profondità dell’area richiesta, nonché con la presenza di arenili liberi contigui, al fine di evitare la concentrazione di aree sottratte alla libera fruizione. La fascia dell’arenile di 5 metri dalla battigia deve essere sempre lasciata libera allo scopo di consentire il libero passaggio. Per tutte le concessioni, onde garantire la vivibilità ed un’ordinata utilizzazione delle spiagge, i concessionari dovranno posizionare gli ombrelloni mantenendo la distanza minima di 3 metri dall’asse di ogni singolo sostegno, mentre tra le file si dovrà mantenere la distanza minima di 4,5 metri. Tale disposizione potrà subire lievi variazioni sulla base delle esigenze peculiari di ogni singolo Comune, in armonia con i Piani di Utilizzazione degli arenili. Oltre alle aree in concessione, anche gli arenili liberi all’uso pubblico e gratuito devono essere dotati di servizi minimi e devono essere fruibili anche da parte delle persone disabili. I concessionari devono affiggere all’ingresso delle aree in concessione, oltre alle ordinanze disciplinanti l’uso degli arenili, apposito cartello, in almeno due lingue (italiano ed inglese), che informi sullo stato di balneabilità delle acque, su eventuali pericoli, nonché sugli orari e sui servizi offerti. Abruzzo GESTIONE DELLE AREE DEMANIALI MARITTIME: LEGGE REGONALE N. 141 DEL 17-12-1997 – NORME PER L’ATTUAZIONE DELLE FUNZIONI AMMINISTRATIVE IN MATERIA DI DEMANIO MARITTIMO CON FINALITÀ TURISTICO RICREATIVE. Esercizio delle funzioni Il Consiglio Regionale, su proposta della Giunta approva, ai sensi della L. n. 494/1993, il Piano di utilizzo delle aree del demanio marittimo che abbiano finalità turistico ricreative. La Giunta regionale formula la sua proposta, sentita la competente Autorità Marittima e dopo aver acquisito il parere dei sindaci dei comuni interessati, delle 98 Imprese balneari: aspetti legislativi e gestionali associazioni regionali di categoria, appartenenti alle Organizzazioni sindacali più rappresentative nel settore turistico dei concessionari demaniali marittimi e dei Presidenti delle province interessate per quanto di competenza. Competenze Ai Comuni, nel cui territorio sono comprese le aree demaniali marittime che abbiano finalità turistico-ricreative sono subdelegate le seguenti funzioni amministrative: 1. rilascio e rinnovo delle concessioni demaniali marittime; 2. revoca e decadenza delle concessioni demaniali marittime; 3. autorizzazione al sub ingresso nelle concessioni; 4. autorizzazione all’affidamento ad altri soggetti delle attività oggetto della concessione. Le domande per il rilascio della concessione devono essere rivolte al Comune territorialmente competente e sono rilasciate o rinnovate in conformità al Piano Spiaggia comunale. Delibera regionale inerente al piano di utilizzazione delle coste Con deliberazione della Giunta Regionale n. 398 del 14 Giugno 2002, la Regione Abruzzo ha fornito ai Comuni costieri il Piano Demaniale Marittimo Regionale (P.D.M.R.), in ossequio alla legge Regionale n.141/97, al fine di definire la portata della delega ai Comuni delle funzioni amministrative in materia di demanio marittimo, fornire criteri e parametri generali per permettere agli Enti locali di impostare la Pianificazione comunale sul demanio (Piani Demaniali Comunali), incentivare lo sviluppo imprenditoriale sul demanio e regolamentare le concessioni demaniali per finalità turistico-ricreative. E’ importante sottolineare che la citata legge regionale lega all’approvazione dei Piani Demaniali Marittimi Regionali l’effettiva delega delle funzioni amministrative ai Comuni costieri. Al momento in cui le Amministrazioni locali realizzano il Piano di competenza e gli strumenti vengono giudicati rispondenti alle line guida dell’Ente Regione, le stesse Amministrazioni gestiranno in prima persona il demanio marittimo relativamente agli aspetti conferiti. Linee guida I tratti di litorale classificati come spiagge, scogliere naturali e tratti di mare antistanti le aree demaniali possono essere concessi in uso per fini turistico-ricreativi mediante l’utilizzo di strutture fisse o mobili. Le tipologie di insediamento sono: stabilimenti balneari senza strutture fisse, stabilimenti balneari con strutture fisse e servizi di ristorazione (bar, ristoranti, chioschi) e ricettività 26 . Il Piano di livello comunale deve prevedere la riserva di almeno il 20% delle spiagge in 26 La Regione Abruzzo, inoltre, ha approvato la L.R. n. 77 del 28-04-2000 "Interventi di sostegno regionale alle imprese operanti nel settore turistico" in cui disciplina, all’art. 2, gli interventi di sostegno agli stabilimenti balneari. Rapporto sulle imprese balneari 2007 99 concessione da destinare alla spiaggia libera ed uno spazio di almeno 5 metri tra le diverse concessioni di libero accesso al mare. In tutte le aree concesse deve essere garantito l’abbattimento delle barriere architettoniche, i regolamentari servizi igienici e la reale possibilità di accesso ai servizi, alle strutture ed al mare per il portatori di handicap. Molise GESTIONE DELLE AREE DEMANIALI MARITTIME: LEGGE REGIONALE N. 5 DEL 5/05/2006 - DISCIPLINA DELLE FUNZIONI AMMINISTRATIVE DEL DEMANIO MARITTIMO E DI ZONE DI MARE TERRITORIALE. Competenze La Regione favorisce lo sviluppo e le attività produttive, turistiche e ricreative compatibili con la tutela e la conservazione dell’ambiente, preservando e valorizzando le potenzialità e l’integrità dei beni pubblici appartenenti al demanio marittimo. Alla Regione spettano le funzioni di programmazione, pianificazione ed indirizzo generale, nonché monitoraggio, vigilanza e controllo in ordine alle funzioni amministrative attribuite ai Comuni. La Regione verifica lo stato di attuazione della programmazione regionale, oltre a modificare ed aggiornare il Piano di Utilizzazione del Demanio Marittimo a finalità turistico ricreative; adotta linee guida vincolanti, con delibera della giunta regionale, per assicurare uniformità e coordinamento delle funzioni amministrative; emana le ordinanze balneari per la disciplina dell’uso e di ogni altra attività delle aree del demanio marittimo e del mare territoriale a finalità turistico ricreative, insieme ai Comuni rivieraschi riuniti in conferenza dei servizi con la Capitaneria di Porto e la associazioni di categoria. In ultimo, la Regione individua ai sensi del decreto legge n.400 5/10/1993 la valenza turistica delle aree assentite in concessione, ai fini della loro classificazione. Ai Comuni spettano funzioni relative al rilascio, rinnovo e variazione del contenuto delle concessioni di beni del demanio marittimo e di zone del mare territoriale a finalità turistico ricreative. Il Comune provvede alla revoca o alla verifica delle condizioni di decadenza dell’atto amministrativo, nonché all’autorizzazione al sub ingresso nella concessione. I Comuni rivieraschi vigilano e controllano l’uso delle concessioni delle aree demaniali marittime per finalità turistico ricreative e applicano le relative sanzioni, fatta salva la funzione di polizia marittima disciplinata dal codice della navigazione, di competenza della Capitaneria di porto. Piano di utilizzo dell’arenile La Regione Molise adotta il Piano Regionale di utilizzazione del demanio marittimo a finalità turistico-ricreativa quale strumento che detta le norme per un omogeneo sviluppo del litorale molisano. In particolare persegue l’obbiettivo di rendere compatibili le esigenze di carattere produttivo, legate alle attività turistico-ricreative, con quelle di salvaguardia dell’ambiente e degli aspetti naturalistici delle aree demaniali marittime attraverso: 100 Imprese balneari: aspetti legislativi e gestionali 1. la tutela dell’ambiente e lo sviluppo sostenibile; 2. l’individuazione di strategie volte a ottimizzare gli investimenti; 3. l’offerta di strutture e servizi di qualità al turismo balneare; 4. la gestione integrata delle aree costiere. Il piano di utilizzazione del demanio marittimo fornisce alle amministrazioni comunali norme per consentire un omogeneo sviluppo turistico del litorale molisano e disciplina gli spazi all’aperto che ospiteranno l’insieme delle attività turistiche in funzione della localizzazione nel territorio. Il piano si attua attraverso i Piani Spiaggia comunali. Allo stato attuale il Piano regionale non è ancora stato attuato. Il canone, quale corrispettivo delle concessioni, deve essere corrisposto allo Stato dal concessionario. Le concessioni demaniali sono soggette altresì all’imposta regionale fissata nella misura del 5% del canone demaniale. Per l’esercizio delle funzioni attribuite viene ripartito dai Comuni l’80% dell’imposta regionale riscossa. Il restante 20% viene introitato dalla Regione per lo svolgimento delle proprie funzioni. La Regione, in ultimo con legge regionale n. 03 del 16/02/ 2000, ha promosso misure di sostegno in favore degli stabilimenti balneari per i danni causati dal fortunale abbattutosi sulla costa molisana nei giorni 25 e 26 luglio 1999. Campania GESTIONE DELLE AREE DEMANIALI MARITTIME: DELIBERA GIUNTA REGIONE CAMPANIA 11/5/2001 N 1971, pubblicata sul B.U.R.C. 4/6/ 2001 - ASSETTO NORMATIVO E INDIRIZZI OPERATIVI PER L’ESERCIZIO DI FUNZIONI IN MATERIA DI CONCESSIONI DEMANIALI MARITTIME. Competenze Alla Regione competono funzioni di programmazione e controllo in materia di demanio marittimo. La Giunta regionale, con delibera del 14 luglio 2000 n. 3744, ha preso atto del riassetto delle competenze ed attribuzione delle funzioni, riconoscendo che è compito dei Comuni gestire il rilascio delle concessioni su aree del demanio marittimo, rientranti nell’ambito del territorio comunale. Nel prendere atto di questo nuovo assetto di competenze ed al fine di permettere il corretto esercizio delle funzioni relative al rilascio di concessioni su aree del demanio, è stata disposta la completa trasmissione alle rispettive amministrazioni comunali delle istanze di concessione ricadenti nell’ambito del territorio dei vari Comuni, complete degli elaborati e delle pratiche giacenti presso gli uffici ed evase alla Regione nel periodo antecedente la definitiva attribuzione ai Comuni delle citate competenze. Per un’unitaria ed uniforme gestione delle aree e dei beni demaniali marittimi, i Comuni sono tenuti all’osservanza di alcuni requisiti minimi. Per il rilascio di concessioni demaniali verrà utilizzato, quale schema disciplinare di concessione, il modello già in uso presso la Capitaneria di Porto, sostituendovi le intestazioni della Repubblica Italiana con Rapporto sulle imprese balneari 2007 101 quelli del Comune. Le concessioni demaniali, indipendentemente dalla natura o dal tipo di impianti previsti per lo svolgimento delle attività, hanno una durata di sei anni. Alla scadenza, esse si rinnovano automaticamente per altri sei anni, così come successivamente ad ogni scadenza, fatta salva la possibilità di revoca o decadenza da inserire come clausola espressa nel titolo concessorio. Per la quantificazioni dei canoni demaniali da versare all’Erario, l’ufficio di ragioneria, ovvero l’ufficio comunale competente, procederà a quantificare gli importi in armonia con i criteri fissati dal Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture. Gli stessi uffici provvederanno altresì a determinare l’imposta regionale sulle concessioni demaniali. Piano di utilizzo della spiaggia Nell’ambito dei propri poteri di coordinamento, la Regione si riserva di approvare, previa acquisizione dei pareri dei Sindaci, il Piano di Utilizzo della Spiagge di cui all’art. 6 della L. n. 494/1993, a cui le amministrazioni locali dovranno uniformarsi. Nelle more dell’emanazione del piano di utilizzo delle spiagge, le amministrazioni comunali sono obbligate a trasmettere alla competente Area Generale di coordinamento dei Trasporti e Viabilità copia delle concessioni rilasciate inerenti agli arenili demaniali, complete dei grafici di rilievo e di progetto, al fine di consentire un costante monitoraggio sullo stato ed uso delle spiagge del demanio marittimo del territorio regionale e ad inserire, nelle concessioni demaniali di arenili in itinere e/o di rinnovo di quelle già rilasciate, clausole risolutive espresse delle concessioni a seguito delle approvazioni del piano delle spiagge, laddove questo dovesse introdurre prescrizioni incompatibili con il rapporto concessorio. Ai sensi degli artt. 30 e 36 del Codice della navigazione, il lido del mare, ed in particolare la battigia, non devono essere necessariamente mantenuti liberi e fruibili da chiunque appartenga alla comunità. E’ potere della pubblica amministrazione concedere, su di essi, l’uso esclusivo a favore di privati a mezzo di concessioni per l’impianto di stabilimenti balneari, o per altre attività di pubblico interesse, nell’ottica della razionalizzazione e della migliore gestione dell’accesso alla spiaggia da parte di tutti i cittadini. A tal riguardo, la naturale vocazione all’uso comune di tali beni impone di assicurare sempre e comunque la libera transitabilità lungo la battigia, nonché la presenza, in proporzione congrua per ogni tratto di costa, di fasce di spiagge di libero accesso, evitando così che la continuità delle zone soggette a concessione renda impossibile il libero accesso al mare. Con riguardo alle specifiche situazioni locali è imposto l’obbligo ai concessionari di aprire un varco di accesso laddove non esistano spiagge libere limitrofe a quelle in concessione, di caratteristiche ed estensioni adeguate, al fine di consentire la libera fruibilità da parte del pubblico della fascia antistante la battigia. Le concessioni demaniali marittime possono essere rilasciate per le seguenti attività: 1. gestione di stabilimenti balneari; 102 Imprese balneari: aspetti legislativi e gestionali 2. 3. 4. 5. 6. 7. esercizi di ristorazione e somministrazione di bevande; gestione di strutture ricettive ed attività ricreative e sportive; esercizi commerciali; servizi di altra natura; solarium sulle scogliere e sui costoni tufacei; attività sportive. Puglia GESTIONE DELLE AREE DEMANIALI MARITTIME: LEGGE REGIONALE 23 giugno 2006 n. 17 - DISCIPLINA DELLA TUTELA E DELL’USO DELLA COSTA. Competenze La Regione esercita le seguenti funzioni amministrative, che necessitano di unitario esercizio a livello regionale: 1. programmazione, indirizzo e coordinamento generale; 2. individuazione delle aree di tutela e conservazione ambientale; 3. gestione del sistema informativo del demanio; 4. supporto e consulenza dei comuni costieri; 5. monitoraggio e verifica dell’attività dei Comuni costieri; 6. rilascio della concessione di beni demaniali richiesti nell’uso del Comune medesimo; 7. rilascio di concessioni demaniali marittime per la realizzazione di opere di ingegneria costiera. L’azione della Regione in materia di demanio marittimo si conforma ai principi di sviluppo armonico ed eco-compatibili del turismo balneare e accessibilità ai beni del demanio marittimo e del mare territoriale per la loro libera fruizione. La pianificazione regionale si attua attraverso il Piano Regionale delle Coste. Tale piano, in armonia con i Piani territoriali regionali, generali e di settore, disciplina le attività e gli interventi sul demanio marittimo, per garantire la valorizzazione e la conservazione dell’integrità fisica e patrimoniale. Ai Comuni costieri sono conferite tutte le funzioni amministrative relative alla materia del demanio marittimo, fatte salve quelle espressamente esercitate dalla Regione. I Comuni trasmettono alla Regione, entro il 28 febbraio di ogni anno, una relazione sull’esercizio delle funzioni amministrative conferite, con riferimento all’anno precedente. Le domande per ottenere il rilascio, il rinnovo e la variazione della concessione devono essere rivolte al Comune territorialmente competente. La domanda deve specificare sia l’uso che il richiedente intende fare del bene demaniale, sia la durata della concessione richiesta. La durata delle concessioni demaniali per finalità turistico-ricreative è fissata ordinariamente in sei anni. Ai principi e alle norme del Piano Regionale delle Coste devono essere conformati i Piani Comunali delle Coste, ancorché approvati e predisposti per effetto di norme regionali previgenti. Rapporto sulle imprese balneari 2007 103 Qualora i Comuni non provvedano, previa diffida ad adempiere entro sessanta giorni e scaduto tale ulteriore termine, il presidente della Giunta regionale nomina un collegio di tecnici, con funzioni di Commissario “ad acta”, per l’adozione e l'approvazione del Piano Comunale delle Coste. Fermo restando le funzioni di polizia marittima disciplinate dal codice della navigazione, le funzioni di vigilanza sull’uso in concessione delle aree del demanio marittimo e delle zone del mare territoriale sono esercitate anche dalla Regione, dalle Province e dai Comuni. Prime direttive per la predisposizione dei piani Sono vietate il rilascio e il rinnovo e la variazione di concessioni demaniali nelle seguenti aree: 1. lame; 2. foci di fiumi o di torrenti; 3. archeologiche e di pertinenza di beni storici e ambientali. Nelle aree classificate come siti di interesse comunitario e zone di protezione speciale o comunque classificate come protette, nonché nelle aree di cordoni dunali e di macchia mediterranea, il rilascio e la variazione della concessione demaniale è subordinato alla preventiva valutazione favorevole di incidenza ambientale effettuata dal competente ufficio regionale. Allo scopo poi, di garantire il corretto utilizzo delle aree demaniali marittime per finalità turistico-ricreative, una quota non inferiore al 60% del territorio demaniale marittimo di ogni singolo comune costiero è riservata a uso pubblico e alla libera balneazione. Possono essere realizzate strutture classificate “spiagge libere con servizi” nella misura non superiore al 40% della zona destinata ad uso pubblico e alla libera balneazione. La Regione, in fase di predisposizione del Piano Regionale delle coste, provvede a classificare la valenza turistica del territorio. Fino all’approvazione dei Piani Regionali delle Coste, ai Comuni è consentito gestire: 1. il rinnovo di concessioni in scadenza; 2. il rinnovo di concessioni annuali, con clausola di precarietà, per la durata di anni 6 con il medesimo vincolo di precarietà; 3. il rilascio di autorizzazione temporanea per l’affidamento in gestione di aree demaniali in concessione ai Comuni medesimi, con l’obbligo e il ripristino dello stato dei luoghi. Le concessioni sono soggette al pagamento del canone nella misura stabilita dalla normativa statale, incrementato del 10% quale imposta regionale aggiuntiva. Disciplina degli stabilimenti balneari La Giunta regionale individua le aree del proprio territorio da classificare nella categoria A e B (la C è stata abrogata dalla L. Finanziaria 2007) sulla base di criteri uniformi sul piano nazionale in base alla loro valenza turistica, tenendo conto tra l’altro, sentiti i Comuni competenti, delle caratteristiche fisiche, ambientali e paesaggistiche del territorio 104 Imprese balneari: aspetti legislativi e gestionali nonché del grado di sviluppo turistico esistente e dello stato di balneabilità delle acque. Sono considerati per la normativa regionale stabilimenti balneari le strutture attrezzate fisse o di facile rimozione, come spogliatoi, cabine e capanne. Questi possono essere altresì dotati di altri impianti e attrezzature per la somministrazione di alimenti e bevande e per l’esercizio delle attività connesse alla balneazione, quali le attività sportive e per la ricreazione, purché in possesso delle relative autorizzazioni. Oltre a conseguire la concessione dell’area demaniale rilasciata secondo le procedure dell’art. 48 della legge regionale n. 33 del 4/11/2002, si deve effettuare la denuncia di inizio di attività ai sensi dell’art. 19 della legge 7 agosto 1990, n. 241. I titolari e i gestori degli stabilimenti balneari comunicano, al Comune competente, i prezzi minimi e massimi comprensivi di IVA che intendono applicare. Tale comunicazione, redatta in apposito modulo contenente altresì l’indicazione delle attrezzature, deve essere inviata entro il 1° ottobre di ogni anno, con validità dal 1° gennaio dell’anno successivo. La mancata o incompleta comunicazione comporta l’impossibilità di applicare prezzi superiori a quelli indicati nell’ultima regolare comunicazione. I Piani comunali devono considerare le aree per la balneazione e i suoi servizi complementari già sottoposti a concessione, tenendo conto delle aree libere e prevedendo percorsi pedonali e ciclabili con andamento tendenzialmente parallelo alla battigia. Deve essere indicato l’assetto strutturale dei servizi connessi all’attività balneare prevedendo uno o più unità di coordinamento e sorveglianza della spiaggia, sedi di pronto soccorso e uffici di informazione. La percentuale di area comunale delle aree libere deve essere pari al 20% del fronte mare delle aree concesse per stabilimenti balneari ed ogni 5 concessioni deve esserci un ingresso libero al mare ed in ogni caso almeno uno ogni 200 m. con esclusione dei tratti privi di accessi all’arenile. Di seguito sono riportati gli standard di servizi che gli stabilimenti balneari devono garantire: 1. 1 wc ogni 200 ombrelloni; 2. una doccia a quattro getti ogni 160 ombrelloni; 3. una cabina spogliatoio ogni 200 ombrelloni; 4. un’area attrezzata per gioco e svago pari almeno un quinto della superficie utilizzata; 5. un numero di posti auto adeguati alla capienza dello stabilimento. Basilicata GESTIONE DELLE AREE DEMANIALI MARITTIME: LEGGE REGIONALE N. 34 DEL 30/07/1996 - “NUOVO ORDINAMENTO TURISTICO REGIONALE”. Competenze Sono di competenza della Regione tutte le funzioni di programmazione, indirizzo e controllo finalizzate all’organizzazione e sviluppo del turismo regionale, nonché alle politiche relative ai rapporti con l’Unione Europea, lo Stato e le altre Regioni. Rapporto sulle imprese balneari 2007 105 Compete alla Regione il rilascio di concessioni sui beni del demanio marittimo e di zone del mare territoriale per finalità diverse da quelle di approvvigionamento di fonti di energia (legge regionale n. 7 del 08/03/1999). Ai Comuni sono delegate le funzioni regionali in materia di demanio marittimo lacuale e fluviale con fini turistico-ricreativi sulla base di un Piano Generale predisposto dalla Regione. L’ente Comunale svolge anche funzioni di vigilanza e controllo sul vincolo di destinazione dei beni demaniali, nonché vigilanza e applicazione di sanzioni amministrative in materia di classificazione, di trasmissione e pubblicazione dei prezzi dei servizi delle strutture ricettive e delle attività turistiche ad uso pubblico gestite in regime di concessione. I Comuni della fascia costiera jonica, con delibera dei consigli comunali, individuano le aree per la localizzazione degli stabilimenti balneari in conformità alle direttive emanate dal DGR n. 2457/81, riconfermate dal Piano Paesistico di area vasta del Metapontino. Le aree così individuate si configurano come Piano dei Lidi. I progetti esecutivi di attuazione dei Piani dei Lidi devono essere conformi secondo quanto stabilito del DGR 2457/81 27 . Gestione degli stabilimenti balneari: direttive Le strutture balneari possono essere aperte al pubblico, per la balneazione, dalle ore 7.30 alle ore 20.00. Entro tale fascia oraria, comunque, l'attività deve iniziare non oltre le ore 8.00 e concludersi non prima delle ore 19.00. I concessionari di strutture balneari, prima dell'apertura al pubblico devono attivare un efficiente servizio di soccorso e salvataggio, esporre in luoghi ben visibili agli utenti copia dell’ordinanza di balneazione nonché le tariffe per i servizi resi. Il concessionario dovrà curare la perfetta manutenzione delle aree in concessione, fino al battente del mare, ed anche dello specchio acqueo immediatamente prospiciente la battigia. I rifiuti dovranno essere sistemati in appositi contenitori chiusi, in attesa dell'asporto da parte degli operatori comunali. Il numero di ombrelloni da installare a qualsiasi titolo sull'arenile deve essere tale da non intralciare la circolazione dei bagnanti. In particolare devono essere rispettate le seguenti distanze minime calcolate fra i paletti degli ombrelloni: 3 metri tra le file e 2.5 metri tra ombrelloni della stessa fila. Gli stabilimenti balneari, prima dell'apertura al pubblico, devono ottenere la licenza d'esercizio e l'autorizzazione sanitaria da parte della competente Autorità. Ogni stabilimento balneare deve essere dotato di idonee sistemazioni antincendio nel rispetto delle vigenti normative in materia. Presso ogni stabilimento balneare un apposito locale, non necessariamente ubicato nel corpo centrale, dovrà essere destinato a pronto soccorso. I servizi igienici devono essere collegati alla rete fognaria comunale ovvero essere dotati di sistema di smaltimento riconosciuto idoneo dalla competente autorità sanitaria. Per quanto riguarda le concessioni, per la gestione del demanio marittimo per finalità 27 Per la regione Basilicata, inoltre, la L.R. n 49 del 14/04/2000 "Disciplina dei regimi regionali di aiuto” presenta all'art. 13 incentivi all'imprenditoria giovanile, capo II artt.19,20,21 aiuti alle nuove imprese con inclusione degli stabilimenti balneari. 106 Imprese balneari: aspetti legislativi e gestionali turistico-ricreative, nelle more dell’approvazione dei Pani dei Lidi e del suo Regolamento di attuazione, sono confermate le licenze di concessione stagionali provvisorie antecedentemente rilasciate. La riconferma riguarda aree già concesse ed aventi le stesse dimensioni e le stesse finalità, con l’utilizzo dell’arenile di attrezzature di facile rimozione. E’ consentito il prolungamento della concessione stagionale, ma che comunque non può superare l’anno. Calabria La legge della Regione Calabria del 21/12/2005, n. 17, disciplina l'esercizio delle funzioni amministrative in materia di demanio marittimo destinato a fini turistico-ricreativi integrando la legge della Regione Calabria del 3/03/2000 n. 3 "Norme per l'esercizio della delega di funzioni amministrative su aree di demani marittimo, lacuale fluviale di cui all'art. 59 del D.P:r: 1977/616. Dopo aver definito le attività turistico-ricreative, comprendendovi gli stabilimenti balneari, gli esercizi di ristorazione e di somministrazione di bevande, gli esercizi commerciali tipici, di noleggio natanti, di ormeggio, alloggio e stazionamento e servizi complementari alla nautica da diporto, i campeggi e le attività finalizzate alla produzione di servizi di altra natura complementari e funzionali alle attività turistiche, delega ai Comuni le funzioni di rilascio, rinnovo e revoca delle concessioni; vigilanza sull'uso delle aree oggetto di concessione; autorizzazione al subingresso, rilascio, rinnovo e revoca delle concessioni relative ai porti di interesse regionale. Mantiene una propria riserva normativa, invece, in materia di determinazione di indirizzo generale (cd. Piano di Indirizzo Regionale), con la quale stabilisce gli orientamenti per l’identificazione dei sistemi territoriali, definisce - d'intesa con l'autorità marittima - la fascia di demanio marittimo ogniqualvolta avvengano delle modifiche; nell'ambito delle linee generali, fra le altre, citiamo la garanzia che almeno il 30% del litorale sia accessibile liberamente e gratuitamente, oltre alla limitazione delle costruzioni di opere fisse che, comunque, non possono pregiudicare il paesaggio. Sicilia GESTIONE DELLE AREE DEMANIALI MARITTIME: LEGGE REGIONALE N. 15 DEL 29/11/2005 - DISPOSIZIONI SUL RILASCIO DI CONCESSIONI DI BENI DEMANIALI E SULL’ESERCIZIO DIRETTO DELLE FUNZIONI AMMINISTRATIVE IN MATERIA DI DEMANIO MARITTIMO. Competenze La Regione, tramite l’Assessorato regionale del territorio e dell’ambiente, su proposta dei Comuni costieri, approva il Piano di Utilizzo delle Aree Demaniali Marittime. Tale Piano è il documento di programmazione che individua le modalità di utilizzo del litorale marittimo e ne disciplina gli usi per finalità pubbliche. Comuni il cui territorio sia prospiciente sul demanio marittimo sono tenuti a redigere il relativo Piano di Utilizzo. Ogni comune, per garantire una continuità nella pianificazione, Rapporto sulle imprese balneari 2007 107 deve tener conto, per quanto possibile, delle previsioni delle amministrazioni comunali limitrofe. La mancata previsione dello stesso Piano determina da parte della stessa Regione la nomina di un commissario “ad acta” che si sostituisca all’amministrazione comunale. Approvati i piani di utilizzo, il Comune rilascia le concessioni e le autorizzazioni necessarie all’utilizzo della fascia costiera, nel rispetto delle direttive regionali e del piano urbanistico locale. La stessa redazione dei piani di spiaggia comunali deve prevedere una quota non inferiore al 50% dell’intero litorale di pertinenza da destinare alla fruizione pubblica, fatte salve le concessioni già rilasciate. Giova ricordare che ogni Comune costiero dovrà procedere alla suddivisione del demanio marittimo di propria competenza territoriale in Aree, Zone e Lotti. L’Area identifica l’insieme di ambiti costieri demaniali marittimi tendenzialmente omogenei, in considerazioni di medesime caratteristiche ambientali. Le Zone sono una sottocategoria delle aree, caratterizzata da particolari scelte di recupero. Infine, i Lotti sono porzioni di superficie individuate attraverso una precisa identificazione delle relative coordinate geografiche, che formano oggetto di rilascio di concessioni demaniali marittime. Nelle more della predisposizione di una legge organica che disciplini la gestione diretta dei beni del demanio marittimo, sono istituiti uffici periferici del demanio marittimo Regionale. L’Assessorato regionale del territorio e dell’ambiente provvede al loro funzionamento anche stipulando accordi con la Capitaneria di porto. Gestione degli stabilimenti balneari La gestione di stabilimenti balneari è consentita per tutto l’anno, al fine di svolgere le attività collaterali alla balneazione avvalendosi della concessione demaniale in corso di validità, delle licenze e delle autorizzazioni di cui sono già in possesso per le attività stagionali estive, previa comunicazione all’autorità concedente - competente per territorio - con l’indicazione degli impianti da mantenere istallati. Dalle linee guida fornite dalla Regione per la predisposizione dei Piani Spiaggia comunali si evince che i nuovi stabilimenti balneari devono prevedere i seguenti servizi ed attrezzature: ▪ servizi igienici per bagnanti, per un minimo di 3, di cui 1 per portatori di handicap; ▪ cabine spogliatoio, per un minimo del 10% dei punti ombra (ombrelloni); ▪ docce al coperto (minimo 2); ▪ docce allo scoperto (minimo 4); ▪ servizi per la sicurezza della balneazione. Sono ammesse anche attività ed attrezzature complementari alla balneazione, quali bar, ristoranti, giochi e attrezzature sportive. Per “spiaggia libera” s’intende quella parte del territorio demaniale condizionata dal libero accesso e dall’uso pubblico gratuito. E’ di sicura innovazione rispetto alla linea di tendenza seguita dalle altre Regioni il 108 Imprese balneari: aspetti legislativi e gestionali decreto assessoriale della Regione Sicilia, il quale prevede che, nelle more della predisposizione e della successiva approvazione dei piani di utilizzo, nuove concessioni demaniali marittime potranno essere rilasciate previa sottoscrizione di apposita clausola con cui il concessionario si impegni ad adeguare la propria struttura alle previsioni del piano nei modi e nei termini in cui sarà approvato, senza vantare nessun diritto al rinnovo del titolo concessorio ove l’attività o la struttura che ne forma oggetto non risulti più prevista dal piano stesso o non sia più compatibile con questo. Sardegna GESTIONE DELLE AREE DEMANIALI MARITTIME: LEGGE REGIONALE 12 Giugno 2006, n. 9 - CONFERIMENTO DI FUNZIONI E COMPITI AGLI ENTI LOCALI. Competenze La Regione disciplina l’adozione degli atti generali di indirizzo per la redazione dei Piani comunali di utilizzazione dei litorali e per il rilascio di concessioni demaniali marittime da parte dei Comuni. Spettano inoltre alla Regione le concessioni sui beni del demanio della navigazione interna, del mare territoriale e del demanio marittimo non attribuite ai Comuni o allo Stato La Regione inoltre definisce i principî e gli obbiettivi per la valorizzazione e lo sviluppo dell’industria turistica, definendo gli indirizzi generali delle politiche in materia di turismo attraverso l’adozione di piani, programmi ed atti di indirizzo e coordinamento; provvede inoltre alla concessione di contributi per la realizzazione, riqualificazione e ammodernamento di beni, impianti e servizi turistici gestiti dalle imprese e dai soggetti pubblici e privati che operano nel sistema dell’offerta turistica regionale. Ai Comuni spettano le funzioni in materia di: ▪ elaborazione dei Piani di utilizzo dei litorali; ▪ concessioni, sui beni del demanio marittimo e della navigazione interna, per finalità turistico-ricreative, su aree scoperte o che comportino impianti di facile rimozione; ▪ le altre funzioni amministrative riguardanti il demanio marittimo ed il mare territoriale non riservate alla Regione o allo Stato. Spettano inoltre ai Comuni la vigilanza sul corretto esercizio delle attività professionali e non professionali di interesse turistico; il rilascio e la revoca di autorizzazioni in materia di apertura, trasferimento e chiusura degli esercizi ricettivi; lo svolgimento delle attività di informazione, accoglienza ed assistenza turistica, nonché di promozione locale. Direttive in ordine alla ammissibilità di nuove concessioni demaniali marittime La Giunta regionale, in attesa dell’approvazione definitiva del Piano Paesaggistico regionale e dei Piani di Utilizzo del Litorale, ha adottato direttive in ordine all’ammissibilità di nuove concessioni demaniali marittime (delibera della Giunta regionale del 21 giugno 2006 n. 27/6). E’ stato disposto che non possono essere rilasciate: Rapporto sulle imprese balneari 2007 109 1. concessioni demaniali marittime ampliative di altre concessioni già emanate, aventi finalità turistico-ricreative; 2. un numero di concessioni demaniali marittime superiori a sei per ogni Comune; 3. concessioni demaniali marittime la cui superficie complessiva sia superiore a mq. 250. E’ stato inoltre stabilito che le concessioni devono avere carattere esclusivamente stagionale e temporaneo, senza diritto di insistenza, con esplicita scadenza al 31 Ottobre e per finalità turistico-ricreative consistenti nella sola gestione dei servizi di balneazione, nonché di soccorso e di sicurezza a supporto della stessa balneazione. Con successiva delibera è stato sancito che possono essere autorizzate concessioni demaniali marittime alle aziende ricettive situate in località prive di servizio di salvataggio, in possesso di tutte le attrezzature e del personale idoneo che possa garantire a tutta l’utenza balneare un idoneo servizio di salvataggio. 4.6 Un confronto di sintesi: la normativa del Mediterraneo Si è molto parlato, negli ultimi anni, della crescita dei principali paesi competitori dell'Italia nel settore del turismo balneare. In particolare, Spagna, Grecia e Croazia sono in procinto di attuare scelte normative che regolino in modo approfondito la utilizzazione delle coste a scopo turistico, mentre la Francia vanta già una regolamentazione più articolata, senz'altro più simile all'Italia per la complessità normativa in merito alle concessioni demaniali. Non è da escludere, che il “boom” turistico verificatosi in Spagna, Grecia e Croazia sia proprio dovuto alla scarsità di regole, che hanno consentito un contenimento dei costi determinando prezzi mediamente più bassi rispetto all'Italia. Con questo si è ben lungi dall'affermare che una deregolamentazione possa costituire un vantaggio. In Croazia la concessione avviene tramite i Municipi, ma solo se il periodo non supera i 12 anni. Sono previsti periodi più lunghi di concessione che possono essere concessi fino a 99 anni, ma in questo caso l'autorità competente all’emissione è il Ministero della Protezione Ambientale e del Territorio (Ministry of Environmental Protection and Zoning), mentre le indicazioni in merito alla conservazione o al miglioramento del territorio litoraneo si limitano ad imporre ai concessionari l'impegno di seguire le norme che regolano l'assegnazione delle Bandiere Blu (Blue Flag). Come accennato, è la regolamentazione francese ad essere più facilmente paragonabile a quella italiana. Nel maggio del 2006 è stato promulgato un Decreto (n. 608 del 26/5/2006) che mira a promuovere la concessione come strumento di valorizzazione delle spiagge, seguendo i principi di sostenibilità e di offerta che rispondano a standard minimi qualitativi. Alcune ipotesi regolamentari definite furono formulate già negli anni '70, ma rimasero per molto tempo meri disegni di legge. Fino all’attuale normativa, lo strumento dell'occupazione temporanea da parte dei Comuni, che hanno gestito direttamente - almeno da un punto di vista formale - i litorali, ha rappresentato la forma prevalente di gestione delle coste. In base a questo decreto, il Comune acquista una sorta di diritto di prelazione per lo 110 Imprese balneari: aspetti legislativi e gestionali sfruttamento della spiaggia, ma sancisce l'obbligo di indire, in caso di rinuncia, un bando pubblico per affidare ad un privato la gestione di un determinato tratto di costa. Il beneficiario della concessione può a sua volta decidere di sfruttare di persona la spiaggia, oppure di dare in uso a terzi la concessione (sub-appalto o sub-concessione). Tuttavia, anche in caso di concessione a terzi, il primo beneficiario rimane responsabile. Il decreto sancisce anche una serie di regole che entrano nel merito della gestione dei litorali; ben l'80% della superficie costiera di ogni Comune deve essere destinata all’utilizzo libero e gratuito. Questa percentuale è ridotta al 50% per le spiagge artificiali, che sulle coste atlantiche rappresentano una realtà rilevante. Tale vincolo deriva da una cultura che predilige la gestione pubblica delle spiagge ed appare coerente con la già citata preferenza delle gestioni comunali. Il decreto afferma anche una dotazione minima dei servizi annessi alla vivibilità delle spiagge, che deve essere coerente con la frequentazione ed il livello di servizi offerti nell'area di riferimento. Una “ratio” di matrice ambientalista impone inoltre che la maggior parte delle attrezzature e degli impianti siano smontabili e trasportabili, consentendo che solo gli impianti sanitari e di sicurezza possano essere costituiti da strutture fisse. Viene affermato il principio in base al quale la gestione deve avvenire in modo da garantire la conservazione del territorio, lo sviluppo dell’economia turistica, l’igiene e la sicurezza pubblica. Importante è anche la continua garanzia dell'accesso ai disabili. La concessione dura al massimo di 12 anni. Ogni anno il gestore non può occupare il suolo per più di 6 mesi, salvo poter accedere per le opere di manutenzione ordinaria e straordinaria delle strutture fisse. Questo vale come principio generale: in realtà il periodo di sfruttamento continuativo può essere esteso fino a 12 mesi, a condizione che lo stabilimento sia classificato ai sensi degli articoli L.133-11 e seguenti del Codice del turismo: che mediamente oltre 200 camere di albergo siano disponibili ogni giorno tra il primo dicembre ed il 31 marzo; e che il consiglio municipale dia un giudizio favorevole e adeguatamente motivato. L’attribuzione della concessione deve essere realizzata secondo la procedura prevista ex “legge Sapin” per la delega dei servizi pubblici della collettività territoriale. Se la concessione non è a attribuita ad un Comune o ad un gruppo di Comuni, si deve comunque ricorrere ad un bando pubblico e i progetti proposti devono essere posti al vaglio dell'autorità prefettizia. Il decreto 608 del 2006 non è retroattivo ed è applicabile al momento del rinnovo degli attuali contratti di concessione, alla scadenza delle attuali concessioni dati in uso a terzi ed alla scadenza delle licenze attività del dominio pubblico marittimo. Rapporto sulle imprese balneari 2007 111 CAP V TURISMO BALNEARE: SOSTENIBILITÀ COME VARIABILE STRATEGICA 2. Premessa Le tendenze evolutive verificatesi negli ultimi decenni hanno provocato una lenta saturazione di uno dei comparti di eccellenza del settore turistico, quale quello balneare, causando un depauperamento dell’asset economico e del “prodotto turistico” ad esso associato. Il progredire delle esternalità, collegate ad una domanda crescente diffusasi in seguito alla divulgazione del turismo di massa, e la diffusione di elementi negativi come l’inquinamento marino, che influenza negativamente la “balneabilità” delle spiagge, hanno reso necessaria l’adozione di un approccio sistemico orientato alla diffusione della sostenibilità. La diffusa consapevolezza che le patologie derivanti siano in genere il risultato di un approccio irregolare al territorio, riconducibile all’inadeguatezza degli strumenti operativi impiegati e all’incapacità da parte degli attori e degli operatori di saper leggere i bisogni reali, ha dato luogo ad una serie di iniziative orientate verso il recupero della qualità dei sistemi e la certificazione degli strumenti di ospitalità. Per realizzare un turismo sostenibile la gestione deve essere strutturata identificando una soglia di carico: il limite cioè oltre il quale l’attività diventa dannosa dal punto di vista ambientale e dell’identità/naturalità dei luoghi. E’ fondamentale creare una mappa delle dinamiche stratificate nel territorio, specificare i tipi di intervento (di fondazione, di integrazione, di ristrutturazione, rifondazione o adeguamento), individuare le modalità di azione (dal basso, dall’alto, da parte di una categoria-settore-gruppo della società) utilizzando al meglio le caratteristiche strutturali e funzionali delle unità ambientali. L’alternativa ecologica come approccio per il disegno di un turismo balneare sostenibile - che incida profondamente sulle scelte che governano il regime degli habitat e la pianificazione - è oggi necessaria per assicurare un lascito generoso in termini di vivibilità e qualità dell’ambiente. La pianificazione degli interventi esige la collaborazione tra i diversi attori locali e il coinvolgimento degli stakeholder già in sede di progetto preliminare. Si prefigura così un'attitudine alla partecipazione e democratizzazione del percorso progettuale indirizzato alla strutturazione di alternative il più possibile integrate e fruibili da parte di chi sceglie località balneari per una vacanza. La forte competizione ormai presente tra le località turistiche balneari ha largamente superato i confini nazionali e vede alcune località in condizioni di oggettiva difficoltà nel far fronte alle attese del mercato (sia per quelle emergenti che per quelle consolidate); la domanda turistica pone innumerevoli nuove esigenze di servizi e di attività per il tempo libero che le destinazioni balneari stentano ad offrire nelle condizioni di efficienza e di qualità attese. Capitolo a cura di Maria Iannario 112 Turismo balneare: sostenibilità come variabile strategica L’approccio analitico prefigurato procederà alla valutazione dell’attuale “gestione” del comparto balneare passando per le esternalità e mostrando i primi interventi di sostenibilità indirizzati alla creazione di proposte progettuali ecocompatibili, da assurgere ad esempio per il futuro indirizzo programmato. I tradizionali fattori sui quali si è sviluppato il turismo balneare (sole, spiaggia, mare) continuano a preservare l'appeal di un tempo; la capacità di offrire sistemi di turismo integrati indirizzati verso una destagionalizzazione e una tutela dell’ambiente, oltre che verso una preservazione dei contesti senza l’ulteriore cementificazione di aree delicate e pesantemente antropizzate come gli arenili, incideranno sulle performance di un comparto che, nonostante tutto, continua a rappresentare la principale tipologia di turismo del nostro paese. 3. Ecosistema spiaggia: analisi delle esternalità L’analisi delle condizioni di criticità o stress ambientale connesse al turismo balneare sono generalmente collegate ad una valutazione retrospettiva dell’area indagata. Per molti anni l’approccio emergenziale, indirizzato alla creazione di strumenti di controllo e repressione, si è imbattuto nelle continue attività illegali e nelle consuete esternalità verificatesi nei luoghi turistici 28 . Una valutazione sulla sostenibilità, collegata alla gestione della balneabilità turistica, implica un’inevitabile osservazione sugli elementi di criticità da superare per l’adozione di politiche efficienti. Uno dei principali problemi contro i quali si è da sempre combattuto è quello dell’abusivismo edilizio sul demanio. Anche quest’anno il Rapporto Mare Monstrum 29 di Legambiente (2006), attraverso una combinazione delle cifre presentate da Guardia di Finanza, Corpo forestale dello Stato e delle Regioni a Statuto speciale, e Capitanerie di porto, mostra un quadro allarmante. 3.359 infrazioni accertate nel 2005, a fronte delle 3.379 del 2004, una riduzione dello 0,5% che presenta, tuttavia, un dualismo sconcertate nel quadro di definizione regionale. La Campania detiene la posizione dominante (623 infrazioni accertate, più 42,56% rispetto al 2004), 438 persone denunciate e ben 387 sequestri, seguita dalla Sicilia (622 notizie di reato, 328 persone denunciate e 151 sequestri effettuati) e dalla Calabria (538 infrazioni accertate, 142 persone segnalate all’autorità giudiziaria, 151 sequestri effettuati). Al quarto posto la Puglia (494 notizie di reato), mentre al quinto è presente la regione Sardegna (stabile al quinto posto con 241 infrazioni accertate). Una spirale negativa che presenta nei territori del Mezzogiorno quasi il 68% delle violazioni accertate dalle forze dell’ordine nel corso del 2005. I dati confermano quanto già emerso sull’abusivismo edilizio, costiero e non, del “Rapporto Ecomafia 2006” di Legambiente; secondo quanto contenuto nella 28 Dall’aumento della produzione dei rifiuti all’incremento del consumo di beni primari (acqua, energia ecc.), dalla modificazione e distruzione degli ecosistemi costieri e marini alla perdita di Biodiversità, non dimenticando impatti estetici e visivi, inquinamento delle falde acquifere, congestione, inquinamento acustico, concentrazione dei benefici in pochi limitati territori, lavoro nero e/o minorile . 29 “Mare Monstrum 2006” è il rapporto di Legambiente sulle illegalità ambientali compiute in mare e lungo le coste. L’indagine raccoglie ogni anno le storie e i numeri dell’ambiente costiero e del mare, costantemente minacciato dall’inquinamento, dal cemento illegale e dalle grandi speculazioni edilizie. Rapporto sulle imprese balneari 2007 113 documentazione le infrazioni legate al ciclo del cemento sono passate da 7.393 nel 2004 a 6.528 nel 2005, con una forte predominanza nei territori del sud della penisola (qui la percentuale di illeciti legati al ciclo del cemento è passata dal 44% del 2004 al 48,6% del 2005). Tra gli ulteriori illeciti registrati: 5.240 infrazioni accertate per pesca di frodo (6.736 infrazioni nel 2004), 2.235 infrazioni per problematiche collegate a depuratori, scarichi fognari, inquinamento da idrocarburi (con un trend in forte crescita rispetto alle 1.406 del 2004), 5.202 illeciti riferiti al Codice di navigazione e nautica da diporto (1.406 nel 2004 7.590 infrazioni del 2004) per un totale di 5.162 persone denunciate o arrestate nel corso dello scorso anno. Tab.1 I principali reati nel 2005 Infrazioni accertate 3.359 2.235 Persone denunciate o arrestate 1.931 2.155 Sequestri effettuati 1.261 816 Abusivismo edilizio sul demanio Depuratori, scarichi fognari, inquinamento da idrocarburi Pesca di frodo 5.240 548 1.223 Codice navigazione e nautica da diporto 5.202 528 998 Totale 16.036 5.162 4.298 Fonte: elaborazione Legambiente su dati Comando Carabinieri tutela ambiente, Guardia di Finanza, Corpo forestale dello Stato e delle Regioni a Statuto speciale e Capitanerie di porto. Se da un lato il numero dei reati a danno di mare e coste è diminuito in termini assoluti (nel 2004 erano 5 infrazioni ogni 2 km di costa, nel 2005 sono 4), dall’altro, sono quasi raddoppiati i reati connessi all’inquinamento del mare (2.235 illeciti nel 2005, erano 1.406 nel 2004). Le 16.036 infrazioni registrate nel 2005 costituiscono un decremento rispetto alle 19.111 infrazioni del 2004 (-16,09%). La classifica regionale per valori assoluti vede la Sicilia preservare anche per il 2005 il primo posto, con 3.260 reati accertati (con una flessione del 13,83% rispetto ai 3.783 del 2004), seguita da Campania che risale dalla terza alla seconda posizione con 2.574 infrazioni, segnando un meno 7,48% rispetto alle 2.782 delle scorso anno, e la Puglia che, invece, scende dal secondo al terzo posto, passando dalle 3.462 infrazioni del 2004 alle 2.375 del 2005 30 . Considerando invece le infrazioni accertate per chilometro di costa, la Campania conquista il primo posto della classifica, risalendo di una posizione, con 5,48 infrazioni per chilometro. Segue il Veneto che cede il posto di capolista passando da 6,43 infrazioni del 2004 a 4,67 del 2005. Al terzo posto, invece, quest’anno è presente il Molise che risale di ben cinque posizioni passando da 3,22 reati per chilometro nel 2004 a 4,12 reati per chilometro del 2005, con un incremento che supera il 23%. Chiudono questa “particolare” classifica, l’Abruzzo, la Basilicata e la Sardegna. Altro canale per documentare gli illeciti resta la classifica delle Bandiere Nere attribuite dalla Goletta Verde di Legambiente 31 a coloro che hanno danneggiato il mare e la sua 30 Il 48,46% (ossia 2.176) dei provvedimenti di sequestro emessi sul territorio nazionale si concentra in queste tre regioni. 31 Goletta Verde è la campagna estiva di informazione e sensibilizzazione sullo stato di salute del mare attuata da Legambiente. Dal 1986 il battello ambientalista compie il periplo delle coste italiane prelevando e analizzando circa 500 114 Turismo balneare: sostenibilità come variabile strategica costa. Si tratta di Bandiere assegnate ogni anno ad amministrazioni, politici, imprenditori, società private che si sono contraddistinti per attacchi o danni irreversibili all’ambiente marino e costiero, documentati attraverso rapporti dettagliati sulla tipologia di “intervento”. Per il 2006 sono state date 10 bandiere; alla Regione Friuli, per aver consentito la localizzazione, nel golfo di Trieste, di due impianti di rigassificazione in assenza di uno strumento di pianificazione territoriale e di programmazione del settore energetico. Alla Giunta regionale del Veneto per aver favorito la trasformazione, insieme agli enti locali interessati, del litorale in una lunga striscia di cemento, ignorando aree protette e indicazioni dell’Unione Europea 32 . Al Consiglio comunale di Ospedaletti (Im), in Liguria, per aver approvato la realizzazione del Porto Baia Verde, un nuovo porto turistico che sorgerà nell’ex discarica Cogefar, l’unico potenziale spazio verde sul mare della provincia. Bandiera nera anche alla Marinella Spa di Sarzana (Sp), per il progetto di “valorizzazione” della tenuta di Marinella che altera il territorio dell’area costiera della Val di Magra, prevedendo un aumento delle volumetrie di 6.000 metri cubi a fronte dei 2.500 previsti dal Piano regolatore di Sarzana. Bandiera al Consorzio del Parco del Delta Po in Emilia Romagna fra le province di Ravenna e Ferrara, dove continua l’attività di speculazione edilizia lungo la fascia costiera. In Toscana, all’Amministrazione comunale di San Vincenzo (Li) che ha autorizzato l’ampliamento del porto turistico favorendone la privatizzazione, e la costruzione di una strada e una ferrovia a nafta, causa del disboscamento di un’intera valle. Ancora per il terzo anno consecutivo bandiera nera per la Raffineria Api di Falconara (An) nelle Marche, assegnata per la proposta di realizzazione di altri due impianti di generazione di energia elettrica (di 530 e di 70 megawatt), accanto a quello già esistente di 290 megawatt di potenza. Bandiere nere nel Lazio, alla Società Penta srl di San Felice Circeo (Lt), per aver proposto di raddoppiare il numero di posti barca del porto, portandoli ad oltre 500 e compromettendo gravemente lo splendido ecosistema della zona del Parco Nazionale del Circeo; allo Stabilimento Balneare “Sole e Luna” di Marechiaro, Anzio (Rm), potenziale eco-mostro attualmente sotto sequestro, che ha aggredito uno dei pochi lembi integri di costa in zona Fornace e al Comune di Fondi (Lt) per il mancato abbattimento dell’ecomostro dell’Isola dei Ciurli. Nel territorio del Mezzogiorno una bandiera in Calabria, al Sindaco di Gizzeria (Cz) per aver costituito una Spa indirizzata alla gestione dei servizi e del campo da golf relativi all'ipotizzato progetto "Realizzazione turistico alberghiera Simeri Crichi", all'interno del Sito di Importanza Comunitaria "Lago la Vota" e in Sicilia, al Sindaco di Lipari per il tentativo di consentire l’ampliamento eccessivo di strutture alberghiere, per la proroga dell’attività estrattiva della pomice concessa alla Pumex (nonostante il Distretto Minerario campioni d'acqua ed eseguendo su ognuno le analisi previste dalla legge. Oltre a diffondere in tempo reale i risultati delle analisi dei luoghi visitati, Goletta Verde propone in ogni sua tappa incontri e manifestazioni per evidenziare la complessità dei temi legati al mare: dalle attività di pesca alle attività turistiche, dalla nautica al cabotaggio, dalla cementificazione selvaggia delle coste alla loro erosione. Oltre all’informazione scientifica quindi, il battello ambientalista offre un servizio di approfondimento e sensibilizzazione sulla complessità del delicato ecosistema marino e crea, in ogni suo approdo, una rete di dialogo e confronto tra quanti a vario titolo vivono il mare. 32 In particolare il vessillo nero fa riferimento all’assalto portato a Caorle, al progetto di darsena di Porto Caleri a Rosolina, a quello di Marina di Porte Grandi a Quarto d’Altino, al Mose di Venezia e alla realizzazione di una vera e propria valle chiusa su un tratto di laguna veneta in località Cà Zane a Venezia. Rapporto sulle imprese balneari 2007 115 ne avesse intimato l’interruzione) e per aver inserito nel Piano Regolatore del Comune di Lipari un progetto di realizzazione di una struttura aeroportuale in un’area di tutela assoluta 33 . In Sardegna infine bandiera nera al Presidente del Parco Nazionale dell’Arcipelago di La Maddalena per l’inaudita posizione favorevole al mantenimento della base militare Usa nell’Isola di Santo Stefano (arcipelago di La Maddalena) in contrasto con i sentimenti del popolo sardo e degli organi istituzionali della Regione Sardegna, ma anche per l’assoluta inerzia nell’attività di gestione del parco, a fronte delle numerose emergenze che investono il territorio. Alle bandiere denuncia, assegnate allo scopo di movimentare l’opinione pubblica su determinati abusi, si associa la classifica delle illegalità collegate alla navigazione. Tab.2 La classifica dell’illegalità della navigazione in mare nel 2005 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 Regione Campania ↑ Sicilia ↓ Toscana ↑ Puglia ↓ Lazio ↓ Veneto ↓ Calabria = Liguria = Sardegna = Emilia Romagna ↑ Marche ↓ Molise ↑ Friuli Venezia Giulia ↓ Abruzzo = Basilicata = Totale Infrazioni accertate 1.073 939 755 607 367 301 297 279 222 139 80 63 55 25 0 5.202 Persone denunciate o arrestate 29 17 17 42 33 267 45 15 17 18 10 0 14 4 0 528 Sequestri effettuati 58 156 20 92 58 178 65 15 298 24 11 0 19 4 0 998 Fonte: elaborazione Legambiente su dati Guardia di Finanza, Corpo forestale dello Stato e delle Regioni a Statuto speciale, e Capitanerie di porto. Alle cifre generali sui reati emessi vanno associandosi due problemi piuttosto complessi vissuti sui litorali del nostro paese: l’erosione costiera e la qualità delle acque. Entrambi costituiscono una delle conditio per la realizzazione di opportunità sociali, economiche e ricreative, il cui superamento e la cui analisi consentono di implementare un corretto turismo balneare. 3.1 Erosione delle coste La spiaggia, insieme alla duna e all’eventuale ambiente umido retrodunale, costituisce un ecosistema raramente stabile in quanto soggetto ai cambiamenti naturali (quali le variazioni del livello del mare e le variazioni delle portate solide dei corsi d’acqua e delle 33 Nella Regione Sicilia in realtà, è stata assegnata un'altra bandiera, alla Giunta Regionale che si è distinta per l’assalto alle aree costiere culminato con l’approvazione delle “Disposizioni sul rilascio delle concessioni di beni demaniali e sull'esercizio diretto delle funzioni amministrative in materia di demanio marittimo”, un provvedimento che pone le premesse per un uso privato delle spiagge e degli ambiti portuali. 116 Turismo balneare: sostenibilità come variabile strategica correnti lungo riva); alle mareggiate che si verificano con ritmi decennali; alla subsidenza o al sollevamento tettonico; ai cambiamenti climatici, ecc. Inoltre, è soggetto alla pressione antropica, ovvero alle “opere di difesa” poste lungo i litorali, all’urbanizzazione, allo sfruttamento turistico, alla estrazione di sabbia dagli alvei fluviali, all’inquinamento, ecc. L’arretramento del litorale causato dall’erosione rappresenta quindi, non solo un processo che causa la perdita di un ecosistema importantissimo per il nostro paese (secondo uno studio europeo in Italia sono più di 4mila i kmq di aree ad alto valore ecologico sottoposte a rischio erosione) ma una vera e propria minaccia per l’economia di molte regioni costiere. In Italia, su 7.465 chilometri di costa, le spiagge rappresentano il 50% della lunghezza totale, con una estensione di 3.950 km, di questi 1.661 sono in erosione. I sedimenti che costituiscono le spiagge, continuamente prelevati dalle onde non sono più, in molte località, rimpiazzati naturalmente dai sedimenti fluviali, dall'erosione delle falesie o dei banchi di sabbia marini a causa dell’intervento umano. La gran parte dei tratti che non risulta in erosione deve la propria stabilità a massicce opere di difesa che modificano l’ambiente e il paesaggio costiero, rendendo più difficile l’uso balneare della spiaggia. Tab.3 L’erosione lungo il litorale italiano Regione Liguria Toscana Lazio Campania Calabria Sicilia Sardegna Basilicata Puglia Molise Abruzzo Marche Emilia Romagna Veneto Friuli Venezia Giulia ITALIA Lunghezza totale della costa (Km) 350 442 290 480 736 1.623 1.897 68 865 36 125 172 130 140 111 7.465 Coste alte e aree portuali (Km) 256 243 74 256 44 506 1.438 32 563 14 26 28 0 0 35 3.515 Coste basse (Km) 94 199 216 224 692 1.117 459 36 302 22 99 144 130 140 76 3.950 Tratti in erosione (Km) 31 77 117 95 300 438 165 28 195 20 60 78 32 25 10 1.671 % spiagge in erosione 33 38,7 54,2 42,4 43,4 39,2 35,9 77,8 64,6 90,9 60,5 54,2 24,6 17,9 13,2 42,1 Fonte: Lo stato dei litorali italiani (2006) – Gruppo Nazionale per la Ricerca sull’Ambiente Costiero Ne è un esempio la breve costa molisana: dei suoi 36 km, ben 25 sono difesi da scogliere; nonostante ciò su 22 km di spiagge 20 sono in erosione (91%). Anche in Basilicata si raggiungono valori estremi con il 78% delle coste soggette al fenomeno; seguono la Puglia con il 65%, l’Abruzzo con il 61% e le Marche e il Lazio, a pari merito, con il 54%. I valori più bassi si ritrovano in Friuli (13%), in Veneto (18%) e in Emilia Romagna (25%), regioni in cui sono stati realizzati importanti interventi di difesa dei litorali, facendo spesso ricorso al ripascimento artificiale con sabbie prelevate sui fondali marini. Le altre Rapporto sulle imprese balneari 2007 117 regioni si collocano fra il 33% della Liguria e il 43% della Calabria 34 . L'interesse per l'ambiente costiero ed il valore economico della spiaggia spingono verso la ricerca di nuove soluzioni per la difesa dei litorali; non tutte le spiagge, tuttavia, sono difendibili; in molti casi è proprio la loro erosione che garantisce l'afflusso di sabbia a settori limitrofi. A fianco delle soluzioni tecnologiche è necessario pensare ad interventi sulle attività antropiche più impattanti, come ad esempio quello della delocalizzazione, che è spesso un intervento più efficace ed economico rispetto alla costruzione di barriere anti erosione. Tuttavia, tra gli interventi generalmente attuati si predilige la costruzione di “difese” che possono essere sia parallele (scogliere aderenti a terra o scogliere a mare) che trasversali (pennelli emersi o sommersi, permeabili o impermeabili). L’incremento delle entrare invece, si può ottenere sia con il ripascimento artificiale, prelevando materiale dalla zona offshore, sia con interventi a terra, eliminando ad esempio il dragaggio di sabbie lungo i corsi d’acqua 35 . Per superare il fenomeno alcune regioni italiane hanno provveduto a redigere programmi di gestione delle aree costiere. La regione Abruzzo è stata tra le prime a riconoscere l’importanza della gestione sostenibile della fascia costiera, operando inizialmente un monitoraggio delle aree vulnerabili, ed eseguendo poi uno studio di fattibilità degli interventi di difesa e di gestione della fascia litoranea. La Liguria ha elaborato il primo esempio in Italia di Piano Tecnico della Costa, attuato con il fine di garantire una maggiore stabilità dei litorali più colpiti dall’erosione, attraverso un complesso di interventi organici basato su due componenti fondamentali: la sistemazione dei bacini idrografici, per ripristinare un maggior apporto solido a mare e la razionalizzazione delle opere di difesa per tratti unitari di litorale. La Sardegna ha partecipato attivamente alla realizzazione del progetto Eurosion 36 ; la Toscana ha approvato, già nel 2001, la proposta di progetto di Piano Regionale di Gestione Integrata della Costa ai fini del Riassetto Idrogeologico (nel 2003 sono stati attuati interventi per un totale di 109 milioni di euro). Il Lazio ha attivato il Programma Regionale di Salvaguardia delle Coste ed ha istituito l’Osservatorio Regionale dei Litorali, con il compito di studiarne la dinamica e monitorare 34 I dati sono contenuti in uno studio dal titolo “Lo Stato di salute dei litorali italiani” – curato da Enzo Pranzini, dell’Università di Firenze. 35 Quest’ultimo intervento in particolare, può costituire in alcuni casi una grave forma di inquinamento, soprattutto quando vengono utilizzate sabbie completamente diverse da quelle locali. In genere, per la sua particolare posizione, la spiaggia subisce inquinamento sia da terra che da mare. I venti spostano aerosol, schiume, gas, fumi e insetticidi nebulizzati, mentre le correnti marine e fluviali possono trasportare oggetti galleggianti e inquinanti di varia natura sia in sospensione che in soluzione. Spesso inoltre, l’uomo utilizza la spiaggia come discarica abusiva abbandonando oggetti di plastica e sacchetti di immondizia; e ad incrementare il depauperamento delle spiagge i comuni rivieraschi scaricano in mare liquami o acque non depurate. 36 Eurosion è un progetto varato dalla Comunità europea nel 2001 con un bilancio di 5 milioni di euro, attinge ai risultati ricavati da oltre 60 siti che sono stati oggetto di studio, situati in tutti gli Stati membri, vecchi e nuovi. Gestito dalla DG Ambiente della Commissione e sostenuto dal Parlamento europeo, interessa enti nazionali e locali, ricercatori, tecnici e gruppi di soggetti portatori di interessi. Le conclusioni del progetto, presentate nel maggio 2004, sono corredate da un pacchetto di proposte concrete destinate a migliorare la gestione costiera nel prossimo decennio. Tra gli altri risultati figurano una banca dati dedicata ai litorali di tutta Europa e un'analisi avanzatissima delle misure in atto, riuscite o meno, per prevenire l'erosione. 118 Turismo balneare: sostenibilità come variabile strategica gli interventi realizzati. Nelle Marche è stato completato il Piano di Assetto Idrogeologico (P.A.I.), propedeutico al Piano per la Gestione Integrata delle Aree Costiere. Uno degli interventi programmati sull’intero territorio italiano ha riguardato la stima dell’erosione avvenuta nell’arco temporale degli ultimi 50 anni. All’interno del Sistema Informativo Geografico Costiero è stato sviluppato uno strato informativo basato sulla digitalizzazione integrale della linea di riva completa delle opere di difesa e loro classificazione statistica. Successivamente è stato eseguito un confronto tra la linea di costa ricavata dalla cartografia IGM 1:25.000 (risalente agli anni ’50-’60) e quella realizzata sulla base delle ortofoto del “Volo IT2000” (anni 1998-1999). Il risultato mostra che l’Italia è tra i paesi a più alto rischio di erosione costiera in Europa, avallando le argomentazioni precedenti. Per la precisione, su circa 8.350 Km di coste fra terraferma e isole, circa 1.200 Km sono decisamente in erosione, con arretramenti medi superiori ai 25 metri negli ultimi 50 anni. Se, secondo le rilevazioni di Eurosion (progetto della Direzione Generale Ambiente della Commissione Europea), nell’intera Europa ogni anno si perdono circa 15 kmq di spiagge, solo in Italia, negli ultimi 50 anni, ben 54 kmq sono stati soggetti ad erosione significativa, e il bilancio complessivo tra le aree in arretramento e in avanzamento è comunque negativo, con una perdita definitiva di territorio costiero di circa 5 Kmq. Non diverse le condizioni di tutto il bacino mediterraneo: 20.000 chilometri di coste rocciose e sabbiose, zone umide, estuari, delta e stagni costieri sono stati cancellati. Il cemento sottrae attualmente alla natura il 40% dei litorali 37 , delicate zone di transizione tra mare e terra in cui vive il 7% di tutte le specie marine mondiali. Questa cifra purtroppo, secondo quanto documentato dal dossier “Lo stato di salute delle coste del Mediterraneo” elaborato dal Plan Bleu dell’UNEP/MAP, il Programma Ambiente Mediterraneo delle Nazioni Unite (2006), è destinata a crescere: entro il 2025 oltre il 50% delle coste mediterranee sarà cementificato. Il Dossier, che è parte di uno studio più ampio su “Un futuro sostenibile per il Mediterraneo” che riporta gli indicatori ambientali e i trend dell’area, dimostra che se non vi sarà alcun intervento il “futuro” delle coste è destinato a peggiorare. Altri 20 milioni di persone andranno ad aggiungersi alla popolazione residente entro il 2025, così come ulteriori 137 milioni di turisti si uniranno ai 175 milioni che già oggi frequentano i paesi mediterranei, principalmente i litorali, nei mesi estivi. Un tasso di crescita che farà conquistare al cemento più della metà del patrimonio naturale appartenente ai 21 Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. La cementificazione del letto di fiumi e torrenti assieme alla costruzione di dighe e la deviazione artificiale dei corsi d’acqua ha, infatti, diminuito del 90% la quantità di sedimento che raggiunge il mare negli ultimi 50 anni. Questo impedisce l’apporto di sabbia e detrito necessario a mantenere vitali le nostre spiagge: ogni anno spariscono dai 30 centimetri ai 10 metri di litorale sabbioso. Italia, Spagna e Grecia conducono la lista mediterranea per l’erosione costiera: le spiagge si sono ridotte del 40% nell’ultimo mezzo secolo. Eppure per le risorse naturali è stato calcolato un preciso valore 37 584 città, 750 porti turistici e 286 commerciali, 13 impianti di produzione di gas, 55 raffinerie, 180 centrali termoelettriche, 112 aeroporti e 238 impianti per la dissalazione delle acque insistono sulle coste. Rapporto sulle imprese balneari 2007 119 economico, oltre a quello ecologico, sociale e culturale che indiscutibilmente possiedono; lo studio riportato da Plan Bleu dell’UNEP/MAP afferma che in Europa un chilometro quadrato di zona umida può arrivare a valere fino a 2.4 milioni di euro 38 . Lo scenario presentato dal rapporto “Un futuro sostenibile per il Mediterraneo” dell’UNEP/MAP, oltre che la valutazione sulla questione italiana solleva questioni che necessitano di decisioni immediate, adottando nuovi programmi regionali per la gestione sostenibile della fascia costiera e migliorando il sistema delle aree protette mediterranee. Le linee guida del Governo italiano presentate dal Ministro in Commissione Ambiente al Senato hanno previsto l’inserimento della “tutela del mare” nel nome del Ministero, con pari dignità accanto all’“ambiente e al territorio” e soprattutto disposto l’adozione di una legislazione che tuteli l’area costiera, come avviene in altri paesi europei (si pensi alla Francia con il “Conservatoire du Littoral” e alla Gran Bretagna con il sistema di fondazioni). E’ necessario identificare gli organismi tecnici nazionali che assicurano l’aggiornamento e la diffusione della conoscenza del territorio; a questi va associato il dialogo, il trasferimento delle esperienze e l’omogeneizzazione dei principi alla base dell’azione programmatica ed attuativa delle amministrazioni locali per contribuire proficuamente alla diffusione e alla promozione dei principi di gestione integrata della fascia costiera sia a livello locale che nazionale. 3.2 La qualità delle acque di balneazione Secondo quanto documentato dal D.G.Prevenzione sanitaria - Ufficio IV, Ministero della Salute (9 maggio 2006) l’Italia è tra i Paesi europei con la più elevata qualità della acque di balneazione marine, con una conformità alla direttiva europea del 93% 39 . Questo dato assume una particolare significatività se confrontato con l’estensione della costa e la forte antropizzazione del territorio. I dati del monitoraggio effettuato dalle Regioni, sintetizzati nel Rapporto acque balneazione 2005, dimostrano che le acque di balneazione dell’Italia sono di buona qualità, con molte aree di eccellenza: nel 2005 la costa balenabile è aumentata rispetto all’anno precedente di 18,2 km, mentre la costa non balneabile per inquinamento è diminuita di 13,2 Km. I dati relativi alla costa non controllata dimostrano che i 1.044,9 Km sono attribuibili in prevalenza a scogliere, inaccessibili sia ai bagnanti che ai controlli, localizzate in Sardegna, Sicilia e Toscana, dove comunque è facilmente intuibile la qualità eccellente dell’acqua. A tali dati vanno associati 7 km di costa insufficientemente campionata, 1.045 km di costa non controllata (prevalentemente localizzata nelle isole di Sicilia e Sardegna, rispettivamente 295,6 e 555,2) e 177,6 Km di costa temporaneamente non idonea alla balneazione per inquinamento disposto da provvedimenti regionali. Alle origini della non balneabilità è inevitabile riportare un dato saliente: degli 8.880 38 Un prezzo raggiunto calcolando i servizi ambientali forniti da queste aree di transizione: depurazione delle acque, contenimento delle alluvioni e delle piene, contributo al ripopolamento di specie ittiche, turismo. 39 L’Italia ha 7.375,3 Km di costa marina, controllata per sei mesi l’anno, da aprile a settembre, con un monitoraggio bimensile effettuato sulla base del DPR 470/82 e successive modificazioni in recepimento alla direttiva europea 76/160 CE. Il monitoraggio viene svolto dai Dipartimenti provinciali delle ARPA sui punti di balneazione indicati dalle Regioni, per un totale di oltre 4.600 punti per il mare e 500 per le acque lacustri e fluviali. 120 Turismo balneare: sostenibilità come variabile strategica impianti di depurazione esistenti, una buona parte (834) sono fermi o mal funzionanti e solo il 67% degli abitanti equivalenti risulta effettivamente allacciato agli impianti. La classifica delle regioni più inefficienti vede al primo posto la Calabria (181 impianti non funzionanti), seguita dalla Sicilia (91) e dal Lazio (77). In ogni caso solo 236 impianti, che servono appena l’11% degli abitanti equivalenti, sono dotati di terzo stadio, cioè dell’impianto che rimuove anche fosforo e azoto 40 . Tab.4 Sintesi dei risultati delle acque di balneazione marine Regione Liguria Toscana Lazio Campania Basilicata Calabria Puglia Molise Abruzzo Marche Emilia Romagna Veneto Friuli V.G. Sicilia Sardegna Totale Nazionale Lunghezza della costa marina (km) 349,3 601,1 361,5 469,7 62,2 715,7 865 35,4 125,8 173 131 158,9 111,7 1483,9 1731,1 7.375,3 Costa con divieto permanente di balneazione per motivi indipendenti dall'inquinamento (km) 58,87 75,3 47,43 29,4 0,67 35,98 49,1 0,3 3,65 11,545 28,6 54,342 49,32 172,6 261,23 878,337 Parchi marini* (km) 1,4 45,1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1,4 7,7 98,4 154 Costa con provvedimento regionale di divieto permanente di balneazione per inquinamento (km) 1,53 6,8 25,91 0 1,6 25,28 41,58 0,67 4,4 9,689 2,788 0 0 61,39 61,2 242,837 Costa balneabile (km) 281,49 390,88 265,68 355,69 58,66 616,38 699,2 33,11 112,83 151,32 99,7 99,1 62,39 939,72 851,46 5.017,61 Fonte: elaborazioni sui dati del Ministero della salute, 2005 Il rapporto della Commissione Europea sulle acque di balneazione italiane invece, indica, per lo stesso anno di riferimento (2005), delle cifre leggermente diverse. La superficie totale balenabile, suddivisa tra acque interne e costiere, mostra per le acque del mare un 91,9% di superficie balenabile, rispetto ad un 5,2% vietata, mentre per quella lacustre o più genericamente interna 53,7% balenabile rispetto ad un 32,9 vietata 41 . In genere per le zone di balneazione interne (laghi e fiumi) il tasso di conformità è peggiorato: un sito su dieci non è in regola. Si registra infatti, un calo della percentuale di siti che rispettano i valori imperativi stabiliti dalla direttiva (dal 70,6 al 67,0%), mentre il tasso di conformità ai valori guida è risultato del 58,3% (come nel 2003). La percentuale 40 Tuttavia è possibile documentare una serie di progressi fatti in Italia, passata dal 60% del 1996 al 74,8% dell’attività di depurazione. I progressi, diversificati a seconda dell’area geografica di riferimento, mostrano un nord più attento alle attività di depurazione (l’Emilia Romagna tra le regioni costiere ha indubbiamente la performance migliore, l’84,2% di scarichi depurati, ma anche Liguria -75%- Friuli Venezia Giulia -75,2%- sono sopra la media nazionale), contro un Mezzogiorno in ritardo (critica la situazione in Sicilia, che non depura nemmeno la metà delle acque di fogna fermandosi al 49% e della Calabria che arriva al 53%; non meno drammatica la situazione della Campania -66,7%), ed un centro-sud in progress, basti pensare alle cifre del Lazio (85,2%) e della Basilicata (80%). 41 Le altre percentuali fanno riferimento alle percentuali non sufficientemente campionate oppure irrispettose dei classici standard (fonte: Commissione Europea “Qualità delle acque di balneazione 2005. Relazione di sintesi”). Rapporto sulle imprese balneari 2007 121 di siti in cui è vietata la balneazione è salita al 32,9% (contro il 31,5% del 2004 ed il 27,7% del 2003). Forte riduzione anche per i parametri relativi alle acque esterne; per le zone costiere infatti, si è registrato un calo rispetto all’anno precedente che indicava un valore pari al 94,7% di conformità ai valori imperativi stabiliti dalla direttiva (a fronte del 95,4% nel 2003). Tuttavia la percentuale di zone soggette a divieto di balneazione è cresciuta dal 3,6 al 4%. Anche il tasso di conformità ai valori guida è risultato elevato (92,3%). Occorre precisare che l’Italia adotta criteri più cautelativi di quelli previsti dalla direttiva europea facendo riferimento ai valori guida anziché a quelli imperativi per i parametri batteriologici (coliformi totali 2.000 contro i 10.000 della UE, coliformi fecali 100 contro i 2.000 della UE) e ad una rete di monitoraggio capillare, con punti di prelievo distanti l’uno dall’altro non più di 2 km (con distanze minime anche di 100 metri), a controllo di foci di fiumi. Nel caso italiano inoltre, nelle aree in cui le analisi routinarie hanno esito negativo, vengono effettuati controlli ulteriori (5 analisi suppletive per ogni analisi sfavorevole) e qualora 2 di queste confermino l’inquinamento, la zona viene vietata alla balneazione con ordinanza sindacale. E’ fondamentale inoltre, osservare che dal 2000, in ottemperanza all’art.7 della legge 422/2000, quando per due stagioni balneari consecutive i risultati dei campioni routinari prelevati in uno stesso punto dimostrano la non idoneità, la zona interessata viene vietata alla balneazione e sottoposta a misure di miglioramento indirizzate a rimuovere le cause dell’inquinamento; in questo caso il giudizio di idoneità alla balneazione viene subordinato all’esito favorevole di analisi eseguite negli ultimi sei mesi. I suddetti punti non possono essere cancellati dall’anagrafe e vengono vietati alla balneazione a tutela della salute del bagnante fino al momento del risanamento e successivo monitoraggio di verifica (sei mesi). La questione della cancellazione dei siti di balneazione ha provocato l’emissione di una lettera di diffida da parte della Commissione Europea; si tratta di un ammonimento inviato a undici stati membri, tra i quali l’Italia, che hanno soppresso zone di balneazione dagli elenchi ufficiali evitando di applicare le norme comunitarie a tutela della salute dei bagnanti 42 . In particolare la Commissione ha avviato contro l’Italia una procedura d’infrazione per aver cancellato 1.200 punti di balneazione dal 1991 ad oggi, non tenendo conto dell’incremento dei punti a controllo (si è passati da 4462 nel 1991 a 5268 nel 2005) e del fatto che molti punti di balneazione siano stati cancellati dalle Regioni a seguito di cambiamenti geomorfologici (prosciugamento di corsi d’acqua, e quindi cancellazione dei punti a controllo della foce, erosione della costa, spostamento della foce, ecc.). La rigidità dell’intervento della Commissione si associa all’applicazione di una nuova politica a tutela delle acque introdotta in seguito all’adozione della nuova direttiva 2006/7 del 15 febbraio 2006 43 approvata a conclusione di un lungo iter avviato nel 2002. Il testo 42 Si è trattato di un intervento effettuato per il timore che alcuni Stati avessero scelto di chiudere alcune zone di balneazione piuttosto che risolverne i problemi di inquinamento. 43 La direttiva è entrata in vigore il 24 marzo 2006. La scadenza per il recepimento della direttiva è il 24 marzo 2008. La direttiva precedente 76/160/CEE sarà abrogata il 31 dicembre 2014. L’attuazione avverrà progressivamente secondo gli orientamenti fissati nella direttiva. 122 Turismo balneare: sostenibilità come variabile strategica ora adottato è fondato su informazioni e dati tecnico-scientifici più recenti e ha l’obiettivo principale di razionalizzare le attività di monitoraggio e di gestione delle zone di balneazione migliorando l’informazione e la partecipazione del pubblico. Più specificamente i punti principali della direttiva sono i seguenti: i parametri e valori sono basati sui più recenti risultati della scienza e della ricerca (in particolare quelli dell’OMS); sono istituiti quattro livelli di classificazione (scarso, sufficiente, buono ed eccellente); il numero dei parametri è stato ridotto dagli attuali 19 a due importanti parametri batteriologici: enterococchi intestinali e escherichia coli; i profili delle acque di balneazione devono essere effettuati indicando le caratteristiche delle acque di balneazione e individuando le fonti di inquinamento; una diffusa informazione e partecipazione del pubblico è necessaria conformemente alla convenzione di Aarhus 44 . Al monitoraggio sulla qualità delle acque di balneazione va associata quest’ultima valutazione: nel 2005 rispetto al 2004, sono cresciute del 63% le infrazioni legate agli scarichi illegali e alla normativa sulla depurazione: si tratta di ben 2.235 illeciti accertati, con 2.155 persone denunciate o arrestate (+54,57% rispetto al 2004) e 816 sequestri effettuati, rispetto ai soli 895 dello scorso anno. Nonostante l’approvazione del Decreto Legislativo del 19 agosto 2005, n.196 relativo all’attuazione della direttiva 2002/59/CE collegata all'istituzione di un sistema comunitario di monitoraggio e di informazione sul traffico navale 45 che prevede tra l’altro, la realizzazione di un ausilio per migliorare la prevenzione e l'individuazione dell'inquinamento causato da navi, permangono infrazioni e forme più o meno estese di inquinamento. La qualità delle acque è strettamente legata all’intervento dell’uomo e alle politiche adottate per la loro difesa è necessario intervenire con azioni incisive per ristabilire l’ecosistema “mare”, conditio per l’attuazione di un turismo balneare environmental friendly. 4. Il governo del mare Le attività collegate al governo del mare si sono da sempre caratterizzate per un’eccessiva parcellizzazione degli interventi e per un’elevata frammentarietà delle iniziative. I processi di controllo sulle acque di balneazione spesso non riescono ad interloquire con i monitoraggi ambientali, le politiche a favore dell’attività di pesca ignorano quelle di protezione del mare, queste ultime a loro volta non tengono conto di quanto avviene in materia estrattiva o sulla fascia costiera. I risultati mostrano pozzi di estrazione localizzati all’interno di aree marine protette (si pensi alla zona di Capo Rizzuto), o centinaia di case abusive su terreni demaniali (es. località Porto Cesareo). La 44 La "Convenzione sull'accesso alle informazioni, la partecipazione dei cittadini e l'accesso alla giustizia in materia ambientale", in vigore dal 2001, è stata firmata nella cittadina danese di Aarhus nel 1998 e vi aderiscono 39 Stati membri della Commissione economica per l'Europa delle Nazioni Unite (UNECE) e l'Unione Europea. L'Italia, con la legge 108 del 16 marzo 2001, è stata uno dei primi paesi a ratificare la Convenzione di Aarhus, il secondo dell'Unione Europea dopo la Danimarca. La Convenzione rappresenta uno strumento internazionale di fondamentale rilevanza per la sensibilizzazione e il coinvolgimento della società civile sulle tematiche ambientali. 45 Tra gli scopi del decreto, realizzare un ausilio per migliorare la prevenzione e l'individuazione dell'inquinamento causato da navi. Rapporto sulle imprese balneari 2007 123 settorializzazione resta il tratto distintivo che caratterizza il fenomeno nel nostro paese. Se le istituzione di aree protette marine, attualmente 26 rispetto alle 15 registrate nel 1999, costituisce un punto a favore nell’attività di tutela delle acque e dell’ecosistema in esso vivente, continuano a verificarsi forti criticità. Nonostante le performance negative, previamente documentate, emergono casi di prestazioni sostenibili che mirano a recuperare il valore del mare e del sistema ad esso associato, orientando le politiche di territori limitrofi e garantendo un miglioramento della gestione attuata nel nostro paese. Tra gli esempi di elevato interesse il progetto Life Med – Coast “Strumenti e Strategie per un Turismo Sostenibile nelle Aree Costiere del Mediterraneo”, sviluppato attraverso il partenariato della Provincia di Rimini, della Municipalità di Calvià (Baleari) e della Federalberghi. Scopo del progetto, realizzato nel periodo 2001-2003, è stato definire delle strategie di lungo periodo in quelle aree del Mediterraneo che da tempo sono caratterizzate da turismo di massa e di individuare e sostenere azioni concrete, coerenti con le politiche di livello locale ed europeo. All’interno del progetto, il Piano di Gestione Integrata della Costa (ICZM – Integrated Coastal Zone Management) rappresenta uno strumento che, attraverso l’individuazione di indicatori di sostenibilità socio-ambientale, la definizione di scenario di sviluppo futuro e la definizione di azioni pilota dimostrative, costituisce l’elemento di sostegno alle attività di pianificazione e di gestione della complessa realtà costiera. Il Piano, strutturato in una fase di analisi e di valutazione, una progettuale ed una di implementazione, attuata attraverso il monitoraggio degli indicatori proposti, ha consentito di realizzare un confronto tra le diverse politiche in atto, promovendo azioni pilota dimostrative per una corretta gestione integrata delle coste. All’intervento integrato si associa un altro interessante progetto “Bagnino Ecosostenibile”, nato su base volontaria per impulso di Agenda 21, Provincia di Rimini ed Arpa Emilia Romagna (Sezione di Rimini), coinvolgendo 20 gestori di stabilimenti balneari che, dopo una fase iniziale legata essenzialmente all'adozione di buone pratiche di gestione e informazione ambientale ai clienti, è giunto all'obiettivo della Certificazione della struttura secondo la norma internazionale ISO 14001. Due strutture (Bagni Giulia 85 - Riccione e Altamarea Beach Village di Cattolica) hanno ricevuto l'ambita certificazione ISO 14001:2004 46 . Entrambi gli stabilimenti hanno anche installato pannelli fotovoltaici per la produzione di energia elettrica. A questi interventi si associa il Programma di Monitoraggio per il controllo dell’ambiente marino costiero, avviato attraverso la convenzione triennale tra la Direzione Protezione della Natura (ex Direzione Difesa Mare) del MATT e le Regioni costiere, e affidato alle ARPA per l’esecuzione delle attività analitiche. Questo rappresenta uno strumento valido ed efficace di monitoraggio ambientale, un programma di conoscenza dell’ambiente marino strutturato in modo tale da coprire tutto il territorio costiero nazionale, caratterizzato da una omogeneità nelle metodiche analitiche di riferimento e nella modalità di campionamento, e che, attraverso l’intercalibrazione tra i laboratori, la formazione permanente, il confronto costante tra tutte le competenze necessarie del 46 L’analisi sulle certificazioni verrà approfondita successivamente mostrando il procedimento di attuazione ed un caso di best practice. 124 Turismo balneare: sostenibilità come variabile strategica settore (operatori, istituti di ricerca, istituzioni, associazioni ambientaliste, ecc.) consente la definizione di una mappa delle migliori performance adottate sulla fascia costiera. Tra gli altri interventi che motivano attività di sostenibilità balneare, i riconoscimenti e le certificazioni rilasciati sia in ambito nazionale che internazionale. 4.1 Riconoscimenti ambientali: Guida Blu e Bandiere Blu Competitività, riduzione degli impatti e migliori prestazioni ambientali sono i principali elementi che motivano associazioni e amministrazioni nell’attribuzione di riconoscimenti; una sorta di “premio” per le buone performance che contribuisce nella gestione dell’immagine e nella prestazione turistica delle stazioni/località balneari. Tab.5 Località a 5 vele - La Classifica Posizione 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 Punteggio Località Regione Vele 97,7 Cinque Terre Liguria Spiagge consigliate: Spiaggia delle Cinque Terre (SP) 96,9 Castiglion della Pescaia Toscana Spiagge consigliate: Cala Violina (GR), Spiaggia delle Marze (GR), Spiaggia delle Rocchette (GR), Spiaggia di Punta Ala (GR) 91,5 Arbus Sardegna Spiagge consigliate: Cala Domestica (CA), Dune di Scivu (CA), Spiaggia di Piscinas (CA), Spiaggia di Torre dei Corsari e della Costa Verde (CA) 90,8 Bosa Sardegna Spiagge consigliate: Compoltitu (NU), Porto Alabe (OR), Porto Foghe (SS), S'Aba Druche (NU) 90,1 Capalbio Toscana Spiagge consigliate: Spiaggia di Chiarone (GR) 90,0 Pollica Acciaroli e Pioppi Campania Spiagge consigliate: spiaggia di Pollica (SA) 89,9 Villasimius Sardegna Spiagge consigliate: 2,3,2 (CA), Costa Rei (CA), Feraxi (CA), Silias o S'Ilixi (CA), Spiaggia del Giunco (CA), Spiaggia di Porto Sa Ruxi (CA), Spiaggia di Punta Molentis (CA) 89,8 Isola del Giglio Toscana Spiagge consigliate: Cala degli Alberi - Cala Caldana (GR), Spiaggia dell'Arenella (GR) 89,7 Portovenere Liguria Spiagge consigliate: Isola di Palmaria (SP) 88,8 Otranto Puglia Spiagge consigliate: Approdo di Enea (LE), Baia dell'Orte (LE), Le Piscine di S. Cesarea (LE), Spiaggia degli Alimini (LE) Fonte: elaborazioni sui dati Legambiente, 2006 Tra le iniziative previste nel nostro paese, la Guida Blu, una classifica presentata all'inizio della stagione balneare da Legambiente, in collaborazione col Touring Club sulla qualità ambientale delle località turistiche costiere. Il sistema prevede l’attribuzione di vele (cinque sono il massimo riconoscimento) assegnate a tutti quei comuni che si sono distinti nell'attuazione di programmi di gestione e che prevedano la tutela delle risorse ambientali del loro territorio: qualità delle acque di balneazione, raccolta differenziata dei rifiuti, gestione delle risorse idriche, istituzione di aree pedonalizzate, tutela del centro storico, ecc. I parametri presi in esame per stilare la classifica possono essere suddivisi in due categorie: qualità dei servizi ricettivi e qualità ambientale del territorio. Complessivamente gli indicatori (128), provenienti da numerose banche dati tra cui Istat, Ancitel, Sist, Cerved, Ministero della Salute, Enit, Touring Club Italiano, Enel, Istituto Ambiente Italia e Legambiente, sono raggruppati in macroaree secondo i requisiti chiave definiti in ambito Rapporto sulle imprese balneari 2007 125 europeo (anche attraverso il contributo della Associazione VISIT) 47 . Altro riconoscimento invece, è la Bandiera Blu Europea (Blue Flag), un’attribuzione rilasciata dalla Foundation for Environmental Education (FEE), una Fondazione internazionale Onlus che assegna ogni anno la “Bandiera Blu” a località balneari che rispettano criteri di qualità e nei quali lo sviluppo dell’economia locale, attuato principalmente attraverso il turismo, non rappresenta un rischio di degrado dell’ambiente, ma funge da incentivo per la protezione dell’ecosistema, soprattutto marino. Rappresenta una “sorta” di certificazione internazionale della capacità di gestione ambientale delle amministrazioni comunali e uno stimolo per i comuni rivieraschi ad affrontare e prevenire, attuando azioni di mitigazione, l’impatto che potrebbe essere generato dal turismo, in modo tale da mantenere sempre alto il livello di qualità ambientale. Istituita nel 1987, Anno Europeo per l’Ambiente, viene assegnata ogni anno in numerosi paesi (inizialmente solo europei, più recentemente anche extra-europei), ed ha valore solo per l’anno durante il quale viene consegnata. Per l’attribuzione, una spiaggia deve rispondere a tutti i requisiti indicati come "Criteri Imperativi (I)" e possibilmente al maggior numero dei requisiti indicati come "Criteri Suggeriti (G)"; tra i criteri ai quali i comuni devono rispondere: acque pulite, perfetta depurazione, raccolta differenziata, grandi aree pedonali, piste ciclabili, aree verdi, arredo urbano, agevolazioni per i portatori di handicap, divieto di accesso alle spiagge per le auto, depurazione delle acque reflue, gestione dei rifiuti, sia solidi urbani sia pericolosi, iniziative ambientali e gestione ambientale 48 . Un’analisi particolareggiata viene effettuata sulla corretta gestione della depurazione delle acque reflue, soprattutto nel periodo estivo, quando massima è l’affluenza turistica, ricordando come quest’ultima abbia un impatto positivo sia sulla qualità delle acque di balneazione, sia sulla qualità dell’ecosistema marino-costiero, sia sulla fruibilità dello stesso a scopi ricreativi da parte della comunità. Allo stesso modo, va effettuata una valutazione puntuale sulla gestione dei rifiuti che deve prediligere la raccolta differenziata e porre una particolare attenzione al riciclo, considerando la rilevanza strategica nella gestione sostenibile del territorio di qualsiasi Comune, ancora di più nel caso di comuni rivieraschi nei quali nel periodo estivo la popolazione aumenta in maniera determinante. E così anche importanti per la vivibilità del paese sono le iniziative ambientali, la ricettività turistica, la cura delle spiagge e la formazione ambientale nelle scuole, perché è proprio tramite le nuove generazioni che si fa crescere nella popolazione il rispetto e l’amore per l’ambiente. In genere sono ritenuti di particolare importanza, ai fini della assegnazione, i "Piani di comportamento nei casi di incidente ambientale" e i "Progetti impostati per l'educazione ambientale". In Italia l’attribuzione viene effettuata dalla Sezione Italiana della FEE a partire da un’auto-candidatura del Comune, che invia un proprio questionario per sottoporre il suo operato in materia di gestione ambientale alla valutazione da parte di una commissione 47 Le macroaree sono le seguenti: uso del suolo, degrado del paesaggio, biodiversità, attività turistiche; stato delle aree costiere; accessibilità alle destinazioni e mobilità locale; consumo e produzione di energia; consumi idrici e sistemi di trattamento delle acque reflue; produzione e gestione dei rifiuti; iniziative per il miglioramento della sostenibilità; sicurezza alimentare e produzioni tipiche di qualità; opportunità e qualità della vacanza; strutture sanitarie e sociali. 48 Il questionario da compilare per ottenere la Blu Flag per le spiagge è disponibile sul sito http://www.feeitalia.org. 126 Turismo balneare: sostenibilità come variabile strategica di esperti istituita ad hoc. Per il 2006 sono novanta le bandiere blu assegnate al mare italiano, le stesse dello scorso anno, anche se entrano in classifica nuove località emergenti come le Tremiti, l'Argentario ed Otranto. L'Italia, secondo la Fee, mantiene il 2° posto nel Mediterraneo, dopo la Spagna (104 bandiere blu) e prima della Francia (89). Quarto posto per la Grecia (82) e quinto per la Turchia (51). La valutazione su scala regionale consegna il primo posto alla Toscana, con 14 riconoscimenti, seguita dalla Liguria che si ferma a 12, le Marche (11) e l'Abruzzo con 10 (erano 11 nel 2005). L'Emilia Romagna conferma le sue 8 bandiere e le stesse spiagge del 2005; la Campania perde una bandiera e va a quota 7, tutte concentrate nella provincia di Salerno. La Puglia conquista una bandiera e va a 6 grazie alle Isole Tremiti; quattro le bandiere nel Lazio, in Calabria meno 1 rispetto al 2005, in Veneto più 2; Sicilia stabile con 3; Friuli Venezia Giulia mantiene le sue due mentre Molise, Sardegna, Piemonte, Lombardia e Basilicata sono a quota 1. Al trend positivo per la Toscana, ne corrisponde quindi uno negativo per il Sud dove i comuni, ad eccezione delle località vincitrici, dimostrano ancora troppo spesso una scarsa sensibilità ambientale. In discesa le spiagge sui laghi: tre bandiere contro le 4 del 2005 mentre cresce la qualità dei porti turistici con 52 approdi premiati 49 . Come in precedenza, la valutazione delle candidature dei Comuni rivieraschi, che hanno partecipato alla Campagna Bandiera Blu, ha seguito l’iter procedurale messo a punto nell’ambito del Sistema di Gestione Qualità, secondo la norma UNI EN ISO 90012000. Tab.6 Bandiere Blu assegnate per Regione dal 2003 al 2006 Regione Abruzzo Basilicata Calabria Campania Emilia Romagna Friuli-Venezia Giulia Lazio Liguria Lombardia Marche Molise Piemonte Puglia Sardegna Sicilia Toscana Veneto Totale 2003 11 2 6 7 8 2 4 9 1 11 2 1 7 3 3 12 1 90 2004 11 1 6 7 8 2 4 10 1 10 2 1 5 2 3 10 2 86 2005 11 1 5 8 8 2 4 12 1 11 1 2 5 3 3 11 2 90 2006 10 1 4 7 8 2 4 12 1 11 1 1 6 1 3 14 4 90 Fonte: elaborazioni sui dati FEE I lavori hanno previsto una fase preliminare direttamente a carico della FEE Italia, nella 49 La Bandiere Blu premiano anche la portualità turistica, in collaborazione con Assonat ed Assoapprodi, associazioni di Federnautica. Rapporto sulle imprese balneari 2007 127 quale sono stati inviati i questionari ai Comuni rivieraschi italiani con comprovata valenza turistica. Successivamente, una volta ricevuti i questionari, è stata avviata una prima fase di selezione per verificare che tutti fossero debitamente compilati e corredati dei supporti documentali richiesti; solo quelli completi sono stati avviati alla successiva valutazione da parte della Commissione Tecnica Giudicante 50 . I lavori si sono conclusi con una graduatoria finale determinata dal voto complessivo assegnato a ciascun comune candidato 51 . In genere i riconoscimenti del FEE confermano le "cinque vele" attribuite alle spiagge italiane da Legambiente, mostrando una continuità nell’analisi per i riconoscimenti; il fatto che non si tratti di una mera valutazione della qualità delle acque, ma di un insieme di fattori che rendono agevole la balneazione e sostenibile l'offerta rende interessante la valutazione delle assegnazioni. Tuttavia, non sempre il monitoraggio viene effettuato su tutte le località (soprattutto nel caso dell’assegnazione in seguito a candidatura volontaria come nel caso delle bandiere blu); in alcune situazioni l’incapacità da parte degli amministratori di compilare adeguatamente i questionari (causa di esclusione) oltre che la scarsa diffusione di una cultura orientata verso la sostenibilità spiega il dualismo esistente. Si pensi come negli anni, nonostante l’estensione delle coste ed il numero di comuni, sia scarsa l’attribuzione di riconoscimenti nelle regioni meridionali. Nonostante l’ampia diffusione delle iniziative citate resta ancor molto da fare per sensibilizzare le amministrazioni locali al turismo sostenibile, è fondamentale programmare le attività per ottenere i riconoscimenti, spesso fregio per l’incoming turistico, ma ancor più lavorare per raggiungere risultati di concreta sostenibilità ambientale. 5. Certificazione: una variabile strategica Più complessa, rispetto alla genesi dei riconoscimenti previamente descritta, l’attribuzione delle certificazioni. E’ fondamentale riconoscere che gli interventi di sostenibilità turistica vadano inquadrandosi in un’ottica di sistema e che alla qualità dei servizi offerti e dei parametri ambientali vada sempre associata una valutazione sul background e sulle politiche adottate dalla comunità ospitante nella quale è localizzata una struttura. In passato si è verificato un rapido sviluppo dei centri balneari, determinato dalle forze di mercato e da una mancanza di programmazione per la sostenibilità, negli ultimi anni, per trovare il giusto equilibrio, si è cominciato ad applicare una serie di processi di gestione delle destinazioni tra i quali: la gestione integrata dell’aria costiera (ICZM); le applicazioni delle valutazioni strategiche ambientali (VAS) e le applicazioni delle valutazioni di impatto ambientale. Tra le iniziative, un ruolo particolare è stato dato agli 50 Tra i partecipanti alla Commissione, attraverso un proprio rappresentante, istituzioni pubbliche quali il Ministero dell’Ambiente, il Comando Generale delle Capitanerie di Porto, l’APAT, l’ENEA ed organismi privati quali il Consorzio Obbligatorio Batterie esauste (Cobat), il Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati (COOU), la Federazione Italiana Nuoto Sezione Salvamento (FIN Salvamento), la Federazione Italiana Imprese Balneari, Confesercenti (FIBA) ed il Sindacato Italiano Balneari FIPE, Confcommercio (SIB). 51 Il voto finale che la Commissione Tecnica Giudicante, nella sua collegialità, ha assegnato a ciascun questionario analizzato, è la sommatoria dei voti attribuiti alle rispettive tematiche, relativamente ai parametri analizzati che sono quelli dettati dall’organizzazione FEE Internazionale. 128 Turismo balneare: sostenibilità come variabile strategica interventi di gestione ambientale indirizzati al raggiungimento di certificazioni e marchi di qualità. In Liguria, grazie alla stretta collaborazione tra Regione, Province e Comuni e associazioni degli operatori balneari, ammontano a 70 gli stabilimenti balneari che hanno sottoscritto la Carta dei servizi con la quale si sono impegnati ad accrescere la qualità della loro offerta ambientale e dell’accoglienza al cliente 52 . Tra le iniziative attuate nella stessa regione, l'adesione volontaria da parte dei Comuni della Riviera del Beigua di dotarsi di strumenti innovativi di gestione e comunicazione ambientale, quali i sistemi di gestione ambientale secondo la Norma ISO 14001 ed il Regolamento EMAS II 53 ; tali interventi consentiranno agli Enti di: ottenere uno strumento affidabile per l'attuazione della politica ambientale e degli obiettivi stabiliti in seno ai processi di Agenda 21 Locale; monitorare e controllare il proprio programma di gestione ambientale; attivare una logica di coordinamento sempre aggiornabile; oggettivare il concetto di sostenibilità rendendolo misurabile e concreto. Di natura diversa, ma altrettanto interessante, l’iniziativa attuata dalla Cooperativa bagnini Cervia (che raggruppa circa 200 stabilimenti balneari) che ha previsto l’implementazione sul territorio che va da Cervia alla Tagliata (passando per Milano Marittima e Pinarella), di un sistema per la facile accessibilità ai disabili disponibile nei cento stabilimenti balneari che stanno adottando la certificazione “Iso 9001:2000”. Si tratta di una decina di “seggioline” – carrozzine modello Job – che girano tutto il giorno, sulla sabbia e in acqua, associate a sette operatori che, su richiesta, affiancano le persone disabili. L’idea di rendere più accessibile i sei chilometri di spiaggia (e relativo mare) è venuta alla cooperativa dopo un sondaggio fatto tra i propri clienti. Il progetto si inserisce nel più ampio obiettivo di certificazione; quest’ultima, se i bagni avranno raggiunto gli obiettivi previsti, sarà rilasciata dal gruppo tedesco Tuv, mentre la Serint Group fornirà la consulenza. Gli stabilimenti che aderiscono al progetto (costo 300 mila euro) devono impegnarsi a garantire servizi con standard di qualità dichiarata e sottoscrivere un Protocollo di tutela ambientale. Ogni azienda dovrà esporre l'elenco dei servizi per i quali si certifica (dalla pulizia della spiaggia alla manutenzione delle attrezzature) e sarà sottoposta a verifiche a sorpresa. Un ulteriore esame verrà effettuato dai clienti, i quali, in apposite schede, potranno segnalare eventuali inadempienze rispetto agli impegni. Ogni stabilimento adotterà la raccolta differenziata, il consumo della plastica verrà ridotto del 50% in tre anni, si useranno prodotti biodegradabili ed ecocompatibili, i giochi dei bambini avranno il marchio di sicurezza. Impegno anche nel campo del lavoro, a cominciare dal rispetto della L. 626 (sulla sicurezza). Altra certificazione nazionale, anche se di recente generazione, il Marchio di qualità 52 Dalla riduzione degli sprechi d’acqua in uscita dai rubinetti e dalle docce, alla scelta di prodotti riciclati o biodegradabili utilizzati all’interno degli stabilimenti e nei servizi accessori come la ristorazione, fino alla pulizia delle spiagge e alla raccolta differenziata dei rifiuti. 53 In particolare i Comuni di Albisola Superiore ed Albissola Marina hanno scelto di certificarsi attraverso un Sistema Integrato Qualità - Ambiente, che prevede anche la certificazione del Sistema di Qualità, secondo la UNI EN ISO 9001. L’iniziativa non mira unicamente a riparare i danni subiti, ma offre l'opportunità di ottimizzare e migliorare costantemente nel tempo la gestione delle problematiche ambientali. In tale contesto risulta particolarmente importante l'esperienza già maturata dal Comune di Celle Ligure certificato ISO 14001 nel 2000. Rapporto sulle imprese balneari 2007 129 attribuito dalle Camere di Commercio con il coordinamento nazionale dell’Isnart, nato nel 1999 per la definizione dei Quality Hotels, Quality Restaurants (individuati in partnership con la Fipe), e il Marchio di Qualità degli Agriturismi, esteso nel 2005 a Campeggi, Bed & Breakfast e agli Stabilimenti balneari. Per ottenere la certificazione, oggi estesa a 36 strutture 54 rispetto alle 16 del 2005, è necessario rispettare il seguente decalogo: lo stabilimento deve essere ben segnalato, in ottime condizioni generali e corrispondere all’immagine proposta dal materiale promozionale; deve essere dotato di un adeguato parcheggio per i clienti; l’accoglienza deve essere cordiale, attenta e professionale; gli spazi esterni devono essere curati e ben tenuti; è necessario presentare una spiaggia pulita e organizzata con servizi che garantiscono il comfort; devono esserci docce e toilette pulite ed efficienti; le sale bar e ristorante devono essere accoglienti nell’arredamento e nel servizio; le attività sportive e di animazione devono essere gestite da personale qualificato e ben comunicate ai clienti; la sicurezza è garantita da strutture a norma e operatori di spiaggia qualificati; la gestione dello stabilimento è attenta in sintesi alla tutela ambientale. A questa breve introduzione va associata un’analisi di dettaglio sulle due esperienze di certificazione più importanti poiché internazionalmente riconosciute: la registrazione ISO 14001 ed EMAS II. Una prima differenza sostanziale tra questi due strumenti è la fonte normativa che li disciplina. Le ISO 14001 sono disciplinate da normativa tecnica prodotta dall’International Organisation for Standardization (ISO) di natura privatistica, mentre il Sistema di Ecogestione e Audit (EMAS) è disciplinato dal Regolamento (CE) n. 761 del 19 marzo 2001. Entrambe possono essere utilizzate da qualsiasi organizzazione aziendale pubblica o privata. L’interesse per le certificazioni, a parte il già citato caso ligure, ha indotto la Provincia di Roma, interessata a promuovere l’introduzione di un sistema di gestione ambientale nel settore degli stabilimenti balneari del litorale, a rilasciare dei contributi a fondo perduto 55 per tutti gli stabilimenti che hanno realizzato dal 2004 al 2006 la registrazione al sistema EMAS o la certificazione ISO 14001. I contributi a rimborso per gli stabilimenti sono stati previsti per coprire le spese per la consulenza qualificata finalizzata alla definizione e progettazione del sistema di Gestione Ambientale, per la realizzazione di indagini finalizzate all’analisi ambientale iniziale, per le operazioni di verifica da parte di verificatori autorizzati, per l’Ente di registrazione. 5.1 Il Regolamento Europeo n° 761/2001 “EMAS II” Il sistema europeo EMAS (Environmental Management and Audit Scheme) 56 rappresenta l’espressione più evidente di un nuovo indirizzo di politica ambientale 54 La maggior parte delle strutture sono localizzate in Calabria (23), seguita dalla Puglia (8) e dalla Toscana (5). 55 La somma complessiva per l’erogazione dei contributi ammonta ad € 90.000,00. il contributo è stato concesso nei limiti del 70% delle spese ammissibili sostenute, non potendo comunque superare una soglia di € 6.000,00. 56 Il sistema di certificazione EMAS, varato attraverso il Regolamento CE n° 1836/93 (entrato in vigore nella maggior parte dei paesi solo nel 1995), ha subito una serie di modifiche pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale delle Comunità Europee (L. 114) nel mese di aprile del 2001. Il testo del nuovo Regolamento EMAS n° 761/01 “sull’adesione volontaria delle organizzazioni a un sistema comunitario di Ecogestione e Audit” denominato EMAS II apre a nuovi settori e mostra un interesse più marcato verso l’adozione delle certificazioni per la verifica della sostenibilità. 130 Turismo balneare: sostenibilità come variabile strategica assunto dalla Unione Europea; si tratta di percorsi che focalizzano l’attenzione sulla capacità delle imprese di sviluppare su base volontaria una propria responsabilità nei confronti della tutela dell’ambiente. Le organizzazioni che aderiscono ad EMAS debbono infatti dotarsi di una Politica rivolta non solo al rispetto dei limiti e dei vincoli che sono imposti dalle numerose leggi di settore, ma anche alla diretta creazione di un nuovo rapporto tra impresa, Pubblica Amministrazione e cittadini. Con la registrazione EMAS, le organizzazioni ed i singoli attori si impegnano a realizzare un progetto di miglioramento continuo delle performance ambientali, ed una trasparenza dei comportamenti nei confronti del pubblico. La procedura per aderire al Regolamento EMAS, implementabile sulle strutture balneari 57 , a guisa di un modello di “gestione sostenibile”, consta di una serie di passaggi. In primis è necessario effettuare un’Analisi Ambientale Iniziale. Si tratta dello strumento mediante il quale l’organizzazione individua la sua posizione iniziale rispetto alle condizioni ambientali connesse alla propria attività; è possibile indicare il processo attraverso tre fasi: inquadramento generale del sito; analisi delle attività e dei processi; analisi degli aspetti ambientali. Costituisce un’azione preparatoria, alla quale segue la definizione (ed attuazione) di un Programma Ambientale. Quest’ultimo deve contenere gli obiettivi e i principi di azione che l’organizzazione decide di imporsi per attuare il continuo miglioramento delle proprie prestazioni ambientali. L’ottenimento degli obiettivi individuati dal programma viene favorito dall’attuazione di un Sistema di Gestione Ambientale, terza fase del processo, che includere la definizione della struttura organizzativa, le responsabilità, le prassi, le procedure, i processi e le risorse per attuare il programma ambientale 58 . Le ultime due fasi riguardano l’attività di auditing, espletata dall’impresa mediante un auditor di sua fiducia, al fine di verificare che il sistema di gestione ambientale sia correttamente funzionante, e l’elaborazione di una Dichiarazione Ambientale. Quest’ultima, espressione della strategia ambientale attuata consente il rispetto del principio di trasparenza; consiste in un report ambientale (disciplinato nei contenuti dall’Allegato III del reg. CE 761/2001) comprendente la descrizione al pubblico delle attività produttive dell’organizzazione, i riflessi che tale attività hanno sull’ambiente, i risultati ottenuti dall’organizzazione per un minor impatto ambientale, l’individuazione degli obiettivi di miglioramento da conseguire in prospettiva futura. Il Regolamento EMAS prevede che la dichiarazione ambientale sia poi esaminata e convalidata da un Verificatore Ambientale, indipendente dall’organizzazione, accreditato dal Comitato Ecolabel-Ecoaudit Sezione EMAS Italia e quindi su richiesta di quest’ultimo iscritta nel registro europeo EMAS 59 . Dopo aver ricevuto la convalida, inizia la fase di 57 L’adozione del regolamento EMAS II ha previsto l’allargamento della registrazione a tutti i settori anche non industriali ed in particolare ai servizi (alberghi e settore turistico, Pubblica Amministrazione, ecc.); un’azione esistente previamente a solo titolo sperimentale. 58 Questo perché il Regolamento n°1836/93 non prevede solo l’ottimizzazione ambientale del ciclo tecnologico, ma richiede che il parametro ambientale sia incorporato nel sistema organizzativo gestionale divenendo patrimonio di tutto il personale, a prescindere dal livello gerarchico. 59 In Italia il Comitato rappresenta l’Autorità pubblica competente sia per l’accreditamento e i controlli dei verificatori ambientali, sia per la registrazione del sito che sancisce il diritto dell’organizzazione ad essere riconosciuta per la sua Rapporto sulle imprese balneari 2007 131 registrazione che legittima l’organizzazione ad utilizzare il logo EMAS. A differenza di quanto verificatosi in passato, la struttura del Regolamento EMAS II, sulla base dell’esperienza maturata dopo i primi cinque anni di vigenza del primo Regolamento (EMAS I), prevede che la cadenza della verifica della dichiarazione ambientale, previamente triennale, sia annuale. Il significato di questo cambiamento risiede nella volontà di considerare la dichiarazione ambientale assimilabile al bilancio economico che tutte le organizzazioni adottano annualmente e che sottopongono alla certificazione da parte di adeguati soggetti terzi. Un esempio di certificazione ottenuto è quello rilasciato allo stabilimento balneare La Playa, di Ostia, litorale romano. Il Comitato Emas- Ecolabel ha rilasciato il 30 giugno del 2005 la registrazione Emas allo stabilimento che è divenuto quindi, la prima struttura del genere ad ottenere, a livello italiano ed europeo, la certificazione ambientale Emas. Il procedimento di certificazione, cominciato nel 2004, sottende un decennio di attività “ecocompatibili” attuate dai gestori, i fratelli Radano, amministratori dello stabilimento dal 1991 (lo stabilimento è stato fondato nel 1960 in occasione delle olimpiadi). Esteso su una superficie di 10.980 metri di concessione -60 m di larghezza- presenta circa 180 ombrelloni (200 durante i periodi di alta stagione), 178 cabine, una green area, un ristorante ed una piscina vincitrice nel febbraio 2006 del premio Balnea Pool per il disegno effettuato dagli architetti Simona Ciotoli e Maurizio Checchi 60 . Le cifre sulle presenze turistiche sono alternate. Elevato il numero di bagnanti nel 2005 dopo un calo registrato nel 2004; incerte le stime per il 2006, le condizioni metereologiche hanno frenato i flussi di incoming prevalentemente pendolari (dichiarazioni dell’Amministratore Unico, Angelo Radano). La registrazione EMAS non ha provocato una variazione significativa sul numero di presenze, ma ha sicuramente ridotto alcuni costi relativi ai consumi di energia, acqua e rifiuti ed ha incrementato la “coscienza ambientale” dei bagnanti. Tab.7 Consumi e Presenze turistiche registrate nello stabilimento balneare 2002 2003 2004 2005 Energia 61 /kWh 55.366 10.100 9.750 87.960 Acqua/m3 presenze 1.800 1.833 1.814 1.700 65.000 76.300 70.700 76.400 Fonte: Dichiarazione Ambientale dello stabilimento balneare La Playa, di Ostia 2005 Più precisamente lo stabilimento utilizza il 65% di energia solare, raccolta mediante un eliopompa (cilindro con scambiatolo di calore che immagazzina energia solare) ed il 35% qualità ambientale nei confronti dell’esterno; in genere viene sostenuto dall’APAT e dal sistema delle Agenzie Ambientali ad esso collegate. 60 Il premio è stato assegnato per l'originalità delle forme, i materiali utilizzati e per la valorizzazione dell'ambiente circostante. 61 La gestione delle piscine è rilevante dal punto di vista ambientale sia per i prodotti impiegati per la manutenzione e igienizzazione che per i consumi idrici ed energetici che ne conseguono; il dato anomalo registrato sul consumo di energia tra il 2002 ed il 2003 consegue infatti alla costruzione della piscina. 132 Turismo balneare: sostenibilità come variabile strategica di energia elettrica; è dotato di circa 150 lampade a basso consumo 62 e 82 differenziali di protezione; assenti impianti di condizionamento. I principali aspetti del programma ambientale dello stabilimento riguardano: il consolidamento della raccolta differenziata dei rifiuti; l'incremento dell’opera di minimizzazione percettiva dello stabilimento mediante l’acquisto e la messa a dimora di essenze arbustive autoctone; la riduzione dei potenziali rischi di emergenza ambientale derivanti sia dallo sversamento accidentale di acido e di ipoclorito (attraverso la realizzazione di apposite vasche di contenimento), sia dalla propagazione delle fiamme, in caso di un eventuale incendio, tra la cucina e la sala di consumo, mediante l’istallazione di una porta tagliafuoco. La direzione dispone di una politica ambientale formulando un programma d’azione preciso in cui sono definiti gli obiettivi di prestazione ambientale riguardo all’energia, alle risorse idriche, alle sostanze chimiche e ai rifiuti. Nel programma, a valenza annuale, viene indicata la persona che svolge le funzioni di responsabile ambientale e che ha il compito di prendere i provvedimenti necessari per realizzare gli obiettivi. Come già previamente accennato tra gli obiettivi previsti per il 2007 emerge l’attuazione di una forte politica a favore della raccolta differenziata; è previsto un incremento dell’ 8% per la carta, del 13% per il multimateriale del 5% per l’organico con una riduzione complessiva del differenziato del 6%. La questione della raccolta ha visto una variazione positiva particolarmente interessante; dal 2004 al 2005 si è registrato un incremento del 148% della raccolta carta pro capite, del 144% relativamente al multimateriale e del 51% per l’organico; le stime non definitive del 2006 indicano un ulteriore incremento della raccolta carta (+6%), del multimateriale (+12%), dell’organico (+4%), con una riduzione pari al 5% dell’indifferenziata. Tra gli interventi attuati, un cenno particolare va rivolto all'attività di sensibilizzazione, di carattere ambientale, nei confronti dei fornitori di prodotti e servizi. La formazione degli attori coinvolti oltre che l’aumento di visibilità successivo all’ottenimento del riconoscimento costituiscono due delle evidenze per le quali vale la pena investire programmando una politica a sostegno della natura e dell’ambiente sia delle acque che delle spiagge ad esse adiacenti. La scelta di adottare una gestione ambientale è assolutamente personale, i benefici si registrano nel tempo, la sostenibilità mostra i suoi riflessi quasi esclusivamente sulle generazioni future. 5.2 La norma UNI EN ISO 14001:2004 Lo standard internazionale UNI EN ISO 14001 del 2004 63 viene considerato un passo 62 Tali lampadine presentano un’efficienza energetica di classe A, ai sensi della direttiva 98/11/CE della Commissione, del 27 gennaio 1998, che stabilisce le modalità d’applicazione della direttiva 92/75/CEE del Consiglio per quanto riguarda l’etichettatura indicante l’efficienza energetica delle lampade per uso domestico. 63 Alla fine del 2004, l’ISO (International Standardization Organisation) ha pubblicato la norma 14001 (in Italia prontamente tradotta dall’UNI nel dicembre 2004) ed altre norme sui sistemi di gestione ambientale. La nuova versione ISO 14001:2004, modifica della precedente norma del 1996, è stata pubblicata il 15 di novembre. Contiene importanti modifiche, che riguardano principalmente due aspetti: migliore compatibilità tra con la ISO 9001:2000 e semplificazione della norma sulla base dell'esperienza acquisita negli otto anni di applicazione. La ISO 14001 non contiene modifiche profonde per quanto riguarda i requisiti, molte integrazioni riguardano la semplificazione delle modalità di applicazione. Rapporto sulle imprese balneari 2007 133 intermedio verso la più impegnativa registrazione EMAS; rappresenta la prima standardizzazione internazionale che fornisce i requisiti per la certificazione di un sistema di gestione ambientale comprendente la struttura organizzativa, le attività di pianificazione, le responsabilità, le prassi, le procedure, i processi, le risorse per elaborare, mettere in atto, conseguire, riesaminare e mantenere attiva la politica ambientale. Tab.8 Stabilimenti certificati ISO 14001:2004 ed ISO 9001:2000 Ragione sociale Data Rilascio - Data Scadenza Certificato Scopo Sede Alta Marea Snc di Masi Mirella & C. 28/12/2005 27/12/2008 4001:2004 Cattolica (Rn) Emilia Romagna Bagno Giulia 85 S.A.S. 14/10/2005 30/09/2008 14001:2004 Chelys Beach di Marandino Giovanni Ciavattini Marusia 02/05/2005 - 14001:2004 Gestione stabilimento balneare, noleggio di attrezzature da spiaggia e dei servizi di piscina, animazione diurna e serale, attività ricreative e sportive. Gestione stabilimento balneare, noleggio di attrezzature da spiaggia e dei servizi di piscina, animazione diurna e serale, attività ricreative e sportive. Gestione dello stabilimento balneare. 05/07/2005 - 4001:2004 Gestione dello stabilimento balneare. Costamarina Sas Di Bestoso Gerardo E C. 21/01/2005 - 4001:2004 I Delfini S.A.S. 22/12/2003 22/12/2006 14001:2004 Il Risorgimento Costa D'amalfi S.R.L. Valorizzazioni Turistiche S.R.L. Stabilimento Singita Casarossa S.P.A. 06/10/2005 - 14001:2004 28/10/2005 23/08/2008 14001:2004 Gestione stabilimento balneare con erogazione dei servizi, impianti e aree attrezzate per la balneazione, sorveglianza e salvamento in mare, pulizia arenile, cabine e/o spogliatoi, noleggio imbarcazioni, giochi. Erogazione di servizi di ricezione turistica in stabilimento balneare con annessa piscina di acqua dolce, ristorazione e snack bar. Gestione stabilimento balneare, noleggio di attrezzature da spiaggia e dei servizi di piscina, animazione diurna e serale. Stabilimento balneare, noleggio attrezzature da spiaggia e chiosco-bar. 28/07/2004 - 9001:2000 02/05/2005 - 9001:2000 06/10/2005 - 9001:2000 04/10/2004 10/09/2007 9001:2000 Chelys Beach Di Marandino Giovanni Il Risorgimento Costa D'amalfi S.R.L. Tenuta Primero S.R.L. Fonte: Elaborazioni su dati Sincert, 2006 Erogazione di servizi alberghieri, centro benessere, ristorazione e gestione stabilimento balneare. Gestione dello stabilimento balneare. Gestione di stabilimento balneare con annesse attività di ristorazione, bar ed attivitàludico-ricreative. Progettazione ed erogazione di servizi di campeggio, servizi di piscina, stabilimento balneare, impianti sportivi, porto turistico con attracco e prima assistenza, ristorazione e impianto sportivo Golf Club. Riccione (RN) EMILIA ROMAGNA Capaccio (Sa) Campania Civitanova Marche (Mc) Marche Andora (Sv) Liguria Castel Volturno (Ce) - Campania Vietri Sul Mare (Sa) - Campania Fregene (RM) LAZIO Crotone (Kr) Calabria Capaccio (Sa) Campania Vietri Sul Mare (Sa) - Campania Grado (GO) Friuli Venezia Giulia 134 Turismo balneare: sostenibilità come variabile strategica Si ispira alla certificazione dei sistemi di qualità secondo i requisiti delle norme della serie ISO 9000, presentando, rispetto a queste, numerose analogie in termini di apparato concettuale e impostazione metodologica. Tale certificazione infatti, condivide l'impostazione generale secondo lo schema “Plan, Plan-Do, Do-Control, Control-Act, Act”. Uno dei principali elementi di continuità nei confronti della certificazione di qualità consiste nella spendibilità di questo strumento da parte dell’azienda nei confronti del mercato internazionale che, a giudicare dai dati relativi ai primi anni di vita del sistema, ha risposto positivamente. Nell’ambito della gestione di stabilimenti balneari, generalmente collegati ad attività quali noleggio di attrezzature da spiaggia e dei servizi di piscina, animazione diurna e serale, attività ricreative e sportive, si riconoscono ben 8 strutture certificate (Sincert, 2006), a queste si associano due strutture (Hotel Bellavista, Roseto degli Abruzzi e Sant’Angelo Village, Cavallino -VE) che presentano una certificazione per la gestione rispettivamente della struttura alberghiera e del villaggio turistico alla quale è stata associata l’attivazione di performance ambientali specifiche per gli stabilimenti balneari. Come già previamente accennato, a livello applicativo la certificazione ISO 14001 presenta un percorso comune rispetto alla registrazione EMAS; per cui un'organizzazione che ha sviluppato o che intende sviluppare un SGA può valutare in termini strategici la convenienza di ottenere unicamente la certificazione ambientale ISO 14001; raggiungere direttamente la registrazione EMAS; oppure ottenere la certificazione ambientale per poi arrivare anche alla registrazione EMAS essendo agevole il passaggio dalla prima alla seconda 64 . La procedura iniziale ricalca quanto già documentato per l’EMAS; valutazione della politica ambientale, pianificazione delle attività, definizione del Sistema di Gestione. L'impresa che ha sviluppato un SGA e che desidera ottenere la relativa certificazione deve presentare apposita domanda ad un organismo accreditato. Attraverso tale domanda l'impresa fornisce informazioni generali su di essa e sui principali aspetti ambientali, compilando appositi documenti forniti dall'ente, e consegna il manuale ambientale che descrive il SGA e le procedure utilizzate. Gli organismi di certificazione sono controllati dal SINCERT e sono generalmente gli stessi che operano nell'ambito dei sistemi qualità (Certiquality, DNV, Rina, Certo, ecc.). Alla domanda di certificazione segue la fase di istruttoria durante la quale l'organismo di certificazione esamina i documenti presentati dall'azienda e valuta se il suo SGA è adeguatamente definito e documentato secondo quanto previsto dalla norma ISO 14001. Dopo l'istruttoria i valutatori del gruppo di verifica ispettiva dell'organismo di certificazione si recano presso l'impresa per effettuare la visita di valutazione. Durante tale visita gli ispettori controllano l'applicazione di quanto documentato e gli elementi del SGA con l'ausilio di check list, effettuando interviste, esaminando le procedure ed i documenti del SGA, osservando gli impianti e verificando direttamente l'applicazione di quanto riportato nelle procedure. Alla fine viene emesso un rapporto di valutazione (contenente le 64 Il nuovo Regolamento EMAS II ha deciso di incorporare al suo interno in maniera integrale la norma ISO 14001:2004 (con un recente provvedimento pubblicato nel 2006 nella GUCE); attualmente quindi, i due sistemi coincidono per quanto riguarda la parte a carico delle imprese che si dotano di un programma di miglioramento ambientale e del relativo sistema di gestione ambientale interna. Rapporto sulle imprese balneari 2007 135 eventuali non conformità emerse durante la verifica), ed espresso un giudizio complessivo sulla situazione. Le imprese valutate hanno alcune settimane di tempo per rispondere ufficialmente alle non conformità indicando le misure che intendono adottare e i relativi tempi di attuazione. Se l'istruttoria e la visita di valutazione hanno esito positivo, ossia viene accertato il soddisfacimento di tutte le condizioni per la concessione del certificato, il comitato di certificazione trasmette la proposta al consiglio per la delibera definitiva ed il rilascio della certificazione. Il certificato ha validità per un triennio, durante questo l'impresa è soggetta a visite annuali di sorveglianza al fine di verificare il corretto mantenimento del SGA 65 . In accordo con "il regolamento di certificazione" dell'organismo coinvolto, l'impresa ha la possibilità di riprodurre il documento di certificazione ed il marchio di certificazione su cancelleria, materiale pubblicitario, articoli promozionali, certificati, pubblicazioni, strutture aziendali, veicoli aziendali. Tra i vari esempi di certificazione ISO 14001 ottenuti da stabilimenti balneari è possibile citare il caso dell’ALTA MAREA BEACH VILLAGE (certificato n° 013 - UNI EN ISO 14001: 2004); nato nel 2003 come consorzio unente 8 diversi stabilimenti e immediatamente proiettato, attraverso l’attivazione di politiche sostenibili, al raggiungimento della certificazione internazionale ottenuta nel gennaio 2006. Tra gli obiettivi perseguiti dagli attori di competenza: il miglioramento delle proprie prestazioni ambientali e la prevenzione dell’inquinamento. La struttura, localizzata sull’arenile zona nord di Cattolica (Romagna), presenta una palestra di 25 mq., con attrezzi per l'allenamento cardiofitness e potenziamento fisico, vasche idromassaggio con giochi d'acqua, piscina, campi di Beach-Volley, Calcetto e Basket, 3 campi bocce, parco giochi per bambini con annesse attività di Baby-Sitter e Mini-Club, tavoli da ping pong e una ricettività pari a circa 600 ombrelloni. Per l’attività di prevenzione i gestori dello stabilimento intervengono riducendo e contenendo i consumi energetici ed idrici, e promuovendo ed adottando la raccolta differenziata dei rifiuti (sono presenti infatti, tre isole ecologiche che consentono la raccolta differenziata di carta, plastica, lattine, vetro e umido). In particolare per la riduzione dei consumi energetici lo stabilimento si è dotato di un impianto di pannelli fotovoltaici (3 kw di potenza), inaugurato nel luglio 2006, atto a produrre energia elettrica pulita e di 3 impianti di pannelli solari per il riscaldamento dell’acqua dell’impianto delle docce. L’attuazione del sistema consente un risparmio energetico pari al 30%. Per la riduzione dei consumi idrici invece, sono stati realizzati due impianti di recupero dell’acqua delle docce che consentono allo stabilimento di riutilizzare l’acqua raccolta per l’impianto di irrigazione e per il risciacquo dei water delle toilette presenti in struttura. Il sistema delle vasche di decontaminazione consente, secondo quanto documentato dagli amministratori della struttura, un risparmio pari a 500 m3 d’acqua. 6. Valutazioni di sintesi Tra gli ulteriori obiettivi perseguiti, l’incremento della sensibilità ambientale dei turisti 65 Allo scadere del termine è possibile il rinnovo della certificazione se vengono mantenuti tutti i requisiti della norma ISO 14001, compreso il miglioramento delle prestazioni ambientali. 136 Turismo balneare: sostenibilità come variabile strategica attraverso un loro coinvolgimento diretto nel raggiungimento delle migliori performance ambientali ed una continua attività di (in)formazione indirizzata agli operatori. Tale stabilimento inoltre, come già previamente accennato, partecipa al progetto provinciale del “Bagnino Ecosostenibile”. La caratteristica fondamentale risultante da tale esempio è che il Sistema di Gestione adottato non sia prescrittivo, cioè non specifica come il miglioramento deve essere ottenuto, ma fornisce un insieme di procedure per la partecipazione pro-attiva dello stabilimento nel miglioramento delle performance ambientali, stimolando così soluzioni più creative, eliminando l’approccio di tipo “Command and control” tipico dei precedenti tentativi di protezione ambientale. I sistemi di gestione ambientale hanno, in accordo con l’evoluzione della legislazione, lo scopo di instaurare all’interno degli stabilimenti delle procedure chiare, volte al miglioramento della prestazione ambientale delle attività svolte. L’indirizzo programmato per il futuro, l'impossibilità di esercitare controlli ambientali su vasta scala, la sostanziale inefficacia di un approccio basato sul solo controllo, hanno condotto alla promozione di strategie basate sulla gestione ambientale efficace dei siti e sulla progressiva responsabilizzazione del produttore ("product stewardship") nei confronti degli effetti ambientali legati all'intero ciclo di vita del proprio prodotto. La domanda verso un ambiente protetto impone l’adeguamento, è inevitabile per ridurre i costi ed aumentare la competività, farsi spazio nel sistema mercato rispondendo con un sistema gestionale ambientalmente sostenibile. Rapporto sulle imprese balneari 2007 137 CAP VI CONSIDERAZIONI FINALI66 1. Il ruolo dei “bagni” nei confronti dei cambiamenti in atto Le attività collegate al governo del mare e alla gestione degli arenili sono sempre state caratterizzate da un’eccessiva parcellizzazione degli interventi associata ad una elevata frammentarietà delle iniziative private. I processi di controllo sulle acque di balneazione spesso non riescono a sincronizzarsi con i monitoraggi ambientali, le politiche a favore dell’attività di pesca contrastano quelle di protezione del mare, le attività estrattive e l’utilizzazione della fascia costiera determinano non pochi problemi di compatibilità ambientale e la costruzione di porti e porticcioli favorisce erosioni e ripascimenti. Particolarmente in alcune aree, anni di abusi e di appropriazioni indebite hanno segnato negativamente la gestione degli spazi e impedito alle poche iniziative di buona governance di emergere, provocando forme di inquinamento sia marino che costiero, che di fatto hanno portato ad una riduzione delle potenzialità competitive, non sempre immediatamente percepita dai policy makers. Per i problemi indicati la gestione del demanio marittimo e costiero è oggetto di una forte tensione, con difficoltà anche nella valutazione della dimensione di certi fenomeni, per la individuazione delle politiche sostenibili e per la presa d’atto delle modalità con le quali i sistemi locali si articolano in rapporto alle altre componenti dell’offerta. Proprio per cercare di superare queste difficoltà l’indagine svolta ha cercato sempre di vedere con una ottica d’insieme l’attività delle imprese in rapporto al ruolo delle istituzioni. Le analisi effettuate negli ultimi anni dimostrano come non abbia più senso parlare di turismo balneare come voce di sintesi che individua un comparto e come, invece, si debba parlare più propriamente dei turismi del mare, come fenomeno complesso costituito da tanti submercati, per ognuno dei quali valgono definizioni categoriali e regole diverse: così accanto al mercato balneare tradizionale si collocano, il segmento croceristico, quello dei charter nautici, la nautica da diporto, il surfing, il pescaturismo, il diving, il turismo nelle isole minori. Tale classificazione rende necessaria una riarticolazione del sistema di classificazione delle destinazioni balneari e del comparto allargato nel quale generalmente si inseriscono anche le aree lacuali. Quale scenario futuro quindi per le imprese del settore alle prese, come parte attiva, di un mercato così variegato ed articolato? Una strategia di reazione da mettere in campo è sicuramente la capacità di rispondere alle diverse domande con un sistema di servizi adeguato, caratterizzato da aspetti che possono essere compresenti ma anche alternativi, come il benessere, il fitness, le tipicità, la tranquillità, le attività per bambini e ragazzi, i divertimenti, la gastronomia tipica e gli sport, la vita sul mare integrata e quella sulla spiaggia; si vuole proporre un prodotto Capitolo a cura di Emilio Becheri 138 Conclusioni finali articolato secondo diversi mercati, a condizione che questi siano fra loro compatibili. Secondo quanto documentato dall’indagine campionaria effettuata occorre prestare attenzione all’evoluzione della clientela, composta non solo dai tradizionali turisti pernottanti, ma anche, e in numero sempre più rilevante, da escursionisti, da residenti, da visitatori giornalieri delle aree limitrofe con un raggio di estensione che può essere anche molto ampio, da fruitori di week end e short break, da stranieri che abbinano il soggiorno balneare alla visita alle città d’arte. In alcune località i clienti tradizionali rappresentano addirittura la minoranza dei fruitori. Da notare che per i residenti, che spesso affittano il loro posto per tutta la stagione, nei mesi estivi sempre più lo stabilimento balneare sostituisce la piazza, il bar e la palestra, spazio e svago da vivere anche nel tempo libero dal lavoro quotidiano. Tutte queste categorie di utenti necessitano di servizi ad hoc, e tutti sono disposti a spendere qualcosa di più a fronte della certezza, della affidabilità e della qualità del servizio. Nel frattempo, in modo autonomo, si è sviluppata anche una nuova, per ora latente concorrenza, determinata dalla diffusione dei grandi centri benessere e/o fitness, ormai presenti, oltre che nelle località termali, anche in tutte le grandi città o nei loro dintorni, con grandi piscine facili da raggiungere e minori problemi in termini di traffico e di tempo virtuale dedicato al trasporto. Certo il mare resta un’altra cosa e un altro prodotto. 2. Il dibattito sull’accesso alla battigia Negli ultimi anni si è sviluppato un ampio dibattito sugli stabilimenti balneari, perché la Legge finanziaria 2004 aveva previsto inizialmente forti aumenti dei canoni demaniali. Tale legge prevedeva un aumento indiscriminato dei canoni demaniali del 300% che, oltre a creare in linea generale un aggravio considerevole a tutto il comparto, avrebbe messo praticamente fuori mercato il “25-30% dei concessionari a causa di canoni economicamente insostenibili. La Finanziaria 2007 ha cancellato l'aumento del 300%, introducendo un sistema di calcolo per quanto riguarda le “pertinenze demaniali”, cioè le strutture in muratura incamerate dallo Stato, che tende ad avvicinare il canone all'affitto a libero mercato. Gli operatori ritengono che, in non pochi casi, gli aumenti possano superare il 1000%, con la conseguenza che anche in questo caso circa un quarto delle imprese si troverà di fronte ad oneri non sostenibili. Occorrerà trovare riequilibri che consentano canoni tali da garantire un maggior gettito senza determinare situazioni economiche fuori controllo. Come conseguenza della Legge finanziaria 2007, si è molto discusso anche sulla questione dell’accesso agli arenili e sugli impedimenti che da tale punto di vista la presenza dei bagni privati determinerebbe, citando le esperienze di altri paesi mediterranei. Rimandiamo a quanto detto nella introduzione a questo rapporto, quando è stato evidenziato il grande ruolo storico che gli stabilimenti balneari hanno avuto come valore aggiunto del turismo nazionale. Un breve raffronto con gli altri paesi mediterranei prova, analogamente a quanto storicamente si è verificato in Italia, che le spiagge libere sono maggiormente presenti Rapporto sulle imprese balneari 2007 139 ove minore è stata la colonizzazione turistica delle località e che le diversità sono spesso più apparenti che reali. Così in Spagna con quasi 5.000 km di costa le spiagge sono libere ma nelle località più turisticizzate spesso la gestione degli arenili è associata a quella degli esercizi ricettivi ed esistono molte spiagge attrezzate con servizi a pagamento per ombrellone, sdraio, parcheggio e spogliatoio. In Francia, con poco più di 5.700 km di coste atlantiche e mediterranee, le spiagge delle principali località balneari vedono la presenza di molti stabilimenti balneari, ma sono presenti anche molte grandi spiagge libere con servizio di doccia. Una caratteristica del Sud della Francia è anche la presenza di diverse spiagge naturistiche. I più di 15.000 km di costa della Grecia consentono di trovare molte spiagge libere, ma sono in notevole aumento gli “stabilimenti” che offrono servizi igienici, di ristoro e servizi da spiaggia quali lettini e ombrelloni, che ovviamente comportano un costo di soggiorno. A proposito della Grecia, tuttavia, non si può non ricordare il caso del Sindaco di Ellinikon, riportato anche da alcuni giornali italiani, che ha protestato duramente perché le recinzioni delle costruzioni di privati cittadini non consentono l’accesso al mare agli altri residenti ed ai turisti della zona. Ellinikon è un comune di circa 14.000 abitanti nei dintorni di Atene, ove è collocato l’omonimo aeroporto internazionale, Pure in Croazia le spiagge sono per la maggior parte libere, anche se sono in aumento gli stabilimenti balneari e se diversi alberghi gestisono in proprio l’arenile prospiciente. Le spiagge della Riva Sud del Mediterraneo generalmente sono libere oppure gestite dagli esercizi ricettivi (alberghi e resort) di fronte ai quali si collocano. Non esiste, comunque, un principio di esclusività della loro fruizione; generalmente si consiglia di non frequentare luoghi isolati. Da notare che nei paesi indicati non è possibile trovare una indicazione relativa al numero degli stabilimenti balneari, proprio perché la gestione dei servizi è spesso associata ad altre attività come quella della ricettività e di ristorazione. In Italia la presenza degli stabilimenti balneari, particolarmente nelle aree marine più note, è molto rilevante nel Centro Nord, meno nel Mezzogiorno. Il Ministero della Salute nella sua ultima indagine relativa al 2005 rileva 7.374 km di costa marina (che salgono a oltre 8.000 se si includono anche le acque interne), dei quali 5.018 (68,2%) balneabili. L’inquinamento, nel 2005, riguardava il 5,7% delle coste nazionali con un massimo del 17,8% in Campania e del 13,4% nel Lazio, ed un minimo in Friuli V. G., dove non è stato rilevato inquinamento, e in Toscana (1,2%). Non sono considerate le coste lacuali e fluviali. Sono presenti circa 13.000 stabilimenti balneari, con una organizzazione territoriale differenziata. La loro rete è molto diffusa in regioni quali l’Emilia Romagna la Liguria e la Toscana che insieme rappresentano quasi il 40% del totale degli stabilimenti, mentre in altre realtà come il Veneto la gestione è spesso pertinenza di altre attività, ed in particolare di quelle alberghiere, dei campeggi e dei villaggi turistici, come è ben spiegato nella precedente edizione (2002) di questo rapporto. Un fenomeno che si è sviluppato negli ultimi anni, a seguito del passaggio delle competenze alle regioni, con la successiva delega dell’operatività ai comuni, è quello delle spiagge libere attrezzate, generalmente con affidamento della gestione da parte 140 Conclusioni finali delle amministrazioni comunali a cooperative ed associazioni. Tuttavia in quasi tutti i casi sono gratuiti solo alcuni servizi essenziali quali l’ingresso, l’assistenza-salvataggio, la pulizia della spiaggia e i servizi igienici, mentre tutti gli altri (ombrelloni, sdraio ecc.) sono a pagamento. Appare logico che se si evidenzia il fatto che l’ingresso è gratuito, si riconosce implicitamente che in altri casi può essere a pagamento. La Finanziaria 2007 ha introdotto alcune misure a favore della liberalizzazione dell’accesso alle spiagge ed alla battigia. In particolare con il comma “e” dell’art. 251 della L. 296/2006 è fatto “obbligo ai titolari di concessioni di consentire il libero gratuito accesso e transito per il raggiungimento della battigia antistante l’area ricompresa nella concessione, anche al fine della balneazione”. Facendo riferimento a tale provvedimento, iscritti ad associazioni dei consumatori si sono recati in gruppo presso alcuni stabilimenti, in particolare in Liguria, per potere accedere alla battigia e potere effettuare un bagno, determinando la reazione del gestore che non l’ha concesso, e attivando polemiche sui principali quotidiani. Si tratta di esasperazioni spesso provocatorie, perché in molte località italiane esistono spiagge libere nei pressi degli stabilimenti, che consentono l’accesso a tutti e perché di fatto il transito per raggiungere la battigia è quasi sempre stato ammesso come servitù di passaggio, così come la possibilità di prendere il sole o di fare un bagno, ovviamente senza il godimento degli servizi collaterali. Può essere più problematico il caso dell’accesso in alcune spiagge la gestione delle quali è riconducibile a quella degli esercizi ricettivi, ma di fatto non ha mai rappresentato un problema. Le regioni, peraltro, solo in alcuni casi regolamentano in modo esplicito le modalità di accesso alla spiaggia. La Puglia, prevede un tetto del 40% per l’affidamento della gestione del demanio marittimo ai privati, con accesso libero al mare ogni 150 metri e transito libero e gratuito dagli stabilimenti. Anche la Sardegna sta introducendo analoghi limiti ed ha introdotto misure restrittive che porteranno la percentuale di litorale demaniale affidabile alla gestione dei privati dal 35% al 25%. In generale valgono usi e costumi locali che consentono, ed in alcuni casi tollerano, l’accesso libero alla spiaggia. I gestori, peraltro, sono ben consapevoli che la presenza di altri soggetti, a condizione che non esercitino una modalità di soggiorno dannosa per gli altri clienti, può portare alla fruizione di altri servizi remunerativi, come ad esempio bar e ristorazione. Pare opportuno rilevare anche come l’atteggiamento di alcune inchieste realizzate in proposito sia stato pregiudiziale, con la finalità di volere andare per forza a trovare i pochi casi negativi per poi generalizzarli. In realtà le proteste delle associazioni dei consumatori hanno avuto effetto molto ridotto ed hanno coinvolto poche persone, perché di fatto il fenomeno non è sentito come un problema dalla popolazione che in gran parte ha un atteggiamento favorevole e fruisce dei “bagni”. Altra polemica è quella che si è sviluppata a proposito del prezzo dei servizi degli stabilimenti balneari. Si è parlato di aumenti intorno al 15-20%. L’aumento medio che è stato rilevato secondo una obiettiva indagine Trademark relativa alla stagione estiva 2007 rispetto a quella del 2006, è del 3,2%., differenziato per Sud (5,35), Nord (1,4%) e Centro (2,7%). Il Maggiore aumento rilevato per il Mezzogiorno si spiega anche con i più Rapporto sulle imprese balneari 2007 141 bassi livelli di prezzo praticati. Come si ricorda nella indagine Trademark, alla quale si rimanda, “dal 1997 le spiagge italiane sono in un regime di liberalizzazione dei prezzi e si limitano a dichiarare una tariffa minima ed una massima ad inizio stagione. Nella pratica, quindi, nella stessa località i prezzi di lettini, sedie a sdraio, ombrelloni e cabine possono risultare molto differenti da stabilimento a stabilimento e cambiare in base alla localizzazione (centrale o periferica), alla prossimità dell'acqua (fila), ai servizi messi a disposizione, talvolta compresi e talvolta opzionali per il cliente” e anche a seconda del periodo stagionale di riferimento. In termini relativi i prezzi in alta stagione arrivano ad essere, in alcune località, pari a 2,3 volte quelli della bassa stagione. In generale, tuttavia, il differenziale è di circa il 20%; alcuni stabilimenti balneari delle località più note non praticano prezzi differenziati. Un servizio di ombrellone con due lettini o sedie a sdraio va da un minimo di 7/8 euro al giorno in bassa stagione in Calabria ed in Puglia, ad un massimo di circa 25 euro nelle regioni del Centro Nord, fatti salvi alcuni bagni esclusivi del Lido di Venezia e della Versilia Toscana per i quali si raggiungono anche i 50 euro. In media il soggiorno giornaliero in bassa stagione si attesta intorno ai 16 euro al giorno ed in alta intorno ai 19 euro. Nell’area adriatica i rispettivi valori sono più bassi della media nazionale di circa il 20%; in quella tirrenica risultano superiori di più del 20%. Per gli affitti settimanali il prezzo giornaliero si riduce, in media nazionale, di circa il 15%, in modo più accentuata per l’area adriatica rispetto a quella tirrenica. 3. Le tendenze attuali Secondo la percezione della quasi totalità degli operatori fra le nuove tendenze in atto nella clientela stanno assumendo una valenza sempre più significativa i soggiorni più brevi, un generalizzato anticipo nell’apertura della stagione, le prenotazione sempre più a ridosso del momento della partenza, che diventano propriamente last minute nelle aree più mature, l’aumento dell’età media dei fruitori, attribuibile alla concorrenza di altre spiagge mediterranee per le fasce più giovani di età, una sempre maggiore attenzione ai costi, la richiesta di servizi aggiuntivi, quali, appunto il fitness, attività di intrattenimento e di divertimento e la ristorazione, a condizione che siano di qualità. Altre attività ritenute decisive a livello di gruppo di imprese locali e di rete sono la capacità di organizzare eventi locali e di promuovere il territorio circostante. Alcune delle tendenze indicate, peraltro, valgono in generale per tutto il comparto vacanziero. Per rispondere a queste nuove esigenze le imprese turistico-balneari debbono rendersi conto, e far valere nei confronti delle istituzioni, il fatto che da un lato sono una rete diffusa su tutto il territorio nazionale come offerta di base, dall’altro sono parte essenziale delle filiere dell’ospitalità locale, con un loro ruolo di sintesi nel quale confluiscono le altre attività. Questo ruolo non è mai stato valorizzato in modo adeguato perché spesso, a livello percettivo, vi è stato una latente subordinazione rispetto alle attività ricettive e di intermediazione commerciale. Sono quasi sempre stati gli alberghi a consigliare o a proporre direttamente lo stabilimento nel quale vivere la propria vacanza, poche volte si è 142 Conclusioni finali verificato il contrario. Una prova del livello di integrazione in atto fra le varie componenti della filiera è data dal fatto che attualmente il 58% degli operatori dichiara di intrattenere rapporti commerciali con le strutture ricettive, in buona parte attraverso un semplice rapporto di convenzione. La situazione appare, tuttavia, differenziata a livello territoriale, perché l’attività di collaborazione con le altre componenti della filiera è molto più sviluppata nel Nord e nel Centro rispetto al Mezzogiorno. A tal proposito non va dimenticato che l’universo delle strutture è composto per circa il 75% da microimprese, nella forma di società di persone o ditte individuali. Non poteva che essere così vista la dimensione complessiva dell’attività e la sua strutturale stagionalità. Si può affermare che la microimpresa è stata funzionale alla presenza diffusiva dell’attività, integrandosi con altre aziende quali gli alberghi e con la presenza diffusa dei turisti in abitazioni per vacanza. Le numerose microimprese, ovviamente, necessitano anche di investimenti ridotti rispetto a quelli di altre attività turistiche, ma di forte impegno per gli operatori del comparto. Ai mezzi finanziari va aggiunto anche l’impegno continuo, praticamente senza orario di lavoro, degli esercenti e dei familiari. Spesso questo capitale “immateriale” ha un peso maggiore del capitale finanziario richiesto per l’avvio e la gestione delle attività. Altro aspetto da considerare è il fatto che il meccanismo delle concessioni porta ad investire su terreni non di proprietà e quindi a dovere garantire il sistema creditizio con altri mezzi propri oltre che con il patrimonio d’impresa. La commistione con altri capitali e con altre competenze è un fatto strutturale del sistema dei “bagni”. In termini qualitativi gli attuali investimenti finanziari effettuati dagli operatori per il decollo economico delle attività sono principalmente rivolti al benessere ed alle attività di intrattenimento e relax. In alcune aree, da alberghi e stabilimenti, sono state realizzate delle piscine, seguendo una tendenza della quale si è molto discusso nella seconda metà degli anni ottanta e che da allora ha trovato sviluppo. Si è teorizzata la necessità di creare una fascia di piscine parallela al litorale. Questa scelta, in alcune zone come ad esempio la Costa romagnola, ha trovato motivazione, e spesso anche un pretesto, nella critica qualità delle acque marine. Una tendenza degli ultimi anni ancora in fase di forte espansione è verso la attivazione all’interno dei “bagni” di microcentri di wellness, sia attivo (fitness, acquagym, ecc.) che passivo (fanghi, maschere, massaggi curativi). Risultano ancora ridotti, ma in fase di espansione, gli investimenti in nuove tecnologie, indirizzati principalmente alla realizzazione di siti web. La gran parte dell’attività è ancora fondata sulla clientela fidelizzata, che nelle fasce più mature e consolidate raggiunge il 60%, ed il passa parola. In tal senso esiste un forte gap con le altre attività turistiche ove internet si è sviluppata addirittura prima di quanto è avvenuto in molti altri comparti produttivi; è in atto, comunque, una accelerazione della informatizzazione, fenomeno che, peraltro, non implica notevoli investimenti. Come tendenza strutturale continuano gli investimenti per fare fronte all’erosione delle coste e al depauperamento degli arenili secondo varie formule, compreso il ripascimento diretto delle spiagge. I fenomeni di erosione e di cattiva gestione delle coste Rapporto sulle imprese balneari 2007 143 introducono notevoli diseconomie nell’attività degli operatori. Su questo punto è bene essere molto chiari: gli operatori sono ben consapevoli che la maggiore parte del tempo vivo di vacanza da parte dei beach (sand) users, particolarmente dalle famiglie, è passata proprio all’interno degli stabilimenti balneari. Sono i primi, perciò, a pretendere rigidi limiti di sostenibilità ambientale e per questo motivo hanno preso parte attiva in diversi interventi tesi a preservare gli arenili, favorendo politiche environmental friendly. Nel senso indicato una caratteristica fondamentale, risultante dagli esempi proposti nell’indagine effettuata, mostra come i sistemi di gestione adottati non siano prescrittivi, cioè non specifichino come il miglioramento debba essere ottenuto, ma forniscano un insieme di procedure per la partecipazione pro-attiva dello stabilimento al miglioramento delle performance ambientali, stimolando soluzioni originali a misura delle singole realtà ed eliminando l’approccio di tipo “command and control” tipico dei precedenti tentativi di protezione ambientale. Attualmente i sistemi di gestione, in accordo con l’evoluzione della legislazione, hanno lo scopo di instaurare all’interno degli stabilimenti delle procedure chiare, volte al miglioramento della prestazione ambientale delle attività svolte. Altro aspetto gestionale critico è dato dal fatto che, nonostante la consapevolezza della necessità di limiti ancora più ristretti di quelli ispirati alla pura sostenibilità, risultano piuttosto rare le politiche di “energy saving” adottate. Per quanto riguarda l’economia del comparto, spese a parte, il bilancio appare positivo, come provano la quota dei consumi interni ed il valore aggiunto attivati. Tuttavia, passando dalle valutazioni congiunturali a quelle tendenziali, anche il comparto degli stabilimenti balneari sembra essere caratterizzato da una malattia congenita, collegata alla difficile integrazione fra l’attività delle istituzioni e quella degli operatori, in analogia con quanto avviene per altri comparti del turismo. Basti pensare agli strumenti di programmazione pensati nel tempo, spesso implementati a favore di aree costiere, che raramente hanno raggiunto i livelli di efficacia auspicati: comprensori degli anni Sessanta e Settanta, consorzi negli anni Ottanta e Novanta, PIT, Accordi di programma ecc. negli anni duemila. Altri esempi provano la mancanza di integrazione fra mercato delle imprese (mercato reale) e l’attività delle istituzioni (mercato immaginario), con la ideazione di una molteplicità di mostre e manifestazioni che raramente hanno una vera efficacia promozionale, con l’accettazione della situazione in atto senza la proposta di attività innovative, con la frammentazione delle competenze e la disomogeneità delle legislazioni regionali, con il mancato riconoscimento del ruolo strategico del comparto degli stabilimenti balneari, forse perché meno capitalizzato di altri. È a causa di tale atteggiamento di fondo che le politiche pensate restano parcellizzate, con la conseguenza che le singole destinazioni turistiche costituiscono “diamanti solitari” che competono con le altre destinazioni mediterranee, comprese quelle presenti sul territorio italiano, con una ridotta capacità di penetrazione sul mercato. È necessario sapere estendere la grande valenza delle destinazioni di eccellenza presenti alle altre, creando un sistema a rete capace di presentare un “collier” con forte efficacia promozionale, facendo anche riferimento alle macroaree nelle quali 144 Conclusioni finali tradizionalmente si suddivide l’Italia e puntando su alcuni progetti in fieri che potrebbero determinare un salto di consapevolezza e di qualità, come ad esempio il progetto South Italy, che vuol creare politiche comuni e creare un marchio sostanziale per un’area che è comunque poco valorizzata rispetto alle sue grandi potenzialità. Altra grande difficoltà è data dal vincolo della stagionalità, perché dipendente in primo luogo dal clima e dalla organizzazione delle attività produttive e dall’assenza di un programma mirato di coordinamento tra governo, imprese e gestione integrata dei traffici turistico-commerciali. Lo sviluppo di poltiche low cost, collegate alle destinazioni balneari, associata all’interesse da parte delle imprese a proporre attività alternative (non solo mare) può rappresentare un percorso da seguire. L’interesse da parte dei gestori delle imprese balneari a tenere aperto nei mesi invernali appare fondamentale; si ricordi, a proposito, che nella quasi generalità delle località balneari durante il periodo non estivo rimangono aperti circa un quarto degli esercizi alberghieri, mentre chiudono tutte le strutture del plein air e tutti gli stabilimenti balneari. In positivo è da valutare la tendenza, che per ora si manifesta nel Centro Nord, e in particolare nelle località balneari di maggior prestigio e più organizzate come ad esempio la Costiera Romagnola e la Versilia, a trasformare le aperture stagionali in annuali anche per le possibilità che derivano dall’ampliamento delle tipologie turistiche possibili.