Letteratura italiana
Corso di riallineamento
a.a. 2012/13
Facoltà di Lingue e Letterature Straniere
Moderne
Università degli Studi di Cagliari
Docente: M.Lucia Sancassano
Indice degli argomenti
 Test d’ingresso
1. Una visione diacronica d’insieme: tempi,
luoghi e movimenti
 Test in itinere: “chi è chi?”
2. Letture d’Autore: momenti
d’approfondimento (focalizzazione
linguistica)
 Test finale
 Correzione collettiva
Test d’ingresso (1)
 Chi è l’autore del Filocolo e del
Filostrato?
a) Cecco Angiolieri
b) Giovanni Boccaccio
c) Niccolò Machiavelli
d) Agnolo Poliziano
Test d’ingresso (2)
 Chi è l’autore del Conte di
Carmagnola?
a) Alessandro Manzoni
b) Vittorio Alfieri
c) Niccolò Machiavelli
d) Ippolito Nievo
Test d’ingresso (3)
 Il Rinascimento si caratterizza, tra gli altri
aspetti,
a) per l’affermazione della superiorità della
letteratura moderna su quella classica
b) per il fatto di costituire un’epoca di
discontinuità culturale rispetto al Medio Evo
c) per il culto dell’irrazionale, del mostruoso
e del deforme
d) per il rifiuto delle discipline filologiche
Test d’ingresso (4)
 Indicare il corretto ordine cronologico:
a) Barocco- Manierismo-UmanesimoRinascimento
b) Manierismo-Barocco-RinascimentoUmanesimo
c) Barocco-Manierismo-RinascimentoUmanesimo
d) Umanesimo-Rinascimento-ManierismoBarocco
Test d’ingresso (5)
 Indicare il corretto ordine cronologico:
a) Scapigliatura-CrepuscolarismoRomanticismo-Postmodernismo
b) Romanticismo-ScapigliaturaCrepuscolarismo-Postmodernismo
c) Crepuscolarismo-RomanticismoScapigliatura-Postmodernismo
d) Postmodernismo-CrepuscolarismoRomanticismo-Scapigliatura
Test d’ingresso (6)
 Indicare il corretto ordine cronologico:
a) Guittone d’Arezzo-Francesco PetrarcaTorquato Tasso-Luigi Pulci
b) Luigi Pulci-Francesco Petrarca-Guittone
d’Arezzo-Torquato Tasso
c) Guittone d’Arezzo-Francesco PetrarcaLuigi Pulci-Torquato Tasso
d) Torquato Tasso-Luigi Pulci-Francesco
Petrarca-Guittone d’Arezzo
Test d’ingresso (7)
 I versi dell’Alighieri:
Nel mezzo del cammin di nostra vita/ mi ritrovai per una selva
oscura,/ ché la diritta via era smarrita./ Ahi quanto a dir qual
era è cosa dura/ esta selva selvaggia e aspra e forte/ che nel
pensier rinova la paura!”
“
sono costruiti secondo lo schema metrico
a) dell’ottava
b) delle terzine a rima incatenata
c) delle terzine a rima incrociata
d) delle terzine a rima baciata
Test d’ingresso (8)
 L’opera intitolata Le Grazie
a) è un trattato rinascimentale sul
canone classico della bellezza che si
fonda sulle proporzioni
b) è un’ode di Giuseppe Parini
c) è un poemetto di Ugo Foscolo
d) è un elegante poema di
Gianbattista Marino
Test d’ingresso (9)
 A quale corrente letteraria appartiene
Giovanni Verga?
a) Neorealismo
b) Scapigliatura
c) Romanticismo
d) Verismo
Test d’ingresso (10)
 Quale dei seguenti personaggi non
compare ne I promessi sposi?
a) Federigo Borromeo
b) Fra’ Galdino
c) Don Gesualdo
d) Don Rodrigo
Test d’ingresso (11)
 Il capolavoro di Ludovico Ariosto è
a) La Gerusalemme liberata
b) Il Principe
c) Orlando innamorato
d) Orlando Furioso
Test d’ingresso (12)
 Un’anastrofe è
a) l’inversione dell’ordine abituale di un
gruppo di parole
b) la ripetizione delle particelle congiuntive
c) l’affermazione di un concetto attraverso
la negazione del suo contrario
d) l’unione di due parole che fanno
riferimento a sfere sensoriali diverse
Test d’ingresso (13)
 La metonimia consiste
a) nel trasferimento di significato da una
parola a un’altra per contiguità logica
b) nella distribuzione incrociata degli
elementi sintattici
c) nell’estendere l’uso della parafrasi oltre i
limiti del significato testuale
d) nell’accostare in una locuzione due
termini che esprimono significati opposti
Test d’ingresso (14)
 L’entrelacement
a) è una tipica ballata provenzale con
accompagnamento musicale
b) si ha quando la frase non termina con il
verso, ma si protrae in quello successivo
c) è il corrispettivo dell’ottava nella poesia
francese
d) è la tecnica narrativa ad incastro tipica
dell’Orlando Furioso
Test d’ingresso (15)
 Che cosa indica il termine “intertestualità”?
a) i significati più profondi, non
semplicemente il significato letterale, di un
testo
b) un ciclo di opere affini di uno stesso
autore
c) l’insieme delle relazioni che un’opera
intrattiene con altri testi
d) una pratica letteraria che ha come fine lo
studio filologico dei testi manoscritti
Una periodizzazione
schematica
Tempi, Autori e movimenti
della letteratura italiana
dalle Origini all’Ottocento
Il Medio Evo (dal XIII al XIV)
 Siciliani (// poesia religiosa – S.
Francesco)
 Siculo-Toscani
 Stilnovisti
 Dante
 Petrarca
 Boccaccio
“Le tre Corone”
L’Umanesimo (XV)
 Umanesimo Civile:





Giovanni Pico della Mirandola
Marsilio Ficino
Lorenzo Valla
Leon Battista Arberti
Coluccio Salutati….
 Umanesimo volgare:
 Lorenzo de’Medici
 Angelo Poliziano
 Jacopo Sannazaro…
Il Rinascimento (XVI)
 La trattatistica
 Linguistica: Pietro Bembo (“Prose della volgar lingua”
1525)
 Etico-cortigiana: Baldassarre Castiglione
 Politica:
 Niccolò Machiavelli, Francesco Guicciardini
 Il poema epico-cavalleresco:
 Ludovico Arioso
 Torquato Tasso
 La lirica: il petrarchismo
 L’Antirinascimento: Pietro Aretino
Il Barocco (XVII)
 La lirica:
 Giovan Battista Marino
 Gabriello Chiabrera
 Il poema epico-cavalleresco:
 Alessandro Tassoni
 La trattatistica:
 Poetica: Emanuele Tesauro
 Scientifica: Galileo Galilei
Il primo Settecento (XVIII):
Arcadia e Illuminismo
 La trattatistica:
 Ludovico Antonio Muratori
 Giambattista Vico
 La lirica e il melodramma:
 L’Arcadia > Pietro Metastasio
 Intorno al Caffè:
 Cesare Beccaria, Pietro e Alessandro Verri
 Goldoni
 Parini
 Alfieri
Il secondo Settecento (XVIII):
Neoclassicismo e Preromanticismo
 Neoclassicismo:
 Vincenzo Monti
 Tra Neoclassicismo e
Preromanticismo:
 Ippolito Pindemonte
 Ugo Foscolo
Il primo Ottocento (XIX):
il Romanticismo
 Intorno al Conciliatore:
 Giovanni Berchet, Ludovico Di Breme,
Pietro Borsieri, Silvio Pellico…
 Alessandro Manzoni
 Giacomo Leopardi
 Il romanzo post manzoniano:
 Ippolito Nievo
Il secondo Ottocento (XIX):
Il Tardo Romanticismo e la Scapigliatura
 Il Tardo Romanticismo:
 Giovanni Prati
 Giovanni Aleardi
 Gli “Scapigliati”:
 Emilio Praga
 Arrigo e Camillo Boito
 Iginio Ugo Tarchetti
Il secondo Ottocento (XIX):
l’età del Positivismo
 Il Verismo:





Giuseppe Verga
Luigi Capuana
Federigo de Roberto
Matilde Serao
Grazia Deledda
 Giosue Carducci
Il secondo Ottocento (XIX):
il Decadentismo
 La narrativa:
 Antonio Fogazzaro
 Grazia Deledda
 Gabriele d’Annunzio
 Giovanni Pascoli
Uno sguardo diacronico
Le origini
Esercizi di
comprensione del testo
e riscrittura
Le origini
(brano tratto da G. Baldi, S. Giusso, M. Razzetti, G. Zaccaria 2003, 1° p.
2)
 I primi testi letterari in volgare compaiono
in Italia agli inizi del Duecento: a questa data
dunque si può far risalire l’inizio della
letteratura italiana. Ma questa letteratura non
si origina certo dal nulla, non ha il vuoto alle
spalle; al contrario, quei testi scaturiscono da
un terreno già ricchissimo di esperienze e
modelli culturali. La letteratura italiana non
nasce dunque in forme “ingenue” o “primitive”,
come piacque immaginare alla storiografia
romantica dell’Ottocento, ma in forme
estremamente adulte e sofisticate.
Le origini
(brano tratto da G. Baldi, S. Giusso, M. Razzetti, G. Zaccaria 2003, 1° p.
2)
 Alle spalle della nascente produzione in lingua
volgare vi era innanzitutto la tradizione della
cultura classica antica: il Medio Evo ne aveva
conservata la memoria (anche se parzialmente
e secondo prospettive molto diverse da quelle
originarie). Il patrimonio classico faceva parte
integrante del bagaglio culturale di chi
componeva testi letterari, che era di necessità
colto. Inoltre vi era tutto il ricchissimo
patrimonio della cultura medievale elaborata
nei secoli che corrono tra il VI e il XII secolo:
questa cultura si era espressa anch’essa in
latino (latino medievale o mediolatino).
Le origini
(brano tratto da G. Baldi, S. Giusso, M. Razzetti, G. Zaccaria 2003, 1° p.
2)
 Infine alle spalle della nascente letteratura
italiana vi era la più recente tradizione delle
letterature che, da più di un secolo, si erano
sviluppate sul suolo francese, e che avevano
già consacrato l’uso letterario dei linguaggi
volgari: il provenzale (o lingua d’oc), il
francese antico (o lingua d’oïl). Era una
tradizione molto ricca, che aveva acquistato
grande prestigio, diffondendosi in varie aree
europee (tra cui l’Italia), ed esercitando forti
influenze.
Domande sul testo
 I primi testi letterari in italiano
compaiono
 A) prima della nascita dell’Impero Romano
 B) ex abrupto
 C) in un’epoca successiva rispetto ad altre
culture europee
 D) in forme semplici
Domande sul testo
 Gli autori dei primi testi in volgare
 A) appartengono agli strati più umili della
popolazione
 B) sono incolti
 C) usufruiscono di un complesso bagaglio
culturale
 D) non conservano memoria del passato
Domande sul testo
 La nascente letteratura italiana
 A) gode di grande prestigio
 B) si diffonde in tutta Europa
 C) subisce l’influsso delle letterature in
lingua d’oc e in lingua d’oïl
 D) si esprime in mediolatino
Uno sguardo diacronico:
la lingua e i testi
La poesia
Dai Siciliani al Dolce Stil Novo
La mappa della letteratura:
il Duecento
i primi testi
letterari
in volgare
Poesia (ca. 1225):
•“Cantico delle
Creature”
• Lirica Siciliana
Prosa (seconda metà
del XIII):
Exempla; libri di viaggi;
cronache; novelle
Genere letterario:
una definizione
Cf. R. Saviano, E. Angioloni, L. Giustolisi, M.A. Mariani, G. Mueller Pozzebon, S. Panichi, Liberamente,
vol. 1, Palumbo Palermo 2010)
 Insieme di opere che condividono
determinati
 elementi espressivi (stile, lessico, metrica…) e
 di contenuto (temi, motivi, ideologia)
 aventi
 una funzione e
 un destinatario particolari.
 Le regole compositive di un genere
letterario sono spesso codificate nei trattati
di poetica, ma possono anche essere
ricostruite a posteriori dagli studiosi.
La poesia nel Duecento:
generi e tradizioni
La poesia
comicoparodica
La lirica:
Dai Siciliani
agli
Stilnovisti
La poesia
popolare e
giullaresca
Generi e
tradizioni
Poesia
religiosa:
La Lauda
La poesia
didattica
La poesia
allegorica
La poesia nel Duecento:
La Lauda
 Umbria
 S. Francesco: “Il cantico delle creature”
 Jacopone da Todi:”Le laudi” (“Donna de
Paradiso”)
 Al filone religioso rimandano pure gli scritti
di Santa Caterina da Siena, in cui ricorre il
tema dell’amore mistico, e le opere di S.
Bernardino da Siena, Domenico Cavalca e
Jacopo Passavanti
La poesia nel Duecento:
Dalla lirica Siciliana…
 Tra i generi letterari che giungono in questo
periodo a più alta maturazione si pone la
lirica, il cui primo momento significativo è
dato dalla cosiddetta
 “Scuola Siciliana”, formatasi nell’Italia
meridionale alla corte di Federico II nella
prima metà del XIII secolo
 e ispirata ai modelli della lirica provenzale.
 Jacopo da Lentini, Pier della Vigna, Stefano
Protonotaro, Guido delle Colonne,
funzionari della Magna Curia fredericiana,
sono poeti tra i più noti di tale scuola.
La poesia nel Duecento:
…ai Siculo-Toscani…
 Il modello siciliano, di grande prestigio, si
diffonde in altre zone dell’Italia, in
particolare in Toscana, dove viene ereditato
e rielaborato
 dalla cosiddetta “Scuola toscana di
transizione”, che, sullo sfondo di una realtà
politico-sociale diversa dall’originaria
siciliana, introducono, accanto alla tematica
amorosa, centrale nell’esperienza della
Magna Curia, temi di carattere morale e
civile. Massimo esponente di tale scuola è
 Guittone d’Arezzo (“Rime”)
La poesia nel Duecento:
…agli Stilnovisti



Alla fine del XIII secolo, a Firenze, avanguardia economica, sociale
e politica dell’Italia duecentesca, si forma il “Dolce stil novo”,
punto culminante – secondo il canone dantesco – di un’esperienza
poetica legata alla lirica amorosa di ispirazione cortese.
Guido Cavalcanti, Dante Alighieri, Lapo Gianni, Dino Frescobaldi,
Gianni Alfani, con Cino da Pistoia, prendono le distanze dalla
generazione guittoniana ed individuano nel bolognese
Guido Guinizzelli il modello del loro stesso poetare, caratterizzato
da




uno stile limpido e piano (“dolce”);
da una visione più spiritualizzata della donna, vista come dispensatrice
di salvezza;
da un’analisi più approfondita degli effetti che l’amore produce
sull’interiorità dell’amante.
La canzone “Al cor gentil rempaira sempre amore” di G. Guinizzelli
rappresenta il manifesto di questo movimento.
Incontro con un testo:
un sonetto dantesco (vv. 1-8)
1 Tanto gentile e tanto onesta pare
la donna mia quand’ella altrui saluta,
ch’ogne lingua deven tremando muta,
4 e li occhi no l’ardiscon di guardare.
5 Ella si va, sentendosi laudare,
benignamente d’umiltà vestuta;
e par che sia una cosa venuta
8 da cielo in terra a miracol mostrare.
Incontro con un testo:
un sonetto dantesco (vv. 9-14)
9
11
12
14
Mostrasi sì piacente a chi la mira,
che dà per li occhi una dolcezza al
core,
che ‘ntender no la può chi no la prova:
e par che da sua labbia si
mova
uno spirito soave pien d’amore,
che va dicendo a l’anima: Sospira.
La parafrasi di G. Contini
 Tale è l’evidenza della nobiltà e del decoro di colei
ch’è mia signora, nel suo salutare, che ogni lingua
trema tanto da ammutolirne, e gli occhi non osano
guardarla. Essa procede, mentre sente le parole di
lode, esternamente atteggiata alla sua interna
benevolenza, e si fa evidente la sua natura di essere
venuto di cielo in terra per rappresentare in concreto
la potenza divina. Questa rappresentazione è, per chi
la contempla, così carica di bellezza che per il canale
degli occhi entra in cuore una dolcezza conoscibile
solo per diretta esperienza. E dalla sua fisionomia
muove, oggettivamente e fatta visibile, una soave
ispirazione amorosa che non fa se non suggerire
all’anima di sospirare.
Note linguistiche
 v. 1, gentile = nobile
 v. 3, tremando = a causa, per il suo
tremare
 v. 5, si va = moto euritmico
 v. 6, benignamente…. = manifestazione
esteriore dell’interna “gentilezza”
 vv. 9-11 > enclisi (cf. legge di ToeblerMussafia) – qui si spiega la Entstehung
dell’amore (Cf. Ovidio + Chrétien de
Troyes)
 v. 12, labbia = volto
Note metriche
 Rime incrociate nelle quartine (ABBA, ABBA) e
invertite nelle terzine (CDE, EDC).
 A e C sono consonanti (“pare”/.. “mira”/”Sospira”).
 Gli enjambements sono tutti riferiti a Beatrice e
creano un effetto di attesa.
 Le allitterazioni mirano a rafforzare legami semantici
tra parole e a crearne di nuovi (t > saluto (“saluta”)>
qualità (“tanto gentile…”) > effetti (“tremando
muta”).
 Il nesso mo (“mova” “amore”) rafforza l’idea
dell’amore come forza motrice dell’universo (cf. Par.
XXXIII, 145: “L’amor che move il cielo e le altre
stelle)
Incontro con un’altra tradizione lirica
duecentesca:
Cecco Angiolieri, “S’i fosse fuoco…”
1
4
5
8
S’i’ fosse fuoco, arderei ‘l mondo;
s’i’ fosse vento, lo tempesterei;
s’i’ fosse acqua, i’ l’annegherei;
s’i’ fosse Dio, mandereil’ en
profondo;
s’i’ fosse papa, sare’ allor giocondo,
ché tutti cristiani imbrigherei;
s’i’ fosse ‘mperator, sa’ che farei?
a tutti mozzarei lo capo a tondo.
Incontro con un testo:
Cecco Angiolieri, “S’i fosse fuoco…”
9
11
12
14
S’i’ fosse morte, andarei da mio
padre;
s’i’ fosse vita, fuggirei da lui;
similmente faria da mi’ madre.
S’i’ fosse Cecco, com’i’ sono e fui,
torrei le donne giovani e leggiadre:
e vecchie e laide lasserei altrui.
Esercizi su “S’i’ fosse fuoco…”
Parafrasare il testo
Quali temi vi vengono trattati?
Che tono lo caratterizza?
Come si presenta il testo da un punto
di vista formale?
 A quale tradizione rimanda?




La parafrasi
 Se io fossi fuoco, brucerei il mondo; se io fossi vento,
lo tormenterei con le tempeste; se io fossi acqua, lo
annegherei; se io fossi Dio, lo farei sprofondare; se io
fossi papa, allora sarei allegro, perché metterei tutti i
cristiani nei guai; s’io fossi imperatore, sai che farei?
Taglierei la testa a tutti di netto.
 Se io fossi morte, andrei da mio padre; se fossi la
vita, non starei con lui; mi comporterei nello stesso
modo con mia madre. Se io fossi Cecco, come sono e
fui, prenderei le donne giovani e piacenti; lascerei ad
altri quelle vecchie e brutte.
Temi, toni, tradizione







Poesia comico realistica sviluppatasi a partire dal 1260 in
varie città toscane.
Nonostante l’apparente semplicità dei contenuti, la poesia
comico-realistica è erudita e colta, che intenzionalmente
rovescia le strutture e i valori della poesia stilnovista.
Il sonetto richiama il plazer provenzale dedicato all’elenco
delle cose piacevoli. D’altra parte, si elencano qui sogni e
desideri di distruzione rivolti
contro il mondo
l’umanità,
la famiglia.
La poesia comico-realistica prosegue la pratica di un filone
letterario di origine giullaresca, parallelo a quello alto e
riconosciuto, che contrappone ciò che è basso e materiale
alla dimensione idealizzata e spirituale della letteratura
ufficiale.
Uno sguardo diacronico
La lingua delle “tre corone”
Dante, Petrarca e Boccaccio
La metrica e la lingua di Dante





Un dato statistico: risale al Duecento il 56% del lessico italiano
attualmente in uso, laddove

il 15% rimanda a Dante, l’autore della Divina Commedia.

in terzine a rima incatenata, molto spesso formate da un unico periodo in sé
concluso.
L’opera è formata da 14.233 endecasillabi riuniti
Tale scelta strofica valorizza il momento logico-argomentativo e al
tempo stesso mantiene in equilibrio la narrativa romanzesca e il rigore
narrativo su cui poggia l’impianto di fondo dell’opera.
La rima, collegando tra loro parole lontane, accresce lo spessore
semantico del testo e ne forza la carica espressiva (sperimentalismo).
Anche sul piano linguistico Dante cerca sempre nuovi registri espressivi




> ricorso a tutti i dialetti italiani del tempo, in primis il fiorentino
(allargamento in senso “sincronico”);
> ricorso ad arcaismi, latinismi, provenzalismi (allargamento in senso
“diacronico”);
> formazione di neologismi.
Se la lingua dantesca è sintetizzabile nell’espressione PLULINGUISMO
DANTESCO, lo stile di Dante, analogamente caratterizzato dalla
molteplicità, si definisce PLURISTILISMO.
L’incipit della Divina Commedia:
la selva oscura
1
Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura,
ché la diritta via era smarrita.
A
B
A
4
Ahi quanto a dir qual era è cosa dura
esta selva selvaggia e aspra e forte
che nel pensier rinova la paura!
B
C
B
7
Tant’è amara che poco è più morte:
ma per trattar del ben ch’i’ vi trovai,
dirò de l’altre cose ch’i’ v’ho scorte.
C
D
C
9
Inferno, XIII 1-9:
il bosco di là dal Flegetonte
1
Non era ancor di là Nesso arrivato
quando noi ci mettemmo per un bosco
che da neun sentiero era segnato.
4
Non fronda verde, ma di color fosco;
non rami schietti, ma nodosi e ‘nvolti;
non pomi v’eran ma stecchi con tosco.
7
Non han sì aspri sterpi né sì folti
quelle fiere selvagge ch ‘odio hanno
tra Cecina e Corneto i luoghi colti.
9
Il mondo linguistico di Petrarca




Il mondo linguistico di Francesco Petrarca si differenzia in maniera profonda
da quello dantesco.
Petrarca, ad esempio, non avrebbe mai adottato le “rime aspre e chiocce”
scelte da Dante, secondo l’ideale stilistico della convenientia, per esprimere
fedelmente la atrocità dell’Inferno.
L’italiano del Petrarca è lingua ricordata, pensata, non legata ad eventi
quotidiani: la scelta del poeta è a favore di un rigoroso monolinguismo.
Nei suoi testi permangono






sicilianismi (core, novo, foco senza il dittongo tipico invece del toscano);
passati remoti del toscano arcaico in –ìo (morio, fuggio);
ave accanto ad ha per la terza singolare del presente indicativo di avere;
condizionali desueti in –ia (poria, faria, perderia) accanto ad altri correnti (sarei,
avrei);
parole colte e latineggianti (desvia; fenestra; mesuratamente, occide) o
provenzalismi (dolzore, distruggitore, rimembranza,temenza).
Il volgare è per Petrarca una lingua fissata in una condizione remota e
astratta, mentre il latino classico, cui normalmente spetta tale condizione, è
per lui lingua viva, realtà vicina e consueta.
U. Foscolo, Parallel between Dante
and Petrarch
Questi due fondatori della lingua italiana ebbero doti
di genialità assai diverse, per cui perseguirono scopi
diversi, posero le basi di due lingue diverse e di due
diverse scuole di poesia, esercitando sino ai giorni
nostri opposte influenze. Invece di scegliere, come fa
il Petrarca, le parole e le frasi più eleganti e
armoniose, Dante crea sovente una nuova lingua, e
chiama quanti dialetti ha l’Italia a raccolta onde dalle
loro combinazioni sorga non solo la rappresentazione
del sublime e del meraviglioso, ma quella altresì dei
più comuni aspetti della natura, degli arditi
concepimenti della sua fantasia, delle più astratte
teorie filosofiche e dei più astrusi misteri religiosi.”
Lettura e analisi
del sonetto I,I del Canzoniere
Boccaccio, il “mediatore”
 La lingua usata da Giovanni Boccaccio presenta un
valore esemplare, in quanto concilia due realtà
linguistiche, quella dantesca e quella petrarchesca, di per
sé incompatibili.
 Nella Introduzione alla IV giornata Boccaccio scrive che
le sue novelle sono scritte “in fiorentin volgare e in
prosa”, con uno “istilo umilissimo e rimesso quanto il più
si possono”, ma tali espressioni di modestia sono da
intendere come topoi caratteristici della letteratura, in
particolare medievale.
 Nonostante la dichiarata insufficienza del proprio
ingegno, il Decameron costituisce un capolavoro.
Il Decameron: rifondare il
mondo con la parola



Alla dissoluzione del mondo sociale e civile, al declino di ogni
istituzione fino alla ristretta cerchia familiare nell’opera
boccacciana fa riscontro, per rovesciamento, la fiducia e la
“perfetta letizia” di una brigata laica di giovani cortesi, che
decidono di rifondare il mondo con la parola e con la lingua
delle loro 100 novelle.
Alla lingua fiorentina umile e in stile leggero essi affidano il
compito di opporre alle forze di disgregazione rappresentate
dalla pestilenza una umanità nuova, pacifica, tollerante, lieta e
cortese “senza trapassare in atto il limite della ragione” (intr.
65).
Dal Proemio alla Conclusione è questo fluire incessante delle
cose verso la morte a suscitare in Boccaccio, in luogo del cupio
dissolvi di Petrarca, il carattere lieto e vitale della lingua del
Decameron.
Una lingua variegata
 Il Decameron presenta una natura “bifronte” e
variegata: dal popolare e vernacolare fino a una prosa
classicheggiante.
 Modi espressivi caratteristici della prosa di Boccaccio:





misure di versi inserite nel ritmo della prosa;
posposizione del verbo in fine di proposizione;
anticipazione dell’attributo con intonazione aulica;
forme verbali apocopate;
uso di participi e gerundi con effetto latineggiante.
 Tra venature popolari e tono classicheggiante, la prosa
del Boccacio esprime un’intera e variegata concezione
della vita e della cultura, dello stile che talora dialoga
con la storia e la società, talora ne rifugge.
Dal Decameron, Introduzione
alla IV giornata
 Lettura e analisi della “Novelletta delle papere” (vd.
fotocopia)
 La novelletta si inserisce nella cosiddetta
“autodifesa dello scrittore”, posta nell’introduzione
alla IV giornata,
 dove l’autore interrompe l’azione della “cornice” per
rispondere in prima persona alle critiche mossegli
dai “morditori”, ovvero i detrattori della sua opera.
 Qui Boccaccio illustra le caratteristiche del genere
praticato nel Decameron.
 Come nel Proemio e nella Conclusione dell’opera, le
interlocutrici del discorso sono le donne, dedicatarie
dell’opera, di cui si sottolineano le qualità e le virtù.
I caratteri del genere “novella”
“Novellette”
In lingua volgare: “fiorentin volgare”
In prosa: “in prosa scritte”
Prive di titolo: “senza titolo” = per V.
Branca allusione all’estrema varietà della
materia che non consente un titolo unitario
o anche alla diffusione dei testi singoli
prima dell’opera integrale completa
 In stile basso: “in istilo umilissimo e
rimesso quanto il più si possono”

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Le critiche dei “morditori”
1. Le donne piacciono troppo all’autore, che si
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impegna troppo a compiacerle, consolarle e
persino elogiarle (par. 5);
ciò è disdicevole alla sua età (par. 6);
e al suo ruolo cui meglio si addice la
frequentazione delle Muse in Parnaso (par. 6);
egli farebbe meglio ad evitare questi temi sciocchi
e inconsistenti (“frasche”), per dedicarsi a qualcosa
di più serio e proficuo (procacciarsi il pane- par.
7);
inoltre, le storie narrate nell’opera si sono svolte in
modo diverso da come vengono raccontate (par.
7).
Le risposte dell’autore
1.
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5.
Amare le donne è naturale, come dimostra la vicenda del figlio di
Filippo Balducci (parr. 12-32);
Non è vergognoso voler “compiacere” per tutta la vita coloro a cui si
dedicarono, anche da vecchi, grandi poeti quali Cino da Pistoia,
Cavalcante e Dante insieme a molti “uomini antichi e valorosi” (parr.
32-34);
Le donne non sono poi così diverse dalle Muse e più di queste sono
state fonte di ispirazione poetica, senza contare che, quanto
Boccaccio scrive – seppur appartenente al genere basso (“quantunque
sieno umilissime”) – non è estraneo al magistero delle Muse e non è
tanto lontano dal Parnaso (par. 35s.);
Chi si occupa di “favole” sa, in genere, anche procurarsi il pane e vive
a lungo, cosa che spesso non accade a chi è avido e comunque
l’autore saprà sopportare con dignità ogni eventuale privazione (par.
37s.);
L’accusa di falsità appare inconsistente e indegna di replica, a meno
che i critici non siano in grado di esibire gli originali narrativi e
dimostrare la loro discordanza con i testi del Decameron.
La novelletta di Filippo Balducci
(parr. 11-29)
 La risposta più ampia riguarda la prima accusa,
che Boccaccio non respinge; egli confessa
infatti il proprio amore per le donne e il suo
desiderio di essere da loro ricambiato.
 L’argomentazione non è volta a negare la
critica, bensì a confutarne il fondamento
morale.
 A questo scopo l’autore narra in prima persona
una novella INCOMPLETA (“non una novella
intera”) che vuol dimostrare come la forza della
natura sia incoercibile, come le ragioni
dell’istinto prevalgano su ogni “innaturale”
progetto educativo.
Esercizio di comprensione del testo (V o F)
Nell’introduzione alla IV giornata l’autore sostiene che:
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6.
7.
Amore è un istinto innaturale V F
È impossibile resistere alle sue forze V F
Le donne sono assimilabili alle Muse V F
Le Muse ispirano la poesia assai più delle donne V F
Si scrive grazie all’ispirazione religiosa V F
È disdicevole amare da vecchi V F
Filippo Balducci è rappresentato come un padre saggio e
avveduto V F
8. Il suo progetto educativo, approvato dall’autore, fallisce
per l’avversità della sorte V F
9. L’appellativo “papere” riferito alle donne evidenzia la
misoginia dell’autore V F
10. Alla fine di questa introduzione Boccaccio accetta le critiche
dei “morditori” e si pente V F
Gli antecedenti della “novelletta”
(Cf. C. Riccardi, M. Bricchi, T. Giorgi, L. Milite, La memoria letteraria, 1 Le Monnier
Firenze p. 568)
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Ne è quasi certa l’origine orientale: l’antichissimo poema epico indiano
Ramayana contiene già una storia simile di un eremita e di suo figlio.
Nel romanzo Vita di Barlaam e Josafat (una vita di Buddha del VI
secolo tradotta dal sanscrito in ebraico e poi in arabo) si narra di un
giovane principe che, tornato nel mondo dopo un lungo isolamento,
mostra di desiderare e apprezzare sopra ogni cosa le donne, anche se
gli è stato spiegato che esse sono demoni seduttori.
L’apologo indiano ha avuto larga diffusione in Occidente attraverso le
sue varie traduzioni e le raccolte di exempla (Exempla di Jacques da
Vitry, Legenda Aurea di Jacopo da Varazze, Speculum di Vincenzo di
Beauvais) e si ritrova con qualche variante nel Novellino e nel Fiore di
virtù.
D’altra parte, mentre nelle versioni precedenti si cerca di dimostrare la
pericolosità del fascino femminile, Boccaccio rovescia il significato
della storia e ne alleggerisce la gravità morale con una battuta
conclusiva estranea alle fonti: “Io non voglio; tu non sai donde elle
s’imbeccano!”.
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