Associazione Italia Israele
Sez. Alba Bra Langhe Roero
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Bollettino 5/2013
Indice
Editoriale
Israele : 65 anni di vita e 11 Premi Nobel
...................................... 3
Dalla Sezione
Evento Giornata della Cultura Ebraica............................................................... 5
Accademia Bezalel............................................................................................. 7
L'ideatore dell'Accademia..................................................................................9
Personaggi di Israele : T.Herzl..........................................................................11
Antisemitismo e Antisionismo..........................................................................17
Curiosità e Cultura
Mangiare Informato..........................................................................................20
Consigli letteratura …...................................................................................... 21
Editoriale
Israele : 65 anni di vita e 11 Premi Nobel
Per l’undicesima volta un ricercatore israeliano ha vinto il Premio Nobel.
Il prof. Arieh Warshel, che è nato nel kibbutz Sde Nahum e vive e insegna negli Stati Uniti, ha
ricevuto il prestigioso premio per le sue ricerche nel campo della chimica, insieme ai due colleghi
Martin Karplus e Michael Leavitt.
Warshel, Karplus e Leavitt si sono aggiudicati il premio per lo sviluppo di modelli
multidimensionali da computer che coinvolgono sistemi chimici. A partire dagli anni ’70, i tre
hanno lavorato a una ricerca congiunta sulle reazioni chimiche.
Michael Levitt, un professore nato in Sud Africa, ha insegnato presso il Weizmann Institute di
Rehovot (ne abbiamo parlato nei bollettini scorsi) per la maggior parte degli anni ’80 e ha preso
anche la cittadinanza israeliana. Martin Karplus, nato a Vienna, fuggì l’occupazione nazista
dell’Austria da bambino nel 1938.
Da sinistra, i vincitori del Nobel per la chimica 2013: Arieh Warshel, Michael Levitt e Martin Karplus
Arieh Warshel è nato in Israele nel 1940, ha studiato presso il Technion di Haifa conseguendo la
laurea nel 1966. Ha poi continuato gli studi presso l’Istituto Weizmann di Rehovot, dove nel 1969
ha conseguito Master e PhD. Si è poi trasferito negli Stati Uniti per insegnare alla University of
Southern California (Los Angeles), diventando professore. Warshel ha combattuto a difesa del suo
paese nelle guerre del ’67 e del ’73.
Alla richiesta di spiegare la sua ricerca in parole semplici, Warshel dice: “Abbiamo esaminato la
proteina come un orologio e cercato di capire come funziona. Abbiamo sviluppato un metodo con cui
è possibile esaminare, utilizzando un computer, come funzionano le proteine e come sono costruite.
Se ad esempio si capisce come gli enzimi fanno a pezzi il cibo, è possibile sviluppare una medicina
utile”.
Sinora erano dieci gli israeliani Premi Nobel in varie discipline.
Il primo è stato lo scrittore S. Yosef Agnon, Nobel della Letteratura nel 1966.
Nel 1978, a seguito della firma dello storico Trattato di pace con l’Egitto, il primo ministro
israeliano Menechem Begin ricevette il Premio Nobel per la Pace insieme al presidente egiziano
Anwar Sadat, assassinato tre anni dopo per aver fatto la pace con Israele.
Nel 1994, a seguito della firma con l’Olp dei primi Accordi di Oslo il 13 settembre dell’anno prima,
il primo ministro israeliano Yitzhak Rabin e il ministro degli esteri Shimon Peres ricevettero il
Nobel per la Pace insieme a Yasser Arafat, che successivamente rinnegò quell’accordo lanciando
la violentissima ondata di attentati suicidi contro i civili israeliani nota come “seconda intifada”.
Otto anni dopo, nel 2002, Daniel Kahneman vinse il Nobel per l’Economia.
Nel 2004, Aharon Tzechanover e Avraham Hershko si aggiudicarono il Premio per la Chimica
grazie alla scoperta di uno dei più importanti processi ciclici che consente la degradazione delle
proteine.
Un anno dopo un altro israeliano, Israel Aumann, vinceva il Nobel 2005 per l’Economia,
insieme al suo collega americano Thomas Schelling.
Nel 2009 la prima donna Nobel israeliana: Ada Yonath, premiata nella Chimica per le ricerche
sulla struttura del ribosoma.
Il più recente Nobel israeliano era fino a ieri Dan Shechtman, che due anni fa ha vinto il Premio
per la Chimica dopo aver sostenuto a lungo, contro l’opinione corrente fra gli scienziati, che gli
atomi dei “quasi-cristalli” non sono organizzati in una struttura simmetrica che si ripete, bensì
secondo un modello diverso. (Da: jerusalemonline.com, 9.10.13)
M.T.
Eventi delle sezione: 29 settembre Giornata Europea della Cultura
ebraica
di Tiziana Marengo
In occasione della Giornata della Cultura Ebraica, che quest’anno aveva a tema “natura ed
ebraismo”, la nostra sezione ha invitato il dott. Riccardo Levi del KKl italia onlus affinché
introducesse a soci e simpatizzanti il Keren Kayamteh LeIsrael (ovvero il fondo nazionale per
Israele o Fondo Nazionale ebraico).
L’evento si è tenuto nella splendida cornice della Chiesa di San Giuseppe, nel cuore di Alba, alle
ore 18 della domenica 29 settembre, con un buon successo di pubblico e destando interesse anche in
molti non soci.
Il Fondo nazionale per Israele nasce nel 1901, ed inizio’ la sua opera nell’acquistare terreni, spesso
paludosi o decisamente aridi, nella Palestina ottomana. L’organizzazione fu in prima linea nella
bonifica delle terre e nello sviluppo dell’agricoltura di quello che poi sarebbe divenuto lo stato di
Israele
Il Keren Kayemeth LeIsrael, che a buon diritto puo’ definirsi la prima associazione ambientalista
del mondo, sviluppa la terra con tocco amorevole, rafforza il legame tra il popolo ebraico e la sua
Patria, risponde alle esigenze del Paese e preserva il patrimonio culturale e naturale, ponendo
altresì estrema attenzione anche alla fauna del posto, in modo che la stessa non sia sradicata dal
territorio. Ricordiamo infatti che Israele è terra d’appoggio anche per molte specie di uccelli
migratori, e il KKl ha tenuto in ampia considerazione le esigenze di tutte le specie.
Fin dalle sue origini, il Keren Kayemeth LeIsrael ha portato avanti un progetto forestale senza
precedenti, che ha trasformato una terra desolata in un meraviglioso paese verde. Sono stati piantati
oltre 240 milioni di alberi nel corso degli anni affinchè questo miracolo avvenisse.
Inoltre, il KKL sta conducendo ricerche per una Israele sempre più ecologica, creando nuovi spazi,
foreste e aree per l’attività ricreativa, tutte nel rispetto del nostro patrimonio naturale e culturale.
Il lavoro del KKL in Israele è concentrato in sei aree d’azione che includono il settore idrico, la
silvicoltura e l’ambiente, la formazione, lo sviluppo comunitario e la sicurezza, il turismo e l’attività
ricreativa, la ricerca e lo sviluppo.
Il KKL ha piantato e cura oltre 240 milioni di alberi e gestisce più di 100 mila acri di boschi
naturali. Israele è l’unico paese che è arrivato al 21° secolo con un numero di alberi sempre in
crescita.
All'evento hanno partecipato anche il Sindaco del Comune di Alba, avv. M. Marello, e l'Assessore
all'Agricoltura e Ambiente, dott. M. Scavino, qui sopra, oltre al senatore T. Zanoletti.
L’ Accademia Bezalel
di Tiziana Marengo
Allora il Signore disse a Mosè: Ecco, io ho scelto Bezalel figlio di Uri, figlio di Cur, della tribù di
Giuda, e l'ho riempito dello spirito di Dio, con sapienza, con intelligenza, con la conoscenza e con
ogni genere di lavoro - per fare i disegni artistici per lavori in oro, argento e bronzo, per tagliare e
fissare le pietre, di lavorare in legno, e di impegnarsi in tutti i tipi di artigianato ". (Esodo 31, 1-5).
La "Scuola Bezalel di Arti e Mestieri" è stata fondata nel 1906 dall’ artista Boris Schatz e da allora
si è evoluta sino a divenire una delle scuole d'arte più prestigiose del mondo.
L’università deve il suo nome dal personaggio biblico Bezalel, figlio di Uri che è stato nominato da
Mosè per sorvegliare la progettazione e la costruzione del Tabernacolo (Esodo 35:30)
Il nome Bezalel è sinonimo da oltre 100 anni di arte israeliana, l'innovazione e l'eccellenza
accademica.
La forza di Bezalel deriva dalle numerose scoperte e innovazioni di cui è stata responsabile e per la
sua capacità di rispondere e adattarsi ai cambiamenti culturali. Ed è orgogliosa delle sue numerose
generazioni di laureati - la punta di diamante degli artisti israeliani, designer e architetti, in Israele e
in tutto il mondo
La Bezalel Academy of Arts and Design è, prima di tutto, un gruppo di talento, artisti ispirati e
motivati e professionisti. Sia il corpo docente che gli studenti sono guidati da una passione per la
creazione e per la loro dedizione alla qualità e l'eccellenza. Questi due pilastri della Accademia
hanno posto Bezalel all'epicentro di Israele, nel discorso culturale e all'avanguardia della sua scena
artistica, che lo rende fondamentale nel plasmare l'identità culturale del paese.
Bezalel ha oltre 2000 studenti che studiano nei seguenti dipartimenti: Belle Arti, schermo in base
Arti, Architettura, Ceramica e Vetro design, industrial design, gioielli e moda design, fotografia
e comunicazione visiva. Inoltre, Bezalel offre lauree nei settori delle Belle Arti, Urban design,
progettazione e la politica industriale e Teoria delle Arti. Ogni reparto conserva le tradizionali
conoscenze, strumenti, materiali e laboratori raccolti nel corso di molti decenni, durante l'utilizzo di
software di state-of-the-art e avanguardia delle tecnologie. Bezalel prepara i suoi studenti per una
vita di successo e di eccellenza. Gli studenti ricevono una formazione pratica di altissimo livello,
insieme ad un ampio fondamento intellettuale su temi come la storia, la letteratura e la filosofia,
studi sociali ed in fondamenti del pensiero scientifico e tecnologico.
Attraverso, corsi interdipartimentali e interdisciplinari 'Basics' e la possibilità di iscriversi a corsi di
tutti i servizi di Bezalel, gli studenti sono introdotti ulteriori campi, al di fuori del loro settore di
specializzazione, arricchendo così la loro comprensione artistica
L’Accademia Bezalel di Arti e Design ha celebrato nel 2006, il suo 100° anniversario. Oggi,
l’edificio è situato sul Monte Scopus a Gerusalemme e conta tra i suoi iscritti 2.500 studenti. La
facoltà di architettura è nel centro di Gerusalemme, nel palazzo storico Bezalel.
Nel 2011 si è tenuta la mostra degli studenti della Bezalel presso il Salone del Mobile, ed è stata
ritenuta come un “vivace runner-up” e una delle migliori esposizioni.
la Bezalel Academy of Art and Design di Gerusalemme, la principale accademia israeliana di arte e
design avrà nei prossimi anni un nuovo campus . Il progetto porta la firma dello studio
giapponese SANAA e vede la collaborazione dello studio israeliano Nir-Kutz Architects,
selezionato in una competizione internazionale. L’edificio di 400.000 metri quadrati, previsto per il
2017, ospiterà aule, studi, uffici, due auditorium, uno spazio operativo e vari laboratori, in
modo da rompere la tradizionale separazione degli otto dipartimenti dell’accademia e consentendo
un coinvolgimento sociale e culturale più attivo nella vita della città.
Il sito del nuovo campus, situato nel quartiere russo tra la Cattedrale della Santissima Trinità e il
Museo delle Prigioni Sotterranee, è stato scelto per la sua pozione unica come punto di incontro
multi-culturale. Questo permetterà all’accademia di essere parte del tessuto sociale urbano
e svecchiare la zona del centro, portando i giovani studenti e lo spirito dell’arte sulle sue strade.
E' stato proposto e pensato un edificio centrale composto da una serie di lastre orizzontali impilate
una sopra l’altra, rispettando la morfologia del territorio. All’esterno, le lastre collegate
formano una serie di terrazze con vista sulla città. All’interno, gli architetti hanno creato invece
una serie di spazi multi-livello, dove gli studenti e gli insegnanti possono incontrarsi e studiare,
un’impronta che riflette l’approccio interdisciplinare della Bezalel Academy.
L’ideatore dell’Accademia: Boris Schatz
Nato da una famiglia religiosa in Lituania , Boris Schatz viene inviato a Vilna
a studiare in un yeshivah., ma ben presto lascia l’istruzione religiosa e nel
1889 lo troviamo a Parigi dove si forma come scultore e pittore in stile
accademico tradizionale.
La capitale francese, è in quagli anni il centro mondiale dell’arte, con i suoi
Salons affollatissimi, in cui vengono esposte opere di arte accademica, non ancora messa del tutto
in crisi dai venti dell’impressionismo. E di quell’arte tradizionale Schatz diviene un tipico
esponente, con ritratti, anche in stile orientaleggiante, in cui appaiono uomini in turbante e donne in
lunghe tuniche tutti con carnagione scura, oppure paesaggi con la Senna o foreste della banlieu.
Mentre si trova appunto nell’illuminata Parigi, scoppia lo scandalo Dreyfus che lo impressiona
profondamente, e lo richiama con forza ai valori ebraici mai dimenticati. Nel 1895 non ha difficoltà
ad accettare l’invito del re Ferdinando di Bulgaria per trasferirsi a Sofia e lasciare la Francia così
avvolta nell’antisemitismo, ma anche la sua permanenza nei Balcani non fu di lunga durata.
Già nel 1903 conosce Herzl e diventa un fervente sionista, tanto che nel famoso congresso del 1905
si fa promotore di una proposta di grande importanza, non solo per i suoi effetti, ma anche per l’idea
da cui trae origine. Schatz è infatti convinto che una nuova patria per il popolo ebraico non poteva
nascere senza una nuova cultura, un nuovo approccio ideale all’arte: in questo senso si rifà a i
concetti cari ad Ahad-Haam, secondo cui l’assimilazione derivava essenzialmente dalla decadenza
culturale del popolo ebraico legata della religione, e li applica al mondo dell’arte.
. Se si vuole costruire un ebreo nuovo, sostiene Schatz, non bisogna soltanto capovolgere la
piramide sociale come diceva Borochov e creare tanti proletari dove invece esistevano tanti
borghesi, ma piuttosto definire dei nuovi punti di riferimento culturali nel nuovo paese per gli ebrei
venuti a popolare il nuovo stato. Non lasciò la sua idea sulla carta, anche se Herzl, pur entusiasta
della proposta, è più preoccupato da aspetti fondamentali ma materiali come la fondazione di una
banca o l’acquisto di terre. Così Schatz lascia la reggia bulgara e si trasferisce nella disagiata
Gerusalemme di allora, dove acquista dei locali e vi fonda l’accademia d’arte. La chiamò non a caso
Bezalel, in onore dell’artista citato tanto spesso nella Torah, creatore (esecutore direttamente la
volontà di Dio) del Tabernacolo e dei relativi arredi. Nell'accademia la lingua usata era l'ebraico, a
segno che anche la lingua, soprattutto la lingua, è un potente unificatore di un popolo
Nel 1906, dunque, si trasferisce in quell'Erez Yisral e fonda la Scuola dArte. Bezalel, che nasce
come una scuola per l'artigianato e per la grafica, è diventato un centro di successo molto
rapidamente. Schatz ha aggiunto un piccolo museo per la scuola, che è stato la base per il Museo di
Bezalel e poi il Museo di Israele . Le mostre delle Bezalel in Europa e negli Stati Uniti organizzati
da Schatz furono la prima occasione in cui i lavori di Eretz Yisrael vennero esposti
all'estero. Durante la prima guerra mondiale, la scuola è stata chiusa dai Turchi, e nonostante la sua
riapertura dopo la guerra, ha subito grandi difficoltà finanziarie.
Certo l’approccio di Schatz all’arte, anche all’arte ebraica era profondamente tradizionalista: a
Bezalel si produceva soprattutto oggettistica, con iconografie diverse, ma con richiami molto forti ai
rimmonim, chanukkiot, bicchieri d’argento etc, prodotti in Europa. Tipica è una sua opera in cui
alcune figure, ammantate nel talled e con il capo coperto, pregano per il defunto Herzl, unico ad
esser vestito in abiti occidentali. Insomma non provò a utilizzare gli ideali ebraici per creare un’arte
diversa e innovativa, e neppure rimase tanto impressionato dalla nuova terra per staccarsi
decisamente dalle immagini e dai paesaggi europei. Ma continuò a combattere per la sua Bezalel,
per il suo centro culturale in Israele, e quando la situazione finanziaria precipitò, si mise a viaggiare
per il mondo per raccogliere offerte per la sua iniziativa, fino a Purim del 1932, quando la morte lo
colpì addirittura a Denver nel Colorado. E dobbiamo ancora ringraziare lui, se Israele è oggi un
luogo di sperimentazione, in cui le difficoltà della vita, le differenze sociali, i contrasti politici, gli
ideali ebraici producono assieme opere d’arte di valore mondiale.
Personaggi di Israele : Theodor Binyamin Ze’ev Herzl
di Tiziana Marengo
Dopo aver tratteggiato, nel numero scorso, la figura del padre della lingua ebraica, proviamo a
cimentarci con un’altra pietra miliare della nascita di Israele.
Credo tutti abbiano sentito parlare di questa importante figura, il padre del “sionismo” ossia quel
movimento ideologico che portava avanti l’ipotesi di una patria degli ebrei. Lo scopo del sionismo
questo è: permettere ad un popolo, spesso perseguitato e spesso massacrato, di essere padrone del
proprio destino. E' inesatto parlare di “stato ebraico”, Israele non lo è, è invece lo “stato degli
ebrei”. La distinzione c'è e non è di poco conto: “la cosa importante non è infatti la religione della
popolazione, ma la sua appartenenza etnica Come in ogni popolo infatti, in quello ebraico, vi sono
persone religiose, persone molto religiose, persone tradizionaliste, persone agnostiche o atee.” (da
Sionismo di sinistra, G. Franchetti, Keshet 1/2013)..
Theodor Herzl è nato a Budapest, da famiglia ebraica profondamente laica. Egli stesso fu istruito in
un clima illuminista.
Si laureò in legge ma si dedicò alla professione di giornalista (oltre che di scrittore e drammaturgo),
Aveva 31 anni nel 1891, quando si trasferì a Parigi come corrispondente per il Vienna Neue Freie
Presse.
Nel 1860, Moses Hess aveva scritto un libro intitolato “Roma e Gerusalemme”, in cui egli
osservava che il mondo era costituito da due genti: ariani e semiti. Glia ariani hanno descritto il
mondo e hanno cercato di renderlo bello. I Semiti hanno cercato di rendere il mondo morale. Dal
momento che questi due gruppi erano gravemente separati, piuttosto che vivere in conflitto
all'interno degli stessi confini, i semiti avrebbe dovuto adempiere al loro destino e creare la propria
nazione.
Nel 1882, Leon Pinsker, un illuminista scrittore russo, aveva scritto un libro chiamato
Auto-emancipazione, in cui scrisse che l'antisemitismo esisteva perché gli ebrei erano una
minoranza senza che la propria terra. Finché avessero cercato di vivere tra i non ebrei, essi
sarebbero stati perseguitati. Per poter essere ebrei e non piu' perseguitati, secondo la sua teoria,
sarebbe stato necessario tornare alla Terra di Israele e diventare indipendenti.
Herzl ha probabilmente sperimentato per la prima volta l'antisemitismo durante gli studi presso
l'Università di Vienna (1882). Pensò al problema ebraico come una questione sociale e scrisse una
commedia, The Ghetto (1894), sul dilemma di Vienna e dell'ebraismo, ove si respingeva la
soluzione della conversione e della assimilazione. Sperava che il Ghetto avrebbe portato una
discussione sul tema e, infine, ad una soluzione, basata sulla tolleranza e il rispetto reciproco tra
cristiani ed ebrei.
Nel 1894, il capitano Alfred Dreyfus, un ufficiale ebreo dell'esercito francese, fu falsamente
accusato e condannato per tradimento. Da molte parti si alzarono voci terribili "Morte agli ebrei" e
proprio in Francia, la patria della Rivoluzione francese e dell'emancipazione degli ebrei.
Herzl si interessò all'affare Dreyfus in quanto corrispondente del giornale viennese; si convinse
che gli ebrei avessero bisogno di un paese che potesse essere ebraico, una patria vera e propria.
Secondo alcuni il suo sionismo fu il risultato dell’aver avuto sotto gli occhi la persecuzione di
Dreyfus, secondo alcuni altri,invece, potrebbe essere stato più influenzato dalla elezione del
antisemita Karl Luger come sindaco di Vienna.
Herzl ha concluso che l'antisemitismo era un fattore stabile e immutabile, che l'assimilazione non
avrebbe risolto la situazione, e che era inutile combattere contro questa cosa. Nonostante lo scherno
da parte di leader ebrei, pubblicò “lo Stato degli ebrei ” (Der Judenstaat) nel 1896.
Herzl sosteneva che gli ebrei avrebbero potuto farsi accettare nel mondo solo quando avessero
smesso di essere un'anomalia tra le nazioni. Affermava che gli ebrei dispersi, seppur appartenenti a
diversi stati, erano di fatto un solo unico grande popolo. La loro condizione avrebbe potuto essere
trasformata in una forza positiva per la creazione di uno Stato ebraico garantita dal diritto
internazionale (pubblico) - " volkerrechtig "- con il consenso delle grandi potenze. Facendo eco a
persone del calibro di Rabbi Yehudah Alkalai e pochi altri precursori dell’idea sionista , tipo Moses
Hess, Herzl vide e analizzo' il problema ebraico come una questione politica internazionale. Le sue
idee erano molto simili a quelle di Leon Pinsker , ma lui evidentemente non conosceva la
Autoemancipazione scritta da Pinsker
Herzl propose di raccogliere fondi dagli ebrei di tutto il mondo e garantire uno stato. Alla fine
questa idea è stata trasformata nella nascita dell'Organizzazione Sionista, del Fondo Nazionale
Ebraico e di altre organizzazioni.
Lo Stato Ebraico, il romanzo di Herzl, (Altneuland (Old New Land) pubblicato nel 1902, era
un'utopia, il sogno di una società ebraica in Palestina, la quale avrebbe dovuto essere una società
pluralista, con l'uguaglianza per gli arabi ivi presenti,.una società tecnologicamente avanzata e
secolare. Altneuland è diventato un simbolo della visione sionista in Terra d'Israele. E 'stato tradotto
in ebraico quasi in contemporanea con il nome di "Tel-Aviv", che divenne ben presto il titolo della
prima città sionista in Palestina.
Le idee di Herzl vennero respinte in Europa occidentale, anche da magnati ebrei come il barone
Hirsch e il barone Rothschild.
Herzl fece allora fatto appello al popolo, organizzando il primo congresso sionista a Basilea, in
Svizzera, nell'agosto 1897. Il congresso fu un evento storico non solo per la fondazione del
movimento sionista, ma perché era la prima volta che un corpo organizzato, che rappresentava gli
ebrei, almeno quelli del mondo occidentale, veniva convocato dopo un esilio di quasi 2000 anni.
Le idee di Herzl trovarono sostegno nella massa dei poveri ebrei dell'Europa orientale e della
Russia. A Basilea, il movimento sionista deliberò di "stabilire una casa per il popolo ebraico in
Palestina che fosse protetta dal diritto pubblico." Il congresso di Basilea deliberò anche di istituire
una organizzazione politica e le istituzioni finanziarie per portare avanti l'idea sionista.
L'Organizzazione Mondiale Sionista fu così istituita, e Herzl venne eletto presidente. Herzl
scrisse nel suo diario: "A Basilea ho fondato lo Stato degli ebrei .. Se non in cinque anni, allora
certamente in cinquanta, tutti lo sapranno. "
Herzl ebbe a presiedere sei Congressi sionisti tra il 1897 e il 1903, nonché il Fondo Nazionale
Ebraico e il giornale del movimento Die Welt.
Dopo la morte di Herzl, il movimento ha continuato a riunirsi ogni anno, tranne durante la
guerra. Nel 1936 il centro del movimento sionista, si trasferì a Gerusalemme.
Nella sua ricerca di grande supporto potere, Herzl viaggiò in Palestina e Istanbul nel 1898 per
incontrare i Kaiser Guglielmo II di Germania e il Sultano dell'Impero Ottomano.
Herzl incontrò Kaiser Guglielmo in Palestina, dove potè mostrargli un insediamento ebraico.
Tuttavia, l'incontro si rivelò essere solo un unico cerimoniale, e il Kaiser rifiutò di impegnarsi a
sostenere una patria nazionale ebraica.
Il piano di Herzl era quello di ottenere denaro da finanzieri ebrei e pagare il debito oneroso
dell'Impero Ottomano, ed in cambio, ottenere una carta dal
Sultano per poter sviluppare la
Palestina come patria nazionale per il popolo ebraico. Ma i finanzieri ebrei erano poco entusiasti:
Rothschild ridicolizzò l'idea che la Palestina avrebbe potuto essere una casa per gli ebrei.
Herzl nonostante tutto cerco' di negoziare con il sultano comunque. Era convinto che il sostegno
finanziario avrebbe dovuto essere imminente se avesse ottenuto un placito dal sultano. Ma costui,
dopo lunghe trattative, si mostrò non disposto a rinunciare alla Palestina e non voleva avere una
concentrazione di ebrei lì. Offrì di favorire l'immigrazione di ebrei in altre parti dell'impero
ottomano, invece. Nel 1902, i negoziati giunsero a un fine ultimo. Herzl scrisse nel suo diario:
"15 febbraio. 'Va bene, cerchiamo di stabilire su entrambi i lati che cosa è coinvolto
qui', ha detto il rappresentante del Sultano, Izzet. 'Sua Maestà Imperiale è pronta ad
aprire il suo impero ai rifugiati ebrei di tutti i paesi, a condizione che essi decidano
di diventare ottomani soggetti con tutti i doveri che questo impone, sotto le nostre
leggi e il nostro servizio militare.' 'Esatto!', Risposi. Ha continuato: 'Prima di
entrare nel nostro paese devono formalmente dimettersi dalla loro precedente
cittadinanza e diventare sudditi ottomani. A questa condizione essi si possono
stabilire in una qualsiasi delle nostre province tranne - in un primo momento - la
Palestina '. Io non battei ciglio, anche se avevo capito subito che questa era solo la
prima offerta e che sarebbero stati aperti per la contrattazione. 'In cambio', Izzet
continuò, 'Sua Maestà Imperiale si chiede di formare un sindacato per il
consolidamento del debito pubblico ...'
17 febbraio. Allora Izzet ha preso la mia lettera per il Sultano. Mentre aspettavamo,
Ibrahim e Ghalib rimasti entusiasti delle possibili condizioni piu' felici: come
sarebbe stato quando gli ebrei sarebbero venuti!. Essi sognavano ad alta voce del
miglioramento dell'agricoltura e dell'industria, delle banche, ecc Ma poi Izzet ci
restituì la decisione del Sultano, ed era sfavorevole. Il Sultano è disposto ad aprire il
suo impero a tutti gli ebrei che diventano sudditi turchi, ma le regioni da regolare
sono da decidere di volta in volta da parte del governo, e la Palestina è da escludere
... Una carta senza la Palestina! Ho rifiutato subito. "E così la riunione si è
conclusa.
Herzl scrisse al Comitato d'azione maggiore del fallimento dei negoziati con i turchi, ma volle
mantenere la battuta d'arresto come un segreto per evitare lo scoraggiamento.
Herzl incontrò allora Joseph Chamberlain, il segretario coloniale britannico e altre politici, i quali
offrirono, non la Palestina, ma le possibilità di insediamento a Cipro o in Africa orientale, in quello
che venne chiamato l'Uganda (in realtà parte del Kenya oggi). Allo stesso modo, venne esplorata la
possibilità di insediamento nel Sinai, vicino a El Arish, che sarebbe stato "vicino" alla Palestina. Il
governo britannico in Egitto, tuttavia, pose il veto al progetto El Arish con la motivazione che tale
soluzione avrebbe richiesto molte difficoltà nell'approvigionamento di acqua.
Il pogrom di Kishinev (vi ricordo il bellissimo libello “Nella città del massacro” di Bialik sul
tragico evento, n.d.t.) nel 1903 provocò in Herzl l'urgenza di trovare un riparo per gli ebrei della
Russia. Viaggio' per la Russia dunque nel 1903 al fine di incontrare il famigerato antisemita von
Plehve, che si ritenne il responsabile per l'ondata di pogrom istigati contro gli ebrei. I sionisti russi
restarono sconvolti da questa visita, pensando che così si faceva il gioco del nemico. Herzl
propose che il governo russo assistesse il movimento sionista nel suo intento di trasferire gli ebrei
dalla Russia. iSe non volevano li ebrei nel loro territorio, che lo aiutassero a portarli via. Ma Von
Plehve diede una risposta parzialmente favorevole, che ha poi ritirò, tuttavia Von Plehve revocò
alcune delle leggi molto restrittive nei confronti dell'attività politica sionista.
Con l'offerta britannica in mano, Herzl propose l'idea "Uganda", come rifugio temporaneo - un
"rifugio notturno" per gli ebrei della Russia, al Sesto Congresso Sionista nel 1903. Herzl chiarì che
questo programma non avrebbe pregiudicato l'obiettivo ultimo del sionismo, che era l'
insediamento in "Eretz Yisrael" - Palestina. Tuttavia, la proposta suscitò grande rabbia, in
particolare, e sorprendentemente, tra i delegati russi, quegli stessi che aveva cercato di aiutare
Herzl. Menahem Ussishkin in particolare, organizzò una protesta al C ongresso dei sionisti russa,
la onferenza di Kharkov , e diede un ultimatum a Herzl costringendolo a ritirare la proposta
Uganda.
Herzl scrisse nel suo diario che i sionisti russi erano in aperta ribellione. Uno scambio amaro ne
seguì. Herzl rimproverò a Ussishkin le pagine di Die Welt. Chiese o retoricamente, se Ussishkin
conoscesse un modo migliore e più breve per realizzare l'insediamento pubblico aperto della
Palestina da parte del popolo ebraico. Lo sfidò a rivelarlo..sarcasticamente osservò che se
conosceva un modo, allora da così buon sionista qual era avrebbe dovuto rivelarlo altrimenti
avrebbe fatto meglio a tacere altrimenti il rischio era solo distruggere con l vuota retorica l'unità del
movimento.
La proposta del progetto Uganda venne comunque infine respinta in parte perché gli inglesi stessi si
erano ritirati dall'offerta. Anche se l'ipotesi Uganda non fu mai considerata se non misura
temporanea, spesso gli anti-sionisti hanno addotto questa “possibilità” e queste iniziative come
prova che gli ebrei non hanno alcun legame speciale per la Palestina.
Ma è vero il contrario. Prima del movimento sionista, vari pensatori ebrei e filantropi avevano
proposto "case nazionali" negli Stati Uniti o in Sud America. Tuttavia, anche se il barone Hirsch
istituì delle colonie in Argentina, l'idea non catturò mai l'immaginazione della gente. I cuori e le
menti degli ebrei sono stati sempre impostati su "Terra Santa".
In data 11 aprile 1904, in una riunione di riconciliazione del Comitato d'azione maggiore del
movimento sionista, Herzl dichiarò ancora il suo sostegno per la Palestina, come l'obiettivo finale
del sionismo. Il suo discorso era caratterizzato e venato di dignità ferita e di amarezza, ma anche
precisamente definito:
Ho intrapreso tutto ciò per portare una parola di pace. So quanta angoscia e ansia
regnano tra le masse del nostro popolo, i sionisti fedeli in tutto il mondo, e in
particolare in Russia, io so con quale preoccupazione seguono questi negoziati,
quanto profondamente essi temono che questi inizi di una organizzazione nazionale,
possano subire un arresto.
Per quanto mi riguarda sono disposto a passare un
spugna sopra tutto ciò che è stato detto contro di me personalmente, e non dire
un'altra parola. Ma sono eccitato quando si tratta di salvaguardare la nostra
organizzazione, completando il nostro lavoro, la nostra unità di guardia e
l'adempimento degli obblighi di cui noi stessi si sono impegnati ad accettare i nostri
mandati al Congresso.
...
Il mio punto di vista personale è stato ed è quello che noi non abbiamo il diritto
semplicemente di rifiutare una proposta del genere, scagliarla indietro senza
nemmeno chiedere al popolo se vogliono o no. Non voglio usare la parola tanto
discussa "Rifugio Night" nel descrivere l'offerta inglese, ma dire piuttosto: "Ecco un
pezzo di pane." Io che posso avere torta da mangiare, e in ogni caso sempre in
grado di avere un pezzo di pane, non ho il diritto di rifiutare il pezzo di pane che
viene offerto ai poveri, perché non ho bisogno o non lo voglio. Ma sono obbligato
almeno di trasmettere l'offerta al popolo. Questa è la mia convinzione.
...
Perché, signori, qui a Vienna mi strappai un giorno da quella che era stata la mia vita
fino ad allora, dai miei amici e conoscenti, e mi dedicai a quello che ho considerato
giusto. Non sento il bisogno di una maggioranza. Quello che serve è che sarò una
cosa sola con le mie convinzioni. ...
Vogliamo che la crescita del sionismo continui, vogliamo che il sionismo sia a
rappresentare il popolo ebraico. Perché vogliamo questo? Perché crediamo che non
possiamo raggiungere il nostro obiettivo, senza grandi forze, e queste grandi forze
non si trovano in una federazione di piccole società. E non si giunse a nulla Che cosa
si potrebbe ottenere senza un sionismo politico? Il percorso è l'organizzazione del
popolo, e il suo organo è il Congresso.
Ero come uno statista ebreo che mi presentai a voi, è quello che sta scritto sulla mia
carta dove sono stampate le parole: "Herzl, statista ebreo". E nel corso del tempo ho
imparato molto. In primo luogo, ho imparato a conoscere gli ebrei, e a volte è stato
anche un piacere. Ma soprattutto, ho imparato a capire che noi troveremo la
soluzione del nostro problema solo in Palestina. ... Se oggi vi dico: "Sono diventato
un sionista e sono rimasto uno, e tutti i miei sforzi sono diretti verso la Palestina",
avete tutte le ragioni del mondo di credermi.
...
Abbiamo una maggioranza enorme dalla nostra parte. Ma quello che voglio è che si
deve essere in grado di tornare a casa e dire al vostro popolo: abbiamo ricevuto le
dichiarazioni rassicuranti, sappiamo che l'esecutivo di Vienna sta lavorando, e
sappiamo quello che il leader vuole. Non fissate lo sguardo su una casa incompiuta,
appena iniziata, attendete fino a che è pronto, e mettete la vostra fiducia in questi
uomini che non faranno nulla per perdere la vostra fiducia!
Herzl si ammalò a maggio. Morì a Vienna pochi mesi dopo, nel luglio del 1904, di polmonite
contratta come complicanza di malattie del cuore, ma la parte essenziale del suo lavoro era stato
fatto. Nel 1949, i resti di Herzl furono portati in Israele e sepolti sul Monte Herzl a Gerusalemme.
Tutta l'attività politica di Herzl per il sionismo è condensato nel breve periodo di otto anni. Lui non
ragginse una Carta per un focolare nazionale ebraico nel corso della sua vita. Tuttavia, egli aveva
fatto qualcosa di quasi impossibile: aveva creato, con la forza della sua personalità unica, un
movimento che unificasse non solo i gruppi sionisti disperi, ma gran parte del popolo ebraico,
superando l'opposizione di assimilazionisti e leader religiosi reazionari, come così come
l'indifferenza e la freddezza dei magnati. Portò dalla sua i sionisti laici, socialisti, capitalisti e
religiosi e li fece sedere insieme in una sala allo scopo di legarsi insieme in un'unica
organizzazione con un precio fine comune. Questa unità, che ha riconosciuto e salutato nel
suo Discorso al primo Congresso Sionista è ciò che ha reso il progetto sionista in una realtà
concreta. Le continue lotte di Herzl per unire le fazioni che litigano dietro un unico programma
sionista ha avuto un prezzo. Significativamente, aveva scritto nel 1899, in un saggio intitolato "La
Affliction Famiglia" scritto per The American Hebrew, "Chi vuole lavorare in nome delle esigenze
di ebrei - per usare una frase popolare -deve avere lo stomaco forte"
Herzl divenne il simbolo del sionismo. La sua immagine domina gl uffici del governo israeliano e le
organizzazioni sioniste. Il suo nome è ricordato nei nomi di città, in scuole e strade. Ogni città di
dimensioni adeguate in Israele ha una strada dedicata ad Herzl.
D'altra parte per gli arabi e altri anti-sionisti, Herzl è il simbolo del "colonialismo sionista." Per gli
ebrei ultra-ortodossi, è il simbolo del male laicista.
Il governo israeliano ha deciso che il compleanno di Herzl sia da ricordare ogni anno, il dodicesimo
giorno del mese ebraico di Iyar, esattamente in Israele, è il giorno dell'Indipendenza.
Il lavoro di Herzl ha reso possibile ciò che gli altri avevano solo sognato. Ha detto: "Se si vuole,
non è leggenda." Lui fu la levatrice di un movimento il cui scopo è stato quello di realizzare
l'antico sogno impossibile degli ebrei, di essere un popolo libero, ancora una volta nel proprio
paese.
Il testo è stato tratto da un articolo di Ami Isseroff http://www.zionism-israel.com Zionism and
Israel Information Center (trad.mia)
L’antisemitismo e l’Antisionismo
di Tiziana Marengo
Tempo fa reperii in rete questo interessante scritto che vi ripropongo sul tema annoso
dell’antisemitismo – antisionismo. Vi lascerò il link per chi volesse leggerlo per intero.
Trovo interessante dopo aver parlato della nascita del sionismo, che per Herzl fu quasi una
necessità per salvaguardare gli ebrei dal forte antisemitismo che caratterizzava molte società
dell’epoca, analizzare ora, oggi, quale sia la situazione.
E temo che la situazione non sia evoluta positivamente. L’antisemitismo è ancora radicato e anzi
spesso mascherato da “antisionismo”..
http://www.ritornoallatorah.it/public/index.php?
option=com_content&view=article&id=376:antisemitismo&catid=48:attualita
"Quando qualcuno attacca il Sionismo, intende gli Ebrei, puoi starne certo" (Martin Luther King).
La capacità di sopravvivenza dell'antisemitismo nel corso della storia è pari a quella del popolo
Ebraico. Non si tratta di vittimismo, ma della realtà chiara ed evidente.
Le vittime dell'Olocausto Nazista avrebbero potuto essere considerate come un terribile sacrificio
volto a mostrare all'uomo il limite massimo della sua brutalità e a porre fine ad ogni forma di
sterminio, una sorta di completa e drammatica applicazione delle parole del Talmud: "La morte del
giusto porta espiazione" (Moed Katan 28a).
Eppure, neanche un evento terribile come la Shoah ha sradicato l'odio contro gli Ebrei e contro le
altre sfortunate minoranze.
Forse, almeno nel mondo occidentale, grazie alle camere a gas, l'antisemitismo è stato soppresso per
un pò di tempo, ma non si è mai estinto; anzi, questo sentimento così ignobile sta ora tornando ad
essere sempre più vitale, riprendendo lentamente la potenza di un tempo e diffondendosi come
un'ideologia di tutto rispetto.
Così, l'essere umano, non potendo rinunciare alla sua brutalità, ha preferito cancellare il ricordo
dell'orrore, serrando la bocca ai sopravvissui e negando che lo sterminio sistematico e organizzato
sia realmente avvenuto. La messa in dubbio della storicità dell'Olocausto sta infatti trovando sempre
maggiori sostenitori.
Mentre nel Medioevo e in buona parte dell'era moderna l'odio contro gli Ebrei era profondo
disprezzo nei confronti di un popolo senza patria, con tradizioni diverse e usanze stravaganti, oggi
invece
esso
si manifesta
attraverso
l'accanimento
contro
lo Stato
d'Israele.
Era prevedibile che uno stato indipendente, fondato dagli stessi odiati vagabondi che da tempo
immemore venivano visti come la causa di tutti i mali, sarebbe stato immediatamente utilizzato
come capro espiatorio del mondo intero.
Tuttavia, secondo il pensiero comune, attaccare l'odierna repubblica Israeliana non significa essere
antisemiti.
Certo, criticare l'operato di un qualsiasi stato è indubbiamente lecito, ma il problema è che quando
si parla di Israele molto spesso si va ben oltre la normale e sana manifestazione della propria
opposizione politica all'operato di un determinato governo.
Innanzitutto, Israele non viene semplicemente criticato, poichè ed essere messo in dubbio da molti è
addirittura il suo diritto all'esistenza, e per proclamare questa posizione gli oppositori dello Stato
Ebraico sono pronti a schierarsi con i barbari di oggi, i terroristi che inventano menzogne
e impongono il loro fanatismo religioso.
E' incredibile constatare quanto gli alleati e i sostenitori dei fondamentalisti Islamici siano
soprattutto persone che affermano di seguire ideali di libertà, uguaglianza e democrazia, tutti
concetti sconosciuti a organizzazioni quali l'OLP (Organizzazione per la Liberazione della
Palestina), Hamas e Hezbollah.
Ovviamente al mondo non piacciono gli Ebrei che hanno uno stato, un governo e un esercito. Erano
meglio quegli Ebrei vagabondi, quelli che si potevano facilmente torturare, tormentare e
perseguitare. Ora tutto ciò è più difficile, ma l'impegno non manca.
Il popolo Ebraico è accusato di aver rubato la sua stessa terra, la patria che in duemila anni di esilio
forzato non ha mai smesso di considerare propria. "Hashem, il tuo Dio ti ricondurrà nel paese che
i tuoi padri possedettero e tu lo possederai"(Deuteronomio 30:5) questa e altre simili promesse non
abbandonarono mai i cuori speranzosi degli Ebrei nel corso della diaspora, e furono infatti proprio i
Sionisti a trasformare il deserto in una terra rigogliosa ed abitabile.
Tutto ciò a molte persone non interessa, esse preferiscono descrivere Israele come un terribile
oppressore ed invasore; sì, un invasore, anche se il governo Israeliano è favorevole alla fondazione
di uno stato Arabo in quella terra, e anche se il leader Sionista David Ben Gurion scrisse a suo
tempo: "Noi non vogliamo e non abbiamo bisogno di cacciare gli Arabi e di prendere il loro posto.
Tutte le nostre aspirazioni si basano sull'assunto - dimostrato dalla nostra attività nella terra - che
c'è abbastanza spazio nel paese per noi e per gli Arabi" (Dalla lettera al figlio Amos, 1937).
La popolazione Araba costituisce attualmente il 20% dei votanti in Israele.
A rendere evidente che l'opposizione ad Israele è spesso in realtà autentico antisemitismo è il fatto
che per accusare lo Stato Ebraico si ricorre frequentemente alle celebri menzogne
anti-Giudaiche molto accreditate nei secoli passati a cause dei pregiudizi teologici.
Infatti, se un tempo i Cristiani accusavano gli Ebrei di portare la peste avvelenando le acque,
oggi alcuni Arabi dichiarano che gli Israeliani diffondono l'Aids attraverso degli speciali chewing
gum (!) e regalano ai bambini Palestinesi giocattoli tossici.
Nel Medioevo la Chiesa diffondeva dicerie secondo cui i Giudei assetati di sangue sacrificavano
neonati per la Pasqua, e nei nostri tempi i soldati Israeliani vengono spesso accusati di uccidere i
bambini Palestinesi senza motivo e di rubare i loro organi.
La menzogna tanto cara ai Nazisti e ai Sovietici secondo cui gli Ebrei dominano segretamente il
mondo è stata ripresa dagli anti-Sionisti per accusare Israele di essere alla base di un complotto
globale e di aver causato (tra le altre cose) la distruzione delle Torri Gemelle, la guerra in Iraq, e
persino la Shoah (vera o fasulla che sia).
L'antisemitismo è vitale anche sul web.
L'antisemitismo sembra quindi essere in una fase di completa rinascita, ma non bisogna credere che
oggi questo sia un problema soltanto per gli Israeliani.
Al contrario, Il posto più sicuro per gli Ebrei (forse paradossalmente) è proprio lo Stato d'Israele,
poichè, come è già tristemente accaduto, gli Ebrei dispersi nelle altre nazioni possono diventare un
facile bersaglio della furia anti-Sionista, anche se non hanno nulla a che fare con le scelte del
governo Israeliano.
Curiosità e Cultura
Mangiare Informati
A cura di Matteo Ghigo
Per mangiare, nel XXI secolo, non bastano più le posate, i piatti ed i bicchieri. Senza un computer,
un tablet o uno smartphone dove si possono recuperare le informazioni riguardo i ristoranati, i cibi
o gli abbinamenti cibo-vino?
In Israele la tecnologia legata all’ambito culinario ha tuttora un impatto importante e soprattutto è
oggetto di intesse nella vita quotidiana. Sempre più persone hanno deciso di creare applicazioni per
smarthphone, tablet e pc capaci di fornire dettagliate informazioni. Alcune di queste applicazioni
sono disponibili anche in lingua Inglese, altre sono solo reperibili in lingua Ebraica.
FOODUCATE è un applicazione per i prodotti Apple che, da uno scatto fotografico del codice a
barre, fornisce informazioni riguardo la qualità nutrizionale di un cibo. L’algoritmo con cui
effettua questa operazione è segreto.
ISRAELI FOOD nasce da un sito web per poi sfociare come IOS app e fornisce una moltitudine di
informazioni riguardo ristoranti, market e ristoranti kosher, panetterie, macellerie, caffetterie e
moltri altri locali israeliani. Gli utenti possono rilasciare dei commenti ai locali e creare così una
classifica dei più visitati nelle diverse città. La localizzazione dei luoghi è assai semplice grazie alla
localizzazione diretta col gps e l’apposizione di un segnaposto nella punto preciso della mappa.
TAPINGO è una applicazione Android IOS e Blackberry utilizzata dagli studenti israeliani negli
Stati Uniti per ordinare i pasti nei ristoranti dei campus. Grazie alla visualizzazione dei singoli
menu di ogni ristornate, i ragazzi scelgono i piatti che preferiscono, pagano direttamente dal
telefono e specificano l’ora di consegna gradita. Viene inoltre tenuto in memoria uno storico dei cibi
preferiti così da permettere di effettuare successivi ordini in modo agevole.
LOOK & COOK sviluppata dalla startup Kinetic Art fornisce 50 ricette passo a passo del cuoco
israeliano Mier Adoni. Grazie al supporto video, audio e fotografico l’utente ha la possibilità
scorgere e comprendere al meglio ogni singolo passo della preparazione del piatto. L’app è
diventata molto famosa in tutto il mondo, soprattutto per quanto concerne gli utilizzatori di
dispositivi Apple.
MARKETPLACE ISRAEL è una applicazione Android e IOS ideata da Barak Cohen che, da uno
scatto del codice a barre, informa l’utente sul miglior prezzo o la migliore offerta nelle differenti
catene di supermercati. E’ possibile consultare un sito online che permette di effettuare le
medesime operazioni
LEKET ISRAEL è un applicazione a supporto del banco alimentare dove è possibile trovare i
luoghi più vicini dove portare il cibo. Grazie a questa app Leket, ogni anno, salva più di 700.000
pasti e 21 milioni di libbre di prodotti e merci deperibili.
Queste sono alcune delle più famose applicazioni di impornta israeliana. Ogni giorno ne vengono
create nuove con capacità innovative incredibili.
Il sapere e la tecnologia, in Israele, riescono a miscelarsi producendo un tutt’uno vincente e di
qualità.
Libri Consigliati
a cura di Tiziana Marengo
Vecchia Terra Nuova
di T. Herzl
ed. Biblioteca Aretina
Theodor Herzl, , è universalmente noto per il libro Lo Stato degli ebrei, pubblicato nel 1896. Ma il
messaggio fondamentale di quell'opera — l'idea di uno Stato dove l'ebraismo della diaspora potesse
di nuovo riunirsi — animò anche un suo romanzo quasi sconosciuto del 1902,Vecchia terra nuova,
ora pubblicato in italiano per la cura di Roberta Ascarelli. Inizialmente Herzl aveva pensato di
affidare il proprio messaggio politico non a Lo Stato degli ebrei, ma a un'opera «straordinaria», il
romanzo in questione. Si tratta effettivamente di un'opera «stupefacente», come la definisce la
curatrice, anche se la qualità del romanzo rimane spesso schiacciata dalle pagine esplicitamente
didascaliche e dalla trama narrativa un po' ingenua. Il libro immagina un meraviglioso avvenire
visto con gli occhi di un ebreo austriaco che, abbandonata Vienna per una delusione amorosa ma
anche per una più generale disperazione esistenziale, vive per vent'anni da eremita in un'isola e si
trova poi a passare nel 1923 dalla Palestina. A quel punto si avvia il tema narrativo principale
dell'opera: la descrizione delle meraviglie che gli ebrei hanno saputo portare in quella «vecchia e
nuova» terra. Dalle coltivazioni ai mezzi di trasporto, dalla parità di diritti uomo-donna alla
completa eguaglianza tra tutte le religioni e le culture, dalla pacifica convivenza con gli arabi alla
ricostruzione del Tempio di Gerusalemme, scorrono sotto i nostri occhi i temi di un'utopia sionista
dai tratti ingenui ma suggestivi. l libro fu accolto piuttosto freddamente dalla cultura ebraica
viennese: Karl Kraus vi ironizzò su, Arthur Schnitzler confessò all'autore di non averlo letto. Alla
classe media ebraica dell'epoca appariva surreale — scriverà Stefan Zweig — che Herzl chiedesse
agli ebrei di lasciare «le loro case e le loro ville della Ringstrasse, i loro affari, i loro incarichi; in
una parola, che emigrassero, armi e bagagli, in Palestina per fondarvi una nazione». In effetti, gli
unici personaggi negativi del romanzo sono gli appartenenti alla ricca e fatua borghesia ebraica
viennese, che vediamo riferirsi al sionismo e all'idea del ritorno degli ebrei in Palestina al massimo
come argomento per facili battute durante una cena («al suono della parola Palestina, echeggiò una
scrosciante risata»).
L'ottimismo che Vecchia terra nuova condivide con ogni opera utopistica ha un sottofondo
drammatico e tragico. Non solo perché il protagonista è presentato subito come un giovane «colto e
disperato», che vive in un milieu ebraico «che dava valore solo al divertimento e al tornaconto».
Dietro l'utopia sionista di Herzl c'è l'esperienza dell'antisemitismo europeo, direttamente conosciuto
quando era stato a Parigi negli anni dell'affare Dreyfus. Nel romanzo uno dei protagonisti della
Nuova Società, costruita in Palestina su base mutualistica e multietnica, osserva che tutto era stato
reso possibile dai grandi progressi della tecnica, certo. Ma di quei progressi si erano potuti giovare
soltanto gli ebrei per una forza speciale da loro posseduta: «Da dove ci veniva? Dalla generale,
angosciante pressione che era esercitata su di noi, dalla persecuzione, dal bisogno». Persecuzione e
condizione di bisogno che nell'immaginario 1923 descritto da Herzl sono assenti: nell'ottimistica
situazione da lui presentata nel romanzo l'antisemitismo risulta ormai scomparso, sia in Palestina sia
nel resto del mondo. Una conclusione, o meglio un auspicio, che la storia successiva si sarebbe
incaricata di smentire completamente. (recensione di Giovanni Belardelli su Informazione Corretta
17.12.2012)
Oy! oY! Oy!
Di Leo Rostan
Ed. Mondatori
Umorismo ebraico del mondo yiddish. Il libro è strutturato a mo’ di dizionario, con elencate varie
parole yiddish ed il loro significato, il quale è spesso e piacevolmente illustrato da umoristiche
storielle del mondo yiddish
Il libro di Joseph
Di Yoel Hoffmann
Un vero gioiello, consigliatissimo. Un autore originale e poetico. Due romanzi in uno e due
bambini protagonisti. Nel primo si racconta la storia di un sarto ebreo e di suo figlio Giuseppe nella
Berlino degli anni Trenta. Nel secondo la Palestina di oggi attraverso gli occhi di un bambino. Due
storie parallele in un unico romanzo speculare.
Nel primo racconto una descrizione terribile e paralizzante della notte dei cristalli, mai letto nulla di
simile!
Jasmine
di Eli Amir
Ed. Einaudi
Un meritevolissimo autore israeliano. Un libro ambientato a Gerusalemme est nel 1967 . Sino a
quel momento la convivenza tra le varie religioni era stata pressochè tranquilla, poi per i più
intransigenti le persone sono diventate nemiche tra di loro. A nulla sono valse le parole e i tentativi
di chi pensava ad un modo di convivere che potesse essere d'aiuto per tutti. E qui troviamo
Jasmine , sostenitrice dell’Olp,
un personaggio che non mi piaceva affatto,mentre leggevo,
all’inizio. Un personaggio freddo, anche antipatico direi..poco presente nella narrazione in effetti,
non quanto Nuri per lo meno.. Nuri, il portavoce del governo israeliano che finirà per innamorarsi
di
Jasmine.
E in questo modo di narrare, Eli Amir mi ha invece insegnato che anche i lettori hanno pre-giudizi,
si formano giudizi prima di conoscere, prima di approfondire..è molto piu' facile, costa meno fatica
giudicare che sapere, che scoprire, che indagare...Jasmine ha finito con il conquistarmi, facendomi
scoprire un personaggio dolce, forte ma ferito, un'anima che andrà comunque avanti.
L'ultimo capitolo, breve, teso, pieno di pathos, vale tutto il libro.Lì c'è Jasmine, la Jasmine che mi
ha commosso.
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Bollettino 05.2013 - Associazione Italia