Un POPOLO VENUTO DAL NULLA …
•UN POPOLO VENUTO DAL NULLA
•L’ARTE
•LA RELIGIONE
•L’INTERPRETAZIONE DEI SEGNI
•LE DIVINITA’ DI CULTO
•SOCIETA’
•LA FAMIGLIA
•ATTIVITA’ – il commercio, l’allevamento,
l’agricoltura, il commercio marittimo
•MINIERE E METALLURGIA
•LE MONETE
•L’ALFABETO
•LA LINGUA
•GRANDI CITTA’ ETRUSCHE – cerveteri, veio,
vetulonia, populonia, tarquinia,volterra, chiusi
•CITTA’
•LE TOMBE
•IL TEMPIO
•I RITI FUNEBRI
•IL PORTO E LA NAVIGAZIONE
•LA GUERRA SUL MARE
•L’ABBIGLIAMENTO
• I RE ETRUSCHI
Sulle origini e sulla provenienza
degli etruschi sono state scritte storie
fantastiche e sono state fatte
numerose ipotesi in epoca sia antica
che moderna. Ma la domanda “chi
erano gli etruschi” è forse destinata a
rimanere senza una risposta precisa.
 Una delle ipotesi più diffuse
dell’antichità è quella dello storico
greco Erodoto.

• Erodoto afferma che gli
etruschi arrivarono in Italia
per via mare, partendo dalla
Lidia in Asia Minore. Riferisce
infatti che, subito dopo la
guerra di Troia tra il 1250 e
il 1200 a.C., una grave
carestia durata quasi 20
anni aveva ridotto alla fame
il popolo dei Lidi. Una parte
di questi con capo Tirreno,
figlio del re Atys, avrebbe
allora deciso di lasciare la
patria e di andare per mare
alla ricerca di nuove terre.
Dopo un viaggio lungo e avventuroso, fallito il
tentativo di invadere
l’Egitto, i Lidi sarebbero giunti in prossimità
delle coste occidentali dell’Italia. Qui si
sarebbero stabiliti tra gli Umbri che popolavano
le regioni centrali della penisola e avrebbero
assunto il nome di Tirreni.
In tempi più recenti
qualcuno ha affermato
che gli etruschi
sarebbero giunti
dall’Europa centrale
attraverso le Alpi. Si
sarebbero stabiliti
inizialmente nella
Pianura Padana dando
origine in
Emilia,durante l’età del
ferro, alla civiltà
villanoviana e da qui
•Successivamente avrebbero
raggiunto l’Etruria.
•L’ipotesi più attuale, sulla quale
concordano molti studiosi, sostiene
che il popolo etrusco sarebbe un
residuo di genti antichissime che
abitavano il bacino del
Mediterraneo
•Rimaste isolate in Etruria dall’invasione
dei popoli indoeuropei, queste popolazioni
vi avrebbero sviluppato una grande civiltà
adottando probabilmente una lingua
parlata da piccoli gruppi di avventurieri
navigatori provenienti dall’Oriente.
L’ARTE

Gli etruschi svilupparono tecniche molto
evolute per quei tempi: nell’ arte della
costruzione impiegarono l’ arco a pieno
centro e la volte a botte. Gli etruschi
furono inoltre abili artigiani: eccellevano
nella lavorazione dei metalli (ferro, oro e
rame),molto usato era il bronzo. L’argilla
serviva per realizzare le statue che
dovevano ornare le tombe e i templi, o i
vasi dipinti. Assai importante era la
produzione di vasi di bucchero,
caratterizzati dalla superficie colore nero
lucido.
Sembra che il bucchero
fosse fabbricato con argilla
depurata, alla quale veniva
probabilmente aggiunto
del manganese o altre
sostanze minerali che
dovevano aiutare l’
innerimento della materia
durante la cottura.
Il vaso veniva cotto in forni a scarsa
ventilazione e a bassa temperatura, in
modo che l’ambiente carbonioso,
creato mediamente aggiunta di
polvere di carbone, impregnasse la
sostanza argillosa, annerendola.
Questi vasi venivano lavorati al
tornio ed erano destinati alle classi
abbienti.
Uno degli esempi più belli e più famosi di bucchero è il
guttus (vaso a collo lungo e stretto che serviva a versare
profumi, acqua o vino pregiato in piccole dosi). Attraverso
l’arte di questo popolo possiamo inoltre trarre informazioni
sia sugli aspetti religiosi sia su quelli riguardanti i rapporti
con le altre civiltà, specialmente quella con i greci. L’ arte
etrusca può essere considerata infatti una prosecuzione
dell’arte ellenica di cui assimila e subisce gli aspetti.
LA RELIGIONE

La religione etrusca era regolata da
sacerdoti, che verranno considerati poi
indovini i quali predicavano il futuro, in
particolare interpretando i fulmini e
leggendo il fegato di animali sacrificati,
secondo una tradizione scritta. Essi
verranno detti Aruspici. Questo termine
significa “osservatore di fegato”. Tali
indovini si diffusero in tutta Italia e nell’
Impero romano e messi al bando
dell’imperatore Giustino. Anche dopo tale
periodo rimasero in uso presso i vari
popoli italici.
L’INTERPRETAZIONE DEI SEGNI
L’INTERPRETAZIONE DEI SEGNI CELESTI
I libri fulgurales erano attribuiti alla ninfa Vegoia. Ad
Arnobio si attribuisce l’osservazione di fulmini o viscere
sacrificali. La scienza relativa ai fulmini si articola in 3
momenti: quello dell’analisi, quello dell’interpretazione e
quello della espiazione. La prima parte spetta alla sistematica,
la seconda alla divinazione, la terza alla propiziazione degli
dei.


L’INTERPRETAZIONE DEI SEGNI TERRESTRI
Alla dottrina etrusca è riferita da Servio e
Macrobio una fondamentale distinzione dei tipi di
vittime, in hostiae consultatoriae , quelle per
mezzo delle qualisi esplora la volontà divina
attraverso l’ analisi delle viscere, e in hostiae
animales , nelle quali soltanto lo spirito vitale
viene consacrato al dio.
LE DIVINITA’ DI CULTO
Il grande etruscologo Massimo Pallottino, constata che
l’interpretazione della religiosità etrusca rimane un’impresa molto
difficile : le divinità sono oscure ed incomprensibili.
Unica triade divina conosciuta nel pantheon etrusco è
TINIA-UNI-MNERVA
Probabilmente i greci hanno fornito la maggior parte delle
divinità : LETHA, LARAN, MARIS ( dio greco Ares), ERACLE
( Ercole), APULO, APLU ( Apollo),ARTUMES
Notevoli anche le influenze orientali : Dio guerriero Tin .
Charun è il demone etrusco del regno dei morti
ed appare in quasi tutte le pitture funebri come
demone orribile.
Il suo naso è grosso ed adunco, le orecchie sono
allungate ed appuntite, i capelli crespi e mal curati,
i denti digrignati.
Nei dipinti si distingue dagli uomini per il colore
blu scuro con cui è dipinto
Tormenta i morti ed infligge loro supplizi atroci.
•La religione etrusca subì fortemente l’influenza della
mitologia greca. Accanto a divinità locali come Northia, dea
del fato, e Veltuna che lo scrittore latino Varrone definisce
“dio nazionale degli etruschi”
Accanto all’interpretazione di fulmini , tuoni e fenomeni celesti,
l’aruscpicina esamina le viscere delle vittime sacrificate.
Il fegato in artcolare è lo specchio del mondo nel
momento in cui è avvenuto il sacrificio.
L’aruspice, dall’osservazione , individua le intenzioni della
divinità.
Un fegato di brono ritrovato a Piacenza, offre le indicazioni
agli indovini per leggere le viscere degli animali
SOCIETA’
Come i Greci, gli Etruschi
non costituirono mai uno
stato unitario, ma si
organizzarono con un
sistema di città – stato
(polis greche),
indipendenti da loro.
A capo di ciascuna città, all’inizio vi era un
sovrano – sacerdote, detto “Lucumone”,
eletto dai nobili e con potere assoluto.
Tra il VI e V sec. a.C. si passò dalla
monarchia ad un regime aristocratico,
fondato cioè sul predominio delle famiglie
ricche. Questo tipo di struttura sociale si
mantenne del tutto inalterata attraverso i
secoli, come stanno a testimoniare le
iscrizioni funebri che portano il nome del
defunto seguito dal cognome, a
testimonianza della sua appartenenza a un
ceto sociale elevato. Al di fuori di ogni
ordinamento gentilizio rimanevano i servi,
gli schiavi,
Al di fuori di ogni ordinamento gentilizio
rimanevano i servi, gli schiavi,gli attori i
giocolieri. Poco sappiamo invece
dell’ordinamento delle milizie etrusche.
Notizie certe ci parlano di schiere di
combattimenti fornite dalla popolazione
contadina, poi vi erano soldati nel vero
senso della parola (mercenari). Nell’esercito
il nucleo di maggiore importanza era
costituito da guerrieri di grave armatura.
Pare probabile che l’esercito etrusco fosse
diviso in tre sezioni e che questa triplice
divisione sia stata imitata dai Romani.
Qualcosa è cambiato nella società
etrusca e lo si vedrà amplificato alla
fine dell’VIII sec. a.C. e nel successivo,
quando appare lo splendore della
società Orientalizzante, con all’apice le
ricche aristocrazie dalle tombe a
tumulo e dai sontuosi corredi, che
basavano il proprio potere e prestigio
sul controllo dei commerci con
l’Oriente e delle attività agricole e
pastorali.
la famiglia
La struttura della famiglia etrusca non è dissimile da quella
delle società greca e romana. Era cioè composta dalla
coppia maritale, padre e madre, spesso conviventi con i figli
ed i nipoti e, tale struttura è riflessa dalla dislocazione dei
letti e delle eventuali camere della maggior parte delle
tombe. Conosciamo alcuni gradi di parentela in lingua
etrusca grazie alle iscrizioni, come papa (nonno), ati nacna
(nonna), clan (figlio), sec (figlia), tusurhtir (sposi), puia
(sposa), thuva (fratello) .
ATTIVITA’
Il commercio
Situati in una regione cardine per i traffici
commerciali tra oriente ed occidente, gli
Etruschi seppero sfruttare al meglio
questa posizione di favore. Con il controllo
del mar Tirreno garantito dalle loro flotte, i
mercanti Etruschi erano altrettanto noti di
quelli Greci o Fenici ai popoli che
abitavano le coste del Mediterraneo.
Anche le vie commerciali di terra che
portavano verso il nord Europa erano
percorse dai mercanti Etruschi.
I prodotti per cui gli Etruschi erano conosciuti erano: il vino , i
vasi , le suppellettili e le armi di bronzo. Per facilitare il commercio e
gli spostamenti di truppe i territori etruschi erano percorsi
da una fitta rete di strade. Queste strade verso nord
permettevano di varcare gli Appennini per giungere alla
Pianura Padana; verso sud, collegavano l’ Etruria con la
Campagna Etrusca e le floride città dell’ Italia meridionale.
Agli albori della storia di questo
popolo, nel periodo
Protovillanoviano ( età del
bronzo)e nel successivo
Villanoviano iniziale ( età del ferro),
non si notano segni di una
distinzione in classi all’interno della
società; essa invece appare
evidente nel Villanoviano evoluto,
nella seconda metà dell’VIII sec.
a.C., quando i corredi funerari
cominciano a mostrare netti segni
di differenziazione: aumentano gli
oggetti di corredo in quantità e
qualità,appaiono vasi ed ornamenti
d’importazione.
IL MONDO DELL’ AGRICOLTURA
La tradizione
storica ricorda più
volte, nel corso V
sec. a. C. , la
richiesta di
frumento che lo
stato romano fu
costretto ad
avanzare all’Etruria
in occasione di
carestie.
ALLEVAMENTO
Le fonti letterarie forniscono scarse indicazioni sull’
allevamento. Sono ricordate mandrie di suini lungo
la costa della Maremma, armenti nelle valli boscose
di Caere (Cerveteri), greggi presso Roselle e Velzna
(Orvieto). Le informazioni desumibili dall’ analisi
delle scene figurate sono confermate dai dati
archeologi, che indicano come fosse
particolarmente diffuso l’allevamento del maiale
delle pecore e delle capre. Gli animali più cacciati
erano gli uccelli, i cinghiali e i cervi.
Il commercio marittimo
Nei tempi antichi la navigazione rappresentava il
metodo meno costoso e più sicuro per il
trasporto delle merci e delle persone. I mari ed i
fiumi navigabili erano solcati da un traffico
intenso di imbarcazioni che trasportavano ogni
tipo di mercanzia. Già nel VII e nel VI secolo
a.C. i mercanti Etruschi raggiungevano, sulle
loro navi, ogni zona del Mediterraneo. I prodotti
tipici esportati erano le ceramiche, in particolare
i buccheri, ed il vino. Le navi da carico erano di
forma tozza e panciuta, con la chiglia coperta a
volte da una lamina di piombo, la poppa alta e
ricurva, la vela quadrata agganciata all'albero
centrale. Disponevano di ancore di pietra, la cui
invenzione era dagli antichi attribuita proprio agli
Etruschi. Per dirigere la rotta il timoniere
utilizzava due remi situati sul castello di poppa.
MINIERE E METALLURGIA
Un ruolo di particolare importanza nello sviluppo
della civiltà etrusca è attribuito allo sfruttamento
delle risorse minerarie. La distribuzione dei
giacimenti sembra condensarsi nei Monti della Tolfa
a sud, nelle Colline Metallifere, nel Campigliese e all’
Elba. I procedimenti di estrazione di lavorazione dei
metalli hanno costituito in quest’ area, fin dall’ età
del bronzo, un aspetto peculiare, quasi che la
metallurgia accompagni e determini lo sviluppo
culturale complessivo della regione.
LE MONETE
L’ ALFABETO ETRUSCO
 Sul
finire dell’ VIII a.C. secolo gli
Etruschi di Tarquinia e Cere
appresero l’ alfabeto greco dei coloni
Euboici di Cuma e Pitecusa. Nel
tentativo di adattarlo alle loro
flessioni linguistiche territoriali, nell’
corso del VI secolo a.C., si distinsero
tre sistemi alfabetici rappresentati da
altrettanti aree geografiche.
Da queste l’alfabetizzazione proseguì a Nord nelle zone
Etruschizzate dell’ area Padana e a Sud nelle aree
Campane. Nel corso dei secoli V-IV e III l’ alfabeto
etrusco continuò a semplificarsi e a modificarsi.
La fine della lingua scritta fu legata all’ influenza della
potente e vicina Roma sulle singole città’ etrusche.
Questa si colloca, a seconda delle zone, tra il III e il I
secolo a.C.
Gli studi sulle lingue dell’ Italia
antica sono stati intensamente
coltivati nel corso degli ultimi
decenni da studiosi Italiani e
stranieri tra i quali citiamo
specialmente F. Ribezzo, P.
Kretschmer, C. Battisti ....
LA LINGUA
L’ENIGMA DELLE TAVOLETTE
DI PYRGI
Si tratta di tavolette scritte in
etrusco ed in punico ritrovate nel
santuario di Pyrgi presso il porto di
Caere. datate all’inizio del V scecolo
a.C
Il donatore è TEBARIO VELIANAS ed
il nome della dea etrusca è UNI :
Giunone
Le città Etrusche
Le città Etrusche, a
differenza di quelle Greche
dove il centro della città
era l’ agorà, avevano come
centro il tempio, le tombe.
I materiali con cui
venivano costruite le
abitazioni del popolo non
cambiavano molto da quelli
che erano usati per le
dimore di nobili. Le case
erano raggruppate in
isolati . I muri erano di
argilla o di mattoni crudi,
sorretti da intelaiature di
legno.
Grandi città etrusche
 CERVETERI
Inoltrandoci nella necropoli della banditaccia incontriamo ,
venendo dalla città, la tomba delle cinque sedie e più avanti,
sempre sulla sinistra, la tomba dell'alcova, dei Tarquini, dei
sarcofagi e del triclinio. Proseguendo più avanti troviamo sul
lato destro la tomba del tablinio, il tumulo della nave, il
tumulo degli animali dipinti e quello degli scudi e delle sedie..
Da questa zona, infine, si può entrare da un ingresso alla zona
recintata. Entrati in quest'area sulla sinistra incontriamo
numerose tombe a pozzetto ricavate da blocchi tufacei e più
avanti un tumulo monumentale del VII sec. d.C.
Il tumulo è uno dei più grandi dell'area cimiteriale con un
diametro di 40 metri. Al suo interno possiamo trovare le
diverse generazioni di un'unica discendenza inclusa in un arco
temporale di duecentocinquanta anni. (TOR, 98) All'interno
del suddetto tumulo sono presenti la tomba della capanna, la
tomba dei Dolii ,quella dei vasi greci e la tomba dei Letti e dei
Sarcofagi..
La tomba a capanna (usata tra il 680 e il 640 a.C.) , è costituita da
un lungo corridoio (dromos) dal quale si aprono una serie di vani
laterali con un tetto simile a quello di una capanna. La tomba dei
doli ( usata tra il 640 e il 600 a.C.)si articola in forma di croce e al
suo interno furono trovati dei vasi che contenevano delle vivande.
La tomba dei letti e dei sarcofagi si colloca invece in un periodo
successivo posto tra il 600 e il 550 a.C. La tomba dei vasi greci (in
uso tra il 550- 440 a.C.) è costituita da un corridoio sul quale si
aprono due stanze laterali e da un vano posto più avanti sul quale
si collocano tre stanze. In questa tomba si trovano letti in
conformazione a cassone e a kline.(TOR, p. 102 per la datazione
uso delle tre tombe). Proseguendo incontriamo, sulla sinistra, la
tomba dei rilievi il cui nome deriva dal fatto che al suo interno vi
erano appesi gli elementi del corredo funerario: armi e oggetti di
uso comune. Continuando il nostro itinerario giungiamo ad un
bivio. Presa la strada di destra proseguiamo fino al grande tumulo
Mengarelli. Il tumulo risale alle seconda metà del VII sec. a.C. ed
ospita una sola tomba di tipo circolare. Al contrario il contiguo
tumulo del Colonello ospita ben quattro tombe.
VEIO


La più estesa delle città etrusche del
meridione (190 ettari), dominante i
guadi del Tevere, accoglieva sull’altura
di piazza d’Armi (5) l’Acropoli cittadina
era circondata da un sistema di muro
eretto forse nel V sec a.C., ai tempi
degli scontri con Roma. Gli edifici
dell’Acropoli, forse definitivamente
distrutti alla fine del VI sec.,
appartenevano a una residenza regale.
I corsi d’acqua che circondavano il
pianoro di Veio (3) favorivano
l’approvvigionamento idrico cittadino,
anche con opere di ingegneria idraulica
effettuate scavando la roccia. Il famoso
tempio dell’Apollo si trovava a
Portonaccio, subito fuori una delle porte
d’accesso alla città.
VETULONIA
Il centro moderno
occupa una delle
alture sulle quali
sorgeva la città
antica, dominata da
un’ area fortificata
( la cosiddetta
“ARCE” ), provvista
di un proprio sistema
di mura.
POPULONIA
Unica delle città etrusche
costruita sul mare,
Populonia dominava dall’
alto il golfo naturale di
Baratti, utilizzando il
territorio adiacente al
litorale, dove furono
impiantate le attività
manifatturiere, di
raffinamento del ferro
elbano, che occuparono
parzialmente aree in
precedenza adibite a
necropoli.
TARQUINIA
La storia
L'antica città di Tarquinia (in etrusco TarXna) sorgeva sul colle La Civita, a breve
distanza dalla città nuova. Pochissimo rimane del tessuto urbano della città: i resti
delle possenti mura del IV secolo a.C., composte da blocchi squadrati di calcare,
che avevano una lunghezza di circa cinque miglia, e resti di un tempio della prima
metà del IV secolo a.C. conosciuto come Ara della Regina (Ara Reginae).
L'importanza di Tarquinia è testimoniata dalla leggenda secondo la quale la città
fu fondata da Tarchon compagno del mitico eroe Tyrrhenus, capostipite degli
Etruschi.
Fino all'inizio del VI secolo a.C. la città fu un centro di secondaria importanza. Da
allora, grazie all'intensificarsi dei contatti commerciali con la Grecia, crebbe in
importanza, così da divenire nel IV secolo a.C. una delle principali città della Lega
Etrusca. Tra la fine del IV secolo e l'inizio del III secolo a.C. Tarquinia, al vertice
della propria potenza, si scontrò a più riprese con Roma. Uscita sconfitta da
queste guerre (281 a.C.) dovette rinunciare ai domini costieri, tra i quali il proprio
porto, distante poche miglia dalla città vera e propria. Isolata dai commerci
marittimi cominciava così per Tarquinia un declino che sarebbe stato inarrestabile
Il
tempio
Ara
Reginae
Nell'area dove sorgeva la città sono stati rinvenuti i resti di un'area sacra della
prima metà del IV secolo a.C., detta "Ara della Regina". Si tratta di un tempio a
pianta rettangolare con una cella divisa in tre parti, fiancheggiata da due ali e
preceduta da un portico frontale chiuso da due file di colonne. Nel museo di
Tarquinia sono conservati parti di decorazioni e frammenti di iscrizioni relative
alla vita dei sacerdoti del tempio. Il pezzo più importante giunto fino a noi è un
gruppo policromo in altorilievo che doveva decorare il frontone del tempio,
raffigurante due cavalli alati di splendida fattura attaccati al timone di una biga.
VOLTERRA
Volterra affonda le sue radici in tremila anni di
storia, e la particolarità che di ogni periodo
storico è possibile trovare tracce o testimonianze,
ha contribuito a renderla unica nel panorama
delle molte città d'arte. Sintomatica di tutto ciò è
l'Acropoli, ubicata nel Piano di Castello, la parte
più alta del colle volterrano, che comprende
anche la Fortezza Medicea e l'attuale Parco. In
questa zona, attraverso varie stratificazioni, è
possibile leggere la nascita e lo sviluppo della
città, dalla preistoria al XV secolo.
Le origini di Volterra sono tuttora avvolte nel
mistero; esistono solo leggende, legate alla
nascita ancora misteriosa del popolo degli
Etruschi, o Tyrrenoi, come erano chiamati dai
Greci.
CHIUSI

Famosa in tutto il mondo per i
ritrovamenti di origine etrusca
avvenuti nel suo territorio, Chiusi è un
paese ricco di cultura e arte ideale per
chi ama immergersi nella storia e nell'
archeologia.
E' stato un nodo ferroviario di grande
importanza, e questo ha fatto si che
nel suo territorio nascessero
numerose attività commerciali.
CITTA’
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Al Nord
Bologna (Felsina), città principale, sede di industrie,
Marzabotto (Misa), città industriale, con moderno sistema
fognario e condutture per il deflusso delle acque industriali,
Adria, città portuale di grandissimi commerci con la Grecia,
l’Asia Minore e l’Egitto,
Spina, città portuale, che conservò la propria autonomia
dopo l’invasione dei Galli, luogo di fiorenti commerci prima
di terracotte, di vasi, di bronzi e poi di grano con la Grecia,
teatro di piraterie ad opera degli stessi Etruschi che
sabotavano il commercio del grano con i Galli,
Milano, Brescia, Modena, Parma,
Mantova (Mantua), città natale di Virgilio che conservò la
propria indipendenza durante l’invasione dei Galli
Piacenza (Placentia), divenuta roccaforte romana dopo le
vittorie sui Galli.
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Al Centro
Tarquinia (Tarquinii), città principale, città natale della
famiglia dei Tarquini, che regnò a Roma, città sacra e sede
del mito di Tarchon e di Tinia, teatro di rappresaglia di 370
persone, per punire la prima vittoria dei tarquinati contro
Roma,
Arezzo (Arretium), sede di rivolta durante le guerre di
Annibale in Italia (210 a.C.), città natale di Spurinna,
consigliere e aurispice di Cesare, che predisse la sua morte,
e città natale di Mecenate, amico dell’imperatore Augusto,
Volsinii, seconda capitale dei Tirreni, famosa per il tempio
del Fanum Voltumnae ove annualmente si radunava la
lega e dove si celebravano riti religiosi, rasa al suolo dai
Romani nel 280 a.C.,
Chiusi (Clusium, Chamars), Cortona (Curtuna), Fiesole
(Faesulae), Norchia (VT),
Cosa, antico porto etrusco, sostituita con la colonia romana
di Ansedonia nel 273 a.C.,
Sutri (Sutrium), Nepi (Nepet), entrambe roccaforti costruite
a protezione di Tarquinia,
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Populonia (Pupluna), Talamone (Telamon), Vetulonia
(Vetluna), Viterbo (Surino), Tuscania, Todi, Siena,
Perugia (Perusia) città distrutta da Augusto, per aver dato
rifugio al console Lucio Antonio, fratello di Marco Antonio,
sconfitto nella battaglia di Filippi e poi ricostruita sotto la
guida di Mecenate. Rimangono alcune porte (Porta di
Augusto), archi e basamenti di templi sotto il duomo. Fu
luogo di deportazione di 300 nobili, uccisi nel foro romano,
davanti al "Tempio del Divo Cesare" sotto gli occhi di
Augusto per rappresaglia,
Cervetri (Caere), antica città ricca e fiorente, dove trovarono
rifugio i sacerdoti e le Vestali durante il sacco di Roma ad
opera dei Celti di Brenno del 387 a.C., che ricevette per
questo alti onori ed un rango particolare dai Romani,
successivamente fu sottomessa dagli stessi a causa di un
suo appoggio a Veio e Tarquinia,
Veio (Veii), grandissima e ricchissima città etrusca, famosa
per l’arte e per i templi, patria del maestro - artista Vulca,
autore del Tempio di Giove Capitolino di Roma, prima città
conquistata da Furio Camillo e dai Romani nel 396 a.C. dopo
10 anni di lotta, dopo aver chiesto inutilmente aiuto alla
lega,
Volterra (Volaterrae, Velathri), ultima città a capitolare per
mano di Silla nel 79 a.C.,
Al Sud
 Pompei, ricca città portuale sul fiume
Sarno, fiorente in agricoltura, attorniata
da mura, resistette per tanto tempo ai
Sanniti,
 Capua, antica capitale della Lega delle
Città Meridionali, caduta prima sotto i
Sanniti, che effettuarono stragi e poi sotto
i Romani,
 Nola, città agricola e molto ricca,
 Acerra, Amina (Pontecagnano).

IL TEMPIO
Basso e massiccio, il
tempio etrusco sorge su
una pianta quasi quadrata.
Poggia su di un basamento
in muratura, e a differenza
del tempio greco che
possiede gradini da ogni
lato, è accessibile solo
dalla parte centrale. Una
scalinata anteriore porta al
vestibolo (pronao) è
delimitato da una fila di
robuste colonne a fusto
liscio e capitello bombato.
Sul retro è ricavata la cella,
unica o divisa in 3 parti
con ambiente centrale
fiancheggiato da corridoi
con porticato (ambulacri).
LE TOMBE
Gli Etruschi attribuivano grande
importanza al culto dei morti. Questo
popolo credeva in una nuova vita dopo la
morte. La tomba veniva costruita nell’
aspetto della casa e dotata di suppellettili e
arredi. Si tratta di sepolcri a pianta circolare
edificati con grandi blocchi di pietra e
coperti con una falsa cupola ottenuta dalla
progressiva sporgenza verso l’ interno dai
filari , dai blocchi, fino ad una lastra
terminale di chiusura.
Alla camera sepolcrale si accedeva attraverso un
breve corridoio dove spesso venivano poste
offerte di cibo o suppellettili. Quando questo tipo
di tomba venne abbandonata, si passo ad una
scavata sottoterra, prima ad un solo ambiente poi
a più camere. Le tombe interamente scavate
sottoterra sono definite ipogei, mentre quelle
scavate in terreno pianeggiante e ricoperte da
terra e pietrisco tumuli.
Il nuovo tipo é caratterizzato da un ambiente centrale accessibile da un lungo
corridoio al di là del quale si disponevano altri ambienti. La pianta poteva essere
anche molto complessa con un corridoio, camere laterali, sala centrale con pilastri e
banchine. I tumuli assumono a volte dimensioni monumentali, con diametro
superiore ai 30 metri, e spesso contenevano varie tombe della stessa famiglia.
Esempi di primo piano sono osservabili a Cerveteri e si ricollegano all'evoluzione
delle tipologie abitative contemporanee alla necropoli (seconda metà del VII secolo
a.C.), quando le case si organizzarono in due o tre ambienti affiancati e preceduti
da una sorta di vestibolo oppure attorno ad una corte centrale. Dalla metà del VI e
per tutto il V secolo a.C. si assiste ad un nuovo mutamento dell'impianto
planimetrico delle necropoli. Le nuove tombe sono chiamate "a dado" e si allineano
l'una di fianco all'altra, costituendo vere e proprie città dei morti con strade e piazze.
All'interno delle tombe vi erano solo due ambienti, all'esterno scalette laterali
portavano alla sommità del dado dove esistevano altari per il culto.
Tale cambiamento riflette un profondo mutamento della struttura sociale, con
l'affermarsi di un ceto non aristocratico promotore di soluzioni abitative meno
sfarzose. Inoltre, a causa dell'influenza del mondo greco erano cambiate anche
le concezioni di fondo riguardo il destino dei defunti. Alla primitiva fede nella
"sopravvivenza" del morto nella tomba, si sostituì l'idea di un "regno dei morti",
immaginato sul modello dell'Averno greco.
I riti funebri
La morte di un personaggio appartenente ad una famiglia illustre era
celebrata con la partecipazione al lutto di tutta la cittadinanza. Il giorno
della sepoltura un lungo corteo si snodava dall'abitazione del defunto
alla tomba della famiglia. Sacerdoti con i simboli del loro ufficio
religioso, suonatori di flauto, parenti e conoscenti con offerte votive,
accompagnavano il corpo trasportato su di un carro a quattro ruote. Dal
corteo, che procedeva con grande lentezza, si alzava un misto di litanie,
meste musiche, alti lamenti dei familiari e delle prefiche. Arrivati alla
tomba, precedentemente preparata per la cerimonia, si procedeva al
rito di sepoltura del defunto. Alcuni ritrovamenti di parti di testi religiosi
riguardanti cerimonie funebri ci permettono di farci un'idea di quanta
attenzione dovesse essere data dagli Etruschi a questo rituale.
Purtroppo, la nostre incompleta conoscenza della lingua etrusca non ci
consente di comprendere chiaramente il linguaggio specializzato di
questi testi, e quindi non siamo in grado di ricostruire con precisione le
cerimonie. Ciò che possiamo dire con certezza è che la preghiera, la
musica e la danza vi avevano grande importanza; e che, al momento
più intensamente religioso, si affiancavano giochi di destrezza, gare
atletiche e combattimenti cruenti all'ultimo sangue.
Il porto e la navigazione
Il porto costituiva una zona di grande dinamismo economico e
vivacità culturale. Spesso per ragioni difensive le città non erano
edificate sulla costa, ma un po' all'interno. Fu così che le città più
importanti ebbero dei porti, ad esempio Pyrgi per Cere, che si
svilupparono fino a diventare dei centri rinomati ed importanti loro
stessi. I porti oltre ad accogliere il traffico commerciale e militare,
erano il punto di raccolta di una numerosa flottiglia di piccole
imbarcazioni usate dai pescatori, le acque della costiera etrusca
erano infatti note per la loro pescosità. Gli Etruschi nella prima fase
della loro storia furono un popolo marinaro rispettato in tutto il
Mediterraneo. La navigazione, per mancanza di strumentazione, e
per la fragilità delle imbarcazioni, che non erano in grado di resistere
alle tempeste, avveniva alla più breve distanza possibile dalla costa,
e solo di giorno. Di notte le navi da carico gettavano l'ancora in
luoghi riparati, mentre le navi da guerra venivano trascinate dagli
equipaggi sulla riva. I marinai dell'epoca usavano per orientarsi gli
astri e la loro conoscenza della conformazione delle coste;
esistevano anche dei portolani, ma non erano di uso comune.
La guerra sul mare
Le navi da guerra, lunghe e affusolate, erano spinte dallo sforzo di
rematori posti su una o due file, e usavano il vento come forza motrice
ausiliaria. Lunghe fino ad una trentina di metri, nei tempi più antichi
erano prive di ponte; in seguito furono dotate di un ponte superiore dove
prendevano posto i marinai e i soldati. Sulla prua andava ad inserirsi un
rostro che affiorava a pelo d'acqua, usato in combattimento per
speronare le navi nemiche. Sul mare la tecnica del combattimento era
quella della manovra e dello speronamento. Il successo dipendeva
perciò dall'abilità degli equipaggi e dalla vigoria dei rematori.
Nell'avvicinamento veniva effettuato un fitto lancio di proiettili, anche
infuocati; quando le navi erano accostate gli equipaggi cercavano di
colpirsi utilizzando lunghe lance. Si ricorreva all'abbordaggio ed al
combattimento corpo a corpo quando erano imbarcati contingenti di
fanteria, e nel caso in cui si mirasse alla cattura della nave nemica e del
suo carico. Per la pericolosità della navigazione durante la stagione
invernale le operazioni navali venivano interrotte, ma il disastro di intere
flotte distrutte da una tempesta non era infrequente anche durante la
stagione estiva.
L’abbigliamento
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Per sapere come vestivano gli Etruschi abbiamo a
disposizione un prezioso repertorio d’immagini
offerto dalle tombe dipinte di Tarquinia i te dalle
tombe dipinte di Tarquinia.
I tessuti preferiti per gli abiti erano la lana
generalmente molto colorata e il lino usato nel
suo colore naturale.
Uomini e donne indossavano la TUNICA spesso
accompagnata dal mantello chiamato TEBENNA.
Le donne indossavano anche il CHITONE di
lunghezza intermedia mentre i giovani e gli atleti
indossavano
Il CHITONISCO.
Gli abiti e le
acconciature erano
impreziositi da
gioielli di raffinata
fattura: diademi,
orecchini,
braccialetti, anelli e
fermagli per i capelli
realizzati anche in
oro.
I RE ETRUSCHI
Eletto con larga
maggioranza,
Tarquinio Prisco,
divenne re e cercò di
consolidare il suo
potere conducendo
guerre vittoriose che
gli permisero di
allargare il territorio di
Roma. Fu Tarquinio
Prisco a istituire alcuni
giochi per celebrarle la
vittoria militare.
Servio Tullio succedette a Tarquinio Prisco sul trono di Roma, il
suo regno durò quarantaquattro anni. Tra le più notevoli creazioni
di Servio Tullio va notata nel campo amministrativo l’istituzione
del cens, o censimento dei cittadini romani secondo la loro
fortuna. Per proteggere Roma furono costruiti solidi baluardi, noti
con il nome di mura di Servio Tullio, di cui esistono ancora oggi
numerose vestigia.
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