La preghiera Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo. In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità, predestinandoci a essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo, secondo il disegno d'amore della sua volontà, a lode dello splendore della sua grazia, di cui ci ha gratificati nel Figlio amato. In lui, mediante il suo sangue, abbiamo la redenzione, il perdono delle colpe, secondo la ricchezza della sua grazia. Egli l'ha riversata in abbondanza su di noi con ogni sapienza e intelligenza, facendoci conoscere il mistero della sua volontà, secondo la benevolenza che in lui si era proposto per il governo della pienezza dei tempi: ricondurre al Cristo, unico capo, tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra. In lui siamo stati fatti anche eredi, predestinati - secondo il progetto di colui che tutto opera secondo la sua volontà - a essere lode della sua gloria, noi, che già prima abbiamo sperato nel Cristo. (Efesini 1) Domande per la riflessione Penso di custodire una consapevolezza viva e quotidiana di essere amato/a e salvato/a gratuitamente? Quali sentimenti suscita questo pensiero in me? Sperimento nella mia vita di fede momenti di stupore e di meraviglia? Intenzioni particolari Preghiamo per i seminaristi e tutti i giovani che si preparano ad una vita di speciale consacrazione a servizio del Vangelo. Preghiamo per tutti i sacerdoti, specialmente per coloro che vivono un tempo di difficoltà. Preghiamo le famiglie edificate sul sacramento del Matrimonio e chiamate ad essere luce del mondo. Preghiamo per le popolazioni colpite dalle recenti alluvioni. “E’ apparsa la grazia di Dio” LA GRAZIA 2 Carissimo/a, viviamo questo momento di preghiera per le vocazioni in questo tempo di Avvento e di Natale che, nella celebrazione del mistero dell’Incarnazione, ci fa contemplare e accogliere la salvezza come epifania e manifestazione della Grazia. Nella seconda tappa dell’esperienza dell’apostolo Paolo, meditiamo sul testo della lettera a Tito che leggiamo nella liturgia della notte di Natale. La salvezza, che si manifesta e si consegna come grazia, ci fa pensare alla gratuità e alla misura di abbondanza che la caratterizza. E’ proprio questa qualità e quantità dell’azione della grazia che possiamo scrutare e contemplare nella storia umana e spirituale di ciascuno dei seminaristi che con gioia e generosità si preparano al ministero presbiterale. In questo anno nel quale ricordiamo i cento anni di presenza del nostro Seminario in Laterano, questo sguardo colmo di stupore si sta posando su tante belle testimonianze di vita sacerdotale, che nella nostra casa hanno maturato l’eccomi della fede e dell’amore. Augurandoti una misura abbondante di grazia e di consolazione, ti invio un caro saluto da tutti noi, don Concetto Vi ho trasmesso quello che anch’io ho ricevuto: la Grazia Dagli scritti del Beato Giovanni XXIII È apparsa infatti la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini 12e ci insegna a rinnegare l'empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà, 13nell'attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo. 14 Egli ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formare per sé un popolo puro che gli appartenga, pieno di zelo per le opere buone. Riassunto di grandi grazie fatte a chi ha poca stima di se stesso, ma riceve le buone ispirazioni e le applica in umiltà e fiducia. PRIMA GRAZIA. Accettare con semplicità l'onore ed il peso del pontificato, con la gioia di poter dire di nulla aver fatto per provocarlo, proprio nulla; anzi con studio accurato e cosciente di non fornire da mia parte alcun richiamo sulla mia persona. SECONDA GRAZIA. Farmi apparire come semplici ed immediate di esecuzione alcune idee per nulla complesse, anzi semplicissime, ma di vasta portata e responsabilità in faccia all'avvenire, e con immediato successo. Che espressioni son queste: cogliere le buone ispirazioni del Signore, "simpliciter et confidenter"! (Prov 10,9). Senza averci pensato prima, metter fuori in un primo colloquio col mio Segretario di Stato, il 20 gennaio 1959, la parola di Concilio ecumenico, di Sinodo diocesano e di ricomposizione del Codice di Diritto Canonico, senza aver prima mai pensato, e contrariamente ad ogni mia supposizione o immaginazione su questo punto. Il primo ad essere sorpreso di questa mia proposta, fui io stesso, senza che alcuno mai me ne desse indicazione. E dire che tutto, poi, mi parve così naturale nel suo immediato e continuo svolgimento. Dopo tre anni di preparazione, laboriosa certo, ma anche felice e tranquilla, eccoci ormai alle falde della santa montagna. Che il Signore ci sorregga a condurre tutto a buon termine. (Giornale dell’anima, 8-16 settembre 1962) Commento La luce che avvolge Paolo nel suo incontro con il Risorto sulla via di Damasco è una luce amica, è la rivelazione di Dio, è l’offerta della comunione e della gioia. Paolo avverte che ormai la sua vita è stata conquistata, afferrata da una forza amorosa che lo trasporta in regioni inaccessibili all’uomo. Nel suo stupore, egli chiede: “ Chi sei, o Signore?” Non sa ancora chi è lo sconosciuto, ma sa che la sua vita è ormai sequestrata, un altro ne è il padrone. “Io sono quel Gesù che tu perseguiti”. Qui l’orgoglio dell’uomo viene abbattuto: quale inganno! In nome di Dio ho perseguitato colui che è la presenza di Dio! Ma, nello stesso tempo, a questo abisso corrisponde l’abisso della misericordia: non sono condannato, ma graziato; mi è donata, nel modo più pieno, la comunione: su quel volto che io ho contribuito a crocifiggere nei suoi discepoli, risplende amorosa la gloria di Dio. Paolo continuerà per tutta la sua vita a dipendere da quell’ incontro. Egli non si appartiene più, non è più padrone di sè: c’è un’insopprimibile necessità di esprimere la gratitudine, di onorare il debito che egli ha verso il suo Signore: “Non è per me un vanto predicare il vangelo, è per me un dovere: guai a me se non predicassi il vangelo!” (1Cor 9,16). “Non siete più sotto la Legge, ma sotto la grazia”. E questa è la nostra vita: camminare sotto la grazia, perché il Signore ci ha voluto bene, ci ha salvati, ci ha perdonati. Tutto ha fatto il Signore, e questa è la grazia, la grazia di Dio. Noi siamo in cammino sotto la grazia di Dio, che è venuta da noi, in Gesù Cristo che ci ha salvati. Ma questo ci apre verso un orizzonte grande, e questo è per noi gioia. “Voi non siete più sotto la Legge, ma sotto la grazia”. Ma cosa significa, questo “vivere sotto la grazia”? Cercheremo di spiegare qualcosa di che cosa significa vivere sotto la grazia. E’ la nostra gioia, è la nostra libertà. Noi siamo liberi. Perché? Perché viviamo sotto la grazia. Noi non siamo più schiavi della Legge: siamo liberi perché Gesù Cristo ci ha liberati, ci ha dato la libertà, quella piena libertà di figli di Dio, che viviamo sotto la grazia. Questo è un tesoro... La gratuità! Noi abbiamo ricevuto questa grazia, gratuitamente; dobbiamo darla, gratuitamente. E questo è quello che, alla fine, voglio dirvi. Non avere paura dell’amore, dell’amore di Dio, nostro Padre. Non avere paura di ricevere la grazia di Gesù Cristo, non avere paura della nostra libertà che viene data dalla grazia di Gesù Cristo o, come diceva Paolo: “Non siete più sotto la Legge, ma sotto la grazia”. Tito 2,11-14 11 Dalle parole di Papa Francesco