w w w . s o u n d l i t e . i t Poste Italiane spa - spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv.in L. 27/02/2004 N.46) art.1 comma 1 Dr. Commerciale Business Pesaro In caso di mancato recapito restituire al mittente che si impegna a pagare la relativa tassa di restituzione - Spedizione in a.p. 45% art. 2 comma 20/b legge 662/96 filiale di Pesaro. Contiene I.P B I M E S T R A L E _ D E L L ’ I N T R A T T E N I M E N T O _ P R O F E S S I O N A L E UN P.A. PER L’ARENA AIDA GIGI D’ALESSIO QUESTO SONO IO ALLE PORTE DEL SOGNO IRENE GRANDI NOVEMBRE/DICEMBRE 2010 - N˚86 www.soundlite.it 1 lancer 2500 TOUr Proiettore seguipersona Lampada a scarica MSR 2500W SE G38 IRIS MAX OPEN IL O V NUO 11 7 350 Lux 700 Lux 8° 12° 1° 2° 8° 12° 1° 2° 50 IRIS MIN. OPEN 1,7 1 350 Lux 700 Lux 50 IRIS MAX OPEN 11 7 350 Lux 700 Lux 50 IRIS MIN. OPEN 1,7 1 350 Lux 700 Lux 50 Costruzione: Corpo in acciaio e alluminio di colore nero e grigio. Alimentatore Separato Distanza di utilizzo: Consigliato per applicazioni di lunga distanza: da 30 a 70 mt. Alimentazione: 220/240V 50/60Hz – Assorbimento 15 Amp. (Alimentatore rifasato elettricamente) Lampada: MSR 2500W - base G38 - 240000 lumen Regolazione lampada: Dotato di sistema di regolazione della posizione della lampada Gruppo ottico: Composto di una parabola, una lente condensatore temperata e 2 lenti, fornito con iride a diaframma Zoom: 1°÷12° Ventilazione: Forzata tramite due ventole assiali collegate all’alimentazione principale Cambiacolori: Per cinque colori ad alta resistenza alle temperature + black out. Dotato di ventola a bassa tensione. Dimmer: Attenuatore della luce meccanico “dimmer” con black out Contaore: Per il controllo delle ore di lavoro (non ripristinabile) Sicurezza: Termofusibile 90°C a ripristino manuale, due microinterruttori di sicurezza sotto il pannello per l’accesso alla lampada, interruttore generale sull’alimentatore separato Stand-by: L’interruttore per l’accensione della lampada è dotato di una posizione intermedia “di riposo” che riduce la luminosità della lampada e la tiene pronta quando la massima luminosità è richiesta. Accessori: Porta gobo, Studio Stand 4, Flight case per Lancer 2500, Flight case per Ballast 2500 o t u n e v n e B ! y p r Dai il a a Sh Vieni a conoscere l’ultimo nato nella famiglia Clay Paky, premiato ai recenti “Plasa Award for Innovation 2010”. Con un peso di 16 kg e una dimensione di soli 30 cm, il nuovo Sharpy è capace di sprigionare 55.000 lx a 20 metri di distanza. Cerca Sharpy su Youtube SHARPY www.claypaky.it PROGRAMMI & SISTEMI LUCE • Via Chitarrara, 830 • 47854 Montecolombo (Rimini) • Italy • Tel. +39 0541 985745 • Fax +39 0541 985739 www.psl.it - [email protected] sommario Se sei già abbonato e vuoi semplicemente aggiornare i tuoi dati compila qui sotto con i “vecchi” dati. Ditta nome ................................................................................:........................ news 40 News cognome .................................................................................................... rubriche ........................................................... indirizzo ..................................................................................................... Titolare dell’abbonamento cap ............................................................................................................. città ............................................................................................................ COSTO ABBONAMENTO Sound&Lite + Show Book Schede incomplete, non firmate o poco chiare non verranno registrate euro 12,00 I 12,00 Euro valgono per ricevere Sound&Lite fino all’anno 2015 e vanno pagati una volta sola (non una volta all’anno). I versamenti dovranno essere effettuati sul c/c postale n° 000076219096 intestato a Sound&Co. s.a.s Sound&Co. si riserva il diritto di sospendere l’abbonamento senza preavviso e senza nulla dovere, qualora dovessero intervenire nuove regole o nuove leggi sull’editoria. INFORMATIVA PER IL TRATTAMENTO DEI DATI PERSONALI AI SENSI DEL D.LGS. 196/2003 In conformità con il D.Lgs. no. 196/2003 sulla tutela dei dati personali, La informiamo che le informazioni che vorrà comunicarci sono raccolte allo scopo di redigere la pubblicazione Showbook e per la gestione degli abbonamenti della rivista Sound&Lite; potranno essere comunicati a quei soggetti cui disposizione di legge danno facoltà di accesso, alle pubbliche autorità competenti e ad operatori del settore in questione. Lei ha possibilità di accedere liberamente ai suoi dati per aggiornarli, modificarli o cancellarli scrivendo al responsabile dell’archivio della società: Sound&Co. Strada della Romagna, 371 61100 - Colombarone (PU) Compila la scheda in stampatello leggibile e inviala insieme alla ricevuta del versamento al numero di 2 Sicurezza o burocrazia 30 Amarcord 32 &aziende tel .............................................................................................................. Il personaggio: Franco Comanducci 34 L’azienda: Teyco 38 live concert fax .............................................................................................................. cell ............................................................................................................. 60 www ........................................................................................................... la mia attività ............................................................................................. Gigi D’Alessio - Questo sono io 40 10 Giorni Suonati 48 Alessandra Amoroso - Un’estate senza nuvole 52 Carmen Consoli - Elettra 56 Irene Grandi - Alle porte del sogno 60 on stage in quale categoria vuole essere posizionato su Showbook .................................................................................................................... Evita 66 Rigoletto 76 Chi c’è in Tour 82 tre aziende che mi conoscono................................................................... &studi Compilando codesto modulo si autorizza il trattamento dei propri dati personali. produzione ultime tre collaborazioni professionali...................................................... DATA ...................................................... FIRMA .................................................... Chi c’è in Studio cosa manca o cosa cambierei in Sound&Lite............................................ 84 installazioni .................................................................................................................... Un P.A. per l’Arena 86 prodotti inserzionisti A&DT AEB Industriale Audio Equipment Audio Link Black Mirror Studios Clay Paky Coemar Drei Elettronica Montarbo 28 uomini FAX 0721/209081 Responsabile: Alfio Morelli, Direttore responsabile Stage Management 52 provincia .................................................................................................... e-mail ........................................................................................................ 26 Clark’s Corner azienda (solo se titolare) ........................................................................... ........................................................... 6 www.soundlite.it abbonamento pag. 23 pag. 105 pag. 43 pag. 25, IV di cop. pag. 85 pag. 1 pag. 11 pag. 96 pag. 17 novembre/dicembre 2010 - n.86 ETC Event Management Exhibo FBT Grisby Music Ianiro Martin Midas Consoles Italy Peroni pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. 69 65 13, 89 5, 55, 59 81 18, 19 93 27 75 PSL RCF Robe Multimedia Roland Systems Group SGM Sisme Teclumen Texim Yamaha pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. II di cop. 101 14, 15, 37 97 47 112 9 109 III di cop. Per avere i pdf degli articoli di questo numero, vai sul sito www.soundlite.it e clicca sulla copertina 66 Roland S-MADI 94 Jands Vista 98 tecnologia Basta la Parola - 2a parte 102 Lo studio moderno - 6a parte 106 Pirati, balene, ultrasuoni e onde solitarie - 1a parte 110 76 www.soundlite.it 3 note editoriali Direttore responsabile Alfio Morelli: [email protected] colophon Direttore artistico Pepi Morgia Caporedattore Giancarlo Messina: [email protected] Consulenza tecnica Michele Viola: [email protected] Redazione Douglas B. Cole: [email protected] Grafica ed impaginazione Liana Fabbri: [email protected] In copertina: Aida - Verona Hanno collaborato: Livio Argentini, Davide Bertozzi, Stefano Cantadori, Carlo Carbone, Pino Chiodo, Mike Clark, Beppe Fontana, Marco Martellini, Giuseppe Romeo. Amministrazione Patrizia Verbeni: [email protected] Stampa Pazzini Editore Direzione, Redazione e Pubblicità: Strada della Romagna, 371 61100 Colombarone – PU Telefono 0721/209079 fax 0721/209081 www.soundlite.it Aut. Trib. di Pesaro n. 402 del 20/07/95 Iscrizione nel ROC n.5450 del 01/07/98 9.000 copie in spedizione a: agenzie di spettacolo, service audio - luci - video, produzioni cinematografiche, produzioni video, artisti, gruppi musicali, studi di registrazione sonora, discoteche, locali notturni, negozi di strumenti musicali, teatri, costruttori, fiere, palasport... Sound&Lite n. 86 novembre /dicembre 2010 La rivista Sound&Lite e il relativo supplemento, Show Book, contengono materiale protetto da copyright e/o soggetto a proprietà riservata. È fatto espresso divieto all’utente di pubblicare o trasmettere tale materiale e di sfruttare i relativi contenuti, per intero o parzialmente, senza il relativo consenso di Sound&Co. Il mancato rispetto di questo avviso comporterà, da parte della suddetta, l’applicazione di tutti i provvedimenti previsti dalla normativa vigente. Questo periodico è associato alla Unione Stampa Periodica Italiana. 4 di Giancarlo Messina [email protected] novembre/dicembre 2010 - n.86 Cari lettori, non mi piace citare la televisione, ma questa volta è il caso di farlo. Un intero servizio de Le Iene è stato infatti dedicato all’elusione delle norme di sicurezza sul lavoro durante l’allestimento del palco per il comizio di Bersani a Napoli. La cosa ha fatto notizia perché ovviamente, in quell’occasione, il politico di turno parlava di sicurezza sul lavoro, anche se ci pare cosa abbastanza pretestuosa, perché ovviamente chi sale su un palco per parlare non ha idea di chi e di come l’abbia montato, che sia di destra o di sinistra. Quello su cui però riflettevo è che quelle immagini di scale volanti, cavi lanciati, imbracature usate per trasportare altro materiale, mancanza di caschetti sono, salvo rare eccezioni, piuttosto all’ordine del giorno. Nessuno se ne abbia a male, chi dice che non è vero vuol dire che rientra nelle rare eccezioni. Durante l’allestimento di un palco, lo sapete meglio di me, i rischi non sono pochi: ci sono carichi sospesi, altezze spesso ragguardevoli, cavi elettrici, materiale pesante da movimentare e tante altre amenità che certamente vanno prese con estrema cautela. Non voglio dire che tutto questo si faccia all’arma bianca e senza regole, e certo rispetto ad una decina di anni fa le cose sono molto migliorate, ma troppo spesso ho visto gente arrampicarsi e camminare in bilico su americane piuttosto alte, scale a compasso usate con estrema disinvoltura, rattoppi elettrici ai confini della realtà, per non parlare della messa a terra. Insomma quanto mostrato dalle Iene, se non peggio, accade davvero e ancora troppo spesso. Al di là di chi poi dovrà salire sul palco, il mio invito è dunque quello di prestare la massima attenzione alla sicurezza, perché parliamo di situazioni dalle quali non si può tornare indietro. Ricordo un manifesto di tanti anni fa in cui un operaio, al contrario di un agente segreto, affermava “Il pericolo NON è il mio mestiere”. E nemmeno quello di chi lavora agli allestimenti, almeno credo. Per passare alla rivista che avete in mano, troverete i reportage di molti interessanti eventi, nonché una panoramica sulle novità della fiera londinese PLASA. In particolare voglio segnalarvi la rubrica Amarcord, che vede un giovanissimo Cantadori immerso in un’atmosfera d’altri tempi: uno scorcio di storia sociale che supera il mero aspetto tecnico. Perché si sa... la storia siamo noi... news di Alfio Morelli Matthew Griffiths (CEO di PLASA) con Pio Nahum di Clay Paky. Gli Italiani spaccano Grande successo dei prodotti italiani. Su otto prodotti premiati, in tutte le categorie, tre sono Italiani: Clay Paky, Coemar e Outline. A nche il Plasa di Londra è ormai da considerarsi una manifestazione locale, interessante più che altro per il mercato interno britannico, anche se di visi italiani se ne sono visti parecchi... forse perché in Italia non abbiamo una nostra fiera? O perché tutto sommato costa meno andare a Londra, grazie a Ryanair, che spostarsi in Italia? A proposito di fiere italiane: allo stand dell’APIAS era esposto un grande manifesto che annun‑ ciava la manifestazione ShowWay a Bergamo per la primavera del 2011, che sia la volta buona? Ritornando a Londra: quella di quest’anno è stata un’edizione un po’ sotto tono, se consideria‑ mo gli espositori e gli stand, ci sono sembrati numericamente meno ed anche un po’ più piccoli rispetto al 2009. Gli espositori sono però rimasti certamente molto soddisfatti dall’affluenza, quindi tutto sommato un’edizione positiva che fa ben sperare per il futuro del mercato. Non abbiamo notato tantissime novità di rilievo. Ormai è costume aspettare Francoforte per spa‑ rare le cartucce migliori da quel punto di vista. Nonostante ciò, vale la pena discuterne alcune. Partiamo dai prodotti premiati con l’Awards for Innovation: Clay Paky con Sharpy, un piccolo beam a testa mobile con lampada da 189 W e una luminosità impressionante. Sempre dallo stes‑ so marchio, Shotlight Wash, un wash con integrata una potente lampada per lo strobo, soluzio‑ ne talmente ovvia che ci siamo chiesti perché qualcuno non ci avesse pensato prima. Da Coemar arriva invece Reflection Full Spectrum, un cambiacolori con sorgente luminosa a LED che utilizza una nuova tecnologia la quale permette di avere un gruppo lampada a LED di potenza pari a 120 W. Questa soluzione ci sembra addirittura ispirata da un loro vecchio prodotto. Qualcuno forse si ricorderà dello storico Coemar Antares: ecco, questo prodotto segue lo stesso principio. Per Outline il discorso è diverso, il prodotto per cui hanno ricevuto il premio è estremamente tec‑ nologico, un ottimo risultato di lunghe ricerche in materia. Si tratta del Mini‑COM.P.A.S.S. iMode, un line array amplificato con un potentissimo DSP a bordo che dà la possibilità di essere pilotato e gestito direttamente dal mixer usando solamente un cavo di rete. Abbiamo trovato altre novità interessanti negli stand di Martin Professional, di Nexo con il suo innovativo floor monitor, di Soundcraft con il piccolo mixer digitale, di Philips con una nuova generazione di LED, eccetera. Di seguito troverete una descrizione di tutte le novità. Prima di concludere vorrei soffermarmi su due notizie. La prima è un “rumor” che girava in fiera: pare che alcuni personaggi della Philips stiano girando per le aziende produttrici di fari a LED, in Italia e in Europa. Lo scopo delle loro visite è di avvisare che la Philips detiene innumerevoli bre‑ vetti sui LED, e di consigliare quindi alle aziende di mettersi in contatto con i funzionari Philips prima di commercializzare dei prodotti che utilizzano i LED di potenza. Da alcune domande fatte a qualche produttore mi è stato confermato che la notizia è vera, però nessuno sa quali siano in dettaglio questi brevetti, perché la multinazionale olandese afferma di averne talmente tanti da poter coprire qualsiasi soluzione adottata. Questa notizia può avere due risvolti: o è una bufala, oppure c’è da preoccuparsi. Potrebbe essere terreno fertile per molte controversie, bloccando di fatto un mercato che ogni giorno si fa più interessante. La seconda notizia: sempre più spesso si sente parlare della nuova generazione dei line array, nuovi modelli con caratteristiche sempre più spinte e la possibilità di coprire aree sempre maggiori con una copertura sempre più uni‑ forme; presto anche Sound&Lite si occuperà dell’argomento in dettaglio. Il K1 di L‑Acoustics ha aperto la strada, Martin Audio ha presentato il suo modello di punta MLA (Multi-cellular Loud‑ speaker Array) e tanti altri verranno presentati a Francoforte. Questa sarà la sfida per il futuro di chi vorrà essere presente nella fascia al top del mercato. 6 novembre/dicembre 2010 - n.86 Clay Paky Sharpy Oltre ad un riconoscimento speciale per Alpha Profile 700, Clay Paky ha ricevuto un premio per il nuovo Sharpy. Sharpy è un beam a testa mobile da 189 W con luminosità senza eguali, che fino ad ora era possibile raggiungere solo con lampade molto più potenti. È in grado di emettere un fascio di luce talmente concentrato e allineato da assumere quasi l’aspetto di un raggio laser. Sharpy è rivoluzionario per la purezza, la nitidezza e l’uniformità del suo raggio di luce, completamente privo di aloni. Il prodotto mette a disposizione 14 colori differenti e 19 gobo, che permettono di modificare la conformazione del fascio e di creare una vasta gamma di effetti a mezz’aria, essendo tutti contenuti sulla stessa ruota. Sharpy è piccolo e leggero (50 cm x 10 kg) e può essere installato in qualsiasi ambiente: sui truss negli eventi live e negli studi televisivi, sui palchi, nelle showroom o nelle sale conferenze. info Clay Paky: tel. 035 654311; www.claypaky.it Coemar Reflection Griffiths con Renato Molinari, amministratore delegato di Coemar. Ispirandosi ad un modello di successo del proprio archivio (qualcuno di voi si ricorderà certamente del buon vecchio Antares) i progettisti hanno avuto l’illuminazione di proiettare la luce dei LED su una superficie specchiante. Reflection introduce un’innovativa sorgente di luce “Multi-LED” che, posizionata frontalmente e assialmente ad una parabola, emette in riflessione un fascio di luce uniforme senza pixel o punti, con una miscelazione di colori che copre tutto lo spettro di tonalità e consente di ottenere bianchi da 3200 K a 9000 K. Le palette colore permettono di scegliere tra le modalità CMYK o RGB e di selezionare digitalmente, da librerie interne, tonalità ottenibili tradizionalmente con filtri gel standard. Il movimento motorizzato della sorgente luminosa, rispetto al riflettore parabolico, genera uno zoom lineare da 10° a 17° (½ peak angle) e da 16° a 25° (1/10 peak angle). Il design di Reflection è compatibile con gli accessori standard del PAR, comprese le alette paraluce, i portagelatina e gli scroller. Reflection consuma solo 190 W alla massima potenza luminosa. La gamma Reflection comprende i modelli Full Spectrum e Vari White, disponibili entrambi nelle versioni black, silver e white. info Coemar: tel 0376 77521; www.coemar.it Griffiths con Giorgio Biffi di Outline e Peter Barnard di Outline U.K. Mini‑COM.P.A.S.S. iMode Per la terza volta (in pochi anni) l’azienda bresciana conquista la prestigiosa onorificenza “PLASA Award for Innovation” per l’innovazione di prodotto. Sostanzialmente il Mini‑COM.P.A.S.S. iMode è un diffusore governabile direttamente dal computer, dalle moderne console digitali, e anche attraverso dispositivi “intelligenti” (smartphones e simili), senza la necessità di nient’altro lungo la catena audio, con evidenti vantaggi in termini di costi e praticità. Outline ha così dato una forma tangibile al concetto di “all-in-one”, portandolo ai limiti della sua espressione. All-in-one, perché dalla console ai diffusori il passo è unico. All’interno del suo Mini‑COM.P.A.S.S. di ultima generazione – peraltro l’unico auto-amplificato sul mercato a vantare una direttività variabile in orizzontale da 60° a 150° – l’azienda italiana ha alloggiato un computer “embedded” con tanto di web server e sofisticati servizi di rete, per un controllo definibile “senza confini”. Battezzata appunto “iMode”, questa innovativa piattaforma in continua evoluzione (proprietaria Outline) rappresenta il vertice tecnologico aziendale nello specifico settore dell’informatica applicata ai sistemi di altoparlanti. info Outline: tel. 030 3581341; www.outline.it www.soundlite.it 7 news Gold Award per Martin Audio MLA Tra gli Award For Innovation consegnati dall’organizzazione PLASA, è stato conferito a Martin Audio un prestigiosissimo Gold Award. Questa onorificenza viene assegnata solo Griffiths con Jason Baird, direttore R/S di Martin Audio. quando un prodotto è meritevole di straordinaria riconoscenza e se tale premio non viene assegnato da almeno tre anni. Per la prima volta nella storia del PLASA, questo premio è stato assegnato ad un prodotto audio. Con l’approccio multi-cellulare del sistema MLA, ogni trasduttore “cella” viene singolarmente indirizzato e controllato da un proprio DSP e da un canale dedicato di amplificazione in classe D. Ogni diffusore MLA è quindi composto da sei celle, ed un sistema da 24 casse fornisce 144 elementi ottimizzabili singolarmente. Il software di progettazione Display 2.0 calcola automaticamente i filtri FIR dei DSP per ogni cella ed il sistema di networking audio e dati U‑NET carica le impostazioni su ogni singolo diffusore. Il software VU‑NET di Martin Audio fornisce poi il controllo in tempo reale e il monitoraggio dell’intero sistema. MLA presenta un’efficienza elevata, ed ogni diffusore è in grado di produrre 140 dB di picco ad 1 metro di distanza in asse. Ha una dispersione di 90° orizzontali per 7,5° verticali; offre dimensioni compatte e tensione di alimentazione universale con alimentatori a commutazione e power factor correction. Il sistema è completato dal diffusore subwoofer amplificato MLX, in grado di erogare una potenza di picco di 150 dB ad 1 metro, un diffusore downfill MLD ed un controller digitale Merlin che ha anche funzione di hub di rete. L’ingresso del segnale audio può essere analogico, AES3 o può avvenire attraverso il protocollo audio su rete di Martin Audio U‑NET. info Audio Sales: tel. 0521 690290; www.audiosales.it LDR Canto 2000 Si tratta di una delle ultime realizzazioni del marchio LDR di Castel Goffredo. A prima vista ha l’aspetto di un classico seguipersona, ma un’attenta analisi fa notare diverse piccole caratteristiche che rendono il prodotto di alto pregio. Monta una lampada MSR/2 Gold FF (FastFit), con un nuovo gruppo ottico a doppio condensatore più uno zoom che dà la possibilità di ottenere un fascio di luce di estrema purezza, con una variazione di angolo di proiezione da 8° a 22°. L’utilizzo è consigliato in un range da 10 a 50 metri. Oltre agli indispensabili diaframma ad iride, dimmer meccanico e messa a fuoco, esternamente è stato munito di due maniglie che scorrono lungo le due fiancate fino alla parte posteriore con una linea ergonomica che rende i movimenti del faro estremamente fluidi e leggeri. info LDR: tel. 0376 771777; www.ldr.it FBT Mitus 206 LA + 121 SA La parte medio alta Mitus 206 del sistema audio dell’italiana Fbt in evidenza presso lo stand londinese non è una novità assoluta: era già stata presentata a Francoforte in configurazione line array. A Londra viene proposta in una nuova configurazione, in stack di due o tre elementi sopra il nuovo sub attivo Mitus 121 SA. Nella versione attiva, il sub ha un’elettronica a bordo con la parte finale in classe D capace di esprimere una potenza di 1200 W, un DSP con otto preset di EQ, un controllo delay per l’allineamento con la parte medio‑alta e l’inversione di polarità. Anche il satellite 206 ha l’elettronica di potenza a bordo, con 500 W per la sezione medio‑basse e 150 W per il driver. Anche nell’elettronica della 206 è presente un DSP con otto preset, un controllo di livello del driver, la possibilità di pilotarla a larga banda o di inserire un filtro per l’accoppiamento ottimale con il sub. info FBT: tel 071 750591; www.fbt.it Sapphire Touch in Anteprima Avolites ha esposto in anteprima la nuova console Sapphire Touch. Sapphire Touch incorpora il software Titan V5, ed è dotato di 45 master playback su fader motorizzati. Per la programmazione e la visualizzazione, incorpora due schermi touch screen, con la funzione Avo “Quicksketch” per velocizzare la creazione dei legend. L’innovativo dispositivo trackball “anello di saturno” permette il controllo di un terzo asse per regolare in modo intuitivo i parametri relativi alla distanza come zoom, iris e focus; e si illumina con tre diverse colorazioni per indicare il colore o la funzione del proiettore selezionato. info Lite Link: tel. 0521 648723; www.litelink.it NEXO 45°N‑12 Nexo ha presentato un innovativo sistema di floor monitor, il 45°N‑12. Questo porta i vantaggi di un array lineare sulla superficie del palco. Monta un woofer da 12” a lunga escursione ed un driver da 1,4” con bobina da 3” accoppiato ad una guida d’onda iperbolica brevettata da 22,5°. I magneti all’interno del cabinet permettono l’accoppiamento di diversi 45°N‑12 in array integrati e controllati da appositi preset del NX TD Controller. Così accoppiati offrono una copertura variabile in passi da 30° in orizzontale secondo il numero di unità impiegate, con copertura in verticale di 60°. 45°N‑12 è in grado di sviluppare fino a 137 dB SPL per una singola unità e fino a 143 dB di picco per due unità accoppiate. L’unità ha una risposta in frequenza (±3 dB) da 55 Hz a 19 kHz, e si può pilotare in biamplificazione o in modalità passiva utilizzando il crossover a 1 kHz incorporato. In biamplificazione, la sezione dei bassi ha un’impedenza nominale di 8 Ω, e per questo si consiglia un’amplificazione da 1000 W a 2000 W su 8 Ω, mentre la sezione delle acute ha un’impedenza nominale di 16 Ω e si consiglia un’amplificazione da 250 W a 500 W. In modalità passiva si consiglia amplificazione da 1200 W a 2000 W. Silenzio! Entra in scena il colore! FUSION COLOR 7 FC 7 Led Full color P5II da 3 W Senza ventola di raffreddamento IP20 e IP65 FUSION COLOR 18 FC 18 Led Full color P5II da 3 W Senza ventola di raffreddamento IP20 e IP44 LINEA COLOR 12 FC 12 Led Full color P5II da 3 W Senza ventola di raffreddamento Controllo indipendente dei singoli led IP65 ENTIRELY MADE IN ITALY info NEXO: www.nexo-sa.com 8 novembre/dicembre 2010 - n.86 Casaloldo (MN) italy - Tel. +39 0376 778670 [email protected] - www.teclumen.it news Sennheiser SKM 5200‑II Sennheiser presenta la più recente evoluzione tra i trasmettitori palmari della serie 5000. La nuova versione è disponibile in tre diverse bande di sintonia fino a 184 MHz, con la stessa qualità di trasmissione del suo predecessore. Introduce anche una nuova modalità operativa “a bassa intermodulazione” che permette l’utilizzo contemporaneo del 30% di canali in più, con potenza d’emissione ridotta a 10 mW. In situazioni in cui la distanza di trasmissione è prioritaria, SK 5200‑II può essere utilizzato con potenza di trasmissione da 50 mW. La nuova versione è ancora compatibile con la stessa vasta gamma di capsule microfoniche Sennheiser e Neumann disponibili per la precedente versione. Info Exhibo: tel. 039 49841; www.exhibo.it Clay Paky Alpha Profile 700 Questo sagomatore a testa mobile completa la linea Alpha 700, incorporando nel modello Profile tutte le caratteristiche comuni alla serie: compattezza, leggerezza, rapida accelerazione ed alta velocità di movimenti ed effetti. Alpha Profile 700 incorpora un sistema di sagomatura all’avanguardia che utilizza minuscoli motori a micropassi e materiali speciali, progettato con lunghezze focali che permettono la messa a fuoco di effetti anche all’interno del profilo sagomato. Alpha Profile 700 offre una gamma completa di effetti, compresi 15 gobo, animazioni, prisma rotante, la nuova funzione “autofocus” brevettata da Clay Paky, e la nuova funzione Dyna-Cue-Creator che semplifica la programmazione con un canale di controllo speciale che avvia effetti combinati personalizzabili. Progettato per l’utilizzo in teatro e in televisione, Alpha Profile 700 opera ad un livello di rumore di soli 43 dB (A) che si può ulteriormente ridurre a 41 dB (A) in modalità half power. info Clay Paky: tel. 035 654311; www.claypaky.it Christe Nitro Solutions Nitro Solutions è un concetto modulare che combina la tecnologia dei proiettori motorizzati con la qualità di proiezione dei videoproiettori Christie Roadie LX1500 e Serie M. Comprende due forcelle motorizzate, YK200 ed YK100, e kit di montaggio separati per le varie serie di proiettori. I sistemi permettono il controllo DMX in pan e tilt delle forcelle e zoom focus e shutter del proiettore. La forcella facilita il collegamento del proiettore con la sorgente del segnale e fornisce alimentazione al proiettore. Il modello di meccanica monobraccio YK100 è originariamente predisposto per il montaggio di uno tra cinque diversi proiettori luminosi: LED bianchi da 50.000 lumen, LED RGB da 37.000 lumen, LED RGB da 29.000 lumen con zoom da 10° a 22° e proiettori allo xeno da 7000 watt o da 5000 watt. info E-Home: tel. 02 99021161; www.ehomeitalia.com Gottelier Award per Fred Foster Matthew Griffiths con Fred Foster. Un’altra premiazione presentata dall’organizzazione PLASA è il Gottelier Award, un riconoscimento alla carriera dei progettisti che hanno avuto un’importante influenza nell’industria. Il premio porta il nome dell’inventore e lighting designer Tony Gottelier. Quest’anno il prestigioso premio è andato a Fred Foster, fondatore e CEO di ETC. Foster ha fondato ETC nel 1975 con l’obbiettivo di installare il primo sistema di controllo luci con memoria nel New York Metropolitan Opera House. Nei seguenti 35 anni ha sviluppato i controller Mega Cue, le console Expression e Obsession, ed il Sensor Dimming System. Ha aperto la strada per la commercializzazione della famiglia di proiettori Source Four, ed era un membro del comitato USITT che ha definito lo standard DMX512. Più recentemente Foster ha contribuito alla progettazione delle console Eos, Congo ed Ion. info ETC: www.etcconnect.com 10 novembre/dicembre 2010 - n.86 news DiGiCo DiGiCo ha presentato due nuove interfacce per espandere la connettività della nuova console SD9: Little Red Box e Little Blue Box. Il primo permette di condividere lo stage box D‑Rack di una SD9 con una seconda console. La console principale controlla così i guadagni in ingresso, mentre quella secondaria riceve i segnali preamplificati. Little Red Box incorpora anche la funzione Split MADI che permette all’SD9 di condividere altri stage rack DiGiCo, aumentando così il numero di ingressi ed uscite della console a 56 rispetto ai 32 ingressi e alle 16 uscite consentiti dal D-Rack. Il Little Blue Box, invece, permette di collegare un SD9 e un D‑Rack ad una console MADI (come SD7, SD8 o D5). Un selettore incorporato permette di scegliere se il D‑Rack debba essere controllato direttamente dall’SD9 o dalla console MADI. Little Red Box e Little Blue Box, alimentati tramite USB, offrono un secondo connettore USB Thru, che permette di non ridurre la connettività della console collegata. info Audio Link: tel. 0521 648723; www.audiolink.it Midas VeniceF Un’altra console Midas ha fatto il suo debutto a Earls Court. VeniceF è una console analogica basata sul modello Venice, che offre la possibilità di interfacciamento con un PC via FireWire fino a 32 canali bidirezionali. Incorpora l’equalizzazione e i filtri dell’XL3, una sezione master completamente riorganizzata e una doppia matrice 7 x 2. VeniceF include un driver ASIO della Midas a bassa latenza e una versione di prova del software Record di Propellerhead. Oltre alla possibilità di registrare, quindi, offre la possibilità di virtual soundcheck, e l’utilizzo di plugin di terzi come insert sui canali. Ingressi, gruppi, aux bus, matrici e master possono essere inviati all’interfaccia FireWire. VeniceF è disponibile in modelli da 16, 24 e 32 ingressi mono. info Midas Consoles Italy: tel. 0362 923811; www.midasconsoles.it Robe Robin MMX Spot e Robin 600 Plasma Robe ha presentato due nuovi proiettori nella serie Robin 600, precisamente: Robin MMX Spot e Robin 600 Plasma. Il nuovo Robin MMX Spot incorpora una sezione ottica decisamente ottimizzata ed una nuova lampada a scarica da 800 W. Tra le caratteristiche ci sono uno zoom da 8,5° a 42,5°, due ruote di gobo rotanti ed una ruota animazione che si possono combinare per una varietà di effetti complessi e spettacolari. Altre caratteristiche includono un sistema di miscelazione colori CMY con CTO, frost variabile e riduzione di rumore controllata tramite DMX. Robin 600 Plasma Spot offre una CRI di 94 ed una vita operativa della sorgente di 10.000 ore. Utilizza la sorgente Luxim Lifi ENT 31‑04 da 480 W con un flusso luminoso di 30.000 lumen ed una temperatura colore di 5600 kelvin. Ha uno zoom lineare da 10° a 40°, miscelazione colori CMY con CTO, effetto frost, gobo statici e rotanti indicizzabili, un iris molto veloce, dimmer elettronico da 20% a 100% ed un effetto strobo. info Robe Multimedia: tel. 0541 833103; www.robemultimedia.it 12 novembre/dicembre 2010 - n.86 SK 2000 SKM 2000 + MMK 965 NI EM 2050 EK 2000 IEM + IE 4 Serie 2000 NO-LIMITS SR 2050 LA TUA SCELTA PER LE SFIDE PIU’ DIFFICILI SISTEMA IN EAR MONITOR MICROFONI WIRELESS PER IMPIEGHI PROFESSIONALI · Larghezza di banda: fino a 75 Mhz · Fino a 64 frequenze compatibili per banco: 20 banchi con frequenze precalcolate e 6 banchi modificabili · Adatto per configurazioni multicanale · Controllo tramite Wireless System Manager Software · Trasmettitori a mano disponibili in colore nero e nichel e nuove capsule professionali intercambiabili · Nuovo sistema Adaptive Diversity per i ricevitori IEM e per ricevitori portatili · Trasmettitori da tasca e ricevitori portatili equipaggiati con connettore professionale tipo Lemo Via Leonardo da Vinci, 6 - 20057 Vedano al Lambro (MI) - www.exhibo.it news EAW Serie JF Scheda Yamaha HD/SD‑SDI EAW presenta la nuova serie JF di diffusori a due vie. Tutti i modelli JF incorporano altoparlanti con magneti al neodimio, crossover EAW e ricalcano un “formato” molto adattabile anche negli allestimenti più critici come quelli nei teatri o nei set televisivi. La serie comprende JF8 e JF10, diffusori con woofer da 8” e 10” e driver a compressione accoppiati a trombe a direttività conica da 100°, ma anche con coni da 12” e da 15” con driver a compressione con uscite da 1,4” e bobina da 3”. Questi ultimi modelli sono disponibili in versioni con dispersione da 60° x 45° (JF26 e JF56) e da 90° x 45° (JF29 e JF59). I quattro modelli con woofer da 12” e da 15” sono inoltre disponibili in versioni autoamplificate “JFnt”. Incorporano amplificazione in classe D interna da 1000 W per le frequenze basse e da 500 W per le acute. Un processore a bordo (SHARC 32 bit/50 Mflop) fornisce il processing EAW Focusing, il software di controllo dei DSP EAW Pilot, la rete audio e dati U‑Net. Il sistema prevede la trasmissione di audio digitale multi-canale con software di controllo da remoto e capacità di monitoraggio dal PC. Offre la scelta d’ingresso audio analogico, AES3 o tramite U‑Net. Gli utilizzatori possono configurare secondo uno schema standard i propri impianti audio scegliendo i modelli JF e poi in un momento successivo, anche a distanza di parecchio tempo, aggiornare sul campo tali cabinet per trasformarli in modelli “JFnt”. Tutti i modelli di questa serie sono realizzati secondo un’unica filosofia per il cabinet che consente l’impiego di accessori hardware universali per adattare in modo perfetto i propri diffusori JF alle specifiche di ogni singolo impianto e applicazione. Tutti i modelli JF e JFnt incorporano comodi punti di aggancio M10 per l’installazione. Nella gamma di accessori universali sono compresi appositi pannelli che permettono di nascondere le maniglie da trasporto e al tempo stesso hanno funzioni di punti di connessione per le staffe regolabili a “U”, accessori a sgancio rapido flytrack e piedini regolabili utili nelle installazioni sul palco come stage monitor. Yamaha ha presentato diverse novità per quanto riguarda i sistemi di mixaggio digitale. Una di queste è la scheda audio MY8‑SDI‑ED Embed/De-embed. La scheda consente l’ingresso e l’uscita dei segnali audio embedded HD‑SDI per tutte le console di mixaggio digitale e le unità DME. La nuova scheda è dotata di un ingresso HD/SD‑SDI, un’uscita sdoppiata HD/SD‑SDI e un’uscita THRU (reclocked). Consente di immettere fino a due di quattro gruppi audio (quattro canali per gruppo, otto canali totali), multiplexati in un segnale HD‑SDI, e di integrare due gruppi audio in un segnale HD/SD‑SDI per uscita. Adatta per soluzioni di trasmissione dal vivo, in studio e di emergenza (ad esempio console di backup), la nuova scheda si inserisce nello slot per schede MY standard del pannello posteriore in cui è possibile inserire più schede per aumentare il numero di canali in ingresso e uscita (in base agli slot per schede disponibili sul mixer). Clay Paky Shotlight Wash Shotlight Wash è un nuovo proiettore che combina un faro professionale washlight con lampada a scarica da 1500 W ad una lampada strobo allo xeno da 3000 W. Le funzioni wash e strobo sono perfettamente integrate e possono essere controllate da un operatore simultaneamente o separatamente, unitamente agli effetti di entrambe le funzioni. L’elettronica è invece unica, con tutti i vantaggi di gestione del caso. Shotlight Wash opera in tutto e per tutto come un Alpha Wash 1500, mentre la funzione strobo consiste in una corona circolare integrata all’interno della lente frontale del washlight, costituita da due lampade allo xeno da 1500 W ognuna. Queste lampade lavorano indipendentemente tra di loro, possono per esempio essere impostate simultaneamente o separatamente, con differenti frequenze di flash. info Exhibo: tel. 039 49841; www.exhibo.it J_Vista_left_DEF2.pdf 8-04-2009 info Clay Paky: tel. 035 654311; www.claypaky.it 8-04-2009 19:38:15 J_Vista_right_DEF2.pdf 19:37:05 info Yamaha: tel. 02 935771; www.yamahacommercialaudio.com ETC Presenta Selador Pearl Come il resto della serie Selador, Pearl è disponibile in modelli da una, due, quattro e sei cellule controllabili indipendentemente tramite tre canali DMX. Ogni cellula è composta da 40 LED bianchi Luxeon Rebel da 2,5 W accuratamente scelti da una combinazione di bianco caldo da 3200 K e bianco freddo da 5700 K. Questa configurazione permette all’utente di creare una luce bianca con una temperatura colore appropriata all’applicazione, quindi sia per illuminazioni teatrali e generali, o anche per illuminazioni “on location” e in studio televisivo. Il fascio morbido di Pearl ha un’apertura nativa di 17°, ma sono disponibili lenti aggiuntive per fornire dispersioni in orizzontale e in verticale, separatamente, da 20° a 80°. Pearl può sviluppare un flusso luminoso fino a 3460 lumen con un assorbimento di soli 144 W per cellula nella versione da 230 V. info ETC: tel. 06 32111683; www.etcconnect.com C M Y CM MY CY CMY K 14 novembre/dicembre 2010 - n.86 www.soundlite.it 15 news Soundcraft Si Compact Soundcraft ha presentato la serie di mixer digitali compatti Si Compact. Utilizzando la stessa piattaforma di mixaggio EMMA Lite della serie Si, le console Si Compact offrono caratteristiche come quattro bus dedicati per gli effetti, 16 uscite analogiche più AES, uno slot per una scheda MADI o altre interfacce, un touchscreen a colori e fader illuminati e codificati a colore con la funzionalità Fader Glow. La serie comprende tre modelli con 16, 24 e 32 ingressi mono più quattro canali stereo. Ognuno dispone di 14 bus ausiliari mono, quattro bus di matrice, un bus LRC mix, quattro effetti stereo Lexicon, equalizzazione grafica Bss su ogni bus, quattro gruppi di mute ed interfacciamento in rete Harman HiQnet. I modelli da 24 e 32 ingressi offrono quattro mandate e ritorni assegnabili insert. info Audio Equipment: tel. 039 212221; www.audioequipment.it Robe LEDWash 600 e 300 LEDWash 600 incorpora 37 LED multi-chip RGBW da 10 W controllabili individualmente. Sono sistemati in tre anelli concentrici che non solo aiutano a fornire una copertura uniforme, ma permettono la creazione di effetti particolari quando il proiettore è diretto verso il pubblico. I tre anelli si possono utilizzare individualmente per vari effetti e chase psichedelici, e l’unità incorpora effetti stroboscopici programmabili anche in modalità random. I LED RGBW permettono la creazione di una vasta gamma di colori e di diverse temperature di bianco. LEDWash 600 ha uno zoom motorizzato da 15 a 45 gradi. LEDWash 300, invece, è un proiettore che pesa solo 10 kg, dedicato alle applicazioni medie e piccole dove lo spazio è un fattore importante. Utilizza 108 LED RGB da 3 W ed incorpora uno zoom da 12 a 40 gradi per un’elevata flessibilità. LEDWash 300 e LEDWash 600 sono indirizzabili con protocolli DMX512, ARTNET, RDM, MANet, MA2 Net, e sono compatibili con tutti gli altri prodotti nella serie Robin. info Robe Multimedia: tel. 0541 833103; www.robemultimedia.it Martin Audio DD6 DD6 incorpora un driver con magnete al neodimio per le alte frequenze con uscita da mezzo pollice, accoppiato ad una guida d’onda Differential Dispersion rotabile, con una copertura da 120° a 90° in orizzontale e 60° in verticale. Il woofer da sei pollici e mezzo, sempre con magnete al neodimio, ha una bobina da 44 mm. La potenza applicabile nominale è da 150 W(AES), 600 W di picco, per un SPL massimo di 113 dB continui, e la cassa ha una risposta in frequenza da 70 Hz a 20 kHz (±3 dB). Il cabinet del DD6 è costruito con angoli multipli, e incorpora dieci punti M8 per la sospensione, per facilitare l’installazione in una grande varietà di posizioni. La griglia in acciaio è attaccata con un sistema di rilascio rapido magnetico. DD6 ha un’impedenza nominale di 16 ohm. Si consiglia di abbinare un amplificatore che possa erogare da 400 W a 1200 W su 4 Ohm. info Audio Sales: tel. 0521 690290; www.audiosales.it Il sistema Palcoplus comprende ora anche RA18, un ‘arrayable bass cabinet’ (1700 W / 4 ohm) che aumenta ulteriormente la flessibilità di utilizzo e la ricchezza timbrica del sistema. RA18 (qui a lato in demo presso il Concert Sound Arena - Prolight+Sound 2010) permette infatti di incrementare in modo deciso la pressione sonora, generata dal sistema sospeso, nelle ottave più basse, aumentando così la già considerevole dinamica dell'array. È disponibile anche una versione a 8 ohm, 3400 W, con altoparlante in fibra di carbonio. Palcoplus è un prodotto modulare e scalabile che si distingue per una voce inconfondibilmente naturale. Un array di 4 diffusori, ognuno dei quali grande quanto un rack 6u, pesa solo 80 kg, compreso l’hardware per la sospensione e vanta una potenza applicabile di 4000 W. Ogni singolo elemento sviluppa fino a 130 dB SPL, perciò è possibile utilizzare sistemi di dimensioni molto ridotte per la sonorizzazione di spazi relativamente grandi. Grazie ad una dispersione orizzontale di 120°, PalcoPlus fornisce una copertura perfetta anche quando gli array sono sospesi ad altezza ridotta o sono appoggiati a terra. L’unità sub-bass dedicata, RAB1815, utilizza una configurazione a doppio trasduttore che genera una caratteristica polare cardioide. 2 unità bassi vantano una potenza applicabile di 6400 Watt. La gestione del sistema avviene mediante il processore amplificato PLM6800 o mediante il processore LM24 (per chi già possiede gli amplificatori) ed un software proprietario (RACon ). TM Scopri tutte le caratteristiche del sistema collegandoti al sito: www.palcoplus.com oppure contattaci a: 16 novembre/dicembre 2010 - n.86 [email protected] - 051 766437 news K-Array KRM33 Yamaha Serie DSR Al PLASA 2010 c’è stato il lancio europeo della serie DSR di Yamaha, una nuova gamma di diffusori autoamplificati. La serie DSR include i modelli DSR112, DSR115, DSR215 e DSR118W, tutti dotati di un nuovo amplificatore in classe D, progettato da Yamaha, e di elaborazione dinamica multibanda D‑Contour che fornisce controllo dinamico intelligente e conserva un’intelligibilità costante ai livelli di output sia bassi che alti. I nuovi amplificatori utilizzati nei DSR112, DSR115 e DSR215 erogano fino a 1300 W, mentre quello del DSR118W offre 800 W. Gli amplificatori sono costruiti con un alimentatore a commutazione con correzione del fattore di potenza, mentre l’alimentatore, gli amplificatori e i trasduttori vengono monitorati continuamente dal DSP a scopo di protezione. Tutti i modelli dispongono inoltre di FIR‑X tuning™ digitale integrato, per tagli di crossover il più uniformi possibili, DAC e ADC discreti a 24 bit per la massima gamma dinamica e le guide d’onda proprietarie “Long Throw, Broad Dispersion”, con dispersione di 90° in orizzontale per 60° in verticale. I modelli DSR112 e DSR115, con woofer rispettivamente da 12 e da 15 pollici, sono a due vie, bi-amplificati, con driver a compressione con diaframma in titanio da due pollici. Il modello DSR215 incorpora due altoparlanti da 15 pollici oltre al driver e il DSR118W è dotato di woofer da 18 pollici caricato in bass reflex. I modelli DSR112 e DSR115 dispongono di alloggiamenti per asta da 35 mm e punti di ancoraggio M10, e il cabinet di forma trapezoidale del DSR112 ne consente il pratico utilizzo su un lato come monitor wedge di alta qualità. Il DSR118W dispone di un alloggiamento per asta da 35 mm montato in alto, mentre tutti i modelli includono maniglie per il trasporto integrate. KRM33 è un innovativo monitor da palco prodotto dalla toscana K‑Array. Predisposto per l’utilizzo individuale o per la combinazione in array orizzontali, KRM33 è alto meno di dieci centimetri ma incorpora tre trasduttori da tre pollici con bobina da un pollice, ed amplificazione a bordo da 2 x 350 W. Questo monitor è in grado di riprodurre una gamma di frequenze da 70 Hz a 20 kHz e può sviluppare una pressione sonora massima di 113 dB continui o 119 dB di picco. La direttività orizzontale di KRM33 è selezionabile tra 35 e 70 gradi. Il DSP incorporato può essere controllato da remoto tramite il software K‑Array, e comunica con il computer tramite due porte RS485 sulla cassa. Info Exhibo: tel. 039 49841; www.exhibo.it Martin Professional MAC 101 Particolarmente spettacolare, nello stand di Martin Professional al Plasa 2010, un’enorme quantità di nuovi MAC 101. Il compatto MAC 101 emette un flusso luminoso fino a 2200 lumen, in un raggio di 13,5° con una sagoma definita ma morbida. Un sistema di miscelazione RGB calibrato permette anche un effetto ruota colori, con 33 colori più il bianco con temperatura colore da 2500 K a 10000 K. Altri effetti includono uno strobo con pulse ed effetti random. È il testamobile più veloce prodotto dalla Martin, misura solo 241 mm per 304 mm di altezza e pesa meno di quattro chilogrammi. MAC 101 è pensato anche per la combinazione in matrici di dimensioni molto grandi, che permettono di utilizzarlo come un innovativo e dinamico “muro” di colori. Il proiettore ha un assorbimento massimo di soli 123 W e le sorgenti LED hanno una vita operativa nominale di 50.000 ore. info Martin Professional Italy: tel. 035 3690911; www.martin.it info Yamaha: tel. 02 935771; www.yamahacommercialaudio.com 18 novembre/dicembre 2010 - n.86 www.soundlite.it 19 news Soluzioni innovative d’acciaio. Tutte le macchine di sollevamento installate sono prodotte da ASM Steuerungstechnik e distribuite in esclusiva da Molpass. Una caratteristica fondamentale della sala è la plafonatura con pannelli acusticamente riflettenti ad andamento curvilineo, al di sopra dei quali corrono due passerelle. Per ovviare alla presenza della cesta raccoglicavo, l’americana installata in sala è stata dotata di un Cablerotomotor, un sistema automatico di recupero dei cavi d’alimentazione luci brevettato da Molpass. L’azienda bolognese ha poi adottato, per la chiusura della fossa orchestrale nei momenti di inutilizzo, l’innovativo elevatore Spiralift, che consente di innalzare silenziosamente carichi di notevole entità con un’alta efficienza meccanica e un’elevata velocità di sollevamento. Il livello della fossa orchestrale è stato inoltre predisposto in modo tale da asservire all’elevazione di specifici pianali modulari con cui è possibile coprire tutta la platea, prolungando il proscenio fino all’inizio della gradinata. Questa soluzione, che i progettisti dell’ufficio tecnico di Molpass hanno denominato “MI‑COP RO”, consente di modificare rapidamente la configurazione della sala senza togliere le sedute, adattandola rapidamente a qualsiasi tipo di evento. Il palcoscenico è stato realizzato in legno multistrato di abete lamellare, a tre strati incrociati, fissato in aderenza ad una doppia struttura di travetti, anch’essi in legno di abete, incrociati ortogonalmente fra loro per migliorare l’elasticità del palco e renderlo adatto ad ospitare anche spettacoli di danza. Per l’intercomunicazione è stato utilizzato un sistema con 12 beltpack wireless Acrobat della Riedel, di cui Molpass è importatore e distributore per l’Italia. 2 Il nuovo Teatro Ermanno Fabbri di Vignola I l 2 ottobre è stato ufficialmente inaugurato il nuovo Teatro Ermanno Fabbri a Vignola, in provincia di Modena. Il teatro è stato costruito dal Gruppo Fabbri spa, che ha rilevato e demolito l’ex-cinema Ariston per erigere una struttura moderna ed efficiente. Molpass s.r.l. ha partecipato alla realizzazione dell’intera opera, progettando e installando tutte le attrezzature tecniche di sala e di scena. Presentando l’installazione in anteprima in una conferenza stampa presso la sede di Unindustria a Bologna, l’ingegner Giorgio Molinari, amministratore di Molpass, ha spiegato che gli obietti- 20 novembre/dicembre 2010 - n.86 vi raggiunti in questa occasione coincidono con la propria filosofia aziendale: puntare alla massima integrazione delle tecnologie avanzate nei campi dell’illuminazione, dell’amplificazione, della meccanica scenica e relativi trasporti di segnale. Molpass ha infatti fornito prodotti esclusivi e soluzioni uniche, come l’ancoraggio al soffitto di tutte le infrastrutture tecniche del teatro, compresa la cabina di regia, in modo da rispondere anche alle caratteristiche antisismiche del progetto strutturale. Molpass ha inoltre progettato e realizzato un nuovo tipo di graticcio metallico “sdoppiato” unico nel suo genere: ai tradizionali tagli “all’italiana” (paralleli al proscenio), sono state affiancate due gole ortogonali al boccascena. Tale soluzione permette la traslazione dei tiri motorizzati su tutta la lunghezza del palcoscenico senza la necessità di sganciare le americane sottostanti. Nella torre scenica, sopra il livello del graticcio, sono collocate tre guide di traslazione Montratt, a servizio di macchine sollevanti a catena e a banda 3 L’impianto audio utilizza un mixer Yamaha LS9‑32, con due schede per il trasporto digitale Rieldel RockNet, e il nuovo line array serie T10 della d&b audiotechnick, affiancati a due Q‑SUB per le basse frequenze. Gli amplificatori D6 pilotano l’intero sistema e tutte le funzioni possono essere raggiunte in remoto attraverso la rete d&b Remote Network, veicolata all’interno del network RockNet. Sono stati scelti monitor da palco Max12, anch’essi pilotati da un D6. Gli amplificatori ricevono segnali in AES/EBU, perciò il segnale audio rimane nel dominio digitale. Per l’illuminazione di scena Molpass ha utilizzato solo prodotti Robert Juliat, di cui è distributore esclusivo per l’Italia. Gli armadi dimmer utilizzati sono i Tivoli da 3 kW e da 5 kW. Il modello di proiettore teatrale scelto per l’occasione è Lutin, per la sua possibilità di poter sostituire rapidamente la lente frontale trasformandolo in PC, fresnel o antialo. I sagomatori scelti sono alogeni da 1000 W della serie 600SX. Il seguipersona scelto è Victor, con lampada da 1800 W a scarica ad alta efficienza, ottica zoom 7°/14,5° e cambiacolori integrato. Una console GrandMA Ultralight gestisce direttamente fino a 1024 canali e supporta fino a 16.384 canali su rete Ethernet; si espande poi di altrettanti 1024 canali, per un totale di 2048. La distribuzione della rete digitale per il controllo luci è stata smistata in svariati punti del teatro: palcoscenico, fossa d’orchestra, regia, graticcio, ballatoi, passerelle sala e biglietteria. Il progetto è frutto del contributo e delle competenze in forma integrata dell’ing. Giorgio Molinari e dell’ing. Daniele Pellicelli per la meccanica di scena, fossa d’orchestra e tiri motorizzati; dell’ing. Daniele Pellicelli per le infrastrutture della torre scenica, graticcio, passerelle, ballatoi, mantegni, cabina regia e moduli di copertura della platea; dell’ing. Giorgio Molinari e del per. ind. Luca Barbieri per gli impianti elettroacustici, il trasporto digitale e l’illuminazione di spettacolo. L’arch. Carlo Armani ha ricoperto il ruolo di Project Manager e direttore dei lavori. 1 1: L’ingegner Giorgio Molinari, amministratore di Molpass. 2: Vista del teatro. 3: La parte superiore del graticcio “sdoppiato”. info Molpass: tel. 051 6874711; www.molpass.it www.soundlite.it 21 news La notte legale 2010 Lo scorso 22 settembre s’è svolta a Bologna “La notte legale 2010”, un’intera giornata dedicata alla legalità nel settore della musica. Questo evento celebra infatti l’anniversario di due importanti realtà che operano con dedizione e determinazione: “Note Legali”, un’associazione non-profit nata nel capoluogo emiliano nel 2006, che in soli quattro anni si è affermata come realtà unica e innovativa, e “Doc Servizi”, la cooperativa di spettacolo più diffusa nello Stivale, con vent’anni d’esperienza ed oltre 8000 artisti sotto le proprie ali protettrici. Quello che lega questi due mondi sono dunque il rispetto delle regole vigenti, la giustizia sociale, la tutela dei diritti di musicisti e operatori e, ovviamente, l’amore per la musica. La giornata si è aperta con un convegno organizzato in collaborazione con il Museo Internazionale e la Biblioteca della Musica di Bologna, dal titolo Musicisti e cantanti in sala d’incisione: novità in tema di previdenza, Nuovo IMAIE e diritti morali. L’incontro ha visto la partecipazione di Demetrio Chiappa, presidente di Doc Servizi, Andrea Marco Ricci, presidente di Note Legali, e Andrea Michinelli, di Studio Legale D’Ammassa & Associati, i quali sono acutamente intervenuti con opinioni, proposte e critiche. Terminati i confronti tra i relatori ha preso il via la tavola rotonda dedicata al Nuovo IMAE, aperta alle rappresentanze sindacali e associative degli artisti, interpreti ed esecutori. Al termine del convegno la giornata è proseguita con l’assemblea annuale dei soci di Note Legali, alla quale è seguita la festa vera e propria al Giostrà Café – storico locale di live music bolognese – dove si sono riuniti musicisti e addetti ai lavori da ogni parte d’Italia, creando un clima amichevole e dando prova di grande affetto nei confronti dell’Associazione e della Cooperativa. La serata è stata animata dalle esibizioni live di alcuni artisti legati a Note Legali e a Doc Servizi. È stata la magica voce di Toni Melillo a rompere il ghiaccio, che insieme all’armonicista Marco Bianchi ha presentato alcuni brani tratti dal suo primo disco Il mio giardino. Durante la serata Note Legali ha consegnato, come di consueto, le “Note di Merito”, un riconoscimento verso chi si è distinto nella diffusione del diritto alla musica, che quest’anno è spettato a tre scuole di musica milanesi. Un evento da lodare ed ammirare, orgoglioso di erigersi su saldi principi e decorosi eventi come questo. info DOC Servizi: tel. 045 8230796; www.docservizi.it L’idea dell’incontro nasce dalla volontà di conoscersi meglio, di sviluppare i rapporti e di progettare insieme, nell’immediato futuro, altri incontri di approfondimento dei temi trattati. Hanno già aderito e saranno presenti le più importanti cooperative presenti in Italia. Chi vorrà aderire all’incontro è pregato di inviare una mail ad [email protected], specificando il nome della Cooperativa ed i nomi delle persone aderenti che parteciperanno. info ANS: [email protected] I tuoi grandi eventi Live meritano la perfezione tecnologica nelle connessioni e cablaggi, il sistema opticalCON-QUAD, facilita il setup grazie allo sviluppo dei sistemi di cablatura e connessione in fibra ottica dalle performance eccellenti 2 channel cable opticalCON DUE equipe connection opticalCON breackout box + powerMONITOR Equipment connection opticalCON DUO Amp Rack Sound Rack Video Rack novembre/dicembre 2010 - n.86 DMX Rack opticalCON QUAD Point-to-Point connection opticalCON QUAD 1 RU Panel + powerMONITOR X-treme cable, ultra robust, double jacket, cut proof X-treme cable, ultra robust double jacket, cut proof opticalCON QUAD 3 RU Panel Errata Corrige Vorremo porgere le nostre più sincere scuse a Pietro “Peter” Grandi per aver tralasciato il suo nome nell’elenco dei crediti per la produzione dei contenuti video per la tournée Ligabue Stadi 2010. Ringraziamo anche i suoi colleghi che ci hanno avvertito della nostra svista. FOH Sound system opticalCON QUAD Point-to-Point connection FOH Video/Lighting Sound system Video InterCom; Data DMX «I connettori dimostrano di essere davvero affidabili rispetto a quelli utilizzati in passato. Infatti hanno resistito perfettamente ad un tornado durante un evento all'aperto tenutosi in Italia». «Questo sistema è fantastico. Non ha mai avuto problemi». Cyril Bême Operations Director, Solotech Howard Page, senior director of engineering, Clair Brothers Analog & Digital Technology s.r.l. Via Solferino, 54 - 20052 Monza (MB) Tel. +39 039 21.69.21 - Fax +39 039 21.03.506 [email protected] - www.adtweb.it 22 4 channel cable opticalCON DUO 1 RU Panel + powerMONITOR ANS incontra le Cooperative di tecnici dello spettacolo ANS, l’associazione dei service italiani, invita le Cooperative dei tecnici dello spettacolo ad un incontro-tavola rotonda che si terrà a Milano, presso la sede di Foro Bonaparte 65, il 17 novembre alle 14.30. I temi dell’incontro saranno: - presentazione dell’attività di ANS alle Cooperative di tecnici; - valutazione di iniziative comuni nell’ambito della formazione e aggiornamento professionale; - iniziative per migliorare il rapporto di collaborazione tra Service e Cooperative. opticalCON sistemi di connessione a fibra ottica opticalCON QUAD Point-to-Point connection news S’è tenuta mercoledì 23 giugno, nella splendida cornice della Reggia di Venaria, la più grande residenza sabauda di tutto il Piemonte, la prima edizione del Beat Music Festival, l’appuntamento di maggior spessore per tutti gli amanti della musica dance, trance ed elettronica, che ha visto esibirsi numerosi DJ di fama internazionale che hanno letteralmente fatto esplodere il numerosissimo pubblico. È il primo vero grande format-beat italiano rivolto ad un movimento che fino pochi anni fa era relegato alle piste delle discoteche e ora si vuole imporre fortemente anche fuori da esse, scegliendo Torino come capitale italiana della musica dance. Protagonista indiscusso della serata è stato DJ Tiësto, punta di diamante della scena trance mondiale, celebre ormai in tutto il globo grazie non solo alle sue performance live ma anche, e soprattutto, per le importanti collaborazioni con Justin Timberlake e Britney Spears (sbirciando su Wikipedia si può trovare un elenco interminabile di progetti e collaborazioni cui ha preso parte), o ancora per le performance all’apertura delle Olimpiadi di Pechino nel 2008 e a quelle di Atene nel 2004. Ovviamente l’unica tappa del DJ olandese nel nostro stivale, ovvero quella del Beat Music Festival, ha triplicato le dimensioni e la portata dell’evento. Basti pensare che i biglietti sono stati venduti anche al di fuori del terri- 24 novembre/dicembre 2010 - n.86 torio nazionale, soprattutto in Spagna, Francia, Regno Unito, Belgio, Germania, Turchia, Norvegia e anche negli Stati Uniti. Dieci ore di musica no-stop, 600 minuti che hanno fatto tremare le mura della Reggia di Venaria, sotto i piedi di un pubblico che non ha mai smesso di saltare e ballare trascinato dalla grinta di tutti i DJ, rispettivamente Marco Alessandria, Fake Plastic Trees, Paolo Aliberti, Aki Bergen, Outwork, Dab, Get Far Fargetta, Laurent Wolf, nomi decisamente ben conosciuti dalle più famose discoteche italiane. È proprio questo l’evento d’apertura dell’estate torinese, voluto fortemente dal comitato organizzatore per mantenere alto il numero e la qualità degli eventi nel capoluogo piemontese, quest’anno scelto come “Capitale Europea dei Giovani 2010”. L’evento è nato anche dalla mission “Music will save the children”, nobile movimento che mira a sensibilizzare le nuove generazioni su una così importante tematica sociale. Proprio a favore di ciò è stato allestito, all’interno della Reggia di Venara, uno stand rivolto ad informare e a raccogliere fondi a sostegno dell’associazione “La Girandola” (cooperativa sociale a favore degli adolescenti vittime di abusi e pedofilia). Torino ha dunque scelto la Reggia di Venaria e il Beat Music Festival come mittenti di un importante messaggio volto ad unire i giovani alla musica, alla cultura e alle tematiche attuali. Il compito di tirare le redini dell’audio è spettato a Walter Taietti, equipaggiato da Audio Equipment con dei JBL VerTec VT4888DP e dei JBL subwoofer VT4880 che hanno pompato musica a valanghe per tutta la notte. Distribuito in Italia da: Audiolink tel. 0521 648723 - fax 0521 648848 www.audiolink.it - [email protected] Beat Music Festival news di Mike Clark Clark’s Corner un occhio sulla stampa internazionale Total Production International Installation Europe Dopo avere aperto un ufficio ven‑ dite nel Regno Unito a maggio, Analog Way, produttore francese di convertitori d’immagine e di mixer e console di controllo per le presentazioni, ha aperto anche una sede in Italia. Oltre a vendere i prodotti della società nel terri‑ torio italiano, Analog Way Ita‑ lia, con sede a Novate Milanese, fornirà anche servizi di supporto tecnico e di formazione. L’ufficio italiano sarà gestito da Demetrio Faroldi, che ha annunciato che l’azienda manterrà il suo rapporto di distribuzione con la COMM‑TEC Italia di Faenza. Per il suo nuovo teatro – la Sala d’Educazione dello Spettacolo – il Centro per la promozione della Cultura Nazionale, Regionale ed Europea di Karolin, in Polonia, ha acquistato un sistema di monito‑ raggio personale Aviom, accolto favorevolmente sia dai musicisti sia dai fonici per il modo in cui questo sistema semplifica no‑ tevolmente il lavoro di “sound check”. Dotata di uno tra i più moderni sistemi audio in Polonia, la sala (con una capienza di 560 persone) è anche attrezzata con una console Digidesign VENUE. Dalla console, i segnali sono in‑ viati a quattro Aviom A‑16R mixer (installati in rack), che a loro volta sono controllati da quattro super‑ fici di controllo A‑16CS. 26 novembre/dicembre 2010 - n.86 La pittoresca cittadina inglese di Exmouth, nella contea di Devon (conosciuta per il suo ottimo sidro di mela) sta diven‑ tando nota anche per le sue spiagge, ma soprattutto – nel mondo delle tecnologie per lo spettacolo – grazie al succes‑ so di una piccola ma dinamica azienda, la GSL Power Ltd. Fondata nel 2004, la società produce rack dimmer e prodot‑ ti per la distribuzione dell’elettricità basati su una gamma di singoli pannelli modulari intercambiabili. Oltre a produrre per l’industria dell’intrattenimento e per i service, GSL Po‑ wer offre anche un servizio di riparazione ed upgrade per rack già esistenti. Anche se relativamente giovane, l’azien‑ da ha un pedigree notevole, grazie all’esperienza del tito‑ lare, Gary Lodge, che ha lavorato per oltre 25 anni nel set‑ tore, con aziende del calibro di Avolites e Panalux. Il tutto ha avuto inizio quando il service luci del musical Grease ha voluto utilizzare alcuni rack dimmer della ETC studiati per il tour della produzione, scoprendo che non esistevano rack ETC per il mondo dei tour. Lodge ha quindi progettato e costruito quattro rack dimmer ETC a 48 vie e, a quel punto, la GSL si è dovuta trasferire dal garage di Lodge alla sua sede attuale. Pro Sound News Europe Clair Brothers, uno dei fornitori di sistemi audio più cono‑ sciuti al mondo, ha compiuto un ulteriore passo per svi‑ luppare la sua presenza fuori degli Stati Uniti (il quartiere generale della società statunitense è a Mannheim, Pennsyl‑ vania). Il fondatore Roy Clair e suo figlio Barry, presidente dell’azienda, hanno annunciato la nomina di David Cooper come responsabile dello sviluppo globale. Cooper era pre‑ cedentemente direttore vendite e marketing per Midas, azienda lasciata dopo vent’anni di carriera per fondare una propria società di consulenza. Il Centro per la Musica Digitale di Londra, parte dell’Univer‑ sità di Queen Mary, è un gruppo di ricerca multi-disciplinare nel campo della musica e della tecnologia audio. Ultima‑ mente ha fatto delle dimostrazioni di “B‑Keeper”, un siste‑ ma software che gira su Ableton Live e che è in grado di re‑ golare automaticamente il ritmo di un sequencer musicale mentre suona, in modo che i loop musicali possano seguire il ritmo di un batterista (vero). In questo modo, se il batteri‑ sta accelera, la traccia ritmica lo segue. rubriche di Toni Soddu Stage Management Da queste due differenti input list si potrà ricavare uno schema che andrà bene per entrambe le band e permetterà di lasciare fissi gli insert, cosa utile, nel caso di utilizzo di console analogiche, a guadagnare minuti preziosi nel change-over (cambio palco) per dedicarli al set up e ad uno straccio di line check che permetta di capire qualcosa sui suoni da ottenere per lo show. Questo permetterà inoltre un ulteriore vantaggio, rappresentato dai cablaggi sul palco che potranno essere organizzati in modo da averli comodi vicino alla posizione della sorgente da riprendere e collegare, riducendo così le possibilità di errore sempre in agguato quando i tempi si fanno risicati. Lo Stato Attuale Come annunciato al termine della serie di articoli riguardanti lo Stage Management, parlerò dell’evoluzione, secondo la mia idea, di questo settore dello show business. Naturalmente lo farò da un punto di vista personale avendo ed attualmente svolgendo questa mansione in occasione di festival, eventi a carattere musicale e non. L a figura dello stage manager così intesa, rappresenta il responsabile del palcoscenico che amministra gli orari di esibizione o prova, produce la documentazione necessaria per informare la squadra di quello che accadrà, organizza il palco in modo che il materiale presente sia posizionato in modo giusto affinché non si creino ingorghi di pedane/backline/uomini, oltre a dettare le regole comuni della convivenza di più persone che lavorano nello stesso fazzoletto di legno (palcoscenico). In questi anni ho inteso e compreso questi principi di base, aggiungendo a mia volta delle varianti pensate per snellire alcune procedure come il line check di solito effettuato dalla crew ospite ed il sistema di cablaggio cosiddetto a “famiglie” per avere uno schema standard sempre simile da utilizzare ed elaborare su apposite schede, da distribuire poi a chi si dovrà occupare dei collegamenti audio. Scendo nei dettagli tecnici della questione. Il patch cosidetto a “famiglie” prevede l’utilizzo del nostro siste- 28 novembre/dicembre 2010 - n.86 ma più diffuso a livello di cablaggi, che è basato su extension box (ciabattine) da otto trasporti bilanciati ciascuna. Disponendo usualmente di una console audio per il FoH (sala) ed una per i monitor di almeno 40 ingressi microfonici, ognuna delle quali dotata di insert per le dinamiche (compressori e gates), il sistema a “famiglie” permette di mantenere fissi alcuni canali di fondamentale utilizzo quali batteria, basso e voci. È risaputo che le input list di ogni singolo artista variano a seconda delle esigenze dettate dalla band e dal backline, quindi a volte differiranno molto le une dalle altre. Accorpando con alcuni accorgimenti gli ingressi microfonici disseminati sul palcoscenico, si riesce ad avere un quadro simile per tutti. 01 02 03 04 05 06 07 08 09 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 KICK SNARE HH RTOM FTOM OH L OH R RIDE BASS DI BASS MIC EL GTR SR EL GTR SL KEY L KEY R SAX SR VOC LEAD VOC SL VOC SPARE VOC D112 SM57 C451 MD421 MD421 C414 C414 C451 DI MD421 SM57 SM57 DI DI MD441 SM58 SM58 SM58 SM58 01 02 03 04 05 06 07 08 09 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 KICK 91 KICK 52 SN TOP SN BOT HH RTOM FTOM 1 FTOM 2 OH L OH R BASS DI BASS PRE EL GTR SC HD1 HD2 HD3 HD4 ACO LEAD VOC SPARE VOC B91 B52 SM57 SM57 C451 MD421 MD421 MD421 C414 C414 DI XLR SM57 DI DI DI DI DI SM58 SM58 Il risultato dopo la produzione da parte dello stage manager del documento finale utilizzabile nel festival: INPUT N° 01 02 03 04 05 06 07 08 09 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 BAND1 KICK SNARE HH RTOM FTOM OH L OH R RIDE BASS DI BAND2 KICK 91 KICK 52 SN TOP SN BOT HH RTOM FTOM 1 FTOM 2 OH L OH R BASS DI BASS PRE BASS MIC EL GTR SR EL GTR SC EL GTR SL ACO KEY L KEY R HD1 HD2 HD3 HD4 SAX SR VOC. LEAD VOC SL VOC SPARE VOC LEAD VOC SPARE VOC FESTIVAL patch KICK 91 KICK / 52 SNARE / SNTOP SN BOT HH RTOM FTOM / 1 FTOM 2 OH L OH R RIDE BASS DI BASS PRE BASS MIC MIC/DI INSERT B91 B52 SM57 SM57 C451 MD421 MD421 MD421 C414 C414 C451 DI XLR MD421 GATE+COMP GATE+COMP GATE+COMP GATE+COMP EL GTR SR EL GTR SC EL GTR SL ACO SM57 SM57 SM57 DI GATE+COMP GATE+COMP GATE+COMP COMP COMP GATE COMP KEY L KEY R HD1 HD2 HD3 HD4 DI DI DI DI DI DI SAX VOC SR LEAD VOC VOC SL MD441 SM58 SM58 SM58 COMP COMP+EQ COMP SPARE VOC SM58 COMP Lo schema che si presenterà agli operatori (fonici) non sarà esattamente la input list che quotidianamente appare sotto gli occhi, ma la console risulterà suddivisa per “argomenti” sicuramente noti, così da permettere, in pratica, di ritrovare agevolmente e velocemente i vari canali. Il vantaggio starà nel fatto che gli insert saranno già pronti e nel caso di No-Soundchecking-Festival (la stragrande maggioranza) potranno essere manipolati per le esigenze dello show. In poco tempo, ricordo… D’altra parte, il lavoro sul palco ne uscirà decisamente avvantaggiato perché i cablaggi seguiranno uno schema fissato prima della partenza dello show e di cui tutti quelli che prestano la loro opera sul palco sono a conoscenza. Le extension box (ciabattine) da otto ingressi ciascuna saranno divise per colori: • ROSSO da 01 a 16, posizionate vicino alla pedana della batteria ed in prossimità dell’amplificatore del basso. • BLU da 17 a 24, posizionata al centro del palco dietro gli amplificatori per chitarra. • ARANCIO da 25 a 32, nella postazione delle tastiere con possibilità di un multicord da quattro XLR-XLR per eventualmente raggiungere la posizione dell’HD (multitraccia per le basi) che alloggi lontano dalle tastiere. • VERDE da 33 a 40, messa in bella mostra sul limite frontale del palco vicino alle aste microfoniche delle voci e facilmente visibile. Così operando, i cablaggi relativi rimarranno vicino alle sorgenti ed il percorso dei cavi sarà ordinato e di facile individuazione. Soprattutto in caso di guai, sarà facile intervenire sul palco così suddiviso in zone. Durante il line check si potrà controllare passo per passo il corretto collegamento e funzionamento dei microfoni e delle D.I. Box. Soprattutto lo stage manager e la sua crew avranno possibilità di discutere il progetto dell’intero cablaggio del palco molto prima di essere sul luogo di lavoro. Via mail ci si scambieranno informazioni, schede ed eventuali correzioni utili a snellire la pratica ed a ridurre al minimo la possibilità di errore durante le operazioni di change-over. www.soundlite.it 29 rubriche di Giuseppe Romeo Sicurezza o Burocrazia Il delicato ruolo delle Commissioni di Vigilanza L a sicurezza non si vede, la sicurezza non si tocca. Finché la mancata sicurezza, ovvero la mancata applicazione delle discipline su di essa, non ci aggredisce con i suoi esiti spesso nefasti, sembra addirittura che la sicurezza non esista. Chi ha il compito di governare gli organismi di controllo – gli enti tecnici, gli organi collegiali – ha spesso questo immane compito: imporre qualcosa di costoso che non si vede. La sicurezza, però, è una qualità, e questo è un fatto indiscutibile. Ed è una qualità nella misura in cui esce dall’ambito burocratico della cosa pubblica, quella tendente a misurarsi esclusivamente con la carta in quanto tale ma che rifugge poi dal significato profondo del proprio lavoro, per divenire espressione del significato vero che la parola sicurezza porta con sé. Nell’ambito dei locali di spettacolo questo delicato compito è a carico di due soggetti: il gestore e l’organo di controllo, ovverosia la Commissione di Vigilanza. Ma cosa sono le Commissioni e qual è il loro ruolo? Le Commissioni, comunali o provinciali che siano, non sono orga- 30 novembre/dicembre 2010 - n.86 nismi atti a sciogliere e portare a conclusione procedimenti burocratici, ma strumenti che operano a garanzia dell’incolumità e della sicurezza del pubblico nei luoghi di spettacolo e trattenimento. In questo senso operano come organo consultivo, quindi come supporto a chi è deputato a rilasciare successivamente il vero e proprio atto autorizzatorio, che è la licenza. Le Commissioni sono organi collegiali sostanzialmente tecnici, ancorché inseriti in ambito amministrativo. In quanto organi tecnici, sono generalmente guidati dalla normativa tecnica, quella cioè che gli fornisce i parametri di riferimento e raffronto attraverso i quali poi esprimere una valutazione in ordine alla sicurezza del locale oggetto di controllo. La norma tecnica sta quindi alla Commissione come il breviario al religioso. La normativa tecnica cui si fa riferimento per la verifica di agibilità dei luoghi di spettacolo e trattenimento è principalmente contenuta nel decreto ministeriale del 19 agosto 1996, mentre per gli impianti sportivi si fa riferimento al decreto 18 marzo 1996. Tutti e due sostituiscono il previgente strumentario rappresentato dalla circolare 16 del 1951. In tali discipline sono state opportunamente raggruppate le prescrizioni in ordine alla sicurezza ed alla prevenzione incendi, precedentemente sparpagliate in vari provvedimenti. In realtà poi di norme ce ne sono molte altre, ognuna afferente a tematiche specifiche, ma in questa sede non voglio disquisire di norme tecniche: lasciamo che siano i tecnici a parlarne, in situazioni più opportune. Vorrei parlare d’altro: qual è il senso del lavoro delle Commissioni? Abbiamo parlato di norma tecnica. Sappiamo per certo, come tutte le discipline di questa specie, che essa è deterministica, e lo è per definizione. Prendiamo ad esempio al- cuni spezzoni di discorsi fatti con il “breviario” in mano: “Fino a 99 sì, a 101 no”. “A 499 kg ci salviamo e a 501 schiattiamo”. “Da qui ne escono 37,5 e da quest’altra 60”. Eccetera, eccetera. La sua caratteristica eccessivamente deterministica è, di conseguenza, anche il suo limite: nel tentativo di normare tutto, la stessa tende a non lasciare spazio di valutazione all’organismo accertatore, la Commissione, la quale si ritrova quindi trasformata da organo preposto alla valutazione di agibilità del locale, come lo voleva la legge (art. 80 Tulps), a collegio verificatore del rispetto della norma. Questo limite determina anche la circostanza che l’organo accertatore, tra l’applicazione di una prescrizione rispettosa della norma ma evidentemente inopportuna, ed un’altra fuori norma ma sicuramente di buon senso, finisce inevitabilmente per adeguarsi alla prima ipotesi, con evidente spreco di tempo e di energie da parte di tutti. Un esempio relativo a queste difficoltà nell’applicazione della norma è quello inerente all’utilizzo degli impianti sportivi (palasport, stadi, ecc.) per avvenimenti di pubblico spettacolo (concerti, spettacoli vari, ecc,). Prima dei chiarimenti intervenuti con le circolari del 18.12.97 e del 19.5.98, poi fatti propri e ratificati con il decreto ministeriale 6 marzo 2001, la questione della capienza di tali impianti nelle menzionate circostanze aveva creato interpretazioni più o meno restrittive, nonché le proteste delle organizzazioni di categoria. Ma qui forse ancora l’esempio è poco chiaro. Facciamone uno pratico parlando di uscite di sicurezza. Guardate le immagini in queste pagine che riproducono le planimetrie di due sale cinematografiche. Nel primo esempio la sala cinematografica ha due uscite di sicurezza di 120 cm ed un ingresso/uscita. Nel secondo ha quattro uscite di sicurezza di 100 cm ed un ingresso/uscita. Il buon senso ci informa che la seconda ipotesi rappresenta una situazione, se non migliore, almeno non peggiore della prima in termini di sicurezza. Ma, lavorando con il “breviario” in mano, dobbiamo dichiarare la prima conforme alla norma e la seconda no. Dopo vent’anni di lavoro nelle Commissioni potrei fare decine di questi esempi, per cui sia consentito fermarsi qua. La Commissione è un organo tecnico costituito, ragionando in astratto, da alte professionalità nel campo della sicurezza antincendio, elettrica, statica, sanitaria. Il suo compito non è quello di fare il gendarme delle norme. Insomma, la Commissione non è un Vigile Urbano con il blocchetto delle multe in tasca, ma un organismo che dichiara un locale di pubblico spettacolo sicuro o meno, e lo fa certamente avendo piena contezza delle norme che sottendono questa materia, ma lo fa anche in ragione della specifica professionalità multipla che la compone. L’argomento è delicato e, nel contempo, elevato. Se una determinata attività è sottoposta a valutazioni di natura tecnica all’interno di un compendio normativo chiaro ed esaustivo, allora non serve condizionarla a valutazioni preventive a carico dell’organo di controllo pubblico. Se lo si fa, i casi sono due: o il compendio normativo non è chiaro, oppure esso è semplicemente di supporto all’organismo di controllo pubblico che, a sua volta, deve avere margini di manovra più ampi. Nel primo caso il rimedio non appare efficace. Se la norma non è chiara non lo è per nessuno per cui, nel dubbio, l’organo pubblico non può che comportarsi in maniera restrittiva. La seconda ipotesi immagina un’amministrazione “avanti”, composta cioè da organi che hanno prima di tutto davanti a sé il senso del loro operare. Il discorso è complesso, e meriterebbe un dialogo più ampio che coinvolgesse anche le Procure e l’autorità giudiziaria in genere. Se può essere di conforto, posso aggiungere che, nei rari casi in cui le Procure si sono “interessate” all’attività che mi vedeva coinvolto, tra un consulente tecnico molto burocrate (col breviario in mano, per intenderci) ed il parere della Commissione, hanno sempre creduto al secondo, in quanto ad esso sottende una professionalità difficilmente raggiungibile dal primo. Articolo pubblicato sul n. 2 di Pubblico&Spettacolo. SALA 1 SALA 2 Giuseppe Romeo, Segretario della Commissione provinciale di vigilanza sui locali di pubblico spettacolo di Venezia. www.soundlite.it 31 rubriche di Stefano Cantadori te te M i dissero: “Guarda, la paga non è un granché, si tratta solo di andare a fare delle registrazioni durante le prove del gruppo. Per quanto riguarda vitto e alloggio, dormirai dove dormono loro e mangerai con loro. Roba di una settimana neanche e poi torni a casa. Il materiale è già sul posto: un mixer a otto canali (che per i tempi era la misura standard) un Revox e due casse con una bassa da 200 W”. La “bassa”, caro lettore, era il termine gergale in elettronica per “amplificatore di bassa frequenza”. Gli altri amplificatori, quelli nobili, erano per radio, radar e televisione. Alta frequenza, appunto. Già allora avrei dovuto capire che mi stavo infilando nella porta sbagliata della tecnologia e dello show biz. Sennonché io vado dove la ditta mi dice di andare e faccio quello 32 novembre/dicembre 2010 - n.86 p Chi lavora nello spettacolo spesso può trovarsi in mezzo ad eventi rilevanti anche dal punto di vista sociale e storico. A volte senza rendersene conto. È quello che accadde nel 1976, alla tenera età di 17 anni, a Stefano Cantadori. Ecco il suo racconto. ar p Parco Lambro e 1 l’esproprio proletario ar che mi dicono di fare. Credo che questa sia l’essenza di avere un lavoro, anche se da quasi ribelle, quanto poteva esserlo fare il tecnico del suono nel 1976. Partii quindi in treno per Roma, pronto a spendere l’inizio delle mie vacanze estive di studente di buona famiglia, come tecnico a ore per uno sconosciuto gruppo di musica popolare, il Canzoniere del Lazio. Arrivato a Roma, mi portarono fuori città, sulla Cassia, non lontano dal Poggio delle Rose. Il gruppo più che suonare cazzeggiava, usciva e rientrava dalla sala prove in questa stupenda corte di campagna. Mixer, registratore e casse erano nella stessa sala dove suonavano, ovviamente non erano in grado di monitorare alcunché e di conseguenza fu impossibile registrare qualcosa con una pretesa di mixaggio. Mi ero portato da casa una cuffia, ma non servì a nulla. Scoprii che si dormiva in un’affascinante costruzione non lontana dal Colosseo. Non c’erano ascensori (e neanche letti) ma lunghe scalinate di pietra che si svolgevano in un irreale edificio completamente deserto, fino alle ultime esili aeree e vacillanti passerelle in legno. Lo sterminato sottotetto, retto da secolari travi a vista, era popolato da barbuti abbigliati in modo casual-socialista e simpatiche individue in sottane colorate: quel genere di persone che campano vendendo nastrini e collanine. Hai presente una comune? Pagai il primo scotto alla mia educazione borghese dopo tre giorni di insalate e miglio; confessai di avere assoluta necessità di una bistecca. Fecero una colletta e finalmente potei recarmi in trattoria. Aspettai in piedi in disparte sino a che l’orda dei turisti sciamasse via, quasi solitario ospite, con il sole estivo che mi martellava la testa, occupai un tavolino di fronte al Colosseo. La bistecca ovviamente la negoziai, perché i soldi all’epoca non bastavano ma, e con solidarietà complice, il cameriere mi rimediò anche una porzione di patatine fritte. Nel 1976 la Corte di Cassazione, unica al mondo, condannò Ultimo Tango a Parigi: ne venne vietata la proiezione e lo Stato Italiano ne bruciò tutte le copie. Ah, i venti di libertà della cultura ufficiale. Erano ahimé anche i tempi delle Brigate Rosse e l’anno del terremoto nel Friuli. Roma era un crogiuolo di eventi artistici e musicali, piccole cose legate a chi voleva cambiare il mondo. Mi trovavo immerso nel più straordinario e creativo periodo musicalculturale che si possa desiderare. Trascinavo il mixer e le due piccole casse della ditta in giro per Roma, al seguito dei miei nuovi amici. Mi trovai un paio di volte a mixare al Folk Studio: “Ah, lei è il signor Toquinho? Ciao, io sono Stefano”. C’era nell’aria un fermento di speranza, vita, ideali, credevamo davvero in un mondo migliore, una combinazione irripetibile che non ha più avuto uguale. Intanto il gruppo fu invitato a Milano, a Parco Lambro, per il Festival di Re Nudo. Chiesi istruzioni alla Wilder e mi dissero di seguire i clienti e di fare inoltre assistenza al mixer Davoli sullo studio mobile su cui operava Gaetano Ria: due piccioni con una fava (io ero la fava). Partimmo in treno con gli strumenti come “bagaglio appresso”, non potendo pagare il vagone merci. Il capotreno ci diede manforte e i suggerimenti del caso, avvertendo i suoi colleghi delle tratte successive. Arrivati a Milano, combinammo tre taxi stracarichi con le nostre cianfrusaglie. Mi giocai così gli ultimi soldini. Gli altri in autobus. Dentro il parco fu difficoltoso spiegare il borghese utilizzo del taxi, “ce volevano menà”, ma riuscimmo a raggiungere il palco con i taxi, sotto scorta del servizio d’ordine. Probabilmente Katanga, e non mi riferisco al ramo sorgentifero di sinistra della Tunguska Pietrosa. La prima cosa che accadde sotto il palco fu che mi fregarono democraticamente la valigia e rimasi con quel che avevo indosso. Mi guardai intorno da quella posizione sopraelevata e vidi centomila persone immerse nel fango, una scena alla Woodstock. Dopo essermi accreditato presso il “mobile”, era ancora mattina, mi misi a girovagare. C’era un gruppo di maschi con lunghi e lisci capelli bianco titanio, la metà sinistra del corpo dipinta di verde metallizzato, la metà destra argentea, sembravano appena usciti dalla sala trucco. Veri alieni. Forse indiani metropolitani, ma chi può dirlo? C’erano gruppi di persone che litigavano, altri con lo sguardo perso nel vuoto, gente riunita in macchie attorno a suonatori di chitarra, bonghetti e poi ancora bonghetti ad ogni piè sospinto, ratat tat tat. Dibattiti nelle zone più defilate di fianco al palco, femministe con gli zoccoli incazzate con il mondo,“io cioè, in quanto donna”. Ebbi modo di cogliere, nel corso della giornata, occasionali comunicazioni per megafono che spesso avevano senso sì e no per lo speaker. Cioè, in quanto qualcosa. Capii, in pochi minuti di osservazioni, che la sinistra extraparlamentare non aveva futuro politico. Ma era una situazione elettrizzante e andava vissuta in pienezza. Era un evento di portata storica ed io c’ero. Da mangiare invece no. Il camion frigorifero che portava i polli per la mensa, reo di avere sul cassone la borghese scritta “Motta”, fu preso d’assalto e svaligiato dagli stessi frequentatori del festival, perfetto esempio di auto-sabotaggio. Decine di fuocherelli improvvisati carbonizzarono i pollastri ancora congelati. Il resto andò velocemente in putrefazione e nel parco, a macchia di leopardo, aleggiava un certo tanfo. E non c’era più nulla da mangiare. L’acqua da bere era cosa preziosa. Il rifornimento idrico era stato negato dal Comune di Milano. O era venuto a mancare. Non vi saprei dire. Il meglio doveva ancora accadere, ma il resto di questa incredibile avventura tecnico-proletaria ve lo racconterò nel prossimo numero. www.soundlite.it 33 personaggio Dalla profonda campagna toscana al grandioso tour negli stadi di Ligabue Franco di A spetto da boxeur, accento toscano, atteggiamento bonario ma sempre molto attento a quello che gli accade intorno. Franco Comanducci, da diversi anni, è un personaggio impiegato in vari ruoli in molte produzioni di alto livello, fino all’ultimo tour di Luciano Ligabue, prodotto da Riservarossa, per cui ha curato ogni aspetto dell’organizzazione tecnica aggiungendo un personale apporto creativo. Lo incontriamo non casualmente allo stadio di Bologna, lo costringiamo a spegnere il telefonino e lo trasciniamo dietro il palco per una chiacchierata: vogliamo conoscere meglio il suo percorso professionale e qualche suo pensiero sul mondo dei concerti live. Come sei entrato nel mondo dello spettacolo? Ho iniziato a metà degli anni ’80 lavorando per i piccoli service, nelle feste paesane. Facevo un po’ di tutto: guidavo il camion, scaricavo e caricavo, facevo il fonico di palco, veramente di tutto. Poi, una volta imparati i rudimenti del mestiere, mi sono buttato nella mischia dei gruppi rock che cantavano in italiano; era l’epoca di Litfiba, dei CCCP e dei Denovo, gruppo catanese di cui sono diventato il fonico. Insomma ho mosso i primi passi proprio dal mio paese, e dicendovi di dove sono vi svelo anche chi è stato il mio primo cliente: vengo dalla profonda campagna Toscana, per essere precisi da Laterina, e il mio primo cliente in assoluto abitava dall’altra parte del fiume a Ponticino e si chiama Enzo Ghinazzi, in arte Pupo! Poi, appunto, dalle feste di piazza ai Denovo, ho avuto l’onore di lavorare, sempre come fonico, con il Maestro Renato Carosone per una lunga stagione teatrale, e questa esperienza mi aiutò davvero tantissimo. Conobbi in quegli anni Willy Gubellini di Nuovo Service e cominciai a lavorare con lui nell’89 per il tour di Zucchero “Oro Incenso E Birra”. Le condizioni di lavoro erano molto dure e per poter continuare ci voleva davvero una grande passione, perché senza quella chiunque avrebbe lasciato perdere. Nel frattempo ero diventato anche tour manager dei Denovo, una sorta di “one man-band”, ed avuto modo di incontrare e conoscere Claudio Trotta, che all’epoca curava la produzione di “El Diablo”, il primo tour nei palazzetti dei Litfiba. Mi ha chiesto di fare il direttore di produzione, e così ho cominciato ad avere nuove prospettive. Infatti l’allestimento di questo palco era realizzato dalla Kono, di Enrico Rovelli, in cui lavorava Paul Jeffery, il quale mi ha portato a lavorare con loro, nell’imminente tour estivo di Vasco Rossi, nel ’91, sole cinque date. Per l’occasione non mi occupavo della struttura, ma dell’allestimento scenico: moquette, teli, pedane, rampe, scale, scalette, ecc. Allora si cercava di fare tutto con poco, e ci si doveva pure riuscire in qualche modo. Ho così continuato negli anni ’90 facendo sempre meno il fonico e lavorando per vari promoter e produttori come promoter rep e direttore di produzione nei piccoli e medi tour italiani. Promoter rep? Cioè il responsabile del promoter per i gruppi esteri? Sì, il “promoter rep” è quella figura che spesso erroneamente viene chiamata “direttore di produzione”, negli spettacoli italiani di produzioni straniere. Il direttore di produzione in quei casi ovviamente non sei tu, perchè sei il responsabile del promoter e organizzi tutti i servizi locali. Ok, eravamo rimasti agli anni Novanta… Sì, lavoravo per vari promoter, mai legato da accordi esclusivi e continuativi. Nel frattempo cominciava la stagione dei festival italiani, così ho collaborato ininterrottamente ad Arezzo Wave dall’87 al 2002, occupandomi proprio di tutto: palco, audio, luci, band ecc, e poi Sonoria dal ‘94 al ‘96 cominciando quindi ad avere molti rapporti con i service italiani. Ho collaborato splendidamente per nove anni anche con “Elio e le storie tese”. Nel ’93 ho fatto ancora un tour di Vasco, “Gli Spari Sopra”, e qui ho cominciato a lavorare sul palcoscenico, alle strette dipendenze di Paul. Successivamente quando Paul ormai non lavorava più per la Kono, iniziammo a fare dei lavori insieme: avevamo una certa credibilità, ognuno nel proprio campo specifico, sia per quanto riguarda l’aspetto tecnico sia nella gestione, nella progettualità ed anche nella creatività. Non avevamo materiali nostri, così li affittavamo dalle altre aziende o collaboravamo con loro. Pian piano, inevitabilmente, abbiamo scelto di renderci autonomi ed abbiamo cominciato a comprare del materiale, fino ad arrivare al 2000, anno in cui abbiamo fondato “La Diligenza”, mettendoci sul mercato dei tour e degli allestimenti, facendo soprattutto un lavoro di nicchia, con strutture custom e progetti dedicati. Da diverso tempo lavori con Luciano Ligabue, quando è cominciato questo impegno? Ho fatto il primo tour con Luciano nel 2002, occupandomi del palco; da allora ininterrottamente, per fornitura e progetto, entrando sempre più in sintonia con manager e artista, finché nel 2007 sono stato incaricato di curare tutta la produzione, sia in fase progettuale che operativa. Oggi hai un ruolo importante in questo ambiente: quanto ritieni utile tutta la gavetta fatta come fonico piuttosto che come facchino, autista, palchista, eccetera? Beh, innanzitutto mi permette di potermi confrontare avendo le basi per poter capire, conoscere, parlare con cognizione di causa di tutti i vari aspetti. Mi sono mosso sempre all’interno di questo mondo, ricoprendo ruoli differenti, così ho acquisito un metodo di approccio e di lavoro con il quale metto insieme i pezzi. Giancarlo Messina www.soundlite.it 35 personaggio 36 Ormai sono tanti anni che fai questo mestiere, come lo hai visto cambiare dagli anni ’80 ad oggi? Beh, oggi è certamente molto più leggero, ci sono molte più comodità e molte persone in più ad aiutarti. Ciò non significa che sia facile, i risultati richiesti sono maggiori, richiede tanto tempo, fatica e dedizione, ma di certo non è così duro come lo era negli anni ’80. È cambiato l’atteggiamento delle nuove leve, meno propense a prendersi responsabilità. Probabilmente perché questo mestiere comporta numerose rinunce e sacrifici. Io cerco di invogliarli e buttarli in mezzo, quando posso, ma devo ammettere che non vedo un vero e proprio ricambio generazionale, anche se prima o poi ci sarà. Se non avessi fatto questo mestiere, cosa avresti fatto? Guarda, la molla che mi ha spinto inizialmente a fare quello che faccio non è stato tanto l’amore per la musica, quanto la voglia di viaggiare, muovermi e vedere cose nuove. Quella che volevo era un’opportunità novembre/dicembre 2010 - n.86 per uscire da un piccolo paese di campagna e andare in giro. Se avessi potuto scegliere qualcos’altro... non lo so, volevo muovermi in un modo o nell’altro, forse avrei potuto vendere pacchetti viaggi. Però posso dirti cosa vorrei fare ora: mi piacerebbe lavorare solo sulla qualità, meno lavoro ma migliore. In quest’ultimo tour di Liga siete riusciti davvero a mettere in piedi non solo un grande spettacolo, ma anche una grande squadra... È soprattutto l’essere riuscito a lavorare assieme a persone competenti, dei veri professionisti insomma, che ci ha permesso di realizzare tutto questo. Abbiamo fatto come quando avevamo pochi materiali e dovevamo fare tutto il possibile con quello che si aveva in mano, ottimizzando le risorse. Credo che nello spettacolo sia utile avere più teste e buone idee, l’importante è che siano pochi quelli che poi prendono le decisioni. Insomma, più persone che propongono e lavorano, e poche che filtrano, decidono e si prendono la responsabilità di cosa si fa e cosa no. Un tuo stretto collaboratore, di cui non faccio il nome ma se vuoi solo il cognome, sostiene che con l’età stai diventando estremamente pignolo. È vero? Noi creiamo qualcosa da vedere. Come i fonici si occupano di qualcosa che si deve sentire, a noi spetta ciò che si vede. D’altra parte si dice che si va “a vedere” un concerto, non che si va “ad ascoltare” un concerto. Quindi, in sostanza… ammetto di essere pignolo e meticoloso. Mi piace vedere le cose belle e in ordine e che tutto funzioni bene. Nel rapporto con gli artisti, qual è secondo te il giusto compromesso tra il sostenere le proprie idee, anche in contrasto con quelle del capo, e assecondarlo in tutto e per tutto anche quando non si è troppo convinti? Gli artisti, come tutti, amano portare le cose dalla propria parte, ma davanti ad altri decisi e sicuri di ciò che propongono, ma che lasciano ovviamente a loro l’ultima parola, se le proposte sono valide diventano più propensi ad ascoltare meglio e valutare altri punti di vista. Durante il mega evento di Campovolo tu curavi le strutture: dacci un tuo commento su quello che è stato per te questo concerto. Ritengo che sia stata un’esperienza grandiosa. Cioè, 170.000 persone su un terreno piatto, senza nessuna struttura in elevazione...sono tantissime, è stata davvero una grande esperienza. Per quello che riguarda il nostro lavoro, cioè le strutture, fummo molto soddisfatti di quanto fatto. Quell’evento fu per certi aspetti un azzardo, i quattro palchi… la gestione di tutte quelle persone. Ci furono delle cose bellissime, ma anche alcuni errori. Credo che da quel tipo di esperienza bisogna trarre insegnamento, soprattutto nella gestione del pubblico, buona parte delle polemiche venute fuori dipesero proprio da uno sbilanciamento del posizionamento del pubblico. Fu comunque un’esperienza veramente gioiosa, una cosa davvero bellissima. Arriva come ultima domanda il nostro tormentone: qual è il tuo sogno nel cassetto? Il mio sogno, a livello professionale, è quello di realizzare altre produzioni dello stesso livello di quest’ultima di Luciano. Ecco: una produzione all’anno di questo livello, così ben studiata, pensata e con la squadra giusta, il resto vacanze... un sogno appunto! azienda di Teyco T eyco, il cui nome in greco antico significa “creare”, nasce dall’idea di un personaggio che si può definire il precursore delle strutture di alluminio in Italia: Giuliano Luvisotto, che attorno alla metà degli anni Novanta ha creato il marchio Litec, leader nella costruzione di strutture in alluminio. Dopo aver portato ai massimi livelli questo marchio, nel 1999 Litec diventa parte del Gruppo Manfrotto, il più grande costruttore al mondo di stativi e sospensioni per l’illuminazione, entrando di conseguenza nella famiglia Vitec Group. Nel 2008 Giuliano Luvisotto sente che la sua creatività ha bisogno di nuovi orizzon1 ti, così in 38 novembre/dicembre 2010 - n.86 Davide Bertozzi Teyco è un’azienda che si rivolge ai professionisti dello spettacolo per assecondarli nel loro lavoro, sviluppare le loro idee e realizzare i loro progetti in modo veloce, originale e innovativo, mantenendo sempre alti i canoni di qualità. accordo con il marchio decide di uscire dall’azienda. Nel corso degli anni ha ovviamente immagazzinato una grande esperienza, potendosi confrontare con aziende e professionisti ai più alti livelli a livello mondiale, esperienza che ha fatto maturare in Giuliano l’esigenza di creare una struttura in grado di offrire soluzioni su misura alle diverse richieste provenienti dal settore dello spettacolo. L’idea non prevede la realizzazione di prodotti in concorrenza con il marchio Litec o altri marchi presenti oggi sul mercato, ma è volta a concretizzare soluzioni ed accessori personalizzati che vanno a completamento di prodotti di serie. L’idea piace anche ad altri personaggi che nel frattempo Giuliano ha incontrato in quell’ambiente e così nel 2009 decide di fondare la Teyco, assieme ad un altro noto professionista del mondo delle strutture in alluminio, Vincenzo Mazzilli, che di Teyco cura tutta la parte tecnica. Durante un incontro con Giuliano, nel suo ufficio, ci facciamo spiegare in dettaglio chi è e cosa fa la Teyco. “Quella che è nata nel 2009 – ci racconta – è un’azienda al servizio dei professionisti dello spettacolo, che progetta e realizza prodotti e soluzioni non presenti nei cataloghi delle aziende produttrici. La nostra sede è di oltre 3000 m2 ed ospita un nucleo base di cinque professionisti. La scelta di costituire la sede a Noventa Di Piave non è stata casuale, abbiamo infatti deciso di insediarci in un territorio in cui, in pochissimi chilometri, potessimo trovare un vasto numero di aziende e di professionisti con cui poter facilmente inte- ragire al momento del bisogno, in modo da avere rapporti e collaborazioni veloci e a portata di mano. Il nostro lavoro si basa fondamentalmente su un sistema di outsourcing che consiste nel progettare e sviluppare soluzioni in sede, per poi realizzarle fisicamente al di fuori di essa e, una volta terminata questa operazione, ricondurle all’interno della nostra azienda per la fase di assemblaggio. “Ci possiamo definire una sorta di general contractor – continua Giuliano – un concetto che è molto sviluppato all’estero, poiché pensiamo, sviluppiamo e realizziamo progetti in collaborazione con altre organizzazioni. Qualche esempio? Abbiamo iniziato collaborando con Italstage in occasione della tournée di Laura Pausini, dove c’era l’esigenza di realizzare un rolling stage, cioè un palco con le ruote. Per problemi di tempo, la produzione doveva lavorare contemporaneamente sia alla struttura sospesa, quindi luci e audio, sia al palco con tutta la strumentazione. Queste due sezioni venivano quindi montate separatamente e allineate solo in un secondo momento. Per questa soluzione solitamente si usano delle comunissime ruote Caster, quelle che si trovano normalmente nei flight case. Ma questo tipo di soluzione aveva un problema (e lo ha tuttora): strutture così pesanti erano difficili da posizionare, e non tutte le ruote si mettevano sempre nella stessa direzione, rendendo quindi il posizionamento del palco abbastanza laborioso. Abbiamo così immediatamente intuito che la miglior soluzione era quella di adottare una ruota sferica, intuizione che ha risolto un doppio problema: quello della manovrabilità del palco, più fluida e meno spigolosa, e quello della portata della ruota, ora in grado di sopportare pesi e sforzi maggiori. Questo perché tecnicamente con le ruote tradizionali il peso viene solitamente scaricato da un lato, mentre con la nostra soluzione esso si scarica in asse con il fulcro della ruota. Sempre da quel lavoro sono uscite altre due soluzioni che oggi sono di proprietà di Italstage: il palco modulare in alluminio e la movimentazione degli schermi a LED. In questi ultimi anni abbiamo visto altre vostre soluzioni innovative in diverse tournée... Sì, ad esempio durante la produzione di Tiziano Ferro sono scaturite delle soluzioni brillanti ed efficaci per il sollevamento di alcuni piani, mentre in quello di Ramazzotti abbiamo migliorato e potenziato i movimenti dei container che costituivano la scenografia, utilizzando dei Cyber Hoist in trazione orizzontale. Proprio quest’ultimo stratagemma ha fatto risparmiare una significativa quantità di tempo e fatica rispetto agli espedienti tradizionali. Nell’ultima tournée di Ligabue, invece, dove appaiono i Giros, quei triangoli giganti posizionati sul fondale del palco, abbiamo messo insieme, dalla progettazione alla realizzazione, tutta la meccanica e l’elettronica di controllo degli stessi. Così passate dalle strutture alle scenografie automatizzate? La nostra azienda si propone di lavorare su tre macro aree: grandi strutture fisse, grandi strutture mobili ed accessori. Siamo anche molto attenti ai mercati della televisione e del teatro, dove ultimamente stiamo portando avanti una serie di progetti e soluzioni volti a migliorare la qualità del lavoro e di tutto ciò che si vede negli show. Che tipo di progetti? Attualmente stiamo lavorando allo sviluppo di un progetto per la gestione dei movimenti, progetto che riteniamo possa rispondere alle esigenze di un futuro non troppo lontano. Un futuro che, secondo noi, imporrà l’esigenza 2 3 di avere una centrale per gestire i movimenti con ampi schermi touchscreen e visioni 3D, sia che siano motori o pareti o qualsiasi cosa meccanica e mobile; una centrale che potrà essere sviluppata e controllata anche solo dai palmari, sino ad arrivare ad una vera e propria consolle da affiancare ai vari mixer audio e luci; una superficie dunque che potrà essere sincronizzata e linkata con le altre. In definitiva, ci sentiamo di sviluppare tutto ciò che prevede il movimento e la gestione dei carichi all’interno di uno spazio adibito allo spettacolo. Con le solite attenzioni al design, alla cura estetica, alla facilità di utilizzo, all’integrazione con altri sistemi e, prima fra tutte, all’alto grado di sicurezza necessario per garantire serenità agli operatori ancor prima che il rispetto delle leggi in vigore. 1: Giuliano Luvisotto. 2: I “Giros” – truss rotanti usati nella tournée di Ligabue negli stadi. 3: Il palco della tournéè “Alla Mia Età” di Tiziano Ferro. Teyco Via A. Volta, 27 30020 Noventa di Piave VE tel. 0421 307585 – 0421 308569 [email protected] www.teyco.net www.soundlite.it 39 Live concert di Gigi D’Alessio Giancarlo Messina Un tour estivo importante e creato con maestria, capace di adattarsi alle varie venue. Questo sono io – World Tour 2010 S i sa: i tour estivi devono essere camaleontici, capaci di adattarsi alle varie esigenze del calendario, alla necessaria agilità dei trasferimenti, agli spazi ed alle possibilità delle varie venue; e non di rado al budget a disposizione dei promoter locali. Non fa eccezione questo nuovo tour di Gigi D’Alessio, prodotto dalla GGD, azienda dell’artista napoletano, e distribuito dalla F&P Group. Quindi una produzione con le due classiche soluzioni, una “A”, più grande, con gli impianti sospesi ed un bel videowall di LED, ed una “B” più ridotta. Noi abbiamo scelto di assistere ad un concerto con situazione A, al 105 Arena di Rimini, proprio per aver modo di vedere la produzione in tutto il suo splendore. 40 novembre/dicembre 2010 - n.86 Due parole sulla location, visto che la vediamo utilizzata per la prima volta per un concerto live: si tratta dell’ampio spazio, normalmente adibito a posteggio, antistante il palazzetto dello sport di Rimini. È, in effetti, una venue piuttosto adatta ai concerti all’aperto, avendo una buona logistica ed essendo piuttosto ampia; il promoter ha per l’occasione predisposto delle sedute con delle sedie e, in fondo, con delle tribune a gradoni. L’acustica non sembra a prima vista del tutto ideale, e infatti dagli edifici intorno c’è un ritorno piuttosto inquietante sulla gamma mediobassa, ma dobbiamo dire che credevamo peggio, perché in effetti durante il concerto, il suono diretto del PA rende queste riflessioni praticamente ininfluenti. Ma torniamo al tour di Gigi. La produzione Cominciamo a farci dare i dettagli dal direttore di produzione Marco Gennatiempo, direttore di produzione per la GGD. “Nella versione più completa – ci spiega – tutto il materiale tecnico è sospeso, dall’audio alle luci al video, mentre per la versione ridotta tutto è a terra, abbiamo perfino progettato una struttura alternativa per il disegno luci non sospeso. Le venue, infatti, non sono sempre uguali, dalla Reggia di Venaria fino al Teatro Greco di Taormina bisogna sempre inventarsi qualcosa di gradevole e funzionale. “Viaggiamo senza palco – continua Marco – quindi è una delle cose che chiediamo al promoter locale, il quale ci fornisce anche il facchinaggio ed i rigger”. Come vi muovete per definire il budget e quali sono le voci di spesa più rilevanti? La prima cosa da fare è stabilire quanto deve costare il concerto, da lì si deduce il budget della produzione. Devo dire che il service con cui lavoriamo, Lombardi, ormai è più un collaboratore che una ditta esterna, e con lui riusciamo sempre a trovare la soluzione migliore per stare nei costi senza sacrificare la qualità. Le voci di spesa maggiori, tolto l’allestimento i cui costi vanno comunque spalmati su tutte le date, sono quelle che riguardano hotel e viaggi di tutti: davvero una spesa significativa, e ovviamente tutta la logistica è a carico nostro, cioè di GGD. Come interagite con Marco Dacomo, il direttore di produzione di F&P Group? In effetti io rivolgo tutte le mie richieste non al promoter locale, ma al distributore, cioè proprio a F&P, che ha poi i rapporti con i local. Devo dire che Marco è molto bravo, sa fare il suo mestiere, sa mediare e trovare sempre una soluzione, perché le problematiche, su e giù per l’Italia, sono sempre nuove e diverse. Si è creato fra noi un buon rapporto di collaborazione. Quali sono le persone dell’entourage di Gigi che collaborano alla produzione? Innanzitutto Pierluigi Germini e Giampiero Tramice, che fanno parte del team del management, poi Mario Calabrese, che in effetti è il suo procuratore generale, ma che cura alcuni aspetti importanti del tour, come il rapporto con gli sponsor; poi c’è Anna Maria Di Lavello, in teoria la mia assistente, ma che in effetti si occupa di tutto! Che tipo di schermo LED utilizzate? Avevamo bisogno, in questa situazione, di un modello molto affidabile e leggero, così abbiamo scelto il MiTRIX della Barco, fornito da Euphon. È infatti molto leggero, facile da trasportare e montare, nonché affidabile anche in tour. Inoltre si riesce ad usare anche in presenza di vento, cosa molto importante all’aperto, perché l’aria passa fra i LED senza creare un eccessivo effetto vela. Ma, a parte il materiale utilizzato, voglio davvero sottolineare che abbiamo creato una squadra estremamente unita a partire dai musicisti fino ai tecnici, un team di lavoro molto compatto, con persone pronte a darsi una mano reciprocamente anche in campi non di propria esclusiva pertinenza. Questo è molto importante per la buona riuscita della tournée. Dobbiamo anche raccontare, in proposito, un’ini- www.soundlite.it 41 Live concert 1: Marco Gennatiempo, direttore di produzione per la GGD. 2: Marco Dacomo, Il direttore della produzione per F&P Group. 3: Gianfranco Annunziata, responsabile dei contenuti video. 4: Massimiliano Fusco, lighting designer ed operatore luci del tour. 5: Marco Dellatorre, il fonico di palco. 1 2 3 4 5 42 ziativa molto carina: tutto il tour è stato seguito h24 dalle telecamere di Dalia TV che ha messo in onda, ogni giorno per cento giorni, un estratto della vita dell’artista e dei tecnici in tournée, una sorta di “reality concert” con personaggi veri: un applauso a chi ha avuto questa bella idea! te dalla regia audio, così i video sono sempre perfettamente in sincrono con la musica. Certamente queste tecnologie sono molto delicate, ci vuole molta accortezza nel portarle in tour; si tratta sempre di problemi risolvibili, ma basta un cavo di rete difettoso perché il sistema vada in palla. Per il resto devo dire che andare in giro è molto faticoso, ma è anche divertente, specialmente se, come in questo caso, c’è armonia nella crew”. Ma continuiamo a scoprire i dettagli della produzione. Lo facciamo con Marco Dàcomo, ormai rassegnato all’idea che tutti lo chiamino Dacòmo: “Io rappresento in tour il promoter nazionale, F&P Group – ci dice – mentre tutte le aziende sono state scelte dalla produzione GGD, dal service audio-luci, di Pasquale Lombardi, agli schermi LED di Euphon. Il mio ruolo è fare da anello di congiunzione fra la produzione ed i promoter locali che hanno acquistato la data da F&P, infatti io sono il referente diretto per entrambi. In tour lavora con me la mia assistente Francesca Braini che cura la logistica. “Si tratta di uno spettacolo che si assesta intorno ad un pubblico di 4.000 o 5.000 persone, per cui le location sono state scelte per questa fascia. Infatti non è un tour piccolo, anzi, parliamo di almeno una cinquantina di persone fisse impiegate in ogni data, con catering al seguito, tre bilici ed una motrice oltre ai mezzi dello sponsor. C’è comunque una bella sinergia fra i nostri staff e tutto sta andando molto bene”. Per completare la parte “visual” dello spettacolo, ci facciamo dare i dettagli del progetto illuminotecnico da Massimiliano Fusco, lighting designer ed operatore luci del tour. Massimiliano, che tipo di disegno luci serviva per questo show? Si tratta di un’illuminazione tipicamente pop, che però doveva essere molto versatile sotto il profilo dell’allestimento, quindi capace di adattarsi, senza snaturarsi troppo, alle varie tipologie di palco e di venue previste dal calendario. Come indicazione Gigi mi ha chiesto di illuminare spesso il pubblico, in effetti una parte importante dello spettacolo. Tu lavori da molto tempo con Gigi, come si sono evoluti i suoi concerti? Sì, collaboro con Gigi dal 2003 e devo dire che musicalmente è cambiato molto, ha avuto un’importante evoluzione rispetto agli inizi che erano basati sulla classica musica melodica napoletana. Anche il disegno luci ha seguito questa direzione, ed in questo spettacolo abbiamo anche tre o quattro pezzi in cui l’illuminazione è un po’ più forte ed aggressiva, pur senza esagerare e conservando le caratteristiche del genere. Con che materiale lavori? Come console uso una GrandMA Full, abbinata ad un GrandMA Lite: da qui passa tutta la gestione dello show, compresi i video, le riprese live, le grafiche, tutto connesso in rete con Pandoras Box. Questo serve a sincronizzare perfettamente i video, ma lo spettacolo luci rimane però tutto live, eseguito da me manualmente. Che proiettori ti ha messo a disposizione il service? Cos’hai scelto? Il service è Lombardi, di Termini, che ha affidato la gestione luci ad Audiolux di Milano; devo dire che il servizio è perfetto in tutto e per tutto e molto professionale. Sono molto soddisfatto del parco luci, in particolare abbiamo 22 Spot 700 HPE e 28 Alpha Beam 300 Clay Paky, 18 Infinity Wash XL Coemar e 10 Robe Wash 250; poi i classici Atomic strobo, sagomatori, ACL, eccetera. Quanto interviene l’artista nel lavoro di progettazione del tour? Gigi si fida moltissimo di noi, ma non lascia niente al caso, diventa sempre più attento alle sfumature, a volte riesce a notare dei dettagli che sfuggono anche a me! È molto preciso ed attento al suo spettacolo. Alla fine in questo tour riusciamo ad accontentare un po’ tutti, perché lo spettacolo è in prevalenza tranquillo, ma non manca qualche botta più forte, sia audio che luci. I videocontenuti Gianfranco Annunziata, detto Jeff, ha curato i contributi video. “Ci siamo adattati alle canzoni – ci spiega – seguendo il testo e creando un piccolo videoclip per ogni brano. Abbiamo realizzato anche le grafiche, ma soprattutto i video sono stati prodotti ad hoc per questo spettacolo, con il coordinamento di Pierluigi Germini: abbiamo curato tutto, dalle riprese in studio al montaggio, non c’è niente di copiato o scaricato. Tutto il concerto è poi coordinato con le luci e la regia video di Pennino che ha il compito di mixare i contributi con le riprese live. “Utilizziamo un Pandora’s Box, collegato con il timecode che par- novembre/dicembre 2010 - n.86 Le luci L’audio sul palco Marco Dellatorre si occupa del monitoraggio sul palco di Gigi dal 2006. Ci facciamo spiegare i dettagli e le soluzioni impiegate per questo tour. A volte, una grande potenza viene racchiusa in piccoli spazi È la nuova console digitale live Soundcraft, solo un po’ più piccola La formica non è rappresentata in scala! Potente. Intuitiva. Flessibile. Conveniente. Scopri la nuova linea di console digitali live Si Compact sul sito: www.soundcraft.com Audio Equipment s.r.l. Via Don Minzoni, 17 - 20052 Monza (MB) Tel. +39 039 21.22.21 - Fax +39 039 21.40.011 [email protected] - www.audioequipment.it Live concert Intervista esclusiva a Gigi D’Alessio Nel pomeriggio, prima del concerto, Gigi passeggia tranquillamente per la venue, salutando i tecnici e gli amici al lavoro. È disponibile come sempre e fa anche una chiacchierata insieme a noi. Come hai voluto questo spettacolo? Cosa hai richiesto al tuo team? La mia difficoltà maggiore, come sempre accade, è quella di fare la scaletta, perché ho un pubblico calorosissimo che conosce a memoria tutte le mie canzoni, quindi cerco di non scontentarlo mai. Per questo spettacolo ho cercato una sinergia fra musica ed immagini, che a volte spiegano e comunicano emozioni più delle parole. Quali sono le cose più belle del concerto? Ho una band straordinaria, ci divertiamo a suonare insieme, e questo è molto importante, ma lo spettacolo più bello credo rimanga sempre quello del pubblico: è come una partita di calcio a porte aperte o a porte chiuse, buona parte delle emozioni sono quelle che fà vedere tanta gente. Negli anni ti abbiamo visto cambiare diverse cose nei tuoi tour, ma il nocciolo duro dei tuoi collaboratori è rimasto sempre lo stesso... Sì, e vero. Credo che le agenzie in Italia siano tutte valide, a volte si cambia anche per provare, per vedere se qualcuno ti dà qualcosa in più, non sotto l’aspetto economico ma nella creazione dello spettacolo; ma in effetti la produzione è sempre stata curata da me e dai miei collaboratori; si tratta di professionisti con cui c’è un grande feeling, riusciamo a lavorare insieme con molta armonia; chi fa poi il booking ha altre mansioni, ma non cambia il nostro metodo di lavoro. Ho fatto diversi anni in Live Nation, mentre questo è il mio primo tour con F&P Group e devo dire che anche qui c’è un’organizzazione perfetta. D’altra parte quando giochi in Serie A è difficile dire quale sia la squadra migliore. Non ti rubiamo altro tempo e ti ringraziamo per questa intervista... Sono io a ringraziarvi, è un onore essere intervistato da Sound&Lite... Vedo molte postazioni, che tipo di monitoraggio utilizzi? Sul palco ci sono ben dieci musicisti, ed abbiamo optato per un monitoraggio praticamente muto. Infatti, oltre al suono naturale degli strumenti, non c’è nessun monitor o sidefill, tutti i musicisti usano cuffie o auricolari, alcuni personalizzati e altri generici in silicone. L’unico diffusore sul palco è il sub della batteria. Che tipo di mix prepari e con cosa lavori? Mando a ciascun musicista un mixaggio completo, con una piccola prevalenza per ogni rispettivo singolo strumento. Gigi invece vuole ascoltare tutto, ogni sfumatura del mix. Come console ho scelto uno Yamaha PM1D, una macchina stracollaudata che soprattutto dispone delle sufficienti uscite ausiliarie, visto che ne ha 48. In effetti Roberto Rosu, il fonico di sala, usa una Digidesign Profile, che però dispone di soli 24 bus veri, che non mi erano sufficienti, dato che tutti i musicisti hanno un canale stereo e a questi si devono poi aggiungere le mandate per l’ospite fisso, per gli ospiti eventuali e tutte le mandate ausiliarie... Come gestisci dinamica ed effettistica? Per l’effettistica e le dinamiche uso i plug-in interni del banco, mentre in esterno ho tutta la gestione degli IEM. Uso il nuovo modello della Sennheiser, l’ew 300 G3, e gli amplificatori per cuffie Rane, da sei canali ciascuno, notevoli per qualità e potenza; per il capo ho un ricevitore Sennheiser Serie 2000, con relativo spare, mentre per coristi ed ospiti ho degli Shure. Che microfoni avete scelto? Gigi canta con un Sennheiser con capsula 935, mentre abbiamo degli Shure Beta 58 sui coristi e un KSM, ovviamente color champagne, sull’ospite fisso che è Valeria Marini. Le chitarre sono in isobox? No, in questo caso abbiamo sperimentato una soluzione diversa che a me piace molto. Nell’amplificatore delle chitarre abbiamo inserito fra l’uscita di potenza della testata ed il cono, che poi rimane scollegato, un pad, cioè un adattatore di impedenza che viene alimentato dallo stesso cavo di potenza, con uscita XLR o jack. Da qui il segnale viene poi inserito in un mixerino che serve anche per l’effettistica. Questo consente di conservare una qualità sonora valvolare, molto dinamica, tipica dell’amplificatore, senza effettivamente usare alcun microfono aperto. Anche la situazione delle tastiere mi sembra particolare... Sì, infatti oltre alle tastiere tradizionali, i musicisti utilizzano il software Mainstage di Apple, che fa parte della suite di Logic, che permette l’uso di Virtual Instrument e di alcuni suoni fantastici, abbinato ad interfacce RME e MOTU, quindi con latenza bassissima. Inoltre Gigi ha uno strumento davvero speciale, un piano C3 Silent, un piano acustico a coda, un vero Yamaha C3, ma con integrata una parte elettronica, un modulo sonoro fatto apposta per questo modello, così anche quando si sceglie la sonorità digitale le sensazioni al tocco rimangono quelle del tasto che batte sulla corda. Chi cura il backline? Biagio Fumai si occupa delle chitarre, Gianluca Dentamaro di tastiere e basso mentre Piero Perduca cura batteria e percussioni. L’audio FoH Lasciamo Marco al suo delirante soundcheck (chi è curioso può andaserlo a vedere su AATV) e scambiamo due parole con il fonico di sala Roberto Rosu, in questa occasione molto impegnato. Roberto ci spiega che ha scelto di lavorare con una Digidesign Profile con quattro core, una superficie con cui egli, proveniendo dallo studio, ha molta familiarità. Inoltre risulta estremamente comoda anche per il virtual soundcheck, gestito dal cugino Pro Tools, così come i plug-in interni che Roberto usa esclusivamente sui 96 canali del mix. Qualcosa di particolare c’è solo sulla voce di Gigi, trattata con plug-in Waves, un De-Esser, un C4 per controllare l’equalizzazione dinamica ed un altro compressore usato solo come limiter. Certamente Roberto conosce benissimo la musica di Gigi, con cui lavora da parecchio tempo e con il quale ha anche progettato lo studio privato dell’artista. Una conoscenza profonda che, abbinata alla tecnologia digitale, gli permette di gestire benissimo la grande varietà delle sonorità del concerto, da quelle acustiche a quelle pop a qualcuna un po’ più aggressiva. 6 7 6: Roberto Rosu, fonico FoH. 7: Luigi Giandonato, il PA man. Per completare l’aspetto audio, ci facciamo dare qualche dettaglio sull’impianto utilizzato da Luigi Giandonato, per l’appunto il PA man. Puoi descrivere questo PA ai nostri lettori? Certo: abbiamo 32 sistemi di Adamson Y10, completati da 16 sub e da dei front per le prime file, tutto finalato Lab Gruppen. Il controllo avviene tramite processori XTA gestiti da un computer. Come software di analisi uso Smaart. Non sempre però riuscirai a sospendere come stasera... Sì, infatti la scelta di utilizzare il modello Y10, piuttosto che il maggiore Y18, è dovuta anche a questa esigenza, perché questo sistema prevede la possibilità di utilizzo in appoggio, oltre ad essere un impianto molto agile da trasportare. Che elementi monta? Y10 è un sistema particolare, ha una guida d’onda coassiale con rifasatore; monta un 9” per le medie frequenze, una tromba da 2” della JBL ed un doppio 10” per le basse frequenze. Il sub invece utilizza un doppio 18” con radiazione frontale, con un cabinet predisposto per la sospensione. www.soundlite.it 45 Live concert Lo spettacolo Avevamo visto l’ultimo concerto di D’Alessio qualche anno fa, e dobbiamo dire che nella sua totalità lo spettacolo si è molto raffinato, sia musicalmente sia nella parte visual. La band suona davvero bene, e gli arrangiamenti poco concedono alla tradizione melodica napoletana, con sonorità quasi da pop internazionale, mixate ottimamente da Rosu e ben diffuse dal validissimo impianto Adamson. Anche il disegno luci ha seguito in questo senso la musica, tanto che qualche pastrocchio di colori in stile discoteca, che avevamo notato negli anni passati, oggi è del tutto sparito, ed il disegno appare quanto mai sobrio, seppur energico nei momenti salienti. Ben gestita la parte video che, grazie al collegamento con il clock dell’audio, è sempre perfettamente sincronizzata alla musica; si nota la cura e l’attenzione dedicata alla produzione dei contenuti video, anche se a nostro personale gusto sarebbero piaciuti un po’ meno didascalici, in alcuni momenti. Ma d’altra parte bisogna dare al pubblico ciò che quel pubblico vuole, e qui si tratta di emozioni immediate e non certo filtrate da intellettualismi cerebrali. Gigi è bravissimo a fare il suo mestiere, tiene in pugno il pubblico ed è capace di esaltarlo o farlo emozionare con le sue canzoni o le sue battute. La parte meno riuscita dello show, a dire il vero, è forse l’esibizione dell’ospite, la Valeriona Marini che, dopo aver presentato una collaborazione per un progetto di beneficenza (onore al merito), si lancia in un improbabile brano spagnoleggiante, cantato in playback ma con movenze pseudo-sexy. Lo stesso pubblico di Gigi ci pare imbarazzato. Ma, più in generale, un plauso va a tutta la produzione che ha messo insieme mezzi e professionisti di ottima caratura per offrire uno spettacolo senza meno in grado di ripagare l’entusiasmo del pubblico. Il Catering Food&Sound Maurizio D’amico Qualche volta i nostri amici del catering ci rimproverano di prestare poca attenzione al loro lavoro. Così, in questa occasione, abbiamo fatto una visita durante il pomeriggio proprio alle cucine. Come tutti sanno, il servizio di catering è spesso molto conveniente, nonché estremamente comodo, in diverse produzioni, specie dove la logistica è molto impegnativa. Ci facciamo illustrare cibi ed apparecchiature in pieno funzionamento: “In questo tour prepariamo dai 110 ai 130 pasti al giorno – ci spiega il simpatico Maurizio D’Amico con inconfondibile accento siciliano –. Al seguito, dentro i nostri flightcase, portiamo un forno a convezione, con cui oggi cucino patate e sfoglie alle verdure per vegetariani, perché noi dobbiamo tener conto anche di queste esigenze, come i cibi senza glutine. Come vedi ci sono anche i cornetti caldi per la colazione, magari ripieni di crema alla cioccolata, che poi prepariamo anche per la sera. Da buon siciliano non mancano nei miei menù i dolci alla ricotta o i cannoli. Poi usiamo le piastre elettriche e dei cuoci-pasta, l’affettatrice e delle vetrinette a bagnomaria per mantenere il cibo caldo o freddo. Di solito usiamo piatti in ceramica, ma in alcuni casi, come oggi, ci vengono richiesti di plastica. La fornitura di corrente necessaria è una 63 A trifase, anche perché non tutte le macchine funzionano contemporaneamente. Per la spesa è tutto organizzato: c’è un’azienda esterna che mi porta le consegne in tutta Italia in base al mio ordine, al supermercato compriamo solo pane, frutta o altra roba fresca. Il nostro orgoglio è il menù: cambia giornalmente, non è mai ripetitivo, dalla carne al pesce e tutto quello che crea una cucina varia. Il nostro piatto forte? Certamente il pesce! Looking for a supremely bright led luminaire with perfect colour blending in a beautiful body? Enjoy it! sgm.it _ [email protected] 46 novembre/dicembre 2010 - n.86 Live concert 10 Giorni Suonati Le premesse c’erano, e lasciavano presagire un pieno successo per questa produzione della Barley Arts che ha avuto luogo nello splendido cortile del Castello Visconteo Sforzesco di Vigevano dal 12 al 22 luglio. L’ intuizione di Claudio Trotta, manager di Bar‑ ley Arts, di delocalizzare un evento musicale di grandi proporzioni al di fuori del‑ la città e dell’hinterland di Milano, trovava nella città di Vigevano una location ideale: a solo mezz’ora di strada dal capoluogo meneghino, situata in un contesto naturale di rara bellezza e con un centro sto‑ rico impreziosito dalla magnifica piazza rinascimentale e dal castel‑ lo recentemente restaurato. Bella anche l’idea di affiancare ai concerti iniziative parallele dedi‑ cate all’enogastronomia ed una serie di “Aperitivi con l’Autore” per conoscere i protagonisti della letteratura musicale. Una serie di ingredienti accattivanti, un modo di accompagnare le esibizioni de‑ gli artisti in cartellone innovativo. 48 novembre/dicembre 2010 - n.86 di Beppe Fontana Realizzare tutto ciò non è stato facile. Sin dall’inizio si sono riscontrati infatti alcuni problemi, tra l’altro brillantemente superati dall’organizzazione; alcune vicissitudini hanno fat‑ to sì che il debutto della manifestazione avvenisse con un giorno di ritardo, poiché seri problemi nel trasferimento da oltreoceano dei primi due ospiti hanno costretto gli orga‑ nizzatori ad iniziare il 13 luglio anziché il 12, come da mani‑ festo, proponendo così un “double billing” che presentava due “pezzi da novanta” del calibro di Gil Scott‑Heron ed Al Jarreau. Al primo toccava l’opening act ed è stata subito atmosfera e grande emozione. Il vecchio guerriero, sofferente in quanto recentemente dimesso da una clinica, ha immediatamen‑ te catalizzato l’attenzione del pubblico con il suo “spoken word”, la poesia recitata su temi musicali; ancora una volta le sue sono state liriche infuocate, supportate da una band eccellente: le song dei suoi anni caldi rimangono nella storia del blues, della musica afroamericana e soprattutto della po‑ esia, perché Gil Scott‑Heron è fondamentalmente un poeta prestato al blues. La versione offerta al pubblico vigevanese di Pieces of a Man è stata da brividi, un momento altissimo di poesia in un arrangiamento musicale pressoché perfetto. Anche Al Jarreau non ha deluso né si è risparmiato, volteg‑ giando con la sua incredibile voce tra i tanti album che ne hanno determinato il suo successo planetario e che gli han‑ no consentito di vincere ben tre Grammy Award in tre diver‑ se categorie musicali. Il pubblico lo acclama e nel backstage, dopo il concerto, il vecchio leone, malfermo sulle gambe, si è concesso al pubblico firmando autografi e facendosi baciare. La sera successiva, mercoledì 14, è stato il turno di Julian Casablancas, preceduto sul palco allestito nel Castello dal Goldheart Assembly e da Girls, due buone formazioni, musi‑ calmente non inferiori alla band di Casablancas, anzi... Dopo i primi due giorni di festival, ecco arrivare sullo stage del Castello la performance forse più attesa, la band che con pieno merito andava considerata come autentica “he‑ adliner”, le barbe più famose del rock... dal 2004 nel Rock and Roll Hall of Fame. Dal Texas... ZZ Top! Sbarcati sul palco di “10 Giorni Suonati” con grande soddisfazione di tutti gli amanti di quella musica che ricorda lunghe cavalcate su un cavallo d’acciaio, un “ironhorse” chiamato Harley-Davidson, dei paesaggi del Texas e di tutte quelle icone statunitensi che in lunghi anni hanno ispirato questi tre musicisti e che essi hanno saputo tradurre in canzoni e ballad. Tra finte barbe in prima fila, “chiodi” di cuoio da motobiker e beer cans, hanno offerto uno show memorabile, senza ri‑ sparmiarsi ed offrendo ai loro fan tutti gli ingredienti che aspettavano e per i quali sono amati. Suono e luci perfetti, con un enorme videowall alle loro spalle che proiettava il “best” dei loro videoclip. Prima di loro, sullo stage, un’altra icona americana, la horn section che ha collezionato, in quaranta anni di carriera, le più prestigiose collaborazioni, i Tower of Power che hanno dato prova di tutta la loro leggendaria verve, esaltando il pubblico con il loro funky groo‑ ve, suonando con l’entusiasmo e la freschezza di una boy band. Sabato 17 luglio il festival ha ospi‑ tato anche una serata dedicata all’esibizione di gruppi locali che si sono contesi il Premio “Una Band per il Castello”, istituito dal‑ la Barley Arts in collaborazione con Auser Giovani Vigevano. Attesi da due distinte e diversissi‑ me tipologie di pubblico, si sono quindi affacciati sullo stage di “10 Giorni Suonati” due rappre‑ sentanti autorevoli della scena musicale contemporanea italia‑ na: Roberto Vecchioni e J‑Ax. Vecchioni ha proposto dal vivo i brani tratti dal suo recente lavoro discografico, In Cantus, in quello che lui stesso definisce una sorta di “Inno a Dio” (completato dal libro Scacco a Dio, presentato nel pomeriggio), mentre J‑Ax ha esal‑ tato i suoi tanti giovanissimi fan che hanno accompagnato l’esibi‑ zione con cori creando un’atmo‑ sfera quasi da stadio. Si sono comunque purtroppo ri‑ scontrate due defezioni: la prima, già annunciata ancor prima del debutto della manifestazione, de‑ gli Scissor Sisters, peraltro attesis‑ simi, che hanno cancellato tutte le date del loro tour; la seconda, a sorpresa, di Rickie Lee Jones che, la notte prima dello show, ha ac‑ cusato un malore. Nulla di grave, per fortuna, solo un grande ram‑ www.soundlite.it 49 Live concert Scheda Tecnica 1 Materiale Audio Main 2 2 XLC GRID 2 Verlinde 1 t hoist 24 Electro-Voice XLC127DVX with EV P2000 /P3000 amps 16 Electro-Voice X-Line XSUB with EV TG5 amps Fills 8 Electro-Voice QRX 112/75 with QSC PL series amps and BSS processing Driver rack 1 BSS Soundweb 3088 matrix system 2 Electro-Voice DX46 FIR drive system processor 1 Klark Teknik DN370 1 Teac CD-RW 1 Emo racklight 1 Acer Centrino Duo control PC 1 LG Touchscreen Monitor 1 Motu 828 mkII 1 Motion Computing M1400 tablet PC Sia Smaart Live software system PC rack 3 4 1: Alessandro Arturi, fonico FoH di J-AX. 2: Billy Bigliardi, lighting designer e responsabile luci per il festival. 3: Stefano Fioretti, responsabile audio del festival. L’aspetto tecnico 4: Gino Lazzaroni, direttore della produzione. Personale Produzione Barley Arts Produttore esecutivo Claudio Trotta Ufficio Stampa e pubbliche relazioni Elena Pantera Direttore di produzione Virginio (Gino) Lazzaroni Responsabile audio / resident sound engineer Stefano Fioretti Lighting designer Billy Bigliardi Monitor engineer Albert Sciesa Stage manager Dario “Asmara” De Vido Backliner/ Tecnici audio Simone “Manetta” Mandreoli Matteo Maternini Laura Becchio Resp. luci Billy Bigliardi Tecnici luci Oscar Kovacs Gaetano Rando Luca Sebastiani 50 marico per una cattiva sorte che ha impedito all’artista sta‑ tunitense di deliziare i molti ammiratori che si erano già assicurati il biglietto in prevendita. Martedì 20 luglio tre ottimi artisti hanno positivamente intrattenuto il pubblico presente al Castello: Badly Drawn Boy, Brendan Perry, e gli Archive, forse la più bella sorpresa dell’intero festival. Poco conosciuti in Italia, hanno dimo‑ strato tutto il loro valore presentando un line up d’eccezio‑ ne e composizioni decisamente accattivanti. La manifestazione si è quindi conclusa giovedì 22 luglio, con la doppia esibizione di Harper Simon e Kris Kristofferson. Il giudizio finale su “10 Giorni Suonati” non può che esse‑ re positivo: la qualità della musica, dell’offerta complessiva (compresa l’ottima ristorazione), della gestione tecnico-lo‑ gistica degli impianti audio-luci, della produzione nel suo complesso, promuove in pieno la Barley Arts e l’amministra‑ zione cittadina per averci creduto. Il pubblico, seppur non numerosissimo in alcune serate, ha mostrato di gradire la selezione degli artisti presentati nel programma. Lo stesso Roberto Vecchioni, nella conferenza stampa di presentazione, ha definito la rassegna come la migliore del‑ la stagione estiva in Italia, 10 giorni senza “fuffa”, per usare le precise parole del professore della musica italiana. novembre/dicembre 2010 - n.86 Questa manifestazione ha visto impegnato uno staff di as‑ soluta affidabilità; il palcoscenico, l’impianto audio ed il disegno luci sono stati brillantemente gestiti da noti pro‑ fessionisti, coordinati dal direttore di produzione Gino Lazzaroni. La scelta dei materiali è spettata ai rispettivi re‑ sponsabili audio e luci, Stefano Fioretti e Billy Bigliardi. Con Stefano Fioretti, fonico FoH che ha utilizzato materiale for‑ nito da ForSound Service, hanno collaborato Albert Sciesa, fonico di palco, Dario “Asmara” De Vido, stage manager, e Simone “Manetta” Mandreoli, Matteo Maternini, Laura Becchio in veste di backliner. Con il lighting designer Billy Bigliardi hanno collaborato Oscar Kovacs, che ha fatto fun‑ zione anche di datore luci in sostituzione di Billy, ed i tecnici luce Massimo Nuzziello, Francesco Volpato, Gaetano Rando e Luca Sebastiani. Al seguito delle varie band, si sono alternati alle console Alessandro Arturi, fonico FoH per J‑Ax, e con lui Andrea Arlotti, datore luci; Luciano Serena fonico FoH per Roberto Vecchioni; Jamie Rephann, fonico FoH per ZZ Top insieme al datore luci Christopher Stuby. Una chiacchierata amiche‑ Trasporto 2 80 m 12 ch multicore to stage 1 80 m 48 ch multicore from stage Klark Teknik 48 ch splitter box F.o.H. console vole con Stefano Fioretti e con Gino Lazzaroni ha sottoli‑ neato la fluidità di tutte le operazioni svolte prima in fase di allestimento, quindi durante lo svolgimento della mani‑ festazione. Anche il giudizio complessivo dei tecnici a seguito delle band di origine britannica o statunitense ha rimarcato l’ot‑ tima versatilità dei sistemi, ed in particolare tutti si sono complimentati con l’organizzazione, con la produzione e con i tecnici residenti per l’alta professionalità e per la rapidità con cui si è adattato il sistema audio/luci alle esigenze dei singoli artisti. La scelta dell’impianto ElectroVoice si è quindi rivelata vincen‑ te, sia per la duttilità di questo sistema sia per la buona cono‑ scenza che ne hanno i profes‑ sionisti americani. Il materiale scelto per il PA (12 ele‑ menti XLC127D‑ VX per lato, pilotati da amplificatori EV P2000/ P3000, 16 X‑Line XSUB pilotati da amplificatori EV TG5, e otto frontfill QRX 112/75 con ampli QSC PL series e processori BSS) ha davvero soddisfatto tutte le varie esigenze e la location risultava in tutte la serate – e con diverse tipologie di musica – perfettamente sonoriz‑ zata fino agli ultimi posti. Giudi‑ zi entusiastici anche dai fonici di Al Jarreau e Gil Scott‑Heron, che hanno, al pari dei colleghi degli ZZ Top, usato solo ed esclusiva‑ mente il loro backline e le loro console (DiGiCo SD8). L’altro cam‑ bio di mixer è stato effettuato da Alessandro Arturi, fonico di J‑Ax, che ha lavorato su una DiGiCo D5 Live di proprietà della Sonique Audio e Luci. Tutti gli altri fonici al seguito delle band in cartello‑ ne hanno operato sulle console residenti Yamaha PM 5D RH sia in sala che sul palco. Per ciò che concerne la parte illu‑ minotecnica, la collaborazione si è rivelata ancora una volta eccellen‑ te. Il disegno proposto da Billy Bi‑ gliardi è stato molto apprezzato; tutti i datori luci hanno operato sfruttando la “resident console”, vale a dire la Avolites Diamond III, fatta eccezione per l’operatore degli ZZ Top che ha preferito av‑ valersi di una console GrandMA 2 light, facente parte del materiale al seguito del gruppo americano e fornita dalla Bandit Lites. 1 Yamaha PM5D‑RH 1 Talk Box System Monitor console 1 Yamaha PM5D‑RH 1 Talk Box System Wedges 14 Electro-Voice XW12 biamp floor wedges 3 Amp rack biamp 4 ch QSC PL amps K-T DN9848 processing 2 Dynacord Cobra sub(drumfill sub) 4 Custom audio Clair S4 (sidefill triamp) 2 Amp rack triamp QSC PL series BSS processing 4 IEM Sennheiser ew 300 G2 Microphones 4 Shure UR series con SM58 Shure SM58, SM57, SM98, Beta 58a, Beta 57, Beta 57a , Beta 91, Beta 52, Beta 98 Sennheiser MD 421, MD 409, BF 504 AKG C 451, CK1, CK5, D 112, C 747, C 3000,C 414 EV ND 408, RE 20, RE 200 DI boxes BSS, Klark Teknik, Emo, custom passive Materiale Luci Trusses Litec QD40 as lightplot Litec QX30 as lightplot Hoists 20 1 t hoist 3 500 kg hoist Lights 20 Robe ColorSpot 700E AT 12 Robe ColorWash 700E AT 10 Clay Paky Alpha Wash Halo 1000 16 Clay Paky Alpha Beam 300 12 Martin Atomic 1 custom strobo truss system 10 Blinder 4 cell 12 Bar of 4 x PAR64 250 W ACL 8 Bar of 6 x PAR64 1000 W VNS 19 LED cage 6 x LEDTUBE Coemar 2 24 ch x 2,5 kW Dimmer rack DMX 2 MDG Atmosphere Smoke machine Light console 1 Avolites Diamond III www.soundlite.it 51 Live concert di Alfio Morelli Alessandra Amoroso Un’estate Senza Nuvole Live Tour 2010 Il tesoro di Amici si è lanciata in tournée l’inverno scorso, facendo una trentina di date in teatri e palazzetti. La sua onda d’esordio, seppur non sia uno tsunami, ha ancora molta inerzia e l’ha condotta in un tour estivo che ha toccato 20 piazze e teatri in tutto il paese, un tour terminato in coincidenza con l’uscita del suo nuovo disco. È stata International Music and Arts di Carpi ad afferrare questa giovanissima cantante vincitrice di Amici che, dall’inizio della sua tournée di promozione del primo EP Stupida, a gennaio 2009, senza contare le numerose partecipazioni affianco a vari artisti (come l’Amici Tour, il Radio Norba Battiti Live Tour, il Total Request Live Tour e il Grazie a Tutti Tour), è stata ferma solo il tempo necessario per registrare due dischi successivi. La tournée a supporto di Stupida ha fatto 36 piazze, partendo a giugno e concludendosi nel settembre 2009, in coincidenza con l’uscita del primo album vero e proprio. A questo disco, Senza Nuvole, sono seguiti due omonimi tour, uno invernale, con un calendario ricco di palazzetti e teatri, ed uno estivo che ha visto Alessandra esibirsi in numerose piazze italiane. La conclusione di quest’ultima tranche avviene due settimane prima dell’uscita de Il Mondo in un Secondo e, giudicando dal successo goduto fin ora, è probabile che questo ritmo prosegua. Noi ci siamo recati a Cervia (RA) in Piazza Garibaldi il 17 luglio per assistere alla quinta data estiva. La produzione Ci accoglie Michele Montese, direttore di produzione per l’agenzia International Music & Arts, che ci dà un po’ di informazioni sulla produzione. “Questo tour – spiega Michele – impiega il service audio e luci Lombardi Service. Abbiamo una band di sei elementi, 52 novembre/dicembre 2010 - n.86 più Alessandra. Della produzione ci sono io, un runner ed il personal dell’artista. “Il mio lavoro è quello di coordinare il service e la crew e fare in modo che tutto fili liscio. Faccio anche da tour manager, diciamo che seguo la band, Alessandra e le esigenze di entrambi”. Ho sentito che state facendo parecchie date... Abbiamo fatto un tour invernale di 31 date in teatri e palazzetti dello sport, mentre quest’estate facciamo 20 date tra giugno e luglio, fermandoci per 20 giorni ad agosto per poi ripartire a settembre. È prevista anche la ripresa invernale? Ancora non si sa ma è in uscita un suo nuovo disco il 28 settembre, quindi probabilmente faremo qualcosa anche in inverno. Il progetto è di crescere insieme. Lei si diverte ed è tranquillissima. Dal momento che si diverte lei, ci divertiamo tutti. Cosa chiedete in loco? La struttura: rig, palco e torri Layher. Giriamo senza ferro, a parte le nostre americane. Tutta la produzione è in un singolo bilico. Quanto ci mettete a montare? Il load-in è alle 9.30 e alle 13.00 entra il backline. Il concerto dura circa un’ora e mezza, e solitamente per l’una riusciamo a chiudere il carico. L’audio Il fonico FoH in tour, Gianmario Lussana, risponde a qualche domanda sull’audio in sala. Nessuno meglio di te può fornirci una descrizione dell’audio in sala... Tutto ciò che riguarda l’audio è fornito da Lombardi. L’impianto è un Adamson Y10 con i sub T21, il mixer una Yamaha PM5D, come outboard ci sono giusto un SPL Transient Designer per la batteria ed un Avalon 737 con un Bss 901 per la voce. Questo è l’impianto classico che montate sempre o usate altro? Abbiamo fatto un tour invernale con lo SpekTrix Adamson nei teatri e con le Adamson Y18 nei palasport, mentre quest’estate abbiamo deciso di portarci dietro le Y10 al posto delle Y18 per motivi di versatilità, dal momento che facciamo anche qualche teatro, come a Taormina, dove non ci faranno montare Layher; quindi sarà più facile muoversi con le Y10. In realtà abbiamo anche delle SpekTrix per fare le prime file, per arrivarci meglio. Quindi questo è un tour che avete iniziato quest’inverno? Sì, abbiamo fatto oltre 30 date tutte sold-out in due mesi e mezzo, sono andate tutte benissimo e ci siamo anche divertiti, fortunatamente. Ci sono cose un po’ fuori dallo standard nel tuo equipaggiamento? È tutto molto tradizionale, io uso questa stessa impostazione anche con De Gregori e con altri, sempre Transient Designer, SubKick sulla batteria e Audio‑Technica AT 4050 sulle chitarre, quindi cose sempre molto standard. Alessandra che microfono usa invece? Lei usa un Sennheiser e935, con cui ci troviamo molto bene. Preferirei quello con il cavo ma lei muovendosi tanto preferisce il sistema wireless Sennheiser, che è comunque molto bello. Io però ho la fissa che con il cavo è tutto un altro mondo, soprattutto con lei che ha tantissima dinamica, da momenti con meno spinta ad altri in cui spinge tantissimo: trovare il giusto livello di gain in trasmissione non è stato facile. E come controlli questa escursione di dinamica della sua voce? Beh, ormai conosco i pezzi a memoria, dopo tutte le date invernali, quindi non mi è difficile seguirla. Poi comunque lei è limitata grazie alla compressione dell’Avalon e del 901. Soprattutto da quest’ultimo, perché quando scende in basso il timbro cambia tantissimo, con dei medio-bassi davvero imponenti; il filtro sui medio bassi del 901 leva quella prossimità in quel preciso punto lì, sistemando il suono. Vedo anche che usi il SubKick Yamaha sulla batteria, che vantaggio ti dà? Uso il Beta 52 per fare il suono generale, poi aggiungo il SubKick per aggiungere un po’ di “pancia” e di pienezza sulla parte bassissima. In abbinamento con i sub T21 il risultato è davvero ottimo. Li preferisco di gran lunga agli SpekTrix, che sono belli e veloci ma lavorano molto intorno ai 63 Hz, la zona più in basso era poco presente. Al chiuso non capita che ti trovi in difficoltà, soprattutto a scendere? Non particolarmente, soprattutto quando usavamo le Y18 e riuscivamo ad allungare il cluster e avere direttività in gamma medio bassa direttamente dal cluster; in realtà non abbiamo mai avuto problemi a controllarle, lavoriamo molto www.soundlite.it 53 Live concert per mantenere l’impianto fermo sulle basse. In quanti siete a lavorare? Siamo in quattro: io, Nobilini, un PA man e un backliner, tutto qua. Ringraziando Gianmario, chiediamo qualcosa a proposito dell’audio sul palco e sul monitoraggio al fonico di palco, Massimo Casagrande. Ci risponde: “C’è uno splitter analogico passivo sul palco, perciò convertiamo per i due banchi separatamente”. “Per quanto riguarda il set-up sul palco – continua Massimo – è una situazione molto standard. I miei attrezzi di lavoro sono un banco Yamaha PM5D, gli in-ear Sennheiser ew300 G2, due radiomicrofoni Sennheiser, due monitor d&b sul palco pilotati da finali Lab.gruppen. Alessandra usa più che altro gli in-ear, ma le casse servono come scorta e rinforzo. Tutti i musicisti usano gli in-ear, e c’è solo un sub al batterista. È veramente un set-up da manuale”. Le luci 1: Massimo Tomasino, il lighting designer. 2: Alessandra insieme alla crew. 1 In piazza parliamo con Eric Balanai, operatore luci, che ci fa vedere un paio di giocattoli nuovi. “Una novità qui è il banco Jands Vista... un mixer che non conoscevo fino ad un mese fa. In realtà avevamo previsto un’altra console, ma Massimo Tomasino ha portato in tournée questo qui”. E come ti trovi? È una console molto valida. Io vengo dalla mentalità Avolites, ed è proprio un altro tipo di approc2 54 novembre/dicembre 2010 - n.86 cio. Sono venuto, diciamo, da un sistema con molti bottoni e slider, molto analogico insomma, ad un sistema che è veramente un computerone. Ha di diverso che il tutto succede su una timeline: una rappresentazione grafica di quello che succede nel tempo con ogni proiettore. Si può intervenire su parametri come la posizione, il colore, i gobos ecc, in modo intuitivo, nel tempo dei brani. Riesci a vedere sul monitor quello che succede in ogni momento ed in modo lineare su ogni proiettore. Questa cosa qua, diciamo, è molto simile alla manipolazione dell’audio. Hai tutti i proiettori e quello che fanno attraverso un certo periodo di tempo, e li puoi prendere e spostare come una traccia audio in programmi come Garage Band. Sul palco cosa avete? Abbiamo 12 Alpha Spot 700, 12 Alpha Beam 300 e 12 Coemar CF. Poi ci sono i CityColor. Le DWE classiche... Poi ci sono i due seguipersona a scarica. Inoltre abbiamo delle barre LED, di marca tedesca, che fanno i soliti piazzati sul pubblico e i flash... niente di superspeciale, un po’ come si usano i DWE. Sono due sulla seconda americana, quattro sulla terza e tre davanti alle pedane dei musicisti. Come scenografia ci sono dei rombi, qui ne abbiamo montato solo uno perché gli spazi sono limitati e perché nelle piazze non troviamo molto spesso una struttura ideale. In teoria ce ne dovrebbero essere due, e nei posti con la struttura alta questi rombi scendono... cioè le parti posteriori scendono e i rombi si posizionano quasi in verticale. Per le luci in quanti siete? Io, Andrea Barcolo al dimmer e Mimmo Casadei che mi dà una mano a mettere su i pezzi e cose del genere. e dei doppi blinder da 650 W. Ho fatto la stessa cosa per i tre rombi, alternati insieme agli Alpha Beam 300. E com’è stata scelta la console? Usando ormai da anni altre consolle, sono rimasto colpito dalla velocità di apprendimento di questo mixer luci e dall’immediatezza della modalità di lavoro live. Ma la chicca è certo la timeline, che ti dà la possibilità in tempo reale di spostare fisicamente le cue, gli effetti, o altro già programmato prima, in qualunque momento nel tempo avendo anche la possibilità di inserire i brani in mp3. Personale Aggiunge Massimo: “Vorrei a proposito ringraziare Ermanno Tontini e Marco Bartolini di Robe Multimedia, e non mi posso dimenticare del prezioso apporto di Peppe Costantino.” Personale in tour Lo show Alessandra sembra essere, almeno sino ad ora, una scommessa vinta da International Music. Un’artista su cui è stato fatto un ingente investimento nella produzione, cosa più unica che rara per i nomi emergenti, ma il suo calendario rimane pieno ed il pubblico continua ad arrivare. La giovane cantante gestisce molto bene il palco e gli spettatori, e sembra divertirsi tantissimo durante lo spettacolo, cosa molto importante. Il suono dell’Adamson è sempre più che dignitoso in mani capaci, e questa non è un’eccezione. La scenografia illuminotecnica di Tomasino è degna di una produzione di taglio più grande, ma certamente non nuoce allo spettacolo... anzi, aiuta ad indicare l’importanza che i produttori vogliono dare a questa nuova “stella” che hanno tra le mani. Produzione Service International Musci And Arts Srl Lombardi Service Voce Chitarre Chitarre Tastiere Basso Batteria Corista Alessandra Amoroso David Pieralisi Alessandro Magnalasche Roberto Bassi Ronny Aglietti Davide Pecchioli Luciana Vaona Direttore di produzione Michele Montesi Fonico FoH Gianmario Lussana P.A. man Luca Nobilini Fonico di palco Massimo Casagrande Backliner Francesco Riversi Operatore luci Eric Badanai Tecnico luci Cosimo Casadei Tecnico luci Andrea Baculo Disegno luci Massimo Tomasino Responsabile trasporti Maurizio Orlandi Trasporti Multiservice Futura Abbiamo parlato anche con il lighting designer Massimo Tomasino. “Mi ha chiamato Michele Montesi per questa tournée – racconta Massimo – e quando ho guardato il calendario ho subito capito che il tour faceva diverse tappe in posti dove non sempre sarebbe stato possibile montare la struttura portante. Diversi siti, inoltre, si presentavano con una struttura esistente. Ho quindi pensato subito di creare una struttura snella, soprattutto avevamo bisogno di un set da poter appendere anche su strutture già esistenti. Tra i progetti presentati, sia alla produzione che direttamente all’artista, è subito piaciuto quello con tre rombi di americana 40 cm x 40 cm, capaci di andare su e giù durante lo show grazie a nove motori da 500 kg, adatti sia ad una struttura esistente sia ad una che viaggiasse in tour”. Quali proiettori hai scelto e perché? Ho subito pensato di inserire i Clay Paky Alpha Beam 300, che sono leggeri ma potentissimi a livello luminoso, nei tre rombi; quindi quattro teste per ogni rombo più sei appoggiate. Per le quattro americane ho messo 12 Alpha Spot 700, che sono leggeri e versatili sotto tutti i punti di vista, di cui quattro sul palco. Non mi sono dispiaciuti i mitici Wash 700 CF Coemar, una mia vecchia conoscenza, 12 sulle americane e quattro a terra. In controluce dal basso, dietro i musicisti, ho usato tre City Color da 1800 W di Studio Due Group (a me piace molto il controluce basso in fondo al palco). Le truss sono in posizione scalare dal fondo palco fino al fronte; cioè l’ultima truss in controluce è a sei metri, quella frontale arriva sino a nove metri. È nata l’idea di alternare, nelle quattro truss di altezze diverse, delle barre LED della Focon veramente d’impatto (12 sulle truss e quattro a terra) www.soundlite.it 55 Live concert di Giancarlo Messina Carmen Consoli Elettra Summer Tour 2010 C ome sempre, con la Consoli, non si tratta affatto di un disco banale: i testi sono ricchi di immagini inedite e raccontano per lampi e scorci storie della nostra provincia o storie dell’anima, che poi sono la stessa cosa. Curati e attenti gli arrangiamenti, con sonorità che, quanto meno, rivelano una certa ricerca e un rifiuto all’imperante omologazione che pare aver ormai conqui‑ stato gran parte della nostra musica leggera. Non manca‑ no prestigiose collaborazioni, da quella con un altro figlio del “Mungibeddu”, che per i catanesi sarebbe l’Etna, cioè Franco Battiato, e Marina Rei. E certo non siamo gli unici ad esserci accorti della qualità di questo lavoro, tanto che il disco è finalista al Premio Tenco 2010 (per la cronaca in compagnia di Amor Fou, Baustelle, Samuele Bersani e Têtes de Bois). Anche se, come si sa, non sempre, anzi, poche volte, la qua‑ lità riesce ad andare a braccetto con la popolarità, Elettra ha conquistato il disco di platino grazie alle sue 60.000 copie vendute (ad aprile 2010), un numero che, coi tempi che cor‑ rono, suona grande. Dopo una puntata oltreoceano ad inizio anno, ed un tour nei teatri, lo spettacolo viene presentato nelle piazze italia‑ ne dall’agenzia On The Road, con un calendario non foltissi‑ mo di date ma con diversi impegnativi back to back. Siamo andati a dare un’occhiata a questa produzione a Ric‑ cione, nell’ampio piazzale che congiunge Viale Ceccarini con la spiaggia, una data gratuita organizzata dal Comune in collaborazione con Radio DJ. 1 2 3 Le luci Elettra è il più recente album di Carmen Consoli, uscito nell’ottobre del 2009. Ne è seguito un tour invernale, proseguito anche in estate in diverse piazze italiane. 56 novembre/dicembre 2010 - n.86 Iniziamo da una chiacchierata con Luigi Lombardi, lighting designer con un occhio d’attenzione anche per l’aspetto or‑ ganizzativo del tour. Che strada hai seguito per realizzare questo disegno? L’obbiettivo era quello di creare un disegno rock, quindi con una presenza notevole di strutture, barre LED e molte testemobili, ed ovviamente con DWE in controluce. In effet‑ ti abbiamo anche creato altri due allestimenti per location diverse, più teatrali. Che materiale utilizzi e chi lo fornisce? Il service è Blackout srl, azienda della quale io stesso ero socio fino a qualche tempo fa. I proiettori sono degli SGM Giotto Spot 400, dei Coemar i‑Wash 575eb, delle barre LED D‑Lite, insieme a macchine del fumo Robe Fazer. Che banco usi? Uso una console Jands Vista, una macchina eccezionale che ha proprio cambiato, in meglio, il mio modo di programma‑ re. Mi ci trovo così bene che ne ho proprio comprata una. Come sai è l’unica console che visualizza le informazioni su una timeline, e questo rende il modo di progettare le luci molto più veloce ed efficace. Per di più nella versione nuova saranno implementate sulla stessa timeline, in tracce diverse, le informazioni relative ad audio, luci e video, insomma sarà in grado di gestire tutto uno show con estrema chiarezza. Quanto programmi dello spettacolo? Metà show è programmato, mentre l’altra metà è del tutto live, cambia di sera in sera, cosa per me molto divertente. Invece il disegno luci pensato per i teatri è del tutto live. L’audio Passiamo all’audio. Molto interessante è per noi la presenza di un PA costituito in prevalenza da Butterfly di Outline: sia‑ mo davvero curiosi di ascoltarlo come main in una situazio‑ 1: Luigi Lombardi, lighting designer. 2: I backliner Domenico D’Alessandro e Niki Cappello. 3: Pierfrancesco “Pif” Gallenga, PA man. ne come questa. A descrivercene uso ed installazione è il PA Man Pierfrancesco Gallenga. Da quanti sistemi è composto il PA e da quali diffusori? Usiamo otto sistemi Butterfly per lato, abbinati a sei sistemi Mantas come aggiunta per le prime file ed a quattro sub da 18” per lato. Copriamo così in maniera davvero omogenea una buona distanza, con ottimi risultati in tutte le ve‑ nue. Qui abbiamo cercato di non disturbare le case e gli alberghi e grazie al software dedicato ab‑ biamo concentrato la diffusione diretta sulla piazza, evitando così anche ritorni indesiderati. I sub sono posizionati uno sull’altro: devo dire che sono molto dutti‑ li, capaci di dare morbidezza al suono lì dove serve, ma anche di spingere in maniera più cattiva www.soundlite.it 57 Live concert Sound engineer on board nei momenti in cui è richiesto un sound più aggressivo. Come gestisci il segnale? Il segnale è gestito con un Genius, che lo invia ai finali Powersoft. All’impianto va un L+R con una matrice per i frontfill, realizzato con diffusori MICA. Sono davve‑ ro molto soddisfatto: il PA ha una grande presenza e la copertura è molto chirurgica, molto realistica, cioè riproduce con esattezza quel‑ lo che gli dai, inoltre è molto pre‑ sente e si ha sempre l’impressione di avere l’artista di fronte. Sul palco 4: Uno degli array main composti da 8 Butterfly, abbinati a 6 Mantas per le prime file. 5: I monitor Outline e i pedali nella postazione di Carmen. Saliti sul palco gironzoliamo qua e là e ci facciamo dare alcuni detta‑ gli dai backliner. Domenico D’Alessandro, in parti‑ colare, si occupa delle chitarre e di Carmen che suona anche il bas‑ so. La cantante usa un Jazz Bass Fender con un Ampeg 8 x 10, in aggiunta ad una testata Orange, per provare un sound più “ingle‑ se”. La sua pedaliera ha il minimo indispensabile, fra cui notiamo un distorsore impiegato per degli ef‑ fetti sulla voce. 5 58 novembre/dicembre 2010 - n.86 I monitor wedge sono anch’essi Outline ed i tecnici ci dico‑ no di apprezzarne molto la presenza e la precisione. Ovvia‑ mente i chitarristi hanno più macchine in pedaliera, Santi Pulvirenti usa infatti diversi pedali, dal vintage al moderno, mentre la postazione di Massimo Roccaforte, che cura an‑ che gli arrangiamenti dell’artista, usa molto il tremolo ed un immancabile Vox AC30; per la cronaca, il marchio di chi‑ tarre che preferisce è evidentemente Rickenbacker. L’altro backliner, Niki Cappello, si occupa della batteria; notiamo una cassa da 22”, tanti pezzi ed anche una drum machine; sono usati ride da 25” ma anche da 28”. Il microfo‑ naggio è abbastanza classico: dei due rullanti uno è ripreso con SM57, l’altro con due Beta 57, charly (hi-hat) con SM81, microfono usato anche sotto il ride, cassa con Beta 52 ac‑ coppiato ad un SM91 per avere “attacco e pancia”, mentre gli over sono degli AKG C 414 o degli Shure KSM 32, usati alternativamente. Diamo un’occhiata anche alla postazione tastiere di Andrea Pesce, che usa Fender Rhodes con Fender Twin, ovviamente un Hammond, oltre a pianoforte e Moog. Lo show Non rimane che aspettare l’inizio del concerto. La piazza è molto affollata, d’altra parte siamo in alta sta‑ gione a Riccione, e senza biglietto, ma capiamo che comun‑ que buona parte del pubblico non è lì perché non sa cos’al‑ tro fare, ma perché è interessata alle canzoni della “cantan‑ tessa” siciliana. Vediamo anche molti ragazzi (e soprattutto ragazze) cantare a memoria numerose canzoni proposte. La scaletta comprende brani del nuovo disco e pezzi storici, presentati con simpatia e gusto della chiacchiera da Carmen, che fa della sua sicilianità un punto di forza, scherzando an‑ che in dialetto catanese con il pubblico, che pare divertirsi. Le canzoni sono belle, anche se la band non ci pare pro‑ prio in gran forma, o almeno non deve essersi espressa al meglio durante la serata a cui noi abbiamo assistito. Certo se ci fosse un bassista, o una bassista, ma che facesse solo quello, tutto sembrerebbe più preciso e forse anche Carmen potrebbe cantare in maniera più disinvolta. Rimaniamo comunque davvero ben impressionati dalle But‑ terfly Outline, sia per la dinamica sia per la qualità timbrica; d’altra parte la scelta di questo marchio anche per impor‑ tanti tour internazionali, come quello di Peter Gabriel, la dice lunga sulla bontà del prodotto. Belle anche le luci, forti e violente ma mai volgari o sguaia‑ te, insomma con un buon equilibrio fra il rock ed i momenti più poetici. studioconti.biz 2010 4 Scopri la nuova ProMaxX e avrai un ingegnere del suono al tuo fianco! 8 Preset di equalizzazione: 8 speaker in uno! Fatti trascinare dalla potenza dell’amplificatore in classe D e dall’incredibile woofer al neodimio da 14”, un concentrato di energia e punch! e Progettaote struite c in italia www.fbt.it [email protected] ProMaxX 14a 600+300W ProMaxX 14 700W ProMaxX 12a 600+300W ProMaxX 12 600W ProMaxX 10a 600+300W ProMaxX 10 400W ProMaxX 15Sa 1200W FBT elettronica SpA 62019 Recanati (MC) - Italy Tel. +39 071 750591 Fax +39 071 7505920 Live concert Audio di Main PA Alfio Morelli A Irene Grandi Alle porte del sogno Dopo i teatri, la stagione estiva ha visto la cantante toscana in tour su e giù per la penisola. lle porte del sogno è il nuovo disco di inediti di Irene Grandi, lavoro che ha avuto un buon riscontro nelle classifiche delle programmazioni radiofoniche. Ne è seguito un omonimo tour, prima nei teatri e poi, durante la fase estiva, nelle piazze, con una trentina di concerti e un calendario piuttosto impegnativo, sia per spostamenti sia per i molteplici back to back, ma ben gestito dalla produzione Live Nation. Raggiungiamo la carovana a Riccione l’11 agosto, un concerto gratuito (per il pubblico) offerto dal Comune in collaborazione con Radio DeeJay, che a Riccione ha una vera seconda casa. Qui, in Piazzale Roma, in fondo al rinomato Viale Ceccarini, proprio a ridosso della spiaggia, è installato un grosso palco residente, struttura con cui le varie produzioni ospiti devono rapportarsi. La scelta sul da farsi, in questo caso, è spettata al direttore di produzione Alberto Muller. La produzione Facciamo due chiacchiere con Alberto seduti su un pattino a pochi metri dalla battigia: ci mancano solo paletta e secchiello per sembrare due turisti... “La produzione è nata in simbiosi con la manager di Irene, Francesca Pellegrini, e ovviamente con la supervisione di Irene stessa – ci spiega Alberto –. Abbiamo voluto creare una certa continuità con il disco, così l’idea è quella del sogno, volevamo cioè costruire un palco all’aperto che uscisse ‘fuori dal palco’. Per questo abbiamo scelto di sfruttare la trasparenza di un grosso video LED MiTRIX, ma scomposto in sei mattonelle diverse, con i raggi dei proiettori che possono passare attraverso; anche per questo non abbiamo la copertura, così possiamo illuminare il cielo o le piazze che lo meritano. La mancanza di copertura certo ci espone maggiormente al rischio pioggia, ma coprire il palco avrebbe anche comportato un allungamento dei tempi di montaggio impossibile da gestire”. In effetti, per un tour estivo che deve essere caratterizzato da una certa agilità, di materiale ce n’è parecchio, a cominciare dal Ground Support che rende la produzione quasi completamente autonoma ovunque: “Abbiamo sei truss verticali Prolyte – specifica Alberto – un rig molto semplice che ci rende comunque autonomi. Siamo infatti molto agili, cominciamo col ferro alle otto del mattino e alle sei del pomeriggio siamo pronti per il soundcheck; non abbiamo americane ma appendiamo direttamente al supporto, così risparmiamo spazio e uomini; infatti ci bastano tre elettricisti, due fonici, un PA man, due backliner e tre scaff; giriamo con due bilici di produzione, uno audio e l’altro video e luci, ed un terzo camion per il Ground Support”. Nel caso di Riccione, Alberto ha scelto di montare comunque il Ground Support sul palco già esistente, abbassandone l’altezza di 60 novembre/dicembre 2010 - n.86 circa due metri, insomma la classica “soluzione B”. “Il calendario, come tutti i tour estivi – continua Alberto – è piuttosto aperto, una trentina di date parecchio serrate, facciamo anche “tre back-to-back – pausa – tre back-to-back”, sei date in otto giorni... anche se poi con dei ritmi così ci vuole una pausa un po’ più lunga per tutti! Devo però dire che ognuno fa la propria parte, ed anche le aziende fornitrici stanno facendo un ottimo lavoro: Imput Studio per audio e luci, Event Management per il video ed Italstage per il Ground Support. “Sta andando tutto benissimo, è un lavoro piacevole, l’artista è molto contenta e... toccandoci tutto quello che c’è da toccare... speriamo vada avanti così”. L’audio del tour Come da qualche anno, dietro la regia di sala di Irene troviamo Marco Monforte, il sound engineer in tour, ormai richiestissimo un po’ ovunque. Lo vediamo lavorare per la prima volta con un PA d&b serie J, così partiamo proprio da questa novità. Marco, come ti trovi con questo impianto? Questo PA mi ha sorpreso positivamente, mi piace molto, soprattutto sulla parte medio bassa; sono abituato a qualcosa di diverso, ma mi ci sono trovato subito bene, anche grazie al PA man 18 d&b audiotechnik J-8 4 d&b audiotechnik J-12 D-12 amplifiers Subs 10 d&b audiotechnik J-Sub cardioid 6 d&b audiotechnik B-2 infrabass Front-fill 4 d&b audiotechnik Q-7 Loudspeaker management d &b audiotechnik R60 Rope CAN BUS system, with wireless tablet. Regia FoH D iGiCo D5 Live 1 Avalon 737sp 1 Spl de-esser 1 Midas XL42 1 tc electonics Finalizer PLUS 1 Aphex Aural Exciter 1 Spl Transient 4 ch 1 Lexicon 480L 1 Eventide H3000 2 Yamaha SPX2000 1 Summit TLA100 2 Genelec 1032A 2 dbx 160L per TB e Listen TalkBack, intercom ecc… Monitoraggio D iGiCo SD7 1 Avalon 737sp 1 TC electronics Rev4000 1 Aphex Big Bottom 204 1 Spl Transient 4 ch 1 Spl de-esser 1 Yamaha SPX2000 4 XTA SIDD 10 Sennheiser ew300 G3 1 Shure PA821 antenna combiner 1 antenna elicoidale Sennheiser A5000 1 Sistema Aviom 16II con 3 mixer 2 sub 15” con amplificatore 1 drum shaker 2 side fill 2x15” (solo sub) 3 Shure UR4D (6 ch) 2 Shure UR2 + KSM9 4 Shure UR1 + WA302 instrument cable 1 Shure UR1 + lavallier mic 1 Shure UA845 antenna distribution system 2 Shure UA840 active directional antenna TalkBack, intercom ecc… www.soundlite.it 61 Live concert 1 Luci 2 3 Litio Qx 30/40 trussing Lodestar Motors 1 Avolites Pearl Expert + touch tablet 12 Martin MAC 700 SPOT 12 Coemar Infinity Spot XL 12 Coemar Infinity Wash XL 12 Coemar Infinity S ACL 6 ETC S4 profile - 750 W - 26° 4 Martin Atomic Strobo 6 Thomas 4 cell DWE Blinders 2 Cirro crack oil haze machine 12 ch. MA Digital Dimmer 1 distro box 40 A Altro R isers Sixtema 1 Pipe system x backdrop outrig 1 Black Backdrop 16 x 8 m 1 Ladder 6 stations Clearcom 3 Video 6 Barco MiTRIX schermi 2 Sony BRC 300 camere remotate da regia 1 Thomson HD LDK 8000 camera broadcast con ottica Canon 33x 1 Media Server Catalyst completo di ingressi SDI 1 Wholehog IPC per remotare il Catalyst 4 1: Alberto Muller, direttore della produzione per Live Nation. 2: Marco Monforte, fonico FoH. 3: Luca Morson, fonico di palco. 4: Nicola Pugliese, systems engineer. 62 novembre/dicembre 2010 - n.86 Nicola che lo conosce molto bene e me lo dà sempre in ottime condizioni. La regia è una DiGiCo D5: ti ci sei proprio affezionato! Beh... è un banco che conosco molto bene e prima di passare alle evoluzioni devo trovare il tempo per imparare ad usarle perfettamente. Sicuramente dopo l’estate passerò ai modelli successivi, SD7 o SD8: adesso sto facendo lezioni nel tempo libero con la SD7 che il mio collega Luca usa sul palco. In questo concerto ho da gestire una sessantina di canali e la D5 se la cava ancora egregiamente. Che caratteristiche sonore ha questo concerto? Durante le prove abbiamo lavorato a due situazioni musicali diverse: una invernale, nei teatri, ed una estiva. La prima aveva caratteristiche più morbide e delicate, mentre questa estiva richiede un sound più aggressivo, più rock, anche perché in scaletta ci sono diversi brani del repertorio storico di Irene che il pubblico ben conosce e vuole ascoltare in un certo modo; la scaletta del tour teatrale era invece costruita tenendo maggiormente conto dei brani del nuovo disco. So che questa domanda te l’ho già fatta e che la risposta non può essere troppo diversa dall’ultima volta, ma ai lettori interessa sapere che macchine usi in regia... Sì, però rischio di diventar ripetitivo, perché a me piace utilizzare alcune macchine, in buona parte sempre le stesse, con cui riesco a raggiungere velocemente il suono che ho in testa; ma, anche se so che tu le conosci a memoria, se vuoi te le ripeto: ho un SPL Transient Designer, un Midas XL42, un Summit TLA 100, un pre esterno SM Custom, il dbx 901 sulla voce, l’Avalon VT‑737sp, il De-esser SPL sempre sulla voce, un dbx 480 esterno, un paio di Yamaha SPX; la batteria, come sempre, con il Transient Designer, poi il tc electronic Finalizer sul gruppo. Una novità in effetti c’è: Luca (il fonico di palco – ndr.) mi ha fatto provare un Aphex 204 che dà una bella enfasi sulla parte bassa, arrotonda molto il suono, la trovo una bella macchina. Che microfoni hai scelto? Più o meno siamo negli standard: per la cassa ho scelto un Beta 52, dei Beyer Dynamic Opus sui tom, mentre sulle chitarre, invece dei soliti SM57, abbiamo un AT 4040 Audio‑Technica ed un Electro‑Voice Cardinal, due microfoni bellissimi anche per questo uso. Inoltre sul palco c’è un tc Helicon, un “giocattolo” con cui Irene controlla delay, vocoder, armonie... è proprio di sua proprietà. L’insegnante di SD7 DiGiCo di Marco è proprio Luca Morson, fonico di palco. “Grazie ad SD7 – ci spiega – posso gestire al meglio le numerose linee ausiliare; sul palco, infatti, usiamo due sistemi Aviom e dieci IEM, quindi mi occorrono molte mandate. Si tratta di uno stage davvero silenzioso, anche gli ampli sono in isobox, di rinforzo ho un sub per il tastierista ed uno shaker per il batterista, ma senza sub. Per dare ai musicisti più contatto col pubblico uso dei microfoni ad hoc, ma che apro solo quando la situazione lo richiede, cioè quando il pubblico si fa sentire o fra un pezzo e l’altro”. Luca gestisce quasi tutti i controlli dinamici e l’effettistica dalla DiGiCo, anche se preferisce usare quattro SIDD XTA esterni per non andare a toccare la programmazione ed adeguare di volta in volta l’ascolto in base ai ritorni della singola location. Luca aggiunge qualche dettaglio sul microfonaggio, come la scelta di un KSM9 Shure per la voce, di cui apprezza la naturalezza anche in prossimità della bocca, o la soluzione artigianale ma efficace per il Leslie: i due microfoni Beta 98 infatti sono stati coperti da una moquette in stile “cofano della macchina”, stratagemma che evita in maniera adeguata il rientro del vento in piazze molto esposte, a volte un vero problema soprattutto nelle cuffie. 5 Il PA Man è invece Nicola Pugliese. “Tutto d&b audiotechnik – ci spiega – otto J8 e due J12 per lato, oltre a dieci J‑SUB in configurazione cardioide; usiamo anche dei J‑INFRA per andare ancora più sotto. Ho scelto di montarli in sub array perché questo aiuta ad attenuare delle disomogeneità che possono crearsi in alcuni punti della sala, dovute alla somma non sempre in fase. I finali ovviamente sono d&b, i digitali D12, controllati tramite R1. Anche per i front-fill uso d&b, precisamente delle Q7 e delle Q10, disposte secondo l’ampiezza della particolare venue”. La scenografia Luca Brozzi è il responsabile video per Event Management. “Utilizziamo sei schermi di 3 metri x 2 metri, disposti su due diversi piani, con quelli frontali curvati. Si tratta di MiTRIX della Barco, gestiti da Catalyst. Per le riprese live usiamo tre camere: due remotate, delle Sony broadcast 3CCD sul palco, collegate tramite SDI al banco, ed una con operatore in fronte palco. “Soprattutto abbiamo prodotto tutti i contributi visivi – aggiunge Luca – in parte basandoci su alcune immagini fornite da Irene, provenienti da un suo book, ma effettate e trasformate in veri video, in parte girando noi stessi in studio, spesso usando il chroma key. Io durante lo show ho il compito di mixare tutti i vari contributi, cosa che faccio tramite una Wholehog che in pratica uso come un vero mixer video; in alcune parti ovviamente diamo spazio alle luci, in altre al live… insomma cerco di creare uno spettacolo visivamente piuttosto vario”. Per darci qualche dritta sull’illuminazione dello spettacolo, c’è Adriano Sanson, lighting designer. Che tipo di disegno luci hai creato per questo spettacolo? Il disegno nelle piazze è una trasposizione di quanto ideato per lo spettacolo nei teatri, da cui non si differenzia di molto; abbiamo giusto aggiunto 12 ACL dietro, a terra, ma in effetti lo spettacolo è rimasto più o meno lo stesso, solo un po’ più rock. Il tema, infatti, è rimasto quello del sogno, ripreso dal titolo dell’album, ma certamente l’intenzione di creare una certa atmosfera con le luci riusciva molto meglio in teatro, perché in un ambiente più raccolto è più facile coinvolgere il pubblico, mentre in piazza, come sai, diventa tutto un po’ dispersivo ed è più facile comunicare energia. Che materiale utilizzi? Questo disegno prevede l’uso di 48 testemobili: 12 Coemar Infinity Spot XL da 1400, 12 Infinity Wash XL, 12 MAC 700 Martin e 12 Infinity S ACL Coemar; poi quattro Atomic strobo Martin e due Panorama Coemar per il fronte palco, tutto comandato da una console Avolites, marchio che uso da sempre e con cui mi trovo bene. Per questo spettacolo ho deciso di adottare il modello nuovo; programmo il minimo indispensabile, e questo banco mi permette di interagire con facilità con la musica live, in tempo reale, cosa utile soprattutto nei concerti in piazza perché dà la possibilità di correggere e ritoccare la programmazione al volo, in base alle caratteristiche della venue o dell’illuminazione circostante, luna compresa, senza entrare nelle programmazioni. Quindi niente alogene! Sì, è una richiesta della produzione. Per velocizzare il montaggio è molto più comodo fare i puntamenti con le testemobili dalla regia, insomma è una scelta logistica. Le uniche luci alogene sono quelle dei blinder. Come hai interagito con il video? Con i contributi video ho interagito molto poco, gli ho principalmente chiesto di abbassare la luminosità degli schermi per non ammazzare il disegno luci, ma tranne qualche accordo su alcune scelte cromatiche non c’è stata molta interazione. In effetti, in generale, il disegno luci è molto su Irene, perché lei è una leader con una band, quindi tutto gira intorno a lei. E finalmente lo show Dobbiamo dire che ascoltare il d&b è sempre piacevole, in questo caso settato in versione rock, con bassi profondissimi e potenti e voce molto aggressiva. Questo almeno in regia, dove, come al solito, i bassi si sommano costruttivamente; usciti da quella zona il sound era un po’ più rilassato e rilassante, conservando però, ovviamente, le sue ottime carat- 5: Uno degli array di otto J-8 e due J-12 d&b audiotechnik dell’impianto principale. 6: Luca Brozzi, responsabile video in tour per Event Management. 7: Adriano Sanson, lighting designer. 6 7 www.soundlite.it 63 Live concert Event Management presenta i suoi nuovi studi. Personale Personale Audio Direttore di Produzione Alberto Muller Fonico FoH Marco Monforte Fonico Monitor Luca Morson Lighting Designer Adriano Sanson P.A. man/assistente FoH Nicola Pugliese Backliner Sebastiano Borsetto Paolo Betta Bettone Personale luci Electrician Dimmer Andrea Davanzo Abdellatif Quarrak Sergio Giacomin Trasporti Lighting designer Direttore video Red Tyre di Gianni Visconti Adriano Sanson Luca Brozzi 8: Vista “romantica” dei 12 Coemar Infinity ACL (sul truss in basso), degli Infinity Spot XL Coemar (sopra), e degli schermi MiTRIX al fondo palco. 9: La linea dei sub d&b audiotechnik J-SUB davanti il frontepalco e J-INFRA ai lati. teristiche timbriche. Guardando il modo di mixare di Marco Monforte ci veniva quasi da sorridere: potremmo definirlo adrenalinico, visto che non sta fermo un attimo e, ben che vada, controlla ad ogni secondo ogni singolo strumento su ogni singolo canale… ma visti i risultati chi può dirgli niente? Bella la disposizione dei video sui due livelli che otticamente dà la possibilità di creare un’unica immagine o di gestire le sei mattonelle in modo differente; ci è parso ottimo anche il lavoro di produzione video, così come il mix, almeno in rapporto ai mezzi di ripresa a disposizione. Anche il disegno luci ha svolto egregiamente il suo compito, anche se il taglio demodé non ci ha convinto troppo, e soprattutto ci ha disturbato, come a gran parte del pubblico, l’uso eccessivo e prolungato, se non sadico, delle luci bianche puntate negli occhi: non ne capiamo il fine e ne sconsigliamo l’abuso. Ma, ovviamente, i nostri sono solo punti di vista. 8 9 Abbiamo trovato una band ormai molto affiatata, una situazione tecnica all’altezza ed un’Irene sempre carica di energia e voglia di cantare divertendosi. Una bella serata per i turisti di Riccione accorsi numerosi a riempire la piazza. Nuove postazioni di grafica e postproduzione hd. Uffici e Studi di post produzione: via XXV Aprile 68, 20068 Peschiera Borromeo - Milano tel. + 39 02 55 301 866 64 novembre/dicembre 2010 - n.86 [email protected] Magazzino: via E. Fermi 12, 26839 Zelo Buon Persico - Lodi tel. e fax +39 02 90 659 623 www.eventmanagement.it EVENT MANAGEMENT tutta la tecnica per l’evento on stage di Evita Douglas Cole LA PRODUZIONE DI BILL KENWRIGHT Dopo Mamma Mia! l’anno scorso e Cats due anni fa, anche quest’anno Ravenna Festival ha presentato un musical di serie A. 66 novembre/dicembre 2010 - n.86 N el campo dei musical, i cognomi vanno in coppia. Anche se non hanno collaborato con la costanza di Gilbert & Sullivan o di Rodgers & Hammerstein, la collaborazione tra Webber & Rice ha prodotto cinque musical, tra i quali tre delle più conosciute opere del genere: Joseph and the Amazing Technicolor Dreamcoat, Jesus Christ Superstar e Evita. Alcune cose non si possono spiegare, ed una gran parte di queste cose esiste nel mondo della politica e dell’intrattenimento (che si sono ormai fusi in un’unica amalgama). Nella letteratura e nel cinema, è noto il concetto della necessaria “sospensione dell’incredulità” che il pubblico si deve autoimporre per potersi lasciar intrattenere. Il musical è probabilmente il genere dello show business che più spesso attraversa il confine del surreale per quanto riguarda i temi trattati, e spesso richiede al pubblico una megadose di sospensione dell’incredulità anche prima dell’acquisto del biglietto. Erano gli anni Settanta, il decennio in cui la cultura occidentale, in particolare quella anglo-americana, aveva adottato l’autoironia involontaria come caratteristica distintiva. Prima del grande e finale ritorno all’ombra seriosa gettata dallo Zio Ronnie e dalla Lady di ferro negli anni Ottanta, fu presidente degli Stati Uniti un ingegnere nucleare con un accento iper-meridionale che gli impediva la corretta pronuncia della parola “nuclear”, mentre nel Regno Unito un governo Labour riuscì a far perdere all’Impero Britannico una “guerra” navale contro l’incomparabile potere marittimo dell’Islanda. Si cucivano camicie di nylon, e si era convinti che i pantaloni a zampa d’elefante o i completi celeste con i risvolti estesi come l’apertura alare di un 747 coordinati con scarpe bianche e lustrate fossero abbigliamento accettabile. Insomma, fu un decennio con delle idee un po’ bizzarre, durante il quale la cultura continuò per anni a porsi la domanda “Perché no?” a qualsiasi proposito. A questa domanda, la cultura occidentale ricevette la risposta dagli anni Ottanta, e fu un chiaro e forte “Te lo dico IO perché no”. Venne ovviamente il ritorno alla seriosità, ai nazionalismi, all’orgogliosa avidità e al materialismo del decennio successivo, che riprogrammò il pubblico a disprezzare ogni aspetto della liberale epoca precedente e che lo rimise sul giusto percorso produttivo per rilanciare l’economia globale. Ciononostante, nel mondo del teatro in particolare, sopravvive anche oggi il concetto innegabilmente dimostrato negli anni Settanta che alcuni spettacoli, sulla carta bagni di sangue garantiti, possano, in pratica, diventare leggendari. Io sospetto che questo concetto riuscì a sopravvivere agli anni Ottanta e Novanta solamente perché un musical che diventa leggendario, nonostante qualsiasi assurdità, riesce a generare un’enorme quantità di quattrini. Ogni volta che vedo un musical, cerco di immaginare quella prima riunione in cui i creativi fanno il “pitch” (la presentazione) del concetto dello show ad un gruppo di investitori per finanziare la produzione. Se mi figuro lo scenario della presentazione di Mamma Mia! mi diverto molto, ma le risate che mi prendono quando mi immagino nel ruolo del potenziale investitore di fronte ad un compositore che mi propone Sweeney Todd sono quasi da iperventilazione... però, anche Evita non scherza. Evita seguì lo stesso percorso della precedente opera firmata Webber-Rice, Jesus Christ Superstar, e nacque nel 1976 come un progetto discografico: un “concept album” di un’opera contenente musica che spaziava dalla classica, al latino al rock, basato sulla vita esageratamente romanticizzata di una figura socio-politica dell’America Latina, che tra l’altro fu la moglie di un leader spesso accusato dagli storici di essere fascista... una cosa che oggi immagino non sarebbe in cima alle priorità di budget di una casa discografica anglosassone. Dopo due anni, è maturato il progetto di portare questo progetto sul palco. Molto rassicurante per gli investitori, soprattutto per quelli della produzione newyorkese, sarà stata l’insistenza della regia che il narratore Che, una specie di corifeo nel libretto, sia il ritratto di Che Guevara. Per chi non lo ricordasse, all’epoca si doveva firmare una dichiarazione in cui si affermava di non aver mai fatto parte del partito comunista solo per attraversare il confine statunitense. Ma, per quanto assolutamente improbabile, questo show divenne una hit su entrambi i lati dell’Atlantico, e poi su ogni continente a parte l’Antartide. Portato in scena per la prima volta nel West End nel 1978 al Prince Edward Theatre, con la regia di Harold Prince, fece 2900 repliche, chiudendo dopo quasi otto anni. La produzione originale a Broadway, partita l’anno successivo, fece 1567 repliche in quattro anni. Tra la marea di riconoscimenti vinti da queste prime produzioni, il lavoro del lighting designer David Hersey su quest’ultima vinse il Los Angeles Drama Critics’ Circle Award per il miglior disegno luci nel 1979, seguito dal Tony Award del 1980 nella stessa categoria. Da allora, Evita ricomparve in diverse produzioni teatrali stabili e in tour, ed ebbe l’onore di una produzione cinematografica nel ‘96, con Madonna nel ruolo di Evita Peròn ed Antonio Banderas nel ruolo di Che, che in questa produzione aveva perso tutta la www.soundlite.it 67 on stage 1 2 3 4 somiglianza con Guevara. Probabilmente questo riadattamento del ruolo venne effettuato meno per motivi politici che per evitare che il pubblico tipico di un film con Madonna e Banderas rimanesse confuso, riconoscendo Guevara solo come “quel tizio sulle magliette dei Rage Against the Machine”. Attualmente in tournée nel Regno Unito ed in Europa è una produzione di Bill Kenwright, con regia condivisa tra Kenwright e Bob Tomson. Nel giugno di quest’anno ha fatto tre tappe in Italia, in venue completamente diverse tra loro: sei date al Teatro Politeama Rossetti a Trieste, cinque date nel Giardino di Boboli a Firenze e cinque date al PalaFiera di Forlì. Qui l’abbiamo intercettata noi, nel nostro pellegrinaggio annuale al musical di spicco del Ravenna Festival. Arriviamo al PalaFiera al mattino della seconda data a Forlì; ci accoglie la carinissima Ilenia Carli, tour manager per l’agenzia Live Arts. Ci accompagna nella sala a vedere l’allestimento. La scenografia colpisce subito come semplice ed elegante. Comprende tre portali che dividono il palco in tre “strati”, dal boccascena fino al fondale. I portali sono progressivamente più piccoli verso il basso, fornendo l’efficace illusione di più profondità di quella reale. Per tutta l’ampiezza del fondale, invece, si estende un porticato con archi e colonne, con una doppia scala verso un balcone alto due metri. Altri balconi piccoli entrano dai lati fuori scena, e due ulteriori archi con colonne portanti sono montati su binari in modo da poter essere portati dentro e fuori dalla scena. 1: Andrew Fugle, “sound 2”. 2: David Beckham, “sound 1”. 3: Daniel Samson, responsabile dell’audio per la produzione. 4: Chris Cunningham, responsabile per il lighting, nonché programmatore dello spettacolo. 5: Da sx: I tour manager Paolo Cantù e Ilenia Carli, e Matteo Matteoli, responsabile tecnico per la produzione italiana. 68 novembre/dicembre 2010 - n.86 5 La produzione Ci raggiungono davanti il palco i suoi colleghi Matteo Matteoli e Paolo Cantù. Ilenia ci nega il piacere di un’intervista, e lascia ai due maschietti il compito di spiegarci i dettagli della produzione. Cominciamo con Matteo, che funge da tramite per la parte tecnica tra la produzione inglese e la location. Che tipo di lavoro hai svolto per questa produzione? Inizialmente sono stato a Londra a vedere lo spettacolo e l’allestimento per capire se fosse davvero fattibile trasportare il tour in Italia, pensando in anticipo anche a cosa sarebbe servito qui per ospitare lo spettacolo. Come puoi vedere, è una produzione pensata per un tour in teatri classici, con graticci ecc. In Italia, invece, in due location su tre abbiamo dovuto fare con un tetto Layher. Bisognava trovare, insomma, il modo di adattare l’allestimento ad ogni location. Che problematiche hai dovuto affrontare? A Trieste è stato tranquillo, infatti questo spettacolo è facilmente allestibile in teatro. A Firenze abbiamo avuto la “problematica” della pioggia... abbiamo dovuto annullare due spettacoli su cinque. Era comunque già piuttosto complesso portare tutto questo nel Giardino di Boboli. E nel Palasport? Qui si lavora molto bene. L’unica sfida è stata trovare abbastanza alluminio per poter ricreare il graticcio. Parliamo di un’area di 20 metri per 14, con 44 motori. Loro non girano con nessuna struttura, neanche i truss, così la maggior parte del lavoro sta nell’assicurare una struttura corretta quando arrivano. Paolo, tu di cosa ti occupi? Io sono il tour manager. Siamo in due, c’è anche Ilenia Carli. Siamo i referenti per Live Arts, l’agenzia che ha fatto da tramite per l’organizzazione della tournée. Ci occupiamo delle questioni che riguardono il cast ed i tecnici, della logistica dei trasferimenti e poi della gestione del personale locale, carico-scarico, ecc. Come vi dividete il lavoro? Nelle tournée con le compagnie c’è sempre una persona che cura tutta la parte tecnica, Matteo in questo caso, ed un’altra, qui Ilenia, che si occupa totalmente del cast. Io invece mi occupo dei tecnici e dei loro movimenti. Gestisco i sei bilici e mi occupo dei contatti sul posto con la manodopera locale. La squadra inglese, come organizza i lavori? Questa produzione non ha la crew divisa, come nel musical Cats, in due distinte squadre per montaggio e smontaggio, separate da quelle che rimanevano in tour. Qui abbiamo solo il capo della squadra audio, Daniel, che arriva per mettere a posto ogni location e poi torna in Inghilterra. Altri giri di questo genere li abbiamo avuti solo nel caso particolare di Firenze. In quanti sono dall’inghilterra? In totale sono in 54, tra cast, tecnici, ecc. Piu’ colore. Piu’ luce. L’arcobaleno é molto di piú del Rosso, Verde e Blu (RGB). La serie a LED Selador dell’ETC fornisce tutto il resto dello spettro – colori sorprendenti e un bianco sfavillante. Luce per il palcoscenico, lo studio TV e per l’uso architetturale. Scopri l’arcobaleno di differenze che offre il sistema a 7 colori. Contatta il rivenditore ETC piu’ vicino a te per capire quanto puó essere splendida la luce dei LED. L’audio Finita la nostra chiacchierata con Matteo e Paolo, ci presentano la squadra audio della produzione inglese: Daniel Samson, responsabile dell’audio per la produzione, David Beckham (sì, proprio lui), “sound 1”, e Andrew Fugle, “sound 2”. Daniel comincia subito con un po’ di informazioni sul progetto: “Il sound designer, Ben Harrison, è abituato a progettare questo tipo di tour, ma non con questi parametri. London, UK Tel +44 (0)20 8896 1000 ■ Rome, IT Tel +39 (06) 32 111 683 ■ Holzkirchen, DE Tel +49 (80 24) 47 00-0 ■ www.etcconnect.com on stage La scelta del PA era molto difficile perché serviva qualcosa che potesse essere abbastanza trasparente e dettagliato nei posti più intimi e che potesse avere anche impatto e gittata negli spazi più grandi. “Abbiamo 32 d&b Q1 ed otto d&b Q7 come PA principale, tutto fornito da Orbital Sound – continua Daniel – più quattro B2 e sei QSub. Poi abbiamo otto E8 ed un paio di E12 per i fill, sempre d&b. Gli array principali sono formati da undici Q1 per lato, poi quattro al centro, ed usiamo tre Q7 per lato e due centrali in alto per i delay. L’amplificazione è tutta con finali d&b D12 e D6. Questo rende molto facile per noi riconfigurare il PA, ci toglie la preoccupazione di non poter mettere certi diffusori in certe posizioni, perché possiamo semplicemente mandare i patch dove vogliamo e configurare gli ampli per il ruolo che devono svolgere. Usiamo ArrayCalc per configurare gli array, che ovviamente non include i fill e cose del genere, e poi misuriamo e sistemiamo da lì. È molto difficile avere i disegni dettagliati delle venue, e di solito arrivi sul posto e trovi quasi sempre delle sorprese. Con i teatri è molto difficile prevedere i livelli anche dai disegni... per risolvere questo portiamo dietro un sacco di E0 per aggiungere dei delay quando è necessario. Qui abbiamo un truss di delay – con degli hang piccoli ed un paio di center – e questo aiuta, perché quando facciamo i palasport la regia è posizionata dietro i delay. “Sono rimasto impressionato molto positivamente – conclude Daniel – da quanto è versatile il d&b Q. Portiamo in giro i Q7, per poter mettere in piedi anche un sistema da proscenio, dove fisicamente non riusciremo ad appendere dei line array, per motivi di linee di vista o di pesi”. Avete un modo in particolare per far localizzare le voci e per accentuarle nell’impianto? Usiamo i soliti trucchi da teatro: impostiamo un punto zero centrato più o meno a centro palco, ed allineiamo a quello i frontfill ed i Q7 lungo il muro. Con un sistema di queste dimensioni può essere anche molto complicato. L’energia comunque arriva dagli array principali, ma i fill sono essenziali per creare le immagini delle voci e dell’orchestra. Il tuo lavoro in particolare in cosa consiste? Il mio lavoro consiste nel provare ad applicare il design di Ben ad ogni venue. È una sfida non indifferente, visto la differenza tra un posto e l’altro. Quanto tempo serve per l’allestimento? Di solito arriviamo il lunedì mattina e siamo pronti all’ora di pranzo del martedì. Poi la Domenica c’è l’out, e si ricomincia lunedì. Cerchiamo di avere il sistema completamente in funzione per la sera di lunedì, così abbiamo un paio d’ore la mattina di martedì per equalizzarlo. Io rimango fino alla fine del primo spettacolo, poi ritorno per l’out ed accompagno il sistema alla venue successiva per l’in. La squadra audio che lavora durante lo spettacolo chi è? Audio 1 ed Audio 2. David lavora al FoH e Andy sta dietro l’orchestra, fa il microfonista per gli interpreti, segue i com e i cue, ma il compito più pesante del suo lavoro consiste nel seguire i 32 canali radio. Andy fa un paio di spettacoli alla settimana al FoH, anche per mantenere due operativi. Ci spostiamo nella zona di fianco al palco, nella tana di “Audio 2”. Daniel ci spiega: “La squadra audio è responsabile per intercom, cue e CCTV. Abbiamo una struttura di snake multicore, con dei breakout box che mandiamo su ai livelli alti così che possiamo farli scendere sui truss dove ci sono i nostri monitor ed i cue light per il palco. Abbiamo un rack DSM, dove abbiamo il CCTV. Nelle venue dove riusciamo a mettere tutte le telecamere abbiamo diverse visualizzazioni; qua, invece, di CCTV abbiamo solo il setup di base: palco in bianco e nero, all’infrarosso e a colori, ed una linea del MD (direttore musicale - ndr). C’è anche una telecamera motorizzata (pan, tilt e zoom) per poter dare allo show caller delle inquadrature molto specifiche. “Ci sono quattro canali principali di com – continua Daniel – ed abbiamo una matrice così che possiamo sistemare un paio di linee private o un program feed per quando i seguipersona sono dietro un muro di vetro. Le comunicazioni radio avvengono tramite gli HME per la zona del palco e dei normalissimi Motorola per le distanze più elevate. Tutto il sistema intercom è alimentato tramite UPS. Sembra banale, ma... ad Atene c’è stato un blackout, e le luci d’emergenza della venue non si sono attivate: almeno siamo riusciti a comunicare, anche solo per dire ‘tutti fermi dove siete’”. Visto che siamo nella zona di solito occupata da Andy, gli facciamo qualche domanda sul sistema radiomicrofonico. 70 novembre/dicembre 2010 - n.86 Passando ai radiomicrofoni... quanti canali state usando? 32 canali di ricevitori Sennheiser EM 3532, tutti in rete tramite il router Net1 e gestiti dal software WSM. Usiamo trasmettitori bodypack SK 5012 con capsule DPA 4061 sulla fronte o sulla guancia degli attori. Abbiamo due unità di distribuzione d’antenna con quattro coppie di antenne, per le due diverse bande di frequenza che usiamo. La parte “sotto” va dal canale 59 al 64, mentre la parte “sopra” copre più o meno i canali da 66 a 69. Come ti trovi con la situazione dello spettro a radiofrequenza in italia? In Italia è stato un grosso problema: in confronto ad altri paesi, anche se la banda disponibile qui in Italia è abbastanza larga ci sono grosse fette mangiate dalla TV digitale. In tutte le location italiane ho avuto almeno due canali TV (16 MHz della mia banda totale) murati dalla TV digitale. Siamo al punto che qui non ho una singola frequenza di backup... ed alcuni trasmettitori ho dovuto assegnarli ad interpreti specifici che non vanno in certi punti del palco. Se non avessi a disposizione il software WSM, o un attrezzo simile, gli spettacoli qui o a Firenze non sarebbero stati possibili. Quanti microfoni avete sul palco contemporaneamente durante lo spettacolo? Ci sono parecchie scene in cui tutti i radiomicrofoni sono in uso contemporaneamente. Usiamo 28 canali durante lo show, ma in realtà sono 23, con ricevitori e trasmettitori ridondanti sui cinque interpreti principali. Ci spostiamo dietro il palco, completamente fuori della sala, dove viene nascosta l’orchestra. Qui, David ci dà qualche informazione sulla gestione della musica dal vivo: “Durante il resto di questa tournée – ci spiega – l’orchestra è stata quasi sempre nella buca davanti al palco, ma nelle ultime due venue siamo stati in remoto. Nel Giardino di Boboli l’orchestra era sotto una tenda, in un campo a circa 50 metri di distanza dal retropalco. Nonostante la tecnologia, è molto difficile per i musicisti stare isolati in un luogo distante dal palco. Qui a Forlì c’è una situazione abbastanza buona, anche se ancora da remoto. C’è comunque una certa energia che arriva fino a qui dietro ed i musicisti riescono a sentirsi parte dello spettacolo. “Dalla band – continua – ci sono 24 canali solo di tastiere, che vengono premixati con uno Yamaha DM1000 da cui esce una coppia stereo per il PM1D. Il PM1 riceve in tutto circa 40 canali: 14 di percussioni, 12 per la batteria, lo stereo per le tastiere, tre chitarre, basso...” Come rimandi i mix alla band? Io ricevo tutto dalla band, creo dei mix per ogni sezione e li mando dal PM1D al sistema Aviom che usano per il loro monitoraggio, così che possono mixare sé stessi. Abbiamo voci, ottoni, percussioni, batteria, tastiere... Siamo partiti con una sezione di fiati e a metà tournée l’abbiamo sostituita con una sezione di archi... la produzione ha deciso che era più adatta e che aveva un’immagine migliore nella buca dell’orchestra. Così l’Aviom 16 è praticamente pieno... Sì, è pieno... Bisogna dire che al direttore musicale devono tornare anche le voci ed altre cose. Dalla prossima data aggiungeremo anche una sezione di archi. C’è monitoraggio dell’orchestra per i cantanti sul palco, cosa usate per quello? Usiamo delle d&b E3, posizionate ai lati sulle truss delle luci, e delle Meyer MM4 nella posizione del “gobbo”. Spostandoci in regia FoH, ci troviamo dietro una vecchia maestosa signora Yamaha PM1D. Qui facciamo qualche domanda a David su quello che succede dopo che il segnale lascia il palco. Il percorso del segnale è completamente digitale dal palco fino all’impianto? Siamo in digitale dagli ingressi ma non siamo in digitale fino agli ampli... sarebbe stato troppo, lavorando in queste circostanze. Come gestisci gli input? Teniamo tutte le voci più vicine possibile, e cerchiamo di tenere tutto quello che dobbiamo utiliz- www.soundlite.it 71 on stage 6: La zona dell’orchestra, fuori dalla sala nella zona di carico/scarico del PalaFiera. 7: Panoramica del palco. zare spesso sul primo layer. Tutti i ritorni sono sul layer sottostante. Ci sono tantissimi effetti sonori. Da dove vengono tenuti gli effetti sonori? Risponde Daniel: Sono su CSC Show Control, software scritto da Richard Carter, e la piattaforma del software è perfetta per questo lavoro. Aggiunge David: Si può anche controllare la console da quel software, utilizzandolo come MIDI Master per controllare le scene del banco direttamente dalla cuelist del software. Normalmente in questo spettacolo faremmo così, ma qui abbiamo deciso di fare le scene dal banco e lanciare dal software semplicemente gli effetti. Abbiamo pensato che così fosse più sicuro. Tra l’altro, questo banco è un backup: a Firenze, la settimana scorsa, l’altro è rimasto sotto una pioggia torrenziale... ed è tornato in Inghilterra. “Per quanto riguarda CSC abbiamo un sistema ridondante, con tutti gli effetti sincronizzati con timecode su ADAT. Così, in caso di problemi, anche in mezzo ad un singolo effetto, possiamo cambiare da ingresso CSC ad ingresso ADAT con un singolo pulsante. Che outboard state usando in particolare? Abbiamo un TC System 6000 con equalizzazione dinamica sui gruppi vocali: il main vocal group ed il chorus group. Anche il riverbero principale è su quello. In alcune scene ci sono dei reverberi anche sugli effetti sonori e questi sono fatti con gli effetti interni del banco. 6 72 novembre/dicembre 2010 - n.86 Quante scene avete? Una cinquantina. Le scene sono fondamentali nei musical. Quanti diversi mix? Le 48 mandate sono praticamente piene. Il PM1D per questo motivo rimane la prima scelta, in teatro. Il sound designer ha specificato il PM1D proprio per questo... forse non prevedeva una data all’aria aperta sotto la pioggia torrenziale, ma per questo esistono i backup. Abbiamo un massimo di 16 matrici sulle uscite principali, e qui ne stiamo utilizzando 14, compresi i sub. Aggiunge Daniel: abbiamo impostato le uscite per i sub, così abbiamo diversi mix per i woofer, e riusciamo a determinare quanto di ogni cosa va ai diversi tipi di sub, ai Q‑SUB o ai B2. Per esempio, se abbiamo un segnale sub-bass dalle tastiere, non serve inviarlo ai Q‑SUB perché non riuscirebbero a riprodurlo, così lo mandiamo ai B2. Nello spettacolo c’è anche l’effetto sonoro di un terremoto, in cui i B2 fanno un lavoro straordinario. Le luci Ringraziando la squadra audio per l’approfondito tour dell’impianto, passiamo al gioviale scozzese Chris Cunningham per avere qualche informazione sull’illuminazione dello spettacolo. Chris è il responsabile delle luci per la produzione, associato al lighting designer Mark Howett, e ha programmato lo spettacolo. “Normalmente non giro con lo spettacolo quando siamo in Inghilterra – spiega Chris – ma in Europa sono rimasto in tour per assicurare che il valore della produzione rimanesse all’altezza. “Il parco luci è fornito da HSL – continua – ed è principalmente composto da VL3000 Spot, dei Robe ColorWash 1200 EAT sopra, altri ColorWash 1200 ed uno standard ballet boom a tre proiettori per il FoH. Tra i vari “livelli” di portico delle scenografie, sui truss verticali, ci sono un altro ColorWash 1200 ed un VL1000 Spot a scarica per i tagli, questi ultimi con shutter invece di iris, perché lo spettacolo necessita di tagli molto precisi. Poi sotto ogni VL1000 ci sono dei Source Four con gli scroller, in basso. Lo spettacolo si basa moltissimo su quei ballet boom per fornire molta ‘scultura’. Abbiamo poi 12 proiettori generici sul truss davanti, wash da tre colori. Ci sono inoltre dei birdie sul fronte palco, otto Thomas 1K per il ciclorama sopra e dieci groundrow da 500 W sotto. “Qui a Forlì è un po’ strano – continua Chris – perché non abbiamo potuto appendere il muro dietro, che normalmente entra ed esce dal palco. L’abbiamo dovuto mettere 7 in un punto in cui i Robe Wash sopra non riescono ad illuminarlo da dietro. Lo spettacolo perde così un po’ della sua profondità, perché quello si usava come una ‘tenda di luce’. Fortunatamente abbiamo questi ballet boom che riescono creare almeno in parte l’aspetto tridimensionale”. Il controllo? Per quanto riguarda il controllo, lo spettacolo è tutto programmato sulla GrandMA Full, collegata al palco in ARTNet su cavo ethernet. Penso che l’ultimo cue sia il numero 311, ma ci sono un totale di di circa 400 mark, cue con i followon, eccetera. So che la produzione originale di Prince di Evita ha avuto diversi riconoscimenti per il lighting. Howett ha preso spunto in qualche modo per questa produzione? Per niente. Prima di tutto, la scenografia è diversa e la regia differente. Secondo, la produzione di Prince era pensata per un teatro stabile, non per una produzione in tour. E poi Hersey ha progettato le luci di quella produzione 35 anni fa... i tempi e la tecnologia cambiano. Lo Show La produzione di Kenwright di Evita non delude. Il cast è ben rodato e Abigail Jaye fa un lavoro eccellente nel creare empatia fra il pubblico e la più amata velina della storia mentre sale la scala della fama e del potere. Mark Heenehan è convincente come Peròn e Mark Powell è molto bravo come Che. Il suono è potente ma controllato, non è impostato come un rinforzo trasparente, in questo caso una cosa piuttosto difficile, considerando il riverbero contro il quale si deve combattere nel PalaFiera. Comunque, non si tratta di un’opera lirica, e nel musical musica e voce amplificati ci stanno. La versatilità della scenografie di Matthew Wright in coordinamento con le luci di Mark Howett è veramente impressionante. Con quello che sembra pochissimo materiale, riescono a ricreare molto efficacemente grandi spazi, piazze e sommosse, ma anche cantine e cattedrali. Alle fine, sicuramente, una gran bella serata. www.soundlite.it 73 on stage Personale Presentata a Forlì da Ravenna Festival Tournée Italiana a cura di Live Arts Management srl Una produzione di Bill Kenwright in accordo speciale con The Really Useful Group Produzione Libretto di Tim Rice Musica di Andrew Lloyd Webber Regia Bill Kenwright Bob Tomson Scene Matthew Wright Coreografie Bill Deamer Lighting designer Mark Howett Ben Harrison Sound designer Orchestrazione Andrew Lloyd Webber David Cullen Lally Broome Resp. costumi Resp. parrucche Darren Ware Resp. carpenteria Maitland Wakefield Divisi progettati da Dennis Fitzgerald Resp. audio per la prod. Dan Sampson Chris Cunningham Resp luci per la prod. Costruzione scenografia Stephen Pule Workshop Weldfab Engineering Set Up Scenery Service audio Orbital Sound HSL Service luci Resp. trovate sceniche Dianne Kelly Artisti scenografici Tamsin Marshall Will Roberts Janet Stanton Gerard Strong Costumi Jane Gonin Richard Hanscombe Stenn Vollmuller Carole Coates Judith Clarke Judy Ward Jenny Adey Cappelli Saira Saheed Acquisti Amy Peck Management orchestrale David Steadman Allenamenti vocali Louisa Ridgeway Programmazione tastiere Gareth Huw Davies Pubbicità e design Target Live Grazie anche a: Cherida Langford, Liverpool Echo, Laurie Mansfield, JD McDougall Ltd, Kirwin&Simpson, Tom Carradine, Robe Alderton, Simon Stuart, Chris Headlam e Mike Oates, Matt Brigg, Trish Wilkinson Tour manager per Live Arts Management Paolo Cantù Ilenia Carli Coordinatore tecnico per le date italiane Matteo Matteoli 74 novembre/dicembre 2010 - n.86 Personale in tour Cast Eva Che Peròn Mistress Magaldi Understudies Abigail Jaye Mark Powell Mark Heenehan Abigail Matthews Stephen Carlile Eva Emma Barr Matt Wilman Che Peròn Christopher D. Hunt Sasha Ransley Mistress Ensemble: Emma Barr, Errol Clayton, Craig Deuchar, Anouska Eaton, James Grant, Andrew Gordon-Watkins, Christopher D Hunt, Natalie Langston, Natalie Moore-Williams, Christopher Palmer, Jessica Parker, Sasha Ranslet, Rebecca Reynolds, Daniel Sharpe, Callum Train, Anthony Williamson, Matt Wilman Comparse: Albert Bartoletti, Luciana Petrini, Falvio Colonna, Bellini Francesca, Silvia De Lorenzi, Martina Lombardi, Luca Di Chiara, Vanessa Furgani, Francesco Bratti, Eros Quercetani, Paolo Paganelli, Maria Rambelli, Gianfranco Boattini, Elena Picchi, Duana Brachi, Gianluca Bassini, Valentina Ferroni. Bambini I bambini della Scuola Musicale “Dante Alighieri” di Bertinoro L’orchestra Direttore musicale Direttore/ass. MD/Tastiere 1 Tastiere 2 Tastiere 3/fisarmonica Chitarra Contrabbasso/basso Tromba/flicorno Trombone Batteria Percussioni David Steadman Andrew Corcoran Mike Steel Moira Hartley Tom Green David Brown James Davies Chris Cole Jon Hooper James Wycherley Company stage manager Deputy stage manager Technical stage manager Ass. stage manager Sound 1 Sound 2 Capo elettricista Tecnico Capoparrucchiera Parrucchiera Ass. parrucchiera Capocostumista Costumista Ass. costumista Mark Wilkinson James-Paul Hayden Markus Zeibeck Katy Keggie David Beckham Andrew Fugle Nick Hollingdale David Ayton Linzi Bowen Elise Baker Helen Russel Amanda Heatley Lynsey Baker Sarah Becs Staff on stage Rigoletto di Mike Clark A Mantova un canale di riserva con un ponte radio; ma installare delle fibre ottiche attraverso la città sarebbe stato improponibile, quindi abbiamo noleggiato due fibre ‘spente’ già installate, alle quali abbiamo collegato le nostre apparecchiature. Naturalmente non ci sono fibre per tutti i set quindi al teatro c’è un nodo dove sono commutate, in direzione Palazzo Ducale, Palazzo Te e Rocca di Sparafucile. In quest’ultima sono state stese appositamente, perché non c’erano neanche le linee telefoniche. “Per quanto riguarda la messa in onda, abbiamo un caporete nei vari set: Palazzo Te nel primo atto, nel secondo Palazzo Ducale e nel terzo Rocca di Sparafucile, tutto fatto con due stazioni satellitari HD. “Invece di dedicarsi alle riprese, le sezioni audio dei nostri OB van svolgono un ruolo fondamentale di ‘servizio’, smistando i segnali audio per la diffusione sui set, oltre a gestire la capillare rete di intercom che viaggia su rete LAN ADSL aziendale, con ISDN di riserva, come se fossimo in sede RAI”. A Mantova, Fizzardi si è dedicato alla produzione vera a propria, ed il progetto audio è stato curato da Tony Ciano: “Sono il responsabile Radio RAI per la parte audio – ci spiega – e coordino una squadra di tredici persone. I servizi tecnici del nostro reparto di ingegneria hanno il compito dello sviluppo e della gestione degli impianti”. Dopo il grande successo internazionale di “Tosca nei luoghi e nelle ore di Tosca” in diretta da Roma (1992), e di “La Traviata a Paris” in diretta dalla capitale francese (nel 2000), “La Via della Musica” ha portato di recente a Mantova il Rigoletto di Giuseppe Verdi. U n altro “film in diretta”, ideato e prodotto da Andrea Andermann, con Placido Domingo nel ruolo di Rigoletto e la regia di Marco Bellocchio. La fotografia firmata da Vittorio Storaro (vincitore di ben tre Oscar) e l’Orchestra Sinfonica Nazionale Rai diretta dal Maestro Zubin Mehta. Le riprese video in HD sono state curate dalla Direzione Produzione TV, mentre le riprese audio in digitale dalla Rai Direzione Radio. Come avvenne a Roma e a Parigi, la particolarità del progetto consisteva nel fatto che gli interventi 76 novembre/dicembre 2010 - n.86 dei cantanti-attori e del coro si sono svolti a distanza tra loro, con l’orchestra in un set a lei dedicato (il Teatro Bibiena), distante dalle altre location, ma ad esse collegato “bidirezionalmente” tramite fibre ottiche. Collegamenti di un’importanza fondamentale, perché hanno permesso ai cantanti di mantenere la coerenza temporale con l’orchestra tramite un monitoraggio musicale dell’orchestra ed uno video col “gesto” del direttore. Il direttore, a sua volta, doveva visualizzare i movimenti scenici dei cantanti e, insieme all’orchestra, ascoltare l’audio dei loro interventi. Alcuni dei personaggi chiave di questa imponente produzione, andata in onda in diretta su Rai1 e in mondovisione sabato 4 e domenica 5 settembre 2010 in 138 nazioni, ci spiegano nel dettaglio la gestione dei potenti mezzi messi in campo. Prima di spiegare gli aspetti strettamente tecnici, Fiervisaggio Giorgetti, uno dei quattro tecnici che hanno eseguito l’allestimento audio sotto il coordinamento di Claudio Conti, illustra alcuni dei problemi logistici: “Il fatto che i set siano in luoghi monumentali sotto tutela comporta certe restrizioni; a Palazzo Te, ad esempio, finite le prove, dobbiamo scollegare tutti i cavi, chiudere le finestre per la notte e ricollegarli la mattina seguente! Al Palazzo Ducale, i cavi transitano nel giardino per poi salire ai piani superiori, mentre alla Rocca di Sparafucile abbiamo dovuto passarli sopra gli alberi per evitare che le fibre ottiche si danneggiassero. “Dobbiamo assicurare – continua Fiervisaggio – una copertura uniforme per i radiomicrofoni dei solisti in tutti gli ambienti, anche quelli in cui i cantanti si muovono molto, anche all’esterno. Questo si è ottenuto installando parecchie antenne diversity. “I solisti sono equipaggiati con due microfoni Sennheiser MKE 1, connessi al nuovo sistema di radiomicrofoni con una gamma di frequenza commutabile di 184 MHz, composto dai trasmettitori bodypack SK 5212‑II e relativi ricevitori EM 3732‑II. Ognuno dispone di due trasmettitori in due distinte gamme di frequenza per garantire la ridondanza: il gruppo a frequenza inferiore va da 501 MHz a 589,5 MHz mentre il gruppo superiore occupa la banda da 661,5 MHz a 763,5 MHz. Per evitare problemi di frequenze ci avvaliamo della collaborazione con Dino Tedesco di RAI Way, che si occupa del loro coordinamento, seguendoci costantemente e analizzando lo spettro radio. “Anche posizionare i microfoni per riprendere il coro è stato piuttosto impegnativo: non si devono vedere e, oltretutto, alcune stanze sono anche molto riverberanti, ma si potevano trattare acusticamente soltanto in parte, altrimenti l’intervento si sarebbe visto nelle riprese video”. Il Direttore di produzione RAI è Claudio Fizzardi: “Questa è una delle produzioni più impegnative che io abbia mai fatto durante i miei trent’anni alla RAI – ci racconta – iniziati come tecnico audio. Sono impegnati due OB van, l’Esterno 1 e l’Esterno 2 di Milano, con un totale di circa 45 persone di staff prettamente tecnico. Un’altra unità – una regia mobile componibile contenuta in una serie di flightcase – è stata installata al Teatro Bibiena. “Fra le difficoltà da risolvere – continua Fizzardi – una delle principali era quella dei ritardi dovuti alle apparecchiature. Il ‘tempo zero’ è infatti fondamentale, sia per l’attacco del maestro che per la sincronia tra labiali e suono. Anche per questo, invece di un LCD o un plasma, il monitor usato dal maestro è uno dei nostri rari monitor CRT HD. “Il trasporto dei segnali delle inquadrature del direttore d’orchestra avviene tramite fibre ottiche ed abbiamo anche www.soundlite.it 77 on stage 1 2 3 Ciano continua: “Il progetto prevede una regia musicale fissa in teatro, basata su una console Stage Tec Cantus, che riprende l’audio dell’orchestra. Vi lavorano due tecnici, una consulente musicale, un microfonista ed una persona responsabile per l’impianto. Tramite una serie di ‘base device’ Nexus, sempre della Stage Tec, il suono dell’orchestra è inviato ai tre set – Palazzo Te, Palazzo Ducale e Rocca di Sparafucile – dotati di altrettante regie musicali identiche, ciascuna con due console Yamaha: una M7CL ed una DM2000. “Un altro gruppo di tecnici audio si sposta fra queste tre location, con uno zaino speciale per i radiomicrofoni”. Dario Chiapino, uno dei fonici nella regia musicale al teatro (l’altro era Ciro Lutricuso), spiega: “Facciamo le riprese per sezione, con un totale di quaranta ingressi, compresi un paio di canali con effetti sonori, come temporale, tuoni, etc. Oltre al mix ‘totale’, ho creato nove gruppi separati: violini primi, secondi, viole, violoncelli, contrabbassi, strumentini, ottoni, percussioni e coro. Come effettistica esterna abbiamo un lieve riverbero, ottenuto con un Lexicon 480 e, ad esclusione del primo atto, quando trattiamo alcuni strumenti per creare l’effetto di una banda in lontananza, per il resto il suono è ‘pulito’. “La maggior parte dei microfoni – continua Dario – sono Schoeps, con capsule MK5, commutabili fra cardioide e omndirezionale. Altri, come quello sulla gran cassa, hanno le capsule MK2, perché questa riesce scendere fino a 20 Hz. Sui contrabbassi abbiamo dei Neuman U89, con polare cardioide allargata, ed un Microtech Gefell M930 per il trombone basso, con il fuoco leggermente più lungo dei Neumann. Sui timpani abbiamo dei Neuman KM100 e, sopra il maestro, tre DPA 4006 omnidirezionali, nella classica configurazione triangolare detta ‘Decca Tree’. Altri due 4600 sono appesi ai palchetti sopra l’orchestra, dedicati esclusivamente alla registrazione ambientale per il DVD in programma”. Il tecnico delle M7CL, Maurizio Trevisan, mixa le voci soliste, inviate poi a Marco Diodato al timone delle DM2000, su cui arrivava anche l’orchestra dal Teatro Bibiena. Diodato gestisce effetti e coro, effettuando un mixaggio finale e mandando il segnale alla console Stagetec Aurus delle regie televisive, nell’OB van, dove viene unito all’audio dei contributi VTR. Ciano continua: “Tutto il lavoro svolto – prova per prova ed anche le dirette – è registrato su due multitraccia, in previsione del DVD in surround 5.1. La squadra utilizza per la prima volta un Apple MacPro, equipaggiato con scheda RME HDSP MADI e software Apple Logic Studio Mac, oltre a due Alesis HD24 come backup”. 4 Giorgetti aggiunge: “Le registrazioni permettono ai fonici di riportare i canali sul banco per provare aperture e chiusure microfoni e tutto il resto anche in assenza dei cantanti e dei musicisti, una procedura ulteriormente facilitata grazie ad una scheda per l’acquisizione video che permette di registrare anche un video di riferimento”. 1: Il direttore di produzione RAI Claudio Fizzardi. 2: Fiervisaggio Giorgetti, tecnico audio. 3: Sandro Oliva, fonico responsabile per la gestione dei mixer Yamaha per la diffusione audio sui set. 4: I fonici nella regia musical al teatro, Dario Chiapino e Ciro Lutricuso. 78 novembre/dicembre 2010 - n.86 Come microfoni, oltre alle dodici coppie di Sennheiser MKE1 dei solisti, per il coro e gli “effetti” (passi, etc) sono stati utilizzati mezzi fucili Sennheiser MKH 416 e Schoeps CCM 4, CCM 21 e CMC 6 + MK41. Abbiamo impiegato anche dei BLM 03 (sempre Schoeps) per il quintetto che ha suonato in una scena di ballo. Per dare un po’ più di fuoco al suono del coro è stato utilizzato uno stratagemma insolito: una persona che conosce bene l’opera aveva un paio di MKE1 applicati all’altezza delle spalle del suo costume e si andava a posizionare vicino al coro. 5 Vittorio Magro è il responsabile dei sistemi di monitoraggio audio e video, forniti dal service Mixer di Romanengo (CR). Spiega: “Riceviamo il segnale della telecamera dedicata al Maestro Mehta dalla RAI e abbiamo installato dei monitor nei vari set, in modo che i cantanti possano sempre seguire la sua direzione. L’aspetto più importante dell’audio – ma anche il più problematico – è la necessità di assicurare che i cantanti sentano bene la musica dell’orchestra, ma evitando che i diffusori vengano ripresi dalle telecamere o che rientrino nei microfoni dei cantanti. “La diffusione è richiesta anche nelle aree di passaggio, per la tempistica degli spostamenti e, nelle sale dove cantano, è necessario avere delle casse senza una quantità di bassi esagerata, quindi sono stati scelti dei diffusori K‑Array impostati in modo da produrre un suono abbastanza ‘medioso’”. 6 Al Teatro Bibiena, Vincenzo Pastorino usa una PM5D; riceve tutta l’orchestra e una parte del coro dalla Cantus della RAI, già divisa in sezioni, per un totale di circa venti canali, distribuiti alle cuffie dei 62 componenti dell’orchestra tramite un sistema Aviom ed un sistema Easy Listening della AD Ware – quest’ultimo per gli archi – entrambi gestiti da Eugenio Iannone. Sandro Oliva è il fonico responsabile per la gestione dei mixer Yamaha dedicati alla diffusione audio sui set, due DM1000 – uno posto a Palazzo Te e l’altro nella casa di Rigoletto, ricostruita nel giardino del Palazzo – mentre una 02 è impiegata a Palazzo Ducale ed una 03 a Rocca di Sparafucile. Spiega Sandro: “A Palazzo Te ed a Palazzo Ducale, alle console arriva l’orchestra mixata in stereo dal Cantus nel teatro, un mix stereo delle voci di tutti i cantanti, un mix del program che va in onda e le varie sigle. I segnali viaggiano in digitale via fibra dal Bibiena ai set e li prendiamo dal Base Device della Stagetec. Per la diffusione a Rocca di Sparafucile mi arrivano tutte le voci separate, perché c’è un punto nell’opera in cui due cantanti sono all’esterno e due all’interno, quindi devono sentirsi reciprocamente. Ho comunque una consulente musicale che segue la partitura al mio fianco, indicandomi, ad esempio, quando l’orchestra riprende a suonare ad un livello normale in seguito ad un ‘pianissimo’, durante il quale ho dovuto alzare il volume per i cantanti”. Vittorio Storaro afferma: “Nel grande progetto di Andrea Anderman di girare questi ‘film in diretta’, portando l’opera lirica, di cui lui è un grandissimo appassionato, nei luoghi e nelle ore, per quanto possibile, dal vero rispetto al libretto, la prima opera, Tosca, insieme a Giuseppe Patroni Griffi è stata per me la grande scoperta di un mezzo che permetteva di unire un po’ tutte le arti – teatro, scrittura, musica lirica, cinema e televisione – e dell’importanza della diretta TV. La Traviata a Parigi ha portato avanti uno stile ormai conosciuto di questo modo di essere in mezzo all’opera, sui set dal vero con i protagonisti, e vivere con loro le emozioni che il libretto descrive e l’opera esalta. Marco Bellocchio, invece, ha voluto affrontare l’opera con una visione più introspettiva, molto più sul personaggio, concentrando la visualizzazione dell’opera molto sui primi piani dei prota- 7 5: Vittorio Magro, responsabile dei sistemi di monitoraggio audio e video. 6: Tony Ciano con il rack Nexus (sotto) ed i ricevitori Sennheiser (sopra). 7: Vittorio Storaro, il direttore della fotografia. www.soundlite.it 79 on stage 8 gonisti. Bellocchio ha usato questo ‘montaggio’, come ama chiamarlo, tra tanti primi piani, con tagli molto vicini e molto stretti. Per me è stato ovviamente molto più complesso, perché avevo uno spazio molto più piccolo per potere visualizzare il movimento delle ombre e della luce”. 8: Il regista Marco Bellocchio osserva le prove dell’orchestra da un palchetto del Teatro Bibiena. 9: La console Stagetec Aurus all’interno di uno degli OB Van. Storaro spiega che il suo lavoro di progettazione dell’illuminazione per un film ‘normale’ parte normalmente dallo scritto e dal concetto centrale che si vuole esprimere. Capito questo, cerca di trovare un concetto fondamentale su come strutturare la narrativa sul piano visivo, quindi come tradurlo in luce a colori. “Il viaggio che io tentavo di fare a Mantova – racconta Storaro – era di passare da questa grande immagine del potere di un personaggio come il Duca di Mantova, 9 che simbolicamente rappresenta tutti gli uomini potenti, ad una più realista in cui molte persone vanno a seguito di un grande personaggio, senza rendersi conto che le cose che dicono possono nuocere agli altri. Effettivamente c’è un parallelo fra la storia di Rigoletto e il mondo moderno. Comunque la cosa importante è sempre l’aspetto iniziale: il concetto”. Per quanto riguarda i proiettori utilizzati per le riprese, Storaro spiega: “Uso dei proiettori costruiti sulle mie indicazioni dalla Iride, l’azienda del mio ex capo elettricista, Filippo Cafolla. Ho sempre sentito la necessità di esprimermi tramite due opposti: la luce e l’ombra. Uso una luce ‘multiforme’, come la chiamo io, che è una luce che avvolge, molto morbida, come la luce nei quadri di Vermeer, poi una luce che separa luci e ombre, come quella di Caravaggio, di cui sono appassionato da molti anni al punto che credo di avere preso il suo modo di rappresentare il dramma umano del conflitto interno che abbiamo fra il nostro inconscio e la nostra coscienza. Quindi ho studiato questi proiettori, che sono modulari, in modo che possano darmi sia delle grandi aree di luce uniforme e soffusa, sia una luce molto incisiva, per avere una separazione di luce e ombra”. Oltre ad Angelo Rizzo, responsabile RAI per il coordinamento e la gestione di impianti elettrici e luci, hanno collaborato con Storaro anche i due figli di Cafolla, Fabio e Daniele, responsabili delle console e dei dimmer, ai quali Storaro dà grande importanza, preferendo usare tutte le luci sotto il controllo di dimmer. Concludendo, Storaro dice: “Questo volo che io tento di fare fra la grande illuminazione, le grandi visioni delle cose nel primo atto, per arrivare alla tragedia di Rigoletto, l’ho dovuto descrivere in uno spazio molto piccolo, il che è stato un pochino più complesso, però mi sembra che siamo riusciti a fare qualcosa di interessante”. A commentare l’esito dell’impressionante lavoro svolto da tutte le persone coinvolte nella produzione, le parole di Andrew Bracewell, direttore tecnico del mezzo inviato a Mantova dalla BBC, con un team capeggiato da Peter Maniura, responsabile della divisione Musica Classica & Performance del broadcaster britannico, con il compito di presentare in diretta l’evento per il pubblico del Regno Unito: “Io ho visto molti grossi eventi, ma questo è stato uno dei più incredibili che abbia mai visto. Il modo in cui hanno fatto funzionare tutto è stato veramente fantastico!”. 80 novembre/dicembre 2010 - n.86 chi c’è in tour Artista Agenzia Service Audio Fon.FoH Fon.Mon. P.A. Monitor Mix.FoH Mix.Mon Serv. Luci Light Des. Imp. luci Mix Luci Service video Edoardo Bennato ICC / New Step Top Service Davide Faraso Giorgio Darmanin Proel Axiom / Powersoft K20 Proel Edge Series Yamaha PM5D Yamaha M7CL Top Service Pier Sini Clay Paky / Sgm / Martin Whole Hog III Top Service Gigi D’Alessio Live Nation Lombardi srl Roberto Rosu Marco Dellatorre Adamson Y10 / Axis 218 / Sennheiser G3 / Lab.gruppen FP6400 K-array FP3400 Venue Profile Yamaha PM1D Lombardi srl Alpha Beam e Spot 700 / Massimiliano Fusco CP Coemar Infinty XL GrandMA Euphon Communication Dalla & De Gregori F&P Group e Ph.D. Alibi Music Service Roberto Costa Andrea Otto Salvato d&b audiotechnik J-12 / / W. May J-Sub / d&b D12 d&b + Shure IEM Yamaha PM5D + AD8HR Yamaha PM5D Alibi Music Service Filippo Rispoli Clay Paky Alpha Beam 700; Golden Color 1200 Avolites Pearl Alibi Music Service Giusy Ferreri Live Nation DG Systems Daniele “Jack” Rossi Stefano Luciani EV XLC 127+/XLC118/ X‑Sub / EV P2000/P3000 IEM Sennheiser ew300 G3 Yamaha PM5D – AD8HR Yamaha M7CL48 – DG Systems AD8HR Fabio Quarchioni SGM Giotto Spot 400 / Coemar i-Wash 575, Panorama Avolites Pearl 2008 Fiorello Live Tour Agorà Pierfrancesco “Hugo” Tempesta Massimo Manunza L-Acoustics V-Dosc / LA8 Clair DiGiCo SD7 DiGiCo D5 Musical Box Rent Marcello Jazzetti Varilite / Coemar GrandMA STS Communications Beppe Grillo Marangoni Mister X Service Bignotti Massimo Martin / Lab.gruppen d&b C6 Venue Profile Mister X Service Luca Dosi Martin MAC 700 Avolites Mister X Service Enzo Iacchetti Immaginazione Leader Sound Paolo Iannuzzi Nexo Geo S1210 / Camco / Yamaha Nexo PS15 Yamaha DM2000 Yamaha DM2000 Leader Sound VCM Ethersound VCM Ethersound Alessandro Moccia Clay Paky Alpha Spot / Wash 700 GrandMA Ultralight I Legnanesi Enrico Barlocco Leader Sound Light Service Mattia Manini Nexo Geo S8 / Yamaha NXAMP 4x4 Camco Vortex6 Nexo PS15R2 Yamaha LS9 32 EtherSound Leader Sound Light Service Stefano Laterza Clay Paky Alpha Spot 700, Alpha Wash 700 Compulite Spark 4D Luciano Ligabue Riserva Rossa Nuovo Service Alberto Butturini L-Acoustics K-1 / LA8 Sennheiser ew300 G3 Midas XL8 Agorà Jò Campana Clay Paky / Zap / Martin / Coemar GrandMA Full Lillo & Greg AB Management Idea Music Service Fabio Caratelli Martin W8LM / Powersoft Proel Edge 15CXP Yamaha LS9 Idea Music Serivce Fabio Persia Dream Light 250/575/1200 Compulite Spark Marco Masini Mamadue Magic Service Ugo Prato Sesto Luciani / Lucio RCF TT33A / b&o Capotosto Shure PSM 600 / Sennheiser ew300 Allen&Heath iLive T112 Allen&Heath iLive T112 Magic Service Massimo Tomasino Coemar Extreme / / Alex Di Gennaro Prolights Beam Modena City Ramblers Estragon Mescal Big Talu Music Service Guido “Talu” Costamagna Graziano “Uazza” Cernoia Martin W8 / Lab.gruppen Martin LE 12 J Soundcraft 8000 40ch “Super Vintage” Soundcraft 8000 40 – 16 Monitor Big Talu MS Davide Conti Narcao Blues Groove Company Progetto Evolution Paolo Cabriolu Davide Sgualdini NEXO Alpha / MCQ Soundcraft K2 Yamaha 2500 Progetto Evolution Roberto Uda Quartaumentata Associazione Quartaumentata Nicolosi Producion Nat Serrano Leo “Luga” Tuscano Axiom 3210/Edge 121 / Powersoft K10 Edge 12cxp / 15 cxp Soundcraft MH3 Roland M400 Nicolosi Producion Julius “The Black” Dufrenne Martin Mac 600 / SGM Giotto 400/ ACL, PAR 64 Avolites Pearl 2008 Donatella Rettore Studio Live Movement Art Roberto Martino Marco Della Monica Meyer MSL4-DS4, 650P, UPA Meyer Allen&Heath ML4000 Allen&Heath GL4000 Movement Art Cosimo D’Avico Coemar/Robe/ETC SGM 2048 Sabatum Quartet PCAX snc Markomix Service Marco Pace Andrea Maruca RCF TTL 33A / QSC EV Tour X Yamaha LS9 32 Yamaha LS9 32 Markomix Service Giuseppe Marra Robe 575 e 250 AT SGM Pilot 3000 con touchscreen LAN Produzioni Ivana Spagna DM Produzioni Fast Service Theo Spagna Domenico Pulsinelli L-Acoustics / L-Acoustics Shure PSM 700 Yamaha PM5D-RH Yamaha M7CL Fast Service M. Tomasino / B. Lauri SGM/Coemar / Ayrton / Studio 2 GrandMA Fast Service – Pandoras Box Le Vibrazioni Barley Arts / Nuove Sonique srl Frequenze Federico Navazio Daniele Falletta d&b audiotechnik C4 / Infra B2 d&b Audiotechnik Max / Shure PSM 900 Midas H2000 Yamaha M7CL Sonique srl Andrea Carlotto SGM / Martin / Coemar Avolites Pearl 2008 Angelo D’Amato Stevan Martinovic DiGiCo SD7 Robe 700 / Coemar 575 / Par, ACL STS Compulite Spark 4D Avolites Tiger Compulite Spark Nicolosi Production Inviateci le schede dei vostri tour per vederle pubblicate in questa pagina 82 novembre/dicembre 2010 - n.86 www.soundlite.it 83 chi c’è in studio Studio Artista Casa Discografica Produttore Fonico Studio Maia Amore&Psiche Maia Verdiano Vera Giorgio Massaro Massive Arts Studios Skunk Anansie Carosello MTV Giacomo Garufi Studio Maia Cristina Baroni Maia Verdiano Vera Giorgio Massaro Artesuono Stefano Battaglia Trio ECM Manfred Elcher Stefano Amerio Massive Arts Studios Blind Fool Love Universal Marco Barusso Marco Barusso Sonoria Studio Paolo Buonvino Vincenzo Cavalli Sonoria Studio Tony Canto Vincenzo Cavalli Officine Meccaniche Cat Claws 42 Records Giacome Fiorenza A. “Cooper” Cupertino Metropolis Digital Michele Cortese Sony Music Lucio Fabbri Alessandro Marcantoni Artesuono Paolo Fresu 5et Tuk Records Paolo Fresu Stefano Amerio Over Studio Ibess Dino Melotti Angelo Parachini Over Studio The Jackie O’s Farm Nicola Fantozzi Artesuono Stephen Keogh Trio Global Music Stephen Keogh Stefano Amerio Studio Maia Liguria Selection (prog TV) Maia Verdiano Vera Giorgio Massaro Sonoria Studio Mannarino Indipendente Leave Vincenzo Cavalli ImputLevel Studio Milani, Henderson, Claudio Zambenedetti Costa e Fioravanti Naive Rec. Studio Nera Naive Edoardo Michelori Edoardo Michelori Artesuono Giovanna Pessi ECM Manfred Elcher Stefano Amerio Officine Meccaniche Max Pezzali R.V. Giuseppe Salvadori Indigeno Studio QBETA Altipiani Peppe Qbeta; J. Blengino Jorge Blengino Artesuono Michele Rabbia Indie Michele Rabbia Stefano Amerio Naive Rec. Studio Radio Londra Naive Francesco De Benedettis Edoardo Michelori Artesuono Enrico Rava ECM Manfred Elcher Stefano Amerio Studio Maia Red Phoenix Blues Maia Verdiano Vera Giorgio Massaro Over Studio Francesco Renga Universal Italia Celso Valli Marco Borsatti Naive Rec. Studio Giuseppe Righini Interno 4 Fulvio Mennella Fulvio Mennella Metropolis Digital sensoXte CMP Luca Venturi Alessandro Marcantoni Metropolis Digital Laura Trent XTC Records Eros Cristiani Alessandro Marcantoni Artesuono Gianluigi Trovesi ECM Manfred Elcher Stefano Amerio Metropolis Digital Viola Valentino CMP Luca Venturi Alessandro Marcantoni Artesuono Graziella Vendramin Indie Graziella Vendramin Stefano Amerio Metropolis Digital X-Factor Compilation Sony Music Lucio Fabbri Alessandro Marcantoni Artesuono Zuf De Zur Indie Mauro Punteri Stefano Amerio Invitiamo tutti gli studi professionali ad inviarci le schede con i loro lavori così da rendere questa rubrica più completa ed interessante 84 novembre/dicembre 2010 - n.86 installazioni Un P.A. per l’Arena La sonorizzazione del Festival Lirico 2010 a Verona L’Arena di Verona è un luogo in cui ogni decisione, ogni movimento ed ogni pensiero si devono confrontare con una tradizione talmente forte che il solo parlare di tecnologia significa dissacrare duemila anni di storia. di È un luogo che, sebbene possa vantare una grandiosità estetica senza eguali, mantiene tuttavia notevoli problemi di acustica durante gli spettacoli di musica colta. Problemi che si traducono in una perdita di suono e frequenze soprattutto nelle gradinate, da dove spesso il pubblico lamenta di godere quasi nulla dell’opera. Problemi che potrebbero facilmente essere risolti amplificando voci e strumenti, come viene fatto ormai in ogni palco all’aperto, ma questo andrebbe a scontrarsi con una tradizione, tenuta ben salda dai cosiddetti puristi, per cui parlare di microfoni e casse equivale 86 novembre/dicembre 2010 - n.86 a nominare il diavolo (che comunque, in quanto “Lucifero”, letteralmente “portatore di luce”, aumenterebbe la luminosità del palco e non certo il volume sonoro). È ormai da quasi 100 anni che l’Arena ospita l’Opera, e nessuno può negare il grandioso impatto scenografico e quella sensazione di reale profondità che esalta straordinariamente il risultato finale di qualsiasi scenografia. Ma, come in tutte le location all’aperto, buona parte dell’impatto sonoro che orchestra e voci dovrebbero avere sullo spettatore viene certamente compromessa dalla mancanza di un ambiente vero e proprio. Infatti in un teatro d’opera e, in particolare, in un teatro all’italiana, si crea un notevole effetto di arricchimento dell’emissione sonora generata sopra e sotto il palco, grazie al naturale riverbero e alle riflessioni immediate che conferiscono brillantezza al suono, rafforzandone la sensazione di potenza e di emissione. Queste caratteristiche rendono il suono grandioso ed al tempo stesso permettono un ottimo utilizzo della dinamica, con pianissimi sempre udibili e fortissimi travolgenti. Niente di tutto ciò, come ovvio, può però verificarsi all’aperto, e non solo per la vastità della platea. All’aperto vengono infatti a mancare sia il sostegno e la profondità dati dal riverbero, sia la sensazione di intensità e di ricchezza timbrica, nonché la spazialità, date dalle “Early Reflections”, cioè dalle prime riflessioni, che risultano essere praticamente assenti. Ma cosa temono i melomani da un impianto di rinforzo sonoro? Ovviamente la prima paranoia riguarda la fedeltà di quello che il pubblico ascolta rispetto a quanto suonato e cantato dagli artisti. Ma, forse ancor di più, è il rischio di appiattimento a spaventare i puristi, perché certamente un bravo fonico potrebbe mixare in maniera eccellente anche un cantante poco dotato, ad esempio, ponendolo artificialmente ben al di sopra delle sue reali capacità. E visto che il mestiere del fonico è questo, non c’è dubbio che qualsiasi professionista sarebbe davvero molto tentato di alzare il volume del tenore in difficoltà o della sezione di archi in serata moscia. Ecco dunque falsata l’esecuzione: orrore! E che ne sarebbe del lavoro del Direttore, se poi un tecnico Giancarlo Messina e Davide Bertozzi alzasse i volumi secondo il proprio gusto? Duplice orrore! Ma allora, come fare a creare un rinforzo sonoro del tutto trasparente (anche dal punto di vista visivo, oltre che sonoro) ma che migliori l’intelligibilità e quella percezione del dettaglio che consente ai cantanti di modulare meglio la voce senza dover spingere il più possibile solo sulla potenza di emissione? Non è facile ma si può fare. Occorre un sistema che ricrei le riflessioni e l’ambiente tipici di un teatro, ma senza aumentare artificialmente la pressione sonora. Non è un controsenso. Ovviamente se si conosce l’effetto Haas, secondo il www.soundlite.it 87 installazioni 1 2 3 1: Mario Di Cola (a sx) e Giambattista Zerpelloni. 2: La squadra di Musical Box Rent. 3: Alessandro Tatini di K‑Array, Graziano Somaschini di Exhibo e Giambattista Zerpelloni di Musical Box all’ingresso dell’Arena. 88 quale – siamo alle nozioni basilari di psicoacustica – se una riflessione, rispetto al suono diretto, arriva in ritardo entro la soglia dei 30 ms, il nostro cervello percepisce un suono unico proveniente dalla stessa direzione. Ma, ovviamente, occorre qui escludere ogni forma di “panpot” o localizzazione delle sorgenti sonore. A progettare un sistema così delicato – dal punto di vista tecnico ma soprattutto artistico-politico – è stato Mario Di Cola. In breve: ha piazzato 128 diffusori ai piedi del palco, ciascuno collegato ad un microfono, posto sopra di esso, che riprendeva la zona del palcoscenico vicina al diffusore. Tutto ritardato ad arte. Niente fonico. Con questa magia – ed alcuni ulteriori accorgimenti – il palco suonava, anzi, risuonava, come quello di un teatro all’italiana, senza che effettivamente nulla di questo rinforzo fosse percepibile a livello di volume ma solo di intelligibilità. Tanto che quando ha cantato un tenore non proprio in forma, il pubblico lo ha fischiato, proprio perché il sistema di rinforzo sonoro non era fatto per modificare artificialmente quanto accadeva sul palco. Cerchiamo di capire meglio. Dopo aver inseguito Mario Di Cola per tutta l’Arena, siamo riusciti a rubargli una mezz’ora per farci spiegare le particolarità e il funzionamento di questo sistema. “Per il fronte palco – spiega Mario – si è studiato con K‑Array e con l’ausilio di microfoni Sennheiser un sistema basato su un’idea di array meccanico, dove ogni singolo microfono viene amplificato da un relativo singolo diffusore, il quale a sua volta riproduce immediatamente il suono catturato attraverso opportune elaborazioni eseguite da un DSP interno. Il suono di ciascun microfono, così processato, è poi riprodotto da un piccolo array verticale di altoparlanti pilotati ciascuno da una batteria di quattro amplificatori distinti che, con differenti ritardi, riuscivano a direzionare verso l’alto della gradinata il suono riprodotto. “Questo enorme array ‘meccanico’– continua Mario – risulta essere distribuito lungo tutto il fronte novembre/dicembre 2010 - n.86 del palco con un totale di 128 microfoni e di conseguenza 128 array verticali lunghi 50 cm, disposti uno di fianco all’altro, ciascuno pilotato da quattro amplificatori per un totale di 512 distinte sezioni di amplificazione. “Il suono captato dalla scena – conclude – unito a quello proveniente dalla ripresa delle sezioni orchestrali, viene poi ulteriormente elaborato da due matrici DSP (Yamaha DME64 N) per essere poi distribuito, utilizzando un sistema Optocore, ad un grande numero di altoparlanti aggiuntivi. K‑Array e Musical Box Rent hanno provveduto a collocare questi ultimi in varie zone dell’Arena con lo scopo di arricchire il suono dell’orchestra e delle voci di piccolissimi contributi, quasi impercettibili, ma sufficienti per aggiungere ricchezza e spazialità. In questo modo migliora la percezione generale senza che vi sia un vero e proprio aumento di intensità sonora e senza che vengano alterati i rapporti tra le voci, ottenendo così il ‘naturalissimo’ effetto di far emergere le doti dei cantanti migliori”. Quale guadagno ha apportato questo sistema che avete applicato all’Arena? Non è una vera amplificazione, come quelle dei concerti pop o rock, ma è piuttosto un leggerissimo arricchimento del suono, questione di pochi dB, talmente pochi che quasi non si sentono se non si presta attenzione. Quindi è una cosa davvero minimale che non va assolutamente ad intaccare la qualità naturale del suono, e questo vale sia per l’orchestra che per le voci. Il sistema principale prevede un leggero sostegno per la voce, ed è tarato in modo molto direttivo e praticamente suona radente alla platea, che a sua volta non ne beneficia quasi per niente. Il sistema è stato orientato sia meccanicamente che elettronicamente verso le gradinate; questo perché il problema dell’acustica non si avvertiva in platea bensì nella parte bassa delle gradinate. Gli altoparlanti che abbiamo inserito hanno quattro sezioni, per ogni colonnina ci sono quattro amplificatori e grazie ai DSP è possibile programmarli in modo da direzionare l’onda di ogni colonna su una precisa sezione del pubblico. Ma, ripeto, il tutto si traduce in un arricchimento generale del suono che fa sì che tutta l’arena possa godere di un lieve riverbero, questo perché una volta che l’arena è piena il riverbero naturale viene assorbito dalle persone, cosa che provoca una mancanza di ambiente e sostanza al suono; con una piccola dose di riverbero siamo riusciti a scavalcare il problema. È stato difficile riuscire a convincere i cantanti e i musi‑ cisti dell’utilità del sistema, vista l’attenzione maniacale per i canoni classici dell’Opera? Siamo dovuti entrare in punta di piedi perché c’era una grandissima diffidenza da parte dei protagonisti, una diffidenza derivante non tanto dal timore di dissacrare l’arte classica quanto dal non sapere che cosa si volesse fare. In sostanza i cantanti, i musicisti e i direttori, temevano di incombere in una perdita di naturalezza del suono dovuta da un sistema che lo amplificava; spiegare che in realtà il sistema non avrebbe affatto amplificato ma solamente arricchito il suono in maniera quasi minimale non è stato affatto facile, almeno fino a quando non abbiamo provato ad utilizzarlo. Inoltre il sistema non prevede un mixer o un fonico che aggiustino le imperfezioni di volume delle voci, queste ultime rimangono dunque neutre, senza possibilità di correggere la resa canora dei singoli artisti. Non c’è quindi una persona che segue gli attori mettendoli più o meno in luce. Questa cosa dimostra il rispetto per la naturalezza dello spettacolo, semplice- installazioni 4 5 4: Uno dei contenitori acusticamente isolati con i microfoni Sennheiser ME36 per la ripresa dei cantanti sul palco. 5: I frame costruiti appositamente, ciascuno contenente otto diffusori KK50 e due subwoofer KU36. 6: La linea dei 16 frame, ognuno a sua volta contenente otto diffusori KK50, lungo il bordo del palco. 7: Uno degli array di KK50 e KK200 posizionati sul perimetro superiore dell’Arena, rivolti verso il pubblico. mente fornendo un lieve sostegno e un arricchimento acustico che normalmente non si otterrebbero in un ambiente completamente aperto. In sostanza il sistema fa recuperare all’Arena la qualità di un teatro all’avanguardia. E i musicisti si sono resi conto di questa naturalezza? Fortunatamente si sono resi immediatamente conto che il suono era naturale e abbiamo riscontrato sin da subito pareri positivi. Ovviamente ci sono stati anche momenti di perplessità perché alcune cose non sono state immediate ma hanno richiesto di essere ben calibrate, talvolta con tempi di messa a punto molto lunghi. Con il contributo degli stessi musicisti e soprattutto con quello di 6 Daniel Oren, uno dei più grandi direttori al mondo che, se vuoi in maniera leggermente aggressiva, mi ha spiegato le sue reazioni e impressioni, abbiamo capito come lavorare: ciò che si percepisce effettivamente sul palco, il disturbo potenziale che il sistema può dare all’orchestra e come i cantanti interagiscono con le voci e con il sistema stesso. Inoltre noi avevamo previsto dei tassi d’amplificazione davvero bassissimi, poi effettivamente ci siamo accorti che ne sarebbe servita anche molto meno, giusto un pizzico. Questa è una cosa molto innovativa che allo stesso tempo mantiene una tradizione, perché se ci pensi tutte le altre arene del mondo si sono arrese al microfonare e mixare l’opera proprio come se fosse un concerto. Qui, invece, ci troviamo di fronte ad una tradizione di oltre cent’anni che non si può minimamente intaccare. Ma soprattutto chi viene ad ascoltare l’opera vuole sentirla per davvero, vuole sentirla totalmente naturale; pertanto è stato seguito un approccio che conserva l’essenza della tradizione classica, dandogli semplicemente un pizzico in più in modo da farlo sentire meglio a tutti, in particolar modo a chi usciva sempre lamentandosi di aver sentito poco o niente. Con chi avete collaborato in quest’impresa? È stato necessario adattarsi a lavorare nel cuore della notte oppure sotto il sole a picco del giorno che rende rovente la pietra dell’Arena, ed è per questo stata preziosissima la collaborazione delle persone che si sono rese disponibili da parte di K‑Array, in particolare di Alessandro Tatini, Francesco Maffei e Tommaso Salvetti, di Musical Box Rent in particolare di Angelo Cremasco e Luca Facci e da parte della mia Audio Labs Systems, in particolare da parte di Alessandro Arturi e di Paolo Calza. Inoltre è stato importantissimo il ruolo di Elena Zannini che ha fatto la ricerca storica sul suono dell’opera lirica. Per alcune informazioni sull’aspetto organizzativo del progetto, riportiamo le nostre domande a Giambattista Zerpelloni, titolare di Musical Box. Giambattista, tu meglio di chiunque altro sei in grado di raccontarmi da dove e come è partita l’idea di questo si‑ stema. Insomma, com’è iniziato il tutto? Qui all’Arena di Verona s’è sempre avvertito questo bisogno di migliorare la qualità audio delle opere, ovviamente non opere rock ma liriche, e s’è cercato di capire se ci fosse effettivamente una soluzione possibile per poter amplificare l’Arena senza far perdere la neutralità acustica delle voci e delle orchestre. Il progetto ha poi iniziato a svilupparsi con l’entrata del nuovo sovrintendente Francesco Giroldini, che ha subito annunciato di essere intenzionato a coprire l’Arena ed amplificare l’opera. Decisi così di incontrarlo per discutere la cosa. Nel frattempo è capitato che ho incontrato Tatini, uno dei titolari di K‑Array, mentre stavano facendo il surround per il concerto di Elisa, e quando ho detto loro che ero qui per fare questa cosa loro mi hanno risposto “ma perché non fate le cose sul serio e non riflette- 1 microfono A/D conversione ogni 8 al mix all’Optocore Sennheiser ME36 D/A conversione Orchestra+Palco ingresso ausiliare da Optocore KA1-1 + KK50 per il monitoraggio dell’orchestra sul palco Orchestra+Palco D/A conversione ingresso ausiliare da Optocore Preamplificatore customizzato RS485 controllo dal software K-Array 7 KA1-1 KA1-1 KA1-1 KA1-1 KA1-1 KA1-1 KA1-1 Da microfoni dell’orchestra KA1-1 16 x 8 Microfoni ME36 8 Amplificatori KA1-1 KA1-1 Speaker Frame KK50 KK50 KK50 KK50 KK50 KK50 KK50 KK50 1 microfono ogni 8 al mix D/A conversione Orchestra+Palco da Optocore ingresso ausiliare 2 x DME64N Yamaha Mix Orchestra Rinforzo effetti+ Palco+Orchestra D/A conversione da Optocore 8 KK50 Rinforzo effetti+ Palco+Orchestra KU36 1 Amplificatore KA1-1 KA1-1 Mixer Dm2000 A/D conversione all’Optocore 2 KU36 sub KU36 D/A conversione da Optocore A/D conversione all’Optocore DSP Ingresso CV GPI per controllo del volume KA1-1 + KK50 intorno la circonferenza dell’Arena D/A conversione da Optocore Orchestra+Effetti D/A conversione da Optocore KA1-1 + KK200 intorno la circonferenza dell’Arena DSP KK50 90 novembre/dicembre 2010 - n.86 D/A conversione Orchestra+Effetti da Optocore www.soundlite.it 91 installazioni VENITE A TROVARCI ALL'LDI S TA N D 7 5 6 , 76 1 E 1 1 5 7 te prima di amplificare l’Arena?”. Poi, a marzo 2008, io e Giroldini ci siamo incontrati casualmente al party della Sennheiser, e ne abbiamo riparlato mettendo in primo piano il bisogno effettivo che ha l’Arena nelle opere, e abbiamo deciso di organizzarci per dare forma alla cosa. Ci siamo rivisti in agosto, alla fine della stagione estiva 2009, per fare i primi rilievi e capire come muoverci, e dopo un paio mesi trascorsi ad approfondire il progetto abbiamo fissato l’incontro con la sovrintendenza. Va aggiunto che abbiamo avuto una persona all’interno dell’Arena che ci ha aiutato davvero tantissimo: Andrea Donà, un ex tecnico che conosce l’Arena mattone per mattone, il quale ci ha spiegato con precisione quelle che sono le problematiche interne che si incontrano quando ci si muove dentro questo contenitore pieno di burocrazia. Lui è stato il ponte tra le operazioni di Mario e la sovrintendenza. Quindi, ricapitolando, la sovrin‑ tendenza ha incaricato Musical Box che a sua a volta hai coin‑ volto K‑array che a sua volta ha coinvolto Mario Di Cola, giusto? Esattamente. Diciamo che abbiamo avuto modo di presentare il progetto alla sovrintendenza, dove sono stati tutti a favore di ciò che abbiamo proposto, e da qua è nato il problema di come poter rendere esecutivo il progetto sulla carta. A questo punto ho deciso di prendere la questione in pugno ed approfittare del fatto che quest’anno Musical Box compie trent’anni, per investire in un progetto che certamente rimarrà 92 novembre/dicembre 2010 - n.86 inciso nella storia dell’Arena di Verona. Diciamo che questo è stato il mio modo per festeggiare e omaggiare tre decadi di dedizione verso il mondo dello spettacolo. Ho coinvolto anche Michele Arduini di Musical Box Rent per gestire al meglio il tutto. Comunque avete avuto una stagione di prova per far sen‑ tire le potenzialità del progetto. Per quanto il progetto sulla carta potesse sembrare credibile, ci hanno chiesto di metterlo in pratica per poterne apprezzare le effettive potenzialità. A quel punto Musical Box Rent ha preso in carica i costi della sperimentazione, imponendo una data di prova (che poi sono diventate quattro o cinque) per richiedere il famoso “si, continuiamo”; quindi il rischio d’impresa è stato assunto da Musical Box Rent e ovviamente anche da K‑array che ha messo in piedi la cosa. A sua volta l’ente lirico non ha affrontato l’acquisto non per motivi economici, ma per motivi di gestione. Infatti affittando il sistema da Musical Box Rent avrebbe a disposizione anche i fonici e i tecnici della ditta che sanno dove mettere le mani, mentre se l’ente lirico lo comprasse dovrebbe preoccuparsi anche di assumere delle persone che lo sappiano gestire. Quindi, in definitiva, non possiamo di certo lamentarci. Anzi, con un pizzico di follia (e ce n’è voluta tanta), con la maestria di Mario che ha seguito minuziosamente ogni aspetto, ogni artista e ogni umore (che qua dentro se ne sentono davvero tanti), possiamo dire di aver centrato l’obiettivo. E ti dico anche il perché: il problema stava nell’avere quell’aiuto che era sempre mancato all’Arena, quella mancanza per la quale tutti gli anni molte persone che venivano qui ad assistere ad uno spettacolo lirico se ne andavano dicendo che non sarebbero più tornate perché non riuscivano a sentire un fico secco. Al tempo stesso c’era anche da fare una proposta dove comunque rimanesse l’aspetto tecnico che Mario ha spiegato poco fa, senza però che si sentisse né si vedesse nulla. Tant’è che il Maestro Zeffirelli, che quest’anno ha firmato tutte le opere, la prima sera che è venuto all’anteprima, ha detto “ci volevano quarant’anni perché sentissi qualcosa?”. Al momento possiamo dire che ci sono ancora delle cose da sistemare e migliorare, ma possiamo dire di aver vissuto tre mesi di sperimentazione con zero problemi. Quindi la sovrintendenza ha detto sì, cioè ha ufficialmen‑ te promosso il sistema? Certo. E devo dire che per Musical Box, che è un’azienda nata a Verona, coronare questo progetto proprio qui nella sua città natale è il modo migliore di celebrare questo compleanno. Piccolo - semplice - a un prezzo accessibile MAC 101 dà il via a una rivoluzione nel lighting design Ideale per produrre facilmente disegni di forte impatto quali grandi matrici su pareti o come sostituto dinamico dei PAR can, MAC 101 ha un prezzo contenuto che permette di utilizzarlo in grandi quantità per progetti di illuminazione rivoluzionari e totalmente nuovi. Anche in quantità più ridotte, MAC 101 è una wash light estremamente efficace e versatile. • • • • • • • • Fascio luminoso e compatto (angolo di campo 13,5°) Rendimento 2200 lm Design ultra compatto e peso ridotto (3,7 kg) Movimento rapido – il MAC più veloce mai realizzato! Colori calibrati CTC variabile Dimming elettronico morbido Alta efficienza, bassi consumi energetici e lunga durata Come mostrato in MTV Video Music Awards! “È la soluzione ideale per tutti coloro che cercavano luci di scena piccole ma potenti.” - Tom Kenny, Lighting Designer, MTV Video Music Awards www.martin.it prodotto di Michele Viola Roland S‑MADI Figura 1. S ‑Madi REAC Bridge è un convertitore di segnale audio digitale, bidirezio‑ nale, tra i protocolli REAC e MADI. Permette quindi di col‑ legare direttamente in digitale dispositivi audio dotati di ingres‑ si/uscite MADI con dispositivi Ro‑ land basati sul protocollo REAC. REAC (Roland Ethernet Audio Communication) è un protocollo proprietario del produttore giap‑ ponese che permette di trasferire fino a 40 canali bidirezionali (80 in totale) di audio a 24 bit/96 kHz su un singolo cavo Cat5e, a bas‑ sissima latenza. Si tratta della tecnologia alla base del popolare sistema di trasporto audio digita‑ le Roland Digital Snake. È com‑ patibile con i dispositivi standard Ethernet, ovvero è possibile split‑ tare il flusso REAC multicanale, ad esempio tra le console moni‑ tor e FoH, utilizzando un comune switch Gigabit Ethernet (di buona qualità, oppure lo switch dedicato Roland S‑4000D). MADI, acronimo per Multichan‑ nel Audio Digital Interface, è uno standard per la trasmissione di au‑ dio digitale multicanale supporta‑ to e pubblicato dall’associazione internazionale Audio Engineering Society. Lo standard, anche detto AES10, è stato originariamente documentato nel 1991, per essere 94 novembre/dicembre 2010 - n.86 poi aggiornato nel 2003. Rappresenta, in un certo modo, l’evoluzione multicanale dello standard di trasmissione au‑ dio stereo AES3 (il parente pro di S/PDIF). Lo standard AES10 del 1991 prevedeva un massimo di 56 canali con sample rate da 28 kHz a 54 kHz. AES10‑2003 prevede la trasmissione se‑ riale su cavo coassiale o su fibra ottica di 32, 56 o 64 canali unidirezionali di audio non compresso, con frequenza di campionamento da 32 kHz a 96 kHz e risoluzione fino a 24 bit per canale. Essendo uno standard pubblico, la mag‑ gior parte dei sistemi audio professionali multicanale met‑ te a disposizione, nativamente o come opzione, ingressi e uscite MADI. Gli ingressi e le uscite MADI del convertitore Roland suppor‑ tano il formato a 56 o 64 canali, sia su coassiale in rame (con connettore BNC) che su fibra. La sorgente di clock può essere selezionata tra i vari segna‑ li in ingresso, REAC o MADI, oppure dall’apposito ingresso Word Clock. Sul retro del dispositivo è presente un connettore REAC Main, al quale si può connettere un flusso bidirezio‑ nale (ingresso/uscita su un singolo cavo) proveniente da un dispositivo Roland capace di comunicare tramite REAC. C’è anche, sempre sul retro, un connettore REAC denomi‑ nato “Split Out”, che fornisce in uscita segnali provenienti dal flusso REAC principale o dall’ingresso MADI, e che può essere utile, ad esempio, per inviare i segnali audio ad un re‑ gistratore o ad una console ausiliaria. L’uscita Split, a diffe‑ renza del Main, supporta l’alimentazione REAC Embedded Power, una sorta di alimentazione phantom su Cat5 utile per alimentare dispositivi Roland come il Personal Mixer M‑48, o il Digital Snake S‑0808, tramite lo stesso cavo che trasporta il segnale. Ci sono poi due connettori BNC e due TOSLINK dedicati all’in/out MADI, rispettivamente coassiale e ottico. Ovvia‑ mente, solo uno dei due ingressi MADI può essere attivo in ciascuna situazione. Le uscite MADI funzionano invece contemporaneamente, trasportando lo stesso set di segnali, Figura 2. che può essere selezionato tra una copia completa dell’in‑ gresso MADI (quando l’apposito commutatore è impostato su THRU) oppure un set di canali provenienti dall’ingresso REAC ed una copia dei canali MADI in ingresso per i restanti (con il commutatore su OUT). Il segnale REAC contiene in‑ fatti al massimo 40 canali audio, mentre l’uscita MADI può contenerne fino a 64. Analogamente, i canali MADI conver‑ titi e trasferiti nel flusso REAC possono essere selezionati tra i primi 40 o tra gli ultimi 16 (da 41 a 56) o 24 (da 41 a 64) dell’ingresso MADI. Sul frontale è presente un connettore D‑sub a 9 pin denomi‑ nato “Remote” per la connessione di un remote controller Roland S‑4000R, o di un computer dotato di porta seriale RS‑232 e di software S‑4000RCS, per il controllo remoto at‑ traverso REAC di dispositivi Ro‑ land quali Digital Snake o Perso‑ nal Mixer. Uno switch di fianco al connet‑ tore Remote è dedicato al blocco di sicurezza delle operazioni dal pannello, per evitare di agire er‑ roneamente sulle impostazioni del convertitore durante il funzio‑ namento. Roland Systems Group Italy, nella persona dello specialista di pro‑ dotto Andrea Gascone, ci ha gen‑ tilmente fornito alcuni diagrammi www.soundlite.it 95 prodotto inoltre, alimenta i tre stage box S‑0808 attraverso il Cat5 stesso. Un quinto stage box converte in analogico gli stessi 40 segnali già inviati al distributore S‑4000M. Nuovo Mixer Potente e Compatto Il diagramma di figura 2 rappresenta invece due possibili configurazioni live/broadcast per il monitoraggio personale. A sinistra, nella sezione rossa, la console invia 40 canali attraverso l’S‑MADI alle batterie di Personal Mixer M‑48 alimentate e interconnesse attraverso gli switch Ether‑ net S‑4000D, capaci di alimentare i dispositivi connessi tramite Power on Ethernet (PoE). Un M‑48 è posizionato accanto alla console per il fonico, alimentato diretta‑ mente dall’S‑MADI. Gli M‑48 possono essere impostati, amministrati, visualizzati e controllati in tempo reale at‑ traverso il computer. Nella sezione destra, cerchiata in blu, la console, attraverso l’S‑MADI, riceve 40 canali da una stage box S‑4000 e invia 40 canali ad un mixer Roland M‑400 che a sua volta gestisce un’altra batteria di M‑48. M‑400, tra l’altro, è in grado di simulare l’ascolto in uscita di ciascun M‑48, oltre ad offrire un controllo degli stessi M‑48 attraverso i fader della conso‑ le, a poter impostare i 40 canali inviati agli M‑48 in pre-eq/ pre-fader/post-fader, ad inviare direct out oppure raggrup‑ pamenti pre-mixati e, ovviamente, come per il controllo via PC, a impostare, amministrare, visualizzare e controllare in tempo reale ciascun M‑48. Una consolle innovativa che trova spazio ovunque Facile da usare e dal sound Incredibile MADE IN ITALY I prodotti audio e video professionali Roland sono distribuiti in Italia da: Roland Systems Group Italy tel. 011 19710336 fax 011 19710347 [email protected] www.rolandsystemsgroup.net esemplificativi di possibili utilizzi del convertitore S‑MADI, che ri‑ portiamo in queste pagine. Il diagramma di figura 1 mostra tre configurazioni possibili legate al collegamento dei mixer digitali dotati di interfacce MADI con gli stage box Roland Digital Snake. Nella sezione rossa, a sinistra, la console principale, attraverso un S‑MADI Bridge, riceve 40 canali mic/line e invia 40 canali di uscita analogici e AES/EBU; contempo‑ raneamente la porta Optical MADI Out rilancia i 40 canali di ingresso ad una seconda console con con‑ nessione MADI ottica in ingresso. Nella sezione verde, al centro, la console riceve 64 ingressi e invia 64 uscite attraverso due dispositi‑ vi S‑MADI interconnessi. A destra, nella sezione blu, la con‑ sole riceve 40 ingressi e invia 32 uscite distribuite su 4 stage box at‑ traverso un S‑MADI ed un merger/ distributore S‑4000M. L’S‑4000M, o t a t t e v bre o m a i b Ab ! e r o il col DESIGN All-in-One Elevata qualità Espandibilità NEW 32 canali, uscite L/C/R, 8 Aux, 4 Matrici, 4 DCA, 4 Mute groups, engine e trasmissione audio di qualità superiore. 8 In/Out a bordo e 2 porte REAC consentono la connessione di stage box remoti, personal monitors e recording system multitraccia. ENDING P PATENT STAGE UNIT REAC MERGE UNIT REAC OPTICAL CONVERTER LIVE PERSONAL MIXER Drei s.n.c. Costruttore e distributore dei prodotti: ® 8×8 I/O UNIT ® FOH UNIT 40CH I/O MODULAR RACK SPLITTER & POWER DISTRIBUTOR NEW REAC MADI BRIDGE REAC CABLE (100M) WITH REEL disponibili altri modelli e colori Sede: Via D. Visani, 5-7/1 - 48022 Lugo (RA) - 0545 23648 - 0545 32928 - Showroom: Via Prov.le Felisio, 52-56 - 48022 Lugo (RA) novembre/dicembre 2010 - n.86 96www.cavicchiluci.com - [email protected] - [email protected] www.rsgemea.com prodotto di Douglas Cole Jands Vista I tempi cambiano, e di certo le tecnologie e le abitudini di chi ne fa un uso professionale non stanno ferme a guardare. Anche il mondo delle console ha dunque cambiato le carte in tavola, tanto che oggi l’oggetto fisico in sé ha perso molta della sua importanza: è più una questione di filosofia d’uso piuttosto che di “attrezzi” a disposizione. Software Il software di Jands Vista è l’innovazione che la differenzia rispetto agli altri sistemi. L’obiettivo principale della casa australiana è stato quello di fornire all’operatore uno strumento in cui tutte le informazioni necessarie a programmazione e playback apparissero in un’interfaccia completamente grafica e visuale. Vista non è dunque solo una console, ma rappresenta una nuova filosofia di lavoro. Come recita il suo nome, questa tecnologia si concretizza in un’interfaccia costruita intorno all’utilizzo di controlli visivi su un touch-screen (Wacom, ad altissima sensibilità e precisione), molto rapida per chiunque sia abituato ad usare un computer. Le consuete operazioni di programmazione con l’ausilio della tastiera non sono più strettamente necessarie. La conoscenza di comandi specifici quali copia, muovi, duplica, incolla, clona non serve; in Vista si eseguono attraverso ovvie operazioni di drag&drop o semplicemente utilizzando gli stessi shortcut che si utilizzano nei PC (es: ctrl+C, ctrl+V). Il Patch Il primo “incontro” con il software avviene nell’ambito del Patch. Dalla libreria disponibile a bordo basterà “trascinare” le fixture interessate in una delle 16 griglie da 512 canali che rappresentano gli universi che Vista può gestire. Proprio questa rappresentazione grafica permette di vedere tutti i canali DMX a disposizione e quelli richiesti da ogni singolo proiettore anche nel dettaglio. Per modificare il proprio patch basterà trascinare uno o più fixture ad un indirizzo diversamente scelto su un qualsiasi universo. Esiste comunque un tastierino numerico per realizzare il patch in maniera tradizionale. Il Layout Una volta terminato il patching, l’utente può organizzare visivamente le icone che rappresentano le fixture su uno o più fogli (Layouts) nella stessa maniera in cui i proiettori stessi sono posizionati rispetto alla scena (Plot). Ci si può “scordare” l’ID di ogni singolo proiettore: la selezione singola o multipla avviene in maniera visuale attraverso il classico “drag” della penna o del mouse. È inoltre possibile creare più visualizzazioni dello stesso parco luci – globali o in dettaglio – secondo le necessità dell’operatore. Durante la programmazione, l’icona di ciascun proiettore mostra dinamicamente la manipolazione che l’operatore sta eseguendo sulla fixture stessa. Questo consente di identificare in un solo “colpo d’occhio” lo stato dei proiettori in scena, compresi i suoi parametri di intensità, posizione, colore e forma (gobo e iris), senza dover fare riferimento a complicate schermate costituite da stringhe numeriche. La Programmazione Unitamente al Layout che rappresenta il plot luci attraverso icone, sono a disposizione tutti gli strumenti grafici 98 novembre/dicembre 2010 - n.86 1 2 per manipolare i parametri dei proiettori stessi, senza aprire ulteriori finestre dedicate. Le aree dedicate alla manipolazione dei canali sono tre: intensità e posizione, colore e forma del fascio. I colori miscelati si impostano selezionandoli direttamente su uno spettrogramma HSV, oppure con slider di livelli CMY e/o RGB, o semplicemente scegliendoli da una tavolozza preimpostata di filtri standard Lee. È poi previsto un menù apposito per la selezione di un colore da una ruota di colori fissi. In alternativa è possibile miscelare i colori, utilizzando controlli diretti (raw) DMX per i vari canali che gestiscono i parametri colore (es. C-M-Y-CTO-ruota colori). Vista opera una scelta “intelligente” di color match (cioè per somiglianza) se si usano palette Lee o HSV qualora i proiettori che si stanno utilizzando siano dotati di sola ruota/e colore. I parametri di puntamento pan e tilt si controllano con la penna su un grafico cartesiano di tipo X/Y, mentre intensità, strobo e shutter sono modificabili tramite degli slider virtuali nella stessa parte della schermata. Ogni componente relativa al fascio – zoom, frost, focus, iris e prisma – possiede una propria unità di controllo. Il software supporta fino a quattro ruote di gobo per ogni proiettore, con controlli intuitivi anche per rotazione ed indicizzazione dei gobo stessi. Per quanto riguarda i proiettori con lame di sagomatura, il software permette di disegnare la sagoma richiesta trascinando e ruotando le lame, anch’esse rappresentate graficamente, con la penna. Fixture Replace La Timeline La programmazione su Vista è definita in Clip. Ciascuna clip contiene uno o più Step. Queste istanze sono rappresentate e quindi manipolabili per via grafica attraverso una timeline, che graficamente è una barra orizzontale lungo una ascissa temporale. L’utente ha perciò la possibilità di regolare la lunghezza della barra (come in qualsiasi altro software basato su timeline) per impostare il tempo di fade della clip. La semplice osservazione delle linee di tempo che compongono una clip fanno intuire quale sarà l’andamento dei singoli parametri durante il crossfade della clip stessa, mentre la gestione grafica dei tempi di fade consente di creare movimenti complessi di transizione dei parametri in maniera visiva. Il sistema consente di programmare in maniera grafico-temporale come si usa fare, per esempio, nei montaggi video: inserita la traccia audio sulla linea di tempo principale, Vista offre tutti gli strumenti marcatori per definire lunghezze e intersezioni tra le diverse clip che “rappresenteranno” il disegno luci del brano. Uno dei problemi più consueti in tour senza produzione al seguito, o in caso di festival, è la necessità di adattare la programmazione dello show al tipo di proiettori disponibili, cosa che spesso richiede svariate ore di programmazione. Per ovviare il più possibile a questo problema, Vista memorizza colori, beam ed altri dettagli della fixture, così che, quando si sostituisce un proiettore, la console confronta le somiglianze “piu vicine” a quelle delle fixture precedenti, adattandole alle nuove, anche se non dispongono esattamente delle stesse caratteristiche. Il risultato rimane quindi praticamente immutato al variare dei proiettori. 1. La schermata della programmazione, con le icone dinamiche dei proiettori e gli strumenti per la manipolazione dei parametri. 2. La schermata della Timeline. Hardware Il sistema hardware di Vista è dimensionabile secondo le esigenze della specifica applicazione. Lo stesso software (liberamente scaricabile) installato nelle console può lavorare in ambiente PC o Mac dando all’operatore la possibilità di dimensionare un sistema secondo le proprie esigenze, attraverso l’ausilio di superfici di controllo esterne dedicate, più o meno grandi, collegabili al computer via USB. La configurazione hardware di base per l’utilizzo di Vista comprende l’uso di una chiavetta (dongle) collegata al PC che abilita il numero di canali DMX richiesto, e di un’interfaccia di conversione USB/DMX per la comunicazione del segnale. I dongle disponibili sono da 128, 256, 512, 1024, 2048 e 8192 canali. La gamma di prodotti Vista comprende tre superfici di controllo progettate per l’utilizzo con PC www.soundlite.it 99 prodotto la sezione di programmazione. Offre quattro uscite DMX, interfaccia MIDI ed ingresso Timecode, cinque porte USB ed un connettore per una lampada. esterno e tre console vere e proprie con computer a bordo. La superficie di controllo M1 è un modulo molto compatto per il controllo del solo playback che dispone di cinque fader di playback e relativi pulsanti, configurabili per il controllo di clip, gruppi e altre funzioni accessorie. Incorpora il grandmaster su un encoder rotativo e pulsanti flash configurabili, si interfaccia con il computer tramite USB (dal quale viene anche alimentata) e dispone di due porte DMX XLR5. S1 aggiunge ai controlli di M1 una sezione Super Playback, con due fader e controlli di “trasporto” per le timeline (go, pause, skip forward, skip back, ecc), ed una sezione di programmazione con tre ruote assegnabili, pulsanti di navigazione e sei pulsanti multifunzione. Due display LCD, uno sulla sezione playback ed uno sulla sezione di programmazione, forniscono informazioni direttamente associate ai controlli e permettono all’utente di distogliere lo sguardo dallo schermo del software quando utilizza i controlli tradizionali. S1 dispone di due uscite DMX e quattro porte USB, e offre un ingresso per Timecode lineare e MIDI in/out/thru. Jands Vista è distribuito in Italia da: Robe Multimedia Via S. Mercadante, 25 47841 Cattolica (RN) tel. 0541 833103 – fax 0541 833074 www.robemultimedia.it [email protected] S3 è una potente superficie di controllo, a cui l’utente deve aggiungere un PC e relativi display. Incorpora 20 controlli playback, 10 con fader e pulsanti flash e 10 senza, la sezione Super Playback e la sezione di programmazione. Incorpora inoltre cinque display LCD, quattro per i playback ed uno per 100 novembre/dicembre 2010 - n.86 La console stand-alone di base è I3, che essenzialmente rispetto alla superficie S3 incorpora direttamente il computer (2,13 GHz Intel Core 2) e la gestione degli schermi. Supporta due monitor (DVI e VGA) e l’utente può aggiungere come schermo principale anche un tablet per la gestione della programmazione con la “penna”. Dispone di sette porte USB, che si possono sfruttare per aggiungere altri playback con l’aggiunta di una superficie di controllo M1 o S1. L’utente può anche telecomandare I3 tramite Ethernet utilizzando VNC. Il numero dei canali DMX che si possono gestire con M1, S1, S3 o I3 è determinato dal tipo di dongle, fornito separatamente. Le console ammiraglie della serie sono T4 e T2. La principale superficie di controllo di queste due console è uno schermo Wacom touchscreen da 15” con una tastiera qwerty completa ed un touchpad. Dodici pulsanti multifunzione configurabili sono disposti sopra lo schermo e due set di quattro pulsanti modificatori permettono il controllo istantaneo della funzione della penna sul touchscreen. Il processore a bordo è un Pentium 4 da 2,8 GHz, con HD da 40 GB. Queste console incorporano inoltre un drive CDRW. Offrono supporto integrato per due monitor esterni (VGA). La principale differenza tra l’hardware della T4 e quello della T2 è il numero di moduli Playback, Super Playback e Programmazione. T2 dispone di una sezione di programmazione con tre encoder rotativi, 12 pulsanti multifunzione per la programmazione e due fader Super Playback, con i relativi display LCD. Incorpora anche un modulo playback con 15 controlli playback, dieci con fader e pulsanti flash e cinque senza, e in modalità split gestisce fino a 40 clip. T4, invece, offre il doppio di ciascuna di queste sezioni, il che la rende molto più agile nella applicazioni che richiedono un maggiore controllo live. Non necessitano di dongle in quanto vengono già fornite con il numero massimo di canali DMX. I3, T2 e T4 posseggono una porta Ethernet compatibile con ArtNet e Pathport, una porta seriale DB9, trigger in/out su jack 6,3 mm, ingresso e uscita audio di linea e ingresso microfonico. Byron Byron rappresenta il prossimo salto verso il futuro di Vista. Notevoli saranno gli sviluppi del software sia da un punto di vista delle funzioni sia della praticità grafica. Tra queste novità ci sono la possibilità di salvare come preset un punto qualsiasi della timeline; una barra aggiuntiva nella timeline per la navigazione rapida tra gli step delle clip; una funzione di ricerca nella libreria dei proiettori; la possibilità di inserire punti specifici di sincronizzazione degli effetti preprogrammati, generatore di effetti dedicati a proiettori montati in matrice (pixel mapping); una rappresentazione visiva più dettagliata dei gobo; controllo integrato di qualsiasi mediaserver con importazione automatica dei contenuti video e relative thumbnail nella timeline; programmazione da linea di comando e networking. Byron sarà del tutto compatibile con tutti i tipi di hardware esistenti. EVOLUTION IN TECHNOLOGY, REVOLUTION IN SOUND - Leggendari altoparlanti in neodimio RCF - Bi-amplificazione digitale di alta qualità da 750 W con PFC - Massimo controllo grazie al DSP interno Art 708-A Art710-A www.rcf.it Art712-A Art722-A Art715-A Art725-A - Qualità audio garantita da RCF - I più leggeri diffusori sul mercato - Speciali preset di equalizzazione tecnologia di Carlo Carbone p deve essere comunque munito di cuffia antivento. La catena di misura deve essere compatibile con le condizioni meteorologiche del periodo in cui si effettuano le misurazioni e comunque in accordo con le norme CEI 29‑10 ed EN 60804/1994. te ar p Basta la Parola ar te R iprendiamo qui il discorso iniziato nel numero scorso, in cui ci eravamo interrotti durante la descrizione puntuale del secondo di tre punti in programma: alcune incongruenze nelle misure che hanno portato al processo, ed alla seguente assoluzione, di Claudio Trotta e Vittorio Quattrone per lo sforamento degli orari di termine della manifestazione in occasione dei concerti di Springsteen per Trotta e Kravitz e Subsonica per Quattrone. Errata attribuzione di livello misura 16 luglio 2008 Nella relazione del 22 luglio 2008, prot. n. 105332, allegata alla comunicazione del 4 agosto, in relazione alla valutazione di questa manifestazione si indicavano le seguenti conclusioni: • il livello acustico negli orari previsti per le prove non si distingue dal livello acustico ambientale tipico del sito di misura (vedi grafico della time history); si evidenzia che già quest’ultimo risulta superiore al livello in deroga fissato per le prove. • La manifestazione ha rispettato il livello equivalente d’immissione previsto per il concerto, pari a 74 dB(A), valutato secondo le indicazioni contenute nell’autorizzazione in deroga. 102 novembre/dicembre 2010 - n.86 Si ritiene che per questa manifestazione si siano confusi i termini in deroga con le valutazioni più restrittive tratte per una frazione del periodo concesso in deroga. Tale differenza assomma a 0,5 dB(A) che comunque rientra nell’ambito della tolleranza strumentale. In particolare, si riporta quanto indicato dalla norma1 all’allegato A: 11 Livello di rumore ambientale (LA): è il livello continuo equivalente di pressione sonora ponderato A, prodotto da tutte le sorgenti di rumore esistenti in un dato luogo e durante un determinato tempo. Il rumore ambientale è costituito dall’insieme del rumore residuo e da quello prodotto dalle specifiche sorgenti disturbanti, con l’esclusione degli eventi sonori singolarmente identificabili di natura eccezionale rispetto al valore ambientale della zona. È il livello che si confronta con i limiti massimi di esposizione: 1) nel caso dei limiti differenziali, è riferito a TM (tempo di misura) 2) nel caso di limiti assoluti è riferito a TR (tempo di riferimento) 12 Livello di rumore residuo (LR): è il livello continuo equivalente di pressione sonora ponderato A, che si rileva quando si esclude la specifica sorgente disturbante. Deve essere misurato con le identiche modalità impiegate per la misura del rumore ambientale e non deve contenere eventi sonori atipici. Mancata valutazione delle condizioni atmosferiche durante l’evento Una delle conseguenze della mancanza del presidio è certamente quella di non adempiere alle verifiche imposte dal D.M.A. 16 marzo 1998 in relazione alla validità di misure al verificarsi di alcune condizioni atmosferiche: Allegato B: Norme tecniche per l’esecuzione delle misure 4 Le misurazioni devono essere eseguite in assenza di precipitazioni atmosferiche, di nebbia e/o neve; la velocità del vento deve essere non superiore a 5 m/s. Il microfono alla rumorosità prodotta: dalle infrastrutture stradali, ferroviarie, aeroportuali e marittime; da attività e comportamenti non connessi con esigenze produttive, commerciali e professionali; da servizi e impianti fissi dell’edificio adibiti ad uso comune, limitatamente al disturbo provocato all’interno dello stesso. Non esistono informazioni in merito alle condizioni del tempo in occasione dei concerti tali da validare o meno la misura. Alcune informazioni tratte dal servizio meteorologico di ARPA Lombardia (ricevute su richiesta scritta in data 14 e 15 ottobre da ARPA Lombardia - Servizio Meteo Regionale) confermano condizioni perturbate anche durante le giornate del 14 e 18 luglio, circostanza peraltro riscontrabile anche da testimonianze dirette. Se queste condizioni fossero al momento della misura entro i limiti fissati dalla norma non è ormai dato riscontrabile con certezza, proprio per l’assenza del tecnico durante l’acquisizione dei dati. Pur facendo presente che l’Amministrazione del Comune di Milano non si è ancora dotata dello strumento della zonizzazione acustica, con la deroga il livello Posizione di misura Data - Ora Si richiama infine quanto fissato dal DPCM 14/11/97 in relazione ai limiti di immissione: Art. 3. Valori limite assoluti di immissione 1) I valori limite assoluti di immissione come definiti all’art. 2, comma 3, lettera a), della legge 26 ottobre 1995, n. 447, riferiti al rumore immesso nell’ambiente esterno dall’insieme di tutte le sorgenti sono quelli indicati nella tabella C allegata al presente decreto. 2) Per le infrastrutture stradali, ferroviarie, marittime, aeroportuali e le altre sorgenti sonore di cui all’art. 11, comma 1, legge 26 ottobre 1995, n. 447, i limiti di cui alla tabella C allegata al presente decreto, non si applicano all’interno delle rispettive fasce di pertinenza, individuate dai relativi decreti attuativi. All’esterno di tali fasce, dette sorgenti concorrono al raggiungimento dei limiti assoluti di immissione. 3) All’interno delle fasce di pertinenza, le singole sorgenti sonore diverse da quelle indicate al precedente comma 2, devono rispettare i limiti di cui alla tabella B allegata al presente decreto. Le sorgenti sonore diverse da quelle di cui al precedente comma 2, devono rispettare, nel loro insieme, i limiti di cui alla tabella C allegata al presente decreto, secondo la classificazione che a quella fascia viene assegnata. Art. 4. Valori limite differenziali di immissione 1) I valori limite differenziali di immissione, definiti all’art. 2, comma 3, lettera b), della legge 26 ottobre 1995, n. 447, sono: 5 dB per il periodo diurno e 3 dB per il periodo notturno, all’interno degli ambienti abitativi. Tali valori non si applicano nelle aree classificate nella classe VI della tabella A allegata al presente decreto. 2) Le disposizioni di cui al comma precedente non si applicano nei seguenti casi, in quanto ogni effetto del rumore è da ritenersi trascurabile: a) se il rumore misurato a finestre aperte sia inferiore a 50 dB(A) durante il periodo diurno e 40 dB(A) durante il periodo notturno; b) se il livello del rumore ambientale misurato a finestre chiuse sia inferiore a 35 dB(A) durante il periodo diurno e 25 dB(A) durante il periodo notturno. 3) Le disposizioni di cui al presente articolo non si applicano 14/07/2008 0.00 14/07/2008 1.00 14/07/2008 2.00 14/07/2008 3.00 14/07/2008 4.00 14/07/2008 5.00 14/07/2008 6.00 14/07/2008 7.00 14/07/2008 8.00 14/07/2008 9.00 14/07/2008 10.00 14/07/2008 11.00 14/07/2008 12.00 14/07/2008 13.00 14/07/2008 14.00 14/07/2008 15.00 14/07/2008 16.00 14/07/2008 17.00 14/07/2008 18.00 14/07/2008 19.00 14/07/2008 20.00 14/07/2008 21.00 14/07/2008 22.00 14/07/2008 23.00 18/07/2008 0.00 18/07/2008 1.00 18/07/2008 2.00 18/07/2008 3.00 18/07/2008 4.00 18/07/2008 5.00 18/07/2008 6.00 18/07/2008 7.00 18/07/2008 8.00 18/07/2008 9.00 18/07/2008 10.00 18/07/2008 11.00 18/07/2008 12.00 18/07/2008 13.00 18/07/2008 14.00 18/07/2008 15.00 18/07/2008 16.00 18/07/2008 17.00 18/07/2008 18.00 18/07/2008 19.00 18/07/2008 20.00 18/07/2008 21.00 18/07/2008 22.00 18/07/2008 23.00 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 precipitazioni stazione 5908 0,6 5,6 2 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0,2 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 precipitazioni stazione 9341 0,2 0,6 8,8 3,2 0,2 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 velocità del vento stazione 6030 2 2 2 2 2 1 1 2 2 2 3 3 1 1 1 1 1 3 4 3 3 3 3 2 0 0 0 0 0 0 0 0 0,8 1,2 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1,6 0,4 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1,4 0,6 0 0 0 0,2 0 0 0 0 0 0 0 0 2 1 1 1 1 1 0 0 1 1 2 4 4 4 4 4 3 3 3 3 3 2 2 2 precipitazioni stazione 8149 0,6 6,4 2,6 0,4 0 0 0 0 0 0 0 0 www.soundlite.it 103 tecnologia del limite diviene quello indicato nell’atto specifico, e nelle condizioni indicate dallo stesso. Il valore in deroga per questo limite è espresso in corrispondenza della facciata dell’edificio recettore considerato. In relazione, viceversa, si contesta anche il superamento del limite valutato con criterio differenziale, utilizzando però il rilievo eseguito in facciata. Tale attività contrasta con il preciso disciplinare di misura imposto dalla norma D.P.C.M. 14/11/97, citata sopra. Per il criterio differenziale la verifica deve essere effettuata all’interno dell’abitazione nelle due condizioni “finestre aperte” e “finestre chiuse”, rilevando nella stessa posizione sia il rumore ambientale che quello residuo così come indicato all’art. 4 della citata norma, sopra testualmente riportato. L’errore può essere importante se si tiene conto che, a parità di fenomeno, la differenza tra i livelli in facciata e quelli presi all’interno possono essere estremi, da un minimo di 2 dB(A) ad un massimo di 11 dB(A) a finestre aperte e più alto nella condizione a finestre chiuse. Per questo il valore in facciata non è in alcun modo configurabile come indicatore dell’effettivo livello di inquinamento valutabile secondo il criterio differenziale. Non esistono agli atti, nello specifico, misure eseguite coerentemente al disposto normativo. Conclusioni Le modalità di misura e rilievo del fenomeno disturbante sono anomale e in taluni aspetti si pongono in contrasto con quanto stabilito dalla norma e dalla buona tecnica. In sintesi, il mancato presidio di personale alla misurazione pone un grave e sostanziale dubbio sui risultati della stessa non potendo ricollegare in maniera univoca il fenomeno misurato alla produzione dello stesso. Sussistono inoltre dubbi su alcuni aspetti relativi all’utilizzo della strumentazione. La modalità utilizzata è ammessa per misure di fenomeni ripetitivi e di lunga durata, riscontrabili per tipologia e modalità anche in altre misure eseguite successivamente. Questa non è la condizione di un avvenimento eccezionale quale quelli esaminati qui, la cui composizione e tecnica risultano difficilmente ripetibili. Il mancato presidio, inoltre, non garantisce l’esecuzione di tutte quelle operazioni validanti la misura indicate nella norma di riferimento DMA 16/03/98, come la verifica delle condizioni meteorologiche e la calibrazione prima e dopo la misura effettuata. Ritengo quindi le misure allegate al procedimento pendente prive di riscontrabilità rispetto al fenomeno indagato. In ultimo, la posizione di misura nella contestazione del livello differenziale non appare conforme a quanto indicato nella norma di riferimento, comportando quindi l’invalidità di tali dati se riferiti al livello di rispetto differenziale. I valori rilevati non sono raffrontabili né paragonabili, per cui non è possibile farne l’utilizzo che la norma dispone. Per quanto sopra esposto le misure non costituiscono, a mio avviso, prova certa del fenomeno indagato e contestato. Think vertical. Finale di partita A sorpresa mi arriva comunicazione dal buon Diego Riello di un’attività allo stadio Meazza (sì, quello con i limiti): una manifestazione di una delle tante fedi cristiane con impianti da spavento. Lì la confusione tra i soggetti sbaraglia ogni logica e cado in panico. Balbetto di non disturbarmi per cose di religione poiché sono trattate in deroga per legge. Il caparbio (sempre Riello) mi fa presente che nel programma si parla di spettacoli (seppur di tipo medievale), musica, eccetera; al ché, la curiosità prende il sopravvento e chiedo di effettuare misure e foto. Ed è vero! 40.000 e forse più persone davanti a 13 cluster di diffusori (non posso indicare la marca) a vedere lo spettacolo, cantare all’unisono con l’interprete principale etc. Proprio come in un concerto. La differenza è che, non chiamandosi “concerto” ma “evento religioso”, per tre giorni 40.000 persone hanno goduto di loro stesse e dei loro messaggi senza uno straccio di agibilità prefettizia, nonché senza tutte le pratiche annesse compresa la valutazione dell’impatto acustico. Roberto De Luca, organizzatore del concerto di Madonna, visto i titoli, avrebbe potuto approfittarne... ahimè, troppo tardi. Come direbbe Tino Scotti a termine della pubblicità di un famoso e quantopiù funzionale farmaco: basta la parola. Cambiare i nomi, si sa, è vantaggioso. Cari organizzatori, pensate ad una rivoluzione semantica o fondate una religione, magari di nome “sicurezza e godimento”. Note: 1: Il più volte citato nella prima parte Decreto del Ministero dell’Ambiente del 16 marzo 1998: Tecniche di rilevamento e di misurazione dell’inquinamento acustico. DVA. Il primo line array attivo con 3 amplificatori digitali, alimentazione switching full range, PFC, processo audio controllato da DSP e preset di rapida utilizzazione. Grazie alla tecnologia utilizzata, il box in polipropilene rinforzato, il flyware integrato, e l’utilizzo di componenti acustici RCF Precision, abbiamo creato un nuovo standard di line array. Il risultato di una progettazione mirata sono le dimensioni contenute e il peso di soli 13,2 kg. DVA T4 - Modulo Line-Array Attivo DVA S09 - Subwoofer Attivo Modulo line array attivo a 3 vie con trasduttori RCF al Neodimio, amplificatore digitale 420W/RMS. Alimentazione switching con PFC. Subwoofer attivo 15“ con trasduttore RCF al Neodimio, amplificatore digitale Class-D 1000W/RMS Digipro®. DVA S10 - Subwoofer Attivo DVA S20 - Subwoofer Attivo Subwoofer attivo 18“ con trasduttore RCF al Neodimio, amplificatore digitale Class-D 1000W/RMS Digipro®. Subwoofer attivo 2 x 18“ con trasduttori RCF al Neodimio, amplificatore digitale Class-D 2000W/RMS Digipro®. AEB INDUSTRIALE s.r.l. - Via Brodolini, 8 - Crespellano (BO) ITALY - Tel +39 051 969870 - Fax +39 051 969725 [email protected] - www.dbtechnologies.com 104 novembre/dicembre 2010 - n.86 segui dBtechnologies su Livio Argentini 4 + Lo Studio Moderno ma e 2 MASSA u l ti ulti 1 part ma e tecnologia di p a rt Realizzazione dello studio di registrazione 4 MASSA 3+ 3MASSA 2+ 2MASSA 1+ 1MASSA Le specifiche di progetto Negli articoli precedenti abbiamo trattato argomenti di carattere generale, illustrando le nostre idee sui banchi di mixaggio. È ovvio che, essendo dei progettisti, abbiamo cercato di mettere in pratica queste convinzioni anche nel nostro lavoro, cioè nella ideazione di nuovi prodotti. Ma come nasce un nuovo prodotto? Attraverso quali fasi? Quali scelte? Per illustrare un’applicazione pratica dei concetti teorici di cui ho parlato nei precedenti numeri, vi illustrerò la genesi del nostro nuovo progetto AL 200, certamente la macchina che conosco meglio di tutte. 106 novembre/dicembre 2010 - n.86 Questo progetto è nato dopo due anni di studio e si può definire un progetto molto coraggioso, in quanto riunisce soluzioni classiche – qualcuno le definirebbe addirittura antiche – con soluzioni all’avanguardia. Si è sviluppato, dopo un’attenta analisi delle metodologie di lavoro odierne, con l’intenzione di offrire tutto il necessario ma niente di più. Un banco di mixaggio assolutamente analogico, studiato per fornire il massimo della qualità resa possibile dalla tecnologia analogica e per utilizzare al massimo le possibilità offerte dalla tecnologia digitale. Di seguito un sintetico elenco dei parametri che ci siamo proposti. - Dimensioni estremamente ridotte, massimo 180 cm x 70 cm per un mixer 48 canali, in modo da poter essere facilmente gestibile senza spostamenti rilevanti e per poterlo utilizzare anche in ambienti di cubatura ridotta. - Altezza da terra massima di 80/85 cm, senza la torretta VU per non interferire con il sistema di ascolto. - Consumo limitato e quindi relativa temperatura di esercizio bassa. Molti mixer infatti hanno temperature di esercizio veramente proibitive sia per le mani del fonico sia per la temperatura ambiente. - Deve garantire il massimo dell’affidabilità e comunque deve permettere interventi di normale manutenzione ed eventuali riparazioni anche da parte di personale non altamente specializzato. La componentistica Per queste ragioni, dal nostro progetto saranno bandite schede con componenti a montaggio superficiale (SMD), perché sono praticamente impossibili da riparare senza apposite attrezzature disponibili solamente in ambiente industriale, ed anche in questo caso con molte difficoltà. Tutti i circuiti integrati dovranno essere montati su zoccolo in modo da poter essere sostituiti senza l’utilizzo di utensili speciali. Un’attenzione molto particolare va posta nella scelta dei componenti elettromeccanici. Dovremo utilizzare solamente componenti elettromeccanici con dimensioni standard, che saranno sempre di normale reperibilità. Purtroppo questa scelta potrà creare molti problemi in fase di progettazione, perché molto spesso sarà difficile met- CAVO FLAT 26 POLI MASSA MASSA 4 + 4 + 4 4 MASSA MASSA 3+ 3+ 33MASSA MASSA 2+ 2+ 22MASSA MASSA 1+ 1+ 11MASSA MASSA tere d’accordo il lato ergonomico con quello meccanico e quello elettronico. Molti costruttori, per facilitare la progettazione e la realizzazione, si fanno costruire componenti meccanici personalizzati. Un classico esempio sono i potenziometri doppi coassiali con doppia manopola concentrica, tra l’altro molto scomodi da usare e molto fragili perché esposti agli urti, e che una volta rotti sono impossibili da reperire come normali ricambi, per cui l’utente è completamente dipendente dal produttore. Come tutti sanno, molti anche per esperienza personale, il 90% dei problemi di un mixer è dovuto ai contatti dei pulsanti e dei connettori, oltre al rumore generato dai potenziometri. Come scritto in precedenza, non potremo usare commutazioni allo stadio solido (FET o CMOS), perché queste portano ad un serio decadimento della qualità audio, quindi saremo costretti a ricorrere alle vecchie classiche commutazioni elettromeccaniche. Anche se la componentistica attuale è molto affidabile, almeno quella di qualità, come possiamo soddisfare l’esigenza di ottenere un’affidabilità totale? La soluzione più semplice e logica è quella di usare sempre due commutazioni in parallelo o, come seconda soluzione, usare commutazioni asservite con relé. In questo caso possiamo tagliare la testa al toro, come si dice, utilizzando entrambe le soluzioni. Un altro particolare, molto importante, riguarda i pulsanti saldati direttamente sul circuito stampato. La maggior parte dei costruttori salda le schede a bagno d’onda, per motivi di tempi e quindi di costi, ma i pulsanti (ed anche qualche altro componente), sebbene sulla carta siano previsti per saldatura a bagno d’onda, vengono irrimediabilmente deteriorati dall’alta temperatura e dai solventi per la pulizia. Questo problema ci costringerà, anche sulle schede saldate a bagno d’onda, a ricorrere in seconda sessione al vecchio montaggio manuale per i componenti più delicati. Per quanto riguarda i contatti dei connettori, esiste una sola soluzione: usare più contatti per ogni segnale. I connettori per Eurocard, molto usati sui moduli dei mixer, dispongono di 96 contatti posti su tre file, per cui, usando tre contatti in parallelo, disporremo di 32 vie, normalmente sufficienti per le nostre necessità. 3 26 25 24 23 22 21 20 19 18 17 16 15 14 13 12 11 10 9 8 7 6 5 4 3 2 1 Ovviamente lo stesso concetto vale per i potenziometri. Da una nostra empirica indagine statistica si è visto che la tecnica, molto elementare, di usare due piste in parallelo riduce del 90% la rumorosità dei potenziometri e ne allunga la vita del 300/400%. A questo punto nasce una annosa diatriba tra chi preferisce usare i potenziometri con il contenitore aperto e chi preferisce quelli, normalmente miniaturizzati, con contenitore sigillato. I potenziometri aperti sono meno costosi, meccanicamente più robusti, più esposti alla polvere ma anche più facili da pulire. Un mixer destinato all’utilizzo in studio, al contrario di un mixer “live”, normalmente non lavora in ambiente polveroso. I potenziometri chiusi, normalmente sono molto più costosi, di minore ingombro, di affidabilità superiore ma meccanicamente più delicati e non possono venire puliti. Diciamo che nel nostro caso tutte e due le soluzioni sono valide per cui potremo usare indifferentemente tutti e due i modelli a seconda delle nostre esigenze. I collegamenti Un discorso a parte va fatto per i cavi di connessione interni. Oggi si cerca, nei limiti del possibile, di eliminare il cablaggio saldato per tre motivi basilari. Il primo è la possibilità di errori da parte del cablatore, cosa molto facile quando si usano cavi multipolari. La seconda riguarda l’ossi- www.soundlite.it 107 tecnologia 4 TELAIO MIXER AL 200 48 CANALI 680 mm 1740 mm 720 mm dazione dei cavi vicino ai punti di saldatura dovuta agli additivi dello stagno. La terza riguarda i tempi di lavorazione e quindi i relativi costi, che sono molto alti. Come alternativa valida c’è il cablaggio con cavi crimpati e non saldati. Lo standard attuale sono i cavi flat passo 1,25 mm ed i connettori passo 2,5 mm, che offrono un’ottima affidabilità insieme ad una estrema rapidità e facilità di montaggio. Per questi cavi, ovviamente per cablaggio interno, non esistono standard, per cui ogni costruttore li usa a sua discrezione. Per il nostro progetto ci siamo creati un nostro standard in base ad alcune considerazioni: nell’audio il numero delle connessioni è sempre multiplo di quattro, normalmente 8/16/24 ecc; infatti la connessione standard usata attualmente prevede otto linee bilanciate su un connettore serie “D” a 25 poli. Questo però pone di nuovo qualche problemino: mentre per le connessioni esterne si usa cavo gommato a sezione rotonda con otto coppie di cavi all’interno, facilmente montabile in un connettore “D”, per le connessioni interne un cavo flat risulterebbe troppo largo e di difficile manipolazione. Per questo useremo un cavo a 26 conduttori per ogni quattro linee (due cavi per otto linee), largo circa 32 mm e quindi di facile manipolazione e facile da interallacciare con i connettori in/out della serie “D”. A questo punto, ovviamente, vi chiederete: “Perchè usare 26 connettori per quattro linee?” Presto detto: per ogni connessione saranno usati due conduttori in parallelo e quindi i due corrispon- 108 novembre/dicembre 2010 - n.86 denti contatti sul connettore, in questo modo la connessione è garantita anche se il cavo e/o il connettore sono maltrattati oltre misura. Per la connessione di massa saranno usati dieci conduttori e dieci contatti del connettore, con un duplice scopo: i cavi di massa posti tra quelli di segnale fungono da schermo tra i vari segnali, attenuando eventuali problemi di diafonia, inoltre dieci cavi in parallelo contribuiscono ad abbassare la resistenza della connessione di massa, cosa sempre della massima importanza. In figura 1 si può vedere la disposizione del connettore, mentre la figura 2 riporta il layout del cavo. Un particolare non trascurabile: useremo questo stesso tipo di cavo/connettore per cablare tutto il mixer sia tra i vari moduli, sia tra questi e la patchbay, sia tra il mixer ed i connettori IN/OUT. Le meccaniche Vediamo ora come realizzare la meccanica. La struttura sarà completamente costruita in alluminio, utilizzando trafilati scatolari in modo da ottenere uno chassis leggero ma assolutamente rigido. La rigidità strutturale è, per la nostra realizzazione, molto importante. Una struttura soggetta a movimenti torsionali può facilmente danneggiare le schede, in particolare le schede madri che portano i connettori dei vari moduli. Mentre nei mixer classici il telaio è fissato rigidamente sul basamento ed i movimenti torsionali riguardano quasi esclusivamente il trasporto e l’installazione, il nostro mixer avrà una particolarità: il telaio potrà essere ruotato di 90° per facilitare al massimo cablaggi, modifiche ed interventi di manutenzione (figura 3) per cui la rigidità strutturale sarà una caratteristica saliente. Il cabinet contenente la patchbay sarà posto lateralmente e collegato rigidamente al basamento. La patchbay sarà montata frontalmente in posizione verticale, onde evitare al massimo l’ingresso di polvere e sporcizia dentro i connettori jack. Tutto il cablaggio con l’esterno sarà realizzato nel retro del cabinet con connettori serie “D” a 25 poli, con l’ingresso dei cavi dal basso in modo da poter realizzare un cablaggio completamente invisibile. Il telaio standard sarà modulare, composto da un elemento base contenente master, monitor e servizi, generalmente posizionato al centro, e moduli standard contenenti 12 canali sommabili, in modo da poter realizzare configurazioni da 24/36/48 canali, ecc (figura 4). Terminiamo qui questa carrellata elettromeccanica e nel prossimo articolo cominceremo ad analizzare il lato puramente elettronico. tecnologia te te P di Stefano Cantadori otrei sviluppare l’argomento ‘misure’ ma sul lavoro me ne sono occupato così tante volte che mi esce dalle orecchie. Altro argomento che abbiamo in sospeso è la direttività ma tremo di fronte al fatto che mi sono serviti tre numeri per l’impedenza. Ci vuole qualcosa di assolutamente inutile e stupido. Anni fa soggiornai nella cittadina di Stourport on Severn, ospite in un alberghetto a conduzione familiare che mi era stato raccomandato per l’eccellenza delle sue colazioni. E poi, lì mi avevano prenotato e non avevo tanto da menarmela. 110 novembre/dicembre 2010 - n.86 p Il vostro scrittore preferito ha una crisi d’ispirazione. Se faccio il serio e torno alla fisica va a finire che l’articolo mi si trasforma in un normale corso di acustica, uff. ar p Pirati, balene, ultrasuoni e onde solitarie ar Sicché la mattina si presenta la sciura e mi chiede come voglio le uova. Per raggiungere un accordo sul giusto grado di strapazzatura impegnammo qualche minuto di piacevole conversazione culinaria. Un ottimo inizio di giornata. Prima di parlare di onde, vi confesso che ricordo ancora un ottimo ristorante indiano in cui ci recammo un paio di sere dopo. Non è la provenienza etnica che determina se il cibo è buono o no: è come è cucinato che fa la differenza. Il Severn è circondato da una rete di canali e fossi navigabili che in passato hanno reso possibile l’espansione industriale sulle sue rive. Approfittai del battello turistico, un gondolone lungo e stretto con proporzioni da Fiat Duna, per navigare un intrico di fossi e piccole chiuse, la maggior parte dei quali non erano più larghi della mia automobile. Con l’erba alta, le barche nei canali adiacenti sembravano solcare prati e coltivazioni. Sennonché il Severn ha la particolarità di registrare alla foce, situata nell’ampio canale di Bristol, una differenza fra bassa e alta marea di quasi 15 metri. Il secondo più alto dislivello sul pianeta. Mi vengono i brividi al pensiero. Quello che però ci interessa è un raro fenomeno stagionale che avviene solo in pochi luoghi nel mondo: l’onda di marea, che risale velocemente il fiume controcorrente. C’è onda e onda, e qui sta il dilemma. Su Wikipedia, da una parte si afferma senza ombra di dubbio che l’onda del Severn è un solitone. In un’altra è scritto a chiare lettere che l’onda del Severn non è un solitone, bensì un’onda d’urto. Quest’ultima osservazione non mi convince affatto, se non altro perché non riesco a legare al fenomeno le ca- ratteristiche tipicamente associate alla formazione di una shock wave. L’onda che corre sul Severn mi sembra di genesi assai più tranquilla: alta circa un paio di metri, è preceduta e seguita da un innalzamento del livello del fiume che dura oltre un’ora. C’è chi dice che l’onda del Severn non è altro che la parte antero-superiore di una fetta di marea lunga 12 miglia. Di certo, l’onda è causata da un qualche “contraccolpo” che la marea subisce all’imbocco dello stretto fiume, a causa del quale un solo burst, ovvero un treno di impulsi, sotto forma di onda con piccolo seguito, si mette a risalire il fiume. So ‘na sega. Di fatto, osservando i filmati, l’aspetto dell’onda che viene surfata non è quello di un buon vecchio solitone, anzi, addirittura si piega su se stessa e la cresta si frange, caratteristica tipica di un’onda “normale”. Ho però visto foto in cui è seguita da una serie di altre onde molto più basse che sembrano gobbe arrotondate. Pare che le onde di marea nei fiumi siano talvolta seguite da un pacchetto di onde che hanno le caratteristiche di Solitoni. Lo scrivo con la lettera maiuscola perché sul mixer non c’è un controllo per regolare i Solitoni e quindi, essendo per noi cosa nuova, è bene trattarla con il dovuto rispetto. I Solitoni vivono in acustica, in ottica, naturalmente in idraulica e anche nei campi magnetici. Come ragionamento perfettamente inutile mi pare più che dignitoso. Il fenomeno fu scoperto per caso nell’800 da un ingegnere navale che, sulle sponde di un canale, stava osservando una barca al traino di due cavalli. All’improvviso arresto del natante, l’acqua, da questo sospinta in avanti fino ad un attimo prima, iniziò a ribollire e agitarsi davanti alla prua. A quel punto, si formò una singola onda arrotondata, una specie di gobba simmetrica, che si mise a risalire il canale. Che diavolo di stranezza, Sir! Il nostro ingegnere prese a rincorrere a cavallo per chilometri l’onda che non accennava a cambiare di forma né di velocità. Solo verso la fine del lunghissimo tragitto cominciò a rimpicciolirsi fino a scemare. L’onda solitaria fu origine del nome del fenomeno: Il Solitone, appunto. La shock wave viaggia veloce ma tende a dissipare rapidamente la sua energia. L’interazione con l’onda di espansione che la raggiunge origina fenomeni non lineari che danno luogo all’onda sonora vera e propria. Boooom! Le shock wave e i Solitoni sono onde non lineari ma, al contrario delle onde d’urto, i Solitoni non dissipano facilmente la loro energia, anzi. Il Solitone è composto di un treno di onde (l’onda solitaria che vediamo in acqua ne è l’inviluppo) che si propaga a velocità costante indipendentemente dalla frequenza, senza modificare composizione e inviluppo. Tende ad auto-alimentarsi. Talvolta i solitoni si dividono in due, tre o più onde. Anche l’esistenza dei solitoni, con le loro peculiari caratteristiche, è dovuta all’interazione con altri fenomeni. Nulla si crea, nulla si distrugge. Ah: si formano Solitoni anche fra le nuvole, in posti ben localizzati, attorno ai quali c’è un certo vento. In ogni caso, preferiate nuotare o volare, se vi arrivasse nella schiena un Solitone, preoccupatevi il giusto. Siamo arrivati, allora, alle onde solitarie... e adesso vi chiederete: “E le balene? I pirati che ci hai promesso?” Beh, vi devo lasciare con questa curiosità fino al prossimo numero. Adesso, come logica impone, parliamo di bombe. Il suono si propaga per onde di compressione e rarefazione. Allora, direte voi, come è possibile che le nostre orecchie percepiscano il suono di un’esplosione, o il boom di un aereo che ha superato il muro del suono? Eh? Come mai si sente una bomba che esplode? Quello che avviene in entrambi i casi (ci sono fondamentali differenze ma oggi non ce ne frega niente) è un brusco innalzamento di pressione, temperatura e densità, cioè la formazione di un’onda d’urto che si propaga verso l’esterno. Questa improvvisa impennata fa un po’ di casino ma non troppo. Niente “Booom!”, per intenderci. Più propriamente, con il termine “onda d’urto” individuiamo il fronte di salita, ripidissimo, che viaggia veloce come il fulmine ed esercita la sua pressione solo in una direzione, quella in cui vuole distruggere tutto. Il fronte di salita è la parte anteriore di una forma d’onda, con il suo tempo di mantenimento e il suo tempo di decay. Quest’ultimo, che appartiene alla seconda parte dell’onda, è detto “onda di espansione”. www.soundlite.it 111 SHURE PSM 900 SISTEMA DI MONITORAGGIO PERSONALE IN-EAR Audio Più Puro: la codifica digitale stereo migliorata e l’Audio Reference Companding brevettato da Shure forniscono un audio chiaro e dettagliato. 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