« Se vi si domanda come Taranto sia diventata grande, come si conservi tale, come si aumenti la sua ricchezza, voi potete con serena fronte e con gioia nel cuore rispondere, con la buona agricoltura, con la migliore agricoltura, con l'ottima agricoltura. » (Archita da Taranto - Ai tarantini) CASO TARANTO • Industrie • Infortuni sul lavoro • Norme di sicurezza • Conclusioni INDUSTRIE • Storia • ILVA STORIA DELLE INDUSTRIE TARANTINE IERI OGGI politici NelDopo 1915l'Unità scoppiòNazionale la I Guerramolti Mondiale, e Taranto assunse per la Difesa del versante un preoccupati ruolo di primo piano con il suo Arsenale Militare Gli anni che seguirono il secondo Adriatico e della posizione nel Marittimo e con i nuovi Cantieridell'Italia Navali conflitto Franco mondiale furono all'inizio molto duri ma Tosi(assicuravano lavoro e retribuzioni alatrentamila tra Mediterraneo ritennero necessaria pian intorno agli anniMilitare '60escoppiò operai epiano tecnici), riparazione la costruzione costruzione diper un la Arsenale Marittimo delle per il meridionale. "boom economico". e pagati navi datutti guerra. Gli operai furono di Fabbriche conseguenza nell'Italia meglio, edpolitici il transito delle di soldati diretti industrie sorsero un pòmigliaia ovunque. Alcuni tarantini furono i più solleciti e al fronte migliorò le condizioni economiche dei A Taranto agli inizi degli anni '60 venne convinti dell'utilizzo del Porto di Taranto commercianti, mauna la guerra portò con se anche un costruito l'Italsider, unanavale grandissima come sede di base aumento dell'inflazione ed una del industria capace idonea di dar lavoro a migliaia dipotere di strategicamente ad diminuzione impianti di natura acquisto deglicittà stipendi, al punto talesubire che la iMarina Militare operai. ha però dovuto militareLa senza pregiudicarne lo sviluppo delle dovette provvedere al razionamento ed alla distribuzione danni che una attivitàecologici commerciali conindustria l'Oriente.così dei generi alimentari. Alla fine della guerra, le condizioni grande procuradell'Arsenale all'ambiente.di Taranto fu La costruzione economiche si rivelarono drammatiche, aggravate nel decisa dal Parlamento con la legge n. 833 del 1920 dalla chiusura dei Cantieri Navali. L'ascesa al potere 29 giugno 1882 che stanziava la somma di di Benito Mussolini ed il Fascismo, condussero alla ripresa 9.300.000. Il 21Militare agostoMarittimo 1889 l'Arsenale deilire lavori nell’Arsenale e nei Cantieri fu inaugurato alla presenza di Re Umberto I. Navali, per la riparazione e la costruzione delle navi destinate alle guerre coloniali, e ad un nuovo sviluppo della città dal punto di vista urbanistico. ILVA • CICLO PRODUTTIVO • L’Ilva in cifre CICLO PRODUTTIVO Uno stabilimento siderurgico è a ciclo integrale quando il suo processo di fabbricazione, partendo dalle materie prime (minerali di ferro, carbone fossile e calcare), arriva al prodotto finito, cioè ai laminati piani, alle barre e ai profilati. Le fasi principali del ciclo siderurgico integrale sono: • Preparazione delle materie prime; • Fabbricazione della ghisa nell’altoforno; • Trasformazione della ghisa in acciaio; • Laminazione dell’acciaio. Il ciclo integrale comporta notevoli vantaggi economici per la continuità delle lavorazioni e per lo sfruttamento degli impianti. Il ciclo integrale è un ciclo continuo. In particolare, l’altoforno funziona in continuazione, giorno e notte, per anni. • Fasi del processo siderurgico integrale • L’altoforno • Struttura dell’altoforno Fasi del processo siderurgico integrale Preparazione e carica delle materie prime • I minerali di ferro e di calcare vengono frantumati e caricati nell’altoforno. Il carbone subisce una trasformazione (cokerizzazione) per eliminare componenti non utili al processo siderurgico. Produzione della ghisa all’altoforno • La combustione del carbone agevolata da aria soffiata dal basso produce il calore per fondere il minerale. Il ferro, fondendo, assorbe nel suo bagno il carbonio e diventa ghisa. Scorificazione • Le impurità del minerale di ferro si mescolano con il calcare, formando una massa liquida detta scoria o loppa, che galleggia sulla ghisa fusa e viene eliminata attraverso un’apposita bocca. Colata della ghisa • Da una bocca inferiore dell’altoforno la ghisa fusa cola in un carro siluro, che la trasporta all’acciaieria, oppure direttamente in secchi detti siviere per ottenere pani di ghisa. Conversione della ghisa in acciaio • In acciaieria la ghisa viene versata in un grosso recipiente, il convertitore L.D. Qui viene insufflato ossigeno che sottrae carbonio alla ghisa trasformandola in acciaio. Colata d’acciaio e laminazione • Quando il tenore di carbonio è diminuito fino ai valori necessari per ottenere l’acciaio, si sospende l’insufflaggio di ossigeno. L’acciaio ottenuto viene poi versato in apposite lingottiere e preparato alla laminazione, che trasformerà l’acciaio in semiprodotti (brame, bilette e blumi). L’altoforno • L’altoforno è una gigantesca costruzione d’acciaio, internamente rivestita di refrattario. Qui, il minerale di ferro, con l’intervento del coke e dei fondenti, si trasforma in ghisa. Il periodo dell’esercizio può durare fino a sette anni. Al termine viene rifatto il rivestimento di refrattario. L’altoforno genera due correnti, una ascendente di gas, l’altra discendente di carica solida, simultanee e opposte. La miscela gassosa viene raccolta nella parte superiore da un camino. Nella sua discesa la carica solida percorre zone a temperatura crescente per raggiungere infine lo stato liquido. Le ceneri del coke, le impurità del minerale di ferro e il fondente si uniscono formando la scoria o loppa di altoforno. La separazione tra la ghisa e le scorie avviene per la differenza della massa volumica, che determina il galleggiamento delle scorie sui liquidi di fusione. La loppa, estratta da un foro di colata collocato sopra quello della ghisa liquida, viene recuperata e utilizzata per fabbricare cemento d’altoforno. La ghisa liquida viene poi spillata attraverso il foro di colata e versata in un recipiente detto siluro. Struttura dell’altoforno • L’altoforno è una costruzione metallica verticale, formata da una corazza esterna d’acciaio rivestita all’interno di mattoni refrattari. Può raggiungere un’altezza di circa 80 metri e avere un diametro di crogiolo di dieci metri e oltre. Le sue pareti sono raffreddate da un complesso sistema di circolazione di acqua. Bocca di carica • La bocca di carica è l’apertura nella parte superiore del forno, in cui vengono versate le cariche. Qui avvengono l’essiccamento e il preriscaldamento dei materiali. Tino • E’ la parte più lunga del forno e ha sezione tronco-conica. In questa sezione avviene la riduzione indiretta. Ventre • E’ la parte mediana del forno, ha forma cilindrica e rappresenta la zona di maggior diametro del forno stesso. Qui avviene la riduzione diretta. Sacca • In questa zona avviene la combustione e la fusione ed è quindi la più sollecitata del forno per le elevate temperature che vi si raggiungono. Crogiolo • E’ la zona più bassa del forno, ha forma cilindrica e ha la funzione i materiali fusi che man mano si formano. Nella parte superiore del crogiolo si trova la bocca di colata della loppa e più in basso la bocca di colata della ghisa liquida. SCHEMA Ilva in cifre L’Ilva di Taranto rappresenta il principale stabilimento produttivo del Gruppo Riva, leader a livello europeo nelle produzioni siderurgiche. Il gruppo Riva ha chiuso il 2006 con un fatturato pari a 9.454Mni di euro, per una produzione che ha superato quota 18Mni di tonnellate di acciaio ed un’occupazione di oltre 25mila addetti, 13mila dei quali sono dipendenti dello stabilimento di Taranto. In particolare dal 1998 sono stati assunti circa 10mila giovani lavoratori; l’attuale età media dei 13mila dipendenti è inferiore ai 34 anni. Nel biennio 2008-2009 il Gruppo Riva ha previsto di investire per l’ammodernamento dello stabilimento tarantino con l’obiettivo di migliorare le performance degli impianti in termini ambientali, di sicurezza e di livello qualitativo dei prodotti. Sul fronte della sicurezza gli investimenti si stanno concentrando in particolare sulla formazione dei dipendenti. Importante è stata la riduzione dell’indice di infortuni nel biennio 2006-2007, anche se permangono margini di miglioramento. Di seguito sono riportati i grafici riguardanti il fatturato, la produzione e l’occupazione dello stabilimento siderurgico. • OCCUPAZIONE • FATTURATO • PRODUZIONE Dai grafici si evince che l’occupazione e la produzione sono aumentati in maniera esponenziale dall’1995,anno della privatizzazione dell’Ilva occupazione fatturato produzione INFORTUNI SUL LAVORO “ L’infortunio mortale è come il mare. Non fa differenza tra la tempesta e una bella giornata di sole. Ti prende e ti porta via con sé…” • MORTI BIANCHE MORTI BIANCHE • L’ILVA di Taranto rappresenta, ormai da diversi decenni, una triste realtà nella città pugliese, fatta da poche luci e molte ombre. Si tratta del più grande stabilimento siderurgico d’Europa e della più grande realtà produttiva dell’intera regione Puglia, caratterizzata da un’elevatissima produttività (10 milioni di tonnellate d’acciaio all’anno), offrire occupazione e sostentamento ad oltre 14mila famiglie ma, al contempo, destare scalpore e preoccupazione presso i dipendenti e presso l’intera cittadinanza per il numero fin troppo elevato di infortuni (più di 3mila l’anno), di cui oltre 40 mortali negli ultimi 17 anni. Dati alla mano, fra i vari settori industriali, uno dei più pericolosi è quello della lavorazione dei metalli, settore di cui fa parte anche l’ILVA di Taranto. • Lo stabilimento del Gruppo Riva, presente a Taranto dal 1995 e grande due volte e mezzo la città, ha sicuramente il merito di offrire occupazione e sostentamento economico alle migliaia di operai che vi sono impiegati e alle loro famiglie. Ma è altrettanto vero che l’azienda balza molto spesso all’attenzione dei media nazionali per il numero fin troppo ingente ed inaccettabile di incidenti e vittime nei vari reparti dello stabilimento. Da decenni, la città assiste, impotente, ad una triste realtà che è doveroso superare quanto prima e non accettare con somma rassegnazione. Nel capoluogo jonico sembra essersi affermato una sorta di ‘ricatto occupazionale’, in virtù del quale gli operai ILVA, ottenuto il posto nell’azienda, siano costretti a convivere quotidianamente con il timore di qualche incidente che possa compromettere la propria incolumità. • Gli incidenti, di qualunque entità siano, rappresentano un male terribile che implica un costo inaccettabile in termini di vite umane e denaro: sorprende che il più delle volte siano dovuti ad anomalie dei macchinari utilizzati o (cosa ancor più grave) alla negligenza di chi dovrebbe vigilare adeguatamente sull’applicazione delle norme della sicurezza. L’infortunio più grave è la caduta dall’alto (ponteggi, gru, etc); inoltre casco, imbracatura e dispositivi di sicurezza il più delle volte sono non forniti o non utilizzati. Pertanto, il Presidente della Regione Nichi Vendola e i sindacati chiedono a gran voce ai dirigenti ILVA il rispetto delle pratiche operative. Purtroppo, però, presso gli operai del siderurgico aleggia un senso di costante insicurezza, figlia di una cattiva organizzazione del lavoro e di protocolli che ci sono, ma vengono “superati” da altri relativi alla buona riuscita della produzione in luogo della sicurezza dei lavoratori. In questo senso, la politica e le istituzioni hanno il dovere di rendere più efficaci le normative vigenti, anzitutto attuando una rete capillare di controlli ed ispezioni che possano restituire agli operai quella tranquillità che sembra ormai svanire, di giorno in giorno, di vittima in vittima. Quella delle morti bianche, infatti, è un’emergenza nazionale che la politica sembra quasi incapace di risolvere perché i tempi delle istituzioni non coincidono affatto con quelli imposti dall’emergenza, oppure sembrano accelerare solo in caso di nuovi incidenti e semmai nuove vittime. Ma, non appena i media non dedicano più articoli al problema, tutto ripiomba nell’indifferenza e nella trascuratezza generale. Per evitare ciò, pertanto, una soluzione efficace potrebbe essere quella proposta dal governatore Nichi Vendola, il quale sostiene che <<va interrotta l’erogazione di finanziamenti pubblici alle aziende che antepongono la logica della produttività a quella della tutela dei lavoratori>>. • Insomma, senza un’assunzione seria di responsabilità è molto difficile che la situazione possa migliorare. Purtroppo, gli operai convivono quotidianamente con la paura di non fare ritorno nelle loro case, con il ricordo ancora vivo dei loro amici o colleghi che sino a qualche giorno prima avevano avuto al loro fianco, prima di essere inghiottiti da un macchinario o prima di cadere da un ponteggio. E’ inammissibile che le famiglie debbano salutare al mattino i propri padri o mariti ogni volta come fosse l’ultima, è intollerabile che i familiari debbano convivere costantemente con la paura di ricevere da un momento all’altro una telefonata di qualcuno che comunichi loro un incidente di cui è vittima un loro caro. • Una delle tante proposte avanzate dagli operai, tramite le associazioni sindacali, è quella di adottare una sorta di ‘cassetta della sicurezza’: così facendo, gli operai potrebbero segnalare in forma scritta anomalie e disfunzioni da correggere. Insomma, una sorta di ‘verbale di constatazione’ dei pericoli da evitare, rendendo più facile il risalire alle responsabilità di eventuali incidenti. Proprio le associazioni sindacali lamentano una gestione errata dei fondi aziendali: perché si conferiscono budget di reparto per incentivare il lavoro, per ‘premi’ e riconoscimenti speciali a ‘sensibilità spiccate’ verso la fabbrica, per record di produttività, o ancora per buoni acquisto di fine anno (da spendere per il vestiario o per la discoteca) anziché investire di più sulla sicurezza? • Sarebbe opportuno, insomma, impiegare più diligentemente le risorse istituzionali (oltre che quelle aziendali) integrando però i finanziamenti con controlli a tappeto per verificare la reale utilizzazione di questi fondi. Tuttavia, anche la Regione e tutte le istituzioni competenti devono agire in piena trasparenza, consentendo all’intera cittadinanza di essere costantemente informata su ogni questione che riguardi un’azienda così importante come l’ILVA. Soltanto così si potrà intravedere uno spiraglio di cambiamento e di futuro per la nostra città, e si potrà finalmente affermare con convinzione che ‘il lavoro nobilita l’uomo’. NORME DI SICUREZZA Gli obiettivi che si pone il decreto sono rivolti alla sistematica ricerca dei rischi lavorativi, alla loro eliminazione, prevenzione e al contenimento, prima che producano effetti indesiderati. Impone l’obbligo di individuazione e valutazione dei rischi in ogni ambiente di lavoro per garantire il massimo grado di sicurezza in ogni "Unità Produttiva". La legge 626 recepisce 8 Direttive CEE : • 391/89: "misure per il miglioramento della sicurezza e la salute dei lavoratori" • 654/89: "prescrizioni minime di sicurezza e di salute per i luoghi di lavoro" • 655/89: "requisiti di sicurezza e salute per l’uso di attrezzature" • 656/89: "prescrizioni minime di sicurezza e di salute per l’uso di attrezzature di protezioni individuali" • 269/90: "prescrizioni minime di sicurezza e salute per la movimentazione manuale dei carichi" • 270/90: "prescrizioni minime di sicurezza e salute per attività svolte su attrezzature con videoterminali" • 394/90: "protezione dei lavoratori contro i rischi di agenti cancerogeni" • 679/90: "protezione dei lavoratori contro i rischi di agenti biologici". La legge 626 definisce nuove figure e servizi che concorrono alla realizzazione del "Sistema Sicurezza": - il Datore di lavoro il Servizio di Prevenzione e Protezione i Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza i Lavoratori designati per la gestione delle emergenze il Medico Competente. Questa legge deve essere applicata in tutte le aziende - sia pubbliche sia private qualunque sia il numero dei dipendenti qualunque sia il rapporto di lavoro tutela anche i lavoratori degli appalti. La legge prevede delle misure generali di tutela che devono realizzarsi attraverso - valutazione dei rischi - eliminazione dei rischi - riduzione dei rischi alla fonte - programmazione della prevenzione - sostituzione di ciò che è pericoloso con ciò che è meno pericoloso o non lo è - priorità protezione collettiva su quella individuale - limitazione numero dei lavoratori esposti a rischio - controllo sanitario dei lavoratori - misure di protezione collettiva ed individuale -misure di emergenza : pronto soccorso, antincendio, evacuazione dei lavoratori Poiché la prevenzione si attua anche attraverso la conoscenza dei rischi (informare è già prevenire), il D.Lgs. 626 prevede che il datore di lavoro attui - l’analisi dei rischi la valutazione dei rischi il documento di programmazione della prevenzione la manutenzione degli ambienti, delle macchine e degli impianti l’informazione e la formazione Il compito del Datore di Lavoro è quello di: - valutare i rischi presenti in azienda - organizzare la sicurezza e la gestione delle emergenze - nominare il responsabile del servizio di prevenzione e protezione (compito che può svolgere anche direttamente) - nominare, se i rischi aziendali lo richiedono, il Medico Competente (il medico competente non ha solo il compito di fare le visite, ma di informare, dare pareri sulla scelta delle attrezzature, dei DPI -dispositivi di protezione individuale-, partecipare alle riunioni sulla prevenzione, ecc.) o informare e formare i lavoratori sui rischi aziendali e sulle misure adottate per la prevenzione e la sicurezza. I lavoratori devono - rispettare le istruzioni impartite utilizzare correttamente i DPI sottoporsi agli accertamenti sanitari, quando previsti segnalare inconvenienti e pericoli partecipare ai corsi di informazione e formazione eleggere o designare i propri rappresentanti per la salute e la sicurezza in ogni caso, i lavoratori contribuiscono, assieme al datore di lavoro, ad applicare le norme ed a sviluppare ed a migliorare le condizioni di sicurezza e salute nei luoghi di lavoro. Il Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza - ha la facoltà del controllo dello svolgimento corretto dell’intera attività di prevenzione - accede ai luoghi di lavoro - deve essere consultato preventivamente in relazione alla valutazione dei rischi - deve essere consultato sui vari problemi di prevenzione - deve ottenere le informazioni e la documentazione aziendale inerente la prevenzione e la tutela della salute dei lavoratori Il Servizio di Prevenzione e Protezione provvede - ad individuare i fattori di rischio - ad elaborare misure preventive e protettive per la sicurezza e la salubrità degli ambienti di lavoro - a proporre programmi di informazione e formazione - a fornire specifiche informazioni ai lavoratori su : . rischi potenziali . misure di prevenzione da adottare. Riunione periodica di Prevenzione e Protezione la riunione è indetta dal Datore di lavoro almeno una volta l’anno (nonché tutte le volte che si hanno variazioni significative o si introducano nuove tecnologie) per verificare lo sviluppo del programma ed i risultati conseguiti. Partecipano alla riunione: - il il il il datore di lavoro responsabile del servizio di prevenzione e protezione rappresentante/i dei lavoratori dei lavoratori per la sicurezza medico competente Conclusione Sulla base di quanto esposto, è necessario riflettere sul valore del lavoro nella nostra esistenza. Anzitutto, il lavoro è un diritto sancito dalla Costituzione, nel cui testo è possibile ritrovare diversi articoli a proposito: • Articolo 1: “« L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. • L’articolo 1, proprio l’incipit dell’intera costituzione reciti “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”, mentre il secondo comma richiama poi i concetti di ‘popolo e sovranità’; • Articolo 4: “« La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione. »” • condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società. »” Nell’articolo 4 si richiama la duplice valenza dell’attività come diritto che deve sempre essere • Art. 35 : “«La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni. • Art. 36: “«Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa. La durata massima della giornata lavorativa è stabilita dalla legge. Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite, e non può rinunziarvi»”. garantito (e che quindi è un implicito richiamo alla necessità di combattere la disoccupazione), ma anche dovere compatibilmente però con le capacità e la scelta individuali. Il lavoro non può mai essere coatto e deve sempre realizzare la persona – affinché sia finalizzato al progresso materiale e spirituale della società. Cura la formazione e l’elevazione professionale dei lavoratori. Promuove e favorisce gli accordi e le organizzazioni internazionali intesi ad affermare e regolare i diritti del lavoro. . Riconosce la libertà di emigrazione, salvo gli obblighi stabiliti dalla legge nell’interesse generale, e tutela il lavoro italiano all’estero.»” • Come visto, l’articolo 35 afferma che la Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni. Malgrado questo, la strage di Torino alla Thyssen Krupp e le continue morti all’ILVA dimostrano come quotidianamente anche in Italia i fondamenti e i principi costituzionali relativi al lavoro vengano violati a causa del mancato rispetto delle norme di sicurezza. Tutto ciò implica gravi conseguenze per i malcapitati lavoratori che, non solo spesso non sono retribuiti in modo adeguato, ma rischiano la loro vita ogni giorno. Insomma è legittimo chiedersi: è veramente tutelato il lavoro quando ci sono turni infernali di 16 ore e chi li rifiuta perde il posto di lavoro? E’ veramente tutelato il lavoro quando moltissime imprese italiane sono fuorilegge per quanto riguarda il rispetto delle norme di sicurezza? E poi, giusto per richiamare l’attualità della condizione lavorativa: chi è precario? chi lavora in nero? chi è sottopagato? In che posizione si collocano, all’interno di questo discorso, questi lavoratori? Non possiamo e non dobbiamo dimenticare i cinque operai morti a Torino e, con loro, i tanti altri che quotidianamente perdono la vita sui luoghi di lavoro. Interroghiamoci certo sui fatti, in modo che l'emozione non ceda il passo alla rimozione. Operiamo per dare un'ulteriore stretta non solo alle leggi ma soprattutto alla loro attuazione. Il lavoro non è una merce. È un mezzo di crescita e di sviluppo della persona. E dunque ad esso va dedicato ogni sforzo, ogni impegno. Ci chiamano in causa, certo, la morte e il dolore. Troppo spesso abbiamo letto o sentito che il lavoro manuale è obsoleto o che la tecnica risolve tutto. E invece, ogni volta, scopriamo che la fatica umana è sempre richiamata all'opera. Che occorre lavorare per dare più diritti, più opportunità, più sicurezza. Perché il lavoro, comunque svolto, anche nelle forme più moderne e meno tradizionali, è sempre più vita e dunque reclama sicurezza, rispetto e soprattutto senso. Recuperare il senso delle attività e delle persone che le compiono significa davvero onorare anche coloro che hanno visto la vita stroncata. Significa assumersi una responsabilità adeguata alla complessità delle trasformazioni che noi stessi abbiamo voluto. La teoria costituzionale si scontra spesso con la prassi materiale, ma soprattutto è la prassi materiale che ha preso sempre più una piega anticostituzionale. Difendere la Costituzione vuol dire allora non solo rivendicare i vari principi, ma obbligare i soggetti sociali ad applicarli. Cosa niente affatto scontata o automatica: e allora la si deve riconquistare sempre con le lotte e il conflitto, soprattutto perché l'Italia se lo merita e soprattutto se lo meritano queste vittime innocenti che dobbiamo onorare cambiando sul serio e innovando nei comportamenti prima ancora che nelle leggi. • "Non voglio raggiungere l'immortalità con il mio lavoro. Voglio arrivarci non morendo". (W. Allen) "Il lavoro non mi piace, non piace a nessuno, ma a me piace quello che c'è nel lavoro: la possibilità di trovare se stessi." (J. Conrad)