La motivazione individuale
all’attività motoria
1
Per riavere la giovinezza farei di
tutto tranne alzarmi presto,
fare ginnastica o essere
rispettabile
Oscar Wilde
2
La personalità e la disponibilità
al cambiamento
Proattività
(area del controllo)
Percezione di
auto-efficacia
Ottimismo
cognitivo
Persistenza
Tolleranza alla
frustrazione
“Commitment”
Capacità di stabilire
obiettivi efficaci
Autodisciplina
3
Senso di auto efficacia
Corrisponde alle proprie convinzioni sulla
capacità di ottenere determinati risultati.
Ciò che le persone credono influenza stati
affettivi, motivazione e comportamento.
L’incapacità di controllare, o la convinzione di
ciò, alimenta l’ansia, l’apatia e la disperazione.
Per potenziarlo:
•stabilire obiettivi limitati
•sottolineare i successi raggiunti
4
Ottimismo cognitivo
Dipende dalla percezione degli effetti del
proprio comportamento:
l’ottimista cognitivo tende a percepirsi come
agente dei suoi risultati
il pessimista ad attribuirli a cause esterne
5
Capacità di stabilire degli
obiettivi efficaci
E’ importante che le aspettative iniziali siano
sufficientemente alte
da motivare il soggetto,
ma…
non così alte
da risultare poi irrealizzabili
6
Come incentivare la
motivazione?
7
Come incentivare la
motivazione?
• Incoraggiare le attività più gradite
• Iniziare da obiettivi contenuti
• Puntare sugli aspetti relazionali (amici,
marito-moglie, nonni-nipoti, genitori-figli)
• Adattare l’intervento allo stadio di
cambiamento individuale
• Lavorare sui vantaggi
• Lavorare sulle barriere
• Utilizzare le tecniche del counseling
(ascolto attivo, problem solving…)
8
Scegli il tipo di attività più gradevole!
Se ad un primo tentativo ti sei scoraggiato,
prova ancora!
Cambia il tipo di attività e cerca di capire
cosa ti piace di più:
fare esercizio al chiuso o all’aria aperta?
da solo o con amici?
con la musica, o magari davanti alla TV?
vorresti prenderti un cane da portare a spasso?
Puoi senz’altro trovare qualcosa che ti piace!
9
Per incominciare con
piacere
• Iniziare da obiettivi contenuti (ad es. una camminata di
10 minuti 3 volte la settimana) e solo in un secondo
momento aumentare la durata e la frequenza
settimanale, fino a 30 o più minuti 4 volte la settimana
• Non è sempre vero che “per ottenere qualche risultato
bisogna soffrire”; un indolenzimento muscolare è
normale, ma se compare dolore interrompere lo sforzo
Non scoraggiarsi: possono essere
necessarie settimane o mesi prima di
sperimentare i primi benefici
dell’esercizio fisico
10
Come iniziare
Settimana
Cammino
lento
Cammino
veloce
Cammino
lento
Totale
1
5’
5’
5’
15’
2
5’
8’
5’
18’
3
5’
11’
5’
21’
4
5’
14’
5’
24’
5
5’
17’
5’
27’
6
5’
20’
5’
30’
7
5’
23’
5’
33’
8
5’
26’
5’
36’
9
5’
30’
5’
40’
11
Puntare sugli aspetti relazionali
12
Gli stadi del cambiamento
precontemplazione
non praticano a.
fisica nè vogliono
cominciare
contemplazione
(ricaduta)
non praticano a.
fisica ma
vorrebbero
cominciare
preparazione
praticano a. fisica
irregolarmente o
intendono iniziare
mantenimento
praticano
regolarmente
att. fisica
azione
praticano a.
fisica
regolarmente
ma da poco
13
Stadio
Aree di intervento
Tecniche
Pre-contemplazione
•mantenere il contatto
•costruire la relazione
•Empatia
•Ascolto attivo
•Domande aperte
Contemplazio
ne
•costo/beneficio dell’a. f.
•vantaggi psicologici e sociali oltre che
sanitari
•incremento graduale dell’intensità dello
sforzo
•come ricompensarsi per l’a. f.
•Lavoro sull’ambivalenza –
parlare di a. fisica in
termini di piacere più che
di dovere o in rapporto alla
malattia
•Bilancia decisionale
•Rinforzi e ricompense
(utilizzo del diario; acquisto
di abbigliamento sportivo o
attrezzature come premio;
ecc.)
Preparazione
•c. sopra +
•individuare le attività più gradite
•fissare obiettivi individuali a breve termine
•come organizzare il tempo
• modalità di un programma di cammino
•Fornire opportunità
•Dare consigli pratici
•Negoziare gli obiettivi
14
Stadio
Aree di intervento
Tecniche
Azione
•fissare obiettivi individuali a
lungo termine
•come evitare i rischi dell’a. f.
•come affrontare le crisi
ipoglicemiche da sforzo
•come trovare persone con cui
praticare a.f. in compagnia
•situazioni che possono portare a
una ricaduta
•Sostenere i successi
ottenuti (dare rinforzi)
•Analizzare i
cambiamenti e i loro
effetti
•Negoziare gli obiettivi
Mantenimento
Prevenzione delle ricadute
•C.s. +
•Studiare le situazioni a
rischio
•Aumentare la
consapevolezza dei
segnali di ricaduta
15
La bilancia dell’esercizio
(lavori di gruppo)
Vantaggi
Svantaggi
16
Barriere all’attività fisica
Lavori di gruppo
Barriere
Possibili soluzioni
17
Validation of a counseling strategy to promote the
adoption and the maintenance of physical activity
by type 2 diabetic subjects
Di Loreto C et al.Diabetes Care, 2003;26:404
• Lo studio valuta l’efficacia dell’approccio
comportamentale su due gruppi di soggetti
italiani con diabete tipo 2 (182 trattati e 158
controlli seguiti con il protocollo abituale per il
diabete)
• Dopo 2 anni, il 69% dei trattati e il 18% dei
controlli avevano raggiunto l’obiettivo di
incrementare l’attività fisica ai livelli
consigliati (> 10 MET-h/settimana - p<0.001),
con miglioramento significativo anche di BMI e
HbA1c
18
Validation of a counseling strategy to promote the
adoption and the maintenance of physical activity
by type 2 diabetic subjects
Di Loreto C et al.Diabetes Care, 2003;26:404
Aspetti comportamentali affrontati nelle
sedute di counseling (30’):
Motivazione
Auto-efficacia
Piacere nell’a. fisica
Supporto (partner, amici)
Comprensione delle informazioni ricevute
Impedimenti alla modifica comportamentale
Diario dell’a. fisica
19
Effects of exercise training on older patients
with major depression
Blumenthal JA et al.Arch Intern Med, 1999;159:2349
Lo studio confronta l’efficacia di un
programma di esercizi fisici aerobici
rispetto ai farmaci in 156 pazienti > 50 anni
seguiti per depressione maggiore
I pazienti sono stati suddivisi in tre gruppi
(a. f., farmaci antidepressivi, entrambi)
Dopo 16 settimane di trattamento l’efficacia
dei tre approcci è risultata sovrapponibile,
anche se con i farmaci si è ottenuta una
risposta iniziale più rapida
20
Sexual function in men older than 50 years of age:
results from the health professionals follow-up study
Bacon CG et al.Ann Intern Med, 2003;139:161
Lo studio effettua un’analisi trasversale su 31742
sanitari partecipanti a uno studio prospettico
Il questionario, inviato nel 2000, indagava fra l’altro
su funzione sessuale, abitudini di vita e altri
aspetti sanitari
La prevalenza della disfunzione erettile (escludendo
gli affetti da CR della prostata) è risultata
inversamente proporzionale all’attività fisica
praticata (p < 0.001 per il trend), con un effetto
particolarmente accentuato (riduzione del 30% del
rischio relativo) sopra i 32 MET-h/sett,
equivalenti a 3 ore di corsa o 5 di tennis/sett
21
Il rilascio di endorfine è stimolato da:
•Rapporto sessuale
•Attività fisica
•Alcuni cibi - cioccolato
•Oppiacei
•Stress e dolore (azione di contrasto)
22
Il counseling su attività
motoria e alimentazione
Dipartimento di prevenzione
ULSS 20
23
Il counseling nei corsi di
attività motoria per anziani*
*in collaborazione con CEBISM e Servizio
Clinicizzato di Geriatria-Università di Verona
24
Il counseling nei corsi di
attività motoria per anziani
I corsi di attività motoria per anziani possono
rappresentare un’occasione efficace per
• indagare sullo stile di vita
• discutere dell’efficacia dell’attività fisica e
dare indicazioni su come praticarla con
sicurezza
• informare sull’ alimentazione corretta
mediante un adeguato counseling
25
Il counseling nei corsi di
attività motoria per anziani
• Nel 2001/2 è stato effettuato un
intervento sperimentale di counseling
alimentare con gli anziani partecipanti ai
corsi di attività motoria del comune di
Verona
• Il counseling è stato effettuato dagli
insegnanti di educazione fisica dei corsi,
dopo un corso di formazione tenuto da
figure
professionali
diverse
(medico
igienista, dietologa, psicologa)
26
Il counseling nei corsi di
attività motoria per anziani
Il
programma prevedeva 18 incontri a
frequenza settimanale, ciascuno diviso in 3
fasi:
• giro di opinioni riguardo all’esperienza
diretta dei partecipanti sull’argomento del
giorno
• consigli nutrizionali di carattere pratico
(sulla scelta e preparazione degli alimenti)
• consegna ai partecipanti di un “compito a
casa” per favorire la sperimentazione
27
pratica dei consigli dati
Cos’è il counseling
28
Counseling / consulenza
consulenza
è l’espressione di un
parere di tipo
tecnico da parte
di un esperto
La competenza del
consulente sta
nelle sue
conoscenze
tecniche
counseling
è una forma di relazione
d’aiuto che mira a facilitare
le capacità decisionali della
persona
Attraverso la relazione
interpersonale che si
instaura l’individuo scopre e
utilizza competenze e
risorse personali per
risolvere dei problemi e
migliorare la sua situazione
La competenza sta nella
relazione
29
Si tratta quindi di fornire alcune semplici
norme preventive (in questo caso quelle
relative all’attività motoria e all’alimentazione nell’anziano), non sotto forma di
regole astratte e valide per tutti, ma
discutendo con le singole persone il loro
stile di vita attuale, i cambiamenti possibili,
le difficoltà ad effettuare tali cambiamenti
e il modo più efficace per affrontarle.
Non devo decidere per lui ma aiutarlo ad
esplorare le possibili scelte.
30
Nel counseling si cerca di stimolare un
cambiamento positivo fornendo all’individuo
un aiuto per:
• identificare i comportamenti inadeguati
• identificare i problemi che ostacolano i
cambiamenti nello stile di vita
• acquisire abilità e motivazione al
cambiamento
• identificare e raggiungere obiettivi per lui
importanti e realizzabili
31
Il counselor non possiede conoscenze o abilità
“magiche”, e non è in grado di sostituirsi al
consultante e risolvere il problema al posto
suo fornendogli soluzioni preconfezionate
Piuttosto, egli cerca di effettuare un “lavoro
comune” mettendo le proprie conoscenze e
abilità al servizio del consultante, che è il
vero e proprio “primo attore” della
relazione
32
Tecniche di counseling
33
Abilità del counselor
• Coerenza tra comunicazione verbale e non
verbale (autenticità)
• Empatia e buona capacità relazionale
• Atteggiamento non direttivo e non
giudicante
• Capacità di ascolto
• Conoscenze tecniche e professionali sul
tema specifico (attività motoria,
alimentazione)
34
Comunicazione non verbale
•
•
•
•
•
Comportamento spaziale
Comportamento motorio/gestuale
Mimica del volto
Aspetto esteriore
Aspetti non verbali del parlato
35
Comunicazione non verbale
Comportamento spaziale
• Contatto corporeo (è la forma più primitiva
di azione sociale)
• Distanza interpersonale (ciascuno ha uno
“spazio personale”, che non può essere
oltrepassato se non in contesti di
particolare intimità): se eccessiva comunica
distacco, se insufficiente intrusione
• Orientamento del corpo
– di fronte o di faccia
– in gruppo: in cerchio o con l’insegnante di fronte
• Postura
36
Comunicazione non verbale
Comportamento motorio/gestuale
• Cenni del capo (annuire – rinforzo positivo)
• Gesti delle mani
Mimica del volto
• Espressione delle emozioni
• Invio di segnali inerenti l’interazione in
corso
• Manifestazione di aspetti tipici della
personalità dell’individuo
37
Comunicazione non verbale
Comportamento visivo
• Ascoltatore che non guarda: indifferenza,
rifiuto
• Contatto veloce: disinteresse, disagio
• Guardare troppo intensamente: persona
strana, deviante
• Contatto visivo prolungato: può suscitare
imbarazzo
38
Comunicazione
non verbale
Aspetti non verbali del parlato
• Tono di voce
• Pause
• Voce ferma o tremante
• Intensità della voce
• Fluidità dell’eloquio (imbarazzo,
ansia)
• Silenzi
voce
sms
39
Coerenza tra comunicazione
verbale e non verbale
• E’ fondamentale che il messaggio verbale e
quello non verbale (espressione del viso,
tono di voce, atteggiamento del corpo)
siano coerenti
• Tale coerenza è più importante ancora della
qualità dell’emozione (positiva, di simpatia o
accettazione, oppure negativa, di rabbia,
rifiuto, antipatia) che viene espressa
40
Coerenza tra comunicazione
verbale e non verbale
• Se vi è una discordanza (es. “sono molto
felice di vederla” e intanto guardo
l’orologio), il messaggio fornito con la
comunicazione non verbale tende a
prevalere su quello verbale esplicito
• Inoltre, una discordanza persistente tra le
manifestazioni verbali e non verbali
produce ambiguità, con sensazione di
disagio, di rabbia o addirittura di angoscia
41
Empatia
Si definisce empatia l’atto con il quale un soggetto
esce da se stesso per comprendere qualcun altro
senza, tuttavia, provare realmente le medesime
emozioni dell’altro.
E’ quindi la capacità di penetrare nell’universo
soggettivo dell’altro pur mantenendo il proprio
“sangue freddo” e la possibilità di essere obiettivo.
Il parziale distacco emotivo è indispensabile per
mantenere una libertà che è garanzia
dell’obiettività e dell’efficacia dell’aiuto.
42
Barriere alla comunicazione
(Thomas Gordon, 1991)
1. Ordinare, comandare, esigere
2. Avvertire, minacciare
3. Far la predica, rimproverare, dire cosa si
deve o non si deve fare
4. Consigliare, offrire soluzioni o
suggerimenti
5. Redarguire, ammonire, fare
argomentazioni logiche
6. Giudicare, criticare, disapprovare,
biasimare
43
Barriere alla comunicazione
7. Definire, stereotipare, ridicolizzare
8. Interpretare, analizzare, diagnosticare
9. Apprezzare, concordare, dare valutazioni
positive
10. Rassicurare, mostrare comprensione,
consolare, incoraggiare
11. Fare domande, indagare, mettere in
dubbio, controinterrogare
12. Eludere, distrarre, fare del sarcasmo,
fare dello spirito, cambiare argomento
44
Apprezzare, concordare,
dare valutazioni positive
•
•
•
•
•
•
Può non concordare con l’opinione che il
soggetto ha di sé
Può mettere a disagio
Può essere vissuto come un tentativo di
manipolazione
Chi giudica si mette in una posizione di
superiorità
Può sembrare un modo facile per non
approfondire il problema e passare ad altro
Può innescare una ulteriore ricerca di
accordo a tutti i costi
45
Alcune tecniche efficaci
• Esplorare gli obiettivi e le convinzioni della
persona
• Utilizzare l’ascolto attivo
• Riassumere
• Formulare domande aperte
“cosa ne pensa dell’attività fisica?”
• Sostenere e confermare
“è interessante quello che mi sta dicendo”
46
Capacità di ascolto
L’ ascolto è un elemento determinante in
qualsiasi intervento di counseling.
Esso non può però in alcun modo limitarsi ai
contenuti verbali espliciti della
comunicazione.
Non posso aiutare una persona a risolvere un
problema se prima non riesco a
“sintonizzarmi” sul suo vissuto, e sulle varie
emozioni sottese al problema (che possono
essere di ostacolo al cambiamento).
47
Tipi di ascolto
1. Ascolto passivo (silenzio)
2. Con cenni di attenzione non verbali
(annuire, sorridere, chinarsi in
avanti) o verbali (“oh!”, “capisco”)
3. Con espressioni facilitanti (“cosa ne
direbbe di parlarne”, “è interessante, continui”)
4. Ascolto attivo
48
Stimoli alla comunicazione
in fase di ascolto
•
•
Il silenzio, i cenni di attenzione e le
espressioni facilitanti stimolano la
comunicazione ma non sono sufficienti,
perché troppo passive; esse non
permettono all’interessato di capire se
l’interlocutore lo comprende e lo accetta.
E’ quindi necessario utilizzare una tecnica
che consenta una maggior interazione, pur
mantenendo il fulcro dell’attenzione
spostato su ciò che dice il consultante
49
……………
- Quanto pesa una lagrima?
- Secondo: la lagrima di un bambino
capriccioso pesa meno del vento, quella
di un bambino affamato pesa più di
tutta la terra.
……………
Gianni Rodari (A inventare i numeri. Da: Favole al
telefono, Einaudi 1962)
50
Ascolto attivo
Il pianto di un bambino può esprimere molte
cose: capricci, rabbia, angoscia, fame,
dolore fisico.
Qualunque genitore con un minimo di
esperienza è in grado di decifrare i diversi
tipi di pianto anche se il bambino non parla.
Con il neonato posso procedere per tentativi:
provo a cambiarlo se è bagnato, lo cullo, gli
dò da mangiare e osservo la sua reazione:
se smette di piangere ho individuato qual
era il problema
51
Ascolto attivo
L’ascolto attivo si basa sullo stesso principio che il
genitore applica inconsapevolmente per decifrare il
pianto del neonato:
• ascolto quello che il soggetto mi dice (nel
contenuto letterale ma anche nel modo non verbale
di esprimerlo: sta piangendo? è allegro? sembra
imbarazzato?…);
• poi provo ad esprimere un commento (riformulazione) che permetta a me di verificare se quello
che ho capito è corretto e all’altro se lo sto
comprendendo (feedback);
• quindi osservo nuovamente la reazione, verbale e
non verbale, dell’interlocutore
52
Riformulazione
• Signora diabetica: “Non ho nessun
desiderio di iniziare a fare attività
fisica. Non vedo perché dovrei farlo.
E’ mio marito che continua insistere,
non ne posso più”
• Counselor: “E’ arrabbiata con suo
marito perché la spinge a fare attività
fisica, mentre lei non vorrebbe?”
53
Per vincere la resistenza:
non opporre resistenza
• Ascolto attivo semplice
“non ho nessuna intenzione di fare a. fisica”
“non crede che le piacerebbe?”
• Spostare il focus
“ho paura di farmi male se vado a
camminare”
“capisco, la sua paura è comprensibile. E se
non fosse per questo problema, c’è qualche
attività che le piacerebbe fare?”
54
Problem solving
Il problem solving è una tecnica di aiuto
basata sulla soluzione dei problemi
1. IDENTIFICARE IL PROBLEMA
2. ELENCARE LE SOLUZIONI (anche le più
“stupide”)
3. ESAMINARLE
4. TROVARE LA MIGLIORE
5. APPLICARLA
6. VALUTARE IL RISULTATO
55
Grazie per l’attenzione!
56
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Motivazione e counseling (vnd.ms-powerpoint, it, 530 KB, 6/3/05)