Le Molteplici facce del Capitalismo - Giulia Balducci [email protected] - Carla Cunsolo [email protected] - Giulia de Filippi [email protected] - Irene Lucia Daniele [email protected] - Angelica Dematteis [email protected] Il capitalismo Il capitalismo è una forma di organizzazione economica e sociale caratterizzata dalla proprietà privata dei mezzi di produzione, dalla libertà d'iniziativa economica, e dalla prevalenza del lavoro dipendente organizzato dai proprietari dei mezzi di produzione: è il principale sistema economico moderno. Questo modello economico si è evoluto nel tempo e si è realizzato in forme diverse in relazione al contesto storico, culturale e sociale. Esso ha modificato profondamente in tutti i loro aspetti le società da cui esso è nato, quelle dell'Europa occidentale e dell'America del Nord, e progressivamente quelle che ne hanno subito direttamente o indirettamente gli influssi nel resto del mondo. Il termine viene usato con significati varianti nelle diverse scienze sociali, in quanto comprende molteplici fenomeni della sfera economica, sociale e politica. Come tutti i sistemi economici, il capitalismo ha una relazione molto stretta di causa ed effetto reciproco con la cultura, gli stili di vita, l'organizzazione della società e la politica. Il termine Capitalismo entrò in uso nella prima metà del XIX secolo per indicare il sorgere di una società sempre più dominata dal "capitale", le sue caratteristiche essenziali cominciarono ad affermarsi con forza in Europa occidentale con la rivoluzione industriale che prese avvio verso la metà del XVIII secolo e sono: Crescente industrializzazione Rapida estensione della proprietà privata dei mezzi di produzione industriali e agricoli; Diffusione del lavoro subordinato salariato nella fabbrica; Forte approfondimento delle differenze tra le classi sociali dei nuovi capitalisti industriali, dei nuovi capitalisti agrari e dei lavoratori salariati; Rapida estensione nella società delle relazioni economiche attuate nella forma del mercato, e in particolare il mercato del lavoro; Peso crescente, sociale e politico, della classe dei capitalisti industriali e agrari, detta anche borghesia. Il capitalismo industriale L'affermarsi dell'industria ha generato la possibilità di produrre una considerevole eccedenza di merci, creando così un sistema economico caratterizzato dalla continua espansione della produzione e da una crescente accumulazione della ricchezza, i cui livelli di produzione erano prevalentemente statici. Il capitalismo, reso possibile dagli sviluppi tecnologici che avevano consentito la produzione industriale delle merci, a sua volta incentiva gli ulteriori sviluppi della tecnologia produttiva. La maggior parte delle merci prodotte nel passato era di produzione locale e solo in rari casi proveniva da luoghi lontani (per esempio, le sete dell'Oriente). La produzione attuale si sviluppa invece su scala internazionale non solo per quanto riguarda le materie prime o i diversi componenti prodotti in diverse zone del globo, ma anche con riferimento al mercato sempre più esteso su scala planetaria. Lo spazio delle antiche industrie nazionali si riduce sempre più a favore di grosse catene capaci di sfruttare i vantaggi che i sistemi legislativi, il costo del lavoro e la presenza di materie prime offrono nelle diverse parti del globo. Una tale rivoluzione produttiva ha avuto numerose ripercussioni su diverse dimensioni del vivere sociale. Ha incentivato il processo di urbanizzazione, con le conseguenze sociali a esso legate (ridotti spazi abitativi, famiglia mononucleare ecc.). Tutto ciò ha comportato una revisione delle istituzioni e dei rapporti sociali tra gli individui. Capitalismo finanziario Definizione coniata dallo studioso marxista di inizio Novecento R. Hilferding, il quale considerava la crescita delle grandi banche,avvenuta verso la fine del XIX, come l’inizio di una nuova fase del capitalismo, in cui il potere economico è concentrato nelle mani di grandi istituzioni finanziarie. Questa definizione è stata ripresa da più parti per indicare il tipo di capitalismo che caratterizza le società contemporanee legato al mondo della finanza e della speculazione, considerato spesso una delle cause principali della crisi economica internazionale iniziata tra il 2007 e il 2008. Con capitalismo finanziario ci si riferisce alla concentrazione di potere e risorse nelle mani di pochi imprenditori che possiedono le imprese industriali più importanti e imponenti, nonché al capitale bancario controllato da un numero esiguo di grandi istituti di credito. In un contesto in cui i settori del capitale industriale, commerciale e bancario (un tempo divisi) sono posti sotto il controllo dell’alta finanza, le principali industrie e banche nazionali e internazionali sviluppano un carattere monopolistico che genera una graduale riduzione della libera concorrenza. Uno dei fenomeni più rilevanti generato dal capitalismo finanziario è quello delle ‘’holding’’, vale a dire le compagnie finanziarie che possiedono le azioni di un elevato numero di banche e di imprese industriali e commerciali e in tal modo ne controllano le attività e i profitti. Il capitalismo finanziario viene spesso contrapposto al capitalismo industriale o produttivo, votato alla produzione di beni fisici e servizi. Ricadute in termini sociali del capitalismo finanziario e industriale L’avidità eccessiva del sistema finanziario ha portato a politiche economiche aggressive, incoraggiando un consumo a promuovere il debito insostenibile in un mercato sempre più debole e comparativo. Per crescere e diventare competitive, le aziende inizialmente scommisero sull’innovazione, e premiando buone idee conquistarono il mercato. I cambiamenti più importanti sono stati introdotti dopo le forti crisi economiche e sociali degli anni 1920-30, che minarono la fiducia nelle virtù del sistema e rafforzarono le voci critiche e l'attrazione esercitata dall'alternativa socialista. Partendo dal vasto piano di riforme economiche e sociali degli Stati Uniti, il New Deal del presidente Franklin D. Roosvelt varato per risollevare il paese dal baratro della crisi del 1929, e accogliendo le nuove idee di politica economica elaborate da John M. Keynes (Inghilterra, 1883-1946), nel secondo dopoguerra si affermò sulla scena politica occidentale il pensiero socialdemocratico, il cui scopo era l'attuazione per via politico-parlamentare, non rivoluzionaria, degli ideali di giustizia sociale, affermazione dei diritti dei lavoratori e sicurezza economica. L'esito di questo movimento di riforma del capitalismo furono le cosiddette economie miste e lo Stato sociale. Karl Marx (1782-1838) Il padre della critica al capitalismo è stato Karl Marx, il quale elaborò un sistema di pensiero che diede vita al movimento socialista, il cui scopo era sia la conquista di migliori condizioni di vita e di pieni diritti per i lavoratori, sia l'abbattimento del sistema capitalista e la realizzazione di un nuovo sistema di completa uguaglianza tra i membri della società, di proprietà collettiva dei mezzi di produzione e di condivisione dei frutti del lavoro. Il suo studio è principalmente suddiviso appunto in mezzi di produzione e modi di produzione del capitalismo. Il modo di produzione capitalistico consiste nell'appropriazione da parte di una classe ,la borghesia, del "plusvalore", quella parte del valore prodotto dal lavoro salariato (plus-lavoro) di cui il capitalista si appropria. Ed è proprio il plusvalore che rende possibile l’accumulazione capitalistica, cioè la produzione del denaro col denaro. Tale processo di appropriazione è chiamato "sfruttamento" della mano d'opera, impersonata nel proletariato. Per Marx un altro elemento distintivo della società borghese è la conversione di tutto in merce, dunque la creazione di un mercato non solo delle merci, ma anche del lavoro e del denaro (capitale) stesso.La rivoluzione borghese distrugge l'ancien régime, ponendo come classi dominanti l'aristocrazia e il clero. Libera i servi e li trasforma in proletari, che possono vendere l'unica cosa in loro possesso, la "forza-lavoro", sul mercato del lavoro. Inoltre realizza un cambiamento categorico del significato del denaro, attraverso l'inversione del ciclo MDM (merce-denaro-merce) in DMD (denaro-merce-denaro). Il denaro assume così una duplice veste: da un lato è un mezzo di scambio (quale esso è sempre stato, anche nel ciclo MDM), ma dall'altro diviene merce esso stesso. Questo è appunto il profitto, che per Marx trae origine esclusivamente dal plusvalore. Dato che la produzione si basa sul "matrimonio" tra capitale e lavoro, il denaro (capitale) è dunque nella società borghese un "precursore" della merce stessa, deve ad essa preesistere. Inoltre, diviene esso lo scopo dello scambio, che è finalizzato alla riproduzione del capitale, e non la merce, finendo così (in campo speculativo finanziario) per ridurre la formula DMD ad una più diretta D-D'. Origini e sviluppo del capitalismo: Georg Simmel (1858-19 18) L’obiettivo di Simmel è quello di chiarire la genesi e i caratteri della società moderna, e di valutare il senso che essa assume per la vita degli uomini. La società non è per lui un organismo costituito da varie parti tra loro funzionalmente collegate, è piuttosto formata da un insieme di istituzioni che nascono dall’interazione tra gli uomini e il denaro: questa ha per Simmel una importanza cruciale. Chiarire le origini e le conseguenze dell’uso del denaro, ovvero dell’economia monetaria, è essenziale per comprendere la società moderna. Il capitalismo come sistema economico presuppone l’accumulazione privata del capitale, questa, a sua volta, richiede che il denaro si diffonda come strumento degli scambi, e si allarghi dunque la cerchia dei soggetti coinvolti nell’economia monetaria. Affinché il denaro possa svolgere la sua funzione di propulsore delle attività economiche è necessaria una condizione non economica fondamentale: occorre che cresca la fiducia nel denaro come aspettativa che il suo impiego possa sempre disporre di una contropartita in beni concreti. L’accumulazione del capitale presuppone dunque una accumulazione di fiducia e questa condizione culturale è a sua volta sostenuta da fattori istituzionali: la legittimazione e l’efficacia del potere politico e le garanzie fornite dall’ordinamento giuridico. Simmel VS Marx Simmel non condivide il giudizio di Marx sul carattere problematico dei rapporto di produzione capitalistici. Il conflitto di classe non trova un fondamento primario nell’estrazione del plusvalore,ma trova piuttosto fondamenta nei rapporti di potere che caratterizzano l’organizzazione produttiva. Esso può essere controllato accentuando sempre più i contenuti tecnico-funzionali della divisione del lavoro. Simmel non vede nel socialismo una soluzione per il futuro dell’economia monetaria che caratterizza sempre più la società moderna. La separazione dei lavoratori dai mezzi di produzione e la proprietà privata erano per lui un requisito dello sviluppo economico, a differenza di Marx che ne sottolineava l’aspetto sociale. L’ adesione di Simmel al capitalismo liberale era meno acritica di quanto si potrebbe credere in quanto egli auspicava un cambiamento del capitalismo soprattutto in due direzioni: - le istituzioni dell’economia capitalistica avrebbero potuto trovare maggiore legittimazione, valorizzando principalmente competenze e meriti nel selezionare i soggetti chiamati a ruoli sovraordinati e subordinati. - la legittimazione del capitalismo potesse esser rafforzata dalla capacità di ridurre quella che egli chiama “l’umana tragedia della concorrenza” Max Weber (1864-1920) Secondo Weber, all’interno di una serie di pre-condizioni economiche, tecnologiche, storiche e sociali, il capitalismo occidentale nasce e si sviluppa sia per un tipo di borghesia imprenditoriale che si ispira a nuovi valori nel suo operare quotidiano, e sia per l’etica religiosa che aveva svolto un ruolo indispensabile per la nascita del capitalismo moderno. Le religioni europee si distinguono dalle altre religioni perché avrebbero sistematicamente promosso l’adozione di modalità razionali dell’agire individuale e collettivo. È questo che ha permesso all’Occidente di imporre la propria superiorità su altre culture. Si tratta però di una superiorità di efficacia pratica e tecnologica e non una superiorità morale. Weber ha sviluppato le sue analisi della sociologia della religione in particolare nella sua opera:“L’etica protestante e lo sviluppo del capitalismo” ( 1904), dove ha posto in evidenza l’influenza che la religione e l ‘etica protestante hanno avuto sul processo di secolarizzazione che ha caratterizzato l’epoca moderna e lo sviluppo dell’economia capitalista. Il rapporto tra confessione religiosa e mentalità capitalistica va rovesciato: fu la prima a dare origine alla seconda, e non viceversa. Per illustrare questo punto di vista Weber si premura innanzitutto di definire ciò che egli chiama lo «spirito capitalistico» che non si identifica nella brama di denaro, che tutte le epoche hanno conosciuto, ma piuttosto nella volontà di orientare ogni atto verso una progressiva accumulazione della ricchezza. Conclusione L'analisi sociologica si rivolge soprattutto alle cause e agli effetti sociali del capitalismo. In questa prospettiva, il capitalismo moderno si sviluppa propriamente con la rivoluzione industriale del sec. XVIII, che determina un massiccio esodo di forza lavoro dalle campagne e una sua concentrazione nelle fabbriche, per lo più ubicate nei grandi centri urbani. Capitalismo, industrializzazione, urbanizzazione, sviluppo di inedite tecnologie produttive e accentuazione della divisione sociale del lavoro sono perciò fenomeni strettamente connessi e interagenti. Si modificano radicalmente le relazioni fra gli uomini, la mentalità e il costume, ma anche il sistema familiare e il conflitto. Il giudizio sugli effetti economici e sociali del capitalismo è estremamente controverso in tutti i campi delle scienze sociali. Lo scontro si accese già prima della metà del XIX secolo in Gran Bretagna, in Francia e in Germania. I sostenitori del capitalismo sottolineavano sul piano economico, la capacità di rapida crescita, di progresso tecnico, di diffusione del benessere attraverso l'aumento dei beni di consumo; sul piano sociale e politico, l'affermazione di nuove classi sociali e di maggiori spazi di libertà individuali. Oggi si può dire che solo alcune remote società prive di relazioni col resto del mondo sono esenti da un qualche influsso dello "spirito del capitalismo", la cui enorme capacità di diffusione e penetrazione sociale era già stata prevista dai primi studiosi del nuovo sistema, come Karl Marx e Max Weber. Bibliografia - Manuale di Sociologia della Cultura (Franco Crespi); - Incontri con il Pensiero Sociologico (G.Poggi, G.Sciortino); - Fonti Web.