Scuola Superiore di Economia e delle Finanze
La tassazione ambientale
Alberto Majocchi
Milano, 18 aprile 2013
Sommario
• Le esternalità ambientali e il fallimento del mercato
• Gli strumenti della politica ambientale
• La politica contro i cambiamenti climatici
• La politica europea per ridurre le emissioni di CO2
• Le imposte ambientali in Italia
Le esternalità ambientali
e il fallimento del mercato
Economia e ambiente
• Dal punto di vista ambientale l’ottimo livello di
inquinamento è pari a zero
• Ma in termini economici si devono valutare i costi e i
benefici dell’uso delle risorse ambientali
• La curva di domanda rappresenta il beneficio marginale
che è misurato dalla willingness to pay del consumatore per
un’unità addizionale di consumo
• La curva di domanda aggregata rappresenta quindi la
sommatoria dei benefici privati dell’insieme dei
consumatori
L’equilibrio di mercato
• La curva di offerta riflette i costi di produzione del bene o
servizio, inclusivi del costo del lavoro, del capitale,
dell’energia e dei beni intermedi utilizzati nella produzione
• Questi costi possono essere considerati privati in quanto
sono interamente sostenuti dal produttore
• Dato che la curva di domanda rappresenta i benefici
privati e la curva di offerta i costi privati, in un mercato
concorrenziale vengono massimizzati i benefici netti privati
• Il problema è se esiste un mercato perfettamente
concorrenziale ovvero se un “fallimento del mercato” può
avere un impatto sull’ambiente e provocare perdite di
benessere sociale
Il fallimento del mercato: i beni pubblici
• Il mercato fallisce nella fornitura del livello ottimo di beni
pubblici che sono contraddistinti da due caratteristiche:
non rivalità e non escludibilità. In conseguenza, i
consumatori di beni pubblici non avranno convenienza a
esprimere le loro vere preferenze
• Il comportamento ottimale sarà il free-riding: nessuno
esprimerà le sue vere preferenze dato che, se i prezzi
pagati dagli altri consumatori coprono i costi di
produzione del bene pubblico, il free rider avrà
l’opportunità di consumare il bene pubblico senza pagare
il prezzo
• Vi sarà un fallimento del mercato in quanto il livello della
domanda effettiva sarà inferiore a quello reale e la
quantità prodotta dal mercato sarà quindi inferiore
rispetto a quella ottima (The Tragedy of the Commons – G.
Hardin, in “Science” 1968)
Il fallimento del mercato: le esternalità
• Un’esternalità è un costo o un beneficio, associato a una
transazione di mercato, esterno all’unità che l’ha generato
• Un’esternalità positiva si ha quando i benefici sociali
superano i benefici privati. In questo caso, il livello di
attività definito sul mercato è sub-ottimale
• Nel caso di un’esternalità negativa il fallimento del
mercato genera una disparità fra i costi marginale sociali e
i costi marginali privati. Sul mercato il livello di attività Qp
supera il livello ottimale Qs
I costi ambientali come esternalità
Cmgs
F
Cmgp
E
Q
s
Qp
L’ottimo sociale
• L’uso delle risorse ambientali produce benefici (i profitti
delle imprese) e costi (i danni dell’inquinamento)
• L’ottimo sociale viene raggiunto quando i benefici
marginali sociali uguagliano i costi sociali
• Una volta raggiunto l’ottimo sociale in E, dato che i profitti
sono decrescenti e i danni crescenti, non è possibile
utilizzare ulteriori risorse ambientali senza ridurre il
benessere sociale
• Se ci si muove da E verso destra (da Qs verso Qp), si
produce una perdita pari al triangolo EFG dato che i danni
marginali sono maggiori dei benefici marginali
L’ottimo sociale
Danni
F
E
G
O
Qs
Qp
Profitti
Q1
Il teorema di Coase (1)
• Secondo Coase, indipendentemente dall’attribuzione dei
diritti di proprietà, sul mercato si sviluppa un processo di
negoziazione che consente di raggiungere l’ottimo sociale
• Se i diritti di proprietà sono definiti a favore
dell’inquinatore, la produzione è massimizzata al livello Q1
• Coloro che subiscono l’inquinamento offriranno una
compensazione se il prezzo che sono disposti a pagare
(=danni evitati) è superiore al prezzo che l’inquinatore
vuole ricevere (=profitti)
• Il processo si sviluppa fino al punto E in cui i danni sono
pari ai profitti
Il teorema di Coase (2)
• Se i diritti di proprietà sono definiti a favori degli
inquinati, la produzione è inizialmente pari a zero
• Gli inquinatori offriranno una compensazione se il prezzo
che sono disposti a pagare (=profitti) è più elevato del
prezzo richiesto dagli inquinati (=danni)
• Anche in questo caso si arriva al punto di equilibrio E dove
il prezzo che gli inquinatori sono disposti a pagare è pari
alla compensazione che gli inquinati richiedono per far
fronte ai danni causati dall’inquinamento dell’ambiente
L’ambiente come bene pubblico
Ba+Bb
C
E
Ba=Bb
F
O
Q
Qs
I limiti del teorema di Coase
• Se su un lago vi è un’azienda che inquina e due villaggi che
usano l’acqua per attrarre i turisti e beneficiano se l’acqua è
pulita, la qualità dell’acqua è un bene pubblico dal momento
che il consumo dei villaggi è non-rivale e non-escludibile
• Se Ba e Bb rappresentano il beneficio del controllo
dell’inquinamento per il villaggio A e per B, l’ottimo livello di
disinquinamento si ha nel punto in cui Ba+ Bb = C (il costo di
depurazione), ossia nel punto E
• Ma ogni villaggio ha convenienza a comportarsi da free rider
(contando che l’altro villaggio proceda alla depurazione) in
quanto potrebbe godere dei benefici senza pagare i costi
• Anche nel caso in cui un villaggio negozi con l’azienda,
l’equilibrio viene raggiunto in F e lo stesso vale nel caso negozi
l’altro villaggio: fallimento del mercato
Gli strumenti della politica ambientale
Tipi di intervento pubblico
• Vi sono cinque tipi di intervento pubblico per correggere i
fallimenti del mercato legati alle esternalità ambientali
•
•
•
•
•
Moral suasion
Produzione diretta di qualità ambientale
Prevenzione dell’inquinamento
Regolamentazione
Strumenti economici
Moral suasion
• Si ha moral suasion quando il governo promuove voluntary
agreements al fine di influenzare in direzione favorevole
all’ambiente i comportamenti delle imprese senza stipulare
regole stringenti che le vincolino
• Per essere efficace il governo deve convincere il pubblico
che i benefici di un comportamento più favorevole
all’ambiente sono sostanzialmente maggiori dei costi
• Le imprese possono convincersi che il cambiamento del
comportamento è conforme ai loro interessi in quanto
ritengono che, se non si adattano volontariamente,
restrizioni più severe sui loro comportamenti verranno
imposte dal governo
Produzione diretta di qualità ambientale
• Programmi governativi possono ridurre il degrado
dell’ambiente: piantando piante, aumentando lo stock di
pesce, creando zone umide, trattando i liquami e
bonificando i siti tossici
• La produzione da parte del governo di qualità ambientale
può migliorare la situazione, ma sarebbe più efficace una
prevenzione del degrado ambientale
• Sia la moral suasion che la produzione diretta di qualità
ambientale hanno un’applicabilità limitata
Prevenzione dell’inquinamento
• Questi programmi prevedono una partnership fra imprese
e agenzie governative per aumentare la profittabilità di
una riduzione dell’inquinamento sviluppando tecnologie
che sono al contempo più profittevoli e più pulite
• L’ipotesi sottostante è che le conoscenze necessarie per
sviluppare queste tecnologie vanno oltre le capacità di ogni
singola impresa
• Questi programmi pongono l’accento sull’opportunità di
essere pro-attivi nella riduzione dell’inquinamento
piuttosto che aspettare di reagire a nuove regolamentazioni
• Nel lungo periodo una politica pro-attiva può portare a
una riduzione dei costi di depurazione
Regolamentazione
• I controlli diretti impongono vincoli sui comportamenti di
famiglie e imprese. Se un comportamento viola i limiti
imposti diventa illegale e le imprese o le famiglie devono
sopportare le sanzioni previste dalla regolamentazione che
ha imposto i controlli diretti
• Questi vincoli generalmente impongono limiti sull’uso di
inputs (per esempio, vietando l’uso di benzine che
contengano piombo) o sull’output (per esempio, attraverso
limitazioni sulle emissioni delle vetture, proibizione del
deposito a discarica di sostanze tossiche ovvero
sull’abbandono di rifiuti) nei processi di consumo o di
produzione
Strumenti economici
Incentivi economici
• L’obiettivo degli incentivi economici è di far coincidere
l’interesse individuale con l’interesse sociale
•
-
Gli incentivi economici includono:
le tasse sull’inquinamento
i sussidi
i permessi negoziabili di inquinamento
i sistemi di deposito a cauzione
Gli strumenti di mercato di politica ambientale
• Lo strumento tradizionale di politica ambientale è
rappresentato dalle misure amministrative (command and
control)
• L’idea sottostante è che in questo modo è possibile
garantire il risultato ambientale
• L’alternativa è rappresentata dagli strumenti economici
(strumenti di prezzo)
• In questa ipotesi il risultato ambientale dipende dal
comportamento di produttori e consumatori e si può
prevedere soltanto facendo qualche ipotesi sull’elasticità
dell’offerta e della domanda (come reagiscono ai segnali di
prezzo)
La tassa Pigouviana
• Pigou (1938) ha introdotto in letteratura l’idea di
esternalità e della conseguente divergenza fra costi e
benefici privati e sociali
• Pigou ha sostenuto che l’esternalità non può essere
compensata attraverso una negoziazione contrattuale e ha
suggerito l’uso di tasse che vadano a colpire l’attività che
genera l’esternalità negativa
• Queste tasse sulle esternalità sono chiamate appunto “tasse
pigouviane”
La tassa Pigouviana
MSC
D
MPC*
MPC
b
a
O
Q*
Q
La tassa Pigouviana
• Il principio fondamentale è che la tassa elimina la
divergenza fra costi marginali privati (MPC) e costi
marginali sociali (MSC)
• Q rappresenta l’equilibrio di mercato laddove la domanda
copre i costi privati, mentre Q* è l’ottimo livello di
produzione, laddove la domanda eguaglia i costi sociali
• La tassa deve essere commisurata alla divergenza fra costi
privati e sociali al livello di produzione Q* (il segmento ab
nel grafico), facendo spostare verso l’alto di un ammontare
corrispondente, fino al livello MPC*, la curva dei costi
privati, eguagliando così i costi privati ai costi sociali
• Questo processo viene definito internalizzazione delle
esternalità
Gli effetti distorsivi della tassazione
S1
D
S
F
P1
E
P
H
O
G
Q1
Q
Gli effetti distorsivi della tassazione
• In un mercato competitivo, la domanda D rappresenta
quanto i consumatori sono disposti a pagare per un certo
ammontare di prodotto e la curva di offerta S rappresenta
i costi crescenti per le imprese di diverse quantità di
prodotto
• Il mercato è in equilibrio in E, dove la domanda eguaglia
l’offerta, con una quantità Q e un prezzo P
• Se si introduce un’accisa con un tasso pari a GF, la curva
di offerta si sposta verso S1
• Un nuovo equilibrio è raggiunto in F, dove D è uguale alla
nuova curva di offerta S1 (inclusiva dell’imposta), con una
contrazione conseguente del prodotto da Q a Q1 e un
aumento del prezzo da P a P1
Gli effetti distorsivi della tassazione
• Prima dell’imposta il surplus sociale era pari all’area
OED, dove OEP rappresenta il surplus del produttore (la
differenza fra il prezzo di mercato e la curva dei costi S) e
PED è il surplus del consumatore (la differenza fra la
domanda e il prezzo di mercato)
• In presenza di un’accisa il surplus sociale si riduce all’area
OGFD, dove OGH è il surplus del produttore e DFP1 il
surplus del consumatore
• L’area HGFP1 rappresenta il gettito dell’imposta, che
viene riciclata all’economia attraverso la spesa pubblica
• La differenza fra il surplus sociale prima e dopo l’imposta
è pari all’ area GFE che rappresenta una perdita di
benessere
La tassa Pigouviana non è distorsiva
S1
D
H
F
S
M
P
N
O
E
G
Q1
Q
La tassa Pigouviana non è distorsiva
• L’equilibrio di mercato si trova in E con un prodotto OQ e
un prezzo OP
• Se si considerano anche i danni derivanti
dall’inquinamento e la curva dei costi sociali diventa S1,
inclusiva di una tassa Pigouviana pari ai danni
dell’inquinamento, l’equilibrio è in F con una produzione
ridotta Q1 e un prezzo accresciuto OM
• Il surplus sociale iniziale era pari a OED. Dopo l’imposta il
surplus del produttore è OGN, il surplus del consumatore
DFM, mentre NGFM è il gettito dell’imposta Pigouviana
• Vi è una perdita di benessere pari all’area FHE, ma
quest’area è minore dei danni evitati (area HEGF)
• Il benessere sociale è accresciuto dell’ammontare FHE
Minimizazzione dei costi totali di disinquinamento
MAC
E
N
H
M
T
O
Depurazione
Minimizazzione dei costi totali di disinquinamento
• Se il livello di inquinamento è pari a OM e la tassa fissata
dal regolatore è OT, l’inquinatore dovrà pagare un
ammontare totale di tassa pigouviana pari a OTNM
• Ma il costo totale può essere ridotto riducendo il livello di
inquinamento dato che i costi di depurazione (la curva
MAC) sono inferiori all’imposta per le ultime unità di
produzione
• Questo comportamento è ottimale fino al punto in cui la
tassa per unità di inquinamento è superiore al costo
marginale di depurazione, ossia fino al punto E
Minimizazzione dei costi totali di disinquinamento
• Se l’imposta è inferiore al costo marginale di depurazione
l’inquinatore può ridurre il costo totale aumentando il
livello di inquinamento e pagando un’imposta più bassa
dei costi di depurazione
• L’equilibrio viene di nuovo raggiunto nel punto E dove
l’imposta è pari al MAC e nessun cambiamento ulteriore
può ridurre i costi totali. L’inquinatore manterrà un livello
di inquinamento OH e pagherà un imposta pari a OTEH.
La depurazione è pari a HM con un costo totale EHM. Il
costo minimo totale è pari a OTEM
• Se tutti devono pagare la stessa imposta, si eguaglieranno i
costi marginali di depurazione per tutti gli inquinatori,
minimizzando così i costi totali per ottenere un
determinato livello di inquinamento
Una combinazione di misure cost-effective
• In molti casi per ragioni ecologiche o sanitarie vi è una
soglia nella funzione dei danni: fino a un certo punto non
vi è alcun danno o i danni sono molto limitati, dopo questa
soglia i danni crescono a un ritmo molto elevato
• In questi casi è opportuno fissare uno standard
quantitativo di inquinamento dato che il limite della soglia
non deve essere superato
• Se vi sono molte fonti di inquinamento il problema diventa
quello di distribuire l’ammontare consentito di
inquinamento fra le diverse fonti in modo cost-effective
Una combinazione di misure cost-effective
• La soluzione più cost-effective è una combinazione di uno
standard con un’imposta pigouviana
• Lo standard fissa un limite quantitativo di emissioni
inquinanti in una data area, mentre l’imposta ha la
funzione di distribuire l’ammontare totale di emissioni
consentite fra le differenti fonti di inquinamento
• Dato lo standard, che è determinato dall’evidenza
scientifica che mostra l’esistenza di una soglia nella
funzione dei danni, la cost-effectiveness è garantita se i costi
marginali di depurazione sono eguagliati fra le diverse
fonti di inquinamento
Una combinazione di misure cost-effective
C(A)2
D
C(A)1
B
t0
E
t1
O
A2
A1
A/2
A1
A*
Una combinazione di misure cost-effective
• La depurazione della fonte 1 è mostrata da sinistra a
destra, mentre la depurazione della fonte 2 da destra a
sinistra
• Nel punto B viene raggiunto il minimo del costo totale di
depurazione laddove il costo marginale di depurazione
della fonte 1 eguaglia il costo marginale di depurazione
della fonte 2
• Se l’aliquota d’imposta fissata dal regolatore è t0, la fonte 1,
con un MAC minore, depurerà la quantità OA1, che è
maggiore della quantità OA2 depurata dalla fonte 2, che ha
un MAC più elevato
• L’area OBA* rappresenta il minimo costo totale di
depurazione, dove OBA1 rappresenta i costi della fonte 1 e
A*BA1 i costi della fonte 2
Una combinazione di misure cost-effective
• Se il regolatore ha scelto di distribuire la quantità di
depurazione necessaria in misura uguale fra le due fonti,
fissando uno standard pari a A/2 o un’imposta pari a t1, i
costi di depurazione per la fonte 1 sarebbero pari a
OE(A/2) e per la fonte 2 a A*D(A/2)
• I costi totali sarebbero risultati più elevati rispetto alla
soluzione ottimale cost-effective di un ammontare pari
all’area EBD
La funzione dei danni marginali
Dmg
E
D
O
P
Quantità
La funzione dei danni marginali
• Le emissioni inquinanti sono indicate sull’asse orizzontale, in
misura supposta proporzionale alla quantità prodotta, e la
misura dei danni provocati dall’inquinamento sono indicati
sull’asse verticale
• La possibilità di misurare in termini monetari i danni
dell’inquinamento (ad esempio, i danni alla salute e gli effetti
sugli ecosistemi) è dubbia e l’esatto valore dei danni è incerto
• Normalmente la funzione dei danni ha una pendenza che
cresce a un tasso crescente, ma è altrettanto possibile
immaginare una funzione diversa
• - un effetto soglia (i danni iniziano a manifestarsi a un certo
livello di inquinamento)
• - i danni hanno un valore positivo fin dalle prime unità di
inquinamento (inquinanti tossici)
La funzione dei costi marginali di depurazione
MAC
E
C
O
depurazionet
inquinamento
Q
P
Informazioni imperfette sulle funzioni
• Il regolatore non ha sempre una conoscenza perfetta dei
costi marginali di depurazione e dei danni marginali
• In una situazione di informazioni imperfette è possibile che
venga definito un livello obiettivo di inquinamento (e di
depurazione) corrispondente a un obiettivo politico da
conseguire al costo minimo (soluzione di second best)
• In ogni caso, occorre considerare attentamente le
implicazioni di informazioni imperfette nella scelta dello
strumento ottimale di politica ambientale
La scelta dello strumento ottimale
• Nell’ambito della politica ambientale si possono utilizzare
strumenti di prezzo (ad esempio, una carbon tax nel caso
della politica di controllo delle emissioni di CO2) o
strumenti di quantità (ad esempio, emission permits). Si
pone un problema di scelta con informazione imperfetta
• L’approccio di Weitzman (Prices vs Quantities,1974): la
scelta dello strumento ottimale dipende dalla pendenza
relativa delle funzioni di danno e di costo
• “If the slope of the marginal costs is steeper, price controls
are more effective, and if the relative slope of marginal
damages is steeper, than quantity controls are more
effective”
La scelta in condizioni di incertezza
• Se i benefici marginali della riduzione di emissioni sono
assunti più elevati di quelli reali, la scelta dello strumento
ottimale non viene influenzata in quanto il deadweight loss
è analogo con la tassa o con uno strumento quantitativo
• Se i costi marginali di depurazione sono più elevati di
quelli previsti, e i benefici marginali non sono molto ripidi,
il risultato non è ottimale, ma la tassa provoca un minore
eccesso di pressione
• I permessi negoziabili – o comunque standard quantitativi
- sono preferibili se, con costi di mitigazione relativamente
costanti (costs optimism), è elevata la probabilità di esiti
catastrofici con l’aumento delle emissioni (threshold effect)
Incertezza sui benefici marginali della depurazione
MCA
MBA
E
T*
MB’ A
E’
F
O
Q
Q’
Incertezza sui benefici marginali della depurazione
• Sull’asse orizzontale è misurata la quantità di emissioni e,
spostandoci da destra verso sinistra, la quantità di
depurazione
• MBA è la curva con pendenza negativa che mostra i
benefici marginali della riduzione delle emissioni (o, vista
dall’origine O, la curva con pendenza positiva che mostra i
danni marginali delle emissioni)
• MCA è la curva con pendenza positiva che mostra il costo
marginale di depurazione (muovendosi da destra verso
l’origine dell’asse orizzontale)
Incertezza sui benefici marginali della depurazione
• Se l’informazione è perfetta, l’ottima quantità di emissioni
– e la corrispondente ottima quantità di depurazione –
viene raggiunta imponendo una tassa sulle emissioni E’Q’
o limitando le emissioni direttamente al livello Q’
• Se la tassa o il limite quantitativo sono fissati ipotizzando
una curva dei benefici marginali MBA, mentre la curva
reale è MB’A, le emissioni saranno al livello Q sia con una
tassa T* che con un limite quantitativo – mentre il livello
ottimale sarebbe Q’
• La perdita di benessere derivante dall’eccesso di
depurazione dovuta alla sovrastima dei benefici sarà simile
(il triangolo EE’F). L’incertezza sulla curva dei benefici
marginali non influenzerà la scelta fra tassa e strumenti
quantitativi
Incertezza sui costi marginali della depurazione
MCA
MC’A
F
MBA
E’
T*
O
G
H
E
QP
Q
QT
Incertezza sui costi marginali della depurazione
• Se i costi marginali MC’A sono più elevati di quelli ipotizzati
dal regolatore (MCA), e i benefici marginali non sono molto
ripidi, il risultato è in entrambi i casi sub-ottimale, ma la tassa
provoca una perdita di benessere minore
• T* e QP sono posti assumendo costi e benefici marginali MCA e
MBA. Ma la curva effettiva dei costi marginali di depurazione
è MC’A, quindi l’equilibrio dovrebbe essere in E’con una
quantità di emissioni pari a Q
• La tassa provoca una perdita pari al triangolo E’GH dato che
le imprese conoscono i costi reali e, con una tassa T*,
limiteranno la depurazione a QT, inferiore al livello ottimale,
mentre il limite quantitativo posto a QP arrecherà una
maggiore perdita pari al triangolo EE’F a causa della
sottostima dei costi di depurazione e il conseguente eccessivo
livello di depurazione delle emissioni
Incertezza sui costi marginali della depurazione
MCA
MC’A
MBA
G
E’
T*
O
F
H
E
Q QP
QT
Incertezza sui costi marginali della depurazione
• Se con danni marginali fortemente crescenti il regolatore fissa
una tassa T* e un limite quantitativo Q, la perdita di benessere
è molto ampia con la tassa– il triangolo E’GH – dato che le
imprese conoscendo i costi reali limiteranno la depurazione a
QT, mentre la perdita sarà minore – il triangolo EFF’ – con un
limite quantitativo dato che la depurazione effettiva sarà
superiore alla quantità ottimale soltanto nella misura QQP
• Se i costi marginali effettivi MC’A sono più elevati di quelli
ipotizzati dal regolatore (MCA), il limite quantitativo può
essere considerato ottimale se i costi di mitigazione sono
relativamente costanti (costs optimism) e la curva è
relativamente piatta, mentre è elevata la probabilità di esiti
catastrofici a seguito di un aumento delle emissioni (threshold
effect) e la curva dei benefici marginali dopo un certo livello di
emissioni diventa molto ripida
Un confronto fra tasse e standards
AC1
D
AC2
AC3
A
C
B
T
E
O
Q1
Q2
•Q
2
Q
Q3
Un confronto fra tasse e standards
• Nell’ipotesi che i costi di depurazione delle imprese siano
diversi, se il regolatore stabilisce uno standard di
depurazione uguale per ogni impresa pari a OQ2, i costi
totali di depurazione sono pari a ODQ2 per l’impresa 1,
OBQ2 per l’impresa 2 e OEQ2 per l’impresa 3, mentre la
depurazione totale sarà pari a tre volte OQ2 (quantità di
depurazione effettuata da ognuna delle tre imprese)
• Se viene introdotta un’imposta T, pari ai costi marginali
esterni (danni), ogni impresa depurerà fino al punto in cui
i costi marginali di depurazione sono uguali all’imposta.
Dopo questo punto non conviene più abbattere
l’inquinamento e le imprese preferiscono pagare l’imposta
Un confronto fra tasse e standards
• L’impresa 1 con i costi di abbattimento più elevati
depurerà in misura minore fino ad A con una depurazione
pari a OQ1 e un costo pari a OAQ1; l’impresa 2 fino al
punto B, con un abbattimento OQ2 e un costo OBQ2; e
l’impresa 3 fino al punto C con il livello di abbattimento
più elevato OCQ3 e un costo OCQ3
• La depurazione totale è identica per la tassa e per lo
standard e pari a tre volte OQ2 se la riduzione nell’attività
di depurazione dell’impresa 1 (Q1Q2) è uguale all’aumento
dell’abbattimento dell’impresa 3 (Q2Q3), mentre per
l’impresa 2 la depurazione è uguale con lo standard e con
l’imposta
Un confronto fra tasse e standards
• Il risparmio d’imposta è pari all’ area Z = Q1ADQ2 per
l’impresa 1, mentre per l’impresa 2 i costi sono identici con
l’imposta e con lo standard. Per l’impresa 3 vi è una
riduzione dei costi pari all’area W = Q2ECQ3
• L’area Z è maggiore dell’area W dato che le basi sono
identiche (Q1Q2 = Q2Q3) per l’ipotesi fatta che la
depurazione totale deve essere uguale con entrambi gli
strumenti, mentre l’altezza Q2D è maggiore di Q3C
• I costi totali di abbattimento sono minori con un’imposta
rispetto allo standard in quanto, se tutti devono pagare la
stessa imposta, si eguaglieranno i costi marginali di
depurazione per tutti gli inquinatori, minimizzando così i
costi totali per ottenere un determinato livello di
inquinamento
I permessi negoziabili di inquinamento
C(A2)
D
C(A1)
B
P
E
O
A2
A1
A0
A1
A*
O
I permessi negoziabili di inquinamento
• Un sistema di permessi negoziabili di inquinamento prevede la
determinazione di un livello obiettivo di inquinamento e,
conseguentemente, di abbattimento richiesto dell’inquinamento
OA*, che deve essere distribuito fra i diversi inquinatori
• Si distribuiscono i permessi di inquinamento fra gli inquinatori,
ma, una volta effettuata l’allocazione iniziale dei permessi, gli
inquinatori sono liberi di comprare e vendere i diritti di
inquinamento
• I permessi negoziabili di inquinamento uguagliano i costi
marginali di abbattimento (MAC) fra gli inquinatori dato che
per chi ha costi marginali di abbattimento più elevati del prezzo
dei permessi è possibile ridurre i costi totali comprando altri
permessi e inquinando di più; il contrario vale per gli
inquinatori con costi inferiori al costo di un permesso
I permessi negoziabili di inquinamento
• Gli inquinatori hanno un incentivo a comprare e vendere
permessi fino a quando il prezzo dei permessi è diverso
rispetto ai MAC di ciascun inquinatore
• Dato che in un mercato competitivo vi sarà sempre un solo
prezzo dei permessi, i costi marginali di abbattimento
saranno uguagliati per tutti gli inquinatori quando il
mercato dei permessi è in equilibrio, quindi i costi totali di
abbattimento saranno minimizzati
• Se inizialmente c’è una distribuzione uguale dei permessi
per l’impresa 1 e 2, l’obbligo di abbattimento è identico
per entrambe le imprese. Se l’ammontare di abbattimento
è misurato da O verso destra per l’impresa 1 e da destra a
sinistra per l’impresa 2, l’impresa 1 abbatterà
l’ammontare OA0 e l’impresa 2 A*A0
I permessi negoziabili di inquinamento
• Il mercato dei permessi non è in equilibrio dato che i costi
marginali di abbattimento per l’impresa 2 (DA0) sono più
elevati dei MAC per l’impresa 1 (EA0) che ha interesse a
vendere i permessi, mentre l’impresa 2 ha interesse a
comprarli fino al punto di equilibrio B
• Il prezzo di equilibrio dei permessi è P, l’ammontare di
abbattimento dell’inquinamento è OA1 per l’impresa 1
(più elevato di quello iniziale) e A1A* per l’impresa 2
(minore di quello iniziale). Rispetto alla situazione iniziale
l’incremento del beneficio è pari a EDB
• Viene raggiunto l’obiettivo di abbattimento totale pari a
OA* - e al contempo di livello totale residuo di
inquinamento -, mentre viene minimizzato il costo per
raggiungere questo obiettivo dato che il mercato dei
permessi ha redistribuito l’onere dell’abbattimento in una
misura più elevata verso l’impresa con i MAC minori
Il prezzo di equilibrio dei permessi
D
E
P1
O
A
F
H
Q0
Q1
O
Il prezzo di equilibrio dei permessi
• Nel grafico l’inquinamento è mostrato da sinistra a destra
e l’abbattimento da destra verso sinistra. La curva di
domanda per i permessi mostra sia i benefici derivanti
dall’inquinamento, sia i costi di abbattimento
• Se il prezzo dei permessi sul mercato è P1 l’impresa ha una
convenienza a aumentare l’inquinamento da OQ0 a OQ1
dato che i benefici dell’inquinamento sono più elevati
(ovvero i costi marginali di abbattimento sono minori) del
prezzo dei permessi
• Il beneficio totale di questo incremento dell’inquinamento
(o di riduzione dell’abbattimento) è rappresentato
dall’area EHF
• Quando il prezzo uguaglia il beneficio marginale (o il costo
marginale di abbattimento) il mercato è in equilibrio
I depositi rifondibili
Costi privati marginali di
uno smaltimento corretto
E
B
T
O
R
Costi marginali sociali di uno
smaltimento non corretto
Q
Q0
I depositi rifondibili
• Con smaltimento corretto si intende che i rifiuti sono
raccolti per il riuso o il riciclo. Se vi è uno smaltimento non
corretto – per esempio, scaricando i rifiuti in una discarica
– si generano costi sociali (esternalità negative), mentre i
benefici privati sono i costi evitati
• Uno strumento per raggiungere il livello ottimale di
smaltimento corretto è di fissare un’imposta al livello T.
Dato che l’imposta è più elevata del costo di uno
smaltimento corretto per il segmento Q0Q, soltanto
l’ammontare di rifiuti OQ è smaltito in modo improprio
• Una imposta sarà tuttavia difficile da riscuotere dato che vi
sono illimitate possibilità di smaltimento improprio, il che
rende i costi di monitoraggio e controllo molto elevati
I depositi rifondibili
• Un sistema di depositi rifondibili è simile all’imposta, ma
invece di far pagare per lo smaltimento improprio, il
deposito viene fatto pagare al consumatore quando
acquista e verrà rimborsato quando il rifiuto viene
riportato per essere smaltito in modo corretto
• Se il tasso del deposito è OT, il consumatore pagherà un
deposito totale pari all’area OTBQO, ma troverà
conveniente riciclare un ammontare pari a Q0Q dato che i
costi di uno smaltimento corretto sono inferiori al deposito
e riceverà un ammontare a QQ0BE come rimborso
• L’equilibrio si ha nel punto E con un costo sociale totale
pari a OQE (danni dello smaltimento improprio) più QQ0E
(costi privati di riciclaggio)
Sussidi per l’inquinamento
MAC
E
F
S
O
Q
Qp
Sussidi per l’inquinamento
• Questo tipo di incentivo economico paga all’inquinatore un
ammontare fisso per ogni unità di riduzione
dell’inquinamento. Se c’è un sistema di sussidi
l’inquinatore valuterà se il costo di abbattere un’unità di
inquinamento è minore del pagamento che riceverà se
effettua la depurazione
• L’inquinatore godrà di un profitto netto nella misura in
cui il sussidio unitario supera il costo di abbattimento.
L’inquinatore ridurrà l’inquinamento fino a OQ dato che
in E il sussidio è uguale al costo marginale di depurazione
• Riducendo l’inquinamento da Qp a Q l’impresa riceve un
sussidio uguale a QQpFE mentre i costi di abbattimento
sono QpEQ
• Se l’ammontare di un sussidio unitario è uguale a
un’imposta unitaria, i due sistemi provocano la stessa
reazione da parte dell’inquinatore
Sussidi per l’inquinamento
• La differenza più importante fra tasse e sussidi è che i
sussidi trasferiscono risorse a favore degli inquinatori che
ricevono un pagamento, mentre con le tasse devono pagare
• La differenza non riguarda soltanto gli effetti distributivi
dato che i sussidi rendono più profittevoli le imprese
inquinanti, e quindi con i sussidi ci sarà nel settore una
produzione maggiore che con le imposte
• Se un numero sufficiente di nuove imprese entrerà sul
mercato grazie alla maggiore profittabilità garantita dai
sussidi, ne può risultare, almeno inizialmente, un aumento
dell’ammontare di inquinamento
La politica contro i cambiamenti climatici
La tassazione dell’energia
• Per ridurre le emissioni di CO2 che rappresentano il
fattore antropico più rilevante nella determinazione dei
cambiamenti climatici uno strumento utilizzabile è la
tassazione dell’energia
• I combustibili fossili rappresentano la fonte di emissioni
più rilevante
• Altre fonti di emissioni di GHG sono l’agricoltura (N2O), la
fermentazione intestinale del bestiame e lo smaltimento di
rifiuti in discarica (metano)
Le emissioni di CO2
• Negli Stati Uniti il 79,9% delle emissioni di gas a effetto
serra (GHG) dipendono dalla combustione di combustibili
fossili
• I quattro maggiori utilizzi dei combustibili fossili sono
nell’industria, nei trasporti, nel residenziale e nel
commercio
• Per l’elettricità le emissioni dipendono dall’uso di
combustibili fossili nella generazione di energia elettrica,
che a sua volta viene consumata nei diversi settori
• L’elettricità può essere generata da fonti che non emettono
anidride carbonica
Le emissioni di CO2
• Nell’Europa a 27 il totale delle emissioni ammonta ( 2010)
a 4721 miliardi tCO2
• Contribuisce per circa il 12% al totale delle emissioni di
origine antropica a livello mondiale
• Nel periodo 1990-2010 le emissioni totali sono diminuite del
15,5% nell’EU27 e del 10,6 nell’EU15
• Le emissioni provengono per circa il 20% dal settore
manifatturiero, per il 30% dalla produzione di energia,
per l’8% dal residenziale, per il 3,1% dal settore
commerciale, per il 10% dall’agricoltura, per il 24,3% dai
trasporti
La carbon tax
• Per limitare le emissioni di CO2 si può utilizzare o una
tassa sul consumo di energia o una tassa sul contenuto di
carbonio di ciascuna fonte
• L’obiettivo del primo strumento è favorire il risparmio
energetico facendo aumentare il costo dei combustibili
• La carbon tax permette di promuovere l’utilizzo di fonti di
energia a minor contenuto di carbonio in quanto incide
più direttamente sulla riduzione delle emissioni di anidride
carbonica
La base imponibile della carbon tax
• In linea di principio una tassa ottimale dovrebbe colpire
tutte le attività che generano emissioni di GHG
• Le fonti di emissioni sono molteplici e alcune danno un
contributo limitato ai cambiamenti climatici, ma la
tassazione di queste fonti ha elevati costi amministrativi
• Per definire l’ottima base imponibile occorre confrontare i
risparmi amministrativi di una base ristretta e i benefici in
termini di efficienza di una base ampia
• Se i costi di abbattimento di una particolare fonte di
emissioni sono molto ridotti, il costo totale di riduzione
delle emissioni si riduce allargando la base imponibile
L’allargamento della base imponibile
A
B
O
An
Ab
L’allargamento della base imponibile
• La curva dei costi marginali di abbattimento MAC più
ripida rappresenta una base imponibile ristretta
• Se allargando la base imponibile si possono includere
emissioni con ridotti costi di abbattimento la curva ruota
verso destra
• Il livello ottimale di abbattimento aumenta da An a Ab
• Il beneficio derivante da questo allargamento della base
imponibile è pari al triangolo OAB
L’unità imponibile
• Un’unità di combustibile fossile emette una certa quantità
di CO2 quando viene bruciata e vi è quindi perfetta
proporzionalità fra input di combustibile e output
(emissioni)
• Si deve scegliere se tassare le emissioni dove sono prodotte
(principio di origine) o dove i prodotti vengono consumati
(principio di destinazione)
• La scelta del soggetto d’imposta è legata alla
minimizzazione dei costi di esazione e di monitoraggio
• Se il prelievo avviene upstream i costi sono più bassi: minor
numero di contribuenti e più facilità di controllo
Le aliquote d’imposta
• Le stime dell’ottima aliquota variano ampiamente. In uno
studio del 2005 l’IPCC ha passato in rassegna 100 paesi
diversi e ha calcolato un’aliquota media di $12 per tCO2,
ma le stime variano da $3 a $95, sottolineando che
probabilmente si tratta di sottostime
• Il gettito atteso dipende dalla base imponibile e
dall’elasticità delle emissioni rispetto all’imposta, ma negli
Stati Uniti una stima di Metcalf (2008) calcola con
un’aliquota modesta un gettito che potrebbe variare fra 75
e 100 miliardi di dollari, ma con un’aliquota di $25 per
tCO2 potrebbe raggiungere nel 2015 una somma variabile
fra 69 e 126 miliardi di dollari
Gli effetti distributivi
• Hassett (2009) ha studiato l’impatto di un’imposta pari a
$15/tCO2 nei bilanci familiari e ha rilevato che l’impatto di
una carbon tax è probabilmente fortemente regressiva con un carico che varia da $3.74 per il primo decile a $0.81
per il decile più elevato-, anche se la regressività tende a
diminuire nel tempo in quanto l’imposta viene traslata in
parte sui possessori della risorsa e sui proprietari del
capitale
• La regressività può essere compensata utilizzando il gettito
per ridurre il carico fiscale sui redditi da lavoro (imposte
dirette o contributi sociali)
L’uso del gettito
• Il gettito può essere utilizzato per favorire la transizione
verso una low-carbon economy, finanziando attività di
ricerca e sviluppo volte a promuovere fonti di energia
pulite e una maggiore efficienza energetica
• In presenza di una carbon tax possono essere rimossi i
sussidi che vengono concessi alle fonti rinnovabili in
quanto già favorite dall’aggravio di imposta sulle fonti che
generano emissioni di anidride carbonica
• Il gettito può essere utilizzato per promuovere le tecnologie
di carbon capture and storage o per migliorare la rete di
trasmissione di energie rinnovabili (energia eolica o solare)
Carbon tax e commercio internazionale
• Se la carbon tax viene imposta unilateralmente si pone il
problema della competitività rispetto ai paesi che non
l’hanno introdotta
• Si possono manifestare fenomeni di carbon leakage, ossia di
delocalizzazione della produzione, con effetti negativi sia
dal punto di vista economico che ambientale
• Nel paese di destinazione l’efficienza economica ed
energetica può essere inferiore
• L’imposta ambientale ha un effetto distorsivo sugli scambi
internazionali
I border tax adjustments (BTA)
• L’aggiustamento fiscale alla frontiera implica
l’imposizione di una tassa sulle importazioni per
compensare l’imposizione che grava sulla produzione
domestica e il ristorno della tassazione domestica sulle
esportazioni
• Se due paesi gravano con aliquote simili le emissioni di
anidride carbonica (hanno lo stesso carbon price) i BTA
non sono necessari
• Se i carbon prices sono diversi, i BTA garantiscono un level
playing field e evitano distorsioni alla concorrenza di
origine fiscale
Gli effetti dei BTA
• Il gettito dei diritti compensativi all’importazione e dei
ristorni all’esportazione può essere diverso in quanto si
possono scambiare, oltre a prodotti carbon intensive,
servizi o prodotti non carbon intensive
• L’allocazione del gettito dipende dall’adozione di un origin
o un destination system. I paesi che importano beni carbon
intensive ottengono un gettito se adottano il principio di
destinazione, mentre i paesi esportatori di beni carbon
intensive hanno un gettito con il principio di origine
Gli effetti dei BTA
• Per il petrolio, nel caso che l’estrazione avvenga nel paese
A e la raffinazione e il consumo nel paese B, se la carbon
tax viene prelevata al pozzo e non vi sono BTA il paese A
trattiene il gettito. Se in entrambi i paesi vi sono BTA, il
paese B importa il petrolio netto da imposta e lo grava al
consumo, ottenendo così un gettito addizionale. Il BTA
trasferisce il gettito dal paese esportatore al paese
importatore
• Se l’imposta viene prelevata al momento della raffinazione
o del consumo il BTA non produce effetti sulla
destinazione del gettito
Problemi legali con i BTA
• Le regole del Gatt consentono di imporre una tassa sulle
importazioni se vi è una tassa domestica sui like products. I
concetti rilevanti sono quindi due: likeness e product
• Il concetto di likeness non considera i metodi di
produzione. Due prodotti sono simili se hanno la stessa
destinazione (utilizzazione), anche se i rispettivi metodi di
produzione sono diversi
• Se quindi un prodotto estero utilizza il carbone come fonte
di energia e il prodotto domestico energia idro-elettrica
non si può tassare all’importazione con aliquota più
elevata di quella interna per tener conto delle maggiori
emissioni del bene importato
Problemi legali con i BTA
• La tassa domestica deve essere sul prodotto, mentre
l’oggetto della carbon tax sono le emissioni di carbonio
• La tassa domestica può variare a seconda della fonte di
energia utilizzata, quindi dipende dal metodo di
produzione, che non viene considerato dalle regole del Gatt
come una caratteristica che differenzia il prodotto
• In definitiva, le regole del Gatt che prevedono la possibilità
di imporre una tassa alle importazioni pari a quella che
grava sui like products domestici non sembrano facilmente
applicabili nel caso della carbon tax
Problemi legali con i BTA
• La giustificazione dei BTA si può trovare nella “eccezione
ambientale” alle regole del Gatt (articolo XX), che
consente di imporre misure di restrizione all’import
“relating to the conservation of exhaustible natural
resources if such measures are made effective in
conjunction with restrictions on domestic production or
consumption”
• Tali misure sono consentite “subject to the requirement
that such measures are not applied in a manner which
would constitute a means of arbitrary or unjustifiable
discrimination between countries where the same
conditions prevail, or a disguised restriction on
international trade”
La determinazione del carbon content
• L’imposizione di BTA presuppone la determinazione del
carbon content dei beni importati
• Si può determinare facendo riferimento alle emissioni
domestiche con il metodo di produzione più diffuso. Ma
spesso le importazioni sono state prodotte con metodi di
produzione diversi
• Se si vuole imporre un BTA corretto occorre fare
riferimento al metodo di produzione più diffuso nel paese
produttore
• Il problema consiste nell’ottenere adeguate informazioni
da parte del paese esportatore
• In definitiva, i BTA dovrebbero essere utilizzati nei
confronti dei paesi che non hanno un carbon price e
imposti soltanto sui beni maggiormente carbon intensive
La politica europea
per ridurre le emissioni di CO2
La proposta europea di una carbon-energy tax
• Nel 1992 (in vista della Conferenza di Rio) l’UE ha
proposto una carbon-energy tax, con l’obiettivo di
promuovere il risparmio energetico e il fuel- switching
verso fonti di energia con minor contenuto di carbonio
• Caratteri positivi della proposta: a) gradualismo.
L’aliquota iniziale è di $ 3 al barile e aumenta di un dollaro
ogni anno. A regime è di $ 10 al barile (con un prezzo del
barile all’epoca intorno ai $ 20); b) revenue-neutrality. Il
gettito viene riciclato sotto forma di riduzione dei
contributi sociali. L’idea sottostante è il doppio dividendo
(ambientale e occupazionale)
I limiti della proposta
• L’introduzione dell’imposta in Europa è condizionata a
scelte analoghe negli altri paesi industrializzati. In questo
modo non si riuscirà mai introdurre una nuova imposta
ambientale
• Esenzioni per i settori maggiormente energy-intensive. Si
annullano gli effetti positivi sull’ambiente. Scelta dettata
dal timore di ripercussioni negative sulla competitività
dell’industria europea e di carbon leakages
• La proposta della Commissione non è stata approvata dal
Consiglio (opposizione inglese e dei paesi catching-up)
Gli impegni di Kyoto
• Sulla base del Protocollo di Kyoto i 15 paesi membri
dell’UE ai tempi della firma si sono impegnati a ridurre le
emissioni di sei GHG nel periodo 2008-2012 dell’8% al di
sotto del livello 1990 (per l’Italia l’impegno è per una
riduzione al 92,5% dell’anno base)
• Nel 2010 le emissioni nell’UE-15 si trovano al disotto
dell’11% rispetto al 1990. La EEA stima che le emissioni
nel 2011 siano scese ulteriormente fino al 14% al di sotto
del livello dell’anno base
• L’UE si è impegnata unilateralmente a ridurre le emissioni
del 20% rispetto al 1990 entro il 2020
I permessi negoziabili
• Per combattere i cambiamenti climatici l’Unione europea
ha adottato una Direttiva (2003/87) che definisce “A
scheme for greenhouse gas emissions allowance trading
within the Community” (ETS)
• Rientrano nel sistema più di 11.000 utilities che producono
energia elettrica, un’ampia gamma di impianti industriali
energy-intensive e le linee aeree commerciali
• Circa il 50% delle emissioni nell’UE sono coperte dall’ETS
• Nel 2020 le emissioni dei settori coperti dal ETS dovranno
essere inferiori del 21% rispetto al 2005
I permessi negoziabili
• L’ETS prevede che entro i limiti fissati per ciascun paese le
imprese dei settori coinvolti ricevano - o comprino - dei
permessi che sono negoziabili con altri operatori
• Si possono anche acquistare in misura limitata crediti
attraverso progetti di riduzione delle emissioni in altre
parti del mondo
• Alla fine di ogni anno le imprese devono consegnare un
numero di permessi sufficienti per coprire le proprie
emissioni. In caso contrario sono previste pesanti sanzioni
• Se un’impresa ha un eccesso di permessi può utilizzarli in
seguito o venderli sul mercato
L’allocazione dei permessi
• I permessi vengono inizialmente allocati gratuitamente
(l’ETS opera dal 2005)
• La revisione del 2009 ha definito le regole per la terza fase
che va dal 2013 al 2020
• La distribuzione gratuita sarà gradualmente sostituita da
un sistema allocativo fondato sulla vendita all’asta dei
permessi. Nel 2013 più del 40% dei permessi saranno
venduti all’asta e questa percentuale verrà
progressivamente aumentata
• Per i permessi emessi gratuitamente vengono fissati rigidi
benchmarks di efficienza nelle emissioni
Limiti del sistema delle quote
• I prezzi dei permessi sono volatili. A seguito della crisi i
prezzi, che a metà 2008 avevano raggiunto i 30 euro per
tCO2, scendono a 8 euro. Ma attualmente (media del mese
di febbraio 2013) il prezzo è crollato a € 4,61
• Vi è un surplus di permessi a seguito della crisi, con un
impatto negativo sul mercato dei permessi e, a lungo
termine, sulla possibilità di raggiungere i targets fissati
Limiti del sistema delle quote
• Nella prima fase le imprese godono di windfall profits in
quanto ricevono assets gratuiti con l’assegnazione dei
permessi
• Il valore di mercato dei permessi è visto dalle imprese
come una compensazione per far fronte ai costi di
abbattimento (ma allora non si applica il polluter pays
principle)
• L’ETS non include settori come l’edilizia, gran parte del
trasporto, i piccoli impianti industriali, l’agricoltura e le
famiglie, che rappresentano il 50% del totale delle
emissioni di CO2, con l’assenza di tassazione di una quota
importante di emissioni
Un confronto fra tasse e permessi
• I permessi incidono sui prezzi al consumo e hanno quindi
un tax interaction effect simile alle tasse (effetti negativi
sull’offerta di lavoro), ma se assegnati gratuitamente non
generano entrate e il revenue recycling effect è assente. Il
welfare total cost è più elevato rispetto alle tasse ambientali
(letteratura sul doppio dividendo, Bovenberg e Goulder)
• Il riciclaggio del gettito può mitigare l’effetto regressivo
delle imposte sull’energia. Misure compensative analoghe
non possono essere finanziate con il sistema dei permessi
allocati gratuitamente
Il valore attuale dei permessi sul mercato
• Il governo francese ha proposto una carbon tax, contestata
dal Consiglio Costituzionale per le troppe esenzioni
concesse, che prevedeva un tasso di 17 euro per tCO2
• Attualmente il prezzo dei permessi sul mercato dei diritti è
pari a circa 4,60 euro per tCO2
• Dato che 1 tCO2 viene emessa da 0.355 tep, ossia da 2.23
barili di petrolio, questo prezzo equivale a un prelievo di
circa € 2,00 (= $ 2,62) al barile
• Con un prezzo del petrolio di circa $ 92.00 il prelievo per
ogni barile è pari a circa il 2,8%
• Per memoria, la Proposta di Direttiva del 1992 prevedeva,
a regime, un prelievo pari a $ 10 al barile, con un prezzo
del barile intorno a $ 20
La carbon tax come integrazione dell’ETS
• Per superare il limite più rilevante dei permessi occorre
fissare un floor price che riduca la voltalità dei prezzi e
garantisca così la redditività degli investimenti necessari
per promuovere una low carbon economy. Una carbon tax
generalizzata può svolgere questa funzione
• Con la carbon tax si ottiene un gettito che può essere
utilizzato o per finanziare gli investimenti ovvero per
ridurre altre imposte distorsive, mentre l’ETS genera
rendite delle imprese
• Ma la carbon tax deve essere coordinata con il sistema dei
permessi
Consumo vs produzione di CO2
• L’approccio di Kyoto fissa targets per la produzione di
anidride carbonica. Ogni paese deve limitare la quantità di
emissioni nel suo territorio
• Molti paesi si sono de-industrializzati e importano i beni di
consumo da paesi con bassi costi del lavoro (si produce e si
emette in Cina, ma si consuma in Europa e negli Usa)
• Se si grava sulla produzione, e non sul consumo di CO2,
viene incentivato il carbon leakage verso paesi che non
hanno introdotto un prezzo per le emissioni di CO2
• Fra il 1990 e il 2005 la produzione di CO2 in UK è
diminuita del 15% per la de-industrializzazione e il
passaggio dal carbone al gas nella produzione di elettricità.
Ma se si misura il consumo di CO2, aggiungendo le
importazioni di carbonio e il settore aereo e marittimo, le
emissioni in UK sono aumentate del 19% (Helm, 2007)
La base imponibile della carbon tax
• La carbon tax è prelevata su carbone, gas e oli minerali
sulla base del rispettivo contenuto di carbonio
• Per l’elettricità la carbon tax è un prelievo sugli inputs
energetici, e non sull’output. Un’imposta sull’output può
favorire il risparmio energetico, ma non incentiva il fuelswitching
• Nel settore elettrico i sussidi per le energie rinnovabili
possono essere eliminati in quanto la carbon tax
renderebbe più convenienti le tecnologie a basso contenuto
di carbonio
Il problema della competitività
• Per non incidere sulla competitività e per evitare i carbon
leakages delle imprese energy-intensive, l’introduzione
dell’imposta dovrebbe essere accompagnato da una
tassazione alla frontiera pari a quella che grava sulla
produzione domestica (cercando di evitare contrasti con le
regole del WTO)
• Per ragioni pratiche la si potrebbe applicare inizialmente
soltanto nei settori energy-intensive
• Per l’elettricità si potrebbe tener conto del mix energetico
del paese d’origine
La revisione della ETD
• La tassazione dell’energia è fondamentale per contrastare
in Europa i cambiamenti climatici in quanto il consumo di
energia è responsabile del 79% delle emissioni totali di gas
ad effetto serra
• Per raggiungere gli obiettivi fissati per l’Unione nel quadro
della Strategia Europa 2020 la Commissione europea ha
presentato una proposta di revisione della Direttiva
2003/96 (ETD – Energy Taxation Directive) con questi due
obiettivi prioritari
• bilanciare il carico fiscale fra i combustibili, incluse le
energie rinnovabili, in modo obiettivo, fondato sul
contenuto energetico e sulle emissioni di CO2
• fissare un prezzo per le emissioni di CO2 non coperte
dall’Emission Trading System (ETS).
Gli obiettivi della proposta
• La proposta non prevede un aumento del gettito fiscale. Le
risorse addizionali devono essere utilizzate per ridurre il
carico fiscale sui redditi da lavoro, per incentivare i
processi di R&D in una direzione favorevole all’ambiente e
per mitigare l’impatto sulle famiglie a basso reddito delle
politiche di riduzione delle emissioni
• L’uso del gettito non coincide con quanto previsto dalla
legge delega per la riforma fiscale in Italia
• Gli stati membri devono mantenere nella legislazione
fiscale interna i rapporti fra i tassi che gravano sulle
diverse fonti di energia previsti dalla Direttiva
• In Europa, fra il 1995 e il 2008 il gettito delle imposte
ambientali e sull’energia si è ridotto dell’1%, lasciando
spazio per un incremento del prelievo in questo settore
I limiti dell’ETD attuale
• L’ETD fissa tassi minimi per la tassazione dei prodotti
energetici utilizzati come carburanti per motori o come
combustibili per riscaldamento e dell’elettricità. Questi
tassi minimi non riflettono né il contenuto energetico, né le
emissioni di CO2
• L’ETD non fornisce incentivi congrui con gli obiettivi della
politica energetica europea, favorendo l’utilizzo del
carbone come combustibile per il riscaldamento e
discriminando nei confronti delle energie rinnovabili
• Con un sistema di tassazione che prenda come unità di
riferimento i volumi, l’etanolo risulta il prodotto energetico
più fortemente tassato
La tassazione commisurata alla CO2
• La nuova proposta della Commissione spezza in due
parti il tasso minimo di tassazione dei prodotti energetici
• La tassazione commisurata alla CO2, fondata sulle
emissioni di anidride carbonica dei prodotti energetici, è
fissata al livello di € 20 per tonnellata di CO2 (fuel
switching)
• Il tasso è invece zero per i bio-carburanti che soddisfino i
criteri stabiliti dall’articolo 17 della Direttiva 2009/28
• La tassazione si applica a tutte le emissioni non incluse
nell’ETS
• La tassa CO2 seguirà l’evoluzione del prezzo di mercato
dei permessi di emissione nell’ambito dell’ETS
La tassazione commisurata all’energia
• La tassazione generale sul consumo di energia è fondata sul
contenuto energetico misurato in Gigajoule (energy saving)
• Per i carburanti per motori il livello minimo di tassazione è
fissato a 9,6 euro per Gigajoule, che corrisponde al tasso
minimo attuale applicabile per la benzina meno la parte del
minimo corrispondente all’aliquota CO2
• Per i combustibili da riscaldamento si applica il tasso minimo
corrente per l’elettricità di 0,15 euro per Gigajoule, prendendo
in considerazione il contenuto energetico di ogni prodotto
• I tassi minimi della tassazione generale sul consumo di energia
verrà automaticamente allineato all’evoluzione del livello dei
prezzi per mantenere invariata la tassazione in termini reali
Calcolo dell’aliquota minima sulla benzina
• Aliquota attuale: € 359 per 1000 litri
• Tassa CO2
(2,27 tonnellate di CO2 per 1000 litri di benzina) x € 20 =
€ 45,4
• Tassa sul contenuto di energia
(359 – 45,4) = € 313,6 → tasso minimo attuale sulla benzina
meno tassa CO2
€ 313,6 / 32,8 GJ (contenuto energetico in 1000 litri di
benzina) = € 9,6/GJ → tassa per unità di energia
Credito fiscale e carbon leakage
• Per i settori esposti al rischio di carbon leakage, ossia di
trasferimento della produzione in paesi che non applichino
livelli analoghi di tassazione dei prodotti energetici, la
proposta introduce un sistema analogo all’allocazione
gratuita di permessi di emissione nell’ambito dell’ETS
• In questi settori agli impianti industriali soggetti alla tassa
CO2 viene concesso un credito fiscale lump-sum calcolato
sulla base di un combustibile usato come benchmark (il gas
naturale), in modo tale da evitare il carbon leakage, ma di
mantenere gli effetti incentivanti della tassazione
L’impatto della proposta
• Vengono ipotizzati due scenari
- nel primo si ipotizza che gli Stati aggiungano l’aliquota di
€ 20 dell’imposta CO2 alle aliquote nazionali preesistenti,
che diventano in questo caso le aliquote dell’imposta
commisurata al contenuto energetico
- nel secondo scenario si assume che gli Stati rivedano le
loro aliquote per raggiungere il minimo fissato a livello
europeo per la tassazione generale sull’energia,
aggiungendo poi la quota di € 20 per la tassazione CO2
I due scenari
Variazione
annuale del gettito
fiscale
Riduzione delle
emissioni di CO2
nei settori non
ETS nel 2020
Variazione % nel
reddito reale delle
famiglie nel 2020
- 4%
+ 0,29%
Scenario 1
+ 39,6 miliardi di
euro
- 0,84%
+ 0,08%
Scenario 2
+ 20 miliardi di
euro
Effetti economici e ambientali
• L’impatto sulle emissioni di CO2 è rilevante e pari al 2%
delle emissioni totali di anidride carbonica o al 4% delle
emissioni al di fuori del ETS
• La revisione della ETD porterà ad un aumento
dell’occupazione che raggiungerà 1 milione di nuove unità
nel 2030
• L’aumento del Pil indotto dalla manovra fiscale – crescita
della tassazione sui prodotti energetici e riduzione delle
imposte sui redditi da lavoro – sarà pari allo 0,27%.
La carbon tax come floor price per l’ETS
• Per raggiungere l’obiettivo della riduzione necessaria delle
emissioni di CO2, un floor price per i permessi deve essere
fissato a un livello adeguato per garantire l’economicità di
investimenti low carbon
• Se viene introdotta una carbon tax con un tasso
proporzionale al contenuto di carbonio di ogni fonte
energetica, nei settori soggetti al regime di cap and trade
non si applica la quota CO2 nella tassazione delle fonti
energetiche, ma per eliminare i rischi legati alla volatilità
dei prezzi dei permessi sul mercato occorre garantire che il
prezzo dei permessi non scenda al di sotto dell’aliquota
della tassa sul carbonio
Le imposte ambientali in Italia
Le entrate della PA (anni 1990-2010)
• Negli ultimi vent’anni il gettito delle imposte indirette è
cresciuto grazie soprattutto all’Iva sui beni importati dai
paesi extra-EU27, mentre la crisi ha fatto leggermente
diminuire il gettito dell’Iva interna
• Il gettito della PA dipende largamente dalle imposte sui
redditi da lavoro, mentre più limitato è il ruolo delle
imposte sui consumi, che è inferiore rispetto alla media dei
paesi europei. Sembra esservi spazio per un aumento della
tassazione ambientale
• In questo periodo è fortemente aumentato il grado di
autonomia fiscale degli enti locali che è passato dal 15,7%
del 1990 al 42,8% nel 2011
Le entrate della PA (anni 1990-2010)
Imposte dirette
Contributi sociali
Imposte indirette
Il gettito delle imposte ambientali (anni 1990-2010)
• In vent’anni il gettito delle imposte ambientali è passato
dal 22,3 miliardi nel 1990 a 37,8 nel 2000 e 40,5 nel 2010
ma, come percentuale sul Pil, la quota è rimasta
praticamente stabile dal 1990 al 2000 (3,7% e 3,6%),
mentre si è ridotta fino a 2,60% nel 2010
• La riduzione è imputabile quasi esclusivamente alle
imposte sull’energia, con una quota sul Pil che è scesa dal
2,74% al 2,01%
• Le imposte sull’energia rappresentano la quota più elevata
(circa l’80%) di questi tributi, mentre le imposte sui
trasporti contribuiscono per il 19%
Il gettito delle imposte ambientali (1990-2010)
45.000
40.000
35.000
30.000
25.000
20.000
15.000
10.000
5.000
0
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
Le imposte ambientali in % del Pil (1990-2010)
4,00
3,50
3,00
2,50
2,00
1,50
1,00
0,50
0,00
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
Il gettito delle imposte ambientali (1990-2010)
• Sul totale del gettito delle imposte ambientali (40,5
miliardi) le imposte sull’energia contribuiscono con 31,2
miliardi e quelle sui trasporti con 8,7 miliardi
• Le imposte puramente ambientali danno un gettito molto
limitato (0,5 miliardi), di cui: 186 milioni dalla tassa sulle
discariche, 15 milioni dalla tassa sull’inquinamento da SO2
e NOx e 289 milioni dalla tassa provinciale sulla protezione
ambientale
Il gettito delle imposte ambientali (1990-2010)
• Fra le imposte sull’energia il gettito maggiore lo dà l’accisa
sugli oli minerali (22,7 miliardi nel 2010) seguita
dall’imposta di consumo sul metano (4,8 miliardi) e
sull’elettricità (2,9 miliardi), che dal 2012 include anche la
sovrimposta provinciale sull’elettricità
• Fra le imposte che gravano sui trasporti il gettito più
elevato lo fornisce la tassa automobilistica pagata dalle
famiglie (4,3 miliardi)
Il gettito delle imposte ambientali (1990-2010)
• Alcune tasse ambientali sono legate al contesto territoriale e
rappresentano uno strumento per far sì che i cittadini e gli
utilizzatori dei servizi locali contribuiscano a coprirne il costo
• Alcuni di questi prelievi non sono inclusi nei database dell’Istat:
a livello regionale, i diritti sul prelievo dell’acqua, le tasse di
licenza regionali e le tasse regionali di concessione, mentre a
livello municipale/provinciale non sono inclusi i diritti di
concessione, i diritti sulla pubblicità, i diritti di parcheggio, il
road pricing, le multe e i diritti di costruzione
• A livello locale il gettito di questi diritti rappresenta i1 17,7%
delle risorse proprie municipali, al netto dei trasferimenti
intergovernativi
Le imposte sugli oli minerali, l’elettricità e il metano
• La tassazione sull’energia ha scopi prevalentemente fiscali,
ma incide anche sui comportamenti in senso favorevole
all’ambiente. Può essere utilizzata anche per finalità
redistributive e per fini di politica industriale
• Recentemente viene finalizzata anche per favorire l’uso di
energie rinnovabili
• L’energia viene tassata con un’accisa sugli oli minerali
(con un’aliquota monetaria fissa per unità di prodotto) e
con un’imposta di consumo sul carbone, il metano e
l’elettricità. E’ inoltre soggetta all’Iva
• Facilità di accertamento (limitato numero di unità
imponibili per l’accisa)
Le aliquote sui prodotti energetici (1° gennaio 2013)
Uso carburazione
Benzina
Kerosene
Gasolio
GPL
Uso industriale
€ 728.40/1000 litri
€ 337.49064/1000 litri
€ 617.40/1000 litri
€ 267.77/1000 kg
€ 337.49064/1000 litri
€ 403.21391/1000 litri
€ 189.94458/1000 kg
Imprese € 4.60/1000 kg
Altri € 9.20/1000 kg
Carbone, Lignite,
Coke
Gas naturale
Uso riscaldamento
€ 0.00331/m3
Quattro classi (*)
1)
€ 0.044/m3
2)
€ 0.175/m3
3)
€ 0.170/m3
€ 0.012498/ m3
4) € 0.186/m3
Le 4 classi sono le seguenti: consumo fino a 120 m3 per anno; consumo maggiore di 120 m3 e fino a
480 m3 per anno; consumo maggiore di 480 m3 e fino a 1560 m3 per anno; consumo maggiore di
1560 m3 per anno
Le imposte sugli oli minerali, l’elettricità e il metano
• Dal 1 giugno 2007 nell’elenco dei prodotti soggetti ad
accisa sono stati aggiunti il carbone, la lignite e il coke
• Gli oli combustibili per usi industriali sono tassati ad
un’aliquota inferiore rispetto all’uso di combustione per
riscaldamento
• Le regioni hanno il diritto di introdurre una sovrimposta
sull’accisa (DLgs 398/1990) con un’aliquota massima di
2,58 cents
• Il DL 59/2012 ha concesso alle regioni la possibilità di
aumentare l’aliquota di ulteriori 5 cents per far fronte a
eventi straordinari
• Con il Decreto Salva-Italia le aliquote sono state aumentate
per coprire le spese per il terremoto in Abruzzo
Le imposte sugli oli minerali, l’elettricità e il metano
• Per combattere l’effetto serra il Ministero dell’Ambiente
ha creato un Comitato nazionale per l’applicazione della
Direttiva 2003/87, al fine di assegnare a partire dal 1
gennaio 2005 le quote che autorizzano le emissioni di CO2
• Nel 1999 è stata introdotta una carbon tax per incentivare
l’utilizzo di fonti di energia a basso contenuto di carbonio
• A prezzi 2010 l’aliquota corrispondeva a € 9,31/tCO2 e il
gettito totale a 1,5 miliardi di euro
• Dopo due anni l’imposta è stata soppressa a causa
dell’impatto negativo sulla competitività
Le imposte sugli oli minerali, l’elettricità e il metano
• I gas a effetto serra sono emessi anche nelle attività
agricole
• Cambiando la composizione del foraggio è possibile
ridurre le emissioni legate all’attività di allevamento, in
particolare sostituendo fertilizzanti minerali con
fertilizzanti organici di origine animale (concimi) si
possono ridurre sensibilmente le emissioni di N2O
• Con un tasso di 4-6 cents per kg/N, un’imposta sull’azoto
potrebbe produrre un gettito pari a 40-60 milioni,
riducendo al contempo i fenomeni di eutrofizzazione delle
acque di superficie e la contaminazione dell’acqua potabile
nei pozzi e nelle falde freatiche
Le imposte sugli oli minerali, l’elettricità e il metano
• Fino a giugno 2013 viene concessa una deduzione fiscale
pari fino al 55% delle spese destinate a ridurre i consumi
energetici (dal 1° luglio la deducibilità scende al 36%)
• Sono deducibili le spese per ridurre i bisogni energetici per
riscaldamento, per migliorare la protezione termica degli
edifici, per l’installazione di pannelli solari e per la
sostituzione di impianti di condizionamento, con livelli
decrescenti che vanno da un massimo di 100.000 a 30.000
euro
Le imposte sugli oli minerali, l’elettricità e il metano
• Per l’imposta sul consumo di elettricità il prelievo è
attualmente destinato all’erario statale, essendo stata
abolita la sovrimposta locale
• Per i consumi familiari l’aliquota è pari a € 0,0227 per
Kwh, mentre per gli altri usi l’aliquota è crescente al
crescere dell’ammontare di consumo, partendo da € 0,0125
per un consumo mensile inferiore a 200.000Kwh
• Per un consumo mensile superiore a 1.200.000 Kwh il tasso
è di € 0,0125 per i primi ulteriori 200.000 Kwh; per gli
ulteriori consumi al di là di questa soglia si paga
un’imposta lump sum di € 4.820,00
Le imposte sugli oli minerali, l’elettricità e il metano
• La tassa sulle emissioni inquinanti di anidride solforosa
(SO2) e di ossidi di azoto (NOx) è prelevata con un’aliquota
pari a € 209,00 per t/anno di NOx e di € 106,00 per t/anno
di SO2
• Un aumento dei tassi può essere considerato sia ai fini di
ottenere un gettito addizionale, sia per favorire l’utilizzo di
energie rinnovabili sul mercato dell’elettricità, riducendo
così la necessità di ricorrere a incentivi o a tariffe
sussidiate
Le imposte sugli oli minerali, l’elettricità e il metano
• Grazie all’elevato livello di imposizione sull’energia
l’efficienza energetica è piuttosto alta in Italia, sia
nell’edilizia che nel settore industriale
• Incentivi addizionali per promuovere il risparmio
energetico possono contribuire ad accrescerla
ulteriormente
• Nel confronto internazionale rispetto agli altri paesi
dell’EU 27 nel 1999 e nel 2009 rispettivamente l’Italia si
colloca nel gruppo di paesi più efficienti
L’efficienza energetica nell’EU27
Gli effetti distributivi delle imposte sull’energia
• Normalmente si ritiene che le imposte sull’energia siano
regressive
• Una recente analisi dell’incidenza dell’accisa sugli oli
minerali effettuata su 23.000 famiglie italiane conferma
questo risultato (Carraro-Zatti)
• Le famiglie più ricche riescono normalmente ad acquistare
veicoli più efficienti o alimentati da energie alternative
• La tassazione sui motori diesel è più progressiva dato che i
veicoli diesel sono tendenzialmente più costosi e sono
quindi preferiti dalle famiglie con redditi più elevati
La tassazione automobilistica
• La tassazione sulla proprietà dei veicoli è stata inizialmente
giustificata sulla base del principio del beneficio, ma è poi
diventata un’imposta regionale sulla proprietà (L.99/2009)
• L’aliquota è definita dallo Stato, ma le regioni hanno la
possibilità di aumentarla fino al 10%
• Varia progressivamente in funzione della potenza espressa
in Kw e della classe ambientale del veicolo, agendo come
incentivo per favorire i veicoli più efficienti e meno
inquinanti
• La tassazione annuale media per veicolo è pari a € 300,00.
Se fosse pari alla media europea (oggi è la metà). il gettito
addizionale sarebbe pari a € 1.800,00 milioni
La tassazione automobilistica
Tipo di veicolo
Fino a 100Kw di potenza €/kw
Per ogni Kw >100 €/kw
Euro 0
3.00
4.50
Euro 1
2.90
4.35
Euro 2
2.80
4.20
Euro 3
2.70
4.05
Euro 4 e 5
2.58
3.87
La tassazione automobilistica.
• Il Decreto Salva-Italia ha stabilito che dal 2012 una sovrimposta
statale venga prelevata sulla proprietà dei veicoli di elevata
potenza e sia pari a € 20 per ogni Kwh di al di sopra di 225 Kwh
• Lo stesso Decreto ha introdotto un prelievo sulle barche che
sostano nei porti nazionali. L’aliquota è progressiva e parte da
€ 5 al giorno per barche da 10 a 12 metri e raggiunge € 703 per
barche lunghe più di 64 metri
• Sugli aerei privati il Decreto introduce una nuova tassa sulla
proprietà con aliquota progressiva che va da € 1,5/kg per aerei
con peso inferiore a 1000kg e raggiunge € 7,55 per aerei con
peso superiore a 10.000 kg
• Le nuove imposte ne attenuano gli effetti regressivi, ancora
maggiori rispetto alla tassazione degli oli minerali
La tariffazione del servizio idrico
• La tariffa del servizio idrico integrato comprende
- il servizio di acquedotto
- il servizio di fognatura
- il servizio di depurazione
• Viene determinata dall’Autorità dell’Ambito Territoriale
Ottimale (ATO) alla quale appartiene il Comune nel quale
si trova il punto di fornitura
• Il corrispettivo per il servizio di acquedotto si calcola
applicando le tariffe previste per ogni tipologia di uso al
volume di acqua fornita in metri cubi
• Per i servizi di fognatura e di depurazione (art. 155 comma
4 del D. Lgs. 152/2006 - Codice dell’Ambiente) si determina
applicando la tariffa prevista per il volume di acqua
scaricata espresso in metri cubi e definito in misura pari al
cento per cento del volume di acqua fornita o prelevata.
Le tariffe per l’acqua
• Le finalità delle tariffe sono diverse: ecologiche (protezione
della risorsa), economiche (la risorsa ha un valore),
finanziarie (i servizi idrici hanno un costo), etiche (acqua
bene comune)
• Se venisse introdotta una tassa generale sui prelievi idrici
con l’aliquota danese, applicabile al 90% delle quantità
prelevate (per tener conto delle perdite), le perdite si
ridurrebbero al 10% e il reddito potrebbe salire da € 460
milioni nel 2012 a 1.840 milioni nel 2015
• Per le acque reflue l’applicazione delle tariffe utilizzate in
Olanda potrebbe fornire un gettito addizionale pari a 980
milioni nel 2015
Le imposte sui rifiuti
• Sui rifiuti si applica un’imposta locale (Tarsu L.507/1993)
per coprire i costi dei comuni per la raccolta e per il
trattamento dei rifiuti solidi urbani e per la pulizia delle
strade
• Il prelievo è indipendente dalla quantità di rifiuti prodotti
ed è determinato dalla superficie dell’abitazione e dalla sua
destinazione (uso privato o commerciale)
• Il Dlgs 22/1997 prevedeva la graduale sostituzione della
Tarsu con la Tia (tariffa di igiene urbano), determinata
tenendo conto della quantità prodotta di rifiuti. Nel 2011
soltanto 1.340 comuni utilizzano la Tia
Dalla Tia alla Tares
• La Tia è divisa in due parti: una quota fissa, commisurata
alla superficie e al numero degli occupanti e finalizzata a
coprire i costi operativi e di investimento; e una parte
variabile a seconda della quantità di rifiuti prodotti, che
viene ridotta se si è in grado di dimostrare che una parte
dei rifiuti viene riutilizzata o riciclata
• Il Decreto Salva-Italia ha introdotto dal 1 gennaio 2013 - in
sostituzione della Tarsu e della Tia - la Tares (tassa sui
rifiuti e sui servizi) per coprire i costi di trattamento dei
rifiuti solidi urbani e dei servizi generali comunali (polizia
urbana, manutenzione delle strade e delle aree verdi,
illuminazione pubblica)
La Tares
• L’aliquota della Tares è legata alla quantità e qualità di
rifiuti prodotti da ogni unità di superficie, presunta pari al
80% della superficie catastale, tenendo conto dell’attività
prevalentemente svolta
• La tariffa comprende una quota determinata sulla base dei
costi di trattamento dei rifiuti e una seconda parte legata
alla quantità di rifiuti prodotti e deve coprire tutti i costi
operativi e di investimento
• Le province raccolgono una tassa ambientale introdotta
dalla L. 504/1992 e pagata dai contribuenti della Tarsu,
con un’aliquota non inferiore all’1% e non superiore al
5% della tariffa applicata da ciascun comune
La Tares
• Una sovrimposta pari a € 0,30/m2 si aggiunge alla tariffa
della Tares per coprire il costo dei servizi indivisibili
prodotti dai comuni, che hanno facoltà di aumentare
l’aliquota di un ulteriore € 0,10/m2
• Anche se il versamento della Tares va fatto ai comuni, di
fatto il gettito va allo Stato in quanto i trasferimenti a
favore degli enti locali sono ridotti di un ammontare
corrispondente
L’imposta sulle discariche
• L’imposta sulle discariche è stata introdotta dalla Legge
Finanziaria 1996 (L. 550/1995) a far tempo dal 1 gennaio
1996
• E’ un’imposta regionale di natura pigouviana che mira a
modificare i comportamenti in senso più rispettoso
dell’ambiente (riuso, riciclaggio, recupero energetico)
• Il gettito nel 2010 è pari a € 200 milioni
• Aumentando l’aliquota al livello irlandese (€ 50/t) e
estendendo la base imponibile ai rifiuti destinati
all’incenerimento si potrebbe ottenere nel 2015 un gettito
addizionale pari a € 650 milioni
La Direttiva Imballaggi
• La Direttiva prevede il recupero di almeno il 55% del
volume di imballaggi utilizzato e un sistema di diritti per
finanziare lo schema
• In Italia il recupero viene effettuato dal Conai, efficiente
dal punto di vista delle quantità raccolte, ma senza
incentivare la minimizzazione della quantità di imballaggi
• Una tassa sugli imballaggi, differenziata a seconda
dell’impatto ambientale dei diversi materiali, potrebbe
realizzare una forma efficace di incentivazione e,
applicando le tariffe usate in Olanda e Danimarca, fornire
un gettito di € 1.250 nel 2015
Le tasse sulla gestione del suolo
• Le licenze e i diritti di concessione hanno la finalità di
catturare i benefici derivanti dall’uso di beni pubblici,
stimolando al contempo un uso efficiente delle risorse
• Ogni attività che implica l’urbanizzazione di un’area
nell’ambito urbano è soggetta al rilascio di una licenza
edilizia che implica il pagamento di un contributo
finanziario, il contributo di costruzione, legato a due
parametri: a) il costo di costruzione; b) gli oneri di
urbanizzazione
Le tasse sulla gestione del suolo
• Il contributo di costruzione rappresenta una specie di tassa
sulla proprietà, che viene determinata sulla base dei costi
di costruzione che sono in qualche modo legati al valore di
mercato dell’abitazione. Variano a seconda dell’uso
dell’edificio (residenziale, ristrutturazione di edifici
esistenti per uso abitativo o commerciale)
• Gli oneri di urbanizzazione coprono i costi per
l’amministrazione municipale delle opere di
urbanizzazione primaria e secondaria (strade, reti
energetiche e idriche) e sono stabiliti sulla base di diversi
parametri: caratteristiche geografiche, tasso di crescita
della popolazione, zoning nel piano urbanistico
I prelievi sulla mobilità
• La mobilità urbana genera importanti esternalità legate
alla congestione, all’inquinamento (atmosferico e acustico)
e ai costi degli incidenti
• Per internalizzare queste esternalità si può ricorrere ad un
aumento delle imposte sui combustibili ovvero alle tasse di
parcheggio e al road pricing
• L’efficienza delle tasse di parcheggio è normalmente
modesta per la difficoltà di controllo. Funzionano le zone a
traffico limitato qualora vi siano strumenti elettronici per
limitare gli accessi
Il road pricing
• Il metodo più efficiente, il continous road pricing, non trova
ancora applicazione in Italia
• Dal 16 gennaio 2012 è in funzione l’Area C di Milano, che
prevede il pagamento di un ticket di € 5 e un controllo degli
ingressi attraverso 43 strumenti elettronici. E’ previsto un
ticket ridotto per i residenti
• In sei mesi la riduzione del numero degli ingressi è stata
del 34%, con una contrazione del 22% del Pm10, del 20%
di NOx e del 22% di CO2
L’imposta di soggiorno
• E’ stata reintrodotta nell’ordinamento dal DLgs 23/2011 e
può essere prelevata dai comuni con elevata attività
turistica
• Viene giustificata come imposta pigouviana che
internalizza i danni (maggiori costi) provocati dal turismo
• Viene fatta pagare ai turisti che alloggiano in hotel o in
case private, con un’aliquota progressiva al crescere del
prezzo e con un limite superiore di € 5
• Il gettito è destinato alla promozione turistica e al
finanziamento della conservazione di beni artistici e
ambientali
La riforma fiscale verde
• Nella delega presentata dal governo per la riforma fiscale
l’art. 14 prevede l’uso della tassazione ambientale
(incentivi e tasse verdi) e la revisione delle accise sui
prodotti energetici, escludendo dalla carbon tax i settori già
soggetti all’ETS
• Il gettito della carbon tax deve essere utilizzato
prioritariamente per la promozione delle energie
rinnovabili, permettendo così una riduzione degli incentivi
finanziati attraverso la tassazione dell’elettricità, e per
misure di protezione ambientale
• L’uso del gettito potrebbe essere destinato a riduzioni del
cuneo fiscale sui redditi di lavoro, a fini redistributivi e di
competitività
La riforma fiscale verde
• Le potenzialità di gettito di una riforma fiscale verde sono
notevoli
• Secondo stime dell’EEA il gettito di nuove tasse ambientali
potrebbe essere pari a € 5,855 miliardi nel 2012 per
raggiungere € 28 miliardi nel 2015
• Includendo nel calcolo la rimozione dei sussidi nocivi
all’ambiente (€ 2,63 miliardi nel 2012 e € 6,334 miliardi nel
2015) si potrebbero utilizzare € 8,485 miliardi da subito e
€ 34,335 miliardi dal 2015 per ridurre il cuneo fiscale sui
redditi da lavoro
• Dato che il gettito delle tasse ambientali nel 2010 è stato di
€ 40,5 miliardi, si tratta di una cifra considerevole
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Diapositiva 1 - Scuola Superiore di economia e finanza