GRACE DI MONACO ROBINSON, Grace DEF.indd 1 31/03/14 12:15 ROBINSON, Grace DEF.indd 2 23/01/14 16:35 JEFFREY ROBINSON GRACE DI MONACO ROBINSON, Grace DEF.indd 3 31/03/14 12:15 Titolo originale dell’opera: Grace of Monaco © 1989, 1997, 2005, 2012, 2013 by Jeffrey Robinson All rights reserved. Traduzione di Elena Cantoni per Studio Editoriale Littera. Realizzazione editoriale: Studio Editoriale Littera, Rescaldina (MI) ISBN 978-88-566-3775-5 I Edizione 2014 © 2014 – EDIZIONI PIEMME Spa www.edizpiemme.it Anno 2014-2015-2016 - Edizione 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 Stampato presso: ELCOGRAF S.p.A. – Stabilimento di Cles (TN) ROBINSON, Grace DEF.indd 4 23/01/14 16:35 Nota dell’Autore Ai funerali della principessa Grace, nel 1982, uno dei suoi vecchi amici di Hollywood, Jimmy Stewart, diede voce ai sentimenti delle tante persone riunite in chiesa quel giorno: «Amavo Grace Kelly. Non perché fosse una principessa, non perché fosse un’attrice, non perché fosse mia amica, ma perché era la donna più gentile che abbia mai conosciuto. La sua presenza ha portato luce e calore nella mia vita come in quella di tutti. E ogni volta che la incontravo era una festa». Anni prima Frank Sinatra nel musical Alta società le aveva dedicato la canzone You’re Sensational. Dopo la morte di Grace, confermò la stima che aveva nei suoi confronti commentando con i suoi amici: «Quella sì che era una donna come si deve». Chiunque abbia conosciuto la principessa Grace di Monaco, nata Grace Patricia Kelly a Philadelphia, in Pennsylvania, la ricorda con affetto. La prima stesura di questo libro risale al 1989 e fu scritta con la collaborazione delle quattro persone che più hanno amato Grace Kelly: il principe Ranieri III, il principe Alberto, la principessa Carolina e la principessa Stéphanie. 5 ROBINSON, Grace DEF.indd 5 23/01/14 16:35 Nel corso degli anni ho rivisto il testo per varie nuove edizioni. Questo volume, Grace di Monaco, è l’ultima versione. Ovviamente, lo dedico, ancora una volta e per sempre, a: Grace (1929-1982) e a Ranieri (1923-2005). E anche ad Alberto, Carolina e Stéphanie. I vostri genitori erano sensazionali. 6 ROBINSON, Grace DEF.indd 6 31/03/14 12:15 Prefazione di Nicole Kidman Ho imparato ad apprezzare l’attrice Grace Kelly grazie a film come La finestra sul cortile e Caccia al ladro, ma della principessa Grace conoscevo soltanto l’immagine pubblica, una favola che a noi tutti appariva lontana. Non sapevo nulla della sua infanzia, né della sua battaglia per diventare attrice e non avevo mai pensato a lei come a una giovane artista in cerca di se stessa e del proprio posto nel mondo. Sapevo ancora meno del suo matrimonio con il principe Ranieri, e della loro vita famigliare. Nel prepararmi a interpretare il suo ruolo per il film Grace di Monaco, ho avvertito una spaccatura tra la Grace pubblica, l’attrice e la principessa, e quella privata, la madre, la moglie, la figlia. Il fulcro della mia ricerca era capire cosa ci fosse dietro la favola. Grace era una persona molto riservata che aveva sempre gelosamente protetto la sua privacy e io volevo rispettarla. Ma nel contempo desideravo rappresentare in modo autentico la sua vita e le straordinarie esperienze da lei vissute. Nel calarsi nel ruolo di un personaggio storico, soprattutto se celebre quanto la principessa Grace, l’artista o l’attore rischia sempre di ridursi a farne un’imitazione. Io desideravo davvero andare oltre. Così ho cominciato a leggere tutto ciò che era stato scritto sul suo conto. Ho 7 ROBINSON, Grace DEF.indd 7 23/01/14 17:16 studiato le sue interviste, guardato i suoi film. Il mio obiettivo era cercare di carpire la sua essenza, in modo da restituire un ritratto della sua persona a tutto tondo e rendere la mia performance il più espressiva possibile. Sapevo per esperienza che addentrandomi nella sua vita, lasciandomi permeare da lei, il ritratto di Grace sarebbe emerso dalla mia interpretazione in modo quasi inconscio. Mi ha sempre affascinata il confine labile tra arte e realtà, e il punto in cui i due ambiti arrivano a sovrapporsi. È là che un artista trova il modo di portare la vita vera nel mondo fittizio del cinema. Vi farò un esempio. C’è una scena del film in cui Grace si interroga su come affrontare la propria posizione di principessa. Il suo confessore, padre Tucker, le suggerisce di considerare le sue incombenze di sovrana come se fossero il ruolo più importante della sua carriera di attrice. È una scena cruciale perché è allora che Grace realizza qual è il suo posto a Monaco ed è proprio in quel momento che il suo enigma mi si è disvelato. Lo ricordo distintamente perché mi ha fatto capire quanto difficile e complesso fosse l’impegno che si era assunta. Un capo di stato deve recitare, esibirsi, eppure la sua non è una recita, un’interpretazione: è la vita vera. Nel mondo reale non ci sono set cinematografici e inquadrature che ti dicono come e chi essere. Grace uscì vittoriosa da una sfida in cui in palio c’era la propria identità, riuscendo a trovare il giusto equilibrio tra la sua vita di attrice, di madre, di moglie e di principessa. Un’impresa davvero notevole. Conoscendola meglio, sono rimasta anche molto colpita dalla sua profonda dedizione ai figli e al marito, dal suo impegno nei confronti della famiglia. A Philadelphia, Grace era cresciuta nell’agio di una famiglia ricca. Poi erano venuti i tempi difficili del suo debutto da attrice, 8 ROBINSON, Grace DEF.indd 8 23/01/14 16:35 seguiti dalla celebrità da star di Hollywood. Dopodiché aveva acquisito una fama ancora maggiore, circondata dal glamour di Monaco. Ma passando da una fase all’altra era rimasta sempre fedele a se stessa e alla convinzione che l’amore è la cosa più importante in assoluto. Per orientarsi nella vita, i suoi punti cardinali furono l’amore, la comprensione e la sensibilità verso le altre persone. Si sa quanto la fama e la ricchezza possano condurci fuori strada. Anche Grace lo sapeva, meglio di molti altri. Ma tenne sempre presente ciò che contava davvero, seguendo la sua personale bussola e consultandola spesso per trovare la giusta direzione. E la bussola le suggeriva sempre di dare ascolto al cuore. La sua fedeltà al proprio cuore è, credo, il motivo per cui così tante persone in tutto il mondo provano un legame d’affetto nei suoi confronti. E da nessun’altra parte quel legame è forte quanto a Monaco. Lei ci approdò nel 1956 come Grace Kelly, l’attrice, ma già nel 1962, quando Alfred Hitchcock le chiese di tornare sul set, offrendole il ruolo da protagonista in Marnie – momento centrale del mio film – non era più Grace Kelly. Era diventata la principessa Grace. Si trattò di una metamorfosi unica, senza precedenti. Ancora oggi la presenza di Grace è tangibile, a Monaco. Il regista del mio film, Olivier Dahan, lo ripeteva spesso: Grace diventò Monaco, e Monaco diventò Grace. Erano inseparabili allora come adesso. Trovo straordinario che una persona, un momento storico e un luogo si siano allineati così perfettamente da combaciare e fondersi l’uno nell’altro. Ma, allo stesso tempo, provo un senso di vuoto. Nel periodo in cui ho letto i libri, gli articoli e guardato i film, avvertivo di aver familiarizzato con Grace, e quella familiarità me ne fece sentire la mancanza. Mi sono resa conto che alla sua 9 ROBINSON, Grace DEF.indd 9 23/01/14 16:35 morte, nel 1982, il mondo aveva perso una donna davvero speciale. Restano il film sulla sua vita, che per fini narrativi si è preso qualche delicata libertà rispetto alla realtà dei fatti, e questa biografia, che racconta la sua storia così com’è accaduta. Per parte mia, ho cercato di tenere in vita, tramite la mia interpretazione, la vera magia di Grace. E Jeffrey ci è senz’altro riuscito nel suo libro. Spero vi piacciano entrambi. 10 ROBINSON, Grace DEF.indd 10 23/01/14 16:35 Alba L’aria diventa frizzante quando il sole comincia a salire all’orizzonte, sul mare aperto. Il colore dell’acqua, rispecchiando quello del cielo, passa da grigio pallido a uno sbalorditivo verde-blu, mentre la luce del giorno si insinua, lenta ma costante, negli angoli del porto e accende un edificio poco lontano di una sfumatura rosa fragola. Il sole illumina Le Rocher, il promontorio che domina il porto e sulla cui sommità svetta il Palazzo dei Principi, protetto dai suoi antichi contrafforti. Illumina i grattacieli di condominii che fiancheggiano Avenue Princesse Grace, sul lussuosissimo lungomare noto come Spiaggia di Montecarlo. Illumina le vecchie ville, edificate quasi l’una sopra l’altra, sulle pendici della collina che dall’alto guarda il Casinò, l’Hôtel de Paris, il Café de Paris e, oltre, il Mediterraneo. All’inizio sembra tutto piatto. Incolore. Ma il sole del primo mattino getta una luce particolare che si può vedere soltanto nel Sud della Francia, soprattutto quando, durante la notte, il Mistral ha spazzato via le nubi. È una luce intensa, tersa, cristallina che dà ai colori un nitore unico al mondo. I palazzi ne sembrano colti di sorpresa. Si tingono di una pallida sfumatura arancio-rosata che dura appena un istante, per svanire subito dopo. A quel punto gli edifici 13 ROBINSON, Grace DEF.indd 13 23/01/14 16:35 diventano rossi, gialli o dorati, la tinta morbida e intensa del tè di Assam. E il color oro sembra il più appropriato, considerato il prezzo degli immobili da queste parti. Ora si cominciano a distinguere le tende su migliaia di balconi: ce ne sono di blu, di rosa, alcune di un rosso stinto dalle troppe estati, altre nuove, color giallo brillante. Il treno notturno da Barcellona arriva in stazione ma è diretto a Ventimiglia, sul confine italiano. Una voce con un marcato accento straniero annuncia dall’altoparlante: «Montecarlo, Montecarlo... deux minutes d’arrêt... Montecarlo». All’Hermitage e all’Hôtel de Paris il primo turno del servizio in camera è già cominciato, e i camerieri consegnano nelle stanze un cestino con i più piccoli croissant del pianeta, insieme al caffè e alla spremuta d’arancia, il tutto per quaranta dollari. Un elicottero solitario sorvola la spiaggia. Al ristorante di Villa La Vigie, sul pendio retrostante la facciata in stucco rosa, stile anni Trenta, si apparecchia già la sala per il buffet del pranzo. A bordo di una barca a motore, un uomo anziano solca la baia. Due donne fanno una nuotata mattutina fino alla boa, con la testa sollevata sopra il pelo dell’acqua per chiacchierare. Sulla strada che porta a Le Rocher, i giardinieri potano le siepi di rose. Un grosso yacht salpa lentamente dal porto. Un vigile in divisa inamidata, rossa e bianca, dirige il traffico in Place d’Armes. Un ex tennista famoso posa per un servizio fotografico a bordo piscina prima di avviarsi al Tennis Club, dove dedicherà le successive tre ore a esercitarsi nel rovescio un tempo imbattibile. 14 ROBINSON, Grace DEF.indd 14 23/01/14 16:35 Due graziose ragazze tedesche tornano al loro minuscolo monolocale dopo una notte passata da Jimmy’z. Un adolescente italiano, dietro al bancone del Moana, lava i bicchieri ascoltando la musica che esce da una radiolina portatile, mentre un coetaneo francese impila le sedie sui tavoli per lavare il pavimento della pista da ballo. Un uomo di mezza età, con un camice blu da lavoro, passa l’aspirapolvere sulla moquette del Casinò. Una signora anziana, vestita di nero, imbocca le stradine di Le Rocher verso la cattedrale dell’Immacolata Concezione, l’antica San Nicola. Il quartier è vuoto, a eccezione di un poliziotto di ronda davanti al Museo Oceanografico e di un prete in tonaca nera che prende una boccata d’aria sul sagrato prima di celebrare la messa. L’anziana signora in nero lo saluta con un semplice cenno del capo e si avvia nella penombra della cattedrale, facendosi il segno della croce e mormorando sottovoce mentre supera a passi frettolosi l’altare fino a due steli di marmo. L’una recita rainierivs iii. L’altra gracia patricia. La donna si segna di nuovo, fermandosi un istante, poi esce dalla chiesa e si affretta verso il vasto slargo davanti al Palazzo. Due carabiniers montano la guardia all’ingresso, un altro è in piedi accanto alla porta laterale, più piccola, e un quarto passeggia avanti e indietro sulla strada dove una grossa catena nera impedisce alle macchine di parcheggiare. L’anziana in nero si ferma in fondo alla strada e lancia un’occhiata al Palazzo dove sventola la bandiera con lo stemma del casato, poi annuisce e si fa un altro segno della croce. 15 ROBINSON, Grace DEF.indd 15 23/01/14 16:35 Prologo Dalle due finestre davanti allo scrittoio del suo ampio studio, in cima alla torre del Palazzo, Grace poteva vedere il porto affollato di yacht e sullo sfondo la minuscola collina di Montecarlo. Aveva arredato la stanza in sfumature di verde e giallo chiaro, posizionando al centro un grande divano, portato da Philadelphia, chiuso tra due tavolini ingombri di riviste. Tutt’intorno erano disposte cornici d’argento con le foto della sua famiglia: sullo scrittoio, sui tavolini, sugli scaffali. Alle pareti erano appesi quadri e disegni, insieme al suo preferito, una grande tela a olio raffigurante New York. La donna che aveva rinunciato a essere Grace Kelly, star di Hollywood, per diventare la principessa Grace di Monaco fissava il foglio di carta bianca e pensava alla lettera che non avrebbe mai voluto scrivere. Poi sollevò la penna stilografica e con la sua calligrafia precisa ed elegante scrisse: «18 giugno 1962». Era già qualcosa. Proseguì: «Caro Hitch...». Erano già passati dodici anni? Nel 1950, quand’era una delle tante aspiranti attrici a New York, le era stata offerta l’occasione di girare un provino in bianco e nero per la Twentieth Century Fox, 17 ROBINSON, Grace DEF.indd 17 23/01/14 16:35 ma non aveva ottenuto la parte. Il regista Fred Zinnemann, però, aveva visto il provino e due anni dopo l’aveva scritturata come co-protagonista di Mezzogiorno di fuoco, al fianco di Gary Cooper. Era stato il suo primo ruolo importante. A Cooper quell’interpretazione valse l’Oscar come miglior attore, tuttavia, anche se il pubblico l’aveva giudicata bellissima, il nome di Grace non figurava nemmeno sul cartellone originale e la recensione del «New York Times» la citava solo di passaggio. Anche il regista John Ford aveva visto il provino. Decise che Grace aveva «stile, qualità e classe», e convinse la Metro-Goldwyn-Mayer a convocarla a Los Angeles per l’audizione di Mogambo, il film che avrebbe girato in Africa con Clark Gable e Ava Gardner. Se la voleva, la parte era sua, e Grace la voleva eccome, ma la Metro-Goldwyn-Mayer esigeva che firmasse un contratto in esclusiva per sette anni. Il compenso era di ottocentocinquanta dollari a settimana, a quel tempo una somma notevole per parecchia gente, ma spiccioli per gli standard di Hollywood. Grace si fece valere e riuscì a strappare agli studio due concessioni importanti: del tempo libero ogni due anni per lavorare in teatro e la possibilità di continuare ad abitare a New York, senza doversi trasferire in California. Da parte sua non avrebbe chiesto alcun aumento di compenso. «Gli studio sono davvero molto tenaci» ammise lei stessa. «Quando vogliono qualcuno o qualcosa, lo ottengono sempre.» Firmò il contratto con una penna presa in prestito, in piedi al bancone dell’aeroporto, con l’aereo che doveva portarla in Africa già sulla pista con i motori accesi. Nel frattempo, anche Alfred Hitchcock aveva visto quel provino del 1950 e la definì «un vulcano coperto di neve». 18 ROBINSON, Grace DEF.indd 18 23/01/14 16:35 Grace continuò la sua lettera: «Mi ha spezzato il cuore dover rinunciare al film...». Non lo aveva mai confessato a nessuno, tranne a suo marito. Nato in Inghilterra, Hitchcock si era trasferito a Hollywood nel 1939 ed era appena diventato cittadino americano. Ultracinquantenne, pelato, con un fisico a uovo e una voce inconfondibile, era in cima all’elenco dei registi più quotati di Hollywood, grazie a pellicole oggi divenute classiche: Io ti salverò, con Ingrid Bergman e Gregory Peck; Prigionieri dell’oceano, su un soggetto di John Steinbeck; Il sospetto, con Cary Grant e Joan Fontaine; e Notorius, di nuovo con Cary Grant, questa volta affiancato da Ingrid Bergman e Claude Rains. Scritturando Grace nel ruolo di co-protagonista, accanto a Ray Milland, nel giallo dal titolo Il delitto perfetto, Hitchcock fece per lei ciò che a nessun altro regista era riuscito in passato: la mise su un piedestallo e la tramutò in una star. La principessa aggiunse un’altra riga: «Ero così emozionata all’idea di girare il film – e soprattutto alla prospettiva di lavorare di nuovo con te –». Era tipico del suo stile usare i trattini invece della punteggiatura. Durante la lavorazione de Il delitto perfetto, Hitchcock continuava a parlarle del suo progetto successivo, un copione dal titolo La finestra sul cortile, con James Stewart. All’avvio delle riprese, contagiata dall’entusiasmo del regista, Grace rinunciò a Fronte del porto, con Marlon Brando, pur di tornare a lavorare con lui. La sua sostituta, Eva Marie Saint, vinse l’Oscar come migliore attrice non protagonista per quel ruolo. «Quando ci vedremo, vorrei spiegarti di persona i motivi di questa decisione, ragioni che è difficile comunicare per lettera, o tramite terzi.» Poi, sempre insieme a Hitch, Grace aveva realizzato Caccia al ladro, con Cary Grant, girato in Costa Azzurra. 19 ROBINSON, Grace DEF.indd 19 23/01/14 16:35 Il film era stato un successo e l’anno dopo Grace era tornata in Francia per il Festival di Cannes, dove aveva conosciuto il principe Ranieri. Era il 1955. Al tempo, aveva dichiarato: «Quando ho sposato il principe Ranieri, ho sposato l’uomo, non ciò che rappresentava o la sua carica. Mi sono innamorata di lui, senza preoccuparmi di tutto il resto». Ma “tutto il resto” era qualcosa di davvero unico, e sette anni dopo la favola iniziata con quel primo incontro a Monaco era ancora viva e vitale. Grace andava nel suo studio ogni giorno, ma senza orari d’ufficio. A volte arrivava presto, a volte tardi. Ci restava per il tempo necessario, in funzione degli impegni della giornata. Ma anche fuori da quella stanza era sempre indaffarata, perché Ranieri le aveva delegato molte responsabilità. Come prima cosa aveva riarredato il Palazzo ed era stata un’incombenza enorme rinfrescare quelle vecchie sale, ridipingerle e rinnovare l’arredamento. Poi aveva deciso di dividere la stanza dei bambini, con una partizione al centro, in modo che ciascuno dei due avesse il proprio spazio. Molto prima di portare a termine i lavori, Grace aveva assunto la presidenza della Croce Rossa monegasca, quella del Club di giardinaggio locale e supervisionava tutti gli eventi culturali ufficiali di Monaco. Aveva anche una casa da mandare avanti, compresa la gestione di un personale domestico piuttosto nutrito e del bilancio famigliare. Stabiliva personalmente il menu di ogni pasto in famiglia, prestando particolare attenzione alla forma fisica di Ranieri, alla propria e accertandosi che i bambini seguissero una dieta equilibrata. «Sai come mi chiama mio marito?» confidava alle amiche. «Coordinatrice degli Affari domestici. Mi fa sembrare un membro del gabinetto.» Metteva grande impegno in ciò che faceva ed esigeva 20 ROBINSON, Grace DEF.indd 20 23/01/14 16:35 che tutto fosse perfetto perché, come aveva dimostrato fin da subito, era una perfezionista. All’inizio le era stato difficile ambientarsi. A Monaco conosceva soltanto Ranieri, non parlava francese, era lontana da casa e in un tempo in cui le comunicazioni telefoniche erano ancora inaffidabili. Ma ormai si era abituata al suo ruolo di principessa. E l’anno era iniziato in modo molto promettente. Sua figlia Carolina aveva cinque anni, e suo figlio Alberto, Albie per gli intimi, quattro. Suo marito, che lei chiamava Ray, ne aveva appena compiuti trentanove. Erano una bella famiglia, sana e felice. Con i bambini, Ranieri parlava francese e lei inglese, quindi Carolina e Albie erano già perfettamente bilingui. E anche il francese di Grace era migliorato, tanto che non aveva più alcun imbarazzo a usarlo in pubblico, anche se non perse mai l’accento americano. Poi però aveva avuto un aborto, e un altro sarebbe seguito nel corso dello stesso anno. Intanto, il presidente Charles de Gaulle aveva ripreso a tuonare contro gli evasori fiscali a Monaco. Minacciava misure drastiche contro Ranieri. Presidente e principe si erano già trovati ai ferri corti. Ranieri difendeva da sempre l’indipendenza del Principato rispetto alla Francia, un diritto riconosciuto dai trattati ufficiali. Ma questa volta, de Gaulle non voleva sentire ragioni: trattati ufficiali o no, era deciso ad agire. Grace era consapevole delle pressioni cui era sottoposto il marito. E adesso c’era anche questa faccenda con Hitchcock. Dopo la sua partenza da Hollywood, si era tenuta in contatto con il regista e gli era sempre stata riconoscente per averla resa una star. «Tutto ciò che so del cinema me l’ha insegnato Hitch» diceva. «È stato grazie a lui se ho 21 ROBINSON, Grace DEF.indd 21 23/01/14 16:35 capito che le scene di omicidio vanno girate come scene d’amore, e viceversa.» Verso la fine del 1961, Hitchcock era pronto ad avviare le riprese di un nuovo film con protagonista un aitante attore scozzese di nome Sean Connery che aveva appena battuto tutti i record d’incasso nel ruolo di James Bond in Agente 007 – Licenza di uccidere. Hitchcock era convinto che Grace fosse perfetta per la parte di Marnie. Gli capitava spesso di ricorrere agli stessi attori. Sia Cary Grant che Jimmy Stewart erano stati scritturati quattro volte, mentre Ingrid Bergman tre. Adesso voleva dirigere Grace nel loro quarto film. Sarebbe stata l’occasione di riprendere la carriera nel cinema e, per lei come per Ranieri, Alfred Hitchcock era il regista ideale per il suo ritorno sul set. Questa volta, però, la situazione era diversa. Di Grace, Hitch apprezzava l’«eleganza sessuale», per dirla con le sue stesse parole, e voleva che tornasse sulle scene nella parte di una cleptomane sessualmente frustrata, stuprata dal marito dominante. Una parte che l’attrice Grace Kelly poteva senz’altro sostenere, ma era adatta alla principessa Grace? Lei e Ranieri ne avevano parlato. Lui nutriva qualche dubbio e, per la verità, anche lei. Ma poi si era convinta che fosse la cosa giusta da fare e, una volta persuaso anche il marito, aveva accettato. A marzo, Hitch annunciò che Grace Kelly sarebbe tornata al cinema, e fu quell’annuncio a sollevare il polverone. Prima la Metro-Goldwyn-Mayer pose il veto, citando il contratto che ancora la vincolava agli studio. Quando Grace aveva voltato le spalle a Hollywood per sposare Ranieri e vivere a Monaco, gli studio l’avevano sospesa senza paga. Ora sostenevano che la sospensione avesse esteso la durata del contratto, che dunque risultava ancora valido. Se voleva girare un film, Grace aveva due 22 ROBINSON, Grace DEF.indd 22 23/01/14 16:35 alternative: poteva farlo con la Metro-Goldwyn-Mayer, oppure far riscattare il contratto da Hitch. E quello fu solo l’inizio. Se i suoi legali negli Stati Uniti, insieme a quelli di Hitchcock, sostenevano che la Metro-Goldwyn-Mayer stesse solo facendo la voce grossa, e gli studio dichiaravano che, per quanto seria fosse la situazione, stavano «rivedendo» la propria posizione, la cittadinanza di Monaco la vedeva diversamente. La ventiseienne arrivata a Monaco nelle vesti della diva Grace Kelly adesso era la madre trentaduenne di due bambini, e la First Lady del Principato. I film erano roba da attrici di Hollywood, non da principesse di Monaco. Grace scrisse: «È un peccato che debba accadere così, e ne sono profondamente rammaricata –». Alla fine della sua carriera, si era sentita pronta ad andarsene e non ne aveva fatto mistero. «Al mio primo arrivo a Hollywood, cinque anni fa,» disse a un reporter durante le riprese di Alta società «dovevo presentarmi al trucco alle otto di mattina. Per questo film, l’orario è stato anticipato alle sette e mezza. Ogni giorno incontro Joan Crawford, che siede al trucco fin dalle cinque, e Loretta Young, che deve arrivare alle quattro. Non intendo affatto proseguire in una professione che mi impone di svegliarmi sempre prima, perché rendermi presentabile alle cineprese richiede sempre più tempo.» Questa non era la sua unica rimostranza nei confronti della Mecca del cinema. A volte diceva di odiarla. «Qui ho molti conoscenti, ma pochi amici.» Altre, la definì «una città spietata. Non conosco altri luoghi al mondo con un numero paragonabile di esaurimenti nervosi, alcolizzati, nevrotici e con altrettanta infelicità». Altre ancora ci scherzava sopra: «È un luogo sacro per il pubblico, ma più profano del diavolo nella realtà». 23 ROBINSON, Grace DEF.indd 23 23/01/14 16:35 Eppure, chiunque la conoscesse sapeva che, in fondo al cuore, Grace aveva sempre desiderato tornare a recitare. E proprio adesso che ne aveva la possibilità... Scrisse: «Grazie, caro Hitch, per la tua comprensione e il tuo aiuto – detesto doverti deludere –». Hitch era noto a Hollywood per la scarsa considerazione che riservava agli attori, che una volta aveva definito «capi di bestiame». Così Grace aggiunse: «Detesto anche il fatto che là fuori ci siano molti altri “capi di bestiame” in grado di interpretare la parte bene quanto me – ma spero comunque di restare una delle tue “vacche sacre” –». Poi concluse: «Con profondo affetto –», sottolineò “profondo”, e si firmò: Grace. Mettendo una volta per tutte la parola fine alla carriera di Grace Kelly. 24 ROBINSON, Grace DEF.indd 24 23/01/14 16:35