VIVERE DI TE PREGHIERA DEL CATECHISTA Chiamato ad annunciare la tua Parola, aiutami, Signore, a vivere di Te, e ad essere strumento della tua pace. Assistimi con la tua luce, perché i ragazzi che la comunità mi ha affidato trovino in me un testimone credibile del Vangelo. Toccami il cuore e rendimi trasparente la vita, perché le parole, quando veicolano la tua, non suonino false sulle mie labbra. Esercita su di me un fascino così potente, che, prima ancora dei miei ragazzi, io abbia a pensare come Te, ad amare la gente come Te, a giudicare la storia come Te. Concedimi il gaudio di lavorare in comunione, e inondami di tristezza ogni volta che, isolandomi dagli altri, pretendo di fare la mia corsa da solo. Ho paura, Signore, della mia povertà. Regalami, perciò, il conforto di veder crescere i miei ragazzi nella conoscenza e nel servizio di Te. Fammi silenzio per udirli. Fammi ombra per seguirli. Fammi sosta per attenderli. Fammi vento per scuoterli. Fammi soglia per accoglierli. Infondi in me una grande passione per la Verità e impediscimi di parlare in tuo nome se prima non ti ho consultato con lo studio e non ho tribolato nella ricerca. Salvami dalla presunzione di sapere tutto, dall'arroganza di chi non ammette dubbi, dalla durezza di chi non tollera ritardi. dal rigore di chi non perdona debolezze, dall'ipocrisia di chi salva i princìpi e uccide le persone. Trasportami dal Tabor della contemplazione, alla pianura dell'impegno quotidiano. E se l'azione inaridirà la mia vita, riconducimi sulla montagna del silenzio. Dalle alture scoprirò ì segreti della «contemplatività», e il mio sguardo missionario arriverà più facilmente agli estremi confini della terra. Affidami a tua Madre. Dammi la gioia di custodire i miei ragazzi come Lei custodì Giovanni. E quando, come Lei, anch'io sarò provato dal martirio, fa' che ogni tanto possa trovare riposo reclinando il capo sulla sua spalla. Amen. PER UNA VERIFICA PERSONALE ANNO CATECHISTICO 2013-2014 ISTRUZIONI PER L’USO Il presente lavoro (scaricato da qumran2.net e riadattato secondo le nostre esigenze) non è un questionario da compilare, ma uno strumento semplice di riflessione e meditazione sulla qualità del proprio servizio catechistico, a partire da alcuni interventi di papa Francesco. Quindi sarà molto utile per il nostro incontro conclusivo di fine anno, lasciarsi provocare personalmente da questi testi, per fare memoria di quanto abbiamo vissuto nell’anno e per progettare insieme il prossimo anno catechistico. don Simone e sr Laura Educare nella fede, perché lei cresca. Aiutare i bambini, i ragazzi, i giovani, gli adulti a conoscere e ad amare sempre di più il Signore è una delle avventure educative più belle, si costruisce la Chiesa! “Essere” catechisti! Non lavorare da catechisti: questo non serve! Io lavoro da catechista perché mi piace insegnare… Ma se tu non sei catechista, non serve! Non sarai fecondo, non sarai feconda! Catechista è una vocazione: “essere catechista”, questa è la vocazione, non lavorare da catechista. Badate bene, non ho detto “fare” i catechisti, ma “esserlo”, perché coinvolge la vita. Si guida all’incontro con Gesù con le parole e con la vita, con la testimonianza. Ricordatevi quello che Benedetto XVI ci ha detto: “La Chiesa non cresce per proselitismo. Cresce per attrazione”. E quello che attrae è la testimonianza. Essere catechista significa dare testimonianza della fede; essere coerente nella propria vita. E questo non è facile. Non è facile! (papa Francesco, Discorso ai catechisti, 27/09/2013) 1. Spiritualità La prima cosa, per un discepolo, è stare con il Maestro, ascoltarlo, imparare da Lui. E questo vale sempre, è un cammino che dura tutta la vita. Ricordo, tante volte in diocesi, nell’altra diocesi che avevo prima, di aver visto alla fine dei corsi nel seminario catechistico, i catechisti che uscivano dicendo: “Ho il titolo di catechista!”. Quello non serve, non hai niente, hai fatto una piccola stradina! Chi ti aiuterà? Questo vale sempre! Non è un titolo, è un atteggiamento: stare con Lui; e dura tutta la vita! E’ uno stare alla presenza del Signore, lasciarsi guardare da Lui. Io vi domando: Come state alla presenza del Signore? Quando vai dal Signore, guardi il Tabernacolo, che cosa fate? Senza parole… Ma io dico, dico, penso, medito, sento… Molto bene! Ma tu ti lasci guardare dal Signore? Lasciarci guardare dal Signore. Lui ci guarda e questa è una maniera di pregare. Ti lasci guardare dal Signore? Ma come si fa? Guardi il Tabernacolo e ti lasci guardare… è semplice! E’ un po’ noioso, mi addormento... Addormentati, addormentati! Lui ti guarderà lo stesso, Lui ti guarderà lo stesso. Ma sei sicuro che Lui ti guarda! E questo è molto più importante del titolo di catechista: è parte dell’essere catechista. Questo scalda il cuore, tiene acceso il fuoco dell’amicizia col Signore, ti fa sentire che Lui veramente ti guarda, ti è vicino e ti vuole bene. (papa Francesco, Discorso ai catechisti, 27/09/2013) La preghiera, personale e liturgica, ha un ruolo fondamentale nella vita del catechista ed è il punto di partenza della vita di fede. Cominciando dall'Eucaristia, passando per la Riconciliazione, arrivando alla preghiera personale e di gruppo. Chiediamoci: Quali di questi momenti vivo? Se si, quali con gioia? Quali con tristezza o per obbligazione? Perché? I miei bambini ricevono testimonianza che vivo questi momenti concreti di spiritualità? Quando e come? In questo anno che cosa ha rafforzato la mia vocazione di servizio? Come preparo l'incontro di catechismo? Quali difficoltà riscontro nel realizzare l'incontro? In che modo cerco l'incontro con le famiglie dei miei bambini? Post-scriptum. Qual è stato il punto di forza del tuo gruppo di catechismo? E il punto di debolezza? Qual è stato il punto di forza dell’anno? E il punto di debolezza? Alla luce dell’esperienza catechetica di quest’anno, quale attività proposta manterresti il prossimo anno? Quale invece cambieresti? Come integrare le attività di oratorio nel percorso dell’anno? Secondo te, come possiamo favorire la partecipazione dei ragazzi alla messa domenicale? Proposte e suggerimenti per il prossimo anno. 4. Servizio 2. Il cuore del catechista vive sempre questo movimento di “sistole - diastole”: unione con Gesù - incontro con l’altro. Sono le due cose: io mi unisco a Gesù ed esco all’incontro con gli altri. Se manca uno di questi due movimenti non batte più, non può vivere. Riceve in dono il kerigma, e a sua volta lo offre in dono. Questa parolina: dono. Il catechista è cosciente che ha ricevuto un dono, il dono della fede e lo dà in dono agli altri. E questo è bello. E non se ne prende per sé la percentuale! Tutto quello che riceve lo dà! Questo non è un affare! Non è un affare! E’ puro dono: dono ricevuto e dono trasmesso. E il catechista è lì, in questo incrocio di dono. E’ così nella natura stessa del kerigma: è un dono che genera missione, che spinge sempre oltre se stessi. San Paolo diceva: «L’amore di Cristo ci spinge», ma quel “ci spinge” si può tradurre anche “ci possiede”. E’ così: l’amore ti attira e ti invia, ti prende e ti dona agli altri. In questa tensione si muove il cuore del cristiano, in particolare il cuore del catechista. Chiediamoci tutti: è così che batte il mio cuore di catechista: unione con Gesù e incontro con l’altro? Con questo movimento di “sistole e diastole”? Si alimenta nel rapporto con Lui, ma per portarlo agli altri e non per ritenerlo? Vi dico una cosa: non capisco come un catechista possa rimanere fermo, senza questo movimento. Non capisco! (papa Francesco, Discorso ai catechisti, 27/09/2013) Quando abbiamo più bisogno di un dinamismo missionario che porti sale e luce al mondo, molti laici temono che qualcuno li inviti a realizzare qualche compito apostolico, e cercano di fuggire da qualsiasi impegno che possa togliere loro il tempo libero. Oggi, per esempio, è diventato molto difficile trovare catechisti preparati per le parrocchie e che perseverino nel loro compito per diversi anni. Ma qualcosa di simile accade con i sacerdoti, che si preoccupano con ossessione del loro tempo personale. Questo si deve frequentemente al fatto che le persone sentono il bisogno imperioso di preservare i loro spazi di autonomia, come se un compito di evangelizzazione fosse un veleno pericoloso invece che una gioiosa risposta all’amore di Dio che ci convoca alla missione e ci rende completi e fecondi. Alcuni fanno resistenza a provare fino in fondo il gusto della missione e rimangono avvolti in un’accidia paralizzante. (papa Francesco, Evangelii Gaudium, 81) Il servizio della catechesi, di cui la Chiesa ci ringrazia, comporta: 1. i momenti personali di formazione; 2. l'incontro formativo e organizzativo con il gruppo catechisti; 3. la preparazione dell'incontro di catechesi; 4. l'incontro settimanale di catechesi con i bambini; 5. la partecipazione all’Eucaristia domenicale con i ragazzi del catechismo; 6. il contatto costante con le famiglie dei propri bambini. Chiediamoci: Formazione personale Chiediamoci: A quali momenti di formazione ho partecipato durante questo anno? Come ho accolto le iniziative formative della parrocchia? Come possiamo migliorare la formazione nel prossimo anno? 3. Vita di comunità Un santo dei gesuiti diceva che la maggiore penitenza, per lui, era la vita comunitaria. E’ vero, no? Per questo credo che dobbiamo andare avanti, nella vita comunitaria. Ma come? […] Mai, mai sparlare degli altri. Se io ho qualcosa contro l’altro, o che non sono d’accordo: in faccia! […] Le chiacchiere sono la peste di una comunità; si parla in faccia, sempre. E se non hai il coraggio di parlare in faccia, parla al superiore o al direttore, e lui ti aiuterà. Ma non andare per le stanze dei compagni per sparlare! […] questo distrugge la comunità. Poi, un’altra cosa è sentire, ascoltare le diverse opinioni e discutere le opinioni, ma bene, cercando la verità, cercando l’unità: questo aiuta la comunità. Il mio padre spirituale una volta – ero studente di filosofia; lui era un filosofo, un metafisico, ma era un buon padre spirituale –, io sono andato da lui ed è uscito il problema che io avevo rabbia contro di uno: “Ma, contro questo, perché questo, questo, questo…”; ho detto al padre spirituale tutto quello che avevo dentro. E lui mi ha fatto una sola domanda: “Dimmi, tu hai pregato per lui?”. Niente più. E io ho detto: “No”. E lui è rimasto zitto. “Abbiamo finito”, mi ha detto. Pregare, pregare per tutti i membri della comunità, ma pregare principalmente per quelli con cui ho problemi o per quelli a cui io non voglio bene, perché non volere bene ad una persona alcune volte è una cosa naturale, istintiva. Pregare, e il Signore farà il resto, ma sempre pregare. […] Due piccole cose: non sparlare degli altri e pregare per quelli con i quali io ho problemi. (papa Francesco, Discorso ai rettori e agli alunni dei Pontifici Collegi e Convitti romani, 12/05/2014) Nella comunità parrocchiale il gruppo dei catechisti deve essere una comunità esemplare dove: 1. ogni catechista è accolto e accettato quale dono unico e prezioso; 2. il clima di accoglienza e di stima rende possibile la correzione fraterna; 3. I catechisti sono per eccellenza persone che hanno il carisma di coinvolgere bambini e adulti nella vita della comunità. Chiediamoci quindi: Ti sei sentito accolto/a? Valorizzato/a? Se si, in cosa? Siamo comunità o semplice gruppo di lavoro? Dove e come si vede? Hai avuto momenti di disagio? Di scambio? Di arricchimento? Di scontro? Di confronto? C'è tra noi catechisti il clima che permetta la correzione fraterna? Come reagisco di fronte a uno sbaglio di un adulto della comunità (altro catechista, sacerdote, genitore, ecc.)? Il mio atteggiamento avvicina o allontana dalla parrocchia? perché?