Anno II - Numero 144 - Giovedì 20 giugno 2013 Direttore: Francesco Storace DALLA CONSULTA SCHIAFFO AL CAV PREVISIONI CONFERMATE: I GIUDICI COSTITUZIONALI SONO POLITICIZZATI È Il Consiglio dei Ministri non è un legittimo impedimento - Una tesi singolare di Grazia Bontà un brutto colpo questo, per Silvio Berlusconi. La Corte Costituzionale ha infatti respinto il conflitto di attribuzione sollevato dai legali del Cavaliere sul legittimo impedimento. Per la Consulta, riunitasi per un’intera giornata, il Consiglio dei Ministri non rappresenta un ostacolo assoluto. Berlusconi si sarebbe quindi potuto presentare in Tribunale, a Milano, per presenziare al processo che lo vedeva imputato per i diritti tv. La decisione Nel dispositivo si legge infatti che “dopo che per più volte il Tribunale (di Milano, ndr), aveva rideterminato il calendario delle udienze a seguito di richieste di rinvio per legittimo impedimento, la riunione del Consiglio dei Ministri, già prevista in una precedente data non coincidente con un giorno di udienza dibattimentale, è stata fissata dall'imputato Presidente del Consiglio in altra data coincidente con un giorno di udienza, senza fornire alcuna indicazione (diversamente da quanto fatto nello stesso processo in casi precedenti), né circa la necessaria concomitanza e la ‘non rinviabilità’” dell'impegno, né circa una data Parla la Poli Bortone LA DESTRA RECUPERI CULTURA E VALORI alternativa per definire un nuovo calendario”. La sentenza in questione, spiace dirlo, dà ragione a Berlusconi. Nel senso che un dispositivo del genere ha tutte le caratteristiche per diventare la conferma (spettante alla Cassazione) della colpevolezza del Cav. E, quindi, è la dimostrazione più evidente di quanto la Consulta sia effettivamente politicizzata. La vicenda Il legittimo impedimento in questione riguarda un Consiglio dei Ministri straordinario, risalente addirittura al 1° marzo 2010. Tre anni fa, il Cav. oltre ad essere Presidente del Consiglio dei Ministri (giust’appunto), è anche sotto accusa, a Milano, nel processo per i diritti Mediaset. Il capo d’imputazione è pesante: frode fiscale. Ora, la figura di Berlusconi è stata certamente divinizzata –dai suoi sostenitorie demonizzata –dai suoi detrattori- ma, in ogni caso, l’ex Premier non ha ancora il dono dell’ubiquità. Quindi, fino a prova contraria, nel marzo del 2010 il Cav. si è trovato davanti ad un “aut aut”: o partecipare alla seduta del Consiglio dei Ministri (cui il suo Presidente non può astenersi dall’andare) o presenziare all’udienza presso il Tribunale di Milano. Insomma, la scelta era più che obbligata per Berlusconi. I suoi legali, infatti, avevano correttamente sollevato l’eccezione di legittimo impedimento per il loro illustre assistito. Niente da fare. La questione viene rimessa alla Corte Costituzionale, ma il dibattimento non viene sospeso. Inspiegabilmente, verrebbe da aggiungere. Perché la sospensione non va ad incidere sulla prescrizione e questo lo sanno perfino alla Procura di Milano. Ma, quando il “nemico pubblico numero” uno è sul banco degli imputati, la ragione (ed il diritto) lascia il posto a qualcosa che si avvicina molto all’odio cieco. Il processo prosegue senza colpo ferire. Berlusconi viene condannato a quattro anni di reclusione e, fattore ben più rilevante per il Cav., una pena accessoria di 5 anni di interdizione dai pubblici uffici. La sentenza viene confermata in Appello. Nonostante la Consulta debba ancora pronunciarsi sul legittimo impedimento. Fino a ieri. L’ultima parola, a questo punto, spetta alla Cassazione, che deciderà entro il prossimo Natale. Ma la condanna di Berlusconi è stata già scritta (in buona parte) dagli ermellini della Consulta. ECCO I NUOVI FURBETTI DELLA LOMBARDIA Nel Lazio documento de La Destra sottoscritto da tutti i gruppi per invitare il governo ad impedire sperperi nella regione di Maroni di Francesco Storace n Lombardia fanno i furbetti e il governo sta zitto. La notizia e' che il consiglio regionale lombardo sta approvando una legge sulla riduzione dei costi della politica che invece li aumenta. La Destra della regione Lazio, dove si sta discutendo una legge analoga, ha denunciato ieri alla Pisana la disparità di comportamento tra le due regioni, e ha raccolto le firme di tutti i gruppi consiliari grillini inclusi - per invitare Zingaretti a sollecitare il governo a ricorrere alla Corte costituzionale per annullare la legge lombarda. Ecco che cosa succede. Un tempo, il Lazio era all'indice per il caso Fiorito-Maruccio. Ne nacque uno scandalo estesosi praticamente a tutte le regioni italiane. L'allora governo Monti stabilì che nelle regioni bisognava ridurre gli stipendi dei consiglieri, fissando con la conferenza Stato regioni criteri "virtuosi". Alla fine di questo percorso, sarà il Lazio più virtuoso della Lombardia. Nella regione di Maroni, infatti, non saranno (come previsto dalle norme nazionali) solo i presidenti della giunta e del consiglio ad avere un'indennita' superiore agli altri consiglieri regionali. In Lombardia, bastera' avere un qualunque incarico consiliare - nel I Claudio Magris, questo sconosciuto on c’è dubbio che al Ministero della Pubblica Istruzione si dia libero sfogo al proprio personale sadismo. Questo da sempre ed in ogni circostanza, ma i temi scelti per l’esame di maturità di quest’anno sono entrati a pieno diritto nella “top 10” della crudeltà. Tutto il mondo sa che “l’analisi del testo” è la traccia scelta da “secchioni” e non, per cercare di prendere il punteggio più alto. I professori la consigliano e i ragazzi se la tengono come prima scelta. Errore. Stavolta, almeno. Perché quando ieri mattina sono stati aperti i plichi sigillati provenienti dal Ministero, i maturandi si sono trovati davanti un nome da far tremare le vene dei polsi. Non certo perché difficile da affrontare, ma perché (nel 99,9% delle scuole) non è mai stato trattato. L’autore in questione, è Claudio Magris. Ora, siamo realisti. In letteratura italiana si arriva a studiare, nel migliore dei casi, Cesare Pavese, nel peggiore dei casi non si va oltre Luigi Pirandello. Ma, evidentemente, in viale Trastevere non hanno granché contatto con la realtà. E così, per evitare la tanto temuta fuga di notizie, hanno scelto un autore (Magris N I AL PIRELLONE AUMENTANO I COSTI DELLA POLITICA, ANZICHÉ RIDURLI Puntuali, esplodono le polemiche sui temi di Maturità: tracce impossibili di Micol Paglia valori, la cultura e il credo della destra, senza più l’orpello del centro berlusconiano che ha ‘cannibalizzato’ Alleanza Nazionale. E’ questo il pensiero di Adriana Poli Bortone, senatrice fino alla passata legislatura e impegnata in prima persona nel percorso di ricostruzione della destra. In un’intervista concessa al Giornale d’Italia, nell’ambito del dibattito che questo quotidiano sta portando avanti e alla vigilia dell’incontro su “next An” in programma domani a Frosinone, la Poli Bortone accusa i ‘colonnelli’ che, a partire dal 2008 “hanno annientato An nel Pdl. E la cosa tragica è che fino ad oggi molti di loro non hanno percepito l’inizio della fine”. Igor Traboni a pag. 3 Roma, via Filippo Corridoni n. 23 Tensione Obama-Merkel per la Germania spiata Dopo il G8 altre polemiche Federico Campoli a pag. 5 La Ministra Maria Chiara Carrozza non ce ne voglia) sconosciuto. Quanti avranno svolto questa traccia? Uno zero virgola qualcosa. È probabile che siano stati di più gli elettori di Fli alle ultime politiche. Il che è tutto dire. Ma, di certo, le altre tracce saranno state pensate per essere svolte da tutti… Macchè! Per il tema storico (sic!), si doveva parlare dei Brics. Ammettetelo, non sapete neanche voi di cosa si tratta. Un po’ come per Magris… Beh, dicasi Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) paesi in forte espansione economica. In che modo debba essere affrontato l’argomento però, non è dato sapere. Ma andiamo avanti. Per il tema scientifico si doveva affrontare un argomento di cui si discorre tutti i giorni sorseggiando un Occhio all’Ozopulmin: caffè con gli amici al bar: le neuroscienze. “La ricerca deve scommettere sul cervello”: cosa c’è di più facile? Per quanto riguarda il tema socioeconomico si parla di Stato, mercato e democrazia: anche qui testi a supporto di vari autori tra i quali Krugman, Pirani e Zingales. Quale diciottenne non ha in camera un poster raffigurante uno di questi tre luminari… Ma la vera chicca è, non c’è che dire, la traccia storico-politica. Al candidato è richiesto di affrontare il delicato discorso degli omicidi politici. Anni di piombo, direte voi. Nossignori. Troppo rischioso dare carta bianca a dei ragazzi su un tema così scomodo per molti dei professori. Si parte dall’assassinio del duca Ferdinando nel ’14 a Sarajevo, passando per il caso dell’onorevole Giacomo Matteotti, per arrivare all’attentato di Dallas in cui rimase ucciso J.F. Kennedy (della serie, nell’elenco trova l’intruso) per finire con il rapimento e l’omicidio di Aldo Moro. Ah già, per i disperados c’è sempre il tema generale “La vita non è solo lotta di competizione ma anche trionfo di cooperazione e creatività”. Ecco, questa traccia al Ministero devono averla pescata nell’armadio del buonismo e della banalità. Congratulazioni vivissime ai “cervelloni”. Occhio all’Ozopulmin: Frosinone Frosinone è un farmaco-truffa è un farmaco-truffa Giuseppe Sarra a pag. 7 Giuseppe Sarra a pag. 7 Fondi per la formazione, arresti “eccellenti” Palermo Federico Colosimo a pag. 8 Lazio no - per guadagnare svariate migliaia di euro in piu'. E' inaccettabile. Significa svilire la decisione di ridurre i costi della politica. Tutto questo non vuol dire che il provvedimento all'esame della Pisana sia perfetto. Zingaretti sbaglia a pretendere che gli assessori esterni abbiamo le stesse retribuzioni dei consiglieri regionali (a differenza dei ministri non parlamentari che percepiscono meno dei loro colleghi deputati e senatori); sbaglia a sopprimere l'agenzia di sanità pubblica, senza offrire garanzie adeguate al personale, a partire dai precari; non c'è affatto chiarezza sulla riorganizzazione della rete delle società della regione. Mentre si promette una loro riorganizzazione al governo, si scrive una legge che rinvia ad un'altra legge la loro nuova collocazione. Sembra un scherzo, ma non lo è. Oltre ai costi della politica, ci sono anche i posti della politica. Una legge che punta a ridurli, li aumenta. Si istituisce il collegio dei revisori dei conti (tecnico) ma non si sopprime il comitato di controllo contabile (politico). Forse perché quest'ultimo vede la sua presidenza affidata ad una esponente del movimento Cinque stelle.... In questi giorni, in aula, daremo battaglia. Allarme Corte dei Conti Pressione fiscale, livello record: 53% ncora un ‘record’ che non ci fa onore: la pressione fiscale effettiva in Italia è salita fino al 53%. A dichiararlo, nel corso di un’audizione in Parlamento, è stato ieri il presidente della Corte dei Conti Luigi Giampaolino. Ma lo stesso Giampaolino ha in parte scaricato le colpe sull’evasione fiscale ( “continua ad essere un problema molto grave. Ma esistono divisioni anche su questo tema, che per sua natura dovrebbe costituire elemento di piena condivisione e concordanza”) e ha poi buttato una strana ciambella di salvataggio a Equitalia, a proposito delle nuove dilazioni di pagamento (rischiano di portare “da un lato l’indebolimento dell’azione della società e dall’altro un potenziale elemento di distorsione della concorrenza”). L’inverosimile pressione fiscale ieri ha fatto ‘inorridire’ perfino il ministro Zanonato, bersaniano di ferro, che però dal canto suo continua a perorare l’inutile causa dell’aumento di un punto dell’Iva. Ma anche ieri, quando il governo ha comunque approvato il ddl semplificazioni, di Iva non s’è neppure parlato. A 2 Giovedì 20 giugno 2013 Attualità L’inesorabile declino del professore: il partito è pronto, ma non si sa con chi e con quali alleati A Monti fanno ‘ciao’ anche quelli dell’Udc Molte anche le frizioni interne, soprattutto da parte dei fedelissimi di Riccardi, ormai vicini alla rottura arà la decima volta che lo annuncia, con o senza cagnolino, ma questa pare quella buona per i pochi, pochissimi orfani della stagione dei professori: Mario Monti struttura la sua Scelta Civica in un partito. Anche se già claudicante, visto che alcuni pezzi da novanta si sono già ritirati, mentre l’Udc marca decisamente le distanze dall’uomo delle tasse. “Faremo una grande convention, probabilmente il 13 luglio – ha detto Monti - Dopo l’approvazione da parte del comitato di presidenza”. Ma i mal di pancia interni sono tanti, probabilmente troppi. L’uomo del Monti in pratica è rimasto solo Andrea Romano, mentre Oliverio si va costruendo un suo orticello e l’ex ministro Andrea Riccardi ha già rinnegato il capo, portandosi appresso tutta l’ala dei Sant’Egidio, scottati – questi ultimi - dalla magra performance elettorale e scottatissimi dalla mancata nomina di un ministro al posto del fondatore della Comunità in quel dicastero dell’Integrazione ritenuto vitale per le loro politiche terzomondiste della Sant’Egidio. Tra l’altro, Riccardi e i suoi sarebbero rimasti anche piccati tra una diatriba interna con l’altra ala dei cattocomunisti interna a Scelta Civica (quella per l’appunto di Olivero e delle Acli) e dallo scarso peso che Monti avreb- S LA RETE GRILLINA COLPISCE ANCORA Gambaro buttata fuori dai suoi l dado è tratto. Adele Gambaro è fuori dai giochi, anzi, più precisamente fuori dal Movimento 5 Stelle. La decisione è stata presa dagli iscritti a cui era stato chiesto ieri di ratificare o meno l’espulsione. "Le operazioni di voto si sono concluse. Gli aventi diritto erano 48.292, Di questi hanno votato in 19.790. Il 65,8% (pari a 13.029 Voti) ha votato per l'espulsione, il restante 34,2% (pari a 6.761 Voti) ha votato per il no. Grazie a tutti coloro che hanno partecipato", è quanto si legge sull’ormai troppo noto blog di Beppe Grillo, dove ha avuto luogo la votazione dalle 11 alle 17 di ieri. Una ‘cacciata’ avvenuta in pubblica piazza (virtuale), a seguito delle “dichiarazioni lesive per il M5S senza nessun coordinamento con i gruppi parlamentari e danneggiando l'immagine del M5S con valutazioni del tutto personali e non corrispondenti al vero.” Come lo stesso Grillo aveva definito il comportamento della senatrice stellata. Ed ha continuato: “In occasione delle Parlamentarie, Adele Gambaro aveva promesso che nel I be avuto nelle ultime elezioni amministrative di Roma (lo stesso Riccardi bramava per la candidatura a sindaco e, tramontata questa, spererebbe almeno in un assessorato pesante per i suoi, ma anche di questo finora non c’è stata ombra dalle parti di Ignazio Marino). Casini e l’Udc, inoltre, di Monti non vogliono neanche sentir parlare più, ‘sentimento’ perfettamente ricambiato: «Dopo le elezioni ho detto a Casini – ha argomentato l’ex premier - che non si deve dare vita a un soggetto centrista nel senso tradizionale e che non penso che la prospettiva di Sc sia la fusione con l’Udc, ma la costruzione di un soggetto riformatore di cui occorre aprire la fase costituente e di cui siano protagonisti anche Casini e l’Udc. Non penso che il processo costituente possa partire da un accordo tra Casini e Monti che predeterminasse le rispettive quote di potere». Altre opzioni per ridare un po’ di ‘ferro’ all’anemica Scelta Civica al momento non paiono praticabili. L’ultima indiscrezione, ad esempio, è quella del passaggio di alcuni parlamentari grillini con Sc: è vero che dagli adepti di Grillo è lecito aspettarsi tutto ed il contrario di tutto e che lo stesso comico tramò per tenere ancora in vita il governo Monti, ma che ora possano buttarsi tra le braccia dell’ex premier appare francamente roba da fantapolitica. Igor Traboni caso di disaccordo con la linea del M5S, avrebbe dato le sue dimissioni dal Parlamento, cosa non avvenuta". Un’altra faglia profonda si apre tra le file dei grillini, sempre più ‘affezionati’ alle nuove e comode poltrone. Basta criticare di troppa aggressività il proprio leader e si viene cacciati. La chiamano democrazia ‘virtuale’, perché c’è ma non si vede. Si passa al modello repressivo, che potrebbe risultare fatale per i grillini. Ma il caso della senatrice espulsa non sarebbe stato l’unico a passare sotto la ‘mannaia democratica’ dei 5 stelle, fino alla telefonata di riappacificazione tra Grillo e l’onorevole Paola Pinna, di cui il collega Colletti, aveva chiesto l’espulsione. Ieri, i due sarebbero riusciti finalmente a parlarsi. Un colloquio in cui Grillo avrebbe anche tranquillizzato la giovane parlamentare riguardo gli attacchi piovuti sulla Rete, dopo le sue dichiarazioni alla stampa. Pinna da parte sua avrebbe chiesto a Grillo di tenere unito il movimento, evitando un clima da caccia alle streghe. Carola Parisi LA MINISTRA FACEVA FINTA DI RISIEDERE NELLA SUA PALESTRA PER PAGARE MENO TASSE L’IMU indigesta della Idem “furbetta” osefa Idem, classe ,1964 ex pluricampionessa mondiale di canoa, ben otto Olimpiadi disputate (condite da innumerevoli vittorie), e una medaglia d’argento a 43 anni suonati che ancora è nella mente di tutti. Terminata la carriera sportiva si è data alla politica. Nel 2013 è diventata ministro delle Pari Opportunità, dello sport e delle politiche giovanili nel governo Letta. Ma, nel frattempo, si sarebbe anche messa ad evadere le tasse, insieme al marito-allenatore Guglielmo Guerrini. Non proprio quell’esempio di sportività dimostrato finora. Almeno stando alle indiscrezioni del quotidiano La Voce della Romagna. Proprio lei, nata in Germania (dove si è attentissimi ad essere in regola col Fisco), sembra essersi adattata alla grande alle abitudini italiane. In che modo? Barando sulla casa per pagare meno Imu. Il piano è semplice e, se vo- J gliamo, perfino banale. I coniugi Guerrini-Idem avrebbero fatto risultare allo Stato di avere due prime case (così da dover versare una cifra molto più bassa nelle casse dell’Erario). Entrambe nel piccolo paesino di Santerno, in provincia di Ravenna. Marito e figli della campionessa risiedono ufficialmente –da soli- nell’abitazione di via Argine Destro Lamone. La Idem, invece, abiterebbe nientemeno che nella sua palestra, la “Jajo Gim”, in via Carraia Bezzi. Insomma, una donna tutta casa e lavoro, non c’è che dire. La cosa, si deve ammetterlo, è quantomeno sospetta. La verità è un’altra e cioè che la palestra sarebbe a tutti gli effetti, per le normative vigenti, una seconda casa. E l’Imu andrebbe pagata senza riduzioni di sorta. E lei? Non commenta. Probabilmente troppo impegnata nell’organizzazione del Gay Pride a Palermo e a combattere il femminicidio. Non commenta, ma paga. Un “ravvedimento operoso” per evitare una penale ben più salata. E questo dopo che suo marito, “pizzicato con il sorcio in bocca”, come si usa dire a Roma, ha farfugliato che si tratta solo di un tremendo equivoco. Guerrini, infatti, (a suo dire) si sarebbe solo “dimenticato” di trasferire la residenza della moglie nella casa in cui, effettivamente, l’allegra famigliola felice vive. Tutta unita. E pensare che qualche giorno fa il premier Letta aveva detto che “il problema dell’Italia è soprattutto dare l’idea di uno Stato di diritto che funzioni, senza che ci sia la possibilità facile di eludere il fisco, che trionfi la logica per cui se sei amico dell’amico puoi avere le scorciatoie”. Pagaiata dopo pagaiata, la Idem sembra navigare adesso in cattive acque. Paolo Signorelli Roma, via Filippo Corridoni n.23 Tel. 06 37517187 - 06 45449107 Fax 06 94802087 email: [email protected] Direttore responsabile Francesco Storace Direttore editoriale Guido Paglia Società editrice Amici del Giornale d’Italia Amministratore Roberto Buonasorte RICONOSCIUTO DALLA COMMISSIONE MEDICA E DALLA CONSULTA DEI TEOLOGI IL SECONDO MIRACOLO Santo Karol Wojtyla L’amato papa polacco ad un passo dal salire agli onori degli altari La canonizzazione a San Pietro, probabilmente ad ottobre del 2013 “ Santo subito” chiedevano le migliaia di persone presenti a piazza San Pietro al funerale di Papa Giovanni Paolo II. Il popolo di uno dei pontefici più amati della storia della Chiesa non dovrà aspettare ancora molto. Secondo quanto ha pubblicato “Il Giornale”, l’apposita commissione di teologi, sentita la consulta medica, ha riconosciuto una seconda guarigione scientificamente inspiegabile attribuita all’intercessione di Wojtyla. E il papa polacco, già beato, è ora ad un passo dal salire agli onori degli altari. Mancano infatti soltanto pochi passaggi alla proclamazione della santità di Karol Wojtyla: il visto della commissione dei cardinali e vescovi membri della Congregazione per le Cause dei santi (che si riunirà prossimamente in Vaticano) e la firma, da parte di papa Francesco, del relativo decreto, in cui sarà fissata anche la data della cerimonia. Un momento molto atteso, che si terrà quasi certamente entro l’anno, probabilmente ad ottobre. Dopo una causa di canonizzazione conclusa a tempo di record, che testimonia quanto la figura di Giovanni Paolo II sia amata e riconosciuta, non solo tra i fedeli ma anche all’interno della Chiesa. A proposito del miracolo che ha consentito di concludere rapidamente la strada per la santità di Giovanni Paolo II, ci sono ancora poche notizie. A quanto si apprende, si tratterebbe della guarigione di una suora del Costa Rica dal morbo di parkinson, avvenuta la sera della beatificazione di papa Karol (2011). Tra l’altro il miracolo sarebbe addirittura doppio, in quanto in seguito alla ritrovata salute della donna, la sua famiglia ha riacquistato la fede perduta a causa della disperazione conseguente alla malattia. Questa storia di fiducia e speranza promette di suscitare grande clamore quando sarà rivelata nei det- Direttore Generale Niccolò Accame Progetto grafico e impaginazione Raffaele Di Cintio Nicola Stefani Sito web www.ilgiornaleditalia.org tagli. E aggiungerà, allo stupore “tecnico” degli scienziati, il forse più ingenuo senso di meraviglia delle persone semplici, che costituiscono la gran parte di coloro che, da ottobre in poi, avranno un Santo in più al quale indirizzare le loro preghiere. Cristina Di Giorgi Per la pubblicità su Il Giornale d’Italia rivolgersi al Responsabile Marketing Daniele Belli tel. 335 6466624 - 06 37517187 mail: [email protected] 3 Giovedì 20 giugno 2013 Attualità Intervista alla senatrice, tra i relatori dell’incontro programmato per domani a Frosinone Poli Bortone: avanti tutta, a destra “In questi anni c’è stato il suicidio dei nostri valori nell’omologazione del Pdl I colonnelli hanno annientato An. Adesso si sentono ‘toccati’ e si svegliano” Il centro destra? Non ha più senso parlarne. Al limite possiamo parlare di centro e di destra. Ma è chiaro che a noi interessa la destra. E un certo tipo di destra. Non certo quella omologata e ‘annacquata’ nel Pdl….”. Non usa tanti giri di parole Adriana Poli Bortone, senatrice nella passata legislatura, che abbiamo intervistato alla vigilia dell’appuntamento di Frosinone (domani, alle ore 17, al cinema Nestor del capoluogo ciociaro, sul tema “An: una storia di domani) cui anche lei ha assicurato la partecipazione. “ quello di trovare un nome. Per adesso vorrei una grande D, con 2013 vicino”. D come Destra? “Esatto. Una D bella grossa, visibile. Tutti quelli che non hanno votato alle ultime elezioni, lo hanno fatto certamente perché non si è parlato di lavoro, di Europa e di altri temi. Ma a me sembra che in tanti non sono andati a votare anche perché non hanno trovato un punto di riferimento, un’offerta credibile e chiara a destra”. Insomma, il centro destra è morto e sepolto? “Diciamo che il centro destra ha ammazzato la destra, che è morta di conseguenza. E si è anche suicidata in quel desiderio di omologare tutto, compresa la nostra cultura, il credo, i nostri valori. Quando leggo Guzzanti scrivere certe cose (ieri su Il Giornale, ndr), ovvero che la destra liberale non ha bisogno del mito dell’identità, allora mi rendo ulteriormente conto di come siamo molto distanti”. Be’, Paolo Guzzanti è apertamente filo-berlusconiano e dunque potrebbero non essere concetti espressi a caso… “Credo siano preoccupati che non solo si possa ricostruire una destra, ma anche che possa affermarsi”. Niente più Pdl e niente più Berlusconi, allora? “E’ evidente che proprio non ci capiamo, che lì non c’è declinazione dei nostri valori, in politica come in un’azione di governo. Ritengo che la fase berlusconiana sia stata superata nel 2008, con l’acquiescenza di molti dei colonnelli di Alleanza nazionale. Da allora è iniziato un declino totale, An si è annientata nel Pdl, ed è stata uccisa una creatura che pure avevamo cresciuto con tante difficoltà lungo quarant’anni di storia”. Vista la premessa, come giudica allora il tentativo di rifare An? Niente nome, niente leadership. E’ così? “Sì, è così. Per ora niente generali, ci mancherebbe altro, visto che non siamo neanche brigadieri di questo nuovo soggetto” “Il punto è intenderci su cosa è stata An. Se avesse mantenuto la schiena ben diritta su certi valori, i nostri valori, allora non si sarebbe sciolta nel Pdl. Ma quando questo è avvenuto, non è stato prediletto un discorso di qualità e socialità rispetto ad altri. Sa qual è la cosa tragica?” Il voto delle ultime amministrative? “Non solo. La cosa tragica è che fino ad oggi, molti di loro, di quei colonnelli di cui dicevo prima, non percepivano l’inizio della fine. Poi d’improvviso lo hanno capito”. Perché hanno perso le poltrone? “Diciamo che è successo perché sono stati ‘toccati’ in qualcosa che evidentemente avevano tanto caro”. Ma questa nuova destra che avanza, questo contenitore ‘altro’, come lo chiamerete? “Questo proprio non lo so. E per adesso il problema non è Lei viene da una grande esperienza, politica e amministrativa, di donna del Sud. Crede che il Meridione possa dare qualcosa a questo nuovo soggetto di destra? “Non solo lo credo, ma ne sono convintissima. Io sono conservatrice, e non ho difficoltà ad usare questo termine, per cui credo che il Sud costituisca il terreno più fertile per far rinascere un vero e autentico sentimento di destra”. Domani lei parteciperà all’incontro di Frosinone, uno dei tanti programmati in tutta Italia per ricominciare a parlare di destra. Immagino dunque che il suo giudizio su questi appuntamenti sia positivo. Ma non c’è il rischio di ritrovarsi tra le solite persone e parlarsi addosso? “Questi incontri sono utili, utilissimi. E il rischio che lei paventa non c’è. Piuttosto c’è la necessità di vederci, sempre più numerosi, perché abbiamo perduto l’abitudine a quella grande comunità umana che era la nostra caratteristica. Noi stavamo insieme davvero, litigavamo anche, ma poi ci si ritrovava sempre. E per ritrovarsi bastava uno sguardo, una stretta di mano. E quella era destra. Vera, autentica”. Igor Traboni Ecco le misure volte a incidere sulla lunghissima durata dei processi civili in Italia Decreto del fare... giustizia Nessun provvedimento finalizzato ad alleggerire la pressione sulle carceri: tutto rinviato al prossimo Consiglio dei Ministri o stato della giustizia civile è uno dei fattori di svantaggio competitivo per la società italiana. In particolare, per chi produce e lavora. L’Italia è al 158° posto nel mondo nell’indice di efficienza di recupero del credito a causa dei tempi dei processi, che definire lunghi è come usare un eufemismo. E’ di 1210 giorni la durata media dei procedimenti civili per il recupero crediti. Il numero di condanne riportate dallo Stato per violazione del termine della ragionevole durata dei processi, è allarmante. L Per far fronte a queste criticità, il decreto contiene una serie di misure volte a incidere sui tempi della giustizia civile e migliorarne l’efficienza. Vediamo, nel dettaglio, cosa prevede: 1) Ripristino – per diminuire il numero dei procedimenti giudiziari in entrata – della mediazione obbligatoria per numerose tipologie di cause, con l’esclusione (richiesta dall’avvocatura) delle controversie per danni da circolazione stradale, il netto contenimento dei costi per la mediazione e l’adeguato coinvolgimento della classe forense; 2) Istituzione di stage di formazione presso gli uffici giudiziari dei tribunali. I giovani laureati in Giurisprudenza più meritevoli (valutati in funzione della media degli esami fondamentali e dalla media di laurea) potranno completare la loro formazione presso gli uffici giudiziari, che si potranno avvalere del loro qualificato contributo; 3) Creazione di un contingente di 400 giudici non togati per lo smaltimento del contenzioso pendente presso le Corti di Appello; 4) Introduzione della figura di assistente di studio presso la Corte di cassazione: 30 magistrati ordinari già in ruolo potranno essere assegnati dal CSM alle sezioni civili della Corte di Cassazione, per conseguire un aumento della produttività del settore, contrastando l’attuale tendenza ad un incremento delle pendenze (nel 2012 sono risultati quasi 100.000 processi pendenti). 5) Possibilità – nell’ambito dei processi di divisione di beni in comproprietà (notoriamente lunghi) – di attribuire la delega a un notaio nominato dal giudice delle operazioni di divisione, quando ci sia accordo tra i comproprietari sulla necessità di divisione del bene. C’è poi la necessità di contribuire a ricostituire un ambiente d’impresa accogliente per gli investitori nazionali e internazionali fondato sulla certezza del credito. In questo caso, sono previste: 1) La concentrazione esclusiva presso i Tribunali e le Corti di appello di Milano, Roma e Napoli delle cause che coinvolgono gli investitori esteri (senza sedi stabili in Italia) con lo scopo di garantire una riduzione dei costi logicistici. 2) La revisione del cosiddetto concordato in bianco. Lo strumento, è stato introdotto nel 2012 per consentire all’impresa in crisi di evitare il fallimento e di salvare con la massima tempestività il patrimonio dalle aggressioni dei creditori (depositando cioè al tribunale una domanda non accompagnata dalla proposta relativa alle somme che si intendono pagare ai creditori). Per impedire condotte abusive di questo strumento (cioè domande dirette soltanto a rinviare il momento del fallimento, quando lo stesso non è evitabile) emerse dai primi rilievi statistici, si dispone che l’impresa non potrà più limitarsi alla semplice domanda iniziale in bianco, ma dovrà depositare, a fini di verifica, l’elenco dei suoi creditori (e quindi anche dei suoi debiti). Il Tribunale potrà, inoltre, nominare un commissario giudiziale, che controllerà se l’impresa in crisi si sta effettivamente attivando per predisporre una compiuta proposta di pagamento ai creditori. In presenza di atti in frode ai creditori, il Tribunale potrà chiudere la procedura; nel giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo, la previsione che il giudice quando è presentata opposizione a decreto ingiuntivo debba fissare la prima udienza non oltre 30 giorni e, in quella sede, decidere sulla provvisoria esecuzione. Ma quali sono, in concreto, le aspettative? Per effetto delle misure introdotte ci si attende, nei prossimi 5 anni, un consistente abbattimento del contenzioso civile, nonché un incremento dei procedimenti definiti. In particolare; Tribunali: cause definite in 5 anni; +675.000 – Corte d’Appello: cause definite in 5 anni; + 262.500 – Cassazione: cause definite in 5 anni: +20.000. Nel pacchetto giustizia varato per decreto dal governo non ci sono i provvedimenti finalizzati ad alleggerire la pressione sulle carceri (rinviate a un prossimo Consiglio dei Ministri). Le bozze di decreto legge contenevano anche una norma sull’autoriciclaggio e questo avrebbe generato qualche problema all’interno della maggioranza, perché si sta ancora trattando sulla definizione da dare al reato che punisce autonomamente anche chi reinveste (e non solo acquisisce) capitali illeciti. Federico Colosimo 4 Italia, allarme terrorismo Primo Piano Sarebbero 45-50 i “fighter” partiti dal centro-Nord e da Roma per affrontare la guerra ad Assad Giovedì 20 giugno 2013 Il rischio è che questi combattenti facciano rientro in Patria e formino vere e proprie cellule capaci di programmare attentati – Per evitare quanto successo a Boston, ecco le misure da adottare È di Federico Colosimo allarme per il fenomeno dei “foreign fighter”, i combattenti stranieri-volontari europei, che arrivano in Siria, vengono “radicalizzati”, addestrati, e al loro ritorno in patria potrebbero sferrare attacchi terroristici. “E’ un problema serissimo”, ammette il coordinatore Ue anti-terrorismo Gilles De Kerchove sulla scia delle notizie relative all’uccisione proprio nel paese di Assad del genovese Giuliano Ibrahim Delnevo. L’Italia non è la principale base europea per i volontari che decidono di arruolarsi nelle milizia antigovernative. Lo esclude anche la Ministra Emma Bonino, ma non c’è da stare tranquilli. Il nome di Delnevo, compare nel registro degli indagati della Procura di Genova già dal 2009. Arruolamento con finalità di terrorismo, l’ipotesi di reato. L’indagine, oggi, riguarda anche altri cinque soggetti: quattro maghrebini e un italiano. “Non genovese”, spiegano i pm liguri. Il Procurarore Capo Michele Di Lecce esclude collegamenti con altre Procure nell’inchiesta: “Non abbiamo – ha spiegato - indicazioni su cosiddette centrali di arruolamento a Genova o altrove. Delnevo lo seguivamo da tempo. I suoi spostamenti all’estero erano monitorati con la massima attenzione. Sapevamo che era in Siria”. Un indagine segreta, quella dei pm di Genova. Tanti, i lati oscuri della vicenda. E adesso cresce la paura. Secondo fonti investigative, sarebbero 45-50 i “fighter” partiti dal centro-Nord, ma anche da Roma, per affrontare la guerra in Siria. Un numero sconvolgente, che preoccupa. Soprattutto per le minacce e i rischi legati IL PROFILO Ritratto di Ibrahim: genovese caduto in Siria per l’Islam di Paolo Signorelli Dio mi ha guidato su questa strada, e su questa strada morirò”. Così andava ripetendo Giuliano, riferendosi alla sua conversione all’islamismo. Da quel giorno, quello in cui decide di dedicare la sua esistenza ad Allah, la sua vita cambia, così come il suo nome. Su quella strada ci è morto davvero. È, infatti, il primo terrorista italiano-islamico ad esser morto durante un combattimento tra guerriglieri siriani (di cui era entrato a far parte) e forze armate regolari di Assad. Non più Giuliano Delnevo, ma, “semplicemente”, Ibrahim. Una conversione avvenuta nel 2008, durante un viaggio in Cecenia per scopi umanitari. Lì conosce un gruppo di guerriglieri e decide di passare all’azione, di militare con i ribelli e combattere le forze governative. Una di quelle guerre riconducibili al fenomeno che i media occidentali, accecati dall’atteggiamento “politically correct” e dalla percezione fintamente-naif del mondo, avevano definito “primavera araba”. Proprio lui, che nasce a Genova 24 anni fa, nel 1989. La sua famiglia è cattolica, cattolica praticante. Nulla a che vedere con Allah, dunque. Finito il liceo (diplomato in ragioneria) si iscrive alla facoltà di lettere, corso di storia. È un ragazzo gentile, un po’ introverso. Gli esami però non li passa. Anzi, a dire il vero non si iscrive nemmeno agli appelli. Non gli interessa. I suoi genitori se ne accorgono e cercano di riportarlo sulla retta via. Niente da fare. Lui vuole seguire la sua nuova fede. Non basta la passione per il cinema ed il calcio per distoglierlo dalla “missione”. Se ne va in giro per il capoluogo ligure con la barba lunga e vestito con il “sufic”. Vederlo camminare per Genova così, a volte accanto a papà Carlo, ex manager dell’Eni, fa strano. Molto strano. La polizia lo nota ed inizia a stargli dietro. La sua metamorfosi si è ormai compiuta. E in modo irrimediabile. Viene anche indagato per “reclutamento a fini terroristici”. Sulla sua pagina di Facebook inizia a postare i passi del Corano. Lancia anche un messaggio al governo italiano chiedendo l’immediato ritiro dei vari contingenti impegnati nei conflitti in Medio Oriente: “troppi militari e troppi musulmani sono morti in questa guerra “ Nella foto, le incredibili immagini dell’attentato alla maratona di Bostom al loro rientro. Altissimo, il pericolo, dopo aver conosciuto la “jihad”, la guerra santa, e aver impugnato le armi. Il rischio è che questi combattenti facciano rientro in Patria e formino vere e proprie cellule capaci di programmare attentati. Tipo quello di Boston, per capirci. La maggior parte dei “fighter” vanno a ingrossare le fila di formazioni come il Fronte Al Nusra, che si ispira al leader di Al Qaeda succeduto a Bin Laden, Ayman al Zawahri. Nella presentazione del rapporto Europol 2013, il direttore Rob Wainwright ha evidenziato come al loro ritorno i “fanatici” possano usare il proprio addestramento per attività terroristiche all’interno dell’Unione Europea. Secondo il presidente della Comai (Comunità del mondo arabo), Foad Aodi, sulla base di notizie fornite da fonti siriane tra le quali anche quelle che simpatizzano con il governo di Damasco – i gruppi di italiani sarebbero concentrati “in gran parte della zona di Dayr az Zor e Aleppo” dove, tra gli altri, si troverebbero anche “tre donne, un’italiana, una spagnola e pro- babilmente una cecena”. Le ragazze svolgerebbero “compiti di assistenza ai ribelli”. La questione è “calda”, delicatissima. Tra le misure da adottare, si pensa a un maggiore scambio di informazioni tra intelligence e una più ampia raccolta dati anche sui passeggeri che arrivano in Europa e in Italia con voli provenienti da tutto il mondo. “In modo da avere il polso sui viaggi sospetti”, spiegano alcuni membri dell’Unione Europea. Secondo l’identikit tracciato, nella maggior parte dei casi, i “foreign fighter” sono giovani musulmani delle periferie, di seconda o terza generazione, che abbracciano la dottrina e l’ideologia jihadista, spesso in completa solitudine attraverso Internet. Con Facebook, Twitter e YouTube che giocano un ruolo decisivo nell’opera di reclutamento; partono tutti animati dall’idea di andare a fare la cosa giusta: liberare i fratelli dall’oppressione del presidente Bashar Al Assad. Le notizie delle atrocità, e le immagini dei massacri delle forze governative sono la loro molla. Giuliano (Ibrahim) Delnevo inutile. Risparmiate questi soldi per opere buone, per restituire le case alla gente, migliorare la sanità e l'istruzione”. Va spesso in Marocco, dove trova una ragazza che decide di sposare. “Mi piaceva- le parole del padre- e mio figlio ne era molto innamorato”. Poi decide di entrare in Siria, dal confine turco e scavalcando il filo spinato. Quel filo spinato che separa la vita dalla morte. Alla famiglia racconta di voler partire per la Turchia solo per una missione umanitaria. Sparisce per mesi, nessuno sa più nulla di lui. Fino al giorno prima della sua morte. “Avevo provato a farlo tornare a casa, ma per lui stare lì era una missione, avevamo parlato su Skype”, racconta Carlo Delnevo, con gli occhi di un padre distrutto e disperato per la perdita del suo Giuliano. “L’hanno ammazzato mentre cercava di salvare un amico. Posso non condividere le sue scelte, ma sono orgoglioso di lui”. La sua battaglia l’ha persa. È caduto Giuliano. È caduto per quella che era ormai diventata, inspiegabilmente, la sua guerra. Ma c’è di più. Il caso di Giuliano (o Ibrahim) è sintomatico di un problema strisciante ben più allarmante. La religione, l’islamismo per l’esattezza, sembra il motore immobile che muove i giovani. La civilissima e sempre più laica Europa sembrava immune. Sbagliato. L’omicidio di Delnevo è servito ad una traumatica presa di coscienza per il “vecchio continente”. Venti, trent’anni fa, in Italia, si moriva di politica, per la politica. Oggi, Giuliano che nasce a Genova, può morire ad Al-Qusayr (Siria), in nome di Allah, facendosi chiamare Ibrahim. Continuano le polemiche sul programma di controllo statunitense che da oltre 6 anni ‘spia’ milioni di persone Datagate, non solo un caso americano di Carola Parisi mergono ancora dettagli sul Datagate e in particolare sul caso Prism (attivo da almeno 6 anni), il programma di controllo e raccolta dati da parte dell’intelligence americana attraverso l’accesso ai server delle maggiori società informatiche. Dopo le confessioni dei colossi Google e Facebook (che tuttavia hanno rivendicato assoluto rispetto della privacy degli utenti iscritti - è stata la volta di Yahoo. A fornire dettagli relativi al semestre terminato il 31 maggio 2013 sono stati direttamente l’amministratore delegato Marissa Mayer e il consulente generale Ron Bell, che sul blog dell’azienda E hanno parlato di un numero di richieste compreso tra 12.000 e 13.000, specificando che si è trattato soprattutto di informazioni inerenti a casi criminali, e a indagini su omicidi e rapimenti. La sicurezza nazionale viene prima della privacy dei singoli utenti. Somiglia molto alla celebre frase di Machiavelli: ‘il fine giustifica i mezzi’. Dopo essere stati per una settimana sul banco degli imputati, dopo che un 29enne, Edward Snowden, ex tecnico della Cia, la "talpa" della più grande fuga di notizia sull'intelligence Usa ha aperto lo scandalo Datagate, l’America si difende. “Oltre cinquanta attentati sventati grazie a Prism”. Lo ha affermato il nu- mero uno della National Security Agency, nel corso di un'audizione al Congresso spiegando come il programma di sorveglianza abbia permesso di svelare 50 complotti terroristici contro gli Stati Uniti. Secondo il generale Keith Alexander, tra gli obiettivi c'erano la metropolitana di New York e il New York Stock Exchange, sede della borsa nella Grande Mela. Ma non solo. L'Nsa attacca pure Edward Snowden, reo di aver provocato “danni irreversibili”. Danni che hanno “aiutato i nemici del Paese”. Ma della possibilità di controllare la popolazione intera attraverso le nuove tecnologie, se ne parla da molto tempo. L’Italia sembra sentirsi estranea al problema, lo scandalo riguarda l’America e di mezzo c’è l’oceano. Ma così non è. Anzi, riguarda da vicino anche il nostro Paese, dove i servizi segreti possono controllare carte di credito e mail, ad esempio, senza nessuna autorizzazione della magistratura. Si tratta di uno degli ultimi ‘regali’ del governo Monti, che il 24 gennaio 2013 ha approvato il decreto del presidente del Consiglio dei ministri dal titolo “Direttiva recante indirizzi per la protezione cibernetica e la sicurezza informatica nazionale”, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 19 marzo scorso. “Gli operatori privati, ma anche le concessionarie pubbliche, dovranno spalancare le porte ai servizi di sicurezza sulle proprie Nella foto, Edward Snowden attualmente rifugiato in Cina banche dati, contenenti i nominativi dei cittadini italiani, e, si presume anche alle azioni compiute da questi ultimi, al di fuori di un intervento della magistratura”. Per non parlare dei controlli fiscali, per cui, lo Stato, ha libero accesso ai nostri dati personali, proprietà e addirittura stili di vita. Ma non è ancora abbastanza. Con la nuova legge che abrogherà il finanziamento ai partiti, sapranno anche chi votiamo e quali partiti finanziamo. Ed il Datagate sarebbe solo affare americano? Giovedì 20 giugno 2013 5 Esteri Al presidente Usa non ne va una giusta. Dal palco di Berlino prova a parlare di diritti, ma non convince Obama sotto un treno, interrotti i negoziati con i talebani Hamid Karzai, leader dell’Afghanistan, blocca le trattative con i ribelli. La Merkel accoglie il numero uno d’America, ma da lui vuole sapere perché la Germania è stata strettamente controllata dalla NSA d Obama non ne va bene una. Dopo l’annuncio in pompa magna dell’avvio dei negoziati con i talebani, ecco che arriva il flop. Le trattative non fanno in tempo a cominciare che subito vengono interrotte. Kabul ha annunciato di aver sospeso il processo, per prima trovare un accordo bilaterale sulla sicurezza con gli Usa. Una mossa voluta dal presidente afghano, Hamid Karzai, per La vignetta tedesca che gioca sullo slogan Yes we can fare in modo che un contingente americano resti nel Paese anche dopo il 2014. Dalla capitale tedesca il anche perché il rischio sarebbe che il presidente Usa, Barack Obama, si è auruolo di Kabul passi in secondo piano. gurato “che si possa arrivare a una riMentre accadeva tutto questo, Obama conciliazione politica entro il 2014, o si trovava a Berlino, a colloquio con la che dopo si continui a combattere: questa cancelliera Angela Merkel. Il presidente è una domanda alla quale solo gli afghani statunitense si è presentato alla Porta di possono rispondere”. Sembra, dunque, Brandeburgo, dove ad accoglierlo c’era che il presidente degli Stati Uniti non una modesta folla. Dall’altra parte c’erano sappia bene che pesci prendere. Tutto centinaia di manifestanti che protestavano il mondo aveva visto questo processo contro le politiche di sorveglianza di come un avvenimento unico. Ma La siObama. “Yes we scan” si leggeva sui curezza del Paese, infatti, non è la sola cartelli. Il presidente Usa ha dichiarato questione che sta a cuore a Karzai. Menche “non ci può essere nessun muro tre Washington affermava che il trattato che interrompa il desiderio di giustizia, sarebbe stato “guidato dagli afghani”, il desiderio di libertà, il desiderio di intanto l’inviato speciale per l’Afghanistan pace” ha dichiarato l’inquilino della e il Pakistan, James Dobbins, si dirigeva Casa Bianca. Poi ha posto l’accento sulla a Doha, in Qatar, così da poter negoziare “vittoria sulle sfide del passato”. Infine, direttamente con i mujaheddin. In pratica, il presidente Usa ha deciso che “è posun modo per tenere sotto controllo le sibile garantire la sicurezza degli ametrattative. E, a quanto pare, Karzai non ricani anche riducendo di un terzo” il ha apprezzato molto questa decisione, numero delle testate nucleari. Poi ha A continuato in pieno stile progressista. Diritti dei gay, immigrati come risorsa e libertà. Insomma, così come al G8, non si riesce a cavare un ragno dal buco. Questi i capisaldi del discorso di Obama alla Germania. Ma di tutto questo sembra importare poco alla Merkel. La questione che più le preme è di sapere perché mai Washington abbia incentrato tante attenzioni su Berlino. A quanto pare, infatti, la Germania è risultata essere la nazione più spiata dagli States, in Europa. Una scoperta che non è piaciuta per niente ai tedeschi, che ci tengono a custodire gelosamente la propria privacy. Un dato che sicuramente ha lasciato stupita la Merkel, visti gli amichevoli rapporti con gli americani. Una domanda alla quale non è certamente facile rispondere per Obama. Come dire alla Cancelliera che gli Stati Uniti non vogliono perdere il primato economico e quindi spiano la Germania perché la vedono come un paese rivale? Obama sembra ormai in caduta libera. La sospensione delle trattative con i talebani è solo l’ultima sconfitta. Dopo lo scandalo del datagate, il presidente Usa ha dovuto affrontare un inconcludente G8, dove a tenere il punto è stato l’uomo forte della Russia: Vladimir Putin. E per gli americani questo non deve essere stato piacevole. Federico Campoli BRASILE Dal boom economico all’esplosione sociale embra che la scalata del Brasile verso i vertici della classifica delle superpotenze stia subendo qualche battuta di arresto. E la protesta che sta travolgendo il paese è uno dei principali motivi. Inizialmente era passata inosservata. Poche migliaia di persone ai cortei, qualche auto incendiata, lacrimogeni, proiettili di gomma, sassi e cariche della polizia. Insomma, niente di eccessivamente eclatante. Ma dopo più di una settimana di disordini e una protesta in progressiva crescita. Si stima che durante l’ultima giornata di proteste siano scese in piazza almeno 250.000 persone. Una cifra non troppo imponente, visto che i cortei erano distribuiti in sei città diverse. Ma non c’è dubbio che si tratti comunque di un bel numero. A rio de Janeiro, ad esempio, in 100mila sono scesi in piazza. La gran parte delle S persone ha sfilato in maniera pacifica. Poi sono intervenuti gli anarchici. E a quel punto, all’indirizzo della polizia è cominciato a volare di tutto. Le forze dell’ordine hanno risposto con lacrimogeni e proiettili di gomma. Il motivo? Il prezzo dei trasporti pubblici è aumentato ancora. E bisogna tenere in conto che le metropoli brasiliane sono immense. Inoltre, non sono solo i biglietti degli autobus ad essere aumentati, ma il costo della vita in generale. Aggiungiamo anche che l’anno prossimo si terrà il mondiale 2014 e il quadro sarà completo. Ormai, pallone e samba non bastano più. Nel paese del boom economico la gente vuole mangiare. Il Brasile sta occupando un ruolo sempre più rilevante nel contesto internazionale. Ma per il popolo ancora non se ne vedono i frutti. F.Ca. 6 Giovedì 20 giugno 2013 LA STORIA Lo stalking a volte sa essere donna elefonate ad ogni ora del giorno e della notte, sms, mail e messaggi via WhatsApp dal contenuto intimidatorio, appostamenti sotto casa dell'ex e dei suoi familiari, danneggiamenti a portoni e auto. Mica solo gli uomini ne sono capaci: lo stalking di questo caso ha avuto come protagonista una donna romana di 32 anni che non voleva rassegnarsi alla fine della sua storia d'amore con l'ex compagno, anche lui romano di 33 anni. Una relazione nata da un incontro su un social network e andata in crisi quando la coppia ha organizzato una vacanza insieme. Durante la villeggiatura, il 33enne ha iniziato a notare la fortissima gelosia della donna, manifestazioni che sfociavano sempre più in scatti d'ira e vere violenze fisiche. L'uomo, a quel punto, ha deciso di troncare la relazione: è stato l’inizio di un incubo. Non solo reiterate minacce di morte al telefonino, ma anche danneggiamenti all'auto e al portone di casa. Per far perdere le sue tracce, il 33enne ha anche preso la decisione di tornare temporaneamente a vivere a casa dei T genitori, ma a breve gli appostamenti, i danneggiamenti e le minacce lo hanno raggiunto anche lì, e sono stati rivolti anche ai suoi congiunti. In un caso, la donna ha quasi distrutto un'auto che credeva fosse del suo ex, ma che in realtà era un veicolo dello stesso modello e colore di proprietà di un ignaro residente della zona, completamente estraneo alla loro situazione. Un giorno, andando in ufficio, il 33enne ha scoperto che la sua ex aveva inviato delle mail diffamatorie ai suoi superiori in cui veniva addirittura additato quale autore di uno stupro ai suoi danni, a seguito del quale era rimasta incinta. Sfinito dalle continue e sempre più pesanti angherie della 32enne, la vittima ha deciso di chiedere aiuto ai Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia Roma Trastevere. I militari, svolte le opportune indagini e raccolti gli elementi probatori sul caso, hanno chiesto e ottenuto dall'Autorità Giudiziaria l'emissione della misura cautelare del divieto di avvicinamento al 33enne. Bruno Rossi Roma Dopo il caso, del tutto particolare, avvenuto in seguito all’omicidio Alletto A San Basilio va di moda l’assalto alle ambulanze Un mezzo del 118 preso a sassate, l’equipaggio di un altro è stato aggredito Tre feriti. Accorato appello degli operatori alle istituzioni: “Abbiamo paura” ncora violenza a San Basilio e ancora una volta perpetrata ai danni di operatori sanitari, intervenuti sul posto per soccorrere un uomo, colto da un malore e accasciatosi a terra. Dopo la vile aggressione ai sanitari del 118, di una settimana fa, accorsi per trasportare al Pronto Soccorso Maurizio Alletto, poi deceduto a seguito di due colpi di pistola alla testa sparati per una banale lite in strada, la storia si ripete. Questa volta non si trattava di un episodio scaturito da eventi di “ordinaria” violenza dai quali è facile, specie in zone in cui il “disagio sociale” si fa sentire maggiormente, stimolare i germi di odio e frustrazione. Non era una sparatoria, né una maxi rissa, né una rapina finita in tragedia. Questa volta si trattava di un “semplice” infarto di cui si è reso vittima un uomo di 60 anni. Nella sera di martedì, in via Cassiani, un’equipe formata da 3 operatori del 118, è infatti stata assalita da un A gruppo di persone, mentre tentava di rianimare l’uomo a terra, deceduto poco dopo al Pertini. L'aggressione è proseguita anche all'interno del mezzo di soccorso, dove erano salite alcune persone. Come se non bastasse, a distanza di poche ore dal primo episodio, anche un secondo automezzo di soccorso è stato oggetto di lancio di sassi e insulti al personale all’interno. Comprensibile quindi un certo disagio manifestato da questi lavoratori, ogni qualvolta si trovano costretti ad intervenite in quella che possiamo considerare una delle zone più difficili della capitale: “Quando ci danno il soccorso in quella zona, a San Basilio – commenta un operatore del 118 - partiamo impauriti. Non capiamo perché la gente invece di aiutarci ci aggredisce. Questo complica anche i soccorsi”. “Cercare di salvare le vite, farlo in fretta e soccorrere le persone è un nostro dovere e cerchiamo di farlo al meglio ovun- que - ha proseguito l'operatore - Ma ormai c'è paura quando bisogna intervenire in quei posti, dove c'è ostilità nei nostri confronti”. Nessuno, quindi , riesce a comprendere i motivi di queste aggressioni, messe in atto per lo più da tossicodipendenti o giovani ragazzi sotto effetto dell’alcol: " forse perché ci identificano con le istituzioni,¬ Sergio Bussone, responsabile regionale Cgil per l'Ares 118 ¬ forse per emulazione, certo è che questi episodi rischiano anche di influire sulla qualità del servizio, nonostante la grande professionalità degli operatori”. “ora serve l'intervento delle istituzioni – conclude il sindacalista - Abbiamo chiesto a ministero dell'Interno, della Giustizia, prefetto, sindaco e presidente della Regione, ognuno per le sue competenze, di analizzare il fenomeno in profondità e prendere i provvedimenti del caso”. Ugo Cataluddi Babò: un coniglio invade la Capitale n coniglio che da giorni assilla i romani: "Chi è Babò?" tutti si domandano incrociando i centinaia di banner pubblicitari che invadono la Capitale. Mistero svelato: si tratta di una nuova linea d'abbigliamento lanciata da un aspirante stilista 24enne, tale Simone Chistolini. Il marchio è già presente in sei negozi di Roma e presto sbarcherà anche a Milano. La parola Babò non sembra avere un significato preciso, ma stando al suo creatore “ è soltanto la rivisitazione tra amici della parola vabbè". Niente di nuovo all’orizzonte insomma tranne per il modo scelto di pubblicizzare l’azienda: poster con il faccione "sballato" del coniglio che ha invaso le strade della Capitale a partire dalla scorsa settimana. Dagli spazi riservati alle U pubbliche affissioni agli spqr, dalle colonnine di parcheggio ai muri, dai cassonetti a qualsiasi altro posto garantisca visibilità al marchio. Un tipo di affissione che nemmeno a dirlo rasenta l’abusivismo e danneggia in maniera non dovuta gli altri inserzionisti. Dopo quelli politici ecco che arriva quindi una nuova carica di manifesti abusivi, il coniglio Babò. Senza dubbio Chistolini ha trovato il modo di far parlare di sé, ma a un prezzo: precisamente 400 euro per ogni banner affisso irregolarmente. Non è possibile che in nome della pubblicità la città venga bombardata senza nessun rispetto per il decoro o per la concorrenza, neppure se si tratta di un simpatico coniglio blu. Francesca Ceccarelli Abbandonano in auto malata di Alzheimer pesso si sente dire che, senza gli immigrati, molti nostri anziani sarebbero lasciati abbandonati a se stessi. Ma è proprio ciò che è successo ad una povera signora, gravemente malata, e lasciata alle custodie di una badante. I carabinieri della Stazione Roma Tor Vergata hanno denunciato due coniugi ucraini, incensurati, con l'accusa di abbandono di persone incapaci. L'episodio è accaduto presso il centro commerciale ''Il Globo'' dove i due stranieri, lei badante di una 91enne malata di Alzheimer, in compagnia del marito, di professione operaio, entrambi 50enni, S hanno lasciato l'anziana in auto nel parcheggio all'aperto andando a fare shopping. Alcuni passanti hanno notato la donna ansimante nel caldo torrido dell'abitacolo e hanno chiamato immediatamente il 118 e i Carabinieri. Alla 91enne, dopo circa 40 minuti di permanenza in auto, una volta estratta dal veicolo, sono state praticate le prime cure. Nel frattempo sono arrivati i due spensierati coniugi che sono stati fermati dai Carabinieri e accompagnati in caserma, dove sono stati denunciati. L'anziana, dopo essersi ripresa grazie al tempestivo intervento dei soccorsi, è stata accompagnata a casa. 7 Giovedì 20 giugno 2013 Italia DA ROMA E DAL LAZIO Sanità: l'indagine è partita dopo la segnalazione di un farmacista romano Medicine per bambini contraffatte: tre arresti Commercializzate senza principio attivo. Allarme del Nas e appello ai consumatori: “Non usate l'Ozopulmin per la tosse prodotto dall’azienda Geymonat di Anagni” Non usate Ozopulmin, un farmaco in supposte per la tosse usato soprattutto per i bambini ma anche per gli adulti”. Questo l’appello del vicecomandante del Nas, Antonio Diomeda, durante la conferenza stampa a margine dell’operazione che ha portato, alle prime ore dell’alba di ieri, all’arresto di tre dirigenti della casa farmaceutica “Geymonat”. Secondo indiscre- “ zioni, i manager avrebbero messo in commercio tre lotti, pari a 35 mila confezioni, di questo prodotto con un principio attivo falso ed inefficace. L'indagine – condotta dall’Agenzia italiana del farmaco, l’Istituto superiore di Sanità, dal Nas di Latina e coordinata dalla Procura della Repubblica di Frosinone in quanto lo stabilimento di produzione si trova ad Anagni - è partita da Roma grazie alla segnalazione di un farmacista che si era insospettito attraverso il sistema di farmacovigilanza perché le supposte si rompevano e non avevano la consistenza giusta. Dagli accertamenti è emerso che gli indagati, una volta rimasti privi del principio attivo a causa di un disaccordo commerciale con la ditta fornitrice, per assicurare la continuità del prodotto nelle farmacie, avevano deciso di avviare la produzione di lotti di farmaco contraffatti. Il fermo per i tre dirigenti è scattato, spiegano in una nota il Nas - "per aver deliberatamente contraffatto un medicinale utilizzato anche per la cura di affezioni respiratorie di bambini e lattanti". Dalle indagini svolte, i manager della casa farmaceutica “Geymonat” avrebbero prodotto e commercializzato, anche su scala nazionale, il farmaco Ozopulmin. M O N I T O R A G G I D E L L’ A R I A A N C O R A I N C O R S O A fuoco uno stabilimento di Cdr, mattinata d’angoscia nel Frusinate n enorme incendio è divampato, durante la notte tra martedì e mercoledì, all'interno di un'azienda anagnina che si occupa di stoccaggio industriale situata a San Bartolomeo, nei pressi di Anagni. L'allarme è scattato poco prima delle 5 di questa mattina. A prendere fuoco balle di cdr (combustibile da rifiuti). Ci sono volute molte ore di lavoro per domare le fiamme che hanno distrutto gran parte dello stabile. Sul posto si sono portati i Vigili del Fuoco di Frosinone e del distaccamento di Fiuggi che sono intervenuti con tre squadre, due autoscale, due autobotti e diversi mezzi. Sulle cause del rogo indagano i Carabinieri della Compagnia di Anagni, i quali non escludono nessuna ipotesi. L'incendio è stato domato già prima delle 10 ma il fumo proveniente dallo stabilimento di Acea Ambiente, situato in località Castellaccio, ha continuato a incombere sulle campagne circostanti a lungo. I Comuni di Anagni e Paliano hanno raccomandato ai cittadini di non aprire le finestre e vietato ai non addetti alle operazioni di recarsi nella zona, in quanto, secondo quanto segnalato anche dalla Asl di Frosinone, dall’incendio si sarebbe potuta sprigionare una serie U di sostanze tossiche. Il comune di Anagni ha anche disposto, con ordinanza, la chiusura del plesso scolastico situato in località San Bartolomeo. Al lavoro anche i sistemi di monitoraggio: “L'Arpa a seguito di chiamata di emergenza ambientale pervenuta alla Sezione provinciale di Frosinone, è intervenuta recandosi subito sul luogo dell'incendio. Il personale dell'Agenzia, tutt'ora presente, ha installato, in prossimità dell'impianto, campionatori automatici per la rilevazione di PCB, IPA e diossina e per la rilevazione dei metalli su PM10. Il campionamento di IPA e metalli verrà effettuato anche dalle centraline della rete della qualità dell'aria di Anagni e Colleferro. Il campionamento proseguirà nella prossima settimana e le risposte analitiche potranno essere fornite successivamente”, ha comunicato l’agenzia regionale per l’ambiente. Valter Brogino Sempre secondo il Nas, i dirigenti erano pienamente consapevoli di "esporre a rischi per la salute un considerevole numero di persone e di bambini, mettendo in commercio un farmaco contraffatto e inidoneo al suo scopo terapeutico, che avrebbe potuto procurare un aggravamento dei problemi respiratori". Dopo specifiche indagini analitiche eseguite sui campioni sequestrati, anche l’Istituto superiore di Sanità (Iss) ha confermato che è stato recato un danno ai pazienti perché assumevano un farmaco "completamente inidoneo allo scopo terapeutico". Quale era la strategia messa in campo dai manager? "I tre arrestati si procuravano il 'sostituto' del principio attivo dalla Francia e – ha spiegato Domenico Di Giorgio, direttore dell'unità prevenzione contraffazione dell'Agenzia italiana del farmaco dopo eseguivano sul prodotto finito le analisi obbligatorie, ma utilizzando un metodo diverso da quello riconosciuto in modo da fare apparire il prodotto in regola. Una documentazione irregolare accompagnava poi questi farmaci che – ha aggiunto con scadenza al marzo 2016 sono stati ritirati dal commercio. Tutti, tranne 9mila confezioni che – ha concluso - potrebbero essere stati già utilizzati". Giuseppe Sarra NEL 2011 PRIMO CAMPANELLO D’ALLARME L’ Ozopulmin era già stato al centro di un caso nell’ottobre del 2011 quando l’Ema, l'Agenzia europea dei medicinali, in accordo con l'Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco), aveva fornito importanti informazioni di sicurezza circa le controindicazioni all'uso delle supposte contenenti derivati terpenici in bambini di età inferiore ai 30 mesi e in bambini con storia pregressa di epilessia o convulsioni febbrili. A causa del potenziale rischio di disturbi neurologici, principalmente rappresentati da convulsioni, le supposte contenenti derivati terpenici erano state bollate come controindicate nei bambini di età inferiore a 30 mesi e in quelli con storia pregressa o recente di convulsioni febbrili o epilessia. "Le supposte contenenti derivati terpenici sono state associate a casi di complicazioni neurologiche (quali convulsioni, sonnolenza ed agitazione) specialmente in bambini piccoli e neonati, a causa della immaturità del loro sistema nervoso centrale", scriveva l’Aifa. Poi sono arrivati i Nas… CIVITAVECCHIA Da sabato c’è “Mare Sicuro”: la Guardia Costiera vigilerà sui bagnanti e le coste di tutto il Lazio stata presentata l’operazione “Mare Sicuro” 2013 , che prenderà il via il 24 giugno ed avrà termine il 9 settembre. Alla conferenza stampa, presieduta dal Direttore Marittimo del Lazio, Capitano di Vascello (CP) Giuseppe Tarzia, hanno partecipato i titolari dei dipendenti Compartimenti Marittimi di Roma e di Gaeta. Nel corso della conferenza stampa sono state illustrate le finalità e gli obiettivi che l’operazione si prefigge, quali garantire in maniera ancor più incisiva l’ordinato svolgimento delle attività in mare ed a terra (balneazione, diporto, pesca), attuate anche mediante un’azione sinergica e coordinata con tutte le forze di Polizia che operano in mare. Le attività saranno pianificate a livello regionale dal Reparto Operativo della Guardia Costiera di Civitavecchia, e vedranno il dispiegamento di tutti i mezzi navali e terrestri dei Comandi Guardia Costiera del Lazio, impegnati con modalità e procedure adeguate alle linee guida Ministeriali che annualmente determinano gli obiettivi ed i risultati da conseguire. Un’ulteriore novità è rappresentata dalla costituzione di un apposito Ufficio in ogni Capitaneria di Porto, attivo dalle ore 8 alle ore 20 nei giorni feriali e fino alle 18 nei festivi, che assolverà le funzioni di un vero e proprio “Help Desk” nei confronti dell’utenza diportistica e balneare. Altrettanto alta verrà mantenuta la guardia sulla tutela ambientale attraverso l’impiego di dedicati nuclei e mirate strategie di monitoraggio; la protezione e la valorizzazione del patrimonio comune “mare” è un punto nevralgico strettamente interconnesso alla balneazione e pertanto sarà soggetto a particolare e costante controllo. L’Operazione Mare Sicuro 2013 comporterà, pertanto, in maniera congiunta, l’impiego di mezzi e uomini della Guardia Costiera sul litorale Laziale ed interesserà tutti i comandi della Direzione Marittima del Lazio (Civitavecchia, Montalto di Castro, Porto Clementino – Tarquinia, Santa Marinella, Ladispoli, Fregene, Ostia Lido, Fiumicino, Torvajanica, Anzio, Sabaudia, San È Felice Circeo, Terracina, Gaeta, Formia, Scauri, Ponza e Ventotene) . Per quanto concerne la giurisdizione di Civitavecchia, la campagna è stata preceduta da un’importante opera di sensibilizzazione e divulgazione informativa nei confronti dei vari utenti del mare (ossia stabilimenti balneari, associazioni subacquee, circoli nautici ed operatori di settore in genere). Nello specifico è stata effettuata una campagna d’informazione rivolta al rispetto ed all’osservanza delle principali norme di sicurezza, prevenzione e precauzione, quali ad esempio: la nuova ordinanza di sicurezza balneare varata lo scorso mese, le varie disposizioni normative sulla nautica da diporto e la salvaguardia dell’ambiente marino. La Capitaneria di Porto di Civitavecchia procederà al potenziamento delle attività di sorveglianza assicurando all’utenza un servizio efficace specie in termini di sicurezza. “L’obiettivo – hanno spiegato le autorità marittime – è proiettare e divulgare un’immagine funzionale e moderna dell’apparato statale attraverso un’azione di controllo che non sia invasiva e ridondante, ma, soprattutto, preventiva, incisiva ed efficace. L’estate è un momento dell’anno in cui è doveroso assicurare in mare, e nei relativi ambiti, una maggiore presenza istituzionale senza mai trascurare, tuttavia, le fondamentali e diuturne esigenze di supervisione e vigilanza delle attività portuali. Un porto che com’è noto, specie in questo arco temporale, rappresenta un crocevia fondamentale per il traffico passeggeri di tutto il Mediterraneo. Si ricorda in ultimo il numero blu 1530 per le emergenze in mare valido su tutto il territorio nazionale 24 ore al giorno e utilizzabile gratuitamente sia da telefonia fissa che da cellulare oltre al numero di telefono della sala operativa della Capitaneria 0766/366419”. Complessivamente l’attività coinvolgerà 10 unità navali, altrettanti mezzi terrestri e tutto l’organico disponibile sul territorio. V.B. 8 Giovedì 20 giugno 2013 Dall’Italia Viaggi ed escort con i soldi destinati ai disoccupati Bufera su manager e politici in Sicilia, 17 arresti I finanziamenti pubblici che dovevano creare lavoro finivano nelle tasche di deputati e imprenditori L In manette Faustino Giacchetto, al centro del sistema “truffaldino”, l’avvocato Francesco Riggio e Domenico Di Carlo (Pd) – Indagato il senatore Francesco Scoma – Quegli strani bonifici a Sara Tommasi di Federico Colosimo a Regione Siciliana aveva stanziato 15 milioni di euro per avviare all’apprendistato 1500 disoccupati. Solo 18 di questi, però, hanno avuto la fortuna di beneficiare di un contratto. E la gran parte dei soldi è finita nelle tasche di manager e politici, attraverso viaggi, cene, regali e persino escort. E per non farsi mancare niente, ecco anche un giro di fatture inesistenti e di appalti pilotati. C’è veramente di tutto nell’ultimo scandalo siciliano svelato dalla Procura di Palermo e che ha portato all’arresto ben 17 persone (12 in carcere e 5 ai domiciliari). Il personaggio principale è Faustino Giacchetto. Ufficialmente, solo un imprenditore nel campo della pubblicità. In realtà - per gli inquirenti – un gran corruttore al centro di un vero e proprio sistema truffaldino. Era lui ad elargire regali e mazzette a politici e funzionari, per canalizzare quanti più finanziamenti possibili su un Ente di formazione, il Ciapi, e per accaparrarsi in cambio i più grossi bandi sulla comunica- zione della Regione. Giacchetto è stato sbattuto in carcere. Con lui anche la moglie, Concetta Argento e la segretaria, Stefania Scaduto. Tutti accusati, a vario titolo, di associazione a delinquere e corruzione. Il provvedimento firmato dal Gip Luigi Petrucci porta in manette anche l’ultimo presidente del Ciapi, l’avvocato Francesco Riggio, candidato alle regionali con il Pd, e l’ex dirigente dell’Agenzia per l’impiego Gaspare Lo Nigro; e ancora, il già deputato regionale di Fli Luigi Gentile, il rappresentante legale regionale del Pd Domenico Di Carlo, il dirigente generale della Regione Giammaria Sparma e l’imprenditore Pietro Messina. Ai domiciliari vanno l’impresario Massimiliano Sala e due funzionari del Ciapi, Carmelo Bellissimo e Sandro Compagno. Una seconda ordinanza in carcere, per il filone dell’indagine riguardante quattro gare dei cosiddetti “Grandi eventi” della Regione, è stata notificata ancora a Giacchetto, all’imprenditore Luciano Muratore e al funzionario regionale Antonino Belcuore: tutti, devono difendersi dall’accusa Nella foto, Faustino Giacchetto, al centro del sistema “truffaldino” di turbativa d’asta. Ai domiciliari vanno questa volta il dirigente dell’assessorato al Turismo Elio Carreca e il capo di gabinetto vicario dell’assessore al Turismo, Bruno De Vita. L’ipotesi di reato è di corruzione. Sono una quarantina gli indagati, tra cui appunto molti politici. Tra questi il senatore Pdl Francesco Scoma, che LO SCANDALO TRAVOLGE PALAZZO VECCHIO Il bunga bunga parla fiorentino di Barbara Fruch “Amore per le persone”) e in cui Adriana, nel periodo compreso tra il 2001 e il 2009, periodo l bunga bunga ora parla fiorentino. Dopo che in cui Mattei era presidente della coop, aveva gli esponenti del pd hanno passato mesi e lavorato. La donna era inizialmente rientrata in mesi a condannare, insultare, chiedere la testa patria per poi tornare a Firenze, nel 2011, in difdi Berlusconi, si sono ritrovati in casa chi com- ficoltà economiche. A quel punto è andata al mette gli stessi errori, facendo probabilmente consorzio per chiedere un aiuto che si è conpeggio. Basti guardare i numeri dello scandalo cretizzato nell’assegnazione di un alloggio gratuito a luci rosse che sta prendendo forma attorno a che Adriana ha lasciato poi a metà del 2012. Palazzo Vecchio: quattordici indagati per favo- Peccato che anche in quella casa che la prostituta reggiamento della prostituzione, 142 escort se- avrebbe ricevuto clienti. E mentre Mattei si gnalate e oltre 400 clienti che figurano nei fa- difende dietro lo scudo dell’amicizia l’inchiesta scicoli che la procura fiorentina ha aperto. E il continua. La vicenda è infatti molto più ampia e bello è che tra i frequentatori più assidui delle articolata di ciò che sembra: dietro a Matteo prostitute vi sarebbero anche politici locali e Renzi si muovono infatti alcuni politici della funzionari comunali. Ma non è finita: emerge maggioranza che passavano il loro tempo libero infatti un intreccio tra prostitute e esponenti tra sveltine in uffici comunali e giorni interi aldel Pd che va ben al di là delle pure prestazioni l’interno di camere di alberghi conniventi (uno su tutti l’hotel Villa Fiesole dei fratelli Taddei) sessuali. L’ex assessore della giunta Renzi, Massimo in compagnia di ragazze, prevalentemente delMattei (stranamente dimessosi nei giorni scorsi l’est (d’altronde si sa che la sinistra vuole “per motivi di salute”) infatti avrebbe assunto aiutare gli stranieri in difficoltà con ogni mezzo) un escort ‘donandole’ anche una casa. Come con le quali praticavano ogni tipo di fantasia avrebbe fatto? Da quanto si apprende, Adriana, sessuale, anche con 3,4,5 componenti per la rumena di 42 anni definita “l’Ape Regina”, la volta (per la sinistra la condivisione è tutto). preferita tra le escort reperibili sul sito escor- La vicenda sembra essere una polveriera pronta tforum.it (tramite questo portale avveniva il con- a scoppiare, uno scandalo che coinvolgerebbe tatto con le prostitute), nel 2011 ha abitato per moltissimi nomi illustri della Firenze bene. diversi mesi in un appartamento in zona Gavinana, Toccherà ora trovare una Ilda Boccassini dinelle vicinanze di viale Europa, lo stesso in cui, sposta a dare, anche questa volta, colpa di tempo prima, avrebbe vissuto proprio l’assessore Berlusconi che ha dato il cattivo esempio, Mattei, che lo avrebbe preso per allontanarsi oppure sarà tutta colpa delle ragazze stesse dal traffico cittadino, essendo in zona tranquilla. (queste sì che sono levantine: vengono dall’Est, Ma ecco come sono andati i fatti: l’abitazione è mica dal Marocco) che hanno indotto all’errore a disposizione della cooperativa sociale “Il i puritani di sinistra. Di certo è bene ricordare, Borro”, che si occupa di assistenza domiciliare sia al magistrato che alla sinistra, che la legge agli anziani (e il cui slogan, ironia della sorte, è è uguale per tutti. I dovrà rispondere di corruzione. La Procura di Palermo chiederà al Senato l’autorizzazione per sequestrare al parlamentare 26.000 euro. Secondo gli inquirenti Scoma, quando era assessore regionale al Lavoro in Sicilia, avrebbe ricevuto dal Giacchetto viaggi, biglietti dello stadio e altre regalie per la somma, appunto, di 26 mila euro. L’ex Presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Francesco Cascio, è invece indagato per finanziamento illecito dei partiti. Accusati di corruzione anche l’ex assessore al Lavoro Carmelo Incardone e Santi Formica. Di finanziamento illecito ai partiti devono invece rispondere: Salvatore Sanfilippo (candidato sindaco al Comune di Santa Flavia, Palermo), Nicola Leanza (ex assessore al Lavoro, oggi deputato regionale e fino a qualche settimana fa capogruppo dell'Udc) e Gaspare Vitrano (ex deputato regionale del Pd attualmente sotto processo per concussione). Perquisizioni alla sede dell’Ars, sequestrati beni per un totale di 28 milioni di euro. Sono stati due ex collaboratori di Giacchetto a svelare i segreti del maxi giro di mazzette organizzato per ottenere finanziamenti pubblici e facili aggiudicazioni di appalti. “Emettevamo – hanno spiegato – fatture di comodo, trasferivamo somme di denaro in favore dei politici e acquistavamo beni di lusso, come orologi Patek Philippe. E ancora: viaggi per 36.000 euro in Tunisia (per 4 giorni), e un soggiorno per due sole notti da 12mila euro a Capri nell’esclusivo hotel Quisiana”. Potevano mancare bonifici da 3.000 euro in favore della soubrette Sara Tommasi? Non potevano. I due “pentiti” non riuscivano a sottrarsi alle richieste di Giacchetto per paura di essere ammazzati. “Ci minacciava continuamente”, la giustificazione dei “collaboratori di giustizia”. Con quest’indagine, i pm ritengono di aver individuato il grande buco nero della Regione Siciliana, lì dove sparivano milioni di euro di soldi pubblici, forse molto di più di quei quindici ricostruiti dall’indagine. PALERMO – LA “POSIZIONE” DI MONSIGNOR PERI Gay e chiesa: sussurri e grida di Carlotta Bravo delle manifestazioni del Gay Pride c’è una parte riservata ai cristiani gay, che includono anche ovrebbe essere tradizionalista e conservatrice. quelle associazioni gay “cattoliche” che in numero Dovrebbe tenere alti i valori religiosi e crescente vengono “riconosciute” o “accettate” cattolici. Invece si trova a promuovere atti- ormai da diverse diocesi. A cominciare proprio vamente un approccio al tema dell’omosessualità. da Palermo. È quello che avviene all’arcidiocesi di Palermo, Leggiamo ad esempio nel sito “Giornata.org” che dove monsignor Calogero Peri, vescovo di Calta- “dal 14 al 23 giugno 2013 Palermo ospiterà dieci girone, nel difendere il Gay Pride (già in svolgimento giorni di mostre, incontri di riflessione, incontri a Palermo) attacca il Family Day (previsto il pros- ecumenici e proiezioni sul tema “Fede e omosessimo fine settimana sempre a Palermo). Tutto ciò sualità” organizzate da Ali d’Aquila, il gruppo di trapela, come fa notare il sito ‘La Nuova Bussola gay e lesbiche cristiani di Palermo”. Ieri sera, Quotidiana’, dal comunicato diffuso proprio da inoltre, era previsto il Question-time su Bibbia e monsignor Peri, delegato per la famiglia della Omosessualità, organizzato in collaborazione con Conferenza episcopale Siciliana (Cesi). “Ciascuna i Laici missionari comboniani e la “partecipazione parola in questa occasione è equivocabile. La di Fra Vittorio Avveduto, Don Franco Barbero, Paparola ‘contro’, soprattutto, è dannosa, ‘suona store Alessandro Esposito, Padre Cosimo Scormale’. La giornata della Famiglia non è e non dato”. Se Franco Barbero è in realtà un ex prete deve essere contro qualcuno. Non è e non deve ridotto allo stato laicale nel 2003 da Giovanni essere una manifestazione di muscoli o di forza: Paolo II, padre Cosimo è il rettore della Chiesa di la logica del Vangelo, infatti, non è quella della San Francesco Saverio, base del gruppo Ali lotta ma è quella del sussurrare la verità alla d’Aquila, e ben noto sostenitore dell’omosessuaricerca sempre della più profonda verità dell’uomo”. lismo cristiano e fra Vittorio è un francescano, Di certo Monsignor Peri ha una curiosa ‘logica anche lui teorico di un cambiamento del catechismo del Vangelo’ dove si dice che la logica non è in materia di omosessualità. E non pare proprio quella della lotta e (più avanti nel comunicato) si che i due sacerdoti lo facciano con un atto di diafferma anche che “Cristo non sarebbe andato sobbedienza verso il vescovo, sono numerose contro nessuno”: eppure dalla cacciata dei mercanti infatti le diocesi in cui si sono celebrate le veglie nel tempio ai durissimi attacchi contro scribi e di preghiera contro l’omofobia lo scorso 17 farisei (“razza di vipere”, “ipocriti”, “sepolcri im- maggio. È perciò chiaro che l’arcidiocesi di biancati”), il Vangelo è pieno di episodi in cui Palermo sta promuovendo attivamente un apGesù parla a muso duro. Non solo il prelato proccio al tema dell’omosessualità che è opposto afferma che la verità va sussurrata, ma nel Vangelo a quanto si trova scritto nel Catechismo che, da questo verbo non si incontra neanche una volta. ogni cattolico, dovrebbe essere considerato la Ma il fatto ancor più grave è che l’arcidiocesi si è Verità. Oltre alle ‘lobby gay nella chiesa’ si sta nascosta dietro il testo sacro al fine di nascondere cercando quindi di sovvertire il Magistero della la realtà. Bisogna infatti sapere che all’interno Chiesa. D 9 Giovedì 20 giugno 2013 Il dramma delle morti bianche Due incidenti sul lavoro hanno funestato la Lombardia A A Assago la tragedia dopo il concerto dei Kiss – A Nuvolera (Brescia) frana una cava: un disperso e tre feriti – Deceduto anche l’operaio pugliese ustionato di Barbara Fruch ncora tragici incidenti sul lavoro. Un operaio egiziano di 34 anni è morto nella notte tra martedì e mercoledì in un incidente avvenuto al Forum di Assago (Milano) durante le fasi di smontaggio e trasporto delle impalcature utilizzate per il concerto dei Kiss. Secondo quanto accertato dai carabinieri, l’uomo è salito con altri due operai su un montacarichi pieno di carrelli e impalcature. L’incidente è avvenuto verso le 2.40 della notte. Secondo la ricostruzione fornita dai militari, Farouk Abd Elhamid Khoaled, ha caricato con due colleghi un montacarichi di materiale di vario genere, già smontato e imballato al termine del concerto, per poi trasferirlo su alcuni camion e portarlo altrove. Il sospetto dei carabinieri, secondo i primi rilievi, è che il montacarichi sia stato stivato oltremisura e che per questo durante il movimento abbia iniziato ad oscillare facendo cadere alcuni colli al suo interno e, quindi, addosso al 34enne. Secondo le informazioni del 118, uno degli altri due operai, un 21enne, è stato trasportato non in gravi condizioni alla clinica Humanitas di Rozzano. Illeso invece il terzo operaio. Sul posto sono intervenuti i soccorritori del 118, i vigili del fuoco, i tecnici dell'ispettorato del lavoro e i carabinieri di Corsico (Milano) Per l'egiziano non c'è stato niente da fare: i soccorritori hanno cercato di rianimarlo, ma poco dopo è morto. Incidente gravissimo anche nel bresciano a Nuvolera, dove è franata una cava. Il bilancio dello smottamento, che si è verificato pochi minuti dopo le dieci di ieri, parla di un disperso e due feriti. La persona ancora sepolta - sotto oltre mille metri cubi di terra e marmo - è il titolare della cava, Valerio Sgotti, 70enne, padre del sindaco del comune bresciano, Luciana Sgotti. L'incidente è avvenuto mentre in cava si trovavano cinque operai: il titolare, i suoi due figli Nicola e Sergio e altri due uomini stranieri. Mentre questi ultimi e uno dei figli di Sgotti stavano tagliando un blocco di marmo a monte, un altro blocco ha ceduto trascinando a valle il titolare e uno dei figli, che era a bordo di un escavatore. Quest’ultimo, quasi subito recuperato ha riportato un trauma cranico e toracico. Illesi il secondo figlio e un operaio, l’altro sarebbe ricoverato in gravi condizioni. Nelle prossime ore si cercherà di capire anche l'origine dello smottamento, ma sembra che l'ipotesi più probabile sia quella di un cedimento di un pezzo di collina che viene scavata per l'estrazione delle pietre ornamentali. Non c’è l’ha fatta, infine, Francesco Fiori, l'operaio pugliese di 54 anni della Ferplast, ustionato da un getto di vapore bollente il 30 maggio scorso, durante le operazioni di manutenzione dell'impianto Pra della raffineria Api di Falconara Marittima. L’uomo si è spento dopo venti giorni di agonia. Dall’ Italia Ieri la sentenza del Tribunale di Milano Evasione fiscale: 20 mesi per Dolce e Gabbana D I due stilisti dovranno risarcire, assieme ad altri imputanti, l’Agenzia delle Entrate per 500 mila euro uro colpo per gli stilisti Dolce e Gabbana. Il giudice Antonella Brambilla li ha condannati a un anno e otto mesi di reclusione per una presunta evasione fiscale. Inoltre, dovranno risarcire per una cifra di 500mila euro – assieme ad altri imputati - l’Agenzia delle Entrate che si è costituita parte civile nel processo. Oltre ai due stilisti, il giudice ha inflitto altre quattro condanne – sotto i due anni e con la sospensione condizionale della pena - ad altri imputati, tra i quali Alfonso Dolce, fratello di Domenico, e altri manager. Antoine Noella, invece, è stato assolto perché ''il fatto non costituisce reato''. Ridotta di otto mesi la condanna rispetto a quanto era stato chiesto (due anni e sei mesi) dai pm di Milano Laura Pedio e Gaetano Ruta. A Dolce e Gabbana gli viene contestata la creazione della società “Gabo”, una scatola di diritto lussemburghese, che risultava essere la proprietaria di due marchi del gruppo. Secondo gli inquirenti la stessa serviva per ottenere vantaggi fiscali. Il reato riconosciuto dal giudice è relativo a circa 200 milioni di imponibile e non alla parte rimanente, di circa 800 milioni di euro della contestazione, per cui è arrivata l'assoluzione nel merito. Pochi mesi fa, la Commissione tributaria aveva confermato in secondo grado la maxisanzione da 343 milioni di euro ai due stilisti per evasione fiscale. ''Leggeremo le motivazioni e – ha detto l’avvocato di Dolce e Gabbana, Massimo Dinoia - impugneremo in appello''. Marco Compagnoni Eurosky Tower. Entrare in casa e uscire dal solito. Tragedia a Vercelli Anziana disabile sbranata dai cani: arrestata la figlia S branata da due cani nel suo letto. È la morte terribile toccata a un’anziana di 83 anni da tempo immobilizzata a letto, Lidia Bider, a Carisio, nel vercellese. La tragedia è avvenuta martedì sera, ma è stata resa nota ierindalle forze dell’ordine. Una storia di degrado quella scoperta dai carabinieri della stazione di Santhià e della Compagnia di Vercelli, chiamati dalla figlia dell’anziana e titolare di un canile in frazione Robella, a Carisio, che gestiva insieme al suo compagno. Quando i militari sono arrivati nell’abitazione hanno trovato l’anziana ormai senza vita, sbranata da un dalmata di razza spagnola e da un rottweiler che pare fossero tenuti nella stanza della pensionata. Da quanto accertato dai carabinieri tutta l’abitazione era adibita a canile e nel complesso l’intera struttura risultava contenere quasi un centinaio di animali, molti dei quali in pessime condizioni. Sul posto, insieme con i militari dell’Arma, sono intervenuti i medici del servizio veterinario dell’Asl di Vercelli e il sindaco di Carisio, Claudio Costanzo. Mentre il magistrato ha disposto l'autopsia della vittima, i carabinieri, coordinati dalla Procura di Vercelli, hanno arrestato la figlia 56enne dell'anziana e il suo convivente, ritenuti responsabili in concorso di maltrattamenti e abbandono di persona incapace con conseguente morte. Una tragedia che probabilmente poteva essere evitata nel momento in cui la struttura fosse stata adatta ad ospitare i cani. N Grave lutto per uno dei fondatori de La Destra Si è spenta Anna Agostinacchio ella giornata di ieri è venuta a mancare all’effetto dei suoi cari Anna Agostinacchio, sorella di Paolo fondatore de La Destra, deputato per diverse legislature nelle file del Msi prima e poi in An e già sindaco di Foggia. La signora Anna, insegnante in pensione, 70 anni, moglie dell’avvocato generale dello Stato Michele Di Pace, si è spenta nella sua abitazione a Roma. Due le funzioni religiose previste per oggi: alle 11 nella chiesa San Gabriele Arcangelo in via Cortina d’Ampezzo 124 a Roma; successivamente la salma della signora Di Pace sarà trasferita nella sua città natale, Ascoli Satriano in provincia di Foggia, dove sarà celebrata alle 18 un’altra funzione nella concattedrale della Natività della Beata Vergine Maria. All’on. Agostinacchio le più affettuose condoglianze de “Il Giornale d’Italia” Il relax ha una nuova casa. Eurosky Tower è il grattacielo residenziale di 28 piani che sta sorgendo a Roma, nel prestigioso quartiere dell’EUR. Un progetto modernissimo e rivoluzionario che coniuga esclusività e tecnologia, ecosostenibilità ed eleganza. Eurosky Tower è destinato a diventare un simbolo di Roma e soprattutto un grande investimento che si rivaluterà nel tempo. Le residenze sono state progettate per offrire spazi comodi, ma al tempo stesso funzionali, perfettamente rifiniti in ogni dettaglio e con tagli che vanno dai 50 mq fino agli oltre 300 mq. La combinazione dell'esclusività del progetto, del prestigio della vista e della qualità progettuale offre un'opportunità unica per chi ricerca una residenza abitativa di primissimo livello nella Capitale. Al 19° piano, ad oltre 70 metri di altezza, sono state realizzate le prime tre residenze campione, altamente rifinite in ogni singolo dettaglio. Per prenotare la tua visita contatta i nostri consulenti al numero 800 087 087. 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Ci vuole coraggio per mettersi dietro una macchina da presa e decidere di raccontare quelle verità che troppi, per troppo tempo, hanno tenute nascoste: l'eccidio di Codevigo, in cui morirono centinaia persone tra militari fascisti e civili (136 i cadaveri identificati, ma molti altri sparirono tra fiumi e fosse comuni) ritenuti collusi con i fascisti, uccisi dai partigiani della Brigata Garibaldi, guidata da Arrigo Boldrini. Per ben due volte Belluco ha ricevuto lettere dell'avvocato del figlio di Boldrini, che chiedeva di visionare la sceneggiatura: "Naturalmente e per ovvi motivi la sceneggiatura non gli è stata data", dice il regista. Del resto, nessuno dei parenti dello Zar aveva chiesto a Sergej Ejzenštejn di visionare la sceneggiatura de “La corazzata Potëmkin”, ci sembra di ricordare … Certo, ci vuole fegato per rialzarsi quando i colpi si fanno duri. Ma più sono laceranti le ferite che si riportano, maggiore è l’inflessibilità della volontà nel volersi rialzare. E’ dura. Fare cinema e voler raccontare un pezzo di storia non come i libri ce l’hanno propinata, ma com’è andata davvero, significa mettersi contro un sistema. Si sa, negli ultimi decenni la sinistra è stata la sola protago- nista della cultura. Eppure il cinema italiano ha visto il suo splendore grazie a Cinecittà … sono i paradossi di questa Italia alla rovescia. Ebbene, in questo Paese un po’ bislacco, dove le cose vanno al contrario, se vuoi fare cinema (o teatro, o spettacolo in genere) devi stare bene attento a collocarti sulla fascia sinistra. E se vuoi raccontare qualcosa, devi farlo guardando dall’angolazione che dicono loro. E’ così, c’è poco da fare. O almeno è stato così per qualche decennio. Ma poi arriva uno, che è pure bravo, e dice che lui di compromessi non ne accetta. Fanno di tutto per spezzarlo, per demotivarlo, per schiacciarlo. Ma non sanno con chi hanno a che fare. Belluco non solo mette in piedi la lavorazione del film, ma riporta in Italia un’attrice amatissima dalla nostra gente. Una donna alla quale ciascuno di noi è un po’ affezionato, per- tere piede. La Power torna sul set dopo 30 anni, perché "convinta dalla sceneggiatura di Belluco e di Gerardo Fontana che raccontano la sofferenza di questa tragedia con grande poesia: per me è una tragica storia d'amore", ha detto. L’attrice-cantante ormai da anni vive in California ma torna "sempre volentieri in Italia". Non ci sono motivi politici dietro questa scelta: "Io sono apolitica. Io ho vissuto questa storia e il mio personaggio dal punto di vista umano: ma credo che la verità prima o poi viene a galla, in Italia come negli Usa, come dimostrano i casi Wikileaks e Datagate". Si, la verità prima o poi viene a galla. Bisognerà che anche all’ANPI se ne facciano una ragione. E probabilmente se ne faranno una ragione anche tutti quelli che avevano dato a Belluco la propria disponibilità salvo poi, una volta letta la sce- ché costituisce un pezzo importante della storia della canzone italiana. Sarà Romina Power a ricoprire il ruolo della protagonista che torna a 70 anni nel paese della strage dove non aveva più voluto met- neggiatura, fare mille passi indietro. "Antonella Ruggiero ha prima accettato di lavorare alla colonna sonora e poi ha rifiutato dopo aver letto la storia. Eppure noi raccontiamo una storia che è realtà certificata dagli storici", Nella foto, una scena tratta dal film “Il segreto” Nella foto, Antonello Belluco sul set del film, in basso Romina Power nel ruolo della protagonista Italia ha raccontato il regista. “Certificata” dagli storici, è vero, ma non raccontata, si dovrebbe aggiungere. Bisognerà capire che la storia a senso unico non è più possibile, perché quando “Il Segre- to” sarà nelle sale non è escluso che saranno in molti a seguire l’esempio. Forse il sacrificio di Antonello servirà anche a far si che cadano le troppe maschere che hanno fatto comodo a tanti per troppo tempo. Mille ostacoli si sono frapposti tra lui e la realizzazione del suo sogno: a cominciare dalla Film Commission Veneto, ma anche sponsor, produttori, artisti: “Per amore di verità – ha detto Belluco – ho voluto fare questo film rischiando di rimanere in ginocchio dal punto di vista finanziario”. E se ce l’ha fatta è stato anche grazie a privati che hanno creduto in lui e nel suo progetto. "Il film è essenzialmente una storia d'amore tra una quindicenne, Italia (interpretata dall'esordiente Gloria Rizzato), e un diciottenne, Farinacci Fontana (interpretato dal giovane Fabrizio Romagnoli), che realmente e' stato una delle vittime della strage – ha spiegato il regista - . L'eccidio fa da sfondo. E non e' un film violento. Non sono Tarantino: non vedrete scorrere fiumi di sangue". La Power è entusiasta del suo ruolo: ''Il mio personaggio si chiama Italia, e' una donna che a un certo punto della vita ha il coraggio di affrontare i fantasmi del passato e di tornare a 70 anni nel suo paese. Ho imparato il dialetto veneto grazie all'aiuto di un coach. E' stato molto emozionante cimentarmi con questa persona che ha una ferita dell'anima che si portava dietro dall'età di 15 anni''. Belluco conta di ultimare il film entro la fine dell’anno: "Non mi sono ancora posto il problema della distribuzione. A Cinecittà -Luce avevano letto la sceneggiatura e si erano detti interessati ma non mi stupirei, visto quanto accaduto finora, se il film avesse problemi a trovare le sale. Per fortuna ci sono tanti modi oggi, anche di fuori dei grandi circuiti, per far circolare un film. E poi –ha concluso il regista, che ha tenuto la conferenza stampa con la Power nella sede romana dell'Associazione Stampa Estera - la storia che raccontiamo in fondo è universale e potrebbe interessare all'estero". Belluco, per sostenere il progetto era arrivato a sollecitare, con la sua Eriadorf film, il sostegno finanziario tramite bonifico a ''chiunque non voglia dimenticare questa storia”. Ha aggiunto, senza peli sulla lingua: “I partigiani veneti compirono un vero e proprio eccidio trucidando prigionieri fascisti e civili, tra cui numerose donne. Eppure il film non è un’opera ideologica: l’eccidio fa da sfondo, è il ritratto di una famiglia veneta vissuta in quegli anni. Del resto è nella verità storica che risiede il seme della pacificazione nazionale”. Un film, insomma, destinato a fare burrasca. Eppure è storia. 11 Giovedì 20 giugno 2013 Il film DREAM TEAM di Olivier Dahan Durata: 90 min. Francia 2012 Con José Garcia, Jean-Pierre Marielle, Omar Sy, Franck Dubosc alle stelle degli anni Ottanta e Novanta, alle stalle del nuovo millennio. È questa la parabola discendente del cinquantenne Patrick Orbéra (Garcia), ex calciatore della prima divisione francese, campione con i blues, finito in disgrazia per un semplice cartellino giallo che ha dato il via al suo declino professionale prima, personale poi. Alcol, depressione e non di rado scatti di violenza, hanno infatti causato a Patrick una generale emarginazione. Ad acuire questa non facile condizione, per Patrick c’è la decisione del giudice che lo obbliga a stare lontano da sua figlia, frutto del suo matrimonio da tempo finito. Ma è dallo stesso magistrato che Patrick riceve la speranza di riscattarsi non solo come uomo, ma anche come sportivo: Patrick dovrà occuparsi della squadra di calcio dell’isola bretone di Molène, iscrit- D ta nel campionato dei dilettanti. Il compito non ha solo un significato agonistico, ma anche sociale: infatti l’industria conserviera del posto è in pericolo di chiusura a causa della crisi economica, e per salvarla l’anziano Titouan Legunnec (Marielle), presidente del Molène, ha deciso di destinare all’azienda gli incassi delle partite che la sua squadra disputerà nel torneo di coppa di Francia. Solo che per raggiungere la somma necessaria, occorre che il Molène arrivi almeno al terzo turno, dove di sicuro incontrerebbe un team di prima divisione, che gli consentirebbe di giocare la partita spostandosi nel più capiente stadio di Brest, con il risultato di un maggior incasso. Con i giocatori a disposizione, la cui vera attività è la pesca, l’impresa è praticamente impossibile. Patrick allora si ricorda di alcuni suoi vecchi amici, colleghi dei campi di calcio, come lui in pen- sione per raggiunti limiti di età. Patrick inizia così un tour per la Francia convincendo, anche a fatica, quegli atleti le cui imprese sportive ora vengono ricordate solo da chi è avanti con l’età. Accompagnati da Patrick, a Molène arrivano dieci ex calciatori che mal si adattano alle scomodità dell’isola. Fra questi si distinguono il centroavanti David Léandri (Dubosc), uno col pallino del rigore a cucchiaio che però, quando vestiva la maglia dell’Atletico Madrid, gli causò più di un guaio dato che non ne ha mai segnato uno; lasciato il calcio, Léandri ha visto nel teatro la sua ragione di vita, e da tempo tenta di diventare una star del palcoscenico, pretendendo a tutti i costi la parte del protagonista in “Cirano di Bergerac”. Wéké N’Dogo (Sy), giocatore di colore, sembra quello più in forma e più ansioso di iniziare, anche per dimenticare la petulante, possessiva e pure un po’ violenta consorte. Tenere unita una banda di scapestrati come questa non è affatto facile e Patrick deve sudare le proverbiali sette camicie, ma per fortuna i risultati non tardano ad arrivare, con il passaggio dei primi due turni di coppa, fino a giungere all’obiettivo richiesto da Legunnec, cioè il terzo da giocare a Brest. Nello stadio della città bretone, a sfidare il Molène arriva niente poco di meno che i campioni dell’Olympique di Marsiglia. Una sfida impossibile. Finalmente si ride di gusto e pazienza se, su novanta minuti, gli ultimi trenta non sono all’altezza dei primi esilaranti sessanta. Più conosciuto come autore di drammi (“La vie en rose” e l’imminente “Grace di Monaco”) e thriller (I fiumi di porpora 2), Dahan confeziona una spassosa commedia grazie alla serie di bizzarri personaggi che la popolano, alcuni ai limiti della demenzialità come l’ex riserva (nella finzione) del Milan Rayane Ziani, interpretato da Gad Elmaleh, tornato dal- Cinema l’Italia letteralmente shoccato dal modo che avevano i suoi compagni di esultare dopo un goal, ma soprattutto dalle cattiverie che Berlusconi gli riservava, chiamandolo pubblicamente “Scarsedine Zidane”. Probabilmente ispiratosi alla reale vicenda della squadra dei dilettanti del Calais, che nel 2000 arrivò addirittura in finale di coppa di Francia perdendola a Parigi contro i “canarini” del Nantes, guardando il film di Dahan abbiamo la netta ma non fastidiosa, almeno in questo caso, sensazione del deja vu, con il protagonista che arruola vecchi amici per un’impresa difficilissima. E qui la memoria del cinefilo va a film sportivi come “Quella sporca ultima meta” o “Fuga per la vittoria”; se invece volessimo uscire dall’ambito agonistico, abbiamo l’imbarazzo della scelta fra innumerevoli titoli che stanno fra “Quella sporca dozzina”, ai recenti “I mercenari” 1 e 2. Essendo un film corale, dovremmo soffermarci su ciascun personaggio: per motivi di spazio ci limitiamo a rilevare la performance di Dubosc, bravo attore comico, da noi visto di recente nel simpatico “Benvenuto a bordo”; Sy, ormai una star dopo il successo planetario di “Quasi amici”, qui si accontenta di avere un ruolo più defilato. Bravo anche Garcia, ottimamente doppiato da Francesco Pannofino. Ma il nostro deferente omaggio non può non andare al grande Marielle, attore immenso, che incarna almeno gli ultimi cinquant’anni di storia del cinema francese e non solo: infatti due nostri maestri dell’horror, Riccardo Freda e Dario Argento, lo hanno voluto per i rispettivi “Trappola per l’assassino” e “4 mosche di velluto grigio”. Chiudiamo segnalando il cammeo di Jean Reno nei panni di se stesso, senza la sua tipica barba sale/pepe. Visto quanto è ingrassato, sarebbe stato meglio lasciare quella barba dov’era. Nicola Palumbo 12 Giovedì 20 giugno 2013 Anniversari La fucilazione di Massimiliano d'Asburgo 19 giugno 1867: l’Imperatore del Messico, abbandonato dalla Francia, cade a Cerro de la Campana 1 La triste vicenda di un sovrano troppo ingenuo in una terra difficile, fra tradimenti e tormenti di Emma Moriconi 867, alba del 19 giugno, Messico, Cerro de la Campana. Il plotone d’esecuzione è pronto, i fucili puntati. Nel mirino tre uomini: i generali Miramon e Mejia e l’imperatore Massimiliano. Un grido, “viva l’Imperatore, viva il Messico”: sono le ultime parole dei condannati a morte. Il primo a cadere è l’ Imperatore. Viene giustiziato in base ad una legge che lui stesso aveva emanato due anni prima, durante il suo breve e sfortunato Impero. Quando Massimiliano viene fucilato il Messico è reduce da 60 anni tormentati e difficili: le rivolte per l’indipendenza sono cominciate nel 1810 ed hanno subito fasi di fortuna alterna. Dopo la cacciata definitiva degli Spagnoli nel 1821, il Messico continua a non trovare pace, nel Paese diversi governi si susseguono senza tregua. Nel 1836 il Texas insorge e si stacca dal Messico, nel 1845 viene annesso agli Stati Uniti, che nel 1847 occupano anche Città del Messico. I disordini sono continui e sanguinosi, finché nel 1857 i liberali, guidati da Benito Juarez, secolarizzano le proprietà della Chiesa, aboliscono i privilegi del clero e dei militari ed inizia una guerra civile. I Francesi hanno un ruolo determinante: nel 1863 occupano Città del Messico e nel 1864 mettono sul trono Massimiliano. La Francia ha molti interessi in Messico, molti crediti da esigere. A suggerire che sia proprio Massimiliano il nuovo Imperatore sono gli ambienti clerical-conservatori messicani: l’idea è sostenuta da Monsignor La Bastida, ex arcivescovo del Messico, cacciato dopo che la curia era stata privata dei beni. Ferdinando Massimiliano Giuseppe d’Asburgo sembra la figura più adatta a ricoprire lo scomodo ruolo di Imperatore di una terra così difficile, che vive un momento di grave complessità: egli appartiene ad un ramo della famiglia che ha dato alla Spagna Carlo V e a sua madre Sofia di Baviera la cosa piace molto. Anche alla moglie Carlotta piace l’idea di diventare Imperatrice. Così Massimiliano incontra la delegazione dei conservatori messicani, capeggiata da Gutierrez e dall’Hidalgo, che tanta parte hanno avuto nella formazione della scelta di Napoleone III di puntare sul giovane e un po’ ingenuo Massimiliano. E’ proprio Napoleone III a comunicargli il suo impegno a sostenere l’Asburgo con “la garanzia morale e materiale, in terra e in mare” della Francia. E’ un po’ ingenuo, Massimiliano: non pensa che Luigi Bonaparte ha già mancato alla parola data sia con i rivoltosi di Cracovia che con gli Italiani. Non si rende conto di quale difficile situazione si troverà a fronteggiare in Messico quando dice: “accetto la corona e mi sforzerò di portarla operando indefessamente per la libertà, l’ordine, la grandezza e l’indipendenza del Messico”. Chi lo aveva esortato ad accettare, problemi non ne ha: Gutierrez è ricchissimo e vive a Roma, l’Hidalgo diventa ambasciatore del Mes- Nella foto, un giornale dell’epoca Nella foto, un dipinto raffigurante la fucilazione sico a Parigi, si fa aumentare gli emolumenti e gode della fiducia di Eugenia de Montijo, Imperatrice di Francia. In Messico, invece, la situazione non è rosea: l’oro che Massimiliano aveva creduto di poter utilizzare per consolidare l’impero è in realtà destinato al clero messicano, che scalpita dopo le privazioni subite. Massimiliano si trova presto in mezzo al fuoco incrociato di clericali e liberali, mentre la rivolta scoppia e le entrate finiscono nella voragine della guerriglia senza tregua. Nel frattempo gli Stati Uniti reclamano l’uscita di scena della Francia. Lo scacchiere che Napoleone III aveva predisposto con tanta cura sembra non interessarlo più, e le truppe francesi vengono richiamate in patria. L’Imperatrice Carlotta, non più molto in possesso delle sue facoltà mentali, intraprende un viaggio in Europa, recandosi a Parigi e a Roma. Sarà trattata con freddezza sia da Napoleone III che dal Papa. La pazzia la devasta, e l’Imperatrice viene rinchiusa in un castello dove morirà ben 60 anni dopo, nel 1927. In Messico intanto Massimiliano si affida ai pochi che gli sono rimasti fedeli: i generali Miramon e Mejia, che resteranno con lui fino al momento estremo. Nonostante gli si consigli di fuggire, quell’imperatore che non ha mai brillato di ingegno e di perspicacia in tutto il suo governo, dimostra di non essere un pusillanime: Massimiliano non fuggirà, affronterà il suo destino da uomo. Tre anni prima la fregata Novara lo aveva condotto a Vera Cruz, con la sua Carlotta a fianco, pieno di speranze. Ora quella stessa fregata riporta la sua salma a Trieste, da cui poi proseguirà per Vienna. La notizia riportata dai giornali dell’epoca Anno 1867 – Num. 154. Un numero: centesimi dieci; nelle feste cinque. Venerdì, 5 luglio. E’ la testata “Unità cattolica”, che “si pubblica tutti i giorni, eccetto quelli che succedono ai festivi”, a fare l’affondo più pesante su questa vicenda che all’epoca sconvolse l’Europa. La Croce cristiana cerchiata di alloro campeggia in prima pagina: sul nastro la scritta “ecce signum Crucis fugite partes adversae”. Titola: “L’Imperatore Massimiliano fucilato nel Messico”. Il pezzo è veemente, si scaglia contro la Francia e contro Napoleone III senza peli sulla lingua. Tanto fu lo sdegno per la triste sorte di Massimiliano che poco contò persino il fatto che il sovrano francese fosse il più fiero sostenitore del Santo Padre. L’attacco è senza precedenti: “E’ questa , o Maestà Imperiale, che avete nome Napoleone III, questa è la gloria che procacciaste alla Francia! Voi toglieste dalla sua pace di Miramar (il castello presso Trieste dove Massimiliano viveva, n.d.r.) un Principe augusto, uomo di vasto intelletto e di cuore più vasto, e con cento moine, con mille promesse lo trascinaste nel Messico a ricevere la Corona di un Impero che avevate fondato. Ma quando vi giunse, e le difficoltà, le opposizioni, i pericoli se gli accumularono terri- bilmente sul capo, l’avete prima abbandonato, e poi lo lasciaste fucilare!”. “Parlate pure delle idee generose della Francia napoleonica. La storia registra col sangue di Massimiliano la vostra generosità!”. “Le palle di Juarez resero cadavere il povero Massimiliano. Di chi l’ha ucciso, e di chi l’ha lasciato uccidere, mille volte più bella è la sorte del fucilato. Egli seppe con una fine gloriosa scontare i suoi errori, e la storia glieli perdonerà tutti, tutti, fuorché un solo imperdonabile di aver creduto alle promesse, e d’aver accettato le offerte di chi poco prima era stato il fiero nemico del proprio fratello” (Francesco Giuseppe, n.d.r.). Il “Journal des debats” di venerdì 5 luglio 1867 sostiene che la fine dell’Imperatore Massimiliano ha prodotto in Parigi molta emozione, parla di lugubre tragedia ma dedica all’evento uno spazio piuttosto ridotto. Anche la Gazzetta di Torino tratta del fatto solo il 5 luglio: siamo nel 1867, e le notizie viaggiano con i tempi del diciannovesimo secolo. Il linguaggio è quello artificioso di fine secolo, ma la linea sull’argomento è opposta a quella dell’Unità cattolica: “il fatto è grave e terribile tanto quanto è incontestabilmente doloroso; eppure prenderà posto nell’istoria subito dopo le esecuzioni capitali di Carlo I d’Inghilterra e di Luigi XVI di Francia, e rimarrà com’esse un insegnamento tremendo ai principi, e una garanzia salutare ai popoli. Obiettisi che si vuole, i Messicani erano nel loro diritto immolando l’invasore del proprio paese, lo straniero che voleva imporsegli collo sforzo delle armi straniere. Diremo di più: fors’anco loro incombeva l’increscioso dovere d’immolarlo”. “Certo, più generoso darebbe stato il perdonare, ma non è apparso altrettanto prudente. E se coloro che sentenziarono a morte Massimiliano ebbero in mira la salute della patria, son’eglino irremissibilmente da condannarsi?”. L’Opinione invece torna sui toni della riprovazione per i fatti avvenuti e scrive: “la stampa europea si può dire unanime nel condannare questo fatto che basterebbe per se solo a confermare e giustificare i giudizi che si fanno sul Messico in generale e su Juarez ed i suoi luogotenenti in particolare”. Segue poi un elenco dei ragguagli che il governo austriaco aveva ricevuto sul “deplorabile avvenimento” per mezzo del telegrafo, informazioni prese dalla “Gazzetta di Vienna”. L’Opinione riporta poi la cronaca del processo come raccontata dal New York Tribune: “dall’inquisizione spagnola in qua non si è giammai veduto un simile tribunale. Niuno sa chi sia il presidente, quali i testimoni, tutto è immerso nel più profondo segreto”. “ Invano l’Imperatore pregò che gli si lasciasse conferire col suo difensore, nominando i generali Rivas, Pallacio ed il signor Martinez de la Tore, tutti del partito liberale. Invano protestò contro la competenza del tribunale. La procedura durò tre giorni, e domani si attende la sentenza. Sarà senza dubbio una sentenza di morte, e i generali imperiali parteciperanno la sorte del loro imperatore”. Massimiliano Era nato a Schonbrunn il 6 luglio 1832, figlio dell’arciduca Francesco Carlo e dell’arciduchessa Sophia, fratello minore del futuro Imperatore Francesco Giuseppe. Nel 1857 successe a Radetzky nel governo del regno Lombardo Veneto. Sposò , sempre nel 1857, Carlotta del Belgio, figlia di Leopoldo I del Belgio e di Luisa d’Orléans, che resterà al fianco del marito finché le sue facoltà mentali glielo consentiranno. La grave situazione in Messico, e forse una predisposizione genetica, la renderanno pazza e costringeranno la famiglia a rinchiuderla in un castello, dove rimase fino alla sua morte, il 19 gennaio del 1927. Sopravvisse 60 anni al marito, che chiese di poter riposare per l’eternità accanto alla sua sposa. Ma nel 1927, anno in cui Carlotta morì, dell’Impero austriaco non c’era più traccia.