Il manga verso la sua legittimazione culturale
Lisa Maya Quaianni Manuzzato
PAGINE n.99
ROMA
MILANO
aprile
giugno 2013
Il manga verso la
sua legittimazione
culturale
Manga e cultura
seguici su classica giapponese:
facebook! i samurai di Hirata
Hiroshi
www.zenworld.it
Flavio Gallozzi
L’arte della fotografia
e l’amore per il
Giappone
24 Stagioni
Simbologia del
ciliegio in Giappone
Il singolare fascino
del Blanc de Chine
Poesia di Primavera
Zen: Protagonisti
della vita
3 Maggio – 21 Luglio 2013
ROTONDA DI VIA BESANA
Introduzione allo
Sede satellite: WOW Spazio Fumetto studio della lingua
giapponese
www.milanomangafestival.it
Quanta strada ha fatto il manga nel suo tragitto dall’arrivo in Italia ad oggi? Negli ultimi anni
paiono essere man mano decaduti una serie di pregiudizi culturali legati al fumetto nipponico e
all’animazione conterranea, che hanno iniziato a imporsi quali espressioni artistiche a tutti gli
effetti. Dalle prime uscite editoriali nel nostro Paese alla stesura di tesi e saggi sulla produzione
grafica nipponica molta strada è stata fatta – soprattutto sull’onda generazionale di chi subì
la “prima invasione” degli anime a partire dalla metà degli anni Settanta – mentre in ambito
accademico l’interesse (ancora limitato) si è sviluppato soprattutto nella nipponistica, seguita
da discipline quali sociologia e storia dell’arte.
Questo lento riconoscimento della piena dignità artistico-culturale del manga è del resto giunto tardi anche in Patria. Se già dal Dopoguerra alcuni storici del manga iniziano a farsi strada, è solo a fine anni Novanta che viene fondata la prima Facoltà del Manga alla Kyoto Seika
University, mentre nel novembre 2006 – sempre nella “città dei mille templi” – è stato aperto
il Kyoto International Manga Museum, primo museo dedicato all’arte sequenziale. Come recita il sito del Museo, «il manga è stato rivalutato in anni recenti. Nel FY2000 White Paper
sull’Educazione, pubblicato dal MEXT (Ministero dell’Educazione, della Cultura, dello Sport e
della Scienza e Tecnologia), manga e animazione sono definiti come un campo artistico chiave. Inoltre, l’uso educativo del manga è cresciuto negli ultimi anni. Nel 2002 il manga è stato
incluso come nuovo tema tra le aree “artistiche” presenti nel MEXT Junior High
School Curriculum Guidelines, ed è stato
introdotto nei libri di testo per i Japanese
Language and Social Studies. Il manga è
anche stato recentemente largamente usato in pubblicazioni istituzionali nazionali e locali, e in guide informative mediche e legali»1.
Sul solco di questa direzione programmatica si possono trovare numerose operazioni culturali improntate a sottolineare l’importanza di tale forma artistica, in
Giappone come all’estero. Una crescita di appeal sfruttata anche dalle istituzioni governative giapponesi, che si spera possa andare al di là dell’esportazione pura e semplice del brand “Cool Japan” (etichetta sotto cui si fa risalire l’immaginario legato non solo ad anime e manga, ma anche a moda, stile, musica
pop, cucina), portando a una ancor maggiore crescita qualitativa dell’industria
degli anime e dei manga – anche attraverso il contatto con culture differenti e
un reciproco arricchimento.
È sulla base di queste intenzioni che nasce anche il Milano Manga Festival. Promossa dal Comune di Milano, la manifestazione animerà la
città italiana dal 3 maggio al 21 luglio con una grande mostra storica
sui 200 anni del manga in Rotonda della Besana ed eventi di approfondimento culturale, incontri e workshop a WOW Spazio Fumetto –
(continua alla pagina seguente)
Immagine tratta da Edehon Hokusai Manga.
FLAVIO GALLOZZI
Manga e cultura classica giapponese:
i samurai di Hirata Hiroshi
Giampiero Raganelli
FESTIVAL SULLE ARTI TRADIZIONALI E
CONTEMPORANEE GIAPPONESI
L’arte della fotografia e
l’amore per il Giappone
Hirata Hiroshi è considerato come uno dei più importan24- 25-26 maggio 2013
ti esponenti del mondo dei gegika, i manga a tematiche adulA cura di Pagine Zen
La seconda edizione del festival Japan SunDays torna a WOW
te, nonché uno dei più importanti illustratori moderni di stoSu zenworld.it proponiamo la versione integrale
Spazio Fumetto – Museo del Fumetto, dell’Illustrazione e
rie di samurai. Attingendo alle opere storiche e ai manoscritti dell’Immagine Animata di Milano. La manifestazione, dedi- dell’intervista e una affascinante Gallery di fotografie di Flavio Gallozzi
cata alla promozione e alla valorizzazione delle arti tradizionali
illustrati d’epoca, è divenuto un grande esperto della vita dei
nipponiche e delle nuove tendenze del Giappone contempo“…le loro mani raccontano storie infinite,
samurai di epoca Edo, che ricrea con una estrema cura nei
raneo, sarà quest’anno caratterizzata da un focus speciale sulle
più di migliaia di parole.”
dettagli, armature, utensili, armi, vestiti, interni delle abitazio- metropoli giapponesi. (Ingresso gratuito)
Da “La fine dell’estate” di Seouchi Harumi
Milano, viale Campania, 12 - museowow.it
ni, frutto di un suo meticoloso lavoro di ricerca iconografica.
Come avviene la tua “scoperta” del
Inoltre le sue opere si contraddistinguono per la raffinata calligrafia dei dialoghi nei
Giappone? - Come una favola, una storia di luci e di
fumetti, da lui stesso curata, cosa difficilmente apprezzabile negli adattamenti in linombre, di gioie e dolori, di incontri e di abbandoni: la storia
gue occidentali, per quanto le edizione americane abbiano cercato di ricrearne lo stile
della mia vita. Ebbi la grande fortuna di avere Miyahara
nei caratteri occidentali.
Mitsuo (ora mio grande amico) come mio professore al liceo. Poi l’incontro con Eriko, una
Non c’è, nella sua opera, un senso di esaltazione del bushidō, ma al contrario uno
modella giapponese, durante gli anni dell’Accademia di Belle Arti a Torino. Finita l’Accademia mi
spirito distaccato e una critica alle regole feudali. E centrale nei suoi fumetti, è il tema
trasferii a Milano per immergermi nel
della lotta di classe.
mondo della moda; qui nuovi incontri
Nato nel 1937, pubblica la sua prima storia nel 1958, Aizō-hissatsuken, (La spada ascon persone giapponesi stimolarono la
sassina d’amore e di odio), e da quel momento la sua produzione prosegue indefesmia fantasia. Ma ormai la mia curiosamente fino ai giorni nostri. Alla fine degli anni sessanta adatta romanzi storici di
sità e il mio interesse per il Giappone si
scrittori come Shibata Renzaburō e Nanjō Norio nelle opere Zatoichi, Nisha-den (Storia
erano lentamente trasformati in grande
di Nisha) e Chishio-gawa (Fiume di sangue). Uno dei suoi capolavori, Kyudō shikon (Lo
rispetto e simpatia, fino a divenire
spirito di Kyudō), comincia a essere pubblicato nel 1969. In quest’opera, ambientata
amore. Poi, a Londra, il destino diede
sempre in epoca Edo, racconta di un giovane arciere che gareggia nella competiziouna svolta alla mia vita: mi fece inconne di Tōshi-ya, che si svolge nel
trare Emiko, che diventerà mia moglie.
tempio Sanjūsangen-dō di Kyoto, e che consiste nel tirare più
Cosa ti affascina del Giappone?
frecce possibili da un’estremità
- La sua cultura, unica, la filosofia e
all’altra dell’edificio, in una lunla spiritualità, che permeano anche la
ghezza di ben 120 metri, in 24
vita quotidiana, l’estetica raffinatissiore. Per poter battere il record
ma e la bellezza. E poi l’uso dello spabisognava tirare almeno 15 000
zio, del foglio, il bilanciamento fra piefrecce, tre a ogni respiro. Altra
no e vuoto e, nelle fotografie, l’uso di
pietra miliare della sua opera è
grandi parti in ombra, fino al buio.
Satsuma gishiden (Satsuma – L’oIn che modo i tuoi viaggi in Giapnore dei suoi samurai), pubblicapone hanno influenzato la tua
to tra il 1977 e il 1982, ispirato
ricerca? - Grazie a Emiko e alla sua
Tavola del manga “Satsuma gishiden”.
famiglia ho avuto la possibilità di en(continua alla pagina seguente)
trare in contatto diretto e profondo con
la vera cultura tradizionale giappoChanoyu, cerimonia del tè in Estate, con mestolo - Artista: Takizawa
nese, di vivere la vita quotidiana, di
Vittorio Porro
Sokaku - Agosto 2003, Kitakata, Prefettura di Fukushima, Giappone.
conoscere e frequentare anche diverFin dalle origini dell’umanità il calendario, più che
si artisti, con i quali ho potuto collaborare, assistere al loro processo creativo come testimone
svolgere la funzione di calcolare e suddividere il tempartecipe e fotografare il momento della creazione dell’opera d’arte, fermando l’attimo unico e
po, rappresenta una scansione della periodicità legairripetibile.
ta, oltre che al ricorrere di festività, al manifestarsi di
(continua alla pagina seguente)
eventi naturali e meteorologici, al ritorno ciclico dei
prodotti della terra e a tutti quegli aspetti culturali che
vi si legano. Nell’antica Cina, ed in seguito in Giappone, dalle conoscenze astronomiche antiche nasce
www.rossellamarangoni.it
Rossella Marangoni
una suddivisione del tempo, basata sul calendario lu“Se in questo mondo/ non ci fossero cose come il fiore di ciliegio / il cuore, a primanare e sulle conseguenti stagioni, ma più particolareggiata per rimediare ai loro sfasa- vera,/ sarebbe più sereno.” scrive il poeta Ariwara no Narihira nell’IX secolo. Fin
menti e per essere più rispondente alle reali condizioni climatiche. Questa suddivisiodall’antichità nella cultura giapponese il ciliegio rappresenta una simbologia complesne è chiamata Nijūshi sekki 二十四節気 (24 periodi), avendo come punto di partenza
sa e mutevole, non solo stagionale ma anche filosofica ed estetica, che si esprime atil giorno del cambio di stagione, setsubun 節分, ossia il giorno che precede l’inizio della traverso le arti e i manufatti artigianali, la poesia, la cucina, i canti, il teatro, le feste e
primavera (risshun 立春) e del nuovo anno, che normalmente cade, secondo il calenpermea ogni espressione della vita quotidiana.
dario moderno, il 3 o 4 febbraio (giorno in cui presso ogni famiglia si lanciano dalla fiQuaderni asiatici
Impossibile, quindi, esaminare un tema così vaRivista trimestrale di cultura e studi sull’Asia
nestra dei fagioli per scacciare i demoni - il male - e per invocare la fortuna - il bene sto in poche righe. Mi limiterò a suggerire alcuni
EDITA DAL
ad entrare nelle nostre case, pronunciando la frase oni wa soto, fuku wa uchi 鬼は外、
spunti di riflessione circa la simbologia legata al
Centro di cultura italia - asia
福は内).L’intero anno è suddiviso in 24 periodi di 15 giorni, ciascuno dei quali viene ulte- concetto “ciliegio” nell’ambito della cultura giap“Guglielmo Scalise” Tel. 025461236 - 02733431
riormente diviso in tre parti per un complesso di 72 periodi di 5 giorni, chiamato Nanajūni
ponese. La primavera porta con sé l’emozionante www.italia-asia.it - [email protected]
kō 七十二候. Quindi ogni stagione è suddivisa in 6 periodi climafioritura di centinaia di mitico/meteorologici, ciascuno a descrivere in modo particolareggiato
gliaia di ciliegi sparsi nell’intero territorio dell’arcipelago.
l’evoluzione dei fenomeni naturali che si può osservare nel mondo
Il ciliegio giapponese (prunus serrulata) non è un unico tipo di alche ci circonda. L’interesse per questo tipo di “calendario”, come
bero ma un insieme di circa 400 varietà caratterizzate da fiori
vedremo, è legato soprattutto alla vita della gente comune che si
delle svariate sfumature di colore (dal bianco al rosa pallido al
chiede ad esempio “quando iniziano a fiorire i ciliegi?” o “quando
rosa carico) e dal diverso numero di petali (dai 5 dello yamazakugracidano le rane?”, ecc. Ma non solo. E’ anche strettamente leil primo sito in italiano
ra ai 100 del ciliegio crisantemo). Se un botanico giapponese ne
gato alla vita culturale giapponese, come ad esempio alla poesia
dedicato alle arti performative asiatiche aveva individuato 41 varietà nel XVI sec, ora se ne contano circa
a cui è strettamente connesso, al punto che ogni periodo esprime
400, con magnifici esemplari vecchi di 1400 anni. In media, inun “termine stagionale” kigo 季語 usato negli haiku 俳句per dar loro la connotaziofatti, il ciliegio giapponese ha vita molto lunga. E non ha frutto. La fioritura dei ciliegi
ne del periodo. Si tratta di un metodo ideato nell’antica Cina, per correggere gli sfaporta con sé la frenesia dello hanami (da hana, fiore e mi/miru, guardare), una pratica
samenti temporali rispetto al calendario lunare (taiinreki 太陰暦) volendo suddividere
che ha origini molto antiche e di cui abbiamo testimonianze pittoriche che risalgono
l’anno in quattro stagioni di uguale lunghezza (haru natsu aki fuyu 春夏秋冬). In origial XV sec. Gruppi aziendali, gruppi di amici, famiglie si spostano per ammirare i ciliene questa suddivisione faceva naturalmente riferimento al clima cinese, mentre quangi in fiore e per organizzare picnic e serate nei parchi pubblici (Ueno a Tōkyō, è uno
do venne gradualmente adottato in Giappone, durante il periodo di Edo (江戸時代),
dei prediletti). Viaggi appositamente organizzati portano migliaia di gitanti nei luoghi
si cercò di adattarlo alle realtà climatiche locali, intimamente legate alle esigenze delpiù celebri per i ciliegi, come a Yoshino, presso Nara, e ogni sera alla tv vengono illa società contadina, aggiungendovi anche altre 9 ricorrenze tipicamente giapponelustrate le previsioni circa lo spostamento del fronte della fioritura (sakura senzen), da
si, tra cui il già citato setsubun 節分, e le cinque festività gosekku 五節句 ed altre, finsud-ovest a nord-est, dalle isole Ryūkyū a Hokkaidō, da fine febbraio a inizio maggio.
ché venne ufficialmente abbandonato nel novembre 1872 (anno 5 di Meiji 明治5年)
Il fiore di ciliegio diventa così protagonista della primavera e il motivo decorativo del
dopo essere stato utilizzato per oltre 1300 anni, con l’adozione anche in Giappone
fiore di ciliegio (tipicamente, quello stilizzato a 5 petali) fa la sua comparsa negli ogdel calendario gregoriano. Questi 24 periodi (sekki 節気) più che della temperatura
(continua alla pagina seguente)
meteorologica tengono conto della posizione del sole nel cielo del periodo stesso. Ma
hanno nomi significativi e molto precisi, come “piccola neve” (shōsetsu 小雪), “grande
neve”(taisetsu 大雪), “pioggia per i germogli“ (usui 雨水) , “candida rugiada“ (hakuro
白露), “brina mattutina” (sōkō 霜降), ecc.
Luca Piatti
[email protected]
Ognuno dei 24 periodi, come già accennato, è suddiviso a sua volta in tre parti, la
parte iniziale shokō 初候,la parte che segue jikō 次候e la parte finale makkō 末候. Le Il “Blanc de Chine” è un termine nato in Francia
singole parti del periodo vengono denominate con una descrizione identificativa delle
nel XIX secolo, usato per indicare una porcellasue caratteristiche. Ad esempio per il primo periodo (1/24), la sezione iniziale è defina prodotta in Cina nella zona dello Dehua, nella
nita tōfūkaitō 東風解凍 (cin., dōngfēng jiě dòng), sia in Cina che in Giappone, a indicare provincia di Fujian; per questa ragione è anche
i giorni in cui “il vento che soffia da oriente comincia a sciogliere il ghiaccio più spesconosciuta con il termine di porcellana di Dehua.
so” (harukaze koori o toku 春風氷を解く).A proposito della sezione centrale invece
Siamo nella Cina meridionale, in una provincia
in Cina (la versione più antica) si dice che “gli insetti che hanno passato il letargo incon sbocco al mare, in una area molto significavernale nella loro tana incominciano a sgranchirsi” (chitsuchūshoshin 蟄虫初振, cin.,
tiva per la storia della porcellana cinese; a nord
zhéchóng chūzhèn, ossia 巣籠もりしていた虫が動き始める), mentre in Giappotroviamo la provincia di Zhejiang, il luogo della
ne (versione più moderna) la stessa è chiamata kōōkenkan 黄鶯睍睆, cin., huángyī ng
produzione dei celado1, a ovest lo Jiangxi, dove è
xiànhuǎ n, per indicare che “l’usignolo inizia a cantare tra i monti” (uguisu ga naki hajisituata la città di Jingdzhen, la celeberrima citmeru 鶯が鳴き始める). Nella sezione finale ancora la definizione sia cinese che
tà della porcellana, a sud il Guandong, che ha
Scena composta da Tre figure femminili in porcellana
giapponese è la stessa e cioè uojōhyō 魚上氷, cin., yúshàngbī ng, “i pesci saltano fuori
come capitale Canton2 , porto fulcro dei contatti Blanche de Chine, Cina XVIII secolo.
dall’acqua tra il ghiaccio che si spacca”. Insomma le definizioni dei periodi giapponese commerciali con l’occidente. In tutte queste località vi era e vi è abbondanza di caolino, uno dee cinese si sovrappongono, si alternano o sono completamente diverse, evidentemengli elementi che formano l’impasto per la produzione della porcellana dura. E’ una roccia sedite anche a causa di differenze climatiche tra i due Paesi, che in molti casi non sono più mentaria, di facile lavorazione, prodotta dall’azione dell’acqua sul feldspato, dall’aspetto terroso
neanche molto reali ai nostri giorni. A riprova di come il Giappone pur nella sua cone di grande friabilità. Il più delle volte, come nel caso della Cina, è di color bianco o bianco grigiastro, colorazione che viene mantenuta anche a seguito della cottura; in altre parti del mondo,
(continua alla pagina seguente)
per la presenza di ossidi di ferro, assume un colore: rosa, arancio o rosso. Il nome trae origine
A cura di: shodo.it
da Kao-ling, nome della collina e del villaggio su di essa collocato, luogo ove venne estratto
per la prima volta, siamo ancora nella zona dello Jingdzhen, nella provincia di Jiangxi. KaoPoesia di Ki no Tomonori 紀友則 (845-905):
ling diventa kaolin negli scritti, del gesuita Francois Xavier d’Entrecolles3, sulla tecnica cinetraduzione
tratta
da:
久方の光のどけき春の日にしづ心なく花の散るらむ
Lo spirito giovane
se della produzione della porcellana e in questo modo si diffonde negli idiomi europei. Il primo
della calligrafia
giacimento europeo di caolino fu scoperto, nel 1709, dall’alchimista tedesco Johann Friederich
classica
Bottger. Questo permise, nella manifattura di Meissen, la nascita della porcellana dura euro(pagina 45)
pea. In seguito, nel vecchio continente, vennero scoperte altre cave di questo materiale che reseKataoka Shikō
Hisakata no
a cura di Virginia
ro possibile la creazione delle altre fabbriche di porcellana dura in Europea. Il “Bianco di Cina”
hikari nodokeki
Sica, V
è una porcellana completamente di color bianco. Il corpo è in caolino molto puro, omogeneo e
e Tabarelli de Fatis, F.
haru no hi ni
traslucido. La coperta4 è data per mezzo della cottura a grande fuoco, alla temperatura di circa
Go
Book
Editore,
shizugokoro naku
Trento 2006
1400° C., è sempre omogenea, perfettamente riunita al corpo e assume varie tonalità del color
hana no chiruramu
bianco: avorio, crema, latte e neve. Donnelly5 elenca moltissimi tipi di prodotti realizzati usando
Nei giorni di primavera
questo materiale: scatole, vasi, tazze, ciotole, pesci, lampade, coppe, animali, porta spazzole,
risplendono sereni in cielo
teiere, figure religiose, figure profane e burattini. Le statuette presentano pareti sottili e le coppe
i raggi del sole.
e i vasi decori a rilievo. La produzione della statue avveniva frequentemente usando la tecniPerché allora i fiori di ciliegio
ca dello stampo che, nel caso di figure non
sono tanto ansiosi di disperdersi?
eccessivamente complesse, era composto da
due parti. Nel calco l’impasto ceramico
A N T I Q U ARI AT O G I A PP O N ESE
veniva posto in abbondanza e compresLUCA PIATTI
so, per permettere la definizione di tutti i
SPADE GIAPPONESI
dettagli della forma. Estratto dallo stampo il modello era accuratamente rifinito
e integrato di quelle parti impossibili da
www.kottoya.eu
realizzare a pressione, che ora erano [email protected]
dellate e applicate. Queste potevano esse-
二十四節気 24 stagioni
Simbologia del ciliegio in Giappone
www.asiateatro.it
Il singolare fascino
del Blanc de Chine
POESIA Di primavera
Calligrafia eseguita da Bruno Riva – Associazione culturale shodo.it
(continua alla pagina seguente)
Via Dell’Orso 12 - Milano +39 02 80582108
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giapponesi
alimenti e e oggettistica dal mondo
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Via Rosmini 11-MILANO - Tel. 02-33105368
manga e cultura giapponese
seguito
seguito
Museo del Fumetto, dell’Illustrazione e dell’Immagine Animata. Tutti gli ospiti istituzionali
e non, intervenuti durante la conferenza di presentazione del 28 febbraio, hanno voluto segnalare
come fermo obiettivo dell’iniziativa la volontà di rendere finalmente pieno riconoscimento a questa espressione artistica e culturale. Come ha dichiarato Miyake Toshio – ricercatore presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia ed esperto di culture popolari nipponiche – il manga moderno è
diventato nel dopoguerra «un mezzo comunicativo del tutto autonomo e a sé stante. Con un suo
linguaggio specifico, una sua sintassi iconico-visiva, una sua estetica con decine e decine di generi
e sottogeneri diversi, e con un target esteso a tutte le fasce di età: bambini, ragazzi, adulti e anche
anziani. Tutto questo è inoltre studiato da una nuova disciplina accademica2, che ha dato luogo a
facoltà universitarie in Giappone, con rispettivi corsi di laurea, master e dottorati. […] È in questo
paese che il fumetto come medium – come mezzo espressivo indipendente – è stato caratterizzato
da uno sviluppo industriale, una diversificazione stilistico-estetica e infine un’evoluzione in senso
trans-mediale e globalizzato senza eguali al mondo».
PROTAGONISTI DELLA VITA
È interessante che Miyake ponga l’accento proprio su quel particolare rapporto tra arte e industria
Spesso ci alziamo al mattino e non vorremin cui il paese asiatico rappresenta un unicum nel panorama mondiale dell’arte sequenziale. Un
mo neanche iniziare la giornata; la vita ci
chiama, la giornata ci aspetta e dobbiamo
rapporto che può essere fatto risalire direttamente al collegamento tra moderni e antichi manga,
riprendere la lavorazione del nostro grande
solitamente esemplificato dalla figura di Hokusai Katsushika. Se infatti, come ormai sostengofilm, ma preferiamo sederci in platea come
no molti esperti e come ha più volte dichiarato lo stesso Takahata Isao – l’acclamato regista dello
spettatori. Certo, non sempre ci sono scelStudio Ghibli – esiste una vera e propria continuità della pittura e della cultura giapponese con i
te piacevoli da vivere in questo film, ma noi
rotoli emaki, i quali «con pochi tratti e colori, permettono di sviluppare una storia, di renderne la
siamo registi, sceneggiatori e attori: possiamo modificare tutto.
scansione temporale»3, è a Hokusai e al suo utilizzo della parola “manga” che si fa di norma riIl Maestro Tetsugen Serra prosegue la sua
salire la genesi di quella cultura narrativa, grafica e letteraria che arriva fino a noi. L’esponente
trattazione su…
più famoso della scuola dell’ukiyo-e del periodo artistico dell’epoca Tokugawa pubblicò infatti nel
1814 Edehon Hokusai manga (“Manga di Hokusai per imparare a disegnare”), dove il termine
VIVERE ZEN
è l’unione di due ideogrammi: “man” (eseguito in maniera rapida) e “ga” (disegno). Ma sopratdel Maestro Tetsugen Serra
Xenia Edizioni - Milano
tutto – proprio come nella moderna produzione di manga – il successo delle opere di Hokusai affonda nella rivoluzione mediatica del sistema editoriale dell’epoca Tokugawa, concettualmente alla
base dell’attuale editoria nipponica, «con la sua organizzazione in generi e con una domanda fondamentalmente di massa»4. Del resto, come conferma sempre Miyake, in Giappone l’antitesi arte/mercato è presente in minor misura rispetto alla forte dicotomia che da sempre caratterizza lo sviluppo dell’arte in Occidente. Il manga – da sempre integrato nel mercato e “legittimato” non da aspirazioni artistiche ma dal
gusto del pubblico – è difficilmente separabile dalla sua industria, e quindi da quel mercato editoriale che
vedeva tirature altissime per alcune pubblicazioni fumettistiche già negli anni Venti-Trenta. Lo sviluppo
del manga si è poi legato alla crescita postbellica, contagiando con i suoi stilemi settori affini quali animazione e videogiochi: a parte rari esempi (quali la rivista Garo negli anni Sessanta, legata a una sperimentazione politico-sociale), il manga va letto con i criteri culturali del Giappone, diversi da quelli europei.
Milano, città rappresentativa della cultura europea e capitale della moda e del design, ha l’opportunità di
essere la sede ideale per un evento dedicato a un genere che unisce arte, cultura e industria.
zen
da una sua lettura giovanile, Hōreki-chisui
(La diga di Hōreki) sui samurai di Satsuma
e l’incidente del 1754, quando fu loro ordinato di costruire un sistema di dighe per
arginare il fiume Hōreki, operazione difficoltosa che si concluse con numerosi morti.
Nel raccontare un clan diviso in due classi
di samurai, quella dei nobili e quella dei servi gōshi, Hirata ripropone ancora una volta il
tema principale delle sue opere, quello della
sopraffazione di individui su altri, della subordinazione e della rivolta alle classi dirigenti. Un tema che lo ha portato a occuparsi
dei burakumin in uno dei suoi primi lavori, Chi
daruma kenpō (La via della spada insanguinata),
del 1960, basato su documenti storici della
regione di Nara. Opera che non fu compresa, e che paradossalmente costò al suo autore
accuse da parte delle associazioni per i diritti
dei fuori casta giapponesi. Tra le ultime opere dell’autore vanno citate quelle due scritte
espressamente per il mercato degli Stati Uni- 1. http://www.kyotomm.jp/english/about/mm/about-genjo.php data di accesso 23 marzo 2013.
2. In una conversazione telefonica, Miyake ha aggiunto che in Giappone i veri e proprio “manga studies” sono relativamente
ti, la breve Two Samurai e Samurai: Son of Death del 1987, anno in cui fu anche pubblicata, recenti, seppure i germi di questo interesse risalgano al Dopoguerra e soprattutto a fine anni Settanta. Situazione ben diversa rispetto a quella italiana, dove l’interesse proviene
maggiormente dal mondo editoriale che non da quello accademico, nonostante esistano nomi noti come quello di Marco Pellitteri.
sempre negli USA, una raccolta di sue opere
3. Intervista a Takahata Isao inserita nel libro Mille anni di manga, di Brigitte Koyama-Richard, edizione italiana Rizzoli, 2007.
scelte, con la copertina illustrata da Ōtomo
4. Roberto Vitiello, “I proto-manga”, in Manga Academica 3 – Rivista di studi sul fumetto e sul cinema di animazione giapponese, Società Editrice La Torre,
Katsuhiro, l’autore di Akira. Al 1990 risale inCaserta 2010.
Simbologia del Ciliegio in giappone seguito
vece una delle sue poche storie non storiche,
getti di uso comune utilizzati nelle case, come le lacche e le ceramiche, le opere d’arte
Otōsan monogatari (Storia di un padre, 1990), au(come i kakemono) esposte nel tokonoma. Decorazioni recanti fiori di ciliegio vengono
tobiografica, dedicata al padre morto prematuinoltre esposte nelle vetrine di negozi e ristoranti mentre dolci a forma di fiore di cilieramente nel 1954. Difficile sapere quale sia la
gio, pietanze modellate nella stessa forma nei migliori ristoranti, ovunque, insomma,
maggiore soddisfazione di questo autore. Se
il riferimento stagionale del fiore e dei suoi petali fluttuanti si impone come simbolo di
il fatto di essere uno dei pochissimi a essere
rinascita e di effimera bellezza. Ma si tratta di una simbologia culturale che ha origini
tradotti in lingua hindi, o l’articolo del 1970
antiche. Occorrerà allora cercare di rintracciarne le origini per scoprirne il valore multidi Mishima Yukio, in cui si rivela un estimaforme e cangiante. E la molteplicità delle associazioni che lo inglobano. Per amore di sintetore della sua opera. Così si è espresso il grande scrittore: «I libri a fumetti, che una volta si
si ne elencherò solo alcune, fra quelle che reputo più rilevanti.
trovavano nei mercatini delle pulci di Ueno, contenevano dieci volte più volgarità, crudelAssociazione ciliegio-raccolto (Giappone arcaico, società risicola).
tà, spericolatezza e vitalità dei manga di oggi. Ma nei fumetti di samurai di Hirata Hiroshi,
La più antica associazione è quella fra lo yamazakura (ciliegio di montagna) e il riso.
con il loro stile più serio e artistico, ci trovo una nostalgia per gli spettacoli di kamishibai e
In origine gli alberi di ciliegio selvatico crescevano spontanei in montagna, e si credeva
la stessa sensibilità nel rappresentare i modi dei guerrieri violenti di quelli raffigurati nelle
che sulle montagne risiedessero gli yama no kami, divinità della montagna che a ogni
stampe del tardo periodo Edo».
primavera scendevano nelle risaie trasformandosi in ta no kami, divinità protettrici delle
Il singolare fascino del Blanc de Chine seguito
risaie e dei raccolti, che, assolto il ruolo propiziatorio per le messi, sarebbe poi risalire le orecchie, i baffi, le mani, le dita, i piedi, i fiocchi della veste e cosi via. Nel caso degli incente in inverno sulla montagna. Si credeva che gli yama no kami scendessero nelle risaie
sieri erano le maniglie collocate ai lati. Si lasciava seccare e si realizzava una ulteriore rifinitura.
trasportati dai petali di ciliegio e si traevano
Questa lavorazione fa capire perché l’aspetto più importante nella valutazione di un Blanc de
previsioni sui raccolti del riso osservando la
Chine risiede nel carattere scultoreo dell’opera, dove solo l’abilità dell’esecutore era importante ai
fioritura dei ciliegi di montagna: se i fiori cafini dell’esito finale. A Dehua lavorarono ceramisti in grado di creare immagini di grande pregio
devano prematuramente ciò veniva interpreplastico, realizzate in forme finemente lavorate. Questa abilità fu alla base della commissione,
tato come un cattivo auspicio. A poco a poco
da parte dei templi locali, di effigi di divinità e immortali, tanto che raffigurazioni del Buddha o
si istituirono le feste dei fiori e si piantarono
di Lao Tse divennero soggetti comuni per gli artisti di Dehua. Con l’arrivo dei gesuiti, in questi
ciliegi a scopo divinatorio nei cortili (anche
forni, fecero la loro comparsa le divinità cristiane ed entrarono nel repertorio le figure del Cristo
in quello della residenza imperiale). Il ciliegio
e della Madonna col Bambino. Questa comparsa, peculiarità dell’arte cinese del XVII e XVIII
diventò così albero sacro e l’osservazione dei cisecolo, trova nel gran numero di prodotti ceramici realizzati in questi luoghi una ben definita e
liegi si trasformò in un rito religioso: uno hanami
manifesta conferma. La produzione realizzata nel Dehua era destinata all’esportazione e comsacro (di cui abbiamo testimonianze a partire
mercializzata in tutto il mondo; veniva trasportata dalle giunche cinesi nelle Filippine e in Indodall’VIII sec.). In questo contesto i sakura sono
nesia. Era caricata sulle navi commerciali e arrivava in Europa dove, dalla metà del XVII secolo,
allora visti come forza produttiva risicola. Ma
fu molto collezionata dalla nobiltà e dai ricchi mercanti, anche se, con buona probabilità, dalla
per la natura brevissima della loro fioritura i cimetà del secolo successivo, a seguito dell’analoga produzione realizzata sia in pasta dura che
liegi arrivarono a simboleggiare il ciclo di vita/
in tenera, dalle manifatture europee, la riWWW.MAREMAGNUM.EU chiesta subì un crollo. Due sono le difficol- morte/rinascita e per questa ragione si iniziò a
piantare ciliegi ricadenti (shidarezakura) nei cimiLibri antichi e da collezione tà che presenta il “Bianco di Cina”: la priteri. L’origine di questa potente associazione
ma è nella definizione dell’epoca di origine.
Libri antichi - Antiquariato
simbolica è rintracciabile nel Kojiki (712 d.C.),
Se è certo che nel XVI secolo la produzione
Ceramiche - Incisioni - Dipinti
il più antico documento letterario sulla storia
era presente e da allora è giunta fino ai noLuca Piatti - Milano, via dell’Orso, 12
giapponese, che ricostruisce la cosmogonia e
stri giorni, non si conosce con precisione di
Sakura presso il castello di Matsumoto.
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ascrive le origini della casa imperiale alla Dea Foto di Rossella Marangoni.
quanto questa data può essere retrocessa; è
del Sole Amaterasu. Nel Kojiki si narra che il
certo che il periodo di massimo splendore risale ai primi decenni del XVIII secolo, anche se, sporariso venisse coltivato in cielo dalle divinità (dunque un prodotto autoctono) e che Amadicamente, pezzi di elevata qualità furono ancora prodotti fino agli inizi del XIX secolo. La seconda
terasu avesse inviato suo nipote Ninigi sulla terra (cioè in Giappone) a trasformarla in
è la datazione dei pezzi, difficile sia per i pezzi risalenti al periodo Ming che a quello Qing. I ceraun paese di risaie, facendo di fatto agli uomini il dono del riso. Ninigi sposò una divinimisti di Dehua furono molto tradizionalisti e altrettanto conservatori, la clientela lo era forse ancor
tà, Konohana no Sakuyahime, “bella come un bocciolo su un albero”. Essa ha il nome
di più e questo fece sì che la loro produzione si ripeté invariata per secoli, tanto da poter affermare
di un fiore dalla vita breve. L’unione tra i due è all’origine della brevità della vita degli uomiche gli oggetti domestici, da scrittoio e rituali sono rimasti in fabbricazione pressoché immutati fino
ni. Ma i due generano la stirpe imperiale. Dunque, in questa cosmologia agraria, forza riai nostri giorni. In Giappone, dove le porcellane di color bianco furono realizzate nei forni della maproduttiva e caducità sono associate. Non solo. Le nozze fra Ninigi e Sakuyahime garantisco6
nifattura di Hirado , il “Bianco di Cina” è chiamato haku-gōrai, termine usato per indicare le ceno la rinascita del riso che in questo caso sarebbe simbolo dei kami e degli imperatori (che sono
ramiche di color bianco provenienti dalla Korea. Fu importato in grandi quantità, almeno fino alle
di origine divina) e poiché questi ultimi rappresentano gli esseri umani (e quindi i Giapponesi), si
restrizioni commerciali imposte dalla metà del XVIII secolo. In prevalenza erano oggetti destinati ai
perfeziona così l’identificazione riso/sakura/popolo giapponese.
butsudan, gli altari familiari, e ad usi religiosi e funerari. Oltre alle immagini buddiste e agli utensili
Associazione ciliegio-brevità dell’amore (periodo Heian, 794-1185). Con lo sviluppo
rituali è interessante ricordare la figura della Maria Kannon, un’immagine della Vergine Maria nei
della raffinata civiltà della corte imperiale, il ciliegio venne associato alla transitorietà
panni della dea buddista Kannon (o Guan Yin in cinese); sulla
della vita e dell’amore con la ricorrente associazione petali-caducità ben documenta7
figura, destinata ai Kirishitan Kakure , il richiamo al cristianeta dalla grande poesia dell’epoca. È in questo periodo, infatti, che il concetto buddhisimo avveniva apponendo una piccola croce nella parte nascosta
sta di mujō, impermanenza, permea la cultura giapponese. Mujō (in sanscrito, anitya)
della statuetta. Le fornaci di Dehua hanno prodotto anche altre
è l’impermanenza del mondo fenomenico, concetto buddhista secondo cui ogni cosa
tipologie di oggetti in ceramica, tra cui alcuni con decorazioni in
esistente è caduca, quindi destinata all’estinzione. Questo concetto, fondamentale nel
smalto blu.
buddhismo giapponese, ha permeato tutta la letteratura classica e la storia del pen1. Ceramica cinese coperta da una smaltatura di varie tonalità del color verde, può
siero in Giappone. Molti esempi poetici sono individuabili nell’antologia poetica impepresentare una decorazione incisa o a rilievo posta sotto la smaltatura, più raramente in
riale Kokinwakashū (920 d.C.). Ne scelgo uno (di autore anonimo) a titolo d’esempio:
rilievo privo di smalto, lasciando trasparire la ceramica sottostante.
Utsusemi no/ yo ni mo nitaru ka/ hanazakura/ saku to mishi ma ni/ katsu chirinikeri.
2. Canton, dal portoghese Cantão; in cinese Guangzhou, la più grande città costiera
del sud della Cina, capoluogo della provincia del Guandong
(A questo mondo umano/ effimero somiglia/ il fiore di ciliegio: / lo vedo sbocciare e in3. Francois Xavier d’Entrecolles, Lione 1664 – Pechino 1714, gesuita e sacerdote,
tanto/ ecco, già sta sfiorendo. Kokin., II, 73, trad. di Ikuko Sagiyama).
riunendo l’osservazione diretta dei forni ceramici, le conoscenze tecniche dei cinesi
convertiti al cattolicesimo e la conoscenza delle antiche fonti cinesi ha ricostruito
“Change” di Paola Billi
la tecnica in uso in Cina per la produzione della porcellana; questi suoi studi, sotto
Paola Bilii e Nicola Piccioli
artisti docenti di calligrafia orientale.
forma epistolare, furono inviati, a Parigi, a Padre Louis-François Orry, tesoriere delle
Hanno due scuole di calligrafia,
missioni dei Gesuiti in Cina e India e in seguito stampati.
una a Firenze (FeiMo). l’altra a Milano,
Presso il Monastero Zen il Cerchio.
4. Lo smalto che realizza il rivestimento superficiale del pezzo ceramico.
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5. P. J. Donnelly fu un importante collezionista e studioso delle porcellana “Bianco
[email protected]
di Cina”, l’autore della maggiore opera sull’argomento, intitolata Blanc de Chine:
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Porcelain of Tehuain Fukien, edita a Londra da Faber and Faber nel 1969 Nel 1980,
il British Museum ha ricevuto in dono l’intera collezione di Donnelly.
6. Hirado era il nome del porto d’imbarco della porcellana prodotta nelle fornaci di Mikawachi (Hizen). Questa porcellana era
caratterizzata da una pasta bianchissima, poteva essere lasciata bianca o decorata; l’ornamento avveniva a rilievo, a incisione
e sotto vernice, dipingendo in color azzurro. Destinata all’esportazione, era prodotta dagli inizi del XVIII secolo da maestranze
coreane. Dopo il 1750 fu riservata ai servizi di corte.
7. Kirishitan Kakure erano un gruppo di fedeli al cristianesimo, presenti in Giappone dal XVIII secolo, quando questa religione
era vietata dai Tokugawa.
International Okinawan Goju-Ryu
Karate-Do- Federation Italia
flavio gallozzi
seguito
Ci puoi dire più direttamente qualcosa sulla tua ricerca? - Nel mio primo viaggio in Giappone, tra le migliaia
La I.O.G.K.F. Italia condotta da Sensei
P.Taigō Spongia rappresenta nel nostro
di foto che avevo scattato avevo scelto la serie della cerimonia
Paese la Scuola del Maestro Morio
Higaonna (10°dan) consacrata a preservare e diffondere
del tè. Guardandole e riguardandole ebbi come un’illuminazionella sua forma originale l’Arte del Goju-Ryu Karate-Dō
come intangibile tesoro culturale, efficace Arte Marziale
ne: una sola immagine emergeva fra le tante, per pregnanza di
e pratica di formazione ed equilibrio psicofisico.
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significato, di potenza espressiva, la foto della mano che regge
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il mestolo di bambù nella cerimonia del tè. Decisi di eliminare
tutte le altre fotografie e di iniziare la serie del gesto. Il gesto creativo e creatore è da allora il titolo della mia ricerca.
Come sei arrivato al gesto? - L’artista maturo trascende la tecnica, per lasciare finalmente spazio al sentimento, al fluire del suo spirito; il suo braccio,
la sua mano diventano il tramite tra il cervello o pensiero e l’espressione pura del cuore o sentimento. Ecco il gesto, l’arte si fa materia, appare nel mondo fenomenologico, diventa dipinto, calligrafia, musica, atto o oggetto.
Sono affascinanti questi tuoi avvicinamenti ai particolari, questi intensi microcosmi. Questa immagine così tagliata, concentrata, priva di ambiente, priva di volti, non descrittiva e
volutamente non documentaristica, mi convinse del fatto che riuscivo ad esprimermi naturalmente con il dettaglio, il close up, perché non c’è bisogno di tante parole o tanti particolari per
esprimere lo spirito.
Che valore hanno il bianco e nero nel tuo lavoro? - La ricerca della essenzialità mi ha condotto ad abbandonare l’inutile, il superfluo, quindi sono arrivato a togliere il colore, dedicandomi ai
giochi d’ombra, ai pieni e vuoti, che evidenziano le geometrie della composizione, senza perdersi nella
superficialità del colore.
Tocchiamo l’aspetto tecnico del tuo lavoro. - La tecnica deve essere al servizio dell’idea
e non viceversa, altrimenti si cade nel virtuosismo o nell’estetismo. Se una fotografia, come un
quadro o altro, anche se molto curata tecnicamente ed esteticamente, non ha qualcosa da esprimere, è sterile, fredda. Tecnicamente io realizzo il “taglio” in macchina, cercando di ottenere la
perfetta inquadratura in ripresa e non faccio nessun taglio in stampa. E’ un esercizio di disciplina, mettere l’attenzione e la cura del dettaglio già nella fase di ripresa e non rimandare alla post
produzione il salvataggio di un’immagine scadente è fondamentale per me. Uso la tecnologia
digitale da molti anni, mi piace. Se conosciuta a fondo è all’altezza della pellicola, se non più
avanzata. Offre molte possibilità al fotografo; con la camera oscura digitale si può agire su contrasto, luminosità, gamma, ecc. Riguardo alla stampa, anche il getto d’inchiostro è arrivato a
livelli altissimi di qualità, e la scelta di carte da stampa è molto ampia; io scelgo per le mie opere,
carta con fibra naturale opaca, come la carta da acquerello, ha un tono leggermente caldo che
assorbe la luce, la beve lentamente e non la riflette violentemente come la superficie lucida.
Che cosa sono per te la luce e l’ombra? - Nel mio lavoro sono fondamentali, e devo ringraziare Tanizaki Junichiro per il suo meraviglioso “Libro d’ombra”. Lui ha saputo esprimere
con parole magistrali quello che io sentivo nell’anima, ma non sapevo esprimere razionalmente. Il mio primo viaggio in Giappone è stato uno spartiacque della mia vita e anche della mia
espressione artistica, lì ho scoperto la bellezza e posso dire di aver capito la luce morbida; fu
come una rivelazione, la luce “soft” non era più una scelta solo estetica, ma una scelta filosofica. Da una luce più dura (usavo “spot” di tipo cinematografico) sono passato a studiare la luce
riflessa da superfici o filtrata attraverso schermi, ammorbidita, un po’ come gli shoji giapponesi.
Lavoro quasi esclusivamente in controluce, per creare atmosfera intorno al soggetto e per dare maggiore risalto al gesto, alla mano dell’artista, ma raramente posso illuminare recandomi da artisti, devo
utilizzare lo spazio così com’è, trovando l’angolo migliore e assecondando la situazione, sempre diversa e imprevedibile. Ho sempre avuto la passione per immagini con ampie e profonde ombre, ma
è stato il contatto profondo con la cultura giapponese che mi ha fatto innamorare delle luci soffuse e
ampie zone d’ombra. Nella cultura tradizionale giapponese le cose importanti si tengono nell’ombra.
Personaggi, artisti o scrittori giapponesi che senti vicini? - I fotografi Eikoh Hosoe,
Noriaki Yokosuka, Hoshino Komaro, Hideki Fuji, Hiro e, come già detto, Tanizaki con il suo “Libro
d’ombra”. Trascrivo qui solo una frase: “… mi meraviglia la dimestichezza che i Giapponesi hanno
con i segreti dell’ombra. Con quanta raffinatezza sono state distribuite luce e oscurità!
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INTRODUZIONE ALLO STUDIO
DELLA LINGUA GIAPPONESE
Carocci Editore - Roma, 2012
A cura di Andrea Maurizi
Insegnata in oltre quindici sedi universitarie italiane, la lingua giapponese è diventata negli ultimi anni una realtà sempre più importante nel panorama culturale del nostro paese. Questo libro, nato dalla
collaborazione di docenti di due atenei (Milano-Bicocca e Orientale
di Napoli), offre a studenti e a chiunque si interessi della cultura del
Giappone un quadro d’insieme su alcuni “nodi” propri della storia
linguistica giapponese. I diversi ambiti di specializzazione degli autori - linguistica generale e variazionistica, tipologia linguistica, filologia e storia della lingua giapponese - hanno permesso di amalgamare in quest’opera le conoscenze degli studiosi della cultura
giapponese con le competenze proprie dei linguisti. Particolare attenzione è prestata all’analisi diacronica delle marche storico-linguistiche, alla classificazione tipologica e ai principali modelli delle variazioni socio- e pragma-linguistiche del giapponese
moderno. Segue lo studio del linguaggio cortese del
Genji monogatari (La storia di Genji), l’analisi linguistica degli incipit di alcune importanti opere letterarie
del Giappone classico e la disamina delle principali
figure retoriche della poesia. Il volume si chiude con
la traduzione italiana di Hyakunin isshu (Poesie di
cento poeti), una delle antologie poetiche più conosciute in Giappone e in Occidente.
24 stagioni
seguito
tinua ed esasperata modernizzazione sappia
rifarsi alle sue tradizioni consolidate, nel 2011
l’Associazione Meteorologica Giapponese ha
costituito una commissione per la creazione
del Calendario Nijushi
sekki (二十四節気) del
XXI secolo che dovrebbe essere reso noto a
breve.
Ancora interessante è ad esempio vedere
come vengono definiti i
Interessante illustrazione di un 大小暦 (だいしょうごよみ), calendario giapponese
periodi finali dell’anno
che rappresenta i mesi lunghi e quelli corti.
secondo questo tipo di
calendario. L’ultimo dei 24 periodi dell’anno (normalmente siamo attorno al 20 gennaio) è chiamato daikan 大寒, cin., dàhán (grande freddo). La parte iniziale è definita in Giappone fuki no hana saku 款冬華, cin., kuǎ ndōng huá, ossia fuki no hana ga saki
hajimeru 蕗の花が咲き始める”il fiore del fuki (erba commestibile originaria del Giappone, di cui si mangiano gli steli) incomincia a mettere le gemme”, mentre in Cina jī
shǐ rǔ 鶏始乳, niwatori hajimete nyūsu 鶏始めて乳す “la gallina comincia a deporre le
uova”. La parte centrale in Giappone è suitaku fukuken 水沢腹堅, ossia sawa ni koori ga
atsuku haritsumeru 沢に氷が厚く張りつめる “sui pendii si forma uno spesso strato
di ghiaccio”, invece in Cina zhìniǎ o lìjí) 鷙鳥厲疾 e cioè washi ya taka nado ga soratakaku tobi majiwau 鷲や鷹などが空高く飛び交う ”l’aquila e il falco intrecciano i loro
voli alti nel cielo”. E infine la parte finale, in Cina si dice 水沢腹堅, shuĭ zé fùjiā n (come
nella parte centrale in Giappone, vedi sopra) e in Giappone 鶏始乳 (come nella parte iniziale in Cina, vedi sopra). In sostanza questa 24.ma parte dell’anno lunare nel
suo complesso viene descritta così in Giappone: “Mentre da sotto la neve i gambi del
fuki spuntano, il freddo si fa sempre più pungente (prima parte), l’acqua che scende
dai pendii si rattrappisce formando strati di
ghiaccio (parte centrale) e la gallina si mette
a covare le uova (ultima parte). E’ una stagione così.” Viene in mente il proverbio “San
Benedetto la rondine sotto il tetto”.
Sul prossimo numero il seguito, con particolare attenzione
alla “stagionalità degli haiku”.
PAGINE ZEN - Reg. Trib. di Milano n° 441 del 13/07/2001 - Direttore responsabile: Margaret Speranza - Grafica e Organizzzazione: Franco Storti - Stampa: Tipografia Ammiano, via Isonzo 40/8 - Quinto Stampi - Rozzano (MI)
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