L’ARENGO DEL 1906 DALL’OLIGARCHIA ALLA DEMOCRAZIA a cura di Verter Casali E’ probabile che l’Arengo dei capifamiglia sia nato come assemblea politica durante il Medioevo, quando sul Monte Titano esisteva già una piccola comunità civile sviluppatasi attorno al monastero che vi sorgeva fin dal VI secolo, e dotatasi in seguito di un fortilizio. All’epoca gli abitanti della minuscola società sammarinese, concentrata in un modesto villaggio che si sviluppava sotto la 1a torre e in qualche piccolo borgo rurale del circondario, erano pochi, per cui l’assemblea politica più ovvia per gestire la comunità doveva essere proprio quella degli anziani o dei capifamiglia, che si riuniva periodicamente nella PIEVE. E’ presumibile che tale assemblea avesse all’origine come suo capo supremo il vescovo del Montefeltro, autorità politica massima della zona geografica sammarinese. In epoca comunale i sammarinesi iniziarono ad affrancarsi gradualmente dal dominio vescovile creando propri statuti e magistrati, come i Reggenti, di cui vi sono testimonianze fin dal 1243, e organismi politici come il Consiglio dei LX e quello dei XII, sempre documentati dalla seconda metà del 1200 in poi. Nel corso del XIV secolo e di quelli successivi il comune di San Marino assunse sempre più una dimensione indipendente ed autonoma, aiutato in questo dal Ducato di Urbino, fino ad acquisire nel XV secolo il titolo di Repubblica. Nel frattempo l’arengo si mantenne vivo con funzioni peculiari, come quella di nominare nuovi membri del Consiglio Grande e Generale, sicuramente fino al 9 gennaio 1571, ultima data conosciuta in cui si è riunita un'assemblea di capifamiglia prima del 1906. In questi secoli la comunità sammarinese crebbe demograficamente e territorialmente. Magna Domus Comunis Mura Man mano che questa crescita avveniva, l'arengo, a cui per legge doveva partecipare un membro di ogni famiglia sammarinese, aumentò in proporzione, fino a quando, nel corso del XVI secolo, divenne troppo numeroso e troppo difficile da convocare. Con gli statuti editi alla fine del XVI secolo fu stabilito che fosse il Consiglio stesso a nominare (cooptare) al suo interno i consiglieri mancanti, e a svolgere tutte le funzioni politiche di San Marino: di fatto l’assemblea dei capifamiglia venne esautorata da qualunque compito. L'arengo non venne mai ufficialmente abolito, tuttavia, non avendo compiti precisi da sbrigare, non fu neppure più riconvocato fino al 1906. In pratica lo si accantonò pacificamente come successe per gli Stati Generali in Francia. Rimase operativo solo come “arengo semestrale”. Nel corso dei secoli successivi sorsero a volte rare proteste popolari contro l'operato del Consiglio tese a richiedere la riconvocazione dell'arengo per verificare le azioni del governo ed eventualmente per introdurre innovazioni (1738-17971848-1853), ma inutilmente. Giungiamo così all’ultimo ventennio dell'Ottocento, epoca in cui il mondo e la società italiana erano in rapida trasformazione, così come stavano tramontando le gerarchie sociali che avevano determinato fin lì il dominio dell'aristocrazia e delle elite su tutti gli altri ceti. La mentalità che aveva per secoli fatto credere alle masse che fosse giusto e naturale che a governare gli Stati fossero sempre oligarchie molto ristrette di persone, padroni di mezzi economici e culturali, veniva gradualmente sostituita da una cultura più democratica ed egualitaria che valorizzava ogni uomo a prescindere dal ceto di appartenenza. Si svilupparono le prime organizzazioni operaie e società di mutuo soccorso, con l'obiettivo di migliorare le condizioni economiche ed esistenziali dei loro soci. Sorsero i primi partiti politici, come il partito socialista, per esempio, nato a San Marino tra il 1892 e il 1893, espressione di forze popolari nuove anch'esse provenienti dal mondo del lavoro. A capo di questi gruppi di contestatori si trovavano in genere giovani intellettuali capaci di cogliere l’evoluzione dei tempi, desiderosi di produrre profonde riforme nella società, convinti che non vi dovessero essere distinzioni di nessun genere tra gli uomini. Anche a San Marino si sviluppò questa mentalità tra i giovani studenti locali che all’epoca erano numericamente superiori rispetto al solito per particolari condizioni economiche favorevoli che San Marino stava vivendo a partire dal 1862. Pietro Franciosi – Gino Giacomini All'epoca la Repubblica era abitata da appena 9.000 residenti di cui la maggior parte dedita ai lavori agricoli. Non esistevano fabbriche, quindi non vi era una classe operaia evoluta. I lavoratori culturalmente più progrediti erano gli scalpellini ed i muratori. Vi erano poi i commercianti, soprattutto del Borgo, che disponevano di quel minimo di cultura necessaria per desiderare riforme sociali e politiche anche per il loro Stato. Borgo Tutti gli altri, ovvero circa il 90% della popolazione, erano analfabeti ancora legati alla cultura conservatrice del passato, che aveva profondo timore di qualunque tipo di mutamento. Per attuare riforme e giungere all'Arengo del 1906 vi fu necessità di sensibilizzare la popolazione a mutare la sua plurisecolare costituzione risalente agli statuti secenteschi. Tale opera iniziò negli anni '80 con la stampa dei primi giornali locali da parte di alcuni giovani studenti riformisti da cui partirono sistematicamente critiche e contestazioni anche feroci nei confronti del governo sammarinese, accusato di essere incapace di gestire nella dovuta maniera lo Stato, e di tenerlo vincolato ancora a sistemi sociali e politici obsoleti. Negli stessi anni stava diventando insistente, nel regno italiano e a San Marino, la richiesta di istituire il suffragio universale, sostenuta soprattutto dai gruppi di indole socialista. Era anche in forte espansione l'associazionismo operaio per fini assistenzialistici e mutualistici, che induceva il mondo operaio ad essere sempre più compatto e combattivo. L'associazione operaia sammarinese più importante fu la Società Unione Mutuo Soccorso, fondata nel 1876 e a lungo presieduta da Franciosi. L’ultima fase dell’Ottocento fu inoltre caratterizzata da una grave crisi economica. La miseria in cui versava buona parte della popolazione, la disoccupazione ed il disagio sociale che ne derivava contribuirono ad aumentare il malcontento nei confronti dei governanti della Repubblica. Nuovo Palazzo Pubblico Non tutti però desideravano introdurre innovazioni a San Marino: vi era infatti un forte gruppo conservatore che non reputava necessario cambiare nulla rispetto al passato, ma solo ampliare le entrate economiche tramite una nuova riforma tributaria. Le polemiche tra le parti si trascinarono fino al 1902, quando tre consiglieri riformisti chiesero che venisse introdotto anche a San Marino l’istituto del “referendum”. Tale richiesta innescò un fitto dibattito tra le parti finché si giunse alla conclusione che San Marino non aveva bisogno di introdurre il referendum in quanto poteva usare l’Arengo in tale veste. Da questo momento in poi tutte le forze progressiste del paese, sia quelle più radicali che quelle più moderate, giunsero alla conclusione che, se veramente si voleva ottenere qualche riforma, l'unico sistema era quello di chiedere il ripristino dell'antico arengo. Fu questa idea a permettere la creazione di un'alleanza tra socialisti e moderati, alleanza che negli anni precedenti non era mai riuscita a concretizzarsi perché le posizioni riformiste erano diverse e non si era ancora sviluppato un obiettivo comune da perseguire: tale patto venne stipulato nei primi mesi del 1903. Questo gruppo misto fondò l’Associazione Democratica Sammarinese. Il suo programma, presentato al pubblico il 15 marzo, prevedeva una serie cospicua di riforme economiche, sociali e politiche, e auspicava il rinnovo periodico del Consiglio tramite regolari elezioni. Un altro frutto importante scaturito dall'Associazione Democratica fu il giornale "Il Titano", il cui primo numero venne pubblicato il 1° aprile sempre del 1903. Questo periodico ebbe un peso fondamentale nel divulgare le idee riformiste tra la popolazione. Gli anni successivi furono caratterizzati da polemiche ancora più roventi di prima perché la maggioranza conservatrice presente in Consiglio non era affatto convinta del bisogno di convocare l'arengo, e faceva di tutto per ignorare le richieste in tal senso. Ciò che fece precipitare le cose e giungere alla bramata convocazione furono le dimissioni di sette consiglieri riformisti in polemica con l’operato del Consiglio nel settembre del 1905, e la convocazione di un'assemblea pro-arengo il 29 ottobre dello stesso anno per verificare quali fossero i sentimenti della popolazione sui problemi politici ed istituzionali del paese. La gente ormai era sensibilizzata alle istanze riformiste, inoltre era intimorita dalla riforma fiscale che stava per essere varata. La riunione registrò per tali motivi la partecipazione di centinaia di sammarinesi, e fece capire ai governanti che la convocazione dell'arengo non era più procrastinabile, perché non era un'aspirazione solo di pochi isolati riformisti come pensavano. Il 16 novembre 1905 il Consiglio deliberò di convocare l'Arengo. Nei mesi successivi si formarono due schieramenti ben precisi: il primo, composto dai membri dell'Associazione Democratica e dai loro simpatizzanti, si chiamò Comitato pro-Arringo e conteneva al suo interno tutti i progressisti, ovvero tutti coloro che volevano riforme sociali e politiche. L'altro, che non assunse mai un nome preciso, era composto dai conservatori. Nei mesi utilizzati per organizzare l’arengo le polemiche continuarono ad agitare la società sammarinese, anche perché i conservatori facevano di tutto per limitare la portata dei cambiamenti che sarebbero potuti avvenire. L'arengo venne convocato per il 25 marzo 1906 nella Pieve, e registrò la partecipazione di 805 capifamiglia a cui furono sottoposti due quesiti per sapere se volevano cambiare la gestione politica dello Stato, trasformando in elettivo il Consiglio nominato per cooptazione, oppure se volevano lasciare tutto immutato. Quasi tutti i presenti votarono per modificare la costituzione sammarinese, ovvero per rendere periodicamente elettivo il Consiglio. In seguito a tale esito, durante l'estate si svolsero le prime elezioni politiche moderne della Repubblica di San Marino, ed il Consiglio risultò rinnovato grazie all'immissione al suo interno di parecchi consiglieri nuovi scelti direttamente dalla popolazione. FINE torna torna Gino Giacomini torna torna torna torna Torna torna torna