Maggio-Agosto 2014 VIBanca è prima in Italia fra le “Banche Piccole” anno VII - n° 2 - maggio-agosto 2014 Sommario Editoriale Via Provinciale Lucchese 125/B 51100 Pistoia Tel. 0573 91391 Fax 0573 572331 www.vibanca.it DIRETTORE RESPONSABILE Luca Lubrani Patrizio Rosi TUTTO SOMMATO, Intervista a Roberto Cresci SERVIZI, EFFICIENZA, ORGANIZZAZIONE Maria Valbonesi IL PALAZZO DEI PANCIATICHI REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE Edizioni Polistampa, Firenze Via Livorno 8/32 50142 Firenze Tel. 055 737871 (15 linee) Amici di Pistoia Daniele Negri PISTOIA PER NILO NEGRI » 6 Luca Lubrani I CARABINIERI: DUE SECOLI, MA NON LI DIMOSTRANO Massimiliano Gori intervista Roberto Vecchioni NIENTE È COME APPARE Finito di stampare in Firenze presso la tipografia editrice Polistampa luglio 2014 » 9 » 12 Borsa di Studio Vivarelli PREMIATI SOGNI E SPERANZE » 15 Terra nostra NEL MEDIOEVO » 17 Sport Enzo Cabella • PISTOIESE: C COME CALCIO CHE CONTA! » 19 • UMILTÀ, GIOCO E SPETTACOLO » 22 Libri Lisetta Bongi MORTADELLA & INSALATA » 24 Ricetta Massimo Falbo MERINGATA » 26 Su il sipario Luca Lubrani Periodico registrato presso il Tribunale di Pistoia al n° 3/2008 in data 15/04/2008 » 4 La nostra storia Luca Lubrani CASTELLINA SI TUFFA Il comitato di redazione si riserva la decisione di pubblicare o meno articoli e notizie inviati. I materiali inviati alla redazione non saranno restituiti » 2 Pistoia nostra Gente nostra VINFORMA dà spazio a giovani ricercatori e studiosi del nostro territorio che si sono distinti per la realizzazione di una tesi di laurea di particolare valore. Per eventuali proposte di collaborazioni per giovani laureati o ricercatori si invita a contattare l’ufficio soci di ViBanca – [email protected]. 1 La Banca COMITATO DI REDAZIONE Patrizio Rosi Paolo Ferretti Roberto Cresci Mauro Pagliai Stella Passini Carlo Lucarini Foto di copertina: La sede VIBanca a Pontelungo. PAG. ANCORA UN ANNO POSITIVO » 27 Hobby e tempo libero Luca De Simone RACCOLTI E LAVORI Spazio Soci DOPO L’ESTATE » 28 » 29 Il Presidente di ICCREA Holding dottor Giulio Magagni e il Presidente di ICCREA Banca dottor Francesco Carri premiano il Presidente avvocato Patrizio Rosi per ViBanca, classificata prima in Italia fra le “Banche Piccole” nello sviluppo dei prodotti e dei servizi del Gruppo Bancario ICCREA. Maggio/Agosto 2014 ari Soci e cari Amici, come preannunciato, anche l’esercizio 2013 si è concluso con un risultato positivo. La flessione dell’utile rispetto al 2012, dovuta soprattutto alla flessione del margine d’interesse e all’incremento dei crediti anomali, è significativa, ma siamo riusciti a mantenere il segno più e, con quanto si vede in giro, non è poco! Inoltre, per l’anno passato, la “nostra” Banca si è classificata al primo posto in Italia nella categoria “Banche Piccole” nello sviluppo dei prodotti e servizi del Gruppo Bancario ICCREA. Un risultato prestigioso che sottolinea il forte impegno della Banca nel promuovere lo sviluppo del territorio, col supporto del Gruppo Bancario ICCREA che propone soluzioni integrate e opportunità innovative per soddisfare le esigenze della clientela. Il risultato valorizza il lavoro dei dipendenti e degli amministratori dell’Istituto che, col loro impegno e la loro professionalità, hanno saputo individuare soluzioni appropriate per venire incontro alle esigenze dei Soci e dei Clienti con l’attenzione e la vicinanza alla comunità che da oltre cent’anni contraddistingue VIBanca e che è e rimane il nostro obiettivo principale. Il premio che ho ritirato nel corso della cerimonia organizzata nell’ambito del Congresso Annuale ICCREA, tenutosi a Roma nei giorni 26 e 27 giugno, è il riconoscimento dell’impegno e della serietà che VIBanca ha dimostrato anche in questi anni difficili per l’economia nazionale e locale. VIBanca emerge a livello nazionale grazie a scelte strategiche che da sempre privilegiano una sana e prudente gestione dell’attività, come testimoniano anche i dati del Bilancio 2013, presentati nel corso dell’Assemblea dei Soci, che lo ha approvato all’unanimità. I numeri sono importanti, ma ancor di più lo sono le persone e le attività che mettiamo in atto a favore della valorizzazione e dello sviluppo del territorio. Se comunque i numeri hanno un significato, possiamo pensare con ottimismo al futuro, visto il miglioramento che da essi affiora per i primi mesi dell’anno 2014. In conclusione, desidero condividere il premio che VIBanca ha ricevuto con tutti i Soci e Clienti che in numero sempre maggiore ci riservano il loro consenso. A tutti un fervido augurio per un secondo semestre dell’anno 2014 sereno e ricco di successi e soddisfazioni. 1 Editoriale Tutto sommato, ancora un anno positivo Patrizio Rosi a cura di Enzo Cabella Servizi, efficienza, organizzazione Intervista a Roberto Cresci, direttore generale di VIBanca oberto Cresci è il nuovo direttore generale di VIBanca, Banca di credito cooperativo di San Pietro in Vincio. Ha cinquantasette anni, è sposato con la signora Michela Galardini, insegnante all’istituto tecnico Filippo Pacini di Pistoia, dove Cresci si è diplomato ragioniere. Ha due figli, Giulia, avvocato, e Andrea, studente universitario di Economia e commercio. Il neo DG ha salito tutti i gradini della carriera nella banca di Pontelungo. Aveva ventitre anni quando fu assunto da quella che allora si chiamava Cassa rurale e artigiana di S. Pietro in Vincio. Prima come cassiere, poi a metà degli anni Novanta, dopo aver ricoperto varie mansioni nei comparti della banca, fu promosso direttore della filiale di sede di Pontelungo. Nominato vicedirettore generale nel 2005, ha mantenuto la carica fino all’aprile scorso, quando è diventato direttore generale. Roberto Cresci, direttore generale di VIBanca. informa Maggio/Agosto 2014 È il coronamento di una brillante carriera. Immagino sia felice e orgoglioso. Molto. Devo ringraziare il presidente Rosi e tutto il consiglio di amministrazione per la fiducia. Sono nato nella BCC di San Pietro in Vincio, ho cercato di dare il meglio di me e ora più che mai non smetterò un minuto di pensare e lavorare per questa banca, che considero la mia seconda casa. 2 Lei trova una banca che, pur in questi anni di crisi, è in continua crescita. Ricordo che quando fui assunto la banca aveva un solo sportello, adesso invece ne ha cinque, quattro che gravitano su Pistoia e uno a Quarrata. La banca è cresciuta soprattutto nei volumi. Basti pensare che l’esercizio 1982 presentava una raccolta da clientela di 9.500.000 lire (4.898 euro), impieghi per 3.360.000 lire (1735 euro), aveva solo nove dipendenti e 190 soci. Il bilancio al 31 dicembre 2013 presenta una raccolta diretta di oltre 240 milioni di euro, una raccolta indiretta di 56 milioni, impieghi per 200 milioni, un risultato d’esercizio positivo, i dipendenti sono 44 e i soci 1383. Che cosa ha reso possibile questo notevole sviluppo? Vorrei dire la lungimiranza e il buon governo dei vari consigli di amministrazione che si sono succeduti negli anni. I presidenti, gli amministratori e i sindaci hanno dimostrato un forte spirito di appartenenza e una buona visione strategica, oltre che un’oculata e prudente gestione aziendale che negli anni ha portato la banca ad amministrare interessanti quote di mercato nella provincia. Ma è stato fondamentale anche il clima di forte collaborazione e condivisione tra gli amministratori e il personale. Devo dire che nei colleghi c’è La politica della banca, quindi, è sempre stata rivolta a un’oculata e moderna gestione aziendale. La gestione aziendale è sempre stata mirata alla centralità del socio-cliente, alla sua appartenenza alla banca. L’adesione a un forte gruppo bancario, l’ICCREA Holding, ha permesso anche al nostro istituto di seguire il processo di modernizzazione che l’industria bancaria italiana ha avuto negli ultimi decenni. Basti pensare alla nascita del Fondo di garanzia degli obbligazionisti, un fondo volontario che garantisce oltre quaranta miliardi di euro di obbligazioni emesse dalle BCC. Inoltre è in corso un progetto per la nascita di un Fondo di garanzia istituzionale, che rappresenta la forma più coerente ed efficace per la risoluzione di problemi interni alle BCC, e di un Fondo di garanzia dei depositanti. VIBanca, come tutte le BCC, ha un’attenzione particolare al territorio. La riflessione che mi viene di fare è che dove c’è una BCC il territorio cresce di più e meglio. La finalità delle nostre banche di credito cooperativo è di raccogliere il risparmio nel territorio di appar- tenenza e di reinvestirvelo, contribuendo quindi a creare ricchezza e benessere. Il valore economico che siamo in grado di generare non finisce a favore di pochi, ma serve a consolidare la banca che può quindi investire in sviluppo e in economia reale. In questi anni di crisi, la nostra banca ha continuato a erogare credito, aiutando le imprese e le famiglie. Come vede il futuro di VIBanca? Le linee guida sono già tracciate. Vogliamo proseguire nella crescita dimensionale ed economica nell’ottica di una sana e prudente gestione aziendale, continuando a privilegiare il rapporto con clienti e soci, ponendo attenzione alle loro esigenze, ai loro bisogni. Vogliamo sviluppare maggiormente l’offerta di servizi, anche innovativi, per i nostri soci e clienti. Programmare iniziative e costruire opportunità per concepire una cultura d’impresa nelle nostre aziende, avvalendoci della collaborazione con le varie associazioni di categoria presenti sul territorio. Dobbiamo cambiare il modello organizzativo, trovare altri stimoli, rivedere gli obiettivi, adeguarci ai cambiamenti. E non basta. C’è dell’altro? Dobbiamo avere lo sguardo rivolto anche a nuove iniziative e opportunità, che bisogna saper co- gliere prontamente. Alcuni progetti già iniziati dovranno essere portati a termine. Mi riferisco al Progetto Giovani Soci, sperando che possa trovare il suo naturale percorso con la nascita di un’associazione in grado di gestirne e capirne le esigenze. Saper costruire adesso una buona base sociale è di primaria importanza per creare le fondamenta per la futura governance della banca. La Banca sempre stato un forte senso di appartenenza e responsabilità. Posso affermare che anch’io, nel mio percorso professionale, ho fatto tesoro di questi principi. Qual è la partita da giocare per il futuro? Lo scenario economico, anche per i prossimi anni, risulta ancora incerto e ricco d’incognite. Pare che vi siano segnali di ripresa, ma sono ancora molto tenui. Il contesto esterno prevede ulteriori cambiamenti, riguardanti Basilea 3, l’unione bancaria e la bassa crescita economica. La nostra banca, a fronte di questo scenario, deve necessariamente trovare elementi di sostegno, quali servizi a maggior contenuto consulenziale, ricercare efficienza attraverso una razionalizzazione della struttura e cambiare modello organizzativo. Questo richiede da parte di tutte le componenti un grande sforzo, un cambiamento anche per certi aspetti culturale. Quello che è stato probabilmente non sarà più: nel nuovo, forti della nostra tradizione, dobbiamo trovare altri stimoli, rivedere gli obiettivi, adeguarci con velocità ai cambiamenti. I Il direttore generale Roberto Cresci interviene nel corso dell’assemblea dei soci di VIBanca per illustrare i lusinghieri dati del bilancio 2013. Maria Valbonesi Il palazzo dei Panciatichi Le vicende storiche e architettoniche di uno dei più amati monumenti pistoiesi La bella loggia interna del palazzo con l’elegante scalone, opera dell’architetto rinascimentale Ventura Vitoni, nato a Lamporecchio ma pistoiese d’adozione, che dotò esternamente l’edificio di una raffinata gronda in sostituzione dei merli guelfi. informa Maggio/Agosto 2014 er sette secoli il palazzo Panciatichi è passato attraverso un intreccio di vicende storiche, familiari e architettoniche che non ha paragone nella edilizia privata pistoiese. Eppure ancor oggi, riguardandolo, vien fatto di pensare: è sempre quello. Quello che nel 1315 Vinciguerra Panciatichi decise di costruire là dove la stretta via che dal convento di San Domenico portava al Duomo veniva a incrociarsi con quella “maestra” tracciata nel XII secolo sul perimetro della prima cerchia di mura: un imponente parallelepipedo di pietra, impostato sugli archi di un portico continuo e incoronato di massicci merli. Nel progettarlo, probabilmente, Vinciguerra si era ricordato della bella fortezza Damiata, roccaforte e dimora dei Cancellieri di parte nera, rasa al suolo nel 1301 dalla rabbia vendicativa dei bianchi. Ma siccome aveva soggiornato a lungo in Francia, non poté fare a meno d’introdurre in questa solida struttura romanica qualche più arioso elemento dell’architettura gotica: le slanciate volte a sesto acuto del secondo piano con le lesene pensili che ne prolungavano lo slancio; e soprattutto le finestre a crociera, di cui nel Medioevo il palazzo Panciatichi offre l’unico esempio, non solo pistoiese ma toscano e italiano. 4 Infatti i Panciatichi, presenti a Pistoia fin dal XI secolo, nella seconda metà del XIII, dopo la sconfitta del partito ghibellino cui appartenevano, avevano preferito emigrare. Uomini d’arme (basta guardare i nomi: Vinciguerra è figlio di Astancollo e nipote di Infrangilasta) e d’affari, avevano accumulato grandi ricchezze, soprattutto prestando soldi al re di Francia e ai papi avignonesi. Quando poi il partito ghibellino sembrò riprendere quota in Toscana con Uguccione della Faggiola, Vinciguerra aveva lasciato la Francia per scendere in campo al suo fianco e sull’onda del successo di Uguccione era rientrato a Pistoia con piglio – e possibilità – di Signore ghibellino, cominciando subito a costruirvi il palazzo. Ora, proprio un poco evidente ma significativo particolare del palazzo rivela l’improvviso capovolgimento politico, se non suo, di suo figlio Giovanni e della famiglia. Perché dei tre stemmi che vi si trovano, due, sulla facciata a nord, sono semplicemente bianchi e neri, mentre l’altro, sull’angolo, espone sopra il terzo superiore nero un tondo bianco con croce rossa (i colori del Comune di Firenze). Questo a significare che dal 1330 circa i Panciatichi non sono più ghibellini ma guelfi, d’ora in avanti legati da irridu- Maggio/Agosto 2014 traversa un periodo di devastante guerra civile tra le fazioni dei Panciatichi e dei Cancellieri, durante il quale il palazzo, roccaforte e rifugio dei primi, diventa teatro di scontri furibondi e di episodi atroci (valga per tutti la morte di Conte Bisconti, strappato dal letto dove giaceva ferito, gettato da una finestra e lasciato agonizzare per più di tre ore in mezzo alla strada maestra). A un certo punto i Cancellieri riuscirono a incendiare il palazzo e a esiliare dalla città gli avversari. “Vedili al fondo e persi, / maladicendo parte ghibellina, / restati come stringhe di dozzina. / Tanto rigoglio inchina: / arso è il palazzo e tutto il circuito / così la lor mercede han ricevuto” esulta il “cancelliere” Tommaso Baldinotti. Ma la ruota della fortuna continuò a girare, riportando a Pistoia Andrea Panciatichi, che chiamò il più valente architetto locale, Ventura Vitoni, a “rifare” il palazzo. Col suo sicuro senso estetico il Vitoni adattò felicemente alla struttura originale alcune innovazioni di gusto e stile “moderno”: un ampio scalone e una luminosa loggia sul cortile, un’elegante gronda in pietra e legno artisticamente lavorati al posto dei merli guelfi, una panca di pietra che corre lungo la chiusura del portico. In questa splendida dimora rinascimentale Gualtieri, il nipote ed erede di Andrea, festeggiò magnificamente 5 le proprie nozze con Francesca Guicciardini; e magnificamente vennero ricevuti e ospitati durante il XVI secolo Giuliano e Lorenzo de’ Medici, il duca Alessandro e il granduca Francesco con Bianca Cappello. Nel 1580 però il palazzo fu venduto a Lanfredino Cellesi, balì dei cavalieri di Santo Stefano: e da questo titolo del nuovo proprietario prese il nome di palazzo del Balì, conservandolo anche dopo essere passato, per via ereditaria, alla famiglia Sozzifanti. È rimasto punto di riferimento della vita cittadina fino al 1943, quando fu un’altra volta gravemente danneggiato in seguito al bombardamento aereo, ma col restauro degli anni Sessanta ha ritrovato l’inconfondibile imponenza e nettezza volumetrica e “le nobili linee del palazzo di VinciI guerra”. L’angolo di palazzo Panciatichi, detto anche palazzo del Balì, all’incrocio di via Panciatichi e via Cavour. Pistoia nostra cibile rivalità ai Cancellieri e da fedelissima amicizia e alleanza alla guelfa Firenze. Un’alleanza dalla quale speravano che prima o poi sarebbe derivata loro la signoria di Pistoia: cosa che invece non avvenne mai, sia per l’accanita opposizione dei Cancellieri, sia perché a Firenze conveniva più conservare un certo equilibrio fra le fazioni che lasciar prendere definitivamente il sopravvento a una, per quanto fedele amica ed alleata. Dunque il grande palazzo merlato non diventò mai da privato pubblico; però di palazzo pubblico fece più volte le funzioni e la figura. Così nel 1478 Andrea Panciatichi vi ospitò la famiglia che Lorenzo de’ Medici, il Magnifico signore di Firenze, aveva fatto “sfollare” per metterla al riparo dalla peste che in tutta la Toscana risparmiava soltanto Pistoia. Con rispettosa curiosità e ammirazione i pistoiesi vedevano madonna Clarice passeggiare nel bel cortile recentemente ampliato e appoggiare al pozzo il peso della sua nuova maternità, mentre il piccolo Giovanni – il futuro papa Leone X – si attaccava alle sue vesti ripetendo: “Quando verrà Loencio?” e al piano superiore Piero, il primogenito, studiava sotto la guida di Agnolo Poliziano o cavalcava con lui per le strade e in mezzo agli orti che erano anche allora una delle bellezze della città. Vent’anni dopo il panorama è completamente cambiato. Non solo a Firenze, dove, morto Lorenzo, il governo dei Medici è ben presto sostituito da quello di fra Gerolamo Savonarola; ma anche a Pistoia, che fra il 1499 e il 1501 at- Daniele Negri Pistoia per Nilo Negri A vent’anni dalla scomparsa, il ricordo di un operatore culturale ante litteram Nilo Negri nel manifesto dell’evento. Maggio/Agosto 2014 i è concluso da poco un mese di maggio ricco d’iniziative dedicate al ricordo di Nilo Negri, organizzate nel ventennale della sua scomparsa da Comune, Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia, Museo Marini e Brigata del Leoncino su impulso dei figli Daniele e Nicoletta e in particolare di Maurizio Tuci, che insieme a lui lottò con animo leggero e tenacissimo per una nuova stagione della cultura pistoiese. Una specie di azione di mobilitazione permanente che fra il primo dopoguerra e gli anni Ottanta vide formarsi in città un manipolo di sodali, degli “Amici miei” scanzonati e serissimi, diversi e molto legati tra loro, che con Nilo dividevano un amore assoluto per la città: Jorio Vivarelli scultore, Giovani Battista Bassi architetto, Valerio Gelli scultore e pittore, Umberto Bovi, medaglista e incisore, Maurizio Tuci – allora il ‘ragazzo’ del gruppo –, musicofilo ed esperto di spettacolo, e ovviamente Nilo Negri, pubblicista e drammaturgo-poeta oltre che critico teatrale. Gente non comunissima, che portava in dote variegati bagagli culturali e di vita lavorativa da ambienti assolutamente diversi: l’Istituto d’arte Petrocchi per Bassi, Vivarelli e Bovi, il liceo scientifico Duca d’Aosta per Gelli, la Banca 6 d’Italia per Tuci, la San Giorgio per Negri. In particolare la San Giorgio – oggi AnsaldoBreda – sarà dal dopoguerra un cruciale snodo di continuità fra le varie esperienze che Nilo Negri e i suoi amici porteranno avanti per oltre un trentennio. Qui, nel 1949, lui e l’amico Giulio Fiorini avranno un’idea, anzi, l’Idea: fondare un premio teatrale e intitolarlo a Francesco Vallecorsi, un altro patito per le scene che lavorava con loro in fabbrica e faceva teatro nella Filodrammatica aziendale tra gli anni Trenta e Quaranta, quando la guerra e i bombardamenti avevano drasticamente cambiato per tutti lo scenario. Sorpreso come migliaia di altri soldati italiani dall’armistizio dell’8 settembre del ’43, Negri era stato rinchiuso coi compagni di caserma in un carro bestiame a Borgo Panigale, presso Bologna. Qui un lungo lentissimo treno l’aveva portato nel cuore della Germania dove per quasi due anni (fino al luglio del ’45) era stato un IMI, un Internato Militare Italiano, pressoché privo dei pur basilari diritti dei prigionieri di guerra. Un anonimo Kriegsgefangener che non aderì alla RSI per un’insofferenza in primis antropologica e culturale alle manifestazioni totalitarie, e quindi sballottato in diversi campi di concentramento e lavoro for- Maggio/Agosto 2014 di differenza culturale fra un ante e un post. Un ponte tra un teatro in fabbrica, in mezzo alle carrozzerie, e la città murata, quella del teatro Manzoni e degli altri luoghi tradizionalmente deputati ‘alla cultura’, uno scavalcamento delle mura – medievali e mentali! – per toccare le Officine, lì dai primi del Novecento, appena fuori la terza cerchia, in Ciliegiole, e aprirsi al mondo reale. Per contaminare con la magia del teatro quel mondo reale. È da allora – siamo a fine anni Sessanta – che Pistoia vede formarsi un nuovo milieu artistico-figurativo, teatrale e poetico, in cui Nilo Negri gioca il ruolo elettivo di catalizzatore. Esistendo e agendo nel quotidiano rende cioè possibili e reali le iniziative, mutandole da progetti a volte fantastici in cose concretissime, creando e abitando un ambiente che è insieme profondamente e anche diversamente culturale soprattutto perché è somma di culture tra loro diverse come so- no diversi i suoi protagonisti. Critico teatrale per “La Nazione” di Pistoia, dagli anni Cinquanta agli anni Novanta, è anche collaboratore del “Nuovo Corriere” e del “Resto del Carlino”, delle riviste teatrali “Il Dramma”, “Hystrio” e, negli anni Ottanta, di “Bell’Italia” di Giorgio Mondadori Editore. Lavora in Breda e quindi usa quel ponte – il Vallecorsi – da lui co-creato, per allargarne la platea all’intera città e diventando, ante litteram, quell’instancabile animatore culturale che dagli anni Settanta inventa – con Vivarelli, Bassi, Gelli, Bovi, Tuci e altri – e traina il Gruppo Amici di Pistoia, che accenderà la scena pistoiese per oltre due decenni con iniziative anche di eco nazionale. Diciamo tra gli altri del premio “Il Cino” che, col raffinato bronzetto di Cino da Pistoia di Valerio Gelli, ha reso omaggio a quei pistoiesi, di nascita e d’adozione, distintisi ai massimi livelli nel campo dell’arte e della cultura (fra questi la Manzini, Bolognini, Michelucci, Marino Nilo Negri tra Agenore Fabbri, scultore, e Piero Bigongiari, poeta e letterato, ambedue vincitori del premio Il Cino. 7 Gente nostra zato tra Hannover e Braunschweig, in balia di ottusi aguzzini, concentrato a sopravvivere alla studiata razione da morte per fame dei campi, ai capricci delle guardie e alle bombe degli Alleati che poi l’avrebbero liberato. Un esperimento in vivo di resistenza e sopravvivenza straordinariamente interiorizzato e rivissuto anni dopo, da cittadino libero in un’Italia liberata, attraverso una serie di bellissime poesie che fanno rivivere quegli stati limite di esistenza, quella scommessa quotidiana con la morte, quella nostalgia assoluta per gli affetti e la sua città che solo un poeta riesce a tradurre e far condividere universalmente. È la testimonianza della raccolta di poesie Oltre la memoria. Lager 6132, e non solo. Sono i canti sulla prigionia e sul ritorno che gli hanno fatto scambiare molti anni più tardi lettere toccanti con Primo Levi che, da ebreo, aveva vissuto e rivissuto intellettualmente quelle esperienze definitive e quell’imprinting da cui nessun sopravvissuto a quei campi può davvero liberarsi. Nilo e Giulio quindi, da reduci, fondano fra le macerie un premio teatrale dedicato a un operaio della San Giorgio e portano i protagonisti del teatro in fabbrica! Un’iniziativa totalmente rivoluzionaria per i tempi (il Fabbricone di Prato e Ronconi verranno molto dopo, e saranno diversi), e creata dal niente. E costruiscono uno straordinario ponte lanciato da questi due pontieri della cultura fra i luoghi del lavoro e il mondo del palcoscenico: prima quello locale e poi, dal ’57, col Premio che diviene nazionale, aprendo all’intero Paese e oltre. Premio – oggi alla cinquantottesima edizione – che ha marcato, per una Pistoia che usciva dal conflitto, il punto La copertina di I.M.I. 156452. Il coraggio del no, pubblicato nel 2003 dall’Istituto storico della Resistenza e della Società contemporanea nella provincia di Pistoia in ricordo di Nilo Negri, scomparso nel 1994. Marini, Bigongiari, Guccini) e che magari avevano come rimosso le radici pistoiesi e finito per considerare Pistoia più come matrigna indifferente che come madre… E diciamo del premio “Pistoia Teatro”, parallelo al premio Vallecorsi e consistente nell’esecuzione di una serie di splendidi busti in bronzo di Jorio Vivarelli, attribuiti negli anni ai più importanti interpreti della scena italiana (Buazzelli, Falck, Eduardo, Gassman, Carraro e altri) che hanno visto plasmate nel metallo le loro fattezze umane e ancor più le loro maschere di scena. Due premi che hanno ricucito antichi strappi dei protagonisti con Pistoia, oltre a lasciare uno straordinario epistolario, toccante, sincero, tra ciascuno di loro e Nilo, con lettere anche pubblicate – come nel caso di Lettere a Pistoia. Epistole a Nilo Negri – di una Gianna Manzini in procinto di scrivere Ritratto in piedi Maggio/Agosto 2014 dopo essersi rappacificata con la figura del padre e la sua città. Nilo Negri è vissuto comunque di teatro e per il teatro. Non solo e non tanto per il ‘suo’ premio Vallecorsi – che comunque vince nelle prime edizioni –, ma creando anche un proprio teatro autografo, primo amore e la sua prima valvola di sfogo. Storie molto personali, dalle tinte forti e dai sentimenti aspri portati spesso a rottura, segnate insieme dalla speranza estrema – malgrado tutto – nella capacità rigeneratrice dell’amore. L’esordio è con Sentieri per la regia di Giovacchino Forzano e poi, a seguire, Accadde così (1955) prima classificata al premio Dina Galli; Marina (1958), la più rappresentata, anche in Svizzera e Jugoslavia, che ha visto in Italia il debutto di Ugo Pagliai; Il nostro viaggio (1963), protagonista, al suo debutto, Claudio Bigagli; Ballata di guerra (1967), premiata al festival nazionale di Pesaro come migliore novità d’autore italiano, Spettacolo tutto da ridere (finalista al premio Pirandello 1979), rappresentata a Roma nel 1980, Quell’estate sul fiume (1970), finalista al premio Flaiano, rap- La copertina della raccolta di Nilo Negri Oltre la memoria. Lager 6132 (1980): centoventi poesie illustrate da quattro acqueforti di Agenore Fabbri e Jorio Vivarelli, con presentazione di Geno Pampaloni. presentata dal Teatro Stabile di Trieste nel 1984, e Il povero signor Pilade, rappresentato al teatro Manzoni di Pistoia in occasione della prima ricorrenza della scomparsa di un uomo di azione culturale molto in anticipo sui tempi, pistoiese in modo profondo, con un radicamento e un legame tanto forti quanto fecondi con la I sua città. Un ricordo del premio Vallecorsi, creato da Nilo Negri con Giulio Fiorini: 12 ottobre 1975, la giuria presieduta dal regista Sandro Bolchi premia lo scrittore Mario Grasso per la commedia Convegno per un parco (dal sito www.mariograssoscrittore.it). 8 I Carabinieri: due secoli, ma non li dimostrano Intervista al colonnello Eugenio Cacciuttolo, comandante provinciale dell’Arma a Pistoia l colonnello Eugenio Cacciuttolo regge il Comando Provinciale dei Carabinieri di Pistoia. In questa intervista ripercorre i due secoli di vita dell’Arma e ne sottolinea il profondo radicamento nel territorio nazionale. La carica, il momento culminante del celeberrimo carosello dei Carabinieri a cavallo, eseguita dal IV reggimento dell’Arma nei pressi del parco della Mandria (Torino). Una gazzella dei Carabinieri in servizio di pattugliamento. Si tratta di un anniversario importante, in considerazione del grande valore acquisito dall’Arma nei suoi duecento anni di vita Effettivamente, dal 13 luglio 1814, quando il re di Sardegna Vittorio Emanuele I di Savoia istituì i Carabinieri reali, con le Regie Patenti, di strada ne è stata fatta. Sono ormai quotidiani gli episodi in cui la vita del paese e dei cittadini si lega strettamente a quella dei Carabinieri. L’Arma ha condiviso sia gli eventi tragici che quelli gioiosi della storia d’Italia, tanto da essere annoverata tra i simboli stessi del Paese nel mondo e – non per ultimo – essere unanimemente riconosciuta con l’appellativo di “benemerita”. Gli innumerevoli attestati di stima e apprezzamento giunti ai Carabinieri sia dalle più alte autorità internazionali e nazionali che dai comuni cittadini sono solo una trasposizione del sentimento che lega l’Arma all’Italia. Certo, a volte, in situazioni imponderabili, il nostro operato può essere oggetto di critiche: siamo uomini e siamo soggetti a sbagliare. Una composizione vegetale per il bicentenario dell’Arma: non poteva essere altrimenti a Pistoia, capitale del florovivaismo. Com’è cambiato nel tempo il ruolo del Carabiniere? In linea di massima i compiti non sono cambiati, ovviamente si sono adeguati ai tempi e alle esigenze di una società moderna, grazie anche alla creazione di unità specializzate (NAS, NOE, GIS, Nuclei Elicotteri eccetera). L’Arma è nata come un corpo di élite, con ampie competenze in materia di ordine pubblico, la cui funzione di protezione della stabilità interna era considerata talmente importante da venir solo dopo la salvaguardia della persona del sovrano stesso. L’obiettivo considerato di primaria importanza era di costituire attraverso l’Arma una prima linea di difesa territoriale e coprire sistematicamente il territorio nel contrasto alla criminalità: ed è rimasto praticamente lo stesso fino La nostra storia Luca Lubrani La carriera Il colonnello Eugenio Cacciuttolo, cinquantaduenne, è a capo del Comando Provinciale dei Carabinieri di Pistoia dal settembre 2012. È laureato in Giurisprudenza e in Scienze della Sicurezza esterna e interna. Ha frequentato la Scuola militare della Nunziatella di Napoli e l’Accademia militare di Modena, nonché la Scuola Ufficiali di Roma. Nei suoi trentasei anni di vita militare, oltre ad aver seguito numerosi corsi di aggiornamento e specializzazione, ha retto vari comandi territoriali dell’Arma nel grado di capitano, quali le compagnie di Tempio Pausania in Sardegna e di Pomezia in provincia di Roma, nel grado di tenente colonnello e colonnello i Comandi Provinciali di Pesaro-Urbino e Pistoia. Inoltre ha retto il comando del Nucleo operativo e radiomobile a Lodi e assolto incarichi di Stato Maggiore al Comando generale dell’Arma e in Comandi di vertice. ai nostri tempi. A queste funzioni si affiancavano quelle militari, legate sia ai compiti di polizia militare che a quelli operativi al pari delle altre Forze Armate impegnate nei conflitti. Oggi come allora il regolamento organico fissa le seguenti priorità: vegliare sul mantenimento dell’ordine pubblico, sulla sicurezza e l’incolumità dei cittadini, sulla tutela della proprietà; curare l’osservanza delle leggi e dei regolamenti generali e speciali dello Stato, delle regioni, Maggio/Agosto 2014 Il colonnello Eugenio Cacciuttolo, comandante provinciale dei Carabinieri di Pistoia. delle province e dei comuni, nonché delle ordinanze delle pubbliche autorità; prestare soccorso in caso d’incidenti pubblici e privati. Una vigilanza attiva, ininterrotta, e l’azione repressiva dei fatti delittuosi costituiscono l’essenza della missione dell’Arma e, analogamente, sono rimasti quasi invariati i compiti e le funzioni di carattere militare. La Toscana, tra l’altro, vanta un’apprezzata scuola di sottufficiali. 10 La Scuola allievi marescialli e brigadieri carabinieri, con le sedi di Velletri e Firenze, costituisce un centro d’eccellenza per la formazione dei futuri comandanti di stazione e l’aggiornamento dei sottufficiali dell’Arma. A Firenze, nella storica sede di piazza della Stazione di Santa Maria Novella, nel sito dell’ex-monastero della Santissima Concezione e di una parte del complesso di Santa Maria Novella, ha sede il 2° Reggimento allievi marescialli. Il corso triennale consente agli allievi di raggiungere il grado di maresciallo nonché una laurea breve quali “Operatori della Sicurezza Sociale” presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Firenze. I moduli d’istruzione, oltre a fornire una base teorica, prevedendo esami in varie discipline giuridiche e militari, forniscono anche un approccio pratico tramite esercitazioni sul campo che variano tra i compiti di polizia (ad esempio, come si pianifica e si attua un pattugliamento o un posto di blocco) e quelli prettamente militari (come l’attività nelle missioni di pace all’estero eccetera). Le vostre stazioni sono da sempre punto di riferimento per la gente. Infatti i Carabinieri della Territoriale, quelli più conosciuti dal cit- Un momento delle celebrazioni del secondo centenario dei Carabinieri a Pistoia. che rende la figura del Carabiniere vicina alla società civile, parte integrante di quella comunità o come ha detto recentemente Sua Santità Papa Francesco, “della gente”. A conferma della vostra importanza, quasi tutti i Comuni della Provincia vi hanno assegnato la cittadinanza onoraria. Credo che l’iniziativa, che ha accomunato le amministrazioni locali, sia un attestato di stima e apprezzamento per l’opera che i Carabinieri hanno svolto nell’ambito provinciale. Le stazioni dei Carabinieri, caposaldo dell’Istituzione, sono per questi enti locali punto di riferimento per il regolare e ordinato svolgimento della vita civile. Non a caso al cinema, in televisione e nella letteratura le icone che spesso rappresentano queste realtà Sicurezza e fiducia Paolo Baldassarri Associazione Nazionale Carabinieri di Pistoia Duecento anni fa, il sovrano di un modesto Stato dell’Europa meridionale, il re Vittorio Emanuele I, riprendeva pieno possesso di tutte le proprie terre, nonché delle tradizioni, della cultura e della politica del regno. Il monarca, ancorato a principi dinastici e assolutistici, era tuttavia paternamente premuroso verso i sudditi: le popolazioni contadine, socialmente arretrate e in larga parte analfabete, percepivano con insofferente sospetto il vento delle nuove idee, perché identificavano la libertà nella normalità e lo Stato nel legittimo sovrano. Soltanto pochi esponenti delle élite culturali sentivano il disagio e l’oppressione di quel paternalismo. Per noi sarebbero stati patrioti, ma all’epoca erano considerati sovversivi, anche pericolosi. Questi erano il clima e l’ambiente che il 20 maggio 1814 accolsero con festose acclamazioni il ritorno a Torino di Vittorio Emanuele I re di Sardegna, che riprendeva possesso dei propri domini continentali (Savoia, Nizza, Piemonte e poco dopo anche la Liguria) dopo l’esilio nell’isola, cui l’aveva costretto Napoleone per più di tre lustri. Un premio che il Congresso di Vienna (1815) accordava al sovrano sabaudo per la sua fedeltà alla causa antifrancese: un premio assicurato e… minacciato dalle baionette austriache del feldmaresciallo principe di Schwarzenberg. Manzoniano “vaso di coccio tra vasi di ferro”, il ricostituito regno sardo-piemontese doveva subito fornire prova di stabilità e affidabilità, pena il protettorato diretto da parte dell’incombente impero asburgico. Tale pressante esigenza comportava la garanzia di due certezze: l’indiscussa Maggio/Agosto 2014 11 sono il maresciallo comandante della Stazione, il parroco, il sindaco e il farmacista. Vorrei però aggiungere che ho prestato servizio in varie località italiane e ovunque ho sempre trovato quell’affetto e quella riconoscenza che difficilmente vengono riposti in altre Istituzioni. Ai cittadini sono ben chiare le qualità morali, sociali e umane che contraddistinguono i Carabinieri: una parola di conforto a persone in difficoltà, la tutela di donne e minori nelle violenze domestiche, tanti altri fatti ormai alla ribalta della cronaca. Credo che questo sentimento comune non abbia bisogno di esternazioni eccezionali, perché è percepito quotidianamente dal Carabiniere: e questa credo sia la più concreta e sincera valorizzazione dell’opera svolta negli anni dall’Arma. I autorità del re e il controllo stringente dell’ordine e della sicurezza pubblica. Obiettivi conseguibili solo con un apparato statale efficiente e una polizia professionale e assolutamente fedele. Vittorio Emanuele pose immediatamente mano a queste incombenze, cercando di conciliare le regole rigide dell’“antico” con l’esperienza maturata del “nuovo”. Ossia ristabilì organi e leggi precedenti l’occupazione francese, utilizzando tuttavia anche uomini e strutture che in essa avevano dimostrato competenza ed efficacia. Così il 13 luglio 1814 diede vita al corpo dei Carabinieri Reali, che si volle legato strettamente alla dinastia e alle istituzioni monarchiche, ma con struttura e personale già sperimentati nell’impero napoleonico. Fu una brillante intuizione, tutt’oggi in pieno successo. Tra i massimi protagonisti del Risorgimento, soprattutto nel fronte interno, dove hanno fatto da tessuto connettivo nazionale, i Carabinieri sono stati e sono un baluardo a difesa dello Stato, secondo quei concetti di legittimità e di legalità che ne hanno anche mantenuto il privilegio della tutela del suo Capo, al di là e nell’ambito dei mutamenti istituzionali. Certo quel re “codino” ma saggio e i suoi accortissimi consiglieri non avevano conoscenza di quanta lungimiranza ci fosse nel modello di sicurezza che avevano progettato, ma hanno lavorato bene, molto bene: e quel modello è stimolo ed esempio oggi per altri stati e motivo comunque dell’ammirazione internazionale. Ammirazione per l’Arma, ammirazione per l’Italia. Questa è la ricchezza tramandata dai nostri due secoli di storia, che ci accingiamo a celebrare con diverse iniziative e per le quali speriamo in un solidale e affettuoso sostegno da parte degli amici dell’Arma che già ci hanno dimostrato più volte la loro concreta vicinanza. La nostra storia tadino, svolgono la loro opera a stretto contatto con la vita quotidiana della gente , quando sono incaricati del servizio di pattuglia per il controllo del territorio al fine di prevenire i reati. Ma ovviamente il Carabiniere non interviene solo in caso di reati: lo possiamo vedere vicino a una scuola che aiuta i bambini ad attraversare la strada, o tranquillizzare la persona anziana che magari vive da sola, o ancora cercare di persuadere il disperato che tenta il suicidio. Figura ormai familiare è il Carabiniere di quartiere, che è in costante contatto con le varie realtà del territorio, non solo per gli specifici compiti previsti dalle norme regolamentari, ma anche per un consiglio, un voler essere al fianco delle persone e assicurar loro protezione. Questo è il vero valore sociale che viene apprezzato e a cura di Massimiliano Gori Niente è come appare Intervista a Roberto Vecchioni, intellettuale, poeta, musicista per rabbia e per amore oberto Vecchioni, professore per oltre trent’anni di latino e greco nei licei e affermato cantante, è stato relatore dei “Dialoghi sull’uomo”, manifestazione organizzata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia e dal Comune di Pistoia. Vecchioni alterna l’attività d’insegnante presso varie università italiane e straniere a quella di cantante. Ha ricevuto importanti premi e riconoscimenti ed è autore di libri, saggi e raccolte di poesie. Ai “Dialoghi sull’uomo”, dove ha parlato insieme a Marco Aime sul mestiere di condividere musica e parole, ci ha rilasciato questa intervista. Professor Vecchioni, per il terzo anno consecutivo è venuto a far musica e cultura nella nostra Pistoia. Come la trova? Concorda con la celebre frase del suo amico Guccini che, a proposito di vivere in realtà come la nostra, menziona “la grazia o il tedio a morte del vivere in provincia...?”. Non posso certo dar torto al mio amico Francesco… Lui conosce sicuramente meglio la vostra città, se non ricordo male è stato anche presi- Roberto Vecchioni in uno scatto di Paolo De Francesco. Maggio/Agosto 2014 12 dente onorario della squadra di calcio, anche se non ho mai ben capito il perché… Comunque, pur avendo trascorso gran parte della mia vita in una metropoli, amo tantissimo le città italiane medio-piccole, che non definirei provinciali, piuttosto centri per la difesa della cultura, del territorio, della storia, dei rapporti quotidiani, anche normali, anche semplicemente da bar, quegli stessi rapporti che la grande città come Milano – non certo la Milano che ho amato io – raffredda sempre più, limita, numera addirittura. A Pistoia torno sempre volentieri, per amicizia e per l’atmosfera intima che regala. Non è poi così piccola, con i suoi oltre novantamila abitanti, e la sua storia importante, dai romani all’epoca dei comuni e al Medioevo, sino al Carducci. Lei nell’ultimo decennio si è spogliato delle vesti del cantautore per assumere quelle di vero e proprio esponente di spicco, a trecentosessanta gradi, del nostro panorama letterario e culturale. Stupisce e affascina la sua ecletticità, la sua capacità di ascoltare e dialogare “facendo riflettere”. Quali sono i suoi progetti letterari di prossima realizzazione? In autunno uscirà il mio nuovo romanzo, una storia che portavo nel cuore e nella testa e che è diventata scrittura più velocemente di quanto potessi immaginare, in poco più di due mesi, a conferma che se l’identificazione è totale, se è l’emozione che dirige la penna, non hai bisogno di tanto tempo, devi buttare fuori, eruttare, quasi liberarti del racconto per offrirlo agli altri il prima possibile. È successo così anche per l’ultimo disco. Con l’età sono diventato più lento in tante cose, e molto, ma non nella realizzazione di dischi e nella scrittura. le cose in genere, è molto carnale, fisico, non sempre duraturo. Col passare degli anni l’amore cambia e ti cambia, è un assaporare quotidiano più profondo, è alla base di tutte le scelte, anche politiche, anche letterarie, e non hai più paura Il suo ultimo, bellissimo, lavoro discografico è denso di spunti di riflessione e di messaggi tra i quali, al contrario del titolo (“Io non appartengo più”), l’amore figura come “la sola scusa di vivere che hai”. Cos’è l’amore a settant’anni per Roberto Vecchioni? È tutto. Veramente è più completamente di quando avevo vent’anni. Quando sei giovane molto spesso l’amore si confonde con l’attrazione, il sesso, l’infatuazione: il rapporto con l’amata, e anche con Maggio/Agosto 2014 Un’intensa espressione “rubata” a Roberto Vecchioni 13 di dire no, non hai più la forza di voler provare tutto, ma hai la forza di vivere profondamente le tue scelte. Come, appunto, la scelta, credo anche forte, penso non solo mia, di rifiutare la maggior parte di quello che offre questa nostra epoca di apparenza, di traviata democrazia, di valori con la data di scadenza come i prodotti alimentari. Arriva il giorno nel quale uno dice basta e si rifugia nell’eternità classica dell’uomo, quella che non tramonta mai: se una volta salivi sul ring e poco importava chi era esattamente l’avversario di turno, oggi dovrei meditare a lungo, troppo a lungo, per trovare a chi tirare un pugno, quindi preferisco il rifugio dei libri, dei testi classici, greci e latini, dove peraltro trovi quasi tutte le risposte ai problemi dell’uomo, anche di quello così confuso e senza una meta di oggi. I giovani devono continuare a sognare? E che cosa? Amici di Pistoia La copertina dell’album “Io non appartengo più” (2013). Bisogna sognare cose realizzabili. E avere il coraggio di farlo senza la minima vergogna, anche se gli altri ti giudicano negativamente perché non sei alla moda. Se finiscono i sogni, termina il mondo. Non c’è futuro senza un recupero dei valori del passato, intesi come cultura, costumi, arte, filosofia. Non c’è niente che i greci non abbiano già detto: è d’accordo? Assolutamente sì. Dal punto di vista umano, sociale, politico. Fatte le dovute proporzioni temporali, loro hanno saputo arrivare al nucleo dell’umano, hanno generato la parola, i suoi significati. È come se avessero azionato l’enorme clessidra del tempo: ecco, quello che rimane trascorretelo pure come volete, nulla sarà più come prima. Un ritratto fotografico di Roberto Vecchioni firmato Paolo De Francesco. La seconda parte del suo tour “Io non appartengo più” è in corso: sold out ovunque, standing ovation, tanti giovani in platea che “scoprono” le parole e i messaggi di Roberto Vecchioni. Che effetto le fa? Un piacere immenso. Come la voglia, altrettanto immensa, di regalare emozioni. Come dico anche nello spettacolo, alla fine questo mestiere si fa per passione, non tanto per l’applauso, soprattutto per sentirsi dire “sai, in quel- La copertina dell’album “Rotary Club of Malindi” (2004). Maggio/Agosto 2014 14 la canzone mi hai raccontato come io non avrei mai saputo fare”. Certo, quello che ogni volta sorprende è l’età media del pubblico, più bassa di quanto io stesso potessi immaginare. I giovani hanno voglia di capire, il tempo non li ha ancora sopiti e, partendo magari da un piccolo spunto, ascoltato alla radio o per caso da un genitore, vanno alla ricerca di qualcosa di diverso dal pensiero musicale comune, cercano qualcuno che ha un vissuto e non solo qualcosa da vendere. Qualche settimana fa, all’università di Pavia, un gruppo di studenti ha organizzato una tavola rotonda su Bob Dylan e Fabrizio de André. Io partecipavo in quanto professore del corso di poesia in musica, quest’anno dedicato alla figura femminile nella canzone italiana, dalle origini ai giorni nostri. Sinceramente, non mi aspettavo molto pubblico alla tavola rotonda. Invece l’aula magna era piena: di giovani e di attenzione. Bene così. Un vecchioniano nostro concittadino, pur non scegliendo tra i suoi pezzi, perché ogni figlio è “’nu piezz’e core”, sostiene che “Rotary Club of Malindi” sia IL suo capolavoro. Eppure… è forse il suo CD che ha avuto meno successo. Può quindi dirsi, nella musica come in ogni altro settore della vita, che l’apparenza inganni o, come lei ama dire, “niente è come appare”? Infatti. “Rotary” è un disco che amo moltissimo e che amerò per sempre. Rappresenta la rinascita, la seconda origine, l’acquisizione di una nuova voglia di vivere, di scrivere, di cantare. Rappresenta lo sfogo, la gioia, il ritrovato gusto, la sincerità, la rabbia e l’amore. Lo considero un disco terapeutico e sono contento che abbia fatto bene non solo a me. I Borsa di studio Vivarelli Premiati sogni e speranze Si è conclusa con un grande successo la sesta edizione della Borsa di Studio “Jorio Vivarelli” riservata agli studenti delle scuole secondarie di secondo grado di Pistoia e provincia promossa da VIBanca in collaborazione con la Fondazione Jorio Vivarelli. Le iscrizioni sono state oltre centosessanta, distribuite in ambito artistico, letterario e teatrale. Gli studenti sono stati chiamati a sviluppare il tema: “Giovani, rimanete affamati, restate folli, scommettete sulle vostre visioni, siate sempre sintonizzati sul prossimo sogno”, tratto da una frase di Steve Jobs, che ben si collega all’opera Giovani che il Maestro Vivarelli realizzò nel 1967 per la città di Detroit. La commissione giudicatrice, dopo un’attenta valutazione delle opere, ha deliberato l’assegnazione di borse di studio riservate agli studenti per 4600 euro, oltre a contributi agli Istituti Scolastici per un totale di 3500 euro. Il vincitori della sesta edizione della Borsa di Studio “Jorio Vivarelli” con alcuni componenti della commissione giudicatrice. Borsa di studio Vivarelli Studenti vincitori 1° premio: borsa di studio di euro 1000 E poi ci sono io, che non sono bravo a matematica Pietro Gorini ITC Aldo Capitini 10 2° premio: borsa di studio di euro 600 Federico Piccirillo Hope Liceo Policarpo Petrocchi 4 Camilla Biagioni Il sogno perduto Liceo Amedeo di Savoia 4 Adriano Cecconi Icaro Liceo Niccolò Forteguerri 4 3° premio: borsa di studio di euro 300 Giulia Bruni Sogno indomito Liceo Suore Mantellate 3 Sara Malinconi Sogni, l’arte del divenire Liceo Amedeo di Savoia 3 Giulio Biagioni Momenti Liceo Amedeo di Savoia 3 4° premio: borsa di studio di euro 200 Alessandra Fiaschi Osa, se vuoi ITC Aldo Capitini 2 Alberto Perticone Il giovane Liceo Niccolò Forteguerri 2 Lucia Bove Le due facce Liceo Amedeo di Savoia 2 5° premio: borsa di studio di euro 100 Irene Pagano Sogno d’avvenire Liceo Niccolò Forteguerri 1 Antonio Sundas Dream Liceo Carlo Lorenzini 1 Chiara Maraia Il mare mi parlerà di te Liceo Coluccio Salutati 1 Contributi agli istituti scolastici euro ITC Aldo Capitini 1050 Liceo Amedeo di Savoia 1050 Liceo Niccolò Forteguerri 612,50 Liceo Policarpo Petrocchi 350 Liceo Suore Mantellate 262,50 Liceo Carlo Lorenzini 87,50 Liceo Coluccio Salutati 87,50 Commissione giudicatrice Professor Avvocato Fotografo PAOLO BALDASSARRI, presidente della commissione PATRIZIO ROSI, presidente VIBanca AURELIO AMENDOLA Maggio/Agosto 2014 16 Il vincitore del primo premio, Pietro Gorini, riceve l’attestato da Claudio Geri, vicepresidente di VIBanca. Professoressa Professor Professoressa Professoressa Professor Professoressa ROSSELLA BALDECCHI SERGIO BERAGNOLI VERONICA FERRETTI SABINA CANDELA DANIELE NEGRI CRISTINA RABUZZI Castellina si tuffa nel Medioevo Ogni estate l’antico borgo torna al XII secolo, quando fu costruita la chiesa Un’esibizione del gruppo di ballo storico “l’Aura” di Castellina nel chiostro di San Domenico. In alto, la processione di San Rocco. embra, a vederlo dal basso, un paese addormentato nel verde della collina. A Castellina, frazione di Serravalle Pistoiese a 380 metri sul livello del mare, risiedono poche decine di fortunati abitanti. Il paese vanta origini longobarde. Un documento del 23 maggio 1159, citato anche dal Dizionario storico geografico di Emanuele Repetti, testimonia la costruzione nel piccolo borgo di una chiesa dedicata ai Santi Filippo e Giacomo, assoggettata alla cattedrale di San Zenone. All’epoca la parrocchia contava 385 abitanti. Nel 1342 vennero definiti i confini del comune. Il paese non si è dimenticato del suo lontano passato. Ogni anno, ad agosto, viene organizzata una ma- Il borgo di Castellina (foto di Fabrizio Antonelli). Maggio/Agosto 2014 17 nifestazione storica con cena medievale, ricostruita con rigore filologico, con corteggio di figuranti in costumi d’epoca, ballo di dame e popolane, giochi antichi per i bambini e, per finire, una spettacolare gara di arcieri. A Castellina, in quei giorni, sembra davvero di essere tornati al XII secolo, l’epoca alla quale risale l’antica chiesa del paese. Le feste medievali di Castellina si distinguono per la correttezza storica dei riferimenti e per la cura dei dettagli: dai costumi, all’arredo, alle musiche. Dietro il grande impegno, che coinvolge l’intera popolazione del piccolo borgo con il suo attivo Comitato paesano, oggi presieduto da Piero Lunardi, la rico- Terra nostra Luca Lubrani struzione storica ha avuto nel tempo il contributo di molti personaggi: la passione di Roberta Marchesini, insegnante e cultrice di studi medievali, l’entusiasmo di Laura Traversari, fondatrice del Comitato paesano che organizza la festa, la competenza di Marco Moncini per le musiche e – non poteva mancare – la consulenza dello studioso Alberto Cipriani. Notevole è stato anche l’impegno per la ricostruzione di un perfetto banchetto d’epoca, ricreato nei Gli arcieri di Castellina, nei costumi medievali, si accingono a una disfida per le vie di Pescia. minimi particolari storici secondo gli usi e i costumi in voga alla fine del Trecento. Le tavole sono addobbate con sottopiatti di legno, coppe in ceramica, forchette di faggio (realizzate appositamente da artigiani della zona) e acqua odorifera con muschio e mortella per lavarsi le mani tra un piatto e l’altro. Il banchetto vede alternarsi, tra una portata e l’altra, molte figure in costume: i valletti, il “trinciante” che taglia le carni, il “sescalco” che assaggia i cibi prima che siano serviti al tavolo dei signori, i coppieri, i credenzieri, i giullari… Nel cartellone dei festeggiamenti non può mancare neanche il corteggio storico per le vie del paese, con oltre centocinquanta figuranti, fedele ricostruzione di uno spaccato d’arte, costume, mestieri e ceti sociali dell’età tardomedievale. Spettacolare la “Disfida degli arcieri”, una gara d’abilità per provetti tiratori, che si affrontano in spettacolari prove, in una cornice unica nel suo genere. Anche in questo caso gli arcieri di Castellina, disdegnando le evoluzioni tecnologiche che hanno portato alla realizzazione di strumenti sempre più sofisticati per materiali e prestazioni, hanno affinato la loro tecnica nel maneggio di archi riproducenti il più fedelmente possibile quelli in uso in epoca medievale: archi monolitici con frecce in legno a impennatura naturale, curando con particolare attenzione anche l’abbigliamento, storicamente ricostruito attraverso un’attenta documentazione bibliografica. I L’antica chiesa di Castellina (foto di Fabrizio Antonelli). Maggio/Agosto 2014 18 Il Crocifisso che orna il basamento della chiesa (foto di Fabrizio Antonelli). Pistoiese: C come Calcio Che Conta! Scommessa vinta: il club arancione torna fra i professionisti a Pistoiese torna in serie C. Finalmente, si potrebbe dire. Sono passati cinque anni da quando la gloriosa società arancione, allora presieduta da Massimiliano Braccialini, fu dichiarata fallita per inadempienze amministrative. Sono stati anni difficili prima di rivederla vincere un campionato e tornare nel calcio che conta. C’è voluto l’arrivo di Orazio Ferrari, imprenditore ambizioso e volitivo, per centrare un traguardo così importante. Quattro anni fa, quando acquistò la Pistoiese, disse che il suo obiettivo era di riportare la squadra arancione nei professionisti. Un impegno preciso, forte, determinato. Anzi, una scommessa. C’è riuscito in quattro anni, dopo due promozioni: dall’Eccellenza alla D con Agostiniani allenatore e dalla D alla C con Morgia in panchina. Ferrari, dunque, è stato di parola, ha vinto la scommessa: possiamo dire che è un uomo vincente. La Pistoiese, nei professionisti, avrebbe potuto esserci già la scorsa estate, a causa dei ripescaggi, ma sia per l’impegno gra- Il presidente arancione Orazio Ferrari, con la maglietta della promozione in serie C, si gode la gioia dei tifosi nel giorno del salto tra i professionisti con tre turni d’anticipo, il 13 aprile 2014 (foto di Carlo Quartieri). Sport - calcio Enzo Cabella voso che comportava sia per i tempi ristretti per l’allestimento della squadra, Ferrari decise, a malincuore e dopo aver chiesto (inutilmente) aiuto agli imprenditori della città, di restare in serie D. Una decisione sofferta, che poi si è rivelata giusta, poiché la squadra ha vinto e dominato il campionato, offrendo spettacolo e stabilendo molti record. Una squadra degna del suo illustre passato. Peccato che proprio l’indomani della promozione le strade di Ferrari e di Massimo Morgia si siano divise. Vincere e dirsi addio: sembrava impossibile dopo l’escalation che la squadra ha avuto con l’arrivo del tecnico romano. Invece sono nate divergenze sulla gestione tecnico-economica. Morgia ha detto di rimanere volentieri a Pistoia, in un ambiente dove si era trovato benissimo (i tifosi erano con lui), ma alle stesse condizioni che il presidente gli aveva accordato quando ha accettato di guidare la Pistoiese, un anno e mezzo fa. Condizioni che permettevano a Morgia di fare l’allenatore, il direttore sportivo, il supervisore del settore giovanile, scegliere i giocatori da acquistare, decidere quelli da confermare e dire la sua anche sull’aspetto economico: come dire, avere carta bianca. Un anno e mezzo fa Ferrari gliela dette, e i fatti gli hanno dato ragione. Quest’anno invece si è rifiutato, non ha voluto che tutte queste mansioni fossero concentrate in una sola persona in un campionato ben più complesso di quello della serie D. Così c’è stata la rottura di una coppia che sembrava inossidabile e durevole. La promozione della squadra dalla D alla C affonda le radici negli ultimi quattro mesi del campionato scorso, quando con Massimo Morgia in panchina arrivò a disputare i playoff. Bisogna quindi conve- informa 20 Maggio/Agosto 2014 Capitan Gambadori, classe 1981, ha dato il suo insostituibile contributo di grinta e carattere alla promozione arancione. nire che il tecnico ha avuto una parte di primo piano nel rilancio della Pistoiese. L’estate scorsa presidente e allenatore decisero, d’amore e d’accordo, di confermare i migliori giocatori del precedente torneo, ai quali aggiunsero elementi di assoluta qualità. Il tecnico romano li ha assemblati, formando un gruppo coeso, di ottimo livello tecnico, unito dalla stessa unità d’intenti e dal medesimo obiettivo: la promozione. Avvalendosi anche di uno staff preparato e fedele. Morgia, grazie anche alla società che lo ha supportato nel lavoro tecnico e organizzativo, si è reso protagonista anche nel portare avanti un progetto legato al settore giovanile e nell’organizzare presso scuole e club iniziative volte a rilanciare l’immagine della società e a riavvicinare i tifosi alla Pistoiese. Sono state iniziative che Carlo Bigoni, capocannoniere nella stagione della promozione con 23 reti all’attivo. Maggio/Agosto 2014 Massimo Morgia, il mister artefice dello storico ritorno della Pistoiese nel calcio che conta, non ha purtroppo rinnovato il felice sodalizio col presidentissimo Ferrari (foto di Carlo Quartieri). fermato un presidente vincente, entusiasta, passionale, tenace e anche competente. Ha potuto contare sulla costante collaborazione del figlio Marco, del DT Bargagna, del segretario Neri e sui contributi degli sponsor, tra i quali c’è al primo posto Vannino Vannucci con la sua azienda, da vent’anni 21 sponsor ufficiale della Pistoiese. Complimenti vivissimi a tutti per aver riportato la squadra arancione nel calcio che conta, con la speranza e l’augurio che vi resti per tanti anni. Il futuro? Non sembra particolarmente roseo, dal momento che nessuno ha risposto agli appelli di Ferrari, che dunque è rimasto solo a gestire la società. Ha preso come direttore sportivo Nelso Ricci, uomo navigatissimo nel calcio di B e C, come nuovo allenatore Cristiano Lucarelli, ottimo centravanti da giocatore, che ha avuto poca fortuna all’esordio da allenatore, ed è riuscito a instaurare rapporti di collaborazione con alcune società di serie A, in primis la Roma. Da uomo tenace ha detto di non voler fare brutte figure nel prossimo campionato di C, ma anzi di voler creare le basi per rilanciare in grande la Pistoiese. La città, i tifosi aspettano I con fiducia. Prosit. Sport - calcio hanno fatto breccia nel cuore della città e dei tifosi. Nella conquista della promozione non dobbiamo dimenticare, naturalmente, il ruolo della squadra. Capolista solitaria per diciotto giornate, ha dato distacchi enormi a tutte le rivali, anche a quelle che avevano gli stessi obiettivi di promozione. Prendendo in esame le trentuno partite che hanno sancito la promozione (quindi a tre dalla fine del campionato), questi i dati salienti: 74 punti, 22 vittorie (14 in casa su 15 e 8 fuori), una sola sconfitta, 73 reti segnate (miglior attacco del campionato), Bigoni bomber principe del girone con 23 goal. Numeri che esprimono una netta superiorità nei confronti di tutte le altre squadre. Tutti i giocatori hanno dato un apporto eccellente al trionfo arancione, ma una nota speciale meritano Gambadori (il capitano), Toledo, Bigoni e Minincleri. Infine i dirigenti. Hanno gestito in maniera impeccabile la società, sempre presenti nel saper mettere in pratica le linee programmatiche della gestione proposte dal presidente. Orazio Ferrari si è con- Enzo Cabella Umiltà, gioco e spettacolo Pistoia Basket: da cenerentola a grande fra le grandi a cenerentola a principessa, da matricola a veterana, da squadra destinata a lottare fino all’ultima giornata per la salvezza a protagonista degna della massima considerazione. Tutto questo è stata la squadra del Pistoia Basket-Giorgio Tesi Group. L’anno 2013-14 resterà uno dei più belli, da scrivere a lettere cubitali nell’albo d’oro della società. Un vero capolavoro compiuto dai giocatori, dal coach Moretti e dai dirigenti, un gruppo così coeso che ha offerto un rendimento elevatissimo, insperato. I tifosi pistoiesi sono rimasti abbagliati e affascinati dai risultati che la squadra biancorossa ha ottenuto soprattutto nella seconda parte della stagione, gli addetti ai lavori di tutta Italia sono rimasti sorpresi e quasi increduli per tanta bravura. La squadra, dopo aver vinto il campionato di LegaDue in modo travolgente, si è presentata alla ri- balta della serie A da matricola vestita col saio degli umili, ma con il coraggio e la determinazione dei forti. Non solo perché doveva vivere e lottare in un ambiente a lei sconosciuto, non solo perché era chia- mata ad affrontare rivali fortissime, ambiziose ed esperte della categoria, lei Davide contro tanti Golia, ma anche perché il gruppo era ritenuto (sulla carta) tecnicamente modesto. Era stato infatti allestito con un budget limitato, acquistando cinque americani quasi tutti sconosciuti e inesperti della pallacanestro italiana. Ai cinque colored – Wanamaker, Johnson, Gibson, Washington, Daniel –, il direttore sportivo Iozzelli e il coach Moretti, cui la società aveva affidato il compito di formare la squadra, hanno aggiunto Galanda, un L’inarrestabile Gibson in azione. (foto Luca Castellani). Maggio/Agosto 2014 22 monumento del basket italiano ormai vicino alla pensione, Meini e Cortese. In pratica, Moretti ha potuto contare soltanto su otto uomini e per completare il roster di dieci ha chiamato due giovani che praticamente non hanno mai giocato. Con otto uomini effettivi il coach è andato avanti sorretto dalla speranza che i cinque americani facessero progressi… impensabili. La realtà non l’ha tradito. I cinque americani si sono ambientati prima del previsto, hanno acquisito in breve il basket di Moretti e denotato progressi partita dopo partita, fino a esplodere nella seconda parte della stagione, quando il Pistoia Basket ha disputato un finale coi fiocchi: cinque vittorie di fila e conquista dell’ottavo posto ai play-off. E qui la formazione biancorossa ha affrontato l’EA7 Milano, la superfavorita per la conquista dello scudetto tricolore. Sulla carta il gap tra Pistoia e Milano sembra (è) una voragine. Pronostico chiuso, quindi. Invece alla prova del campo Moretti e i suoi hanno compiuto un autentico capolavoro. Pistoia ha perso le prime due partite a Milano dimostrando però di poter reggere il confronto col fortissimo avversario, poi nel ritorno a Pistoia Galanda e compagni sono andati oltre ogni aspettativa: hanno vinto entrambe le partite, in un palazzetto ribollente d’entusiasmo e costretto Milano a giocare la bella. I tifosi pistoiesi hanno gioito come non mai, continuando a sognare, e trascinato la squadra in misura ancor più calorosa e passionale di come hanno sempre fatto. Un vero sesto uomo in campo. Due vittorie impre- viste, esaltanti sullo squadrone milanese, ottenute da una squadra che si è dimostrata fortissima, autorevole, ben diversa da quella che si era presentata alla partenza del campionato regolare. È stata sconfitta nella bella, eppure mai sconfitta è sembrata più dolce, perché ha lasciato una bellissima impressione: ha offerto gioco e spettacolo con grande personalità, perfetta miscela di talento, spirito di sacrificio e voglia di non mollare mai, ha fatto provare qualche brivido di paura a Milano. Un piacere vederla giocare. È stato bello giocare e sognare e ricevere tanti complimenti, anche da parte degli addetti ai lavori delle altre squadre. Ora il team Pistoia Basket può dirsi orgoglioso di sé, degno di figurare al tavolo delle grandi del basket nazionale. Gara cinque tra Pistoia e Un monumento a Paolo Moretti Se potessero, i tifosi di basket pistoiesi farebbero un monumento a Paolo Moretti, il coach del Pistoia Basket-Giorgio Tesi Group. Ormai, per i successi ottenuti alla guida della squadra biancorossa, è diventato un pistoiese d’adozione, un simbolo stimato e amato del basket di casa nostra. Se lo meriterebbe. Nei cinque anni di permanenza a Pistoia il tecnico aretino ha vinto un campionato di LegaDue e ha riporI Coach Paolo Moretti, tato la squadra in serie A, l’ha guitimoniere di una stagione data alla conquista dei play-off, soresaltante. prendendo tutti per la qualità del gioco e la personalità dimostrati contro ogni avversario. Una matricola sorprendente, umile e allo stesso tempo sfacciata per il modo in cui ha affrontato le gare, straordinaria per come ha saputo vincerle, autorevole come una squadra abituata da anni a calcare i palcoscenici più prestigiosi della pallacanestro nazionale. Onore, quindi, al suo coach che l’ha guidata con maestria. Paolo Moretti è nato ad Arezzo il 30 giugno 1970, è sposato e ha due figli, di cui uno ha seguito le orme del padre (e i tecnici dicono che Maggio/Agosto 2014 23 Milano è stata anche l’ultima partita di Giacomo (Gek) Galanda. L’ala di Udine, alla rispettabile età di trentanove anni, ha dato l’addio al basket giocato dopo 680 partite di serie A, 7,6 punti di media, 3,8 rimbalzi. Nel suo straordinario palmarès figurano tre scudetti (con Varese, Fortitudo Bologna e Mens Sana Siena), una coppa Italia (Fortitudo), due Supercoppe italiane (Verona e Siena), due campionati di LegaDue (Varese e Pistoia). Galanda ha vestito a lungo la maglia azzurra, con la quale ha conquistato un argento olimpico ad Atene 2004, un oro ad Eurobasket 1999, un argento al mondiale 1997 e un bronzo al mondiale 2003 in Spagna. Ha fatto la storia della pallacanestro italiana dagli inizi degli anni Novanta fino a oggi. A Pistoia si è anche distinto per iniziative di solidarietà a favore dei bambini. Doveroso stringere la mano a un grande atleta e a un grande uomo. Chapeau. I ha la stoffa del futuro campione). Il coach del Pistoia Basket è stato un ottimo giocatore, ruolo guardia. Era così bravo che ha vestito la maglia azzurra della Nazionale Under 22 – con la quale ha conquistato la medaglia d’oro agli Europei di Grecia del 1992 e l’oro ai Giochi del Mediterraneo (1991 e 1993) – e della Nazionale maggiore per quattro anni, con cui ha conquistato l’argento agli Europei di Spagna nel ’97. Ha giocato nelle squadre di Verona, Bologna (Virtus e Fortitudo), Siena e Roseto, che è stato il suo ultimo quintetto. Colpito da una grave malattia (una forma di leucemia), è stato costretto a smettere di giocare. Aveva ventinove anni. “Quando me l’hanno diagnosticata – ricorda Moretti – è stato un colpo tremendo, ma grazie a Dio e alla mia famiglia, che è stata fondamentale per superare ogni difficoltà, sono guarito e ho potuto iniziare un’altra attività, quella di allenatore, sempre nel basket, il mio mondo”. Non gli piace ricordare quei terribili giorni, è uscito da un incubo, ha guardato (e guarda) al futuro con fiducia e ottimismo. Ha cominciato la professione di allenatore nella stagione 2001 nelle giovanili della Virtus Siena. Poi è andato a Catanzaro, Ancona, Livorno, Reggio Calabria, Brindisi e infine è approdato a Pistoia nel 2009, dove ha trovato l’ambiente ideale per mettere in pratica le proprie idee. Con lui al comando la squadra biancorossa lo scorso anno ha vinto il campionato di LegaDue e conquistato la serie A. Per questo suo exploit è stato votato come “coach of the year”, il coach dell’anno, il migliore. In serie A la sua squadra si è presentata da timida cenerentola e come in una favola è diventata una bellissima principessa, arrivando a sfiorare la semifinale per lo scudetto tricolore. Sport - basket Johnson svetta in un nugolo di avversari (Foto Luca Castelani). Lisetta Bongi Mortadella & Insalata Un libro di Alberto Bigagli presentato presso il Saloncino VIBANCA di Via Orafi enerdì 4 luglio 2014 è stato presentato, nel Saloncino VIBANCA presso la Filiale del Centro Storico di Via Orafi a Pistoia, il volume dal titolo Mortadella & Insalata. Due collegi in un racconto lungo quindici anni: 1948-1963, scritto da Alberto Bigagli (Settegiorni Editore). Il titolare della casa editrice, Nilo Benedetti, ha curato l’introduzione e il coordinamento dell’incontro, al quale erano presenti l’autore Alberto Bigagli e il professor Andrea Ottanelli, noto storico pistoiese, che ha presentato il volume ampliandone i contenuti e fornendo interessanti informazioni sui vari istituti assistenziali del- La copertina del volume Mortadella & Insalata di Alberto Bigagli, con una foto del 1957. Maggio/Agosto 2014 24 la nostra città, operando collegamenti e confronti avallati da documenti inediti. Nel volume, dal titolo volutamente sibillino per stimolare l’attenzione e la curiosità del potenziale lettore, le vicende personali dell’autore, che ha trascorso l’infanzia e l’adolescenza ospite in due degli istituti assistenziali presenti nel primo dopoguerra a Pistoia, s’intrecciano con i fatti accaduti in quel periodo e forniscono un interessante spaccato della microstoria locale. “Le ragioni che mi hanno spinto a scrivere questo libro – afferma l’autore – sono essenzialmente due: Villa della Farnia, il collegio pistoiese dove l’autore del libro ha soggiornato fra il 1948 e il 1952. in primo luogo perché la mia esistenza è stata segnata dall’immediato abbandono del padre, non appena venuto a conoscenza che la donna con la quale aveva condiviso momenti di felicità era rimasta incinta, innescando una situazione familiare estremamente difficile che negli anni ha costretto sia mia madre che suo fratello a vivere in condizioni di estrema precarietà lavorativa, tanto da obbligarli ad affidarmi a due collegi. Da qui la necessità di raccontare il mio vissuto, che non avevo mai avuto occasione di esporre e che, giunto in età matura, era diventata un’imprescindibile necessità. In secondo luogo, col mio scritto, intendevo rendere il giusto omaggio e riconoscimento a tutte le persone che con la loro encomiabile iniziativa hanno dato corpo a quelle istituzioni che tanto hanno significato nella vita di bambini e ragazzi che, altrimenti, avrebbero vissuto un’esistenza estremamente difficile”. “I due istituti – prosegue Bigagli – hanno avuto una valenza diversa nella mia formazione. A Villa della Farnia ho vissuto nell’età infantile, per cui credo che tale esperienza abbia avuto un’influenza secondaria nella formazione della mia personalità, anche Maggio/Agosto 2014 perché le suore alle quali eravamo affidati svolgevano quasi esclusivamente mansioni di sorveglianza e di intrattenimento ludico. La Casa della Provvidenza Camposampiero, dove ho invece trascorso tutta l’età adolescenziale fino al raggiungimento della cosiddetta “maturità”, mi ha trasmesso i valori positivi che mi avrebbero accompagnato nel corso della mia esistenza e ai quali mi sono sforzato di adeguare i miei comportamenti. È li che ho conosciuto i ragazzi coi quali il forte vincolo di amicizia che ci legava quando eravamo all’interno di quelle mura è La Casa della Provvidenza Camposampiero, il collegio che ha ospitato Bigagli dal 1952 al 1963. 25 Libri proseguito anche dopo che ne siamo usciti. E poi, da non dimenticare che questa istituzione mi ha dato l’opportunità di studiare, seguendo il percorso scolastico che avevo sempre sognato d’intraprendere, fino a ottenere l’ambito diploma che mi ha consentito di svolgere il lavoro che mi ha accompagnato fino al raggiungimento dell’età della pensione. Concludendo, mi auguro che questo mio modesto lavoro, oltre ad aggiungere un piccolo tassello alla verità storica di Pistoia, renda il giusto riconoscimento a coloro, prime fra tutte le sorelle Borgioli, che hanno dedicato la loro esistenza agli ultimi, riuscendo a far intravedere ai più sfortunati un futuro che altrimenti sarebbe stato loro precluso”. Il volume Mortadella & Insalata di Alberto Bigagli (Settegiorni Editore), può essere acquistato nelle seguenti librerie di Pistoia: Feltrinelli, Mondadori, Lo Spazio, Fahrenheit e nelle edicole dell’Ospedale San Jacopo, Pancani Stefano di via Pagliucola e Sopralerighe di via degli Orafi, al prezzo di I 15 euro. Meringata Massimo Falbo Meringa francese 250 g zucchero 300 g albume 200 g zucchero a velo 300 g zucchero a velo a spatola Ricetta La meringa alla francese è un tipico impasto spumoso, preparato con albume d’uovo montato a neve ben ferma e zucchero al velo, che viene fatto asciugare in forno affinché diventi leggero e friabile. La meringa alla francese può essere aromatizzata con l’aggiunta di altri ingredienti, come il cacao, le mandorle, la cannella, ecc.; in questo caso la sua denominazione varia secondo l’aroma utilizzato (es.: meringa al cacao, alla cannella, alle mandorle...) La meringa, già conosciuta in Francia verso la fine del ’700, fu in realtà inventata da un pasticcere svizzero originario di Meiringen, luogo dal quale la meringa sucI cessivamente prese il nome. Procedimento per le meringhe Inserire lo zucchero semolato nell’albume a temperatura ambiente. Inserire poi lo zucchero a velo quando inizia a montare, piano piano. Terminare con il restante zucchero a velo a spatola. Con un sac-à-poche fare dei dischi di meringa alti mezzo centimetro circa. Spolverizzare con zucchero a velo. Cottura a 120 °C per un’ora, poi a 100 °C per 2 ore. Spegnere e lasciare asciugare una notte lasciando lo sportello del forno un po’ aperto inserendo un mestolo di legno. Crema Chantilly 500 g panna Mezzo baccello di vaniglia (semi) 50 g zucchero Procedimento per la Chantilly Lasciare in infusione una notte la panna con i semi di vaniglia. Montare la panna fredda con lo zucchero. Montaggio Impermeabilizzare i dischi di meringa con del cioccolato temperato. Sopra ogni disco di meringa accomodare la crema Chantilly, rifinire la parte superiore con decorazioni di panna montata e scagliette di meringa. Rifinire i lati, previo velo di panna, con granella di meringhe sbriciolate e passate al setaccio grosso. Variante inserire pezzi di frutta fra gli strati di meringa e nella parte superiore. Maggio/Agosto 2014 26 su il sipario... Luca Lubrani PISTOIA BLUES 2014 35a edizione 10-17 luglio Piazza del Duomo, Pistoia 10 luglio Negramaro (anteprima) concerto in esclusiva per la Toscana 14 luglio Jack Johnson Esclusiva italiana Prima di lui il chitarrista tuareg Bombino neamente fa da anteprima extralusso alla stagione del Teatro Verdi: Raphael Gualazzi e l’Orchestra Regina –Musicisti del Maggio Musicale Fiorentino. 15 luglio The Lumineers la band americana delle hit Ho Hey e Stubborn 27 settembre, ore 21.15 Moulin Rouge Un musical tratto dal celebre film di Baz Luhrmann, una bellissima storia d’amore e di passione ambientata nei primi del Novecento a Parigi. 16 luglio Suzanne Vega famosa per il suo folk-pop acustico ed elegante, da poco uscita col suo ultimo lavoro discografico 17 luglio Arctic Monkeys in una delle due uniche loro apparizioni italiane. La rockband inglese dei record (5 dischi con etichetta indipendente al primo posto delle classifiche inglesi), capitanata da Alex Turner, è attesa per la prima volta sul palco di Piazza del Duomo per presentare AM, disco che ha fatto incetta di premi in Inghilterra. Prima di loro un altro nome di rilievo come i The Kills, il duo composto dall’americana Alison “VV” Mosshart e dall’inglese Jamie “Hotel” Hince. 10 luglio Mark Lanegan (Teatro Manzoni) Esclusiva italiana 11 luglio Robert Plant voce storica dei Led Zeppelin. Sul palco di Piazza del Duomo, dopo otto anni dall’ultima sua partecipazione nel 2006, sarà accompagnato dai Sensational Space Shifters 12 luglio Lee Scratch Perry + Bandabardò + Zion Train 13 luglio Morcheeba della frontwoman Skye Edwards, tornata nel gruppo dopo l’esperienza solista Maggio/Agosto 2014 TEATRO GIUSEPPE VERDI Montecatini Terme 12 settembre, ore 21.15 Silvan in La grande magia Sulla scia dei grandi successi televisivi, a grande richiesta ritorna il superspettacolo magico che ha ottenuto il maggior numero di consensi da parte del pubblico e della critica. Oggi più entusiasmante e spettacolare che mai. 20 settembre, ore 21.15 Raphael Gualazzi e l’ensemble del Maggio Un evento straordinario chiude il Festival Estate Regina 2014 e contempora- 27 4 ottobre, ore 21.00 Tosca opera completa 11 ottobre, ore 21.00 Angelo Pintus in 50 Sfumature di… Pintus “Care donne, a differenza di quelle di grigio, le sfumature di Pintus vi faranno ridere! Forse… (e se lo dico io potete non credermi). Il lavoro del comico è un lavoro strano, la gente per strada ti ferma e crede sempre che tu possa farla ridere. Sempre! Sarebbe come se a un cantante per strada tu chiedessi di cantare o a un calciatore di palleggiare. Oppure a Rocco Siffredi di… Insomma, non ha senso!” 26 ottobre, ore 16.00 Peppa Pig e la caccia al tesoro Tra scenografie supercolorate, pupazzi simpaticissimi e un delizioso racconto, semplice e interattivo, Peppa Pig e la sua famiglia viaggeranno per monti, boschi e abissi marini, alla scoperta di tanti animali, di tutti i mezzi di trasporto e soprattutto… a caccia di tesori! Luca De Simone Hobby e tempo libero nche gli ultimi quattro mesi dell’anno sono molto importanti per la cura e le coltivazioni dell’orto. Settembre I protagonisti indiscussi di ogni estate sono pomodori, che si continuano a raccogliere anche in questo mese di transizione all’autunno. Chi ha piantato il Costoluto di Novoli deve staccarli dalla pianta quando sono belli rossi e maturi. Si possono raccogliere le ultime barbabietole, in produzione da luglio, e le zucche (inserire sotto una tavoletta per evitare marciumi), da cui possono essere estratti anche i semi per le piante dell’anno successivo. È possibile anche rinnovare il fragoleto con piantine (meglio sempre le rifiorenti: le specie consigliate sono Alba, Asia e Roxana) coltivate in vasetti o partendo da stoloni prelevati da piante in coltivazione. È possibile seminare all’aperto prezzemolo e ravanelli in luna crescente: in luna calante, cavolo, cipolla, finocchio, lattughe, radicchio, rapa e spinaci. Potete anche trapiantare bietole, cavoli, cicoria, finocchi, indivia, lattughe, radicchio, barbabietole, porro e sedano. Raccolti e lavori dopo l’estate Si raccolgono le carote, le piante di peperoncino piccante da appendere a testa in giù e gli ultimissimi pomodori, anche quelli verdi che, sistemati in luogo riparato, possono maturare. La raccolta può proseguire con barbabietole, basilico, cardo, carote, cavolfiore, cavolo, fagioli, fagiolini, indivia, finocchi, lattughe, porro, radicchio, rapa, sedano, spinaci, zucca. In questo periodo è possibile trapiantare bietola, cipolla e finocchio e seminare all’aperto ortaggi a breve ciclo, come lattughe, spinaci e valerianella. Potete anche trapiantare bietola, cipolla e finocchio. Novembre È importante lavorare il terreno nelle parti rimaste libere dell’orto, dopo aver distribuito calciocianamide, cenere e cornunghia. Ottobre Particolare attenzione va rivolta ai finocchi messi a dimora ad agosto: con una zappetta va smosso il terreno, perché così le radici ben ossigenate affondano meglio e permettono un ingrossamento ottimale del grumolo commestibile. Maggio/Agosto 2014 28 C’è ancora qualche verdura da seminare in ambiente protetto: lattughe, cicoria di tutti i tipi, valeriana e rucola. In campo aperto seminate aglio e cipolla e, solo se il clima è abbastanza mite, fave, piselli, spinaci e ceci. È tempo di raccogliere barbabietole, cardo, carote, cavolfiore, cavoli, cicoria, indivia, finocchio, lattughe, melanzane, peperoni, porro, radicchio, ravanello, rucola e spinaci. Dicembre Nemmeno l’ultimo mese dell’anno è di completo relax. Infatti è tempo di vangare prima che arrivino le prime gelate. Quindi armatevi di pazienza e, ovviamente, di vanga. Si possono ancora seminare, in coltura protetta, lattughe, ravanelli e radicchio da taglio. Anche nell’ultimo mese dell’anno si possono raccogliere barbabietole, cardo, carote, cavolfiore, cavolo, cicoria, indivia, porro, spinaci, ravanello, valerianella, radicchio, lattuga e cicoria. Vanno colte le rape, che non hanno problemi a rimanere nel terreno ancora più a lungo. I Hai un’attività e sei Socio VIBanca? Entra a far parte del circuiti “EVVIVA con te per te” Ecco i primi “Soci” esercenti e professionisti che hanno aderito alla convenzione “Evviva con te per te” Tipologia Socio indirizzo Gioielleria M.PANCONESI Via Cino 3 Prodotti Informatici 2B SYSTEM Srl Impiantistica tel sito / mail Sconto PT 0573 22207 [email protected] 10% Articoli gioielleria e orologeria 15% su articoli argenteria Via C. Battisti 37 PT 0573 26777 www.2bsystem.it 5% su prodotti consumer 10% su prodotti professionali e servizi DIDDI Srl Viale Adua 348 PT 0573 401777 www.diddi.info 10% su tariffa manutenzione caldaia, lavaggi impianti e sanificazione, attestato di prestazione energetica Parrucchiere Unisex 01 HAIRSPACE di Mercanti Via N. Sauro 195 PT 0573 570514 www.facebook.com/01hairspace 10% sui servizi Imbiancatura MERCANTI GIANMARCO Via N. 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