Il cortile dei Gentili Un'alleanza per custodire il pianeta Terra Vincenzo Balzani Dipartimento di Chimica "Giacomo Ciamician" Facoltà di Scienze MFN, Università di Bologna Premessa Penso di essere un credente, ma so bene che, come è scritto nel Vangelo secondo Marco (9, 24), appena uno dice "credo" deve subito aggiungere "Signore, aiutami nella mia incredulità". Sono un cattolico, ma non mi piace un cattolicesimo sbandierato che è convinto di avere la verità in tasca. Mi piace una Chiesa “laica”, che sta in mezzo alla gente, che non esclude nessuno, che è pronta a discutere con tutti, fedele al Vangelo, lontana da ogni alleanza col potere. Sono anche uno scienziato, ma non di quelli che pensano che l'avventura della scienza sia finita, perché ormai si sa, o presto si potrà sapere, tutto (1). Tanto meno sono fra quelli che credono che se saremo abbastanza intelligenti per scoprire la "Teoria del Tutto" decreteremo il definitivo trionfo della ragione umana, poiché allora conosceremo il pensiero stesso di Dio (2). Bisogna diffidare delle persone che sanno tutto. Lo ha già detto molti anni fa Niccolò Machiavelli: "Ci sono persone che sanno tutto, ma questo è tutto quello che sanno". Io penso che ogni scoperta scientifica ponga più domande di quelle a cui dà risposta, come mirabilmente notato da John Priestley, uno dei primi scienziati che ha studiato la fotosintesi: "Più grande è il cerchio di luce, più grande è il margine dell’oscurità entro cui il cerchio è confinato. Penso anche, come è scritto nei racconti dei Chassidim di Martin Buber, che il vero sapiente a chi gli chiede: "Hai acquistato conoscenza, che ti manca?", non può che rispondere: "Così è in verità. Se tu hai acquistato conoscenza, allora soltanto sai quel che ti manca”. Gli scienziati possono, anzi devono cercare di capire “come” è fatto e "come" funziona il mondo, ma penso che il “perché” delle cose, le risposte alle domande di “senso” (perché c’è l’universo? che senso ha la mia vita? perché c'è il male?) siano fuori dalla portata della scienza. Ritengo che ci sia molto spazio per quello che non conosciamo, compreso Dio, in qualunque modo uno lo voglia pensare. L'alternativa è "farsi" dio, cosa che a volte capita, non solo agli scienziati. Se, da una parte, la scienza non può ergersi a valore assoluto, dall'altra bisogna riconoscere che il progresso della scienza purifica la religione, eliminando preconcetti ed incrostazioni che ne velano il volto più vero. Temere che il progresso scientifico possa cancellare la fede e Dio stesso, come sembra accadere talvolta a esponenti della gerarchia ecclesiastica, è semplicemente una dimostrazione di mancanza di fede. Partendo da questi concetti, penso che, oggi più che mai, non sia possibile mettere in contrapposizione scienza e fede e, ancor meno, tracciare una linea di confine fra credenti e non credenti. Ben vengano, dunque, cortili dove incontrarsi e discutere per arrivare a condividere solidarietà e responsabilità, i due principi fondamentali che sono indispensabili per fare sì che il progresso della scienza contribuisca ad un armonico sviluppo dell'uomo. Come cercherò di dimostrare in quanto segue, oggi c'è urgente bisogno del contributo di tutti, credenti e non credenti, scienziati e semplici cittadini, per custodire il pianeta sul quale tutti dobbiamo vivere. L'universo e il creato Incomincerò mettendo a confronto la storia dell’universo come ce la racconta la scienza e la storia della creazione come ce la racconta la Bibbia. La teoria scientifica più accreditata riguardo la nascita e la storia dell’universo è quella del Big Bang, della grande esplosione. Chi non conosce questa storia si prepari a leggere cose incredibili. Questo non deve meravigliare, perché sappiamo che la scienza ci dà un’interpretazione della realtà spesso contraria alla comune intuizione. La nascita dell’universo e la storia del mondo si possono riassumere così. Tutto è iniziato circa 15 miliardi di anni fa con una grande esplosione. Quello che la scienza è in grado di dire è che "appena nato", e precisamente dopo 10-43 s, l’universo era 10-33 cm e aveva una temperatura di 1032 K. Per chi non ha dimestichezza con la matematica faccio notare che 10-43 s significa un decimilionesimo di miliardesimo di miliardesimo di miliardesimo di miliardesimo di secondo, un tempo incredibilmente corto. Allo stesso modo, 10-33 cm significa un milionesimo di miliardesimo di miliardesimo di miliardesimo di centimetro, una dimensione incredibilmente piccola, e 1032 K significa centomila miliardi di miliardi di miliardi di gradi, una temperatura incredibilmente elevata. Si tratta di numeri che sfuggono alla nostra comprensione e di "realtà" fisiche che non riusciamo neppure ad immaginare. Cosa c’era prima del Big Bang? C’è chi dice "nulla". In realtà non si sa, perché non è possibile portare il ragionamento scientifico al di là di 10-43 s. C’è una specie di muro concettuale, il muro di Planck, che non permette di capire cosa ci fosse prima. Si sa abbastanza bene, invece, cosa è accaduto dopo: l’universo si è espanso (e continua ad espandersi) nel tempo e nello spazio e si è gradualmente raffreddato. Inizialmente l’universo era solo energia. Poi dall’energia si è originata la materia, che dopo un miliardo di anni la forza di gravità ha condensato in galassie. Il sole si è formato 5 miliardi di anni fa, la Terra 4,5 miliardi di anni fa e sulla Terra 3,5 miliardi di anni fa è sbocciata la vita. Infine, 200.000 anni fa l’evoluzione ha portato all’uomo e la civiltà umana ha soltanto 10.000 anni. Gli scienziati sanno anche che nell’universo c’è materia che non si vede, e che quindi è chiamata "materia oscura", ed energia che non si sa bene cosa sia, anch’essa chiamata "oscura". La storia del mondo così come ce la racconta la scienza non è ragionevole, ma fino a prova contraria è vera e per ora non c'è prova contraria. Se poi tutto si è originato dal nulla come alcuni scienziati pensano, allora siamo all’assurdo. Dobbiamo quindi accettare che il mistero e persino l’assurdo che talvolta lo accompagna siano categorie della scienza. Passiamo ora al racconto della creazione narrato nel primo capitolo di Genesi, il primo libro della Bibbia. In principio Dio creò il cielo e la terra. La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque. Dio disse: sia la luce, e la luce fu. Dio vide che la luce era cosa buona e Dio separò la luce dalle tenebre. Dio chiamò la luce giorno, mentre chiamò le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: giorno primo.... Dio disse: “Facciamo l’uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza: domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo...". Nella Bibbia, dunque, non si parla di temperatura, di dimensioni, della forza di gravità che fa associare la materia in galassie, di una evoluzione graduale della vita fino alla comparsa dell’uomo. Si parla di Dio e dell’uomo, creato da Dio a sua immagine e somiglianza. Anche questo è un racconto pieno di mistero. A questo punto qualcuno potrebbe chiedere: sono in accordo o in disaccordo i due racconti, quello della scienza e quello di Genesi? Questa però non è la domanda giusta. La domanda giusta è: si possono tenere assieme i due racconti? E la risposta è: sì, si possono tenere assieme benissimo. Genesi, infatti, non è un libro scientifico, come invece affermano i creazionisti americani; il primo capitolo di Genesi non è un resoconto dell’attività di Dio che ci viene dato per risparmiarci la fatica e toglierci la bellezza di scoprire mediante la scienza la storia dell’universo. Quello di Genesi è un racconto simbolico che vuole farci conoscere una verità di fede: tutto è stato creato da Dio, per amore dell’uomo che di Dio è immagine. Quindi, è sbagliato pensare che la creazione in senso materiale sia avvenuta letteralmente nei tempi e nei modi del racconto di Genesi, ma è anche sbagliato pensare che la storia dell’universo così come ce la presenta la scienza sia di per sé sufficiente e che quindi non ci sia bisogno di Genesi. I due racconti sono su due piani diversi. Quello della scienza è un tentativo di dare una risposta alle domande: "come si è formato l’universo e, in esso, come si è formato l’uomo?". Quello della Bibbia è la risposta, secondo la fede, alle domande: "Perché c’è l’universo e che significato ha, in esso, la presenza dell’uomo?". Il cardinale Martini ha detto che ci sono due scritture: c’è la 2 scrittura dell’uomo, la scienza, che si occupa dei fatti, dei fenomeni e delle teorie che li spiegano, e c’è la scrittura di Dio, la Bibbia, dove si trovano le risposte ai grandi interrogativi della vita dell’uomo. Entrambe le scritture hanno molti elementi di mistero e in entrambe l’uomo è al centro dell’attenzione: l’uomo "importa". Materia e Spirito Se ci si pensa bene, per capire tutto quello che avviene al mondo c’è sempre bisogno di due scritture, di due interpretazioni: una materiale e una spirituale. Per spiegarmi meglio, e per capire meglio io stesso queste cose, ho pensato ad un esempio semplice, tratto dalla mia vita quotidiana. Accade spesso che io sia nel mio studio a lavorare mentre mia moglie è in cucina. Ad un certo punto mi stanco, vado in cucina, e mia moglie dice: ti faccio un tè. Questo farmi un tè da parte di mia moglie ha due aspetti. Il primo è questo: mette la teiera sul fuoco e fa bollire l’acqua. La scienza può spiegare nei più minimi dettagli cosa accade nella teiera che è sul fuoco. Questo è l’aspetto materiale, ma c’è un altro aspetto in quel “farmi il tè” da parte di mia moglie: mi fa il tè perché mi vuole bene. Questo è un aspetto che la scienza non può cogliere, esattamente come il volermi bene di mia moglie non può spiegare come mai l’acqua della teiera messa sul fuoco bolle. La scienza spiega come mia moglie fa il tè; è una questione materiale. L’amore spiega perché fa il tè, è una questione spirituale. Materia e spirito, scienza e, per chi crede, fede sono due aspetti diversi, complementari, entrambi essenziali, di un’unica realtà: la realtà dell’uomo. Spesso si dice che scienza e fede sono opposte. Un grande scienziato ha scritto che sì, è vero, sono opposte, ma lo sono come il pollice e le altre dita della mano; un’opposizione grazie alla quale qualsiasi cosa può essere afferrata. Il grande talento Nel creato, che la scienza chiama universo, si stima ci siano 1023, cioè centomila miliardi di miliardi di stelle. E’, ancora una volta, un numero “non ragionevole”, troppo grande perché se ne possa capire il significato. Il Salmo 147 dice: "Il Signore conta il numero delle stelle e chiama ciascuna per nome", impresa certamente impossibile per l'uomo poiché, facendo un semplice calcolo, si trova che per contare le 1023 stelle che sono in cielo, una al secondo, ci vorrebbero 3 milioni di miliardi di anni. Nel Salmo 113 è scritto che I cieli sono i cieli del Signore, ma ha dato la Terra ai figli dell’uomo. Per il credente, quindi, la Terra è un dono di Dio, una specie di grande talento che Dio ha dato collettivamente all’umanità. Accade allora come è narrato nella parabola dei talenti (Mt 25, 14-30): Avverrà infatti come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti …… Dopo molto tempo il signore di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro. Abbiamo quindi il compito, la responsabilità di “operare” in questo grande talento e di farlo fruttare nel tempo, nel molto tempo che ci separa dal ritorno del Signore. Per operare, il cristiano deve portare la sua testimonianza evangelica immergendosi laicamente nei problemi del pianeta Terra, quasi come se Dio non ci fosse, in mezzo a tutti gli altri uomini con i quali condivide il destino. Ma come si fa a far fruttare il talento “Terra”, qual’è il compito che ci è stato assegnato? Torniamo al primo capitolo di Genesi: Dio disse: “Facciamo l’uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza: domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutti gli animali selvatici e su tutti i rettili che strisciano sulla terra”. E Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò. Dio li benedisse e disse loro: “Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra e soggiogatela, dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente che striscia sulla terra. Il verbo usato nella traduzione italiana per caratterizzare il ruolo dell’uomo, “dominare”, lascia perplessi ed è importante chiedersi allora di quale dominio si tratti. Io non sono un esperto, ma un amico che conosce bene e ama molto la Sacra Scrittura mi ha detto che il verbo usato nella versione greca fa riferimento all’esercizio di un primato da parte dell’uomo, ad un suo compito in un certo senso sacerdotale. Non si tratta, insomma, di un dominio dispotico ed arbitrario. Il compito 3 assegnato all’uomo è, piuttosto, quello di custodire quella parte del creato che ci è stata affidata: la Terra. L’astronave Terra Ma cos’è la Terra, cos’è questo grande talento in cui dobbiamo operare? Italo Calvino era solito dire che se si vuol capire bene una cosa o un problema, prima di tutto bisogna guardare da lontano. In un secondo tempo, poi, si potranno considerare i dettagli. Per capire bene cos’è la Terra guardiamo allora una famosa fotografia scattata da una sonda spaziale che nel 2004 si trovava dalle parti degli anelli di Saturno. In quella foto, nell’immensità del cielo nero si vede a fatica un puntino luminoso: è la nostra Terra. Guardando da lontano, quindi, ci si rende pienamente conto che la Terra è una specie di astronave che viaggia nell’immensità dell’universo. Un’astronave del tutto speciale, che non potrà mai atterrare da nessuna parte, non potrà mai attraccare a nessun porto per far rifornimento, o per essere riparata. Anche se si guarda la Terra un po’ più da vicino, ammirando la famosissima fotografia che mostra il sorgere della Terra visto dalla Luna, il concetto non cambia. Se ne è reso conto anche l’astronauta, che al vedere questo spettacolo disse: “We came all this way to explore the moon, and the most important thing is that we discovered the Earth”. La Terra, dunque, è una grande astronave sulla quale molte persone, circa 7 miliardi, devono vivere tutte assieme: bianchi, neri e gialli, credenti e non credenti, ricchi e poveri, buoni e cattivi. La popolazione della Terra continua ad aumentare, oggi al ritmo di 80 milioni all’anno, un numero quasi pari agli abitanti di una grande nazione come la Germania. Cresce soprattutto la popolazione delle nazioni emergenti: ogni minuto infatti nascono 24 cinesi e 32 indiani. Tutti i danni che abbiamo già fatto, o che faremo alla nostra astronave, e tutti i problemi che oggi abbiamo dovremo risolverli da soli, e senza neppure poter scendere. Abbiamo il dovere di custodire questa astronave anche perché dopo di noi dovranno usarla altre generazioni. Spesso nel linguaggio comune si dice: “siamo tutti sulla stessa barca”. Dovremmo imparare a dire “siamo tutti sulla stessa astronave” perché dicendo “siamo tutti sulla stessa barca” si può pensare alla possibilità di poter raggiungere a nuoto una riva, mentre essere “tutti sulla stessa astronave” fa capire bene che non possiamo andarcene in alcun modo: la Terra è l'unico luogo dove possiamo vivere. Quindi la Terra è un grande Cortile dei Gentili dove credenti e non credenti ogni giorno devono discutere e collaborare, se non altro perché devono vivere insieme. L'energia: i combustibili fossili e l'antropocene Dal punto di vista materiale vivere vuol dire usare energia. Per mangiare, per avere una casa, per viaggiare, per comunicare, per costruire tutte le cose utili ed inutili che ci circondano è necessario disporre di energia. Senza energia non si può fare nulla: questo è un concetto fondamentale che bisogna aver sempre presente. Abbiamo visto che la civiltà umana è iniziata circa 10.000 anni fa. Per capire a che punto siamo, scorriamo insieme la storia dell’umanità considerando il ruolo svolto in essa dall’energia. Nell’antichità gli uomini sulla Terra erano pochi e usavano pochissima energia: quella delle loro mani e degli animali che utilizzavano per vari lavori, quella del fuoco per riscaldarsi e del vento per navigare. La cosa è andata avanti così per millenni. C’è stato però un brusco cambiamento un paio di secoli fa, quando abbiamo scoperto e incominciato ad usare i combustibili fossili, una fonte di energia molto concentrata e molto comoda. Con i combustibili fossili (carbone, petrolio, metano) si è sviluppata la rivoluzione industriale e, usandoli a piene mani, in questi ultimi 200 anni abbiamo cambiato il volto della terra. Abbiamo scavato miniere di carbone e pozzi di petrolio, costruito case, città, strade, fabbriche, milioni di automobili, allevato il bestiame in modo intensivo, inquinato l'atmosfera, generato enormi quantità di rifiuti, abbattuto foreste e modificato perfino il volto notturno della Terra. Le impronte lasciate dall’uomo in questi ultimi 200 anni sono così forti e numerose che oggi gli scienziati propongono di cambiar nome alla nostra epoca: non siamo più nell’olocene, ma nell’antropocene (3), definito come epoca storica iniziata con l’uso dei combustibili fossili, caratterizzata da profonde “impronte” lasciate 4 dall’uomo sulla Terra. In questi ultimi due secoli, tutto quanto è stato fatto di grande in senso materiale, sia nel bene che nel male, è dà collegarsi all’ampia disponibilità di energia sotto forma di combustibili fossili di cui l’uomo si è trovato a disporre. Fino a 50 anni fa si pensava che i combustibili fossili fossero la soluzione ideale per soddisfare la nostra fame, sempre crescente, di energia. Li abbiamo usati e ancora li usiamo senza parsimonia, tanto è vero che ogni giorno consumiamo 85 milioni di barili di petrolio, 6,8 miliardi di metri cubi di gas e 14 milioni di tonnellate di carbone. Negli ultimi decenni però ci siamo accorti che l’uso dei combustibili fossili genera tre grandi problemi (4). 1) I combustibili fossili si stanno esaurendo. Lo sanno tutti, anche in Arabia Saudita, il paese del petrolio, dove si va diffondendo un proverbio che dice: Mio padre cavalcava un cammello, io guido un auto, mio figlio pilota un aereo a reazione, suo figlio cavalcherà un cammello. Per trovare nuovo petrolio, dopo aver scavato decine di migliaia di pozzi sulla terra, già da molti anni si scavano pozzi sempre più profondi in mare. L'incidente che ha causato il gigantesco disastro ecologico verificatosi nel golfo del Messico nel 2010 è avvenuto in un pozzo dove, per estrarre petrolio, le tubature dovevano attraversare 1524 metri di oceano e 3960 metri di roccia sottostante. A parte la probabilità sempre più alta di incidenti, la corsa ad estrarre nuovo petrolio è destinata a finire quando l'energia spesa per ottenerlo sarà maggiore di quella ricavata nell'usarlo. Un problema collaterale, ma di grande importanza, causato dalla scarsità di combustibili fossili saranno, ma già succede, le guerre per accaparrarsi le residue risorse. 2) L’uso dei combustibili fossili causa gravi danni al clima, alla salute e all’ambiente. La combustione di carbone, petrolio e metano comporta infatti la produzione di anidride carbonica (CO2) che si accumula nell'atmosfera provocando il riscaldamento del pianeta (effetto “serra”), con conseguenti cambiamenti climatici che causano lo scioglimento dei ghiacci, l'innalzamento del livello dei mari e danni agli ecosistemi. Oltre all’anidride carbonica, la combustione di carbone, petrolio e metano genera numerose sostanze inquinanti (ossidi di azoto, metalli pesanti, ozono, particolato fine) che provocano ogni anno centinaia di migliaia di ricoveri ospedalieri per malattie respiratorie o cardiovascolari, spesso seguite da morte prematura. 3) L'uso estensivo dei combustibili fossili richiede tecnologie e risorse economiche disponibili soltanto nei paesi sviluppati e quindi ha contribuito a creare forti disuguaglianze nel livello di vita delle nazioni. Le statistiche mostrano che, in media, ogni americano consuma energia come due europei, o dieci cinesi, o quindici indiani o trenta africani. A questa disparità nei consumi si affianca un’altra disparità di segno opposto: i paesi che consumano meno sono i più popolati. Sostenibilità ecologica e sostenibilità sociale I concetti di scarsità delle risorse, esagerata produzione di rifiuti e disuguaglianze nell'uso delle risorse si possono estendere dai combustibili fossili a tutte le altre risorse non rinnovabili (ad esempio, i metalli) e anche alle risorse rinnovabili, quelle cioè che la Terra è in grado di rigenerare: per esempio, i pesci del mare e gli alberi delle foreste. Oggi nei paesi sviluppati le risorse vengono utilizzate in grandi quantità per produrre "oggetti" che vengono immessi nel mercato, venduti, usati per tempi molto brevi e poi gettati nei rifiuti. E' la cosiddetta "civiltà dell'usa e getta", il "consumismo", uno stile di vita insostenibile che porterà rapidamente all'esaurimento delle risorse e all'accumulo di enormi quantità di rifiuti. E’ evidente che non stiamo custodendo bene il pianeta, non stiamo amministrando bene il talento che ci è stato affidato: l’astronave Terra scricchiola. Oltre alla insostenibilità ecologica (scarsità di risorse, eccesso di rifiuti), nel nostro pianeta oggi c’è un problema ancora più grave, quello della insostenibilità sociale, causato dalla grande disuguaglianza, che va sempre più aumentando, fra ricchi e poveri. Ad esempio, abbiamo letto recentemente sui giornali che l'amministratore delegato di una grande industria italiana guadagna 435 volte di più di un suo operaio e che l'uomo più ricco (e più potente) d'Italia nel 2010 ha guadagnato, tramite le sue aziende, 136 milioni di euro, una cifra paragonabile allo stipendio di 10.000 operai in cassa integrazione. E’ ben difficile che si possa vivere in armonia in 5 una situazione del genere. In campo internazionale, quasi un miliardo di persone nei paesi sottosviluppati, principalmente in Africa, vive con meno di un euro al giorno, mentre in Italia i contadini ricevono dall'Unione Europea 3 euro per ogni mucca che allevano. La tragica conclusione è che è meglio essere una mucca in Italia che una persona in Africa. Questi pochi esempi testimoniano che oggi ci sono differenze troppo grandi fra nazioni ricche e nazioni povere e, all'interno di ogni nazione, fra persone ricche e persone povere. E' una situazione simile a quanto descritto in una parabola del Vangelo secondo Luca (16, 19-21): “C'era un uomo ricco, che vestiva di porpora e di bisso e tutti i giorni banchettava lautamente. Un mendicante, di nome Lazzaro, giaceva alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi di quello che cadeva dalla mensa del ricco." Un altro brano evangelico (Matteo, 25, 35) ammonisce: “Ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto”. E' sulla carità, sull'amore verso prossimo che verremo giudicati dal Signore, o dalla nostra laica coscienza se non siamo credenti. Ecco, è di questi temi, crisi energetica e climatica, sostenibilità ecologica e sostenibilità sociale, che bisogna discutere nel Cortile dei Gentili, sono questi i problemi che dobbiamo cercare di risolvere assieme, se vogliamo custodire il pianeta Terra. Ma oggi cosa possiamo fare? Risparmio ed efficienza Per capire cosa fare, bisogna tener presente il concetto espresso all'inizio: la Terra è un'astronave, molto fragile, affidata alle nostre mani; su di essa dobbiamo vivere tutti assieme e su di essa dovranno vivere anche le prossime generazioni. In ultima analisi, sta a noi decidere se la vogliamo custodire o distruggere. Abbiamo visto che la risorsa più importante è l'energia, perché ci vuole energia per fare qualsiasi cosa. Abbiamo anche visto che già nell'immediato futuro l’energia non potrà più essere ottenuta dai combustibili fossili perché sono in via di esaurimento ed anche perché il loro uso causa danni forse irreversibili al clima della Terra. Anzitutto, dunque, dobbiamo cercare una soluzione per la crisi energetica. Non possiamo però accontentarci di una soluzione qualsiasi; dobbiamo trovare per il problema energetico la soluzione giusta, una soluzione che ci permetta anche di risolvere, o almeno di attenuare, i problemi della insostenibilità ecologica e della insostenibilità sociale che compromettono un armonico e pacifico sviluppo dell'umanità. Poiché per trovare la soluzione giusta ci vorrà però tempo, la prima cosa da fare è ridurre il consumo di combustibili fossili così che possano durare un po’ più a lungo facendo il minor danno possibile. Ci vorrà tempo, perché per custodire il pianeta e i suoi abitanti nei decenni e nei secoli a venire abbiamo bisogno di trovare e di imparare a sfruttare nel migliore dei modi una fonte energetica che abbia i seguenti requisiti: 1. abbondante; 2. inesauribile; 3. ben distribuita su tutto il pianeta; 4. non pericolosa per l'uomo e per l'ambiente, né oggi né in futuro; 5. atta a favorire lo sviluppo economico; 6. capace di colmare le disuguaglianze fra le nazioni; 7. capace di favorire la pace. Per avere tutto il tempo necessario a sviluppare una simile risorsa energetica ideale bisogna mettere in atto immediatamente provvedimenti mirati a consumare di meno, cioè a risparmiare energia e ad usarla in modo più efficiente. Autorevoli studi (5) mostrano che nei paesi sviluppati circa il 50% dell’energia primaria viene sprecata e che l’aumento dei consumi energetici non porta ad un aumento del benessere, ma semmai causa nuovi problemi (obesità energetica). Ad esempio, nell'Unione Europea, nonostante le campagne per la sicurezza, gli incidenti stradali causati dall’eccessivo uso dell’automobile hanno provocato nel 2009 35.000 morti e 1.500.000 feriti. Ridurre i consumi energetici in modo sostanziale non è un’idea utopistica, ma un obiettivo per tutti i paesi sviluppati. Si tratta di adottare interventi quali l’isolamento degli edifici, il potenziamento del trasporto pubblico, lo spostamento del traffico 6 merci su rotaia e via mare, l’uso di apparecchiature elettriche più efficienti, l’ottimizzazione degli usi energetici finali, la rinuncia ad acquistare cose inutili. Le direttive emanate dalla UE per limitare la produzione di gas serra impongono una riduzione del 20% nel consumo di energia entro il 2020. Quanto alla fonte energetica che potrà sostituire i combustibili fossili, oggi si profilano due possibilità: l’energia nucleare, oppure le fonti rinnovabili. Ragioni di spazio permettono di esaminare solo in modo superficiale vantaggi e svantaggi di queste due opzioni, ma per una più approfondita discussione sono disponibili molte rassegne e anche una recente monografia (6). L'energia nucleare La possibilità di convertire con reazioni nucleari piccolissime quantità di materia in immense quantità di energia secondo la famosa formula di Einstein E=mc2 (E = energia, m = massa, c = velocità della luce) è certamente una delle più grandi scoperte scientifiche dell’umanità. Come è a tutti noto, l'immane potenza delle reazioni nucleari è stata usata, per la prima volta, per fabbricare le bombe che nel 1945, alla fine della II guerra mondiale, hanno letteralmente cancellato due città giapponesi, Hiroshima e Nagasaki. Una decina di anni più tardi, si riuscì ad imbrigliare l'energia nucleare nelle centrali per produrre elettricità. Questo risultato fece sorgere grandi speranze, riassunte in una celebre frase pronunziata nel 1956 da un noto scienziato, John von Neumann: "Entro pochi anni l'energia sarà disponibile gratuitamente come l'aria". Il fatto che dopo più di 50 anni si stia discutendo se sviluppare l'energia nucleare o rinunciare ad usarla dimostra che le cose sono andate in modo molto diverso da quello preconizzato da von Neumann. A parere di molti esperti l’energia nucleare oggi non è economicamente conveniente (7). Se anche lo fosse, ci sono molte buone ragioni per rinunciare a svilupparla. L'energia nucleare usa come combustibile l'uranio, una risorsa che non è né abbondante né inesauribile. Inoltre, non essendo neppure ben distribuita, finirebbe per diventare motivo di guerre come accade oggi per il petrolio. Molto grave poi è il fatto che la produzione di energia nucleare genera scorie radioattive pericolose per decine di migliaia di anni, ponendo così un grosso fardello sulle spalle delle future generazioni. Essendo basata su una tecnologia molto complessa e costosa, lo sviluppo della energia nucleare aggraverebbe anche le disuguaglianze fra nazioni sviluppate e nazioni sottosviluppate e favorirebbe nuove forme di colonizzazione. Un altro motivo di preoccupazione è dovuto al fatto che la tecnologia del nucleare civile è strettamente legata a quella del nucleare militare. Pertanto una generalizzata diffusione del nucleare civile favorirebbe inevitabilmente la proliferazione delle armi nucleari causando forti tensioni fra gli Stati. Infine, la sua diffusione aumenterebbe anche la probabilità di furti di materiale radioattivo che potrebbe essere utilizzato per devastanti attacchi terroristici. In conclusione, l'energia nucleare di certo non risponde ai requisiti prima elencati che deve possedere la fonte energetica necessaria per custodire il pianeta. L'energia solare e le altre energie rinnovabili Il Sole in un’ora invia sulla Terra, sotto forma di radiazioni, una quantità di energia pari a quella che l’umanità consuma in 1 anno: l'energia solare, dunque, è abbondante. Il Sole splenderà ancora per 4,5 miliardi di anni e quindi, a differenza dei combustibili fossili e dell'uranio, l'energia solare è una risorsa inesauribile. Mentre combustibili fossili ed uranio si trovano solo in certe regioni, l'energia solare è abbastanza ben distribuita su tutta la Terra: ad esempio, l'intensità della irradiazione solare a Londra e a Mosca è rispettivamente i due terzi e la metà di quella che si registra a Roma. Quest'ultima caratteristica è particolarmente importante perché, una volta che avremo imparato ad usare con profitto l'energia solare, ogni nazione potrà utilizzare direttamente quella che arriva sul suo territorio e quindi non ci saranno guerre per accaparrarsi risorse energetiche. L'energia solare ha anche le altre caratteristiche sopra elencate per una fonte 7 energetica ideale. Il suo uso non è pericoloso né per l'uomo né per il pianeta, né oggi né in futuro. La sua diffusione favorisce lo sviluppo economico di una nazione, come accade attualmente in Germania. L'energia solare può essere convertita in calore ed elettricità con sistemi a basso contenuto tecnologico che possono essere facilmente usati anche nei paesi meno sviluppati, contribuendo così a colmare le disuguaglianze. Infine, l'energia solare non si presta ad usi militari. Il flusso dell’energia solare è però molto diluito ed intermittente. Quindi la principale sfida che dobbiamo affrontare è quella di sviluppare le tecnologie per ottimizzare i processi di conversione e di stoccaggio dell’energia solare, in modo da usarla col massimo profitto. Spesso si critica il fatto che lo sviluppo dell’energia solare è attualmente incentivato, dimenticando che ogni forma di energia ha ricevuto e tuttora riceve incentivi statali (vedi nucleare), o causa danni enormi (vedi combustibili fossili) i cui costi alla fine ricadono sull’intera comunità. Quanto detto per l'energia solare si può sostanzialmente ripetere per le altre energie rinnovabili: l'energia fornita dall'acqua (idroelettrica), dal vento (eolica), dalla terra (geotermica), dalle maree e dalle onde del mare. La sola differenza rispetto all'energia solare è la non uniforme distribuzione di queste fonti energetiche, che potranno quindi essere utilizzate solo in certe regioni della Terra. Sta a noi imparare ad utilizzare in modo più esteso e più efficiente l'energia solare e le altre energie rinnovabili se vogliamo custodire il pianeta: è in questi campi che dovrebbero essere focalizzati ricerca scientifica e sviluppo tecnologico (6). Conclusione Secondo la scienza, la materia si è originata dalla trasformazione dell'energia, della quale però non sa spiegare l'origine; la Terra è un frammento molto speciale di materia nell'immensità dell'universo; la vita è un fenomeno eccezionale che si è verificato spontaneamente sulla Terra in modo non ancora chiarito; infine, l'uomo è il risultato straordinario dell'evoluzione. Secondo la Sacra Scrittura, tutto è stato creato da Dio; l'uomo è immagine di Dio e per amore dell'uomo il Figlio di Dio si è fatto carne ed è morto sulla croce. Queste due descrizioni del mondo, entrambe così intrise di mistero e apparentemente così diverse da apparire inconciliabili, in realtà si possono tenere assieme, perché corrispondono ai due aspetti, quello materiale e quello spirituale, che caratterizzano in ogni momento la vita dell'uomo. Per la scienza, la Terra è l'unico luogo dell'universo, a quanto è dato sapere, nel quale può vivere l'uomo. Per la fede, la Terra è un talento che Dio ha affidato all'umanità perché lo faccia fruttare in attesa del Suo ritorno. Sia per la scienza che per la fede, dunque, l’astronave Terra ha un valore inestimabile che deve essere gelosamente custodito dagli uomini che viaggiano su di essa. I principi fondamentali per questa custodia sono la solidarietà per non compromettere la sostenibilità sociale e la responsabilità nell'uso delle risorse per non pregiudicare la sostenibilità ecologica, considerando anche le generazioni che verranno. Sull’astronave Terra i credenti non hanno privilegi da reclamare né verità da imporre, ma sono chiamati a portare umilmente la loro testimonianza evangelica operando, come se Dio non ci fosse, in mezzo a tutti gli altri uomini con i quali condividono l'avventura della vita. Per vivere e per fare qualunque cosa sull’astronave Terra ci vuole energia. Negli ultimi due secoli una parte dell'umanità ha usato senza parsimonia l'energia dei combustibili fossili scoperti nella stiva. Poiché la stiva è ormai vuota, è necessario ricorrere a forme alternative di energia, anche per migliorare il livello di vita del gran numero di persone che vive nelle nazioni meno sviluppate. Un uso generalizzato dell'energia nucleare pone problemi più gravi di quelli che potrebbe risolvere: per le scorie radioattive che produce, per le centrali che una volta chiuse rimangono pericolose e sono difficili da smantellare, per l'impossibilità di contribuire a mitigare le disuguaglianze, per le tensioni che genera fra le nazioni a causa delle strette connessioni con gli apparati militari, e per il fardello di problemi che pone sulle spalle delle prossime generazioni. D’altra parte, c’è una fonte energetica ideale alla quale l'umanità può liberamente attingere: il Sole. Per la scienza, il Sole è quella stella particolare, fra le 1023 stelle che popolano 8 l’universo, che il dipanarsi della storia del mondo ha messo a giusta distanza dalla Terra affinché possa fornirci energia. Per la fede, il Sole è un secondo talento che Dio ha dato all'umanità affinché lo faccia fruttare. L'energia che ci fornisce il Sole è abbondante, inesauribile, ben distribuita, non dannosa per l'uomo e per l'ambiente, capace di ridurre le disuguaglianze e di favorire la pace: un'energia, cioè, adatta a rafforzare sia la sostenibilità sociale che quella ecologica (6). Anche le altre energie rinnovabili, in gran parte derivanti dall'energia solare, hanno sostanzialmente le stesse caratteristiche. In quel grande Cortile dei Gentili che è l’astronave Terra si può e si deve instaurare un’alleanza fra credenti e non credenti per utilizzare l'energia solare e le altre energie rinnovabili nel migliore dei modi, al fine di custodire la Terra e di giungere ad uno sviluppo armonico dell'umanità. E’ un'alleanza basata sulle due scritture: quella dell'uomo, la scienza, che si occupa dei "come" riguardo i fatti e i fenomeni materiali e quella di Dio, la Bibbia, dove si trovano le risposte ai "perché" suscitati dallo spirito che ci pervade; un'alleanza per l'uomo, che è fatto di materia e spirito; un'alleanza che permetta all'umanità di rimediare ad errori del passato e impedisca di commetterne altri nel futuro. E’ un'alleanza che non a caso si può suggellare con due pensieri profondi che, pur provenendo uno dal mondo della scienza e uno dal mondo della fede, esprimono lo stesso, fondamentale concetto: quello che “importa” è l’uomo. Einstein, uno scienziato che ha avuto una parte così importante nello sviluppo di quella che il cardinale Martini chiama la scrittura dell’uomo, ha scritto ai suoi colleghi: "La preoccupazione per l'uomo e per il suo destino deve sempre rappresentare il principale obiettivo di tutte le imprese scientifiche. Non dimenticatelo mai in mezzo ai vostri diagrammi e alle vostre equazioni". San Paolo, un pilastro della fede, ha scritto nella sua seconda lettera ai Corinzi: "Se conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sono nulla". 1. J. Horgan, La fine della Scienza, Adelphi, 1998 2. S. Hawking, La Teoria del Tutto, Rizzoli, 2004 3. P. J. Crutzen, Benvenuti nell'Antropocene. L'uomo ha cambiato il clima, la Terra entra in una nuova era, Mondadori, 2005 4. N. Armaroli, V. Balzani, Energia per l’AstronaveTerra, Zanichelli, 2008 5. V. Smil, Energy in Nature and Society: General Energetics of Complex Systems, MIT Press, 2008 6. N. Armaroli, V. Balzani, Energy for a Sustainable World, Wiley-VCH, 2011 7. A. Clò, Si fa presto a dire nucleare, Il Mulino, 2010 9