Majambiente Edizioni Guida alle piante officinali E TINTORIE dei Giardini Botanici del Parco Nazionale della Majella © Ente Parco Nazionale della Majella Stampa dicembre 2014 Progetto Editoriale Mirella Di Cecco Per facilitare la lettura e la consultazione della guida, le specie all’interno sono catalogate in ordine alfabetico italiano. Sulla scheda di ogni singola pianta, è inserito un riquadro colorato che ne indica la presenza nei due Giardini Botanici del Parco Nazionale della Majella. Testi Mirella Di Cecco Annalisa Cantelmi Giampiero Ciaschetti Foto Fabio Conti Mirella Di Cecco Luciano Di Martino Marco Di Santo Gianluca Tenisci Giardino Botanico D. Brescia Sant’Eufemia a Maiella (PE) Strada Provinciale 487 ) + 39 085 92 00 13 Progetto grafico e stampa Marco Di Michele Majambiente Edizioni, Caramanico Terme www.majambiente.it CODICE ISBN 978-88-902900-5-3 Ente Parco Nazionale della Majella Sede Operativa Via Badia 28 - 67039 Sulmona (AQ) Tel. 0864 25 701 [email protected] www.parcomajella.it parcomajella Giardino Botanico M. TENORE Lama dei Peligni (CH) Via Colle Madonna ) + 39 0872 91 60 10 TOSSICHE VELENOSE … ”E’ questa la valle di S. Spirito ove venne fra Pietro da Morrone: e si scelse tal grotta in mezzo a sì folte foreste, che quasi aveva paura di penetrarvi il sole” San Clemente a Casauria e Santo Spirito a Majella. In quest’ultima abbazia, sita all’interno del Parco nel territorio di Roccamorice, veniva prodotta l’Acqua di S. Spirito, un preparato a base di erbe divenuto celebre anche a Parigi. La “montagna tutta in fiore” è anche ben impressa nell’immaginario collettivo degli abruzzesi, come recita una nota canzone montanara di origine aquilana. Numerosi sono infatti i riti, le usanze e le tradizioni che, nel territorio del Parco e nei suoi dintorni, sono legate a particolari piante, per lo più spontanee. La celebrazione delle proprietà benefiche e, talora, trascendentali e mistiche, delle piante era consuetudine dei “sabba”, gli incontri che periodicamente le fattucchiere, verosimilmente soltanto delle esperte dell’uso delle erbe, facevano al Colle delle Fate, sul versante occidentale del Morrone. L’elevata ricchezza e la peculiarità della flora della Majella sono stato oggetto di numerose esplorazioni da parte dei botanici del Regno di Napoli nella prima metà dell’ottocento, in particolare Tenore, Gussone e Cesati, i quali hanno qui descritto un numero elevato di specie. Tuttora, nel territorio del Parco, continuano ad essere descritte specie nuove per la scienza, veri e propri gioielli naturalistici che non di rado hanno la propria area di distribuzione limitata entro i confini dell’area protetta. In questi ultimi anni, si assiste ad un risveglio dell’interesse nei confronti delle piante selvatiche, delle loro proprietà e del loro uso tradizionale, nonché delle leggende che sono all’origine dei loro nomi. Alla base di ciò, la sempre crescente richiesta di una larga parte della popolazione di prodotti alimentari La Majella per secoli ha legato la sua fama alla ricchezza floristica ed in particolare alle virtù medicinali delle sue piante. Fino alla prima metà del XX secolo, gli speziali dei paesi localizzati ai piedi del massiccio facevano grande uso delle piante officinali; queste venivano anche raccolte in maniera sistematica per essere avviate ai mercati e, più tardi, alle industrie farmaceutiche e alle distillerie oltre i confini regionali. Spesso, a speziali e medici si affiancavano o sostituivano figure di erboristi, non di rado in odore di stregoneria, conosciuti localmente come “mahare”, eredi e depositari di una secolare cultura empirica che ha avuto tra i suoi adepti anche il poeta latino Publio Ovidio Nasone di Sulmona. Il legame della Majella con le piante è forte, importante ed antico. La conoscenza, nel territorio del Parco, del mondo vegetale e del suo utilizzo si perdono nella notte dei tempi. Testimonianze dell’uso delle piante magellensi sono state rinvenute nei siti archeologici neolitici e paleolitici; altre sono riportate da autori classici e medievali tra i quali, primo fra tutti, il sulmonese Publio Ovidio Nasone. In Abruzzo è documentata la presenza di orti con piante medicinali nei grandi monasteri medievali come San Giovanni 3 incontaminati, nonché di rimedi salutistici e prodotti cosmetici davvero naturali, scevri dall’uso della chimica di sintesi. La crisi economica che attraversiamo in questi anni spinge poi numerose persone all’autoproduzione di tali prodotti e, di conseguenza, ne muove un rinnovato bisogno di conoscenza, in realtà mai completamente sopito. Rispetto ai tempi passati, inoltre, le continue scoperte sulle biomolecole contenute nelle piante e sui meccanismi fisiologici che sono alla base delle loro proprietà offrono una solida base scientifica ad antiche conoscenze empiriche che vengono così liberate dagli aspetti “magici” derivati spesso da mere superstizioni. In questo contesto, i giardini botanici del Parco Nazionale della Majella svolgono un ruolo di primissimo piano nella coltivazione e nella promozione dell’uso di dette piante. La riproduzione vivaistica messa in atto all’interno delle loro strutture permette all’Ente Parco di fornire individui di tali interessanti piante sia ai visitatori dell’area protetta, sia ad Amministrazioni locali, scuole ed associazioni che si uniscono all’Ente nella promozione dell’uso delle piante autoctone anche per l’arredo verde, riducendo così il pericolo legato all’invasività di talune piante esotiche. Franco Iezzi Presidente del Parco Nazionale della Majella Parco Nazionale della Majella 74.095 ettari 2118 specie vegetali Oltre 140 componenti endemiche Veduta del Massiccio Majella Orientale Le “mitiche” piante officinali della Majella nei giardini botanici del Parco La Majella per secoli ha legato la sua fama alla ricchezza floristica ed in particolare alle virtù medicinali delle sue piante. Fino alla prima metà del XX secolo, gli speziali dei paesi localizzati ai piedi del massiccio facevano grande uso delle piante officinali; queste venivano anche raccolte in maniera sistematica per essere avviate ai mercati e, più tardi, alle industrie farmaceutiche e alle distillerie oltre i confini regionali. Spesso, a speziali e medici si affiancavano o sostituivano figure di erboristi, non di rado in odore di stregoneria, conosciuti localmente come “mahare”, eredi e depositari di una secolare cultura empirica che ha avuto tra i suoi esponenti anche il poeta latino Publio Ovidio Nasone di Sulmona. Sulla scia di questa tradizione, nei due giardini botanici del Parco Nazionale della Majella, localizzati sui due versanti opposti del massiccio, un ruolo fondamentale è stato attribuito alle piante officinali. Il Giardino Botanico “Michele Tenore” è ubicato nel comune di Lama dei Peligni (CH) dove, unitamente all’annesso museo naturalistico-archeologico e all’area faunistica del Camoscio Appenninico, costituisce uno dei più importanti centri di visita del Parco. Ad esso è stato attribuito un ruolo come MSD (Majella Seed Bank), nodo del- la Rete Italiana delle Banche del Germoplasma per la conservazione ex situ della flora italiana (RIBES), la cui funzione è la conservazione a lungo termine dei semi delle piante spontanee e delle varietà agricole locali a maggior rischio di scomparsa. Il giardino botanico “Daniela Brescia” è localizzato nell’alta valle dell’Orta, tra la catena del Morrone e la Majella, nel comune di S. Eufemia a Maiella (PE), a circa 900 m s.l.m. Esso ospita, oltre al Centro di Educazione Ambientale del Parco, un laboratorio di estrazione, l’erbario del Parco con oltre 2000 campioni provenienti principalmente dal territorio dell’area protetta, un vivaio per la riproduzione delle piante autoctone da utilizzare, oltre che per le esigenze del giardino, negli interventi di rinaturalizzazione, in campo agricolo (piante officinali, vecchie cultivar locali e frutti minori) e nell’arredo verde urbano. I due giardini operano, annualmente, le attività di raccolta semi e gestione della carpoteca finalizzate, attraverso la redazione di un Index seminum, allo scambio di semi con altre istituzioni scientifiche italiane e straniere. Le due strutture possono vantare anche il riconoscimento, da parte della Regione Abruzzo, di Giardini Botanici di Interesse Regionale (L.R. n. 35 del 1997). 5 accompagnò, nella prima metà del IX secolo, il famoso botanico Michele Tenore nelle sue escursioni sul massiccio. Sembra che, seguendo il suo esempio, a Lama dei Peligni la tradizione erboristica si sia mantenuta viva a lungo: un altro semplicista che godeva di notevole fama in molti paesi del circondario, Giovanni Rinaldi, è infatti scomparso pochi anni or sono. Accanto alle piante officinali, nel settore sono coltivate anche le piante tintorie, cioè quelle che hanno la capacità di colorare i tessuti. La tintoria era una pratica molto utilizzata in passato, soprattutto lungo i fiumi dove erano localizzati tintorie e lanifici. Entrambe le strutture svolgono, infatti, la funzione strategica di conservazione del patrimonio vegetale autoctono regionale e allo stesso tempo di sensibilizzazione alle tematiche ambientali. Inoltre, essi hanno assunto un ruolo attivo di risorsa didattica a disposizione dei numerosi visitatori, delle scuole e di tutto il territorio. Ambedue i giardini cercano di ricostruire, in piccolo, gli ambienti naturali del Parco della Majella, dando la possibilità al visitatore di simulare un’escursione attraverso le fasce vegetazionali dell’Appennino centrale. Altri settori sono invece organizzati, secondo criteri didattici-dimostrativi, su specifici temi. Tra questi, ve ne è uno dedicato alle piante tintorie e officinali. Il termine “officinale” deriva dal fatto che un tempo queste piante erano lavorate e trasformate in laboratori chiamati “officine”. Oggigiorno, per piante officinali si intendono sia quelle medicinali, sia quelle aromatiche, cosmetiche etc. Molte delle specie officinali sono ricche di principi attivi tossici, ma sono comunque utilizzate dalla moderna medicina; un esempio è dato dalla digitale, una pianta velenosa da cui si estraggono principi attivi quali la digitalina e digitossina, ad azione cardiotonica. Molte informazioni sulle piante officinali della Majella, riportate da Gennaro Finamore (1889), provengono da Marcone, erborista di Lama dei Peligni che Quelli della Majella erano famosi in tutto il Regno di Napoli per la qualità dei propri prodotti. Lane e altri tessuti venivano colorati grazie ai pigmenti naturali delle piante, tra cui ricordiamo la robbia (Rubia tinctorum), pianta lianosa i cui pigmenti rossi sono concentrati nella radice, e il guado (Isatis tinctoria), caratterizzato dalla presenza di pigmenti azzurri, soprattutto nelle foglie, con cui furono colorare di azzurro anche le giubbe dei giacobini francesi. Accanto alle piante tintorie, nel settore sono presenti anche le piante utilizzate un tempo per conciare i pellami; esse devono questa loro proprietà alla rilevante presenza di tannini, sostanze acide capaci di modellare le pelli. Esempi ne sono lo scotano (Cotinus coggygria) e il sommacco siciliano (Rhus coriaria). 6 INDICE DELLE SPECIE A M ACHILLEA COMUNE 69 ACHILLEA DI TENORE 10 AGRIFOGLIO 11 ALKEKENGI 12 ALLORO13 ALTEA14 ASSENZIO 15 B BARDANA BELLADONNA BIANCOSPINO C CALENDULA CAMEDRIO CAMOMILLA COMUNE CAMOMILLA DEI TINTORI CAMOMILLA ROMANA CANAPA ACQUATICA CARDO MARIANO CARTAMO CELIDONIA CERRETTA CICUTA COLCHICO CORNIOLO D DIGITALE DRANGONCELLO E ECHINACEA ELICRISO ENULA CAMPANA EQUISETO ERBA CEDRINA ERBA CIPOLLINA ERBA DI S. MARIA G GENZIANA MAGGIORE GINEPRO GIUSQUIAMO GUADO I IPERICO ISSOPO MALVA51 MARRUBIO 52 MELISSA 53 MENTA54 MENTUCCIA 55 MUGHETTO 56 O ONOPORDO TOMENTOSO ORTICA 16 17 18 P PARTENIO PERVINCA PINO MUGO PRIMULA PUNGITOPO 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 57 58 59 60 61 62 63 R RAFANO64 RESEDA 65 RIBES NERO 66 ROBBIA 67 ROSA GALLICA OFFICINALE 68 ROSMARINO 69 RUTA70 S SALVASTRELLA SALVIA COMUNE SCLAREA SAMBUCO SANTOLINA SANTOREGGIA SAPONARIA COMUNE SCOTANO SOMMACCO SICILIANO STRAMONIO 32 33 34 35 36 37 38 39 40 T TASSO TIGLIO TIMO MAGGIORE TOPINAMBUR 41 42 43 44 U URGINEA 45 46 V VALERIANA VERBENA VERONICA VIOLA L LAMPONE 47 LAVANDA 48 LIQUIRIZIA 49 LUPPOLO50 Z ZAFFERANO 7 71 72 73 74 75 76 77 78 79 80 81 82 83 84 85 86 87 88 89 90 Nei fiori, semi e radici della peonia è presente un alcaloide “peonina” che ha proprietà di aumentare la peristalsi dell’intestino e il tono dell’utero. La droga viene usata come sedativo e un tempo aveva fama di essere utile negli attacchi di epilessia. ACHILLEA COMUNE Achillea millefolium L. Asteraceae Il cataplasma è indicato nei casi di ferite, piaghe, ragadi. Per uso interno è indicata anche nelle amenoree e dismenorree. Famiglia Curiosità Descrizione Chiamata anche “stagna-sangue” per le sue proprietà emostatiche. Tradizionalmente era usata per preparare il Centerbe. La leggenda narra che fu Achille il primo ad usarla per arrestare l’emorragia alla spalla ferita di un compagno d’arme e questo decise le sorti e gli impieghi della achillea per oltre 2500 anni. Pianta erbacea perenne, rizomatosa e lievemente suffruticosa ± ricoperta di peli o di lanugine, con odore aromatico, alta 30-60 cm. Fusto eretto, pubescente o lanoso e solcato longitudinalmente da strie, ramificato alla sommità. Foglie basali bipennatosette con numerosi segmenti lineari; lacinie molto fitte ± ricoperte, nella pagina inferiore, di peli semplici e molli di 1-3 mm. Infiorescenza a corimbo; fiori ligulati bianchi o raramente rosati. Sommità fiorite. Maggio-agosto. Parti usate Epoca di raccolta Principi attivi Olii essenziali, sesquiterpeni lattonici, alcaloidi. Proprietà Antiemorragiche, stomachiche, antispasmodiche, ipotensive, antipiretiche, amaro-toniche. Impiego L’achillea è utilizzata come amaro-aromatico per preparare liquori. In cosmetica, gli estratti usati nei bagni hanno effetti calmanti e lenitivi della pelle e delle mucose mentre l’olio essenziale trova impiego nella preparazione di creme e shampoo. 9 ACHILLEA di tenore Achillea tenorii Grande Asteraceae pianta ha mostrato inoltre di possedere attività inibente le α-glucosidasi, un’ enzima coinvolto nel metabolismo dei carboidrati complessi come l’amido. L’inibizione delle α-glucosidasi porta ad una diminuzione dell’assorbimento degli zuccheri che vengono ingeriti con la dieta evitando così l’aumento eccessivo della glicemia. Tale attività fa di questa pianta una promessa per la lotta al diabete mellito. Famiglia Descrizione Specie erbacea perenne alta 12-20 cm, intensamente aromatica, con fusto stolonifero e foglie con rachide intero e 2-6 segmenti per lato, più lasse rispetto ad A. millefolium. Capolini piccoli con squame scure o nerastre sul bordo. Fiori più o meno bianchi. Cresce nei pascoli montani da 900 m ai 2200 m di altitudine. Fiorisce da luglio a settembre. Nel territorio del Parco Nazionale della Majella, così come in quello regionale, è alquanto rara. Proprietà* L’Achillea di Tenore, specie endemica dell’Appennino centro-meridionale è stata recentemente oggetto di studio dal punto di vista fitochimico da parte del gruppo di ricerca guidato dal professor Armandodoriano Bianco del Dipartimento di Chimica dell’Università di Roma. Da tali analisi è emerso che la composizione dell’olio essenziale è molto simile a quella dell’olio che si ottiene da Artemisia absinthium, specie che appartiene alla stessa famiglia (Asteraceae). Dall’analisi dei componenti più polari A. tenorii risulta contenere un’elevata quantità di composti polifenolici come flavonoidi e acidi caffeoilchinici e per questo risulta essere una potente risorsa di antiossidanti. L’estratto totale ottenuto da questa *A cura di A. Venditti 10 AGRIFOGLIO Ilex aquifolium L. Aquifoliaceae agrifoglio ed edera vengono appesi sulle porte e sui camini per difendersi dagli scherzi dei folletti delle case. Il Mattioli scriveva che le fronde spinose dell’agrifoglio proteggevano la carne salata dai topi e da altri roditori. La pania, sostanza vischiosa simile al vischio ricavata dalla corteccia, veniva usata dai bracconieri per catturare gli uccelli. Essa venne reclamizzata da J. Ruel (1479-1539) come cataplasma (associata a resina e cera in parti uguali) per risolvere ascessi, foruncoli, rigonfiamenti e tumori di diversa natura. Famiglia Descrizione Arbusto o piccolo albero sempreverde, dioico, con tronco diritto e corteccia da verde-bruna a grigia. Foglie alterne, glabre, coriacee, verdescuro e lucide superiormente, più chiare inferiormente, con margine provvisto di spine almeno negli individui giovani. Fiori femminili bianchi, i maschili sfumati di rosso riuniti in piccoli gruppi. Il frutto è una drupa, rossa a maturità, di 8-10 mm. Corteccia, drupe, foglie. Parti usate Principi attivi Glucosidi amari (ilicina), ilixantina, tannini, pectine. Proprietà Antireumatiche, toniche, febbrifughe, sedative, emetiche. Impiego L’ilicina è efficace contro i disturbi epatici, l’isterismo, la febbre. Le drupe possono provocare gravi intossicazioni con nausea, vomito e diarrea violenta, pertanto va utilizzato solo dietro prescrizione medica. Curiosità Pianta tradizionalmente usata come simbolo augurale del periodo natalizio. Nel linguaggio simbolico, essa rappresenta la difesa: rami di 11 ALKEKENGI Physalis alkekengi L. Solanaceae Curiosità Famiglia In passato la forma dell’involucro che circonda il frutto, simile alla forma di una vescica, ha fatto ritenere che la pianta fosse efficace contro le malattie della vescica. In realtà queste proprietà sono dovute ad un glucoside amaro (fisalina) che favorisce l’aumento della diuresi e l’eliminazione degli urati. Descrizione Pianta erbacea perenne con fusto eretto angoloso. Foglie picciolate cordato-ovate, acute, con margine sinuoso. Fiori solitari con peduncolo lungo. Corolla bianco-gialla, campanulata con lembo pieghettato composta da 5 lobi. Frutto simile ad una ciliegia gialla-arancione completamente circondata dal calice accresciuto ad involucro vescicoloso. Tutta la pianta tranne le radici. Estate. Parti usate Epoca di raccolta Principi attivi Glucosidi, alcaloidi, mucillagini, principi amari, tannini, carotenoidi, flavonoidi, acido ascorbico. Proprietà Diuretiche, depurative, antiuriche, antireumatiche, antinfiammatorie, lassative. Impiego Viene utilizzata nel trattamento della gotta, nella ritenzione idrica, come infuso, tintura vinosa e decotto per favorire l’eliminazione di tossine e nell’iperuricemia e per favorire la diuresi. Si sconsiglia di utilizzare le foglie che contengono alcaloidi. 12 ALLORO Laurus nobilis L. Lauraceae matico (olio laurino) prezioso oltre che in profumeria, per la sciatica, i reumatismi, dolore al capo e alle orecchie. Sempre con le bacche, si facevano, insieme ad altri ingredienti, le “confectio” prescritte come antidoti. Il decotto dei frutti è utile nel caso di sudorazione ai piedi. Famiglia Descrizione Arbusto o piccolo albero sempreverde, dioico, alto generalmente fino a 10 m, con corteccia liscia da giovane, poi rugosa e grigio-scuro. Foglie alterne, glabre, coriacee, ellittiche o lanceolate, a margine più o meno ondulato, verdescuro di sopra, più chiare di sotto. Fiori piccoli, giallognoli, riuniti in ombrelle ascellari. Frutto a drupa ovoide di 1 cm, nera a maturità. Specie ampiamente coltivata, è presente talora allo stato spontaneo in boschi umidi del piano collinare. Foglie e frutti. Curiosità Pianta sacra ad Apollo, è stata in passato simbolo di gloria e trionfo. Ippocrate prescriveva l’olio delle drupe contro le contrazioni tetaniche, mentre Plinio utilizzava l’olio per i malati di sciatica e per i dolori di capo. Coltivata nei giardini imperiali, divenne emblema di Giulio Cesare il quale, giacchè aveva pochi capelli, amava ornarsi di corone di questa pianta. Parti usate Epoca di raccolta Marzo (foglie), i frutti vanno raccolti a completa maturazione (autunno- inverno). Principi attivi Olio essenziale, tannini, zuccheri, olio grasso. Proprietà Aromatizzanti, eupeptiche-digestive, balsamiche, antireumatiche. Impiego Viene utilizzato nel trattamento della gotta. I preparati a base di alloro hanno un impiego quasi esclusivo nei disturbi dell’apparato digerente. Dalle bacche nere si estrae un olio denso ed aro- 13 ALTEA Althaea officinalis L. Malvaceae Impiego Famiglia Per uso interno, sottoforma di sciroppi e tisane, per combattere angina, bronchite catarrale, cistite, colite, congiuntivite; per via esterna nei casi di ascesso caldo, dermatosi pruriginosa, faringite, flogosi, foruncolosi. Descrizione Pianta erbacea perenne, con fusto eretto, robusto e poco ramificato che può arrivare a 120 cm di altezza e una radice spessa, lunga e a fittone. Foglie di forma palmata con margini dentati, ruvide, ricoperte come il resto della pianta da una lanugine biancastra e disposte in modo alterno lungo i fusti. Fiori bianchi o rosa, con calice di 5 sepali ovali e corolla di 5 petali; stami violetti. Cresce nei luoghi umidi, freschi, lungo i corsi d’acqua e nei prati, fino ad un’altezza di 1200 metri. Fiori, foglie e radici. Curiosità Probabilmente per via del suo sapore dolce, l’altea fu inserita nella formula delle caramelle americane che si scaldano sul fuoco, conosciute come “marshmallow”. Forse sono stati gli egizi ad ispirare questo uso in quanto miscelavano le radici della pianta con il miele. Oggi non vi è più traccia di altea in questo dolciume. Un tempo venivano usati pezzetti di radici per la dentizione dei lattanti. Parti usate Epoca di raccolta Fiori da maggio a ottobre. Le radici si raccolgono nel periodo ottobre-marzo. Le foglie si raccolgono fra luglio e agosto. Principi attivi Acido malico, mucillagine, amido, zucchero, asparagina, betaina, tannino, fitosterina, lecitina, pectina, ossalato di calcio, tracce di olio volatile, un olio grasso contenente gli acidi palmitico, oleico, butirrico. Proprietà Antiflogistiche, astringenti, bechiche, emollienti, lassative, odontalgiche, rinfrescanti. 14 ASSENZIO Artemisia absinthium L. Asteraceae Curiosità Famiglia L’elevata presenza di “tujone” ne fa una pianta stimolante e tonica utilizzata a fine ottocento da poeti e artisti tanto da dare l’appellativo alla pianta di bevanda dei poeti maledetti. I vari nomi dialettali sono “ascenze” o “ascienza”. In Abruzzo i suoi rametti disposti a croce venivano messi dietro le porte delle stalle a protezione degli animali il giorno dell’Ascensione. A Guardiagrele si lavavano le botti con il decotto della pianta. La polvere di assenzio è cimifuga, mentre il succo delle foglie è bevuto come antielmintico. Descrizione Pianta erbacea perenne, tomentosa, con rizoma ramificato e fusto eretto, ramoso, che può raggiungere un’altezza di 120 cm. Foglie di colore grigio-verde o grigio chiaro, coperte di fini peli setosi che conferiscono un aspetto argenteo e vellutato; sono tripennatosette sui getti sterili, bipennatosette sui fusti fioriferi. Fiori tubulosi e gialli, riuniti in piccoli capolini (3-5 mm di diametro) solitari o in infiorescenze racemose. Foglie e sommità fiorite. Maggio-luglio. Parti usate Epoca di raccolta Principi attivi Olio essenziale ricco in tujone, camazulene, vitamine C e B. Proprietà Toniche, stimolanti il sistema nervoso. Favorisce la digestione, stimola l’appetito e allontana i vermi intestinali. Cura efficacemente l’anoressia. L’essenza è usata come componente aromatico in detergenti, creme, lozioni. Per il suo sapore amaro, l’assenzio viene usato dai liquorifici e nella produzione di bibite. 15 BARDANA Arctium lappa L. minerali. Famiglia Asteraceae Descrizione Impiego Pianta bienne erbacea di grandi dimensioni che nel primo anno sviluppa una robusta rosetta basale e nel secondo fiorisce. Radice grossa e a fittone, carnosa. Fusto robuto, eretto, alto 100-200 cm, striato e scanalato, ramificato, talvolta arrossato. Foglie alterne, molto grandi che possono raggiungere i 50 cm di lunghezza e i 40 cm di larghezza; le basali sono ovate o cuoriformi, portate da un picciolo solcato, pieno, interamente midollare e non tubuloso; le cauline sono sessili e cuoriformi; lamina glabra e di colore verde vivo nella parte superiore, biancastra e ragnatelosa in quella inferiore. I capolini portati da un peduncolo lungo almeno 2,5 cm, sono riuniti in corimbo. Fiori tubulosi ed ermafroditi, riuniti in capolini sferici di 3-4 cm di Ø, avvolti da fitte brattee uncinate, glabre interamente verdi. E’ specie di ambienti incolti, ruderali, sentieri, radure boschive. Radice, foglie. In medicina per uso esterno è efficace in caso di dermatiti, eczema, psoriasi, foruncolosi, piaghe, acne. Efficace inoltre contro la caduta dei capelli. Per uso interno, grazie all’inulina, è utile nei casi di iperglicemia, diabete, iperuricemia, gotta e litiasi urinaria. Curiosità La bardana era conosciuta già nell’antichità e ne parlò anche Virgilio descrivendone i frutti che si appigliavano al vello delle pecore e alle vesti, capacità copiata poi nell’invenzione del velcro. Sembra che la bardana dia il meglio delle sue virtù per i problemi della pelle. Nel secolo scorso, quando aver la pelle “clair de lune” era il massimo dell’avvenenza femminile, tra le donne circolava una ricetta a base di latte d’asina, latte di capra, bardana, asparago e giglio bianco. Il composto si passava sul viso allo scopo di ottenere una pelle pallida e pura. Parti usate Epoca di raccolta Dall’autunno alla primavera. Proprietà Depurative generale, ipoglicemizzanti, diuretiche, uricosuriche ed antibatteriche. Principi attivi Inulina, olii essenziali, olio grasso, mucillagini, sali 16 BELLADONNA Atropa belladonna L. Solanaceae Curiosità Famiglia Il nome è derivato dall’uso cosmetico che le donne anticamente ne facevano per provocare la dilatazione della pupilla per conferire occhi neri splendenti; quest’uso, che può danneggiare la vista, viene mantenuto solo in oculistica. Le bacche, velenose, venivano usate anche per uso esterno nella cura dei dolori reumatici e dei denti. La maggior parte degli erbivori è insensibile ai veleni della belladonna, ma il loro latte e le loro carni diventano pericolose per l’uomo. Insieme a giusquiamo, stramonio e mandragora, la belladonna veniva usata dalle streghe nella preparazione di unguenti da utilizzare nei sabba. Il nome Atropa è lo stesso di una delle tre parche, quella della morte. Descrizione Pianta perenne alta sino a 200 cm, erbacea, caratterizzata da un grosso rizoma cilindrico; fusti eretti, sottilmente scanalati, con rami allargati. Foglie picciolate, ovali, acuminate all’apice, alterne nella parte inferiore del fusto, nella parte superiore inserite a 2 a 2 dallo stesso lato, una molto più piccola dell’altra. Fiori all’ascella delle foglie, solitari, penduli e portati da lunghi peduncoli. Calice formato da 5 sepali, corolla porporino-violaceo campanulata che si separa alla fauce in 5 lobi triangolari rivolti all’infuori e arrotondati all’apice. I frutti sono bacche sferiche dapprima verdi, a maturazione nere e lucide. Specie comune nelle radure e ai margini delle faggete. Radice, foglie. Parti usate Principi attivi Contiene diversi alcaloidi come la iosciamina e scopolamina e dopo l’essiccamento si forma atropina responsabile dell’avvelenamento. Proprietà Antispasmodiche, calmanti, antiasmatiche e inibitrici delle funzioni ghiandolari (del sudore, della saliva, del succo gastrico). Usata anche per curare il parkinsonismo. 17 BIANCOSPINO Crataegus monogyna L. come cardiotonico (profilassi). L’infuso come sedativo nervoso, nelle aritmie e palpitazioni cardiache, come antispasmodico. I frutti vengono utilizzati in alcune specialità farmaceutiche ed in omeopatia. Famiglia Rosaceae Descrizione Curiosità Arbusto, raramente albero, alto sino a 5 m, con corteccia nella fase giovanile di colore grigio chiaro, in seguito bruno-rossastra; rami glabri e spinosi. Foglie profondamente incise, alterne, semplici, rombiche o ovali, con una o due incisioni profonde, a margine dentato. Fiori ermafroditi con 5 petali bianchi, raramente rosati, riuniti in corimbi terminali. Frutti ovali, di colore rosso vivo, contenenti un seme. Pianta comune nei boschi di latifoglie collinari e submontani e ai loro margini, negli arbusteti e nelle siepi, sino a 1.200 m s.l.m. Nel territorio del Parco è presente anche Crataegus oxyacantha che cresce per lo più nel piano montano. Tre sono le figure femminili mitologiche legate al biancospino. I romani avevano consacrato questo arbusto alla dea Maja, che regnava nel mese di maggio in cui si preparava la festa del solstizio d’estate con ogni sorta di purificazione; si pulivano i templi da cima a fondo. La seconda figura prende la forma, più che di un simbolismo ascetico, del carattere erotico della dea Flora che regnava sulla primavera, a cui i romani avevano dedicato la pianta. Il terzo mito era quello della dea Carna che, sedotta da Giano, ebbe da lui come compenso per la sua perduta verginità il potere di tutelare i cardini e gli usci. Inoltre le donò: “… un ramo di spino -era Biancospino - con cui potesse cacciare i mali dalla soglia…”. Nelle leggende del ciclo bretone, si narra che nel biancospino dorme il Mago Merlino, trasformato in pietra da Viviana dopo che gli aveva rubato tutti i suoi segreti. Parti usate Parti aeree fiorite, frutti maturi e gemme. Epoca di raccolta Primavera (fiori), autunno (frutti). Principi attivi Composti flavonoidici, acidi fenolici, triterpeni, piccola quantità di olio. Ipotensive, sedative, antisclerotiche. Proprietà Impiego La tintura madre viene utilizzata principalmente 18 CALENDULA Calendula officinalis L. Asteraceae Proprietà Cicatrizzanti, antisettiche e antibatteriche, disinfettanti, antinfiammatorie. Famiglia Impiego Descrizione L’infuso è utile per uso interno come antispasmodico mentre, sottoforma di decotto, in caso di ulcera gastrica; ha inoltre proprietà antinfiammatorie e calmanti dei dolori mestruali e presenta benefici al fine di regolare il flusso. Per uso esterno è indicata per le piaghe, ustioni, contusioni. Pianta erbacea annuale o raramente biennale, rustica, pubescente e ghiandolosa, con radice a fittone e molte radichette laterali. Fusto ramificato eretto e robusto, carnoso, angoloso e vellutato. Foglie sessili con margine dentato, alterne, oblunghe, lanceolate, dentate, verde-grigiastre. Quelle inferiori sono di forma spatolata e oblunga, con base ristretta a cuneo, lunghe circa 2 cm; quelle superiori sono obovate e amplessicauli. Fiori riuniti in grossi capolini emisferici di 3-5 cm, circondati da brattee coperte da peli ghiandolari, terminali, solitari, costituiti da numerosi fiori femminili ligulati di colore variabile dal giallo all’arancione disposti in una densa corona e da fiori tubulosi maschili al centro a costituire un disco piano. Pianta generalmente coltivata o spontaneizzata. Fiori. Curiosità Come spiegavano i grandi naturalisti del passato, pur chiamandola i greci “caltha”, aveva anche altri nomi: fiorrancio, fiore di ogni mese; calendula poiché fiorisce ogni calenda e così si chiama ancora oggi. Gira al girar del sole ed è per questo detta sposa del sole e orologio dei contadini. In realtà il rapporto con la fine del mese si deve intendere in senso figurato, che cioè durante la bella stagione essa fiorisce mensilmente, così come nel calendario romanico arcaico la luna rispuntava, simile ad una sottile falce lattea, alle calende di tutti i mesi che allora erano lunari. Questo rapporto calendariale è riflesso, d’altronde, anche dai frutti, gli acheni, somiglianti per forma alla prima falce di luna. Parti usate Epoca di raccolta Dalla primavera all’autunno. Principi attivi Carotenoidi, olii essenziali, flavonoidi, mucillagini, poliacetilene. 19 CAMEDRIO Teucrium chamaedrys L. Lamiaceae Proprietà Famiglia Aromatiche, diuretiche, amaro-toniche, digestive, antinfiammatorie, stimolanti, lassative, diaforetiche, astringenti. Descrizione Pianta perenne suffruticosa, con rizoma ramificato e numerosi fusti semplici, lignificati alla base ed erbacei nella parte aerea, alti fino a 30 cm, eretti o ascendenti, di colore verde-grigiastro o brunastro, pubescenti. Foglie di color verde scuro, coriacee, opposte, le inferiori con breve picciolo, le superiori sessili, di forma ovata o ovato-oblunga, generalmente cuneate alla base ma a volte tronche o cordiformi, con margini crenati o lobati e crenature mucronate. Infiorescenze in densi spicastri con fiori profumati ed ermafroditi, inseriti in gruppi di 2-6 all’ascella delle foglie superiori trasformate in brattee sessili; calice tubuloso-campanulato con cinque denti lanceolati triangolari, pressoché uguali, più corti del tubo, ciliati e ghiandolosi di colore verde o rossiccio; corolla rosaporpora, unilabiata, con labbro inferiore diviso in 4 piccoli lobi. Sommità fiorite. Impiego Solo uso esterno. In passato veniva utilizzata nell’industria liquoristica per la preparazione di liquori e vermouth. Un tempo veniva utilizzato l’infuso per regolare le funzioni intestinali e la digestione. Era anche usato nelle diete dimagranti ma il suo impiego e ora proibito perchè provoca danno epatico. Esternamente, sempre con l’infuso, per trattare le infiammazioni gengivali. Parti usate Principi attivi Olio essenziale, tannini, resina amara, flavonoidi, diterpeni lattonici, acidi, fenoli. 20 CAMOMILLA comune Matricaria chamomilla L. Asteraceae vosismo, insonnia, gastriti, nevralgie o in tisana per un effetto calmante e conciliante per digestioni difficili. Per uso esterno l’infuso è utile nel caso di infiammazioni agli occhi o per schiarire i capelli. Viene usata anche per lavaggi esterni di fistole, ferite e foruncoli. Unitamente alla melissa, si utilizza nella preparazione di una tisana utile per i dolori di stomaco, vomito, dolori intestinali e insonnia. Un batuffolo imbevuto di olio di camomilla inserito nell’orecchio è utile nei casi di mal d’orecchi. L’olio essenziale mostra attività antimicrobica verso stafilococchi e candida. Famiglia Descrizione Pianta annua, erbacea, glabra, con fusto eretto, sottile, spesso molto ramificato nella parte apicale, di altezza 10-50 cm. Foglie sessili, alterne, a contorno lanceolato, bitripennatosette, di colore verde chiaro, con segmenti ridotti a lacinie sottili, brevi ed appuntite. Fiori riuniti in capolini di circa 2 cm portati da lunghi peduncoli, con involucro costituito da 12-17 brattee verdi con margine bruno, obovato-lanceolate, membranose, disposte secondo 1-3 file; ricettacolo di forma emisferica o conica, glabro e cavo nella parte interna. Capolini costituiti da fiori periferici, ligulati , bianchi femminili e da fiori del disco tubulosi gialli, ermafroditi. Pianta comune negli ambienti ruderali. Fiori. Inizio estate. Curiosità Il suo nome deriva dal greco “Kamai Melon”, odore di mela, perché il suo profumo ricorda quello di questo frutto. Già gli egizi che l’avevano consacrata al dio Ra del sole la usavano e ne confezionavano delle pastiglie con i capolini. Rimedio casalingo e “universale”per aiutarci a stare in buona salute e bellezza! Parti usate Epoca di raccolta Principi attivi Olii essenziali, proazuleni, flavonoidi, cumarine . Proprietà Sedative, antinfiammatorie, spasmolitiche, antinevralgiche, cicatrizzanti. Impiego Si utilizza in soluzione idroalcolica per ansia, ner- 21 CAMOMILLA DEI TINTORI Cota tinctoria (L.) J. Gay subsp. tinctoria Asteraceae Impiego Il fiore giallo, ricco di pigmenti appartenenti al gruppo dei flavonoidi, è utilizzato per tingere le stoffe; queste proprietà tintorie erano già riconosciute dagli antichi Egizi, dai Greci e dai Romani. Famiglia Descrizione Pianta perenne o talora bienne, alta 20-50 cm, con rizoma legnoso; rami erbacei ascendenti e semplici, di aspetto cinerino-tomentoso. Foglie bipennatosette, pubescenti, lunghe 2-3 cm, a lacinie lineari-lanceolate seghettate, con denti brevemente cuspidati terminanti in un mucrone cartilagineo. Fiori in capolini di 2-2,5 cm di diametro, solitari su peduncolo ingrossato; involucro del capolino a squame embriciate, con lanosità giallastra, le interne acute; fiori periferici ligulati gialli, femminili; fiori centrali ermafroditi, tubulosi, gialli o bianchicci. Specie di prati aridi, incolti e ambienti ruderali. Fiori. Estate. Carotenoidi, flavoni. Parti usate Epoca di raccolta Principi attivi Proprietà Coloranti, antispasmodiche, toniche, stomachiche. Le sue proprietà sedative alleviano i dolori nevralgici e mestruali. 22 CAMOMILLA romana Anthemis nobilis L. Asteraceae Grazie all’azione antibatterica e sfiammante viene utilizzata in soluzione per il lavaggio di ferite e come collutorio. L’acqua distillata di camomilla romana viene consigliata per bagni oculari e lozioni palpebrali o cutanee in genere. Famiglia Descrizione Pianta erbacea perenne dal forte aroma, leggermente pubescente, con fusto ascendente o eretto. Foglie verde chiaro, le inferiori picciolate, le superiori sessili e bipennatosette. Capolini con fiori periferici femminili, bianchi, ligulati, i centrali ermafroditi, tubulosi, gialli. Pianta coltivata per le sue proprietà officinali. Fiori. Fine primavera. Parti usate Epoca di raccolta Principi attivi Camazulene blu che vira al bruno alla luce, flavonoidi, cumarina, alcool, acidi grassi, glucosidi, potassio, vitamina C. Proprietà Antalgiche, antinfiammatorie, antisettiche, antispasmodiche, sedative, toniche, eupeptiche, emmenagoghe, carminative. Impiego Simile alla camomilla comune dalla quale si differenzia per una più spiccata attività amarotonica ed emmenagoga. È un utile spasmolitico nella dismenorrea. La camomilla romana può essere utilizzata, nella dispepsia e nel meteorismo, come spasmolitico. 23 CANAPA ACQUATICA Eupatorium cannabinum L. Asteraceae Impiego Famiglia Viene utilizzata per la sua azione sedativa, leggermente diuretica, come stimolante l’appetito e le funzioni epatiche. Il decotto veniva impiegato per uso esterno per favorire la guarigione di piaghe, ulcerazioni cutanee, eruzioni, eczemi e screpolature della pelle. Per l’elevato contenuto di alcaloidi pirrolizidinici che sono epatotossici, l’uso di questa pianta è sconsigliato. Viene considerata dai nativi americani come la pianta per le febbri e consigliata anche dalla scuola tedesca in combinazione con Echinacea. Descrizione Pianta erbacea perenne, alta 60-200 cm, ricoperta da peli corti, provvista di una radice biancogrigiastra fibrosa e di fusti eretti, solcati longitudinalmente, spesso rossastri. Foglie opposte od alterne, brevemente picciolate, le inferiori lanceolato-acuminate, le superiori divise in 3 segmenti lanceolati con apice acuto; margine irregolarmente seghettato-dentato. Fiori tutti ermafroditi e tubulosi di colore rosa pallido, leggermente odorosi, formanti numerosi capolini. Pianta spontanea che cresce in luoghi umidi, boschi freschi, sponde e greti dei fiumi, zone paludose, incolti. Foglie, sommità fiorite, radici. Luglio-agosto. Curiosità Il termine cannabinum della pianta è dovuto alla somiglianza delle sue foglie con quelle dalla canapa. Chiamata “erba della febbre” o “pianta del sudore” veniva usata per le febbre caraibica chiamata “febbre rompiossa” (dengue) e i coloni ne avevano sempre mazzi appesi nei solai come rimedio per i raffreddamenti, oltre che come tonico e digestivo. Parti usate Epoca di raccolta Principi attivi Sesquiterpeni lattonici amari, flavonoidi, cumarina, acetovanillone, polisaccaridi ad azione immunostimolante, tannino. Proprietà Coleretiche, diaforetiche, toniche, lassative, amaricanti. 24 CARDO MARIANO Silybum marianum L. Asteraceae Curiosità Famiglia La leggenda cristiana, da cui deriva il nome, narra che la Vergine Maria stava allattando il bambin Gesù vicino ad una pianta pungente e che qualche goccia del suo latte cadde sulle foglie della pianta stessa che immediatamente si tinsero con venature bianche. I suoi lunghi gambi venivano bolliti e mangiati, così come le foglie pulite dalle spine. Descrizione Pianta bienne, glabra, con fusto eretto alto fino a 200 cm. Foglie grandi, verdi lucide, chiazzate di bianco lungo le nervature, con margine a lobi ovato-triangolari spinosi. Capolini grandi, porporini. Involucro rivestito di brattee robuste dentate e spinose terminanti con una lunga spina incurvata. Fiori tubulosi ermafroditi. Cresce negli incolti, ai margini di campi abbandonati e ai bordi di strade. Semi. Estate. Parti usate Epoca di raccolta Principi attivi Flavonoidi (silimarina), tannino, sostanze amare, amido, mucillaggine, acido linoleico ed oleico. Proprietà Colagoghe, coleretiche, diuretiche, ipertensive, toniche. Impiego Usato nella profilassi e nel trattamento di danni epatici di origine tossico-metabolica, nelle alterazioni funzionali del fegato durante e dopo epatiti, nelle epatopatie degenerative croniche (cirrosi, statosi epatica), nelle epatopatie latenti; come colagogo a supporto dei disturbi funzionali del fegato e delle vie biliari. 25 CARTAMO Carthamus tinctoria L. Asteraceae acidi grassi insaturi e usato comunemente in cucina, nell’industria alimentare e nell’industria farmaceutica. Famiglia Descrizione Pianta erbacea annuale alta 30-60 cm, glabra, munita di una radice fittonante e fusto eretto ramoso, corimboso nella parte superiore. Foglie glabre, sessili, alterne, indivise, da lanceolate a ellittiche, con nervature a reticolo e margine finemente dentato-spinuloso. Capolini globosi, solitari, formati da numerosi fiori rosso-aranciati, tutti tubulosi, circondati da un involucro di brattee fogliacee, coriacee, terminanti generalmente con una lunga spina. Pianta di origine ignota e coltivata. Fiori, semi. Estate. Parti usate Epoca di raccolta Proprietà Coloranti, antireumatiche, antidolorifiche. Impiego Pianta conosciuta per il potere colorante delle sue infiorescenze, dalle quali si estraeva la cartamina, sostanza usata per tingere tessuti, per dipingere, per uso alimentare e cosmetico. Nel primo dopoguerra, il cartamo veniva coltivato quale sostituto dello zafferano tanto da essere soprannominato zafferano dei poveri. Dai semi si estrae un olio commestibile ricco di 26 CELIDONIA Chelidonium majus L. Papaveraceae Impiego Famiglia Si consiglia solo l’uso esterno in quanto il latice che fuoriesce dalla pianta è molto pericoloso se ingerito, provocando bruciori alla gola e alla faringe, paralisi, vomito e anche il coma. Per uso esterno il latice arancione si applica efficacemente sulle verruche. Descrizione Pianta erbacea perenne, cespitosa, alta sino a 70 cm, con fusti prostrati o ascendenti, ramosi, fragili, muniti di peli sparsi. Tutta la pianta emette un succo arancione caustico, che fuoriesce alla minima incisione. Foglie basali lungamente picciolate, pennate, con segmenti composti da 5 lobi; pagina superiore verde chiaro, opaca e glabra, quella inferiore di colore verde-grigio, tomentosa. Foglie cauline sessili, alterne, bilobate o trilobate a lobi ovali, dentati e arrotondati all’estremità. Fiori formanti piccole ombrelle apicali all’ascella fogliare, con i 2 sepali del calice precocemente caduchi e corolla con 4 petali ovali di colore giallo oro. Specie di ambienti ruderali ombrosi, non di rado cresce su i muri. Pianta intera fiorita. Tarda primavera. Curiosità Il nome volgare di questa pianta è “erba da porri”. L’etimologia celidonia (dono del cielo) si riferisce alle rondini, cioè pianta che annuncia l’arrivo delle rondini. Il suo lattice “coricida” (contro porri e verruche) cambia di colore in relazione alla temperatura, quando fa più caldo diventa di un arancio più intenso, per questo i contadini la usavano per capire quale potesse essere la temperatura nei giorni seguenti. Parti usate Epoca di raccolta Principi attivi Alcaloidi, composti fenolici, flavonoidi, saponine triterpeniche. Proprietà Antispasmodiche, antibatteriche, antivirali, sedative. 27 CERRETTA Serratula tinctoria L. Asteraceae Famiglia Descrizione Pianta perenne erbacea, con fusti eretti e angolosi, alta 40-110 cm. Foglie basali lungamente picciolate, solitamente lanceolate, intere, raramente divise in brevi segmenti con margine finemente dentato; le cauline alterne, spesso profondamente divise, sessili e progressivamente minori. Capolini raccolti in corimbi formati da 5-30 elementi, con involucro allungato e formato da brattee disposte in 4-5 serie, di colore dal verde al purpureo. Fiori tubulosi di colore rosa-violetto. Specie dei prati e dei boschi freschi. Tutta la pianta, Parti usate Epoca di raccolta Inizio estate, prima della fioritura. Coloranti. Proprietà Impiego Utilizzata a scopo tintorio poiché dalla pianta si ricava un pregiato pigmento giallo, solido e stabile, appartenente al gruppo dei flavonoidi. Curiosità In dialetto viene chiamata “frondicella”. Nel XVIII secolo era diffusamente raccolta nei dintorni di Roccaraso e commercializzata a scopo tintorio. 28 CICUTA Conium maculatum L. Apiaceae grammi per uccidere una persona. Attualmente trova utilizzo solo nell’omeopatia. Famiglia Descrizione Pianta glabra dall’odore fetido con radici biancastre striate orizzontalmente. Fusto eretto, alto da 50 a 200 cm, striato, fistoloso, cavo e con numerosi rami nella parte superiore, spesso chiazzato e arrossato in quella inferiore. Foglie 3 - 4 pinnate con le ultime incisioni ovali e di colore verde chiaro. Le basali fornite di piccioli inguainanti con chiazze rosso-violetto. Infiorescenza ad ombrella con 8-20 raggi, involucro con più brattee e involucretto con 3 brattee unilaterali, di forma lanceolata, bordate di colore biancastro e rivolte verso il basso. Fiori bianchi ermafroditi con calice subnullo e petali cuoriformi con apice ripiegato all’indietro. Foglie e semi immaturi. Estate. Parti usate Epoca di raccolta Principi attivi Alcaloidi derivati da piridina, conina, conidrina e cicutina. Curiosità Il decotto dei semi di cicuta venne usato per la condanna a morte di Socrate. La morte avviene per paralisi dapprima respiratoria, successivamente dei centri midollari. Ne bastano pochi 29 COLCHICO Colchicum autumnale L. Colchicaceae Impiego La colchicina rallenta i processi metabolici che portano alla formazione dell’acido urico; essa rappresenta quindi un rimedio contro gli attacchi gottosi e, a piccole dosi, trovava impiego anche nel trattamento del reumatismo cronico. Questi usi sono ormai abbandonati a causa dei notevoli disturbi secondari. In letteratura è riportata una dose tossica di colchicina di soli 7 mg per una persona adulta. Gli effetti che compaiono dopo l’ingestione della pianta sono nausea, vomito, diarrea, dolore addominale, tachicardia e dolore retrosternale. La colchicina agisce sulla divisione cellulare (azione antimitotica) e da tempo viene sperimentata nella cura dei tumori. In genetica vegetale è usata per ottenere razze poliploidi con caratteri di gigantismo. Famiglia Descrizione Pianta perenne, erbacea, eretta, glabra, munita di un bulbo-tubero sotterraneo piriforme, convesso su un lato e piatto sull’altro, di colore rossonerastro, avvolto da una guaina pergamenacea derivata da quanto rimane del bulbo dell’anno precedente. Dal lato piano del bulbo appare una gemma che in estate dà origine ad un breve fusto ipogeo collegato al bulbo originario. Foglie 5-6, di colore verde scuro, di 20-25 x 5-7 cm, con lamina lanceolata e apice acuto e aspetto carnoso e ondulato, erette e percorse da numerosi nervi paralleli. Fiori solitari o numerosi, con tubo corollino di 10-20 cm che rimane interrato mentre la parte superiore, che fuoriesce per 5-15 cm dal suolo, è diviso in 6 tepali di colore rosa malva. Specie delle praterie secondarie. Semi e bulbi. Autunno. Curiosità L’impiego della colchicina in medicina risale al Medioevo quando la pianta era soprattutto nota per le doti magiche che le venivano attribuite: bastava tenere un bulbo in tasca per premunirsi dall’itterizia, dal mal di denti, dalla dissenteria e persino dalla peste. Parti usate Epoca di raccolta Principi attivi Alcaloide colchicina e molte altre sostanze attive. Proprietà Antiartritiche, antireumatiche, diuretiche. 30 CORNIOLO Cornus mas L. Cornaceae Curiosità Famiglia L’epiteto mas, che vuol dire maschio, fa riferimento al legno particolarmente duro, tanto che in dialetto si dice “lu crugnale rompe l’osse e n’n fa male”. Il suo impiego nell’alimentazione umana è antico: frutti di corniolo sono stati ritrovati in un villaggio dell’età del bronzo nei pressi di Celano. Descrizione Arbusto o piccolo albero alto fino a 8 m, con rami numerosi e corteccia rosso-bruna. Foglie opposte, con lamina ellittico-acuminata, intera. Fiori bisessuali gialli, riuniti in ombrelle alla base dei giovani rami, che si sviluppano precocemente prima della comparsa delle foglie. Frutto a drupa ovoidale-elittica, rossa e carnosa di sapore acidulo. Specie comune, tipica di siepi, arbusteti e margini di boschi misti di caducifoglie. Corteccia, frutto. Autunno e fine inverno. Parti usate Epoca di raccolta Principi attivi Mucillagini, tannini, acido malico. Proprietà Febbrifughe, astringente, antidiarroiche. Impiego Il frutto si raccoglieva per curare disturbi come dissenteria e diarrea, nonché nella gastroenterite e nella colite. La corteccia, ridotta in polvere, veniva usata contro la febbre malarica. Il legno si presta per la lavorazione. 31 DIGITALE Digitalis purpurea L. Caprifoliaceae sce da vigoroso attivatore della forza di contrazione del cuore riducendone, allo stesso tempo, il numero delle pulsazioni. Famiglia Descrizione Pianta erbacea bienne o perenne, rivestita di peli, con fusto eretto, alta 50-100 cm. Foglie alterne, tomentose, le inferiori di forma ovato-oblunga riunite in rosetta, le superiori lanceolate, acute, a base cuneata. Fiori penduli, muniti di brattee, raccolti in un racemo terminale. Calice diviso in 5 lobi largamente ovali, ottusi; corolla grande, lievemente bilabiata con ampio tubo porporino, glabro all’esterno, barbuto e con macchie all’interno. Specie coltivata. Foglie. Parti usate Principi attivi Glicosidi cardioattivi tra cui digitossina, gitalossina e gitossina, glicosidi non cardioattivi tra cui digitonina, gitonina e tigonina. Proprietà Cardiotoniche, diuretiche, normalizzanti la funzione cardiaca, ipertensive. Impiego Pianta molto importante per la cura delle malattie di cuore; il suo impiego è riservato al personale medico e i suoi preparati o estratti alle industrie chimico-farmaceutiche. Rimane uno dei migliori medicamenti nelle malattie di cuore perchè agi- 32 DRAGONCELLO Artemisia dracunculus L. Asteraceae Curiosità Famiglia Sembrerebbe una pianta mediterranea, invece pare sia arrivata a noi dalla Siberia in seguito alle invasioni mongole e portato in Europa ai tempi delle crociate. I grandi diffusori di dragoncello furono gli arabi che lo chiamavano “tarkum” e lo usavano, oltre che in cucina, anche per le sue proprietà terapeutiche. Descrizione Pianta perenne, alta fino a 1 metro, con fusti eretti e ramificati. Foglie lineari, strettamente lanceolate, di colore verde scuro, glabre, quelle basali ripartite. Fiori riuniti in capolini piccoli, composti solo da fiori tubulosi gialli, a loro volta organizzati in corimbi. Pianta coltivata negli orti per le proprietà aromatiche. Foglie. Estate. Parti usate Epoca di raccolta Principi attivi Estragolo, capillene, ocimene, nerolo, tujone, 1-8-cineolo, a-pinene, limonene, ß-fellandrina, terpinene, cumarine, flavonoidi, steroli, tannini, proteine. Proprietà Carminative, antifermentative, toniche, stomachiche, febbrifughe. Impiego Il dragoncello si impiega soprattutto come spezia di diverse pietanze, nella preparazione di salse, aceto aromatico, conserve. 33 ECHINACEA Echinacea purpurea (L.) Moench Asteraceae usassero da 400 anni. Nel 1870 un indiano ne svelò le qualità ad un medico del Nebraska che per dimostrarne gli effetti contro i morsi dei serpenti si offrì davanti ad una comunità scientifica di essere morso e poi curato con le radici della pianta. La sua richiesta fu respinta! Famiglia Descrizione Pianta erbacea perenne con fusti fioriferi fogliosi alti 40-50 cm. Foglie basali ovato–lanceolate, pelose, con picciolo di 3-4 cm, riunite in rosetta. Fiori in capolini grandi solitari, terminali, con involucri rigidi ed evidente ricettacolo conico e spinescente; fiori periferici ligulati di color rosso o rosa con ligule corte. Specie coltivata come pianta ornamentale e per le proprietà officinali. Radici, fiori. Estate. Parti usate Epoca di raccolta Principi attivi Alcaloidi pirrolizidinici, acido caffarico, olio essenziale, flavonoidi, polisaccaridi, fitosteroli. Proprietà Antisettiche, cicatrizzanti, analgesiche, antibatteriche, antivirali, immunostimolanti. Impiego Viene utilizzata nel trattamento dei disturbi stagionali, come stimolante le difese immunitarie Curiosità E’ originaria dell’America del Nord e da scavi archeologici risulta che gli indiani Lakota Sioux la 34 ELICRISO Proprietà Helichrysum italicum (Roth) Don Asteraceae Bechiche, sedative, antiallergiche, antiinfiammatorie, antimicrobiche, antisettiche, espettoranti, colagoghe, cicatrizzanti e fungicide. Famiglia Descrizione Impiego Pianta perenne suffruticosa che con le sue numerose ramificazioni forma un piccolo cespuglio di colore bianco-grigiastro per il fitto tomento di peli che la ricopre almeno nello stadio giovanile. Fusti angolosi, legnosi e contorti alla base, alti 20-50 cm. Foglie alterne, a volte unilaterali, sessili, strette e lineari, appiattite lungo i bordi, lunghe 10-40 mm e larghe 1 mm, erette o patenti, con margine ripiegato verso il basso. Getti sterili ricoperti da densi fascetti di foglie. Infiorescenze raccolte in densi corimbi, ramosi, posti all’apice del fusto, composti da 20-35 capolini di 2-4,5 mm con l’involucro giallo paglierino, conico-fusiforme con l’apice piu stretto della base, all’antesi oblungo-cilindrico. Fiori in numero di circa 15 per capolino, tutti tubolosi ed ermafroditi, di colore giallo-oro con lunga corolla tubolare. Specie eliofila che vegeta in garighe, cespuglieti e prati aridi. Capolini. Estate. L’infuso si usa in caso di bronchite, tosse e catarro; gli impacchi per curare dermatosi, geloni, emorroidi. In cosmetica, è utilizzato come fissativo e componente di fragranza in saponi, creme e profumi. L’oleolita viene usato per eczemi e psoriasi. Curiosità In varie località della provincia dell’Aquila viene chiamate con il nome di “Tumacchie” e i rami disposti a mazzo venivano impiegati per bruciare le setole del maiale, con lo scopo di coprire il cattivo odore e disinfettare. Parti usate Epoca di raccolta Principi attivi Olio essenziale, tannini, acido caffeico. 35 ENULA CAMPANA Inula helenium L. Asteraceae magnesio, potassio e calcio. Famiglia Descrizione Impiego Pianta perenne con grosso rizoma carnoso ramificato e fusto molto robusto, alto 100-200 cm, nella parte inferiore ricoperto di setole patenti, solo pubescente superiormente. Foglie basali lunghe fino a 70 cm, con lungo picciolo, lamina ovato-spatolata ed apice acuto. Foglie del caule alterne, spesse, lanceolate con apice acuto, dentellate sui bordi, grigio-tomentose nella pagina inferiore; quelle superiori sessili e cordato-amplessicauli. Infiorescenza a corimbo, con fiori riuniti in grossi capolini di 6-7 cm rivestiti da squame fogliacee ricurve verso l’esterno; fiori giallo-dorati con ligule raggianti di 3 cm circa. Specie non comune che vegeta nei prati umidi e lungo i fossi. Radici. Autunno o primavera. Proprietà Antisettiche delle vie respiratorie, stimolanti delle mucose, sudorifere, toniche. Efficace per le vie respiratorie perché esercita un’azione topica cicatrizzante. Calma la tosse e rende facile l’espettorazione. Per questo si prescrive nei catarri laringei, polmonari e dei bronchi. Viene eliminata attraverso le vie respiratorie e per questo si può ritenere un buon drenatore delle vie aeree. Le sue proprietà antisettiche risultano specifiche contro il bacillo della tubercolosi. Parti usate Epoca di raccolta Principi attivi La radice dell’enula campana ha il 40% di inulina e principi similari, alantolattone o elenina, un olio volatile nel quale si trovano alantolo, isoalantolattone, acido alantico, pectina, mucillagine, una resina, una sostanza analoga alla canfora, sali di 36 EQUISETO Equisetum telmateja Ehrh. Equisetaceae Impiego Famiglia Grazie alla presenza del silicio l’equiseto assume un ruolo importante nel trattamento dei processi di calcificazione delle ossa. Si reputa abbia grande efficacia nel garantire stabilità all’elasticità dei tendini, delle cartilagini e delle pareti arteriose. Oggi molto apprezzata in campo agricolo come antiparassitario e fertilizzante. Pianta alimurgica di cui si consumano le cimette dei fusti sterili in pastella di acqua e farina. Veniva utilizzata, in passato, anche come abrasivo per la pulitura delle stoviglie. A lungo termine l’equiseto può essere pericoloso se assunto per via orale. Contiene una sostanza chiamata tiaminasi che rompe l’aminoacido tiamina provocandone carenza. Evitare in caso di calcoli renali. . Descrizione Pianta alta 50-100 cm con rizomi striscianti e fusti che possono essere sterili o fertili: quelli sterili, che si sviluppano in estate, sono rettilinei, cilindrici, vuoti, provvisti di 20-40 coste, con rami verticillati all’altezza dei nodi; i fusti fertili, che si sviluppano in primavera, hanno guaine ricoprenti l’internodo e presentano una spiga apicale nella quale maturano le spore. Cresce, in genere, negli ambienti umidi . Fusti sterili. Primavera–estate. Parti usate Epoca di raccolta Principi attivi Flavonoidi, sali minerali, tannino, vitamina C, piccolissime tracce di alcaloidi. Proprietà Emostatiche, rimineralizzanti, diuretiche, antisettiche, cicatrizzanti e antireumatiche. Impiego L’infuso, che viene utilizzato nell’acqua del bagno o per pediluvi, svolge un ruolo regolante la traspirazione eccessiva; è rigenerativo e rinfrescante. Rinforza le unghie e aiuta il riassorbimento delle macchie bianche sulle stesse, da forza e tono ai capelli. 37 ERBA CEDRINA Aloysia citriodora L. Verbenaceae Molto piacevoli in infusione con il tè. Nell’industria, viene estratto un delicato olio essenziale usato in profumeria per saponi, dentifrici e cosmetici. Famiglia Descrizione Arbusto con fusti slanciati e rami leggermente angolosi. Foglie verticillate a tre, lanceolate, con margine intero, lunghe 5-7 cm. I fiori sono piccoli, con corolla di cinque petali saldati a tubo, bianchi sui lembi, violetti all’interno. Pianta coltivata nei giardini per il suo uso officinale. Foglie e fiori. Estate. Parti usate Epoca di raccolta Principi attivi Glucosidi (verbenina), tannini, oli essenziali costituiti da citrale, limonene e geraniolo, mucillagini, sali minerali, alcaloidi. Proprietà Sedative, calmanti del sistema gastrointestinale, digestive, carminative, antispasmodiche. Impiego Gli impacchi sugli occhi hanno un effetto rilassante e combattono gli occhi gonfi e arrossati. Le foglie fresche possono essere messe in infusione per un bagno ristoratore o per acque toniche del viso. Essiccate, sono utilizzate nei pot-pourri e per la confezione di sacchetti antitarmici. 38 ERBA CIPOLLINA Allium schoenoprasum L. Amaryllidaceae In cucina è usata soprattutto per dare sapore ad insalate, salse, formaggi e piatti di pesce. Famiglia Descrizione Specie erbacea perenne caratterizzata da lunghi e fini steli a sezione tonda e da un bulbo. Infiorescenza globosa o ellittica, apicale, circondata alla base da una spata a 2-3 valve allargate; fiori peduncolati con 6 tepali rosa. Foglie. Estate. Parti usate Epoca di raccolta Principi attivi Allicina, zolfo, vitamine del gruppo B. Proprietà Stimolanti, digestive, depurative, antisettiche. Impiego Le foglie quando vengono spezzate sprigionano aroma di cipolla. Grazie alle proprietà antisettiche e battericide l’erba cipollina si può utilizzare per cataplasmi per curare l’acne, i foruncoli, per lenire le punture di insetti. Gli estratti della pianta sono efficaci come vasodilatatori ed ipotensivi. Inoltre, è stata dimostrata l’efficacia della specie come diuretico. I bulbi freschi contengono il glucoside alliina, che ha azione antibatterica, antielmintica, ipotensiva, diuretica e stimolante per la mucosa gastrica. 39 ERBA DI S. MARIA Balsamita major Desf. Asteraceae Impiego Famiglia La pianta entrava come componente della famosa Acqua antisterica di S. Maria di Novella. Le foglie essiccate venivano utilizzate come segnalibro nei libri di preghiera. . Descrizione Pianta erbacea perenne, alta fino a 100 cm, con rizoma stolonifero e fusto eretto ramificato, corimboso in alto. Foglie semplici, ovali, con lungo picciolo e margine crenato o seghettato; le cauline sessili. Infiorescenza corimbosa con capolini di 5 - 6 mm di diametro, costituiti da fiori tubulosi giallo-verdi. Foglie. Estate. Parti usate Epoca di raccolta Proprietà Antispasmodiche, digestive, carminative, diuretiche, emmenagoghe. Impiego L’erba di S. Maria è ottima per contrastare aerofagia, vomito, dolori intestinali, raffreddori e bronchiti. In caso di scarsa secrezione della bile, contribuisce ad attivare le funzioni di fegato e cistifellea. Può medicare scottature, piccole ferite e punture di insetti. Inoltre, si utilizza per profumare la biancheria e per allontanare da essa gli insetti. 40 GENZIANA MAGGIORE Gentiana lutea L. Gentianaceae Famiglia roside e swerziamarina che le danno un sapore amarognolo, alcaloidi. Descrizione Eupeptiche, aromatiche, digestive, colagoghi, coleretiche. Proprietà Pianta erbacea perenne, alta 40-150 cm, glabra e glauca, con lunga radice a fittone robusta e ramificata, gialla con scorza grigia; fusto semplice, cilindrico, robusto, rigido, cavo. Foglie inferiori in rosetta, largamente lanceolate e a margine intero, larghe 5-15 cm e lunghe fino a 30 cm, provviste di 5-7 nervature longitudinali molto marcate sulla pagina superiore e sporgenti in quella inferiore che si congiungono all’apice; quelle del caule sono opposte, nella parte inferiore brevemente picciolate, le altre sessili, gradualmente ridotte, bratteiformi. Fiori con peduncolo di 1 cm, riuniti in numero di 3-10 in pseudoverticilli all’apice dei fusti e all’ascella delle foglie superiori. Ogni fiore ha il calice aperto da un lato e una corolla a 5-6 lacinie disposte a stella, di color giallovivo. Specie relativamente comune, diffusa nei pascoli montani e subalpini. Impiego Si utilizza sottoforma di tintura madre per le sue proprietà amaricanti e aperitive dovute a sostanze amare che inducono un aumento della secrezione gastrica determinata dal riflesso della stimolazione delle papille gustative. Indicata in caso di anemia, anoressia, dispepsia. Controindicata nell’ipertensione. La radice contiene un glucoside (genziopicrina) solubile in acqua che è responsabile del carattere amaro e non irritante che provoca l’aumento del succo gastrico non per effetto diretto ma come riflesso sulle papille gustative. Curiosità Il nome del genere Gentiana deriva da Gentius, un antico re dell’Illiria, vissuto intorno al 180 a.c., che, insieme a Plinio e Dioscoride, ne descrisse l’importanza in medicina. Nota anche come genziana gialla per il colore dei suoi fiori. Nella tradizione popolare, la radice viene usata per preparare liquori; tuttavia, sul territorio italiano la raccolta in natura è vietata da diverse norme regionali, tra cui quella abruzzese per la tutela della flora spontanea L.R. 45/79 e 66/80. È un componente fondamentale del Centerbe. Parti usate Radici (di almeno 2 anni di età), semi e foglie. Epoca di raccolta Tardo autunno (settembre – ottobre). Principi attivi Glucosidi iridoidici come genziopricoside, swe- 41 GINEPRO Juniperus communis L. Cupressaceae nei casi di bronchite. Famiglia Descrizione Arbusto o piccolo albero che può raggiungere 3-4 m di altezza, con fusto per lo più tortuoso; corteccia inizialmente liscia, poi rugosa e grigio-rossastra. Foglie rigide, aghiformi, inserite a gruppi di tre, superiormente con faccia piana ed una stria glauca, terminanti in una punta acuta e pungente. Pianta dioica, con fiori maschili e femminili su individui diversi, i primi verdastri, i secondi giallastri, entrami raggruppati in “coni” all’ascella delle foglie. Entrambi i coni femminili a maturità diventano carnosi, nero-bluastri e ricoperti da una fitta pruina, i cosiddetti galbuli impropriamente chiamati “bacche”. Galbuli, giovani getti. Curiosità Dai galbuli si ottiene il Gin mediante macerazione a freddo in alcool di cereali. I galbuli di ginepro insieme al finocchio vengono utilizzati per aumentare la secrezione lattea delle mucche. Fino all’inizio del novecento, si usava bruciare un ramo di ginepro nelle sere di Natale, San Silvestro ed Epifania. Il suo carbone veniva poi impiegato durante l’anno in tanti rimedi superstiziosi. In Germania si credeva alla esistenza di un genio femminile del ginepro, che aveva il nome della pianta. Se veniva invocata poteva indurre i ladri a restituire quel che avevano rubato, ma occorreva prima eseguire questa operazione: ci si recava presso un cespuglio di ginepro, si curvava fino a terra un ramo e lo si teneva fermo con una pietra chiamando ad alta voce il ladro, che non poteva resistere a quel richiamo e doveva presentarsi al derubato rendendogli il maltolto. Col passare del tempo la sua fama protettiva mutò nella convinzione che le sue fumigazioni prevenissero e curassero la lebbra e la peste bubbonica. Nel XIV secolo un padre francescano (Maurizio da Tolone) compose uno dei primi profumi utili per disinfettare le navi provenienti dai luoghi infetti. Il composto conteneva diverse erbe come <<Rosmarino, pepe, ginepro, storace, zolfo, pece, segatura di corno e polvere di schioppo!>>. Ancora, nel 1870 negli ospedali di Parigi, si debellò, con fumigazioni di rami aromatici di ginepro, una epidemia di vaiolo. Così, nella seconda guerra mondiale, sempre in Francia, le infermiere lo bruciavano per produrre fumi disinfettanti. Parti usate Epoca di raccolta Galbuli in autunno, giovani getti in estate. Principi attivi Olii essenziali, acidi terpenici, tannini, leucoantocianidine, flavonoidi, zuccheri invertiti. Proprietà Antisettiche, balsamiche, diuretiche, ipogligemizzanti, indicato nei casi di cistiti e uretriti, reumatismi. I preparati di ginepro vanno usati con cautela nei soggetti affetti da infiammazioni renali. Impiego La tintura alcolica è utile nei casi di acidità dello stomaco e per la digestione difficile, il decotto è utile 42 GIUSQUIAMO Hyoscyamus niger L. Solanaceae a quella della belladonna ma, rispetto a quest’ultima, produce un assopimento ed una midriasi più accentuati. Famiglia Curiosità Descrizione Le proprietà velenose del giusquiamo vengono citate nell’Amleto di Shakespeare che recita …”un veleno che è nemico del sangue e che nelle vene scorre veloce più del mercurio”. Grazie alle sue proprietà allucinogene, con i semi si preparavano filtri d’amore per propiziarsi la disponibilità dell’amante. Nel IX secolo insieme ad altre erbe serviva per preparare la spongia sonnifera, prima forma di anestetico per interventi chirurgici. Pianta annuale o bienne, villoso-vischiosa, di odore sgradevole, alta fino a 80 cm. Fusto eretto, semplice e gracile negli esemplari annui, ramoso e robusto in quelli bienni. Foglie flaccide, acuminate o acute, grossamente dentate, le inferiori picciolate, a volte con due orecchiette alla base del picciolo, le cauline sessili, amplessicauli. Fiori sessili, quelli inferiori brevemente peduncolati, più o meno avvicinati alla sommità del fusto e dei rami in modo da formare un denso racemo. Calice alla fruttificazione rigonfio alla base e con denti acuminati. Corolla internamente bianco-giallastra con denso reticolo di nervature violette. Cresce in ambienti ruderali e sul margine delle strade. Foglie. Alcaloidi. Parti usate Principi attivi Proprietà Parasimpaticolitiche, antispasmodiche, sedative, ipnotiche. Impiego Pianta medicinale velenosa indicata in caso di spasmi del tubo digestivo, prescritta sotto stretto controllo medico. L’azione farmacologica è simile 43 GUADO Isatis tinctoria L. Brassicaceae Dalle foglie si estrae una tintura blu-indaco utilizzata nell’industria tessile. Il pigmento viene estratto dalle foglie, macinate e lasciate a macerare in acqua per la fermentazione con l’aggiunta di carbonato di calcio ed altri prodotti alcalini. Con questo processo, si ottiene un liquido giallastro che, agitato, ossidato e lasciato a decantare, fa precipitare una pasta da cui si ottiene il pigmento blu. Famiglia Descrizione Pianta erbacea biennale, glabra o pubescente, alta 40-100 cm, che nel primo anno rimane in fase vegetativa e nel secondo anno emette un fusto eretto, robusto, munito di peli patenti sparsi e ramificazioni corimbose nella metà superiore. Foglie basali in rosetta, picciolate, oblungo-lanceolate, acute; quelle del caule gradualmente più piccole, sessili, astate-lanceolate, con orecchiette amplessicauli allungate ed acute, di un colore verde glauco, sparsamente pelose. Infiorescenza distribuita in densi racemi corimbosi. Fiori gialli con lungo pedicello, muniti di sepali eretto-patenti di 2,5 mm e 4 petali obovati di 3-4 mm. Cresce in ambienti ruderali e sul margine delle strade. Foglie e fiori. Estate. Curiosità Da studi recenti è stato scoperto che questa pianta possiede una quantità di glucobrassicina molto maggiore (circa 20 volte) di quella contenuta nei broccoli e quindi potrebbe costituire una promessa negli studi contro il cancro. Parti usate Epoca di raccolta Proprietà Coloranti, antibatteriche, antivirali, astringenti, febbrifughe. Impiego Influenza, encefalite, parotite, meningite, eruzioni cutanee. L’impiego più comune di questa pianta è quello colorante. 44 IPERICO Hypericum perforatum L. Urticaceae le piaghe, per il trattamento delle ferite e nelle mialgie. L’infuso per uso esterno per la detersione delle ferite. Per uso interno si utilizza la tintura o l’infuso nelle lievi forme di depressione. L’iperico esplica le proprie attività solo se fresco. Possiede proprietà foto-sensibilizzanti. Famiglia Descrizione Pianta erbacea perenne, rizomatosa, alta 20-80 cm, con fusti glabri, eretti. Foglie opposte, quasi sessili o con brevi peduncoli, con lamina ovatolanceolata cosparsa di ghiandole traslucide che in trasparenza sembrano forellini e ghiandole scure sul bordo. Fiori riuniti in corimbi apicali ramificati, di colore giallo-oro, composti da 5 sepali acuti, interi e 5 petali ovali, asimmetrici, dentellati, entrambi con ghiandole scure sul bordo. Pianta comune in prati aridi, margini delle strade ed incolti erbosi, dal livello del mare fino ai 1.600 m s.l.m. Sommità fiorite. Giugno-agosto. Curiosità È chiamato anche “Erba di S. Giovanni” in quanto la pianta viene raccolta, tradizionalmente, nella notte del 24 giugno, giorno in cui si rievoca il martirio di S. Giovanni Battista. Il legame con il santo, ed in particolare con il suo sangue versato, deriverebbe anche dal colore rosso che i petali lasciano quando vengono strofinati tra le dita. Il termine “perforatum” è dovuto al fatto che le foglie sono cosparse di ghiandole, evidenti al punto da farle apparire bucherellate se osservate contro luce. L’iperico è divenuto famoso da qualche anno, da quando cioè alcuni psichiatri americani ne hanno dimostrato l’utilità contro la depressione. Chi si occupa di medicina naturale, tuttavia, sa che le virtù dell’iperico sono conosciute, sebbene in forma empirica, da secoli. La fama dell’iperico procede di pari passo con la storia dei Templari, cavalieri misteriosi e leggendari del medioevo. Pare che essi siano stati i primi a scoprire che I’ iperico, oltre alle ustioni e alle ferite da taglio, era utilissimo per migliorare l’umore dei guerrieri che rimanevano immobilizzati a letto per lunghi periodi. Parti usate Epoca di raccolta Principi attivi Antrachinoni (ipericina), flavonoidi semplici (iperoside e rutina), tannini e iperforina, olio essenziale. Proprietà Antidepressive, antinfiammatorie, antivirali, antieritematose, cosmetiche. Impiego L’oleolita viene utilizzato per curare le scottature, 45 ISSOPO Hyssopus officinalis L. Nel campo alimentare, gli estratti e l’olio essenziale trovano impiego nella preparazione di amari, bevande, sottaceti, sughi di carne, gelatine e prodotti dolciari. L’olio essenziale di issopo è neurotossico: pinocanfone e isopinocanfone sono, al pari del tujone, responsabili dell’azione epilettogena. Famiglia Lamiaceae Descrizione Specie erbacea perenne con fusti eretti o ascendenti, ramificati e legnosi alla base, alti fino a 50 cm. Foglie opposte glabre o leggermente pubescenti, uninervie, prive di picciolo, molto profumate. Fiori piccoli, bluastri, riuniti in spighe unilaterali all’ascella di brattee. Calice persistente tubuloso, diviso in 5 denti acuminati. Corolla con labbro superiore bilobo e inferiore trilobo. Localmente diffusa in pascoli sassosi e garighe. Pianta intera fiorita. Fine estate. Parti usate Epoca di raccolta Principi attivi Oli essenziali, terpeni, flavonoidi. Proprietà Mucolitiche, digestive, antisettiche, bronchiali, balsamiche, carminative, antispasmodiche, depurative, stomachiche, stimolanti, cicatrizzanti. Impiego L’issopo può essere impiegato in soluzione idroalcolica per bronchiti, asma, tosse, raucedine, eccitazione nervosa e digestioni difficili; in cosmetica, per aromatizzare saponi, creme, lozioni e profumi. 46 LAMPONE Rubus idaeus L. L’infuso si utilizza nella diuresi, nelle infiammazioni degli occhi e della bocca e nei reumatismi. Famiglia Rosaceae Curiosità Il nome Rubus idaeus, rovo dell’Ida, pare derivi dalla leggenda greca secondo cui i lamponi in origine erano di colore bianco, finché un giorno la ninfa Ida, che si occupava di Giove bambino, nel tentativo di acquietarlo volle offrirgli dei lamponi ma, nel raccoglierli, si graffiò ed alcune gocce del suo sangue caddero sui frutti tingendoli di rosso. Per molto tempo ebbe seguito la credenza secondo la quale questi frutti crescevano solo sul monte Ida; persino Plinio il Vecchio scriveva nella sua Naturalis Historia che “il rovo dell’Ida è così chiamato perché cresce sui monti dell’Ida e non in altre parti”. . Descrizione Arbusto pollonante con fusto dritto, glauco, ricoperto di spine sottili. Foglie composte da 3–7 foglioline pennate, bianco tomentose di sotto, con margine irregolarmente seghettato. Fiori con petali bianchi, riuniti in pannocchie di pochi fiori. Frutto subsferico composto da piccole drupe, di colore rosso feltroso. Arbusto comune ai margini e nelle radure delle faggete. Giovani getti, frutti. Parti usate Epoca di raccolta Primavera (getti), estate (frutti). Principi attivi Olio essenziale, acido citrico e malico, zuccheri, antociani, vitamine B e C, tannini, pectine. Proprietà Antispasmodiche uterine e riequilibranti il sistema endocrino, ricostituenti, rimineralizzanti, vitaminizzanti, diuretiche. Impiego Si utilizza il gemmoderivato nei casi di oligomenorree, dismenorree, ipogonadismo. Nei disturbi digestivi e durante gli ultimi tre mesi della gravidanza per rilassare l’utero. 47 LAVANDA Lavandula angustifolia Mill. Lamiaceae bronchiale. L’olio essenziale è un profumo molto apprezzato, utile anche per massaggi per curare contusioni. La tisana a base di fiori di lavanda cura stati ansiosi, mal di testa, flatulenza, nausea, capogiri e alitosi. Famiglia Descrizione Arbusto suffruticoso alto 40-100 cm, sempreverde, grigio-tomentoso; radice legnosa contorta con numerose radici secondarie superficiali; fusti eretti, legnosi e densamente ramificati; rami giovani erbacei e pubescenti, a sezione quadrangolare. Foglie persistenti, opposte, lineari, intere, con margine revoluto, dapprima grigiastre e poi grigio-verdi. Fiori riuniti in spighe peduncolate apicali di 3-8 cm, disposti a 2-4 all’ascella di brattee membranose, rombico-acuminate, con 5-7 nervi. Calice tubuloso, striato, di colore grigio-bluastro, leggermente allargato ad imbuto verso l’alto, tomentoso, diviso in 5 denti. Corolla da azzurra a viola-purpurea, bilabiata. Sommità fiorite. Estate. Curiosità Dal latino “lavare”, questa pianta è da sempre stata “destinata al bagno”, non solo per profumare e lavare la biancheria, ma anche per l’igiene della persona ed utilizzata, come acqua di lavanda, nei saponi e nei profumi. Simbolo di virtù e purezza dell’anima, nonché pianta del “rispetto”, evoca il profumo d’altri tempi in cui essa veniva posta nei cassettoni della “nonna” per preservare la biancheria dalle tarme. Parti usate Epoca di raccolta Principi attivi Oli essenziali, cumarine, flavonoidi. Proprietà Sedative, carminative, spasmolitiche, cosmetiche, antisettiche, aromatiche, purificanti. Impiego Nervosismo, insonnia, cefalea, bronchiti, asma 48 LIQUIRIZIA Glycirrhiza glabra L. Fabaceae sio, olio resinoso, albumina, resina, idrato di carbonio, acido malico, tannino, mannite, cellulosa, proteine, sostanze minerali, materia colorante e un eteroside flavonico, chiamato liquiritina. Famiglia Descrizione Proprietà Pianta erbacea perenne alta 40÷100 cm dotata di lungo rizoma che produce numerosi germogli laterali dalla scorza marrone e polpa giallastra e succosa; fusti eretti, flessuosi, scanalati, ramosi; da glabrescente a pubescente. Le foglie sono alterne,con picciolo pubescente, composte paripennate (2÷8 paia) stipolate, ovato-lanceolate terminate all’apice con una setola. La pagina superiore è glabra, quella inferiore è viscida, hanno nervatura centrale evidente e 6÷10 paia di nervature laterali, il margine è intero. All’ascella delle foglie del caule si sviluppano le infiorescenze in racemi brevi, che sono più corti delle foglie di appoggio. I fiori sessili, nascono all’ascella di sottili brattee membranacee; il calice persistente è campanulato glanduloso, diviso in 5 segmenti lanceolati. La corolla papilionacea è simmetrica, blu-violetta a volte biancastra sfumata di viola; il frutto è un legume ellittico. Radici. Settembre-ottobre Antiacetilcoliniche, antispasmodiche, antistaminiche, bechiche, cicatrizzanti, correttive, diuretiche, fluidificanti broncopolmonare, ipotensive, spasmolitiche. Impiego Nella bronchite catarrale, broncospasmo, colite spastica, enterite, gastrite, ipotensione arteriosa, certe epatiti, stati febbrili, foruncoli, alito cattivo, Morbo di Addison, pirosi, spasmi gastrointestinali, stipsi cronica, tosse nervosa, tracheite, singhiozzo, ulcera gastroduodenale, urodinia, gas intestinali, infiammazioni delle vie urinarie. Curiosità Radici di liquirizia sono state rinvenute tra il corredo funebre di Tutankamon, questo ne testimonia l’uso e l’importanza presso gli egizi, ma anche i cinesi 5000 anni fa riportano l’uso della radice nel Pen Tsao Ching, il loro antico erbario. Ippocrate la chiamava Glukos riza, radice dolce e la consigliava per la tosse, catarro e affezioni respiratorie. Parti usate Epoca di raccolta Principi attivi Glicirrizina, asparagina, amido, saccarosio, gluco- 49 LUPPOLO Humulus lupulus L. Cannabaceae Principi attivi Olii essenziali con mircene, humulene, resina con humulone, lupolone, sostanze estrogeniche. Famiglia Proprietà Descrizione Amare, anafrodisiache, eupeptiche, narcotichesedative, stimolanti. Pianta perenne, dioica, con grosso rizoma carnoso e ramificato dal quale si sviluppano in primavera i fusti legnosi, striati e ramosi, alti da 3 a 7 metri, muniti di piccole spine uncinate che permettono alla pianta di avvinghiarsi a qualsiasi sostegno vicino. Foglie con lunghi piccioli spinulosi, opposte sui nodi che divengono alterne nelle infiorescenze femminili; lamina a contorno circolare, cuoriforme, divisa in tre-cinque lobi ovali-ellittici, con apice acuto e margine dentato-mucronato, con lobi progressivamente meno accentuati verso l’alto. Fiori delle piante maschili (staminiferi) riuniti in pannocchie pendule all’apice dei rami, con 5 petali di colore bianco-giallognolo e 5 stami; quelli delle piante femminili (pistilliferi) posti a due a due all’ascella di brattee fogliacee ovate e acuminate riunite in amenti a formare caratteristici coni ovoidali. Cresce ai margini di boschi umidi e su incolti in corrispondenza di fossi e aste fluviali; predilige ambienti freschi e terreni fertili. Coni. Settembre-ottobre. Impiego Oltre che come aromatizzante della birra, il luppolo svolge una decisa azione sedativa nei confronti della sfera nervosa e sessuale, per cui viene impiegato per combattere gli stati di insonnia, nervosismo ed eccitabilità sessuale. I germogli giovani vengono consumati alla maniera degli asparagi. Curiosità L’uso di aromatizzare la birra con luppolo è documentato a partire dal IX sec. d.c.; non di rado, venivano usate anche altre erbe (achillea, maggiorana, assenzio, ecc;). Già nel XIV sec. la maggior parte delle birre europee conteneva luppolo. Parti usate Epoca di raccolta 50 Malva Malva sylvestris L. Malvaceae mucillagini. Famiglia Descrizione Pianta perenne erbacea, pubescente, con fusti robusti, striati, ispidi e molto ramificati, strisciante oppure eretta che può oltrepassare il metro di altezza. Foglie basali con lungo picciolo, palmato-lobate, le cauline stipolate, alterne, pubescenti, a margine crenato. Fiori solitari o raggruppati a 2-6, con lungo peduncolo; calice a cinque sepali triangolari; corolla formata da 5 petali bilobati, di color rosa-violaceo con striature più scure. Pianta diffusa nei luoghi incolti e ruderali, ai margini delle strade. Pianta intera fiorita. Tarda primavera estate. Curiosità La malva in passato compariva spesso sulle tavole di pranzi eleganti; questo uso veniva dalla Grecia e dalla Magna Grecia in cui la coltivazione di questa pianta era diffusissima. Pitagora consigliava ai suoi discepoli di cibarsene, asserendo che servisse a tenere lontani i cattivi pensieri e a rendere più acuta la mente, oltre che a liberare il cuore da ogni fastidio. Nella tradizione abruzzese, è considerata simbolo dell’amore materno. Parti usate Epoca di raccolta Principi attivi Mucillagini, antociani, flavonoidi, amminoacidi, zuccheri, vitamine A, B1, C, E. Proprietà Emollienti, muco-protettive, antinfiammatorie, rinfrescanti, lassative. Impiego Il decotto è la migliore forma di assunzione, in quanto è il metodo migliore per far fuoriuscire le 51 MARRUBIO Marrubium incanum Desr. Lamiaceae quale sia stata versato un decotto forte di marrubio, riattiva la circolazione e toglie i gonfiori dovuti al ristagno di siero nei tessuti. Può essere quindi un coadiuvante nella terapia della cellulite. Per uso esterno, il marrubio è stato tradizionalmente impiegato come blando detergente e antisettico su ulcere, piaghe, croste. Famiglia Descrizione Pianta erbacea perenne, alta fino a 50 cm, con denso tomento lanoso-candido. Fusti ascendenti, generalmente semplici. Foglie con picciolo di 2 cm e lamina ellittica, dentata sul margine, con nervi infossati di sopra e sporgenti di sotto. Fiori riuniti in verticilli densi 20-25 flori, all’ascella di foglie normali. Calice con 5 denti alla fine divergenti, lunghi 2-6 mm. Corolla di color biancolatteo. Specie di pascoli aridi e sassosi. Foglie. Luglio. Curiosità Il marrubio fu usato per la prima volta nell’antica Roma, dove entrò nella composizione della famosa “theriaca”, miscela di antidoti contro i veleni. Galeno, medico romano, fu uno dei primi a consigliarlo come rimedio eccellente per le vie respiratorie e come pianta espettorante. Più comunemente, viene utilizzato Marrubium vulgare, specie simile facilmente riconoscibile per il calice a 10 denti, che non di rado vegeta in ambienti ruderali. Secondo Linneo, il nome deriverebbe da Marruvium o Marrubium, l’antica capitale dei Marsi situata ai margini del Lago Fucino ed oggi conosciuta come San Benedetto dei Marsi. Parti usate Epoca di raccolta Principi attivi Olio essenziale, principio amaro diterpenico, marrubina, tannino, mucillagini, acido ursolico, un glucoside, derivati dell’acido caffeico, vitamina C, alcaloidi, nitrato di potassio, flavonoidi e antociani. Proprietà Fluidificanti del sistema bronco-polmonare, toniche, febbrifughe, colagoghe, sedative ed espettoranti. Impiego Il decotto si beve a cucchiai nelle tossi ostinate, nelle crisi d’asma e nelle bronchiti. Il bagno, nel 52 MELISSA Melissa officinalis L. Lamiaceae mento della tiroide. I preparati di melissa sono indicati nel caso di herpes labiale anche se questa attività non è stata dimostrata. Famiglia Curiosità Descrizione Il nome melissa significa letteralmente “gradita dalle api”. L’acqua di melissa è un liquore preparato dalle monache carmelitane francesi usato per un gran numero di disturbi fisici e nervosi a base di melissa, limone, chiodi di garofano, noce moscata e coriandolo. Il grande medico arabo Avicenna (sec. XI) scriveva: ”la melissa dispone la mente ed il cuore all’allegria”. Grazie al suo profumo penetrante il suo olio essenziale veniva usato dagli alchimisti per preparare l’Elisir delle “Quintessenze”, dalle straordinarie e miracolose virtù terapeutiche che aveva il potere di rinnovare il corpo, far rinascere i denti, le unghie i capelli e ringiovanire i vecchi! Pianta erbacea perenne con fusto eretto, ramificato, con peli setolosi. Foglie picciolate, reticolato-rugose e lucide sulla faccia superiore. I fiori sono raccolti in verticillastri brevemente peduncolati e muniti di brattee ovali lanceolate; calice peloso, campanulato, bilabiato; corolla di colore giallastro, bilabiata con labbro superiore smarginato, l’inferiore trilobato con lobo mediano più sviluppato dei laterali. La specie predilige ambienti freschi e ombrosi. Parte aerea fiorita. Estate. Parti usate Epoca di raccolta Principi attivi Oli essenziali , acidi polifenolici, flavonoidi, triterpeni. Proprietà Digestive, antispasmodiche, sedative, carminative. Per uso esterno, serve come lenitivo nelle infiammazioni del cavo orale. Impiego L’infuso è indicato negli stati di nervosismo ed ipereccitazione, insonnia, stati depressivi, dispepsie. L’utilizzo della melissa è controindicato per le persone affette da glaucoma o da malfunziona- 53 MENTA Mentha x piperita vulgaris L. Lamiaceae Curiosità Famiglia In Abruzzo, fino a qualche decennio fa, tra i giovani innamorati era costume regalarsi mazzolini di menta come promessa reciproca di non scordarsi mai l’uno dell’altra. Donandoseli dicevano: “ecco la menta, se si ama il cuore non rallenta”. Essa veniva anche accuratamente evitata come foraggio in quanto ha la capacità di non far cagliare il latte. Il nome deriva dal greco. Secondo Ovidio e Strabone, Ade, fratello di Zeus e dio degli inferi, tentò di approfittarsi della ninfa Minthe. Persefone, gelosa del marito, si infuriò quando la ninfa proferì contro di lei minacce spaventose e sottilmente allusive alle proprie capacità erotiche e, sdegnata, la fece a pezzi. Ade, tuttavia, la trasformò in erba profumata affinché potesse danzare nei boschi attraverso il suo profumo, ma Demetra la condannò alla sterilità, impedendole di produrre frutti. Descrizione Pianta erbacea perenne, provvista di stoloni striscianti. Fusti ascendenti di 15-30 (50) cm, quadrangolari, con foglie opposte ovato-oblunghe a margine seghettato. Fiori riuniti in glomeruli densi, formanti spicastri terminali. Calice con 5 denti quasi uguali; corolla violetta o biancastra divisa in 4 lobi quasi uguali. Foglie. Estate. Parti usate Epoca di raccolta Principi attivi Olii essenziali, flavonoidi, tocoferolo, carotenoidi, colina. Proprietà Coleretiche, digestive, eupeptiche, spasmolitiche delle vie respiratorie. Impiego La menta piperita è efficace per disturbi digestivi, mal di testa e raffreddore mentre il tè alla menta è utile contro il mal di stomaco; inoltre, il mentolo può essere usato come anestetico. L’olio di menta è utilizzato come aromatizzante in dentifrici, collutori, saponi e profumi ma anche in numerosi prodotti gastronomici. 54 MENTUCCIA Impiego Clinopodium nepeta (L.) Kuntze s.l. subsp. nepeta Come infuso per i disturbi dello stomaco e dell’intestino. L’olio essenziale per disturbi nervosi e digestivi, dolori mestruali e raffreddori. L’oleolita per uso esterno come antireumatico e come cicatrizzante. In cucina: le foglie tritate, dall’aroma simile a quello della menta, vengono impiegate per insaporire piatti di carne, pesce, verdura e funghi. Famiglia Lamiaceae Descrizione Specie perenne con rizoma strisciante e ramificato; fusto eretto a sezione quadrangolare. Foglie opposte, brevemente picciolate, a lamina di 1-1,5 cm, ovale-arrotondata o romboidale ad apice subacuto, abbondantemente peloso-ghiandolosa sulla pagina inferiore, pubescente su quella superiore, con margine intero o crenato con denti irregolari ottusi. Infiorescenza costituita da numerosi fiori, muniti di piccole bratteole lineari di 1-3 mm e riuniti in verticillastri all’ascella delle foglie superiori. Calice diritto, cilindrico-campanulato con 11-13 nervi, cosparso di numerose ghiandole, diviso in 5 denti: i tre superiori triangolari, i due inferiori lineari, sparsamente cigliati al margine. Corolla rosa o viola pallido, bilabiata, con labbro superiore bifido e quello inferiore trilobo, munito di peli e macchie scure alla fauce. Specie comune nei pascoli aridi e negli incolti. Parti aeree e sommità fiorite. Estate. Curiosità Entra a far parte di molte ricette abruzzesi e molisane per la preparazione della “frittata di Pasqua” insieme agli asparagi e vari insaccati a seconda delle zone di preparazione. Un’altra usanza abruzzese era quella secondo cui bisognava schiacciarne tra le dita e odorarne una foglia, quando la si incontrava: ”chi scontre la mintucce e n’ l’addore, n’ vvede Gesù Cristo quanne more”, il che starebbe a significare che “va all’inferno”. Parti usate Epoca di raccolta Principi attivi Citrale, nerolo, citronellolo, limonene, geraniolo. Digestive, espettoranti, carminative. Proprietà 55 MUGHETTO Convallaria majalis L. Asparagaceae Famiglia Descrizione Pianta erbacea perenne, alta 10-30 cm con un rizoma stolonifero, in alto avvolto da guaine arrossate. Foglie due, portate da un picciolo semicilindrico, radicali, di forma ellittica, larghe 5-6 cm e lunghe 13-15 cm, con apice acuto e base cuneata; superficie glabra, liscia, di colore verdechiaro, con numerose nervature parallele. Fiori disposti in racemo unilaterale di 6-12, piccoli, bianchi, campanulati, profumati, penduli su un peduncolo arcuato di 1 cm e con brattee ialine di 4-7 mm. Specie dei boschi montani freschi, molto rara nel territorio del Parco. Foglie e fiori. Estate. Parti usate Epoca di raccolta Principi attivi Glicosidi cardioattivi (convallamarina, convallamaretina, convallatossina, convallarina). Proprietà Cardiocinetiche (aumenta la forza della contrazione cardiaca), cardiotoniche (eleva il tono del muscolo cardiaco), diuretiche, lassative. Impiego Pianta velenosa con effetti simili alla digitale. Se ne sconsiglia l’uso se non dietro prescrizione medica. 56 onopordo tomentoso Onopordum acanthium L. Asteraceae Impiego Famiglia Dell’onopordo si consumano i capolini privati delle spine e cotti come i carciofi. Si utilizzano anche le foglie, private delle spine, consumate cotte o crude. Può essere impiegata nelle malattie infiammatorie dello stomaco e dell’intestino come la gastrite e la colite; può portare sollievo ad alcuni disturbi dell’apparato urinario. Descrizione Pianta biennale, bianca o grigio-tomentosa con radice spessa e molto sviluppata; fusto largamente alato-spinoso, con spine di quasi 1 cm, che raggiunge anche 150 -180 cm di altezza. Foglie basali sessili, pennatopartite a divisioni largamente triangolari, dentato-spinose, di colore grigio-azzurro, pubescenti-ragnatelose, bianco-tomentose di sotto, oblunghe, a margini fortemente spinosi, le cauline a lunga decorrenza fogliacea. Capolini grossi, solitari o agglomerati, di 3-5 cm di diametro, all’apice del fusto, circondati da un involucro globuloso-ragnateloso rivestito da brattee con grandi aculei. Corolla purpureo-violacea con fiori tutti tubulosi. Specie di ambienti incolti. Fiori, steli, foglie. Estate. Parti usate Epoca di raccolta Principi attivi Alcaloidi, glicosidi flavoni, aesculina, tannini ed altri principi amari. Proprietà Aperitive, antinfiammatorie e diuretiche. E’ una pianta molto ricca di inulina. 57 ORTICA Urtica dioica L. Urticaceae oltre a sali di sodio, potassio e magnesio che esplicherebbero un’azione diuretica. Famiglia Impiego L’infuso di ortica è indicato nei casi di artrite, nella gotta, nel reumatismo articolare e muscolare. Esternamente, il decotto è utile per combattere la caduta dei capelli. Il decotto è utile anche nei casi di foruncolosi e gotta. Le fibre della pianta venivano filate già nel Medioevo. Dalle foglie e dalle radici si ricava un colorante giallo. La pianta, fatta macerare in acqua, produce un liquido, non tossico, con effetti antiparassitari, da spruzzare sulle piante infestate dagli afidi. Si usa anche comunemente in cucina, previa cottura. Descrizione Pianta erbacea perenne, ricoperta interamente di peli urticanti che, al minimo contatto, rilasciano un liquido irritante. Rizomi striscianti da cui si sviluppano numerosi fusti robusti, eretti e striati, a sezione ottusamente quadrata, generalmente non ramificati. Foglie opposte, pubescenti su entrambe le facce, con 4 stipole libere e picciolo più corto della lamina, quest’ultima ovale o lanceolata, 2-4 volte più lunga che larga, con margine grossolanamente dentato. Fiori dioici, giallo-verdastri o rossastri, raccolti in glomeruli formanti delle spighe all’ascella delle foglie, penduli o ricurve nelle piante femminili, generalmente patenti in quelle maschili. Predilige zone ricche di nitrati. Foglie, steli, radici. Primavera. Curiosità Il nome ortica deriva dal latino “urere” (bruciare) per via dei peli acuminati ricchi in silicio e fragili che si spezzano al minimo urto. Per questa sua caratteristica, l’ortica era anticamente impiegata per produrre estese irritazioni cutanee (urticazioni) al fine di ottenere un effetto eccitante ritenuto utile per risolvere gravi stati adinamici, comatosi e di paralisi; le “urticazioni” vennero prescritte anche per la terapia di alcune malattie infettive. In Abruzzo era in uso presso gli adolescenti “fustigarsi” i genitali e provare la propria resistenza personale all’azione urticante come prova di virilità. Le foglie di ortica sono molto nutrienti e somministrate alle galline favoriscono la deposizione delle uova. Parti usate Epoca di raccolta Principi attivi Eteroside urticoside, carotenoidi, secretina, proteine, sostanze azotate, vitamine K e C. Proprietà Emostatiche, diuretiche, antiartritiche, antigottose, depurative. Recentemente alcuni studi hanno evidenziato la presenza di acido glicolico e glicerico 58 PARTENIO Tanacetum parthenium L. Asteraceae mal di testa per inibizione della ciclo ossigenasi e fosfolipasi, riduzione delle prostaglandine e inibizione del rilascio di serotonina. Il partenio viene assunto in diversi casi di infiammazione e dolori legati all’apparato muscolo scheletrico. Non deve essere assunto da persone allergiche, né da donne in fase di gravidanza o allattamento. L’assunzione di partenio va evitato, inoltre, in caso di ulcere o gastriti in corso; in generale, l’uso non deve essere prolungato oltre i sei/ otto mesi continuativi. Famiglia Descrizione Pianta erbacea perenne dal caratteristico odore di piretro, alta 30 - 80 cm e con radice fittonante. Fusto eretto con striature rossastre, pubescente, con rami che si diramano nella parte superiore formando un corimbo lasso. Foglie alterne, bipennatosette, le basali precocemente caduche, quelle caulinari inferiori munite di picciolo di 2-4 cm e con lamina di 3-4 cm x 6-9 cm, divise in 5-11 segmenti profondamente pennato-partiti con denti marginali ottusi. Capolini numerosi raccolti in corimbi, con ligule lineari bianche e fiori del disco gialli. Cresce su muri e ruderi, in terreni fertili, lungo le siepi. Sommità fiorite. Inizio estate. Parti usate Epoca di raccolta Principi attivi Oli essenziali, flavonoidi, sesquiterpeni, monoterpeni. Proprietà Toniche, antispasmodiche, vermifughe, stomachiche. Impiego Il partenio può essere impiegato per calmare il 59 PERVINCA Vinca major L. Apocynaceae Impiego Famiglia La vincamina che viene estratta dalla pianta è indicata nelle turbe della memoria, nell’insufficienza circolatoria cerebrale. L’effetto vasodilatatore si manifesta in seguito ad una riduzione della permeabilità della membrana. Per uso esterno, il decotto è utile per eczemi, eruzioni e infiammazioni cutanee. Per il contenuto di vincristina è da considerarsi pianta tossica in tutte le sue parti. Descrizione Pianta erbacea perenne, rizomatosa, sempreverde, laticifera, con lunghi stoloni (fino a 100 cm) prostrato-striscianti, legnosi alla base, radicanti all’estremità; fusti fioriferi erbacei, eretti, alti fino a 50 cm. Foglie opposte, verde-scure, un po’ coriacee, ovate, larghe 2,5-3,5 cm e lunghe 3-6 cm, ± cordate o rotonde alla base, lungamente picciolate, spesso acuminate all’apice. Fiori ermafroditi, inseriti singolarmente all’ascella delle foglie superiori, con peduncoli di 2-3 cm; calice diviso in lacinie lineari-lesiniformi; corolla di color azzurro-violaceo, a 5 lobi patenti troncati all’apice e con anello bianco alla fauce. Specie coltivata e spesso inselvatichita. Pianta intera fiorita. Primavera. Curiosità Le foglie, applicate localmente, arrestavano la montata lattea delle nutrici. Parti usate Epoca di raccolta Principi attivi Alcaloidi (tra cui vincamina), flavonoidi, steroli, tannini. Proprietà La pervinca possiede proprietà capillarotrope, che favoriscono l’ossigenazione cerebrale, vasodilatatrici e ipotensive, stomachiche e digestive. 60 PINO MUGO Pinus mugo Turra Impiego Famiglia Pinaceae Per bronchite e tosse utilizzare il decotto e l’infuso di gemme. Curiosità Descrizione Tradizionalmente, le gemme appena spuntate vengono messe a macerare nello zucchero al sole per ottenere il mugolio, un liquido resinoso che viene utilizzato per il mal di gola o per aromatizzare la grappa. Il pino mugo della Majella è stato oggetto di studio dal punto di vista fitochimico da parte del gruppo di ricerca guidato dal professor Armandodoriano Bianco del Dipartimento di Chimica dell’Università di Roma. Da tali analisi è emerso che è più ricco di monoterpeni ossigenati e abietani rispetto ai monoterpeni idrocarburici. Arbusto con più fusti generalmente a portamento prostrato, alto circa 2-4 m. Foglie aghiformi lunghe fino a 4 cm, riunite in fascetti di due, robuste, un po’ incurvate, subpungenti, di color verde cupo. Coni maschili gialli, ovato-conici, lunghi circa 1 cm. Coni femminili dapprima verdi, poi rosso-violetti, solitari o accoppiati all’apice dei rami. Pigne sessili lunghe 2-5 cm. Si rinviene fra i 1800 – 2300 m oltre il limite della vegetazione arborea, su suoli basici calcarei o dolomitici. Sulla Majella è presente il popolamento più esteso dell’Appennino. Gemme, rametti, pigne verdi. Primavera-estate. Parti usate Epoca di raccolta Principi attivi Olio essenziale con alfa e beta pinene, esteri borneolo, d-limonene, aldeidi, oleoresina, vitamina C. Proprietà Balsamiche, antinfiammatorie, espettoranti, fluidificanti della secrezione bronchiale, sedative della tosse e degli eccessi di asma bronchiale. L’azione antisettica ed antinfiammatoria si estende anche all’apparato urinario, favorendo la diuresi. 61 PRIMULA Primula vulgaris L. Primulaceae Impiego Famiglia Il decotto delle radici viene usato per la bronchite e l’asma bronchiale, invece l’infuso delle foglie e dei fiori per l’insonnia, il raffreddore, l’emicrania e come calmante. Per uso esterno viene utilizzata come antinevragico, antireumetico, antiartritico ed è curativa della gotta. Inoltre le compresse imbevute di infuso sono decongestionanti per la pelle del viso. Descrizione Pianta erbacea perenne con rizoma obliquo od orizzontale, breve e con grosse radici secondarie. Foglie riunite in rosetta basale, spatolate od oblanceolate, con margine crenato-dentato; lamina glabra e verrucoso-reticolata sulla pagina superiore, villosa su quella inferiore. Da giovani le foglie hanno il margine revoluto, da adulte si aprono completamente divenendo quasi piane. Fiori numerosi, imbutiformi, portati da peduncoli muniti alla base di brattee lanceolato-lesiniformi. Calice tubuloso con denti lesiniformi. Corolla giallo pallida con sfumature aranciate alla fauce, con cinque lobi e tubo di 13-20 mm. Rizomi, fiori, foglie. Curiosità Nel Medioevo, la primula era tenuta in gran conto come medicamento per la gotta ed i reumatismi. Citata da Shakespeare in “Racconti d’inverno”: “pale primroses that die unmarried”, pallide primule che morite nubili, riferita al fatto che, a causa della fioritura precoce, spesso non vengono impollinate per mancanza di insetti in quel periodo. Parti usate Epoca di raccolta Le foglie si raccolgono in primavera prima della fioritura, i fiori si raccolgono in primavera, il rizoma in autunno. Principi attivi Oli essenziali, pigmenti flavonoidi, glucosidi, enzimi, vitamina C, saponine, sali minerali. Proprietà Sedative, vulnerarie, calmanti ed espettoranti (la radice). 62 PUNGITOPO Ruscus aculeatus L. Ruscaceae rago, sedano, prezzemolo e finocchio, nella composizione dello “sciroppo delle 5 radici”, noto un tempo per guarire i disturbi ai reni e alla vescica. In Abruzzo, i turioni vengono consumati come gli asparagi. Il nome volgare di pungitopo deriva dall’usanza contadina di proteggere il formaggio dai topi, con i cespi di questa pianta. Il pungitopo è una delle poche piante della nostra flora a manifestare tutto il suo splendore nel periodo invernale; questo, unitamente alla tradizione secondo cui essa sia di buon auspicio, la rende piuttosto ricercata per gli addobbi natalizi. Tuttavia, la specie è protetta in Abruzzo dalla legge regionale per la tutela della flora spontanea n. 45/79 e 66/80. Famiglia Descrizione Arbusto sempreverde alto fino ad 80 cm, con fusto molto ramificato; rami che assumono l’aspetto laminare come foglie di colore verde scuro chiamati cladodi con le vere foglie ridotte a piccole squame inserite alla base. Specie dioica, con fiori unisessuali isolati o in piccoli gruppi, localizzati sulla pagina inferiore dei cladodi. Il frutto è una bacca rossa sferica di 10-15 mm di diametro. Specie comune nei boschi collinari e montani. Rizoma. Inizio autunno. Parti usate Epoca di raccolta Principi attivi Saponine steroidi (ruscogenina), oli essenziali, resine. Proprietà Vasocostrittrici, vasoprotettrici, antiedematose e antinfiammatorie. Impiego Il rizoma è considerato un buon diuretico grazie alla presenza di sali di potassio. La soluzione idroalcolica viene usata nel caso di edemi, varici, gotta. Curiosità Le radici di pungitopo entrano, insieme ad aspa- 63 RAFANO Armoracia rusticana Gaetner Brassicaceae fugo. L’infuso si usa nei casi di bronchite e catarro. Famiglia Descrizione Pianta erbacea perenne, con radice a fittone lunga fino a 30 cm. Fusto eretto, alto da 40 a 60 cm. Foglie radicali disposte in rosetta, picciolate, di forma ovato-oblunga, ottuse, crenate o dentate; le cauline pennatifide con lobi lanceolati e margine crenato, verso l’alto sessili, intere. Fiori raccolti in racemi ascellari, con calice di 4 sepali verdi, lanceolati e corolla di 4 petali di colore bianco. Specie coltivata per il suo interesse culinario. Radici Autunno. Parti usate Epoca di raccolta Principi attivi Glicoli dell’olio di senape, acidi grassi insaturi e sali minerali come potassio, calcio, ferro e fosforo, vitamine B1 e C. Proprietà Colagoghe, eupeptiche, espettoranti, antireumatiche. Impiego Nota soprattutto come pianta alimentare, entra a far parte di salse come il famoso Cren. Le foglie sono utilizzate per insaporire le insalate e, tritate e somministrate ai cani, come ricostituente e vermi- 64 RESEDA Reseda lutea L. Resedaceae Curiosità Famiglia Il nome deriva dal latino resedare cioè calmare, guarire, sedare. In francese è chiamata “erba degli ebrei”, in quanto il colore estratto dalla pianta era usato per tingere i tessuti, dal XIII al XVIII secolo, dagli ebrei costretti ad indossare vestiti tinti in giallo per essere distinti dai cristiani. Secondo Plinio, la reseda era utilizzata per la sua capacità di calmare gli ascessi e le infiammazioni e che, mentre veniva applicata, si usava pronunciare per tre volte una formula contenente la frase “Reseda, morbos reseda” = “Reseda, calma le malattie”. Descrizione Specie erbacea biennale con radice a fittone. Foglie basali riunite in rosetta nel primo anno di vita, sessili, lineari-lanceolate, a margine intero dentato o ondulato; le cauline erette, sessili ed indivise. Infiorescenza a racemo molto allungato; fiori ermafroditi con 4 sepali e 4 petali di color giallo pallido, i superiori lunghi 4 mm, a 4-5 piccoli lobi, gli inferiori piccoli e profondamente trifidi. Cresce in luoghi incolti, scarpate, ambienti ruderali. Foglie e fiori. Estate. Luteolina. Parti usate Epoca di raccolta Principi attivi Proprietà Calmanti, sudorifere, diuretiche, ed antireumatiche, coloranti. Impiego L’interesse principale della pianta è quello colorante, grazie al pigmento giallo brillante. Utilizzata soprattutto nel Medioevo, quando la pianta veniva ampiamente coltivata. 65 RIBES NERO Ribes nigrum L. Grossulariaceae Famiglia Descrizione Arbusto caducifoglio alto 100-200 cm; foglie grandi 3-5 lobate, fittamente pelose sulla pagina inferiore. Fiori piccoli, verdastro-porporini, riuniti in racemi penduli lunghi fino a 12 cm. Il frutto è una bacca nera e glabra dal sapore acidulo. Arbusto coltivato. Foglie e gemme Primavera. Parti usate Epoca di raccolta Principi attivi Oli essenziali, tannini, vitamina C, rutina, pectina, flavonoidi, acido chinico. Proprietà Antireumatiche, antiallergiche, diuretiche, astringenti, aromatizzanti, vitaminizzanti. Impiego Il gemmoderivato di ribes ha un’azione cortisonsimile e viene utilizzato nel trattamento delle allergie, come antinfiammatorio e stimolante le ghiandole surrenali. Le foglie essiccate si utilizzano in caso di disturbi reumatici; le bacche in caso di mal di gola. I frutti trovano impiego anche nella preparazione di gelatine e succhi. 66 ROBBIA Rubia tinctorum L. Rubiaceae Famiglia Descrizione Pianta lianosa sempreverde, scabra per brevi aculei rivolti verso il basso su fusti e foglie. Fusti striscianti o rampicanti, quadrangolari con 4 ali cartilaginee. Foglie verticillate a 6, generalmente lanceolate, coriacee, uninervie. Fiori bianchi o giallastri in pannocchie ascellari o terminali. Radici. Parti usate Principi attivi Composti antrachinonici (alizarina). Proprietà Coloranti, emmenagoghe, diuretiche, colagoghe, astringenti. Impiego L’interesse principale della pianta, come esplicitato dall’epiteto specifico, è per le sue capacità tintorie: essa colora i tessuti di rosso grazie alla presenza di composti come l’alizarina. Curiosità La robbia, specie originaria dell’Asia Occidentale, fu estesamente coltivata all’inizio dell’ottocento allo scopo di ottenere il “rosso turco”, un colore molto pregiato capace di penetrare in profondità. 67 ROSA GALLICA OFFICINALE Rosa gallica officinalis Rosaceae pressivo, depurativo. Famiglia Descrizione Arbusto rustico, poco vigoroso, spinoso, dal fiore rosa cremisi con un numero di petali variabile da 15 a 20. Essa prende origine, come molte altre specie coltivate, dalla specie selvatica Rosa gallica, presente anche in Abruzzo. La Rosa gallica ‘Officinalis’ presenta una grande variabilità ed era già conosciuta in Europa all’epoca dei Romani. Chiamata anche Rosa degli speziali, essa fu coltivata nei giardini dei primi monasteri per la produzione di acqua di rose, di conserva di rose e per usi medicinali. Petali. Parti usate Epoca di raccolta Fine primavera-inizio estate. Impiego L’olio essenziale si ottiene per distillazione in corrente di vapore dei petali (resa 0,02-0,03%). Fra le essenze aromatiche, quella di rosa è una delle più apprezzate in terapia e cosmesi. Il prodotto ottenuto dalla distillazione è un olio giallo chiaro dal profumo dolce e delicato, ma intenso. Il 96% dei profumi femminili ed il 46% di quelli maschili contengono olio di rosa, di cui è una nota di base. Come prodotto secondario della distillazione in corrente di vapore si ottiene l’Acqua di Rose. Principi attivi Acido gallico, tannino, glucoside flavonico, olio eterico, cera, glucosio, sostanze coloranti e sali minerali. Proprietà La rosa è un antisettico, un astringente sia per uso interno che per uso esterno ed ha proprietà rinfrescanti. L’olio, inoltre, è digestivo e stimolante della circolazione, decongestionante, antide- 68 ROSMARINO Rosmarinus officinalis L. Lamiaceae Il rosmarino entra nella composizione dell’”Acqua della Regina d’Ungheria”, dedicata alla regina Maria la quale, paralizzata, guarì miracolosamente e ringiovanì grazie all’utilizzo di una tintura di rosmarino e altre piante, tanto che all’età di 72 anni fu chiesta in sposa dal re di Polonia. Famiglia Descrizione Arbusto sempreverde dall’odore aromatico intenso, con fusti rigidi e contorti e rami ascendenti. Foglie più o meno lineari, sessili, revolute sul bordo, lunghe fino a 3 cm, scure e lucide di sopra, bianco-tomentose di sotto. Fiori azzurro-chiaro o violetti, raramente bianchi, bilabiati con labbro superiore a casco e quello inferiore trilobo. Comunemente coltivato, si spontaneizza in garighe e macchie. Sommità fiorite, giovani getti. Primavera. Curiosità Il Medioevo è prolifico di credenze su questa pianta, con la quale si fabbricavano amuleti e talismani. Il legno veniva lavorato per la fabbricazione di scatole ed oggetti vari. Si costruivano anche cucchiai per impedire gli avvelenamenti e pettini per proteggersi dalla calvizie. In passato, non esistendo il frigo, si utilizzavano foglie sminuzzate di rosmarino e salvia con le quali ricoprire le carni. In un trattato del XII secolo veniva descritto l’uso di questo vegetale che ne facevano i cacciatori: lo mettevano nel ventre degli animali uccisi, dopo aver tolto le interiora, per arrestare il processo di putrefazione. Seguendo la credenza secondo cui questo arbusto conserva la memoria, gli studenti greci si adornavano di ghirlande di rosmarino, o ne ponevano alcuni rametti sul tavolo, per potenziare le facoltà cerebrali. Parti usate Epoca di raccolta Principi attivi Oli essenziali, flavonoidi, diterpeni, triterpeni, acidi fenolici. Proprietà Stomachiche, stimolanti il circolo sanguigno, toniche, aperitive, digestive, antisettiche, rubefacenti, ipocolesterolemizzanti. Impiego Per uso interno nel caso di atonia, ipotensione, stati di convalescenza, depressione e per problemi legati alla digestione. L’essenza di rosmarino è utile contro la caduta dei capelli. 69 RUTA Ruta graveolens L. Rutaceae sando le dosi consigliate, può provocare avvelenamenti e aborto. Tradizionalmente, i cataplasmi della pianta venivano usati per provocare la maturazione di un ascesso. Famiglia Descrizione Curiosità Pianta con fusti legnosi solo alla base, alta 40-100 cm, glabra, ghiandolosa in alto. Foglie di colore verde-glauco, con picciolo di 2-4 cm, disposte in modo alterno; lamina reniforme, due o tre volte pennato-composta con segmenti spatolati ad apice ottuso o mucronato, di consistenza un poco carnosa e punteggiati di ghiandole. Infiorescenza a racemo, con brattee lanceolate simili alle foglie e fiori piccoli, portati da brevi peduncoli; sepali acuti persistenti, petali gialli o giallo-verdognoli, concavi, leggermente dentati e ondulati sul bordo. Si rinviene su pendii aridi e sassosi, su suolo calcareo, dal piano fino a 1.100 m. Foglie, sommità fiorite. Inizio estate. La ruta era ritenuta l’erba contro la paura: essa si metteva in tasca quando si dovevano affrontare situazioni difficili; le case in cui cresceva erano ritenute privilegiate in quanto protette. Nella tradizione abruzzese, la ruta costituisce un amuleto contro le streghe: le foglie della pianta su cui una farfalla aveva deposto le uova, inserite in un apposito sacchetto, venivano cucite all’interno di un borsellino da tenere sul seno. Nel Medioevo, si ponevano corone di ruta sulla testa per allontanare gli spiriti maligni e, fino al secolo scorso, veniva usata per le pratiche esorcistiche. Parti usate Epoca di raccolta Principi attivi Rutina (glucoside), cumarina e acido salicilico. Proprietà Emmenagoghe, sedative, digestive, carminative, vermifughe. Impiego Pianta da usare con prudenza perché, oltrepas- 70 SALVASTRELLA Sanguisorba officinalis L. Rosaceae Famiglia Descrizione Pianta erbacea perenne, alta 40-150 cm, con grosso e corto rizoma legnoso, ramificato, cilindrico, marrone-giallastro; fusti eretti, glabri. Foglie basali in rosetta, portate da un lungo picciolo, composte da 7-9 segmenti ellittici, verde scuro di sopra, glauchi e con una nervatura rilevata di sotto, a margine dentato con 12-20 dentelli per lato. Fiori riuniti all’apice dei fusti, in infiorescenze a spiga ovoide di colore purpureo-nerastra; sono privi di petali e con un calice a 4 lacinie sepaloidi ovate. Foglie. Fine primavera-estate. Tannino. Parti usate Epoca di raccolta Principi attivi Tannino, sostanze amare, saponine. Proprietà Curiosità Le foglie, dal leggero sapore di cetriolo, si possono usare per insaporire insalate, minestre, verdure cotte e formaggi molli. 71 SALVIA COMUNE Salvia officinalis L. Lamiaceae Impiego Famiglia Per uso esterno, come antinfiammatorio nelle affezioni flogistiche del cavo orale. Per uso interno, la tintura vinosa è utile nei casi di diabete, mentre l’infuso viene utilizzato per favorire la digestione e per i calcoli biliari. Il suo elevato contenuto in sostanze fenoliche (carvacrolo, acido rosmarinico, ecc.) dotate di notevole attività antibatterica, la rendono un ottimo conservante naturale. Descrizione Pianta perenne suffruticosa di 20-40 cm, grigio tomentosa, con odore aromatico. Fusto legnoso alla base, ramificato, con peli patenti. Foglie con picciolo di 10-15 mm e lamina lanceolata (1 x 2-3 cm), ottusa, crenata sul bordo. Verticillastri 5-10 flori più o meno unilaterali, l’inferiore avvolto da una coppia di foglie bratteali. Calice campanulato, ferrugineo, con tubo di 5-7 mm e denti di 4-6 mm. Corolla violacea, più raramente rosea o biancastra. Pianta generalmente coltivata nei giardini, di cui si conoscono numerose varietà. Nel territorio del Parco è stata rinvenuta, spontanea sulle rupi del M. Morrone, Salvia officinalis var. angustifolia, rara in Abruzzo. Parte aerea fiorita. Inizio estate. Curiosità La proprietà più caratteristica è quella di ridurre la sudorazione, ma è rinomata anche per la sua capacità di arrestare la lattazione. In Abruzzo, si usa il decotto contro tosse e raffreddore e per il mal di stomaco. La Dottrina della Signatura metteva in relazione, sotto un punto di vista analogico, la salvia e la lingua (innegabile la somiglianza soprattutto per la rugosità); si consigliava quindi per tutte le affezioni della lingua stessa e del cavo orofaringeo. Viene usata anche per gli sciacqui nei casi di sanguinamento delle gengive e come sbiancante dei denti. L’Herbarium Apuleii Platonici afferma che la salvia, putrefatta sotto il letame, genera un uccello con la coda bianca e la forma di serpente. Accendendo una lucerna con la polvere di questa pianta, << parerati la casa piena di serpenti>>. Se invece veniva posta la stessa cenere nel fuoco, si sarebbe udito uno scoppio spaventoso. Sulla scia di queste leggende riportate su vari erbari antichi, nacque la credenza secondo la quale chiudendo in una ampolla una pianticella di salvia e ponendola sotto il letame, ne sarebbe nato un merlo, il cui sangue sarebbe servito per curare le coliche di una bestia sofferente se strofinato sul suo ventre. Parti usate Epoca di raccolta Principi attivi Oli essenziali (di cui tujone fino al 50%), principi amari, triterpeni, flavonoidi, tannini. Proprietà Digestive, carminative, antisudorali, colagoghe, bechiche, espettoranti, toniche-stimolanti, antisettiche, ipoglicemizzanti. 72 SALVIA SCLAREA Salvia sclarea L. Lamiaceae erboristico. Un tempo era utilizzata nella preparazione del vermouth a cui conferisce un odore di moscato; per questo la pianta è anche detta “erba moscatella”. La droga, costituita dalle sommità fiorite e dalle foglie, stimola la produzione di succhi digestivi, dà tono allo stomaco, rilassa i muscoli del tratto digestivo e migliora l’appetito. In cosmetica, dà lucentezza ai capelli sia eliminando l’eccesso di sebo, sia mitigandone la secchezza. Famiglia Descrizione Pianta erbacea bienne, fortemente odorosa, che può superare il metro d’altezza. Fusto eretto, ingrossato, costoluto, con peli crespi. Foglie rugose e vellutate, le inferiori fino a 20 cm in rosetta basale, le superiori ridotte. Inflorescenza ampia provvista di brattee membranose, violacee, di 2-3 cm e comunque più lunghe della corolla. Calice con tubo ispido a 5 denti spinulosi. Corolla rorea o lillacina. Specie dei pascoli aridi e dei terreni incolti. Sommità fiorite. Estate. Parti usate Epoca di raccolta Principi attivi Olii essenziali, cere, acidi e alcol diterpenici. Proprietà Antisudorifere, toniche, aromatiche, stimolanti, stomachiche, digestive, carminative, emmenagoghe, astringenti, espettoranti, decongestionanti delle gengive gonfie, battericide. Impiego Il suo impiego è principalmente legato all’industria dei profumi, come fissatore grazie agli oli essenziali che si ottengono per distillazione. Le infiorescenze e le foglie, una volta essiccate, possono essere destinate all’uso liquoristico e/o 73 SAMBUCO Sambucus nigra L. Adoxaceae per idropisia, cirrosi epatica, colemia, disuria, edemi intracutanei, uricemia; le drupe per risolvere stipsi, emorroidi, clorosi, collemia, idropisia. Con i frutti si possono preparare gelatine, mentre i fiori possono essere utilizzati per fare uno sciroppo, da diluire poi con acqua per ottenere una bevanda dissetante. Famiglia Descrizione Arbusto o piccolo alberello alto fino a 5-8 m, con corteccia grigio-verde da giovane, poi brunastra con solchi profondi e rade e grosse lenticelle. Foglie opposte, composte, formate da 3-7 foglioline pennate, a margine seghettato. Infiorescenza corimbosa con fiori bianchi molto profumati. Il frutto è una drupa nero-violacea. Vive in boschi umidi, chiarie, siepi e ambienti ruderali su suoli freschi, profondi e ricchi di nutrienti. Tutta la pianta. Curiosità Il sambuco era in passato considerato un albero magico, molto amato dalle streghe, per cui veniva trattato con timore e rispetto e come tale piantato sui confini delle terre, oltre che per la sua capacità a radicare ed estendersi, anche per proteggere il proprio raccolto. Il suo legno flessibile veniva usato dai romani per la costruzione di una sorta di catapulta da guerra, dai greci per la fabbricazione di uno strumento musicale, il “sambukè”. Parti usate Epoca di raccolta I fiori a giugno, la corteccia in ottobre e le bacche in estate Principi attivi Olio essenziale, alcaloidi, tannino, flavonoidi, mucillagini, acido caffeico, pectine, resina, acido malico, zuccheri, vitamina C. Proprietà I fiori possiedono proprietà diaforetiche, diuretiche, emollienti, topiche, galattogene. La corteccia è declorurante, urocolitica e diuretica. I frutti sono antinevralgici, diuretici, lassativi. Impiego I fiori sono utili per amigdalite, blefarite, bronchite cronica, cistite, disuria, esantemi; la corteccia 74 SANTOLINA Santolina chamaecyparissus L. Asteraceae prevenire mal di testa o dolori cervicali. E’ risultata utile anche per il trattamento dei disturbi digestivi. Grazie al suo fogliame argenteo la santolina si presta come pianta ornamentale ed è frequentemente usata per profumare l’aria. Svolge anche un’efficace azione insetticida: può venir posta in cassette sui davanzali per tener lontane le zanzare o, essiccata, negli armadi, nei cassetti e nei libri al fine di allontanare tarme ed altri insetti. Famiglia Descrizione Pianta cespugliosa, legnosa alla base, biancastra, con odore forte, alta 30-50 cm. Fusti ascendenti, semplici o ramificati. Foglie con lamina a contorno lineare, pettinato-dentata, con rachide sottile e lacinie cilindriche. Capolini solitari, globosi, portati da lunghi peduncoli, con involucro costituito da numerose squame acuminate. Fiori gialli. Foglie e sommità fiorite. Luglio-agosto. Parti usate Epoca di raccolta Principi attivi Olio essenziale, tannino, resina, un alcaloide, terpeni. Proprietà Digestive, antispasmodiche, tonico-stimolanti, antisettiche. Per uso esterno, come antipruriginoso in caso di punture di insetti. Impiego La santolina è un antielmintico popolare; a questo scopo vengono usati i capolini ridotti in polvere e incorporati al miele. È anche impiegata come utile sedativo, purificante per il corpo ed efficace antisettico per disinfettare le ferite, per 75 SANTOREGGIA Satureja montana L. Lamiaceae Proprietà Antibatteriche e antimicotiche, digestive, carminative, tonico-stimolanti, afrodisiache. Famiglia Impiego Descrizione Per uso esterno, come antisettico nelle infiammazioni orali. Indicata anche in caso di impotenza sessuale. L’infuso è utilizzato come digestivo e antidiarroico. Il decotto vinoso era uno dei collutori usati nel caso di ulcere delle bocca e della gola. Le foglie si usano soprattutto come condimento. Pianta perenne suffruticosa con forte odore aromatico, alta fino a 50 cm. Fusti legnosi alla base, eretti, pubescenti per corti peli, di norma ampiamente ramificati sin dal basso tanto da formare un piccolo e compatto cespuglio. Foglie coriacee di colore verde, opposte, distanziate, con un fascetto di 2-8 foglioline all’ascella; lamina lineare-lanceolata ad apice acuto, con ghiandole sparse e nervatura centrale molto evidente sulla pagina inferiore; margine intero rivestito di piccole ciglia. Fiori disposti in verticillastri di 2-3 all’ascella delle foglie superiori, su peduncoli di 3-4 mm; brattee e bratteole simili alle foglie ma più piccole; calice con 10 nervi terminante con 5 denti triangolari ed appuntiti, più o meno uguali; corolla pelosoghiandolosa, bianca o bianco-rosata, divisa all’apice del tubo in due labbra, il superiore intero, l’inferiore trilobato. Pianta che vegeta in pascoli aridi e garighe su terreni rocciosi calcarei. Pianta fiorita. Fine estate. Curiosità La santoreggia è chiamata anche “ginseng italiano” per le sue proprietà toniche e stimolanti. Prese l’appellativo di “erba dei fagioli” per il suo effetto carminativo, quindi adatto alla cottura di questi legumi per ridurne lo sgradevole effetto. Un tempo le ragazze usavano portare addosso un sacchetto contenente la “polvere d’amore” per attrarre l’amato, costituita da santoreggia, lavanda, maggiorana e levistico. Relativamente simile è la ampiamente coltivata Satureja hortensis, annuale, alla quale Plinio attribuiva l’effetto afrodisiaco ed il legame con i “satiri”. L’appellativo abruzzese di erba pepe si deve all’odore e al sapore, nonché all’utilizzo che se ne faceva, simile a quello del pepe nero. Parti usate Epoca di raccolta Principi attivi Oli essenziali, acidi triterpenici, tannini, acidi fenolici . 76 SAPONARIA COMUNE Saponaria officinalis L. Caryophyllacaeae cazioni. Le radici sono un ottimo rimedio contro la forfora, per calmare il prurito e per rafforzare i capelli fragili. Famiglia Curiosità Descrizione Il nome saponaria deriva dal fatto che nel passato la pianta era usata in sostituzione del comune sapone. Pianta erbacea perenne, stolonifera, con fusti eretti o ascendenti alti fino ad 1 m, glabri o leggermente pubescenti, talvolta legnosi alla base. Foglie opposte, ovali-lanceolate, le inferiori brevemente picciolate, le superiori sessili, glabre o ricoperte di corti peli, con 3(5) nervature molto evidenti. Fiori riuniti in cime compatte, con 5 petali appena smarginati di colore rosa più o meno intenso e calice violaceo, tubuloso e pubescente. Cresce lungo le rive dei corsi d’acqua, negli incolti e negli ambienti ruderali, su terreni umidi. Radici. Autunno. Parti usate Epoca di raccolta Principi attivi Saponine tritepeniche, acido quillaico, mucillagini, zuccheri, olio essenziale, acido glicolico, acido glicerico, zuccheri riduttori, galattano, gomma, olio essenziale, flavonoidi, saponarina, vitexina, saponaretina. Proprietà Diuretiche, colagoghe, diaforetiche. Impiego Tutte le parti della pianta, a causa del contenuto di saponine, possono essere oggetto di intossi- 77 SCOTANO Cotinus coggygria Scop. Anacardiaceae Impiego Famiglia L’uso principale e più antico è stato per la concia delle pelli, per via dell’alto contenuto in tannini, soprattutto nelle foglie. Descrizione Arbusto caducifoglio alto fino a 4 m, con odore resinoso; rami prostrato-ascendenti, sottili. Foglie alterne, semplici, ovali-ellittiche o subrotonde, glabre, ottuse ed a margine intero, di colore verde-glauco e viranti fino al rosso-carminio in autunno, le inferiori con picciolo di 3-7 cm. Fiori piccoli, giallo-verdastri, bisessuali o maschili, in pannocchie lasse terminali, su peduncoli gracili e piumosi per peli rosei a fine fioritura; calice a 5 sepali filiformi; corolla a 5 petali subacuti. Frutto a drupa obovata, appiattita, di 5 mm. Vive in cespuglieti e boschi radi in ambiti rupestri, preferibilmente su calcare. È coltivata a scopo ornamentale. Corteccia e foglie. Autunno. Parti usate Epoca di raccolta Principi attivi Tutta la pianta è ricca di oli essenziali del gruppo della trementina e di tannini; contiene, inoltre, il glucoside fustina. Proprietà La corteccia ha proprietà febbrifughe, mentre le foglie sono astringenti ed emostatiche. 78 SOMMACCO SICILIANO Rhus coriaria L. Anacardiaceae riva l’altro nome con cui la pianta è conosciuta: Sommacco dei conciatori. Famiglia Curiosità I frutti essiccati e pestati producono la polvere “sumac”, dal sapore acidulo, usata come spezia, nei paesi del Medio Oriente, in diverse pietanze (insalate, carne e pesce). Il sumac ha un potere antiossidante tra i più elevati in assoluto; esso contiene, infatti, il 10% in peso di antociani. Descrizione Arbusto generalmente di 1-4 m, con rami giovani pelosi. Foglie imparipennate lunghe fino a 18 cm, vellutate, con segmenti lanceolati a margine seghettato, che in autunno si colorano di un bel rosso vivo. Fiori piccoli bianco-giallastri riuniti in pannocchie dense, lunghe circa quanto le foglie. Frutto a drupa subglobosa di 4-6 mm, coperta di peli rosso-bruni. Foglie, corteccia e semi. Autunno. Parti usate Epoca di raccolta Proprietà Le foglie ed i semi sono astringenti, diuretici e utilizzati nel trattamento di dissenteria, emottisi e congiuntivite; inoltre, ha proprietà antimicrobiche, antiossidanti, antitrombine, antitumorali e antivirali. Impiego Sono ricche di tannino la corteccia e le foglie (fino al 35%). Le foglie possono essere utilizzate come colorante giallo-marrone o come mordente. Allo stesso scopo vengono utilizzati i frutti e la corteccia. Le radici, invece, tingono di bruno. Le giovani foglie, finemente tritate, venivano utilizzate per la concia delle pelli, pratica da cui de- 79 STRAMONIO Datura stramonium L. Solanaceae Famiglia Descrizione Pianta erbacea annuale con fusto robusto, alta fino ad 1 m. Foglie picciolate di colore verde intenso, ovate, acuminate, con base asimmetrica e margine sinuato-dentato. Fiori solitari grandi, brevemente peduncolati; calice rigonfio con lembo diviso in 5 denti triangolari; corolla imbutiforme, bianca, pieghettata, con 5 denti lungamente acuminati. Specie nitrofila di ambienti ruderali. Foglie. Parti usate Principi attivi Alcaloidi (atropina, apoatropina, l-josciamina, scopolamina, derivati del tropano, cuscoigrina). Anticolinergiche. Proprietà Curiosità Nell’uso medico la pianta entrò solo verso la fine del 1700. I suoi semi erano utilizzati dai maghi per le proprietà narcotiche, per gli effetti allucinogeni e per il presunto potere afrodisiaco. Insieme alla belladonna ed al giusquiamo, lo stramonio contribuiva all’effetto aberrante d’intossicazione che si manifestava nei sabba e, secondo alcuni autori, agli effetti di questa pianta sarebbero da ricondurre, almeno in parte, i fenomeni di licantropia. 80 TASSO Taxus baccata L. Taxaceae E’credenza popolare che dormire sotto un tasso provochi la morte. Il tasso, insieme ad agrifoglio, alloro, dafne laurella e pungitopo maggiore, rappresenta un relitto della vegetazione a “laurifille” dell’Era Terziaria, quando il clima era caldo e umido. Oggi il tasso è usato soprattutto a scopo ornamentale, grazie alla capacità di sopportare potature anche drastiche e quindi di assumere svariate sagome. Famiglia Descrizione Albero alto fino a 20 m, ramoso dalla base tanto che a volte assume un aspetto arbustivo. Rami divergenti, penduli. Foglie aghiformi, appiattite, tenere, verde cupo di sopra e più chiare di sotto, disposte sui rami in modo distico. Specie dioica con fiori maschili riuniti in coni gialli all’ascella delle foglie e fiori femminili isolati di colore verde. Seme a maturità parzialmente circondato da un involucro carnoso rosso-vivo chiamato arillo, di consistenza molle e sapore dolciastro, che è l’unica parte non velenosa della pianta. Pianta poco comune, predilige boschi montani relativamente umidi, con scarse oscillazioni termiche. Foglie e corteccia. Antitumorale. Parti usate Principi attivi Proprietà Il taxolo, estratto dalla corteccia, si è dimostrato molto efficace nei confronti di tumori come leucemia, carcinoma mammario, melanoma. Curiosità La pianta è chiamata “albero della morte”e nella mitologia greco-romana simboleggia le Erinni, le dee della vendetta. Il nome Taxus deriva dal greco taxis = fila, per la disposizione delle foglie. 81 TIGLIO Tilia platyphyllos L. Malvaceae di insonnia e ansietà, nelle palpitazioni cardiache e nell’ipertensione, grazie all’azione vasodilatatoria. Famiglia Curiosità Descrizione Secondo le popolazioni europee il tiglio era considerato una pianta sacra sotto la cui chioma si facevano danze propiziatorie per scacciare spiriti maligni e streghe. È pianta simbolo dell’unità familiare e della pace in casa, ma anche di prospera e ricca famiglia con prole numerosa! Il tiglio è considerato anche una pianta metereologica i cui fiori divengono profumatissimi con l’avvicinarsi della perturbazione. Si diceva che chi si fosse coperto gli occhi con foglie di tiglio durante la notte, si sarebbe poi svegliato con una vista più limpida. I greci ne usavano una parte che si trova tra la corteccia ed il legno chiamata “libro” (dal greco Philyra) e ne ricavavano stuoie, carta, montature di corone e di ghirlande. La corteccia, che rimane duttile per venti o trenta anni, contiene fibre tessili che, dopo essere state messe in macerazione nell’acqua, venivano separate con la “stigliatura”. Grazie alle proprietà calmanti, in Abruzzo ed in particolare nel territorio della Majella, era consuetudine immergere i bambini irrequieti in un bagno di fiori di tiglio. Albero alto fino a 35 m, con chioma ampia e corteccia liscia da giovane, poi fessurata a placche grigio-brune. Foglie alterne con lamina largamente ovata a base cordata e margine seghettato; pagina superiore verde opaco, quella inferiore grigio-verde e con ciuffi di peli bianchi all’ascella delle nervature. Fiori profumati, bisessuali, riuniti in infiorescenze pendule di colore giallo-verdastro inserite alla base di una piccola brattea. Frutto sferico-piriforme con 5 costole longitudinali marcate. Vive nei boschi freschi, soprattutto della fascia montana. Nel territorio del Parco è anche presente, ma meno diffuso, Tilia cordata che ne differisce per i ciuffi di peli rossicci all’ascella delle nervature e per i frutti lisci senza costolature . Fiori e brattee. Estate. Parti usate Epoca di raccolta Principi attivi Oli essenziali, flavonoidi, mucillagini, pectine. Ipotensive, spasmolitiche, sedative. Proprietà Impiego L’infuso di fiori è uno dei migliori preparati in caso 82 TIMO MAGGIORE Thymus vulgaris L. Lamiaceae Proprietà Battericide, fungicide, espettoranti, mucolitiche, antitussive, spasmolitiche, carminative. Famiglia Impiego Descrizione Come infuso, per le sue proprietà stomachiche e antispasmodiche, nonché nelle infiammazioni di bocca e gola. L’olio essenziale per uso esterno, per la sua azione disinfettante (bocca, pelle). L’idrolato viene utilizzato come tonico cosmetico. Se ne consiglia l’uso nella cottura dei legumi per renderli più digeribili. Pianta perenne, odorosa, alta 10-30 (50) cm, con fusti eretti, ramosissimi, che tendono a lignificare dopo 4 - 5 anni di vita formando densi suffrutici; corteccia bruna. Foglie lanceolate di 3 x 7-9 mm, revolute dapprima solo sul bordo, poi del tutto ed apparentemente lineari, opposte, sessili o brevemente picciolate, di colore grigio-verde, più chiaro nella pagina inferiore. Fiori raccolti in glomeruli muniti di brattee lanceolate simili alle foglie ma più piccole; calice lungo 3-4 mm, con 10-13 nervi e tubo convesso sul dorso, vellutato, con due labbra cigliate di cui il superiore trifido a denti saldati su più di metà, l’inferiore bifido a denti lanceolato-lesiniformi; corolla roseo-biancastra lunga 5-6 mm, con tubo sporgente e dritto, bilabiata. Pianta generalmente coltivata per i suoi usi culinari e le sue proprietà aromatiche. Cime fiorite. Primavera-estate. Curiosità Fu apprezzato oltre che dagli Egizi anche dagli Etruschi. Secondo antichissime testimonianze sembra che il legno, venisse usato per alimentare la fiamma nei riti sacrificali, in modo che se ne espandesse fumo odoroso. Plinio, naturalista latino, lo prescriveva contro il morso di serpenti e scorpioni. Nel Rinascimento il Durante lo consigliava cotto nel vino per curare le irritazioni della vescica e per liberarsi della tenia. Nel Medioevo era donato in quanto simbolo di intelligenza e operosità. Parti usate Epoca di raccolta Principi attivi Oli essenziali, flavonoidi, triterpeni. 83 TOPINAMBUR Helianthus tuberosus L. Asteraceae questa, è privo di amido per cui può essere utilizzato nelle diete ipoglicemizzanti. Favorisce la digestione e combatte la stitichezza. Famiglia Curiosità Descrizione Sembra che il termine topinambur derivi da una voce brasiliana giunta a noi attraverso il francese topinambour. Pianta perenne erbacea alta fino a 200 cm, provvista di rizomi rigonfi, rosso-violacei e bitorzoluti; fusti eretti, ramosi in alto, tomentosi ed ispidi. Foglie picciolate, pubescenti, ruvide, le inferiori ovato-cordate, le altre ovate o lanceolate attenuate alla base, con apice acuto e margine dentato. Capolini di colore giallo intenso, larghi fino a 8 cm, in corimbi su lunghi e sottili peduncoli; fiori periferici con lunghe ligule gialle solcate in un’unica serie, quelli centrali tubulosi; squame esterne lanceolate e cigliate ai margini. Originaria dell’America e introdotta a scopo alimentare, si è diffusa come infestante. Rizoma. Autunno. Inulina. Parti usate Epoca di raccolta Principi attivi Proprietà Ipoglicemizzanti, coadiuvante nell’insufficienza cardiaca, favorisce la secrezione lattea, diuretiche. Impiego Il rizoma viene utilizzato nell’alimentazione ed è particolarmente indicato per bambini, anziani e diabetici. È simile alla patata ma, a differenza di 84 URGINEA Urginea maritima (L.) Baker Asparagaceae ranti, fluidificanti del sistema bronco-polmonare, emetiche ad alte dosi. Famiglia Descrizione Pianta erbacea caratterizzata da un bulbo che può raggiungere il peso di 3- 4 kg ed il diametro di 12-15 cm ed oltre, generalmente emergente dal suolo con la parte superiore. Foglie verde scuro, di forma lanceolata, larghe ca. 10 cm e lunghe fino a 50 cm, che spuntano in tardo autunno o in primavera ed appassiscono prima della fioritura che avviene in tarda estate. Stelo fiorale verde-biancastro, che raggiunge normalmente più di 100 cm l’altezza di, in casi eccezionali fino a 2 m. Infiorescenza terminale, costituita da numerosi fiori di poco più di 1 cm; tepali bianchi con una sottile nervatura centrale rosa o verde-marrone. Squame del bulbo. Ottobre-novembre. Parti usate Epoca di raccolta Principi attivi Scillaina, scillarene (glucosidi), scillotossina, scillina, scillinina, scillamarina (saponine), scillopicrina (resina), mucillagine, sinistrina (idrato di carbonio), zucchero, amido, glucosio, saccarosio, fruttosio, tannino, tracce di iodio. Proprietà Cardiotoniche, diuretiche, azoturiche e decloru- 85 VALERIANA Valeriana officinalis L. Caprifoliaceae Curiosità Famiglia Il termine Valeriana, comparve per la prima volta nel X sec.; deriva dal latino valere, “avere forza”. La famosa storia del pifferaio magico che incantava i topi con il suo flauto, in realtà nasconde l’uso della valeriana con la quale egli “ipnotizzava” gli animali; sembra infatti che questa pianta sia in grado di ammaliare gatti e topi. Descrizione Pianta erbacea perenne, alta fino a 150 cm, con corto rizoma brunastro; fusti eretti, glabri, scanalati. Foglie composte, sparsamente pelose, pennate, con segmenti lanceolati grossamente dentati, le inferiori picciolate, le superiori sessili e meno divise. Fiori leggermente profumati, asimmetrici, riuniti in densi corimbi apicali; calice diviso in 5 denti; corolla tubulosa, rosea o più raramente bianca. Vive in prati ed incolti umidi, nonché nei cespuglieti ai margini dei fiumi, dalla pianura alla montagna. Radici. Parti usate Epoca di raccolta Tarda primavera, inizio estate. Principi attivi Oli essenziali, iridoidi, flavonoidi, steroli. Proprietà Sedative, ipnotiche, spasmolitiche, ipotensive. Impiego Utile nel caso di insonnia, stati ansiosi, ipereccitabilità, stati isterici, stress. Si utilizza sottoforma di decotto o soluzione idroalcolica. 86 VERBENA Verbena officinalis L. Verbenaceae Curiosità Famiglia Alle calende di gennaio, con l’inizio del nuovo anno, i romani solevano scambiarsi doni augurali, le strenae, così dette perché originariamente venivano prelevate in un boschetto dedicato alla dea Strena, di origine sabina, portatrice di buona fortuna e felicità; è probabile che la prima strena fosse proprio la Verbena. I romani la usavano anche nelle cerimonie purificatrici degli altari e per le missioni dei Fetiales, ambasciatori che stringevano patti o sancivano guerre: si chiamavano sagmina le verbene, cioè “erbe pure” poiché venivano prelevate da un luogo santo dal console prima della partenza; si designavano inoltre un pater patrus, che aveva la funzione di assicurare con formule corrette il valore religioso del trattato, ed il verbenarius, portatore di erbe pure e di arredi sacri. Descrizione Pianta erbacea perenne, ascendente, alta fino a 100 cm; fusti ruvidi, quadrangolari, pubescenti sugli spigoli, ramificati nella parte superiore. Foglie inferiori opposte, oblunghe, restringentisi in un corto picciolo; le mediane più grandi, con tre lobi grossamente dentati di cui il centrale più sviluppato dei laterali; le superiori sessili, lanceolate, progressivamente ridotte. Fiori lillacini, riuniti in sottili spighe terminali. Specie sinantropica che cresce nei luoghi incolti, ai margini delle strade e dei sentieri. Foglie, radici. Estate. Parti usate Epoca di raccolta Principi attivi Glucosidi, principi amari, mucillagini, tannino, olio essenziale. Proprietà Antireumatiche, antinevralgiche, spasmolitiche, antidepressive, febbrifughe, antianemiche, diuretiche, depurative. Impiego Il cataplasma di foglie e fiori è utile nei casi di artrite, reumatismi, sciatica. Il decotto si utilizza per i calcoli biliari e renali e per i disturbi al fegato. 87 VERONICA Veronica officinalis L. Plantaginaceae nel caso di scottature e piaghe. Famiglia Descrizione Pianta erbacea perenne, tomentosa in tutte le parti; fusto strisciante, radicante ai nodi, con scapi fioriferi ascendenti. Foglie opposte, pubescenti, munite di corti piccioli, con lamina ovale-ellittica a margine finemente dentato. Racemi fioriferi eretti, di 15-25 fiori, all’ascella delle foglie superiori, con peli ghiandolari allungati; fiori portati da corti peduncoli all’ascella di brattee lineari; calice diviso in quattro lobi; corolla circa il doppio del calice, composta da 4 petali irregolari di colore azzurro chiaro, lilla o roseo-violetto. Vive nei boschi e nelle radure. Sommità fiorite. Estate. Curiosità Per le sue proprietà sudorifere e tonico-amare, la veronica fu utilizzata in passato come sostituto del tè tanto che le fu attribuito il nome di “tè svizzero”, che in realtà si ottiene da una mistura di diverse erbe. Parti usate Epoca di raccolta Principi attivi Olio essenziale, tannini, acidi organici. Proprietà Aromatizzanti, aperitive, digestive, toniche, tossifughe, emollienti, antinfiammatorie, vulnerarie . Impiego Il decotto si usa nei casi di bronchite, influenza, raffreddore e tosse, mentre l’infuso è utile nei casi di digestione difficile e contro la gotta. Per uso esterno, il cataplasma è utile come cicatrizzante 88 VIOLA Viola alba Bess. Violaceae Impiego Famiglia Ottimo rimedio contro le malattie della pelle, ma anche per calmare il catarro, la tosse e il raffreddore. Curiosità Descrizione La famosa violetta di Parma è l’essenza estratta dalla simile viola mammola (Viola odorata), dal particolare profumo floreale reso famoso da Maria Luigia d’Austria, duchessa di Parma: fu lei ad incoraggiare e a sostenere le ricerche dei frati del Convento dell’Annunciata i quali, dopo un lungo e paziente lavoro, riuscirono ad ottenere dalle foglie un’essenza del tutto uguale a quella del fiore. Pianta erbacea a rosetta, priva di fusto, con stoloni epigei allungati e sottili, fioriferi già al primo anno, non radicanti. Foglie lungamente picciolate, persistenti in inverno, a lamina ovato-cuoriforme con apice acuto, ± pelosa, crenata al margine. Stipole lanceolato-lineari, acuminate e cigliate. Scapi fiorali fino a 15 cm, afilli, con brattee inserite verso la metà del peduncolo o più in alto. Fiori zigomorfi, odorosi; calice con sepali largamente ovali ad apice arrotondato o ottuso, con appendici di 0,51,5 mm. Corolla 15-20 mm, viola o più raramente bianca, con petali laterali ravvicinati all’inferiore. Sperone ottuso, violaceo o verde-giallastro, spesso ricurvo. Fiori, radice. Parti usate Epoca di raccolta I fiori si raccolgono in primavera mentre la radice in autunno-inverno. Principi attivi Saponine, alcaloidi, mucillagini, acido salicilico. Proprietà Diuretiche, lassative, espettoranti, emollienti, tossifughe.Per uso esterno: per scottature e infiammazioni. 89 ZAFFERANO Crocus sativus L. Iridaceae Curiosità Famiglia Anticamente era molto considerato anche come afrodisiaco maschile mentre nelle donne, per la sua spiccata capacità di attivare la motilità uterina, veniva utilizzato ad alte dosi come abortivo. Lo zafferano veniva impiegato, inoltre, come analgesico e sedativo in caso di problemi alle gengive e ai denti. Ovidio racconta che la pianta era dedicata ad un giovane fanciullo chiamato Crocus che, disperato d’amore per una fanciulla chiamata Smilax, fu trasformato dagli dei in Zafferano . Descrizione Pianta erbacea perenne, con bulbo biancastro rivestito di tuniche fibrose brune. I bulbi sviluppano 6-10 foglie lineari e acute, avvolte da guaine biancastre membranose. Fiori ermafroditi, costituiti da un lungo tubo diviso superiormente in sei tepali violetti; caratteristico stimma rosso-arancio, diviso in tre lunghe lacinie. Pianta usata in Oriente fin dall’antichità, si è diffusa nel Mediterraneo grazie agli arabi ed ai crociati. Stimmi. Aurtunno. Parti usate Epoca di raccolta Principi attivi Crocetina, crocina, picrocrocina e safranale, olio essenziale, il glucoside picroerocina, fitosteroli, carotenoidi,vitamine B1, B2. Proprietà Aromatiche, digestive, aperitive, stimolanti, antiradicaliche e citoprotettive. Impiego Colorante e aromatizzante in campo alimentare e per la preparazione di liquori; utilizzato anche in profumeria e farmacia. 90 Questa guida ha scopo didattico e gli impieghi sono indicati a titolo puramente informativo. Naturale non significa privo di effetti collaterali, quindi è necessario rivolgersi a personale competente prima dell’assunzione di erbe o rimedi curativi a base di piante officinali. Si declina da ogni responsabilità in merito agli effetti provocati dall’assunzione delle piante descritte. Guida alle piante officinali E TINTORIE dei Giardini Botanici del Parco Nazionale della Majella € 3,00