2014
27 novembre
3 dicembre
1 a edizione
Napoli
city film festival
l’immagine della città
festival di cinema documentario e fotografia
l’immagine della città
festival di cinema documentario
e fotografia
1a edizione Napoli
27 novembre-3 dicembre 2014
City Film Festival - L’immagine della città
festival di cinema documentario e fotografia
1a edizione, Napoli
27 novembre - 3 dicembre 2014
www.cityfilmfestival.org
[email protected]
Un’iniziativa di
Associazione Ugo Matania
Con il contributo di
Regione Campania POR FESR 2007-2013
CUP B69G1300027009 Codice Smile 85
In collaborazione con
Institut Français Napoli
Istituto Italiano per gli Studi Filosofici
Mediateca Santa Sofia
Università degli studi Suor Orsola Benincasa
Con il patrocinio di
Assessorato alla Cultura e al Turismo, Comune di Napoli
Assessorato alle Politiche Giovanili e Pari Opportunità, Comune di Napoli
Sponsor
Fondazione Ordine Ingegneri Napoli
Studio legale Cioffi & Associati
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Direzione Artistica
Lorenzo Cioffi, Silvia Angrisani
Traduzioni
Paolo Louis Vincent Marrelli
Direzione Organizzativa
Ladoc
Sottotitoli
Alessandra Binda
Marina Dammacco
Organizzazione
Marina Dammacco
Francesca Matteoli
Mostra fotografica Pier Luigi Pretti
A cura di Gaia Salvatori
Realizzazione tecnica het Collectief (Delft NL)
Sezione “Vedute Napoletane”
A cura di Armando Andria
Segreteria organizzativa
Silvia Campanella
Ufficio stampa nazionale
Francesca Gerosa
Ufficio stampa regionale
Ilaria Urbani
Progetto grafico e Sito web
Andrea Cioffi
I film prodotti dal festival
Un palais pour les idées, di Alain Fleischer,
2014, 25’
Il console e il custode, di Gianluca Loffredo,
2014, 25’
La Basilica, di Gianluca Loffredo, 2014, 15’
NapolIslam – appunti per un film, di Ernesto
Pagano, 2014, 52’
Le mostre fotografiche prodotte dal festival
Dove stanno bene i fiori, Corrado Costetti
Napoli e Parigi nella fotografia stereoscopica di Pier
Luigi Pretti
Sedi del festival
Casa Matania
Institut Français Napoli
Istituto Italiano per gli Studi Filosofici
Mediateca Santa Sofia
Immagine di copertina
Notte che se ne va di Tullia Matania
Si ringraziano
Sibylle Atchouel, Ilenia Amato, Luigia Annunziata, Federica Auriemma, Luigi Barletta, Antonio
Borrelli, Ludovico Brancaccio, Giovanni Capozzi, Alessandra Carchedi, Daniela Cardone, Ian
Christie, Giovanni Cioni, cyop&kaf, Maria D’Ambrosio, Gaia Del Giudice, Ida De Stasio, Federica
Di Biagio, Leonardo Di Costanzo, Melania Di Leo, Stefano Francia Celle, Cristina Jimenez
Garcia, Antonio Gargano, Valerio Gigante, Lamberto Lambertini, Luca Lanzano, Chiara Lenzi,
Fulvia Lovero, Vincenzo Marra, Danilo Marraffino, Marzouk Mejri, Manuela Melissano, Daniele
Morelli, Bertrand Moullier, Roberta Murino, Francesco Napolitano, Maria Clotilde Paisio, Debora
Pietrobono, Giovanni Piperno, Viviana Reda, Maurizio Riccio, Luca Romano, Enzo Salomone,
Augusto Sainati, Lydia Schapirer, Luciana Soravia, Julien Temple, Christian Thimonier Consul de
France à Naples, Marianna Tiano, Luigi Vinci.
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L
’Associazione Ugo Matania nasce alla fine degli anni ’70 per iniziativa di Tullia Matania, pittrice
e scultrice, continuatrice della tradizione artistica della famiglia (dal padre Ugo fino - andando
indietro - ai celebri pittori e illustratori Fortunino ed Eduardo, attivi a cavallo fra ‘800 e ‘900), e di
una cerchia di sodali, familiari ed amici, artisti dell’ambiente napoletano.
L’ambiente di Casa Matania aveva, sin dagli anni ’30, alimentato un clima di feconda
compartecipazione e interazione fra le varie arti (pittura, scultura, architettura, fotografia, teatro,
musica) tanto che l’abitare, nel tempo, si è andato a fondere con il fare e il performare fino a
diventare non solo un luogo d’incontro della famiglia e dei suoi frequentatori, ma anche un
laboratorio e un cenacolo creativo, oltre che un luogo espositivo e di conservazione di memorie.
L’Associazione, che sin dalla sua nascita ha coinvolto i suoi membri nella vitale esperienza culturale
ed artistica di Casa Matania, attraverso incontri, concerti, letture e mostre, entra ora in una nuova
stagione, finalizzata non solo alla ripresa della originaria offerta culturale legata alla conservazione
dell’ambiente e del patrimonio artistico di Casa Matania, ma anche ad un allargamento dei suoi
orizzonti nell’ambito delle arti visive.
Il luogo che ospita la casa d’artista è già riconosciuto punto di riferimento per la formazione
artistica, con particolare riferimento ai giovani (la scuola di pittura e disegno dal vero tuttora
condotta da Tullia è seguita da molti anni da un folto gruppo di addetti ai lavori), ed è aperto ad
una stretta interazione culturale con il territorio, anche in sinergia con altre realtà attive in campi
limitrofi, in particolare il mondo all’audiovisivo.
Il progetto del festival cinematografico City Film Festival – L’immagine della città, che aspira a divenire
un appuntamento fisso napoletano, è il primo significativo tassello della nuova programmazione
che sarà sostenuta sia dalle risorse dei soci che da quelle generate dalle stesse iniziative, supportate
dal concorso di finanziamenti pubblici e privati.
Durante il festival sarà allestita presso l’Istituto francese di Napoli una mostra sul fotografo Pier
Luigi Pretti (1868-1934), con una selezione di lastre stereoscopiche - in particolare su Napoli e
Parigi - proposte in un allestimento multisensoriale curato dallo studio Het Collectief di Delft
(NL). In tale occasione, Casa Matania sarà aperta al pubblico per rendere possibile la visita degli
strumenti, dei documenti, delle lastre originali - conservate da oltre un secolo - del fotografo,
imparentato con i Matania e francese di nascita, autore di un ingente archivio di immagini di luoghi,
città e persone di diversi paesi del mondo, fissate dal suo obbiettivo nell’arco di più di vent’anni.
prof. Gaia Salvatori
Presidente Associazione Ugo Matania
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The Ugo Matania Association, was born in the late 70’s thanks to Tullia Matania, a painter and sculptor,
continuing her family’s artistic tradition (from her father Ugo going back, to the celebrated painters
and illustrators Fortunino and Eduardo, who were active between the end of the 19th century and
the beginning of the 20th), and to an entourage of family and artist friends in Naples.
The environment of Casa Matania, the family home, had, since the 30’s, fueled a climate of
fertile collaboration and interaction between the different arts (painting, sculpture, architecture,
photography, theatre, music) so that the “living” slowly fused over time with the “doing” and
“performing” to become not only the meeting place of the family and their regular visitors, but
also a creative workshop and circle, as well as an exhibition and archival space in which to preserve
memories.
The Association, that since its birth has involved its members in the vital cultural and artistic
experience of Casa Matania, through meetings, concerts, lectures, readings and shows is now
entering a new season aimed not only at the return of the original cultural offering concerned
with the conservation of the environment and the artistic heritage of Casa Matania, but also to a
widening of its horizons in the visual arts field.
The place that hosts the “house of artists” is already a recognized reference point for artistic
formation with a particular focus on youngsters (the school of still-life painting and figure drawing,
to this day still directed by Tullia, is supported by a large group of experts) and is open to a strong
cultural interaction with the surrounding territory, in synergy with other initiatives in neighbouring
fields such as the audiovisual world.
The cinematographic festival City Film Festival – L’immagine della città aims to become a regular
Neapolitan feature, and is the first meaningful step in the new programming that will be supported
both by members’ contributions and those generated by the initiatives themselves, and by public
and private financial funding.
During the festival at the Institut Français, an exhibition of photographer Pier Luigi Pretti’s work,
will be set up, with a selection of stereoscopic plates, in particular of Naples and Paris, offered in
a multisensorial display developed by the Dutch Het Collectief of Delft studio. On this occasion,
Casa Matania will be open to the public to make it possible to visit the equipment, the papers and
the original plates – stored for over a century – of the photographer, who, though born French, was
related to the Matania family, and was the author of a huge archive of images of places, cities and
people, from different countries, captured through his lens over a period of more than twenty years.
Prof. Gaia Salvatori
The President of Ugo Matania Association
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I
l cinema è una delle priorità dell’Institut français Italia, come uno dei ponti naturali tra i nostri
due Paesi.
Se tutti i sondaggi danno l’Italia e la Francia come i due paesi europei più affini, senza dubbio
c’entra il cinema. Cinema umano dei neo-realisti, cinema di alta riflessione, che unisce fantasia e
filosofia, da Fellini a Pasolini, ma anche specchio degli splendori e della storia, dal “Gattopardo” a
“La grande bellezza”. In Italia, è la Nouvelle Vague, ma anche gli interrogativi francesi sulla società
e le forme del cinema, che continuano ad intrigare e ad interrogare.
L’Institut français Italia promuove il “nuovo cinema” attraverso il Festival “Rendez-vous”, che ha
fatto scalo a Napoli nel 2014, per la prima volta, con Guillaume Brac ed i suoi film: Le Naufragé, Un
monde sans femmes, Tonnerre. Il nostro sostegno tradizionale a “Napoli Film Festival” per il 2013 si è
tradotto con l’invito a Vincent Dieutre, che ultima un nuovo film sul “Viaggio in Italia” di Rossellini,
con il sostegno dell’Institut français Napoli. Quest’anno, con il nostro sostegno, Laurent Cantet
(Ritorno all’Avana), Philippe Claudel (Ti amerò sempre) e Justine Triet (La Battaglia di Solferino), saranno
a Napoli. Diamo il nostro aiuto ai Festival “Artecinema” (nato in collaborazione con il nostro
Istituto), “Venezia a Napoli 2014 – Il cinema esteso” e “ ‘O Curt”.
L’iniziativa di creare un incontro dedicato al cinema ed alla Città s’iscrive perfettamente nel nostro
desiderio di alimentare, partendo da queste visite, uno scambio concreto e creativo. Il progetto
proposto da Lorenzo Cioffi e Silvia Angrisani consisteva nell’affidare la realizzazione di due film
ad un autore francese e ad un autore italiano in un luogo napoletano. Gianluca Loffredo, giovane
cineasta italiano stabilitosi in Francia, ha voluto ricordare il nostro Istituto, “il Grenoble”, come si
dice a Napoli, nel suo inserimento secolare in città, riprendendo i punti di vista del suo direttore e,
andando indietro nel tempo, del portiere, che è stato ben di più… Da parte nostra, abbiamo osato
domandare al grande documentarista Alain Fleischer, ospite frequente di “Artecinema” e italiano
di adozione, di installare la sua cinepresa a Palazzo Serra di Cassano, sede di un Istituto culturale
tanto eccellente quanto fragile, l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, gioiello dell’architettura
napoletana, nel quartiere “Monte di Dio”, caro al nostro amico Erri De Luca, ma anche memoriale
della rivoluzione del 1799 e della nostra “repubblica sorella” partenopea.
Questa prima edizione di un Festival dedicato alla città, attraverso la fotografia ed il cinema, è
anche un incoraggiamento, al di là di tutte le difficoltà fin troppo note e reali di Napoli, per tutte
le potenzialità brillanti, le associazioni, appassionate e coinvolte, che difendono il patrimonio
materiale ed immateriale di questa città, per i suoi abitanti e visitatori. Possa questa bella iniziativa
iscriversi nel tempo, aiutare le prese di coscienza, sostenere le lotte necessarie e, grazie alla magia
dell’immagine, propagare la bellezza luminosa di Napoli, fatta anche, in parte, delle sue ombre.
Per la prima volta al mondo sarà presentata una mostra eccezionale di fotografie di Pier Luigi
Pretti “Napoli e Parigi nella fotografia stereoscopica di Pier Luigi Pretti” che vengono dal fondo
dell’Associazione Ugo Matania e sono conservate a Napoli da un secolo. Questa mostra restituirà
l’immagine di Napoli e Parigi all’inizio del XX secolo.
Christian Thimonier
Console Generale di Francia
Direttore Institut français Napoli
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Cinematography is a priority for the “Institut Français Italia”, a natural bridge between our two
countries.
If all surveys say that Italy and France are the two most similar European countries, undoubtedly
the cinema has something to do with this. In Italy, we need only think of neo-realist human
cinema, deep reflection cinema, which blends fantasy and philosophy from Fellini to Pasolini, but
also mirrors the country’s splendour and its history, from “The Leopard” to “The Great Beauty”. In
Italy, it’s the Nouvelle Vague, but also the French questioning of society and of cinematic forms,
which continue to intrigue and interrogate.
The “Institut Français Italia” promotes “New Cinema” through the “Rendez Vous” festival, which
first came to Naples in 2014 with Guillame Brac and his films, “Le Naufragé”, “Un monde sans
femmes” and “Tonnerre”. Our usual support to the “NapoliFilmFestival” materialised in 2013 as an
invitation to Vincent Dieutre who has finished a new film on Rosselini’s “Viaggio in Italia”, with the
support of the “Institut Français Napoli”. This Year, with our support, Laurent Cantet, (ritorno
all’Avana); Philippe Claudel (Ti amerò sempre) and Justine Triet (La Battaglia di Solferino), will be in
Naples. We also support the “Artecinema” festival (born from a collaboration with our Institute),
the “Venezia a Napoli 2014 – Il cinema esteso” and the “O’ Curt” festivals.
The initiative to organize a meeting dedicated to the cinema and to the city perfectly matches our
desire to encourage a creative and tangible exchange of ideas. It was Lorenzo Cioffi and Silvia
Angrisani’s idea to ask a French and an Italian author to each make a film in a Neapolitan location.
Gianluca Loffredo, a young Italian film-maker who lives in France, reconstructs the history of
our Institute, “il Grenoble” - as it is called in Naples in its centuries-old integration in the city by shooting the point of view of its Director and, going back in time, of its caretaker, who has
meant so much more... We ourselves ventured to ask the great documentarist, a frequent guest
of “Artecinema” and an “adopted Italian”, Alain Fleischer, to set up his camera in Palazzo Serra
di Cassano. The Palazzo is the location of a cultural institute as illustrious as it is vulnerable, the
Italian Institute for Philosophical Studies, and a jewel of Neapolitan architecture in the “Monte
di Dio” district, which was so dear to our friend Erri De Luca, and is also a memorial to the 1799
Revolution and our Neapolitan “sister republic”.
This first edition of a Festival dedicated to the city, through photography and cinema, is also an
encouragement, despite the all too well-known difficulties of this city, to all the brilliant potential,
the passionate and engaged initiatives and associations, which defend the material and intangible
heritage of this city for its people and visitors. May this wonderful initiative leave its mark in time,
help build awareness and consciousness, support the necessary struggles and, thanks to the magic
of images, spread the luminous beauty of Naples, made in part also of its shadows.
For the first time in the world an exceptional photographic exhibition of Pier Luigi Pretti’s work,
“Napoli e Parigi nella fotografia stereoscopica di Pier Luigi Pretti”, will be presented, with pictures from
the archives of the Associazione Ugo Matania and conserved in Naples for over a century. This
exhibition will take us back to the Naples and the Paris of the early 20th Century.
Christian Thimonier
Consul General of France
Director Institut français Napoli
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L
’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici è stato fondato nel 1975 a Napoli dall’avvocato
Gerardo Marotta, che ne è anche il Presidente. A circa un trentennio dalla fondazione,
promossa da Benedetto Croce, dell’Isituto Italiano per gli Studi Storici, l’avv. Marotta avvertiva che
del binomio vichiano verum-factum, filosofia-filologia, il polo debole era diventato proprio quello
del pensiero speculativo, dal momento che appariva esaurito il grande slancio di dibattito teorico
del primo dopoguerra. Da Eugenio Garin a Luigi Firpo, da Hans-Georg Gadamer a Karl Popper,
tutti i maggiori esponenti della cultura europea del secondo ‘900 hanno tenuto seminari all’Istituto.
L’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici ha sviluppato anche un’ampia attività editoriale, volta
al recupero dei momenti più alti della storia del pensiero. Sono così nate collane di edizioni
critiche dei testi della filosofia greca (La Scuola di Platone, La Scuola di Epicuro), del Corpus
Reformatorum Italicorum, degli Illuministi italiani, delle Hegels Vorlesungen, mentre la collana di
Memorie dell’Istituto mette a disposizione della cultura nazionale i risultati dei seminari. Ad oggi
l’Istituto ha realizzato 3.400 pubblicazioni, fondato trecento Scuole di Alta Formazione nell’Italia
Meridionale, elargito migliaia di borse di ricerca.
Nel 1983 il Ministero per i Beni Culturali e Ambientali acquisiva al patrimonio dello Stato il
settecentesco Palazzo Serra di Cassano, e lo destinava in uso all’Istituto Italiano per gli Studi
Filosofici perché potesse sviluppare in una sede di adeguato decoro e funzionalità la sua vita,
ormai al centro dell’attenzione degli studiosi di tutto il mondo. Un insieme architettonico fra i
più notevoli del pur ricco patrimonio storico napoletano veniva così recuperato ad un’altissima
funzione culturale. Di questi splendidi ambienti, carichi di storia, eppure fino a pochi anni fa quasi
dimenticati e ignoti a gran parte del pubblico, anche colto, della città, l’Istituto Italiano per gli Studi
Filosofici ha fatto, come ha affermato il prof. Paul Dibon, «un crocevia della cultura europea».
Da quando ha potuto disporre degli spazi dell’appartamento ducale di Palazzo Serra di Cassano,
l’Istituto ha promosso mostre iconografiche, documentarie e fotografiche, fra cui ricordiamo
“Tullia Matania e Terra Arsa” e “Terra di Lavoro” di Corrado Costetti. Negli anni più recenti
l’Istituto ha anche promosso rassegne di documentari, collaborando con lo Studio Trisorio nella
realizzazione di varie puntate di “Artecinema”.
La collaborazione con City Film Festival - L’immagine della città rientra coerentemente e pienamente
in questa linea di interesse attivo verso la città, intesa sia come forma di apertura e valorizzazione
dei progetti artistici ritenuti più validi, sia come occasione di accoglienza, avvicinamento e scambio
con il pubblico cittadino che è in questo modo invitato a frequentare l’Istituto nella sua funzione
di punto di riferimento culturale. In occasione del festival l’Istituto diventa appunto sede ospitante
della mostra fotografica “Dove stanno bene i fiori” ad opera di Costetti, ulteriore strumento di
analisi e conoscenza della città di Napoli e delle sue dinamiche storiche e culturali.
Istituto Italiano per gli Studi Filosofici
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The Italian Institute for Philosophical Studies was founded in 1975 in Naples by the lawyer
(Avvocato) Gerardo Marotta who is still its President. After around thirty years from the foundation
of the Italian Institute of Historical Studies, promoted by Benedetto Croce, Avv. Marotta felt
that the weak pole of Vico’s Philosophy-Philology (verum-factum) binomial was actually that of
Philosophy. This was because he thought that the strong impulse of the theoretical debate of the
first post-war period was wearing out.
All the major representatives of European culture of the second half of the twentieth century,
from Eugenio Garin, to Luigi Firpo and from Hans-Georg Gadamer to Karl Popper have held
seminars in this Institute.
The Italian Institute for Philosophical Studies also developed a wide editorial activity aimed at the
recovery of the highest moments in the history of Thought.
Series were thus born of critical editions of Greek Philosophy texts (from the Platonists and the
Epicurean schools), from the Corpus Reformatorum Italicorum of the Italian Illuminists, from the
Hegels Vorlesungen, while the Memoires of the Institute makes the results of the seminars available
to the nation. To this day the Institute has published 3.400 volumes, has founded 300 advanced
education centres and has awarded thousands of research scholarships.
In 1983, the Ministry of Cultural Heritage and of the Environment acquired Palazzo Serra di
Cassano and assigned it to the Italian Institute for Philosophical Studies so that it could develop
its activities - by now a focus of attention of scholars from all over the world - in a decorous and
functional location. A high cultural role was thus restored to this architectural complex which
is among the most remarkable in the rich historical heritage of Naples. The Italian Institute for
Philosophical Studies has turned these wonderful rooms, rich in history, almost forgotten or
unknown to most people – even to intellectuals – until a few years ago, into the “crossroads of
European culture”, as Prof. Paul Dibon put it.
Since the Institute has had the use of the spaces of the ducal apartments in Palazzo Serra di
Cassano, it has promoted iconographic – documentary and photographic – exhibitions such as
“Tullia Matania e Terra Arsa” and “Terra di Lavoro” by Corrado Costetti. In most recent years, the
Institute also promoted documentary festivals working together with Studio Trisorio to organize
several installments of “Artecinema”.
The partnership with City Film Festival - L’immagine della città follows coherently the Institute’s lines
of active interest towards the city, both intended as a form of openness towards, and development
of, its most convincing artistic projects, and as a moment of hospitality to and exchange with the
citizens who are invited to spend time in the Institute given its role as a cultural landmark. On the
occasion of the City Film Festival the Institute becomes the host of the photographic exhibition
“Dove stanno bene i fiori” by Costetti, a further means for the analysis and discovery of Naples
and its historical and cultural dynamics.
Italian Institute for Philosophical Studies
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L
a coerenza con la nostra “vocazione” di servizio pubblico cittadino non basta da sola a
spiegare l’entusiasmo con il quale ospitiamo la sezione del City Film Festival - L’immagine della
città dedicata alla rappresentazione di Napoli nel cinema documentario recente (Vedute napoletane,
il titolo della sezione, esplicito richiamo delle Vues dei fratelli Lumière che, a inizio Novecento,
cominciarono per primi a catturare le immagini della nostra città). Vale piuttosto l’apprezzamento
consolidato nel tempo verso l’opera degli autori cinematografici che saranno presenti, i quali
da anni hanno posato il proprio sguardo intelligente e poetico sulla nostra città. Di essa hanno
provato a svelare tratti non solo inediti, ma anche aspetti profondi, molto spesso nascosti tra
le pieghe dei fatti di cronaca, quelli che con trasandata superficialità alimentano per lo più
l’immaginario su Napoli.
Uno sguardo nuovo sulla rappresentazione della città partenopea che rifugge da ogni pigro
stereotipo della tradizione iconografica. Che si rivela nuovo in virtù dell’originale impiego, da parte
di questi autori, dei dispositivi cinematografici e grazie alle modalità inedite di realizzazione dei
loro progetti, che hanno sempre implicato un profondo impegno e un’acuta sensibilità, umana e
artistica, verso ciò che andavano raccontando.
Grazie, dunque, alla direzione artistica del festival e grazie agli autori che si avvicenderanno nella
nostra sede – per molti di loro si tratterà di un ritorno graditissimo – per raccontare il proprio
cinema, la propria personale “veduta napoletana”.
Its coherence with our ‘vocation’ for providing a public service to our fellow citizens is not
sufficient alone to fully explain the enthusiasm with which we host the section of the City Film
Festival - L’immagine della città dedicated to the representation of Naples in recent documentary
cinema. (Its title, Vedute Napoletane/ Neapolitan Views, is an explicit allusion to the Vues of the
Lumière Brothers who, in the early Twentieth Century, began to capture images of our city). What
is most relevant is rather our long and deep appreciation of the works of the film makers who will
be present and who, for years, have been directing their intelligent and poetic gazes on our city.
They have not only attempted to unveil some of its previously little known features, but also to
reveal some more profound aspects hiding very often within the folds of news stories, those which
with sloppy superficiality all too often feed the popular stereotypes and imagination about Naples.
Our section provides a new perspective on the representations of Naples which shies away from
any and every lazy traditional iconographical stereotype.
It is new in virtue of these authors’ original use of their cinematic tools, and thanks to the
innovative ways in which they carry out their projects, which have always involved a deep
engagement and a highly sharpened sensibility, both human and artistic, towards what or whom
they are telling us about.
We wish, therefore, to thank the artistic directors of the Festival and the authors – several of
whom we have the pleasure of welcoming once again – who will be joining us here to tell us about
their own cinema, and about their own personal ‘Neapolitan Views’.
Francesco Napolitano
Responsabile Mediateca Santa Sofia
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Indice
Presentazione
Atlante
Vedute Napoletane
In Residenza
Fotografia
Luoghi
p.12
p.18
p.34
p.52
p.66
p.76
Presentazione
Il City Film Festival – L’immagine della città nasce da Napoli, dalla voglia di costruire in
questa città e al tempo stesso di guardare lontano, dal desiderio di cinema e dalla
passione per il documentario. L’obiettivo: un festival fortemente ancorato alla città
di Napoli, ma con lo sguardo rivolto al mondo.
Cuore del festival è il rapporto tra realtà e linguaggio audiovisivo, un rapporto
che esploreremo attraverso il cinema documentario che, nelle sue varie forme e
manifestazioni, provoca lo spettatore spingendolo ad interrogarsi sul valore del
cinema come strumento di conoscenza.
Il nostro Festival vuole ispirare. Ispirare ospitando film che ci parlano della
vicinanza di uomini lontani, ma anche dell’altrove radicale; film la cui capacità di
re-invenzione è legata alla forza di uno sguardo. Film che, credendo nel linguaggio
e nella possibilità di raccontare, ispirano fiducia nell’uomo.
Anche i luoghi individuati come sedi del festival (Casa Matania, Palazzo Le
Grenoble, Palazzo Serra di Cassano e Mediateca Santa Sofia) sono strumenti
d’ispirazione, portatori di un contenuto di arte, espressione, cultura e pensiero che
rimanda, contemporaneamente, all’identità forte della città Napoli e al suo essere
punto di vista su altri mondi, passati e presenti.
Alla sua prima edizione, il City Film Festival è articolato in quattro sezioni: Atlante,
Vedute Napoletane, In Residenza, Fotografia.
La sezione Atlante ospiterà in una rassegna non competitiva 12 documentari
internazionali, cortometraggi e lungometraggi, tutti in anteprima napoletana - in
molti casi nazionale - selezionati all’interno della produzione documentaristica
degli ultimi 3 anni.
Viaggeremo a Londra, Detroit, Tokyo, Ouagadugou, Teheran, Roma, New York,
Las Vegas, Rio de Janeiro, Budapest… Ogni film ci farà viaggiare in modo diverso,
perché i documentari selezionati sono eterogenei per forma e stile: dal film-saggio
al documentario di osservazione, dal film che tende alla videoarte al poema in
immagini. Con Atlante scopriremo la diversità di forme che le città assumono nel
mondo e i modi in cui gli individui interagiscono con lo spazio urbano, in un
rapporto di reciproco cambiamento.
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The City Film festival – l’immagine della città was born in Naples from a wish to
both “build” something in the city and to look out beyond itself, from a desire
for cinema and from a passion for documentaries. Our aim: a festival strongly
anchored in Naples but with the rest of the world firmly in its sights.
The heart of the festival is the relationship between reality and audio-visual
languages, a connection we explore through documentary cinema which, in its
various forms and manifestations, provokes the spectator, forcing him or her to
reflect on the importance of cinema as an instrument for knowledge.
Our festival wants to “inspire”. It wants to inspire by hosting films which show
the closeness of distant peoples, as well as the distance of the radical elsewhere;
films whose power of invention derives from the power of a gaze; films which by
believing in language and the possibility of narration, inspire belief in mankind.
The places picked as locations for the Festival (Casa Matania, Palazzo Le
Grenoble, Palazzo Serra di Cassano and Mediateca Santa Sofia) are themselves
also sources of inspiration, vehicles of art, expression, culture and thought that
refer, simultaneously, to the strong identity of the city of Naples and to its being
a window on other worlds, past and present.
The first edition of the City Film Festival is divided into four sections: Atlante,
Vedute Napoletane, In Residenza, Fotografia.
The Atlante section hosts a non-competitive exhibition of 12 international
documentaries, short films and feature films - all screen premieres for Naples and,
in many cases, for Italy – which have been selected from among the past three
years’ documentary production.
We will travel to London, Detroit, Tokyo, Ouagadougou, Teheran, Rome, New
York, Las Vegas, Rio de Janeiro, and Budapest. Each film is a different kind of
journey since the selected documentaries are different in form and style: from the
film-essay to the observation documentary, from the video-art film to the poem
through image. With Atlante we discover the diversity of forms that cities assume
around the world and the ways people interact with urban space, in a relationship
of mutual change.
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Percorse con uno sguardo attento alla storia, città come Rio de Janeiro o Londra
si stagliano con forza nei ritratti di Julien Temple, Rio 50° e London - The Modern
Babylon. All’interno della città, il tema della casa lega come un filo rosso alcuni dei
film selezionati, dalla riflessione amara di My Share of Beauty (abitare a Teheran)
all’analisi della trasformazione dello spazio urbano e della popolazione di un
quartiere londinese in Home Sweet Home. Luoghi pubblici come le strade e le piazze
possono diventare abitazioni, provvisoriamente o per un tempo indeterminato,
articolando in maniera dinamica la relazione tra spazio pubblico e privato: è il caso
di piazza Tahrir al Cairo, nel film The Square, e dei luoghi percorsi dai ragazzi di
strada di Bakoroman (Ouagadougou). Le città covano anche storie misteriose che
si schiudono allo sguardo paziente e alla ricca immaginazione di chi sa indagare,
come nella trilogia di Plot Point (New York, Las Vegas, Tokyo).
Atlante accoglie anche un omaggio a due autori: Julien Temple e Nicolas Provost.
Del londinese Julien Temple presentiamo tre film dedicati a tre città - Detroit,
Londra e Rio de Janeiro - pieni dell’energia che Temple infonde da sempre ai suoi
lavori. Di Nicolas Provost, che si divide tra Bruxelles e New York, presentiamo
l’affascinante Plot Point Trilogy, un’opera al confine tra documentario e film di
finzione, che costituirà senz’altro argomento di riflessione.
Con la sezione Vedute Napoletane esploreremo i modi in cui la città di Napoli è
stata raccontata dal cinema documentario dell’ultimo decennio. Vedute Napoletane
è un workshop, costituito da un ciclo di incontri con i principali documentaristi
che hanno lavorato con e sulla città di Napoli in questi anni, uno spazio pensato
per creare un’occasione di approfondimento della visione, in cui ciascun regista,
a partire da sequenze estratte dalla propria filmografia, ci parlerà del rapporto tra
realtà e rappresentazione.
In Residenza è la sezione dedicata alle produzioni del City Film Festival.
NapolIslam - appunti per un film, il documentario di Ernesto Pagano, è dedicato alla
presenza dell’Islam a Napoli e in particolare ai napoletani che si sono convertiti alla
religione musulmana. I luoghi del festival sono illustrati da quattro cortometraggi:
Un palais pour les idées di Alain Fleischer, dedicato a Palazzo Serra di Cassano, Il
console e il custode di Gianluca Loffredo, su Palazzo Grenoble, e La Basilica dedicato
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Strong portraits of cities such as Rio and London emerge from Julien Temple’s
Rio 50° and London - The Modern Babylon, thanks also to his attentive eye on their
past. Within the city, the “home” theme is the thread which links some of the
films selected, from the bitter reflection of My Share of Beauty (Living in Teheran)
to the analysis of the transformation of the urban space and population of a
London district in Home Sweet Home. Public places such as streets and squares can
become homes, temporarily or for an indefinite time, dynamically articulating the
relationship between private and public space: as in Cairo’s Tahir Square, in the
film The Square, or as in the Ouagadougou of the “street children” in Bakoroman.
Mysterious stories, brooding unseen in the cities, hatch under the patient eye and
thanks to the rich imagination and those who know how and where to look, as in
the Plot Point Trilogy (New York, Las Vegas, Tokyo).
Atlante also hosts a tribute to two authors: Julien Temple and Nicolas Provost.
We present three films by the Londoner Julien Temple dedicated to three cities –
Detroit, London and Rio de Janeiro – which are rich with the energy that Temple
always instills into his works. By Nicolas Provost, who lives in both Bruxelles
and New York, we present the fascinating Plot Point Trilogy, a work on the border
between documentary and fiction, that will certainly provide food for thought.
In the Vedute Napoletane section, we explore how the city of Naples has been
described by the documentary cinema of the last decade. Vedute Napoletane is a
workshop, composed of a series of meetings with the main documentary film
makers who have worked with and on the city of Naples in these past few years;
a space conceived to provide in-depth views and insights, a space in which each
director tells us, through sequences extracted from their own filmography, about
the relationship between reality and representation.
In Residenza is the section dedicated to the City Film Festival’s own productions.
NapolIslam - appunti per un film, a documentary by Ernesto Pagano, deals with
the presence of Islam in Naples, and in particular, to the Neapolitans who have
converted to Islam.
The festival locations are illustrated by four short-films: Un palais pour les idées
by Alain Fleischer, dedicated to Palazzo Serra di Cassano, Il console e il custode by
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alla Basilica di S.Giovanni Maggiore Pignatelli, Matania, in cui si racconta la casa
d’artista della famiglia Matania, che apre le porte agli spettatori con una mostra
fotografica.
Una pratica, questa della produzione, che ci auguriamo di poter replicare nelle
prossime edizioni per contribuire a costruire, nel corso del tempo, quell’inafferrabile
caleidoscopio di storie che chiamiamo Napoli.
Infine, le mostre fotografiche: Napoli, cento anni fa e oggi. Due sguardi, due epoche.
Pier Luigi Pretti e Corrado Costetti.
Per la prima volta sarà possibile ammirare parte del lavoro di Pier Luigi Pretti,
fotografo viaggiatore d’inizio ‘900, una selezione di immagini stereoscopiche
dedicata alle città di Napoli e Parigi e ai loro abitanti. Custodite dall’Associazione
Ugo Matania, queste fotografie rappresentano una straordinaria testimonianza
storica. Saranno per la prima volta messe “in mostra” e rese disponibili per una
visione “tridimensionale”, così come l’immaginava l’autore.
La mostra di Corrado Costetti, realizzata per l’occasione, è invece un itinerario
nella Napoli contemporanea, lontano dai suoi luoghi più riconoscibili e dai suoi
abitanti, che lascia emergere lo spazio, la luce e i colori.
Dal 27 novembre al 3 dicembre il City Film Festival vi invita a scoprire nuovi film,
a incontrarne gli autori, a prender parte ai workshop con i registi napoletani e a
partecipare ai “dopofestival” in musica che seguiranno le proiezioni di Atlante.
Buon viaggio.
Lorenzo Cioffi & Silvia Angrisani
Direzione artistica City Film Festival
18
Gianluca Loffredo dedicated to Palazzo Grenoble, and La Basilica about Basilica di
S.Giovanni Maggiore Pignatelli; Matania, dedicated to the “house of artists” of the
Matania family which opens its doors to visitors with a photographic exhibition.
We hope to continue presenting our own productions in forthcoming editions
of the Festival, so as to contribute, over time, to the creation of this elusive
kaleidoscope of stories that we call Naples.
Finally, in the photography exhibitions, we are shown Naples, a hundred years ago
and now. Two views, two ages. Pier Luigi Pretti and Corrado Costetti.
For the first time it will be possible to admire a selection of works by the early 20th
century “travelling” photographer Pier Luigi Pretti; a selection of stereoscopic
images dedicated to the cities of Naples and Paris and to their citizens. Safeguarded in the archives of the Ugo Matania Association, these photographs
represent an extraordinary historical testimony. For the first time “on display” and
made available for “tridimensional” viewing as the author intended.
The Corrado Costetti exhibition, set up for the occasion, represents an itinerary
through contemporary Naples, away from its more recognizable locations and
from its citizens, so as to let space, light and colors emerge.
From 27th November to 3rd December, the City Film Festival encourages the
discovery of new films, to meet the authors, to participate in workshops with the
Neapolitan directors and to enjoy “after-festival” music events which follow the
Atlante section screenings.
Enjoy the trip.
Lorenzo Cioffi & Silvia Angrisani
Artistic direction City Film Festival
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London
Budapest
Rome
Tehran
Cairo
Ouagadougou
Tokyo
Atlante
Detroit
Las Vegas
New York
Rio
Omaggio a Julien Temple
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Detroit
Requiem for Detroit?
di Julien Temple
Produzione/Production: Films of
record
UK 2010 - 76'
Regia/Direction: Julien Temple
Temple racconta la caduta di Detroit, dove il sogno
americano si era fatto concreto, trasformatosi in produzione
automobilistica, architetture urbane del consumo e
dell’edificazione. Temple ci offre la visione apocalittica di
come la città in cui Martin Luther King pronunciò il suo ‘I
have a dream’ sia passata dal sogno all’incubo della guerriglia
tra le razze afro-americane alle lotte sindacali dei lavoratori contro la grande crisi delle Big Three,
come vengono chiamate Ford, General Motors e Chrysler: uffici abbandonati per mancanza di
lavoro, edifici crollati dopo la fuga di famiglie e ora cespugli che inghiottono strade e macerie
vandalizzate. In questo teatro di guerra, viene offerta però l’intuizione di una possibile via di
rinascita, attraverso l’arte e l’agricoltura, una strada imprevista che forse precorre altre possibili
crisi e rinascite.
Temple tells the story of the fall of Detroit, once the embodiment of the American dream with its
strong automotive industry, its groundbreaking suburbs, freeways and shopping centres. Temple
shows us an apocalyptic view of how the city – where Martin Luther King pronounced his famous
“I have a dream” – went from being the American dream to becoming a nightmare of race riots
and union struggles against the crisis of the Big Three (General Motors, Chrysler and Ford). In
this war-like landscape – with abandoned office blocks for the lack of jobs, greenery growing
up through collapsed houses and swallowing up streets and vandalized ruins – it’s somehow still
possible to foresee a future rebirth for the city thanks to art and agriculture. An unexpected turn
that might perhaps be foreshadowing further possible crises or rebirths.
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London
Omaggio a Julien Temple
London - The
Modern Babylon
di Julien Temple
London - The Modern Babylon è un epico viaggio nel tempo che
Julien Temple compie verso il centro pulsante della sua città
natale: un caleidoscopio di immagini scelte da TV, film, foto,
graffiti, dipinti, pubblicità, copertine; una moltepicità di formati,
dai 35 mm in bianco e nero girati a mano nel 1890, passando
per i 16 mm dei primi anni ‘20, i super8 degli anni ‘50 e ‘60, i
VHS degli anni ‘80, i mini dv anni ‘90, fino alla più recente alta
definizione. Tutto questo è quanto può servire a Temple per
rendere l’evidenza di una vera esplosione multiculturale.
È partendo da musicisti, artisti e scrittori, fino ai pensatori
più scomodi e ai politici più radicali, ma soprattutto attraverso
l'incontro con la gente comune che questo lavoro riesce a
rispecchiare l’identità di Londra, raccontandola dal punto di
vista di chi ci è arrivato - i migranti, i bohemien - e ha cambiato
per sempre la storia di questa città.
Produzione/Production: BBC Arts,
BBC Films, The BFI, Nitrate London
UK 2012 - 125'
Regia/Direction: Julien Temple
London - The Modern Babylon is Julien Temple’s epic voyage through time towards the pulsating centre
of his hometown: a kaleidoscope of images chosen from TV, movies, photos, graffiti, paintings,
advertisements, magazine covers; from different formats, from B&W 35mm hand-filmed in 1890,
16mm from the early ‘20s, Super8 from the ‘50s and ‘60s, VHS from the ‘80s, MiniDVs from
the ‘90s to the most recent High Definition. Temple uses all of this to provide evidence of the
multicultural explosion in London.
It’s because we meet not only musicians, artists and writers but also dissidents, unconventional,
critical thinkers and radical politicians, but mainly ordinary people that this work is just like London,
since it describes it from the point of view of those who settled there, – migrants, bohemiens – and
changed its history forever.
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Rio
Omaggio a Julien Temple
Rio 50° - Carry on
Carioca
di Julien Temple
Produzione/Production: Film
and Music Entertainment, 2Pilots
Come in Requiem for Detroit? e London - The Modern Babylon, il film
Filmproduction, TV Zero
più recente di Julien Temple mette assieme materiale di archivio
Brasil, UK, Germany 2014 - 105'
e riprese originali, creando un ritratto per impressioni di Rio de
Regia/Direction: Julien Temple
Janeiro, la seconda più grande città del Brasile, luogo pullulante
di creatività e conflitto. La parola agli abitanti, tutti ugualmente
'carioca', ma separati in modo feroce tra benessere e miseria:
i ricchi, i senza lavoro, i proprietari, i senza casa. Con l’onestà
sentimentale e professionale di un sguardo umanamente mai del tutto oggettivo, sapendo che la città
di Rio potrebbe dar vita ad altri mille di questi film, Temple trasforma il suo racconto in un implicito
monito per il resto del mondo e per tutte le altre città, spaventosamente spaccate a metà.
As in Requiem for Detroit? and in London - The Modern Babylon, Julien Temple’s most recent film puts
together original footage and archive material creating a portrait by impressions of Rio de Janeiro,
the second largest city in Brazil, and one pulsating with creativity and conflict.
Rio’s citizens take the floor, all of them equally carioca, yet fiercely divided between wealth and
poverty: the rich, the unemployed, the landlords and the homeless.
With an emotive yet professionally honest eye – a human, never totally objective one - and knowing
that Rio could inspire thousands of other films like this one, Temple uses his story as an implicit
warning to the rest of the world and its frighteningly ‘fractured’ cities.
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New York
Las Vegas
Tokyo
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Omaggio a
Nicolas Provost
Plot Point Trilogy
di Nicolas Provost
Produzione/Production: Nicolas
Provost
Belgium 2007-2010-2012 - 63'
Regia/Direction: Nicolas Provost
Nicolas Provost, cineasta belga, nella Trilogia narra la realtà; la sua narrazione, ovvero creazione
sapiente di musica, immagini, suono, è come un’alterazione possibile del pensiero, in cui lo
spettatore si trova avvolto tra spaesamento e rivelazione.
Plot Point: New York e le sue strade trasformate in un set cinematorgrafico. Filmata con una
telecamera nascosta, la vita reale diventa ‘drama’, ‘fiction’, pur restando un’esperienza possibile e
una scoperta del quotidiano.
Stardust: Las Vegas, raccontata attraverso la manipolazione di conversazioni comuni, musiche da
film e dialoghi sovrapposti, per un'esperienza inedita della città.
Tokyo Giants: Tokyo, città ipercinetica. Un serial killer, un rapinatore, un terrorista, la Yakuza,
che sono i protagonisti di un film onirico, di cui non si racconta la storia ma solo la tensione, la
sospensione, il pericolo.
This Trilogy by the Belgian film-maker Nicolas Provost, is about ‘reality’; his narration, a clever
creation of music, images and sound is like a possible alteration of the mind where the spectator
is caught between a sense of bewilderment and revelation.
Plot Point: New York and its streets are transformed into a movie set. Filmed with a hidden
camera, real life becomes ‘drama’ and ‘fiction’ while remaining a possible experience of sounds,
sophisticated editing and discovery of the ordinary.
Stardust: Las Vegas is described through the edited recordings of ordinary conversations
combined with movie soundtracks and with overlapped dialogues, offering an original experience
of the city.
Tokyo Giants: Tokyo as an hyperkinetic city, where a serial killer, a robber, a terrorist, the Yakuza
are the main characters of a dreamlike movie, but where it is not their story that is central, but
rather the looming sense of tension, suspense and danger.
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Rome
À travers Rome
di Aude Fourel
Produzione/Production: Aude Fourel
France 2013 - 20'
Regia/Direction: Aude Fourel
Per tre anni camminare e filmare, due atti di attraversamento
della città di Roma. Da questa esperienza doppia nasce À travers
Rome, in linea con il linguaggio poetico di Aude Fourel, la cui
ricerca si basa sui legami tra fotogramma, cinema, flusso e corpo.
Il cortometraggio è una fusione di camminate e pedinamenti
filmati con il super8, di reminiscenze cinematografiche (nel film ci sono
estratti sonori dai film su Roma di Pasolini, Marguerite Duras, Rossellini), in una accumulazione di
tracce video e sonore, di movimenti bloccati nell’immagine e di immagini liberate nel movimento.
Tutto questo nasce dal desiderio di far emergere Roma, la città vivente fatta di geografie, intervalli
e azioni continue, affinché la cinepresa possa diventare essa stessa un corpo vivo dentro la città.
Three years of walking and filming , two acts with which the author goes Through Rome. From this
dual experience À travers Rome was born, consistent with Aude Fourel’s poetic language and its
focus on the links between frame, cinema, flow and body. This short film is a blend of walks and
“tails” (as he follows people around with his camera) filmed in Super 8, of cinematographic echoes
(with audio extracts from the movies on Rome by Pasolini, Marguerite Duras and Rossellini),
almost like a work in progress accumulation of sound and video tracks, of movements frozen in
pictures and of pictures thawed free into movement.
This is born from the will to let the city of Rome emerge, the living city, made of landscapes,
spaces, intervals, continuous actions; so that the videocamera itself comes alive within the city.
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Teheran
My Share of Beauty
di Shirin Barghnavard
Produzione/Production: Mohammad
Sadegh Jalali & Shirin Barghnavrad
Iran 2011 - 21'
Regia/Direction: Shirin Barghnavard
Fotografia/Cinematography: M.Reza
Jahanpanah
Montaggio/Editing: Shirin
Barghnavard & Nima Abbaspour
Suono/Sound: Mehrshad Malakouti
Alternando la propria voce narrante alle testimonianze dei
residenti, Shirin Barghnavard fa emergere il controcanto
emotivo, personale e collettivo, dei grandi processi di
trasformazione della città di Teheran. Viene descritto un
paesaggio anonimo, dominato da leggi di mercato e fredda
funzionalità, in contrasto con quasiasi logica di comunità
o bellezza. Gli inquilini sentono l’oppressione di edifici
congestionanti, di appartamenti senza intimità né armonia
in cui si cade in un paradossale isolamento. Si racconta della
difficoltà economica di chi subisce una sproporzione tra gli
elevati costi delle nuove costruzioni (spesso ad opera di imprese poco professionali) e gli scarsi
benefici di un moderno abitare. Attraverso la malinconia di immagini e parole, emerge un desiderio
profondo di riavvicinarsi alle architetture antiche di Teheran, al suo cuore pieno di storia e di
vicinanza con la natura, lì dove la vera essenza della città non è solo negli edifici, ma nella possibilità
di vita, pace e convivenza un tempo offerta ai suoi abitanti e la cui traccia si va disperdendo, al
procedere della ruspa.
Alternating her voice with those of the residents, Shirin Barghnavard offers us an alternative
emotional, personal and collective insight into the great transformation process of Teheran. It
describes an anonymous landscape, dominated by cold functionality and market rules in contrast
with any kind of beauty or community logic.
The residents feel the oppression of overcrowded buildings, of apartments with neither intimacy
nor harmony where they find themselves in a paradoxical isolation.
We can see the economic struggle of those who suffer the disparity between the high cost of the
new buildings (often built by unprofessional firms) and the few benefits of the modern way of
living. Through the gloomy images and words there emerges the deep desire to move back to the
traditional Teheran architectures, with its heart rich in history and close to nature; where the true
essence of the city lies not only in its buildings but in the possibility - once offered to its residents
- of life, peace and coexistence, its trace disappearing as the bulldozers advance.
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London
Home Sweet Home
di Enrica Colusso
Realizzato in quattro anni (2008 – 2012), Home Sweet Home
appare come una fiaba contemporanea in cui si racconta di
quelle forze che stanno guidando il processo di trasformazione
delle nostre città. Il documentario ricostruisce la vicenda del
poderoso piano di riqualificazione che ha preso forma a partire
dal centro di Londra, un viaggio personale di scoperta e di
messa in discussione della città che la regista ha adottato come
casa, ormai da vent’anni. Home Sweet Home ruota attorno alla
demolizione del complesso di case popolari di Heygate, nel
distretto Elephant and Castle a sud della capitale, offrendoci
una visione intima delle trasformazioni urbane e sociali e
ponendoci un quesito: che tipo di città stiamo realmente
costruendo?
Produzione/Production: Arte France,
Les Films d’ici, Tigerlily Films
France 2012 - 91'
Regia/Direction: Enrica Colusso
Fotografia/Cinematography: Enrica
Colusso, Max Rijavec
Montaggio/Editing: Ruben Korenfeld
Filmed over four years (2008-2012) Home Sweet Home appears to us as a contemporary fairy tale
telling the story of those forces which are guiding the process of transformation of our cities.
The documentary reconstructs the facts about the impressive renewal plan that has taken place
in the centre of London. A personal voyage of discovery and critical questioning of the city that
the director – for 20 years now - has adopted as her home. Home Sweet Home revolves around the
demolition of the Heygate council housing estate, In the southern district of Elephant and Castle,
offering us an intimate view of urban and social transformations and asking us a question: what
kind of city are we really making?
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Ouagadougou
Bakoroman
di Simplice Ganou
Produzione/Production: L’atelier
documentaire
France 2012 - 62'
Regia/Direction: Simplice Ganou
Fotografia/Cinematography: Michel
K. Zongo
Montaggio/Editing: Annie Waks
Suono/Sound: Jupiter Moumouni
Sodré
Bakoroman significa ‘bambini di strada’. Nel suo primo
documentario professionale, Simplice Ganou racconta la vita
di un gruppo di bambini e il cammino di fuga dalla miseria
del proprio villaggio verso Ouagadougou, capitale del Burkina
Faso e miraggio di una vita migliore. Le loro storie di giovani
adulti (sette, dodici o sedici anni) sono offerte alla telecamera,
che segue tutti i passi di ingresso nella città, un insediamento
povero, fatto di adattamento ad ogni mancanza: giacigli
improvvisati in una stazione di autobus, alleanze e guerre tra
amici e nemici, l’apprendimento veloce dei possibili mestieri dell’elemosina e della droga. In una
coesistenza complessa di giovinezza e sopravvivenza, di forza e degrado, i ‘protagonisti’ rimandano
implicitamente allo spettatore il compito di rivedere, o per lo meno, mettere in discussione le
proprie acquisite definizioni.
Bakoroman means ‘street children’.
In his first professional documentary, Simplice Ganou describes the life of a group of kids running
away from the poverty of their villages towards Ouagadougou, the capital of Burkina Faso and the
mirage of a better life.
Their ‘adult’ stories (although they are only seven, twelve and sixteen years old) are presented to the
video camera which follows their every step as they enter the city, a poor settlement put together to
make up for the lack of everything: improvised bedding in bus stations, alliances and wars between
friends and enemies, quickly learning how to sell drugs and how to beg. Through this complicated
coexistence of youth and the struggle to survive, of strength and squalor, the ‘characters’ implicitly
ask the viewers to rethink, or at least, call into question their own pre-established beliefs.
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Budapest
Temporary 8th
di ZimmerFrei
Temporary 8th è uno sguardo dedicato all’Ottavo distretto
di Budapest, quartiere popolare oggetto di una grande
ristrutturazione urbanistica iniziata nel 2006, con demolizioni,
ricostruzioni e la dispersione dei vecchi abitanti. Nel 2008, a
causa della crisi economica internazionale, questo processo
si è arrestato bruscamente, lasciando edifici demoliti, spazi
vuoti e fratture scoperte, tra le case così come tra gli abitanti.
Il collettivo Zimmerfrei si avventura in questi luoghi, pubblici
e privati, insieme deserti e animati da una volontà collettiva di
ritrovare il senso dello spazio che si vive, scegliere un nome
e un volto da dare alla propria città. Così, con un approccio
che sperimenta la fusione dei linguaggi, Zimmerfrei investiga
il reale e l’immaginario che si sovrappongono e si addensano
nelle città europee in trasformazione.
Produzione/Production: Placcc
Festival
Hungary 2012 - 53'
Regia/Direction: Anna de Manincor,
ZimmerFrei
Fotografia/Cinematography: Roberto
Beani
Montaggio/Editing: Anna de
Manincor
Suono/Sound: Massimo Carozzi
Musiche/Music: Béla Bartók,
Massimo Carozzi, László Dubrovay,
Jammal, Luciano Maggiore, Busa Pista
Temporary 8th looks at the Eighth district of Budapest, a working-class district that was subject to
a big urban renovation project involving demolishing, rebuilding and relocating its residents that
started in 2006. In 2008, due to the international economic crisis, this project came to an abrupt
halt, leaving demolished buildings, empty spaces and open wounds among the houses and among
the residents.
The Zimmerfrei group ventures into these public and private places, both deserted and animated
by a collective will to restore meaning to these spaces, to choose a name and a face for their own
city. With an experimental approach that blends languages, Zimmerfrei studies how reality and
imagination overlap and coalesce within the ever-transforming European cities.
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Cairo
The Square
di Jehane Noujaim
Produzione/Production: Noujaim
Films, Worldview Entertainment,
Roast Beef Production
Egypt, USA, UK 2013 - 104'
Regia/Direction: Jehane Noujaim
The Square di Jehane Noujaim ha ricevuto una nomination
agli Oscar come Miglior Documentario nel 2014. Racconta
la rivoluzione egiziana del 2011 a partire da Piazza Tahrir.
Mentre il film viene premiato anche al Sundance, il popolo
egiziano torna in piazza contro Morsi, neodittatore eletto
democraticamente. Allora regista e cameramen tornano
in Egitto, tra la gente, perché il loro lavoro non è finito.
Dittatura, avvento democratico, golpe militare, involuzione.
Il documentario segue tutto l’arco di vita di una rivoluzione
epocale, non filmando le masse oceaniche né le cruente battaglie, così presenti nei media
internazionali, ma pochi individui: il giovane entusiasta Ahmed Hassan, l’attore angloegiziano
Khalid Abdalla e l’aderente alla Fratellanza Musulmana Magdy Ashour, personaggi di idee diverse
così come molteplice era il pensiero della piazza, ma fedeli tutti ad un’idea di cambiamento che è
il vero diritto dei popoli.
The Square by Jehane Noujaim was nominated for the Academy Awards for Best Documentary
Feature in 2014. It descibes the 2011 Egyptian revolution that started in Tahrir Square. While the
film was receiving the Audience Award for World Cinema Documentary at the Sundance Festival
the Egyptian people took to the streets to protest against Morsi, the democratically elected new
dictator. Thus the director and the cameraman decided to go back to Egypt in the midst of the
protest realizing that their job was not yet finished. Dictatorship, the arrival of democracy, military
coup and involution. The documentary follows the life of a revolution of historic proportions, not
by filming the crowds or the violent clashes and battles so present in the media, but by focusing
rather on a few individuals: the young enthusiast Ahmed Hassan, the Anglo-Egyptian actor Khalid
Abdalla and the member of the Muslim Brotherhood Magdy Ashour. People with different ideas
– just like the people in the square – but all faithful to the ideal of change: the natural right of the
people.
33
City symphonies:
una conversazione con Ian Christie
Le città sono probabilmente da sempre i soggetti più presenti nella storia del cinema, ma cosa fa
di uno scenario urbano un elemento così affascinante sullo schermo – anche quando ci ritroviamo
nell’immagine di una città, arrivando direttamente da quella vera? I film contribuiscono a fare della
città qualcosa di più ordinato, persino lirico, di quanto non lo siano nella realtà? Ripartire da alcuni
classici di genere può forse aiutarci a spiegare il perché di questo fascino sempre attuale.
Ian Christie è uno storico, un curatore, lavora per la radio e la televisione inglesi. Attualmente,
dopo aver insegnato nelle università di Oxford e Kent, è professore di Storia del Cinema e dei Media
al Birkbeck College University di Londra e membro della British Academy. E’ stato fondatore
e presidente di Europa Cinemas, organizzazione finanziata dal programma Media dell’Unione
Europea, ed ha dato vita al London Screen Study Centre di Birkbeck (vedi www.londonscreenstudy.
com). Dal 1976 al 1996 è stato direttore dei settori di distribuzione ed esercizio del British Film
Institute, inaugurando le edizioni in home video dell'Istituto. È autore e curatore di numerosi libri
sul cinema inglese, russo e americano, tra cui Arrows of Desire: The Films of Michael Powell and Emeric
Pressburger (1985/1994), The Film Factory: Russian and Soviet Cinema 1896-1939 (1989) e Scorsese on
Scorsese (2003). I suoi libri più recenti sono uno studio sullo scenografo John Box ed una raccolta,
Audiences. È al lavoro con due nuove pubblicazioni su Robert Paul e sulle origini dell’industria
cinematografica inglese. È presente in diversi contributi speciali su dvd distribuiti in Regno Unito,
Stati Uniti e Francia, e lavora abitualmente per programmi televisivi e radiofonici su cinema e media
di comunicazione.
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Ian Christie
immagine tratta da:
Berlin, symphony of the city (1927)
City symphonies: a conversation with Ian Christie
Cities are probably the oldest subject for film, but what makes the urban scene so fascinating on
screen - even if we’ve just stepped in from the street? Do films make cities seem more organised,
even lyrical, than they really are? Looking back at some of the classics in the genre may help explain
why we’re still fascinated by them.
Ian Christie is an historian, broadcaster and curator. Currently Anniversary Professor of Film and
Media History, at Birkbeck College University of London, he previously taught at the universities
of Oxford and Kent, and is a Fellow of the British Academy. He was a founder-member and
president of Europa Cinemas, an EU funded organisation within the MEDIA Programme, and
created the London Screen Study Centre at Birkbeck (see www.londonscreenstudy.com). At the
British Film Institute from 1976-96, he was director of distribution and exhibition, and launched
video publishing. He is the author and editor of many books on British, Russian and American
cinema, including Arrows of Desire: The Films of Michael Powell and Emeric Pressburger (1985/1994),
The Film Factory: Russian and Soviet Cinema1896-1939 (1989) and Scorsese on Scorsese (2003). His most
recent books are a study of the production designer John Box and an edited collection, Audiences;
and he is working on a book about Robert Paul and the early British moving picture business. He
contributes commentaries to DVD releases in the UK, US and France, and is a regular radio and
television broadcaster on film and media.
35
Vedute Napoletane
Campo lungo
Nella prefazione a un volume dedicato al cinema napoletano degli anni Novanta –
a quella ondata, caratterizzata dagli esordi di Martone, Capuano, Incerti, De Lillo,
Corsicato, passata alla storia come «Nuovo cinema napoletano» – Fulvia Caprara
scriveva di una difficoltà, tutta napoletana, di ordinare i fenomeni della realtà, che
rendeva impossibile sistematizzare i protagonisti e le esperienze di quella vague.
Impensabile, dunque, mettere in campo parole come «scuola» o «filone» per tenere
insieme quei cineasti e i loro film: a Napoli, chiosava Caprara, «più che formare
una scuola è possibile riconoscersi nella folla, sfiorarsi, sentire di avere in comune
qualcosa, toccarsi per un attimo».
Vent’anni dopo, mutatis mutandis, ci sembra di poter adattare quella visione allo
scenario attuale della produzione documentaristica sulla città di Napoli. La mole
dei lavori di non-fiction girati all’ombra del Vesuvio nell’ultimo decennio è copiosa
(difficile parlare di cifre, di sicuro non meno di quindici titoli all’anno), sospinta
più dall’alleggerimento del percorso realizzativo dell’opera cinematografica che
da un’effettiva propulsione della realtà produttiva e distributiva locale. Lo sforzo
di singole realtà per vocazione attente al cinema documentario – si pensi a Teatri
Uniti, a Parallelo 41 e alla più recente Figli del Bronx – non basta per poter dire di
un tessuto produttivo realmente florido.
Ricercare una narrazione comune è, così, impresa vana: in assenza di esperienze
e vissuti condivisi che leghino autori e progetti tra loro lontani, i discorsi paiono
frammentati, se non solipsistici.
Per la verità, da questa nuvola di temi e titoli, un racconto maggioritario emerge,
ed è quello legato, a livello tematico e d’immaginario, alla sfera del disagio, della
criminalità, della marginalità sociale ed economica. Da una parte questo dato trova
pronta giustificazione nella presente temperie storico-politica che vede la città in
oggettiva difficoltà, come e più del resto del paese: c’è una Napoli che brucia,
producendo fiamme talmente alte da rendere impossibile ignorarle per un cinema
che voglia dirsi «del reale».
38
Long shot
In her preface to a volume on Neapolitan Cinema of the 1990’s – that wave,
characterized by the early works of Martone, Capuano, Incerti, De Lillo, and
Corsicato now known as New Neapolitan Cinema – Fulvia Caprara wrote of the
particular Neapolitan difficulty with putting order among facts which made it
practically impossible to put order among the people and the experiences of that
vague. It would, therefore, be totally inappropriate to use words like ‘school’ or
‘movement’ to group those Neapolitan filmmakers and their films. As Caprara put
it, “rather than being a ‘school’ it’s like recognizing each other in a crowd, lightly
brushing against each other, feeling you have things in common, touching for an
instant”.
20 years on, with all due acknowledgment of the differences, this description
seems to us to also fit the current scenario of documentary films on Naples. The
amount of non-fiction produced in the shadow of Vesuvius this past decade is
noteworthy – it is hard to give firm figures, but certainly no fewer than 15 films
a year. However this is driven more by the fact that it is technically now easier to
make films than by the drive of a local production and distribution industry. The
single efforts, coming for example from Teatri Uniti, Parallelo 41 and the more
recent Figli del Bronx documentary groups, are not quite enough to allow one to
speak of a flourishing local cinematic industry.
We would thus search in vain for a common single narrative that could include
them all. In the absence of shared experiences linking quite disparate authors and
projects, theirs may be seen as fragmented, yet self-contained discourses.
In point of fact, however, from this cloud of themes and titles a dominant narrative
does emerge, one linked on the thematic level and on that of the imagination, to
disadvantage, criminality and social and economic marginality. On the one hand,
this is obviously justified by the current objectively difficult historical and political
situation to be found here, perhaps more than elsewhere in the country: Naples is
on fire, and the flames are leaping so high that no documentary cinema intent on
representing ‘reality’ can possibly ignore it.
39
Allo stesso tempo, però, non si può negare un diffuso adagiarsi filmico su
personaggi e luoghi di una certa Napoli «difficile» divenuti ormai altamente
riconoscibili al pubblico, tanto da attivare una specie di comoda logica seriale del
disastro. Il giogo della cronaca – che questa risponda o meno a una reale esigenza di
pubblica informazione – finisce in molti casi per appiattire e mortificare lo sguardo
documentario. I recenti successi di prodotti editoriali e televisivi legati a questa
narrazione del disastro hanno fatto il resto, talvolta loro malgrado, preparando il
terreno a facili produzioni mimetiche quando non prettamente imitative.
Un luogo poco comune
Ma se storicamente il cinema ha stabilito, sin dalle origini, un rapporto elettivo
con la città, ciò è avvenuto perché l’ha identificata quale «spazio delle infinite
possibilità», luogo imprevedibile dell’incontro tra istanze diverse, dove tutto può
accadere. E Napoli di questa complessità può incarnare un emblema: il pensiero
corre ancora, quasi un secolo dopo, a Walter Benjamin e alla sua intuizione di
Napoli quale città porosa, che assorbe ogni umore e significato esterno con cui
venga a contatto per rielaborarlo in uno stato nuovo e trasfigurato, sempre
diverso e mutevole, imprevedibile appunto. Napoli è città inafferrabile anche
topograficamente: un groviglio di strade, nel suo cuore più antico, che è possibile
percorrere e ripercorrere, ma mai dominare; una periferia che si allarga sempre
di più, e che sempre più assomiglia a un labirinto congestionato di impossibile
deciframento.
Giovanni Cioni, cyop&kaf, Leonardo Di Costanzo, Lamberto Lambertini,
Vincenzo Marra, Giovanni Piperno, i cineasti chiamati a presentare le proprie
«Vedute napoletane», attraversano questo decennio napoletano, insieme alle
opere che ci portano in dote (In Purgatorio, Il segreto, Cadenza d’inganno, Queste cose
visibili, L’amministratore, Le cose belle), con una personalità che li porta a sfidare le
rappresentazioni date e a imporre le proprie visioni.
40
On the other hand, however, one cannot deny the widespread cinematic habit
of representing the people and places of this ‘difficult’ Naples, by now so highly
recognizable by the public as to have activated a convenient serial logic of disaster.
The constraint of reporting facts - whether or not this actually responds to a
real need to inform the public – can often end up trivializing and mortifying the
documentary approach. The recent successes of editorial and television products
linked with this narrative of disaster have often finished off the job, sometimes
despite their best intentions, thus preparing the ground for shallow mimetic
productions, not to mention actual imitations.
A rather un/common place
If it is true that the cinema has established, since the very beginning, a special
relationship with the city, this has come about because it is seen as a ‘space of
infinite possibilities’, an unpredictable place where opposites meet and where
anything can happen. Naples could indeed be the fitting icon of this complexity:
almost a century on, the memory returns to Walter Benjamin’s intuition of Naples
as a porous city, one which absorbs every emotion and meaning with which it
comes into contact from outside, transforming it into a new, continually diverse,
changeable, mutable, ever changing, indeed, unpredictable state. Naples is an
elusive city even topographically. We need only think of the tangle of streets and
alleys in its most ancient heart, which one can explore again and again yet never
quite master; its suburbs, forever expanding and becoming more and more similar
to an impossibly jammed and undecipherable maze.
Giovanni Cioni, cyop&kaf, Leonardo Di Costanzo, Lamberto Lambertini,
Vincenzo Marra and Giovanni Piperno, the film makers we asked to present their
Neapolitan Views - In Purgatorio (In Purgatory), Il segreto (The secret), Cadenza d’inganno
(Tones of Deception), Queste cose visibili (These visible things), L’amministratore (The
Administrator), Le cose belle (The Beautiful Things), have come through this most
recent Neapolitan decade with personalities which have allowed them to challenge
the usual representations and to impose their own visions.
41
Solo alcuni di loro, è bene precisarlo, sono di nascita napoletani. I loro background,
le date di nascita e i vissuti personali, persino le ascendenze cinematografiche,
sono eterogenei. L’arco temporale coperto dai loro film è ampio, partendo dal più
recente Le cose belle (ancora nelle sale mentre scriviamo) e spingendosi a ritroso fino
al 2007 di Queste cose visibili – ma in realtà c’è da andare più indietro, se si considera
che lo stesso Le cose belle e Cadenza d’inganno sono composti per larga parte di
materiali di film precedenti, risalenti rispettivamente al 1999 e al 2003.
Questa selezione non risponde dunque alla volontà di comporre, in un modo che
risulterebbe inevitabilmente artificioso, un’immagine monolitica di Napoli attraverso
il cinema documentario. Al contrario, questa selezione piacevolmente si arrende
alla lettura di Caprara, prova a fare virtù della impossibilità di «sistematizzare»,
vantandosi di offrire, della città, una visione prismatica, disomogenea.
Sei vedute
Il veterano del gruppo è Leonardo Di Costanzo, almeno stando alle filmografie. Da
vent’anni è un punto di riferimento per il documentario di ambiente napoletano (e
non solo), in virtù del suo approccio rigoroso al filmare il reale. Ma c’è una ragione
in più se è da lui che cominciamo. Filmando, in Cadenza d’inganno (non a caso il suo
ultimo documentario prima della svolta-fiction), la storia di Antonio, adolescente
dei quartieri popolari di Napoli, poi fermando le riprese, quindi riprendendole
e infine interrompendo definitivamente, il tutto nell’arco di otto anni, l’autore
porta la forma-documentario al punto di crisi, fino al gesto estremo di far fallire
il proprio film. E questa crisi è indissolubilmente legata anche a Napoli, al dubbio
etico di starne sfruttando, attraverso la camera, la sua parte più debole e indifesa.
Anche Le cose belle è un film «ricavato»: il sequel, di fatto, di un documentario
realizzato da Agostino Ferrente e Giovanni Piperno nel 1999, Intervista a mia madre,
su quattro ragazzini della Napoli popolare e le loro speranze per il futuro. Anni
dopo i due autori ritrovano i protagonisti per verificare in che stato siano i loro sogni
e realizzano un documentario di strada sublimato dal tempo – esempio rarissimo
42
Not all of them, we must point out, were born in Naples. Their backgrounds, dates
of birth and personal experiences, even their cinematic influences, are heterogeneous.
The time window opened by their films is wide, from the most recent Le cose belle (in
theatres as we write) to Queste cose visibili from 2007 - although we could extend this
period even further back if we consider that Le cose belle and Cadenza d’inganno are
largely made up of footage from earlier films, shot in 1999 and 2003, respectively.
This selection does not therefore intend to propose a monolithic image of Naples
through documentary film. This would inevitably be an artifice. On the contrary,
the selection happily espouses Caprara’s reading, and attempts to make a virtue out
of the impossibility of ‘putting order’ or ‘systematizing’, indeed it prides itself on
offering a prismatic and dis-homogeneous vision of the city.
Six views
The veteran of the group is Leonardo Di Costanzo, at least as far as his filmography
goes.For the past twenty years, he has been the point of reference for the
documentary on Naples (among other things), because of his meticulous approach
to shooting ‘reality’. There is a further reason for starting from him, however.
Filming Cadenza d’inganno (not incidentally his last documentary before turning
to fiction) the story of Antonio a young teenager from a poor neighbourhood,
over a total period of eight years, stopping and starting the filming and finally
stopping definitely, the author takes the documentary form to the point of crisis,
even to the extreme gesture of risking the ruin of his own film. And this crisis
is indissolubly also linked to Naples, to the ethical doubt about whether one is
exploiting its weakest and most vulnerable part, through one’s camera.
Le cose belle, too, is an extrapolated or ‘remixed’ film. It is the sequel, to all intents
and purposes, of a documentary made in 1999 by Agostino Ferrante and Giovanni
Piperno, Intervista a mia madre (Interview with my mother), on four young boys
from a poor Neapolitan neighbourhood and their hopes for the future. Years later
the authors track down the four to see what became of their dreams and make a
street documentary, one exalted by time – a rare example in Italian cinema – by
43
per il cinema italiano – dalla illuminazione di filmare il tempo che passa tra la vita
delle persone. Alle spalle del paesaggio urbano, puntualmente immortalato, in cui
i quattro protagonisti insistono, si proietta così un orizzonte ulteriore, inserendo
le storie in una dimensione tragica che arriva persino a trascendere la collocazione
geografica data.
Più legati all’erranza sono i lavori di Lamberto Lambertini e Giovanni Cioni. Il
primo, in Queste cose visibili, si affida allo strumento della passeggiata per affermare
una modalità di conoscenza dello spazio urbano che può dirsi determinata e casuale
allo stesso tempo. I Campi Flegrei, gli Scavi di Pompei, il Museo Archeologico, la
Cappella Sansevero sono alcuni dei luoghi storici e artistici, di enorme significato
per Napoli, che la camera di Lambertini attraversa per poi lasciarsi affascinare dai
personaggi che vi incontra, e quindi seguire, attraverso le voci di questi, altre piste,
altre storie. Il film seduce la città e viceversa, induce Napoli a mostrarsi, anzi a
mostrarsi nuovamente per quello che è, altro radicale dal racconto per immagini
dominante in questi anni.
Giovanni Cioni è «il più straniero» del gruppo, lui che è cresciuto tra Parigi e
Bruxelles per poi stabilirsi, pochi anni fa, in Toscana. Ed è forse anche per questo
che In Purgatorio coltiva uno sguardo in parte ancora vergine su Napoli. L’indagine
sul culto dei morti è la modalità attraverso cui l’autore impianta una riflessione di
spessore antropologico sulle persistenze arcaiche in una metropoli (che si vorrebbe)
secolarizzata. Ma senza accademismi: Cioni, cineasta già legato al racconto della
città (in precedenza Lisbona e Bruxelles), si cala fisicamente nel ventre di Napoli
(tra i suoi cimiteri, i Quartieri Spagnoli, Montesanto e i Decumani) e poi ne proietta
la storia misteriosa e secolare sui volti di coloro che oggi la abitano. Stratifica dal
vivo, sovrapponendo visibile e invisibile, e così va in cerca del genius loci.
Per Vincenzo Marra L’amministratore rappresenta il naturale prosieguo di un
percorso di grande coerenza autoriale, che da L’udienza è aperta (2006) in poi lo
vede impegnato a comporre un ritratto della vita a Napoli attraverso alcuni suoi
luoghi di particolare forza simbolica: il tribunale, attraverso il titolo già citato, l’area
di Bagnoli con le sue speranze frustrate (ne Il grande progetto), il carcere (Il gemello).
Un unico lungo film, il cui protagonista ideale potrebbe considerarsi proprio
44
the insight of filming the passing of time through the lives of people. Behind and
beyond the urban landscape in which the four characters move, a further horizon
is thus projected, their stories inserted into a tragic dimension which ultimately
transcends even the geographical location itself.
The works by Lamberto Lambertini and Giovanni Cioni are more ‘errant’, linked
to movement. In Queste cose visiblili Lambertini uses the ‘stroll’, the passeggiata, to
affirm a mode of discovering the urban space which we might see as simultaneously
determined, intentional and random. The Phlaegrean Fields, Ancient Pompeii,
The Archaeological Museum of Naples, The San Severo Chapel are among the
historical and artistic sites, of enormous significance for Naples, through which
Lambertini’s camera travels, fascinated by the characters he meets and follows, and
through whose voices he is then led to follow other paths, other stories. The film
seduces the city, and viceversa, and induces Naples to reveal itself, indeed to rereveal itself for what it is, radically different from its dominant image of past years.
Giovanni Cioni is the most ‘foreign’ of the group. He grew up in Paris and Brussels,
finally settling down in Tuscany. And this may be why his view of Naples, in
his film In Purgatorio, is still to some extent fresh. His investigation of the cult of
the dead is the way through which the author reflects, with anthropological depth
and precision, on the persistence of ancient practices in a supposedly secularized
metropolis. He does this non-professorially, however. Cioni, who is not new to
stories of the city (in particular, Lisbon and Brussels) descends literally into the
belly and womb of Naples (into its cemeteries, into the maze of alleys in the Spanish
Quarters, Montesanto and the Decumani area) and projects their centuries-old
and mysterious histories onto the faces of their inhabitants. He performs a live
stratification, super-imposing the visible and the invisible, in his search thus of the
spirit of the place, the genius loci.
Vincenzo Marra’s L’amministratore represents the natural continuation of his
consistently coherent authorial route; from L’udienza aperta (The Open Hearing
2006) onwards he has been engaged in painting a portrait of Naples through its
places of special symbolic significance, the Tribunale law courts, as in the above
cited film, the Bagnoli area with its frustrated hopes (in Il grande progetto - The Great
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l’Umberto Montella de L’amministratore, un avvocato responsabile di numerosi
condomini in diverse zone della città, il che gli permette di condurci in realtà
abitative puntuali ed eterogenee, dalle quali è subito possibile produrre lo scarto
verso un più generale vivere a Napoli.
Con Il segreto, i ragazzi che danno vita al progetto cyop&kaf hanno esordito
potentemente nel cinema portandosi dietro la propria sensibilità e il proprio modo
di essere artisti della strada. Dopo un lungo lavoro nei Quartieri Spagnoli con
il progetto Quore Spinato, hanno mimetizzato se stessi e la camera in mezzo a
una banda di ragazzini e ne hanno seguito partecipi le imprese in giro per la città.
Camera a mano, sporca e sempre in movimento, qui è l’occhio stesso, il punto di
vista, che sciogliendosi totalmente dentro la situazione e dentro l’azione si libera
di qualsiasi sociologismo e lettura preconfezionata. Questa freschezza di sguardo
rende possibile una modalità privilegiata di conoscenza della città, che fa de Il segreto
allo stesso tempo un film d’azione e un illuminante esempio di cinema politico.
I moventi e gli stili sono diversi, ma questi sei lavori, lontani tanto dalla cartolina
quanto dalla fascinazione del disastro, sono lavori in cui la città si vede e si sente,
è protagonista. Come se i loro autori recassero la consapevolezza che sfuggire ai
«luoghi comuni», a Napoli, significa anche, innanzitutto, sfuggire ai luoghi comuni:
avventurarsi, separarsi all’imbocco del cammino per seguire il proprio istinto,
probabilmente smarrirsi. E per questa via forse, infine, tornare a riconoscersi nella
folla, a toccarsi per un attimo.
Armando Andria
Curatore Vedute Napoletane
46
Project) and the prison of Naples, Poggioreale, (in the film Il gemello - The Twin).
This might be seen as a single long film whose ideal central character could well be
Umberto Montella, the lawyer who is the Administrator responsible for numerous
condominiums in many different parts of the city, which allows Marra to take us
to a variety of very real and very diverse living spaces, from which it is immediately
possible to get a general picture of what it is like to live in Naples.
With Il segreto, the young filmmakers of the cyop&kaf project have produced a
powerful first opus, which reflects their unique sensibilities and their own way
of being street artists or, rather, artists of the street. After a long engagement
in the heart of the Spanish Quarters area in the social project Quore Spinato (an
allusion to the ‘Barbed wire’ and thorny heart of the Quarters), they ‘camouflaged’
themselves and their cameras among a gang of young boys and followed their
exploits around the city.
Camera in hand, grubby and forever on the move, it is the eye itself here, the point
of view, which by melting completely into the situation and the action frees itself
from any facile sociological posing or pre-packaged reading. It is this eye with
its fresh perspective, which allows for a privileged entry into the city, and which
makes of Il segreto both an action film and an illuminating example of political
cinema.
Their motives and styles may be diverse, but these six films - far from either the
picture postcard image or the fascination with disaster - are works where the city
itself is seen and heard, and where it takes the leading role.
It is as if the six authors were aware that in Naples avoiding the commonplaces
means, above all and first of all, avoiding the ‘common’ places. It means daring to
set off on an exploration, separating at the beginning of the trail, each following
their own instinct, with the real risk of getting lost. And along the way, perhaps, in
the end, recognizing each other in the crowd, and ‘touching for an instant’.
Armando Andria
Curator Vedute Napoletane
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L’amministratore
Vincenzo Marra si divide tra documentario e
cinema di finzione sin dagli inizi di Tornando a casa,
presentato nel 2001 a Venezia, e E.A.M. – Estranei
alla massa (2002). Nel 2004 realizza Vento di terra, che
gli vale la menzione speciale della giuria a Venezia,
poi 58% (2005), L’udienza è aperta (2006), L’ora di
punta (2007), Il grande progetto (2008), Il gemello (2012).
L’amministratore è del 2013, seguito da Il ponte,
episodio del collettivo I ponti di Sarajevo (2014).
Vincenzo Marra has worked between documentaries
and fiction since his debut with Tornando a casa,
presented in 2001 in Venice, and with E.A.M. –
Estranei alla massa in 2002. In 2004 he made Vento di
terra, which earned him the jury’s special mention in
Venice, he then made 58% (2005), L’udienza è aperta
(2006), L’ora di punta (2007), Il grande progetto (2008)
and Il gemello (2012). L’amministratore was made in
2013 and Il ponte, an episode of the collective film I
ponti di Sarajevo, in 2014.
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Produzione/Production:
Axelotil Film – Pablo
Italy 2013 - 80'
Regia/Direction: Vincenzo Marra
Fotografia/Cinematography:
Vincenzo Marra
Montaggio/Editing: Massimiliano
Pacifico
Suono/Sound: Daniele Maraniello
Cadenza d’inganno
Leonardo Di Costanzo inizia a fare documentari
alla fine degli anni Ottanta, con il breve Margot et
Clopinette (1987). Seguono titoli come Prove di stato
(1999), A scuola (2003), Odessa (2006), l’episodio
Houcine di L’orchestra di Piazza Vittorio: I diari del ritorno
(2007). Nel 2011 firma Cadenza d’inganno, prima di
cimentarsi nel cinema di finzione con L’intervallo
(2012), a cui segue nel 2014 L’avamposto, segmento
del film collettivo I ponti di Sarajevo.
Produzione/Production: Tempesta,
Les Films d’Ici
Italy, France 2011 - 55'
Regia/Direction: Leonardo
Di Costanzo
Sceneggiatura/Screenplay: Leonardo
Di Costanzo, Maurizio Braucci
Fotografia/Cinematography:
Leonardo Di Costanzo, Alessandro
Abate, Renaud Personnaz
Montaggio/Editing: Carlotta Cristiani,
Bruno Oliviero
Suono/Sound: Maximilien Gobiet
Leonardo Di Costanzo started filming
documentaries during the late ‘80s, with his short
Margot et Clopinette (1987). Later came films like Prove
di stato (1999), A scuola (2003), Odessa (2006) and the
Houcine episode of the L’orchestra di Piazza Vittorio:
I diari del ritorno (2007). In 2011 he made Cadenza
d’inganno, before turning to fiction with L’intervallo
(2012) followed by L’avamposto (2014), an episode of
the collective film I ponti di Sarajevo.
49
Le cose belle
Giovanni Piperno esordisce nel documentario nel
1999 con Intervista a mia madre, realizzato insieme
ad Agostino Ferrente per Rai Tre. Seguono Il film
di Mario (2001) e L’esplosione, che vince nel 2003 il
Torino Film Festival. Nel 2006 gira This Is My Sister,
poi CIMAP! Centoitalianimattiapechino (2008) e Il pezzo
mancante (2010). Le cose belle (2013), con cui insieme
a Ferrente riprende i protagonisti del film d’esordio,
vince, tra gli altri, il premio Doc/it Professional
come documentario italiano dell’anno.
Giovanni Piperno made his debut in 1999 with
Intervista a mia madre, a documentary filmed with
Agostino Ferrente for Rai Tre. He then shot Il film
di Mario (2001) and L’esplosione, which won the 2003
Turin Film Festival. In 2006 he filmed This Is My Sister,
then CIMAP! Centroitalianimattiapechino (2008) and Il
pezzo mancante (2010). In Le cose belle (2013) – with
Ferrente again – he features the same characters of
his debut film, 14 years on, and is awarded the Doc/
it Professional award as best Italian documentary of
the year.
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Produzione/Production: Pirata
M.C, Parallelo 41, Point Films; in
collaborazione con Bianca Film,
Ipotesi Cinema
Italy 2013 - 86'
Regia/Direction: Agostino Ferrente,
Giovanni Piperno
Fotografia/Cinematography: Giovanni
Piperno
Montaggio/Editing: Paolo
Petrucci, Roberta Cruciani; con la
collaborazione di David Tomasini,
Alessia Gherardelli
Suono/Sound: Maximilien Gobiet,
Daniele Maraniello, Marco Saveriano
Musiche/Music: Rocco De Rosa,
Canio Loguercio, Alessandro Murzi
In purgatorio
Giovanni Cioni esordisce alla fine degli anni ’80
con lavori brevi girati tra il Belgio e la Francia, tra
cui la serie La Rumeur du Monde. Nel 1999 realizza
Lourdes Las Vegas, del 2003 sono Nous/Autres e
Temoins Lisbonne Aout 00. Trasferitosi in Italia,
realizza il corto Dal Paradiso (2006), poi nel 2009 gira
In Purgatorio (premio Patrimoine de l’immatériel al
Cinéma du Réel) a Napoli, dove ritorna l’anno dopo
per un episodio di Napoli 24. Nel 2012 è la volta de
Gli intrepidi, prima di Per Ulisse (2013).
Produzione/Production: Teatri Uniti,
Zeugma Films, Qwazi qWazi Films
Italy 2009 - 72'
Regia/Direction: Giovanni Cioni
Fotografia/Cinematography: Giovanni
Cioni, Marcello Sannino
Montaggio/Editing: Giovanni Cioni,
Davide Santi, Massimiliano Pacifico
Suono/Sound: Daghi Rondanini,
Alberto Padoan
Giovanni Cioni made his debut at the end of the
‘80s with short works filmed between Belgium and
France, such as the series La Rumeur du Monde. In
1999 he made Lourdes Las Vegas, and in 2003 Nous/
Autres and Temoins Lisbonne Aout 00. When he moved
to Italy he made the short film Dal Paradiso (2006),
he then filmed In Purgatorio in 2009 (Patrimoine de
l’immatériel award at the Cinéma du Réel) in Naples
where he returned the following year to film an
episode of Napoli 24. In 2012 he made Gli intrepidi
and in 2013 Per Ulisse.
51
Queste cose visibili
Lamberto Lambertini approda al cinema nel
1995, dopo aver lavorato in teatro e per la tv, con
il lungometraggio Vrindavan Film Studios, girato
in India. Nel 2005 realizza Fuoco su di me, prima
di passare al documentario con Queste cose visibili
(2007). Attualmente è impegnato in un progetto di
trasposizione della Divina Commedia, In viaggio con
Dante, per il quale ha già concluso Maratona infernale
(2012), ispirato all’Inferno, e Montagna infinita (2014),
dedicato al Purgatorio.
Lamberto Lambertini made his cinema debut in
1995, having previously worked in theatre and TV,
with the feature-film Vrindavan Film Studios, filmed in
India. In 2005 he made Fuoco su di me, before turning
to the documentary with Queste cose visibili (2007). At
present he is working on a transposition project of
The Divine Comedy, In viaggio con Dante, of which he
has already finished Maratona infernale (2012), inspired
by Dante’s Inferno and Montagna infinita (2014) based
on Dante’s Purgatory.
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Produzione/Production: Indrapur
Cinematografica, Presidenza del
Consiglio – Dipartimento per
l’Informazione e l’Editoria
Italy 2007 - 40'
Regia/Direction: Lamberto
Lambertini
Fotografia/Cinematography: Carlo
Sgambato
Montaggio/Editing: Lamberto
Lambertini, Carlo Sgambato
Musiche/Music: Savio Riccardi
Il segreto
Cyop&kaf è la sigla che definisce un progetto di arte
urbana attivo a Napoli da quasi vent’anni. Il segreto
(2013) è il suo primo film, che gli vale numerosi
riconoscimenti, tra cui il premio Joris Ivens al
Cinéma du Réel di Parigi. Viene seguito da un
altro documentario, Quore Spinato. Appunti visivi dai
Quartieri Spagnoli (2013).
Produzione/Production: Quore
Spinato, Parallelo 41, Napoli
Monitor, Antonella Di Nocera, Daria
D’Antonio
Italy 2013 - 89'
Regia/Direction: cyop&kaf
Sceneggiatura/Screenplay: Luca
Rossomando
Fotografia/Cinematography: Ciro
Malatesta
Montaggio/Editing: Alessandra
Carchedi
Suono/Sound: Massimo Mariani
Musiche/Music: Enzo Avitabile
Cyop&kaf is the name of an urban art project
that has been active in Naples for almost 20 years.
Il segreto (2013) was its first film which has received
several recognitions such as the Joris Ivens award in
Paris at the Cinéma du Réel. Il segreto was followed by
another documentary in 2013: Quore Spinato. Appunti
visivi dai Quartieri Spagnoli.
53
In Residenza
NapolIslam - appunti
per un film
Produzione/Production: City Film
Festival, Ladoc
Italy 2014 - 52'
Regia/Direction: Ernesto Pagano
Fotografia/Cinematography: Lorenzo
Cioffi
Montaggio/Editing: Matteo Parisini
Suono/Sound: Francesco Amodeo
Post produzione/Post-production:
Stefano Annona
Musiche/Music: Marzouk Mejri,
Danilo Marraffino
“NapolIslam - appunti per un film accosta una città,
Napoli, a una religione, l’Islam, che oggi in Occidente
suscita spesso paranoia e pregiudizio. Ho voluto
intraprendere un viaggio nelle case dei napoletani
convertiti all’Islam, possibilmente senza farmi
domande, ma registrando le risposte che il Corano
dava alle vite, spesso in crisi, di queste persone. Una crisi sottile, che riguarda
tutti noi: il vuoto di valori creato dal consumismo sfrenato, la disoccupazione,
l’ingiustizia sociale, il dolore provocato dalla perdita di un caro, l’amore per una
persona di un’altra cultura. C’è molta ricerca spirituale nell’Islam dei convertiti
che ho conosciuto, ma c’è anche la ricerca di una nuova identità, in grado di
dare obiettivi esistenziali che sembrano mancare, persino attraverso un nome
nuovo: Muhammad, Yunis, Amina, Zeynab, Abdelkarim, prima erano Francesco,
Giovanni, Alessandra, Claudia. Una metamorfosi quasi surreale: mai si penserebbe
di incontrare uno spazzino, napoletano da generazioni, che prega in moschea e
ha le figlie che indossano il niqab. Lo stesso vale per i discorsi di un parrucchiere
per signore, anche lui napoletano, che battaglia con le clienti per dimostrare che
la risposta ai problemi di oggi sta racchiusa nell’esempio del Profeta Muhammad
56
e non nel culto di Padre Pio. Ma questo Islam, visto attraverso la lente di Napoli,
non appare come un blocco monolitico che annienta l’identità e la cultura di chi
lo abbraccia. Religione e cultura dialogano, come le zeppole e le sfogliatelle della
pasticceria Lauri, che per il Ramadan si fanno halal. Metafora dell’integrazione in
una città in grado di raccontare fenomeni globali, come l’islamizzazione galoppante,
con parole sue, con racconti inediti che fanno sorridere e soffrire, storie che ci
fanno fermare per un attimo a riflettere”.
Ernesto Pagano
“NapolIslam - appunti per un film matches a city, Naples, to a religion, Islam, which
today in the West often provokes paranoia and prejudice. I wanted to start a
journey in the homes of the Neapolitans converted to Islam, possibly without
asking myself questions, but filming the answers which the Koran gives to the
often distressed lives of these people. A subtle distress which often touches us all:
the emptiness of values created by unrestrained consumerism, by unemployment,
social injustice, grief for the loss of a loved one, or the love for a person from
another culture.
There’s a strong spiritual search in the Islam of the converts I met, but also a search
for a new identity, able to provide new existential goals that seem to be missing,
and even a new name: Muhammed, Yunis, Amina, Zeynab and Abdelkarim, who
had formerly been Francesco, Giovanni, Alessandra and Claudia.
A metamorphosis which seems surreal at first sight: no one would have imagined
ever meeting a Neapolitan street sweeper who prays in a mosque and whose
daughters wear a niqab. The same goes for a hairdresser, also Neapolitan, arguing
with his clients to prove that the answer to today’s problems is in the example
of the Prophet Muhammad and not in the cult of Father Pio. But this kind of
Islam – seen through the lens of Naples – doesn’t look like a monolithic block
that annihilates the identity and the culture of those who embrace it. Religion
and culture communicate with each other, like the “zeppole” and “sfogliatelle” at
Lauri’s bakery which become halal during Ramadan. These are all metaphors of the
kind of integration happening in a city which can describe such global phenomena
as the current rampant Islamisation in its own words through original stories that
make us smile, or shed a tear, stories that make us stop and think for a moment”.
Ernesto Pagano
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Biofilmografia
Ernesto Pagano
Ernesto Pagano, giornalista, traduttore dall’arabo, documentarista. Ha vissuto al
Cairo dal 2005 al 2008 dove ha lavorato come corrispondente per varie testate, tra
cui Ansa e Reset, e come traduttore per il settimanale “Internazionale”. Collabora
dal 2011 col programma Report di Rai Tre e produce mini-inchieste per la rubrica
Reportime del Corriere.it. Arabista di formazione è da sempre interessato all’Islam.
È autore di Cairo Taxi Drivers (2009 - Ladoc), Cercavo Maradona, ho trovato Allah
(2010 - Rai News 24), Lontano da Tahrir (2012 - Ladoc), La Scelta del Papa (2013 GA&A per LA7 e Arte).
Ha curato la parte giornalistica dei documentari Concordia, voices from disaster (2012
– Doclab per National Geographic International), Holy Money (2014 – GA&A per
Arte e Al Jazeera America). Come producer e development producer, ha curato
diversi episodi della serie Mega Factories e Mega Food (Stell Spyda per National
Geographic International).
Ernesto Pagano is a journalist, a translator from Arabic, and a documentary film
maker. He lived in Cairo from 2005 to 2008 where he worked as a correspondent
for several news agencies – such as Ansa and Reset – and as a translator for the
weekly magazine “Internazionale”. Since 2011 he has also collaborated with
the Rai Tre TV program “Report” and writes mini-investigative reports for the
Corriere.it column “Reportime”.
With his Arabicist background he has always been interested in Islam. He is the
author of “Cairo Taxi Drivers” (2009 – Ladoc), “Cercavo Maradona, ho trovato
Allah” (2010 – Rai News 24), “Lontano da Tahrir” (2012 – Ladoc), “La Scelta del
Papa” (2013 – GA&A for LA7 and Arte).
He took care of the journalistic sections of the following documentaries:
“Concordia, voices from disaster” (2012 – Doclab for National Geographic
International), “Holy Money” (2014 – GA&A for Arte and Al Jazeera America).
He is the producer and development producer of several episodes of the “Mega
Factories” and “Mega Food TV” show (Stell Spyda for National Geographic
International).
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Un palais pour les idées
Produzione/Production: City Film
Festival, Ladoc
Italy 2014 - 25'
Regia: Alain Fleischer
“Il film è lo sguardo di un visitatore straniero su un palazzo aristocratico napoletano,
Palazzo Serra di Cassano, nel cuore di un quartiere popolare. Percorrendo le sale
affrescate, che sembrano addormentate da due o tre secoli, si scopre un episodio
importante della storia di Napoli: la sua Rivoluzione, quella del 1799, ispirata alla
Rivoluzione francese. In questo luogo di memoria, appaiono con discrezione le
tracce di un’attività intellettuale contemporanea di alto livello: l’antica dimora è la
sede dell’Istituto Italiano per gli Studi filosofici, che ha visto passare da lì le figure
prestigiose di Habermas e Derrida, fra gli altri. Il luogo diventa dunque simbolo
dell’Italia, paese in cui si intrecciano in modo unico la Storia e la modernità, le arti
e il pensiero”.
Alain Fleischer
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“The film follows the gaze of a foreign visitor on an aristocratic Neapolitan
palazzo, Palazzo Serra di Cassano, in the heart of a working-class district.
Walking through the frescoed rooms, that seem to have been slumbering for the
past two or three centuries, you discover an important episode of the history of
Naples: its revolution, that of 1799, inspired by the French Revolution.
In this place of memories, traces discreetly appear of a high level contemporary
intellectual activity - This ancient residence is the home of the Italian Institute for
Philosophical Studies, which has hosted, among others, such prestigious guests as
Habermas and Derrida. The place therefore becomes a symbol of Italy; a country
in which history and modernity, the arts and the intellect are entwined”.
Alan Fleischer
Biofilmografia
Alain Fleischer
Alain Fleischer è nato nel 1944 a Parigi.
Dopo gli studi in lettere, linguistica, antropologia e biologia animale alla Sorbona,
insegna in varie univerisità, scuole di cinema e scuole d’arte, in Francia e all’estero.
Laureato dell’Accademia di Francia a Roma, Villa Medici.
Dottore Honoris Causa dell’Università del Québec, a Montréal (Canada).
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Dottore Honoris Causa dell’Università europea di Scienze Umane di Vilnius
(Lituania).
Scrittore, Alain Fleischer è autore di circa 50 opere: romanzi, raccolte di novelle,
saggi. Cineasta, ha realizzato circa 350 film - lungometraggi di fiction, film
sperimentali, documentari d’arte - presentati nei principali festival internazionali
(Cannes, Venezia, Locarno, Berlino, Rotterdam, Montréal...) e più volte
premiati al FIFA (Festival international du film sur l’art de Montréal). Alla sua
opera cinematografica sono state dedicate diverse retrospettive a Parigi (Centre
Pompidou, Jeu de Paume), New York (Anthology Film Archives), Pesaro (Festival
del Nuovo Cinema), Montréal (FIFA).
Artista e fotografo, le sue opere sono regolarmente esposte in musei e gallerie in
Francia e all’estero. Nel 2014 è stato incaricato di realizzare una mostra fotografica
sulle collezioni d’arte del Vaticano e ha partecipato alla Biennale internazionale
d’Arte di Busan (Corea).
Alain Fleischer was born in Paris in 1944. Following his studies in literature,
linguistics, anthropology and animal biology at the Sorbonne University of Paris,
he teaches in various Universities, cinema schools and art schools, in France and
abroad.
He is a graduate of the French Academy of Rome, Villa Medici.
He holds an Honoris Causa Doctoral degree from the University of Québec,
Montréal (Canada), and another from the European University of Human Science
of Vilnius (Lithuania).
As a writer, Alain Fleischer is the author of approximately 50 works: novels,
collections of short stories, essays. As a film-maker he has made around 350 films
– fiction feature films, experimental films, art documentaries, presented in the main
international festivals (Cannes, Venice, Locarno, Berlin, Rotterdam, Montréal...)
and has been the recipient of several awards at FIFA (Festival International du
Film sur l’Art de Montréal).
Many retrospectives have been dedicated to his cinematographic works in Paris
(Centre Pompidou, Jeu de Paume), New York (Anthology Film Archives), Pesaro
(Festival del Nuovo Cinema), Montréal (FIFA).
As an artist and photographer, his works are regularly displayed in museums
and galleries in France and abroad. In 2014 he was appointed to organize a
photographic exhibition on the Vatican’s art collections and participated in the
International Biennal Arts Festival of Busan (Korea).
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Il console e il custode
Produzione/Production: City Film
Festival, Ladoc
Italy 2014 - 25'
Regia/Direction: Gianluca Loffredo
“Al Palazzo Grenoble ho uno dei miei ricordi più belli ed emozionanti: è lì che
ho incontrato, l’unica volta della mia vita, il maestro Vittorio De Seta, prima che
morisse. Presentava alcuni dei suoi corti documentari degli anni ’50. All’epoca,
la mia percezione di questo luogo era limitata a questo: era il più grande centro
culturale napoletano, o quantomeno, quello che proponeva gli eventi gratuiti di
più alta qualità. Quando ho incontrato il console generale di Francia Christian
Thimonier, ho scoperto un microcosmo inaspettato, dove tutti, francesi e
napoletani, lavorano per perseguire l’obiettivo comune di fare politica attraverso la
cultura. È così che è nata l’idea di raccontare i due archetipi narrativi del “console”
e del “custode”, che in un luogo come l'Istituto francese di Napoli, non sono altro
che due aspetti della stessa medaglia: una sintesi creativa di organizzazione francese
e di generosa improvvisazione napoletana. Il console e il custode cerca di raccontare
tutte le sfaccettature di questo luogo, che, più di un palazzo è un’accogliente maison”.
Gianluca Loffredo
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“One of my best and fondest memories is connected to the Palazzo Grenoble; it is here
that I met, for the first and only time in my life, the ‘maestro’ Vittorio De Seta, before
he died. He was showing some of his short documentaries that he had made in the
‘50s. Back then, my perception of this place was restricted to this: it was the greatest
Neapolitan cultural centre, or at least, it was the one that offered the best quality events
for free. When I met the French Consul General, Mr Christian Thimonier, I discovered
an unexpected microcosm, where everybody, the French and the Neapolitans, pursue
the common goal of doing politics through culture.
That’s how the idea to describe the two narrative archetypes of the “consul” and
the “caretaker” was born, which in a place like the Instut français are the two sides of
the same coin: a creative synthesis of French organisation and generous Neapolitan
improvisation. “Il console e il custode” (The Consul and the Caretaker) tries to describe
every single aspect of this place which, more than just a palazzo, is a welcoming maison”.
Gianluca Loffredo
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La Basilica
Produzione/Production: City Film
Festival, Ladoc, Fondazione Ordine
Ingegneri Napoli
Italy 2014 25'
Regia/Direction: Gianluca Loffredo
“Ne La Basilica, amore e morte, stasi e movimento, passato e presente, si fondono
per creare un affresco della città di Napoli. La Basilica è un’atmosfera: un luogo in
cui la bellezza si fonde con l’anima.
Questo è quello che ho percepito la prima volta che sono entrato nella Basilica di
San Giovanni Maggiore Pignatelli. Per questo ho deciso di raccontare questo luogo
e i suoi stati d’animo.
Un professore amante dell’arte e un vedovo di 60 anni si sfiorano al suo interno,
sollevano il ricordo bello e tragico della storia collettiva di una città e della storia
privata di un amore finito prematuramente.
La vita della Basilica è metafora di un movimento che non resta impotente di
fronte ad ostacoli che sembrano invalicabili, ma, al contrario, crea un flusso in
questo immenso mare con tante gocce fatte di cultura e socialità”.
Gianluca Loffredo
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“In “La Basilica” love and death, stasis and motion, past and present merge to
create a fresco of the city of Naples. “La Basilica” is an atmosphere: a place in
which beauty blends with the soul.
This is what I sensed the first time I entered the Basilica of San Giovanni Maggiore
Pignatelli. This is why I decided to tell the tale of this place and of its moods.
The lives of an art-loving professor and a 60 year-old widower briefly meet in its
interior, raising the memory, both beautiful and tragic, of the collective history of a
city and of a private love story, prematurely cut short.
The life of the Basilica is a metaphor of a movement which does not remain
powerless when faced with seemingly insurmountable obstacle. It creates, instead, a
stream in this immense sea with a myriad single drops made of culture and sociality”.
Gianluca Loffredo
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Biofilmografia
Gianluca Loffredo
Gianluca Loffredo è nato a Napoli nel 1982. Laureato in Scienze Politiche
all’Università L’Orientale di Napoli, frequenta la Scuola Nazionale del
Documentario, dell’Istituto Luce e Città della Scienza. Lavora da 8 anni come
regista, operatore e montatore indipendente.
Vive e lavora tra l’Italia e la Francia. Ha lavorato, tra gli altri, con HBO Europe,
France 3, RaiCinema, Indigo Film e Cinecittà Luce. Il console e il custode è il suo
ultimo film.
Tra i suoi lavori come regista: No smoking in Sarajevo e My Nature (in produzione per
Grenouilles productions), Mal di terra (Dabar Film, premio della critica Territoires en
Images, Parigi 2014), Luce su Napoli – ‘La città vuota’ (Archivio Luce 2013), Malasorte
(Zompa Groupe e Dabar Film 2012), Rosaria (Dabar Film, Salina Doc Festival 2011),
Napoli 24 – ‘Il perimetro’ (Ananas Film, Indigo Film, SkyDancers, Teatri Uniti,
RaiCinema 28° Torino Film Festival 2010).
Gianluca Loffredo was born in Naples in 1982. He graduated in Political Science
at the University of Naples, “L’Orientale”; he attended the National School for
the Documentary of the “Istituto Luce” and “Città della Scienza”. He has been
working for the past 8 years as a director, cameraman and independent editor.
He works and lives in Italy and France. He has also worked with HBO Europe,
France 3, RaiCinema, Indigo Film and Cinecittà Luce. “Il console e il custode” is
his most recent film. His works as a director include:
“No smoking in Sarajevo” e “My Nature” (in produzione per Grenouilles
productions), “Mal di terra” (Dabar Film, premio della critica Territoires en Images,
Parigi 2014), “Luce su Napoli – La città vuota” (Archivio Luce 2013), Malasorte
(Zompa Groupe e Dabar Film 2012), “Rosaria” (Dabar Film, Salina Doc Festival
2011), “Napoli 24 – Il perimetro” (Ananas Film, Indigo Film, SkyDancers, Teatri
Uniti, RaiCinema 28° Torino Film Festival 2010).
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Matania
Produzione/Production: Associazione
Ugo Matania, Ladoc
Italy 2010 15'
Regia/Direction: Lorenzo Cioffi e
Corrado Costetti
Casa Matania ha ospitato ed unito più generazioni di artisti lungo tutto il ventesimo
secolo. Oggi Tullia vive e lavora ancora lì. Le opere e le generazioni interagiscono
silenti sui muri d’altri tempi.
Casa Matania hosted and connected many generations of artists during the 20th
century. Today Tullia still lives and works there. Works of art and generations
interact silently on the walls of bygone days.
Fotografia
Napoli e Parigi nella fotografia
stereoscopica di Pier Luigi Pretti
Le fotografie con cui il pubblico si confronterà sono state selezionate dal fondo di
lastre stereoscopiche realizzate dal medico-fotografo dilettante, francese di nascita
e napoletano d’adozione, Pier Luigi Pretti (1868-1934).
Con lo spirito di un reporter moderno in giro per il mondo, Pretti fotografò città
e paesi, persone e atmosfere, colte nelle luci più varie, dal giorno alle suggestive
illuminazioni notturne, in Italia, in Europa e in altri territori più lontani, come
l’Africa e l’America. L'Associazione Ugo Matania, custode dell'archivio Pretti, ha
avviato nel corso dell'ultimo anno la catalogazione e la digitalizzazione dell'intera
collezione di lastre stereoscopiche appartenenti al fotografo. Quelle in mostra,
relative a Napoli e Parigi, non sono che un piccolo tassello di un vasto mosaico di
immagini che Pretti ha realizzato nell’arco di circa vent’anni.
Nello spazio espositivo dell’Istituto francese di Napoli, un’installazione
multisensoriale realizzata dallo studio Het Collectief di Delft (NL) propone
un’esperienza di immersione, con le più avanzate tecnologie, nella fotografia
tridimensionale di inizio ‘900.
Nei giorni del festival sarà possibile venire a contatto con il mondo in stereoscopia
di Pier Luigi Pretti anche visitando la casa-museo di Casa Matania che ospita il suo
archivio, dove saranno messi in mostra attrezzi e apparecchi fotografici, esemplari
di lastre stereoscopiche in originale e i quaderni/inventario in cui il fotografo
stesso scrupolosamente trascrisse i titoli e, quasi sempre, le date delle foto scattate.
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The photographs with which the public will be presented are selected from the
stock of stereoscopic plates made by the doctor-amateur photographer, Frenchborn and adoptive Neapolitan, Pier Luigi Pretti (1868-1934).
With a modern reporter’s spirit, Pretti photographed cities and villages, people and
atmospheres, captured all around the world, under the most diverse lights, from
daylight to suggestive night-time illuminations, in Italy, in Europe and in other
far flung territories, such as Africa and America. The Ugo Matania Association,
which houses the Pretti archive, has begun the task this year of cataloguing and
digitalizing the entire collection of the photographer's stereoscopic plates.
Those on show, concerning Naples and Paris, are no more than a small section of
a larger mosaic of images that Pretti realized over the span of twenty years.
In the exhibition area of the Institut français of Naples, a multisensorial installation,
realized by the Het Collectief Studio of Delft (NL), proposes an immersive experience
with the most advanced tecnologies, in tridimensional photography of the early
1900’s.
During the festival days, it will be possibile to come into contact with the stereoscopic
world of Pier Luigi Pretti by also visiting the Home-Museum of “Casa Matania”
that houses his archive, where photographic tools and instruments, exemplars of
original strereoscopic plates will be put on display along with the notebooks in
which the photographer himself would enter the titles and, nearly always, the dates
of the photographs he had taken.
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Dove stanno bene i fiori
La città di mezzo è l’idea di fondo del lavoro del fotografo Corrado Costetti Dove
stanno bene i fiori: un confronto con l’immagine di Napoli, la ricerca di un ritratto
sfaccettato della città, a partire dall’eliminazione dei suoi abitanti e dei suoi luoghi
più riconoscibili, lasciando che emerga lo spazio, chiuso o aperto, la sua luce e i
suoi colori.
Seguendo un discorso visivo unitario, si ripercorrono le tappe di un lungo
attraversamento della città in cerca di punti raggiungibili senza barriere o vincoli
di alcuna natura, che non appartengono né alla dimensione satura del centro
storico né a quella abusata delle periferie; ne emergono diverse Napoli (a noi)
contemporanee, l’industriale e quella del boom edilizio, in una prospettiva frontale
che evidenzia la natura mai lineare dello spazio cittadino, lasciando intuire come
questa complessità condizioni e sia condizionata dall’abitante umano.
The city in-between is the underlying idea beneath the work of the photographer
Corrado Costetti Dove stanno bene i fiori: a confrontation with the image of Naples,
in search of a many-faceted view of the city. By eliminating its inhabitants and
its most recognizable sights, he allows the city’s spaces, both open and closed, to
emerge, along with its lights and colours.
Following a unitary visual discourse, we trace the steps of a lengthy crossing of
the city, looking for places without access barriers or restrictions of any kind, and
which belong to neither the saturated dimension of the historical center nor to the
abused one of the suburbs. Various contemporary Naples emerge - the industrial
Naples, and that of the construction boom of the 60’s - in a frontal perspective
highlighting the never-linear nature of space in the city and suggesting how this
complexity conditions, and is conditioned by, its human inhabitants.
75
Biografia
Corrado Costetti
Corrado Costetti nasce a Jesi, in provincia di Ancona, il 25 marzo 1979. Cresce a
Senigallia, dove inizia a fotografare a 16 anni.
Nel 1998 si trasferisce a Napoli per gli studi universitari, laureandosi nel 2005
in Studi Comparatistici all’Università Orientale e continuando la sua ricerca
fotografica da autodidatta.
Dal 2006 è fotografo professionista; segue alcuni filoni di ricerca tra cui
l’immigrazione in Italia e l’emigrazione italiana all’estero, il lavoro, la fede e i culti
non riconosciuti.
Ha esposto in mostre personali allestite in diverse città italiane; nel 2012 pubblica
il suo primo libro Terra di Lavoro per i tipi di IISF Press.
Gli ultimi lavori si concentrano sul ‘ritratto ambientato’, il tentativo di restituire
l’identità complessa di un luogo attraverso serie di ritratti compiuti di alcuni
soggetti, uniti da un legame con il luogo prescelto.
Corrado Costetti was born in Jesi, in the province of Ancona, 25th March 1979.
He was raised in Senigallia, where he began taking pictures at the age of 16.
In 1998, he moved to Naples for his university education, graduating in 2005 in
comparative studies at the “Orientale” University and continuing his self-taught
photographic research.
A professional photographer since 2006, he has pursued various lines of research,
including Italian immigration and emigration, labour and employment, religious
faith and non-recognized cults. He has held personal exhibitions in many Italian
cities; in 2012 he published his first book “Terra di Lavoro” for IISF Press.
His latest works are focused on the “located portrait”, in an attempt to represent
the complex identity of a place through portraits of subjects that share a bond
with the selected location.
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Vomero
Chiaia
Centro storico
Monte di Dio
Luoghi
Casa Matania
Via Aniello Falcone, 210 - Vomero
Casa Matania ha ospitato ed unito più generazioni di artisti lungo tutto il ventesimo
secolo. Le opere e le generazioni interagiscono silenti sui muri d’altri tempi.
Casa Matania hosted and connected many generations of artists during the 20th
century. Works of art and generations interact silently on the walls of bygone days.
Istituto Italiano per gli Studi Filosofici
Palazzo Serra di Cassano
Via Monte di Dio, 14 - Monte di Dio
L’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici è stato fondato nel 1975 a Napoli da Enrico
Cerulli, Elena Croce, Pietro Piovani, Giovanni Pugliese Carratelli e da Gerardo
Marotta, che ne è anche il presidente. Sito nello storico Palazzo Serra di Cassano,
l'Istituto ha fatto di questi ambienti carichi di storia “un crocevia della cultura europea” (Paul Dibon) e oggi custodisce oltre centomila volumi nella sua biblioteca
umanistica.
The Italian Institute for Philosophical Studies was founded in 1975 in Naples by
Enrico Cerulli, Elena Croce, Pietro Piovani, Giovanni Pugliese Carratelli and by
Gerardo Marotta who is also its president. Located in the historic Palazzo Serra
di Cassano, the Institute has turned its venerable halls and rooms into the “crossroads of European culture” (Paul Dibon) and today its library houses over one
hundred thousand works in the field of humanities.
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Institut Francais Napoli
Palazzo Il Grenoble
via Francesco Crispi, 86 - Chiaia
Situato nell'edificio di ispirazione neo-classica, costruito nel 1884 dall'architetto
anglo napoletano Lamont Young, l’Istituto francese di Napoli rappresenta un punto
di riferimento della cultura francese per i napoletani e un centro di ricerche per i
francesi che si interessano all'Italia del sud.
Located in the 1884 building of neoclassical inspiration designed by the AngloNeapolitan architect Lamont Young, the Institut français de Naples represents for
Neapolitans a reference point for French culture, and for the French a research
centre on the South of Italy.
Mediateca Santa Sofia
Via Santa Sofia,7 - Centro storico
La Mediateca Santa Sofia è una struttura pubblica - Comune di Napoli, Assessorato
ai giovani, Servizio Giovani e Pari opportunità. Conserva un vastissimo patrimonio
audiovisivo, una biblioteca di cinema e di letteratura legata al cinema, e una
fonoteca, che rende fruibile, a titolo gratuito, nella forma del prestito e/o della
visione, della consultazione, dell’ascolto in sede. Allestisce e promuove iniziative
culturali e formative in campo cinematografico.
Mediateca Santa Sofia is a service provided by the City Council of Naples, Department
for Youth and Equal Opportunities. It houses vast audiovisual and multimedia
collections, a library dedicated to the cinema and to cinema literature, as well as
a music archive. These materials are made freely available for borrowing or for
consulting on the premises. The Mediateca promotes and organizes cultural and
educational events in the field of cinema.
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finito di stampare nel novembre 2014
presso Grafica Elettronica srl, Napoli
© 2014 _ tutti i diritti riservati - all rights reserved
cityfilmfestival.org l’immagine della città
festival di cinema documentario e fotografia
1a edizione Napoli 27 novembre - 3 dicembre
2014
immagine di copertina: Notte che se ne va acquarello Tullia Matania
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