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tamburello
tamburello
Giorgio Cavagna
(Callianetto/Torino)
FENOMENO
CALLIANETTO
Fra Asti e Alessandria
la leggenda del tamburello:
storia e attualità di
una gloria dello
sport piemontese
di Luca Rolandi
Le province di Alessandria e Asti
vantano una forte tradizione e passione per uno degli sport sferistici
più seguiti, e il tamburello è uno di
questi.
Torino vinse tre scudetti tra il 1914 e
il 1921 e poi la CSR Fiat trionfò nel
1960. Tra la fine degli anni Sessanta
e l’inizio degli anni Ottanta momenti di gloria toccano il Piemonte grazie alle vittorie di Murisengo, Svab
Castell’Alfero, Viarigi e Crs Ovada.
Negli Ottanta sale prepotentemente
alla ribalta la leggenda Castelferro,
piccolo centro della provincia di
Alessandria che domina la scena
negli anni Novanta, con scudetti in
serie e record di vittorie, vincendo
sette scudetti (di cui 6 consecutivi
dall’92 al ’97). Poi nel 2002 la gloria
del tamburello piemontese cambia
provincia e passa dall’alessandrino
all’astigiano, come racconta con
orgoglio Manuel Beltrami, leader
della squadra del Callianetto, frazione di Castell’Alfero: “Il Callianetto
raccoglie lo scettro del Castelferro,
squadra alessandrina che ha dominato il mondo del tamburello italiano e diventa la squadra guida del
movimento con successi in serie”.
Il sodalizio del passionale e concreto
presidentissimo Alberto Fassio porta
il team astigiano al vertice del tamburello. Iniziò con Giuseppe
Bonanate, Luca Corradini e Alberto
Botteon, rinforzando sempre di più
la squadra negli anni successivi. Da
allora ad oggi il Callianetto non
conosce momenti di crisi: i ragazzi
allenati da Stefania Moglione vincono sei campionati consecutivi di
serie A e la squadra della piccola
frazione del paese monferrino,
diventa un simbolo e un caso nazionale. Il Callianetto ha riportato il
titolo di serie A nella provincia di
Asti a 28 anni di distanza dall’ultimo
trionfo targato Viarigi, primo successo della società fondata nel 1967.
Una parabola che è proseguita con
una serie impressionante di successi
toccando vertici da guinness dei primati: campionati, coppe europee e
una serie di 130 vittorie consecutive,
un vero record.
Per i biancorossi astigiani arriva nel
2003 il primo Grande Slam con i
trionfi in campionato, Coppa Italia,
Coppa Europa, Supercoppa e Trofeo
Italia a Muro. Impressionante il ruolino di marcia con 41 vittorie in
altrettanti incontri ufficiali disputati.
Una passaggio di consegne che
porta con sé alcuni denominatori
comuni: i giocatori provenienti da
Alessio Basso
(Calianetto/Asti)
Chiusano d’Asti (paese di meno di
300 abitanti, con il tamburello nel
Dna) Riccardo Dellavalle e Andrea
Petroselli, e la coppia di terzini callianese Piero De Luca e gli avanti
Giorgio Cavagna e Ivan Briola. A
loro si sono aggiunti l’altro terzinojolly callianese Enrico Berruti già
campione d’Italia nel ’99 con il San
Paolo d’Argon (Bg) e l’"enfant prodige" del tamburello italiano
Manuel Beltrami, trentino trapiantato nell’astigiano.
Nel 2004 Asti si presentava per la
prima volta al via con tre formazioni: insieme ai campioni d’Italia del
Callianetto, c’erano
il GST
Montechiaro, per molti anni nella
massina serie e il Castell’Alfero,
prima squadra nel 1970 a portare ad
Asti il titolo italiano di serie A con la
mitica Svab di "patron" Sandro
Dalla Regione una Legge
per la valorizzazione della disciplina
Varata nel 2003 per la “Valorizzazione degli sport della pallapugno e della palla
tamburello”, la Legge Regionale 36/2003 è finalizzata a incrementarne la pratica
a tutela e salvaguardia attraverso l’erogazione di contributi in conto capitale per
quei progetti e attività che contribuiscono a diffondere il patrimonio storico e culturale di queste due discipline così ben radicate sul territorio.
I finanziamenti sono quindi rivolti a mostre, convegni, pubblicazioni e celebrazioni ma anche all’organizzazione di manifestazioni divulgative, di corsi per la formazione di tecnici e arbitri e di avviamento alla pratica sportiva, oltrechè al potenziamento degli sferisteri.
Finora i contributi sono stati assegnati per lo più a progetti inerenti l’organizzazione di corsi di avviamento da parte di associazioni e società sportive in collaborazione con la scuola e le federazioni, ma al bando possono partecipare anche i
Comuni e le Comunità Montane interessati a difendere il loro patrimonio culturale. Le due discipline costituiscono anche un motivo di integrazione sociale: sono
infatti state rilevate molte comunità rumene che le praticano con successo.
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Vigna, quintetto nel quale aveva
mosso i primi passi la strepitosa carriera di Aldo "Cerot" Marello, leggenda del tamburello astigiano, vincitore anche dei titoli 1970 e 1972
con la Svab Castell’Alfero, e di quel
titolo 1974 con il Viarigi per anni
ultimi sussulto del tamburello astigiano.
La terza svolta del tamburello piemontese avviene nel 2007-2008 con
la promozione della seconda squa-
dra del Callianetto. La squadra più
titolata Asd Callianetto assume la
denominazione Fiat, e torna a giocare a Torino, al Parco Ruffini, raccogliendo l’interesse e la passione di
un pubblico sempre più numeroso,
dai 500 ai 600 tifosi a gara. La secon-
da squadra invece gioca nel campo
tradizionale della frazione. A difendere i colori della limitrofa provincia
alessandrina, la giovane e agguerrita
compagine del Cremolino, che porta
alta la bandiera della tradizione ovadese del vecchio caro tamburello.
C’era una volta
nell’’800…
Notizie di giochi con la palla colpita
con attrezzi in “cartapecora” e con
telaio in legno compaiono sporadicamente nel Seicento e nel Settecento,
in particolare in Toscana e a Roma,
ma è intorno alla metà del XIX secolo che il tamburello inizia la sua storia agonistica. Il “tamburino” in quei
primi tempi era confezionato con
pelli di vitello o maiale tesa su di un
rudimentale telaio in legno e la palla
era di cuoio a quattro settori, ripiena
di crine di cavallo e terra. Con il passar degli anni l’attrezzo migliorò e
aggiunse un certo perfezionamento
costruttivo nel 1912, quando si passò
all’uso di palle in gomma piena e
successivamente quando, nel 1922,
fu introdotto l’uso del palloncino
elastico con il quale diminuirono le
rotture della pelle dei tamburelli,
dovute frequentemente alla durezza
delle palle. “Il gioco divenne popolare nella provincia di Verona ed in
quella limitrofa di Mantova, passando nel 1850 in Liguria e Toscana e
successivamente in Piemonte e
Lombardia, estendendosi poi in altre
regioni d’Italia”. Potrebbe sembrare
uno sport semplice, ma in realtà
richiede una grande forza e soprattutto riflessi sempre pronti.
Nell’Ottocento lo sviluppo prosegue
sino alla fine del secolo in tre aree:
Veneto e Friuli, area toscano-laziale
e Liguria. I rapporti tra giocatori di
queste tre zone sono molto sporadici, soprattutto tra la prima e le altre
due. Il tamburello è dunque sport di
antichissima origine; si è sviluppato
in Italia e da qui si è diffuso nel resto
del mondo. E’ un gioco che prende il
nome dall'attrezzo che si usa per colpire la palla. E’ il 1890 l’anno zero
dello sport tamburellistico: risale
infatti a quell’anno il riconoscimento
Le squadre Callianetto/Torino
e Callianetto/Asti ritratte insieme prima del derby di andata
del tamburello,
come gioco, da parte della
Federazione Ginnastica d’Italia, ente
che – il Comitato Olimpico vedrà la
luce più tardi, solo nel 1908 – disciplina in quel tempo l’ufficialità dello
sport nel nostro Paese.
Il primo campionato fu vinto nel
1898 dalla società Niccolò Barabino
di Genova. Questo se non si considera uno scudetto “contestato”, quello
dell’Udinese nel 1896: allora gli scudetti sarebbero novantaquattro. Un
campionato vinto in abbinamento
ad un altro sport che diventerà
molto famoso, il calcio. Nei giornali
udinesi di allora (Giornale di Udine e
la Patria Furlan) si legge che il “football ed il tamburello sono giochi che
in pochi anni sono diventati popolari
in gran parte d’Italia, così da giustificare lo svolgimento di un campionato nazionale”. Nel 1898 il gioco del
tamburello fa per la prima volta
comparsa a livello di manifestazione
nazionale. Partecipano quattro squadre: la Niccolò Barabino A e B,
Samperdarenese
e
Ginnastica
Arezzo. Le finali iniziano il 14 agosto
alle 17 e proseguono il giorno dopo
alle 7 del mattino: la vittoria alla
Barabino B, seconda Samperdarenese,
terza la Ginnastica Arezzo, quarta la
Barabino A. La società Niccolò
Barabino è premiata con “corona
d’alloro, medaglia d’argento e diploma di Campione Italiano al
Tamburello” dalla F.G.I. Anche se il
torneo è presentato come “campionato del gioco del tamburello del
Concorso federale di Torino”, il
diploma della F.G.I. riconosce il titolo
di Campione d’Italia alla società
genovese. Il campionato di Torino
non è il solo avvenimento importante del
1898, perché in quello stesso anno a
Roma è organizzato, non incluso
nelle manifestazioni ufficiali della
F.G.I., un “Campionato centro-meridionale di tamburello” vinto da
Ettore Nunzi, curioso personaggio
bolognese, giornalista e letterato.
Da quel momento in avanti sono trascorrono cento anni di continui successi, vittorie e sconfitte, ricadute e
rilanci di una disciplina che ha consolidato gli insediamenti regionali storici come il veronese, il Garda e il
mantovano, e soprattutto Piemonte
e Liguria.
In Italia è oggi attiva la Federazione
Italiana Palla Tamburello, che organizza, sia in ambito maschile che
femminile, i campionati di serie A, B,
C, D di categoria giovanili, amatori,
veterani, Coppa Italia e Supercoppa
Italiana. I grandi protagonisti del
tamburello italiano sono la Barbino
Sampierdarenese, campione 12 volte
agli albori della disciplina, seguono il
Bussolengo per il veronese con 7 titoli, appaiato sul podio con le glorie
del tamburello piemontese, gli alessandrini del Castelferro e gli artigiani
del Callianetto.
Gli scudetti 2007 sono stati vinti dalla
squadra astigiana del Callianetto,
per la sesta volta consecutiva con la
squadra maschile, per la quarta consecutiva con la femminile.
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