SRP 20-06-2008 14 12:09 Pagina 14 tamburello tamburello Giorgio Cavagna (Callianetto/Torino) FENOMENO CALLIANETTO Fra Asti e Alessandria la leggenda del tamburello: storia e attualità di una gloria dello sport piemontese di Luca Rolandi Le province di Alessandria e Asti vantano una forte tradizione e passione per uno degli sport sferistici più seguiti, e il tamburello è uno di questi. Torino vinse tre scudetti tra il 1914 e il 1921 e poi la CSR Fiat trionfò nel 1960. Tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Ottanta momenti di gloria toccano il Piemonte grazie alle vittorie di Murisengo, Svab Castell’Alfero, Viarigi e Crs Ovada. Negli Ottanta sale prepotentemente alla ribalta la leggenda Castelferro, piccolo centro della provincia di Alessandria che domina la scena negli anni Novanta, con scudetti in serie e record di vittorie, vincendo sette scudetti (di cui 6 consecutivi dall’92 al ’97). Poi nel 2002 la gloria del tamburello piemontese cambia provincia e passa dall’alessandrino all’astigiano, come racconta con orgoglio Manuel Beltrami, leader della squadra del Callianetto, frazione di Castell’Alfero: “Il Callianetto raccoglie lo scettro del Castelferro, squadra alessandrina che ha dominato il mondo del tamburello italiano e diventa la squadra guida del movimento con successi in serie”. Il sodalizio del passionale e concreto presidentissimo Alberto Fassio porta il team astigiano al vertice del tamburello. Iniziò con Giuseppe Bonanate, Luca Corradini e Alberto Botteon, rinforzando sempre di più la squadra negli anni successivi. Da allora ad oggi il Callianetto non conosce momenti di crisi: i ragazzi allenati da Stefania Moglione vincono sei campionati consecutivi di serie A e la squadra della piccola frazione del paese monferrino, diventa un simbolo e un caso nazionale. Il Callianetto ha riportato il titolo di serie A nella provincia di Asti a 28 anni di distanza dall’ultimo trionfo targato Viarigi, primo successo della società fondata nel 1967. Una parabola che è proseguita con una serie impressionante di successi toccando vertici da guinness dei primati: campionati, coppe europee e una serie di 130 vittorie consecutive, un vero record. Per i biancorossi astigiani arriva nel 2003 il primo Grande Slam con i trionfi in campionato, Coppa Italia, Coppa Europa, Supercoppa e Trofeo Italia a Muro. Impressionante il ruolino di marcia con 41 vittorie in altrettanti incontri ufficiali disputati. Una passaggio di consegne che porta con sé alcuni denominatori comuni: i giocatori provenienti da Alessio Basso (Calianetto/Asti) Chiusano d’Asti (paese di meno di 300 abitanti, con il tamburello nel Dna) Riccardo Dellavalle e Andrea Petroselli, e la coppia di terzini callianese Piero De Luca e gli avanti Giorgio Cavagna e Ivan Briola. A loro si sono aggiunti l’altro terzinojolly callianese Enrico Berruti già campione d’Italia nel ’99 con il San Paolo d’Argon (Bg) e l’"enfant prodige" del tamburello italiano Manuel Beltrami, trentino trapiantato nell’astigiano. Nel 2004 Asti si presentava per la prima volta al via con tre formazioni: insieme ai campioni d’Italia del Callianetto, c’erano il GST Montechiaro, per molti anni nella massina serie e il Castell’Alfero, prima squadra nel 1970 a portare ad Asti il titolo italiano di serie A con la mitica Svab di "patron" Sandro Dalla Regione una Legge per la valorizzazione della disciplina Varata nel 2003 per la “Valorizzazione degli sport della pallapugno e della palla tamburello”, la Legge Regionale 36/2003 è finalizzata a incrementarne la pratica a tutela e salvaguardia attraverso l’erogazione di contributi in conto capitale per quei progetti e attività che contribuiscono a diffondere il patrimonio storico e culturale di queste due discipline così ben radicate sul territorio. I finanziamenti sono quindi rivolti a mostre, convegni, pubblicazioni e celebrazioni ma anche all’organizzazione di manifestazioni divulgative, di corsi per la formazione di tecnici e arbitri e di avviamento alla pratica sportiva, oltrechè al potenziamento degli sferisteri. Finora i contributi sono stati assegnati per lo più a progetti inerenti l’organizzazione di corsi di avviamento da parte di associazioni e società sportive in collaborazione con la scuola e le federazioni, ma al bando possono partecipare anche i Comuni e le Comunità Montane interessati a difendere il loro patrimonio culturale. Le due discipline costituiscono anche un motivo di integrazione sociale: sono infatti state rilevate molte comunità rumene che le praticano con successo. SRP 20-06-2008 12:09 Pagina 15 Vigna, quintetto nel quale aveva mosso i primi passi la strepitosa carriera di Aldo "Cerot" Marello, leggenda del tamburello astigiano, vincitore anche dei titoli 1970 e 1972 con la Svab Castell’Alfero, e di quel titolo 1974 con il Viarigi per anni ultimi sussulto del tamburello astigiano. La terza svolta del tamburello piemontese avviene nel 2007-2008 con la promozione della seconda squa- dra del Callianetto. La squadra più titolata Asd Callianetto assume la denominazione Fiat, e torna a giocare a Torino, al Parco Ruffini, raccogliendo l’interesse e la passione di un pubblico sempre più numeroso, dai 500 ai 600 tifosi a gara. La secon- da squadra invece gioca nel campo tradizionale della frazione. A difendere i colori della limitrofa provincia alessandrina, la giovane e agguerrita compagine del Cremolino, che porta alta la bandiera della tradizione ovadese del vecchio caro tamburello. C’era una volta nell’’800… Notizie di giochi con la palla colpita con attrezzi in “cartapecora” e con telaio in legno compaiono sporadicamente nel Seicento e nel Settecento, in particolare in Toscana e a Roma, ma è intorno alla metà del XIX secolo che il tamburello inizia la sua storia agonistica. Il “tamburino” in quei primi tempi era confezionato con pelli di vitello o maiale tesa su di un rudimentale telaio in legno e la palla era di cuoio a quattro settori, ripiena di crine di cavallo e terra. Con il passar degli anni l’attrezzo migliorò e aggiunse un certo perfezionamento costruttivo nel 1912, quando si passò all’uso di palle in gomma piena e successivamente quando, nel 1922, fu introdotto l’uso del palloncino elastico con il quale diminuirono le rotture della pelle dei tamburelli, dovute frequentemente alla durezza delle palle. “Il gioco divenne popolare nella provincia di Verona ed in quella limitrofa di Mantova, passando nel 1850 in Liguria e Toscana e successivamente in Piemonte e Lombardia, estendendosi poi in altre regioni d’Italia”. Potrebbe sembrare uno sport semplice, ma in realtà richiede una grande forza e soprattutto riflessi sempre pronti. Nell’Ottocento lo sviluppo prosegue sino alla fine del secolo in tre aree: Veneto e Friuli, area toscano-laziale e Liguria. I rapporti tra giocatori di queste tre zone sono molto sporadici, soprattutto tra la prima e le altre due. Il tamburello è dunque sport di antichissima origine; si è sviluppato in Italia e da qui si è diffuso nel resto del mondo. E’ un gioco che prende il nome dall'attrezzo che si usa per colpire la palla. E’ il 1890 l’anno zero dello sport tamburellistico: risale infatti a quell’anno il riconoscimento Le squadre Callianetto/Torino e Callianetto/Asti ritratte insieme prima del derby di andata del tamburello, come gioco, da parte della Federazione Ginnastica d’Italia, ente che – il Comitato Olimpico vedrà la luce più tardi, solo nel 1908 – disciplina in quel tempo l’ufficialità dello sport nel nostro Paese. Il primo campionato fu vinto nel 1898 dalla società Niccolò Barabino di Genova. Questo se non si considera uno scudetto “contestato”, quello dell’Udinese nel 1896: allora gli scudetti sarebbero novantaquattro. Un campionato vinto in abbinamento ad un altro sport che diventerà molto famoso, il calcio. Nei giornali udinesi di allora (Giornale di Udine e la Patria Furlan) si legge che il “football ed il tamburello sono giochi che in pochi anni sono diventati popolari in gran parte d’Italia, così da giustificare lo svolgimento di un campionato nazionale”. Nel 1898 il gioco del tamburello fa per la prima volta comparsa a livello di manifestazione nazionale. Partecipano quattro squadre: la Niccolò Barabino A e B, Samperdarenese e Ginnastica Arezzo. Le finali iniziano il 14 agosto alle 17 e proseguono il giorno dopo alle 7 del mattino: la vittoria alla Barabino B, seconda Samperdarenese, terza la Ginnastica Arezzo, quarta la Barabino A. La società Niccolò Barabino è premiata con “corona d’alloro, medaglia d’argento e diploma di Campione Italiano al Tamburello” dalla F.G.I. Anche se il torneo è presentato come “campionato del gioco del tamburello del Concorso federale di Torino”, il diploma della F.G.I. riconosce il titolo di Campione d’Italia alla società genovese. Il campionato di Torino non è il solo avvenimento importante del 1898, perché in quello stesso anno a Roma è organizzato, non incluso nelle manifestazioni ufficiali della F.G.I., un “Campionato centro-meridionale di tamburello” vinto da Ettore Nunzi, curioso personaggio bolognese, giornalista e letterato. Da quel momento in avanti sono trascorrono cento anni di continui successi, vittorie e sconfitte, ricadute e rilanci di una disciplina che ha consolidato gli insediamenti regionali storici come il veronese, il Garda e il mantovano, e soprattutto Piemonte e Liguria. In Italia è oggi attiva la Federazione Italiana Palla Tamburello, che organizza, sia in ambito maschile che femminile, i campionati di serie A, B, C, D di categoria giovanili, amatori, veterani, Coppa Italia e Supercoppa Italiana. I grandi protagonisti del tamburello italiano sono la Barbino Sampierdarenese, campione 12 volte agli albori della disciplina, seguono il Bussolengo per il veronese con 7 titoli, appaiato sul podio con le glorie del tamburello piemontese, gli alessandrini del Castelferro e gli artigiani del Callianetto. Gli scudetti 2007 sono stati vinti dalla squadra astigiana del Callianetto, per la sesta volta consecutiva con la squadra maschile, per la quarta consecutiva con la femminile.