IL CAFFÈ 30 marzo 2014 ROSA & CACTUS OFFERTI DA attualità Piazza Muraccio, Locarno Tel. 091 751 72 31 Fax 091 751 15 73 una rosa a... un cactus a... Hnat Domenichelli Carla Speziali Quando un grande giocatore decide di mettere fine alla carriera, l’unica cosa da fare è togliersi il cappello. Con ammirazione per un 38 enne capace - tra le altre cose - di tornare in pista dopo gravi infortuni e di continuare a segnare Bastava mettere a concorso i mandati per risparmiare! Le cifre sulle spese della città di Locarno riviste dopo essere finite in procura - (pubblicate da Liberatv) non lasciano dubbi sulle differenze rispetto all’era dei mandati diretti... 7 Fermati, denunciati e rilasciati... liberi fanno la rapina ad Ascona MAURO SPIGNESI Sono arrivati in Ticino con largo anticipo. Due di loro sono stati bloccati casualmente per un controllo, identificati, fermati e rilasciati dopo 24 ore, circa una settimana prima di compiere la rapina alla gioielleria Tettamanti di Ascona. Addosso, ed è questo che ha insospettitto gli agenti, avevano gli “attrezzi del mestiere”: cacciaviti e del nastro isolante. I due erano nei pressi di un fai-da-te nel Locarnese. Accompagnati in gendarmeria perché appunto avevano materiale potenzialmente utilizzabile per commettere un reato, sono stati poi rilasciati dopo gli accertamenti. Non si sa se siano riusciti a giustificare il possesso dei cacciaviti e del nastro, e neppure se abbiano precisato dove risiedevano in Ticino. Ma fatto sta che per nulla scoraggiati, evidentemente, si sono riprocurati i “ferri” e sono entrati in azione nel pomeriggio di martedì ad Ascona. I cinque banditi hanno pianificato pazientemente il colpo, tanto che giorni prima della rapina hanno rubato a dei privati, che hanno regolarmente presentato denuncia, le biciclette con le quali sono fuggiti dalla zona pedonale. Mentre scappavano sono stati notati anche da un operaio del Comune. Due bici sono state poi ritrovate nei pressi dell’aerodromo, un’altra invece è stata abbandonata in via Rondonico. Di loro, per ora, si sono perse le tracce. Ma due di quei volti, non nascosti da passamontagna (solo uno portava gli occhiali scuri) e rimasti impressi nei filmati delle videocamere di sorveglianza, erano conosciuti alla polizia che li aveva appunto fermati. Si tratta, a quanto risulterebbe dai documenti che hanno esibito agli agenti, di cittadini giunti da un Paese baltico La novità I “banditi in bicicletta” erano nel Locarnese da almeno una settimana dell’est (forse Lituania o Lettonia). Dopo aver reso pubblici i volti dei rapinatori ricavati dai filmati, la Polizia ha raccolto altre testimonianze. Alcune delle persone sentite ricordavano d’aver visto uno o più banditi in “perlustrazione” la mattina di martedì, il giorno dunque della rapina. Un colpo scattato nel pomeriggio, attorno alle 15, non appena la commessa era uscita dal negozio per recarsi in Cacciaviti e nastro adesivo. Li avevano addosso due dei cinque malviventi ‘arrestati’ il 17 marzo Le bici utilizzate per la fuga erano state rubate ad alcuni privati poco tempo prima nella regione posta. Evidentemente una mossa che era stata notata nei giorni precedenti. Nello stesso momento in cui quattro com- ponenti della banda erano dentro la gioielleria a far razzia di orologi e preziosi, usando mazze per sfondare le vetrine inter- ne (si presume facendo rumore), un vicino hotel era pieno di clienti. Ma nessuno, a quanto sembra, avrebbe udito nulla. Ma se i banditi sono arrivati ad Ascona, suppongono gli investigatori, qui avevano probabilmente una base sicura dove nascondersi in attesa che si calmino le acque per poi riprendere la strada per casa. Per questo sono importanti questi primi giorni di indagini. Trovare la base, arrivare a chi gli ha aperto la strada e li ha portati sin qui in Ticino, sarebbe estremamente importante. Se i rapinatori dovessero riuscire ad allontanarsi dal Ticino con il loro bottino di gioielli e orologi di marca (a quanto è emerso dai quotidiani il valore stimato è circa di un milione di franchi) sarebbe quasi impossibile poi prenderli all’Est. [email protected] Q@maurospignesi I fatti IL CONTROLLO Due dei malviventi il 17 marzo erano stati casualmente fermati nel Locarnese. IL FERMO Portati in gendarmeria e identificati gli sono stati trovati addosso cacciaviti e del nastro adesivo. L’IDENTIFICAZIONE I due fermati sono stati identificati. Gli oggetti trovati dagli agenti sono stati ritenuti potenziali attrezzi da scasso. LA FUGA Alcuni fotogrammi, diffusi dalla polizia, delle registrazioni delle videocamere che hanno immortalato i rapinatori I retroscena Le curiose coincidenze delle ultime “spaccate” entrambe avvenute di martedì IL RILASCIO Il fermo, non oltre 24 ore, ha permesso alla polizia di schedare i due e poi rilasciarli. Alcuni indizi fanno pensare ad un basista Le videocamere non scoraggiano la criminalità ALLE PAGINE 34 e 35 Dettagli, sicuramente. Forse coincidenze. Sicuramente analogie. Però curiose. Perché la rapina alla gioielleria Tettamanti è molto simile a quella di novembre 2013 in un’altra gioielleria, distante poche decine di metri dalla prima, quella di Zenger. Sempre ad Ascona. In entrambi i casi i rapinatori sono arrivati e fuggiti in bici. Mezzo obbligato visto che sono entrati in azione in una zona pedonale. Ma c’è un altro dettaglio simile nei due “colpi”: in entrambi i casi i banditi hanno agito di martedì. Soltanto una coincidenza? Possibile, però appunto curiosa. Ed è proprio nella mattinata di martedì che, quantomeno in questa seconda rapina, uno o due malviventi sono stati notati nei pressi della gioielleria. Evidentemente per un ultimo sopralluogo. I cinque erano in Ticino da alcuni giorni. Almeno sette. Dove alloggiavano? Gli investigatori non escludono che la banda possa avere nel Locarnese, o in al- tre regioni, un appoggio. Detto altrimenti, un complice, un basista. Qualcuno che ai malviventi sia in grado di dare indicazioni precise. È possibile che dietro le due rapine ci sia una matrice comune. Magari non gli stessi banditi entrati in azione nelle due rapine più recenti, ma lo stesso basista che ha collaborato con due bande, consigliando ad entrambe la fuga in bici e il giorno più tranquillo per fare irruzione nella gioielleria e far razzia di orologi, anelli, bracciali e collane di grande valore. Alla presenza di un basista, poi, fa pensare anche il fatto che i banditi, in questo caso come nella rapina di novembre alla Zenger, è quasi impossibile che possano essere riusciti a lasciare il Ticino nelle ore immediatamente successive senza incorrere in un blocco di polizia. E che dunque ora si trovino in una “base” sicura. LE BICICLETTE Un paio di giorni prima della rapina ad Ascona, martedì 25 marzo, la banda ha rubato 5 bici a privati. LA RAPINA Martedì, attorno alle 15, in piazza ad Ascona, i 5 hanno svaligiato la gioielleria Tettamanti. “I software anticrimine sono un’arma efficace” È un po’ come un mago che prevede il futuro. Solo che “Keycrime” è un software, immagazzina dati, li elabora e fornisce indicazioni utili per prevedere le rapine. Da quando viene utilizzato alla Questura di Milano, l’80 per cento dei colpi degli ultimi due anni sono stati risolti. Solo la settimana scorsa, grazie ai dati forniti dal computer, sono finiti in carcere tre rapinatori seriali, simili a quelli che agiscono in Ticino. Uno di loro specializzato nello svuotare le farmacie. “Sicuramente uno strumento di questo genere sarebbe utile anche da noi, dove rapine e furti sono frequenti”, spiega la criminologa Claudia Crivelli, dell’agenzia Crimen. Naturalmente non basta un computer per sconfiggere i banditi. Ed è chiaro che il ruolo degli investigatori sul campo è importante. “Questo genere di software - aggiunge le criminologa - mettono insieme informazioni che vengono poi elaborate. E anche un dettaglio rilevato nelle scene del crimine può essere determinante. Magari l’impronta di una scarpa, che viene trovata in posti diversi che associata a un altro dettaglio può far risolvere anche casi ormai archiviati”. Ed è quello che è accaduto in Lombardia. Uno dei rapinatori seriali arrestato, ad esempio, fuggiva sempre in scooter e usava armi a salve. Dopo che il software ha indicato ai poliziotti, sfruttando un preciso algoritmo, un identikit tipo, sele- Ti-Press Keycrime a Milano ha risolto l’80% di colpi simili a quelli effettuati in Ticino zionandolo fra centinaia contenuti nell’archivio, gli investigatori hanno nuovamente sentito diversi testimoni interrogandoli su particolari che in prima battuta non erano emersi o che erano stati ritenuti irrilevanti. A quel punto è stata cercata una conferma anche nelle riprese delle telecamere accanto ai luoghi dove il rapinatore era entrato in azione. Una volta capito che i risultati coincidevano e che c’era una certa serialità in tutte le azioni, gli agenti sono andati praticamente a stanarlo a colpo sicuro. “Il problema è che la criminalità - aggiunge Crivelli - sta mutando profondamente, seguendo i cambiamenti della società. Se un tempo le rapine avvenivano di notte, oggi si agisce anche a viso scoperto di giorno come capita negli assalti ai distributori. Il problema, allora, è capire che la tecnologia è necessaria per far calare i reati, come lo sono le pattuglie, le indagini e i controlli incessanti”. Per questo software come “Keycrime” potrebbero essere utili nel caso in cui il Ticino decidesse di creare un Osservatorio di criminologia, come chiesto in tre proposte depositate in Gran consi- glio e che sono state presentate da socialisti, verdi e Udc. Il Consiglio di Stato, per ora, non ha ancora risposto. “È chiaro che l’informatica applicata all’investigazione, inizialmente - dice la criminologa - ha un costo, ha necessità di investimenti, di personale specializzato. Ma poi, sicuramente porta un risparmio notevole di risorse finanziarie. Basta pensare solo alle indicazioni che potrebbero arrivare dopo certe rapine e dunque la possibilità di fare interventi e pattugliamenti mirati lì dove si prevede che i banditi possano tornare a colpire magari dopo un certo lasso di tempo calcolato dal computer attraverso informazioni precedenti”. m.sp.