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Le mie
idee per
l’Umbria
PRIMARIE 2014
GIACOMO
LEONELLI
#unaltrastoria
www.giacomoleonelli.it
PREMESSA
“I problemi della vittoria sono più piacevoli di quelli della disfatta,
ma non sono meno ardui” - W. Churchill.
Lo scorso 8 dicembre, con la larghissima vittoria di Renzi alle primarie nazionali si è aperta una stagione
totalmente nuova per il PD, con cui il partito si avvia a consolidare il suo ruolo di principale soggetto
politico e unico vero motore di innovazione nel panorama nazionale.
Il segnale ricevuto dagli elettori umbri, confermando una tendenza già espressa nelle consultazioni tra
gli iscritti, ha abbondantemente superato il dato nazionale nel consenso a Matteo Renzi, attestato oltre
il 74% dei votanti, con un affluenza altissima che ha superato le 71.000 unità, fornendo una chiarissima
richiesta di cambio radicale nei contenuti e nei metodi della politica.
Un dato ancor più significativo se si considera che la larga parte dei vertici del partito e delle amministrazioni
locali, aveva sposato le tesi di altri candidati, a dimostrazione quindi che quel meccanismo antico di
filiera “diretta” tra apparato e elettori è sempre più un ricordo sbiadito.
Sentiamo quindi il dovere, oltre che il desiderio, di raccogliere la sfida ambiziosa e impegnativa che gli
Umbri ci stanno lanciando, per dare compimento al cambio di direzione per il quale da anni ci stiamo
battendo e che adesso può finalmente realizzarsi.
Ciò che reputiamo necessario, oltre al sostanziale rinnovamento della vecchia classe dirigente, è un
totale mutamento dei metodi, spalancare le porte del partito che mai più dovrà essere il ritrovo di pochi,
navigati addetti ai lavori, ma la casa accogliente di chiunque abbia una buona idea e la passione per
metterla a disposizione degli altri.
E facendo in modo che cessi una buona volta lo stucchevole spettacolo della guerra per bande che negli
ultimi anni ha caratterizzato la vita del PD e si torni a confrontarci e a lavorare sui contenuti.
IL PARTITO CHE ASPETTAVAMO
“- Ogni tanto mi chiedo cosa mai stiamo aspettando.
Silenzio
- Che sia troppo tardi, madame” - A. Baricco
Il PD in Umbria ha perso voti e iscritti
I risultati degli ultimi anni sono sotto gli occhi di tutti, e purtroppo non lasciano spazio a troppe
interpretazioni:
- alle Politiche del 2008 il Pd in Umbria ha preso 250.000 voti; 173.000 alle Europee del 2009; 168.000
alle Politiche del 2013.
- Nella Provincia di Perugia gli iscritti nel 2011 erano 10887; nel 2012, 9315;nel 2013, 8253.
Questi semplici dati danno il senso della sfida epocale che abbiamo davanti. Invertire la rotta per
consegnare alla comunità umbra un Partito Democratico capace di aggiungere al mero profilo identitario
quello di motore insostituibile per il miglioramento della qualità della vita delle nostre comunità; che
attendono cambiamento e riforme, e che solo allora torneranno a credere in noi.
No a un labirinto per addetti ai lavori
Il PD in Italia e, tanto più, in Umbria viene spesso percepito dall’esterno come una selva inestricabile,
gestita da pochi leaders e da un esercito fedeli attendenti, spesso contrapposti tra loro e, comunque, gelosi
custodi delle chiavi del potere che, fin dai tempi dei vecchi partiti, si tramanda senza sostanziali soluzioni
di continuità all’interno del partito. E’ tempo di cambiare verso a questo labirinto incomprensibile ed
impenetrabile dall’esterno e aprire il partito alla società civile, che è l’inizio ed il fine dell’azione politica.
Un partito per soli addetti ai lavori non serve a nessuno, se non ai soli addetti ai lavori.
La politica non è un mestiere
La militanza e la gestione del potere che ne discende non di rado divengono professione che consente
ad alcuni, sulla base della fedeltà al maggiorente di riferimento, di transitare da un incarico all’altro,
a volte di tipo politico, altre con impieghi in società partecipate o comunque a vario titolo riconducibili
all’apparato di partito. La politica non può essere un mestiere, ma un servizio alla collettività, un modo
per mettere la propria passione e le proprie competenze a disposizione della comunità. Se dobbiamo
tagliare i costi della politica iniziamo da casa nostra, eliminando sprechi inutili ed incarichi o assunzioni
fatte per puro clientelismo dall’apparato per l’apparato. Ci troveremo con un partito ed una politica più
credibile, più snella ed efficace, fatta da pochi professionisti capaci e molti volontari appassionati.
IL PARTITO CHE ASPETTAVAMO
“- Ogni tanto mi chiedo cosa mai stiamo aspettando.
Silenzio
- Che sia troppo tardi, madame” - A. Baricco
Un partito in mezzo alla gente, aperto alla gente
L’esperienza delle primarie ed i comitati spontanei che sono sorti numerosissimi in tutta la Regione
testimoniano una straordinaria passione politica e richiesta di partecipazione da parte di migliaia di
umbri. Il PD negli ultimi anni è stato gravemente incapace di accogliere questa richiesta di politica, chiuso
com’era nei palazzi del potere e nelle lotte intestine tra correnti. I circoli del partito troppo spesso sono
oggi ridotti a comitati elettorali e si attivavano solo in occasione degli appuntamenti congressuali con
pochi altri momenti significativi, e spesso, senza peraltro la concreta possibilità di incidere direttamente
nelle scelte strategiche del proprio territorio.
E’ nostro preciso compito fare in modo che ogni cittadino appassionato di politica che si riconosca
nei valori del centro-sinistra percepisca il PD come il luogo naturale per il proprio impegno civile, della
propria valorizzazione e la propria crescita, il luogo in cui poter fare la propria parte. Occorre dare
nuovo slancio ed entusiasmo all’azione dei circoli che non possono vivere chiusi nelle loro sedi. Non
possiamo continuare a pensare di scendere nelle piazze solo per le campagne elettorali. La strada, la
piazza, il mercato, sono i luoghi naturali nei quali deve stare il partito per andare incontro alla gente.
Non per chiedere il voto, ma per ascoltare, capire i bisogni e farsi suggerire soluzioni per soddisfarli.
Mai più cacciare la gente dai gazebo. Mai più diffidare di un elettore di destra. Il nostro partito deve
parlare a tutti, amministrare per tutti ed aprirsi al contributo di tutti. Ovvio che non tutti possono essere
per il PD, ma il PD deve essere per tutti e di tutti.
Il PD che ho in mente
Il Partito Democratico non è il fine ma il mezzo, e va mutato radicalmente per renderlo funzionale alla
crescita civile ed economica della nostra realtà.
Il Partito ha vocazione maggioritaria come tratto identitario, volendo rivolgersi a tutti gli umbri e stabilendo
le sue alleanze vincolanti prima e non dopo il voto.
Il PD è il partito è dei cittadini, perché non ci sono ”i nostri e, poi, i loro”. Ci attende un cambiamento così
intenso che richiede un salto qualitativo di partecipazione. Tutti i livelli del partito umbro verranno legati
agli elettori con momenti partecipativi permanenti per progettare e realizzare le politiche per la regione
e per i territori.
Il PD è il partito degli iscritti e degli elettori, che dovranno essere consultati anche attraverso forme nuove
e avanzate di comunicazione su tutte le decisioni fondamentali e strategiche.
IL PARTITO CHE ASPETTAVAMO
“- Ogni tanto mi chiedo cosa mai stiamo aspettando.
Silenzio
- Che sia troppo tardi, madame” - A. Baricco
Il PD è il partito del territorio, inteso come primo referente delle comunità locali, pronto a ritrovarsi nelle
istanze di base e a sviluppare problematiche specifiche. Sarà una struttura che dovrà ritrovare tramite
i circoli il rapporto diretto e umano con il cittadino e territorio, anche riprendendo e valorizzando la
tradizione delle “feste democratiche” e di altri momenti associativi.
Il PD è un partito che deve essere sburocratizzato. Per evitare conflitti di interessi ci sarà incompatibilità tra
le cariche elettive o di direzione politica e un rapporto di dipendenza o di collaborazione professionale
col Partito.
Il PD è un partito competente. Metteremo il campo e coinvolgeremo le migliori competenze per
approfondire il sistema Umbria ed avanzare risoluzioni.
Il PD è il partito trasparente perché renderà noti sul suo sito i componenti degli organi dirigenti, oltre
che documenti e decisioni che saranno assunti di volta in volta. I bilanci di tutte la strutture organizzate
saranno resi pubblici, come anche le fonti finanziarie e i finanziatori in genere.
Il PD è una comunità inclusiva e non la somma di tribù e di capicorrente. Di ogni riunione o incontro
conviviale, promosso da iscritti riuniti in gruppi, anche non organizzati, o aree politiche, dovrà essere
data comunicazione al Partito per garantire la possibilità di partecipazione a tutti gli interessati.
Le primarie come risorsa irrinunciabile
L’8 dicembre abbiamo avuto l’ennesima dimostrazione della dirompente forza innovatrice delle primarie.
Dalla nascita del PD l’esame diretto dell’elettorato è stato il primo motore del rinnovamento ed il più
efficace antidoto ai giochi d’apparato. Esse, ove figlie di dinamiche inclusive e programmatiche (e
non quindi “soluzione finale” tra gruppi o gruppuscoli locali), appaiono sempre più come una risorsa
irrinunciabile nel rapporto con i nostri elettori che sempre di più vedono nelle primarie il migliore strumento
di selezione per le cariche monocratiche o ogni qual volta si presentino collegi o liste bloccate. Peraltro
in Umbria abbiamo sperimentato già con successo sia negli enti locali che per le liste del Parlamento il
portato d’innovazione di questo strumento.
Il PD che abbiamo in mente quindi non potrà permettersi il lusso della paura di metterci la faccia,
eludendo attraverso tatticismi o scorciatoie la salutare logica democratica e la legittimazione dei nostri
iscritti ed elettori.
IL PARTITO CHE ASPETTAVAMO
“- Ogni tanto mi chiedo cosa mai stiamo aspettando.
Silenzio
- Che sia troppo tardi, madame” - A. Baricco
La centralità dei territori
Non esistono territori politicamente meno rilevanti. Di conseguenza ogni territorio deve avere la stessa
facilità di accesso al partito e ai suoi vertici regionali. Ma soprattutto la dirigenza del partito, spesso
percepita troppo “perugina”, dovrà essere vicina a tutti i territori e farsi carico delle relative problematiche
allo stesso modo. Per questo crediamo che la nuova dirigenza debba vivere da vicino le varie realtà della
Regione, spostandosi, toccandole con mano, conoscendole da vicino. Senza ingerirsi o sostituirsi, ma
sostenendone l’azione politica, condividendone le difficoltà, confrontandosi sul lavoro svolto, cementando
lo spirito comunitario.
Una classe politica formata e capace
No ai mestieranti della politica, ma persone capaci e formate per i ruoli che vanno a svolgere. Non è più
il tempo di tirare a campare. La politica e gli amministratori sono chiamati a scelte rapide, lungimiranti,
incisive. E nessuno può sperare di riuscire in questo senza l’adeguata competenza.
“Chi si affaccia alla politica non può essere lasciato solo o considerato terra di conquista. Il PD deve
parlargli di persona. Deve dargli del tu e offrire un percorso di cambiamento alla nuova classe dirigente”.
Il PD deve farsi carico di formare chi va ad occuparsi dell’amministrazione o dei ruoli dirigenziali del
partito, creando le condizioni per svolgere al meglio il proprio incarico.
Facce nuove
L’indicazione delle scorse primarie non ci consente tentennamenti. Anche in Umbria occorre un radicale
cambio di direzione che non può che passare per il completo ricambio dei vertici del partito.
Una classe dirigente ha concluso il suo ciclo ed è tempo che una nuova generazione (e non su base
anagrafica) prenda in mano la guida PD e metta la propria freschezza, competenza e capacità di
leggere la realtà al servizio del partito e dell’Umbria.
Certo non un regolamento di conti, ma un processo inclusivo che sappia far tesoro del bagaglio di
esperienza di chi da tempo calca la scena della politica, ma che segni una netta discontinuità rispetto
al passato.
AMMINISTRARE CON CORAGGIO
“Talvolta ricade su di una generazione il compito di essere grande.
Voi potete essere questa grande generazione.
Fate fiorire questa grandezza” - N. Mandela (attribuita)
Un corretto rapporto tra amministratori e partito
Il partito non può limitarsi a raccogliere voti per i propri candidati e, una volta eletti, seguire le indicazioni
degli amministratori, ma deve essere capace di proporre, indirizzare, verificare l’operato e correggere.
Non è sufficiente rimarcare la necessaria autonomia tra partito ed esecutivi (che passa necessariamente
per il divieto di cumulo degli incarichi) e l’inopportunità per i vertici di partito di ricoprire quelle cariche
istituzionali che nei fatti ne limitano l’agibilità politica.
Dovremo fare di più: in una fase in cui, sia l’elezione diretta di Sindaci e Presidenti, sia l’esponenziale
crescita del peso e del ruolo dei dirigenti negli enti locali, hanno troppo spesso limitato l’agibilità politica
e progettuale dei partiti di governo, occorrerà con forza chiamare il PD ad una sempre crescente incisività
sulle scelte strategiche locali; contemporaneamente rafforzare politicamente il ruolo delle assemblee
elettive e dei nostri gruppi consiliari nei territori, troppo spesso oggi ridotti a semplici “guardiani” delle
scelte delle giunte.
Il Partito può tornare protagonista e vero interlocutore con la società diffusa solo ove sia in grado d’intestarsi
pienamente i processi riformatori, dall’inizio del loro iter alla conclusione, in una sana e autonoma logica
dialettica con gli esecutivi che esprime.
Società partecipate
Pochi giorni fa il presidente della Corte dei Conti Umbra ha parlato delle società partecipate come
dei «buchi neri dell’amministrazione pubblica». In Umbria tra società, aziende consorzi e fondazioni,
sono113 gli enti in cui è presente una partecipazione pubblica.
E’ necessaria una severa verifica dell’attuale assetto e l’immediata chiusura degli enti inutili, con reimpiego
dei risparmi in maggiori servizi ai cittadini.
I consigli d’amministrazione non sono rifugi sicuri per politici a fine carriera. L’assoluta trasparenza degli
enti e dei loro bilanci, l’immediata verificabilità del loro operato deve divenire la regola, nell’ottica di una
migliore funzionalità delle società.
Occorre rendere pubbliche su internet tutte le nomine di consiglieri in quanto solo la capacità ed il merito
potranno risollevare la pubblica amministrazione e ridare fiducia verso la politica.
Una stagione di riforme
La fase che ci attende dovrà essere caratterizzata da una grande stagione di riforme. L’Umbria cambia,
cambiano i suoi bisogni, cambia la sua composizione sociale, cambiano i suoi vettori della crescita; se
la macchina pubblica rimanesse ancorata al modello di 20-30 anni fa finirebbe presto per collassare.
L’UMBRIA CHE ABBIAMO IN MENTE
“Il nostro guardare lontano è legato al nostro essere continuamente in cammino, alla ricerca, ma è anche guardare ogni tanto indietro per rivedere quale sentiero abbiamo seguito,
se abbiamo lasciato le cose meglio di come le avevamo trovate.
Dopo aver guardato indietro riguardare di nuovo lontano
e accorgersi che si può guardare ancora più lontano” – R. Baden Powell
Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un indubbio sforzo positivo, di razionalizzazione e di riforme
dell’apparato regionale. Dovremo con coraggio proseguire su questo percorso, riconoscendo, così da
superarle, quelle che sono state le difficoltà (una su tutte l’eccessivo “campanilismo” dei territori), nella
consapevolezza che quando si cambia un modello di governo, si vanno automaticamente a intaccare
conservatorismi restii ad essere rimossi.
Per questo il PD non potrà in alcun modo sottrarsi al suo ruolo riformatore, mettendosi alla guida di
processi netti e di semplificazione, come l’associazione e le fusioni dei piccoli comuni (sul recente modello
dei Comuni dell’orvietano), la riorganizzazione delle aree vaste su un modello equilibrato per territori
storicamente e socialmente contigui, e la crescente razionalizzazione e aggregazione delle aziende
regionali e di servizi.
Tutto ciò, in una imprescindibile ottica di riallineamento del modello istituzionale umbro rispetto ai processi
di riforma approvati e proposti dal governo, al fine di evitare discrasie o duplicazioni del tutto incongrue
con un modello regionale snello e funzionale.
Un passaggio fondamentale per dare il senso di come il PD dovrà interagire con la propria comunità sarà
quello della prossima legge elettorale; la significativa riduzione del prossimo consiglio regionale, non
potrà che essere accompagnata da una legge che archivia definitivamente ogni ipotesi di listini o liste
bloccate, in un modello complessivo capace di garantire la governabilità della Regione e l’adeguata
rappresentanza dei territori regionali tenute presente le nostre dinamiche storiche e demografiche e
l’insieme delle altre riforme istituzionali.
L’UMBRIA CHE ABBIAMO IN MENTE
“Il nostro guardare lontano è legato al nostro essere continuamente in cammino, alla ricerca, ma è anche guardare ogni tanto indietro per rivedere quale sentiero abbiamo seguito,
se abbiamo lasciato le cose meglio di come le avevamo trovate.
Dopo aver guardato indietro riguardare di nuovo lontano
e accorgersi che si può guardare ancora più lontano” – R. Baden Powell
La fine di un’epoca: “meriti e bisogni” per nuovo welfare
Il modello di sviluppo umbro che per decenni abbiamo conosciuto e che ha determinato la prosperità e
l’alta qualità della vita del nostro territorio appare oggi irrimediabilmente compromesso, non risultando
più capace di fornire le risposte alle sfide dell’attuale contesto economico-sociale.
Il protagonismo del settore pubblico, sia sul versante occupazionale, sia sull’erogazione della spesa, se
da un lato ha negli anni contribuito a garantire l’equilibrio economico-sociale dei nostri territori appare
oggi definitivamente tramontato e non più replicabile.
Inutile piangere su ciò che non c’è più. E’ invece il momento di guardare avanti con coraggio e
determinazione, comprendere le enormi potenzialità racchiuse nel nostro territorio e le opportunità
inesplorate di questa nuova fase storica.
Certo, l’attuale crisi sta colpendo qui da noi molto più duramente che altrove, anche secondo recenti
inchieste di autorevoli quotidiani economici nazionali.
Occorrerà innanzitutto avere al capacità di affermare chi sono i “nuovi deboli”; e partire da questi
bisogni. Se in passato siamo stati in grado di garantire un modello di servizi alla persona “prossimo,
gratuito, efficiente” oggi abbiamo la piena contezza che rincorrendo quel modello, stante il progressivo
prosciugamento delle risorse, si giunge al paradosso di generare iniquità.
Il superamento delle dinamiche “a pioggia”, una ritrovata capacità decisionale nel selezionare le poche
priorità che oggi siamo in grado di soddisfare coniugando “meriti e bisogni” sono un primo tassello
ineludibile di un rinnovato modello di amministrazione della cosa pubblica. Mai come oggi infatti il merito
appare per la nostra comunità ed in particolare per le giovani generazioni, un elemento prioritario nella
valutazione dell’azione amministrativa; il disagio sociale diffuso, si tramuta automaticamente in rabbia
ogni qual volta vi è la percezione del privilegio o dell’illogicità alla base delle scelte che si compiono.
Oltre a questo, dovranno trovare uno spazio crescente tutte le scelte sia sulla fiscalità che sulla contribuzione
ai servizi, indirizzate ad un progressivo alleggerimento sui ceti medi e bassi e sulla produzione, quest’ultima
motore principale di uno sviluppo regionale che negli anni dovrà compensare il fisiologico rallentamento
del settore pubblico.
Continuare ad inseguire incentivi ed aiuti di settore per perseguire obiettivi di mantenimento della
situazione attuale (con le sue positività, ma anche con le criticità emerse, dovute alla sedimentazione di
prassi superate e non più sostenibili) significa quello che tutti abbiamo sotto gli occhi: i giovani esclusi
dal mondo produttivo e saccheggiati del loro futuro.
L’epocale sfida di un partito di centrosinistra in Umbria oggi dunque non potrà prescindere dalla
capacità di soddisfare innanzitutto le istanze di “vecchi” e “nuovi” deboli. E dal coraggio di un’ulteriore
compressione della spesa improduttiva, chiedendo anche ai sindacati uno sforzo necessario su alcuni
L’UMBRIA CHE ABBIAMO IN MENTE
“Il nostro guardare lontano è legato al nostro essere continuamente in cammino, alla ricerca, ma è anche guardare ogni tanto indietro per rivedere quale sentiero abbiamo seguito,
se abbiamo lasciato le cose meglio di come le avevamo trovate.
Dopo aver guardato indietro riguardare di nuovo lontano
e accorgersi che si può guardare ancora più lontano” – R. Baden Powell
trattamenti retribuitivi di quadri e dirigenti pubblici che quando vengono resi noti suscitano non poche
perplessità in una comunità che quotidianamente sente la morsa della crisi nella propria famiglia o nel
proprio posto di lavoro.
Abbiamo bisogno di politici - oltre che imprenditori, professionisti e attori socio-economici - innovativi
e visionari, che sappiano pensare le nostre città e l’Umbria del 2020 e mettano in campo i corretti
strumenti per costruirla, anche immaginando che i nostri “fiori all’occhiello” (come ad esempio il modello
sanitario), possano essere un “prodotto” esportabile in Europa e nel mondo. Perché se è vero che il nostro
welfare consolidato negli anni su diverse questioni paga dazio alla contemporaneità, è altrettanto vero
che in altre siamo in grado di interpretare modelli d’eccellenza; un esempio su tutti è quello del modello
sanitario, sostanzialmente vincente, ma che soprattutto in un’ottica di una maggior meritocrazia interna
e crescente capacità di scelta riguardo al suo assetto strategico, può essere pienamente competitivo non
solo in Italia, ma anche in Europa e nel mondo.
Il lavoro
Il lavoro è il tema centrale su cui si misurerà la capacità del nuovo PD di guidare l’Italia e, tanto più,
l’Umbria fuori dalla crisi: o si restituisce lavoro, dignità e denaro alle famiglie o avremo fallito il nostro
compito.
Se si considera che in Italia, il tasso di disoccupazione è ormai da tempo al 12,5%, sul versante
occupazionale, l’Umbria - che prima della crisi era una delle regioni che registrava le crescite più
significative, in particolar modo per le donne – a partire dal 2008 e fino al 2012 è la regione che ha
vissuto la maggior contrazione del tasso di occupazione e che ha visto maggiormente crescere la presenza
della disoccupazione. Si ricordi, che l’Umbria occupa ora il nono posto per minor presenza di inattività
(prima di Lazio e Lombardia e al pari del Friuli) e l’undicesimo per minor diffusione di disoccupazione
e maggior presenza di occupazione (precedendo tra le regioni del Centro Nord il solo Lazio) quando
invece nel 2008 faceva registrare il sesto miglior tasso di occupazione.
Per il 2014 è prevista un’inversione di tendenza, seppur minima, degli indicatori nazionali e regionali. E’
giunta dunque l’ora di invertire questi dati così negativi e rimettere in moto la nostra Regione.
In attesa della definizione del Job Act, il PD in Umbria si impegnerà a risolvere le problematiche locali,
attribuendo pari priorità tanto alla tutela dei lavoratori quanto alla tutela dell’impresa.
In tal senso, proponiamo dunque di:
L’UMBRIA CHE ABBIAMO IN MENTE
“Il nostro guardare lontano è legato al nostro essere continuamente in cammino, alla ricerca, ma è anche guardare ogni tanto indietro per rivedere quale sentiero abbiamo seguito,
se abbiamo lasciato le cose meglio di come le avevamo trovate.
Dopo aver guardato indietro riguardare di nuovo lontano
e accorgersi che si può guardare ancora più lontano” – R. Baden Powell
1. Monitorare e coadiuvare la gestione di crisi di imprese rilevanti per il territorio umbro quali ad esemprio
Merloni, Polo Chimico di Terni, Sangemini, Trafomec, stimolando l’attivazione e le risoluzioni da parte
dei soggetti istituzionali;
2. Favorire il confronto tra le parti sociali e il dialogo tra imprese, lavoratori e sindacati attraverso la
concertazione e la contrattazione collettiva. Il modello tedesco, dove i rappresentanti dei lavoratori fanno
parte dei consigli di amministrazione delle aziende, pare oggi il più adatto anche per l’Italia ed il partito
deve intraprendere una approfondita valutazione in tal senso e, laddove possibile, sperimentarlo anche
a livello locale, con un’azione concertata con le parti sociali.
3. Promuovere una formazione non statica e passiva sia degli occupati che inoccupati, al fine di migliorare
anche la qualità del lavoro. Puntare sulla qualificazione del capitale umano, posto che in Umbria gli
occupati sono 366.000, mentre i pensionati sono 331.000. L’obiettivo è perseguibile attraverso un maggior
ricorso alla formazione in alternanza, su work experiences, sulla costruzione di riferimenti professionali
e formativi certificabili e riconoscibili nel contesto europeo e internazionale, nonché sull’aumento degli
incentivi all’assunzione di ricercatori e lavoratori con qualifiche elevate anche mediante il finanziamento
di aiuti individuali per la realizzazione di progetti di ricerca, sul potenziamento dell’istruzione tecnica e
professionale e della fruizione di borse e tirocini all’estero.
4. Sollecitare l’amministrazione regionale a sviluppare azioni di sostegno specifico all’inserimento/
reinserimento lavorativo di disoccupati e inoccupati con riguardo particolare alle fasce più deboli e
maggiormente colpite dalla crisi (giovani, donne, lavoratori over 40), attraverso strumenti orientati a
nuove assunzioni, quali apprendistato, tirocini e strumenti orientati a stabilizzare i lavoratori precari (ad
esempio, bonus finalizzati all’assunzione ), programmi di mobilità professionale, azioni per il sostegno ai
processi di crisi e alle ristrutturazioni aziendali e azioni volte alla creazione di spin-off e start-up, ricorso
mirato al microcredito.
5. Sostenere l’attuazione a livello regionale del Programma Comunitario Garanzia per i Giovani (Youth
Guarantee), il quale prevede che i giovani con meno di 25 anni - o 30 qualora si tratti di laureati entro 4 mesi dall’inizio della disoccupazione o dall’uscita dal sistema di istruzione formale ricevano - da
tali servizi - un’offerta per un lavoro qualitativamente valido, il proseguimento degli studi, un contratto
di apprendistato o tirocinio, oppure un’altra misura di formazione, posto che alle Regioni compete la
definizione di un Piano attuativo che individui le modalità operative, le politiche da attuare, il modello
organizzativo di coordinamento, le eventuali risorse aggiuntive mobilitate.
Queste sono solo alcune idee che dovranno essere alla base di un grande piano per il lavoro dell’Umbria,
che il PD, in armonia col grande processo di riforma nazionale annunciato, elaborerà nei prossimi mesi.
L’UMBRIA CHE ABBIAMO IN MENTE
“Il nostro guardare lontano è legato al nostro essere continuamente in cammino, alla ricerca, ma è anche guardare ogni tanto indietro per rivedere quale sentiero abbiamo seguito,
se abbiamo lasciato le cose meglio di come le avevamo trovate.
Dopo aver guardato indietro riguardare di nuovo lontano
e accorgersi che si può guardare ancora più lontano” – R. Baden Powell
Economia e Sviluppo
I dati economici ci mostrano una Regione in grave difficoltà. “Nella media del primo semestre del 2013
il numero di occupati si è ridotto (-1,2 per cento). Le persone in cerca di occupazione sono aumentate
di circa 4 mila unità; il tasso di disoccupazione ha raggiunto il livello più alto degli ultimi venti anni,
al 10,4 per cento (18,5 nella fascia di età 15-34 anni). Nel primo semestre dell’anno si è intensificata
la contrazione dei finanziamenti. Il prolungarsi della recessione si è riflesso sulla domanda di prestiti,
che continua a essere debole, e sulla qualità del credito, ulteriormente peggiorata. A tale situazione si
è associato un orientamento dell’offerta da parte del sistema bancario ancora improntato alla cautela,
soprattutto nei confronti delle imprese” (Rapporto Banca d’Italia).
Un quadro simile impone azioni mirate a sostegno dell’economia regionale, in particolare con proposte
prioritarie nei seguenti ambiti:
1. Facilitare l’accesso al credito da parte delle imprese, in particolare rilanciando lo strumento dei Confidi,
per superare la grave crisi di liquidità che spesso toglie ossigeno e paralizza attività altrimenti prospere.
2. Puntuale pagamento dei fornitori delle Pubbliche Amministrazioni. Oltre che una necessità per mantenere
in vita le i fornitori, questo rappresenta una sfida di civiltà affinché il rapporto tra amministrazione e
amministrati si svolga su un piano paritario.
3. Sostenere ed incentivare l’export delle imprese regionali, quale primo motore di crescita e ripresa,
realizzando politiche volte a superare i limiti connessi alle dimensioni medio-piccole della stragrande
maggioranza delle imprese che operano sul nostro territorio.
4. Mettere in campo strumenti di sostegno al lavoro femminile, quali asili nido efficienti ed economicamente
sostenibili ed ogni altra politica mirante a restituire le donne e, in particolare, le madri alla loro sfera
professionale.
Contestualmente serve un rapporto nuovo e di maggior responsabilizzazione sia con le associazioni di
categoria, che per esempio con gli ordini professionali, che passi anche attraverso una loro maggior
responsabilizzazione circa i processi strategici dell’Umbria sui temi dello sviluppo.
Proprio con la piccola e media impresa forse, il rapporto appare prioritario, stante il fatto che per
troppo tempo vi è stata una diffidenza reciproca; mai come oggi la PMI oggi vive le difficoltà della
contemporaneità, senza la dovuta consapevolezza da parte della politica della potenzialità in termini di
innovazione e sviluppo del territorio.
In particolare il settore manifatturiero, soprattutto se connesso ai servizi, può essere il motore dell’innovazione
L’UMBRIA CHE ABBIAMO IN MENTE
“Il nostro guardare lontano è legato al nostro essere continuamente in cammino, alla ricerca, ma è anche guardare ogni tanto indietro per rivedere quale sentiero abbiamo seguito,
se abbiamo lasciato le cose meglio di come le avevamo trovate.
Dopo aver guardato indietro riguardare di nuovo lontano
e accorgersi che si può guardare ancora più lontano” – R. Baden Powell
nel territorio anche ai fini di uno slancio superiore alla media riguardo produttività e reddito reale; questo
accanto a nuove visioni di politica industriale, in particolare nei territori a questa vocazione, che tenga
conto di asset strategici e virtuosi (per es. chimica “verde”).
Occorrerà poi produrre un’approfondita riflessione in materia di fondi europei superando la fase dove
questi sono erogati quasi a pioggia, investendo invece su progetti integrati di valenza regionale (3/4) in
grado di promuovere l’innovazione tecnologica.
Liberiamo le nostre energie
La nostra è una terra talmente ricca di bellezza, di storia, di sapori, di creatività e manualità che non può
che guardare con ottimismo al futuro.
Semplicemente occorre sbloccare queste potenzialità e opportunità oggi ancora in larga parte inespresse,
superando i rimedi tradizionali che la politica finora ha offerto.
Paesaggio, Università, Turismo, Cultura. Tutti vettori di crescita e sviluppo o annichiliti da logiche obsolete
o spesso inespressi per quelli che sono le loro reali potenzialità.
Il paesaggio, la sua tutela, la sua valorizzazione, un sempre crescente incoraggiamento negli investimenti
e nella cultura “green”, non sono solo un “bollino di qualità”, ma devono sempre di più rappresentare un
pilastro per l’Umbria.
La green economy e la sostenibilità saranno tratto distintivo e caratterizzante il futuro sviluppo economico
regionale, connotando tutti i settori della produzione e dei servizi (turismo, arte, formazione, moda,
comunicazione, industria, ecc...).
Dovremo proseguire ed incoraggiare progetti volti alla nascita di un Parchi diffusi e sostenibili che
abbinino divertimento e cultura, mettendo a sistema i punti di forza dei territori, sia a livello naturalistico
e paesaggistico, che storico e folkloristico, tra tradizioni popolari, arte e scienza con il denominatore
comune del rispetto per l’ambiente.
I numerosi eventi nazionali ed internazionali che abbiamo ospitato, l’aver raggiunto risultati ragguardevoli
per esempio sulle classifiche delle “smart cities” (Perugia è tra le prime 50 in Europa e a Terni vi sono
ad oggi progetti avanzatissimi in tal senso), ci segnalano un terreno più che fertile per un grande
investimento politico, nel senso di una compiuta realizzazione della “Regione Intelligente” coniugando
appunto paesaggio e innovazione.
La sfida che ci attende dunque, non potrà che essere quella di costruire un panorama regionale dove
“bellezza” e “qualità” diventino progressivamente non solo elementi identitari e qualificanti, ma vere e
L’UMBRIA CHE ABBIAMO IN MENTE
“Il nostro guardare lontano è legato al nostro essere continuamente in cammino, alla ricerca, ma è anche guardare ogni tanto indietro per rivedere quale sentiero abbiamo seguito,
se abbiamo lasciato le cose meglio di come le avevamo trovate.
Dopo aver guardato indietro riguardare di nuovo lontano
e accorgersi che si può guardare ancora più lontano” – R. Baden Powell
proprie leve della crescita e conseguentemente dell’occupazione.
L’Università rappresenta il punto di partenza per la rinascita dell’intera Regione, sotto un profilo culturale,
sociale ed economico. E’ sotto gli occhi di tutti il processo che negli ultimi hanno sta attraversando
l’Ateneo perugino. L’Università degli Studi di Perugia e l’Università per Stranieri da sempre riconosciute,
sia a livello nazionale che internazionale, come atenei italiani di maggior prestigio, elette da migliaia
di studenti ogni anno come luogo in cui crescere e vivere, vivono oggi una fase di grave difficoltà. Si
registra infatti per esempio una netta riduzione del numero degli studenti che scelgono il nostro Ateneo
(quasi dimezzato rispetto a 15 anni fa).
Numeri che, a volersi fermare ad un dato economico superficiale, determinano una perdita di circa 72
milioni l’anno di denaro che circola nel territorio (la spesa media pro capite è di circa 1.200 euro al
mese). A ciò si aggiunga, molto più importante, la grave perdita che sul piano umano, sociale e culturale
rappresenta per la nostra Regione la riduzione degli iscritti all’ateneo.
L’Università di Perugia non ha saputo interpretare i segni del cambiamento, ritenendo pigramente che la
sua storia centenaria e le bellezze cittadine potessero essere sufficienti per garantire un numero costante
di iscritti.
Impegnarsi per invertire questa tendenza deve essere una priorità, in modo da far tornare l’Università di
Perugia e l’Università per Stranieri ai vertici nazionali, ad essere luoghi stimolanti e ricchi di attività dove
qualunque studente dovrebbe desiderare di poter trascorrere gli anni di studio.
Per far ciò, è necessario agire su più fronti. Innanzitutto riformulando i servizi, agli studenti, tramite
l’organizzazione di un’Agenzia per il Diritto allo Studio Universitario più efficiente, creando relazioni
con il mondo imprenditoriale, coinvolgendo le aziende nel processo formativo, ritrovare con forza il suo
spirito internazionale con i progetti Erasmus.
”È vero. In Italia non abbiamo i campus americani, la cui promiscuità intellettuale (e non solo) produce
reazioni continue, in un gigantesco esperimento di chimica umana. Ma abbiamo città che sono campus
naturali: Pavia, Padova, Pisa, Parma, Piacenza, Perugia” (Beppe Severgnini).
Turismo e cultura sono necessariamente un binomio virtuoso; anche qui è da capire quanto siamo in grado
di farlo decollare. E non parliamo solo del rilancio dell’aeroporto di Perugia quale porta privilegiata di
accesso al territorio Umbro e a tutto il centro Italia, dotando lo stesso di ogni infrastruttura di collegamento
indispensabile per collegarlo in tempi rapidi con tutte le maggiori città della Regione e con Roma, Firenze
e Ancona; o dell’ indispensabile collegamento che la Regione sia collegata con l’Alta Velocità, sia
prevedendo una fermata in territorio umbro, sia con la realizzazione della fermata Media Etruria nella
tratta Roma-Milano; o delle infrastrutture viarie già avviate o in progetto.
Parliamo delle nostre attrazioni storico artistiche e del prodotto turistico “Umbria”; che potrebbero
L’UMBRIA CHE ABBIAMO IN MENTE
“Il nostro guardare lontano è legato al nostro essere continuamente in cammino, alla ricerca, ma è anche guardare ogni tanto indietro per rivedere quale sentiero abbiamo seguito,
se abbiamo lasciato le cose meglio di come le avevamo trovate.
Dopo aver guardato indietro riguardare di nuovo lontano
e accorgersi che si può guardare ancora più lontano” – R. Baden Powell
risultare agevolmente collocabili con l’adozione delle opportune politiche di promozione anche con le
regioni limitrofe, stante anche fatto che l’Umbria si trova “incastonata” tra le due città italiane assieme
a Venezia più visitate dagli stranieri (Roma e Firenze), senza ad oggi riuscire ad essere in grado di
innescare una partnership virtuosa con queste due straordinarie realtà.
E’ necessario ripensare al turismo in una logica “sistematica”, rivedere l’attuale assetto delle competenze
attribuite ai diversi enti in materia di turismo nell’ottica della miglior funzionalità possibile del nostro
modello e senza sovraccaricare inutilmente la Regione di prassi e burocrazia.
Così come del resto è opportuno superare la vecchia logica dell’approccio alle politiche culturali come
meramente assistite, ma, da un lato, accrescendo le dinamiche di fundraising dai privati, e, dall’altro,
premiando e incentivando tutte quei progetti non solamente fini a se stessi, ma che abbiano come
obiettivo primario, la crescita e lo sviluppo in una sempre maggiore competitività con le altre realtà.
CONCLUSIONI
Fare politica oggi è un rischio.
Una scommessa.
Un azzardo, forse.
Sarebbe più comodo ritirarsi da parte, aspettando che passi lo
scontento, la rabbia, la stanchezza.
Ma pensiamo che tocchi a noi cambiare l’Italia, senza lamentarsi di chi
non vuol farlo e mettendosi in gioco.
Perché questo accada, non basta avere buone idee, bisogna avere
la voglia e la forza di concretizzarle coinvolgendo gli italiani,
suscitandone speranze, alimentandone i sogni.
Ecco perché abbiamo bisogno di entusiasmo, di speranza, di fiducia.”
(mozione congressuale Renzi)
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Le mie idee per l`Umbria