BANCAROTTA PREFERENZIALE La finanza mette le mani in tasca alle banche | Corriere Romagna .it
24/11/13 12:00
BANCAROTTA PREFERENZIALE
La finanza mette le mani in tasca alle
banche
Pool di istituti finanzia impresa perché la consorella
sammarinese rientri dal debito prima del crac Per gli
investigatori il “privilegio” è simulato in danno di altri creditori:
sequestro milionario
di ANDREA ROSSINI
RIMINI. Un pool di banche è finito nel mirino della guardia di finanza di Rimini
per aver messo lo zampino nel doppio crac di due aziende “sorelle” a cavallo del
confine con San Marino, al solo scopo di recuperare i loro soldi, attraverso la trasformazione di crediti già “chirografari” in crediti
“privilegiati”.
Per la prima volta a Rimini si è assistito così al sequestro preventivo di una somma complessiva di quasi sette milioni di euro
direttamente dalle casse degli istituti di credito coinvolti nell’operazione (tre italiani, uno dei quali riminese, e uno con sede sul
Titano). Per adesso sono coinvolti solo i quattro rispettivi funzionari (tre dei quali direttori di filiale a Rimini), ma accertamenti
sono in corso per verificare all’interno eventuali altre responsabilità. Per loro l’accusa ipotizzata è quella di bancarotta
fraudolenta (preferenziale) in concorso con l’amministratore di diritto e quello di fatto della società “decotta”, al centro della
vicenda. l funzionari, per rientrare dai prestiti non coperti da garanzie all’imprenditore che operava a San Marino
successivamente divenuto insolvente, avrebbero determinato la trasformazione del credito attraverso concessione di un mutuo
fondiario, assistito da garanzia ipotecaria a una società “sorella” della prima, sorta in Italia, in realtà destinato a ripianare
l’esposizione debitoria iniziale. Complessivamente sono stati sequestri dagli uomini del Nucleo di polizia tributaria delle fiamme
gialle, guidati dal maggiore Marco Antonucci, circa 17milioni di euro. Nell’inchiesta figurano come indagati, a vario titolo tredici
persone, tra cui un noto commercialista riminese. Il professionista avrebbe architettato l’operazione con la quale l’imprenditore
in difficoltà avrebbe ceduto, a parziale saldo dei debiti, un appartamento in montagna alla moglie di uno dei fornitori, a discapito
del resto dei creditori. La complessa indagine, coordinata dal sostituto procuratore Paolo Gengarelli, prende in esame le vicende
della società di diritto sammarinese Titan Bagno s.a., riconducibile a una coppia di fratelli riminesi, difesi dall’avvocato
Alessandro Catrani. Dopo quindici anni di espansione, tanto da diventare leader nel settore degli arredi da bagno e occupare
un’ottantina di persone, la crisi ha colpito duramente. Le banche che avevano finanziato l’attività, con sede a San Marino, senza
lesinare i fondi in tempi di vacche magre hanno improvvisamente stretto i rubinetti nel momento del bisogno e “minacciato” il
rientro dell’esposizione che nel tempo aveva raggiunto di sei milioni e mezzo di euro. Di fronte allo spettro del fallimento, gli
imprenditori riminesi hanno optato per il trasferimento delle attività della società in Italia, a Coriano attraverso la costituzione
della Make srl. Un’operazione “Controsenso”, come i finanzieri stessi hanno battezzato l’inchiesta. Gli amministratori (di diritto e
di fatto), così facendo, da una parte speravano di rinverdire i successi degli anni precedenti e, nello stesso tempo, rispondevano
anche alle esigenze di rientro delle banche italiane che rischiavano di rimanere con un pugno di mosche in mano, in caso di
fallimento sul Titano. Nella Make vengono fatti confluire anche i beni immobiliari della famiglia e così il pool di banche non ha
difficoltà a erogare il finanziamento da sei milioni con la condizione che vengano utilizzati per il pagamento dei brevetti e
compagnia bella alla Titan Bagno. La società sammarinese, a sua volta, restituisce quanto dovuto alle stesse banche. Che si
ritrovano in prima fila - in quanto creditori privilegiati - quando, nonostante gli sforzi fallisce la Make nel marzo 2012. Non
avevano fatto i conti, però, è il caso di dirlo, con la finanza.
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